Pubblicità | ARCHIVIO | FRASI IMPORTANTI | PICCOLO VOCABOLARIO
 







MARKETPRESS
  Notiziario
  Archivio
  Archivio Storico
  Visite a Marketpress
  Frasi importanti
  Piccolo vocabolario
  Programmi sul web




 


MERCOLEDI

PAGINA 1 PAGINA 2 PAGINA 3 PAGINA 4 PAGINA 5 PAGINA 6 WEB E BEAUTY FLASH ALIMENTAZIONE
Notiziario Marketpress di Mercoledì 20 Marzo 2013
TUMORI, CON I “NANODRONI” IL FARMACO CENTRA IL BERSAGLIO “UN’ARMA EFFICACE E SELETTIVA PER SCONFIGGERE LA MALATTIA”  
 
Roma, 20 marzo 2013 – Oggi è possibile superare la barriera del cancro, finora impermeabile ai farmaci chemioterapici tradizionali. Nanoparticelle, che funzionano come droni, sono in grado di attraversare la massa densa che circonda il tumore e di trasportare il medicinale in maniera selettiva nelle cellule malate, in concentrazioni maggiori (+33%) e senza danneggiare i tessuti sani. Uno di questi farmaci, il Nab paclitaxel (paclitaxel legato all’albumina in nanoparticelle) è già utilizzato con successo nel tumore del seno, che ogni anno nel nostro Paese fa registrare 46mila nuovi casi. La nanomedicina rappresenta una vera e propria rivoluzione per l’oncologia e apre la strada alla chemioterapia target, la nuova frontiera per sconfiggere il cancro. Per discutere delle prospettive offerte dall’innovazione tecnologica si svolge oggi a Roma un convegno nazionale patrocinato da Aiom (Associazione Italiana di Oncologia Medica) e Sifo (Società Italiana di Farmacia Ospedaliera e dei Servizi Farmaceutici delle Aziende Sanitarie), in cui è prevista la lezione magistrale del prof. Mauro Ferrari, presidente del Methodist Hospital Research Institute di Houston, il più importante ricercatore al mondo nel campo della nanomedicina. “Un nanometro – spiega il prof. Ferrari - equivale a un miliardesimo di metro. In queste dimensioni le proprietà fisiche della materia e il modo in cui si esprimono le leggi della natura cambiano. Le nanotech modificano radicalmente i principi della lotta al cancro perché aprono nuovi orizzonti nella personalizzazione della terapia”. Una particella di circa 100 nanometri è in grado entrare nella cellula (che ha un diametro compreso fra i 10.000 ai 20.000 nanometri) e di interagire con il Dna e con le proteine. “Oggi, per la prima volta, siamo di fronte a un sensibile passo in avanti nel trattamento del tumore del pancreas – afferma il prof. Stefano Cascinu, presidente Aiom –. Ogni anno in Italia si registrano 11.500 nuove diagnosi. Si tratta di una delle neoplasie a prognosi più infausta: solo il 5% degli uomini e il 6% delle donne risultano vivi a 5 anni, senza sensibili scostamenti nell’ultimo ventennio. In uno studio di fase Iii Nab paclitaxel con gemcitabina ha infatti evidenziato risultati clinici significativi, con un aumento del 59% nella sopravvivenza a un anno e un tasso raddoppiato a due anni. In questa formulazione vengono sfruttate le potenzialità dell’albumina, una proteina che funziona come un veicolo naturale in grado di trasportare più rapidamente il farmaco attraverso i vasi sanguigni. In queste dimensioni infatti il medicinale è 100 volte più piccolo rispetto a un globulo rosso. L’albumina si lega poi a una proteina, Sparc, presente nelle cellule neoplastiche del pancreas consentendo a maggiori quantità di principio attivo di penetrare nel tumore”. In questo modo è possibile ottenere livelli di paclitaxel libero nell’organismo 10 volte superiori rispetto a quelli rilasciati dalla formulazione tradizionale e raggiungere concentrazioni più alte del 33% all’interno delle cellule tumorali. Senza provocare reazioni allergiche perché non vengono utilizzati solventi chimici. I principi della nanotecnologia si applicano anche nella diagnosi radiologica. Uno degli obiettivi è sviluppare traccianti radioattivi legati ad altre sostanze che mirino a punti specifici del tumore. In questo modo sarà possibile disporre di una definizione diagnostica decisamente migliore di quella offerta dai normali mezzi di contrasto. Il Methodist Hospital Research Institute (Tmhri) di Houston, presieduto dal prof. Ferrari, è il più importante centro al mondo di ricerca nelle nanotecnologie. È un ente indipendente all’interno di un sistema ospedaliero (Methodist Hospital System). Al Tmhri lavorano 1.200 dipendenti e sono in corso 700 clinical trial (protocolli sperimentali). “La nanotech – sottolinea il prof. Ferrari - unisce molteplici settori scientifici: sulla scala nanometrica le differenze tra discipline svaniscono. I nanofarmaci infatti non possono che essere il frutto della collaborazione tra clinici, oncologi molecolari, ingegneri, chimici, farmacologi e matematici”. “Un nuovo trattamento è realmente innovativo quando offre al paziente benefici maggiori rispetto alle opzioni precedentemente disponibili, in termini di efficacia, sicurezza e convenienza - dichiara la Dott.ssa Laura Fabrizio, Presidente di Sifo -. Il farmacista ospedaliero è coinvolto a pieno titolo nell’introduzione delle nuove tecnologie, come ad esempio le nanotecnologie, ed il suo contributo nell’ambito dell’innovazione è richiesto in tutte le fasi del percorso, dalla valutazione, alla decisione fino al monitoraggio degli esiti. Innovare vuol dire esplorare percorsi, verificare programmi ed esperienze che, a livello centrale o periferico, tentino di dare risposte praticabili, rispettando i principi di equità e sostenibilità che presiedono il sistema sanitario pubblico”. “La sfida della sostenibilità – conclude il prof. Cascinu - per il nostro sistema sanitario, si può vincere garantendo l’accesso a trattamenti con un ottimo rapporto costo/beneficio. La parola d’ordine deve essere appropriatezza”.  
   
