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LUNEDI

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Notiziario Marketpress di Lunedì 10 Marzo 2014
GIUSTIZI EUROPEA: IL SUSSIDIO ECONOMICO CONCESSO AI RICHIEDENTI ASILO DEVE CONSENTIRE LORO DI TROVARE, SE DEL CASO, UN ALLOGGIO NEL MERCATO PRIVATO DELLA LOCAZIONE  
 
Lussemburgo, 10 marzo 2014 - L’11 ottobre 2010 la famiglia Saciri ha depositato una domanda di asilo in Belgio. In pari data, l’Agenzia federale per l’accoglienza dei richiedenti asilo («Fedasil») ha informato la famiglia Saciri dell’impossibilità di fornirle una struttura di accoglienza e l’ha diretta verso il centro pubblico di assistenza sociale di Diest («Ocmw»). Non avendo potuto ottenere un alloggio, la famiglia Saciri si è rivolta al mercato privato della locazione. Non essendo in grado di pagare il canone di locazione, essa ha presentato all’Ocmw una domanda di aiuto economico, che è stata respinta in quanto tale famiglia faceva capo alle strutture di accoglienza gestite dalla Fedasil. La giustizia belga ha quindi condannato la Fedasil a fornire accoglienza alla famiglia Saciri (il che è avvenuto il 21 gennaio 2011) e a versarle una somma di circa Eur 3 000 per i tre mesi durante i quali essa non aveva potuto essere alloggiata dalla Fedasil. Infatti, una direttiva dell’Unione[1] stabilisce che, qualora l’alloggio (tra altre condizioni materiali di accoglienza) non sia fornito in natura, esso va fornito in forma di sussidi economici o buoni. Per quanto concerne il periodo nel corso del quale la famiglia Saciri non ha beneficiato di un alloggio in natura né di un sussidio economico sufficiente per pagare il canone di locazione (da ottobre 2010 a gennaio 2011), la Fedasil nonché la famiglia Saciri hanno proposto appello dinanzi all’Arbeidshof te Brussel (Tribunale del lavoro di Bruxelles, Belgio). Quest’ultimo ha quindi sottoposto varie questioni alla Corte di giustizia. Il giudice del rinvio intende sapere se uno Stato membro che conceda le condizioni materiali di accoglienza in forma di sussidi economici (e non in natura) debba dare questi sussidi a partire dal momento di presentazione della domanda di asilo e se debba assicurarsi che l’importo di tali sussidi sia tale da consentire ai richiedenti asilo di ottenere un alloggio. Al riguardo, la Corte ricorda che il periodo durante il quale le condizioni materiali di accoglienza devono essere fornite comincia nel momento di presentazione della domanda di asilo, come risulta dal testo, dalla struttura generale e dalla finalità della direttiva. Inoltre, la Corte deduce altresì dalla direttiva che l’aiuto economico concesso deve essere sufficiente a garantire un livello di vita dignitoso e adeguato per la salute nonché il sostentamento dei richiedenti asilo, fermo restando che lo Stato membro deve adattare le condizioni di accoglienza alle particolari esigenze del richiedente, al fine, segnatamente, di preservare l’unità familiare e di tener conto dell’interesse superiore del minore (di conseguenza, l’importo del sussidio deve consentire ai figli minori di convivere con i genitori). Qualora l’alloggio non sia fornito in natura, il sussidio economico deve, se del caso, essere sufficiente per consentire al richiedente asilo di disporre di un alloggio nell’ambito del mercato privato della locazione, restando inteso che tale alloggio non può tuttavia essere scelto secondo la convenienza personale del richiedente. Il giudice del rinvio chiede altresì se, in caso di saturazione delle strutture d’alloggio, gli Stati membri possano rinviare i richiedenti asilo verso organismi appartenenti al sistema generale di assistenza pubblica. A questo proposito, la Corte dichiara che i sussidi economici possono essere versati mediante siffatti organismi, purché questi ultimi garantiscano ai richiedenti asilo il rispetto delle norme minime previste dalla direttiva. In altri termini, la saturazione delle reti di accoglienza non può giustificare alcuna deroga all’osservanza di tali norme.  
   
   
PGT DALMINE: ELEVATA QUALITÀ PAESAGGISTICA  
 
Milano, 10 marzo 2014 - "Il Pgt (Piano di governo del territorio) del Comune di Dalmine, che verrà presentato in questi giorni si è posto fin dall´inizio obiettivi ambiziosi, tra cui quello strategico di trasformare l´arteria ex Ss525 in un grande viale di elevata qualità paesaggistica, urbana, ambientale e architettonica". Così l´assessore all´Ambiente, Energia e Sviluppo sostenibile di Regione Lombardia Claudia Maria Terzi a proposito del nuovo Pgt di Dalmine (Bergamo). "Il piano - ha proseguito l´assessore - prevede alcuni ambiti di trasformazione per la realizzazione di interventi urbanistici nuovi e di riqualificazione urbana, orientati alla riconoscibilità delle porte Nord e Sud di accesso alla città e dell´asse viario ´525´". L´apporto Dell´università - L´università di Bergamo, sede di Dalmine, ha già sviluppato il quadro conoscitivo del contesto territoriale attraverso l´analisi effettuata da un gruppo di studenti, nell´ambito di un corso curato dalla professoressa Maria Rosa Ronzoni. Il lavoro getta le basi per una grande sfida, ossia la predisposizione dello ´Schema Strategico della 525´ già previsto dal Piano dei servizi del Pgt e finalizzato a promuovere anche l´iniziativa e il concorso dei privati. Nomi Internazionali - L´università ha proposto di allargare l´orizzonte culturale, coinvolgendo nella sfida pianificatori di fama internazionale, esperti nella riqualificazione e ricucitura urbana: da Francoise Helene Jourda, professore all´Università di Tecnologia di Vienna a José María Tomás Llavador, professore associato di pianificazione urbanistica presso il Politecnico di Valenzia e Christa Reicher, preside della Facoltà di Pianificazione del territorio dell´Università di Dortmund. Il team, coordinato dalla professoressa Ronzoni, traccerà, nel corso di un laboratorio, le linee guida del futuro ´Schema Strategico della 525´, partendo dall´analisi territoriale già predisposta dall´Università e arricchita dai contributi degli attori economici del territorio.  
   
