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LUNEDI
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Notiziario Marketpress di
Lunedì 28 Marzo 2011 |
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SEMINARIO: NUOVE FORME DI PUBBLICITÀ PRODUCT PLACEMENT…E POI? ADVERTISER FUNDED PROGRAMMING, PUBBLICITÀ DINAMICA, SPLIT SCREEN, ELEVATORS… COME USCIRE INDENNI DAL LABIRINTO DELLE NUOVE FORME DI ADVERTISING |
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Milano, 28 marzo 2011 . Il seminario analizzerà, con taglio pratico, la disciplina del product placement cinematografico e televisivo; sarà inoltre realizzata una panoramica sulle più recenti e innovative declinazioni della comunicazione pubblicitaria, attraverso l’esame della prassi del mercato e dei provvedimenti delle autorità coinvolte, al fine di individuare aree di rischio e opportunità commerciali sino ad oggi poco valorizzate. L´incontro si terrà giovedì 31 marzo 2011 ore 15.00nella sede di Portolano Colella Cavallo Studio Legale di Milano, in via dell´Orso 2 e avrà durata di un’ora e mezza. La partecipazione è gratuita ed è rivolta agli operatori delle imprese interessate ed ai professionisti del settore. Il numero dei posti è limitato. Iscriversi inviando e-mail a eventi@portolano.It , indicando nome cognome, società, job title e numero di telefono. |
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RICCARDI ANDREA: GIOVANNI PAOLO II, LA BIOGRAFIA |
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Milano, 28 marzo 2011- La biografia più documentata su Giovanni Paolo Ii. Un viaggio attraverso le vicende che hanno caratterizzato la seconda metà del Xx secolo, per comprendere appieno la carismatica figura del Pontefice. Giovanni Paolo Ii, protagonista per più di un quarto di secolo sulla scena mondiale, è stato definito il papa slavo, colui che ha dato il colpo di grazia all’Unione Sovietica e al suo impero, l’uomo del secolo. Più semplicemente, egli riteneva di aver ricevuto il compito di introdurre la Chiesa nel nuovo millennio. Questo era il senso del suo viaggio condotto, secondo la sua convinzione, dal filo invisibile della Provvidenza. Questa guida nascosta l’aveva sottratto alla guerra e alle deportazioni di cui erano caduti vittima tanti suoi compagni; l’aveva chiamato alla vita sacerdotale; l’aveva scelto come vescovo e come papa. Ancora nel 1981 questo scudo di grazia l’aveva protetto in occasione dell’attentato in piazza San Pietro. Una volta ristabilito, Giovanni Paolo Ii ampliò ulteriormente il suo raggio d’azione. Al servizio della Chiesa cattolica, egli si impegnò a favorire l’unione tra i cristiani, l’amicizia con l’ebraismo, il dialogo tra le religioni, la pace nel mondo. Al termine della sua vita, consumato dalla dedizione, commosse il mondo con la sua sofferenza. L’opera di Andrea Riccardi, storico e fondatore della Comunità di Sant’egidio che conobbe e collaborò a lungo con il papa polacco, è la prima vera biografia scritta su base scientifica e testimoniale di un papa che ancora vive nel ricordo di credenti e non credenti. Andrea Riccardi è ordinario di Storia contemporanea presso la Terza Università di Roma e fondatore della Comunità di Sant’egidio. Presso le Edizioni San Paolo ha pubblicato: Le politiche della Chiesa (1997); Vescovi d’Italia. Storie e profili del Novecento (2000), Dio non ha paura. La forza del Vangelo in un mondo che cambia (2003), La pace preventiva. Speranze e ragioni in un mondo di conflitti (2004) e ha curato Il sogno di un tempo nuovo. Lettere di Giorgio La Pira a Giovanni Xxiii (2009). Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi), 562 pagine, Prezzo di copertina: € 24,00. |
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«IL ROMANZO DEI MILLE» DI CLAUDIO FRACASSINELLA SESTINA DEI FINALISTI DEL PREMIO BANCARELLA 2011 |
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Milano, 28 marzo 2011- Il Romanzo Dei Mille di Claudio Fracassi (Mursia) si è aggiudicato il Premio Selezione Bancarella 2011 entrando così nella sestina finalista per la 59esima edizione del Premio Bancarella, il premio dei librai italiani, che sarà assegnato come da tradizione nella piazza di Pontremoli il prossimo 17 luglio. Insieme a Il Romanzo dei Mille, fanno parte della sestina del Premio Selezione Bancarella 2011, Lepanto di Alessandro Barbero, La fine del mondo storto di Mauro Corona, Dictator – Il trionfo di Cesare di Andrea Frediani, Non chiedere perché di Franco Di Mare e A piccoli colpi di remo di Alberto Cavanna. «Ho raccontato l´impresa dei Mille partendo dalle tantissime testimonianze che hanno lasciato i garibaldini, giovani piedi di ideali che hanno vissuto fatti che sembrano usciti dalla fantasia di un romanziere. Quell´impresa fu un vero romanzo della storia », ha dichiarato Fracassi, giornalista (storico direttore di ‘Paese Sera’, ha poi fondato e guidato il settimanale ‘Avvenimenti’) «Mi fa un immenso piacere che questo libro sia piaciuto ai librai indipendenti che oggi voglio ringraziare per il lavoro che fanno quotidianamente per la salvaguardia della bibliodiversità e l’indipendenza della cultura». Con gli occhi stupefatti dei volontari venuti dal Nord, e attraverso i loro racconti, Il Romanzo Dei Mille di Claudio Fracassi (pagg. 416; 19 euro) ripercorre quelle ore e quei giorni: il finto sequestro delle navi a Genova, la tumultuosa traversata, la fredda accoglienza iniziale e il crescente entusiasmo di una popolazione sconosciuta, la fame e le pene degli accampamenti, le paure e il sangue delle lotte corpo a corpo, le barricate di Palermo. Sullo sfondo, gli intrighi della diplomazia, lo sgretolamento del regime dei Borboni, il febbrile interesse dell’opinione pubblica europea. Il libro ripercorre – a cominciare dallo scambio di messaggi cifrati alla vigilia della partenza da Quarto - la scena e i retroscena dell’impresa garibaldina giorno per giorno, battaglia per battaglia, raccontandone i complicati rapporti con la popolazione e con i picciotti. Nello stesso tempo, descrive dall’interno il crollo del potere borbonico in Sicilia. I Mille erano una compagine decisamente eterogenea per provenienza, ceto sociale e motivazione: numerosi erano gli esuli siciliani; moltissimi i ragazzi lombardi, toscani, veneti, partiti per «liberare il Sud». C’erano, tra i mille, «il patriota sfuggito alle galere, il siciliano in cerca della patria, il poeta in cerca d’un romanzo, l’innamorato in cerca dell’oblìo, il miserabile in cerca d’un pane, l’infelice in cerca della morte». L’avventurosa spedizione viene ricostruita con scrupolo documentale, utilizzando come fonti le memorie dei volontari garibaldini – spesso inedite o dimenticate negli archivi e nelle biblioteche specializzate -, le corrispondenze riservate dei diplomatici e dei ministri, i messaggi dei militari borbonici, i racconti di uno dei cappellani dell’esercito di Francesco Ii. Per una gran parte della diplomazia europea i mille erano “una banda di filibustieri”. Scrisse in una lettera ai genitori un giovanissimo volontario: «Ci hanno tacciati di essere facinorosi, pazzi, gente che non ha nulla da perdere. Adesso che tutto è riuscito battono le mani e plaudono ai “giovani eroi”». Claudio Fracassi è nato a Milano nel 1940, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista e scrittore è stato direttore del quotidiano Paese Sera dal 1983 al 1987, in seguito ha fondato il settimanale Avvenimenti che ha diretto dal 1989 al 2000. Studioso di storia e meccanismi dell’informazione, con Mursia ha pubblicato La lunga notte di Mussolini ( 2002), Bugie di guerra (2003), Matteotti e Mussolini. 1924: il delitto del Lungotevere (2004) e Quattro giorni a Teheran (2007). Al Risorgimento ha dedicato i saggi: La meravigliosa storia della Repubblica dei Briganti (2005) e La ribelle e il Papa Re (2009) |
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SULLA SOGLIA DELL´ETERNITÀ DI EMMANUELLI XAVIER |
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Milano, 28 marzo 2011 - Il testamento spirituale e civile di uno dei fondatori di Medici senza Frontiere; una straordinaria riflessione sull´uomo, la vita, la morte e il nostro domani. Questo libro rappresenta il testamento spirituale di Xavier Emmanuelli e ripercorre la sua esistenza dedicata agli ultimi e ai dimenticati, senza nascondere i propri errori e i difetti. Dal ricordo del padre, medico di famiglia, al suo lavoro nei reparti di medicina d´urgenza, ma soprattutto le incredibili avventure con “Medici senza Frontiere” e con il “Samu social”, impegnato a dare assistenza ed aiutare secondo la filosofia della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, senza dimenticare gli eccessi dei media, la disumanità di certa medicina incurante delle reali necessità degli uomini. Con le sue confessioni e al suo Credo, Xavier Emmanuelli ci lascia un messaggio essenziale sui fondamenti della nostra società. «Talvolta ho pregato davanti ai morti, alle catastrofi, ai disastri e alle ingiustizie, fino a pronunciare follemente l´impossibile ingiunzione: Dio mio, fa´ che io non creda più in te – perché se esisti, non puoi permettere tutto ciò!...» Xavier Emmanuelli. Xavier Emmanuelli, medico e politico francese, nato nel 1938. È tra i fondatori di una delle maggiori fondazioni umanitarie, «Medici senza Frontiere» e uno dei pionieri della medicina d´urgenza. Edizioni San Paolo, 144 pagine, Prezzo di copertina: € 12,00 |