   
SANITA’: RAPPORTO “OASI”: VENETO VIRTUOSO GRAZIE A QUOTIDIANO LAVORO DI SQUADRA PER TENERE PARAMETRI VITALI SOTTO CONTROLLO  
 
Venezia, 20 marzo 2013 - “Il Veneto d’eccellenza che emerge dal rapporto Oasi dell’Università Bocconi è il frutto di un certosino, difficile, quotidiano lavoro di squadra, che parte dal livello regionale e vede protagonisti le migliaia di uomini e donne della sanità veneta, dall’ultimo medico di base, al grande cattedratico, ai nostri direttori generali, passando attraverso il personale infermieristico e amministrativo. Lavoro per una sempre maggiore appropriatezza di prescrizioni e prestazioni, per il miglior utilizzo e l’aggiornamento delle tecnologie, sulla spesa farmaceutica, sullo sviluppo dell’informatizzazione, sull’utilizzo del day surgery e del day hospital. Lavoro per il quale a tutti, ma proprio tutti, va il mio sincero ringraziamento”. Lo sottolinea l’assessore regionale alla sanità Luca Coletto, commentando la pubblicazione del rapporto “Oasi” sulla sanità italiana 2012. “Grazie a tutto questo – aggiunge Coletto – il Veneto senza tasse sulla sanità rispetta tutti i principali parametri dettati a livello nazionale: dal tasso di ospedalizzazione alla quota di spesa farmaceutica, dal rapporto tra personale e numero di assistiti allo sviluppo dell’informatizzazione, per finire al trasferimento di tutte cure possibili dall’ospedale al territorio e all’utilizzo di tutte le più moderne tecnologie e tecniche chirurgiche per tenere il paziente il meno possibile nella sgradita condizione di ricoverato e curarlo a casa e sul territorio”. “Per dirla con un’espressione clinica – aggiunge Coletto – stiamo riuscendo a tenere tutti i parametri vitali della nostra sanità sotto controllo, dedicando ogni euro e ogni energia disponibile all’assistenza dei cittadini. Non siamo dei marziani – conclude Coletto – motivo per il quale mi auguro che in giro per l’Italia qualcuno si rimbocchi le maniche e cerchi di fare lo stesso”.  
   