   
EDILIZIA RESIDENZIALE PUBBLICA: UMBRIA SOLLECITA I COMUNI PER L´EMANAZIONE DEL NUOVO BANDO  
 
Perugia, 10 marzo 2014 - "Dopo l´approvazione da parte della Giunta e del Consiglio regionale del regolamento attuativo della legge regionale 23/03, sull´edilizia residenziale pubblica, spetta ora ai comuni porre in essere tutti gli adempimenti necessari all´approvazione dei propri regolamenti". Lo ha comunicato l´assessore regionale alle politiche abitative Stefano Vinti che in questi giorni ha sollecitato i comuni umbri ad adottare tutti gli atti necessari per l´emanazione del nuovo bando per l´edilizia residenziale pubblica. "Il Regolamento regionale, ha sottolineato Vinti, disciplina nel dettaglio i requisiti soggettivi che devono essere posseduti dai nuclei familiari aspiranti all´assegnazione degli alloggi di Ers pubblica; le condizioni soggettive ed oggettive di disagio ed i relativi punteggi per la formazione delle graduatorie dei medesimi nuclei familiari; le modalità attuative per escludere alcuni alloggi di Ers pubblica aventi particolari caratteristiche dalle assegnazioni a favore di coloro che sono utilmente collocati in graduatoria. Ai singoli comuni spetta invece la definizione eventuali condizioni di disagio aggiuntive ed i relativi punteggi ai fini della redazione delle graduatorie, il procedimento di formazione delle graduatorie, provvisorie e definitive, per l´assegnazione degli alloggi di Ers pubblica, i criteri e le procedure per la scelta dell´alloggio, la relativa consegna, l´eventuale rinuncia e i termini per l´occupazione". Per questi motivi, l´assessore Vinti ha sollecitato i comuni a procedere alle operazioni di loro competenza, tenuto conto della necessità ed urgenza di poter disporre di tutti gli strumenti normativi necessari per pubblicare il nuovo bando entro il più breve tempo possibile. Nella comunicazione l´assessore ha altresì precisato che, con successivo atto della Giunta regionale, verranno approvati sia il modello di bando che lo schema-tipo di domanda e che, in quella sede, verrà anche fissata la data per la contestuale emanazione, da parte di tutti i Comuni, del bando citato.  
   
   
SIN DI MASSA E CARRARA, RESTITUITE AGLI USI LEGITTIMI LE PRIME CINQUE AREE PRODUTTIVE  
 
 Firenze, 10 marzo 2014 - Sono state restituite agli usi legittimi le prime 5 aree produttive facenti parte della nuova perimetrazione del Sin di Massa e Carrara ora di competenza regionale. I decreti di restituzione agli usi legittimi di queste aree comportano che, per le attività previste in quelle zone, non ci siano obblighi di bonifica, essendo stato verificato che lo stato dei terreni e della falda rispetta i valori previsti dal Codice ambientale per le sostanze inquinanti. Le aree in questione sono il sito Universal Bench, il sito Centro Sportivo – Campaccio e il sito Ge.imm Srl nel Comune di Massa, il sito Ingram Srl e il sito Essegra Srl a Marina di Carrara. Questo è il primo concreto risultato del passaggio delle aree dell´ex -Sin di Massa dal Ministero dell´Ambiente alla Regione. "Da anni la Regione, gli enti locali e le categorie economiche e sociali si battono per sbloccare la situazione di stallo in cui versano i Sin – afferma l´assessore regionale a ambiente e energia Anna Rita Bramerini - Per affrontare la nuova situazione che si è finalmente determinata con la nuova perimetrazione passata sotto la competenza regionale, la Giunta si è dotata, con l´approvazione di 3 delibere, di alcuni strumenti volti a disciplinare le diverse procedure da attivare nel Sir e a favorire gli interventi". In particolare, laddove la falda risulti comunque inquinata, sono in corso di predisposizione ulteriori atti per consentire ai soggetti non responsabili di tale inquinamento di disporre, ciononostante, del pieno uso delle aree senza comprometterne la successiva bonifica. Per rendere la bonifica di queste aree più concreta la Regione intende elaborare un progetto unitario di bonifica della falda, invece di continuare a lavorare su singoli interventi eseguiti da soggetti diversi. Al contempo si prevede di continuare, con il prezioso contributo di Arpat, l´individuazione delle aree su cui è necessario attivare ulteriori approfondimenti conoscitivi e di quelle invece non più contaminate, in modo che possano anch´esse essere restituite agli usi legittimi in tempi rapidi. "L´obiettivo della Regione – continua l´assessore Bramerini – è tutelare il territorio portando avanti le bonifiche, e favorire la permanenza o la nascita di nuove imprese all´interno dei Sir. Perchè ciò si realizzi è necessaria un´azione congiunta di più attori. Per questo è alla firma in questi giorni un protocollo d´intesa fra tutti gli enti coinvolti a vario titolo e gli stakeholders interessati (associazioni di categoria ed economiche) che sancisce l´impegno di tutti, ognuno per le proprie competenze, per la valorizzazione delle aree escluse dai Sin. Non appena il Ministero dell´Ambiente avrà formalizzato il passaggio alla Regione anche delle competenze sul Sir di Livorno, estenderemo anche a questa importante realtà gli interventi previsti per riqualificare quell´area".  
   
   
LOMBARDIA: IL GOVERNO CI DIA QUANTO CI SPETTA INAUGURATO RESTAURI DI PALAZZO STANGA TRECCO UN GIOIELLO RIPORTATO ALLA LUCE ANCHE GRAZIE ALLA REGIONE  
 
Cremona, 10 marzo 2014 - "Riportiamo alla luce un palazzo bellissimo, che, come assessore cremonese, mi rende particolarmente orgogliosa. Un lavoro importante e di sinergia tra Regione Lombardia, gli Enti locali e Fondazione Cariplo, sempre molto sensibile ai temi culturali". Lo ha detto l´assessore alle Culture, Identità e Autonomie di Regione Lombardia Cristina Cappellini durante l´inaugurazione dei restauri di Palazzo Stanga Trecco di Cremona, che si è svolta questa mattina. 315.000 Euro Per Palazzo Stanga - "Regione Lombardia - ha ricordato Cristina Cappellini - ha dato un contributo finanziario di 315.000 euro, di cui 78.750 a fondo perduto e 236.250 a rimborso. Uno sforzo straordinario per valorizzare un bene storico e culturale della comunità e del territorio cremonese. È una vera soddisfazione constatare che le risorse pubbliche sono state spese bene". Il Governo Si Ricordi Dove Si Svolgerà Expo - Per l´assessore è stata anche l´occasione per tornare sulla polemica di ieri con il ministro Dario Franceschini che ha firmato un decreto che eroga 135 milioni di euro al patrimonio culturale solo di quattro regioni del Sud. "Quello che è accaduto ieri - ha ribadito Cristina Cappellini - è un vero insulto alle Regioni virtuose come la Lombardia e agli sforzi immensi che stiamo facendo per tenere vivo il tessuto culturale dei nostri territori massacrati dai tagli del governo centrale. Il presidente Maroni ed io abbiamo più volte sollecitato sia il precedente Governo che l´attuale a sostenere Expo anche dal punto di vista culturale, quantificando in circa 5 milioni di euro le risorse necessarie, che sono briciole rispetto ai diversi milioni di euro che il Governo Letta prima e il Governo Renzi ora hanno stanziato per la cultura nel Mezzogiorno". "Mi chiedo - ha continuato ironicamente - se Renzi e Franceschini si ricordano che, tra poco più di un anno, in Lombardia si svolgerà Expo". "Ora non c´è più tempo - ha concluso l´assessore Cappellini - ci diano quanto spetta alla Lombardia e al suo straordinario patrimonio culturale".  
   