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CONCORSO LETTERARIO: GRAN GIALLO CASTELBRANDO SECONDA EDIZIONE, MAGGIO 2011 |
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Castelbrando, 28 marzo 2011- Il centro Culturale Castelbrando, con il Patrocinio della Provincia di Treviso e dei Comuni di Cison di Valmarino, Tarzo, Miane, Follina e Revine Lago, invita autori affermati ed esordienti a inviare le proprie opere inedite con le seguenti caratteristiche: Bando di Concorso - Sezione letteraria libro giallo per adulti e per ragazzi. 1) Il concorso è aperto e tutti i cittadini italiani ed europei. Le opere devono essere inedite, ovvero mai pubblicate né su stampa né on-line, e devono essere redatte in lingua italiana. Non è posto nessun limite di lunghezza, ma le cartelle dovranno rispettare un formato standard. La vicenda deve essere almeno parzialmente ambientata in Italia, la narrazione può svolgersi nel passato o nel presente, ma deve avere rigorosamente un taglio giallo o poliziesco con approfondimenti psicologici che si concentrano sui singoli protagonisti. 2) Si può partecipare con un solo elaborato sia nelle sezione giallo per ragazzi, sia in quella giallo per adulti. Nella sezione per ragazzi si selezionerà un solo vincitore. 3) Come segno di attenzione alla salvaguardia delle foreste, la redazione non accetterà manoscritti in forma cartacea, ma solamente una copia digitale in versione pdf o word all’indirizzo e-mail: grangiallo@castelbrando.It Gli elaborati dovranno pervenire non oltre il 15 aprile 2011, accompagnati da brevi note biografiche dell’autore, indirizzo e-mail dello stesso, la precisazione se si tratta di un giallo per ragazzi o per adulti e infine il consenso al trattamento dei dati. 4) La quota di partecipazione è fissata in Euro 20,00 da versare sul conto corrente 100000004021, intestato a Veniceland Centro Culturale, Iban: It58b0622562191100000004021, causale del versamento: Premio Gran Giallo Castelbrando. 2 5) Il giudizio sulle opere spetta insindacabilmente al comitato di lettura della redazione culturale che non è tenuta a rendere partecipi gli autori. Dopo una prima scrematura, la giuria di Castelbrando invierà il primo capitolo dei primi cinque manoscritti classificati a una lista di 5000 lettori, i quali saranno invitati a leggerlo, e a loro verrà posta la seguente domanda: “Qual è il libro che vorreste continuare?” La risposta dei 5000 lettori sarà determinante per la scelta della giuria. Le prime tre opere così selezionate verranno premiate durante una cerimonia che si terrà nel mese di Maggio 2011 a Castelbrando e l’opera classificatosi prima verrà segnalata alle redazioni delle principali case editrici italiane. Al vincitore verranno riconosciuti un premio in danaro di Euro 500,00 e un voucher omaggio comprensivo di soggiorno di una notte in castello e ingresso al centro benessere. 6) In nessun caso gli elaborati verranno restituiti, sia nella sezione dedicata al giallo per ragazzi, sia nella sezione dedicata al giallo per adulti. 7) La partecipazione alla selezione prevede l’accettazione di tutti i punti sopraccitati. Per maggiori informazioni Tel. 0438 9761 www.Castelbrando.it/ |
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LUCAS LUCAS RAMóN, ORIZZONTE VERTICALE : SENSO E SIGNIFICATO DELLA PERSONA UMANA |
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Milano, 28 marzo 2011 - Il primo volume di un ampio trattato di antropologia filosofica: alla ricerca del senso e del significato della persona umana. Senso e significato della persona umana, il primo volume di un ampio trattato di antropologia filosofica. A una prima parte, dedicata alla contestazione – secondo la prospettiva di una rigorosa ortodossia cattolica – di numerose correnti filosofiche dell’Ottocento e del Novecento, segue una seconda parte impegnata nell’analisi dell’orizzonte terreno in cui spazia l’esistenza umana. Da qui Lucas avvia la costruzione filosofica della verticalità della persona che in tale orizzonte appunto si protende verso la trascendenza: la sua dimensione spirituale, religiosa, morale, la specificità che la contraddistingue dal mondo animale, la sua vita di relazione e i problemi di una moderna democrazia, la corporeità come tramite della comunicazione e come espressione dell’affettività. Ramón Lucas Lucas, Lc, è professore ordinario di “Antropologia filosofica e bioetica” nella Facoltà di filosofia della Pontificia Università Gregoriana. Professore incaricato nella Università Europea di Roma e nell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum. A Madrid è professore invitato permanente alla Università statale Rey Juan Carlos e alla Università privata Francisco de Vitoria. Membro della Pontificia Accademia per la Vita. Membro della Sociedad Hispánica de Antropología Filosófica. Deputy Director General of the International Biografical Centre, Cambridge. Le sue pubblicazioni recenti presso le Edizioni San Paolo: Antropologia e problemi bioetici 2001, Bioetica per tutti 20052, L’uomo spirito incarnato 20073. Edizioni San Paolo, 382 pagine, Prezzo di copertina: € 30,00 |
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“ATTRATTO DA UN INSOLITO DELITTO: THE AUSTRALIAN CONNECTION”, |
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Castelbrando, 28 marzo 2011- Con il titolo di “Attratto da un insolito delitto: the Australian connection”, la giornalista italiano-australiana Patty Durath Cooper firma un intrigo romantico-scientifico di sorprendente attualità. Il tema affrontato nel libro, infatti, è la sostenibilità energetica come alternativa alla gestione di un nucleare ancora incerto. La trama: un ingegnere australiano progettista di strutture sostenibili, un imprenditore italiano, un ingegnere nucleare francese ed il Gotha dell’architettura mondiale si ritrovano in un castello del Veneto orientale per definire un progetto: Vertical City, una enorme futura città interamente sostenibile che deve essere edificata a Nord di Sydney. Dall’australia arriva però una oscura serie di omicidi che mette in pericolo la vita dei protagonisti e complica le relazioni fra i personaggi. Nessuno è quello che dice di essere, nessuno si sente realmente se stesso, nessuno è esente da colpe. Le vicende sentimentali si intrecciano e le emozioni dei protagonisti riverberano sul bush australiano e sulla foresta prealpina, mentre la natura con i suoi improvvisi ed incontrastabili accadimenti infuria sui destini di tutti. “ Il Giappone fabbrica attualmente più del 50% dei moduli fotovoltaici installati nel mondo. E ne fa esso stesso largamente uso. Marco fece una pausa, ed un pensiero gli si insinuò fulmineo: nel Luglio 2007 un sisma di magnitudo 6,8 aveva danneggiato l’impianto nucleare di Kashiwazaki-karuwa, il più grande del mondo con i suoi 7 reattori. Solo dopo 24 ore la Tepco, ente che gestiva la centrale, ammise che i progettisti non avevano preso in considerazione l’eventualità di un terremoto così potente. E contemporaneamente gli venne anche in mente che nell’ottobre del 2008 un deputato giapponese aveva denunciato ai diplomatici Usa l’insabbiamento di incidenti nucleari in territorio giapponese. Fissò il delegato nipponico che gli oppose uno sguardo indecifrabile. State seduti sul pezzo di terra più instabile che esista e non siete abituati a dire la verità. Fabbricate moduli fotovoltaici e li esportate in tutto il mondo ma evidentemente l’energia non vi basta mai. Figli di un modello produttivo esasperato e suicida. Almeno noi siamo figli di peccati minori. Marco riprese fissando la platea con voce sicura: -L’italia è inadempiente anche al protocollo di Kyoto: in questo paese le emissioni di anidride carbonica sono aumentate di 17 milioni di tonnellate dal 1997.” E’ già possibile prenotare il libro, al prezzo di Euro 17.50 a copia, mandando una mail all’indirizzo: info@castelbrando.It |
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PREMIO ITAS DEL LIBRO DI MONTAGNA 2011 106 LE OPERE ISCRITTE ALLA 40.A EDIZIONE |
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Trento, 28 marzo 2011 - Sono 57 le Case editrici che hanno presentato 106 opere a concorso al 40° Premio Itas del Libro di Montagna 2011, il più antico Premio letterario italiano riservato ad opere che raccontano la montagna ed i suoi valori. Il termine ultimo per la presentazione delle opere è scaduto il 12 marzo scorso ed ora la Giuria del Premio (Ulderico Bernardi, docente universitario e scrittore, Franco Giacomoni Società Alpinisti Tridentini, Alberto Papuzzi giornalista e alpinista, Annibale Salsa, docente universitario e scrittore, Gino Tomasi scrittore, direttore emerito del Museo tridentino di Scienze naturali di Trento, Joseph Zoderer scrittore, Luciana Povoli segretaria) si riunirà per deliberare l’assegnazione del massimo riconoscimento, il “Cardo d’oro” e dei due “Cardi d’argento”. La cerimonia di consegna del 40° Premio Itas si svolgerà nell’ambito del 59° Trentofilmfestival, martedì 3 maggio alle ore 17.00 al Castello del Buonconsiglio. |
