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Notiziario Marketpress di Mercoledì 18 Novembre 2009
A IMPERIA LA QUINTA EDIZIONE FESTIVAL INTERNAZIONALE D´ARTE CINEMATOGRAFICA DIGITALE  
 
Imperia, 18 novembre 2009 - L´assessorato a Turismo e Cultura del Comune di Imperia e il Cineforum Imperia propongono la quinta edizione del Video Festival Imperia (Festival Internazionale d´Arte Cinematografica Digitale). Riconfermate le tre categorie competitive riservate a Professionisti, Amatori e Autori Internazionali dedicate a film, cortometraggi, documentari, opere di animazione e scuole. Una nuova categoria denominata "Explorer", aperta a opere nazionali e internazionali, vedrà in concorso documentari Turistici e Naturalistici. Proposta inoltre la seconda edizione del "Festival dei Festival": categoria competitiva riservata a tutti gli altri Festival Internazionali che parteciperanno con le opere premiate nella loro ultima edizione. Non meno importante sarà il Concorso Grafico per l´ideazione dell´ immagine che caratterizzerà la quinta edizione del festival. Oltre 100 opere da selezionare e 25 premi da attribuire saranno come sempre i punti forti della competizione. Serietà e professionalità sono garantite da prestigiosi patrocini come quelli della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Ministero per lo Sviluppo Economico, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali oltre che della Regione Liguria, Provincia e Comune di Imperia. Il Festival è inoltre indicato, censito e patrocinato dall’ Unesco. La quinta edizione si terrà dal 20 al 24 aprile 2010 e il termine ultimo per la presentazione delle opere è il 25 gennaio 2010 per il concorso nazionale e il 08 febbraio 2010 per il concorso internazionale. L´iscrizione è gratuita. Per maggiori info visitate il sito www. Videofestivalimperia. Org o scrivete a info@videofestivalimperia. Org .  
   
   
TUTTO PRONTO PER VI EDIZIONE BELLA BASILICATA FILM FESTIVAL  
 
Potenza, 18 novembre 2009 - Anche per quest’anno la Vi edizione del Bella Basilicata Film Festival si ripropone con i suoi segni distintivi: impegno e firma autoriale ed una scelta di promozione cinematografica che vuole farsi presenza di promozione culturale sul nostro territorio. E’ quanto comunica l’assessore al Comune di Bella, Vito Leone. La manifestazione rappresenta un’eccezione perché dedica la sua attenzione a tematiche ed a pellicole che non trovano spazio nelle tante rassegne balneari regionali; Bella, anche per questa Vi° edizione, proporrà film d’autore e d’essai, coinvolgendo attivamente i protagonisti nella discussione e nei dibattiti successivi alle proiezioni per riflettere sulla funzione critica e socioculturale che riveste il cinema, nonché sul potenziale economico produttivo che lo stesso potrebbe rappresentare per la regione Basilicata. Il Bbff, pur svolgendosi interamente sul territorio del Comune di Bella, assume una valenza che va oltre i confini comunali e regionali, sia in riferimento ai temi che al pubblico ed agli artisti. Ciò che si porta in scena non è la sola regione Basilicata, ma la questione meridionale ed il sud (o meglio i sud del mondo). Da sei anni il paese si apre al confronto con registi ed attori italiani ed internazionali, ospitando centinai di appassionati provenienti anche dalle regioni limitrofe. L’evento rappresenta una finestra per proporre e valorizzare non solo la cultura e l’identità lucana - attraverso le proiezioni che vedono la Basilicata protagonista, ma anche il complessivo patrimonio storico, artistico, culturale e paesaggistico lucano. L’intervento di grandi registi ed attori, come nelle passate edizioni, sarà assicurato anche nella Vi° Edizione. .  
   
   
"IL CANTIERE DELLE PAROLE": ALBERTO GARLINI A BOLZANO IL 21 NOVEMBRE  
 
Bolzano, 18 novembre 2009 - Lo scrittore Alberto Garlini sarà a Bolzano il prossimo 21 novembre come ospite nell´ambito dell´iniziativa "Il Cantiere delle Parole". Proporrà la sua opera "Tutto il mondo ha voglia di ballare". In veste di presentatore vi sarà Alberto della Rovere. Alberto Garlini, curatore del Festival Letterario Pordenonelegge, nel suo libro "Tutto il mondo ha voglia di ballare" (2007) parla degli anni Ottanta e della lor spensieratezza attraverso la storia di amicizia di tre ragazzi con lo scrittore cult degli anni Ottanta, Pier Vittorio Tondelli. Sabato prossimo 21 novembre l´autore sarà ospite a Bolzano nell´ambito dell´iniziativa "Il Cantiere delle Parole". Il programma prevede che l´autore incontri nel pomeriggio gli studenti e i giovani interessati alla letteratura e che alle ore 21. 00 partecipi ad un incontro aperto al pubblico e ad ingresso libero presso il Museion. Il suo intervento sarà presentato in abbinamento all´evento musicale con Touane. "Il Cantiere delle Parole" è un progetto sostenuto dal vicepresidente della Provincia Christian Tommasini e vede coinvolti l´Ufficio Servizi Giovani e l´Ufficio Educazione permanente, biblioteche e audiovisivi della Ripartizione cultura italiana, nonchè l´associazione "Arciragazzi". Il fine perseguito è quello di quello di stimolare nei giovani la passione per i libri, il piacere di entrare nell´universo della letteratura e quindi anche cimentarsi personalmente quali autori. Il prossimo, ed ultimo, incontro nell´ambito del progetto "Il Cantiere delle parole" è fissato per il 5 dicembre 2009 con Vitaliano Trevisan. .  
   
