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MARTEDI

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Notiziario Marketpress di Martedì 04 Giugno 2013
PARLAMENTO EUROPEO: LE COMPAGNIE PETROLIFERE E MINERARIE DEVONO RIVELARE I PAGAMENTI AI GOVERNI  
 
Strasburgo, 4 giugno 2013 – Le grandi aziende estrattive che si occupano di petrolio, gas e minerali saranno obbligate a rivelare tutti i dettagli dei loro pagamenti ai governi nazionali per ogni progetto che attivano, nel quadro di un accordo tra Parlamento e Consiglio negoziatori sostenuti dalla commissione giuridica. L´obiettivo è quello di rendere le aziende che si occupano di risorse strategiche ed i governi nazionali più responsabili. Arlene Mccarthy (S & D, Uk), responsabile per la legislazione, ha detto: "Questo è un importante passo in avanti nella lotta globale contro la corruzione, il Parlamento ha mantenuto una linea di forte durante i difficili negoziati con gli Stati membri Come risultato, il reporting a livello di progetto.. , una bassa soglia di rilevanza per la divulgazione e la non esenzione dal pagamento di reporting sono stati garantiti, dando comunità in paesi ricchi di risorse gli strumenti necessari per tenere i loro governi a rendere conto per i pagamenti che ricevono da aziende multinazionali. " Informativa completa - Un grande successo per il Parlamento era quello di rimuovere il "veto del tiranno" dal progetto di legge - una clausola che esonera le imprese dagli obblighi di segnalazione in cui il diritto penale del paese ospitante vieta tale divulgazione. Il progetto di legge obbliga le grandi imprese estrattive che si occupano di petrolio, gas e minerali e di aree forestali primarie per fornire tutti i dettagli della loro pagamenti ai governi nazionali. Principali risultati della legislazione: saranno obbligati o Imprese a pubblicare i pagamenti ai governi su un progetto per progetto, vale a dire per ogni contratto di locazione o di licenza ottenuta per accedere alle risorse, ad esempio, una miniera o un giacimento di petrolio. · Tutti i pagamenti di cui sopra 100.000 € dovrebbero essere divulgate. C´è una clausola anti-evasione per garantire che le aziende non possono dividere artificialmente o pagamenti complessivi per evitare la divulgazione. · Tutti i livelli di governo sono preoccupati: i pagamenti ai governi federali, nazionali, regionali e locali dovranno essere segnalati. · I tipi di pagamento da segnalare sono: diritti di produzione, alcune imposte, royalties, dividendi, bonus, tasse e pagamenti per il miglioramento delle infrastrutture. · Una clausola di revisione è stata aggiunta: tre anni dopo l´entrata in vigore, la Commissione europea esaminerà la possibilità di includere ulteriori settori e le disposizioni di informativa. Le regole potranno anche ridurre l´onere amministrativo per le piccole e medie imprese. Il testo deve ora essere confermato dalla Camera piena, forse il 12 giugno a Strasburgo, e adottato formalmente dal Consiglio per entrare in vigore.  
   
   
BOLZANO: SPOSTATO L´ELETTRODOTTO A MILLAN, FINANZIA LA PROVINCIA  
 
Bolzano, 4 giugno 2013 - Le linee dell´alta tensione che attualmente attraversano l´abitato di Millan, frazione di Bressanone, saranno spostate. La Giunta provinciale ha deciso il 3 giugno di finanziare la gran parte dell´operazione e ha individuato anche le modalità: tramite gli introiti dalla quota di investimenti ambientali delle centrali idroelettriche. Per eliminare le linee dell´alta tensione che attualmente passano sopra l´abitato di Millan provocando nella popolazione timori per la salute, in un primo momento si era pensato ad un loro interramento. "Una soluzione che purtroppo si è rivelata impraticabile sul piano tecnico a causa della lunghezza dell´elettrodotto", ha spiegato il presidente della Povincia Luis Durnwalder. Si è quindi optato per lo spostamento del tracciato. Questa soluzione richiede un notevole impegno finanziario quantificato in circa 12 milioni di euro. La Giunta provinciale ha quindi deciso di sostenere il Comune di Bressanone coprendo gran parte dei costi dell´operazione e mettendo a disposizione complessivamente 10 milioni di euro: "Per garantire questi fondi utilizzeremo gli introiti spettanti alla Provincia dagli investimenti ambientali a cui sono vincolati i concessionari delle centrali idroelettriche a titolo di compensazione", ha sottolineato Durnwalder. La Provincia intende attingere a questo capitolo fino alla copertura della cifra impegnata e dare quindi modo al Comune di Bressanone di assicurare i lavori di spostamento dei tralicci.  
   
   
NUOVO 65%: ESCLUSIONE DI POMPE DI CALORE E SISTEMI IBRIDI DA RIVEDERE SENZA PIÙ 55% E CON UN CONTO TERMICO AI PRIMI PASSI E DI SCARSA EFFICACIA IL SETTORE NON VEDE LA RIPRESA  
 
Milano, 4 giugno 2013 - Il decreto Legge, che porta gli incentivi per l’utilizzo di tecnologie efficienti dal 55% al 65%, porta con sé ancora qualche elemento da rivedere. E’ il caso delle pompe di calore, tecnologia ad alta efficienza che utilizza anche fonti rinnovabili pluri-incentivata all’estero, ad oggi escluse dal neonato 65% e con un Conto Energia Termico di dubbia efficacia, sicuramente meno rimunerativo e per il quale le nuove tariffe elettriche non saranno pronte prima di due anni. “Si tratta sicuramente di una svista” è il primo incredulo commento di Bruno Bellò, Presidente dell’associazione Coaer, che rappresenta i produttori di sistemi aeraulici, tra cui le pompe di calore. “Le pompe di calore in Germania sono incentivate da tempo e raggiungono livelli di efficienza inimmaginabili solo fino a pochi anni fa. Oggi rischiamo di essere esclusi dal mercato per motivi che non comprendiamo: rappresentiamo solo il 2,5% del totale incentivi erogati nel 2011, facciamo efficienza energetica e usiamo fonti rinnovabili perciò abbiamo le caratteristiche per accedere sia al 65% sia al Conto Energia Termico e come risultato diventiamo una tecnologia efficiente, che per decreto si ritrova ad essere non più competitiva rispetto alle altre tecnologie." Una anomalia di mercato che rischia di creare confusione tra gli utenti e perdita di posti di lavoro negli stabilimenti italiani. L´associazione Coaer, federata Anima/confindustria, chiede ai Ministri Zanonato e Orlando il reinserimento nello schema del 65% lasciando all´utente la facoltà di scegliere quale incentivo utilizzare, il 65% o il conto energia termico, come ora è possibile per i pannelli solari termici.  
   
   
RETI E SENSORI WIRELESS AUTOALIMENTATI PER EDIFICI PIÙ INTELLIGENTI ED ECOLOGICI  
 

Bruxelles, 4 giugno 2013 - L´europa sta facendo da guida con le sue politiche e soluzioni energetiche sostenibili, occorre tuttavia fare di più per aiutare il settore dell´edilizia a migliorare le sue credenziali ecologiche. Ricercatori europei hanno un´intelligente soluzione Tic per soddisfare le necessità degli edifici del Xxi secolo. Il progetto Tibucon ("Self Powered Wireless Sensor Network for Hvac System Energy Improvement - Towards Integral Building Connectivity") ha sviluppato un sistema integrato di nuova generazione per il riscaldamento, la ventilazione e l´aria condizionata (Hvac) adatto in particolare per grandi edifici con diversi inquilini. Il settore dell´edilizia è responsabile per il 35-45 % del consumo totale di energia in Europa, e il riscaldamento degli ambienti usa la quota più grande nella maggior parte degli Stati membri. Il progetto triennale Tibucon, che ha ricevuto poco più di 1,5 milioni di euro di finanziamenti Ue, ha sviluppato un´alternativa efficiente ai sistemi Hvac presenti oggi nella maggior parte degli edifici. Il team di Tibucon si è accorto che gli stessi sistemi Hvac non sono efficienti dal punto di vista energetico, poiché necessitano di batterie monouso e cablaggi per connettere i sensori con le unità di controllo e di istallazioni. In grandi edifici a più piani, la quantità di rifiuti ed emissioni di anidride carbonica derivanti da queste istallazioni iniziano ad avere un certo peso. "Ci potrebbero essere centinaia di sensori in un sistema di controllo Hvac wireless appena installato per un edificio commerciale di medie dimensioni, che generano centinaia di batterie usate", fa notare il team Tibucon. Essi hanno quindi proposto di sostituire la grande quantità di cavi e di sensori a batteria con una rete Sp-mm-wsn (Self-powered multi-magnitude wireless sensor network). Ad esempio, i sensori wireless rilevano quando una stanza è troppo calda e inviano automaticamente segnali all´unità di controllo per regolare il riscaldamento su valori predefiniti, lo stesso avviene in estate per il raffreddamento. Eliminare il cablaggio e le batterie rappresenta una vera svolta, suggerisce il team. Non solo si tratta di una soluzione più ecologica, ma anche i risparmi in termini di costi sono significativi. Il solo cablaggio può rappresentare fino all´80 % del costo totale di un sistema Hvac. Il team era ansioso di dimostrare che il sistema Sp-mm-wsn funzionerà nelle costruzioni future ma anche se installato successivamente negli edifici attuali, a fianco o al posto dell´infrastruttura corrente. Si è quindi programmato di testare il sistema di Tibucon in due edifici dimostrativi: un palazzo di uffici con diversi inquilini appena costruito in Polonia e un edificio di appartamenti già esistente vicino San Sebastian in Spagna. "A causa dei costi di investimento, il sistema non è adatto alle case singole. Ma nelle abitazioni collettive è possibile monitorare diversi parametri e controllare le istallazioni Hvac in tempo reale", spiega un partner del progetto in un recente articolo su Innovation Seeds. Altri vantaggi del nuovo sistema includono un ridotto consumo e costo energetico, minori emissioni e produzione di rifiuti negli edifici e minore invasività dell´impianto. Sarà anche un´infrastruttura wireless più flessibile, con sensori ad alimentazione ibrida più affidabili, maggiore benessere grazie al monitoraggio in tempo reale della temperatura, e in generale un più efficiente sistema e gestione Hvac. Nel complesso, una soluzione Tic più intelligente ed ecologica per il settore dell´edilizia in Europa. Per maggiori informazioni, visitare: Tibucon http://www.tibucon.eu/ Innovation Seeds http://www.Innovationseeds.eu/
articles/air_conditioning_control_goes_wireless.Kl#.uzoh0ffspbl

 

 
   
   
EDILIZIA E SINDACATI: REGIONE TOSCANA PRONTA AL CONFRONTO PER RILANCIARE IL SETTORE  
 
Firenze, 4 giugno 2013 – La Toscana ha perso dal 2008 ad oggi circa 22mila posti di lavoro a causa della crisi del settore edile, cui vanno aggiunti i lavoratori finiti in cassa integrazione. Al contempo va registrato negli investimenti pubblici un calo del 50 per cento per gli appalti aggiudicati solo nell’ultimo anno, e sono aumentate le difficoltà della pubblica amministrazione a liquidare i pagamenti nei confronti delle imprese. Per questo le organizzazioni sindacali hanno indetto per il 31 maggio una giornata di mobilitazione nazionale, che ha visto un presidio di lavoratori presente anche davanti alla sede della presidenza della Regione, a Palazzo Strozzi Sacrati. Obiettivo dell’iniziativa sindacale è rilanciare una vertenza a sostegno del settore in un quadro economico e sociale mutato complessivamente e segnato da una crisi che non vede un sbocco a breve termine. Inoltre la situazione del settore edile si collega a quella di molti altri settori manifatturieri di notevole importanza per la Toscana, come laterizi e manufatti cementizi, il legno e il cemento, tutto il settore lapideo. “Un euro in edilizia ne attiva sette nel resto dell’economia” hanno ricordato i rappresentanti sindacali, ricevuti in delegazione dall’assessore alla presidenza Vittorio Bugli. In sostanza, hanno detto a Bugli, occorre rimettere in moto questo motore economico che può riavviare una ripresa complessiva. Non mancano i settori su cui agire anche in vista di un beneficio collettivo: dalla ripresa nella bioedilizia legata al risparmio energetico alle grandi opere infrastrutturali; dal lavoro sulla riqualificazione del territorio, che può contribuire a razionalizzare l’uso del suolo, all’edilizia scolastica. Naturalmente tutto questo deve muoversi a giudizio dei sindacati in un quadro certo di controlli contro ogni possibili infriltazione della malavita organizzata. “La Regione intende svolgere fino in fondo il proprio ruolo per contribuire al rilancio del settore edile, che sta vivendo una situazione di grande difficoltà legata alla crisi ma continua a rappresentare un importante volano per l’economia toscana”. Così l’assessore Bugli ha risposto alle sollecitazioni della delegazione sindacale, annunciando che nella prossima seduta della Giunta regionale svolgerà una comunicazione dedicata ai temi scaturiti durante l’incontro. “In quella occasione – ha spiegato Bugli ai rappresentanti sindacali – proporrò di mettere in piedi un gruppo di lavoro che coinvolga gli assessori competenti e i rappresentanti sindacali, in modo da aprire un confronto finalizzato a individuare le possibili soluzioni per i settori che vivono le situazioni più critiche e urgenti. Tra questi – ha aggiunto – c’è sicuramente l’estrattivo ed il lapideo, per il quale occorrerà attivare uno specifico ‘focus’ tra istituzioni e sindacati”.  
   
   
UMBRIA: ACQUISTO PRIMA CASA: SCADRÀ IL PROSSIMO 1 LUGLIO IL BANDO PER CONTRIBUTI A SINGLE  
 
Perugia, 4 giugno 2013 – Ancora un mese di tempo per poter accedere ai contributi previsti dalla Regione per l’acquisto della prima casa da parte di nuclei familiari costituiti da una sola persona. Il bando scadrà il prossimo primo luglio, come ricorda una nota dell’assessorato regionale alle politiche abitative sarà sostenuto dalla Regione dell’Umbria, e prevede una spesa complessiva di circa un milione e mezzo di euro, attraverso contributi in conto capitale di 350euro a metro quadrato fino ad un massimo di 21mila euro. “E’ un bando assolutamente innovativo, afferma l’assessore, visto che per la prima volta andiamo a sostenere una fascia di persone che fino ad oggi, proprio per il fatto di essere “sole”, non hanno mai potuto accedere ad agevolazioni per l’acquisto della casa. E’ un tassello importante della scelta politica fatta dalla Giunta regionale di sostenere il diritto alla casa per tutti. Abbiamo alcune stime, ha proseguito Vinti, che ci fanno rilevare come nei prossimi tre anni, solo a causa di sfratti, circa 4.500 famiglie potranno perdere il possesso dell’attuale abitazione. Ed è naturale dunque mettere a disposizione tutti gli strumenti possibili, sia sul versante dell’acquisto della prima casa per giovani coppie, single o famiglie monoparentali, sia sul versante dell’affitto a canone concordato, sia infine nell’opera di realizzazione di nuovi alloggi attraverso l’Ater regionale”. Al bando riservato ai single potranno accedere i nuclei familiari che, alla data del 17 aprile, sono anagraficamente composti da una sola persona (vedovo\a, separato\a, single), di età superiore a 30 anni o che compia il 30° anno di età nel 2013. Saranno ammessi a beneficiare delle agevolazioni anche coloro che, sempre alla data di pubblicazione del bando, sono anagraficamente inseriti in altro nucleo familiare, purchè si distacchino costituendo un nucleo familiare a sè. “Per accedere, ha comunicato l’assessore Vinti, bisognerà essere cittadino italiano o di un paese che aderisce all’Unione Europea o di Paesi che non aderiscono all’Unione Europea, in regola però con le norme sull’immigrazione; essere residente o avere l’attività lavorativa nella Regione Umbria da almeno due anni consecutivi; non essere titolare di alloggi, ovunque ubicati sul territorio nazionale; non aver mai usufruito di altri contributi pubblici, (sono esclusi i finanziamenti previsti per la ricostruzione a seguito di eventi sismici); aver percepito nell’anno 2011 un reddito di valore Isee non superiore a 18.000 euro”. Gli alloggi da acquistare, che non devono avere una superficie utile superiore a 95 metri quadrati, dovranno inoltre far parte di un fabbricato costituito da almeno due alloggi, non devono essere di proprietà di ascendenti entro il secondo grado e devono essere accatastati al Nceu nelle categorie A/2, A/3, A/4, A/5, A/6. Dal giorno della pubblicazione del bando sul Bollettino ufficiale della Regione, ci sono 75 giorni per la presentazione delle domande e quindi la scadenza è fissata per il prossimo 1 luglio. “Nella formazione della graduatoria, ha sottolineato Vinti, saranno privilegiate le domande di acquisto di alloggi situati nei centri storici, o che abbiano la certificazione di sostenibilità ambientale. Così come particolare attenzione sarà riservata a chi risiede in un alloggio oggetto di sfratto “incolpevole” emesso almeno un anno prima e non ancora eseguito. Anche la situazione economica del richiedente avrà il suo peso. Un punteggio superiore infatti è previsto per i titolari di contratto di lavoro precario (ad esempio tempo determinato, co.Co.co., co.Co.pro., interinale, ecc.)”. Il contributo verrà erogato in unica soluzione, previa presentazione del contratto di acquisto, che deve essere stipulato, registrato e trascritto a decorrere dal giorno successivo alla data di pubblicazione del bando e non oltre sei mesi dalla data di pubblicazione della graduatoria definitiva. Tutte le domande che otterranno il contributo verranno sottoposte a controllo da parte del Comando regionale Umbria della Guardia di Finanza, con cui la Regione ha stipulato, per tale finalità, un apposito Protocollo d’intesa.  
   
   
SICUREZZA TERRITORIALE. DALLA REGIONE 5,4 MILIONI DI EURO PER 8 PROGETTI DI MIGLIORAMENTO SISMICO DI SCUOLE E MUNICIPI A FORLÌ-CESENA, RAVENNA, RIMINI, REGGIO EMILIA, BOLOGNA E MODENA  
 
Bologna, 4 giugno 2013 – Ammontano a oltre 5,4 milioni di euro le risorse messe a disposizione dalla Giunta regionale per interventi da effettuare in 6 scuole e 2 municipi adibiti a funzioni strategiche nei piani di protezione civile. Il programma per gli interventi di rafforzamento locale e miglioramento sismico è stato approvato dalla Giunta regionale che, con la delibera 634/2013, ha assegnato i finanziamenti provenienti dal programma settennale per la riduzione del rischio sismico. Per quanto riguarda la provincia di Forlì-cesena, sono stati stanziati 859.735 euro per la scuola elementare di Borello e 423.182 euro per la scuola elementare “Don Giulio Facibeni” di Galeata. Nel ravennate per la scuola elementare di Russi “Lama” e la sua palestra sono stati approvati contributi pari a 250.000 euro, mentre nel riminese sono stati finanziati i lavori nella scuola elementare “Gianni Rodari” di Villa Verucchio per 1.946.435 euro. A Reggio Emilia sono stati stanziati 381.150 euro per la scuola media “Enrico Fermi” di Rubiera. Per quanto riguarda i municipi, nel bolognese arriveranno 864.750 euro per lavori nel Comune di Monzuno e, nel modenese, 718.428 euro per il Comune di Maranello. Il programma nazionale per la riduzione del rischio sismico Il piano settennale per la riduzione del rischio sismico (art. 11 del D.l. 39/2009, convertito dalla L. 77/2009) ha stanziato, per la prima volta in Italia, 965 milioni di euro per interventi da realizzare, tra il 2010 e il 2017, su tutto il territorio nazionale. L’emilia-romagna beneficerà in tutto di circa 60 milioni con ripartizioni annuali. Oltre agli interventi sugli edifici pubblici strategici, i contributi hanno finora permesso di realizzare indagini di microzonazione sismica e di contribuire a interventi di prevenzione sismica su edifici privati.  
   