   
LUNEDI’ A CONEGLIANO INCONTRO INFORMATIVO SUL NUOVO PIANO CASA REGIONALE  
 
Venezia, 10 marzo 2014 - Il nuovo Piano Casa del Veneto (legge regionale 29 novembre 2013, n. 32) sarà il tema centrale di una riunione informativa che si terrà lunedì, alle ore 18.30, nell’aula consiliare del municipio a Conegliano (Treviso). Saranno approfonditi aspetti di analisi e confronto del testo di legge con particolare riferimento alle implementazioni che sono state introdotte e allo sviluppo del settore. Dopo i saluti delle autorità presenti, l’incontro vedrà la partecipazione di Marino Zorzato, vicepresidente ed assessore alla pianificazione territoriale ed urbanistica della Regione, insieme al dirigente delle strutture regionali che si occupano di territorio e paesaggio,Vincenzo Fabris.  
   
   
TAJANI GUIDA UNA MISSIONE PER LA CRESCITA IN CAMPANIA INSIEME AL PRESIDENTE CALDORO CON OLTRE 600 IMPRESE DALL´UE E PAESI TERZI PER INVESTIRE E CREARE LAVORO  
 
 Bruxelles, 10 marzo 2014: giovedì prossimo, 13 marzo, il Vicepresidente della Commissione europea, responsabile pe l´industria e l´Imprenditoria, Antonio Tajani, sarà a Napoli per guidare una delegazione di oltre 600 imprese campane e provenienti dai paesi Ue e dal resto del mondo in una missione per la crescita che durerà fino al 14 marzo.Scopo della missione è identificare le opportunità di business e di cooperazione tra imprese e attirare investimenti nella regione Campania attraverso incontri tra imprenditori, rappresentanti della regione, della Commissione europea e delle diverse categorie economiche. Tra i settori più promettenti nella regione vi sono, ad esempio, l´aerospaziale, l´agroalimentare, le biotecnologie, le costruzioni, il turismo e le industrie della cultura e della moda. La missione per la crescita in Campania fa parte di un programma di missioni economiche nelle regioni europee che presentano forti potenzialità, ma sono ancora caratterizzate da ritardi di sviluppo e alti livelli di disoccupazione giovanile.Ad aprire la missione vi sarà un evento sulla strategia per la crescita e il rinascimento industriale che inizierà alle 14.30 alla Mostra d´Oltremare. Apriranno i lavori il Vicepresidente Tajani e il presidente della Regione Campania Stefano Caldoro. Interverranno, tra gli altri, il presidente dell´unione industriale di Napoli, Paolo Graziano, il Presidente di Unioncamere Campania e della Cciaa di Napoli, Maurizio Maddaloni, il Presidente di Confartigianato Napoli, Enrico Inferrera, il Presidente dell´Ice, Riccardo Monti, e il Presidente della Sace, Giovanni Castellaneta.il Vicepresidente coglierà l´opportunità per presentare la nuova strategia per un Rinascimento industriale europeo con l´utilizzo di quasi 1/6 del bilancio Ue – 100 miliardi di fondi regionali, 40 miliardi di fondi di Orizzonte 2020 e 2,5 miliardi del fondo per le piccole e media imprese Cosme – per promuovere innovazione e competitività industriale e favorire l´accesso al credito.Il Vicepresidente visiterà anche il cluster aerospaziale Alenia, il cluster automobilistico a Pomigliano e il cluster di eccellenza agroalimentare a Napoli Est, che svolgono un ruolo importante nell´economia della regione. Il programma comprenderà anche una visita al sito di Pompei che beneficia d´ingenti finanziamenti europei e in cui è in atto un´interessante esempio di partenariato pubblico-privato per cercare di rimarchevole patrimonio culturale della regione e promuovere l´industria della cultura e del turismo.Una strategia d´internazionalizzazione è essenziale affinché le imprese della Campania superino la crisi. Per questo un elemento centrale di questa visita sarà costituito dall´evento di costituzione di reti business to business e cluster to cluster che si svolgerà il 14 marzo. Il suo obiettivo è promuovere i partenariati d´affari tra imprese e cluster in Campania e in altri paesi dell´Ue, ma anche con imprese e cluster di altri paesi non europei.  
   
   
GIUSTIZIA EUROPEA: L´ESCLUSIONE AUTOMATICA DI UNA LAVORATRICE DA UN CORSO DI FORMAZIONE A CAUSA DELLA FRUIZIONE DI UN CONGEDO OBBLIGATORIO DI MATERNITÀ COSTITUISCE UN TRATTAMENTO CONTRARIO AL DIRITTO DELL’UNIONE  
 
