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MARTEDI
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Notiziario Marketpress di
Martedì 04 Giugno 2013 |
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PARLAMENTO EUROPEO: LE COMPAGNIE PETROLIFERE E MINERARIE DEVONO RIVELARE I PAGAMENTI AI GOVERNI |
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Strasburgo, 4 giugno 2013 –
Le grandi aziende estrattive che si occupano di petrolio, gas e minerali saranno
obbligate a rivelare tutti i dettagli dei loro pagamenti ai governi nazionali
per ogni progetto che attivano, nel quadro di un accordo tra Parlamento e
Consiglio negoziatori sostenuti dalla commissione giuridica. L´obiettivo è
quello di rendere le aziende che si occupano di risorse strategiche ed i governi
nazionali più responsabili.
Arlene Mccarthy (S & D,
Uk), responsabile per la legislazione, ha detto: "Questo è un importante
passo in avanti nella lotta globale contro la corruzione, il Parlamento ha
mantenuto una linea di forte durante i difficili negoziati con gli Stati membri
Come risultato, il reporting a livello di progetto.. , una bassa soglia di
rilevanza per la divulgazione e la non esenzione dal pagamento di reporting
sono stati garantiti, dando comunità in paesi ricchi di risorse gli strumenti
necessari per tenere i loro governi a rendere conto per i pagamenti che
ricevono da aziende multinazionali. "
Informativa completa -
Un grande successo per il
Parlamento era quello di rimuovere il "veto del tiranno" dal progetto
di legge - una clausola che esonera le imprese dagli obblighi di segnalazione
in cui il diritto penale del paese ospitante vieta tale divulgazione.
Il progetto di legge obbliga
le grandi imprese estrattive che si occupano di petrolio, gas e minerali e di
aree forestali primarie per fornire tutti i dettagli della loro pagamenti ai
governi nazionali.
Principali risultati della
legislazione:
saranno obbligati o Imprese
a pubblicare i pagamenti ai governi su un progetto per progetto, vale a dire
per ogni contratto di locazione o di licenza ottenuta per accedere alle
risorse, ad esempio, una miniera o un giacimento di petrolio.
· Tutti i pagamenti di cui
sopra 100.000 € dovrebbero essere divulgate. C´è una clausola anti-evasione per
garantire che le aziende non possono dividere artificialmente o pagamenti
complessivi per evitare la divulgazione.
· Tutti i livelli di governo
sono preoccupati: i pagamenti ai governi federali, nazionali, regionali e
locali dovranno essere segnalati.
· I tipi di pagamento da
segnalare sono: diritti di produzione, alcune imposte, royalties, dividendi,
bonus, tasse e pagamenti per il miglioramento delle infrastrutture.
· Una clausola di revisione
è stata aggiunta: tre anni dopo l´entrata in vigore, la Commissione europea
esaminerà la possibilità di includere ulteriori settori e le disposizioni di
informativa.
Le regole potranno anche
ridurre l´onere amministrativo per le piccole e medie imprese.
Il testo deve ora essere
confermato dalla Camera piena, forse il 12 giugno a Strasburgo, e adottato
formalmente dal Consiglio per entrare in vigore.
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BOLZANO: SPOSTATO L´ELETTRODOTTO A MILLAN, FINANZIA LA PROVINCIA |
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Bolzano, 4 giugno 2013 - Le linee dell´alta tensione che attualmente
attraversano l´abitato di Millan, frazione di Bressanone, saranno spostate. La
Giunta provinciale ha deciso il 3 giugno di finanziare la gran parte
dell´operazione e ha individuato anche le modalità: tramite gli introiti dalla
quota di investimenti ambientali delle centrali idroelettriche.
Per eliminare le linee
dell´alta tensione che attualmente passano sopra l´abitato di Millan provocando
nella popolazione timori per la salute, in un primo momento si era pensato ad
un loro interramento. "Una soluzione che purtroppo si è rivelata
impraticabile sul piano tecnico a causa della lunghezza dell´elettrodotto",
ha spiegato il presidente della Povincia Luis Durnwalder. Si è quindi optato
per lo spostamento del tracciato.
Questa soluzione richiede un
notevole impegno finanziario quantificato in circa 12 milioni di euro. La
Giunta provinciale ha quindi deciso di sostenere il Comune di Bressanone
coprendo gran parte dei costi dell´operazione e mettendo a disposizione
complessivamente 10 milioni di euro: "Per garantire questi fondi
utilizzeremo gli introiti spettanti alla Provincia dagli investimenti ambientali
a cui sono vincolati i concessionari delle centrali idroelettriche a titolo di
compensazione", ha sottolineato Durnwalder. La Provincia intende attingere
a questo capitolo fino alla copertura della cifra impegnata e dare quindi modo
al Comune di Bressanone di assicurare i lavori di spostamento dei tralicci.
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NUOVO 65%: ESCLUSIONE DI POMPE DI CALORE E SISTEMI IBRIDI DA RIVEDERE SENZA PIÙ 55% E CON UN CONTO TERMICO AI PRIMI PASSI E DI SCARSA EFFICACIA IL SETTORE NON VEDE LA RIPRESA |
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Milano, 4
giugno 2013 - Il decreto
Legge, che porta gli incentivi per l’utilizzo di tecnologie efficienti dal 55%
al 65%, porta con sé ancora qualche elemento da rivedere. E’ il caso delle pompe
di calore, tecnologia ad alta efficienza che utilizza anche fonti rinnovabili
pluri-incentivata all’estero, ad oggi escluse dal neonato 65% e con un Conto
Energia Termico di dubbia efficacia, sicuramente meno rimunerativo e per il
quale le nuove tariffe elettriche non saranno pronte prima di due anni.
“Si tratta
sicuramente di una svista” è il primo
incredulo commento di Bruno Bellò, Presidente dell’associazione Coaer, che
rappresenta i produttori di sistemi aeraulici, tra cui le pompe di calore.
“Le pompe di calore in Germania sono incentivate da tempo e raggiungono livelli
di efficienza inimmaginabili solo fino a pochi anni fa. Oggi rischiamo di essere
esclusi dal mercato per motivi che non comprendiamo: rappresentiamo solo il 2,5%
del totale incentivi erogati nel 2011, facciamo efficienza energetica e usiamo
fonti rinnovabili perciò abbiamo le caratteristiche per accedere sia al 65% sia
al Conto Energia Termico e come risultato diventiamo una tecnologia efficiente,
che per decreto si ritrova ad essere non più competitiva rispetto alle altre
tecnologie." Una anomalia di mercato che rischia di creare confusione tra
gli utenti e perdita di posti di lavoro negli stabilimenti
italiani.
L´associazione
Coaer, federata Anima/confindustria, chiede ai Ministri Zanonato e Orlando il
reinserimento nello schema del 65% lasciando all´utente la facoltà di scegliere
quale incentivo utilizzare, il 65% o il conto energia termico, come ora è
possibile per i pannelli solari termici. |
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RETI E SENSORI WIRELESS AUTOALIMENTATI PER EDIFICI PIÙ INTELLIGENTI ED ECOLOGICI |
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Bruxelles, 4 giugno 2013
- L´europa sta facendo da guida con le
sue politiche e soluzioni energetiche sostenibili, occorre tuttavia fare di più
per aiutare il settore dell´edilizia a migliorare le sue credenziali
ecologiche. Ricercatori europei hanno un´intelligente soluzione Tic per
soddisfare le necessità degli edifici del Xxi secolo.
Il progetto Tibucon
("Self Powered Wireless Sensor Network for Hvac System Energy Improvement
- Towards Integral Building Connectivity") ha sviluppato un sistema integrato
di nuova generazione per il riscaldamento, la ventilazione e l´aria
condizionata (Hvac) adatto in particolare per grandi edifici con diversi
inquilini.
Il settore dell´edilizia è
responsabile per il 35-45 % del consumo totale di energia in Europa, e il
riscaldamento degli ambienti usa la quota più grande nella maggior parte degli
Stati membri. Il progetto triennale Tibucon, che ha ricevuto poco più di 1,5
milioni di euro di finanziamenti Ue, ha sviluppato un´alternativa efficiente ai
sistemi Hvac presenti oggi nella maggior parte degli edifici.
Il team di Tibucon si è
accorto che gli stessi sistemi Hvac non sono efficienti dal punto di vista
energetico, poiché necessitano di batterie monouso e cablaggi per connettere i
sensori con le unità di controllo e di istallazioni. In grandi edifici a più
piani, la quantità di rifiuti ed emissioni di anidride carbonica derivanti da
queste istallazioni iniziano ad avere un certo peso.
"Ci potrebbero essere
centinaia di sensori in un sistema di controllo Hvac wireless appena installato
per un edificio commerciale di medie dimensioni, che generano centinaia di
batterie usate", fa notare il team Tibucon.
Essi hanno quindi proposto
di sostituire la grande quantità di cavi e di sensori a batteria con una rete
Sp-mm-wsn (Self-powered multi-magnitude wireless sensor network). Ad esempio, i
sensori wireless rilevano quando una stanza è troppo calda e inviano automaticamente
segnali all´unità di controllo per regolare il riscaldamento su valori
predefiniti, lo stesso avviene in estate per il raffreddamento.
Eliminare il cablaggio e le
batterie rappresenta una vera svolta, suggerisce il team. Non solo si tratta di
una soluzione più ecologica, ma anche i risparmi in termini di costi sono
significativi. Il solo cablaggio può rappresentare fino all´80 % del costo
totale di un sistema Hvac.
Il team era ansioso di
dimostrare che il sistema Sp-mm-wsn funzionerà nelle costruzioni future ma
anche se installato successivamente negli edifici attuali, a fianco o al posto
dell´infrastruttura corrente. Si è quindi programmato di testare il sistema di
Tibucon in due edifici dimostrativi: un palazzo di uffici con diversi inquilini
appena costruito in Polonia e un edificio di appartamenti già esistente vicino
San Sebastian in Spagna.
"A causa dei costi di
investimento, il sistema non è adatto alle case singole. Ma nelle abitazioni
collettive è possibile monitorare diversi parametri e controllare le
istallazioni Hvac in tempo reale", spiega un partner del progetto in un
recente articolo su Innovation Seeds.
Altri vantaggi del nuovo
sistema includono un ridotto consumo e costo energetico, minori emissioni e
produzione di rifiuti negli edifici e minore invasività dell´impianto. Sarà
anche un´infrastruttura wireless più flessibile, con sensori ad alimentazione
ibrida più affidabili, maggiore benessere grazie al monitoraggio in tempo reale
della temperatura, e in generale un più efficiente sistema e gestione Hvac.
Nel complesso, una soluzione
Tic più intelligente ed ecologica per il settore dell´edilizia in Europa.
Per maggiori informazioni,
visitare:
Tibucon http://www.tibucon.eu/
Innovation Seeds
http://www.Innovationseeds.eu/ articles/air_conditioning_control_goes_wireless.Kl#.uzoh0ffspbl
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EDILIZIA E SINDACATI: REGIONE TOSCANA PRONTA AL CONFRONTO PER RILANCIARE IL SETTORE |
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Firenze, 4 giugno 2013 – La Toscana ha perso dal 2008 ad oggi
circa 22mila posti di lavoro a causa della crisi del settore edile, cui vanno
aggiunti i lavoratori finiti in cassa integrazione. Al contempo va registrato
negli investimenti pubblici un calo del 50 per cento per gli appalti
aggiudicati solo nell’ultimo anno, e sono aumentate le difficoltà della
pubblica amministrazione a liquidare i pagamenti nei confronti delle imprese.
Per questo le organizzazioni
sindacali hanno indetto per il 31 maggio una giornata di mobilitazione
nazionale, che ha visto un presidio di lavoratori presente anche davanti alla
sede della presidenza della Regione, a Palazzo Strozzi Sacrati. Obiettivo
dell’iniziativa sindacale è rilanciare una vertenza a sostegno del settore in
un quadro economico e sociale mutato complessivamente e segnato da una crisi
che non vede un sbocco a breve termine. Inoltre la situazione del settore edile
si collega a quella di molti altri settori manifatturieri di notevole
importanza per la Toscana, come laterizi e manufatti cementizi, il legno e il
cemento, tutto il settore lapideo.
“Un euro in edilizia ne attiva
sette nel resto dell’economia” hanno ricordato i rappresentanti sindacali,
ricevuti in delegazione dall’assessore alla presidenza Vittorio Bugli. In
sostanza, hanno detto a Bugli, occorre rimettere in moto questo motore
economico che può riavviare una ripresa complessiva. Non mancano i settori su
cui agire anche in vista di un beneficio collettivo: dalla ripresa nella
bioedilizia legata al risparmio energetico alle grandi opere infrastrutturali;
dal lavoro sulla riqualificazione del territorio, che può contribuire a
razionalizzare l’uso del suolo, all’edilizia scolastica. Naturalmente tutto
questo deve muoversi a giudizio dei sindacati in un quadro certo di controlli
contro ogni possibili infriltazione della malavita organizzata.
“La Regione intende svolgere
fino in fondo il proprio ruolo per contribuire al rilancio del settore edile,
che sta vivendo una situazione di grande difficoltà legata alla crisi ma
continua a rappresentare un importante volano per l’economia toscana”. Così
l’assessore Bugli ha risposto alle sollecitazioni della delegazione sindacale,
annunciando che nella prossima seduta della Giunta regionale svolgerà una
comunicazione dedicata ai temi scaturiti durante l’incontro. “In quella
occasione – ha spiegato Bugli ai rappresentanti sindacali – proporrò di mettere
in piedi un gruppo di lavoro che coinvolga gli assessori competenti e i
rappresentanti sindacali, in modo da aprire un confronto finalizzato a
individuare le possibili soluzioni per i settori che vivono le situazioni più
critiche e urgenti. Tra questi – ha aggiunto – c’è sicuramente l’estrattivo ed
il lapideo, per il quale occorrerà attivare uno specifico ‘focus’ tra
istituzioni e sindacati”.
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UMBRIA: ACQUISTO PRIMA CASA: SCADRÀ IL PROSSIMO 1 LUGLIO IL BANDO PER CONTRIBUTI A SINGLE |
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Perugia, 4 giugno 2013 – Ancora un mese di tempo per
poter accedere ai contributi previsti dalla Regione per l’acquisto della prima
casa da parte di nuclei familiari costituiti da una sola persona. Il bando
scadrà il prossimo primo luglio, come ricorda una nota dell’assessorato
regionale alle politiche abitative sarà sostenuto dalla Regione dell’Umbria, e
prevede una spesa complessiva di circa un milione e mezzo di euro, attraverso
contributi in conto capitale di 350euro a metro quadrato fino ad un massimo di
21mila euro. “E’ un bando assolutamente innovativo, afferma l’assessore, visto
che per la prima volta andiamo a sostenere una fascia di persone che fino ad
oggi, proprio per il fatto di essere “sole”, non hanno mai potuto accedere ad
agevolazioni per l’acquisto della casa. E’ un tassello importante della scelta
politica fatta dalla Giunta regionale di sostenere il diritto alla casa per
tutti. Abbiamo alcune stime, ha proseguito Vinti, che ci fanno rilevare come
nei prossimi tre anni, solo a causa di sfratti, circa 4.500 famiglie potranno
perdere il possesso dell’attuale abitazione. Ed è naturale dunque mettere a
disposizione tutti gli strumenti possibili, sia sul versante dell’acquisto
della prima casa per giovani coppie, single o famiglie monoparentali, sia sul
versante dell’affitto a canone concordato, sia infine nell’opera di
realizzazione di nuovi alloggi attraverso l’Ater regionale”. Al bando riservato
ai single potranno accedere i nuclei
familiari che, alla data del 17 aprile, sono anagraficamente composti da una
sola persona (vedovo\a, separato\a, single), di età superiore a 30 anni o che
compia il 30° anno di età nel 2013. Saranno ammessi a beneficiare delle
agevolazioni anche coloro che, sempre alla data di pubblicazione del bando,
sono anagraficamente inseriti in altro nucleo familiare, purchè si distacchino
costituendo un nucleo familiare a sè. “Per accedere, ha comunicato l’assessore
Vinti, bisognerà essere cittadino italiano o di un paese che aderisce
all’Unione Europea o di Paesi che non aderiscono all’Unione Europea, in regola
però con le norme sull’immigrazione; essere residente o avere l’attività
lavorativa nella Regione Umbria da almeno due anni consecutivi; non essere
titolare di alloggi, ovunque ubicati sul territorio nazionale; non aver mai
usufruito di altri contributi pubblici, (sono esclusi i finanziamenti previsti
per la ricostruzione a seguito di eventi sismici); aver percepito nell’anno
2011 un reddito di valore Isee non superiore a 18.000 euro”.
Gli alloggi da acquistare, che non devono
avere una superficie utile superiore a 95 metri quadrati, dovranno inoltre far
parte di un fabbricato costituito da almeno due alloggi, non devono essere di
proprietà di ascendenti entro il secondo grado e devono essere accatastati al
Nceu nelle categorie A/2, A/3, A/4, A/5, A/6. Dal giorno della pubblicazione
del bando sul Bollettino ufficiale della Regione, ci sono 75 giorni per la
presentazione delle domande e quindi la scadenza è fissata per il prossimo 1
luglio. “Nella formazione della graduatoria, ha sottolineato Vinti, saranno
privilegiate le domande di acquisto di alloggi situati nei centri storici, o
che abbiano la certificazione di sostenibilità ambientale. Così come
particolare attenzione sarà riservata a chi risiede in un alloggio oggetto di
sfratto “incolpevole” emesso almeno un anno prima e non ancora eseguito. Anche
la situazione economica del richiedente avrà il suo peso. Un punteggio
superiore infatti è previsto per i titolari di contratto di lavoro precario (ad
esempio tempo determinato, co.Co.co., co.Co.pro., interinale, ecc.)”. Il
contributo verrà erogato in unica soluzione, previa presentazione del contratto
di acquisto, che deve essere stipulato, registrato e trascritto a decorrere dal
giorno successivo alla data di pubblicazione del bando e non oltre sei mesi
dalla data di pubblicazione della graduatoria definitiva. Tutte le domande che
otterranno il contributo verranno sottoposte a controllo da parte del Comando
regionale Umbria della Guardia di Finanza, con cui la Regione ha stipulato, per
tale finalità, un apposito Protocollo d’intesa.
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SICUREZZA TERRITORIALE. DALLA REGIONE 5,4 MILIONI DI EURO PER 8 PROGETTI DI MIGLIORAMENTO SISMICO DI SCUOLE E MUNICIPI A FORLÌ-CESENA, RAVENNA, RIMINI, REGGIO EMILIA, BOLOGNA E MODENA |
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Bologna, 4 giugno 2013 – Ammontano a oltre 5,4 milioni di euro le
risorse messe a disposizione dalla Giunta regionale per interventi da
effettuare in 6 scuole e 2 municipi adibiti a funzioni strategiche nei piani di
protezione civile.
Il programma per gli
interventi di rafforzamento locale e miglioramento sismico è stato approvato
dalla Giunta regionale che, con la delibera 634/2013, ha assegnato i
finanziamenti provenienti dal programma settennale per la riduzione del rischio
sismico.
Per quanto riguarda la
provincia di Forlì-cesena, sono stati stanziati 859.735 euro per la scuola
elementare di Borello e 423.182 euro per la scuola elementare “Don Giulio
Facibeni” di Galeata.
Nel ravennate per la scuola
elementare di Russi “Lama” e la sua palestra sono stati approvati contributi
pari a 250.000 euro, mentre nel riminese sono stati finanziati i lavori nella
scuola elementare “Gianni Rodari” di Villa Verucchio per 1.946.435 euro.
A Reggio Emilia sono stati
stanziati 381.150 euro per la scuola media “Enrico Fermi” di Rubiera.
Per quanto riguarda i
municipi, nel bolognese arriveranno 864.750 euro per lavori nel Comune di
Monzuno e, nel modenese, 718.428 euro per il Comune di Maranello.
Il programma nazionale per
la riduzione del rischio sismico
Il piano settennale per la
riduzione del rischio sismico (art. 11 del D.l. 39/2009, convertito dalla L.
77/2009) ha stanziato, per la prima volta in Italia, 965 milioni di euro per
interventi da realizzare, tra il 2010 e il 2017, su tutto il territorio nazionale.
L’emilia-romagna beneficerà in tutto di circa 60 milioni con ripartizioni
annuali.
Oltre agli interventi sugli
edifici pubblici strategici, i contributi hanno finora permesso di realizzare
indagini di microzonazione sismica e di contribuire a interventi di prevenzione
sismica su edifici privati.
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REGIONI, URBANISTICA, DA LIGURIA UNA GUIDA RETE PER AIUTARE I COMUNI A REDARRE I PUC |
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Genova, 4 giugno 2013 - La Regione Liguria mette tutte le informazioni
in rete per aiutare i comuni a redarre i Puc-piani urbanistici comunali, in
questa fase di elaborazione del nuovo Ptr-il Piano territoriale regionale. Una
sorta di baedeker urbanistico al servizio del territorio.
Lo ha reso noto, nel corso
della riunione di giunta, venerdì 31 maggio in mattinata, l´assessore alla
Pianificazione territoriale e Urbanistica Gabriele Cascino. A disposizione dei
comuni la Regione Liguria metterà il download dei dati di base necessari alla
realizzazione del proprio strumento urbanistico e alla redazione informatica
dei piani.
"Le implicazioni di
queste utilities sono evidenti. I comuni disporranno, in tempo reale e senza
costi, di un set di dati selezionato e validato dalla Regione Liguria. Potranno
così risparmiare tempo nelle fasi di approvazione del piano comunale perchè
sarà più facilmente confrontabile con il quadro della pianificazione e dei
vincoli di riferimento", spiega Cascino.