   
REGIONI, URBANISTICA, DA LIGURIA UNA GUIDA RETE PER AIUTARE I COMUNI A REDARRE I PUC  
 
Genova, 4 giugno 2013 - La Regione Liguria mette tutte le informazioni in rete per aiutare i comuni a redarre i Puc-piani urbanistici comunali, in questa fase di elaborazione del nuovo Ptr-il Piano territoriale regionale. Una sorta di baedeker urbanistico al servizio del territorio. Lo ha reso noto, nel corso della riunione di giunta, venerdì 31 maggio in mattinata, l´assessore alla Pianificazione territoriale e Urbanistica Gabriele Cascino. A disposizione dei comuni la Regione Liguria metterà il download dei dati di base necessari alla realizzazione del proprio strumento urbanistico e alla redazione informatica dei piani. "Le implicazioni di queste utilities sono evidenti. I comuni disporranno, in tempo reale e senza costi, di un set di dati selezionato e validato dalla Regione Liguria. Potranno così risparmiare tempo nelle fasi di approvazione del piano comunale perchè sarà più facilmente confrontabile con il quadro della pianificazione e dei vincoli di riferimento", spiega Cascino. In pratica la Regione Liguria vuole rendere più agevole economica e efficace la redazione e l´aggiornamento dei piani urbanistici comunali e semplificare il lavoro istruttorio e di collaborazione degli uffici regionali, con un significativo risparmio di tempo e di denaro. Parallelamente, la Regione è anche impegnata nell´aggiornamento della legge urbanistica regionale che prevede la semplificazione delle procedure di approvazione dei piani. Le informazioni e i dati in materia di pianificazione territoriale e ambientale in possesso della Regione Liguria costituiscono un sistema informativo vasto ed esauriente per molti aspetti. Già oggi i materiali disponibili nel repertorio cartografico della Regione sono un utile supporto alla formazione dei Puc. "Tuttavia si avvertiva la necessità di semplificare le operazioni di selezione dei dati rispetto le esigenze dei comuni, perchè la grande quantità di informazioni disponibili rende spesso difficile e complicato il loro utilizzo". Anche il nuovo Ptr, che per esigenze amministrative, avrà anche una versione cartacea, vivrà essenzialmente attraverso un visualizzatore on-line che consentirà la consultazione dei contenuti cartografici e normativi. Sempre in rete, sarà possibile confrontare il Piano con le indicazioni di altri strumenti, a cominciare da quelli della pianificazione ambientale, che saranno mantenuti costantemente aggiornati.  
   
   
"CONFERENZA INTERNAZIONALE SUL CONSEGUIMENTO DI SALUTE E SICUREZZA SOSTENIBILI NELL´EDILIZIA",  
 
Lund, 4 giugno 2013 - Il 2 e 3 giugno 2014 si svolgerà a Lund, in Svezia, la "Conferenza internazionale sul conseguimento di salute e sicurezza sostenibili nell´edilizia" (International Conference on Achieving Sustainable Construction Health and Safety). Il decennio precedente ha visto una crescente pressione affinché si espanda la responsabilità delle aziende in materia di responsabilità sociale aziendale. Oltre a doversi confermare come pilastri della crescita economica e della fattibilità degli investimenti, le aziende stanno affrontando in misura crescente appelli a concentrare il proprio interesse sul benessere dei dipendenti per quanto riguarda i requisiti di salute e sicurezza. Tra le aree fondamentali per garantire il benessere dei dipendenti ci sono le pratiche disciplinari giuste, un sano equilibrio vita-lavoro, oltre a opportunità di formazione e sviluppo. Questa conferenza mira ad affrontare l´aspetto sociale della salute professionale nel settore dell´edilizia. Essa agevolerà discussioni sulla cooperazione e sullo scambio di informazioni tra istituti di ricerca statali nel settore dell´edilizia, ricercatori tecnici e l´industria delle costruzioni. Saranno discussi temi quali il ruolo delle parti interessate, la progettazione di procedure sanitarie, la sicurezza incentrata sul comportamento, la vita lavorativa di qualità, gli ambienti privi di incidenti e l´integrazione proattiva. Per ulteriori informazioni, visitare: http://www.Lth.se/healthsafety2014  
   
   
TOSCANA: PIANO PAESAGGISTICO STRUMENTO PER VALORIZZARE IL TERRITORIO MONTANO  
 
Pracchia (Pt), 4 giugno 2013 – Ha fatto tappa a Pracchia, nel cuore della montagna pistoiese, il viaggio del Piano paesaggistico in Toscana. Una serie di incontri con amministratori, ma anche con i cittadini e le loro associazioni per presentare e discutere il Piano del paesaggio che la Regione sta portando a compimento in collaborazione con le Università toscane. Nell’incontro pubblico che si è svolto nell’ex-albergo Piernovelli di Pracchia l’assessore Marson ha spiegato che “il Piano costituirà il principale strumento di governo, di tutela e di valorizzazione di quel patrimonio essenziale per la comunità toscana e per il suo futuro che è il suo paesaggio, un bene comune primario e la sua principale ricchezza ‘materiale’. Di quel bene e di quella ricchezza le montagne e i loro paesaggi sono una parte cospicua: forse meno presente nell’immaginario collettivo internazionale e nelle percezioni più diffuse della bellezza del territorio toscano, ma comunque essenziale per la sua struttura, la sua qualità, le forme e i percorsi delle sue terre di confine. E’ questo che qui a Pracchia abbiamo voluto ribadire”. Tra le specificità di questo territorio montano affrontate dal Piano e discusse con i cittadini e le associazioni presenti c’è il patrimonio pre e protoindustriale (mulini, seccatoi, ghiacciaie, segherie, fornaci, ferriere e cartiere ecc.) da recuperare. Importante anche promuovere il riutilizzo del patrimonio abitativo inutilizzato, come è avvenuto per l’ex-albergo Fiornovelli, trasformato in centro culturale di aggregazione su iniziativa e con le risorse degli abitanti e della Pro loco, oltre al recupero delle aree a pascolo perdute negli ultimi decenni per l’avanzata del bosco sui terreni in stato d’abbandono. “Il piano paesaggistico è un piano che si propone di guidare le trasformazioni – ha proseguito l’assessore regionale -, coniugando lo sviluppo con la salvaguardia del patrimonio culturale, in questo concorrendo ad attuare la stessa Costituzione. Una volta adottato, il piano offrirà un quadro di riferimento certo per amministratori, committenti e progettisti delle condizioni di intervento nelle aree sottoposte ai vincoli paesaggistici decretati nel corso del tempo dallo Stato”. “Per quanto riguarda il territorio regionale nel suo complesso – ha sottolineato Marson – il piano, in sintonia sia con il Codice dei beni culturali e del paesaggio che con la Convenzione europea del paesaggio, punta ad approfondire e condividere una maggiore conoscenza della ricchezza e varietà dei paesaggi regionali, definendo regole comuni alle diverse pianificazioni e interventi”. Questo appuntamento tra le montagne dell’Appennino pistoiese non è stato comunque l’unica tappa montana della presentazione del Piano paesaggistico. Infatti, dopo essere stato già discusso nella propria impostazione proprio tra le montagne casentinesi (luglio 2012), il Piano avrà una nuova verifica prossimamente nelle Apuane. Mentre altri e differenti ambiti paesaggistici del Piano verranno presentati e discussi con le popolazioni interessate in altrettanti contesti emblematici: ad esempio, a Cortona il 10 giugno, e a Capalbio il 28 giugno.  
   
   
LA REGIONE CALABRIA HA INCONTRATO I RAPPRESENTANTI DELLE ORGANIZZAZIONI SINDACALI DEL SETTORE EDILE  
 
Catanzaro, 4 giugno 2013 - L’assessore Luigi Fedele, delegato dal Presidente della Regione Giuseppe Scopelliti, ha incontrato il 31 maggio a Palazzo Campanella i rappresentanti delle organizzazioni sindacali del settore edile provenienti da tutta la Calabria in occasione della giornata nazionale di mobilitazione dei lavoratori del settore costruzioni. La riunione ha avuto luogo alla presenza dell’assessore Trematerra, del dirigente generale del Dipartimento lavori pubblici Giovanni Laganà, del dirigente del Dipartimento urbanistica Saverio Putortì, e dei consiglieri regionali Fausto Orsomarso, Damiano Guagliardi e Mario Maiolo. Al centro del confronto tra le parti le tematiche connesse al settore delle infrastrutture. In particolare è stato fatto il punto sulla realizzazione dei nuovi ospedali, del bando relativo alle metropolitane di Cosenza e Catanzaro, e di tutte quelle opere che possono costituire un significativo impulso all’economia delle imprese che gravitano intorno al mondo delle costruzioni. I rappresentanti sindacali hanno richiesto, infatti, un report sulle opere che partiranno a breve. La Regione, su impulso del Governatore Scopelliti e con la disponibilità dell’Assessore ai Lavori pubblici Giuseppe Gentile, ha assunto l’impegno di aprire un tavolo permanente su questi temi per avviare un confronto deciso con Anas, per quanto attiene il completamento dei lavori di ammodernamento su A3 e Ss 106, e soprattutto con Rfi e Trenitalia. Questi ultimi, infatti, hanno programmato sin qui scarsi investimenti sul territorio calabrese. L’assessore Luigi Fedele ha dato risposte alle istanze dei sindacati in un clima di serenità. Il dirigente del Dipartimento urbanistica Saverio Putortì ha richiamato l’attenzione sui bandi relativi ai centri storici, sul Pianoidro-geologico e più in generale sugli interventi previsti nel campo dell’housing sociale. Interventi che avranno riverberi significativi per il comparto. “Il Presidente Scopelliti ha voluto far giungere rassicurazioni – ha dichiarato l’assessore Fedele - circa un’immediata accelerazione delle procedure e per un’iniezione di risorse anche comunitarie per l’avvio di opere grandi e piccole a livello locale, che avranno senza dubbio l’effetto di rimettere in moto l’economia nel settore delle costruzioni. Abbiamo chiesto, al contempo, un coinvolgimento ed un impegno da parte delle varie sigle sindacali perché sul fronte nazionale sollecitino con forza il Governo e con esso Anas Rfi e Trenitalia, per citarne alcuni, perché siano completate le infrastrutture già avviate e per attrarre nuovi investimenti in una terra fin qui trascurata”.  
   
   
REGIONE BASILICATA FA IL PUNTO SUL SETTORE DELLE COSTRUZIONI  
 
Potenza, 4 giugno 2013 - “Sindacati, rappresentanti delle Istituzioni e della politica in questo periodo di difficoltà devono continuare il percorso sinergico che ha consentito il raggiungimento di importantissimi risultati per la nostra regione come le azioni contenute ed attuate del documento ‘Basilicata 2012’ e il ‘Contratto di settore’. Nel ridefinire l´agenda delle priorità dobbiamo mettere in testa il rilancio degli investimenti, l´esclusione dei questi dai vincoli europei e nazionali introdotti dal Patto di Stabilita e un suo allentamento per far decollare una regione virtuosa come la nostra, che non ha problemi di cassa e che oggi paradossalmente è in difficoltà a pagare le imprese fornitrici”. E’ quanto dichiara l’assessore alle Infrastrutture della Regione Basilicata Luca Braia che ha preso parte il 31 maggio a Matera al corteo degli operai dei settori delle costruzioni e del salotto. “Il settore delle costruzioni – aggiunge Braia - merita un’attenzione particolare poiché rappresenta da sempre la forza trainante dell´economia. Il Dipartimento Infrastrutture – aggiunge l’assessore - sta accelerando tutte le procedure attivate ed attivabili. Abbiamo avviato gli interventi per la riduzione del rischio idraulico nelle aree recentemente esposte ad eventi alluvionali. Per queste opere è disponibile un finanziamento di 14,5 milioni di euro, di cui ad oggi risultano appaltate l’80% delle risorse per le quali si prevede ancora di appaltarne il residuo 20% entro l’estate. Per rilanciare la politica della casa – aggiunge ancora Braia - sono stati avviati i programmi di edilizia residenziale agevolata, da parte delle Cooperative edilizie e delle Imprese di costruzioni, per complessivi 1100 alloggi. Con i fondi per il 2011 messi a disposizione dal Dipartimento nazionale di Protezione Civile ei quali si è aggiunto il contributo della Regione per complessivi 1,5 milioni di euro sono avviate la procedure per l’individuazione degli interventi di rafforzamento, miglioramento sismico e messa in sicurezza del patrimonio di edilizia privata. Le circa tremila istanze pervenute – osserva l’assessore Braia - testimoniano la rilevanza dell’iniziativa e l’impegno a perseguire subito. Attraverso il finanziamento dell’annualità 2012, di cui si attende il decreto di riparto della Protezione Civile nazionale, saremo impegnati – dichiara l’assessore Braia – a garantire il soddisfacimento delle domande di messa in sicurezza del patrimonio immobiliare privato, la cui consistenza prevale su quello complessivo. In tema di edilizia scolastica – annuncia Braia - nuova linfa proviene dal Fondo Sviluppo e Coesione 2007/13, che sosterrà interventi di messa in sicurezza e miglioramento delle strutture del sistema scolastico regionale. Nei prossimi giorni – comunica Braia - si insedierà l’Osservatorio regionale dell’edilizia e dei lavori pubblici il cui disciplinare è stato recentemente approvato dalla Giunta Regionale. Con questo atto prenderà ufficialmente avvio il tavolo permanente intersettoriale che consentirà un costante monitoraggio dei settori di investimento infrastrutturale di competenza dipartimentale e, soprattutto, costituirà sede deputata per interagire e promuovere sinergie con le rappresentanze che, ai vari livelli, intervengono nel settore delle costruzioni. In questa iniziativa a cui tengo molto – conclude Braia – è condensata la volontà politica di avviare un processo di sviluppo basato su due fattori fondamentali come il monitoraggio e la programmazione. Il primo serve a prendere atto delle criticità e a misurare l´efficacia delle iniziative poste in essere. Il secondo fattore ci permette invece di fare tesoro dei risultati ottenuti per programmarne nuove iniziative in grado di incrociare le aspettative delle imprese e della comunità”.  
   
   
URBANISTICA, VIA ALL´ACCORDO DI PROGRAMMA E AI PROGETTI PER IL TRASFERIMENTO LAMES DA CHIAVARI A CICAGNA  
 
Genova, 4 giugno 2013 - Disco verde della Giunta regionale, su proposta dell´assessore all´Urbanistica Gabriele Cascino, all´accordo di programma sul trasferimento della Lames da Chiavari e quindi al progetto per la costruzione del nuovo stabilimento in località di Quartaie nel comune di Cicagna. Il via della regione Liguria riguarda anche il piano particolareggiato sulla base del quale, una volta costruito e messo in produzione in nuovo stabilimento in Val Fontanabuona, verrà demolito l´attuale sito in via San Rufino a Chiavari. Nell´area ex Lames sorgerà, com´è noto, un quartiere di edilizia residenziale con servizi di urbanizzazione per il verde pubblico, attrezzature sportive e parcheggi. Nel contesto dell´intervento urbanistico di riqualificazione urbana nel quartiere di Sampierdicanne – è stato affermato nella riunione della giunta regionale - il comune di Chiavari ha anche individuato un nuovo ambito in via San Pio X, con l´assenso dell´ente diocesano Madonna dei Bambini, da riservare alla realizzazione di alloggi per l´edilizia residenziale pubblica (Erp) che saranno costruiti a cura e spese della Società Lames. Il nuovo stabilimento Lames di Cicagna dovrà assicurare il mantenimento degli attuali livelli occupazionali con il miglioramento della capacità produttiva dell´industria in ragione della migliore organizzazione delle linee produttive e degli spazi operativi, interni ed esterni allo stabilimento. Rispetto al precedente progetto di riconversione ad usi urbani dell´attuale stabilimento Lames di Chiavari, la volumetria viene ridotta da 82.000 mc a 56.700 mc e con riduzione dell´altezza dei nuovi edifici dai 18 piani previsti a 13 piani del nuovo progetto, per migliorare l´inserimento del paesaggio. La giunta Burlando ha inoltre stabilito gli obiettivi che dovranno essere conseguiti in sede di approvazione definitiva del progetto edilizio del nuovo stabilimento a Cicagna e del piano Particolareggiato per la riconversione dell´attuale stabilimento di Chiavari, tra i quali i più rilevanti riguardano la messa in sicurezza idraulica del Torrente Rupinaro e la tutela dell´assetto "spondale" del Torrente Lavagna per il sito del nuovo stabilimento a Cicagna. La Conferenza di Servizi che verrà convocata per l´approvazione dei progetti oggetto dell´Accordo dovrà concludere i propri lavori entro 90 giorni, dopodichè la Lames dovrà sottoscrivere le convenzioni con i Comuni di Chiavari e Cicagna relative alla esecuzione delle opere di urbanizzazione dopo di chè il Comune di Cicagna potrà rilasciare il permesso di costruire per l´inizio dei lavori di costruzione del nuovo stabilimento, che si prevede possa avvenire entro la fine del 2013. La demolizione dell´attuale stabilimento di Chiavari potrà avvenire solo dopo il trasferimento dell´attività industriale nel nuovo stabilimento di Cicagna e la ripresa dell´attività produttiva.  
   
   
BEI E UNICREDIT FIRMANO € 580.000.000 CONTRATTO DI FINANZIAMENTO A SOSTEGNO DELLE IMPRESE ITALIANE  
 
Milano, 4 Giugno 2013 - La Banca europea per gli investimenti (Bei) e il Gruppo Unicredit hanno firmato quattro nuovi accordi di Milano per fornire finanziamenti a medio e lungo termine, per un totale di € 580.000.000 per le imprese italiane in una varietà di settori. Questa iniziativa rafforza il rapporto fecondo tra la Bei e Unicredit ed è destinato a rafforzare il sostegno offerto al settore produttivo in Italia, al fine di mitigare gli effetti della crisi finanziaria e contribuire all´avvio della ripresa. Entro il massimale di € 580.000.000 messo a disposizione dalla Bei, quattro diversi settori sono stati scelti per il supporto . Oltre ai finanziamenti per le piccole e medie imprese (€ 400 milioni) e Midcaps ( € 50.000.000 ), parte della linea di credito è destinato alle aziende che attuano programmi ambientali ed energetiche rinnovabili (€ 100 milioni). Una quarta tranche di 30 milioni di € finanzierà progetti di ricerca e sviluppo selezionati dal Ministero dello Sviluppo Economico in settori specifici nell´ambito del Industria 2015 dell´iniziativa . "Le piccole e medie imprese sono stati colpiti più duramente dalla lunga crisi che affligge l´Europa e l´Italia: nel corso degli ultimi mesi, l´accesso al credito è quindi diventato la priorità numero uno per consentire loro di mantenere la loro attività a galla con finanziamenti adeguati. Attraverso queste operazioni la Bei, in collaborazione con Unicredit, uno dei nostri principali partner a livello europeo, sta facendo prestiti a lungo termine a disposizione per il settore produttivo in Italia a tassi di interesse favorevoli ", ha commentato Dario Scannapieco, Vicepresidente della Bei responsabile per le operazioni in Italia, Malta e Balcani Occidentali. Amministratore delegato di Unicredit Federico Ghizzoni ha aggiunto che "i nuovi accordi di oggi con la Bei contribuiscono inestimabile finanziamenti al nostro supporto costante e robusto per le piccole e medie imprese italiane. I nostri stretti rapporti con le Pmi e le conoscenze locali dettagliata significa che siamo in grado di convogliare rapidamente queste risorse in imprese, in modo da massimizzare l´impatto di questi strumenti di finanziamento degli investimenti, che sono vitali per garantire la competitività del settore produttivo in Italia ". Gli accordi riguardano in particolare: Pmi (€ 400 milioni) e Midcaps (€ 50 milioni) - La Bei fornirà € 400 milioni di euro per le piccole e medie imprese italiane in condizioni di particolare favore. I fondi saranno destinati esclusivamente a sostenere gli investimenti delle Pmi attraverso Unicredit e Unicredit Leasing. Entrambi i nuovi investimenti e gli investimenti già in corso saranno eligibIe per i prestiti. Il costo dei progetti delle Pmi non può superare € 25.000.000 . Tutti i settori produttivi sono ammissibili per i prestiti - agricoltura, artigianato, industria, commercio, turismo e servizi. I prestiti possono essere utilizzati per acquistare, costruire, ampliare o ristrutturare edifici, impianti di acquisto, attrezzature, veicoli o macchinari, coprire i costi relativi al progetto, oneri accessori e le immobilizzazioni immateriali, compresi i costi di ricerca, sviluppo e innovazione e il capitale circolante che è sempre necessaria in relazione alle attività operative. Il Gruppo Unicredit si è impegnata a fornire le proprie risorse per le Pmi beneficiarie , aumentando così il massimale globale dei finanziamenti messi a disposizione per le piccole imprese italiane . Un ulteriore 50.000.000 € sosterranno gli investimenti da Midcaps Italia. Ambiente (€ 100 milioni) - Banca dell´Ue è fornire alle aziende italiane con € 100 milioni per il finanziamento di piccole e medie dimensioni nei settori della comunità industriale e sostenibile tramite Unicredit e Unicredit Leasing, mira, in particolare, le infrastrutture per la fornitura di servizi pubblici nei settori dei trasporti, energia, rifiuti settori edilizia sociale disposizione, telecomunicazioni, acqua, igiene, salute, istruzione e - uno dei pilastri della Bei. I costi del progetto non può essere superiore a € 25 milioni. Industria 2015 (€ 30 milioni) - 30.000.000 € serviranno per progetti di ricerca e sviluppo cofinanziare selezionati dal Ministero dello Sviluppo Economico in diverse aree tematiche (Fatto in Italia, l´efficienza energetica e mobilità sostenibile) nell´ambito del Industria 2015 programma proposto da Confindustria.  
   