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IL GIARDINIERE DI TIBHIRINE DI HENNING CHRISTOPHE, LASSAUSSE JEAN-MARIE IL LIBRO CHE VA OLTRE IL FILM UOMINI DI DIO, PREMIATO AL FESTIVAL DI CANNES 2010. |
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Milano, 28 marzo 2011 - Nel 1996, sette monaci trappisti vengono sequestrati nel monastero in cui vivono, lavorano, soccorrono i malati, anche quando si tratti di terroristi. Successivamente vengono barbaramente trucidati e decapitati. A Tibhirine, in Algeria, a distanza di quindici anni dalla consumazione del martirio, il monastero continua a vivere di una presenza diversa. «Le relazioni di buon vicinato, il lavoro agricolo in comune e l´accoglienza al monastero continuano ad approfondire le radici di questa presenza e tengono viva la testimonianza dei monaci». Così come il giardino, luogo di memoria, di pace, di incontro con la popolazione musulmana. Domanda aperta sul futuro dell’uomo. «Non è al cielo, non è altrove, che io sono chiamato a essere testimone del Vangelo e dell’amore di Dio. È qui, oggi, sulla terra di Tibhirine» Jean-michel Lassausse. Jean-marie Lassausse è sacerdote della Mission de France e agronomo; nel 2001 è stato incaricato dall´arcivescovo di Algeri di prendersi cura delle coltivazioni dell´abbazia di Tibhirine. Lui stesso si reca sotto scorta a questa attività, che lo occupa per una parte della settimana. Christophe Henning vive a Parigi ed è presidente dell´Association des écrivains croyants d’expression française. Giornalista e romanziere, scrive su «Panorama», mensile di spiritualità cristiana del Gruppo Bayard. Collabora inoltre con numerose riviste: «Pèlerin», «La Documentation catholique», «Le Magazine des livres», «Etudes ou Christus». Edizioni San Paolo, 120 pagine, Prezzo di copertina: € 13,00, |
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IL “LIBRO VERDE DELLA LETTURA IN CALABRIA” |
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Roma, 28 marzo 2011 - L’assessore regionale alla Cultura, Mario Caligiuri, ha presentato, il 24 marzo, il “Libro verde sulla lettura in Calabria” nel corso di una manifestazione organizzata dal presidente del Centro nazionale per il libro, Gian Arturo Ferrari, in occasione della presentazione di una ricerca “Nielsen” sulla lettura in Italia. Alla manifestazione che si è svolta a Roma nel salone monumentale della biblioteca “Casanatense” erano presenti il sottosegretario ai Beni culturali Francesco Maria Giro e il linguista Tullio De Mauro che ha collaborato con la Regione Calabria alla realizzazione del progetto. “Il Presidente Scopelliti – ha dichiarato l’assessore Caligiuri - sta investendo sulla lettura per migliorare la qualità della democrazia e dell’economia, in quanto esiste un rapporto diretto tra capacità di lettura e prodotto interno lordo”. L’idea del “Libro verde”, unico in Italia del genere, era stata presentata nei mesi scorsi come strumento di coinvolgimento dell’intera società calabrese nelle politiche regionali per incentivare la lettura. Nel corso dell’ultima seduta la Giunta regionale ha approvato il documento riconoscendo il valore strategico e innovativo dell’iniziativa. Nei prossimi mesi il documento verrà discusso dall´intera società calabrese per raccogliere idee e per programmare in maniera condivisa le risorse economiche regionali nel settore. A breve sarà allestito un apposito spazio sul sito istituzionale www.Regione.calabria.it |
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DAL 31 MARZO AL 3 APRILE 2011, AL PICCOLO TEATRO STUDIO EXPO SPOONFACE, STORIA DI UNA BAMBINA MOLTO SPECIALE. LA MALATTIA COME OCCASIONE PER UNA DIVERSA INTERPRETAZIONE DELLA REALTÀ. UNO SPETTACOLO CON MELANIA GIGLIO E LA REGIA DI MARCO CARNITI. |
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Milano, 28 marzo 2011 - Spoonface (Faccia da cucchiaio) Steinberg è una bambina molto speciale, con un´ intelligenza particolare e una percezione della realtà irripetibile. Soffre di una sindrome autistica ma racchiude in sé un così prepotente istinto alla vita, che attraverso i suoi occhi il mondo appare nuovo e straordinario. La cosa più importante del vivere è “trovare la scintilla” dice la piccola. Il testo, scritto da Lee Hall, autore inglese candidato all’Oscar per la sceneggiatura di Billy Elliot, interpretato da Melania Giglio diretta da Marco Carniti, giocando sul filo sottile che separa il riso dal pianto, drammaturgicamente ben dosato e ricco della freschezza espressiva tipica del linguaggio dei bambini, offre uno sguardo disincantato sulla famiglia, la malattia, la diversità. Il regista riconosce nel testo: “un messaggio vitale ed energico di amore per la vita, finché c’è; un richiamo infantile, quindi efficacissimo, alla memoria storica dell’uomo, e una spiegazione semplice e dirompente del mistero dell’esistenza. Spoonface insegna che l’errore dell’uomo è nella divisione, nella separazione sistematica di questo da quello, mentre la divinità del creato risiede nella sua unità più profonda e intangibile, al di là di ogni religione. Spoonface Steinberg, in questo particolare momento storico, rappresenta la scelta coraggiosa ed interessante da far riflettere su temi di scottante attualità, visti con gli occhi di una bambina autistica, innamorata della bellezza della vita”. |
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DEBUTTA A MILANO LA NUOVA PRODUZIONE DEL TEATRO CARCANO LA BOTTEGA DEL CAFFE’ |
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Milano, 28 marzo 2011 - Perché mettere in scena un classico, perché proprio “questo” classico”? Le risposte possibili sono quasi sempre vaghe, ma, nel nostro caso, a chi ci ha posto queste domande, abbiamo risposto in maniera tutt’altro che generica. In primo luogo La bottega del caffè rimane, come la maggior parte del teatro di Goldoni, un’eccezionale banco di prova per attori, registi, scenografi e costumisti e vale a dire per tutta la parte artistica. In secondo luogo: come tutti i più grandi autori, Goldoni descrive, indaga e mostra allo spettatore, in forma imperfettibile l’agire degli esseri umani in un determinato contesto storico e in un continuum culturale che ancora oggi ci appartiene. Invidia, amore, odio, brama di denaro, di potere, lotta per il benessere, per il cibo, sono forse cambiati, nella loro sostanza, da quando Goldoni ha scritto i suoi capolavori? No. Però Goldoni, che fa parte di quella ristrettissima cerchia di autori che hanno scritto sul palcoscenico e per il palcoscenico, secondo regole che sono ancora oggi insuperate poiché rappresentano un perfetto equilibrio fra la parola e l’azione scenica, li descrive in maniera ineguagliata. In terzo luogo vi è una motivazione di carattere affettivo. Questa meravigliosa commedia venne allestita con Giulio Bosetti nel 1989 al Teatro Romano di Verona. La regia era di uno dei maggiori registi italiani: Gianfranco De Bosio. I bellissimi costumi erano di Santuzza Calì e le scene di Emanuele Luzzati, forse il più grande scenografo teatrale del dopoguerra. Scene che, per inciso, hanno ispirato quelle che oggi Guido Fiorato, suo allievo prediletto, ha disegnato per il nuovo allestimento. Ci sembra che questo giustifichi la voglia di cimentarsi nuovamente con il nostro grande, eterno contemporaneo Carlo Goldoni. Note di regia Protagonista della commedia è l’occhialetto, diabolico strumento, col quale don Marzio, seduto al caffè, spia indiscretamente tutto e tutti, sforzandosi di vedere anche quello che effettivamente non è: “il mio occhialetto non isbaglia “ … Ciò che caratterizza questo capolavoro goldoniano è l’estrema concretezza con cui sono fuse l’evocazione dello sfondo ambientale, il dipanarsi dell’intreccio imperniato su pettegolezzi, manie, stravaganze, imbrogli e finzioni, e il disegno geniale d’un carattere, quello di don Marzio: “Eh! Io so tutto. Sono informato di tutto. So quando si va, quando esce. So quel che spende. Quel che mangia, so tutto.” Don Marzio è il prototipo di quei frequentatori di caffè che sanno di questo e di quello, che raccolgono notizie dalla voce degli altri e dalle gazzette per farsene portavoce, senza la cura di controllarle e di verificarne la fondatezza, mescolando verità e invenzione. Nella Bottega del caffè si nasconde una vena scientifico-filosofica caratteristica del diciottesimo secolo e non manca quel doppio livello di lettura, quell’aspetto metateatrale che più volte si ritrova nel Goldoni. Agli spettatori del Teatro Sant’angelo, sul finire dell’autunno 1750, questa commedia, che ha come scena fissa una piazzetta veneziana en plein air, doveva apparire come un prolungamento della città lagunare, proprio mentre si popola con le prime maschere e con