Lussemburgo, 10 marzo 2014 - Nel 2009, la sig.Ra Napoli ha superato un concorso per la nomina a vice commissario della polizia penitenziaria ed è stata ammessa, in data 5 dicembre 2011, a partecipare al corso di formazione che doveva cominciare il successivo 28 dicembre. Il 7 dicembre 2011 la sig.Ra Napoli ha partorito e, in conformità alla normativa nazionale, è stata posta in congedo obbligatorio di maternità per un periodo di tre mesi, ossia fino al 7 marzo 2012. Con decisione del 4 gennaio 2012, adottata in applicazione della normativa italiana [1], l’Amministrazione penitenziaria ha informato la sig.Ra Napoli del fatto che, decorsi i primi 30 giorni del periodo di congedo di maternità, sarebbe stata dimessa dal corso, con perdita della retribuzione. L’amministrazione italiana precisava tuttavia che sarebbe stata ammessa di pieno diritto a frequentare il corso successivamente organizzato. Il Tribunale amministrativo regionale per il Lazio, al quale è stata sottoposta la controversia, chiede alla Corte di giustizia se la direttiva sulla parità di trattamento fra uomini e donne [2] osti a una normativa nazionale ai sensi della quale una donna è esclusa, per aver preso un congedo obbligatorio di maternità, da un corso di formazione professionale inerente al suo impiego e che la stessa deve obbligatoriamente seguire per poter ottenere la nomina definitiva in ruolo e beneficiare quindi di condizioni d’impiego migliori, pur garantendole il diritto di partecipare al corso di formazione successivo, il cui periodo di svolgimento è tuttavia incerto. Nella sua sentenza odierna, la Corte ricorda innanzi tutto che, secondo il diritto dell’Unione, un trattamento meno favorevole riservato ad una donna per ragioni collegate alla gravidanza o al congedo per maternità costituisce una discriminazione basata sul sesso. Peraltro, alla fine del periodo di congedo per maternità, la donna ha diritto di riprendere il proprio lavoro o un posto equivalente secondo termini e condizioni che non le siano meno favorevoli e di beneficiare di eventuali miglioramenti delle condizioni di lavoro che le sarebbero spettati durante la sua assenza. È pacifico che la sig.Ra Napoli è stata assunta nell’ambito di un rapporto di lavoro e che il corso dal quale è stata esclusa a causa del suo congedo di maternità fa parte delle condizioni di lavoro, in quanto è tenuto nel contesto del rapporto di lavoro ed è finalizzato a prepararla a un esame che, se superato, le permetterebbe di accedere a un livello di carriera superiore. La Corte sottolinea che, certamente, il congedo di maternità non ha influito sullo status di vice commissario in prova della sig.Ra Napoli (il che le garantisce l’iscrizione al corso successivo) e che essa ha ritrovato il posto cui era stata assegnata prima del suo congedo. Tuttavia, l’esclusione dal corso di formazione professionale a causa del congedo di maternità di cui ha fruito ha avuto un’incidenza negativa sulle condizioni di lavoro della sig.Ra Napoli: infatti, i suoi colleghi hanno avuto la possibilità di seguire tale corso per intero e di accedere, prima di lei, al superiore livello di carriera di vice commissario, percependo al contempo la retribuzione corrispondente. La Corte constata pertanto che l’esclusione dal corso di formazione iniziale e il conseguente divieto di partecipare all’esame comportano per la sig.Ra Napoli la perdita di un’opportunità di beneficiare, al pari dei suoi colleghi, di migliori condizioni di lavoro e devono pertanto essere considerati quali integranti un trattamento sfavorevole. Tale esclusione automatica, che non tiene conto né della fase del corso in cui si verifica l’assenza per congedo di maternità, né della formazione già acquisita, e che si limita a riconoscere alla lavoratrice il diritto di partecipare a un corso di formazione organizzato in data successiva ma incerta, non è conforme al principio di proporzionalità, tanto più che le autorità competenti non sono obbligate a organizzare detto corso a scadenze predeterminate. Per garantire l’uguaglianza sostanziale tra uomini e donne, gli Stati membri dispongono di un certo margine discrezionale: le autorità nazionali potrebbero conciliare l’esigenza della formazione completa dei candidati con i diritti della lavoratrice, predisponendo all’occorrenza, per colei che rientra da un congedo di maternità, corsi paralleli di recupero equivalenti, di modo che possa essere ammessa in tempo utile all’esame e accedere quindi il prima possibile a un livello superiore di carriera. In tal modo l’evoluzione della carriera della lavoratrice non risulterebbe rallentata rispetto a quella di un collega di sesso maschile vincitore dello stesso concorso e ammesso allo stesso corso di formazione iniziale. La Corte termina sottolineando che le disposizioni della direttiva sono sufficientemente chiare, precise e incondizionate da poter produrre un effetto diretto. Pertanto, il giudice nazionale incaricato di applicarle ha l’obbligo di garantirne la piena efficacia disapplicando all’occorrenza, di propria iniziativa, qualsiasi disposizione nazionale contraria.  
   
   
GIUSTIZIA EUROPEA: QUALORA UN LICENZIAMENTO ILLEGITTIMO INTERVENGA DURANTE UN CONGEDO PARENTALE A TEMPO PARZIALE, L’INDENNITÀ FORFETTARIA DI TUTELA ALLA QUALE HA DIRITTO UN LAVORATORE ASSUNTO A TEMPO PIENO DEV’ESSERE CALCOLATA IN BASE ALLA RETRIBUZIONE A TEMPO PIENO  
 
Lussemburgo, 10 febbraio 2014 - Il diritto dell’Unione[ prevede che i lavoratori siano protetti dal licenziamento illegittimo causato dalla domanda o dalla fruizione di un congedo parentale e che essi abbiano diritto a ritornare allo stesso posto di lavoro o, qualora ciò non sia possibile, ad un lavoro equivalente o analogo. La legge di trasposizione belga precisa che il datore di lavoro che risolve un contratto di lavoro senza motivo grave o adeguato deve corrispondere al lavoratore un’indennità forfettaria di tutela di importo pari a sei mesi di retribuzione. Assunta a tempo pieno, la sig.Ra Rogiers ha lavorato in Belgio presso la società Lyreco in forza di un contratto di lavoro a tempo indeterminato. Rimasta incinta, la sig.Ra Rogiers ha fruito nel 2009 di un congedo di maternità, che ha prolungato con un congedo parentale a metà tempo di quattro mesi. A decorrere dall’inizio del congedo parentale, la Lyreco ha risolto il contratto di lavoro della sig.Ra Rogiers con un preavviso di cinque mesi. La giustizia belga ha condannato la Lyreco al pagamento dell’indennità forfettaria di tutela in quanto nessun motivo grave o adeguato giustificava la risoluzione unilaterale del contratto di lavoro durante il congedo parentale. Adito in appello, l’Arbeidshof te Antwerpen (Corte del lavoro di Anversa, Belgio) chiede alla Corte di giustizia se, in un caso siffatto, l’indennità forfettaria debba essere calcolata sulla base della retribuzione diminuita percepita dal lavoratore alla data del suo licenziamento. La Lyreco sostiene, infatti, che l’indennità va calcolata in base alla retribuzione corrisposta alla sig.Ra Rogiers alla data del licenziamento, cioè lo stipendio corrispondente al lavoro a metà tempo svolto nell’ambito del congedo parentale a tempo parziale. Nella sentenza odierna, la Corte ricorda che l’indennità forfettaria di tutela belga costituisce una misura destinata a proteggere i lavoratori dal licenziamento illegittimo causato dalla domanda o dalla fruizione di un congedo parentale. Tale misura di tutela sarebbe privata di gran parte del suo effetto utile se l’indennità fosse determinata sulla base non della retribuzione a tempo pieno, bensì della retribuzione diminuita versata durante un congedo parentale a tempo parziale. Come la Corte ha già avuto occasione di sottolineare in una precedente sentenza[2], un siffatto metodo di calcolo potrebbe non produrre un effetto dissuasivo sufficiente ad impedire il licenziamento illegittimo dei lavoratori e priverebbe di contenuto il regime di tutela istituito dal diritto dell’Unione. La Corte dichiara che tale valutazione è confortata dal fatto che, conformemente al diritto dell’Unione, i diritti acquisiti dal lavoratore alla data di inizio del congedo parentale (cioè l’insieme dei diritti e dei vantaggi che derivano dal rapporto di lavoro) devono restare immutati fino alla fine del congedo. La Corte considera che il diritto ad ottenere un’indennità forfettaria di tutela in caso di risoluzione unilaterale del contratto senza motivo grave o adeguato fa parte dei diritti acquisiti, in quanto tale indennità è dovuta a motivo dell’impiego svolto dal lavoratore e che quest’ultimo avrebbe continuato a svolgere in assenza del licenziamento illegittimo.  
   