In pratica la Regione
Liguria vuole rendere più agevole economica e efficace la redazione e
l´aggiornamento dei piani urbanistici comunali e semplificare il lavoro
istruttorio e di collaborazione degli uffici regionali, con un significativo
risparmio di tempo e di denaro.
Parallelamente, la Regione è
anche impegnata nell´aggiornamento della legge urbanistica regionale che
prevede la semplificazione delle procedure di approvazione dei piani.
Le informazioni e i dati in
materia di pianificazione territoriale e ambientale in possesso della Regione
Liguria costituiscono un sistema informativo vasto ed esauriente per molti
aspetti. Già oggi i materiali disponibili nel repertorio cartografico della
Regione sono un utile supporto alla formazione dei Puc.
"Tuttavia si avvertiva
la necessità di semplificare le operazioni di selezione dei dati rispetto le esigenze
dei comuni, perchè la grande quantità di informazioni disponibili rende spesso
difficile e complicato il loro utilizzo".
Anche il nuovo Ptr, che per esigenze amministrative, avrà anche una
versione cartacea, vivrà essenzialmente attraverso un visualizzatore on-line
che consentirà la consultazione dei contenuti cartografici e normativi. Sempre
in rete, sarà possibile confrontare il Piano con le indicazioni di altri
strumenti, a cominciare da quelli della pianificazione ambientale, che saranno
mantenuti costantemente aggiornati. |
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"CONFERENZA INTERNAZIONALE SUL CONSEGUIMENTO DI SALUTE E SICUREZZA SOSTENIBILI NELL´EDILIZIA", |
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Lund, 4 giugno 2013 - Il 2 e 3 giugno 2014 si svolgerà a Lund,
in Svezia, la "Conferenza internazionale sul conseguimento di salute e
sicurezza sostenibili nell´edilizia" (International Conference on
Achieving Sustainable Construction Health and Safety).
Il decennio precedente ha
visto una crescente pressione affinché si espanda la responsabilità delle
aziende in materia di responsabilità sociale aziendale. Oltre a doversi
confermare come pilastri della crescita economica e della fattibilità degli
investimenti, le aziende stanno affrontando in misura crescente appelli a
concentrare il proprio interesse sul benessere dei dipendenti per quanto
riguarda i requisiti di salute e sicurezza. Tra le aree fondamentali per
garantire il benessere dei dipendenti ci sono le pratiche disciplinari giuste,
un sano equilibrio vita-lavoro, oltre a opportunità di formazione e sviluppo.
Questa conferenza mira ad
affrontare l´aspetto sociale della salute professionale nel settore
dell´edilizia. Essa agevolerà discussioni sulla cooperazione e sullo scambio di
informazioni tra istituti di ricerca statali nel settore dell´edilizia,
ricercatori tecnici e l´industria delle costruzioni. Saranno discussi temi
quali il ruolo delle parti interessate, la progettazione di procedure
sanitarie, la sicurezza incentrata sul comportamento, la vita lavorativa di
qualità, gli ambienti privi di incidenti e l´integrazione proattiva.
Per ulteriori informazioni,
visitare:
http://www.Lth.se/healthsafety2014
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TOSCANA: PIANO PAESAGGISTICO STRUMENTO PER VALORIZZARE IL TERRITORIO MONTANO |
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Pracchia (Pt), 4 giugno 2013
– Ha fatto tappa a Pracchia, nel cuore della montagna pistoiese, il viaggio del
Piano paesaggistico in Toscana. Una serie di incontri con amministratori, ma
anche con i cittadini e le loro associazioni per presentare e discutere il
Piano del paesaggio che la Regione sta portando a compimento in collaborazione
con le Università toscane.
Nell’incontro pubblico che si
è svolto nell’ex-albergo Piernovelli di Pracchia l’assessore Marson ha spiegato
che “il Piano costituirà il principale strumento di governo, di tutela e di
valorizzazione di quel patrimonio essenziale per la comunità toscana e per il
suo futuro che è il suo paesaggio, un bene comune primario e la sua principale
ricchezza ‘materiale’. Di quel bene e di quella ricchezza le montagne e i loro
paesaggi sono una parte cospicua: forse meno presente nell’immaginario
collettivo internazionale e nelle percezioni più diffuse della bellezza del
territorio toscano, ma comunque essenziale per la sua struttura, la sua
qualità, le forme e i percorsi delle sue terre di confine. E’ questo che qui a
Pracchia abbiamo voluto ribadire”.
Tra le specificità di questo
territorio montano affrontate dal Piano e discusse con i cittadini e le
associazioni presenti c’è il patrimonio pre e protoindustriale (mulini,
seccatoi, ghiacciaie, segherie, fornaci, ferriere e cartiere ecc.) da
recuperare. Importante anche promuovere
il riutilizzo del patrimonio abitativo inutilizzato, come è avvenuto per
l’ex-albergo Fiornovelli, trasformato in centro culturale di aggregazione su
iniziativa e con le risorse degli abitanti e della Pro loco, oltre al recupero
delle aree a pascolo perdute negli ultimi decenni per l’avanzata del bosco sui
terreni in stato d’abbandono.
“Il piano paesaggistico è un
piano che si propone di guidare le
trasformazioni – ha proseguito l’assessore regionale -, coniugando lo sviluppo
con la salvaguardia del patrimonio culturale, in questo concorrendo ad attuare
la stessa Costituzione. Una volta adottato, il piano offrirà un quadro di
riferimento certo per amministratori, committenti e progettisti delle
condizioni di intervento nelle aree sottoposte ai vincoli paesaggistici
decretati nel corso del tempo dallo Stato”.
“Per quanto riguarda il territorio
regionale nel suo complesso – ha sottolineato Marson – il piano, in sintonia
sia con il Codice dei beni culturali e del paesaggio che con la Convenzione
europea del paesaggio, punta ad approfondire e condividere una maggiore
conoscenza della ricchezza e varietà dei paesaggi regionali, definendo regole
comuni alle diverse pianificazioni e interventi”.
Questo appuntamento tra le
montagne dell’Appennino pistoiese non è stato comunque l’unica tappa montana
della presentazione del Piano paesaggistico. Infatti, dopo essere stato già
discusso nella propria impostazione proprio tra le montagne casentinesi (luglio
2012), il Piano avrà una nuova verifica prossimamente nelle Apuane. Mentre
altri e differenti ambiti paesaggistici del Piano verranno presentati e discussi
con le popolazioni interessate in altrettanti contesti emblematici: ad esempio,
a Cortona il 10 giugno, e a Capalbio il 28 giugno.
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LA REGIONE CALABRIA HA INCONTRATO I RAPPRESENTANTI DELLE ORGANIZZAZIONI SINDACALI DEL SETTORE EDILE |
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Catanzaro, 4 giugno 2013 - L’assessore
Luigi Fedele, delegato dal Presidente della Regione Giuseppe Scopelliti, ha
incontrato il 31 maggio a Palazzo Campanella i rappresentanti delle
organizzazioni sindacali del settore edile provenienti da tutta la Calabria in
occasione della giornata nazionale di mobilitazione dei lavoratori del settore
costruzioni.
La riunione ha avuto luogo
alla presenza dell’assessore Trematerra, del dirigente generale del
Dipartimento lavori pubblici Giovanni Laganà, del dirigente del Dipartimento
urbanistica Saverio Putortì, e dei consiglieri regionali Fausto Orsomarso,
Damiano Guagliardi e Mario Maiolo.
Al centro del confronto tra
le parti le tematiche connesse al settore delle infrastrutture. In particolare
è stato fatto il punto sulla realizzazione dei nuovi ospedali, del bando
relativo alle metropolitane di Cosenza e Catanzaro, e di tutte quelle opere che
possono costituire un significativo impulso all’economia delle imprese che
gravitano intorno al mondo delle costruzioni. I rappresentanti sindacali hanno
richiesto, infatti, un report sulle opere che partiranno a breve.
La Regione, su impulso del
Governatore Scopelliti e con la disponibilità dell’Assessore ai Lavori pubblici
Giuseppe Gentile, ha assunto l’impegno di aprire un tavolo permanente su questi
temi per avviare un confronto deciso con Anas, per quanto attiene il
completamento dei lavori di ammodernamento su A3 e Ss 106, e soprattutto con
Rfi e Trenitalia. Questi ultimi, infatti, hanno programmato sin qui scarsi
investimenti sul territorio calabrese.
L’assessore Luigi Fedele ha
dato risposte alle istanze dei sindacati in un clima di serenità. Il dirigente
del Dipartimento urbanistica Saverio Putortì ha richiamato l’attenzione sui
bandi relativi ai centri storici, sul Pianoidro-geologico e più in generale
sugli interventi previsti nel campo dell’housing sociale. Interventi che
avranno riverberi significativi per il comparto.
“Il Presidente Scopelliti ha
voluto far giungere rassicurazioni – ha dichiarato l’assessore Fedele - circa
un’immediata accelerazione delle procedure e per un’iniezione di risorse anche
comunitarie per l’avvio di opere grandi e piccole a livello locale, che avranno
senza dubbio l’effetto di rimettere in moto l’economia nel settore delle
costruzioni. Abbiamo chiesto, al contempo, un coinvolgimento ed un impegno da
parte delle varie sigle sindacali perché sul fronte nazionale sollecitino con
forza il Governo e con esso Anas Rfi e Trenitalia, per citarne alcuni, perché
siano completate le infrastrutture già
avviate e per attrarre nuovi investimenti in una terra fin qui trascurata”.
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REGIONE BASILICATA FA IL PUNTO SUL SETTORE DELLE COSTRUZIONI |
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Potenza, 4 giugno 2013 - “Sindacati, rappresentanti delle Istituzioni e
della politica in questo periodo di difficoltà devono continuare il percorso
sinergico che ha consentito il raggiungimento di importantissimi risultati per
la nostra regione come le azioni contenute ed attuate del documento ‘Basilicata
2012’ e il ‘Contratto di settore’. Nel ridefinire l´agenda delle priorità
dobbiamo mettere in testa il rilancio degli investimenti, l´esclusione dei
questi dai vincoli europei e nazionali introdotti dal Patto di Stabilita e un
suo allentamento per far decollare una regione virtuosa come la nostra, che non
ha problemi di cassa e che oggi paradossalmente è in difficoltà a pagare le
imprese fornitrici”.
E’ quanto dichiara
l’assessore alle Infrastrutture della Regione Basilicata Luca Braia che ha
preso parte il 31 maggio a Matera al corteo degli operai dei settori delle
costruzioni e del salotto.
“Il settore delle
costruzioni – aggiunge Braia - merita un’attenzione particolare poiché
rappresenta da sempre la forza trainante dell´economia. Il Dipartimento
Infrastrutture – aggiunge l’assessore - sta accelerando tutte le procedure
attivate ed attivabili. Abbiamo avviato gli interventi per la riduzione del
rischio idraulico nelle aree recentemente esposte ad eventi alluvionali. Per
queste opere è disponibile un finanziamento di 14,5 milioni di euro, di cui ad
oggi risultano appaltate l’80% delle risorse per le quali si prevede ancora di
appaltarne il residuo 20% entro l’estate. Per rilanciare la politica della casa
– aggiunge ancora Braia - sono stati avviati i programmi di edilizia residenziale
agevolata, da parte delle Cooperative edilizie e delle Imprese di costruzioni,
per complessivi 1100 alloggi. Con i fondi per il 2011 messi a disposizione dal
Dipartimento nazionale di Protezione Civile ei quali si è aggiunto il
contributo della Regione per complessivi 1,5 milioni di euro sono avviate la
procedure per l’individuazione degli interventi di rafforzamento, miglioramento
sismico e messa in sicurezza del patrimonio di edilizia privata. Le circa
tremila istanze pervenute – osserva l’assessore Braia - testimoniano la
rilevanza dell’iniziativa e l’impegno a perseguire subito. Attraverso il
finanziamento dell’annualità 2012, di cui si attende il decreto di riparto
della Protezione Civile nazionale, saremo impegnati – dichiara l’assessore
Braia – a garantire il soddisfacimento delle domande di messa in sicurezza del
patrimonio immobiliare privato, la cui consistenza prevale su quello
complessivo. In tema di edilizia scolastica – annuncia Braia - nuova linfa
proviene dal Fondo Sviluppo e Coesione 2007/13, che sosterrà interventi di
messa in sicurezza e miglioramento delle strutture del sistema scolastico
regionale. Nei prossimi giorni – comunica Braia - si insedierà l’Osservatorio
regionale dell’edilizia e dei lavori pubblici il cui disciplinare è stato
recentemente approvato dalla Giunta Regionale. Con questo atto prenderà
ufficialmente avvio il tavolo permanente intersettoriale che consentirà un
costante monitoraggio dei settori di investimento infrastrutturale di
competenza dipartimentale e, soprattutto, costituirà sede deputata per
interagire e promuovere sinergie con le rappresentanze che, ai vari livelli,
intervengono nel settore delle costruzioni. In questa iniziativa a cui tengo
molto – conclude Braia – è condensata la volontà politica di avviare un
processo di sviluppo basato su due fattori fondamentali come il monitoraggio e
la programmazione. Il primo serve a prendere atto delle criticità e a misurare
l´efficacia delle iniziative poste in essere. Il secondo fattore ci permette
invece di fare tesoro dei risultati ottenuti per programmarne nuove iniziative
in grado di incrociare le aspettative delle imprese e della comunità”.
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URBANISTICA, VIA ALL´ACCORDO DI PROGRAMMA E AI PROGETTI PER IL TRASFERIMENTO LAMES DA CHIAVARI A CICAGNA |
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Genova, 4 giugno 2013 - Disco verde della Giunta regionale, su
proposta dell´assessore all´Urbanistica Gabriele Cascino, all´accordo di
programma sul trasferimento della Lames da Chiavari e quindi al progetto per la
costruzione del nuovo stabilimento in località di Quartaie nel comune di
Cicagna. Il via della regione Liguria riguarda anche il piano particolareggiato
sulla base del quale, una volta costruito e messo in produzione in nuovo
stabilimento in Val Fontanabuona, verrà demolito l´attuale sito in via San
Rufino a Chiavari. Nell´area ex Lames sorgerà, com´è noto, un quartiere di
edilizia residenziale con servizi di urbanizzazione per il verde pubblico,
attrezzature sportive e parcheggi.
Nel contesto dell´intervento
urbanistico di riqualificazione urbana nel quartiere di Sampierdicanne – è
stato affermato nella riunione della giunta regionale - il comune di Chiavari
ha anche individuato un nuovo ambito in via San Pio X, con l´assenso dell´ente
diocesano Madonna dei Bambini, da riservare alla realizzazione di alloggi per
l´edilizia residenziale pubblica (Erp) che saranno costruiti a cura e spese
della Società Lames.
Il nuovo stabilimento Lames
di Cicagna dovrà assicurare il mantenimento degli attuali livelli occupazionali
con il miglioramento della capacità produttiva dell´industria in ragione della
migliore organizzazione delle linee produttive e degli spazi operativi, interni
ed esterni allo stabilimento.
Rispetto al precedente
progetto di riconversione ad usi urbani dell´attuale stabilimento Lames di
Chiavari, la volumetria viene ridotta da 82.000 mc a 56.700 mc e con riduzione
dell´altezza dei nuovi edifici dai 18 piani previsti a 13 piani del nuovo
progetto, per migliorare l´inserimento del paesaggio.
La giunta Burlando ha inoltre
stabilito gli obiettivi che dovranno essere conseguiti in sede di approvazione
definitiva del progetto edilizio del nuovo stabilimento a Cicagna e del piano
Particolareggiato per la riconversione dell´attuale stabilimento di Chiavari,
tra i quali i più rilevanti riguardano la messa in sicurezza idraulica del
Torrente Rupinaro e la tutela dell´assetto "spondale" del Torrente
Lavagna per il sito del nuovo stabilimento a Cicagna.
La Conferenza di Servizi che
verrà convocata per l´approvazione dei progetti oggetto dell´Accordo dovrà
concludere i propri lavori entro 90 giorni, dopodichè la Lames dovrà
sottoscrivere le convenzioni con i Comuni di Chiavari e Cicagna relative alla
esecuzione delle opere di urbanizzazione dopo di chè il Comune di Cicagna potrà
rilasciare il permesso di costruire per l´inizio dei lavori di costruzione del
nuovo stabilimento, che si prevede possa avvenire entro la fine del 2013.
La demolizione dell´attuale stabilimento di Chiavari potrà avvenire solo
dopo il trasferimento dell´attività industriale nel nuovo stabilimento di
Cicagna e la ripresa dell´attività produttiva.
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BEI E UNICREDIT FIRMANO € 580.000.000 CONTRATTO DI FINANZIAMENTO A SOSTEGNO DELLE IMPRESE ITALIANE |
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Milano, 4 Giugno 2013 - La
Banca europea per gli investimenti (Bei) e il Gruppo Unicredit hanno firmato
quattro nuovi accordi di Milano per fornire finanziamenti a medio e lungo
termine, per un totale di € 580.000.000 per le imprese italiane in una varietà
di settori. Questa iniziativa rafforza il rapporto fecondo tra la Bei e
Unicredit ed è destinato a rafforzare il sostegno offerto al settore produttivo
in Italia, al fine di mitigare gli effetti della crisi finanziaria e
contribuire all´avvio della ripresa.
Entro il massimale di €
580.000.000 messo a disposizione dalla Bei, quattro diversi settori sono stati
scelti per il supporto . Oltre ai finanziamenti per le piccole e medie imprese
(€ 400 milioni) e Midcaps ( € 50.000.000 ), parte della linea di credito è
destinato alle aziende che attuano programmi ambientali ed energetiche
rinnovabili (€ 100 milioni). Una quarta tranche di 30 milioni di € finanzierà
progetti di ricerca e sviluppo selezionati dal Ministero dello Sviluppo
Economico in settori specifici nell´ambito del Industria 2015 dell´iniziativa .
"Le piccole e medie
imprese sono stati colpiti più duramente dalla lunga crisi che affligge
l´Europa e l´Italia: nel corso degli ultimi mesi, l´accesso al credito è quindi
diventato la priorità numero uno per consentire loro di mantenere la loro
attività a galla con finanziamenti adeguati. Attraverso queste operazioni la
Bei, in collaborazione con Unicredit, uno dei nostri principali partner a
livello europeo, sta facendo prestiti a lungo termine a disposizione per il
settore produttivo in Italia a tassi di interesse favorevoli ", ha
commentato Dario Scannapieco, Vicepresidente della Bei responsabile per le
operazioni in Italia, Malta e Balcani Occidentali.
Amministratore delegato di
Unicredit Federico Ghizzoni ha aggiunto che "i nuovi accordi di oggi con
la Bei contribuiscono inestimabile finanziamenti al nostro supporto costante e
robusto per le piccole e medie imprese italiane. I nostri stretti rapporti con
le Pmi e le conoscenze locali dettagliata significa che siamo in grado di
convogliare rapidamente queste risorse in imprese, in modo da massimizzare
l´impatto di questi strumenti di finanziamento degli investimenti, che sono
vitali per garantire la competitività del settore produttivo in Italia ".
Gli accordi riguardano in
particolare:
Pmi (€ 400 milioni) e
Midcaps (€ 50 milioni) -
La Bei fornirà € 400 milioni
di euro per le piccole e medie imprese italiane in condizioni di particolare
favore. I fondi saranno destinati esclusivamente a sostenere gli investimenti
delle Pmi attraverso Unicredit e Unicredit Leasing. Entrambi i nuovi
investimenti e gli investimenti già in corso saranno eligibIe per i prestiti.
Il costo dei progetti delle
Pmi non può superare € 25.000.000 . Tutti i settori produttivi sono ammissibili
per i prestiti - agricoltura, artigianato, industria, commercio, turismo e
servizi. I prestiti possono essere utilizzati per acquistare, costruire,
ampliare o ristrutturare edifici, impianti di acquisto, attrezzature, veicoli o
macchinari, coprire i costi relativi al progetto, oneri accessori e le
immobilizzazioni immateriali, compresi i costi di ricerca, sviluppo e
innovazione e il capitale circolante che è sempre necessaria in relazione alle
attività operative.
Il Gruppo Unicredit si è
impegnata a fornire le proprie risorse per le Pmi beneficiarie , aumentando
così il massimale globale dei finanziamenti messi a disposizione per le piccole
imprese italiane .
Un ulteriore 50.000.000 €
sosterranno gli investimenti da Midcaps Italia.
Ambiente (€ 100 milioni) -
Banca dell´Ue è fornire alle
aziende italiane con € 100 milioni per il finanziamento di piccole e medie
dimensioni nei settori della comunità industriale e sostenibile tramite
Unicredit e Unicredit Leasing, mira, in particolare, le infrastrutture per la
fornitura di servizi pubblici nei settori dei trasporti, energia, rifiuti
settori edilizia sociale disposizione, telecomunicazioni, acqua, igiene,
salute, istruzione e - uno dei pilastri della Bei. I costi del progetto non può
essere superiore a € 25 milioni.
Industria 2015 (€ 30
milioni) -
30.000.000 € serviranno per
progetti di ricerca e sviluppo cofinanziare selezionati dal Ministero dello
Sviluppo Economico in diverse aree tematiche (Fatto in Italia, l´efficienza
energetica e mobilità sostenibile) nell´ambito del Industria 2015 programma
proposto da Confindustria.
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PER LE IMPRESE MILANESI LA RIPRESA VERRÀ ANCORA DAI MERCATI INTERNAZIONALI SI PREVEDONO ESPORTAZIONI AL +5%, GIÀ LO SCORSO ANNO +3,5% TRA I PRINCIPALI MERCATI GLI STATI UNITI, CRESCONO GIAPPONE, BRASILE, EMIRATI ARABI |
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Milano, 4 giugno 2013.