l’arrivo degli immancabili forestieri, attratti dal clima carnevalesco. La scena è uno spazio quotidiano che ruota attorno ad un centro fortemente simbolico, rappresentato dalla bottega del caffè, un luogo dove si mescolano il consueto e l’imprevedibile: il punto ideale per osservare e giudicare il “Mondo”. Non doveva essere difficile per gli stessi spettatori riconoscere le figure che si agitavano nel cerchio della finzione. Ancora una volta la quotidianità s’intreccia dentro le pareti del Teatro, assecondando un sapiente intreccio d’invenzione comica e di verità. La realtà della Bottega del caffè è trascolorante: i limiti fra verità ed apparenza tendono a scomparire: Leandro non è che un finto conte; la pellegrina si scopre una moglie in cerca del marito nascosto sotto falso nome; Vittoria, per non essere riconosciuta, passeggia in maschera; nella bisca di Pandolfo si giuoca con le carte segnate e la casa della ballerina ha forse una porta di dietro. “Flusso e riflusso, per porta di dietro”: ecco l’insinuante ritornello di don Marzio, spione che “ha saputo tutto” ma che in realtà non sa nulla. La geniale costruzione drammaturgia della commedia lascia allo spettatore la sensazione di osservare i casi dell’esistenza attraverso l’occhialetto diabolico di un Maldicente che non tace mai e pretende sempre d’aver ragione. Don Marzio, puntiglioso e insinuante, è sempre pronto a inforcare il suo occhialetto e puntarlo sui casi del “Mondo”. Nella sua mente si rincorrono ipotesi che le parole traducono frettolosamente in certezze. Ogni notizia si tramuta in maldicenza. Il suo sistema di giudizio, ne quale si intersecano personaggi e avvenimenti differenti, finisce per imporsi come una coscienza scomoda dell’esistenza. Le sue ultime battute celano a malapena l’amarezza e la malinconia per un’utopia che gli eventi vanificano. “Andrò via di questa città; partirò a mio dispetto, e per causa della mia trista lingua, mi priverò del paese, in cui tutti vivono bene, tutti godono la libertà, la pace, il divertimento, quando sanno essere prudenti, cauti ed onorati”. |
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AL TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI GIANLUCA GUIDI ENZO GARINEI NELLA COMMEDIA MUSICALE “AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA”, UNO DEGLI SPETTACOLI PIÙ AMATI DI GARINEI E GIOVANNINI. |
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Milano, 28 marzo 2011 - Dopo il successo della scorsa stagione, torna in scena, prodotto dal Sistina, “Aggiungi Un Posto a Tavola”, uno degli spettacoli più amati di Garinei e Giovannini. Diventata oramai un classico del teatro italiano, questa commedia musicale, nata dalla penna di Garinei e Giovannini con la collaborazione di Jaja Fiastri e dalla partitura di Armando Trovajoli, è stata rappresentata per la prima volta nel 1974. E’ uno spettacolo unico e particolarissimo che deve il suo successo, oltre che alle invenzioni del testo e delle musiche, alla perfetta macchina teatrale inventata da Giulio Coltellacci che firmò scene e costumi. La canonica, la piazza con il sagrato, l´Arca si succedono in maniera continua grazie ai due girevoli che danno vita a cambiscena che spesso hanno strappato l’applauso a “scena aperta”. In questa versione ritroviamo le coreografie di Gino Landi, tra i più apprezzati e conosciuti coreografi italiani e storico collaboratore della ditta G&g e autore delle coreografie originali. La regia è quella originale di Garinei e Giovannini rimessa in scena da Johnny Dorelli. Fin dalla sua prima rappresentazione “Aggiungi Un Posto a Tavola” ha conquistato il cuore del pubblico che ha applaudito i suoi personaggi in ogni angolo del mondo. Lo spettacolo è un rarissimo caso di commedia diventata veramente internazionale: è infatti stata rappresentata in oltre 50 versioni dalla Russia all’Inghilterra, dal Brasile alla Cecoslovacchia, dall’Austria all’Argentina e poi in Messico, in Perù e in Spagna. La storia, liberamente ispirata a “After me the deluge” di David Forrest, narra le avventure di Don Silvestro e del suo paese, scelti da Dio per costruire una nuova arca e salvarsi dal secondo diluvio universale. In questa edizione Gianluca Guidi, attore e cantante di talento che il pubblico italiano ben conosce e apprezza, indosserà la tonaca di Don Silvestro garantedogli la sua innata simpatia e comunicatività. Nel ruolo del sindaco Crispino torna Enzo Garinei con la sua inarrestabile verve. Consolazione avrà la simpatia, la carica vitale e ironica di Marisa Laurito, beniamina del pubblico che da sempre la segue nelle sue performance televisive e teatrali. Marco Simeoli, che il pubblico teatrale ricorda sicuramente nelle ultime due stagioni a fianco di Gigi Proietti in “Di Nuovo Buonasera”, sarà l’ingenuo e focoso Toto. Valentina Cenni vestirà gli innamorati panni di Clementina mentre Titta Graziano interpreta Ortensia la “severa” moglie del sindaco Crispino e Andrea Carli quelli dell’austero Cardinale Consalvo. Uno spettacolo che sarà ancora una volta capace di “rapire” gli spettatori per portarli in un fantastico mondo fatto di musica e risate. Don Silvestro, il parroco di un piccolo paese di montagna, riceve un giorno una "inaspettata" telefonata: Dio in persona gli ordina di preparare un’arca, in vista di un secondo diluvio universale. Il giovane parroco aiutato dagli abitanti del paese ma intralciato da mille inconvenienti (non ultimo il Sindaco del paese, Crispino, che cercherà in tutti i modi di mettergli i bastoni tra le ruote), riesce alla fine tra mille dubbi nella sua impresa di costruire l’arca che però non salperà mai. Poco prima del diluvio un cardinale convince la gente del paese a non seguire Don Silvestro che viene creduto pazzo e al momento del cataclisma sull´arca si trovano solo lui e Clementina, la giovane figlia del sindaco. Silvestro decide però di non abbandonare il suo paese e i suoi amici: a diluvio iniziato scende dall´arca. Dio vede fallire il suo progetto e fa smettere il diluvio: tutti sono sani e salvi, salvati dall´altruismo e dall´amicizia del curato. All´interno della storia si dipanano molte mini-trame in un perfetto gioco di scatole cinesi: l´amore di Clementina per Don Silvestro; l´inimicizia per lo stesso del padre di Clementina, l´ateo Crispino; la comparsa in paese di Consolazione, una prostituta che distrarrà gli uomini del paese dai loro doveri familiari; l´amore di essa per Toto , lo scemo del paese, che grazie alla riacquistata virilità la trarrà dalla attenzioni degli altri uomini e la sposerà. Un po’ di storia “Aggiungi Un Posto a Tavola” è un testo di Garinei e Giovannini scritto con Jaja Fiastri, ispirata da un romanzo di D Forrest "After me the deluge". Musica:armando Trovajoli. Scene e costumi: Coltellaci. Coreografie: Landi. E´ stato rappresentato per la prima volta a Roma, al Teatro Sistina, l´8 Dicembre 1974. Il cast era il seguente: Don Silvestro - Johnny Dorelli; Crispino: Paolo Panelli; Ortensia: Christy; Clementina: Daniela Goggi; Toto: Ugo Maria Morosi; Consolazione: Bice Valori; Il Cardinale: Carlo Piantadosi; La voce di Lassù: Renato Turi. Nel 1977 venne ripreso con lo stesso cast, unica eccezione: Jenny Tamburi al posto di Daniela Goggi. Venne ripreso poi nel 1990 con il seguente cast: Don Silvestro: Johnny Dorelli; Crispino: Carlo Croccolo; Ortensia: Christy; Clementina: Tania Piattella; Toto: Adriano Pappalardo; Consolazione: Alida Chelli; il Cardinale: Carlo Piantadosi; La voce di Lassù: Riccardo Garrone. Il 19 dicembre 2003 va in scena con il seguente cast: Don Silvestro: Giulio Scarpati; Crispino: Enzo Garinei; Ortensia: Christy; Clementina: Martina Stella; Toto: Max Giusti; Consolazione: Chiara Noschese; il Cardinale: Andrea Carli; La voce di Lassù: Riccardo Garrone. La stagione successiva ritorna con il medesimo cast ad eccezione del ruolo di Clementina che viene interpretato da Margot Sikabony. All’estero Il 19 novembre 1976, con il titolo “Evviva Amico”, la commedia è stata rappresentata a Vienna (Traduzione austriaca di Peter Turrini) al teatro Van der Wien, con il seguente cast: Don Silvestro: Peter Frolich; Crispino: Ekkehard Fristsch; Clementina: Aniko Benko; Toto: Peter Branoff; Consolazione Lisette Pulver. L´11 Maggio 1977 è stata rappresentata al teatro Monumental di Madrid, con il titolo “El diluvio que viene” nella versione spagnola di Giorgi, con il seguente cast: Don Silvestro: Lorenzo Valverde; Crispino: Franz Joham; Ortensia Josephina Guel ; Clementina: Maria Elias; Toto Victor Petit; Consolazione: Lia Uya; il Cardinale: Franco Ricchio; la voce di Lassù: Josè Guardiola.con lo stesso titolo ma differente cast è stato rappresentato a Santiago del Cile, Mexico City e Buenos Aires. Con il titolo “Beyond the rainbow” il 9 novembre 1978 ha debuttato a Londra al teatro Adelphi, in una versione curata da David Forrest per i dialoghi e da Leslie Bricusse per le liriche, con il seguente cast: Don Silvestro: Jhonny Dorelli; Crispino: Roy Kinnear; Clementina: Janet Mahoney; Toto: Jeoffrey Burridge; Consolazione: Lesley Duff; la