   
PER LE IMPRESE MILANESI LA RIPRESA VERRÀ ANCORA DAI MERCATI INTERNAZIONALI SI PREVEDONO ESPORTAZIONI AL +5%, GIÀ LO SCORSO ANNO +3,5% TRA I PRINCIPALI MERCATI GLI STATI UNITI, CRESCONO GIAPPONE, BRASILE, EMIRATI ARABI  
 
Milano, 4 giugno 2013. Ripresa trainata dalle esportazioni: secondo le previsioni delle imprese l’export milanese nel mondo dovrebbe crescere del +5,1% tra il 2012 e il 2014. Lo scorso anno l’export milanese è cresciuto del +3,5%. I mercati che aumentano la loro domanda di prodotti e servizi milanesi non sono quelli tradizionali Ue, in calo del 4%, ma gli altri Pesi europei (+6,7%), l’America nord e sud, Asia centrale e orientale, tutti sopra il +10%, con crescite a due cifre. Tra i principali mercati gli Stati Uniti, quasi un decimo dell’export milanese nel mondo e una crescita della domanda del 15% in un anno. In aumento l’export verso Brasile (+11%), Emirati Arabi (+20%), Giappone (+29%). Emerge da un’elaborazione del servizio studi della Camera di commercio di Milano sulle previsioni per il periodo 2012 – 2014 di Unioncamere Lombardia su dati Prometeia e sui dati Istat 2012. Oggi l’incontro col Corpo Consolare. “Internazionalizzazione il volano della crescita” è il tema a cui è dedicato quest’anno l’incontro del Corpo Consolare di Milano e della Lombardia in collaborazione con la Camera di commercio di Milano. L’evento si terrà martedì 4 giugno alle ore 10:30 a Palazzo Cusani, via Brera 15. Interverranno: Carlo Sangalli, Presidente della Camera di commercio di Milano, Samy Gattegno, Vice Presidente di Confindustria Nazionale, Giuseppe Sopranzetti, Direttore Sede Milano della Banca d’Italia, Emilio Fernández-castaño, Console Generale del Regno di Spagna e Decano del Corpo Consolare di Milano e della Lombardia. “L’internazionalizzazione come volano per la crescita è il tema dell’ incontro col Corpo Consolare - ha dichiarato Carlo Sangalli, presidente della Camera di commercio di Milano -. In questo periodo di forte crisi le esportazioni risentono meno della recessione. Expo 2015 può rappresentare un momento determinante per cogliere nuove opportunità di mercato”.  
   
   
A CHI APPARTENGONO I RISULTATI DELLA RICERCA NEI RAPPORTI TRA DATORE DI LAVORO E DIPENDENTE INVENTORE? SEMINARIO DELL’ARTI SUL TEMA, IN PROGRAMMA PER MARTEDÌ 4 GIUGNO A FOGGIA, MERCOLEDÌ 5 A BARI E GIOVEDÌ 6 A LECCE  
 
Valenzano, 4 giugno 2013 - Si terrà martedì 4 giugno (ore 14.30 - 18.30) a Foggia (Università degli Studi, Palazzo Ateneo, Sala Auditorium del Rettorato), mercoledì 5 (ore 9.00 - 13.00) a Bari (Politecnico di Bari, Aula Multimediale del Rettorato, piano -1), giovedì 6 (ore 9.00 - 13.00) a Lecce (Università del Salento - Complesso Ecotekne , Aula Fermi dell´edificio Ibil, piano terra) il seminario dal titolo “Appartenenza dei risultati della ricerca nei rapporti tra datore di lavoro e dipendente inventore (dal lavoro subordinato alle forme flessibili)”, organizzato dall’Arti - Agenzia Regionale per la Tecnologia e l’Innovazione nell’ambito del progetto Ilo 2 fase 2. Massimiliano Granieri (Consiglio Direttivo Netval, l´associazione delle università ed enti pubblici di ricerca italiani impegnati nella valorizzazione dei risultati della ricerca) affronterà il tema della titolarità dei risultati di ricerca nei rapporti tra il datore di lavoro e tutti coloro che svolgono prestazioni lavorative nell’impresa o nell’ente pubblico di ricerca, dal lavoratore subordinato, al consulente, al tesista e a tutte le forme di impiego parasubordinato. Si tratta del decimo ed ultimo workshop del ciclo di appuntamenti che ha avuto inizio nel maggio 2012 e che si è snodato nel corso di un intero anno, destinato al personale della ricerca pubblica e delle imprese pugliesi sui temi del trasferimento tecnologico, della valorizzazione della proprietà intellettuale, dell’avvio di spin off e start up innovative, del finanziamento dell’innovazione. Per consentire una fruizione più ampia da parte degli utenti di tutto il territorio regionale, ogni seminario è stato replicato per tre giorni consecutivi in altrettante sedi universitarie (rispettivamente a Foggia, a Bari e a Lecce) e trasmesso in streaming sul sito http://www.ilopuglia.it/   La partecipazione al seminario è gratuita ed è preferibile l´iscrizione online sul portale www.Ilopuglia.it, nel quale è possibile inoltre, nella sezione Multimedia, reperire i materiali didattici presentati dai relatori nel corso dei precedenti appuntamenti. Il workshop è organizzato dall’Arti, nell’ambito del progetto “Creare impresa e diffondere tecnologia a partire dalla ricerca - Programma Operativo per la fase 2 del Progetto Ilo2”, promosso dall’Agenzia (in collaborazione con i cinque atenei pugliesi, il Cnr e l’Enea), su incarico dell’Area Politiche per lo sviluppo economico, il lavoro e l’innovazione della Regione Puglia. (f.T.)  
   
   
HYPO BANK: SERRACCHIANI INCONTRA PRESIDENTE PROKSCH  
 
Trieste, 4 giugno 2013 - "Un incontro aperto e cordiale". Così la presidente della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani ha giudicato il colloquio avuto ieri a Udine con il presidente del consiglio di amministrazione di Hypo Alpe-adria Bank spa, Johannes Proksch, alla presenza dell´amministratore delegato di Hypo Bank Italia, Lorenzo Snaidero. Nel corso dell´incontro sono state rappresentate le preoccupazioni per il futuro dell´attività di Hypo Bank Italia e dei suoi lavoratori, seguite alla divulgazione di notizie in merito ad un ritiro dal mercato. Il presidente Johannes Proksch ha delineato il quadro della situazione del gruppo, confermando l´intenzione di riprivatizzare il Gruppo come richiesto dalla Commissione europea. In questa logica, ha spiegato, si inserisce la vendita della banca in Austria, e la stessa operazione si vorrebbe compiere in Italia, avviando un percorso che vede al suo termine una banca che si autofinanzia, con un capitale sociale adeguato a mantenere le attività, cioè, ha detto Proksch, "una banca viva". Concordando con Proksch di mantenere aperto un canale di comunicazione tra la banca e la Regione e di aggiornarsi dopo l´approvazione del bilancio da parte dell´assemblea e soprattutto dopo la pronuncia della Commissione europea, quando si conosceranno i dettagli del piano di ristrutturazione, Serracchiani ha evidenziato l´interesse della Regione al mantenimento delle attività di Hypo Bank Italia, confermando l´intenzione di coinvolgere il Veneto e la Lombardia. Assicurando che non è nei programmi del Gruppo alcuna liquidazione o chiusura di Hypo Bank Italia, Proksch ha sottolineato "l´intenzione di dare un segno di discontinuità con il passato, come stiamo dimostrando anche attraverso il rimborso ai clienti che hanno subito danni da errate indicizzazioni leasing".  
   
   
IL RUOLO DEL MARKETING A SOSTEGNO DELLE IMPRESE, ROMA CAPITALE PARTECIPA ALLA 66ESIMA EDIZIONE DI “WIN GALLUP INTERNATIONAL”  
 
Roma, 4 Giugno 2013 - L´assessore alle Attività Produttive, Lavoro e Litorale Davide Bordoni ha partecipato alla 66esima edizione di “Win Gallup International - Worldwide Indepent Network of Market Research”, convegno organizzato dal´´istituto di ricerca Doxa che si è svolto ieri mattina presso l´Hotel Parco de Principi a Villa Borghese. Il tema della Conference di quest´anno è l´importanza del marketing e il ruolo delle ricerche di mercato a favore del tessuto produttivo locale. In particolare si è parlato di Global Challenges nell´ambito delle inchieste di mercato e consulenze per le imprese, attraverso l´integrazione tra strumenti di investigazione tradizionali e uso di nuove tecnologie con metodologie on line e soluzioni personalizzate. Tra i temi analizzati figurano il ruolo della informazione “real-time”, degli strumenti di indagine, delle piattaforme e data base, della web community come network per la conoscenza e di altre soluzioni ad hoc. «Oggi come non mai - ha detto l´Assessore Bordoni - le ricerche di mercato e il settore del marketing possono svolgere un ruolo determinante a favore delle imprese; le nuove tecnologie, insieme agli strumenti di investigazione tradizionali, devono contribuire al rilancio delle aziende in un mercato sempre più performante e specializzato. Roma è stata la prima città ad aver avviato in questi anni il processo di digitalizzazione della burocrazia, come nel caso della Scia on line e del Suap, e a seguire una politica di sviluppo integrato e sostenibile propria di una Smart City, favorendo le sinergie fra i settori produttivi e istituzionali. Eventi come questo sono un´occasione per fare il punto della situazione e guardare con maggior fiducia al futuro e alle opportunità di sviluppo e business che il futuro offrirà».  
   
   
NASCE IN TOSCANA “PICCOLO È GRANDE”, PER DARE OSSIGENO ALLE PICCOLE IMPRESE COMMERCIALI  
 
Firenze, 4 giugno 2013 – “Piccolo è grande”: è’ il titolo del progetto regionale, approvato ieri dalla Giunta su proposta dell’assessore al commercio Cristina Scaletti, che intende qualificare la rete del piccolo commercio in Toscana. Finanziato per 865mila euro, il progetto attinge a risorse europee e prevede interventi mirati a favorire lo sviluppo, l’ammodernamento, la qualificazione e l’innovazione delle piccole e micro imprese commerciali che agiscono sul territorio regionale; e che la crisi in atto ha colpito e indebolito, ma che continuano ad avere vitalità e soprattutto voglia di crescere. “Vogliamo stimolare il processo di riequilibrio tra le diverse forme di distribuzione – sostiene l’assessore Scaletti – in particolare tra grande e piccola-media distribuzione; e promuovere e sostenere le azioni più collegate al territorio e al marchio Toscana”. Secondo Scaletti, questo progetto vuole dare un sostegno integrato alle piccole e micro imprese commerciali che vogliono crescere dal punto di vista delle dimensioni e della qualità dei servizi commerciali offerti attraverso forme di riorganizzazione e riqualificazione aziendale Altro importante obiettivo è sostenere processi di aggregazione tra piccole imprese per concentrare le attività e ottimizzare i costi di gestione e attivare sinergie per esempio in ambito di acquisti e gestione. “Ma soprattutto intendiamo stimolare l’entrata nel mondo imprenditoriale dei giovani – conclude l’assessore Scaletti – favorendo in particolare un ricambio generazionale capace di modernizzare le attività commerciale di famiglia”.  
   
   
IN PIEMONTE PIÙ DI 110MILA IMPRESE IN ROSA LA BASE IMPRENDITORIALE FEMMINILE PIEMONTESE RAPPRESENTA IL 24,2% DELLE IMPRESE REGIONALI E SI CONCENTRA NEI SETTORI DEL TERZIARIO TRADIZIONALE  
 
Torino, 4 giugno 2013 - Il Piemonte vanta oltre 110mila imprese guidate da donne, pari al 24,2% del totale regionale, concentrate soprattutto nei settori degli altri servizi (32,4%) e del commercio (27,3%). È quanto emerso dall’indagine “Piccole imprese, grandi imprenditrici 2013” (scaricabile all’indirizzo www.Pie.camcom.it/imprenditoriafemminile), presentata oggi da Unioncamere Piemonte e Regione Piemonte nell’ambito del protocollo d’intesa sottoscritto insieme alla Commissione Abi del Piemonte per dare voce all’Osservatorio regionale per l’imprenditoria femminile. Dopo i saluti dell’Assessore alle Pari opportunità della Regione Piemonte Giovanna Quaglia e del Segretario Generale di Unioncamere Piemonte Paolo Bertolino, Sarah Bovini, Responsabile Ufficio Studi e Statistica di Unioncamere Piemonte, ha illustrato “I numeri delle imprese femminili in Piemonte e in Italia”, seguita da Paola Casagrande, Direttore Istruzione, Formazione professionale e Lavoro della Regione Piemonte, con un intervento su “Imprenditoria femminile: il ruolo della Regione Piemonte”. Hanno fatto seguito gli interventi di Susanna Barreca, esperta in sostegno all´imprenditoria della Regione Piemonte, sul tema degli “Incentivi e sostegno all’imprenditoria femminile”, e di Valentina Gusella, Presidente del Comitato per l’imprenditoria femminile di Biella e referente Pari opportunità per Legacoop Piemonte, su “Le attività dei Comitati per l’imprenditoria femminile”. L’ultimo intervento della giornata, dal titolo “Imprenditrici e servizi territoriali: un binomio vincente”, è stato presentato da Elenia Rotundo di Clipit e Alessandra Messina, del Centro Ludico Linguistico First Word. “La fotografia scattata da Unioncamere per rappresentare la realtà delle imprese rosa in Piemonte - sottolinea l’assessore regionale alle Pari opportunità, Giovanna Quaglia - costituisce per la Regione uno strumento molto utile per leggere ed interpretare, in modo trasversale, le dinamiche che caratterizzano il legame donna-impresa. Certo, in un momento di grande difficoltà come quello attuale, in cui le percentuali di disoccupazione stanno purtroppo raggiungendo livelli record, è un dato di fatto importante che l’impresa femminile faccia registrare un trend positivo. Questo non significa in alcun modo che le Istituzioni debbano in qualche modo abbassare la guardia. Nella consapevolezza del ruolo fondamentale che le imprese femminili ricoprono per la crescita del nostro Paese, è importante intensificare l’impegno per favorire la piena occupazione delle donne. E mi riferisco in particolare alle politiche di conciliazione, fondamentali per non mettere le donne di fronte a una scelta tra il lavoro e la famiglia. Anche in questo senso l’analisi degli strumenti utilizzati dalle nostre imprese ci permette di correggere e migliorare le molte azioni messe in campo dalla Regione”. “La realizzazione di indagini conoscitive, come quella che presentiamo oggi, è un passaggio imprescindibile per individuare le esigenze e gli ostacoli che le donne incontrano nella loro attività imprenditoriale e poter così programmare, insieme agli altri attori istituzionali, attività di sviluppo e qualificazione della loro presenza nel mondo dell’imprenditoria, per prepararle al meglio alle sfide del mercato. Le Camere di commercio sono da sempre attive nel campo della promozione della cultura imprenditoriale in rosa: da tempo, infatti, il Sistema camerale ne ha intuito l’importanza, istituendo i Comitati provinciali per la promozione dell’imprenditoria femminile, con l’obiettivo di realizzare specifiche attività di formazione e sostegno alle donne imprenditrici” dichiara Ferruccio Dardanello, Presidente di Unioncamere Piemonte. Le Imprese Femminili Registrate In Piemonte Il numero delle imprese femminili registrate presso il Registro Imprese delle Camere di commercio piemontesi al 31 marzo 2013 ammonta a 110.195 unità, per un tasso di crescita su base trimestrale pari a -0,83%. Sebbene la base imprenditoriale femminile piemontese continui a subire gli impatti della fase recessiva iniziata a fine 2011, essa mantiene costante la propria quota sul totale delle imprese registrate, pari al 24,2%, dato lievemente superiore a quello nazionale (23,5%). Le imprese femminili si costituiscono prevalentemente sotto forma di imprese individuali (61,5%) e di società di persone (27,9%), mentre soltanto il 9,1% predilige la forma delle società di capitale (quota in lieve aumento rispetto a fine marzo 2013, quando era pari all’8,7%) e l’1,5% quella delle altre forme (che comprendono i consorzi e le cooperative). Sono soltanto le società di capitale a registrare un tasso di crescita positivo (+0,59%), mentre risulta negativa la performance delle altre classi di natura giuridica, in particolare delle imprese individuali (-1,18%). Le imprese femminili operano soprattutto nei settori del terziario tradizionale, vale a dire negli altri servizi (32,4%), nel commercio (27,3%) e nel turismo (8,8%). Il 15,5% opera nell’agricoltura, il 7,5% nell’industria in senso stretto e il 3,9% nelle costruzioni. Valutando le variazioni trimestrali dello stock di imprese femminili per settore di attività economica, si osserva come soltanto il comparto del turismo sia rimasto stabile, mentre la base imprenditoriale di tutti gli altri settori ha registrato una contrazione. A livello territoriale, il peso delle imprese femminili è sostanzialmente omogeneo: il gap tra Biella e Alessandria - province in cui la concentrazione di imprese femminili sul totale è rispettivamente la minore e la maggiore - è infatti di lieve entità. I Bilanci Delle Societá Di Capitale Femminili Piemontesi Concentrando l’attenzione sulle società di capitale femminili con sede legale in Piemonte, si osserva come nel 2011 il relativo volume d’affari sia aumentato del 4,6% rispetto al 2010, a fronte di un incremento del 2,3% dei ricavi delle vendite delle società di capitale piemontesi nel loro complesso. Le società di capitale femminili piemontesi si contraddistinguono per una liquidità sufficiente (indice di liquidità immediata), nettamente migliore rispetto a quella conseguita dall’aggregato complessivo regionale, che manifesta, al contrario, una situazione di lieve squilibrio finanziario. L’incidenza del costo dell’indebitamento finanziario sul volume d’affari (oneri finanziari sul fatturato) si colloca su livelli bassi e risulta nettamente inferiore rispetto a quella che grava sul complesso delle società di capitale piemontesi. Sul fronte del grado di solidità patrimoniale, le società di capitale femminili finanziano con mezzi propri il 37,55% delle proprie attività (indice di indipendenza finanziaria), quota inferiore rispetto a quella dell’aggregato complessivo regionale. La performance reddituale delle società di capitale femminili appare, nel complesso, migliore rispetto a quella concretizzata dall’insieme delle società di capitale piemontesi. L’incremento del volume d’affari generato tra il 2010 e il 2011 si è tradotto in una redditività lorda delle vendite positiva: nel 2011, il rapporto tra l’Ebitda e il fatturato delle vendite si attesta al 7,66%, livello che, seppure lievemente inferiore rispetto agli anni precedenti, risulta nettamente superiore al dato medio regionale. Nel 2011, inoltre, le aziende femminili sono riuscite a trasformare in utili i ricavi delle vendite (il valore dell’indice Roe si colloca su un livello positivo e pari al 2,42%), mentre l’aggregato delle società di capitale piemontesi ha conseguito una perdita di esercizio. Anche la redditività del capitale investito (Roa) è risultata positiva e in linea con quella realizzata nel 2010, passando dal 2,84% al 2,89%, attestandosi su livelli decisamente superiori rispetto a quelli medi regionali. La produttività delle società di capitale femminili piemontesi, misurata attraverso il valore aggiunto pro capite, risulta, invece, inferiore a quella dell’aggregato regionale e in diminuzione rispetto al 2009 e al 2010.
I bilanci delle società di capitale femminili (a) con sede legale in Piemonte.
Anni 2009-2011
Società di capitale femminili piemontesi Società di capitale totali Piemonte
2009 2010 2011 2011
N. Di bilanci aggregati 4.863 4.863 4.863 29.252
Fatturato ( migliaia di euro) 5.248.485 5.791.648 6.056.679 146.038.103
Variazione del fatturato (%) - 10,3 4,6 2,3
Indicatori finanziari
Indice di liquidità immediata 0,82 0,83 0,81 0,75
Indice di indipendenza finanziaria (%) 38,59 37,63 37,55 38,54
Oneri finanziari su fatturato % 1,75 1,33 1,46 1,84
Indici della redditività
Roa (return on assets) in % 2,52 2,84 2,89 1,68
Roe (%) 2,40 2,96 2,42 -0,24
Ebitda/vendite 7,85 7,77 7,66 6,45
Indici di produttività
Valore aggiunto pro capite (migl.Euro/dip.) 61,84 71,82 48,87 91,65
L’indagine Sull’imprenditoria Femminile In Piemonte Nel rapporto “Piccole imprese, grandi imprenditrici” si è deciso di affiancare, alle analisi quantitative sulla struttura dell’imprenditoria femminile in Piemonte e sulla performance economica-finanziaria delle società di capitale femminile, un’analisi qualitativa, resa possibile attraverso un’indagine sul campo, volta a indagare gli aspetti legati all’attività delle imprese femminili, tra cui le motivazioni alla base della scelta imprenditoriale, le strategie intraprese e le politiche di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro adottate. L’indagine è stata condotta nel mese di marzo 2013 e ha visto la partecipazione di 964 imprese femminili con sede legale in Piemonte. Si tratta per lo più di imprese di piccole dimensioni (il 98,5% ha, infatti, meno di 50 addetti) che si concentrano soprattutto nell’area metropolitana torinese (44,0% delle imprese femminili intervistate) e nelle province di Cuneo (22,8%), Alessandria (7,8%) e Novara (7,1%). Operano prevalentemente nelle attività commerciali (39,7% delle aziende intervistate), nei servizi alle imprese (22,5%), nelle costruzioni (11,3%) e nei servizi alle persone (10,0%). Dall’indagine qualitativa è emerso come la volontà di sviluppare un’autonoma idea imprenditoriale costituisca la motivazione più ricorrente alla base della scelta di mettersi in proprio (indicata dal 43,4% delle intervistate). Tra gli altri fattori che spingono le donne a intraprendere l’attività imprenditoriale, spiccano il desiderio di proseguire la tradizione familiare o la scelta di valorizzare le eccellenze del territorio (28,5%). Significativa, inoltre, anche la quota di coloro che dichiarano di aver avviato l’attività imprenditoriale per la necessità di trovare lavoro (un’impresa su quattro) e per il desiderio di maggior indipendenza e riconoscimento economico (un’impresa su cinque). Le imprese intervistate segnalano come la qualità dei prodotti/servizi e l’assistenza ai clienti siano i principali punti di forza alla base del modello di impresa “al femminile” (il 71,2% e il 41,9% delle aziende ha, infatti, indicato questi fattori). Per quanto riguarda, infine, le politiche di conciliazione tra i tempi di vita e di lavoro, cruciali per l’esercizio dell’attività imprenditoriale, quelle più frequentemente adottate sono l’introduzione di contratti di lavoro part-time e di formule organizzative miste (ad esempio, la banca delle ore) e la possibilità di usufruire di permessi straordinari o del lavoro a distanza.
 