Ripresa trainata dalle esportazioni: secondo le previsioni delle imprese
l’export milanese nel mondo dovrebbe crescere del +5,1% tra il 2012 e il 2014.
Lo scorso anno l’export milanese è cresciuto del +3,5%. I mercati che aumentano
la loro domanda di prodotti e servizi milanesi non sono quelli tradizionali Ue,
in calo del 4%, ma gli altri Pesi europei (+6,7%), l’America nord e sud, Asia centrale e orientale, tutti
sopra il +10%, con crescite a due cifre.
Tra i principali mercati gli Stati Uniti, quasi un decimo dell’export milanese
nel mondo e una crescita della domanda del 15% in un anno. In aumento l’export
verso Brasile (+11%), Emirati Arabi (+20%), Giappone (+29%). Emerge da
un’elaborazione del servizio studi della Camera di commercio di Milano sulle
previsioni per il periodo 2012 – 2014 di Unioncamere Lombardia su dati
Prometeia e sui dati Istat 2012.
Oggi l’incontro col Corpo
Consolare. “Internazionalizzazione il volano della crescita” è il tema a cui è
dedicato quest’anno l’incontro del Corpo Consolare di Milano e della Lombardia
in collaborazione con la Camera di commercio di Milano. L’evento si terrà
martedì 4 giugno alle ore 10:30 a Palazzo Cusani, via Brera 15. Interverranno:
Carlo Sangalli, Presidente della Camera di commercio di Milano, Samy Gattegno,
Vice Presidente di Confindustria Nazionale, Giuseppe Sopranzetti, Direttore
Sede Milano della Banca d’Italia, Emilio Fernández-castaño, Console Generale
del Regno di Spagna e Decano del Corpo Consolare di Milano e della
Lombardia.
“L’internazionalizzazione
come volano per la crescita è il tema dell’ incontro col Corpo Consolare - ha
dichiarato Carlo Sangalli, presidente della Camera di commercio di Milano -. In
questo periodo di forte crisi le esportazioni risentono meno della recessione.
Expo 2015 può rappresentare un momento determinante per cogliere nuove
opportunità di mercato”.
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A CHI APPARTENGONO I RISULTATI DELLA RICERCA NEI RAPPORTI TRA DATORE DI LAVORO E DIPENDENTE INVENTORE? SEMINARIO DELL’ARTI SUL TEMA, IN PROGRAMMA PER MARTEDÌ 4 GIUGNO A FOGGIA, MERCOLEDÌ 5 A BARI E GIOVEDÌ 6 A LECCE |
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Valenzano, 4 giugno 2013 - Si
terrà martedì 4 giugno (ore 14.30 - 18.30) a Foggia (Università degli Studi,
Palazzo Ateneo, Sala Auditorium del Rettorato), mercoledì 5 (ore 9.00 - 13.00)
a Bari (Politecnico di Bari, Aula Multimediale del Rettorato, piano -1),
giovedì 6 (ore 9.00 - 13.00) a Lecce (Università del Salento - Complesso
Ecotekne , Aula Fermi dell´edificio Ibil, piano terra) il seminario dal titolo
“Appartenenza dei risultati della ricerca nei rapporti tra datore di lavoro e
dipendente inventore (dal lavoro subordinato alle forme flessibili)”,
organizzato dall’Arti - Agenzia Regionale per la Tecnologia e l’Innovazione
nell’ambito del progetto Ilo 2 fase 2.
Massimiliano Granieri
(Consiglio Direttivo Netval, l´associazione delle università ed enti pubblici
di ricerca italiani impegnati nella valorizzazione dei risultati della ricerca)
affronterà il tema della titolarità dei risultati di ricerca nei rapporti tra
il datore di lavoro e tutti coloro che svolgono prestazioni lavorative
nell’impresa o nell’ente pubblico di ricerca, dal lavoratore subordinato, al
consulente, al tesista e a tutte le forme di impiego parasubordinato.
Si tratta del decimo ed
ultimo workshop del ciclo di appuntamenti che ha avuto inizio nel maggio 2012 e
che si è snodato nel corso di un intero anno, destinato al personale della
ricerca pubblica e delle imprese pugliesi sui temi del trasferimento
tecnologico, della valorizzazione della proprietà intellettuale, dell’avvio di
spin off e start up innovative, del finanziamento dell’innovazione. Per consentire
una fruizione più ampia da parte degli utenti di tutto il territorio regionale,
ogni seminario è stato replicato per tre giorni consecutivi in altrettante sedi
universitarie (rispettivamente a Foggia, a Bari e a Lecce) e trasmesso in
streaming sul sito http://www.ilopuglia.it/
La partecipazione al
seminario è gratuita ed è preferibile l´iscrizione online sul portale
www.Ilopuglia.it, nel quale è possibile inoltre, nella sezione Multimedia,
reperire i materiali didattici presentati dai relatori nel corso dei precedenti
appuntamenti.
Il workshop è organizzato
dall’Arti, nell’ambito del progetto “Creare impresa e diffondere tecnologia a
partire dalla ricerca - Programma Operativo per la fase 2 del Progetto Ilo2”,
promosso dall’Agenzia (in collaborazione con i cinque atenei pugliesi, il Cnr e
l’Enea), su incarico dell’Area Politiche per lo sviluppo economico, il lavoro e
l’innovazione della Regione Puglia. (f.T.)
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HYPO BANK: SERRACCHIANI INCONTRA PRESIDENTE PROKSCH |
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Trieste, 4 giugno 2013 -
"Un incontro aperto e cordiale". Così la
presidente della Regione
autonoma Friuli Venezia Giulia Debora
Serracchiani ha giudicato il
colloquio avuto ieri a Udine con il
presidente del consiglio di
amministrazione di Hypo Alpe-adria
Bank spa, Johannes Proksch,
alla presenza dell´amministratore
delegato di Hypo Bank
Italia, Lorenzo Snaidero.
Nel corso dell´incontro sono
state rappresentate le
preoccupazioni per il futuro
dell´attività di Hypo Bank Italia e
dei suoi lavoratori, seguite
alla divulgazione di notizie in
merito ad un ritiro dal
mercato.
Il presidente Johannes
Proksch ha delineato il quadro della
situazione del gruppo,
confermando l´intenzione di riprivatizzare
il Gruppo come richiesto
dalla Commissione europea. In questa
logica, ha spiegato, si
inserisce la vendita della banca in
Austria, e la stessa
operazione si vorrebbe compiere in Italia,
avviando un percorso che
vede al suo termine una banca che si
autofinanzia, con un
capitale sociale adeguato a mantenere le
attività, cioè, ha detto
Proksch, "una banca viva".
Concordando con Proksch di
mantenere aperto un canale di
comunicazione tra la banca e
la Regione e di aggiornarsi dopo
l´approvazione del bilancio
da parte dell´assemblea e soprattutto
dopo la pronuncia della
Commissione europea, quando si
conosceranno i dettagli del
piano di ristrutturazione,
Serracchiani ha evidenziato
l´interesse della Regione al
mantenimento delle attività
di Hypo Bank Italia, confermando
l´intenzione di coinvolgere
il Veneto e la Lombardia.
Assicurando che non è nei
programmi del Gruppo alcuna
liquidazione o chiusura di
Hypo Bank Italia, Proksch ha
sottolineato
"l´intenzione di dare un segno di discontinuità con
il passato, come stiamo dimostrando
anche attraverso il rimborso
ai clienti che hanno subito
danni da errate indicizzazioni
leasing".
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IL RUOLO DEL MARKETING A SOSTEGNO DELLE IMPRESE, ROMA CAPITALE PARTECIPA ALLA 66ESIMA EDIZIONE DI “WIN GALLUP INTERNATIONAL” |
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Roma, 4 Giugno 2013 - L´assessore alle Attività Produttive, Lavoro
e Litorale Davide Bordoni ha partecipato alla 66esima edizione di “Win Gallup
International - Worldwide Indepent Network of Market Research”, convegno
organizzato dal´´istituto di ricerca Doxa che si è svolto ieri mattina presso l´Hotel Parco de Principi a
Villa Borghese.
Il tema della Conference di
quest´anno è l´importanza del marketing e il ruolo delle ricerche di mercato a
favore del tessuto produttivo locale. In particolare si è parlato di Global
Challenges nell´ambito delle inchieste di mercato e consulenze per le imprese,
attraverso l´integrazione tra strumenti di investigazione tradizionali e uso di
nuove tecnologie con metodologie on line e soluzioni personalizzate. Tra i temi
analizzati figurano il ruolo della informazione “real-time”, degli strumenti di
indagine, delle piattaforme e data base, della web community come network per
la conoscenza e di altre soluzioni ad hoc.
«Oggi come non mai - ha
detto l´Assessore Bordoni - le ricerche di mercato e il settore del marketing
possono svolgere un ruolo determinante a favore delle imprese; le nuove
tecnologie, insieme agli strumenti di investigazione tradizionali, devono
contribuire al rilancio delle aziende in un mercato sempre più performante e
specializzato. Roma è stata la prima città ad aver avviato in questi anni il
processo di digitalizzazione della burocrazia, come nel caso della Scia on line
e del Suap, e a seguire una politica di sviluppo integrato e sostenibile
propria di una Smart City, favorendo le sinergie fra i settori produttivi e
istituzionali. Eventi come questo sono un´occasione per fare il punto della
situazione e guardare con maggior fiducia al futuro e alle opportunità di
sviluppo e business che il futuro offrirà».
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NASCE IN TOSCANA “PICCOLO È GRANDE”, PER DARE OSSIGENO ALLE PICCOLE IMPRESE COMMERCIALI |
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Firenze, 4 giugno 2013 – “Piccolo è grande”: è’ il
titolo del progetto regionale, approvato ieri dalla Giunta su proposta
dell’assessore al commercio Cristina Scaletti, che intende qualificare la rete
del piccolo commercio in Toscana. Finanziato per 865mila euro, il progetto attinge a risorse europee e prevede interventi
mirati a favorire lo sviluppo, l’ammodernamento, la qualificazione e
l’innovazione delle piccole e micro imprese commerciali che agiscono sul
territorio regionale; e che la crisi in atto ha colpito e indebolito, ma che
continuano ad avere vitalità e soprattutto voglia di crescere.
“Vogliamo stimolare il
processo di riequilibrio tra le diverse forme di distribuzione – sostiene
l’assessore Scaletti – in particolare tra grande e piccola-media distribuzione;
e promuovere e sostenere le azioni più collegate al territorio e al marchio
Toscana”. Secondo Scaletti, questo progetto vuole dare un sostegno integrato
alle piccole e micro imprese commerciali che vogliono crescere dal punto di
vista delle dimensioni e della qualità dei servizi commerciali offerti
attraverso forme di riorganizzazione e riqualificazione aziendale
Altro importante obiettivo è
sostenere processi di aggregazione tra piccole imprese per concentrare le
attività e ottimizzare i costi di gestione e attivare sinergie per esempio in ambito
di acquisti e gestione. “Ma soprattutto intendiamo stimolare l’entrata nel
mondo imprenditoriale dei giovani – conclude l’assessore Scaletti – favorendo
in particolare un ricambio generazionale capace di modernizzare le attività
commerciale di famiglia”.
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IN PIEMONTE PIÙ DI 110MILA IMPRESE IN ROSA LA BASE IMPRENDITORIALE FEMMINILE PIEMONTESE RAPPRESENTA IL 24,2% DELLE IMPRESE REGIONALI E SI CONCENTRA NEI SETTORI DEL TERZIARIO TRADIZIONALE |
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Torino, 4 giugno 2013 - Il
Piemonte vanta oltre 110mila imprese guidate da donne, pari al 24,2% del totale
regionale, concentrate soprattutto nei settori degli altri servizi (32,4%) e
del commercio (27,3%). È quanto emerso dall’indagine “Piccole imprese, grandi
imprenditrici 2013” (scaricabile all’indirizzo
www.Pie.camcom.it/imprenditoriafemminile), presentata oggi da Unioncamere
Piemonte e Regione Piemonte nell’ambito del protocollo d’intesa sottoscritto
insieme alla Commissione Abi del Piemonte per dare voce all’Osservatorio
regionale per l’imprenditoria femminile. Dopo i saluti dell’Assessore alle Pari
opportunità della Regione Piemonte Giovanna Quaglia e del Segretario Generale
di Unioncamere Piemonte Paolo Bertolino, Sarah Bovini, Responsabile Ufficio
Studi e Statistica di Unioncamere Piemonte, ha illustrato “I numeri delle
imprese femminili in Piemonte e in Italia”, seguita da Paola Casagrande, Direttore
Istruzione, Formazione professionale e Lavoro della Regione Piemonte, con un
intervento su “Imprenditoria femminile: il ruolo della Regione Piemonte”. Hanno
fatto seguito gli interventi di Susanna Barreca, esperta in sostegno
all´imprenditoria della Regione Piemonte, sul tema degli “Incentivi e sostegno
all’imprenditoria femminile”, e di Valentina Gusella, Presidente del Comitato
per l’imprenditoria femminile di Biella e referente Pari opportunità per
Legacoop Piemonte, su “Le attività dei Comitati per l’imprenditoria femminile”.
L’ultimo intervento della giornata, dal titolo “Imprenditrici e servizi
territoriali: un binomio vincente”, è stato presentato da Elenia Rotundo di
Clipit e Alessandra Messina, del Centro Ludico Linguistico First Word. “La fotografia
scattata da Unioncamere per rappresentare la realtà delle imprese rosa in
Piemonte - sottolinea l’assessore regionale alle Pari opportunità, Giovanna
Quaglia - costituisce per la Regione uno strumento molto utile per leggere ed
interpretare, in modo trasversale, le dinamiche che caratterizzano il legame
donna-impresa. Certo, in un momento di grande difficoltà come quello attuale,
in cui le percentuali di disoccupazione stanno purtroppo raggiungendo livelli
record, è un dato di fatto importante che l’impresa femminile faccia registrare
un trend positivo. Questo non significa in alcun modo che le Istituzioni
debbano in qualche modo abbassare la guardia. Nella consapevolezza del ruolo
fondamentale che le imprese femminili ricoprono per la crescita del nostro
Paese, è importante intensificare l’impegno per favorire la piena occupazione
delle donne. E mi riferisco in particolare alle politiche di conciliazione,
fondamentali per non mettere le donne di fronte a una scelta tra il lavoro e la
famiglia. Anche in questo senso l’analisi degli strumenti utilizzati dalle
nostre imprese ci permette di correggere e migliorare le molte azioni messe in
campo dalla Regione”. “La realizzazione di indagini conoscitive, come quella
che presentiamo oggi, è un passaggio imprescindibile per individuare le
esigenze e gli ostacoli che le donne incontrano nella loro attività
imprenditoriale e poter così programmare, insieme agli altri attori
istituzionali, attività di sviluppo e qualificazione della loro presenza nel
mondo dell’imprenditoria, per prepararle al meglio alle sfide del mercato. Le
Camere di commercio sono da sempre attive nel campo della promozione della
cultura imprenditoriale in rosa: da tempo, infatti, il Sistema camerale ne ha
intuito l’importanza, istituendo i Comitati provinciali per la promozione
dell’imprenditoria femminile, con l’obiettivo di realizzare specifiche attività
di formazione e sostegno alle donne imprenditrici” dichiara Ferruccio
Dardanello, Presidente di Unioncamere Piemonte. Le Imprese Femminili Registrate
In Piemonte Il numero delle imprese femminili registrate presso il Registro
Imprese delle Camere di commercio piemontesi al 31 marzo 2013 ammonta a 110.195
unità, per un tasso di crescita su base trimestrale pari a -0,83%. Sebbene la
base imprenditoriale femminile piemontese continui a subire gli impatti della
fase recessiva iniziata a fine 2011, essa mantiene costante la propria quota
sul totale delle imprese registrate, pari al 24,2%, dato lievemente superiore a
quello nazionale (23,5%). Le imprese femminili si costituiscono prevalentemente
sotto forma di imprese individuali (61,5%) e di società di persone (27,9%),
mentre soltanto il 9,1% predilige la forma delle società di capitale (quota in
lieve aumento rispetto a fine marzo 2013, quando era pari all’8,7%) e l’1,5%
quella delle altre forme (che comprendono i consorzi e le cooperative). Sono
soltanto le società di capitale a registrare un tasso di crescita positivo
(+0,59%), mentre risulta negativa la performance delle altre classi di natura
giuridica, in particolare delle imprese individuali (-1,18%). Le imprese
femminili operano soprattutto nei settori del terziario tradizionale, vale a
dire negli altri servizi (32,4%), nel commercio (27,3%) e nel turismo (8,8%).
Il 15,5% opera nell’agricoltura, il 7,5% nell’industria in senso stretto e il
3,9% nelle costruzioni. Valutando le variazioni trimestrali dello stock di
imprese femminili per settore di attività economica, si osserva come soltanto
il comparto del turismo sia rimasto stabile, mentre la base imprenditoriale di
tutti gli altri settori ha registrato una contrazione. A livello territoriale,
il peso delle imprese femminili è sostanzialmente omogeneo: il gap tra Biella e
Alessandria - province in cui la concentrazione di imprese femminili sul totale
è rispettivamente la minore e la maggiore - è infatti di lieve entità. I
Bilanci Delle Societá Di Capitale Femminili Piemontesi Concentrando
l’attenzione sulle società di capitale femminili con sede legale in Piemonte,
si osserva come nel 2011 il relativo volume d’affari sia aumentato del 4,6%
rispetto al 2010, a fronte di un incremento del 2,3% dei ricavi delle vendite
delle società di capitale piemontesi nel loro complesso. Le società di capitale
femminili piemontesi si contraddistinguono per una liquidità sufficiente
(indice di liquidità immediata), nettamente migliore rispetto a quella
conseguita dall’aggregato complessivo regionale, che manifesta, al contrario,
una situazione di lieve squilibrio finanziario. L’incidenza del costo dell’indebitamento
finanziario sul volume d’affari (oneri finanziari sul fatturato) si colloca su
livelli bassi e risulta nettamente inferiore rispetto a quella che grava sul
complesso delle società di capitale piemontesi. Sul fronte del grado di
solidità patrimoniale, le società di capitale femminili finanziano con mezzi
propri il 37,55% delle proprie attività (indice di indipendenza finanziaria),
quota inferiore rispetto a quella dell’aggregato complessivo regionale. La
performance reddituale delle società di capitale femminili appare, nel
complesso, migliore rispetto a quella concretizzata dall’insieme delle società
di capitale piemontesi. L’incremento del volume d’affari generato tra il 2010 e
il 2011 si è tradotto in una redditività lorda delle vendite positiva: nel
2011, il rapporto tra l’Ebitda e il fatturato delle vendite si attesta al
7,66%, livello che, seppure lievemente inferiore rispetto agli anni precedenti,
risulta nettamente superiore al dato medio regionale. Nel 2011, inoltre, le
aziende femminili sono riuscite a trasformare in utili i ricavi delle vendite
(il valore dell’indice Roe si colloca su un livello positivo e pari al 2,42%),
mentre l’aggregato delle società di capitale piemontesi ha conseguito una
perdita di esercizio. Anche la redditività del capitale investito (Roa) è
risultata positiva e in linea con quella realizzata nel 2010, passando dal
2,84% al 2,89%, attestandosi su livelli decisamente superiori rispetto a quelli
medi regionali. La produttività delle società di capitale femminili piemontesi,
misurata attraverso il valore aggiunto pro capite, risulta, invece, inferiore a
quella dell’aggregato regionale e in diminuzione rispetto al 2009 e al 2010.
I bilanci
delle società di capitale femminili (a) con sede legale in Piemonte.
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Anni
2009-2011
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Società di
capitale femminili piemontesi
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Società di
capitale totali Piemonte
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2009
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2010
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2011
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2011
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N. Di bilanci
aggregati
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4.863
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4.863
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4.863
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29.252
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Fatturato (
migliaia di euro)
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5.248.485
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5.791.648
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6.056.679
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146.038.103
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Variazione
del fatturato (%)
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-
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10,3
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4,6
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2,3
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Indicatori
finanziari
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Indice di
liquidità immediata
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0,82
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0,83
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0,81
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0,75
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Indice di
indipendenza finanziaria (%)
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38,59
|
37,63
|
37,55
|
38,54
|
Oneri
finanziari su fatturato %
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1,75
|
1,33
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1,46
|
1,84
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Indici della
redditività
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Roa (return on assets) in %
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2,52
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2,84
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2,89
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1,68
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Roe (%)
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2,40
|
2,96
|
2,42
|
-0,24
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Ebitda/vendite
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7,85
|
7,77
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7,66
|
6,45
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Indici di
produttività
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Valore aggiunto
pro capite (migl.Euro/dip.)