voce di Lassù: Noel Johnson. Nel corso delle repliche , Johnny Dorelli fu investito da un taxi, dovette interrompere lo spettacolo e fu temporaneamente sostituito da Andrew Sharp e poi da Freddy Quinn il Don Silvestro della versione di Lubecca. Nel Maggio 1981 ha debuttato al Teatro Cardoso di San Paolo del Brasile con il titolo Ai´ven o diluvio. In tutte queste edizioni scene costumi coreografia e regia sono state quelle dell´edizione originale. Con differenti scene costumi coreografia e regia è stato rappresentato il 9 giugno 1977 a Lubecca con il titolo “Himmel, Arche und Wolkensbruch” nella versione tedesca di Turrini-ortohofer-vibach, con il seguente cast: Don Silvestro Freddy Quin; Crispino: Heinz Fabian; Ortensia: Susanne D´albert; Clementina: Silvia Anders; Toto: Dieter Kaiser; Consolazione: Marie-luise Maryanne; Cardinale: George Kremer. Nel Dicembre 1987 con il titolo “Mennybol a telefon” è stato rappresentato al teatro operetta di Budapest, nella versione ungherese di Telegdi Polgar e Ivan Kalman con il seguente cast: Don Silvestro: Tamas Borondi; Crispino: Zoltan Benkoczy; Ortensia: Aranka Halasz; Clementina: Marika Oszvald; Toto Andras Farago; La voce di Lassù: Laszlo Hadics. Nel 1989 fu rappresentato in Unione Sovietica al teatro di stato di Sverdlosk con la regia di Kirion Streznev con il titolo Konetz Svieta e successivamente al teatro dei Congressi a Mosca. |
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AL TEATRO SMERALDO ROSSELLA BRESCIA E STEFANO DE MARTINO IN CASSANDRA UN BALLETTO DI LUCIANO CANNITO |
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Milano, 28 marzo 2011 - Cassandra ha debuttato in prima mondiale nel 1995 al Teatro Olimpico di Roma, cui sono seguite numerose altre rappresentazioni in giro per il mondo tra cui: Estonian National Opera, Dalhalla Opera Festival, Parigi, Avignone, Teatro Verdi di Trieste, Israele. “Non c’è da meravigliarsi se il balletto Cassandra dell’italiano Luciano Cannito è ormai da quattro stagioni nel repertorio dell’Estonian National Opera – l’intenso riadattamento contemporaneo della novella di Christa Wolf sulla Guerra di Troia, grazie ai suoi personaggi, la coreografia fluente, la danza sociale e jazz continua ad affascinare anche dopo averlo visto diverse volte.” “Bisogna riconoscere che il direttore artistico dell’Estonian National Ballet, Tiit Härm, ha ottime intuizioni nel trovare spettacoli straordinari -Cassandra inorgoglirebbe qualunque teatro europeo.” Stewart Sweeney, Cassandra revisited, 15 giugno 2006 Postimees Cassandra, tratto dal capolavoro di Christa Wolf che rielabora partendo dal mito classico il valore dell’indipendenza femminile, è uno dei lavori di maggior successo di Luciano Cannito tutt’ora presente nei repertori di molte affermate compagnie internazionali: dopo il debutto del 1995 al Teatro Olimpico di Roma è stato presentato, tra l’altro, all’Estonian National Opera, al Dalhalla Opera Festival, a Parigi, ad Avignone, al Teatro Verdi di Trieste, al Teatro San Carlo di Napoli, al Teatro Massimo di Palermo, dalla Bat Dor Dance Company di Israele.e il Ballet de l´Opéra de Nice, lo riprenderà nella prossima stagione. Traspone in chiave moderna la guerra di Troia ambientandola nella Sicilia degli anni Cinquanta. La giovane Cassandra, profetessa inascoltata, si innamora, contro il volere del padre Priamo - sindaco di un paese dell’entroterra – di Enea, un giovane disoccupato, e viene per questo rinchiusa nella sua camera, dove una notte sogna che una bellissima donna sarà la causa della sventura della sua gente. Dall’america, dove era emigrato in cerca di fortuna, torna inaspettatamente il fratello Paride portando con sé Hellen, fascinosa signora strappata a un miliardario. Nonostante i tentativi di dissuasione di Cassandra le nozze si celebreranno. All’arrivo improvviso di un furioso Ulysses, il marito americano di Hellen, che tenta di tutto per impossessarsi della moglie, la comunità isolana si compatta per proteggere i due novelli sposi. La tremenda profezia di Cassandra, di fronte al televisore – nuovo cavallo di Troia, oggetto sconosciuto nel paesino sperduto - che l’astuto magnate porta in dono rimane inascoltata: la popolazione si raduna di fronte all’oggetto misterioso e rimane come ipnotizzata, cadendo in un sonno profondo che permetterà a Ulysses di riprendere Hellen, non dopo aver derubato dei loro averi i paesani. A Cassandra, che rinuncerà per sempre al suo amore per Enea, non resta che spegnere il televisore |
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AL TEATRO CIAK FABBRICA DEL VAPORE GLI OBLIVION |
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Milano, 28 marzo 2011 - Gli Oblivion, rivelazione teatrale della scorsa stagione, nascono come fenomeno web: oggi si va dagli oltre novemila e seicento fans su Facebook, a più di un milione e ottocentomila visualizzazioni Youtube del video che li ha resi oggetti di culto tra il giovane popolo della rete: “I Promessi sposi in dieci minuti”. Da fenomeno web si sono poi trasformati in una solida macchina teatrale, ottenendo, anche in versione live, un incredibile riscontro di pubblico. Ed è la prima volta che in Italia una compagnia teatrale viene lanciata grazie al pubblico del web. Gli Oblivion hanno dimostrato che il pubblico di internet si può portare in massa a teatro e, grazie al successo del loro primo tour invernale, hanno conquistato una nuova fascia di spettatori che, affezionata alle sonorità un po’ demodé che il gruppo propone, apprezza anche la loro precisione scenica e l’ammirevole tecnica canora. “Oblivion Show”, con la regia del genio comico Gioele Dix, è soprattutto uno spettacolo di cabaret nella sua accezione più tradizionale, che si ispira a classici come il Quartetto Cetra, ma anche ai Monty Python, a Rodolfo De Angelis e Giorgio Gaber, con un occhio sempre puntato alla modernità, all’attualità e in particolar modo alla parodia. Quella che ne emerge è un’identità artistica che ha come punti di forza il “sound” inconfondibile delle voci armonizzate, nonché una spiccata vena comica e parodistica dei testi e delle situazioni messe in scena. Gli Oblivion utilizzano almeno un secolo di materiale musicale italiano servendosi delle canzoni come di un alfabeto privato, per montare, intrecciare, deformare, riciclare in modo da costruire uno scintillante palinsesto canoro, al tempo stesso omaggio ai grandi e sberleffo ai meno grandi, in cui si raggiunge un miracoloso equilibrio tra citazione e creatività, tra umorismo e commozione. Il senso del tempo, non solo musicale, entra nella natura stessa di questo show, permettendo le esilaranti connessioni musicali degli Esercizi di Stile dove vengono creati per la prima volta legami tra Eros Ramazzotti e i Tenores di Bitti, Marco Masini e il Quartetto Cetra e molti altri. Cavallo di battaglia è l´applauditissima sintesi dei Promessi Sposi in 10 minuti, un perfetto micro-musical dove Renzo, Lucia e tutti i personaggi manzoniani prendono vita sulle note dei Beatles, di Umberto Tozzi, Mina, Marco Masini, Modugno, Vecchioni e Morandi, Vasco Rossi e Ivan Graziani, Baglioni e Ornella Vanoni (per citarne solo alcuni). Ma gli Oblivion non omaggiano solo le icone nazionali, ma volano oltremanica e pescano dal mondo del Cigno di Avon: 8 tragedie di Shakespeare riassunte in 8 minuti, in un surreale contesto da “Porta a Porta” che ci racconta molto di più sull´Italia di oggi di quanto non faccia sulla Danimarca di Amleto. Gli Oblivion, ovvero teatro che può essere commedia musicale, rivista, spesso parodia, cabaret, e che a volte si avventura persino nel terreno della narrazione o del teatro canzone, ma che appare sempre segnato da un’imprescindibile relazione con la musica, quella musica che proprio grazie all’incontro col teatro moltiplica la propria capacità di coinvolgere, emozionare e divertire. Note di regia E’ un piacere dirigere gli Oblivion, cinque solisti che amano il gioco di squadra. Sono tutti ottimi cantanti, solidi sul piano tecnico e musicalmente versatili. Il loro repertorio spazia dal classico al pop, passano con disinvoltura dal canto gregoriano al rap, sono melodici e jazz. Ed è proprio il gusto per la contaminazione, unito all’innata vocazione per il palcoscenico, a renderli speciali. Hanno senso del comico e sanno mettersi in gioco anche come attori e attrici senza eccesso di pudore, pur non rinunciando al rigore richiesto dalle partiture. Il loro spettacolo è ricco di parodie, di riletture ironiche e di invenzioni drammaturgiche e musicali di straordinario impatto. Abbiamo lavorato insieme sui contenuti, sulle geometrie della scena e soprattutto sul ritmo. Una faticosa e felice avventura per la quale è valsa la pena spendersi senza risparmio. |
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AL TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI IL PIÙ GRANDE TRIBUTO DEDICATO ALLA STORICA BAND PROGRESSIVE TORNA IN ITALIA CON IL CONCERTO THE AUSTRALIAN PINK FLOYD SHOW – THE DARK SIDE OF THE MOON E CON NUOVI EFFETTI VISIVI IN 3D |