   
   
REGIONE UMBRIA: PALAZZO DONINI ESPRIME SORPRESA PER AFFERMAZIONI CONFINDUSTRIA UMBRA  
 
Perugia, 4 giugno 2013 - In merito alle dichiarazioni rese in occasione della presentazione della nuova struttura unificata di Confindustria Umbria, che sarà operativa tra alcuni mesi, si prende atto positivamente del processo di semplificazione che tale scelta produrrà, auspicando che ciò possa inoltre determinare un confronto più efficace - che fino ad oggi non si è esplicitato compiutamente,- su alcune grandi questioni industriali e occupazionali umbre, che investono anche e soprattutto il ruolo delle imprese, come ad esempio l´attuazione dell´Accordo di programma per l´area della Merloni, il futuro del Polo Chimico ternano e la cessione della proprietà dell´Ast. Perciò la Giunta regionale tutto si sarebbe aspettata meno che un polemico riferimento - secondo quanto riportato da alcuni organi di informazione - ad una scarsa capacità di ascolto della politica, visto che le istituzioni regionali e locali stanno gestendo queste complesse vicende che riguardano importanti imprese umbre e migliaia di lavoratori con impegno, rigore e senso di responsabilità. Tali vicende, gestite in solitudine dalle istituzioni pubbliche umbre, avrebbero al contrario necessitato di un impegno e un ruolo da parte delle organizzazioni rappresentative delle imprese. Ovviamente la situazione economica umbra, particolarmente difficile, avrebbe richiesto il non abbandono dei Tavoli di concertazione dell´Alleanza per lo sviluppo da parte di Confindustria umbra - Tavoli invece partecipati con altri soggetti, con le rappresentanze dei sindacati e altre associazioni di categoria -, in quanto ciò avrebbe rafforzato ulteriormente la loro funzione. Sorprendono altresì le affermazioni relative al profilo e ai criteri adottati dalla Presidente per la nomina dell´assessore regionale Fabio Paparelli, soprattutto perché rappresentano un´inopportuna ingerenza. Si ricorda infatti, che la nomina di un membro di Giunta è esclusiva competenza della presidente della Giunta regionale che, nella sua autonomia politica e istituzionale, definisce la nomina degli assessori. In ogni caso, non risulta esserci stato alcun confronto, né si sono registrati suggerimenti o suggestioni da parte delle forze economiche e sociali umbre, né della stessa Confindustria per la nomina dell´assessore Paparelli. Il lavoro della Giunta regionale è stato ed è indirizzato a quell´obiettivo di semplificazione istituzionale, riduzione dei costi di funzionamento dell´ente e della politica, concentrandosi soprattutto nell´indirizzare risorse su politiche per i servizi e lo sviluppo. L´efficacia di questa azione ha trovato riconoscimento ad esempio nella recente valutazione effettuata dall´Agenzia di rating Standard & poor´s che nei giorni scorsi, in merito al bilancio e alle politiche pubbliche della Regione Umbria, l´ha collocata a pieno titolo tra le regioni del Centronord del Paese.  
   
   
INDAGINE CONGIUNTURALE RELATIVE AL MESE DI APRILE 2013 DELL’OSSERVATORIO RAPIDO CONGIUNTO DI CONFINDUSTRIA COMO E CONFINDUSTRIA LECCO.  
 
Como, 4 giugno 2013 - Gli indicatori esaminati descrivono, per il mese di aprile, uno scenario ancora rallentato rispetto ai livelli del mese di marzo. La domanda interna e il fatturato risultano maggiormente penalizzati. L’export resta invece sui livelli dei mesi precedenti, rivelandosi al contempo meno vivace rispetto agli anni scorsi. Sul fronte previsionale i giudizi sulle prossime settimane indicano un possibile peggioramento per un quinto delle imprese, anche se nel 70% dei casi lo scenario sembra mantenersi stabile. Criticità continuano ad essere evidenziate riguardo alla scarsa visibilità sulla domanda, alle diffuse situazioni di insolvenza e al rapporto con gli Istituti di credito. La situazione occupazionale, complici l’elevato ricorso alle forme di cassa integrazione e l’approssimarsi dell’esaurimento degli ammortizzatori sociali, desta ulteriori segnali di preoccupazione. Gli Ordini - La domanda delle imprese di Lecco e di Como continua a rivelare, ad aprile, segnali di debolezza. Il mercato domestico resta stagnante, così come più volte registrato nelle precedenti indagini e in linea con i dati a livello nazionale. Un terzo delle imprese (33,3%) ha indicato un’ulteriore diminuzione degli ordinativi. Per il 49,3% del campione le richieste di aprile sono rimaste stabili a fronte di un 17,3% che ha registrato invece un aumento degli ordinativi. Varia di poco, rispetto a quanto esaminato nell’edizione dell’Indagine di febbraio, la situazione del mercato estero. Nella metà dei casi (50,7%) la domanda proveniente da mercati esteri si è rivelata stabile e contestualmente si è ridotto il differenziale tra giudizi in rallentamento e giudizi improntati alla crescita dell’export. Nel dettaglio il 29% delle imprese ha comunicato una minor vivacità degli scambi in aprile rispetto a marzo, mentre il restante 20,3% del campione ha confermato livelli in aumento. La Produzione - Non giungono segnali positivi dall’analisi dell’attività produttiva delle imprese di Lecco e Como. Circa il 60% del campione non ha segnalato variazioni rispetto al mese precedente, mentre i giudizi di rallentamento rappresentano circa un quarto del totale (26,4%). Solamente il 15,3% delle aziende ha segnalato un aumento rispetto al mese di marzo. La capacità produttiva è ancora lontana dai livelli pre-crisi: l’utilizzo medio degli impianti produttivi si è attestato al 72,6%. Il Fatturato - Per le imprese dei due territori l’indicatore associato al fatturato rivela l’andamento più sfavorevole: a fronte di una contrazione della domanda e ad una conseguente riduzione dell’attività produttiva si registra infatti, per il 43,4% del campione, una diminuzione in aprile rispetto a marzo. Per contro, per il 29% delle imprese viene rilevata una miglior performance delle vendite e livelli stabili nel restante 27,6%. Le Previsioni - C’è poca fiducia nelle imprese dei due territori per le prossime settimane. Il 70% delle imprese non prevede cambiamenti rispetto all’attuale situazione e i giudizi negativi (21,1%) continuano a superare quelli positivi, pari solamente al 9,2%. Pochi ordini in portafoglio e visibilità limitata per buona parte del campione: il 43,2% delle imprese ha dichiarato infatti che gli ordini attuali sono sufficienti a coprire l’attività per sole poche settimane. L’orizzonte temporale aumenta e raggiunge qualche mese per il 39,2% del totale, mentre solamente il 17,6% ha una visibilità superiore al trimestre. Le Materie Prime - L’attività connessa all’approvvigionamento delle materie prime per le imprese di entrambe le Province non mostra particolari variazioni ad aprile. Rispetto ai listini di marzo, l’andamento dei prezzi delle materie prime globalmente considerate si è rivelato stabile per l’80% del campione, in diminuzione per il 15,7% e in aumento per il restante 4,3%. La Solvibilita’ - Si registrano ancora consistenti problemi legati all’insolvenza dei clienti ed ai casi di ritardo nei pagamenti per le imprese delle due Province. Si tratta di una situazione che riguarda il 68% del campione: nel mese di aprile la situazione è addirittura peggiorata per un quarto circa delle imprese (23,7%), mentre oltre il 70% non ha registrato variazioni. Da segnalare la presenza dopo mesi di impasse di un timido 5,1% di imprese che ha riscontrato un miglioramento. I Rapporti Con Gli Istituti Di Credito- I rapporti tra le imprese di entrambi i territori e gli Istituti di credito hanno mostrato un peggioramento in aprile rispetto al mese precedente, soprattutto in merito alle condizioni praticate. Per poco meno di un quinto del campione infatti sono state comunicate maggiori spese e commissioni (19,5%), un innalzamento dei tassi (18,4%) e un allungamento dei tempi di delibera per la concessione di fidi (17,1%). In alcuni casi (4%) le imprese hanno segnalato di aver subito una restrizione delle linee di credito tramite richieste di rientro. L’occupazione- Per le aziende di Lecco e di Como si segnala una sostanziale stabilità dei livelli occupazionali rispetto al mese di marzo, come evidenziato dall’84,4% del campione totale. Continuano ad essere presenti giudizi di diminuzione (10,4%), il doppio rispetto ai giudizi di crescita (5,2%). Nessun miglioramento in vista per le prossime settimane per le quali le aziende continuano a prevedere un’elevata stabilità (79,2% dei giudizi totali), affiancata ancora una volta da giudizi negativi (14,3%) superiori ai giudizi positivi (6,5%). I Dati Di Como - L’andamento della domanda in questo primo quadrimestre del 2013, evidenzia il protrarsi della stagnazione oramai da diversi mesi, il saldo delle risposte è di poco negativo e l’80% degli intervistati dichiara un calo o al massimo una situazione invariata rispetto agli ultimi mesi dell’anno precedente. Il 2013 si apre a Como con un calo tendenziale della produzione industriale del -1,2% più contenuto rispetto a quello registrato a livello regionale (-3,4% il dato di Unioncamere). La maggior parte delle altre province ha registrato contrazioni ancora peggiori, tuttavia l’andamento dell’industria di Como rimane comunque negativo, inanellando il sesto trimestre consecutivo di calo nella produzione industriale. Indipendentemente dai settori di appartenenza, si rileva che sono riscontrabili andamenti ben differenti tra imprese con una rete di vendita strutturata (anche all’estero) e imprese di piccole dimensioni che risentono maggiormente del forte calo della domanda interna, segnalata in calo per il 45% del campione o i cui prodotti sono legati direttamente o indirettamente all’attività residenziale. Infatti, il mercato immobiliare risente non solo del calo continuo dei redditi pro-capite ma anche dell’eccessivo peso della tassazione che grava sugli immobili. Mediamente ad esempio, il passaggio da Ici ad Imu ha comportato aumenti del 60% per gli edifici ad uso industriale. Anche i consuntivi delle vendite nei primi quattro mesi dell’anno segnalano cali anche rilevanti, metà del campione rileva diminuzioni significative, solo il 27% degli intervistati dichiara aumenti nel fatturato estero e solo per il 9% aumenti di vendite in Italia. Segnali meno allarmanti rispetto al passato sul fronte dell’approvvigionamento delle materie prime. Lo scenario di ripresa risulta sempre meno probabile nel breve termine, le aspettative per il primo semestre sono attualmente volte al ribasso, in un contesto in cui continuano a rimanere sopra la soglia d’attenzione le insolvenze, i ritardi nei pagamenti superiori ai 180 giorni e le difficoltà nell’ottenere credito. La ripresa dunque, seppur timida, appare plausibile solo nel 2014. La situazione occupazionale appare in stato emergenziale con un uso accentuato degli ammortizzatori sociali. Nel primo quadrimestre 2013 le ore totali di cassa integrazione richieste in provincia di Como sono state pari a 7,3 milioni (3,2 milioni di cassa ordinaria, 3,1 milioni di cassa straordinaria e 1 milione in deroga). Rispetto al primo quadrimestre del 2012 la Cigo è aumentata del 6%, la Cigs del 15%, la Cigd del 55%. L’incremento complessivo è stato del 15%. Si riducono le ore di Cigo per il settore Tessile e Chimico (riduzioni anche a doppia cifra rispetto al 2012), aumentano invece le ore autorizzate per i settori metalmeccanico e legno. Rispetto ai dati di inizio 2008 (pre-crisi) l’aumento dell’istituto della cassa integrazione è esponenziale: 15 volte maggiore rispetto a 5 anni fa.  
   
   
NASCE UNINDUSTRIA COMO  
 
Como, 4 giugno 2013 - E’ nata ieri Unindustria Como. Con l’approvazione da parte delle Assemblee di Confindustria Como in data 3 giugno e di Api Como venerdì u.S., è giunto a conclusione il percorso di fusione avviato lo scorso luglio tra Confindustria Como e Api Como. La nuova Associazione nata da questa fusione riunisce circa 1.000 aziende e quasi 50.000 addetti. Il Presidente è Francesco Verga, il Vice Presidente Vicario Tiberio Tettamanti, i Vice Presidenti Fabio Porro e Graziano Brenna. Il Direttore Generale è Antonello Regazzoni, il Vice Direttore Gabriele Meroni. La sede di Unindustria Como è in Via Raimondi 1 a Como, mentre la sede operativa di Unindustria Servizi è in Via Vandelli 20 a Como. “Sono davvero molto soddisfatto – commenta Francesco Verga, Presidente di Unindustria Como -. Il nostro è il primo caso di aggregazione con Api in Lombardia e spero che l’esempio sarà seguito anche da altri. In questo momento complesso per tutte le imprese ritengo che sia non solo opportuno ma anche doveroso portare avanti delle alleanze che ci permettano di aumentare il nostro peso rappresentativo e di sviluppare nuove progettualità”. “La nuova Associazione – aggiunge Tiberio Tettamanti, Vice Presidente Vicario di Unindustria Como – sarà infatti per dimensioni tra le prime territoriali in Italia, un traguardo che non avremmo mai potuto raggiungere se fossimo rimasti divisi. Già da qualche anno collaboravamo su alcuni fronti, ora saremo in grado di offrire ai nostri associati servizi ancora migliori, sia in termini di qualità e tipologia, sia in termini di quantità e gamma”.  
   
   
TRENTO, PACHER: "È IL POPOLO DEL FESTIVAL CHE LO RENDE COSÌ SPECIALE"  
 
Trento, 4 giugno 2013 - Per il presidente della Provincia autonoma di Trento, Alberto Pacher, il Festival dell´Economia ha una alchimia tutta sua, fatta di tante componenti, ma il cui "enzima catalizzatore" è rappresentato dal pubblico: "È il popolo del Festival che lo rende così particolare, senza di voi il nostro Festival non sarebbe la stessa cosa". Poco fa dunque la chiusura dell´ottava edizione, sul palco, accanto al presidente Pacher, i principali attori del Festival dell´Economia, a partire dal responsabile scientifico Tito Boeri, quindi il presidente e il rettore vicario dell´Università di Trento, ovvero Innocenzo Cipolletta e Paolo Collini, ma anche l´editore Giuseppe Laterza, l´assessore del Comune di Trento Lucia Maestri, la responsabile per la realizzazione di grandi eventi della Provincia, Marilena Defrancesco. E mentre Tito Boeri ha voluto ringraziare tutti coloro che hanno contribuito, evidenziando che "il Festival è un lavoro collettivo", il presidente Pacher ha rivolto il suo ringraziamento agli spettatori. "Questa edizione si è aperta con un premio Nobel e si è chiusa con un altro - ha detto Alberto Pacher nel ricordare James A. Mirrlees, il cui intervento si era appena concluso -. Filosofi, economisti, decisori politici si sono incrociati durante il Festival, ciascuno di loro ha lasciato una idea, una suggestione, a volte una provocazione. Ma questo Festival non viene organizzato per ribadire un´idea, quanto piuttosto per proporre delle idee e per lasciare alla fatica di ciascuno di noi di cercare la strada fra queste, di capire qualcosa in più. È una bella sfida, anche faticosa, che il Festival affida a ciascuno di noi. Ed anche se è presto per fare dei bilanci, possiamo già dire che la ´percezione empatica´ è positiva, si sono viste in giro per la città tante persone contente, incuriosite. Averci fatto passare quattro giorni di riflessioni e di pensiero è stato un primo risultato. Va poi detto che questo Festival ha un´alchimia particolare: ovvero ha questi esiti perché ci sono davvero tante persone che si danno da fare, ma tutto questo non accadrebbe senza un enzima catalizzatore e questo siete voi, è il popolo del Festival che lo rendo così particolare. Per questo - ha concluso Pacher - vorrei rivolgere un ringraziamento molto forte, anche a nome della comunità trentina, a voi, al pubblico che ha reso possibile tutto questo. Senza di voi il nostro Festival non sarebbe la stessa cosa. Arrivederci alla nona edizione".  
   
   
MIRRLEES: "MINACCIARE L´USCITA DALL´EURO PER NEGOZIARE CON LA GERMANIA"  
 
Trento, 4 giugno 2013 - "Uscire dall´Euro significa fuggire, la crisi si può affrontare resistendo ad essa e combattendo, ma i Paesi che scelgono di combattere lo facciano considerando anche l´opzione della fuga". Sir James Mirrlees non vuole chiamarlo "ricatto", preferisce il termine "negoziato". A negoziare, naturalmente con la Germania e con la Bce, dovrebbero pensare i Paesi che maggiormente sono oggi in recessione e che hanno alti tassi di disoccupazione, per i quali non vi può essere uscita dalla crisi senza politiche statali di espansione della domanda accompagnate da un taglio delle tasse e degli stipendi ai lavoratori delle professioni meno qualificate per sostenere la piena occupazione. Aperto giovedì dal premio Nobel Michael Spence, il Festival dell´Economia si è chiuso oggi con un altro Nobel, Mirrlees, e con l´"argomento del giorno", la possibile exit strategy di alcuni Paesi dall´Eurozona. Mirrlees lo ha detto solo alla fine: "Io sono un fan del welfare state e non voglio vedere diminuzioni nell´assistenza. Ma come facciamo a porre termine a queste politiche di austerity? Lasciare l´Euro non è solo una possibilità teorica, ed oggi è più difficile di quanto invece fosse stato entrarci. Con l´Euro i Paesi sono entrati in un sistema di regole molto severo ed hanno dovuto adottare la politica fiscale tedesca. L´espansione di cui abbiamo bisogno dev´essere però finanziata sul versante monetario, mentre gli Stati dovrebbero sussidiare l´occupazione". Mirrlees ha tratteggiato un panorama europeo a geometria variabile, dove vi sono alcuni Stati "che non se la cavano troppo male" (ancora la Germania, ma anche la Polonia e il Regno Unito), ed altri che hanno invece subìto drastici cali negli investimenti, con conseguenze drammatiche sull´occupazione e "meno drammatiche", secondo il premio Nobel, sul Pil. Quanto è importante la questione del debito nel caso italiano? "Il debito è sempre stato un problema pervasivo per l´Italia, ma è difficile capire se è di per sé stesso un così grave problema. Ma perchè dovremmo poi preoccuparci così tanto del debito? C´è il rischio di default, naturalmente, ma il debito è un segno del fatto che un governo spende senza un controllo sulla spesa. La cosa migliore sarebbe riportare gli investimenti ad un livello antecedente all´inizio della recessione. Questo è difficile perchè le banche non hanno voglia di erogare prestiti, e la politica monetaria ha fallito nel suo tentativo di intervento su questo versante. Si è detto che un tasso d´interesse allo 0 % avrebbe aiutato, ma le banche lo avrebbero accettato? Come incoraggiare dunque gli investimenti? Un modo sarebbe avere delle assicurazioni sui prestiti, ma le politiche adottate in Occidente sono state tardive. Creare degli istituti di credito pubblici? La realtà è che forse sono le imprese che non vogliono investire, perchè pensano che forse si uscirà presto dalla crisi. In alcuni paesi un ritorno agli investimenti non risolverebbe comunque il problema, perchè la crisi bancaria ha tolto alle persone l´accesso al credito spingendo i governi a fare deficit. Questa recessione non se ne andrà e dobbiamo chiederci fino a che punto possiamo permetterci dei salvataggi, e chi deve essere salvato?"  
   