   
PIÙ LIBRI PIÙ LIBERI: GIOVEDÌ 19 NOVEMBRE LA PRESENTAZIONE A ROMA DELL’OTTAVA EDIZIONE DELLA FIERA NAZIONALE DELLA PICCOLA E MEDIA EDITORIA  
 
Roma, 18 novembre 2009 - Saranno rese note giovedì, 19 novembre, a Roma tutte le novità della ottava edizione della Fiera nazionale della piccola e media editoria Più libri più liberi, in programma dal 5 all’8 dicembre al Palazzo dei Congressi dell’Eur. Alla presentazione – prevista alle 11 al Tempio di Adriano (Piazza di Pietra) – interverranno il presidente dell’Associazione Italiana Editori (Aie) Marco Polillo, l’assessore alle Politiche culturali e della Comunicazione del Comune di Roma Umberto Croppi, l’assessore alle Politiche culturali della Provincia di Roma Cecilia D’elia, gli assessori regionali alla Piccola e media impresa, commercio e artigianato Daniele Fichera e alla Cultura, Spettacolo e Sport Giulia Rodano, il Direttore del Centro per il Libro e la Lettura Flavia Cristiano,il presidente del Gruppo piccoli editori di Aie Enrico Iacometti e Marino Sinibaldi direttore di Radio Rai3. Per tutte le info: www. Piulibripiuliberi. It .  
   
   
APPRENDIMENTO CORSARO COME OTTENERE IL MASSIMO RISULTATO DA: CORSI, SCUOLE, SEMINARI, ESPERIENZE, LETTURE, INTERNET DI ROBERTO PROVANA  
 
 Torino, 18 novembre 2009 - «La persona che sa ‘imparare a imparare’ apprende meglio e più velocemente, acquisisce nuove abilità non solo professionali, ma anche psicofisiche (resistenza allo stress, ottimizzazione del tempo, efficacia ed efficienza, intuizione e creatività, flessibilità comportamentale e operativa, abilità manageriali ecc. ), quindi ha le migliori possibilità per affermarsi e aiutare gli altri nello scenario della competizione globale. » «La tecnologia ha dato nuovo impulso all’atteggiamento che è sempre stato proprio dei ‘corsari’ dell’apprendimento, per i quali vale la regola dell’imparare in ogni circostanza, in ogni istante e ovunque, senza limitazioni spazio-temporali. » Roberto Provana Il «corsaro dell’apprendimento», protagonista di questo libro, è caratterizzato da curiosità intellettuale e conoscenza delle tecniche di studio (dalla concentrazione alla memorizzazione, dalla lettura rapida alla selezione e gestione delle informazioni strategiche), da ambizione e consapevolezza di sé. Impara meglio degli altri, più velocemente e in modo più efficace, grazie a nuovi approcci comportamentali e sfruttando al massimo le soluzioni tecnologiche offerte oggi al mercato delle informazioni. Soprattutto impara sempre, in ogni luogo e momento – a casa e in ufficio, per strada e nei tempi morti –, valorizzando anche gli errori che costituiscono il fertilizzante di ogni esperienza. Pensato per tutti coloro che hanno compreso l’importanza di «imparare a imparare», in una società nella quale la knowledge mobility – la conoscenza multidimensionale – fa parte della vita quotidiana ed è sempre più richiesta dal mercato del lavoro, questo testo, semplice e concreto, ci offre tutto quello che la scuola non dà in termini di metodologie per apprendere e pensare. Sarà possibile identificare il proprio stile di apprendimento e imparare le tecniche base per implementare e accelerare le funzioni essenziali nello studio e nel lavoro: concentrazione, memoria, lettura rapida e i relativi metodi applicativi, con esempi e le necessarie esercitazioni. Ripresi e aggiornati, sono integrati con alcune variazioni significative, in molti casi richieste dagli stessi partecipanti ai seminari e messi a punto anche mediante la realizzazione di software avanzati. Temi come il questioning, la classificazione del livello qualitativo delle domande, l’apprendimento «on the road» e i sistemi per sviluppare una propria «nicchia di conoscenze» sono invece inediti nel panorama della letteratura divulgativa che si occupa dello sviluppo cognitivo e comportamentale, del self improvement. Le Appendici offrono inoltre gli strumenti per valutare consapevolmente la qualità dei prodotti formativi. Un libro che risulta un investimento indispensabile per chiunque voglia ampliare il proprio potenziale cognitivo ed essere artefice del proprio futuro nella realtà globale in cui viviamo. Roberto Provana, psicologo, è docente universitario, ricercatore, formatore e consulente aziendale. Opera da più di trent’anni nel campo della creatività, dello sviluppo personale e della comunicazione non verbale. I metodi didattici illustrati in questo libro, in gran parte inediti, sono stati sperimentati con successo presso multinazionali, enti pubblici e istituti di formazione. Con Francesco Garello ha da poco pubblicato il fortunato Fiat People (Lupetti Editore). Www. Robertoprovana. It Edizioni Anteprima Pagine 280 euro 16,00. .  
   