   
GIUSTIZIA EUROPEA: L’IMPOSTA SPAGNOLA SULLE VENDITE AL DETTAGLIO DI DETERMINATI OLI MINERALI È CONTRARIA AL DIRITTO DELL’UNIONE  
 
Lussemburgo, 10 marzo 2014 - La direttiva sulle accise riguarda segnatamente gli oli minerali quali la benzina, il gasolio, l’olio combustibile e il cherosene. Essa stabilisce le regole relative alla riscossione delle accise nell’Unione in modo da evitare che imposizioni indirette supplementari ostacolino indebitamente gli scambi. Ciò nondimeno, la direttiva prevede che gli oli minerali possono formare oggetto di un’imposizione indiretta, diversa dall’accisa armonizzata istituita dalla menzionata direttiva, quando sono soddisfatte due condizioni cumulative. Tale imposizione deve, da un lato, perseguire una o più finalità specifiche e, dall’altro, rispettare le regole d’imposizione applicabili ai fini delle accise o dell’Iva per la determinazione della base imponibile, il calcolo, l’esigibilità e il controllo dell’imposta. Basandosi su quest’ultima possibilità prevista dalla direttiva, la Spagna ha istituito un’imposta sulle vendite al dettaglio di determinati oli minerali («Ivmdh»). Essa era diretta a finanziare le nuove competenze trasferite alle Comunità autonome spagnole in materia di salute, nonché, eventualmente, le spese ambientali. L’ivmdh è stata mantenuta in vigore in Spagna nel periodo compreso fra il 1º gennaio 2002 e il 1º gennaio 2013, data in cui è stata integrata nell’accisa armonizzata sugli oli minerali. Quale consumatore finale, la Transportes Jordi Besora Sl, un’impresa di trasporto merci con sede nel territorio della Comunità autonoma di Catalogna, ha versato un importo pari a Eur 45 632,38 a titolo dell’Ivmdh dovuta per gli esercizi fiscali del periodo 2005‑2008. Ritenendo l’imposta incompatibile con la direttiva, la società ha chiesto il rimborso dell’importo versato. In tale contesto, il Tribunal Superior de Justicia de Cataluña (Alta Corte di giustizia della Catalogna, Spagna) ha chiesto alla Corte di giustizia se l’Ivmdh fosse compatibile con la direttiva sulle accise. Nella sua sentenza odierna la Corte dichiara che l’Ivmdh è in contrasto con la direttiva sulle accise. La Corte considera, infatti, che un’imposta siffatta non presenta una finalità specifica ai sensi della direttiva sulle accise. Secondo la Corte, per essere specifica, una finalità non deve essere puramente di bilancio. Nella fattispecie, il gettito dell’Ivmdh è stato assegnato alle Comunità autonome allo scopo di finanziare l’esercizio da parte di queste ultime di talune loro competenze. Orbene, il rafforzamento dell’autonomia di una collettività territoriale mediante il riconoscimento di un potere di prelievo fiscale costituisce un obiettivo puramente di bilancio, il quale non può, di per sé solo, costituire una finalità specifica. Peraltro, la circostanza che il gettito dell’Ivmdh debba obbligatoriamente essere destinato, in forza della normativa nazionale, alla copertura delle spese sanitarie costituisce una semplice modalità di organizzazione interna del bilancio della Spagna e non è quindi sufficiente per considerare che l’imposta abbia una finalità specifica. In caso contrario, qualsiasi finalità potrebbe essere considerata come specifica, ciò che priverebbe l’accisa armonizzata istituita dalla menzionata direttiva di ogni effetto utile. Secondo la Corte, affinché si possa considerare che persegua una finalità specifica, l’Ivmdh dovrebbe essere diretta, di per sé, a garantire la tutela della salute e dell’ambiente. Ciò si verificherebbe segnatamente se il gettito dell’imposta dovesse obbligatoriamente essere utilizzato al fine di ridurre i costi sociali e ambientali specificamente connessi al consumo degli oli minerali su cui essa grava, cosicché sussisterebbe un nesso diretto tra l’uso del gettito e la finalità dell’imposta. Nondimeno, il gettito dell’Ivmdh viene destinato dalle Comunità autonome alle spese sanitarie in generale e non a quelle specificamente connesse al consumo degli oli minerali assoggettati a imposta. Orbene, siffatte spese generali possono essere finanziate dal gettito d’imposte di qualsiasi natura. Inoltre, la normativa spagnola non prevede meccanismi di assegnazione predeterminata a fini ambientali del gettito dell’Ivmdh. Ciò posto, si potrebbe considerare che un’imposta del genere sia diretta di per sé a garantire la tutela dell’ambiente soltanto qualora la sua struttura ̶ segnatamente riguardo alla materia imponibile o all’aliquota d’imposta ̶ fosse concepita in modo tale da scoraggiare i contribuenti dall’utilizzare oli minerali o da incoraggiare l’utilizzo di altri prodotti i cui effetti sono meno nocivi per l’ambiente. Non risulta tuttavia che ciò si verifichi nella fattispecie. La Generalitat de Catalunya e il governo spagnolo hanno chiesto poi alla Corte di limitare gli effetti nel tempo della presente sentenza, qualora essa constatasse la contrarietà dell’Ivmdh al diritto dell’Unione. Essi pongono in rilievo segnatamente che l’Ivmdh è stata all’origine di molteplici controversie e che l’obbligo di rimborsare detta imposta, il cui gettito avrebbe raggiunto un importo pari a Eur 13 miliardi circa nel periodo compreso fra il 2002 e il 2011, metterebbe in pericolo il finanziamento della sanità pubblica nelle Comunità autonome. La Corte ricorda che la limitazione nel tempo degli effetti di una sentenza è una possibilità eccezionale, configurabile solo nel momento in cui ricorrano due elementi, ossia la buona fede degli ambienti interessati e il rischio di gravi inconvenienti. Nella fattispecie, la Corte giudica che non è possibile riconoscere che la Generalitat de Catalunya e il governo spagnolo abbiano agito in buona fede, giacché hanno mantenuto in vigore l’Ivmdh durante un periodo di oltre dieci anni. La Corte ne trae la conclusione che non è d’uopo limitare gli effetti nel tempo della presente sentenza. La Corte si era infatti già pronunciata nel 2000 circa un’imposta che presentava aspetti analoghi a quelli dell’Ivmdh[3]. Inoltre, sin dal 2001, la Commissione aveva informato le autorità spagnole che l’adozione di un’imposta del genere sarebbe stata contraria al diritto dell’Unione. Peraltro, dal 2003 (anno seguente a quello di entrata in vigore dell’Ivmdh) la Commissione aveva avviato un procedimento per inadempimento nei confronti della Spagna relativamente all’imposta controversa. La Corte rammenta che, secondo costante giurisprudenza, le conseguenze finanziarie che potrebbero derivare per uno Stato membro da una sentenza pronunciata in via pregiudiziale non giustificano, di per sé, la limitazione dell’efficacia nel tempo della stessa. Se così non fosse, le violazioni di maggiore gravità sarebbero trattate più favorevolmente, dal momento che sono queste che possono comportare implicazioni finanziarie di maggiore rilevanza per gli Stati membri. Inoltre, limitare gli effetti nel tempo di una sentenza basandosi soltanto su considerazioni di questa natura porterebbe ad una sostanziale riduzione della tutela giurisdizionale dei diritti che i contribuenti traggono dalla normativa fiscale dell’Unione.  
   