   
INDIPENDENZA E SOVRANITA´ SONO DUE COSE DIVERSE  
 
Trento, 4 giugno 2013 - Le regole non sono sufficienti per garantire l´indipendenza delle banche centrali. Sono indispensabili anche trasparenza e credibilità. Oggi una revisione del mandato della Banca centrale europea (Bce) si impone, alla luce della crisi sovrana del 2010, che ha visto intervenire la Bce in modo massiccio per ricapitalizzare le banche dei Paesi fragili dell´Eurosistema, al fine di evitare il default. Inoltre la crisi non è finita e probabilmente si richiederanno altri interventi della Bce per diminuire il debito sovrano di un Paese. Così Letizia Reichlin, professore di Economia e chair del dipartimento di economia alla London Business School, ha contestualizzato le preoccupazioni e i dubbi sull´effettiva indipendenza della Bce, che detiene il monopolio della creazione della moneta, rischiando la pressione dei governi, perché quella moneta si stampi finanziando il loro debito pubblico, con il rischio di creare inflazione. ´´Manteniamo nel trattato il principio di indipendenza della Bce, ma diamoci una nuova governance che garantisca il coordinamento tra politica monetaria e politica fiscale. Il potere della Bce può essere evitato solo con un approfondimento comunitario delle politiche economiche´´. La Bce è messa in discussione da più parti. Sappiamo che la sua indipendenza è sancita dal Trattato europeo, ma durante la crisi la Bce ha dovuto fare una serie di azioni che hanno destato dubbi sulla sua indipendenza. Abbiamo visto come l´intervento di Mario Draghi ´´whatever it takes´´, ovvero ´´ pur di scongiurare il fallimento dell´Euro, la Bce e´pronta a comprare il debito di uno Paese membro´´- a fronte di chiari impegni del Paese di fare riforme strutturali e di bilancio - sia stato criticato fortemente. Cos´ Letizia Reichlin ha delineato il punto sulle preoccupazioni destate da un forse eccessivo inserimento nella politica degli Stati della Ue. I cittadini oggi non sono più tanto d´accordo sul principio sacro dell´indipendenza della Bce. In Europa per via della crisi le banche centrali hanno avuto un atteggiamento aggressivo, che in tempi normali non avrebbero fatto. La Bce ha controllato la crisi prestando soldi alle banche con un tasso di interesse fisso. E´ intervenuta nel mercato degli Stati Uniti, ha comprato titoli di Stato in Italia e in Gran Bretagna. Tuttavia, prima con Trichet e poi con Draghi la Bce ha prestato soldi alle banche perché in Europa il mercato è finanziato dalle banche e non dal mercato come negli Usa. Le preoccupazioni si basano sul dubbio che prestando soldi a istituzioni fragili, la Bce assuma anche un rischio di credito e quindi di perdita che ricade poi sui cittadini. Inoltre il rischi di inflazione crebbe dietro l´angolo, anche se di fatto questa è al di sotto del 2% nell´area Euro. Nella blogosfera si dice anche che la Bce dovrebbe comprare il debito pubblico, non deve essere indipendente. Indipendenza regole e trasparenza devono andare di pari passo. Il problema oggi però non è l´inflazione,ma l´instabilità finanziaria. Dopo una breve ripresa dalla crsi, in Europa nel 2010 ritorna la crisi sovrana. In Spagna dal 2008 le banche non si prestano più soldi fra loro e le banche tedesche non prestano più soldi alle banche locali spagnole. Ora l´integrazione finanziaria nata con l´Euro non c´è più. Quindi la Bce comincia a prestare i soldi a tassi fissi. Negli Stati Uniti si è fatta la ristrutturazione delle banche, ma in Europa no, e in tutti i Paesi membri il rapporto tra debito e Pil è peggiorato. Intervenendo per aiutare le banche locali degli Stati membri, la Bce compra anche il rischio sovrano, ma indirettamente sta finanziando un Paese, mettendo in discussione il principio dell´indipendenza perché nel momento in cui una banca centrale si immischia nelle scelte di un paese specifico, c´è conflitto di interessi. Oggi è messa quindi in discussione l´interferenza dei tecnocrati di Francoforte, tuttavia, non abbiamo più tassi di interesse sul debito, così alti come nel 2011 in Italia. ´´Di fatto siamo davanti a un vuoto di governance - ha conlcuso Letizia Reichlin - la crisi non è finita e i tassi di interessi nel sud dell´Europa sono ancora più alti di quelli del nord,così la Bce forse dovrà fare prestiti alle banche di Paesi non solvibili. E´ ancora legittimo?´´  
   
   
STABILITA’ FINANZIARIA, MONETARIA E FISCALE: RELAZIONI PERICOLOSE  
 
Trento, 4 giugno 2013 - Fra gli elementi più significativi che stanno caratterizzando la crisi dell’euro in atto c’è anche quello legato alla stretta correlazione fra la stabilità finanziaria, quella dei prezzi e quella fiscale. Un legame che sta emergendo in maniera sempre più evidente e che è stato al centro del focus “Cessioni di sovranità oltre la politica monetaria” proposto dal Festival nella cornice di Palazzo Geremia. A Dino Pesole firma de "Il Sole 24 Ore" il compito di introdurre l’analisi di Markus K. Brunnermeier, professore alla Princeton University e membro del consiglio consultivo della Bundesbank e di quello del Fondo Monetario Internazionale. Un’analisi basata proprio sulla dimostrazione di come per andare oltre la crisi sia sempre più necessario un cambio di marcia dato proprio dalla consapevolezza di come si debbano coordinare in maniera più decisa le azioni delle banche centrali con quella delle banche nazionali e delle autorità fiscali. Proprio Dino Pesole ha messo in evidenza come la stabilità finanziaria sia un elemento fondamentale per affrontare la crisi dell’euro e fino ad oggi, più che sterili vertici internazionali per salvare la moneta unica, sia stato cruciale l’annuncio di Mario Draghi, presidente della Bce, di voler usare “armi non convenzionali” come quella legata all’acquisto di titoli di stato tramite il fondo salvastati. Markus K. Brunnermeier ha illustrato con estrema chiarezza le ricadute sulla crisi dell’euro date dalla relazione strettissima fra tre stabilità: quella finanziaria, quella dei prezzi e quella fiscale legata al debito. L’analisi dell’economista ha preso le mosse proprio dalla finanza e dal sistema bancario: “Basta spesso anche un piccolo shock di una banca - ha sottolineato l’economista tedesco - per scatenare un effetto a catena con una sorta di spirale negativa. Gli effetti portano ad una crisi finanziaria che ha ricadute sull’erogazione di denaro e questo blocca poco alla volta gli ingranaggi del sistema economico”. Da qui possono scatenerai due forze opposte tra loro che spingono su due estremi diversi come la deflazione e l’inflazione: entrambi elementi economici capaci di spaventare politici ed economisti. In questo quadro si pone anche il problema della sostenibilità del debito: “E in questo caso, l’interrogativo – ha evidenziato Brunnermeier - è quale soggetto di uno Stato fra le banche , il governo della nazione in causa e la sua Banca Centrale si farà carico dei costi in caso di grave crisi, anche perché la stretta creditizia porta come conseguenza un calo del Pil”. Una situazione che stanno vivendo molte nazione d’Europa, fra cui anche l’Italia, senza dimenticare che il calo del Pil porta anche ad una riduzione del gettito fiscale. E se il quadro è complesso per un singolo Stato nell’affrontare le conseguenze di questa spirale è evidente che tutto si amplifica quando abbiamo una sola Banca Centrale chiamata a coordinarsi con molte nazioni come accade oggi nel Vecchio Continente. Una possibile ancora di salvezza, secondo Markus K. Brunnermeier, potrebbe venire dall’emissione degli “Esbies” ,sigla degli “European Safe Bonds”, che contribuirebbe a stabilizzare la situazione del debito, tranquillizzerebbe i mercati, sempre alla ricerca di porti sicuri, e aiuterebbe i Paesi periferici a superare questo difficile frangente economico.  
   
   
UNIONE EUROPEA, GARANZIA O RISCHIO PER LA SOVRANITÀ DEGLI STATI?  
 
Trento, 4 giugno 2013 - Globalizzazione, crisi e crescente interdipendenza sembrano mettere in pericolo, o almeno in discussione, la sovranità degli Stati nazionali dell’Unione Europea. Sicuramente impongono di ridefinirla. È ciò che hanno cercato di fare gli studiosi di scienza politica Sergio Fabbrini (Luiss), Andrew Moravcsik (Princeton) e Kalypso Nicolaidis (Oxford) nel dialogo “Sovranità sotto tutela o tutela della sovranità? L’unione Europea al tempo della crisi”. L’incontro si è tenuto nell’aula magna del Dipartimento “Facoltà di Giurisprudenza” dell’Università di Trento. A introdurlo e moderarlo è stata Simona Piattoni (docente al Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale e alla Scuola di Studi Internazionali dell´Università di Trento). Che ha aperto il confronto chiedendo ai relatori di riflettere sul perché esistano delle interdipendenze così accentuate, su come i Paesi membri le stiano gestendo attraverso le istituzioni europee e su cosa possiamo e dobbiamo aspettarci come cittadini europei. «Come scienziati politici sappiamo che la sovranità pare sotto tutela ovvero limitata» ha ribadito Piattoni. Perché, se l’Unione europea è lo strumento che ci si è dati per gestire le interdipendenze, è anche il contesto all’interno del quale spesso i cittadini sembrano subire l’impatto di decisioni prese altrove, da altri. Fabbrini, professore di Scienza politica e Relazioni internazionali e direttore della School of Government dell´Università Luiss-guido Carli di Roma, dove detiene anche una cattedra Jean Monnet in European Institutions and Politics, ha descritto l’Unione Europea come una «democrazia composita» che unisce popoli e Stati e che fa ciò in modo innovativo. Per lui il punto critico dell’Unione Europea è quello di essere in bilico fra una struttura sovranazionale e una intergovernativa. «In Europa – ha precisato - non siamo solo interdipendenti, ma anche fortemente integrati». Questo significa che i problemi (dalla disoccupazione al debito) non si possano risolvere se non insieme agli altri. L’unione Europea – ha ribadito – ha avuto il grande merito di tenere sotto controllo i nazionalismi». Moravcsik, professore di politica e direttore del programma dell´Unione Europea presso la Princeton University´s Woodrow Wilson School, ha insistito sull’importanza della convergenza delle politiche (a cominciare da quelle dell’istruzione). Ha teorizzato in maniera coerente la natura intergovernativa dell’Unione, ha sottolineato i vantaggi per la qualità della deliberazione democratica degli Stati nazionali dell’essere inseriti in istituzioni multilaterali che apparentemente ne limitano la sovranità. «La crisi europea – ha affermato - ci serve per capire i limiti dell’Unione Europea». Kalypso Nicolaïdis, professore di relazioni internazionali all´Università di Oxford e direttore del Center for International Studies and the Department of Politics and International Relations, cosciente delle molte frontiere fisiche, storiche e culturali che ancora dividono l’Europa, ha teorizzato la possibilità di costruire una “demoicrazia”, in cui più “demoi” possano convivere e imparare gli uni dagli altri. Mentre «oggi nell’Unione Europea c’è un braccio di ferro tra gli Stati», come se uno volesse prevalere sugli altri.  
   
   
LA BCE DOVREBBE FARE DI PIU´  
 
Trento, 4 giugno 2013 - Al Festival dell´economia di Trento il vicedirettore operativo del Fondo Monetario Internazionale, Nemat Shafik, parlando della necessità di ulteriori misure per sostenere il credito alle aziende, dichiara: “Riteniamo che la Banca Centrale Europea potrebbe fare di più, è evidente che il problema della frammentazione finanziaria nell’eurozona non è stato ancora risolto.” I costi di indebitamento per le imprese sono diverse nei vari Stati membri dell’eurozona, e questo non fa che danneggiare le nazioni già colpite dalla crisi. Ancora, secondo l’economista del Fmi, il vero problema non è tanto le dimensioni del settore finanziario, ma la cattiva distribuzione dei redditi. La Bce deve agire, e deve agire in fretta. A dirlo è il vicedirettore operativo del Fondo Monetario Nemat Shafik a una platea attentissima. “Riteniamo che la Bce potrebbe fare di più, dal momento che è evidente che il problema della frammentazione finanziaria nell’eurozona non è stato ancora risolto.” La prova ? Il costo del denaro, nell’eurozona, è lo stesso per tutti, ma per le aziende italiane o spagnole indebitarsi è molto più costoso che per le aziende tedesche o francesi. Insomma, un’eurozona in ordine sparso. Un problema vero, secondo Shafik: “Non si tornerà a crescere, la disoccupazione non scemerà finchè non si porrà fine al problema.” Interrogata sulla situazione economica globale, Shafik spiega: “Il vero problema non sono le dimensioni del settore finanziario globale. Il vero problema è la distribuzione dei redditi così ineguale. Si tratta di un problema che preoccupa noi del Fondo Monetario, perché sappiamo che la diseguaglianza mina la capacità di un Paese di sostenere la crescita sia economica sia politica. La domanda vera è: come si affronta la diseguaglianza dei redditi ? Con il welfare e le tasse nel breve periodo, nel lungo con istruzione per tutti".  
   
   
"IL DENARO NON PUÒ COMPRARE I BENI MORALI E CIVICI"  
 
Trento, 4 giugno 2013 - Ci voleva un filosofo, al Festival dell´Economia, per porsi una domanda particolarmente scomoda, ma quando mai attuale: "Vogliamo un società in cui tutto è in vendita, oppure ci sono beni morali, civici che il mercato non può acquistare?". Michael Sandel, filosofo, professore alla Harvard University e autore di numerosi libri, è uno da milioni di contatti. Una delle sue ultime conferenze, in Corea, è stata seguita da 14 mila persone, come ha messo in evidenza Giuseppe Laterza, nel dare la parola al filosofo. La tesi di Sandel è quanto mai semplice ma efficace: "L´economia, come scienza, deve cambiare, non bisogna porsi domande solo sull´efficienza economica, quando piuttosto se i meccanismi che si vogliono introdurre nel mercato eroderanno le norme sociali e se questo avviene, dobbiamo chiederci se l´aumento di efficienza vale la perdita di questi comportamenti". E ancora: "Una delle debolezze portate avanti dal mercato è che ci sono sempre meno occasioni in cui fare esercizio di virtù sociali e civiche; il risultato è che non siamo più abituati a chiedere gli uni agli altri". Per dimostrare le sue tesi Michael Sandel ha portato una serie di esempi, come è solito fare, coinvolgendo nel dibattito il numeroso pubblico del Teatro sociale. "Oggi ci sono poche cose che il denaro non può comprare, in alcune carceri possiamo comprarci una cella migliore, in certi parchi divertimento possiamo saltare la fila, ci sono società di pubblicità che, in America, vendono spazi pubblicitari sul corpo delle persone". In sostanza, negli ultimi anni, si è passati senza rendersene conto "da una economia di mercato ad una società di mercato". E la differenza è sostanziale: "La prima - ha spiegato Sandel - è uno strumento per organizzare la produzione, la seconda è una società dove tutto è in vendita, dove il pensiero di mercato permea tutte le sfere del vivere". Ci sono alcune cose che il denaro non può ancora acquistare, come l´amicizia: "Possiamo comprare degli amici ma il denaro depaupera questa amicizia del suo valore". Soprattutto il denaro cambia la natura del bene acquistato, lo deprezza; introdurre un meccanismo di mercato nella vita sociale potrebbe cambiare le dinamiche. E qui gli esempi portati da Michael Sandel sono stati numerosi: da alcune scuole in America che si sono messi a pagare gli studenti in cambio di bei voti o di libri letti, ad una cittadina svizzera che ha fatto un sondaggio sulla possibilità di accogliere gratis o a pagamento scorie radioattive sul proprio territorio, ad una scuola israeliana che ha introdotto una multa per i genitori che arrivavano in ritardo a prendere i loro figli. Ebbene, in molti casi, si sono ottenuti effetti diversi da quelli previsti. Nel caso della scuola israeliana sempre più genitori sono arrivati in ritardo. Questo perché: "Quando non c´era la multa i genitori si sentivano in colpa se arrivavano in ritardo, dopo avevano invece la percezione di pagare un servizio". La scuola ha quindi sospeso la multa ma il numero dei genitori in ritardo è aumentato: "Questo ci suggerisce - ha spiegato Sandel - che una volta introdotti gli incentivi in un mercato, questi corrompono gli atteggiamenti non basati sul mercato, come il senso di responsabilità, e non è così facile invertire la rotta. La condotta, le regole morali possono essere svilite dal mercato e poi non è così facile ripristinarle". Due le implicazioni: "Il mercato non è neutro, contrariamente a quanto sostenuto. Ovvero il mercato non lascia immutato il mondo. Dobbiamo quindi porci il problema se le regole economiche che introduciamo eroderanno le norme sociali". Uno degli esempi più famosi di mercato che elimina i valori è quello della donazione del sangue: "In Inghilterra il sangue si può solo donare, mentre negli Usa si può donare o farsi pagare. Il sistema più efficiente è quello inglese, consentire un mercato del sangue elimina l´impulso altruistico di donare". Per altri economisti invece i valori, i comportamenti etici vanno conservati ed utilizzati solo dove il sistema dei prezzi non può funzionare: "Ma queste regole economiche - sono state le conclusioni di Michael Sandel - non possono essere applicate alla virtù, alla generosità, alla solidarietà. I valori civici non possono essere consumati, sono dei muscoli che via via che si utilizzano funzionano di più, mentre invece il mercato ci ha abituato ad avere sempre meno occasioni di fare esercizio di virtù sociali e civili". Infine c´è un´altra abitudine fuorviante di questa società di mercato: "Ci sono sempre più disuguaglianze, una separazione sempre maggiore fra chi ha e chi non ha. La democrazia non richiede un´uguaglianza perfetta, ma richiede che gli uomini e le donne di estrazione diversa si incontrino". E quindi, per Sandel, la domanda che dobbiamo porci è la seguente: "La questione posta dal mercato non è principalmente di natura economica, ma è di come vogliamo vivere. Vogliamo un società in cui tutto è in vendita, oppure ci sono dei beni morali civici che il mercato non può acquistare?".  
   
   
MONZA E BRIANZA, I DATI SULL´ARTIGIANATO NEL I° TRIMESTRE 2013  
 
Monza, 4 giugno 2013 - Il difficile momento economico che sta vivendo l’artigianato brianzolo è confermato dal persistere della variazione negativa della produzione su base annua che si attesta al -3,8%. Più positiva la lettura dell’andamento della produzione su base congiunturale che risulta in lieve crescita (+0,5%) rispetto al trimestre precedente, anche se saranno i prossimi trimestri a confermare l’evoluzione di questo indicatore. Più critica la situazione del fatturato che registra rispetto allo scorso trimestre -1,1%, mentre a livello tendenziale -5,1%. Anche gli ordini, in linea con l’andamento del fatturato, perdono l’1,3% rispetto al trimestre precedente, mentre la variazione tendenziale si attesta a -5,1%. Le imprese artigiane risentono della crisi anche sul fronte lavoro, rimane infatti negativo il saldo occupazionale, che si attesta a -0,7%. Cambia nel trimestre in esame il ricorso alla Cig, a fronte di una diminuzione del numero di imprese che ne fa ricorso (14,4%), aumenta il monte ore, passando dal 2,3% dello scorso trimestre al 2,6% dell’attuale. La difficile situazione economica fa peggiorare le aspettative degli artigiani per il prossimo trimestre: il 36,6% si aspetta una diminuzione della produzione e solo l’11,9% prevede un aumento. Anche la percentuale di imprenditori che si aspetta una diminuzione sul fronte occupazionale cresce, raggiungendo il 15,7%. È quanto emerge dalla Analisi congiunturale trimestrale dell’Artigianato manifatturiero in Brianza (I trimestre 2013), realizzata dall’Ufficio Studi della Camera di commercio di Monza e Brianza in collaborazione con le Associazioni provinciali dell’Artigianato e dei Lavoratori della Brianza. “La situazione che viene delineata dall’ultima analisi congiunturale ci preoccupa. Non possiamo ignorare gli indicatori negativi che riguardano produzione, fatturato e aspettative – ha dichiarato Gianni Barzaghi membro di Giunta della Camera di commercio di Monza e Brianza -. La condizione è stata acuita altresì dal rallentamento degli ordini acquisiti nel trimestre, che scendono in misura pressoché analoga a quanto accade per il fatturato, dal saldo occupazionale che resta negativo e dal ricorso alla Cig che rimane su livelli ancora elevati se analizzato in serie storica”. Produzione - La difficile situazione della produzione dell’artigianato manifatturiero trova conferma nel persistere di una variazione che su base annua registra ancora segno negativo (-3,8%), anche se in miglioramento rispetto al trimestre scorso. Più positiva la lettura dell’andamento della produzione rispetto al trimestre precedente che risulta in lieve crescita (+0,5%), ma occorre aspettare il prossimo trimestre per avere conferma dell’evoluzione positiva. Il numero indice della produzione, espresso in rapporto al valore della produzione del 2005 (posto pari a 100) inverte quindi la caduta risalendo leggermente nel trimestre in esame fino a 70,1. Rimane stabile su livelli piuttosto bassi il tasso di utilizzo degli impianti, che esprime il livello della produzione in percentuale al potenziale massimo degli impianti in funzione, che nel trimestre in esame si attesta al 61,2%. Fatturato - Anche nel trimestre in esame il fatturato del comparto artigiano ha registrato una situazione più problematica rispetto alla produzione. La variazione congiunturale del fatturato è infatti negativa, pari a -1,1%, mentre rispetto al primo trimestre del 2012 la variazione è del -5,1%, dato in miglioramento, come si osserva dal grafico, ma ancora piuttosto negativo. Il numero indice del fatturato (posto 100 il valore medio dell’anno 2005) si mantiene quindi anche nel trimestre in esame a quota 69,9, sostanzialmente stabile nell’ultimo anno. La quota del fatturato estero sul fatturato totale aumenta nuovamente in questo trimestre salendo fino al 9,6%. Ordini - Gli ordini acquisiti nel trimestre scendono in misura pressoché analoga a quanto accade per il fatturato. In termini congiunturali, ovvero rispetto al trimestre precedente (espresso come media mobile a 4 termini) si registra un -1,3%, mentre in termini tendenziali, ovvero rispetto al medesimo trimestre dell’anno precedente, il dato si attesta al -5,1% (dato grezzo). Il periodo di produzione assicurato dagli ordini pervenuti è pari a 26,2 giorni, in diminuzione rispetto ai trimestri precedenti. Occupazione - Anche nel trimestre in esame le imprese artigiane manifatturiere della Brianza indicano una prevalenza delle uscite sulle entrate. Il saldo occupazionale del trimestre, pari a -0,7%, è il risultato della differenza tra un tasso di ingresso dell’1,0% e un tasso di uscita dell’1,7%. Rimane elevato il ricorso alla Cig, nel trimestre ha riguardato il 14,4% delle imprese (circa un punto percentuale in meno del trimestre scorso) e il 2,6% del monte ore (era il 2,3% a fine 2012). Aspettative - Le aspettative per il prossimo trimestre degli artigiani brianzoli peggiorano rispetto al trimestre scorso, in particolare per quanto riguarda l’occupazione. La produzione è attesa in diminuzione per il 36,6% delle imprese, l’11,9% si aspetta invece un aumento. Per quanto riguarda l’occupazione, è particolarmente elevata rispetto al passato la quota di chi si aspetta una diminuzione (15,7%).  
   