   
DA GIJS VAN HENSBERGEN - GAUDÌ  
 
Torino, 18 novembre 2009 - «Pochi artisti hanno plasmato la nostra percezione di una città in modo altrettanto totalizzante di Gaudí. E pochi architetti sono stati emblemi altrettanto forti della loro cultura. Gaudí, Barcellona e la Catalogna erano, e sono, eternamente interconnessi. La notorietà di Gaudí si è diffusa lentamente, e oggi probabilmente è l’architetto più famoso del mondo. La sua eredità architettonica viene celebrata in Giappone e Corea, Germania e America Latina. Un ammiratore giapponese esprime la sua meraviglia per il fatto che, mentre le sue opere in Giappone sarebbero conservate in un museo, a Barcellona sono ancora parte integrante del tessuto cittadino. Forse il vero fascino di Gaudí sta nella sua assoluta accessibilità. Alcune delle sue creazioni mostrano una volgarità in stile Disney, ma nelle sue migliori espressioni è al contempo sensuale e profondamente semplice. Arte per tutti, generosa e umana. E la sua architettura è ancora in voga. Gaudí è una figura assolutamente contemporanea – olistico, spirituale e incredibilmente originale. Era un ecologista: per creare i suoi edifici riciclava ceramiche rotte, terrecotte, giocattoli di bambini, vecchi aghi, strisce metalliche per imballare le stoffe di cotone, molle di materassi e rivestimenti bruciati di forni industriali. Come un Leonardo del Xx secolo, Gaudí è l’apoteosi dell’artista in quanto inventore. Eccezionalmente fertile, la sua ardente immaginazione ha bruciato gli ingialliti manuali di costruzione. Il suo dono era l’incredibile capacità d’immaginare un edificio e di trasformare questa immagine in realtà. E nel far ciò creò una tipologia di costruzioni completamente nuova. Alcuni trovano che le sue creazioni siano difficili da comprendere, e quindi non riconoscono la generosità del suo stile. Per costoro, le sue torri mostrano i segni dell’imminente disintegrazione, ma Gaudí richiama sempre una grande varietà di spettatori, molto diversi fra loro. Il suo occhio attento ai dettagli è molto giapponese, la religiosità estremamente cattolica – e pur tuttavia la brillantezza strutturale delle sue bianche stanze d’attico è calvinista nella sua purezza. Gaudí continua ancora a costruire – dalla tomba. Dio era il suo mecenate principale e, secondo l’artista, non aveva molta fretta. Aveva aspettato centinaia d’anni il completamento delle cattedrali di Chartres e Siviglia. Se lo standard era questo, non erano poi tanti altri 150 anni per la sua Sagrada Família. Eppure, anche questa prospettiva è destinata a cambiare. Infatti, si prevede che la Sagrada Família verrà completata intorno al 2030, supponendo che il cospicuo afflusso di donazioni non si esaurisca. Mentre l’architettura di Gaudí è un libro aperto, la sua personalità, quella del solitario «sacerdote della bellezza» di Barcellona, è sempre stata molto meno accessibile. L’uomo Gaudí rimane un enigma, l’ultimo grande artista moderno a sfuggire allo sguardo del biografo. Gran parte degli studi del passato hanno tralasciato di collocare Gaudí in un qualche contesto culturale, preferendo considerarlo una figura solitaria che attraversò il palcoscenico catalano, oppure si sono concentrati solamente sulle sue forme architettoniche elaborate. Così, sono stati trascurati molti eventi chiave della sua vita, eventi che invece si sono dimostrati pietre miliari, o inneschi, per l’architetto, la sua opera e la cerchia più vicina a lui. Per esempio, la perdita dell’impero da parte della Spagna nel 1898, e la Settimana Tragica del 1909, durante la quale vennero dati alle fiamme conventi e chiese, furono due eventi che ebbero un forte impatto su Gaudí e sui suoi amici e mecenati, e che trasformarono completamente i suoi schemi creativi. La situazione politica della Catalogna era complessa e potenzialmente esplosiva. La difficile alleanza con la Spagna (Castiglia) era una immensa fonte di tensione. Per questa ragione, ogni volta che è stato possibile, ho lasciato che scrittori spagnoli e catalani parlassero con le loro voci. Alcuni intellettuali e politici spagnoli, prima della Guerra Civile, notarono i segnali dell’imminente pericolo, ma non ebbero il potere di arrestare il moto della sempre più vicina crisi. Sono state poche le generazioni che si sono autoanalizzate così ferocemente quanto quella di Gaudí. Poche si sono avventurate in un processo di scoperta del sé così doloroso. Durissima già all’epoca, gran parte della loro critica apre ferite sanguinanti ancora oggi. Queste tensioni sociali e politiche fra riforma e reazione rappresentano il sottotesto e le strutture nascoste dell’opera di Gaudí. Una biografia che affronti un simile mito è per sua natura piena di complicazioni, ma in questo caso ci sono anche dei problemi che vanno al di là della metodologia. Tutti gli archivi personali e lavorativi di Gaudí furono distrutti all’inizio della Guerra Civile. Il 20 luglio 1936, la cripta della Sagrada Família venne violata, e nei due giorni successivi i disegni, le annotazioni e i modelli di Gaudí furono bruciati e fatti a pezzi. Lo stesso mese, il suo amico e parroco della Sagrada Família, Gil Parés, fu assassinato in una cava vicina. Ciò nonostante, sappiamo che cosa fece Gaudí in ogni minuto della sua vita degli ultimi quindici anni. Gaudí era una creatura abitudinaria, sulla quale si poteva regolare un orologio: Messa, preghiere mattutine, l’Angelus e la passeggiata serale per la confessione. Sappiamo a che ora comprava il giornale della sera e in quale chiosco. Ma i meccanismi interni del suo spirito sono andati persi per sempre, nel silenzio del confessionale. Dopo anni di pressioni, l’Asociació pro beatificació d’Antoni Gaudí – che ha operato per accelerare il processo della sua beatificazione vendendo opuscoli e immagini religiose – finalmente si sta avvicinando al suo obiettivo. Nell’estate del 1998, l’arcivescovo di Barcellona, Ricard María Carles, ha dato avvio al processo dichiarando Gaudí santo patrono della sua professione. Il Vaticano deve ancora ratificare questa posizione. Gaudí fu un artista e un architetto che creò (secondo l’arcivescovo) un insieme di opere mistiche, uguagliato solamente dal monumentale Cantico spirituale di san Giovanni della Croce. Come scrisse Ruskin del Beato Angelico, Gaudí era più di un artista: era «un santo ispirato». » Gijs van Hensbergen, architetto e storico dell’arte, collabora da molti anni con il «Wall Street Journal», il «Burlington Magazine», il canale radiofonico Bbc Radio 4 e con la televisione nazionale spagnola. Il suo ultimo libro, edito dal Saggiatore, si intitola Guernica. Biografia di un´icona del Novecento. Vive a Bridport, nella contea inglese del Dorset. Edizioni Lindau torino .  
   