   
CURARE, E BENE, IL DIABETE IN ITALIA COSTA 1/3 CHE NEGLI USA  
 
Roma, 20 marzo 2013. Il diabete presenta il conto e lo fa negli Usa attraverso il rapporto dell’American Diabetes Association (Ada) pubblicato a cadenza quinquennale; l’ultimo rapporto, relativo ai dati 2012, è stato presentato qualche giorno fa a Capitol Hill in occasione dell’incontro annuale di advocacy ‘Call to Congress’, organizzato dall’Ada. In Italia a fare i conti al diabete ci pensa l’osservatorio Arno-diabete, frutto della collaborazione tra la Società Italiana di Diabetologia (Sid) e l’osservatorio Arno del Cineca. Gli ultimi dati italiani risalgono al 2010 e sono calcolati sulla base dei dati amministrativi di circa 10 milioni di italiani. “Il costo totale diretto del diabete in Italia viene stimato nel nostro Paese intorno ai 9 miliardi di Euro – afferma Giulio Marchesini, Professore ordinario e Direttore Scuola di Specializzazione in Scienza dell’Alimentazione presso l’Università di Bologna e massimo esperto sui costi dei diabete derivanti dallo studio Arno). Se aggiungiamo anche il costo dei presidi e della distribuzione diretta di alcuni farmaci, non presente in Arno, si può arrivare facilmente tra i 10 e gli 11 miliardi di euro (circa 14 miliardi di dollari) per una popolazione di 60 milioni di Italiani ed il 5% di prevalenza del diabete. Mancano in Italia dati solidi sui costi indiretti del diabete (guadagni perduti, giornate lavorative perse, ecc). Lo studio Economic Cost of Diabetes in the U.s. In 2012, che sarà pubblicato sul numero di Aprile di Diabetes Care, la rivista dell’American Diabetes Association, evidenzia invece una spesa del 245 miliardi di dollari (176 miliardi di dollari in costi diretti e 69 miliardi in costi indiretti) nel 2012 per i costi inerenti al diabete stelle e strisce, cifra che peraltro fa registrare un aumento del 41% rispetto alla già ragguardevole cifra di 174 miliardi di dollari indicata nel precedente rapporto del 2007. Gli Stati che fanno registrare la maggiore spesa per il diabete sono la California (con 27,6 miliardi di dollari) e la Florida (con 18,9 miliardi di dollari). I vertici dell’American Diabetes Association, attribuiscono questa esplosione della spesa sanitaria destinata alle persone con diabete, all’aumento di prevalenza di questa condizione, anche se poi alla fine la spesa sanitaria per una persona con diabete è 2,3 volte superiore a quella della popolazione non diabetica. Resta il fatto, che almeno negli Usa, i costi del diabete crescono ad una velocità assai maggiore, rispetto alla spesa sanitaria in generale: in questo Paese oggi un dollaro ogni 10 di quelli destinati all’assistenza sanitaria viene speso per il diabete e le sue complicanze. L’analisi degli esperti dell’Ada mette in rilievo anche un altro dato interessante e cioè che la spesa farmaceutica, nonostante l’introduzione sul mercato di nuove classi di antidiabetici, è rimasta identica a quella del 2007, cioè pari al 12% dei costi totali, il che indica che altri sono i motivi dell’aumento della spesa legata alla malattia diabetica. Negli Usa 26 milioni di persone sono affette da diabete e altre 79 milioni da prediabete, ma le proiezioni per il 2050 preannunciano che un americano su tre svilupperà la malattia. In Italia, le persone con diabete sono oltre 3 milioni e quelle con prediabete quasi 2 milioni, con proiezioni che vedono in circa 6 milioni le persone affette da diabete nel 2030. “Osservando questi dati – commenta Marchesini – si evince che il nostro sistema è molto più economico; anche aggiungendo spese personali non conteggiate (visite in libera professione e acquisto diretto di alcuni farmaci), per certo non si giunge al costo diretto di 13.700 dollari (oltre 10mila Euro) a persona degli Stati Uniti. In Italia la spesa annuale per una persona con diabete si attesta infatti intorno a € 3.500, un terzo del costo degli Usa. Varrebbe la pena di interrogarsi sull’efficienza del nostro Ssn”. “Sicuramente il nostro Paese – commenta il professor Stefano Del Prato, Presidente della Società Italiana di Diabetologia – ha il vantaggio di essersi dotato ormai da tempo di una rete di servizi specialistici in grado