   
LUCCHINI, IL GOVERNO A TUTTI I SOGGETTI INTERESSATI: PRESENTATE LE VOSTRE OFFERTE DE VINCENTI: NESSUN PREGIUDIZIO NEI CONFRONTI DI ALCUNA PROPOSTA  
 
Roma, 10 marzo 2014 - Il Governo rivolge un invito a tutti coloro che hanno presentato le manifestazioni d´interesse per la Lucchini in amministrazione straordinaria a formulare- entro lunedì prossimo l0 marzo- le loro offerte non vincolanti corredate dalla documentazione richiesta dal disciplinare di gara". E´ quanto ha affermato oggi pomeriggio- nel corso dell´incontro con i sindacati nazionali e territoriali- il Vice Ministro allo Sviluppo Economico Claudio De Vincenti. Dopo aver assicurato che per I´esecutivo non c´è alcun pregiudizio nei confronti di nessuna delle proposte di cui si è ampiamente parlato in questi giorni, De Vincenti ha detto: "Vedremo martedì le offerte che saranno state presentate. Valuteremo il contenuto dei progetti, la loro credibilità industriale e finanziaria". "ln questa fase delicata della procedura ad evidenza pubblica- ha concluso il Vice Ministro- rivolgo un appello al massimo senso di responsabilità da parte di tutti, nella consapevolezza che il corretto svolgimento della procedura stessa, senza interferenze di sorta, è interesse primario dei lavoratori della Lucchini. Solo in questo modo infatti è possibile far emergere l´offerta migliore sul piano industriale e della solidità finanziaria". La conclusione della vendita di Lucchini e comunque per il Governo solo una parte del piano di rilancio e di diversificazione dell´area piombinese. I lavori per l´ampliamento e la riqualificazione del porlo sono avviati e rappresentano un importante punto di riferimento per l´attrazione di nuovi investimenti per i quali l´Accordo di Programma, in fase di ultimazione, rappresenta uno strumento indispensabile.  
   
   
UNIONCAMERE - VALE 8 MILIARDI DI EURO L´ORO VENDUTO IN TEMPO DI CRISI  
 
Roma, 10 marzo 2014 - “200 tonnellate d’oro pari a circa 8 miliardi di euro. E’ questa la stima approssimativa del valore dell’oro da recupero che 17 milioni di italiani, in tempo di crisi, hanno venduto ai compro-oro”. Sono le cifre riferite dal presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, alla Commissione Industria del Senato, presieduta da Massimo Mucchetti, nel corso dell’audizione sui disegni di legge riguardanti il Mercato dell´oro e dei materiali gemmologici. L’esplosione dei compro-oro – ha chiarito Dardanello – è un fenomeno di nascita recente e per questo non ancora ben identificato al quale il sistema camerale ritiene si dedichino circa 12mila attività. La notevole offerta di metallo prezioso, proveniente dal 28% circa degli italiani, ha avuto la conseguenza di dare grande impulso al loro giro d’affari, tanto da rendere l’Italia un paese esportatore di oro pur non avendo miniere aurifere. “Si tratta però – ha sottolineato il presidente di Unioncamere - di un tipo di attività da tenere sotto osservazione, perché può nascondere casi di ricettazione, di riciclaggio, di economia illegale. Le Camere di Commercio, che già svolgono funzioni di vigilanza e controllo sul settore dei metalli preziosi, sono disponibili ad operare per rendere trasparente il mercato dei compro oro e per dare a consumatori e forze dell´ordine gli elementi utili per il contrasto a fenomeni deviati".  
   
   
BANCA DATI ANTIMAFIA: VIA LIBERA DEL GARANTE SEMPLIFICATA LA PROCEDURA PER IL RILASCIO DELLA DOCUMENTAZIONE SULLE IMPRESE  
 
Roma, 10 marzo 2014 - Ok del Garante privacy allo schema di regolamento che definisce le modalità di funzionamento e collegamento della Banca nazionale unica della documentazione antimafia con il Ced interforze del dipartimento della pubblica sicurezza ed altre banche dati ben specificate. L’archivio consentirà di semplificare il sistema di rilascio della documentazione antimafia sulle imprese (c.D. “comunicazioni” e “informazioni” antimafia) alle stazioni appaltanti e agli altri soggetti legittimati ad acquisirle (pubbliche amministrazioni, camere di commercio, ordini professionali ecc.). I dati registrati potranno essere trattati elettronicamente solo attraverso terminali attivati presso le Prefetture e presso gli altri soggetti legittimati all’accesso. Considerata la delicatezza e la mole dei dati, per interrogare la banca dati occorrerà utilizzare credenziali di autenticazione in base a specifici profili di autorizzazione. Tutti i dati saranno sottoposti a cifratura e verrà conservata la registrazione degli accessi. Le informazioni potranno essere trattate anche per finalità di applicazione delle normative antimafia oltre che dalle Prefetture anche da alcuni uffici del Dipartimento della Pubblica sicurezza del Ministero dell’interno, dalle Forze di polizia, dalla struttura tecnica del Comitato di coordinamento per l’alta sorveglianza delle grandi opere e, nell’ambito delle attività di coordinamento del procuratore nazionale antimafia, dalla Dna. Il parere dell’Autorità è reso al Ministero dell’interno su una versione dello schema che tiene conto degli approfondimenti e delle indicazioni suggeriti dal Garante, che hanno riguardato, in particolare, le finalità del trattamento dei dati, la specificazione delle banche dati collegate, una maggiore selettività degli accessi, l’obbligo di cancellazione dei dati alla scadenza dei termini di conservazione, la previsione espressa del conforme parere del Garante sulle convenzioni che dovranno disciplinare i collegamenti con alcuni sistemi informativi, e l’aggiornamento da parte dell’impresa delle informazioni ad essa riferite presenti nella banca dati.  
   