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61,84
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71,82
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48,87
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91,65
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L’indagine
Sull’imprenditoria Femminile In Piemonte Nel rapporto “Piccole imprese, grandi
imprenditrici” si è deciso di affiancare, alle analisi quantitative sulla
struttura dell’imprenditoria femminile in Piemonte e sulla performance
economica-finanziaria delle società di capitale femminile, un’analisi
qualitativa, resa possibile attraverso un’indagine sul campo, volta a indagare
gli aspetti legati all’attività delle imprese femminili, tra cui le motivazioni
alla base della scelta imprenditoriale, le strategie intraprese e le politiche
di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro adottate. L’indagine è stata
condotta nel mese di marzo 2013 e ha visto la partecipazione di 964 imprese
femminili con sede legale in Piemonte. Si tratta per lo più di imprese di
piccole dimensioni (il 98,5% ha, infatti, meno di 50 addetti) che si
concentrano soprattutto nell’area metropolitana torinese (44,0% delle imprese
femminili intervistate) e nelle province di Cuneo (22,8%), Alessandria (7,8%) e
Novara (7,1%). Operano prevalentemente nelle attività commerciali (39,7% delle
aziende intervistate), nei servizi alle imprese (22,5%), nelle costruzioni
(11,3%) e nei servizi alle persone (10,0%). Dall’indagine qualitativa è emerso
come la volontà di sviluppare un’autonoma idea imprenditoriale costituisca la
motivazione più ricorrente alla base della scelta di mettersi in proprio
(indicata dal 43,4% delle intervistate). Tra gli altri fattori che spingono le
donne a intraprendere l’attività imprenditoriale, spiccano il desiderio di
proseguire la tradizione familiare o la scelta di valorizzare le eccellenze del
territorio (28,5%). Significativa, inoltre, anche la quota di coloro che
dichiarano di aver avviato l’attività imprenditoriale per la necessità di
trovare lavoro (un’impresa su quattro) e per il desiderio di maggior
indipendenza e riconoscimento economico (un’impresa su cinque). Le imprese intervistate
segnalano come la qualità dei prodotti/servizi e l’assistenza ai clienti siano
i principali punti di forza alla base del modello di impresa “al femminile” (il
71,2% e il 41,9% delle aziende ha, infatti, indicato questi fattori). Per
quanto riguarda, infine, le politiche di conciliazione tra i tempi di vita e di
lavoro, cruciali per l’esercizio dell’attività imprenditoriale, quelle più
frequentemente adottate sono l’introduzione di contratti di lavoro part-time e
di formule organizzative miste (ad esempio, la banca delle ore) e la
possibilità di usufruire di permessi straordinari o del lavoro a distanza.
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REGIONE UMBRIA: PALAZZO DONINI ESPRIME SORPRESA PER AFFERMAZIONI CONFINDUSTRIA UMBRA |
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Perugia, 4 giugno 2013 - In
merito alle dichiarazioni rese in occasione della presentazione della nuova
struttura unificata di Confindustria Umbria, che sarà operativa tra alcuni
mesi, si prende atto positivamente del processo di semplificazione che tale
scelta produrrà, auspicando che ciò possa inoltre determinare un confronto più
efficace - che fino ad oggi non si è esplicitato compiutamente,- su alcune
grandi questioni industriali e occupazionali umbre, che investono anche e
soprattutto il ruolo delle imprese, come ad esempio l´attuazione dell´Accordo
di programma per l´area della Merloni, il futuro del Polo Chimico ternano e la
cessione della proprietà dell´Ast.
Perciò la Giunta regionale tutto si sarebbe
aspettata meno che un polemico riferimento - secondo quanto riportato da alcuni
organi di informazione - ad una scarsa capacità di ascolto della politica,
visto che le istituzioni regionali e locali stanno gestendo queste complesse
vicende che riguardano importanti imprese umbre e migliaia di lavoratori con
impegno, rigore e senso di responsabilità. Tali vicende, gestite in solitudine
dalle istituzioni pubbliche umbre,
avrebbero al contrario necessitato di un impegno e un ruolo da parte
delle organizzazioni rappresentative delle imprese.
Ovviamente la situazione
economica umbra, particolarmente difficile, avrebbe richiesto il non abbandono
dei Tavoli di concertazione dell´Alleanza per lo sviluppo da parte di
Confindustria umbra - Tavoli invece partecipati con altri soggetti, con le
rappresentanze dei sindacati e altre associazioni di categoria -, in quanto ciò avrebbe rafforzato
ulteriormente la loro funzione. Sorprendono altresì le affermazioni relative al
profilo e ai criteri adottati dalla Presidente per la nomina dell´assessore
regionale Fabio Paparelli, soprattutto perché rappresentano un´inopportuna
ingerenza. Si ricorda infatti, che la nomina di un membro di Giunta è esclusiva
competenza della presidente della Giunta regionale che, nella sua autonomia
politica e istituzionale, definisce la nomina degli assessori. In ogni caso,
non risulta esserci stato alcun confronto, né si sono registrati suggerimenti o
suggestioni da parte delle forze economiche e sociali umbre, né della stessa
Confindustria per la nomina dell´assessore Paparelli.
Il lavoro della Giunta
regionale è stato ed è indirizzato a
quell´obiettivo di semplificazione istituzionale, riduzione dei costi di
funzionamento dell´ente e della politica, concentrandosi soprattutto
nell´indirizzare risorse su politiche per i servizi e lo sviluppo. L´efficacia
di questa azione ha trovato riconoscimento ad esempio nella recente valutazione
effettuata dall´Agenzia di rating Standard & poor´s che nei giorni scorsi, in merito al bilancio
e alle politiche pubbliche della Regione Umbria, l´ha collocata a pieno titolo tra le regioni
del Centronord del Paese.
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INDAGINE CONGIUNTURALE RELATIVE AL MESE DI APRILE 2013 DELL’OSSERVATORIO RAPIDO CONGIUNTO DI CONFINDUSTRIA COMO E CONFINDUSTRIA LECCO. |
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Como, 4 giugno 2013 - Gli indicatori esaminati descrivono, per il
mese di aprile, uno scenario ancora rallentato rispetto ai livelli del mese di
marzo. La domanda interna e il fatturato risultano maggiormente penalizzati.
L’export resta invece sui
livelli dei mesi precedenti, rivelandosi al contempo meno vivace rispetto agli
anni scorsi.
Sul fronte previsionale i
giudizi sulle prossime settimane indicano un possibile peggioramento per un
quinto delle imprese, anche se nel 70% dei casi lo scenario sembra mantenersi
stabile.
Criticità continuano ad
essere evidenziate riguardo alla scarsa visibilità sulla domanda, alle diffuse
situazioni di insolvenza e al rapporto con gli Istituti di credito.
La situazione occupazionale,
complici l’elevato ricorso alle forme di cassa integrazione e l’approssimarsi
dell’esaurimento degli ammortizzatori sociali, desta ulteriori segnali di
preoccupazione.
Gli Ordini -
La domanda delle imprese di
Lecco e di Como continua a rivelare, ad aprile, segnali di debolezza.
Il mercato domestico resta
stagnante, così come più volte registrato nelle precedenti indagini e in linea
con i dati a livello nazionale. Un terzo delle imprese (33,3%) ha indicato
un’ulteriore diminuzione degli ordinativi. Per il 49,3% del campione le
richieste di aprile sono rimaste stabili a fronte di un 17,3% che ha registrato
invece un aumento degli ordinativi.
Varia di poco, rispetto a
quanto esaminato nell’edizione dell’Indagine di febbraio, la situazione del
mercato estero. Nella metà dei casi (50,7%) la domanda proveniente da mercati
esteri si è rivelata stabile e contestualmente si è ridotto il differenziale
tra giudizi in rallentamento e giudizi improntati alla crescita dell’export.
Nel dettaglio il 29% delle imprese ha comunicato una minor vivacità degli
scambi in aprile rispetto a marzo, mentre il restante 20,3% del campione ha
confermato livelli in aumento.
La Produzione -
Non giungono segnali
positivi dall’analisi dell’attività produttiva delle imprese di Lecco e Como.
Circa il 60% del campione non ha segnalato variazioni rispetto al mese
precedente, mentre i giudizi di rallentamento rappresentano circa un quarto del
totale (26,4%). Solamente il 15,3% delle aziende ha segnalato un aumento
rispetto al mese di marzo.
La capacità produttiva è
ancora lontana dai livelli pre-crisi: l’utilizzo medio degli impianti
produttivi si è attestato al 72,6%.
Il Fatturato -
Per le imprese dei due
territori l’indicatore associato al fatturato rivela l’andamento più
sfavorevole: a fronte di una contrazione della domanda e ad una conseguente
riduzione dell’attività produttiva si registra infatti, per il 43,4% del
campione, una diminuzione in aprile rispetto a marzo. Per contro, per il 29%
delle imprese viene rilevata una miglior performance delle vendite e livelli
stabili nel restante 27,6%.
Le Previsioni -
C’è poca fiducia nelle
imprese dei due territori per le prossime settimane. Il 70% delle imprese non
prevede cambiamenti rispetto all’attuale situazione e i giudizi negativi
(21,1%) continuano a superare quelli positivi, pari solamente al 9,2%.
Pochi ordini in portafoglio
e visibilità limitata per buona parte del campione: il 43,2% delle imprese ha
dichiarato infatti che gli ordini attuali sono sufficienti a coprire l’attività
per sole poche settimane. L’orizzonte temporale aumenta e raggiunge qualche
mese per il 39,2% del totale, mentre solamente il 17,6% ha una visibilità
superiore al trimestre.
Le Materie Prime -
L’attività connessa
all’approvvigionamento delle materie prime per le imprese di entrambe le
Province non mostra particolari variazioni ad aprile.
Rispetto ai listini di
marzo, l’andamento dei prezzi delle materie prime globalmente considerate si è
rivelato stabile per l’80% del campione, in diminuzione per il 15,7% e in
aumento per il restante 4,3%.
La Solvibilita’ -
Si registrano ancora
consistenti problemi legati all’insolvenza dei clienti ed ai casi di ritardo
nei pagamenti per le imprese delle due Province. Si tratta di una situazione
che riguarda il 68% del campione: nel mese di aprile la situazione è
addirittura peggiorata per un quarto circa delle imprese (23,7%), mentre oltre
il 70% non ha registrato variazioni. Da segnalare la presenza dopo mesi di
impasse di un timido 5,1% di imprese che ha riscontrato un miglioramento.
I Rapporti Con Gli Istituti
Di Credito-
I rapporti tra le imprese di
entrambi i territori e gli Istituti di credito hanno mostrato un peggioramento
in aprile rispetto al mese precedente, soprattutto in merito alle condizioni
praticate.
Per poco meno di un quinto
del campione infatti sono state comunicate maggiori spese e commissioni
(19,5%), un innalzamento dei tassi (18,4%) e un allungamento dei tempi di
delibera per la concessione di fidi (17,1%).
In alcuni casi (4%) le
imprese hanno segnalato di aver subito una restrizione delle linee di credito
tramite richieste di rientro.
L’occupazione-
Per le aziende di Lecco e di
Como si segnala una sostanziale stabilità dei livelli occupazionali rispetto al
mese di marzo, come evidenziato dall’84,4% del campione totale. Continuano ad
essere presenti giudizi di diminuzione (10,4%), il doppio rispetto ai giudizi
di crescita (5,2%).
Nessun miglioramento in
vista per le prossime settimane per le quali le aziende continuano a prevedere
un’elevata stabilità (79,2% dei giudizi totali), affiancata ancora una volta da
giudizi negativi (14,3%) superiori ai giudizi positivi (6,5%).
I Dati Di Como -
L’andamento della domanda in
questo primo quadrimestre del 2013, evidenzia il protrarsi della stagnazione
oramai da diversi mesi, il saldo delle risposte è di poco negativo e l’80%
degli intervistati dichiara un calo o al massimo una situazione invariata
rispetto agli ultimi mesi dell’anno precedente.
Il 2013 si apre a Como con
un calo tendenziale della produzione industriale del -1,2% più contenuto
rispetto a quello registrato a livello regionale (-3,4% il dato di
Unioncamere). La maggior parte delle altre province ha registrato contrazioni
ancora peggiori, tuttavia l’andamento dell’industria di Como rimane comunque
negativo, inanellando il sesto trimestre consecutivo di calo nella produzione
industriale.
Indipendentemente dai
settori di appartenenza, si rileva che sono riscontrabili andamenti ben differenti
tra imprese con una rete di vendita strutturata (anche all’estero) e imprese di
piccole dimensioni che risentono maggiormente del forte calo della domanda
interna, segnalata in calo per il 45% del campione o i cui prodotti sono legati
direttamente o indirettamente all’attività residenziale. Infatti, il mercato
immobiliare risente non solo del calo continuo dei redditi pro-capite ma anche dell’eccessivo peso della tassazione
che grava sugli immobili. Mediamente ad esempio, il passaggio da Ici ad Imu ha
comportato aumenti del 60% per gli edifici ad uso industriale.
Anche i consuntivi delle
vendite nei primi quattro mesi dell’anno segnalano cali anche rilevanti, metà
del campione rileva diminuzioni significative, solo il 27% degli intervistati
dichiara aumenti nel fatturato estero e solo per il 9% aumenti di vendite in
Italia.
Segnali meno allarmanti
rispetto al passato sul fronte dell’approvvigionamento delle materie prime.
Lo scenario di ripresa
risulta sempre meno probabile nel breve termine, le aspettative per il primo
semestre sono attualmente volte al ribasso, in un contesto in cui continuano a
rimanere sopra la soglia d’attenzione le insolvenze, i ritardi nei pagamenti superiori
ai 180 giorni e le difficoltà nell’ottenere credito. La ripresa dunque, seppur
timida, appare plausibile solo nel 2014.
La situazione occupazionale
appare in stato emergenziale con un uso accentuato degli ammortizzatori
sociali. Nel primo quadrimestre 2013 le ore totali di cassa integrazione
richieste in provincia di Como sono state pari a 7,3 milioni (3,2 milioni di
cassa ordinaria, 3,1 milioni di cassa straordinaria e 1 milione in deroga).
Rispetto al primo
quadrimestre del 2012 la Cigo è aumentata del 6%, la Cigs del 15%, la Cigd del
55%. L’incremento complessivo è stato del 15%. Si riducono le ore di Cigo per
il settore Tessile e Chimico (riduzioni
anche a doppia cifra rispetto al 2012), aumentano invece le ore autorizzate per
i settori metalmeccanico e legno.
Rispetto ai dati di inizio
2008 (pre-crisi) l’aumento dell’istituto della cassa integrazione è
esponenziale: 15 volte maggiore rispetto a 5 anni fa.
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NASCE UNINDUSTRIA COMO |
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Como, 4 giugno 2013 - E’
nata ieri Unindustria Como.
Con l’approvazione da parte
delle Assemblee di Confindustria Como in data 3 giugno e di Api Como venerdì
u.S., è giunto a conclusione il percorso
di fusione avviato lo scorso luglio tra Confindustria Como e Api Como.
La nuova Associazione nata
da questa fusione riunisce circa 1.000 aziende e quasi 50.000 addetti.
Il Presidente è Francesco
Verga, il Vice Presidente Vicario Tiberio Tettamanti, i Vice Presidenti Fabio
Porro e Graziano Brenna.
Il Direttore Generale è
Antonello Regazzoni, il Vice Direttore Gabriele Meroni.
La sede di Unindustria Como
è in Via Raimondi 1 a Como, mentre la sede operativa di Unindustria Servizi è
in Via Vandelli 20 a Como.
“Sono davvero molto
soddisfatto – commenta Francesco Verga, Presidente di Unindustria Como -. Il
nostro è il primo caso di aggregazione con Api in Lombardia e spero che
l’esempio sarà seguito anche da altri. In questo momento complesso per tutte le
imprese ritengo che sia non solo opportuno ma anche doveroso portare avanti
delle alleanze che ci permettano di aumentare il nostro peso rappresentativo e
di sviluppare nuove progettualità”.
“La nuova Associazione –
aggiunge Tiberio Tettamanti, Vice Presidente Vicario di Unindustria Como – sarà
infatti per dimensioni tra le prime territoriali in Italia, un traguardo che
non avremmo mai potuto raggiungere se fossimo rimasti divisi. Già da qualche
anno collaboravamo su alcuni fronti, ora saremo in grado di offrire ai nostri
associati servizi ancora migliori, sia in termini di qualità e tipologia, sia
in termini di quantità e gamma”.
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TRENTO, PACHER: "È IL POPOLO DEL FESTIVAL CHE LO RENDE COSÌ SPECIALE" |
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Trento, 4 giugno 2013 - Per
il presidente della Provincia autonoma di Trento, Alberto Pacher, il Festival
dell´Economia ha una alchimia tutta sua, fatta di tante componenti, ma il cui
"enzima catalizzatore" è rappresentato dal pubblico: "È il
popolo del Festival che lo rende così particolare, senza di voi il nostro
Festival non sarebbe la stessa cosa". Poco fa dunque la chiusura
dell´ottava edizione, sul palco, accanto al presidente Pacher, i principali
attori del Festival dell´Economia, a partire dal responsabile scientifico Tito
Boeri, quindi il presidente e il rettore vicario dell´Università di Trento,
ovvero Innocenzo Cipolletta e Paolo Collini, ma anche l´editore Giuseppe
Laterza, l´assessore del Comune di Trento Lucia Maestri, la responsabile per la
realizzazione di grandi eventi della Provincia,
Marilena Defrancesco.
E mentre Tito Boeri ha
voluto ringraziare tutti coloro che hanno contribuito, evidenziando che
"il Festival è un lavoro collettivo", il presidente Pacher ha rivolto
il suo ringraziamento agli spettatori. "Questa edizione si è aperta con un
premio Nobel e si è chiusa con un altro - ha detto Alberto Pacher nel ricordare
James A. Mirrlees, il cui intervento si era appena concluso -. Filosofi,
economisti, decisori politici si sono incrociati durante il Festival, ciascuno
di loro ha lasciato una idea, una suggestione, a volte una provocazione. Ma
questo Festival non viene organizzato per ribadire un´idea, quanto piuttosto
per proporre delle idee e per lasciare alla fatica di ciascuno di noi di
cercare la strada fra queste, di capire qualcosa in più. È una bella sfida,
anche faticosa, che il Festival affida a ciascuno di noi. Ed anche se è presto
per fare dei bilanci, possiamo già dire che la ´percezione empatica´ è
positiva, si sono viste in giro per la città tante persone contente,
incuriosite. Averci fatto passare quattro giorni di riflessioni e di pensiero è
stato un primo risultato. Va poi detto che questo Festival ha un´alchimia
particolare: ovvero ha questi esiti perché ci sono davvero tante persone che si
danno da fare, ma tutto questo non accadrebbe senza un enzima catalizzatore e
questo siete voi, è il popolo del Festival che lo rendo così particolare. Per
questo - ha concluso Pacher - vorrei rivolgere un ringraziamento molto forte,
anche a nome della comunità trentina, a voi, al pubblico che ha reso possibile
tutto questo. Senza di voi il nostro Festival non sarebbe la stessa cosa.
Arrivederci alla nona edizione".
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MIRRLEES: "MINACCIARE L´USCITA DALL´EURO PER NEGOZIARE CON LA GERMANIA" |
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Trento, 4 giugno 2013 - "Uscire dall´Euro significa fuggire, la
crisi si può affrontare resistendo ad essa e combattendo, ma i Paesi che
scelgono di combattere lo facciano considerando anche l´opzione della
fuga". Sir James Mirrlees non vuole chiamarlo "ricatto",
preferisce il termine "negoziato". A negoziare, naturalmente con la
Germania e con la Bce, dovrebbero pensare i Paesi che maggiormente sono oggi in
recessione e che hanno alti tassi di disoccupazione, per i quali non vi può
essere uscita dalla crisi senza politiche statali di espansione della domanda accompagnate
da un taglio delle tasse e degli stipendi ai lavoratori delle professioni meno
qualificate per sostenere la piena occupazione. Aperto giovedì dal premio Nobel
Michael Spence, il Festival dell´Economia si è chiuso oggi con un altro Nobel,
Mirrlees, e con l´"argomento del giorno", la possibile exit strategy
di alcuni Paesi dall´Eurozona.
Mirrlees lo ha detto solo
alla fine: "Io sono un fan del welfare state e non voglio vedere
diminuzioni nell´assistenza. Ma come facciamo a porre termine a queste
politiche di austerity? Lasciare l´Euro non è solo una possibilità teorica, ed
oggi è più difficile di quanto invece fosse stato entrarci. Con l´Euro i Paesi
sono entrati in un sistema di regole molto severo ed hanno dovuto adottare la
politica fiscale tedesca. L´espansione di cui abbiamo bisogno dev´essere però
finanziata sul versante monetario, mentre gli Stati dovrebbero sussidiare
l´occupazione".
Mirrlees ha tratteggiato un
panorama europeo a geometria variabile, dove vi sono alcuni Stati "che non
se la cavano troppo male" (ancora la Germania, ma anche la Polonia e il
Regno Unito), ed altri che hanno invece subìto drastici cali negli
investimenti, con conseguenze drammatiche sull´occupazione e "meno
drammatiche", secondo il premio Nobel, sul Pil. Quanto è importante la
questione del debito nel caso italiano? "Il debito è sempre stato un
problema pervasivo per l´Italia, ma è difficile capire se è di per sé stesso un
così grave problema. Ma perchè dovremmo poi preoccuparci così tanto del debito?
C´è il rischio di default, naturalmente, ma il debito è un segno del fatto che
un governo spende senza un controllo sulla spesa. La cosa migliore sarebbe
riportare gli investimenti ad un livello antecedente all´inizio della
recessione. Questo è difficile perchè le banche non hanno voglia di erogare
prestiti, e la politica monetaria ha fallito nel suo tentativo di intervento su
questo versante. Si è detto che un tasso d´interesse allo 0 % avrebbe aiutato,
ma le banche lo avrebbero accettato? Come incoraggiare dunque gli investimenti?
Un modo sarebbe avere delle assicurazioni sui prestiti, ma le politiche adottate
in Occidente sono state tardive. Creare degli istituti di credito pubblici? La
realtà è che forse sono le imprese che non vogliono investire, perchè pensano
che forse si uscirà presto dalla crisi. In alcuni paesi un ritorno agli
investimenti non risolverebbe comunque il problema, perchè la crisi bancaria ha
tolto alle persone l´accesso al credito spingendo i governi a fare deficit.
Questa recessione non se ne andrà e dobbiamo chiederci fino a che punto
possiamo permetterci dei salvataggi, e chi deve essere salvato?"