di affrontare le condizioni più complesse e di interagire con sempre maggiore efficienza con la medicina generale per garantire un’ampia copertura alla popolazione diabetica. Questa organizzazione rende la cura del diabete efficiente soprattutto nel cogliere e prontamente trattare le prime manifestazioni delle complicanze, come testimoniato da una riduzione dei ricoveri ospedalieri che sono passati da 120.804 nel 2000 a 96.787 nel 2010.” “Anche in Italia, comunque – prosegue il professor Marchesini – il costo per persona con diabete è di 2.2-2.5 volte superiore a quello del costo sanitario di una persona senza diabete, espressione delle molteplici complicanze della malattia ed in particolare delle complicanze cardiovascolari. La percentuale di spesa per farmaci, ricoveri, servizi, è molto simile tra Italia e Stati Uniti. In Italia i ricoveri ospedalieri coprono il 57% del costo calcolato sui dati amministrativi (ma circa il 45% dei costi totali diretti, come negli Usa); il costo dei farmaci è intorno al 22-25% del totale (contro il 30% degli Usa, considerando una spesa del 12% per i farmaci antidiabetici e del 18% per i farmaci per le complicanze del diabete), quello della specialistica ed esami di laboratorio e strumentali intorno al 10% (9% negli Usa per le sole visite).Vale comunque la pena inquadrare il problema nella spesa sanitaria globale. Ricordiamoci che gli Usa spendono oggi oltre il 17% del Pil per la Sanità, contro un 9% della spesa in Italia (inferiore alla media Ocse). Quanto al problema della spesa farmaceutica – prosegue il professor Marchesini – il 30% Usa deriva dalla somma del 18% (spesa farmaceutica per le complicanze, ovvero farmaci non ipoglicemizzanti) + 12% (spesa per farmaci antidiabetici). Il valore riportato (22-25% in Italia) è la spesa farmaceutica globale, di cui circa un quinto (ovvero il 4% del totale della spesa) è quella relativa ai soli farmaci ipoglicemizzanti. I farmaci per il diabete costano in media soltanto 200-210 Euro a paziente in Italia. Questo valore aumenta del 50% o poco più se calcoliamo il costo dei presidi. Quindi, in Italia si spende molto meno, soprattutto per i farmaci. I vincoli Aifa non sono senza effetto.” Ma come sta cambiando negli anni il costo del diabete in Italia? “L’osservatorio Arno-diabete – spiega il professor Marchesini – ci conferma che, come negli Stati Uniti, anche in Italia in peso economico del diabete, come quello di altre malattie croniche non trasmissibili, si va facendo insostenibile. Tra il 2006 ed il 2010 l’aumento del costo totale diretto del diabete per il Sistema Sanitario Nazionale è stato di circa il 20% (circa 1,4 miliardi di Euro) e le proiezioni per il futuro non sono favorevoli. Occorrono strategie per favorire la prevenzione del diabete e delle sue complicanze, per limitare la spesa dei ricoveri nelle fasi avanzate”. “I dati forniti dall’analisi Ada così come quelli dell’Osservatorio Arno Cineca – commenta il professor Stefano Del Prato – indicano che il costo legato al diabete mellito rischia di divenire non più sostenibile nell’arco di pochi anni. La quota maggiore di questo aggravio di spesa non è tanto nell’uso di farmaci, quanto di quello legato alla ospedalizzazione. La causa principale di ricovero per la persona con diabete è rappresentato dalle complicanze che possono essere ridotte solo con una efficace prevenzione del diabete e, in chi la malattia ce l’ha già, con uno stretto controllo glicemico. La prima richiede una massiccia azione generale che migliori la consapevolezza della popolazione generale iniziando con processi educativi avviati già in età scolare. La seconda è di rendere omogeneo un trattamento standardizzato e moderno su tutto il territorio nazionale, con il coinvolgimento di tutti gli attori del sistema come previsto dal Piano Nazionale del Diabete. Ovviamente queste azioni devono essere accompagnate da un’attenta verifica di costo-efficacia. In tal senso la Società Italiana di Diabetologia ha avviato, oltre alla collaborazione con l’Osservatorio Arno-cineca anche un gruppo di lavoro di Health Technology Assessment con la partecipazione di esperti di economia sanitaria e diabetologi”.  
   