   
SONDAGGI: SERVONO ANCORA?  
 
Trento, 4 giugno 2013 - Servono ancora i sondaggi? E se sì, a cosa? A conoscere un po´ meglio la nostra realtà? A prevedere il futuro, placando le ansie di politici e opinione pubblica (o al contrario accrescendole)? Oppure ancora, a pilotare gli orientamenti degli elettori? La voce.Info ha chiamato a rispondere a questi quesiti Piergiorgio Corbetta e Giancarlo Gasperoni, sociologi all´università di Bologna, Alessandra Ghisleri, direttrice di Euromedia Research, Nando Pagnoncelli, amministratore delegato di Ipsos, e Roberto Weber, presidente Swg. Su una cosa i relatori hanno concordato: le richieste dei committenti (ma anche dei media e dell´opinione pubblica) nei confronti di chi si occupa di sondaggi per professione crescono continuamente, rasentando a volte l´assurdo. Al tempo stesso, cresce la difficoltà di fare previsioni scientificamente attendibili. Comprensibile quindi, come nel caso delle ultime politiche, che il margine di errore si accresca. Anche se, prima di pretendere delle buone risposte, sarebbe forte utile formulare le giuste domande. Piergiorgio Corbetta, nel suo intervento iniziale, ha illustrato due delle difficoltà di fondo: innanzitutto i sondaggi si basano su abbonati al telefono fisso (mentre oggi la maggior parte dell´utenza, specie quella giovane, ha un telefono mobile); in secondo luogo, la diffidenza delle persone nel rispondere, cosicché per avere 1000 risposte (un campione comunque basso) bisogna contattare almeno 9000 persone. Cresce anche il numero degli indecisi, mediamente il 25% del campione. Crescono quindi i Margini di errore: anche del 6% per le coalizioni molto grandi. Quindi, stime aleatorie,e sondaggi pubblicati anche sulle maggiori testate prive di affidabilità, che danno conto di presunti scostamenti dello 0,1%. Giancarlo Gasperoni ci ha mostrato invece una visione "da dentro" della macchina che produce i sondaggi. Innanzitutto, ha spiegato, i sondaggi politico-elettorali resi pubblici sono solo una piccola parte del totale. Spesso i committenti li tengono per sé. In secondo luogo, i sondaggi vengono guardati in genere per la loro funzione predittiva, ma essa non è l’unica né spesso la più importante. I sondaggi molte volte hanno una funzione primariamente conoscitiva e di costruzione del consenso. Infine stanno cambiando le stesse modalità di realizzazione dei sondaggi: ad esempio, spesso non sono più inchieste campionarie, ma aggregazione di varie inchieste, di varie fonti. Ed ancora, sempre più spesso si pone attenzione anche ai social media, all’opinione pubblica così come viene espressa in rete. Alessandra Ghisleri ha detto che nel ´95, quando ha iniziato la sua carriera, la copertura dei telefoni fissi era pari al 90%, del totale degli abbonati, oggi a stento arriva al 40. Gli studi pubblicati, dal canto loro, sono circa il 5% del totale. Il resto, commissionato da privati, rimane "nascosto". Oggi però la sfida maggiore è forse quella dell´investimento nelle tecnologie, perché le persone si esprimono anche in internet, sui social network, bisogna quindi aprire il campione, affrontare l’eterogeneità. Anche se alla fine, può risultare, come nell´esempio citato dalla Ghisleri, che la tv è ancora preponderante nell’orientare le scelte dei cittadini. Nando Pagnoncelli ha richiamato l´esistenza di altri problemi, una legge che tutela (giustamente) la privacy dei cittadini e complica la realizzazione dei sondaggi, comportamenti difficili da prevedere come la cosiddetta "fedeltà leggera" (ad uno schieramento politico), che riaffiora solo pochi giorni prima delle elezioni, magari dopo avere rinnegato per mesi lo stesso schieramento, e così via. Ma soprattutto, è cambiata la destinazione d’uso dei sondaggi, che oggi sono anche strumento di comunicazione e propaganda. Si vuole cioè accreditare attraverso di essi un certo tipo i risultato e influenzare così gli elettori. Crescono anche le richieste, alcune palesemente assurde. "Chiedono quanti voti sposta Sanremo o la nevicata il giorno del voto l’acquisto di Balotelli. Ma è anche colpa nostra: qualcuno che dà una risposta a queste domande c’è sempre.Se ne uscirà quindi solo con la responsabilità sociale, ma l’idea di usare il sondaggio come clava rimarrà sempre. E l’idea di media di farsi concorrenza fra loro utilizzando i sondaggi anche. A volte mi dico che il termine sondaggista sta a quello di ricercatore come Fabrizio Corona a Cartier Bresson". Infine Roberto Weber: "Il nostro è un paese che non amare le misurazioni, specie se fondate. La ricerca dovrebbe avrebbe una funzione soprattutto conoscitiva, rispondere cioè alla domanda: cosa sta accadendo? Ma ho forti dubbi. I clienti fanno dei sondaggi un altro uso: soprattutto predittivo, riguardo al futuro. In passato non era così. In quanto ai giornalisti: le donne e i giornalisti delle testate locali sono in genere più curiosi ed esigenti di quelli delle testate nazionali. Più si ´sale´ più il giornalista vuole semplicemente vedersi confermare una tesi che esiste già nella sua testa, e per farlo non esita a ´piegare´ i dati".  
   
   
ARTIGIANATO: WELFARE PUBBLICO O PRIVATO? LA VIA È NEL MEZZO  
 
Trento, 4 giugno 2013 - Come sarà il nuovo welfare per l´artigianato: pubblico o privato? La via è nel mezzo, secondo quando indicato da Gianfranco Cerea, Bruno Anastasia e Luca Romano, nell´incontro organizzato a Palazzo Calepini dagli Enti bilaterali artigianato del Friuli Venezia Giulia, Marche, Piemonte e Trentino, nell´ambito del Festival dell´Economia. Ad introdurre i relatori Luca Nogler, che è partito da un paragone significativo: "Ci occupiamo oggi delle piccole imprese: esse sono come il calabrone che, per le leggi della fisica, non dovrebbe volare. Ebbene, le piccole imprese non sono capitalizzate, non sono rappresentate in borsa, non hanno la cassa integrazione, eppure la loro economia è riuscita a generare, a partire dalla fine degli anni Ottanta del secolo scorso, una crescita significativa". Fra welfare pubblico e privato, per Gianfranco Cerea, che è professore di Economia all´Università di Trento, la via è nel mezzo: "Veniamo da una cultura in cui il welfare era o pubblico o privato, ma rispetto a questa polarità si sono introdotti, da tempo, due concetti: la nozione di sussidiarietà, perché le politiche tendono ad essere portate più vicine agli utilizzatori effettivi, ovvero vi è una dimensione locale più che nazionale, e la nozione di integrativo, perché fra la soluzione pubblica e quella privata, ci può essere una terza via intermedia, chiamata a correggere le inadeguatezze del pubblico e a rafforzare le iniziative del singolo". Sul tema dei fondi sanitari in Italia vi è problema di fondo: "La soluzione adottata quasi esclusivamente in Italia è quella del fondo sanitario modello bancomat: se come artigiano vivo in un territorio dove la sanità pubblica funziona, pago i miei contributi ma tenderò a domandare poca sanità privata e quindi vi saranno rimborsi modesti, viceversa se la sanità non funziona utilizzerò maggiormente la sanità privata e quindi avrò più occasioni di chiedere rimborsi. Questo si traduce in un trasferimento di fondi dal nord al sud". Se però alla soluzione dei "fondi nazionali" si sostituisce quella dei "fondi locali", vi è il rischio che questi fondi siano piccoli e privi di potere contrattuale, per questo la via indicata da Cerea è intermedia, dove "alcune questioni possono essere trattate in modo nazionale e altre a livello locale". Sotto il profilo della previdenza integrativa, per il professor Cerea negli ultimi tempi sono cambiate drasticamente le prospettive: "Ci saranno due Paesi, in Europa, che nei prossimi anni non avranno problemi di sostenibilità delle pensioni, uno è la Svezia e l´altro è l´Italia. E questo perché abbiamo adottato il sistema contributivo, in questo modo il rapporto fra la spesa pensionistica e il Pil è stabile se non in diminuzione". Cambia di conseguenza anche il ruolo della previdenza complementare, per questo Gianfranco Cerea ha lanciato l´idea di "utilizzare il fondo pensioni come un ammortizzatore sociale, in modo flessibile e personalizzato", ovvero il fondo di previdenza complementare potrebbe diventare "uno strumento di risparmio fiscalmente incentivato". Nelle conclusioni di Cerea anche un accenno alla specificità trentina: "In Trentino Alto Adige vi è integrazione fra i fondi dei lavoratori dipendenti e autonomi ed è in progettazione anche un fondo sanitario fra dipendenti del pubblico e del privato. Ma questo è un mondo particolare, qui le cose funzionano in modo diverso e non so neanche se sono replicabili altrove, i servizi diretti dello Stato non ci sono più, qui dello Stato sono rimasti solo la polizia, i carabinieri e la magistratura". Bruno Anastasia, coordinatore dell´Unità di ricerca del Centro veneto lavoro, ha quindi spiegato il ruolo degli ammortizzatori sociali in Italia e come questo sia cambiato con la crisi: "Attualmente la spesa complessiva per gli ammortizzatori sociali si aggira sui 20-21 miliardi di euro, ovvero è più che raddoppiata. Ma questa spesa non è dovuta solo alla crisi, l´incremento è andato di pari passo ad altri fenomeni". In sostanza, il ricorso alla cassa integrazione in deroga, da strumento straordinario è diventato ordinario per le imprese che "non fanno più magazzino e gestiscono la flessibilità della forza lavoro". E se la crisi ha spinto la cassa integrazione, c´è stata anche "una riorganizzazione del sistema produttivo intorno a queste modalità". Infine la tesi di Luca Romano, direttore del centro di ricerche Local Area Network di Padova: "L´italia ce la potrà fare solo se riuscirà a valorizzare la sua specificità, le sue differenze, essenzialmente quello che nella fase antecedente la crisi economica era un insieme composito di modelli territoriali di sviluppo".  
   
   
LA CONDIZIONALITA´ TRA COOPERAZIONE, PRESTITI E SOVRANITA’  
 
Trento, 4 giugno 2013 - ‘Condizionalità’ e´ una parola chiave dell´economia. Con essa si indicano le condizioni di natura economica e politica che un Paese donatore chiede al Paese ricevente, in cambio di risorse finanziarie. Nel tempo si sono si sono evolute e sono passate da forme di esercizio di potere del Paese più forte su quello più debole, a forme di cooperazione allo sviluppo in cui i due Paesi lavorano insieme per un progresso sociale nel contesto di una democrazia avanzata. Un’evoluzione di valore che ha portato alla nascita di forme di partnership tra Paesi, allontanando i modelli di sopraffazione camuffata da ‘’sostegno economico´´. Questa nuova e attuale natura delle condizionalità è stato il tema affidato all’economista Laura Bottazzi, professore ordinario di economia presso l´Università di Bologna e research fellow, di Igier e Università Bocconi, nella sezione del Festival sulle ’’parole chiave’’. Le condizioni poste a un Paese che ha bisogno di fondi possono essere di natura politica e di natura economica, decise ex ante oppure ex post, ovvero selezionando prima i Paesi a cui dare le risorse in base alla garanzie di aggiustamento di politiche economiche interne, oppure selezionando dopo i primi effetti di progresso sociale ed economico risultanti dai primi aiuti finanziari. La condizionalità è pertanto interconnessa al concetto di sovranità di uno Stato,in quanto può intaccare la libera gestione delle proprie politiche di sviluppo. Tuttavia le risorse finanziarie costituiscono anche incentivi al progresso socio-economico di un Paese. Come nel caso della Tanzania che ha ricevuto fondi dalla Norvegia a condizione di emancipare le donne e avarie processi di ampia scolarizzazione. Non sempre è esistita la condizionalità, perché negli anni’50 il Fondo monetario internazionale prestava soldi a Paesi in difficoltà senza condizione, ma con la sola finestra temporale di sei mesi. ‘’ Ma si sono verificati comportamenti opportunistici da parte del Pase ricevente - ha osservato Laura Bottazzi – del tipo ‘’prendi i soldi e scappa’’ che hanno fatto porre nuove clausole nell’erogazione dei fondi, come garanzie di aggiustamento di politiche monetarie e fiscali´´. Attualmente dopo molte oscillazioni sulle modalità e sulle funzioni in termini di rapporto dell’erogazione di risorse a un Paese bisognoso, siamo giunti alla ‘’terza generazione’’ di condizionalità, che ci mostra un contesto di cooperazione tra il Paese che presta il denaro e quello che lo riceve, sulla base di un rapporto pubblico e trasparente. I vantaggi della condizionalità oggi si confermano che, nel caso di un Paese affidabile,in accrescimento di incentivi a implementare riforme economiche o politiche, di allocare fondi a Paesi con strutture economiche migliori e nell’aumento della capacità di monitorare l’effetto che tali fondi hanno sull’economia del paese ricevente. Se non c’è cooperazione può verificarsi il caso limite della Tanzania che nel tempo ha accumulato 20.000 diverse condizioni di performance poste da 50 donatori diversi, accollandosi le spese di ben 100.000 consulenti economici. ‘’Per evitare questo effetto – ha spiegato Bottazzi - ci vuole una società civile consapevole e responsabile. Non è passata l’era della condizionalità, ma ci si muove verso la partnership, si richiede ai donors di lavorare con le autorità locali. Oggi le condizionalità riguardano sempre più riforme strutturali, che a lungo termine porteranno a governance democratiche e alla riduzione della povertà. Imporre la condizionalità può limitare la sovranità di un Paese, ma lo si può evitare, se ci si muove in cooperazione allo sviluppo’’.  
   
   
PAPACOSTANTINOU: “IN GRECIA ABBIAMO EVITATO LA GUERRA CIVILE”  
 
Trento, 4 giugno 2013 - “Dalla crisi non siamo ancora usciti, sarà ancora lunga e molto difficile, ma un risultato lo abbiamo portato a casa: abbiamo evitato una guerra civile che avrebbe avuto conseguenze drammatiche e sanguinose”. George Papacostantinou, economista ed ex ministro greco delle finanze, chiude il suo intervento al Festival dell’Economia 2013 con una frase che, meglio di qualsiasi altra analisi, restituisce la drammaticità della crisi della Grecia. Il Paese mediterraneo è stato ad un passo dall’esclusione dall’Euro ed ha messo in difficoltà la tenuta della politica continentale, prima ancora della moneta unica. “Certo - ha continuato Papacostantinou - non consola chi ha perso il posto di lavoro o non riesci più a pagare il mutuo o mandare i figli a scuola. La Grecia ha perso le decisioni giuste, seppur in ritardo, ed la politica greca ha incominciato un nuovo ciclo, non più basato su bugie o verità nascoste per non irritare l’opinione pubblica e garantirsi il potere”. Un affondo, Papacostantinou l’ha riservato alla stampa greca: “Poco trasparente e legata ai poteri forti". Un’ora e mezza è bastata all’ex ministro greco, George Papacostantinou, per spiegare il calvario attraverso la crisi di un Paese a lungo sul baratro del disastro economico e politico. L’economista è riuscito a tenere alta l’attenzione di un’aula magna della Facoltà di Giurisprudenza gremita di persone che volevano capire l’esperienza di un Paese molte volte associato all’Italia. E le analogie tra i due Paesi, sentendo Papacostantinou, davvero non mancano. Ad incominciare dalla classe politica, più avvezza alle promesse elettorali che alla soluzione dei problemi. Meglio, ad esempio, chiudere gli occhi (e non solo) sulle banche finanziatrici interessate di partiti politici e editori che correggere un sistema pensionistico insostenibile e riportare alla decenza stipendi e privilegi della pubblica amministrazione. “Quando abbiamo dovuto farlo - ha ricordato Papacostantinou - siamo dovuti intervenire nei confronti di tutti, anche sulle pensioni più povere e cancellare interi enti pubblici. Ma era l’unico modo che avevamo per salvarci. Certo la stampa ci ha sparato contro, sia per interesse (vedi finanziamenti delle banche, ndr.) sia per la propensione a scrivere ciò che alla gente piace. Adesso, in Grecia, la parte di stampa libera e indipendente ha più peso e considerazione”. Papacostantinou ha sorpreso il pubblico, almeno quello dei non addetti ai lavori, quando ha “salvato” Angela Merkel e la Troika da un giudizio scontato: “La sua politica ha rischiato di dividere l’Europa tra nord e sud, tra buoni e cattivi. Dopo un iniziale irrigidimento, Merkel e la Troika hanno scelto una soluzione rigorosa ma più positiva verso i Paesi in difficoltà della zona euro, aprendo di fatto agli aiuti”. La conclusione di Papacostantinou è andata sulla sovranità, titolo del Festival: “La Grecia ha perso in questi anni parte della sua sovranità ma spetta a noi, greci, svegliarci dalle bugie, recuperare il rapporto con i cittadini e fare le cose giuste per il nostro Paese”.  
   
   
SERGIO ROMANO E LA SOVRANITÀ DIMEZZATA  
 
Trento, 4 giugno 2013 - La sovranità dimezzata, come ha spiegato Sergio Romano, è quella dello Stato italiano nei confronti della Chiesa: "Oggi la Chiesa è più forte di quanto non fosse in passato e tutto ciò accade in un momento segnato da due grandi rivoluzioni moderne: i rapporti fra i sessi e il progresso scientifico e tecnologico che studia nuovi modi di nascere, procreare e morire". Ed è qui il problema: "Secondo la Chiesa - ha proseguito Romano che ha parlato al numeroso pubblico del Teatro sociale nell´ambito del Festival dell´Economia - i diritti naturali sono immutabili. Io ritengo che siano invece creazioni storiche, lo Stato laico non può negare che i nuovi diritti siano legati ai progressi della scienza e che questi progressi siano verosimilmente destinati ad avere straordinarie ricadute, anche se la Chiesa non è d´accordo. In una Europa dove le frontiere hanno smesso di avere senso, molti finiranno per fare altrove quello che non possono fare a casa propria: questo è quello che avviene in un Paese dalla sovranità dimezzata". Sergio Romano, storico, già ambasciatore alla Nato e a Mosca e con esperienze di insegnamento in varie Università in Italia e all´estero, ha ripercorso la complessa vicenda dei rapporti fra lo Stato italiano e la Chiesa cattolica, dalla breccia di Porta di Pia, che sancì l´annessione di Roma al Regno d´Italia - definita "una data europea perché limitò il potere del pontefice" - ai Patti Lateranensi del 1929, ovvero alla conciliazione fra Stato e Chiesa. Poi due fatti, nell´arco di un anno di tempo, cambiarono bruscamente lo scenario: "La sconfitta di Mussolini con la fine della guerra e quella della monarchia con il referendum istituzionale del 2 giugno 1946, eliminarono i due concorrenti che avevano conteso al papato il potere - ha commentato Romano -. Nel vuoto che rimase la Chiesa divenne, ancora più del Comitato di Liberazione Nazionale, il vero potere. E se negli anni del Fascismo aveva accettato il regime, non aveva mai smesso di preparare la propria classe dirigente. La democrazia cristiana non ricevette solo il voto dei cattolici, ma anche quello dell´Italia laica e moderata che aveva paura di entrare nell´orbita sovietica, di questo Alcide Degasperi se ne rese contro". Romano ha poi ricordato la revisione del Concordato del 1984 "che portò all´8 per mille alla Chiesa cattolica" e Tangentopoli: "Con la disintegrazione della democrazia cristiana la Chiesa divenne libera, questo significò che i cattolici potevano essere sparsi nell´arena politica italiana e non più concentrati in un solo partito". In sostanza: "La Chiesa, nel momento in cui il sistema politica italiano è entrato in crisi, è diventata più potente. Basti pensare che il presidente della conferenza episcopale potè suggerire ai cattolici di non andare alle urne per non far raggiungere il quorum al referendum sulla procreazione assistita. La conferenza episcopale è quella che io chiamo la terza camera italiana".  
   