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INDIPENDENZA E SOVRANITA´ SONO DUE COSE DIVERSE |
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Trento, 4 giugno 2013 - Le
regole non sono sufficienti per garantire l´indipendenza delle banche centrali.
Sono indispensabili anche trasparenza e credibilità. Oggi una revisione del
mandato della Banca centrale europea (Bce) si impone, alla luce della crisi
sovrana del 2010, che ha visto intervenire la Bce in modo massiccio per
ricapitalizzare le banche dei Paesi fragili dell´Eurosistema, al fine di
evitare il default. Inoltre la crisi non è finita e probabilmente si
richiederanno altri interventi della Bce per diminuire il debito sovrano di un
Paese. Così Letizia Reichlin, professore di Economia e chair del dipartimento
di economia alla London Business School, ha contestualizzato le preoccupazioni
e i dubbi sull´effettiva indipendenza della Bce, che detiene il monopolio della
creazione della moneta, rischiando la pressione dei governi, perché quella
moneta si stampi finanziando il loro debito pubblico, con il rischio di creare
inflazione. ´´Manteniamo nel trattato il principio di indipendenza della Bce,
ma diamoci una nuova governance che garantisca il coordinamento tra politica
monetaria e politica fiscale. Il potere della Bce può essere evitato solo con
un approfondimento comunitario delle politiche economiche´´.
La Bce è messa in
discussione da più parti. Sappiamo che la sua indipendenza è sancita dal
Trattato europeo, ma durante la crisi la Bce ha dovuto fare una serie di azioni
che hanno destato dubbi sulla sua indipendenza. Abbiamo visto come l´intervento
di Mario Draghi ´´whatever it takes´´, ovvero ´´ pur di scongiurare il
fallimento dell´Euro, la Bce e´pronta a comprare il debito di uno Paese
membro´´- a fronte di chiari impegni del Paese di fare riforme strutturali e di
bilancio - sia stato criticato fortemente.
Cos´ Letizia Reichlin ha
delineato il punto sulle preoccupazioni destate da un forse eccessivo
inserimento nella politica degli Stati della Ue. I cittadini oggi non sono più
tanto d´accordo sul principio sacro dell´indipendenza della Bce. In Europa per
via della crisi le banche centrali hanno avuto un atteggiamento aggressivo, che
in tempi normali non avrebbero fatto. La Bce ha controllato la crisi prestando
soldi alle banche con un tasso di interesse fisso. E´ intervenuta nel mercato
degli Stati Uniti, ha comprato titoli di Stato in Italia e in Gran Bretagna.
Tuttavia, prima con Trichet e poi con Draghi la Bce ha prestato soldi alle
banche perché in Europa il mercato è finanziato dalle banche e non dal mercato
come negli Usa. Le preoccupazioni si basano sul dubbio che prestando soldi a
istituzioni fragili, la Bce assuma anche un rischio di credito e quindi di
perdita che ricade poi sui cittadini. Inoltre il rischi di inflazione crebbe
dietro l´angolo, anche se di fatto questa è al di sotto del 2% nell´area Euro.
Nella blogosfera si dice
anche che la Bce dovrebbe comprare il debito pubblico, non deve essere
indipendente. Indipendenza regole e trasparenza devono andare di pari passo. Il
problema oggi però non è l´inflazione,ma l´instabilità finanziaria. Dopo una
breve ripresa dalla crsi, in Europa nel 2010 ritorna la crisi sovrana. In
Spagna dal 2008 le banche non si prestano più soldi fra loro e le banche
tedesche non prestano più soldi alle banche locali spagnole. Ora l´integrazione
finanziaria nata con l´Euro non c´è più. Quindi la Bce comincia a prestare i
soldi a tassi fissi. Negli Stati Uniti si è fatta la ristrutturazione delle
banche, ma in Europa no, e in tutti i Paesi membri il rapporto tra debito e Pil
è peggiorato. Intervenendo per aiutare le banche locali degli Stati membri, la
Bce compra anche il rischio sovrano, ma indirettamente sta finanziando un
Paese, mettendo in discussione il principio dell´indipendenza perché nel
momento in cui una banca centrale si immischia nelle scelte di un paese
specifico, c´è conflitto di interessi.
Oggi è messa quindi in
discussione l´interferenza dei tecnocrati di Francoforte, tuttavia, non abbiamo
più tassi di interesse sul debito, così alti come nel 2011 in Italia. ´´Di
fatto siamo davanti a un vuoto di governance - ha conlcuso Letizia Reichlin -
la crisi non è finita e i tassi di interessi nel sud dell´Europa sono ancora
più alti di quelli del nord,così la Bce forse dovrà fare prestiti alle banche
di Paesi non solvibili. E´ ancora legittimo?´´
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STABILITA’ FINANZIARIA, MONETARIA E FISCALE: RELAZIONI PERICOLOSE |
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Trento, 4 giugno 2013 - Fra gli elementi più significativi che stanno
caratterizzando la crisi dell’euro in atto c’è anche quello legato alla stretta
correlazione fra la stabilità finanziaria, quella dei prezzi e quella fiscale.
Un legame che sta emergendo in maniera sempre più evidente e che è stato al
centro del focus “Cessioni di sovranità oltre la politica monetaria” proposto
dal Festival nella cornice di Palazzo Geremia. A Dino Pesole firma de "Il
Sole 24 Ore" il compito di introdurre l’analisi di Markus K. Brunnermeier,
professore alla Princeton University e
membro del consiglio consultivo della Bundesbank e di quello del Fondo
Monetario Internazionale. Un’analisi basata proprio sulla dimostrazione di come
per andare oltre la crisi sia sempre più necessario un cambio di marcia dato
proprio dalla consapevolezza di come si debbano coordinare in maniera più
decisa le azioni delle banche centrali con quella delle banche nazionali e
delle autorità fiscali.
Proprio Dino Pesole ha messo
in evidenza come la stabilità finanziaria sia un elemento fondamentale per
affrontare la crisi dell’euro e fino ad oggi, più che sterili vertici
internazionali per salvare la moneta unica, sia stato cruciale l’annuncio di
Mario Draghi, presidente della Bce, di voler usare “armi non convenzionali” come
quella legata all’acquisto di titoli di stato tramite il fondo salvastati.
Markus K. Brunnermeier ha illustrato con estrema chiarezza le ricadute sulla
crisi dell’euro date dalla relazione strettissima fra tre stabilità: quella
finanziaria, quella dei prezzi e quella fiscale legata al debito. L’analisi
dell’economista ha preso le mosse proprio dalla finanza e dal sistema bancario:
“Basta spesso anche un piccolo shock di una banca - ha sottolineato
l’economista tedesco - per scatenare un effetto a catena con una sorta di
spirale negativa. Gli effetti portano ad una crisi finanziaria che ha ricadute
sull’erogazione di denaro e questo blocca poco alla volta gli ingranaggi del
sistema economico”. Da qui possono scatenerai due forze opposte tra loro che
spingono su due estremi diversi come la deflazione e l’inflazione: entrambi
elementi economici capaci di spaventare politici ed economisti. In questo
quadro si pone anche il problema della sostenibilità del debito: “E in questo
caso, l’interrogativo – ha evidenziato Brunnermeier - è quale soggetto di uno
Stato fra le banche , il governo della nazione in causa e la sua Banca Centrale
si farà carico dei costi in caso di grave crisi, anche perché la stretta
creditizia porta come conseguenza un calo del Pil”. Una situazione che stanno
vivendo molte nazione d’Europa, fra cui anche l’Italia, senza dimenticare che
il calo del Pil porta anche ad una riduzione del gettito fiscale. E se il
quadro è complesso per un singolo Stato nell’affrontare le conseguenze di
questa spirale è evidente che tutto si amplifica quando abbiamo una sola Banca
Centrale chiamata a coordinarsi con molte nazioni come accade oggi nel Vecchio
Continente. Una possibile ancora di salvezza, secondo Markus K. Brunnermeier,
potrebbe venire dall’emissione degli “Esbies” ,sigla degli “European Safe
Bonds”, che contribuirebbe a stabilizzare la situazione del debito,
tranquillizzerebbe i mercati, sempre alla ricerca di porti sicuri, e aiuterebbe
i Paesi periferici a superare questo difficile frangente economico.
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UNIONE EUROPEA, GARANZIA O RISCHIO PER LA SOVRANITÀ DEGLI STATI? |
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Trento, 4 giugno 2013 - Globalizzazione, crisi e crescente
interdipendenza sembrano mettere in pericolo, o almeno in discussione, la
sovranità degli Stati nazionali dell’Unione Europea. Sicuramente impongono di
ridefinirla. È ciò che hanno cercato di fare gli studiosi di scienza politica
Sergio Fabbrini (Luiss), Andrew Moravcsik (Princeton) e Kalypso Nicolaidis
(Oxford) nel dialogo “Sovranità sotto tutela o tutela della sovranità? L’unione
Europea al tempo della crisi”. L’incontro si è tenuto nell’aula magna del Dipartimento
“Facoltà di Giurisprudenza” dell’Università di Trento. A introdurlo e moderarlo
è stata Simona Piattoni (docente al Dipartimento di Sociologia e Ricerca
sociale e alla Scuola di Studi Internazionali dell´Università di Trento). Che
ha aperto il confronto chiedendo ai relatori di riflettere sul perché esistano
delle interdipendenze così accentuate, su come i Paesi membri le stiano
gestendo attraverso le istituzioni europee e su cosa possiamo e dobbiamo
aspettarci come cittadini europei.
«Come scienziati politici
sappiamo che la sovranità pare sotto tutela ovvero limitata» ha ribadito
Piattoni. Perché, se l’Unione europea è lo strumento che ci si è dati per
gestire le interdipendenze, è anche il contesto all’interno del quale spesso i
cittadini sembrano subire l’impatto di decisioni prese altrove, da altri.
Fabbrini, professore di
Scienza politica e Relazioni internazionali e direttore della School of
Government dell´Università Luiss-guido Carli di Roma, dove detiene anche una
cattedra Jean Monnet in European Institutions and Politics, ha descritto
l’Unione Europea come una «democrazia composita» che unisce popoli e Stati e
che fa ciò in modo innovativo. Per lui il punto critico dell’Unione Europea è
quello di essere in bilico fra una struttura sovranazionale e una
intergovernativa. «In Europa – ha precisato - non siamo solo interdipendenti,
ma anche fortemente integrati». Questo significa che i problemi (dalla
disoccupazione al debito) non si possano risolvere se non insieme agli altri.
L’unione Europea – ha ribadito – ha avuto il grande merito di tenere sotto
controllo i nazionalismi».
Moravcsik, professore di
politica e direttore del programma dell´Unione Europea presso la Princeton
University´s Woodrow Wilson School, ha insistito sull’importanza della convergenza
delle politiche (a cominciare da quelle dell’istruzione). Ha teorizzato in
maniera coerente la natura intergovernativa dell’Unione, ha sottolineato i
vantaggi per la qualità della deliberazione democratica degli Stati nazionali
dell’essere inseriti in istituzioni multilaterali che apparentemente ne
limitano la sovranità. «La crisi europea – ha affermato - ci serve per capire i
limiti dell’Unione Europea».
Kalypso Nicolaïdis,
professore di relazioni internazionali all´Università di Oxford e direttore del
Center for International Studies and the Department of Politics and
International Relations, cosciente delle molte frontiere fisiche, storiche e
culturali che ancora dividono l’Europa, ha teorizzato la possibilità di
costruire una “demoicrazia”, in cui più “demoi” possano convivere e imparare
gli uni dagli altri. Mentre «oggi nell’Unione Europea c’è un braccio di ferro
tra gli Stati», come se uno volesse prevalere sugli altri.
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LA BCE DOVREBBE FARE DI PIU´ |
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Trento, 4 giugno 2013 - Al
Festival dell´economia di Trento il vicedirettore operativo del Fondo Monetario
Internazionale, Nemat Shafik, parlando della necessità di ulteriori misure per
sostenere il credito alle aziende, dichiara: “Riteniamo che la Banca Centrale
Europea potrebbe fare di più, è evidente che il problema della frammentazione
finanziaria nell’eurozona non è stato ancora risolto.” I costi di indebitamento
per le imprese sono diverse nei vari Stati membri dell’eurozona, e questo non
fa che danneggiare le nazioni già colpite dalla crisi. Ancora, secondo
l’economista del Fmi, il vero problema non è tanto le dimensioni del settore
finanziario, ma la cattiva distribuzione dei redditi.
La Bce deve agire, e deve
agire in fretta. A dirlo è il vicedirettore operativo del Fondo Monetario Nemat
Shafik a una platea attentissima. “Riteniamo che la Bce potrebbe fare di più,
dal momento che è evidente che il problema della frammentazione finanziaria
nell’eurozona non è stato ancora risolto.” La prova ? Il costo del denaro,
nell’eurozona, è lo stesso per tutti, ma per le aziende italiane o spagnole
indebitarsi è molto più costoso che per le aziende tedesche o francesi. Insomma,
un’eurozona in ordine sparso. Un problema vero, secondo Shafik: “Non si tornerà
a crescere, la disoccupazione non scemerà finchè non si porrà fine al
problema.” Interrogata sulla situazione economica globale, Shafik spiega: “Il
vero problema non sono le dimensioni del settore finanziario globale. Il vero
problema è la distribuzione dei redditi così ineguale. Si tratta di un problema
che preoccupa noi del Fondo Monetario, perché sappiamo che la diseguaglianza
mina la capacità di un Paese di sostenere la crescita sia economica sia
politica. La domanda vera è: come si affronta la diseguaglianza dei redditi ?
Con il welfare e le tasse nel breve periodo, nel lungo con istruzione per
tutti".
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"IL DENARO NON PUÒ COMPRARE I BENI MORALI E CIVICI" |
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Trento, 4 giugno 2013 - Ci voleva un filosofo, al Festival
dell´Economia, per porsi una domanda particolarmente scomoda, ma quando mai
attuale: "Vogliamo un società in cui tutto è in vendita, oppure ci sono
beni morali, civici che il mercato non può acquistare?". Michael Sandel,
filosofo, professore alla Harvard University e autore di numerosi libri, è uno
da milioni di contatti. Una delle sue ultime conferenze, in Corea, è stata
seguita da 14 mila persone, come ha messo in evidenza Giuseppe Laterza, nel
dare la parola al filosofo. La tesi di Sandel è quanto mai semplice ma
efficace: "L´economia, come scienza, deve cambiare, non bisogna porsi
domande solo sull´efficienza economica, quando piuttosto se i meccanismi che si
vogliono introdurre nel mercato eroderanno le norme sociali e se questo
avviene, dobbiamo chiederci se l´aumento di efficienza vale la perdita di
questi comportamenti". E ancora: "Una delle debolezze portate avanti
dal mercato è che ci sono sempre meno occasioni in cui fare esercizio di virtù
sociali e civiche; il risultato è che non siamo più abituati a chiedere gli uni
agli altri".
Per dimostrare le sue tesi
Michael Sandel ha portato una serie di esempi, come è solito fare, coinvolgendo
nel dibattito il numeroso pubblico del Teatro sociale. "Oggi ci sono poche
cose che il denaro non può comprare, in alcune carceri possiamo comprarci una
cella migliore, in certi parchi divertimento possiamo saltare la fila, ci sono
società di pubblicità che, in America, vendono spazi pubblicitari sul corpo
delle persone". In sostanza, negli ultimi anni, si è passati senza
rendersene conto "da una economia di mercato ad una società di
mercato". E la differenza è sostanziale: "La prima - ha spiegato
Sandel - è uno strumento per organizzare la produzione, la seconda è una
società dove tutto è in vendita, dove il pensiero di mercato permea tutte le
sfere del vivere".
Ci sono alcune cose che il
denaro non può ancora acquistare, come l´amicizia: "Possiamo comprare
degli amici ma il denaro depaupera questa amicizia del suo valore".
Soprattutto il denaro cambia la natura del bene acquistato, lo deprezza; introdurre
un meccanismo di mercato nella vita sociale potrebbe cambiare le dinamiche. E
qui gli esempi portati da Michael Sandel sono stati numerosi: da alcune scuole
in America che si sono messi a pagare gli studenti in cambio di bei voti o di
libri letti, ad una cittadina svizzera che ha fatto un sondaggio sulla
possibilità di accogliere gratis o a pagamento scorie radioattive sul proprio
territorio, ad una scuola israeliana che ha introdotto una multa per i genitori
che arrivavano in ritardo a prendere i loro figli. Ebbene, in molti casi, si
sono ottenuti effetti diversi da quelli previsti. Nel caso della scuola
israeliana sempre più genitori sono arrivati in ritardo. Questo perché:
"Quando non c´era la multa i genitori si sentivano in colpa se arrivavano
in ritardo, dopo avevano invece la percezione di pagare un servizio". La
scuola ha quindi sospeso la multa ma il numero dei genitori in ritardo è
aumentato: "Questo ci suggerisce - ha spiegato Sandel - che una volta
introdotti gli incentivi in un mercato, questi corrompono gli atteggiamenti non
basati sul mercato, come il senso di responsabilità, e non è così facile
invertire la rotta. La condotta, le regole morali possono essere svilite dal
mercato e poi non è così facile ripristinarle".
Due le implicazioni: "Il
mercato non è neutro, contrariamente a quanto sostenuto. Ovvero il mercato non
lascia immutato il mondo. Dobbiamo quindi porci il problema se le regole
economiche che introduciamo eroderanno le norme sociali". Uno degli esempi
più famosi di mercato che elimina i valori è quello della donazione del sangue:
"In Inghilterra il sangue si può solo donare, mentre negli Usa si può
donare o farsi pagare. Il sistema più efficiente è quello inglese, consentire
un mercato del sangue elimina l´impulso altruistico di donare". Per altri
economisti invece i valori, i comportamenti etici vanno conservati ed
utilizzati solo dove il sistema dei prezzi non può funzionare: "Ma queste
regole economiche - sono state le conclusioni di Michael Sandel - non possono
essere applicate alla virtù, alla generosità, alla solidarietà. I valori civici
non possono essere consumati, sono dei muscoli che via via che si utilizzano
funzionano di più, mentre invece il mercato ci ha abituato ad avere sempre meno
occasioni di fare esercizio di virtù sociali e civili". Infine c´è
un´altra abitudine fuorviante di questa società di mercato: "Ci sono
sempre più disuguaglianze, una separazione sempre maggiore fra chi ha e chi non
ha. La democrazia non richiede un´uguaglianza perfetta, ma richiede che gli
uomini e le donne di estrazione diversa si incontrino". E quindi, per
Sandel, la domanda che dobbiamo porci è la seguente: "La questione posta
dal mercato non è principalmente di natura economica, ma è di come vogliamo
vivere. Vogliamo un società in cui tutto è in vendita, oppure ci sono dei beni
morali civici che il mercato non può acquistare?".
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MONZA E BRIANZA, I DATI SULL´ARTIGIANATO NEL I° TRIMESTRE 2013 |
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Monza, 4 giugno 2013 - Il
difficile momento economico che sta vivendo l’artigianato brianzolo è
confermato dal persistere della variazione negativa della produzione su base
annua che si attesta al -3,8%. Più positiva la lettura dell’andamento della
produzione su base congiunturale che risulta in lieve crescita (+0,5%) rispetto
al trimestre precedente, anche se saranno i prossimi trimestri a confermare
l’evoluzione di questo indicatore. Più critica la situazione del fatturato che
registra rispetto allo scorso trimestre -1,1%, mentre a livello tendenziale
-5,1%. Anche gli ordini, in linea con l’andamento del fatturato, perdono l’1,3%
rispetto al trimestre precedente, mentre la variazione tendenziale si attesta a
-5,1%. Le imprese artigiane risentono della crisi anche sul fronte lavoro,
rimane infatti negativo il saldo occupazionale, che si attesta a -0,7%. Cambia
nel trimestre in esame il ricorso alla Cig, a fronte di una diminuzione del
numero di imprese che ne fa ricorso (14,4%), aumenta il monte ore, passando dal
2,3% dello scorso trimestre al 2,6% dell’attuale. La difficile situazione
economica fa peggiorare le aspettative degli artigiani per il prossimo
trimestre: il 36,6% si aspetta una diminuzione della produzione e solo l’11,9%
prevede un aumento. Anche la percentuale di imprenditori che si aspetta una
diminuzione sul fronte occupazionale cresce, raggiungendo il 15,7%.
È quanto emerge dalla
Analisi congiunturale trimestrale dell’Artigianato manifatturiero in Brianza (I
trimestre 2013), realizzata dall’Ufficio Studi della Camera di commercio di
Monza e Brianza in collaborazione con le Associazioni provinciali
dell’Artigianato e dei Lavoratori della Brianza.
“La situazione che viene
delineata dall’ultima analisi congiunturale ci preoccupa. Non possiamo ignorare
gli indicatori negativi che riguardano produzione, fatturato e aspettative – ha
dichiarato Gianni Barzaghi membro di Giunta della Camera di commercio di Monza
e Brianza -. La condizione è stata acuita altresì dal rallentamento degli
ordini acquisiti nel trimestre, che scendono in misura pressoché analoga a
quanto accade per il fatturato, dal saldo occupazionale che resta negativo e
dal ricorso alla Cig che rimane su livelli ancora elevati se analizzato in
serie storica”.
Produzione -
La difficile situazione
della produzione dell’artigianato manifatturiero trova conferma nel persistere
di una variazione che su base annua registra ancora segno negativo (-3,8%),
anche se in miglioramento rispetto al trimestre scorso. Più positiva la lettura
dell’andamento della produzione rispetto al trimestre precedente che risulta in
lieve crescita (+0,5%), ma occorre aspettare il prossimo trimestre per avere
conferma dell’evoluzione positiva. Il numero indice della produzione, espresso
in rapporto al valore della produzione del 2005 (posto pari a 100) inverte
quindi la caduta risalendo leggermente nel trimestre in esame fino a 70,1.