   
RITROVAMENTO FETO, IN BICOCCA SI LAVORA PER INDIVIDUARE LE RESPONSABILITÀ  
 
Milano, 20 marzo 2013 – «Faremo chiarezza fino in fondo su questa vicenda, prima di tutto perché è nell’interesse dell’Università», così il rettore Marcello Fontanesi a conclusione di un incontro avuto questa mattina con il professor Angelo Vescovi e la sua equipe di ricerca. «Faremo una nostra commissione di indagine interna per capire esattamente che cosa è successo. Il primo passo, infatti, è stato quello di chiedere questa mattina stessa alle persone coinvolte nel ritrovamento del feto di fare una relazione scritta su come si sono svolti i fatti. Al tempo stesso – ha concluso il rettore – agiremo in modo da non interferire con le indagini che stanno conducendo gli investigatori e la magistratura. Abbiamo anzi già espresso la nostra massima disponibilità a collaborare per far luce sulla vicenda». Lo stesso Angelo Vescovi, che è professore associato di Biologia applicata presso il dipartimento di Biotecnologie e Bioscienze dell’Ateneo ha ribadito al rettore che il suo gruppo non ha mai svolto in Bicocca ricerche che comportassero l’utilizzo di tessuto fetale, chiarendo che «la ricerca che svolgiamo è esclusivamente su cellule in coltura. L’eventuale utilizzo di frammenti di tessuto riguarda esclusivamente il tessuto tumorale adulto». «Per la ricerca e la terapia scientifica è impossibile utilizzare feti interi – ha precisato Vescovi - ed eventuali frammenti possono essere impiegati solamente previa autorizzazione dei Comitati Etici delle strutture coinvolte. Insomma, il reperto cosi come è stato ritrovato, ovvero congelato a -80 C°, lo rende completamente inutilizzabile a fini scientifici, perché la temperatura cosi bassa applicata a un corpo intero distrugge completamente le cellule e la anatomia dei tessuti stessi». In Italia la sperimentazione sui tessuti fetali è moralmente ammissibile, secondo il parere espresso dal Comitato Nazionale di Bioetica, «purché i genitori diano il loro consenso libero e informato e sia accertata l’indipendenza tra il personale medico e il personale che pratica la sperimentazione e sia stato acquisito il parere positivo di un comitato etico indipendente».  
   
   
SANITÀ - CAPPELLACCI A AMMINISTRATORI GALLURA, PERCORSO CONDIVISO PER RIFORMA ASL  
 
Cagliari, 20 Marzo 2013 - La riforma delle Aziende sanitarie locali cui lavora la Giunta ha l´obiettivo di migliorare i servizi, razionalizzare il sistema sanitario della Sardegna, eliminando i disservizi e aumentare la qualità dell´offerta. Si tratta di un percorso ancora nella fase iniziale che la Regione intende condividere con tutti i territori e per il quale viene istituito un tavolo per monitorarne le tappe e i miglioramenti proposti. È quanto è emerso questa mattina a Cagliari durante l´incontro a Villa Devoto tra il presidente della Regione Ugo Cappellacci e alcuni rappresentanti delle istituzioni della Gallura, tra cui il sindaco Gianni Giovannelli di Olbia, il primo cittadino di Tempio Romeo Frediani, il vicepresidente della Provincia Olbia Tempio Pietro Carzedda, l´assessore alla Sanità di Olbia e il direttore del distretto sanitario della Asl. Nel corso del vertice il presidente della Regione ha ribadito che il processo di riforma è allo stato embrionale, va affrontato nella sua interezza e che la razionalizzazione delle Asl non comprende accorpamenti tra territori. Il progetto intende creare 4 macroaree sanitarie senza però uno sbilanciamento dei servizi nei territori interessati e che si sta lavorando alla creazione di un’unica centrale di acquisto nell’ottica del contenimento non solo della spesa farmaceutica ma della riduzione della intera spesa per acquisto di beni e servizi.  
   
   
NUOVE RICERCHE SUI FARMACI PER IL TRATTAMENTO DELLE MALATTIE DEL SISTEMA NERVOSO CENTRALE (CNS)  
 