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Milano, 28 marzo 2011 - The Australian Pink Floyd Show: un nome ormai popolare per i fans italiani dei Pink Floyd che da anni affollano le date del più spettacolare tributo da sempre dedicato al gruppo di David Gilmour. Lo scorso tour portava sul palco i successi di quattro album diversi, ora invece assisteremo al ritorno al “Single album show” – dopo quello dedicato a The Wall del 2008 – che sceglie di onorare il capolavoro assoluto della band britannica The Dark Side of the Moon. Il primo The Australian Pink Floyd Show andò in scena sedici anni fa e da quel momento divenne celebre in tutto il mondo, tanto da ricevere la ‘benedizione’ dello stesso David Gilmour, che, nel 1994, presenziò allo spettacolo in Australia. The Australian Pink Floyd Show non è un semplice tributo, ma una fedele riproposizione degli Psychedelic ulti trac che i Floyd presentavano nei loro tour dal 1987 al 1994, straordinari dal punto di vista sia musicale che scenografico e in cui il gioco di laser e di raggi luminosi, le animazioni sugli schermi e i suoni psichedelici caratterizzavano il set, creando atmosfere allucinanti e uniche nel loro genere. Fedele a tale cifra artistica, l’ormai consolidato progetto degli Australian ha realizzato successi in tutto il mondo, tanto da essere definito uno dei migliori spettacoli esistenti e da annoverare performances alla Royal Albert Hall di Londra e al Glastonbury Festival. Se nel 2008 The Australian Pink Floyd Show aveva celebrato The Wall riempiendo i palazzetti di Brescia e Fossano (Cn), e, l’anno successivo, realizzato tre sold out per altrettante date nel nostro paese, facendo rivivere sul palco il meglio della band britannica attraverso i migliori brani del loro repertorio, quest’anno l’attenzione degli Australian si rivolge a The Dark Side of The Moon, concept album capolavoro dei Pink Floyd pubblicato nel 1973 che ha segnato nuove strade soprattutto per ciò che riguarda il dialogo tra la partitura strumentale e l’uso di effetti campionati, registrazioni multitraccia e loop. Da quest’anno, inoltre, non saranno solo le indimenticabili note di The Dark Side of the Moon a infiammare il pubblico, ma ad esse si aggiungeranno nuovi schermi 3D che rendono ancora più suggestivo The Australian Pink Floyd Show. La band ha infatti scritturato il maestro degli effetti visivi di Hollywood John Attard, che ha lavorato per film quali Il Gladiatore, L’ultimo Samurai e Harry Potter. Attard ha aggiunto allo show una nuova dimensione grazie agli elementi visivi 3D, capaci di coinvolgere il pubblico in una nuova, inconsueta e straordinaria esperienza. Gli effetti creati da Attard, insieme all’immersione musicale creata dalla quadrifonia messa a punto da Colin Norfield, rendono The Australian Pink Floyd Show un “sovraccarico” di esperienze per i sensi e l’emozione degli spettatori Al pubblico verranno distribuiti gratuitamente gli occhiali 3D al momento dell’ingresso allo show, grazie ai quali esso potrà godere degli effetti creati da Attard, in tutto e per tutto simili a quelli che sono utilizzati nelle più moderne sale cinematografiche. I concerti dei Floyd sono sempre stati un’esperienza multimediale e appare dunque giusto che proprio gli Australian, che si fanno carico della loro eredità artistica, siano coloro i quali, per primi, portano l’esperienza 3D in un concerto rock! |
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IL BALLETTO COPPELIA “IN SCENA” SUGLI SCHERMI THE SPACE CINEMA |
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Milano, 28 marzo 2011 - In diretta dall’Opéra di Parigi lunedì 28 marzo alle 19.30 Dopo il successo di “Caligola” dello scorso febbraio, è in arrivo nelle sale The Space Cinema un nuovo appuntamento con i grandi classici del balletto: lunedì 28 marzo alle ore 19.30 in diretta dall’Opéra di Parigi andrà “in scena” sul grande schermo l’affascinante “Coppelia”. Etoiles e corpo di ballo danzeranno sulle note dell´orchestra diretta da Koen Kesseis con la coreografia di Patrice Bart. Lo spettacolo sarà visibile nelle sale The Space Cinema di: Napoli, Bologna, Torino, Parma, Catania, Perugia, Vimercate, Rozzano, Milano (Odeon), Roma (Moderno; Parco De Medici), Grosseto, Guidonia, Terni, Montesilvano (Pe). I biglietti sono già in prevendita alle casse di ogni cinema del circuito, al numero 892.111 oppure online sul sito www.Thespacecinema.it/ E’ prevista una promozione speciale per gruppi superiori a 12 persone. |
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IN PRIMA NAZIONALE, AL TEATRO STREHLER, DAL 2 AL 10 APRILE LA GRANDE COPRODUZIONE DEL PICCOLO CON IL THÉâTRE DE LA VILLE-PARIS: EROS E THANATOS, L´INGANNO D´AMORE PATRICE CHÉREAU “INCONTRA” JON FOSSE |
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Milano, 28 marzo 2011 - Un cast straordinario da “grande schermo” Valeria Bruni Tedeschi e Pascal Greggory in scena “Tutto quello che so di teatro, l’ho imparato al Piccolo”, ebbe a dire in un’intervista ricordando la sua “chiamata” in via Rovello da parte di Paolo Grassi nel 1970. A quarant’anni dalla sua prima collaborazione con il Piccolo, iniziata nel segno di Pablo Neruda e proseguita negli anni con la messa in scena di testi di Dorst, Marivaux, Wedekind, Shakespeare e Dostoevskij, Patrice Chéreau si accosta alla drammaturgia contemporanea norvegese con una grande coproduzione internazionale che segna il nuovo “patto culturale” del Piccolo con il Théâtre de la Ville di Parigi, Rêve d’automne di Jon Fosse. Lo spettacolo ha debuttato nella sala Denon del Louvre, per essere poi ripreso al Théâtre de la Ville, con una scenografia che riproduceva la sala del celebre museo parigino. La stessa scenografia che vedremo in prima nazionale allo Strehler. “Amplessi dentro un cimitero e miti di un museo: da restare pietrificati o immobili in mezzo ai colori che, scesa la notte, riprenderanno forma sotto i nostri occhi”. Così Patrice Chéreau presenta Rêve d’automne (Sogno d’autunno), una delle opere più intriganti e ipnotiche di Jon Fosse, drammaturgo norvegese contemporaneo tradotto in 40 Paesi. La scena si apre su una sala rossa, con dei quadri appesi nell’ombra: è un museo dove sono chiamati a riunirsi i vivi e i morti ed è anche la rilettura scenica del cimitero sul mare che apre, invece, il testo di Fosse. Così si intrecciano e si oppongono due immagini fortemente simboliche, che servono a raccontare le vicende di vite intere, esistenze che dolcemente si consumano e poi si spengono, lasciando solo corpi destinati, anche loro, a scomparire. La vicenda ruota intorno all’incontro fra un uomo e una donna, due individui che il destino ha riunito per pochi attimi, e che si raccontano l’uno all’altra, compiendo un viaggio commosso tra passato e futuro, tra vita e morte, speranze disilluse, amori infranti, desiderio logorato dalla morte e dal suicidio. Si apre un ventaglio di enigmi: che cosa è esistito, in passato, tra loro? Che cosa ha in serbo per loro il futuro? E poi, chi è morto, chi sta per morire? “Qui si parla di sesso come si parla di Dio, perché non si parla di nient’altro che di morte in un cimitero: morte degli sconosciuti, morte dei cari, morte dell’amore, inappagato e per questo eterno” scrive Chéreau, svelando una delle numerose chiavi di lettura del testo, che esplora la forza indistruttibile e cieca del desiderio amoroso. Www.piccoloteatro.org/ |
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L’ASTICE AL VELENO SCRITTO E DIRETTO DA VINCENZO SALEMME AL TEATRO MANZONI |
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Milano, 28 marzo 2011 - Chi è di scena! presenta L’astice Al Veleno commedia in due atti scritta e diretta da Vincenzo Salemme con in ordine di entrata: Benedetta Valanzano (Barbara), Maurizio Aiello (Matteo), Domenico Aria (Angelo Vicedomini) , Antonio Guerriero (Scugnizzo), Giovanni Ribò (Poeta), Antonella Morea (Lavandaia), Nicola Acunzo (Munaciello), Vincenzo Salemme (Gustavo). Canzoni originali: musiche Antonio Boccia, testi Vincenzo Salemme. Scene Alessandro Chiti, costumi Giusy Giustino, disegno luci Umile Vainieri, movimenti coreografici Stefano Bontempi. “L’astice al veleno” è l’ultima commedia che il prolifico Vincenzo Salemme ha scritto appena un anno fa e con la quale si sta confrontando col pubblico riscuotendo grande successo. Lo spettacolo ha debuttato a Orvieto il 20 novembre 2010 e dopo molte piazze approda al Teatro Manzoni il 29 marzo, per poi concludere la lunga tournée il 5 maggio. Si basa come sempre su un meccanismo comico farsesco, che è la cifra dell’autore, e porta in sé i caratteri della commedia brillante e romantica. Protagonisti sono Barbara e Gustavo. Lei è un’attricetta che sta provando uno spettacolo ed attualmente è l’amante addolorata e delusa del regista, un inseparabile ammogliato. Gustavo invece è un pony express che porta in giro pacchi dono per il Natale imminente. La vicenda infatti nasce e finisce nella giornata del 24 dicembre. Nel teatro dove Barbara debutterà tra pochi giorni, in scena coi protagonisti ci saranno quattro