   
SILVANA DE MARI - IL CAVALIERE, LA STREGA, LA MORTE, IL DIAVOLO  
 
Torino, 18 novembre 2009 - «I mori attaccarono poco prima del tramonto. L’aria era caldo e polvere. Da quasi due mesi non c’era più stata pioggia e anche la rugiada si era asciugata. Tutto quello che poteva seccare si era seccato. Di vivo erano rimasti solo le mosche e i contadini, ma i contadini ancora per poco: la cavalleria musulmana non era mai passata alla storia per la bontà di cuore. La cavalleria musulmana apparve all’orizzonte prima che il sole se ne andasse, annunciata da un gran polverone, che sembrò all’inizio una nuvolaglia scura. I cafoni alzarono dai campi le facce, poco più chiare di quelle dei loro sterminatori, e guardarono l’ombra nera che scuriva l’orizzonte. Se si fossero trovati meno disperati e con meno fame, si sarebbero forse stupiti di quel temporale, che oltre che tardivo era pure bizzarro: veniva dalla terra e non dal cielo, senza tuoni, né fulmini, né starnazzare di polli. Ma la stanchezza di quel loro vivere li aveva svuotati e nemmeno lo stupore li risvegliò. Quando la polvere fu abbastanza alta da coprire il sole che era rosso e basso ed enorme, il clamore e gli stendardi divennero chiari, la cavalleria mora ormai era su di loro. La disperazione e le bestemmie evaporarono, lasciando la decisione ferma quanto inutile di campare ancora. Nei minuti frenetici durante i quali si cercò di organizzare una resistenza qualsiasi, ognuno chiese misericordia al Creatore, si scusò per le bestemmie di poco prima, la scortesia, quelle insulse dichiarazioni che, per campare così, era meglio schiattare. Non era vero niente. A loro campare così gli piaceva, anche così, anche da morti di fame, anche con la siccità, il freddo, il ballo di san Vito e il fuoco di sant’Antonio. Ai contadini campare così gli piaceva: purché si campasse ancora. Purché non si crepasse subito, in quel giorno torrido che loro non volevano più che potesse essere l’ultimo e che invece lo sarebbe stato. Ovunque si invocò l’inestimabile dono di ancora un po’ di stenti e un po’ di miseria. Ma il cielo restò sordo, come da sempre era sordo: per la fame, la miseria, i figli morti bambini. Pure quel giorno il cielo non intervenne, come sua abitudine, e la cavalleria mora macellò tutto quello che si trovò sulla strada, con la stessa facilità e la stessa incuria di una manata sopra un nugolo di moscerini. Loro creparono tutti, fino all’ultimo bambino pulcioso, fino all’ultimo pollo mezzo morto di fame, persero per sempre il diritto ad ancora un po’ di fame e di infelicità terrena. Il cielo si coprì di una rete di nuvole sottili, tra le quali le prime stelle cominciavano a brillare; finalmente, sulla polvere impastata di sangue, si mise a piovere. Dopo il volgo fu la volta dei signori. I mori attaccarono il castello, che se ne stava un po’ più sopra, sull’unica altura che sovrastava la piana, che in realtà non era neanche una collina, ma era comunque qualche cosa. Anche i signori stavano un po’ più sopra dei cafoni, un po’ meno stracciati, un po’ meno morti di fame. Loro i calzari ce li avevano e tenevano pure, tra tutti, un cavallo, un mulo, due capre, tre conigli e undici galline. Il castello fu attaccato che ormai era buio. La pioggia attesa da mesi cadde. Non un acquazzone pieno, ma una pioggerellina lieve e disuguale che a qualcosa servì. La paglia si era bagnata e le micce pure, e questo fu una fortuna. Le mura del maniero, che già prima che l’attacco cominciasse erano le più diroccate di tutta la cristianità, qualche giorno erano in grado di resistere. Forse anche qualche settimana. Fu la miseria che favorì l’immediatezza della distruzione. Avevano sostituito i tetti di pietra, danneggiati dal tempo e dall’incuria, con la paglia dei covoni, che non costava nulla. La paglia era intrecciata insieme ai giunchi raccolti sul greto del fiume e intonacata con la creta: era leggera, facile da trovare, teneva l’umidità, si sostituiva con poca fatica; l’unico difetto era la sua formidabile capacità combustibile. In parole più povere: se le si dà fuoco, la paglia brucia. Brucia subito. Brucia dannatamente bene. Brucia talmente in fretta che la dizione «fuoco di paglia» è stata coniata per indicare qualcosa di violento e breve, che brucia appunto senza lasciare nulla, se non un pugnetto di cenere, come giustamente bruciano i covoni, i tetti di paglia e gli amori che non valgono niente. Fortunatamente pioveva e per tutta la notte l’assedio si limitò a esserci, senza ulteriori danni per nessuno. All’alba il vento si alzò, disperse le nuvole e incominciò ad asciugare la paglia dei tetti e le travi del portone, costituito dal ponte levatoio sollevato, dall’altra parte del fossato asciutto che la pioggia aveva solo trasformato in fango. I saraceni fecero un rapido conto sulle possibili ipotesi: darsi da fare ad abbattere il portone, darsi da fare a scalare le mura, non fare un accidente di niente e affidare il lavoro alle frecce incendiate con la pece greca, una volta che il sole di giugno avesse fatto la cortesia di asciugare tutto. Qualcuno fece osservare che, in qualunque bisogna, solo gli stolti faticano potendone fare a meno e la scelta fu per le frecce incendiarie. Il giorno passò, scaldato dal sole, asciugato dal vento: le ore furono lunghe e immobili, gli assedianti a farsi gli affari loro, l’orizzonte vuoto di qualsiasi soccorso. Alla sera la paglia era secca e asciutta come se mai avesse conosciuto l’acqua in vita sua. Il tramonto fu pieno di rosso e di oro. Il cielo si scurì. Le prime frecce incendiarie si stagliarono con il caldo colore del loro fuoco contro la luce fredda delle miriadi di stelle che brillavano nel cielo estivo. Alla prima freccia incendiaria che riuscì ad attecchire, il castello si trasformò in una luminaria. La paglia prese fuoco, e crollò su tutto quello che le sottostava: travi di legno, mobili, polli, cavalli, capre, uomini: tutte strutture combustibili, per dirla in termini tecnici, e tutto bruciò anche se con diverse implicazioni cognitive, che tradotto in parole povere vuol dire che i polli di cervello ne hanno meno dei cristiani e, quindi, anche a bruciare e a vedere i propri figli crepare, soffrono meno. Questo successe solo a notte avanzata. In più i saraceni erano un poco ubriachi, non per il vino, ché non ne avevano bevuto: a loro era vietato; ma per il sangue, per le vittorie: tutto quel loro correre a cavallo per quella terra che altro non aspettava che di essere conquistata con il sangue, il ferro e il dolore. Erano ubriachi di avere il loro Dio che combatteva con loro e che era contento della loro guerra, veramente convinti, come tutti gli utenti di guerre giudicate sacre e sante, che Dio sia veramente contento dei loro morti ammazzati. Chissà perché a nessuno viene in mente mai che Dio forse ha creato pure gli altri, quelli da sterminare. E grazie all’ubriacatura di tempo ne impiegarono un sacco, con le micce bagnate e l’anima sbronza: impiegarono tutta quella nottata di pioggerelle, per riuscire a incendiare il vecchio maniero. Da dentro ebbero il tempo di scavare, con le pale e con le mani, nella polvere che diventava fango, per la pioggia, il sudore che gli colava dalla fronte e il sangue che gli colava dalle mani. Scavarono alla luce delle frecce incendiarie. Mentre i primi tetti cominciavano a bruciare, si completò una galleria da talpa che passava sotto le mura di cinta e finiva in quello che, se ci fosse stata l’acqua dentro, sarebbe stato il fossato, e che era vuoto sia per la siccità che per l’incuria, e fu una fortuna, perché così i fuggiaschi non si annegarono, ma restarono nascosti dall’ombra delle ciliate e si poterono salvare. Nessun uomo e nessuna donna poterono infilarsi nel buco, ma i bambini sì e loro scamparono al rogo. Si salvarono Baldassarre che aveva i vermi, Girolamo che aveva i piedi piatti e lei, Beatrice Adalguisa Matilda Antenora, che per fare prima chiamavano Bradamante. » Silvana De Mari è un medico. Un medico che scrive. Ha un figlio, un marito, una sorella, nipoti, alcuni amici e dei vicini di casa. Vive in mezzo ai boschi e alle vigne. Ha un cane e lo porta fuori tutte le mattine, in mezzo alle vigne e ai boschi. Possiede un minuscolo frutteto e sa potare. Tra i suoi libri, ricordiamo i fantasy di straordinario successo: La bestia e la bella, L’ultimo elfo, L’ultimo orco, Gli ultimi incantesimi, il saggio Il drago come realtà (tutti editi da Salani) e il romanzo Il gatto dagli occhi d´oro (Fanucci). Edizioni Lindau Torino. .  
   