   
TRENTO: INDAGINE CONGIUNTURALE 4° TRIMESTRE, TIMIDI SEGNALI POSITIVI  
 
Trento, 10 marzo 2014 - Il fatturato complessivo realizzato dalle imprese esaminate nell’indagine aumenta nel quarto trimestre 2013 del 2,7%, rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente. I dati del quarto trimestre sembrano confermare che dal periodo congiunturale negativo iniziato negli ultimi mesi del 2011 e proseguito sino alla prima parte del 2013 si stia passando ad una nuova fase, caratterizzata da timidi segnali positivi. - La domanda interna evidenzia segnali di vivacità, con una crescita del 3,8% per quella nazionale e del 3,0% per la domanda locale. La domanda estera, dopo il dato eccezionale del terzo trimestre(+10,3%), si attesta su un più modesto, ma pur sempre positivo, +1,0%. - In questo trimestre, il settore che evidenzia la performance migliore è quello dei servizi alle imprese, sia sul piano dei risultati economici che sul fronte occupazionale. - Anche le costruzioni, i trasporti e il commercio al dettaglio si attestano su buoni livelli di crescita; in questo caso, però, ad un apprezzabile aumento del fatturato si affiancano preoccupanti contrazioni della forza lavoro. - Il settore manifatturiero evidenzia invece una variazioni positiva del fatturato di più modesta entità, determinata, contrariamente ai trimestri precedenti, dall’apporto decisivo della domanda nazionale. - In questo trimestre si registra una inattesa contrazione dei livelli di fatturato del commercio all’ingrosso, settore che durante l’anno aveva mostrato buone capacità di tenuta. - Segnali contrastanti emergono dalle imprese artigiane manifatturiere e dei servizi. Infatti, accanto ad una preoccupante diminuzione dei ricavi viene confermato il rafforzamento della base occupazionale avviato a partire dalla seconda metà dell’anno. - Dopo i dati incoraggianti rilevati nel terzo trimestre, il comparto estrattivo del porfido torna ad evidenziare le criticità che ne hanno contraddistinto l’andamento da più di cinque anni. - L’occupazione prosegue il suo andamento negativo, con gli addetti che diminuiscono su base annua dello 0,3%. La contrazione risulta, però, meno marcata rispetto ai trimestri della prima metà dell’anno e parrebbe indicativa di una tendenza al miglioramento che potrebbe consolidarsi nei prossimi mesi, se i risultati economici delle imprese confermassero il trend in ripresa. - La variazione tendenziale della consistenza degli ordinativi risulta positiva e pari a +7,1%, grazie soprattutto al contributo di quelli riconducibili al commercio all’ingrosso ed al settore manifatturiero. Il dato sembrerebbe confermare la fase di ripresa in atto e la sua prosecuzione anche nei primi mesi del 2014. - I giudizi degli imprenditori sulla redditività e sulla situazione economica dell’azienda evidenziano lievi miglioramenti rispetto ai trimestri immediatamente precedenti.  
   
   
ABRUZZO: 1MLN EURO PER LA SICUREZZA SUI LUOGHI DI LAVORO  
 
L´aquila, 10 marzo 2014 - Pubblicata la graduatoria relativa all´avviso pubblico "Formazione sicurezza luoghi di lavoro", finanziato dall´Assessorato al Lavoro della Regione Abruzzo con un milione di euro, nell´ambito del Piano Operativo 2012-2013 del Fondo Sociale Europeo. Obiettivo del bando, promuovere corsi di formazione sui livelli di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro all´interno delle micro, piccole e medie imprese abruzzesi. Nel complesso i progetti finanziati sono 31, presentati dagli Organismi di Formazione accreditati, e le aziende beneficiarie saranno 250. Gli Organismi di Formazione erogheranno moduli formativi essenziali per la formazione e l´informazione dei lavoratori in materia di sicurezza, secondo quanto stabilito dal D.lgs 81 del 9 aprile 2008. Del milione previsto dal plafond del bando, 250mila euro sono stati espressamente destinati alle imprese operanti nei settori edile e dell´agricoltura, ovvero quelli a più alta intensità di rischio. "Nel vecchio piano operativo avevamo puntato molto sulla sensibilizzazione e la comunicazione per ridurre gli incidenti sul lavoro - commenta l´Assessore al Lavoro Paolo Gatti - con questo progetto abbiamo scelto di dare un impulso più deciso alla cultura della formazione d´impresa, per aumentare gli standard di conoscenza del rischio da parte degli addetti". "Formare i lavoratori sulle azioni per prevenire gli infortuni è un dovere delle aziende - chiude Gatti - il nostro obiettivo e lavorare perché si arrivi, anche grazie a queste azioni di formazione e informazione mirata, a portare entro una soglia fisiologica gli incidenti aziendali e ridurre le cosiddette morti bianche".  
   
   
DISOCCUPAZIONE: NEL VENETO LE DONNE PAGANO DI PIU´ DISOCCUPAZIONE MASCHILE AL 5.7, CONTRO IL 10.5 DELLE DONNE (IV° TRIMESTRE 2013) . IL GAP PIÙ ELEVATO NELL´ITALIA DEL NORD.  
 