figure molto particolari: sono le statue raffigurate nella scenografia, una lavandaia del Cinquecento, uno scugnizzo di Gemito, un poeta rivoluzionario proveniente dal Regno delle Due Sicilie, un “Munaciello”, figura mitologica dell’iconografia popolare napoletana, che si esprime come un primitivo. Barbara è una donna molto suscettibile e sognatrice e, proprio per questa sua fragilità psicologica, parla con queste figure inanimate che però nella sua fantasia prendono vita. Solo lei (e il pubblico in sala) le vede “vivere”. E invece quando in teatro arriva Gustavo, col costume di Babbo Natale per una consegna, anche per lui le statue si animano. E’ il segno che tra i due c’è molto in comune. Barbara decide di mettere fine alla sua relazione con il regista adultero attuando un piano diabolico e a tal fine organizza una cena a lume di candela in teatro. Il tutto condito dalle incursioni di un astice vivo da cucinare, ma che nessuno ha il coraggio di ammazzare. Vincenzo Salemme, come sempre alla direzione dello spettacolo e in scena con il suo affiatato gruppo di attori, introduce come novità una decina di pezzi inediti cantati dai personaggi, passaggi musicali che spezzano e alleggeriscono il ritmo convulso delle battute. Note di regia di Vincenzo Salemme Non so voi, ma io nelle giornate natalizie sono sempre più felice che nel resto dell’anno. Dal 23 dicembre al 6 gennaio mi sembra tutto più allegro e condito di sana bontà. E allora proprio l’anno scorso, nel mese di dicembre ho deciso di scrivere “L’astice al veleno” e di ambientare la storia di Barbara proprio nei giorni che precedono il Natale, precisamente il 24 dicembre, la Vigilia. E la Vigilia si sa è giorno di cenoni. Ma il cenone in questione prevede un astice vivo che non ha nessuna intenzione di morire. Anche perché la nostra romantica Barbara non ha il coraggio di ucciderlo. Eppure il coraggio di mettere il veleno nel vino per ammazzare il suo amante ce l’ha avuto. Però prima che arrivi l’amante, alla cena avvelenata si presenta Babbo Natale. Non quello vero, no! E chi ci crederebbe più. Nel nostro caso si tratta di un pony express che porta doni delle festività alle compagnie teatrali. E sì perché Barbara è un’attrice ed il suo amante è un regista. Ma non sono i soli a muoversi in scena. Personaggi nuovi si intrometteranno nella vicenda per rendere più complicati i piani di tutti. Chi vincerà? L’amore? La vendetta? Il rimorso? Ce lo racconteranno parlando e cantando i personaggi di questa storia dove di certo si muore, ma speriamo dal ridere. |
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VALLE D’AOSTA, 150° UNITÀ D’ITALIA: INAUGURAZIONE A ROMA DELLA MOSTRA REGIONI E TESTIMONIANZE D’ITALIA |
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Aosta, 28 marzo 2011 - Il Presidente della Regione Augusto Rollandin, il Presidente del Consiglio regionale Alberto Cerise e l’Assessore all’istruzione e cultura Laurent Viérin parteciperanno giovedì 31 marzo e venerdì 1° aprile a Roma all’inaugurazione della Mostra Regioni e testimonianze d’Italia, organizzata nell’ambito delle iniziative per celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia e all’interno della quale i Ministeri, le Regioni e le Aziende presentano il loro patrimonio storico, culturale, tecnologico e industriale e la nuova identità che si è venuta costruendo in un secolo e mezzo di vita. La Mostra si compone di vari spazi espositivi, dislocati in diversi luoghi simbolici della città. La partecipazione della Valle d’Aosta si inserisce nell’ambito delle iniziative dedicate al 150° anniversario dell’Unità d’Italia e promosse dalla Regione, dal Consiglio regionale e dal Consorzio Enti locali. Giovedì 31 marzo, alle ore 17.30, al Complesso del Vittoriano, sarà inaugurata la Mostra 1861-2011. L’unità dell’Arte italiana nella diversità delle Regioni, alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. La Mostra raccoglie le più vive testimonianze della produzione artistica dell’Italia dal 1861 ad oggi attraverso le opere d’arte di cinque artisti per ciascuna Regione. Per la Valle d’Aosta sono esposti: Ritratto di Jean-pierre Maquignaz (1833-1915), olio su tela di Victor Carrel; Fienagione. Raccolto (1930-1939), olio su tela, di Italo Mus; Festa a Fénis, presente l’infanta d’Austria, per l’abolizione della “Foglietta” (1983), anilina su seta stendardo, di Francesco Nex; Carnevale di Verrès. La partita a scacchi (2004), bassorilievo scolpito e dipinto in legno di noce, di Giovanni Thoux e Nature (2004), ceramica e pigmenti, di Roberto Priod. Alle 19.30, all’Auditorium del Parco della Musica, si terrà il Concerto di benvenuto dell’Orchestra Roma Sinfonietta diretto da Ennio Morricone, offerto e organizzato dalla Regione Lazio. Venerdì 1° aprile saranno invece inaugurate le Isole espositive delle singole Regioni, dislocate al Palazzo di Giustizia, a Castel Sant’angelo e a Valle Giulia, alla presenza del Presidente del Senato Renato Schifani e del Presidente del Comitato dei garanti per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia Giuliano Amato. La prima area a essere visitata, a partire dalle ore 11, sarà quella del Palazzo di Giustizia, dove si trova la sezione dedicata alla Valle d’Aosta. Ogni stand, di 160 mq, è suddiviso in 7 aree tematiche. Nella prima, attraverso un video, un testimonial per ogni regione presenta i tratti salienti della sua terra. Per la Valle d’Aosta è stata scelta la fondista Arianna Follis. Nella seconda, dedicata ai Giubilei del passato, documenti, fotografie, manufatti e memorabilia, tra cui i costumi di Gressoney e di Cogne, mostrano la presenza della Regione nelle precedenti celebrazioni del 1911 e del 1961. Nella terza, è stato realizzato un percorso storico mirato che ripercorre le tappe salienti della costituzione della Regione e la sua evoluzione sino allo stato attuale: a complemento delle tavole esplicative sono esposti due pannelli lignei intagliati provenienti dalla Chiesa parrocchiale di Introd. L’area 4, dedicata ad un personaggio storico illustre, propone la figura, il pensiero, l’azione e l’eredità di Emile Chanoux. Nell’area 5, in uno spazio informativo multimediale, la Valle d’Aosta si svela attraverso un video, immagini e installazioni dedicate all’artigianato, all’agricoltura, al turismo e alla cultura, tra le quali l’opera I 40 oggetti di Franco Balan e una mucca in vetroresina decorata da Chicco Margaroli. Lo spazio successivo è focalizzato sull’architettura e l’urbanistica con la presentazione di un progetto di rilievo degli ultimi 50 anni e di uno per il prossimo futuro: sono stati scelti il Forte di Bard e il progetto di realizzazione del Campus universitario Caserma Testafochi dell’Università della Valle d’Aosta. Il percorso espositivo si chiude con uno spazio dedicato ad un tema strategico di ricerca, nel quale è illustrata l’attività realizzata dalla Regione e dalla Fondazione Montagna Sicura di Courmayeur per il monitoraggio dei ghiacciai quali indicatori degli effetti del cambiamento climatico in alta quota. Infine, alle ore 14 di venerdì 1° aprile, sarà inaugurata l’Isola dedicata al Turismo e al Saper Fare Bene Italiano, allestita al Terminal 3-Arrivi internazionali dell’Aeroporto Leonardo da Vinci-fiumicino. Nello spazio dedicato alla Valle d’Aosta, uno schermo proietterà un video promozionale della regione, una postazione informatica fornirà il collegamento al sito istituzionale www.Regione.vda.it e in una teca saranno esposti alcuni oggetti simbolo: una piccozza e dei ramponi Grivel e due cristalli del Monte Bianco, un cristallo ialino del ghiacciaio Lex Blanche e un quarzo fumé delle Aiguilles Marbrées, entrambi della collezione del Gruppo mineralogico “Les amis di Berrio”. Tutte le iniziative saranno visitabili fino al 3 luglio 2011. |
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POMPEI, DE MITA: "PRONTI A COLLABORARE CON MINISTRO GALAN PER MANUTENZIONE E TUTELA AREA ARCHEOLOGICA" |
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Napoli, 28 marzo 2011 - "Non posso non esprimere apprezzamento per l’approccio mostrato già all’atto del suo insediamento da parte del neo ministro per i Beni Culturali, Giancarlo Galan". A dichiararlo è Giuseppe De Mita, vicepresidente della Giunta Regionale della Campania e assessore al Turismo e ai Beni Culturali. "Aver indicato Pompei come priorità – continua De Mita – non può che rassicurarci in merito alle necessarie azioni di manutenzione e di tutela di quella che è una delle aree archeologiche più importanti del mondo, meta turistica di primaria rilevanza per la Campania e per l’Italia. Guarderemo, dunque, con attenzione all’attività che il ministro Galan saprà mettere in campo, garantendogli ogni forma di collaborazione possibile. "Come Assessorato al Turismo – dichiara il vicepresidente De Mita – ci siamo attivati da tempo, sia sul Por che sul Poin, per impiegare risorse da utilizzare per progetti relativi alla valorizzazione e alla promozione dell’area archeologica di Pompei. "Infine – conclude l’assessore De Mita – ho molto apprezzato da parte di Galan il riferimento a Pompei fatto in maniera specifica, ma non esclusiva, calato, cioè, in un contesto più ampio che comprende il circuito delle Ville Vesuviane, l’area flegrea, la città di Napoli". |