Rimane stabile su livelli piuttosto bassi il tasso di utilizzo degli impianti,
che esprime il livello della produzione in percentuale al potenziale massimo degli
impianti in funzione, che nel trimestre in esame si attesta al 61,2%.
Fatturato -
Anche nel trimestre in esame
il fatturato del comparto artigiano ha registrato una situazione più
problematica rispetto alla produzione. La variazione congiunturale del fatturato
è infatti negativa, pari a -1,1%, mentre rispetto al primo trimestre del 2012
la variazione è del -5,1%, dato in miglioramento, come si osserva dal grafico,
ma ancora piuttosto negativo. Il numero indice del fatturato (posto 100 il
valore medio dell’anno 2005) si mantiene quindi anche nel trimestre in esame a
quota 69,9, sostanzialmente stabile nell’ultimo anno. La quota del fatturato
estero sul fatturato totale aumenta nuovamente in questo trimestre salendo fino
al 9,6%.
Ordini -
Gli ordini acquisiti nel
trimestre scendono in misura pressoché analoga a quanto accade per il
fatturato. In termini congiunturali, ovvero rispetto al trimestre precedente
(espresso come media mobile a 4 termini) si registra un -1,3%, mentre in
termini tendenziali, ovvero rispetto al medesimo trimestre dell’anno
precedente, il dato si attesta al -5,1% (dato grezzo). Il periodo di produzione
assicurato dagli ordini pervenuti è pari a 26,2 giorni, in diminuzione rispetto
ai trimestri precedenti.
Occupazione -
Anche nel trimestre in esame
le imprese artigiane manifatturiere della Brianza indicano una prevalenza delle
uscite sulle entrate. Il saldo occupazionale del trimestre, pari a -0,7%, è il
risultato della differenza tra un tasso di ingresso dell’1,0% e un tasso di
uscita dell’1,7%. Rimane elevato il ricorso alla Cig, nel trimestre ha
riguardato il 14,4% delle imprese (circa un punto percentuale in meno del
trimestre scorso) e il 2,6% del monte ore (era il 2,3% a fine 2012).
Aspettative -
Le aspettative per il
prossimo trimestre degli artigiani brianzoli peggiorano rispetto al trimestre
scorso, in particolare per quanto riguarda l’occupazione. La produzione è
attesa in diminuzione per il 36,6% delle imprese, l’11,9% si aspetta invece un
aumento. Per quanto riguarda l’occupazione, è particolarmente elevata rispetto
al passato la quota di chi si aspetta una diminuzione (15,7%).
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SONDAGGI: SERVONO ANCORA? |
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Trento, 4 giugno 2013 - Servono ancora i sondaggi? E se sì, a cosa? A
conoscere un po´ meglio la nostra realtà? A prevedere il futuro, placando le
ansie di politici e opinione pubblica (o al contrario accrescendole)? Oppure
ancora, a pilotare gli orientamenti degli elettori? La voce.Info ha chiamato a
rispondere a questi quesiti Piergiorgio Corbetta e Giancarlo Gasperoni,
sociologi all´università di Bologna, Alessandra Ghisleri, direttrice di
Euromedia Research, Nando Pagnoncelli, amministratore delegato di Ipsos, e
Roberto Weber, presidente Swg. Su una cosa i relatori hanno concordato: le
richieste dei committenti (ma anche dei media e dell´opinione pubblica) nei
confronti di chi si occupa di sondaggi per professione crescono continuamente,
rasentando a volte l´assurdo. Al tempo stesso, cresce la difficoltà di fare
previsioni scientificamente attendibili. Comprensibile quindi, come nel caso
delle ultime politiche, che il margine di errore si accresca. Anche se, prima
di pretendere delle buone risposte, sarebbe forte utile formulare le giuste
domande.
Piergiorgio Corbetta, nel
suo intervento iniziale, ha illustrato due delle difficoltà di fondo:
innanzitutto i sondaggi si basano su abbonati al telefono fisso (mentre oggi la
maggior parte dell´utenza, specie quella giovane, ha un telefono mobile); in
secondo luogo, la diffidenza delle persone nel rispondere, cosicché per avere
1000 risposte (un campione comunque basso) bisogna contattare almeno 9000
persone. Cresce anche il numero degli indecisi, mediamente il 25% del campione.
Crescono quindi i Margini di errore: anche del 6% per le coalizioni molto
grandi. Quindi, stime aleatorie,e sondaggi pubblicati anche sulle maggiori
testate prive di affidabilità, che danno conto di presunti scostamenti dello
0,1%.
Giancarlo Gasperoni ci ha mostrato
invece una visione "da dentro" della macchina che produce i sondaggi.
Innanzitutto, ha spiegato, i sondaggi politico-elettorali resi pubblici sono
solo una piccola parte del totale. Spesso i committenti li tengono per sé. In
secondo luogo, i sondaggi vengono guardati in genere per la loro funzione
predittiva, ma essa non è l’unica né spesso la più importante. I sondaggi molte
volte hanno una funzione primariamente conoscitiva e di costruzione del
consenso. Infine stanno cambiando le stesse modalità di realizzazione dei
sondaggi: ad esempio, spesso non sono più inchieste campionarie, ma
aggregazione di varie inchieste, di varie fonti. Ed ancora, sempre più spesso
si pone attenzione anche ai social media, all’opinione pubblica così come viene
espressa in rete.
Alessandra Ghisleri ha detto
che nel ´95, quando ha iniziato la sua carriera, la copertura dei telefoni
fissi era pari al 90%, del totale degli abbonati, oggi a stento arriva al 40.
Gli studi pubblicati, dal canto loro, sono circa il 5% del totale. Il resto,
commissionato da privati, rimane "nascosto". Oggi però la sfida
maggiore è forse quella dell´investimento nelle tecnologie, perché le persone
si esprimono anche in internet, sui social network, bisogna quindi aprire il
campione, affrontare l’eterogeneità. Anche se alla fine, può risultare, come
nell´esempio citato dalla Ghisleri, che la tv è ancora preponderante
nell’orientare le scelte dei cittadini.
Nando Pagnoncelli ha
richiamato l´esistenza di altri problemi, una legge che tutela (giustamente) la
privacy dei cittadini e complica la realizzazione dei sondaggi, comportamenti
difficili da prevedere come la cosiddetta "fedeltà leggera" (ad uno
schieramento politico), che riaffiora solo pochi giorni prima delle elezioni,
magari dopo avere rinnegato per mesi lo stesso schieramento, e così via. Ma
soprattutto, è cambiata la destinazione d’uso dei sondaggi, che oggi sono anche
strumento di comunicazione e propaganda. Si vuole cioè accreditare attraverso
di essi un certo tipo i risultato e influenzare così gli elettori. Crescono
anche le richieste, alcune palesemente assurde. "Chiedono quanti voti
sposta Sanremo o la nevicata il giorno del voto l’acquisto di Balotelli. Ma è
anche colpa nostra: qualcuno che dà una risposta a queste domande c’è sempre.Se
ne uscirà quindi solo con la responsabilità sociale, ma l’idea di usare il
sondaggio come clava rimarrà sempre. E l’idea di media di farsi concorrenza fra
loro utilizzando i sondaggi anche. A volte mi dico che il termine sondaggista
sta a quello di ricercatore come Fabrizio Corona a Cartier Bresson".
Infine Roberto Weber:
"Il nostro è un paese che non amare le misurazioni, specie se fondate. La
ricerca dovrebbe avrebbe una funzione soprattutto conoscitiva, rispondere cioè
alla domanda: cosa sta accadendo? Ma ho forti dubbi. I clienti fanno dei
sondaggi un altro uso: soprattutto predittivo, riguardo al futuro. In passato
non era così. In quanto ai giornalisti: le donne e i giornalisti delle testate
locali sono in genere più curiosi ed esigenti di quelli delle testate
nazionali. Più si ´sale´ più il giornalista vuole semplicemente vedersi
confermare una tesi che esiste già nella sua testa, e per farlo non esita a
´piegare´ i dati".
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ARTIGIANATO: WELFARE PUBBLICO O PRIVATO? LA VIA È NEL MEZZO |
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Trento, 4 giugno 2013 - Come sarà il nuovo welfare per l´artigianato:
pubblico o privato? La via è nel mezzo, secondo quando indicato da Gianfranco
Cerea, Bruno Anastasia e Luca Romano, nell´incontro organizzato a Palazzo
Calepini dagli Enti bilaterali artigianato del Friuli Venezia Giulia, Marche,
Piemonte e Trentino, nell´ambito del Festival dell´Economia. Ad introdurre i
relatori Luca Nogler, che è partito da un paragone significativo: "Ci
occupiamo oggi delle piccole imprese: esse sono come il calabrone che, per le
leggi della fisica, non dovrebbe volare. Ebbene, le piccole imprese non sono
capitalizzate, non sono rappresentate in borsa, non hanno la cassa
integrazione, eppure la loro economia è riuscita a generare, a partire dalla
fine degli anni Ottanta del secolo scorso, una crescita significativa".
Fra welfare pubblico e
privato, per Gianfranco Cerea, che è professore di Economia all´Università di
Trento, la via è nel mezzo: "Veniamo da una cultura in cui il welfare era
o pubblico o privato, ma rispetto a questa polarità si sono introdotti, da
tempo, due concetti: la nozione di sussidiarietà, perché le politiche tendono
ad essere portate più vicine agli utilizzatori effettivi, ovvero vi è una
dimensione locale più che nazionale, e la nozione di integrativo, perché fra la
soluzione pubblica e quella privata, ci può essere una terza via intermedia,
chiamata a correggere le inadeguatezze del pubblico e a rafforzare le iniziative
del singolo".
Sul tema dei fondi sanitari
in Italia vi è problema di fondo: "La soluzione adottata quasi
esclusivamente in Italia è quella del fondo sanitario modello bancomat: se come
artigiano vivo in un territorio dove la sanità pubblica funziona, pago i miei
contributi ma tenderò a domandare poca sanità privata e quindi vi saranno
rimborsi modesti, viceversa se la sanità non funziona utilizzerò maggiormente
la sanità privata e quindi avrò più occasioni di chiedere rimborsi. Questo si
traduce in un trasferimento di fondi dal nord al sud". Se però alla
soluzione dei "fondi nazionali" si sostituisce quella dei "fondi
locali", vi è il rischio che questi fondi siano piccoli e privi di potere
contrattuale, per questo la via indicata da Cerea è intermedia, dove
"alcune questioni possono essere trattate in modo nazionale e altre a
livello locale".
Sotto il profilo della
previdenza integrativa, per il professor Cerea negli ultimi tempi sono cambiate
drasticamente le prospettive: "Ci saranno due Paesi, in Europa, che nei
prossimi anni non avranno problemi di sostenibilità delle pensioni, uno è la
Svezia e l´altro è l´Italia. E questo perché abbiamo adottato il sistema
contributivo, in questo modo il rapporto fra la spesa pensionistica e il Pil è
stabile se non in diminuzione". Cambia di conseguenza anche il ruolo della
previdenza complementare, per questo Gianfranco Cerea ha lanciato l´idea di
"utilizzare il fondo pensioni come un ammortizzatore sociale, in modo
flessibile e personalizzato", ovvero il fondo di previdenza complementare
potrebbe diventare "uno strumento di risparmio fiscalmente
incentivato". Nelle conclusioni di Cerea anche un accenno alla specificità
trentina: "In Trentino Alto Adige vi è integrazione fra i fondi dei
lavoratori dipendenti e autonomi ed è in progettazione anche un fondo sanitario
fra dipendenti del pubblico e del privato. Ma questo è un mondo particolare,
qui le cose funzionano in modo diverso e non so neanche se sono replicabili
altrove, i servizi diretti dello Stato non ci sono più, qui dello Stato sono
rimasti solo la polizia, i carabinieri e la magistratura".
Bruno Anastasia,
coordinatore dell´Unità di ricerca del Centro veneto lavoro, ha quindi spiegato
il ruolo degli ammortizzatori sociali in Italia e come questo sia cambiato con la
crisi: "Attualmente la spesa complessiva per gli ammortizzatori sociali si
aggira sui 20-21 miliardi di euro, ovvero è più che raddoppiata. Ma questa
spesa non è dovuta solo alla crisi, l´incremento è andato di pari passo ad
altri fenomeni". In sostanza, il ricorso alla cassa integrazione in
deroga, da strumento straordinario è diventato ordinario per le imprese che
"non fanno più magazzino e gestiscono la flessibilità della forza
lavoro". E se la crisi ha spinto la cassa integrazione, c´è stata anche
"una riorganizzazione del sistema produttivo intorno a queste
modalità".
Infine la tesi di Luca
Romano, direttore del centro di ricerche Local Area Network di Padova:
"L´italia ce la potrà fare solo se riuscirà a valorizzare la sua
specificità, le sue differenze, essenzialmente quello che nella fase
antecedente la crisi economica era un insieme composito di modelli territoriali
di sviluppo".
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LA CONDIZIONALITA´ TRA COOPERAZIONE, PRESTITI E SOVRANITA’ |
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Trento, 4 giugno 2013 - ‘Condizionalità’
e´ una parola chiave dell´economia. Con essa si indicano le condizioni di
natura economica e politica che un Paese donatore chiede al Paese ricevente, in
cambio di risorse finanziarie. Nel tempo
si sono si sono evolute e sono passate da forme di esercizio di
potere del Paese più forte su quello più debole, a forme di cooperazione allo
sviluppo in cui i due Paesi lavorano insieme per un progresso sociale nel
contesto di una democrazia avanzata.
Un’evoluzione di valore che ha portato alla nascita di forme di
partnership tra Paesi, allontanando i modelli di sopraffazione camuffata da
‘’sostegno economico´´. Questa nuova e attuale natura delle condizionalità è
stato il tema affidato all’economista Laura Bottazzi, professore ordinario di
economia presso l´Università di Bologna e research fellow, di Igier e
Università Bocconi, nella sezione del Festival sulle ’’parole chiave’’.
Le condizioni poste a un
Paese che ha bisogno di fondi possono essere di natura politica e di natura
economica, decise ex ante oppure ex post, ovvero selezionando prima i Paesi a
cui dare le risorse in base alla garanzie di aggiustamento di politiche economiche
interne, oppure selezionando dopo i primi effetti di progresso sociale ed
economico risultanti dai primi aiuti finanziari. La condizionalità è pertanto
interconnessa al concetto di sovranità di uno Stato,in quanto può intaccare la
libera gestione delle proprie politiche di sviluppo. Tuttavia le risorse
finanziarie costituiscono anche incentivi al progresso socio-economico di un
Paese. Come nel caso della Tanzania che ha ricevuto fondi dalla Norvegia a
condizione di emancipare le donne e avarie processi di ampia scolarizzazione.
Non sempre è esistita la condizionalità, perché negli anni’50 il Fondo
monetario internazionale prestava soldi a Paesi in difficoltà senza condizione,
ma con la sola finestra temporale di sei mesi. ‘’ Ma si sono verificati comportamenti
opportunistici da parte del Pase ricevente - ha osservato Laura Bottazzi – del
tipo ‘’prendi i soldi e scappa’’ che hanno fatto porre nuove clausole
nell’erogazione dei fondi, come garanzie di aggiustamento di politiche
monetarie e fiscali´´. Attualmente dopo molte oscillazioni sulle modalità e
sulle funzioni in termini di rapporto dell’erogazione di risorse a un Paese
bisognoso, siamo giunti alla ‘’terza generazione’’ di condizionalità, che ci
mostra un contesto di cooperazione tra il Paese che presta il denaro e quello
che lo riceve, sulla base di un rapporto pubblico e trasparente. I vantaggi
della condizionalità oggi si confermano che, nel caso di un Paese affidabile,in
accrescimento di incentivi a implementare riforme economiche o politiche, di
allocare fondi a Paesi con strutture economiche migliori e nell’aumento della
capacità di monitorare l’effetto che tali fondi hanno sull’economia del paese
ricevente. Se non c’è cooperazione può verificarsi il caso limite della
Tanzania che nel tempo ha accumulato 20.000 diverse condizioni di performance
poste da 50 donatori diversi, accollandosi le spese di ben 100.000 consulenti
economici.
‘’Per evitare questo effetto
– ha spiegato Bottazzi - ci vuole una società civile consapevole e
responsabile. Non è passata l’era della condizionalità, ma ci si muove verso la
partnership, si richiede ai donors di lavorare con le autorità locali. Oggi le
condizionalità riguardano sempre più riforme strutturali, che a lungo termine
porteranno a governance democratiche e alla riduzione della povertà. Imporre la
condizionalità può limitare la sovranità di un Paese, ma lo si può evitare, se
ci si muove in cooperazione allo sviluppo’’.
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PAPACOSTANTINOU: “IN GRECIA ABBIAMO EVITATO LA GUERRA CIVILE” |
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Trento, 4 giugno 2013 - “Dalla crisi non siamo ancora usciti, sarà
ancora lunga e molto difficile, ma un risultato lo abbiamo portato a casa:
abbiamo evitato una guerra civile che avrebbe avuto conseguenze drammatiche e
sanguinose”. George Papacostantinou, economista ed ex ministro greco delle
finanze, chiude il suo intervento al Festival dell’Economia 2013 con una frase
che, meglio di qualsiasi altra analisi, restituisce la drammaticità della crisi
della Grecia. Il Paese mediterraneo è stato ad un passo dall’esclusione
dall’Euro ed ha messo in difficoltà la tenuta della politica continentale,
prima ancora della moneta unica. “Certo - ha continuato Papacostantinou - non
consola chi ha perso il posto di lavoro o non riesci più a pagare il mutuo o
mandare i figli a scuola. La Grecia ha perso le decisioni giuste, seppur in
ritardo, ed la politica greca ha incominciato un nuovo ciclo, non più basato su
bugie o verità nascoste per non irritare l’opinione pubblica e garantirsi il
potere”. Un affondo, Papacostantinou l’ha riservato alla stampa greca: “Poco
trasparente e legata ai poteri forti".
Un’ora e mezza è bastata
all’ex ministro greco, George Papacostantinou, per spiegare il calvario
attraverso la crisi di un Paese a lungo sul baratro del disastro economico e
politico. L’economista è riuscito a tenere alta l’attenzione di un’aula magna
della Facoltà di Giurisprudenza gremita di persone che volevano capire
l’esperienza di un Paese molte volte associato all’Italia. E le analogie tra i
due Paesi, sentendo Papacostantinou, davvero non mancano. Ad incominciare dalla
classe politica, più avvezza alle promesse elettorali che alla soluzione dei
problemi. Meglio, ad esempio, chiudere gli occhi (e non solo) sulle banche
finanziatrici interessate di partiti politici e editori che correggere un sistema
pensionistico insostenibile e riportare alla decenza stipendi e privilegi della
pubblica amministrazione. “Quando abbiamo dovuto farlo - ha ricordato
Papacostantinou - siamo dovuti intervenire nei confronti di tutti, anche sulle
pensioni più povere e cancellare interi enti pubblici. Ma era l’unico modo che
avevamo per salvarci. Certo la stampa ci ha sparato contro, sia per interesse
(vedi finanziamenti delle banche, ndr.) sia per la propensione a scrivere ciò
che alla gente piace. Adesso, in Grecia, la parte di stampa libera e
indipendente ha più peso e considerazione”.
Papacostantinou ha sorpreso
il pubblico, almeno quello dei non addetti ai lavori, quando ha “salvato”
Angela Merkel e la Troika da un giudizio scontato: “La sua politica ha
rischiato di dividere l’Europa tra nord e sud, tra buoni e cattivi. Dopo un iniziale
irrigidimento, Merkel e la Troika hanno scelto una soluzione rigorosa ma più
positiva verso i Paesi in difficoltà della zona euro, aprendo di fatto agli
aiuti”.
La conclusione di Papacostantinou
è andata sulla sovranità, titolo del Festival: “La Grecia ha perso in questi
anni parte della sua sovranità ma spetta a noi, greci, svegliarci dalle bugie,
recuperare il rapporto con i cittadini e fare le cose giuste per il nostro
Paese”.
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SERGIO ROMANO E LA SOVRANITÀ DIMEZZATA |
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Trento, 4 giugno 2013 - La sovranità dimezzata, come ha spiegato
Sergio Romano, è quella dello Stato italiano nei confronti della Chiesa:
"Oggi la Chiesa è più forte di quanto non fosse in passato e tutto ciò
accade in un momento segnato da due grandi rivoluzioni moderne: i rapporti fra
i sessi e il progresso scientifico e tecnologico che studia nuovi modi di nascere,
procreare e morire". Ed è qui il problema: "Secondo la Chiesa - ha
proseguito Romano che ha parlato al numeroso pubblico del Teatro sociale
nell´ambito del Festival dell´Economia -
i diritti naturali sono immutabili. Io ritengo che siano invece
creazioni storiche, lo Stato laico non può negare che i nuovi diritti siano
legati ai progressi della scienza e che questi progressi siano verosimilmente
destinati ad avere straordinarie ricadute, anche se la Chiesa non è d´accordo.
In una Europa dove le frontiere hanno smesso di avere senso, molti finiranno
per fare altrove quello che non possono fare a casa propria: questo è quello
che avviene in un Paese dalla sovranità dimezzata".
Sergio Romano, storico, già
ambasciatore alla Nato e a Mosca e con esperienze di insegnamento in varie
Università in Italia e all´estero, ha ripercorso la complessa vicenda dei
rapporti fra lo Stato italiano e la Chiesa cattolica, dalla breccia di Porta di
Pia, che sancì l´annessione di Roma al Regno d´Italia - definita "una data
europea perché limitò il potere del pontefice" - ai Patti Lateranensi del
1929, ovvero alla conciliazione fra Stato e Chiesa.