   
LOMBARDIA. 1,2 MILIONI A PROVINCE PER ATTIVITA´ CULTURALI  
 
Milano, 18 novembre 2009 - E´ di 1. 233. 000 euro lo stanziamento deciso dalla Giunta regionale, su proposta dell´assessore alle Culture, Identità e Autonomie della Lombardia, Massimo Zanello, a favore delle Amministrazioni provinciali lombarde per l´attuazione di progetti di promozione educativa e culturale, come convegni, mostre, rassegne, iniziative di studio, ecc. I contributi vengono assegnati alle Province, in linea con quanto previsto dalla legge n. 9 del 1993, con questi parametri: 50% in base alla popolazione residente, 40% in base alla quota pro-capite del bilancio destinato alla promozione educativa e culturale; 10% per il grado di attuazione del programma preventivo trasmesso alla Regione. Questo il riparto dei fondi: Provincia di Bergamo 99. 608 euro - Provincia di Brescia 160. 665 euro - Provincia di Como 62. 337 euro - Provincia di Cremona 94. 607 euro - Provincia di Lecco 92. 724 euro - Provincia di Lodi 34. 915 euro - Provincia di Mantova 96. 369 euro - Provincia di Milano 292. 560 euro - Provincia di Monza 73. 140 euro - Provincia di Pavia 60. 881 euro - Provincia di Sondrio 81. 080 euro - Provincia di Varese 84. 107 euro. .  
   