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AL VIA IL PARCO ARCHEOLOGICO DI CARMIGNANO E IL NUOVO MUSEO ETRUSCO DI ARTIMINO |
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Firenze, 28 marzo 2011 – “L’inaugurazione del nuovo museo etrusco di Artimino e del parco archeologico di Carmignano sottolinea un impegno mantenuto che si mostra ad esempio per tutta la regione. Stiamo portando avanti, sia pure in mezzo a varie difficoltà, una politica che vuole coniugare cultura e turismo, cogliendoli come poli di interesse per la Toscana e non secondaria fonte di ricchezza per la nostra economia. Un supporto di non poco conto di fronte a tutti i problemi che segnano l’apparato produttivo tradizionale”. Così l’assessore regionale alla cultura Cristina Scaletti ha commentato, il 24 marzo, l’evento, previsto per sabato, nel corso della conferenza stampa cui hanno partecipato il sindaco di Cramignano Doriano Cirri, l’assessore alla cultura della Provincia di Prato Edoardo Nesi e Gabriella Poggesi per la Sovrintendenza per i beni archeologici per la Toscana. “Non è dunque casuale che abbiamo voluto Carmignano presente alla Bit 2011, dove la Regione Toscana ha presentato i “gioielli” della programmazione turistica regionale - ha aggiunto l’assessore -. Finanziamo interventi di alto profilo, che non mirano ad accrescere solo la qualità della vita degli abitanti dei luoghi interessati, mettendoli vicino alla bellezza e allo loro storia. Ma soprattutto a creare una rete di strutture che qualificano la Toscana, mettendo a disposizione dei turisti, sempre più attenti e esigenti, aspetti suggestivi e anche fuori dai percorsi più battuti”. “La Toscana può vantare al momento un sistema composto da circa 600 sedi museali frutto di una politica di investimenti regionali miranti alla conservazione e alla valorizzazione del suo patrimonio per farne un punto di riferimento di richiamo – ha concluso Scaletti -. Si tratta di un complesso di interventi come quelli derivanti da intese, ad esempio quella con il Ministero dei beni culturali e il Coordinamento delle fondazioni bancarie recentemente rinnovata, che consentono interventi a favore dei musei di Piazza Ss. Annunziata, della Villa Medicea di Careggi a Firenze, del Museo delle stele di Pontremoli, del museo delle navi romane a Pisa, del Parco archeologico del Sodo a Cortona e sull’insieme del patrimonio napoleonico all’Isola d’Elba”. |
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I COSANG PRESENTANO "VITA BONA", TERZO SINGOLO TRATTO DALL´OMONIMO ALBUM |
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Napoli, 28 marzo 2011- Esce "Vita Bona" il terzo singolo estratto dall´omonimo album dei Cosang che ormai si confermano una delle realtà hip hop più determinata e prolifera d´Italia. Il video del singolo è ispirato alla storia del duo napoletano (Luche´ e ´Nto), ed alterna immagini della loro vita attuale con immagini che riflettono il loro passato da ragazzi della periferia Nord di Napoli "Osala oppure usala… è ‘a vita bona" cantano infatti i Cosang, lanciando un messaggio di speranza a chi lotta tutti i giorni tentando di affermarsi professionalmente confidando solo nelle proprie capacità. "Vita Bona" e´ girato da Luche´ (in collaborazione con Gianluigi Sorrentino) che, dopo il secondo singolo "Nun me parla´ e strada" feat. Marracash ed El Koyote, riconferma le sue doti di regista. Guardalo su Youtube: http://www.Youtube.com/watch?v=yexwfufzmte |
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A PADOVA APRILE FOTOGRAFIA 2011 7ª EDIZIONE I TERRITORI DEL CORPO |
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Milano, 28 marzo 2011 - Si rinnova anche quest’anno il grande appuntamento con la fotografia d’autore che vede protagonista la città di Padova. Dal 2 aprile al 4 giugno torna, infatti, la manifestazione Padova Aprile Fotografia che ha come tema, per questa settima edizione, “I territori del corpo”. La rassegna fotografica – organizzata dall’Assessorato alla Cultura - Centro Nazionale di Fotografia del Comune di Padova, con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo - è oggi riconosciuta come una tra le più interessanti a livello nazionale: “Padova – come sottolinea Andrea Colasio, Assessore alla Cultura del Comune – proprio grazie al Centro Nazionale di Fotografia prosegue un singolare appuntamento che, nel corso di un decennio, sul piano culturale ha lanciato l’arte fotografica, attraverso una costante e innovativa ricerca che costituisce oggi più che mai, un unicum nel panorama nazionale”. La rassegna, ideata da Enrico Gusella e Alessandra De Lucia, vedrà accanto alle tre mostre istituzionali: “Lorenzo Capellini. Forme Nude”, “Moria De Zen, Ornella Francou, Tea Giobbio. Della corporeità…i dialoghi”, “Iago Corazza, Greta Ropa. Gli ultimi uomini – Le tribù della Nuova Guinea”, altre sei che si svolgeranno in spazi diversi della città, collateralmente a due performances. Il rapporto tra corpo e fotografia è, in questa occasione, il motivo dell’indagine dello sguardo dei fotografi che ne hanno osservato le forme. Ad inaugurare la kermesse padovana, venerdì 1 aprile 2011 alle ore 18.00 nella Galleria Cavour (piazza Cavour), è la mostra “Lorenzo Capellini. Forme Nude”. L’esposizione presenta centocinquanta immagini di medio formato, a colori e in bianco e nero, che affrontano il problema del nudo sotto diverse angolazioni. Capellini nel proprio percorso fotografico ha immortalato i vari soggetti femminili valorizzandone il corpo attraverso l’utilizzo della luce e delle posture, come si evince da numerose immagini che sono la rappresentazione di modelli geometrici o plastici, in cui risaltano giochi chiaroscurali delle diverse parti del corpo, e forme connotate da certe “sensualità”. Le immagini del fotografo genovese, se da un lato trasmettono un insieme di sentimenti - pudore, delicatezza, sensibilità - , dall’altro richiamano stilemi di natura scultorea dettati dall’incisività dei corpi, la cui tensione fisica diventa la cifra dell’opera del fotografo, sulla quale si manifesta la forza di un’armonia e di una delicatezza tese a costituire la sua poetica. A seguire, sempre nello stesso giorno (venerdì 1 aprile) alle ore 19.00 nella Galleria Sottopasso della Stua (Largo Europa), si inaugura la mostra “Moria De Zen, Ornella Francou, Tea Giobbio. Della corporeità…i dialoghi” che presenta una trentina di immagini a colori che raccontano le “storie” di tre fotografe che interpretano i diversi territori del corpo. Così, Moria De Zen crea autorappresentazioni ambientate in suggestivi luoghi del Veneto, dove la natura è una sorta di realtà primordiale dentro cui esprimere una drammatica ricerca di senso e verità. Ornella Francou, invece, forma una serie di “dialoghi” strutturati su gesti e movimenti della vita quotidiana attraverso immagini scattate in modo sfocato per creare misteriosi significati. Infine, Tea Giobbio, sviluppa un’indagine suddivisa tra corpo e paesaggio, che dà luogo ad atmosfere surreali, magiche ed inquietanti. Martedì 5 aprile alle ore 18.00 nel Cortile Pensile di Palazzo Moroni è la volta della mostra “Iago Corazza, Greta Ropa. Gli ultimi uomini – Le tribù della Nuova Guinea”; con fotografie che rappresentano uomini e donne di una delle più suggestive realtà della Nuova Guinea. Ma nei mesi di aprile e maggio, Padova sarà un vero e proprio cantiere fotografico con mostre e performances in spazi diversi della città. Infatti, alla Libreria Draghi venerdì 8 aprile alle ore 17.00 si inaugura “Francesca Della Toffola. Evasioni della pelle”; mentre alle ore 18.00 alla Libreria laformadellibro.It “Luca Norbiato,maddalena Patrese. Prospettive (Orizzonte padovano)”; e alle ore 19.00 alla Casa in Luce “Alberto Buzzanca. In una fotografia”. Venerdì 15 aprile alle ore 18.00, allo spazio fotografico Le Buonevoglie è la volta di “Giorgio e Gabriele Rigon. Segni, Calligrammi, Simbologie, Seduzione”. Giovedì 28 aprile alle ore 19.00 alla Corte dei Leoni si apre la mostra “Carlo Maccà. Il corpo, la forma, la luce”, mentre alla Libreria Pangea venerdì 6 maggio alle ore 18.00 è di scena “ Michele Mattiello. Urlo”. Contemporaneamente alle mostre si svolgeranno due performances: una, realizzata in collaborazione con l’Assessorato allo Sport del Comune di Padova, che avrà luogo sabato 16 aprile alle ore 15.30 nella piscina “Padova Nuoto” (zona Paltana), dal titolo “Andrea Contin. Matello”; e un’altra che si svolgerà venerdì 13 maggio dalle ore 19.00 alle 22.00 nella Galleria Sottopasso della Stua (Largo Europa) dal titolo “Barbara Codogno. People have a heart - In ogni Uomo c’è un Cuore che batte”. Padova Aprile Fotografia, anche quest’anno risulta essere un appuntamento da non perdere per tutti gli appassionati della fotografia e delle arti visive. |
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