Poi due fatti, nell´arco di
un anno di tempo, cambiarono bruscamente lo scenario: "La sconfitta di
Mussolini con la fine della guerra e quella della monarchia con il referendum
istituzionale del 2 giugno 1946, eliminarono i due concorrenti che avevano
conteso al papato il potere - ha commentato Romano -. Nel vuoto che rimase la
Chiesa divenne, ancora più del Comitato di Liberazione Nazionale, il vero
potere. E se negli anni del Fascismo aveva accettato il regime, non aveva mai
smesso di preparare la propria classe dirigente. La democrazia cristiana non
ricevette solo il voto dei cattolici, ma anche quello dell´Italia laica e
moderata che aveva paura di entrare nell´orbita sovietica, di questo Alcide
Degasperi se ne rese contro".
Romano ha poi ricordato la
revisione del Concordato del 1984 "che portò all´8 per mille alla Chiesa
cattolica" e Tangentopoli: "Con la disintegrazione della democrazia
cristiana la Chiesa divenne libera, questo significò che i cattolici potevano
essere sparsi nell´arena politica italiana e non più concentrati in un solo
partito".
In sostanza: "La
Chiesa, nel momento in cui il sistema politica italiano è entrato in crisi, è
diventata più potente. Basti pensare che il presidente della conferenza
episcopale potè suggerire ai cattolici di non andare alle urne per non far
raggiungere il quorum al referendum sulla procreazione assistita. La conferenza
episcopale è quella che io chiamo la terza camera italiana".
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ECUADOR: UN IMPEGNO LUNGO 40 ANNI |
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Trento, 4 giugno 2013 -
Incontro l’ 1 giugno al teatro dei
Salesiani di via Barbacovi organizzato dai giovani dell´Operazione Mato Grosso,
ospiti i coniugi Mauro e Maria Bleggi, da 40 in Ecuador assieme ai 5 figli, che
hanno raccontato il loro impegno "straordinario nella sua quotidianeità"
prima, per 28 anni, in una missione dell´interno e ora in una nuova missione a
San Matteus, un villaggio di pescatori sulla costa del Paese latinoamericano,
dove hanno creato un ospedale anche con il sostegno della Provincia autonoma di
Trento. Presente all´incontro - allietato dal Coro Stella del Monte Cornetto -
anche l´assessore alla solidarietà internazionale e convivenza Lia Giovanazzi
Beltrami.
I Bleggi si sono conosciuti
in Ecuador negli anni ´70. Erano giunti entrambi nel paese per un´esperienza
umanitaria - lui dal Trentino, lei, di origini polacche, dalla Scozia, dove la
sua famiglia era riparata alla fine della Seconda guerra mondiale - e decisero
di non andarsene più, facendo di quell´esperienza giovanile la loro ragione di
vita e sposando la filosofia di Operazione Mato Grosso, che va nella direzione
non tanto di aiutare o di donare il superfluo ai poveri quanto di condividere
il loro cammino, giorno per giorno, come spiegato dall´assessore Beltrami nel
suo saluto. Dopo avere vissuto per anni a Sumbahua, nella sierra, a 3.400 metri
di altitudine, i Bleggi, missionari laici che guardano al loro impegno non come
ad un´opera di evangelizzazione ma come a un cammino comune con il pueblo
ecuadoregno, hanno dato vita all´ospedale di San Matteus, una struttura
"aperta" dove medico e pazienti convivono in maniera
"paritaria", un vero perno della comunità, che con un approccio
olistico utilizza tanto le conoscenze della scienza medica quanto i saperi
locali e che guarda al benessere della persona nel suo complesso: fisico,
psicologico, spirituale.
I Bleggi - ha ricordato
l´assessore Beltrami - sono stati anche ospiti della manifestazione Sulle rotte
del mondo, dove hanno parlato della necessità di rendere l´altro protagonista e
di camminare verso un sistema economico più giusto, una globalizzazione che dia
a tutti le stesse opportunità.
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SAVIANO: IL NARCOTRAFFICO E’ UN COLOSSO DELLA FINANZA MONDIALE |
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Trento, 4 giugno 2013 - I
cartelli del narcotraffico della cocaina, il "petrolio bianco",
fatturano più di aziende come la Shell, o la Deutsche Bank. In Italia le mafie
hanno un fatturato di 300 miliardi di euro. La crisi ha ampliato il potere di
acquisto della mafia perché ha una liquidità straordinaria, maggiore a volte di
alcune banche, e sta comprando tutto,
titoli di stato, aziende. Come sta succedendo in Grecia, in Andalusia Il narcotraffico ricicla il 97%
del denaro sporco nelle banche americane ed europee. La Dea, l’agenzia
governativa americana per la lotta alla droga,
ha denunciato che lo scorso anno il narcotraffico ha fatturato 352
miliardi di dollari. Questi alcuni dei
dati che Roberto Saviano ha voluto rendere noti per lanciare l’allarme
sull’inquinamento economico e sociale della mafia in Italia e nel mondo. Per il
giornalista e scrittore napoletano, la politica dovrebbe mettere tra le proprie
priorità la lotta al narcotraffico e i cittadini non dovrebbero liquidare il
problema come ‘’qualcosa che c’è sempre stato’’, perché il narcotraffico è un
colosso della finanza mondiale, tanto da poter parlare oggi di
‘’narcocapitalismo’’.
Accolto dalla standing
ovation di mille persone, Roberto Saviano, e’ salito sul palco dell’Auditorium
Santa Chiara per parlare della contaminazione del denaro del narcotraffico
nella finanza internazionale. Un allarme che lo ha spinto a condurre per sette
anni un’inchiesta sul narcotraffico, pubblicata di recente nel suo ultimo libro
‘Zero, zero, zero ‘. Un’inchiesta che oggi arriva al vasto pubblico anche in
occasione del Festival dell’economia che Saviano ha definito un momento di
riflessione importante, dal quale non si poteva escludere il tema del potere
economico della mafia. ‘’L’economia che regola le nostre vite e’ stata decisa
più dalla mafia, dai messicani Padrino e Majico (Pablito Escobar) figure
potenti dei cartelli del narcotraffico, che da presidenti come Reagan e
Gorbaciov’’, ha affermato Saviano, ripercorrendo la nascita dei cartelli
messicani negli anni’80, che acquistano un potere straordinario con la
distribuzione della coca piuttosto che con la produzione.
L’allarme di Saviano non
risparmia la politica italiana, che a differenza degli Stati Uniti ‘’che hanno
inserito camorra e ‘ndrangheta tra i cinque pericoli nazionali, non ha parlato
del problema mafia neanche nella recente campagna elettorale’’. Il grido di
allerta di Saviano riguarda anche il Nord dell’Italia, dove ‘’a differenza del
Sud, dove le autorità riconoscono i pericoli della criminalità mafiosa, si
tende a non riconoscere il potere tentacolare della mafia che porta, anche
attraverso l’arteria dell’Autobrennero, quindi passando anche dal Trentino,
quantitativi ingenti di cocaina, come alcune recenti operazioni della Guardia
di finanza hanno dimostrato.‘’
Al nord spesso sono le
aziende in crisi che cascano nella rete mafiosa, come ha dimostrato
l’operazione Aspide in Veneto. La criminalità organizzata ha una forte
liquidità che permette di fare credito; i mafiosi sanno come sbloccare le
licenze per aprire un locale, sanno chi corrompere. ‘’Il mafioso non è quello
che ti punta la pistola in faccia – ha sottolineato - ma è quello che sa come
far partire un cantiere, quale personaggio del comune corrompere, quale vigile
urbano intimidire.
‘’Oggi il traffico di droga
- ha osservato ancora Saviano - e’ un business molto redditizio che richiede
un’organizzazione complessa, capace di crimini efferati, di violenza inaudita.
Si tratta di una plaga che deve essere affrontata nei grandi vertici dei G8, o
dei G20. Non possiamo più relegare il problema del narcotraffico al rango di
questioni di criminalità, perché la mafia è un impero finanziario’’.
A supporto di tale
affermazione Saviano ha riportato numeri e notizie ufficiali come quella resa
nota da un dirigente dell’Onu nel 2007 che sosteneva che l’unico capitale di
investimento liquido per molte banche veniva dal narcotraffico. ‘’Le banche di
New York e di Londra sarebbero le più grandi lavanderie del mondo ove si ricicla
il denaro sporco del narcotraffico. La prima cosa che chiederei a Letta è di
provare norme dell’antiriciclaggio più severe’’.
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OLTRE L’AUSTERITA’ PER SALVARE L’EURO (GERMANIA PERMETTENDO) |
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Trento, 4 giugno 2013 - In
questi tempi di grave crisi sia per il nostro Paese che a livello europeo molte
certezze intorno alla solidità dell’euro stanno vacillando. Sempre più voci
infatti si levano contro quella moneta unica che nelle intenzioni doveva essere
il primo, fondamentale, mattone per
gettare le basi di un´ Europa unita anche a livello politico e capace di
esprimersi ad una sola voce. Ma oggi il quadro è cambiato e anche se l’unione
monetaria pare essere un processo ormai irreversibile tanti sono gli
interrogativi che circondano la tenuta dell’euro. Una situazione difficile al
centro del focus “Il disagio dell’euro” proposto nel tardo pomeriggio dal
Festival con la lucida analisi di Richard Portes introdotta dal direttore del
quotidiano l’Adige Pierangelo Giovanetti. L’economista inglese ha delineato i
rischi che sta correndo l’economia globale proprio per le tensioni che
attraversano l’euro senza escludere anche un possibile scenario, drammatico per
le sue ricadute, in cui si intravede un Europa non più legata, per la sua parte
maggiore, da un unico sistema monetario.
Richard Portes, professore
di Economia alla London Business School dal 1995 e membro della Econometric
Society e della British Academy, ha tracciato un quadro assai preoccupante
della situazione legata alla tenuta dell’euro ma nello stesso tempo ha
evidenziato anche qualche possibile via d’uscita prima che sia troppo tardi.
Portes si è detto preoccupato di quanto potrebbe succedere se non viene subito
abbandonata la strada dell’austerità che sta soffocando molte nazioni d’Europa.
La situazione non è certo rassicurante e ad allarmare l’economista di Chicago
sono anche i drammatici dati legati alla disoccupazione con oltre venti milioni
di cittadini europei senza lavoro che lo hanno portato a definire semplicemente
“disastroso” il dato sulla disoccupazione giovanile in Italia.
Per Richard Portes la
situazione in questo momento non è buona ma potrebbe ben presto addirittura
peggiorare. “Siamo in un momento di relativa calma - ha sottolineato Portes -
grazie anche al programma salvastati fortemente voluto da Mario Draghi ma che
di fatto fino ad oggi non è mai stato usato. Ma se qualcuno dovesse ricorrere a
questo salvagente si potrebbe anche scoprire che il re è nudo e i mercati allora
si scatenerebbero”.
Richard Portes non è certo
stato tenero con chi ha gestito le crisi che stanno dilaniando l’Europa, con
chi ha portato al collasso prima la Grecia e poi affrontalo con “incompetenza”
anche la recente situazione di Cipro senza dimenticare i mancati controlli
sulle tante banche “zombie” che pesano sull´economia. L’unica ancora di
salvezza per Richard Portes è quella legata allo stimolo monetario e a
politiche espansive in grado di favorire la crescita: “Perché con questa
austerità il Pil non crescerà mai e la crisi finirà per avvitarsi come sta
succedendo ora mandando l’Europa e i suoi cittadini verso il baratro”. E allora
si comprende come tutto sia in mano a quella Germania che per Richard Portes è
prigioniera di falsi miti e terrorizzata dall’inflazione dimenticandosi che
sono state proprio le politiche dell’austerità a portare Hitler al potere. Con
una conclusione che è stata anche una provocazione: “ Solo la Germania può
salvare l’euro magari abbandonandolo da sola".
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PROCESSO ALLA FINANZA PER CAPIRE LE RAGIONI DELLA CRISI |
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Trento, 4 giugno 2013 - Un libro articolato come processo in piena
regola. I passi consistono nell´identificazione dell’imputato, nell´esposizione
dei capi d’accusa, dei fatti, degli argomenti dell’accusa e della difesa. Una
riflessione sulla natura del sistema della finanza che cerca di distinguere le
buone ragioni dalle cattive, lasciando ai lettori – giudici del processo – il
compito di formarsi il proprio verdetto finale. Al Festival il libro di
Salvatore Rossi "Processo alla finanza".
A distanza di sette anni,
dopo che il mondo è stato colpito da una gravissima crisi, ci si interroga
ancora su cos´è la finanza, sui suoi limiti, sui danni della sua esuberanza.
Salvatore Rossi, direttore della Banca d´Italia, ha dialogato con Marco Onaldo,
docente presso il dipartimento di finanza della Bocconi, Tonia Mastrobuoni,
giornalista de La Stampa e Pier Carlo Padoan, vicesegretario generale
dell´Ocse, sui contenuti del suo libro, “Processo alla finanza”. Il testo è
articolato nella forma di un vero e proprio processo, con tutte le garanzie
procedurali del caso. “Quando mi è venuta l´idea di scrivere il libro il
movente è stato: qui la gente ce l´ha con la finanza. Per decidere se qualcosa
o qualcuno deve essere condannato o no in un paese democratico si dà equamente
la parola all´accusa e alla difesa”. “Processo alla finanza” ricerca un
giudizio meditato su una questione difficile da dirimere. “E´ facile risolvere
il caso addossando la responsabilità della crisi sui banchieri e sulla finanza.
Però un dubbio può esserci”.
Prima di tutto ci vogliono
dei capi d´accusa. La finanza produce crisi, destabilizza l´economia reale
basata sulla produzione di beni. Da qui il secondo capo: è irreale, è una
sovrastruttura. E´ anche incomprensibile, soprattutto negli ultimi anni, negli
strumenti e nei soggetti che la animano. E´ anche prodiga perché consente
guadagni spropositati a chi ci lavora. E´ irragionevole nelle sue
esplicitazioni sui mercati finanziari. Per ogni capo d´accusa si dà la parola
prima all´accusa e poi alla difesa. Poi come in un processo anglosassone il
giudice togato lascia alla giuria popolare il compito di decidere. Il punto
centrale della discussione, più che la ricerca di un responsabile in carne ed
ossa, è un altro. “La verità è che molta gente ce l´ha con la finanza come
abito mentale e schema di comportamento” - commenta Rossi. La conclusione
suggerita alla giuria si trova nell´antica necessità di trovare un equilibrio
fra l´imposizione di una disciplina e la necessità di offrire libertà di
comportamento. Il mercato del credito e del denaro, maneggiando una materia
così delicata e fragile come la fiducia, hanno bisogno di regole. Nei
trent´anni che hanno preceduto la crisi nell´area angloamericana si è diffusa
invece una linea di pensiero teorica che sosteneva invece libertà di lasciar
agire la gente. La storia insegna. Le regole non sono la soluzione a tutti i
mali, gli incidenti non saranno evitati, ma perché la finanza sopravviva sono
assolutamente necessarie.
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REY: I BENEFICI DELLA GLOBALIZZAZIONE FINANZIARIA? BEN POCHI |
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Trento, 4 giugno 2013 - Nel recente passato i policy-makers hanno
consentito ai capitali di transitare liberamente attraverso le frontiere
nazionali. Una scelta motivata dai due vantaggi che ne sarebbero dovuti
derivare: ossia la maggiore efficienza degli investimenti e una maggio
diversificazione del rischio. Se il denaro può transitare senza problemi, si
pensava, le risorse degli stati sviluppati andranno in paesi del mondo in cui
ci sono rendimenti maggiori o dove il capitale è scarso. Ossia nei paesi
emergenti. In questo modo uno si arricchisce, l’altro cresce più velocemente.
Se poi c’è denaro a disposizione i soldi si investono in varie parti del mondo
e così il rischio di fallire si riduce drasticamente. Questi vantaggi teorici
però non hanno trovato riscontro nei dati empirici. I benefici, infatti, non sono
uniformi e si verificano solo in determinati tipi di capitale.
Le evidenza che abbiamo, ha
spiegato Helene Rey, professore di Economia alla London Business School, sono
tutt´altro che robuste. Le ricerche, inoltre, mostrano che gli investitori
scelgono di investire nei paesi vicini a casa e non diversificano. I capitali
poi tendono ad essere pro-ciclici. Entrano nei paesi quando c´è un boom
economico e fuggono durante la crisi. Così facendo i mercati si fanno più
volatili e la situazione di difficoltà peggiora. Ma non solo. Un gran numero di
flussi tende ad apprezzare la moneta e il paese per contro, come è accaduto in
Brasile, perde di competitività. Si innesta, in altre parole, un circolo
vizioso. Una bolla destinata prima o poi a scoppiare. Non tutto però è perduto.
Le soluzioni ci sono. Come tenere sott´occhio il mercato finanziario con
continui stress test. Una volta individuato il problema si dovrà poi operare il
controllo dei capitali. C´è poi un nuovo strumento importante allo studio delle
banche centrali: lo strumento macro prudenziale (limitare, ad esempio, il
rapporto credito/valore). Cosa deve fare l´Eurozona per uscire dalla crisi
senza però dover rinunciare al mercato aperto, ha chiesto il moderatore
dell´incontro Ferdinando Giugliano, leader writer del "Financial
Times"? "Ripristinare la stabilità finanziaria, metterla al centro di
chi gestisce gli strumenti macro prudenziali, controllare meglio la crescita,
usare i nuovi strumenti per diminuire il credito ma anche controllare la
stabilità nei singoli paesi e utilizzare attentamente l´unione bancaria,
proposta nel luglio 2012, ha risposto la Rey. Solo se le banche prenderanno
decisioni comuni e metteranno in campo supervisioni comuni l´euro potrà
sopravvivere.
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CALCIO, MA NON SOLO, E LA CORRUZIONE VA IN GOAL |
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Trento, 4 giugno 2013 - In Italia, il fenomeno arriva da lontano e
passa sotto il nome di calcio-scommesse: un modo elegante, quasi bizantino, per
dire che i peggiori “bamboccioni” del pallone, oltre che viziati, sono pure
corrotti. Quindi, doppiamente criminali: sportivamente ed economicamente.
L’ultimo italico scandalo risale allo scorso anno ed ha confermato che le menti
criminali non stanno a bordo campo ma in uffici superconnessi con le autostrade
digitali, le uniche in grado di gestire e controllare in tempo reale un
business - questo sì - globale. Secondo stime recenti, il fatturato delle
scommesse illecite equivale a quello da centinaia di miliardi di euro della
Coca Cola. Il rischio è praticamente
nullo per chi lo compie. Perché si vende una partita? I giocatori in squadre
dissestate, per fame di denaro e rancori e dirigenti senza scrupoli. Chi
compra? Criminali spregiudicati, attirati dai guadagni altissimi e una
casistica praticamente illimitata per chi scommette: si scommette, ad esempio,
sul minuto in cui ci sarà il primo corner, il difensore lo sa e sbatte fuori il
pallone. Nessuna gara alterata ma una vincita alle stelle.
David Forrest, professore di
economia alla Salford Business School e professore onorario del Macau
Polytechnic Institute, ricorda: ”Noi inglesi riteniamo di aver inventato lo
sport e l’industria che gli va dietro”. Ma lo stesso aggiunge che la tradizione
delle scommesse ha pervaso già dal secolo scorso uno sport globale qual è il
cricket, ritenuto lo sport più corrotto. Ma la lista è lunga e comprende sumo,
tennis e pallamano, ma anche sport di nicchia quali le freccette. Il crimine
non dorme mai. Nel calcio ogni settimana viene coinvolto un paese, l’ultima è
stata la Romania con decine di giocatori arrestati. E nella vicina Ungheria non
si sta meglio, considerato il crollo degli spettatori perché da quelle parti
nessuno è più così sprovveduto da non sapere che le partite sono compromesse.
“Le scommesse clandestine - conclude Forrest - sono crimine economico perché
minano l’industria sportiva: in Cina il calcio ha perso interesse dopo lo
scandalo scommesse”.
Il volume d’affari ammonta a
300 miliardi di euro con guadagni per 30/40 miliardi: a farla da padrona sono,
guarda a caso, i paesi asiatici. La centrale mondiale è Singapore e da lì si
muovevano i fili dell’ultimo scandalo scommesse italiano.
“Chi paga - spiega Thomas
Feltes, professore di criminologia e scienza delle Investigazioni
all’Università della Ruhr - sono le famiglie ma anche lo Stato, responsabile di
non stringere le maglie giuridiche e i controlli sui flussi finanziari. La
Germania ha speso, per i suoi 300 mila giocatori patologici, circa 60 miliardi
di euro”.
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VCO - INDAGINE EXCELSIOR: ASSUNZIONI IN AUMENTO NEL VERBANESE |
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Baveno, 4 giugno 2013 - Sfiorano quota 1.200 le assunzioni previste
dalle imprese provinciali per il secondo trimestre 2013. Il saldo occupazionale
tra entrate e uscite è positivo, pari a +2,6% (+720 unità), andamento
nettamente superiore alla media nazionale (+0,3%) e regionale (+0,1%). Saldi
positivi in tutte le province del Piemonte, eccezion fatta per Cuneo (-0,2%),
Asti e Biella (-0,1%).
A livello nazionale, saldi
superiori al +2% si registrano in molte province a vocazione turistica, tra cui
Savona, Rimini, Grosseto, Nuoro, Sassari e Lecce.
Il saldo positivo non muta
il quadro di crisi occupazionale che si evidenzia anche nei primi mesi del
2013: rispetto al secondo trimestre 2012 (allora le previsioni erano circa
1.350 in v.A) il dato delle assunzioni nel periodo aprile-giugno è in
diminuzione. E’ quanto emerge dall’indagine previsionale Excelsior relativa al
periodo aprile – giugno 2013, realizzata dal sistema delle Camere di commercio
in collaborazione con il Ministero del Lavoro e con il contributo del Fondo
Europeo.