   
ZANELLO:CON NEXT SOSTENIAMO PRODUZIONE TEATRALE PER 3 GIORNI 45 COMPAGNIE PORTERANNO IN SCENA TRAILERS 2010  
 
 Milano, 18 novembre 2009 - Sostenere il teatro favorendo l´incontro fra operatori culturali, scuole di categoria e attori. E´ questo l´obiettivo della terza edizione di "Next laboratorio di idee". L´iniziativa è sostenuta da Regione Lombardia con un contributo di 1 milione di euro ed è stata presentata questa mattina a Palazzo Pirelli dall´assessore regionale alle Culture Identità e Autonomie, Massimo Zanello, insieme a Monica Gattini, direttore organizzativo del Teatro Litta, Fiorenzo Grassi, presidente di Agis Lombardia e Sergio Escobar, direttore del Piccolo Teatro di Milano - Teatro d´Europa. "Si tratta di un progetto - ha spiegato Zanello - realizzato per promuovere la produzione teatrale lombarda e tenere viva la tradizione su cui si fonda la nostra cultura". Il prossimo 23 novembre al Piccolo teatro e il 24 e 25 al Litta, 45 compagnie di attori presenteranno sotto forma di trailers i loro spettacoli che saranno poi in scena da gennaio 2010. "Con questa iniziativa - ha aggiunto Zanello - sosteniamo concretamente le compagnie in un momento storico in cui anche loro vivono una fase di difficoltà". Quest´anno, per la prima volta, la kermesse è aperta a tutti e non solo agli addetti ai lavori. Per assistere agli spettacoli è necessario prenotare mandando una e-mail a comunicazione@agislombarda. It. Next prevede anche momenti di approfondimento e dibattito: il 23 novembre, alle ore 12. 00, al Piccolo Teatro Studio, si terrà un convegno sul tema "Teatro e Media, Tv, web e le nuove frontiere della comunicazione teatrale". Interverranno l´assessore Massimo Zanello, il presidente di Agis Lombardia, Fiorenzo Grassi e il responsabile della comunicazione del Piccolo Teatro di Milano, Giovanni Soresi. Altre informazioni sul sito www. Lombardiaspettacolo. Com .  
   
   
OGGI AL TEATRO NUOVO DI UDINE LO SVEDESE OLA RUDNER DIRIGERA’ LA NEOCOSTITUITA ORCHESTRA MITTELEUROPEA CHE ESEGUIRÀ LA QUINTA SINFONIA DI BEETHOVEN E IL CONCERTO PER VIOLINO E ORCHESTRA DI BRAHMS. VIOLINO SOLISTA IL GIOVANE TALENTO RUSSO ILYA GRINGOLTS  
 
Udine, 18 novembre 2009 – La Quinta Sinfonia di Beethoven e il Concerto per violino e orchestra op. 77 di Brahms, sono le proposte di mercoledì 18 novembre, (ore 20. 45) del cartellone musicale del Teatro Nuovo Giovanni da Udine, diretto da Daniele Spini. Sul palco la neocostituita Orchestra Mitteleuropea guidata dal direttore svedese Ola Rudner che avrà accanto come solista Ilya Gringolts, giovane violinista russo che all’età di soli 16 anni aveva già vinto il prestigioso Premio Paganini di Genova e che oggi è un affermato violinista di fama internazionale. Un concerto con brani amatissimi dal pubblico: nel concerto di Brahms, violino e orchestra dialogano alla pari, proponendo tre temi grandiosi, un monumentale sviluppo e una coda visionaria in uno dei massimi capolavori dell’Ottocento. Il programma della serata ben si completa con la Quinta sinfonia di Beethoven, la titanica narrazione di sofferenza, lotta e liberazione dal determinismo del destino che si conclude con l’esortazione a credere nell’uomo e nelle sue sconfinate possibilità creative. Ola Rudner, ha iniziato la carriera come violinista. È stato assistente di Sándor Végh e ha collaborato come Konzertmeister con la Camerata Salzburg, l’Orchestra della Volksoper di Vienna e i Wiener Symphoniker. Nel 1995 ha fondato la Philharmonia Wien. Nominato Direttore Principale della Tasmanian Symphony Orchestra, ha iniziato una collaborazione che dura tutt’ora con diversi complessi orchestrali australiani, tra cui la Sydney Symphony Orchestra, le Orchestre di Melbourne, del Queensland, di Adelaide e Perth. Dal 2003 è Direttore stabile dell’Orchestra Haydn di Bolzano e dal 2008 è Direttore principale della Württembergische Philharmonie Reutlingen. Recentemente ha debuttato con la Bbc Symphony Orchestra, con l’Orchestra della Radio di Francoforte, con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai e con l’Orchestra del Teatro La Fenice di Venezia. Ilya Gringolts ha studiato violino e composizione alla Scuola Speciale di Musica di San Pietroburgo e in seguito alla Juilliard School di New York. Tra gli impegni recenti più importanti si trovano la collaborazione con la Mahler Chamber Orchestra e Claudio Abbado e un tour in Germania e Spagna con la Ndr di Hannover e Vasily Petrenko. Ha collaborato con musicisti quali Daniel Barenboim, Mstislav Rostropovič, Yuri Temirkanov. Www. Teatroudine. It .  
   