   
ECUADOR: UN IMPEGNO LUNGO 40 ANNI  
 
Trento, 4 giugno 2013 - Incontro l’ 1 giugno al teatro dei Salesiani di via Barbacovi organizzato dai giovani dell´Operazione Mato Grosso, ospiti i coniugi Mauro e Maria Bleggi, da 40 in Ecuador assieme ai 5 figli, che hanno raccontato il loro impegno "straordinario nella sua quotidianeità" prima, per 28 anni, in una missione dell´interno e ora in una nuova missione a San Matteus, un villaggio di pescatori sulla costa del Paese latinoamericano, dove hanno creato un ospedale anche con il sostegno della Provincia autonoma di Trento. Presente all´incontro - allietato dal Coro Stella del Monte Cornetto - anche l´assessore alla solidarietà internazionale e convivenza Lia Giovanazzi Beltrami. I Bleggi si sono conosciuti in Ecuador negli anni ´70. Erano giunti entrambi nel paese per un´esperienza umanitaria - lui dal Trentino, lei, di origini polacche, dalla Scozia, dove la sua famiglia era riparata alla fine della Seconda guerra mondiale - e decisero di non andarsene più, facendo di quell´esperienza giovanile la loro ragione di vita e sposando la filosofia di Operazione Mato Grosso, che va nella direzione non tanto di aiutare o di donare il superfluo ai poveri quanto di condividere il loro cammino, giorno per giorno, come spiegato dall´assessore Beltrami nel suo saluto. Dopo avere vissuto per anni a Sumbahua, nella sierra, a 3.400 metri di altitudine, i Bleggi, missionari laici che guardano al loro impegno non come ad un´opera di evangelizzazione ma come a un cammino comune con il pueblo ecuadoregno, hanno dato vita all´ospedale di San Matteus, una struttura "aperta" dove medico e pazienti convivono in maniera "paritaria", un vero perno della comunità, che con un approccio olistico utilizza tanto le conoscenze della scienza medica quanto i saperi locali e che guarda al benessere della persona nel suo complesso: fisico, psicologico, spirituale. I Bleggi - ha ricordato l´assessore Beltrami - sono stati anche ospiti della manifestazione Sulle rotte del mondo, dove hanno parlato della necessità di rendere l´altro protagonista e di camminare verso un sistema economico più giusto, una globalizzazione che dia a tutti le stesse opportunità.  
   
   
SAVIANO: IL NARCOTRAFFICO E’ UN COLOSSO DELLA FINANZA MONDIALE  
 
Trento, 4 giugno 2013 - I cartelli del narcotraffico della cocaina, il "petrolio bianco", fatturano più di aziende come la Shell, o la Deutsche Bank. In Italia le mafie hanno un fatturato di 300 miliardi di euro. La crisi ha ampliato il potere di acquisto della mafia perché ha una liquidità straordinaria, maggiore a volte di alcune banche, e sta comprando tutto, titoli di stato, aziende. Come sta succedendo in Grecia, in Andalusia Il narcotraffico ricicla il 97% del denaro sporco nelle banche americane ed europee. La Dea, l’agenzia governativa americana per la lotta alla droga, ha denunciato che lo scorso anno il narcotraffico ha fatturato 352 miliardi di dollari. Questi alcuni dei dati che Roberto Saviano ha voluto rendere noti per lanciare l’allarme sull’inquinamento economico e sociale della mafia in Italia e nel mondo. Per il giornalista e scrittore napoletano, la politica dovrebbe mettere tra le proprie priorità la lotta al narcotraffico e i cittadini non dovrebbero liquidare il problema come ‘’qualcosa che c’è sempre stato’’, perché il narcotraffico è un colosso della finanza mondiale, tanto da poter parlare oggi di ‘’narcocapitalismo’’. Accolto dalla standing ovation di mille persone, Roberto Saviano, e’ salito sul palco dell’Auditorium Santa Chiara per parlare della contaminazione del denaro del narcotraffico nella finanza internazionale. Un allarme che lo ha spinto a condurre per sette anni un’inchiesta sul narcotraffico, pubblicata di recente nel suo ultimo libro ‘Zero, zero, zero ‘. Un’inchiesta che oggi arriva al vasto pubblico anche in occasione del Festival dell’economia che Saviano ha definito un momento di riflessione importante, dal quale non si poteva escludere il tema del potere economico della mafia. ‘’L’economia che regola le nostre vite e’ stata decisa più dalla mafia, dai messicani Padrino e Majico (Pablito Escobar) figure potenti dei cartelli del narcotraffico, che da presidenti come Reagan e Gorbaciov’’, ha affermato Saviano, ripercorrendo la nascita dei cartelli messicani negli anni’80, che acquistano un potere straordinario con la distribuzione della coca piuttosto che con la produzione. L’allarme di Saviano non risparmia la politica italiana, che a differenza degli Stati Uniti ‘’che hanno inserito camorra e ‘ndrangheta tra i cinque pericoli nazionali, non ha parlato del problema mafia neanche nella recente campagna elettorale’’. Il grido di allerta di Saviano riguarda anche il Nord dell’Italia, dove ‘’a differenza del Sud, dove le autorità riconoscono i pericoli della criminalità mafiosa, si tende a non riconoscere il potere tentacolare della mafia che porta, anche attraverso l’arteria dell’Autobrennero, quindi passando anche dal Trentino, quantitativi ingenti di cocaina, come alcune recenti operazioni della Guardia di finanza hanno dimostrato.‘’ Al nord spesso sono le aziende in crisi che cascano nella rete mafiosa, come ha dimostrato l’operazione Aspide in Veneto. La criminalità organizzata ha una forte liquidità che permette di fare credito; i mafiosi sanno come sbloccare le licenze per aprire un locale, sanno chi corrompere. ‘’Il mafioso non è quello che ti punta la pistola in faccia – ha sottolineato - ma è quello che sa come far partire un cantiere, quale personaggio del comune corrompere, quale vigile urbano intimidire. ‘’Oggi il traffico di droga - ha osservato ancora Saviano - e’ un business molto redditizio che richiede un’organizzazione complessa, capace di crimini efferati, di violenza inaudita. Si tratta di una plaga che deve essere affrontata nei grandi vertici dei G8, o dei G20. Non possiamo più relegare il problema del narcotraffico al rango di questioni di criminalità, perché la mafia è un impero finanziario’’. A supporto di tale affermazione Saviano ha riportato numeri e notizie ufficiali come quella resa nota da un dirigente dell’Onu nel 2007 che sosteneva che l’unico capitale di investimento liquido per molte banche veniva dal narcotraffico. ‘’Le banche di New York e di Londra sarebbero le più grandi lavanderie del mondo ove si ricicla il denaro sporco del narcotraffico. La prima cosa che chiederei a Letta è di provare norme dell’antiriciclaggio più severe’’.  
   
   
OLTRE L’AUSTERITA’ PER SALVARE L’EURO (GERMANIA PERMETTENDO)  
 
Trento, 4 giugno 2013 - In questi tempi di grave crisi sia per il nostro Paese che a livello europeo molte certezze intorno alla solidità dell’euro stanno vacillando. Sempre più voci infatti si levano contro quella moneta unica che nelle intenzioni doveva essere il primo, fondamentale, mattone per gettare le basi di un´ Europa unita anche a livello politico e capace di esprimersi ad una sola voce. Ma oggi il quadro è cambiato e anche se l’unione monetaria pare essere un processo ormai irreversibile tanti sono gli interrogativi che circondano la tenuta dell’euro. Una situazione difficile al centro del focus “Il disagio dell’euro” proposto nel tardo pomeriggio dal Festival con la lucida analisi di Richard Portes introdotta dal direttore del quotidiano l’Adige Pierangelo Giovanetti. L’economista inglese ha delineato i rischi che sta correndo l’economia globale proprio per le tensioni che attraversano l’euro senza escludere anche un possibile scenario, drammatico per le sue ricadute, in cui si intravede un Europa non più legata, per la sua parte maggiore, da un unico sistema monetario. Richard Portes, professore di Economia alla London Business School dal 1995 e membro della Econometric Society e della British Academy, ha tracciato un quadro assai preoccupante della situazione legata alla tenuta dell’euro ma nello stesso tempo ha evidenziato anche qualche possibile via d’uscita prima che sia troppo tardi. Portes si è detto preoccupato di quanto potrebbe succedere se non viene subito abbandonata la strada dell’austerità che sta soffocando molte nazioni d’Europa. La situazione non è certo rassicurante e ad allarmare l’economista di Chicago sono anche i drammatici dati legati alla disoccupazione con oltre venti milioni di cittadini europei senza lavoro che lo hanno portato a definire semplicemente “disastroso” il dato sulla disoccupazione giovanile in Italia. Per Richard Portes la situazione in questo momento non è buona ma potrebbe ben presto addirittura peggiorare. “Siamo in un momento di relativa calma - ha sottolineato Portes - grazie anche al programma salvastati fortemente voluto da Mario Draghi ma che di fatto fino ad oggi non è mai stato usato. Ma se qualcuno dovesse ricorrere a questo salvagente si potrebbe anche scoprire che il re è nudo e i mercati allora si scatenerebbero”. Richard Portes non è certo stato tenero con chi ha gestito le crisi che stanno dilaniando l’Europa, con chi ha portato al collasso prima la Grecia e poi affrontalo con “incompetenza” anche la recente situazione di Cipro senza dimenticare i mancati controlli sulle tante banche “zombie” che pesano sull´economia. L’unica ancora di salvezza per Richard Portes è quella legata allo stimolo monetario e a politiche espansive in grado di favorire la crescita: “Perché con questa austerità il Pil non crescerà mai e la crisi finirà per avvitarsi come sta succedendo ora mandando l’Europa e i suoi cittadini verso il baratro”. E allora si comprende come tutto sia in mano a quella Germania che per Richard Portes è prigioniera di falsi miti e terrorizzata dall’inflazione dimenticandosi che sono state proprio le politiche dell’austerità a portare Hitler al potere. Con una conclusione che è stata anche una provocazione: “ Solo la Germania può salvare l’euro magari abbandonandolo da sola".  
   
   
PROCESSO ALLA FINANZA PER CAPIRE LE RAGIONI DELLA CRISI  
 
Trento, 4 giugno 2013 - Un libro articolato come processo in piena regola. I passi consistono nell´identificazione dell’imputato, nell´esposizione dei capi d’accusa, dei fatti, degli argomenti dell’accusa e della difesa. Una riflessione sulla natura del sistema della finanza che cerca di distinguere le buone ragioni dalle cattive, lasciando ai lettori – giudici del processo – il compito di formarsi il proprio verdetto finale. Al Festival il libro di Salvatore Rossi "Processo alla finanza". A distanza di sette anni, dopo che il mondo è stato colpito da una gravissima crisi, ci si interroga ancora su cos´è la finanza, sui suoi limiti, sui danni della sua esuberanza. Salvatore Rossi, direttore della Banca d´Italia, ha dialogato con Marco Onaldo, docente presso il dipartimento di finanza della Bocconi, Tonia Mastrobuoni, giornalista de La Stampa e Pier Carlo Padoan, vicesegretario generale dell´Ocse, sui contenuti del suo libro, “Processo alla finanza”. Il testo è articolato nella forma di un vero e proprio processo, con tutte le garanzie procedurali del caso. “Quando mi è venuta l´idea di scrivere il libro il movente è stato: qui la gente ce l´ha con la finanza. Per decidere se qualcosa o qualcuno deve essere condannato o no in un paese democratico si dà equamente la parola all´accusa e alla difesa”. “Processo alla finanza” ricerca un giudizio meditato su una questione difficile da dirimere. “E´ facile risolvere il caso addossando la responsabilità della crisi sui banchieri e sulla finanza. Però un dubbio può esserci”. Prima di tutto ci vogliono dei capi d´accusa. La finanza produce crisi, destabilizza l´economia reale basata sulla produzione di beni. Da qui il secondo capo: è irreale, è una sovrastruttura. E´ anche incomprensibile, soprattutto negli ultimi anni, negli strumenti e nei soggetti che la animano. E´ anche prodiga perché consente guadagni spropositati a chi ci lavora. E´ irragionevole nelle sue esplicitazioni sui mercati finanziari. Per ogni capo d´accusa si dà la parola prima all´accusa e poi alla difesa. Poi come in un processo anglosassone il giudice togato lascia alla giuria popolare il compito di decidere. Il punto centrale della discussione, più che la ricerca di un responsabile in carne ed ossa, è un altro. “La verità è che molta gente ce l´ha con la finanza come abito mentale e schema di comportamento” - commenta Rossi. La conclusione suggerita alla giuria si trova nell´antica necessità di trovare un equilibrio fra l´imposizione di una disciplina e la necessità di offrire libertà di comportamento. Il mercato del credito e del denaro, maneggiando una materia così delicata e fragile come la fiducia, hanno bisogno di regole. Nei trent´anni che hanno preceduto la crisi nell´area angloamericana si è diffusa invece una linea di pensiero teorica che sosteneva invece libertà di lasciar agire la gente. La storia insegna. Le regole non sono la soluzione a tutti i mali, gli incidenti non saranno evitati, ma perché la finanza sopravviva sono assolutamente necessarie.  
   
   
REY: I BENEFICI DELLA GLOBALIZZAZIONE FINANZIARIA? BEN POCHI  
 
Trento, 4 giugno 2013 - Nel recente passato i policy-makers hanno consentito ai capitali di transitare liberamente attraverso le frontiere nazionali. Una scelta motivata dai due vantaggi che ne sarebbero dovuti derivare: ossia la maggiore efficienza degli investimenti e una maggio diversificazione del rischio. Se il denaro può transitare senza problemi, si pensava, le risorse degli stati sviluppati andranno in paesi del mondo in cui ci sono rendimenti maggiori o dove il capitale è scarso. Ossia nei paesi emergenti. In questo modo uno si arricchisce, l’altro cresce più velocemente. Se poi c’è denaro a disposizione i soldi si investono in varie parti del mondo e così il rischio di fallire si riduce drasticamente. Questi vantaggi teorici però non hanno trovato riscontro nei dati empirici. I benefici, infatti, non sono uniformi e si verificano solo in determinati tipi di capitale. Le evidenza che abbiamo, ha spiegato Helene Rey, professore di Economia alla London Business School, sono tutt´altro che robuste. Le ricerche, inoltre, mostrano che gli investitori scelgono di investire nei paesi vicini a casa e non diversificano. I capitali poi tendono ad essere pro-ciclici. Entrano nei paesi quando c´è un boom economico e fuggono durante la crisi. Così facendo i mercati si fanno più volatili e la situazione di difficoltà peggiora. Ma non solo. Un gran numero di flussi tende ad apprezzare la moneta e il paese per contro, come è accaduto in Brasile, perde di competitività. Si innesta, in altre parole, un circolo vizioso. Una bolla destinata prima o poi a scoppiare. Non tutto però è perduto. Le soluzioni ci sono. Come tenere sott´occhio il mercato finanziario con continui stress test. Una volta individuato il problema si dovrà poi operare il controllo dei capitali. C´è poi un nuovo strumento importante allo studio delle banche centrali: lo strumento macro prudenziale (limitare, ad esempio, il rapporto credito/valore). Cosa deve fare l´Eurozona per uscire dalla crisi senza però dover rinunciare al mercato aperto, ha chiesto il moderatore dell´incontro Ferdinando Giugliano, leader writer del "Financial Times"? "Ripristinare la stabilità finanziaria, metterla al centro di chi gestisce gli strumenti macro prudenziali, controllare meglio la crescita, usare i nuovi strumenti per diminuire il credito ma anche controllare la stabilità nei singoli paesi e utilizzare attentamente l´unione bancaria, proposta nel luglio 2012, ha risposto la Rey. Solo se le banche prenderanno decisioni comuni e metteranno in campo supervisioni comuni l´euro potrà sopravvivere.  
   
   
CALCIO, MA NON SOLO, E LA CORRUZIONE VA IN GOAL  
 
Trento, 4 giugno 2013 - In Italia, il fenomeno arriva da lontano e passa sotto il nome di calcio-scommesse: un modo elegante, quasi bizantino, per dire che i peggiori “bamboccioni” del pallone, oltre che viziati, sono pure corrotti. Quindi, doppiamente criminali: sportivamente ed economicamente. L’ultimo italico scandalo risale allo scorso anno ed ha confermato che le menti criminali non stanno a bordo campo ma in uffici superconnessi con le autostrade digitali, le uniche in grado di gestire e controllare in tempo reale un business - questo sì - globale. Secondo stime recenti, il fatturato delle scommesse illecite equivale a quello da centinaia di miliardi di euro della Coca Cola. Il rischio è praticamente nullo per chi lo compie. Perché si vende una partita? I giocatori in squadre dissestate, per fame di denaro e rancori e dirigenti senza scrupoli. Chi compra? Criminali spregiudicati, attirati dai guadagni altissimi e una casistica praticamente illimitata per chi scommette: si scommette, ad esempio, sul minuto in cui ci sarà il primo corner, il difensore lo sa e sbatte fuori il pallone. Nessuna gara alterata ma una vincita alle stelle. David Forrest, professore di economia alla Salford Business School e professore onorario del Macau Polytechnic Institute, ricorda: ”Noi inglesi riteniamo di aver inventato lo sport e l’industria che gli va dietro”. Ma lo stesso aggiunge che la tradizione delle scommesse ha pervaso già dal secolo scorso uno sport globale qual è il cricket, ritenuto lo sport più corrotto. Ma la lista è lunga e comprende sumo, tennis e pallamano, ma anche sport di nicchia quali le freccette. Il crimine non dorme mai. Nel calcio ogni settimana viene coinvolto un paese, l’ultima è stata la Romania con decine di giocatori arrestati. E nella vicina Ungheria non si sta meglio, considerato il crollo degli spettatori perché da quelle parti nessuno è più così sprovveduto da non sapere che le partite sono compromesse. “Le scommesse clandestine - conclude Forrest - sono crimine economico perché minano l’industria sportiva: in Cina il calcio ha perso interesse dopo lo scandalo scommesse”. Il volume d’affari ammonta a 300 miliardi di euro con guadagni per 30/40 miliardi: a farla da padrona sono, guarda a caso, i paesi asiatici. La centrale mondiale è Singapore e da lì si muovevano i fili dell’ultimo scandalo scommesse italiano. “Chi paga - spiega Thomas Feltes, professore di criminologia e scienza delle Investigazioni all’Università della Ruhr - sono le famiglie ma anche lo Stato, responsabile di non stringere le maglie giuridiche e i controlli sui flussi finanziari. La Germania ha speso, per i suoi 300 mila giocatori patologici, circa 60 miliardi di euro”.  
   