Gerusalemme, 20 marzo 2013 - Teva Pharmaceutical Industries Ltd. Annuncia la presentazione - nel corso del 65esimo Congresso Americano di Neurologia (Aan) (che si sta tenendo in questi giorni , dal 16 al 23 marzo a San Diego, California) - di 15 abstract che mettono in evidenza i risultati di alcuni studi sulla malattia di Parkinson (Pd) e sulla Sclerosi multipla recidivante-remittente (Rrms). Mercoledì 20 marzo, durante la sessione congressuale dedicata alle Emerging science (in precedenza conosciuta come Late-breaking Science), saranno presentate nuove evidenze per Azilect (compresse a base di rasagilina), un inibitore delle Mao-b per il trattamento del Parkinson, . “Siamo soddisfatti per la varietà dei temi e per la qualità dei risultati delle ricerche che saranno presentati quest´anno all´Ann” ha commentato Michael Hayden, president, Global Research and Development, Chief Scientific Officer di Teva Pharmaceutical Industries Ltd. “L´eredità di Teva per il Cns fonda le sue radici sulla nostra continua collaborazione con il mondo accademico, le istituzioni mediche e le associazioni dei pazienti. Una collaborazione volta a trovare soluzioni innovative per i malati che vivono con malattie croniche e debilitanti, quali, appunto, la Rrms e il Parkinson. Continueremo a investire per ampliare la conoscenza dei nostri prodotti, e per capire come questi possano rispondere al meglio alle diverse esigenze dei pazienti a cui ci rivolgiamo.” Nel corso della presentazione saranno illustrati: I risultati di uno studio clinico di Fase Iv con Azilect come terapia aggiuntiva agli agonisti dopaminergici nel trattamento della malattia di Parkinson (Studio Andante). I risultati, dopo un primo anno difollow-up, nello studio per l´ottimizzazione terapeutica nel campo della Sclerosi multipla (Top Ms). Si tratta del più grande trial prospettico di fase Iv condotto nel campo della Rrms: fornisce informazioni rilevanti sull´impatto dell´aderenza alla terapia e dimostra come i pazienti trattati con Copaxone (glatiramer acetato) proseguano nel trattamento più a lungo di quelli a cui viene somministrato l’interferone beta (Ifn) I risultati dello studio Allegro, di fase Iii, nella Rrms, della durata di 36 mesi, in cui vengono messe a confronto la progressione della malattia e la sicurezza nei soggetti trattati con laquinimod per tre anni (Early-start) e, nei soggetti trattati con placebo nella fase in doppio-cieco (Db), e successivamente trattati con Laquinimod (Delayed Start), nella fase in aperto dello studio Allegro.  
   
   
300 DELTAPLANI E PARAPENDIO IN VOLO NEI CIELI DEL VENETO  
 
Torino, 20 marzo 2013 - La più grande manifestazione di volo libero in Italia si espande e per l´edizione 2013, organizzata dall´aero Club Montegrappa dal 28 marzo al 1 aprile, non si fa mancare nulla. Al Trofeo Expo Montegrappa, a Borso del Grappa (Treviso), sono attesi come espositori i migliori marchi del settore e come competitori i più forti piloti di deltaplano e parapendio provenienti da 33 nazioni. La lista delle iscrizioni alle gare è quanto mai lunga, ma il tetto massimo di ammissioni è fissato a 120 per i primi e 150 per gli altri. Tra i partecipanti è certa la presenza dei team azzurri di deltaplano, campione del mondo e d´Europa in carica, e parapendio anch´esso campione d´Europa, ed i loro portacolori Alessandro Ploner (Bolzano) e Luca Donini di Trento, vice campioni del mondo rispettivamente nell´una e nell´altra specialità. Un compito insolito attende Donini, quello di papà-coach del figlio Nicola, 16 anni, il più giovane tra i piloti in gara. In lizza anche Nicole Fedele di Gemona del Friuli (Udine), campionessa europea in carica e detentrice della coppa del mondo di parapendio femminile, ed Aaron Durogati di Merano che ha vinto identico titolo in campo maschile lo scorso gennaio. Per la prima volta gareggeranno anche i paramotori, un mezzo che ha preso le ali dal volo libero e la propulsione da quello ultraleggero a motore. Saranno una dozzina i piloti guidati dal tecnico Oscar Mistri in collaborazione con gli organizzatori che si daranno battaglia in spettacolari slalom lungo un circuito contrassegnato da piloni gonfiabili, eventi ai quali il pubblico potrà assistere come fosse allo stadio. Le gare di parapendio e deltaplano, invece, saranno seguite dalla gente presso lo stand del Consorzio Vivere il Grappa, sotto la grande tensostruttura che ospiterà gli espositori presso l´atterraggio Garden Relais a Semonzo. Grazie all´ormai collaudato sistema live tracking, vale a dire uno strumento elettronico in dotazione a ciascun pilota, saranno visualizzate in tempo reale le posizioni dei contendenti su computer e maxischermo, un po´ come accade in televisione per certe regate veliche. Con condizioni meteo favorevoli è possibile volare per oltre 100 km e raggiungere località come Recoaro (Vicenza), Feltre (Belluno) e Aviano in Friuli, sfruttando le correnti d´aria ascensionali, unico "motore" a disposizione di deltaplani e parapendio. Alle competizioni faranno contorno il consueto carosello di eventi ed attività collaterali: voli in parapendio biposto con istruttori, prove di volo gratuite per i bimbi, arrampicata, nordic walking, rafting, mountain bike, escursioni guidate, stand gastronomici e tanto altro per visitatori grandi e piccini.