   
TEATRO: A MILANO LA PRIMA MONDIALE DI ZIO VANIA IL CAPOLAVORO DI CECHOV, CON LA REGIA DI ANDREI KONCHALOVSKY, AL FRANCO PARENTI DAL 20 AL 22 NOVEMBRE  
 
Milano, 18 novembre 2009 - Sarà Milano a ospitare la prima mondiale di “Zio Vania” di Anton Cechov, per la regia di Andrei Konchalovsky. Lo spettacolo, che andrà in scena in lingua originale con sottotitoli in italiano al Teatro Franco Parenti da venerdì 20 a domenica 22 novembre, è stato presentato questo pomeriggio dall’assessore alla Cultura Massimiliano Finazzer Flory, assieme al direttore del Teatro Parenti Andrèe Ruth Shammah e al regista russo Andrei Konchalovsky. “Milano si afferma città delle anteprime – ha detto Finazzer Flory -. E’ stato messo a punto un piano strategico fino al 2011 che porterà in città una serie di prime cinematografiche, teatrali, di danza e legate all’arte contemporanea. Zio Vania è un grande inizio”. “A 150 anni dalla nascita di Cechov e 105 dalla sua morte portare in scena Zio Vania significa anzitutto continuare a dare vita al grande scrittore e drammaturgo russo – ha aggiunto l’assessore -. Zio Vania, un capolavoro del teatro cechoviano, esprime, pur nell’ambientazione e contestualizzazione della propria epoca, temi di portata universale che nella quotidianità e anti-eroicità dei personaggi rinviano a domande radicali sul senso dell’umano esistere. Decisamente interessante quella sospensione spazio-temporale che scandisce lo scorrere della vita di tutti i giorni così come lo scorrere apparentemente indolente dei moti dell’animo dei suoi protagonisti. Un milieu nel quale Konchalovsky penetra con intelligenza, profondità e introspezione per portare alla luce, non senza tratti di personale umorismo, le tese dinamiche sociali che animano un interno familiare russo di fine Ottocento”. .  
   
   
NEL SEGNO DI LORENZO LOTTO, NASCE UNA COLLABORAZIONE TRA REGIONE E PALAEXPO COMUNICARE LE MARCHE ATTRAVERSO I SUOI GRANDI PROTAGONISTI´.  
 
Ancona, 18 Novembre 2009 - Una collaborazione che nasce nel segno del grande Lorenzo Lotto. E´ stata siglata questa mattina tra la Regione Marche e l´Azienda Speciale Palaexpo, in vista della mostra sull´artista rinascimentale alle Scuderie del Quirinale di Roma nel 2011 ´Dalle parole ai fatti ´ ha esordito l´assessore ai Beni e Attivita` culturali, Vittoriano Solazzi, in conferenza stampa ´ La Regione Marche mette ancora una volta in atto la responsabilita` che si e` assunta di comunicare le Marche attraverso i suoi grandi protagonisti. E questa e` un´occasione straordinaria da non perdere per dare risalto ad una terra magnifica, con una vocazione altamente turistica, custode di un immenso patrimonio di beni artistici, culturali e paesaggistici. Abbiamo sposato tutte le occasioni in cui il nostro territorio veniva valorizzato, dalla mostra sul Raffaello, nostro corregionale, ai grandi personaggi che sono passati nelle Marche lasciando un segno indelebile, come Giotto, per cui abbiamo partecipato alla mostra del Vittoriano. Ora e` la volta di Lorenzo Lotto che ha trascorso le stagioni piu` importanti della sua vita nella nostra regione che ne conserva ben 24 opere´. Opere, gran parte conservate nei musei civici e nelle chiese del territorio, che verranno sottoposte alle operazioni di diagnostica da parte dell´ Azienda Speciale Palaexpo, ente strumentale del Comune di Roma, uno dei piu` importanti organizzatori di arte e cultura in Italia (sua la gestione delle Scuderie del Quirinale, Palazzo delle Esposizioni, Casa del Cinema e Casa del Jazz). Ad illustrare il progetto, questa mattina, il direttore di Palaexpo, Mario De Simoni, e il curatore della mostra, Giovanni Federico Villa, che hanno tenuto a sottolineare ´l´importanza del coinvolgimento attivo della Regione, una delle piu` straordinarie d´Italia, per rendere possibile il grande evento sul Lotto´. I rapporti di Lotto con le Marche ´ hanno aggiunto - sono stati continui, le opere marchigiane prese nel loro insieme consentono di ripercorrere la genesi, il significato e lo sviluppo del suo intero percorso artistico. La programmazione 2009/2011 delle Scuderie, decisa da una Commissione Scientifica i cui membri sono rappresentanti delle Istituzioni piu` alte del panorama culturale Italiano, prevede una serie di eventi che culminano con la mostra ´Lorenzo Lotto´ in programma per la primavera 2011. In vista dell´attuazione della mostra, l´Azienda Speciale ha rivolto alla Regione Marche la proposta di condividere il progetto e di attivare un rapporto di collaborazione istituzionale articolato nel sostegno alla mostra del 2011 con il finanziamento di 20. 000,00 euro delle azioni di diagnostica sulle opere marchigiane di Lorenzo Lotto, nel supporto e coordinamento delle attivita` in accordo con i curatori mostra per le richieste di effettuazione delle analisi non invasive e di prestito presso gli enti proprietari. La Regione Marche figurera` come ente che sostiene la mostra e che interviene per valorizzare il patrimonio culturale di proprieta` degli enti locali, conservato nei musei della regione. Le indagini svolte confluiranno in un volume che costituira`, insieme al catalogo ufficiale della mostra, uno strumento di approfondimento sull´attivita` di Lorenzo Lotto per le Marche. Le immagini delle opere oggetto delle indagini diagnostiche e che saranno pubblicate nel catalogo della mostra, verranno raccolte nella Fototeca regionale specializzata in beni culturali della regione. Il sostegno alla mostra in una sede cosi` prestigiosa come le Scuderie del Quirinale e alle attivita` di ricerca e di indagini diagnostiche sulle opere marchigiane del grande artista veneto, sono elementi strategici per valorizzare il territorio regionale e richiamare l´attenzione su un artista che cosi` tanto ha segnato la storia della pittura in Italia. .  
   