   
VCO - INDAGINE EXCELSIOR: ASSUNZIONI IN AUMENTO NEL VERBANESE  
 
Baveno, 4 giugno 2013 - Sfiorano quota 1.200 le assunzioni previste dalle imprese provinciali per il secondo trimestre 2013. Il saldo occupazionale tra entrate e uscite è positivo, pari a +2,6% (+720 unità), andamento nettamente superiore alla media nazionale (+0,3%) e regionale (+0,1%). Saldi positivi in tutte le province del Piemonte, eccezion fatta per Cuneo (-0,2%), Asti e Biella (-0,1%). A livello nazionale, saldi superiori al +2% si registrano in molte province a vocazione turistica, tra cui Savona, Rimini, Grosseto, Nuoro, Sassari e Lecce. Il saldo positivo non muta il quadro di crisi occupazionale che si evidenzia anche nei primi mesi del 2013: rispetto al secondo trimestre 2012 (allora le previsioni erano circa 1.350 in v.A) il dato delle assunzioni nel periodo aprile-giugno è in diminuzione. E’ quanto emerge dall’indagine previsionale Excelsior relativa al periodo aprile – giugno 2013, realizzata dal sistema delle Camere di commercio in collaborazione con il Ministero del Lavoro e con il contributo del Fondo Europeo. Oltre il 90% delle assunzioni previste nel Vco si concentrano nei servizi, mentre l’industria (costruzioni comprese) dovrebbe assorbire soltanto il 7% dei nuovi assunti. In oltre il 74% è richiesta una specifica esperienza nel settore, mentre il 4% sono considerate di difficile reperimento. Basse le richieste di personale laureato: 1,4% per il Vco a fronte di un 12% del Piemonte e 8,5% la media nazionale delle 1.180 assunzioni previste, il 46% riguarderanno personale con diploma di scuola secondaria superiore mentre il 13,6% con qualifica professionale. Sul totale delle assunzioni previste, compresi quindi anche contratti a progetto e collaboratori a partita Iva, circa il 95% è un lavoratore dipendente, di cui la metà non stagionali.  
   
   
BOLZANO: DURP, DAL 1° GIUGNO SI PUÒ FARE ANCHE ONLINE CON LA CARTA SERVIZI  
 
Bolzano, 4 giugno 2013 - Meno burocrazia, più risparmio di tempo e denaro. A partire dal 1° giugno la Durp (dichiarazione unificata di reddito e patrimonio) potrà essere compilata online direttamente dal proprio computer grazie alla Carta Servizi. Un´opportunità in più oltre a quelle già offerte da patronati, centri di assistenza fiscale, organizzazioni sindacali e di categoria. La Durp è una dichiarazione della situazione economica che il cittadino deve presentare per accedere ad alcune prestazioni economiche o agevolazioni tariffarie nel settore sociale e sanitario. Lo scorso anno sono state ben 141.243 le dichiarazioni presentate, la maggior parte delle quali compilate presso i patronati e i centri di assistenza fiscale. "Con la possibilità di compilare la Durp online - sottolinea l´assessore Richard Theiner - offriamo ai cittadini la possibilità di effettuare la dichiarazione direttamente dal proprio computer di casa, in maniera rapida ed evitando code e perdite di tempo". Per avere accesso a questa nuova opportunità, i cittadini devono essere in possesso di una Carta Servizi attivata (lo si può fare presso gli sportelli abilitati presenti in ogni Comune) e di un lettore che viene distribuito al momento dell´attivazione. Importante, inoltre, durante la compilazione della modulistica online, avere sotto mano tutta la documentazione necessaria riguardante dichiarazione dei redditi, contratti di locazione, sussidi casa, assegni al nucleo familiare e patrimonio personale. Per accedere ai servizi online è sufficiente collegarsi alla pagina internet www.Provincia.bz.it/cartaservizi, oppure alla sezione Durp della home page della Ripartizione politiche sociali, ospitata dalla Rete Civica all´indirizzo www.Provincia.bz.it/politiche-sociali. Il programma di compilazione della modulistica contiene indicazioni chiare e precise, ma vi è sempre la possibilità di richiedere assistenza telefonica o via e-mail. Una volta completata, la dichiarazione verrà conservata nella banca dati centrale, e sarà consultabile e scaricabile in ogni momento.  
   
   
INCONTRO SU ILVA. VENDOLA: "COMMISSARIAMENTO, ESTROMISSIONE DELLA FAMIGLIA RIVA"  
 
Bari, 4 giugno 2013 - Ieri si è svolta una riunione straordinaria per qualità e quantità di protagonisti. I deputati del Partito Democratico hanno riferito di essere impegnati con il Ministro Orlando per prepararsi per l’incontro di oggi che ci sarà a Montecitorio, a loro faremo arrivare il senso di questa riunione. I parlamentari e consiglieri regionali del Pdl, invece, hanno considerato inutile questo incontro: se avessero avuto la pazienza di ascoltare le cose che abbiamo detto, avrebbero capito che oggi non è solo importante ascoltare quello che dirà Enrico Letta, ma è importante quello che diranno i parlamentari pugliesi a tutela degli interessi di Taranto. Per quello che mi riguarda chi è stato assente ha perso un’occasione di avere un quadro ricco delle questioni in campo”. Così il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola a margine dell’incontro sulla questione Ilva, con i parlamentari pugliesi, i consiglieri regionali, i rappresentanti dei sindacati e di Confindustria e i rappresentanti di Arpa Puglia. “Noi – ha spiegato Vendola – vogliamo estromettere la famiglia Riva dalla vicenda Ilva di Taranto. Abbiamo lottato perché il primato dell’esercizio del diritto alla salute fosse considerato dallo Stato con grande serietà; talvolta, abbiamo avuto da parte delle autorità centrali un atteggiamento piuttosto conflittuale nei confronti dei provvedimenti giudiziari. Poi, abbiamo avuto la sensazione che si tentassero di aggirare gli stessi provvedimenti. Oggi, alla luce di quello che è accaduto con l’ultimo decreto di sequestro mi sono permesso di dire a tutte le autorità di Governo “smettetela!”; smettetela di immaginare che si tratti o di andare alla guerra con i giudici o, per vie traverse, con qualche arzigogolo normativo, di sottrarre ai giudici la loro competenza su questa materia”. È giunto il momento, secondo il Presidente della Regione Puglia “nel quale tutta la politica e tutte le articolazioni dello Stato prendano atto di quello che è accaduto e cambino l’approccio al problema Ilva. Per salvare l’azienda bisogna, dal mio punto di vista, rispettare due condizioni: la prima è che l’esercizio della vita di fabbrica sia condizionato al pieno rispetto del diritto alla salute. Non si tratta di costruire strani equilibri astratti, ma di dire che la fabbrica, per produrre, non deve nuocere alla salute dei tarantini. Il secondo elemento è, a mio parere, cacciare via i Riva”. “Per l’Ilva – ha proseguito Vendola – c’è stata in questi anni solo una cattiva governance che ha mirato a nascondere la polvere sotto al tappeto. Questa governance oggi si è ulteriormente indebolita e con le dimissioni dei quadri intermedi della fabbrica, questione tra l’altro da approfondire, siamo a una deriva. Per questo, credo che la governance non debba essere più riferita ai vecchi proprietari. Sono molto fiducioso che il Governo Letta ascolterà le nostre istanze, anche perché non vorrei che replicassimo all’infinito lo stesso copione che ci porta sempre in un vicolo cieco. Dal Governo mi aspetto il commissariamento straordinario, l’estromissione della famiglia Riva, la possibilità di attingere ad importanti salvadanai dell’attuale proprietà anche per finanziare le attività di bonifica”. Tuttavia, ha aggiunto Vendola “tutti gli investimenti pubblici regionali sul futuro e sul presente, a partire dalle bonifiche, sono fatte con un quadro economico-finanziario che è ipotecato dai vincoli del Patto di Stabilità: ci sono centinaia di milioni di euro che potrebbero subito essere trasformati in cantieri per le bonifiche, ma che sono bloccati dal Patto. Questo è il messaggio che io voglio lanciare all’intera deputazione parlamentare: sbloccate il Patto di stabilità. È inutile ora parlare, cerchiamo di operare con concretezza e rapidità”. Il lungo e approfondito incontro di questa mattina, nel corso del quale sono stati commentati anche i dati del Registro tumori di Taranto e illustrate, dal punto di vista sanitario, tutte le iniziative legislative fin qui condotte, ha evidenziato una piena sintonia con i sindacati in merito all’ipotesi di commissariamento dell’Ilva e Vendola ne ha precisato chiaramente il significato: “per me il commissariamento è l’estromissione della famiglia Riva”. A questo punto, la disputa sulla nazionalizzazione diventa “prematura, proprio perché il commissariamento significa già estromissione della famiglia Riva”. Vendola ha chiesto, infine, al Governo di essere “coerente”, convinto che la deputazione pugliese saprà comunque far valere le ragioni di un atteggiamento di responsabilità dello Stato nei confronti di Taranto. “Se discutiamo di progettazione e di bonifiche da realizzare con un salvadanaio che non può essere toccato, stiamo prendendo per i fondelli i cittadini di Taranto. Per questo era giusto che tutti fossero stati qui oggi”.  
   
   
FVG, BANCHE: SERRACCHIANI, SINERGIA PER TUTELARE HYPO BANK ITALIA  
 
Udine, 4 giugno 2013 - "E´ stato un incontro proficuo". Lo ha dichiarato l’ 1 giugno a Udine la presidente della Regione Debora Serracchiani al termine di un incontro che ha riunito allo stesso tavolo l´Amministrazione regionale, l´amministratore delegato di Hypo Bank Italia, Lorenzo Snaidero, e una folta rappresentanza dei lavoratori e dei sindacati. Mentre si attende l´approvazione del bilancio, in situazione quindi di continuità aziendale, l´Amministrazione regionale ha espresso la volontà di chiarire i termini reali della situazione al di là delle notizie di stampa in modo da conoscere direttamente gli indirizzi di massima del Gruppo austriaco. Confermata "l´attenzione e l´interesse della Regione per la salvaguardia dell´operatività dell´impresa e la tutela dell´occupazione", Serracchiani ha informato della volontà di "stabilire un contatto con i presidenti di Veneto e Lombardia, Luca Zaia e Roberto Maroni, al fine di dare la giusta sinergia per incidere adeguatamente sul livello nazionale e internazionale anche in termini di peso istituzionale e territoriale". "E´ intenzione della Regione - ha concluso Serracchiani - coinvolgere la Rappresentanza italiana e quella regionale a Bruxelles per aprire un dialogo diretto con la Commissione europea anche su questo tema". Per l´Amministrazione regionale, oltre alla presidente Serracchiani, hanno partecipato l´assessore alle Attività produttive Sergio Bolzonello e l´assessore al Lavoro Loredana Panariti. Sono intervenuti all´incontro anche il presidente del Consiglio regionale Franco Iacop e il sindaco di Tavagnacco Mario Pezzetta.  
   
   
CRENO: LAVORO, COMPETITIVITÀ, SISTEMI PRODUTTIVI, INNOVAZIONE E SBUROCRATIZZAZIONE LE PRIORITÀ PER IL RILANCIO  
 
Cagliari, 4 giugno 2013 - Sono dati che ovviamente ci preoccupano e ci mettono di fronte a una realtà veramente difficile, ma dobbiamo puntare sugli elementi positivi e batterci per colmare il gap infrastrutturale che deriva dall’insularità. Solamente puntando su lavoro, competitività, sistemi produttivi e innovazione possiamo superare la terribile crisi che stiamo attraversando a livello globale. La scarsità di risorse di cui disponiamo e disporremo nei prossimi anni, 30 per cento in meno nella nuova Programmazione dei fondi europei 2014-2020, ci impone di fare necessariamente scelte strategiche mirate che possano rilanciare l’economia della nostra isola. Per questo stiamo puntando su azioni e strumenti che stanno offrendo reali segnali di crescita come la ricerca di base, quella applicata e di sviluppo sperimentale che punta all’accrescimento e allo sviluppo tecnologico delle imprese. Questi due elementi devono procedere in stretta sinergia con l’elemento territoriale di destinazione delle risorse e dunque nei Progetti di Filiera e Sviluppo Locale (Pfsl) per le aree di crisi della Sardegna”. E’ quanto affermato dall’assessore della Programmazione, Alessandra Zedda, intervenendo oggi alla presentazione del "20° Rapporto Crenos". "La Legge regionale 7 del 2007 sulla Ricerca di Base e Infrastrutturazione – ha sottolineato l’assessore - è stata finanziata con circa 150 milioni di euro in 5 anni di cui 60 milioni in ricerca di base con circa 500 progetti finanziati, 22 milioni al sistema ricerca regionale; 20 milioni per i giovani ricercatori, 16 milioni all’infrastrutturazione. A questo si sommano altri 13 milioni di euro da programmare per l’annualità 2013. Ora dobbiamo puntare sull’incontro tra “domanda e offerta” di ricerca all’interno del tessuto imprenditoriale isolano, su progetti di ricerca industriale e sviluppo sperimentale e programmi di servizi avanzati indirizzati alle imprese oltre alla ricerca di base. Per le aree di crisi sono previste risorse per 255 milioni in parte cofinanziate con il P.o. Fesr Sardegna 2007-2013 destinate a finanziare le aree di crisi di Tossilo, Porto Torres (65), Sardegna Centrale (50), Oristano (30), La Maddalena (circa 14), Marmilla (14) che andranno a sostenere i programmi delle imprese, lo sviluppo delle risorse umane e l’azione delle istituzioni locali. La competitività della nostra isola passa anche attraverso la sburocratizzazione della macchina regionale: questo ci consentirebbe di spendere più velocemente e meglio guardando alle regioni virtuose".  
   
   
ABRUZZO: CON MICROCREDITO 14 MLN PER 960 ATTIVITA´  
 
Pescara, 4 giugno 2013 - E´ stata pubblicata ieri la graduatoria del "Fondo Microcredito Fse". Nello scorso mese di ottobre, la Regione aveva lanciato questo strumento di ingegneria finanziaria per rispondere alle rilevanti difficoltà di accesso al credito attraverso le ordinarie vie bancarie da parte di microimprese e lavoratori autonomi, sia con riferimento a nuove attività, sia per il consolidamento di quelle esistenti. "Oggi - ha dichiarato l´Assessore al Lavoro, Paolo Gatti - salutiamo con soddisfazione la pubblicazione delle graduatorie con 960 attività che hanno ottenuto il prestito agevolato fino ad euro 25.000 al tasso dell´1 per cento". Per sostenere le richieste di credito a valere sul progetto, la Regione ha messo a disposizione circa 14 milioni di euro con lo strumento del Fondo rotativo. A breve i beneficiari riceveranno le comunicazioni conseguenti da parte di Abruzzo Sviluppo Spa ai fini della materiale erogazione del credito. "Siamo tra le prime Regioni a completare un percorso complesso come quello del Microcredito - ha concluso l´Assessore - e siamo lieti di aver potuto offrire un piccolo prestito che rappresenta un gigantesco segnale di speranza e fiducia per il mondo produttivo abruzzese".  
   
   
MILANO, VIALE MONZA PRIMEGGIA PER QUANTITÀ DI IMPRESE  
 
Milano, 4 giugno 2013 - Contro-sorpasso di viale Monza ai danni di via Vincenzo Monti come via con più imprese di Milano: 1.319 tra sedi di impresa e unità locali, +14 imprese rispetto al 2012 e +35 imprese rispetto a via Vincenzo Monti, che invece rispetto allo scorso anno perde 28 imprese. Sul podio anche quest’anno via Padova con 1.034 imprese (+34). Al quarto posto corso Buenos Aires (con 989 imprese: +41). Tra le vie che crescono di più rispetto allo scorso anno, oltre a via Padova e corso Buenos Aires, si segnala la parte Nord-est di Milano con piazza Quattro Novembre (+129 imprese), ancora una volta la via a Milano che cresce di più, via Fabio Filzi (+84), Via Giovanni Battista Sammartini (+32). Bene anche il centro con via Conservatorio (+41) e via Montenapoleone (+32). In termini percentuali, quest’anno solo una via raddoppia la sua dotazione di imprese (erano 4 lo scorso anno): via Angelo Scarsellini (+153%), ancora una volta nella zona nord di Milano. Crescono le vie milanesi dove le imprese con titolare donna formano la maggioranza (da 2 a 3): via Odoardo Tabacchi (51,7% di imprese “rosa” sul totale), via Marghera (51,2%) e via Solferino (50,1%). Le vie più giovani a Milano sono situate nella zona nord della città: via Giovanni Battista Sammartini (vicino alla stazione Centrale) con 39,7 anni, l’unica via sotto la soglia dei “40 anni”, viale Sauro (40,27) e via Imbonati (41,5). Le vie con le imprese più antiche, tra cui quelle storiche, sono in zona più centrale: quella con le attività più tradizionali è corso Monforte (con quasi 58 anni medi), seguita da via Silva (57 anni), da via De Amicis (55) e da corso Venezia (54,6). Rispetto al 2011, le vie che ringiovaniscono maggiormente sono via Fauché (che “perde” quasi 3 anni arrivando a 43,5), via Lomazzo (-2,45) e piazza Ventiquattro Maggio (-1,9), mentre chi acquista più anni sono corso Monforte (+2,6 anni) e via Gustavo Modena (+2,3). Sono questi alcuni dei dati che emergono dall’indagine sulla distribuzione delle sedi di impresa e unità locali sulle oltre 4 mila vie del comune di Milano, effettuata dalla Camera di Commercio di Milano.  
   
   
CONVENZIONE PER L’ABBATTIMENTO DI INTERESSI SU PRESTITI  
 
Bergamo, 4 giugno 2013 - La Camera di Commercio di Bergamo mette a disposizione un fondo di € 80.000,00 per agevolare l’accesso al credito degli operatori agricoli e delle piccole e medie imprese della provincia di Bergamo, riducendo il costo degli oneri finanziari sui finanziamenti erogati dagli istituti di credito garantiti dagli enti di garanzia stipulanti. Le domande devono essere presentate agli enti di garanzia contraenti che sono responsabili dell’istruttoria, delle pratiche e acquisiscono la necessaria documentazione. Sono beneficiarie del contributo: imprese agricole iscritte nel Registro delle imprese, con unità locale nella provincia di Bergamo; Piccole e medie imprese di produzione (Pmi), di servizi alla produzione, dell’artigianato, del commercio, turismo e servizi iscritte al registro delle imprese con unità locale in provincia di Bergamo. Le imprese devono essere in regola con il pagamento del diritto camerale annuale. Le domande saranno accettate fino ad esaurimento dei fondi. La domanda di partecipazione e la convenzione stipulata con gli enti contraenti può essere scaricata dal sito camerale http://www.bg.camcom.gov.it/ . Per informazioni: Ufficio Agevolazioni Economiche – Largo Belotti 16, 24121 Bergamo – e-mail agevolazioni@bg.Camcom.it   - tel. 035/4225213 –tel.035/4225223.  
   
   
LUCCHINI: SERRACCHIANI; BENE GOVERNO SU FERRIERA DI TRIESTE  
 
Trieste, 4 gigno 2013 - "Con l´emendamento che inserisce la Ferriera di Servola tra le aree di crisi industriale complessa il Governo mantiene un impegno che il ministro allo Sviluppo economico Flavio Zanonato aveva preso a Trieste". Lo afferma la presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, commentando l´iniziativa con cui il Governo Letta prevede per lo stabilimento siderurgico triestino provvedimenti analoghi a quelli già previsti per Piombino. Secondo Serracchiani "è una buona notizia non solo perché così può partire un percorso essenziale per cominciare ad accedere a misure in favore del sito e dei lavoratori. E´ anche un segno di attenzione e serietà che il Governo mostra nei confronti della Regione. E la nostra è una regione che non si vuole rassegnare ad assistere alla sua deindustrializzazione e - conclude - al declino".  
   
   
MECCANICA E OCCUPAZIONE PER CRESCERE IN EUROPA E IN ITALIA  
 
Milano, 4 giugno 2013 - La Manifattura Europea tiene, la Meccanica italiana ha bisogno di aperture di credito dalle banche e percorsi agevolati per creare nuova occupazione nella fascia 15-24 anni Economia - “In Europa così come in Italia la manifattura continua a rappresentare il pilastro dell’economia anche in questo grave momento di crisi – afferma Sandro Bonomi, Presidente Orgalime Federazione Europea della manifattura meccanica ed elettrica e Presidente Anima, Federazione Italiana della Meccanica Varia di Confindustria – Ci conforta il continuo supporto del Presidente Barroso e l’obiettivo di portare la manifattura europea a rappresentare dal 16% attuale al 20% del Pil entro il 2020, mi auguro che questo obiettivo sia condiviso, non solo, ma anche supportato dal sistema bancario che tuttora latita, perlomeno nei confronti delle aziende che oggi hanno come unica opzione quella di essere cedute a investitori del Middle e Far East”. Occupazione – Anche in una situazione stagnante di produzione e mercato, come quella che stiamo vivendo, possiamo notare come in Europa il livello di occupazione nella manifattura stia sostanzialmente tenendo. Purtroppo non è così in tutti i paesi dell’Unione. In Italia i dati Istat di oggi ci dicono che i disoccupati ad aprile sono aumentati dello 0,7% e il tasso di disoccupazione nella fascia d’età tra i 15 e i 24 anni è arrivato al 40,5%. Proposte - “Una situazione disarmante e non più sostenibile dalle famiglie e dalle imprese – sostiene Bonomi – Occorre agire subito sulla riduzione del carico fiscale per l’assunzione di under 35, agevolare percorsi di trasferimento di competenze tra personale avviato alla pensione ma ancora attivo e assunzioni di giovani tra i 15 e i 24 anni e, in generale, alleggerire il peso del sistema fiscale a partire dal pagamento dell’Iva solo dopo aver incassato dai nostri clienti. Ciò faciliterebbe un immediato aumento dell’occupazione, ed il mantenimento in Italia delle risorse migliori”.