Oltre il 90% delle
assunzioni previste nel Vco si concentrano nei servizi, mentre l’industria
(costruzioni comprese) dovrebbe assorbire soltanto il 7% dei nuovi assunti. In
oltre il 74% è richiesta una specifica esperienza nel settore, mentre il 4%
sono considerate di difficile reperimento.
Basse le richieste di
personale laureato: 1,4% per il Vco a fronte di un 12% del Piemonte e 8,5% la
media nazionale delle 1.180 assunzioni previste, il 46% riguarderanno personale
con diploma di scuola secondaria superiore mentre il 13,6% con qualifica
professionale.
Sul totale delle assunzioni
previste, compresi quindi anche contratti a progetto e collaboratori a partita
Iva, circa il 95% è un lavoratore dipendente, di cui la metà non stagionali.
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BOLZANO: DURP, DAL 1° GIUGNO SI PUÒ FARE ANCHE ONLINE CON LA CARTA SERVIZI |
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Bolzano, 4 giugno 2013 - Meno burocrazia, più risparmio di tempo e
denaro. A partire dal 1° giugno la Durp (dichiarazione unificata di reddito e
patrimonio) potrà essere compilata online direttamente dal proprio computer
grazie alla Carta Servizi. Un´opportunità in più oltre a quelle già offerte da
patronati, centri di assistenza fiscale, organizzazioni sindacali e di
categoria.
La Durp è una dichiarazione
della situazione economica che il cittadino deve presentare per accedere ad
alcune prestazioni economiche o agevolazioni tariffarie nel settore sociale e
sanitario. Lo scorso anno sono state ben 141.243 le dichiarazioni presentate,
la maggior parte delle quali compilate presso i patronati e i centri di
assistenza fiscale. "Con la possibilità di compilare la Durp online - sottolinea
l´assessore Richard Theiner - offriamo ai cittadini la possibilità di
effettuare la dichiarazione direttamente dal proprio computer di casa, in
maniera rapida ed evitando code e perdite di tempo".
Per avere accesso a questa
nuova opportunità, i cittadini devono essere in possesso di una Carta Servizi
attivata (lo si può fare presso gli sportelli abilitati presenti in ogni
Comune) e di un lettore che viene distribuito al momento dell´attivazione.
Importante, inoltre, durante la compilazione della modulistica online, avere
sotto mano tutta la documentazione necessaria riguardante dichiarazione dei
redditi, contratti di locazione, sussidi casa, assegni al nucleo familiare e
patrimonio personale.
Per accedere ai servizi
online è sufficiente collegarsi alla pagina internet
www.Provincia.bz.it/cartaservizi, oppure alla sezione Durp della home page
della Ripartizione politiche sociali, ospitata dalla Rete Civica all´indirizzo
www.Provincia.bz.it/politiche-sociali. Il programma di compilazione della modulistica
contiene indicazioni chiare e precise, ma vi è sempre la possibilità di
richiedere assistenza telefonica o via e-mail. Una volta completata, la
dichiarazione verrà conservata nella banca dati centrale, e sarà consultabile e
scaricabile in ogni momento.
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INCONTRO SU ILVA. VENDOLA: "COMMISSARIAMENTO, ESTROMISSIONE DELLA FAMIGLIA RIVA" |
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Bari, 4 giugno 2013 - Ieri si è svolta una riunione straordinaria per
qualità e quantità di protagonisti. I deputati del Partito Democratico hanno
riferito di essere impegnati con il Ministro Orlando per prepararsi per
l’incontro di oggi che ci sarà a
Montecitorio, a loro faremo arrivare il senso di questa riunione. I
parlamentari e consiglieri regionali del Pdl, invece, hanno considerato inutile
questo incontro: se avessero avuto la pazienza di ascoltare le cose che abbiamo
detto, avrebbero capito che oggi non è solo importante ascoltare quello che
dirà Enrico Letta, ma è importante quello che diranno i parlamentari pugliesi a
tutela degli interessi di Taranto. Per quello che mi riguarda chi è stato
assente ha perso un’occasione di avere un quadro ricco delle questioni in
campo”.
Così il Presidente della
Regione Puglia Nichi Vendola a margine dell’incontro sulla questione Ilva, con
i parlamentari pugliesi, i consiglieri regionali, i rappresentanti dei
sindacati e di Confindustria e i rappresentanti di Arpa Puglia.
“Noi – ha spiegato Vendola –
vogliamo estromettere la famiglia Riva dalla vicenda Ilva di Taranto. Abbiamo
lottato perché il primato dell’esercizio del diritto alla salute fosse
considerato dallo Stato con grande serietà; talvolta, abbiamo avuto da parte delle
autorità centrali un atteggiamento piuttosto conflittuale nei confronti dei
provvedimenti giudiziari. Poi, abbiamo avuto la sensazione che si tentassero di
aggirare gli stessi provvedimenti. Oggi, alla luce di quello che è accaduto con
l’ultimo decreto di sequestro mi sono permesso di dire a tutte le autorità di
Governo “smettetela!”; smettetela di immaginare che si tratti o di andare alla
guerra con i giudici o, per vie traverse, con qualche arzigogolo normativo, di
sottrarre ai giudici la loro competenza su questa materia”.
È giunto il momento, secondo
il Presidente della Regione Puglia “nel quale tutta la politica e tutte le
articolazioni dello Stato prendano atto di quello che è accaduto e cambino
l’approccio al problema Ilva. Per salvare l’azienda bisogna, dal mio punto di
vista, rispettare due condizioni: la prima è che l’esercizio della vita di
fabbrica sia condizionato al pieno rispetto del diritto alla salute. Non si
tratta di costruire strani equilibri astratti, ma di dire che la fabbrica, per
produrre, non deve nuocere alla salute dei tarantini. Il secondo elemento è, a
mio parere, cacciare via i Riva”.
“Per l’Ilva – ha proseguito
Vendola – c’è stata in questi anni solo una cattiva governance che ha mirato a
nascondere la polvere sotto al tappeto. Questa governance oggi si è
ulteriormente indebolita e con le dimissioni dei quadri intermedi della
fabbrica, questione tra l’altro da approfondire, siamo a una deriva. Per
questo, credo che la governance non debba essere più riferita ai vecchi proprietari.
Sono molto fiducioso che il Governo Letta ascolterà le nostre istanze, anche
perché non vorrei che replicassimo all’infinito lo stesso copione che ci porta
sempre in un vicolo cieco. Dal Governo mi aspetto il commissariamento
straordinario, l’estromissione della famiglia Riva, la possibilità di attingere
ad importanti salvadanai dell’attuale proprietà anche per finanziare le
attività di bonifica”.
Tuttavia, ha aggiunto
Vendola “tutti gli investimenti pubblici regionali sul futuro e sul presente, a
partire dalle bonifiche, sono fatte con un quadro economico-finanziario che è
ipotecato dai vincoli del Patto di Stabilità: ci sono centinaia di milioni di
euro che potrebbero subito essere trasformati in cantieri per le bonifiche, ma
che sono bloccati dal Patto. Questo è il messaggio che io voglio lanciare
all’intera deputazione parlamentare: sbloccate il Patto di stabilità. È inutile
ora parlare, cerchiamo di operare con concretezza e rapidità”.
Il lungo e approfondito
incontro di questa mattina, nel corso del quale sono stati commentati anche i
dati del Registro tumori di Taranto e illustrate, dal punto di vista sanitario,
tutte le iniziative legislative fin qui condotte, ha evidenziato una piena
sintonia con i sindacati in merito all’ipotesi di commissariamento dell’Ilva e
Vendola ne ha precisato chiaramente il significato: “per me il commissariamento
è l’estromissione della famiglia Riva”. A questo punto, la disputa sulla
nazionalizzazione diventa “prematura, proprio perché il commissariamento
significa già estromissione della famiglia Riva”.
Vendola ha chiesto, infine,
al Governo di essere “coerente”, convinto che la deputazione pugliese saprà
comunque far valere le ragioni di un atteggiamento di responsabilità dello
Stato nei confronti di Taranto.
“Se discutiamo di
progettazione e di bonifiche da realizzare con un salvadanaio che non può
essere toccato, stiamo prendendo per i fondelli i cittadini di Taranto. Per
questo era giusto che tutti fossero stati qui oggi”.
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FVG, BANCHE: SERRACCHIANI, SINERGIA PER TUTELARE HYPO BANK ITALIA |
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Udine, 4 giugno 2013 - "E´ stato un
incontro proficuo". Lo ha
dichiarato l’ 1 giugno a
Udine la presidente della Regione Debora
Serracchiani al termine di
un incontro che ha riunito allo stesso
tavolo l´Amministrazione
regionale, l´amministratore delegato di
Hypo Bank Italia, Lorenzo
Snaidero, e una folta rappresentanza
dei lavoratori e dei
sindacati.
Mentre si attende
l´approvazione del bilancio, in situazione
quindi di continuità
aziendale, l´Amministrazione regionale ha
espresso la volontà di
chiarire i termini reali della situazione
al di là delle notizie di
stampa in modo da conoscere
direttamente gli indirizzi
di massima del Gruppo austriaco.
Confermata
"l´attenzione e l´interesse della Regione per la
salvaguardia
dell´operatività dell´impresa e la tutela
dell´occupazione",
Serracchiani ha informato della volontà di
"stabilire un contatto
con i presidenti di Veneto e Lombardia,
Luca Zaia e Roberto Maroni,
al fine di dare la giusta sinergia
per incidere adeguatamente
sul livello nazionale e internazionale
anche in termini di peso
istituzionale e territoriale".
"E´ intenzione della
Regione - ha concluso Serracchiani -
coinvolgere la
Rappresentanza italiana e quella regionale a
Bruxelles per aprire un
dialogo diretto con la Commissione
europea anche su questo
tema".
Per l´Amministrazione
regionale, oltre alla presidente
Serracchiani, hanno
partecipato l´assessore alle Attività
produttive Sergio Bolzonello
e l´assessore al Lavoro Loredana
Panariti. Sono intervenuti
all´incontro anche il presidente del
Consiglio regionale Franco
Iacop e il sindaco di Tavagnacco Mario
Pezzetta.
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CRENO: LAVORO, COMPETITIVITÀ, SISTEMI PRODUTTIVI, INNOVAZIONE E SBUROCRATIZZAZIONE LE PRIORITÀ PER IL RILANCIO |
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Cagliari, 4 giugno 2013
- Sono dati che ovviamente ci
preoccupano e ci mettono di fronte a una realtà veramente difficile, ma
dobbiamo puntare sugli elementi positivi e batterci per colmare il gap
infrastrutturale che deriva dall’insularità. Solamente puntando su lavoro,
competitività, sistemi produttivi e innovazione possiamo superare la terribile
crisi che stiamo attraversando a livello globale. La scarsità di risorse di cui
disponiamo e disporremo nei prossimi anni, 30 per cento in meno nella nuova
Programmazione dei fondi europei 2014-2020, ci impone di fare necessariamente
scelte strategiche mirate che possano rilanciare l’economia della nostra isola.
Per questo stiamo puntando su azioni e strumenti che stanno offrendo reali
segnali di crescita come la ricerca di base, quella applicata e di sviluppo
sperimentale che punta all’accrescimento e allo sviluppo tecnologico delle
imprese. Questi due elementi devono procedere in stretta sinergia con
l’elemento territoriale di destinazione delle risorse e dunque nei Progetti di
Filiera e Sviluppo Locale (Pfsl) per le aree di crisi della Sardegna”. E’ quanto
affermato dall’assessore della Programmazione, Alessandra Zedda, intervenendo
oggi alla presentazione del "20° Rapporto Crenos".
"La Legge regionale 7
del 2007 sulla Ricerca di Base e Infrastrutturazione – ha sottolineato
l’assessore - è stata finanziata con circa 150 milioni di euro in 5 anni di cui
60 milioni in ricerca di base con circa 500 progetti finanziati, 22 milioni al
sistema ricerca regionale; 20 milioni per i giovani ricercatori, 16 milioni
all’infrastrutturazione. A questo si sommano altri 13 milioni di euro da
programmare per l’annualità 2013. Ora dobbiamo puntare sull’incontro tra
“domanda e offerta” di ricerca all’interno del tessuto imprenditoriale isolano,
su progetti di ricerca industriale e sviluppo sperimentale e programmi di
servizi avanzati indirizzati alle imprese oltre alla ricerca di base. Per le
aree di crisi sono previste risorse per 255 milioni in parte cofinanziate con
il P.o. Fesr Sardegna 2007-2013 destinate a finanziare le aree di crisi di
Tossilo, Porto Torres (65), Sardegna Centrale (50), Oristano (30), La Maddalena
(circa 14), Marmilla (14) che andranno a sostenere i programmi delle imprese,
lo sviluppo delle risorse umane e l’azione delle istituzioni locali. La
competitività della nostra isola passa anche attraverso la sburocratizzazione
della macchina regionale: questo ci consentirebbe di spendere più velocemente e
meglio guardando alle regioni virtuose".
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ABRUZZO: CON MICROCREDITO 14 MLN PER 960 ATTIVITA´ |
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Pescara, 4 giugno 2013
- E´ stata pubblicata ieri la graduatoria del "Fondo
Microcredito Fse". Nello scorso mese di ottobre, la Regione aveva lanciato
questo strumento di ingegneria finanziaria per rispondere alle rilevanti
difficoltà di accesso al credito attraverso le ordinarie vie bancarie da parte
di microimprese e lavoratori autonomi, sia con riferimento a nuove attività,
sia per il consolidamento di quelle esistenti. "Oggi - ha dichiarato
l´Assessore al Lavoro, Paolo Gatti - salutiamo con soddisfazione la
pubblicazione delle graduatorie con 960 attività che hanno ottenuto il prestito
agevolato fino ad euro 25.000 al tasso dell´1 per cento". Per sostenere le
richieste di credito a valere sul progetto, la Regione ha messo a disposizione
circa 14 milioni di euro con lo strumento del Fondo rotativo. A breve i
beneficiari riceveranno le comunicazioni conseguenti da parte di Abruzzo
Sviluppo Spa ai fini della materiale erogazione del credito. "Siamo tra le
prime Regioni a completare un percorso complesso come quello del Microcredito -
ha concluso l´Assessore - e siamo lieti di aver potuto offrire un piccolo
prestito che rappresenta un gigantesco segnale di speranza e fiducia per il
mondo produttivo abruzzese".
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MILANO, VIALE MONZA PRIMEGGIA PER QUANTITÀ DI IMPRESE |
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Milano, 4 giugno 2013 - Contro-sorpasso di viale Monza ai danni di
via Vincenzo Monti come via con più imprese di Milano: 1.319 tra sedi di
impresa e unità locali, +14 imprese rispetto al 2012 e +35 imprese rispetto a
via Vincenzo Monti, che invece rispetto allo scorso anno perde 28 imprese. Sul
podio anche quest’anno via Padova con 1.034 imprese (+34). Al quarto posto
corso Buenos Aires (con 989 imprese: +41). Tra le vie che crescono di più
rispetto allo scorso anno, oltre a via Padova e corso Buenos Aires, si segnala
la parte Nord-est di Milano con piazza Quattro Novembre (+129 imprese), ancora
una volta la via a Milano che cresce di più, via Fabio Filzi (+84), Via
Giovanni Battista Sammartini (+32). Bene anche il centro con via Conservatorio
(+41) e via Montenapoleone (+32). In termini percentuali, quest’anno solo una
via raddoppia la sua dotazione di imprese (erano 4 lo scorso anno): via Angelo
Scarsellini (+153%), ancora una volta nella zona nord di Milano. Crescono le
vie milanesi dove le imprese con titolare donna formano la maggioranza (da 2 a
3): via Odoardo Tabacchi (51,7% di imprese “rosa” sul totale), via Marghera
(51,2%) e via Solferino (50,1%).
Le vie più giovani a Milano
sono situate nella zona nord della città: via Giovanni Battista Sammartini
(vicino alla stazione Centrale) con 39,7 anni, l’unica via sotto la soglia dei
“40 anni”, viale Sauro (40,27) e via Imbonati (41,5). Le vie con le imprese più
antiche, tra cui quelle storiche, sono in zona più centrale: quella con le
attività più tradizionali è corso Monforte (con quasi 58 anni medi), seguita da
via Silva (57 anni), da via De Amicis (55) e da corso Venezia (54,6). Rispetto
al 2011, le vie che ringiovaniscono maggiormente sono via Fauché (che “perde”
quasi 3 anni arrivando a 43,5), via Lomazzo (-2,45) e piazza Ventiquattro
Maggio (-1,9), mentre chi acquista più anni sono corso Monforte (+2,6 anni) e
via Gustavo Modena (+2,3).
Sono questi alcuni dei dati
che emergono dall’indagine sulla distribuzione delle sedi di impresa e unità
locali sulle oltre 4 mila vie del comune di Milano, effettuata dalla Camera di
Commercio di Milano.
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CONVENZIONE PER L’ABBATTIMENTO DI INTERESSI SU PRESTITI |
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Bergamo, 4 giugno 2013 - La Camera di Commercio di Bergamo mette a
disposizione un fondo di € 80.000,00 per agevolare l’accesso al credito degli
operatori agricoli e delle piccole e medie imprese della provincia di Bergamo,
riducendo il costo degli oneri finanziari sui finanziamenti erogati dagli
istituti di credito garantiti dagli enti di garanzia stipulanti.
Le domande devono essere
presentate agli enti di garanzia contraenti che sono responsabili
dell’istruttoria, delle pratiche e acquisiscono la necessaria documentazione.
Sono beneficiarie del
contributo:
imprese agricole iscritte nel Registro delle
imprese, con unità locale nella provincia di Bergamo;
Piccole e medie imprese di produzione (Pmi),
di servizi alla produzione, dell’artigianato, del commercio, turismo e servizi
iscritte al registro delle imprese con unità locale in provincia di Bergamo.
Le imprese devono essere in
regola con il pagamento del diritto camerale annuale. Le domande saranno
accettate fino ad esaurimento dei fondi.
La domanda di partecipazione
e la convenzione stipulata con gli enti contraenti può essere scaricata dal
sito camerale http://www.bg.camcom.gov.it/ .
Per informazioni: Ufficio
Agevolazioni Economiche – Largo Belotti 16, 24121 Bergamo – e-mail agevolazioni@bg.Camcom.it - tel. 035/4225213 –tel.035/4225223.
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LUCCHINI: SERRACCHIANI; BENE GOVERNO SU FERRIERA DI TRIESTE |
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Trieste, 4 gigno 2013 - "Con l´emendamento che inserisce la
Ferriera
di Servola tra le aree di
crisi industriale complessa il Governo
mantiene un impegno che il
ministro allo Sviluppo economico
Flavio Zanonato aveva preso
a Trieste".
Lo afferma la presidente del
Friuli Venezia Giulia, Debora
Serracchiani, commentando
l´iniziativa con cui il Governo Letta
prevede per lo stabilimento
siderurgico triestino provvedimenti
analoghi a quelli già
previsti per Piombino.
Secondo Serracchiani "è
una buona notizia non solo perché così
può partire un percorso
essenziale per cominciare ad accedere a
misure in favore del sito e
dei lavoratori. E´ anche un segno di
attenzione e serietà che il
Governo mostra nei confronti della
Regione. E la nostra è una
regione che non si vuole rassegnare ad
assistere alla sua
deindustrializzazione e - conclude - al
declino".
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MECCANICA E OCCUPAZIONE PER CRESCERE IN EUROPA E IN ITALIA |
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Milano, 4 giugno 2013 - La
Manifattura Europea tiene, la Meccanica italiana ha bisogno di aperture di
credito dalle banche e percorsi agevolati per creare nuova occupazione nella
fascia 15-24 anni
Economia -
“In Europa così come in
Italia la manifattura continua a rappresentare il pilastro dell’economia anche
in questo grave momento di crisi –
afferma Sandro Bonomi, Presidente Orgalime Federazione Europea della
manifattura meccanica ed elettrica e Presidente Anima, Federazione Italiana
della Meccanica Varia di Confindustria – Ci conforta il continuo supporto del
Presidente Barroso e l’obiettivo di portare la manifattura europea a
rappresentare dal 16% attuale al 20% del Pil entro il 2020, mi auguro che
questo obiettivo sia condiviso, non solo, ma anche supportato dal sistema bancario
che tuttora latita, perlomeno nei confronti delle aziende che oggi hanno come
unica opzione quella di essere cedute a investitori del Middle e Far East”.
Occupazione –
Anche in una situazione
stagnante di produzione e mercato, come quella che stiamo vivendo, possiamo
notare come in Europa il livello di occupazione nella manifattura stia
sostanzialmente tenendo. Purtroppo non è così in tutti i paesi dell’Unione. In
Italia i dati Istat di oggi ci dicono che i disoccupati ad aprile sono
aumentati dello 0,7% e il tasso di disoccupazione nella fascia d’età tra i 15 e
i 24 anni è arrivato al 40,5%.
Proposte -
“Una situazione disarmante e
non più sostenibile dalle famiglie e
dalle imprese – sostiene Bonomi – Occorre agire subito sulla riduzione del
carico fiscale per l’assunzione di under 35, agevolare percorsi di
trasferimento di competenze tra personale avviato alla pensione ma ancora
attivo e assunzioni di giovani tra i 15 e i 24 anni e, in generale, alleggerire il peso del sistema fiscale a
partire dal pagamento dell’Iva solo dopo aver incassato dai nostri clienti. Ciò
faciliterebbe un immediato aumento dell’occupazione, ed il mantenimento in
Italia delle risorse migliori”.
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