   
DEEPARTIMENTI GLI SCATTI DELLA RICERCA SECONDO MAURIZIO GALIMBERTI ESPOSIZIONE E VENDITA BENEFICA A SOSTEGNO DI URI - UROLOGICAL RESEARCH INSTITUTE DEL SAN RAFFAELE 18-20 NOVEMBRE PRESSO DOROTHEUM, MILANO  
 
Milano, 18 novembre 2009 – Nell’ambito del progetto Arte per Bene, la Fondazione San Raffaele del Monte Tabor organizza, dal 18 al 20 novembre presso la prestigiosa casa d’aste Dorotheum, un’esposizione e vendita di opere fotografiche del noto Istant Artist Maurizio Galimberti, con lo scopo di avviare e sostenere il nuovo Istituto di Ricerca Urologica del San Raffaele di Milano. L’urological Research Institute – Uri – sta sorgendo presso il Dibit2, complesso edilizio localizzato di fronte alla sede storica dell’Ospedale. Uri è il primo Istituto di Ricerca Urologica dove esperti di ricerca di base, ricerca traslazionale e ricerca clinica, provenienti da molte nazioni europee, lavorano fianco a fianco al fine di produrre le tante risposte che ancora mancano ai più importanti problemi medici uro-andrologici: dal tumore della prostata all’incontinenza urinaria, dal tumore del rene e della vescica all’infertilità maschile e alle disfunzioni sessuali. Sarà possibile sostenere la ricerca urologica acquistando, nel periodo di durata dell’esposizione, gli scatti che Maurizio Galimberti ha realizzato in esclusiva per la Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor. Le sue realizzazioni immortalano i simboli identitari della ricerca così come è intesa al San Raffaele: l’angelo Raffaele, che sormonta la cupola del palazzo dove sorgerà Uri, è il messaggio della “medicina di Dio”, del “Dio che guarisce”, come suggerisce la radice ebraica del nome “Raffaele”, (Raf-el); dalla sommità della cupola, scende la doppia elica del Dna, simbolo dell’ascesa dalla terra al cielo per mezzo dell’umano intelletto, che l’artista riprende in uno studio prospettico. Le istantanee che accolgono l’intera struttura sono il simbolo degli spazi adibiti alla ricerca, volutamente studiati perché favoriscano l’interazione tra le persone che li abitano, dai cui dialoghi emerge in maniera pacifica e non contraddittoria il costante rapporto tra fede e ragione. Maurizio Galimberti dona inoltre a favore di Uri alcune delle sue più famose opere, tra cui gli scatti a George Clooney e a Johnny Depp. Grazie alla partnership con Dolce & Gabbana, il contributo del noto Istant Artist si arricchisce anche degli scatti dedicati alla top model Olga Sheerer. L’esposizione si terrà presso Dorotheum, Palazzo Amman, via Arrigo Boito, 8 – Milano, dal 18 al 20 novembre 2009. Orario: 9:00 – 18:00. .  
   
   
I BANDIERAI DEGLI UFFIZI DI FIRENZE, PORTANO FIRENZE A KYOTO. UN OCCASIONE DI SCAMBI CULTURALI, STORICI E DELLA TRADIZIONE POPOLARE NELLA TERRA DEL SOL LEVANTE E NELLA CITTÀ GEMELLA DI FIRENZE.  
 
Firenze, 18 novembre 2009 - La partenza del gruppo è prevista per Mercoledì 18 novembre 2009 dall´aeroporto di Peretola destinazione Giappone. Lo scambio culturale tra Firenze e Kyoto risale al 22 settembre 1965, giorno nel quale è stato stipulato il gemellaggio tra le due città. Nell´ambito della sempre continua collaborazione e tra gli scambi culturali tra le istituzioni, i Bandierai degli Uffizi di Firenze, sbandieratori del Calcio Storico Fiorentino porteranno la città del Giglio nella città di Kyoto. Kyoto ha una storia di 1200 anni ed è una delle città più antiche del Giappone. Fu capitale del Giappone sotto il nome di "Heian-kyo" nell´anno 794. Kyoto conserva numerosi manufatti e monumenti di alta valenza culturale, come testimonianze del tempo e della propria storia. Ciò è dimostrato dagli antichi templi e santuari costruiti in stili unici, così come le case private hanno un´architettura originale ed un fascino particolare. Inoltre, numerose feste, cerimonie e tradizioni popolari rivelano la volontà, da parte della città di conservare e trasmettere la propria cultura e la propria lunga storia. La visita si limiterà alla città di Kioto in collaborazione con l´Istituto di Cultura Italiana con il quale è stato instaurato un rapporto di collaborazione per futuri scambi culturali in Giappone ed nella nostra città. Gli intenti comuni e di alto profilo storico delle due città, viene ancora una volta sigillato dalla partecipazione in terra nipponica dei Bandierai degli Uffizi con varie esibizioni, dove il Giglio di Firenze sarà il simbolo di una sempre rinnovata aggregazione tra i due popoli. .