Roma, 10 marzo 2014 - Sondaggio dell´Osservatorio Impresa e Professione Donna su "Lavoro e burocrazia": ridurre il numero di tasse, con i loro complessi calcoli e adempimenti. Semplificare le procedure per l´accesso ad aiuti e contributi. E soprattutto via il cartaceo. Numero eccessivo di adempimenti fiscali, complicati nelle scadenze e nei calcoli; procedure troppo macchinose per l´accesso a contributi e benefici per le imprese; tempi di attesa mai certi nelle risposte dall’ente pubblico; impossibilità di individuare un interlocutore per risolvere un problema nelle pubbliche amministrazioni. E soprattutto troppa carta, visto che quasi tutti gli adempimenti possono passare in rete. Sono i risultati del sondaggio "Lavoro e Burocrazia" svolto dall´Osservatorio Impresa e Professione Donna, che raccoglie 50 professioniste e imprenditrici, in posizioni e settori significativi nel nordest, alla richiesta "Quali sono le procedure pubbliche più macchinose per chi lavora, da eliminare con assoluta priorità". Secondo Lisa Zanardo, che coordina l´attività dell´Osservatorio: "In attesa di risolvere i problemi al "massimo livello" le intervistate hanno individuato quello che si può fare subito: l´eliminazione della carta, per esempio, non richiede spese né leggi particolari. E procedure più semplici nei contributi consentirebbero alle aziende italiane di utilizzare tanti fondi che restano a Bruxelles. A parte le due province autonome, il Veneto è la regione italiana con il tasso di disoccupazione più basso: le imprese esprimono una capacità operativa, anche nello sviluppo di prodotti e relazioni internazionali, che è tra le migliori risorse di questo territorio." In occasione del sondaggio, l´Osservatorio ha presentato una elaborazione dei dati sulla disoccupazione veneta nel triennio 2011/2013, passata dal 5,0 al 7,6% su base annua. Tra uomini e donne le cose vanno molto diversamente: nell´ultimo trimestre del 2013 le donne venete disoccupate hanno raggiunto il dato "storico" del 10,5%, contro un dato maschile del 5,7%. Il differenziale tra la disoccupazione maschile e femminile del Veneto (4,8%) è il più alto di tutto il centro nord e conferma come questa crisi rischia di alterare anche il modello sociale della nostra regione. "Un dato grave soprattutto per il tessuto economico del nord est - commenta Elvira Bortolomiol, titolare dell´omonima azienda vinicola, che aderisce all´Osservatorio - dove un buon equilibrio professionale tra uomini e donne è il motore di tante piccole e medie aziende di successo. Non è solo un fatto di equità. Oggi è soprattutto un valore economico: i consumatori sono uomini e donne, e tale è l´economia in grado di rispondere alle loro esigenze. Ed è così, senza eccezioni, in tutte le economie avanzate."  
   
   
PREMIO DI RISULTATO ALLA ‘KEYLINE’ DI CONEGLIANO (TV). ZAIA: “LA DIMOSTRAZIONE DI COME NEL VENETO SI SAPPIA FARE IMPRESA”  
 
Venezia, 10 marzo 2014 - “E’ l’ennesima riprova della capacità veneta di fare impresa ed è la conferma che nella nostra regione i risultati si conseguono sapendo fare squadra, dai vertici di un’azienda sino alle maestranze, condividendo in tutti i sensi il prestigio e i vantaggi concreti dei traguardi raggiunti”. Così il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, commenta la notizia del premio di risultato distribuito ai dipendenti dello stabilimento ´Keyline´ di Conegliano grazie al raggiungimento degli obiettivi nell´esercizio 2013. “Le mie congratulazioni – ha aggiunto Zaia – vanno all’azienda, che mantiene integralmente la sua filiera produttiva nel Veneto, al suo management che ha saputo costruire un brand noto a livello internazionale, alle organizzazioni sindacali per la lungimiranza nella sottoscrizione dell’accordo calibrato sul fatturato, ai lavoratori, artefici di questo risultato e di questa esperienza che dovrebbe essere assunta come modello”.  
   
   
MONZA E BRIANZA, IMPRENDITORI: LA PRIMA VOLTA A 50 ANNI  
 
Monza, 10 marzo 2014 - La crisi economica insieme a quella di mezz’età. A 50 anni, e oltre, oggi ci si può trovare senza lavoro. E allora si prova a aprire un’impresa, ci si mette in proprio, senza mai aver maturato prima nessuna esperienza imprenditoriale. Nel 2013 più di 13mila italiani over 50 hanno avuto la loro prima volta da imprenditori, aprendo un’impresa. In pratica, tra tutti i titolari ultracinquantenni delle attività individuali nate lo scorso anno, 1 su 3 non è mai stato in precedenza imprenditore. Sono soprattutto uomini (57,1%). Nella scelta del settore incidono certo curriculum, esperienze lavorative o percorsi scolastici, ma di più passioni “latenti” che si manifestano nel settore prescelto per fare impresa. E così tra gli over 50 che diventano imprenditori per la prima volta tra i settori più scelti ci sono l’agricoltura (26,6% sul totale), il commercio (28,6%) e i servizi di alloggio e ristorazione (6,9%). Se il desiderio di “ritirarsi nei campi” degli over 70 e over 80 non è necessariamente legato alla crisi, la fascia di chi è ancora lontano dalla pensione sceglie di mettersi in proprio soprattutto nei servizi (3 su 5), tra attività commerciali (32,3%) e ristoranti e bar (7,6%). È quanto emerge da elaborazioni dell’Ufficio Studi della Camera di commercio di Monza e Brianza su dati Registro Imprese. A livello geografico Roma con 846 neo imprenditori over 50 iscritti nel 2013 è prima in termini assoluti, seguita da Milano, con 638 ultracinquantenni che hanno aperto un’impresa per la prima volta, e da Napoli (574). Considerando invece il peso sul totale delle iscritte over 50, è L’aquila la prima provincia con il 46,9% di ultracinquantenni alle prese con la loro prima attività in proprio. Sopra la media italiana - tra tutti i titolari ultracinquantenni delle attività individuali nate lo scorso anno, 1 su 3 non è mai stato in precedenza imprenditore – incidenza più alta di over 50 alla loro prima volta imprenditoriale in Calabria (39,8%), Sicilia (36,9%) e Campania (36,2%). È quanto emerge da elaborazioni dell’Ufficio Studi della Camera di commercio di Monza e Brianza su dati Registro Imprese. “In questo momento storico le istituzioni, e in primo luogo la Camera di commercio di Monza e Brianza, hanno un supplemento di responsabilità nei confronti di chi, nonostante le difficoltà, sceglie di mettersi in proprio - ha dichiarato Carlo Edoardo Valli, Presidente della Camera di commercio di Monza e Brianza. - Proprio per questa ragione abbiamo scelto di offrire un’assistenza specializzata in formazione per supportare meglio le idee imprenditoriali e fornire agli aspiranti imprenditori, di qualsiasi età, gli strumenti per affrontare la sfida di aprire un’impresa.” A Monza e Brianza Nel 2013 a Monza e Brianza 125 over 50 hanno avuto la loro prima volta da imprenditori, aprendo un’impresa. In pratica, tra tutti i titolari ultracinquantenni delle attività individuali nate lo scorso anno, 1 su 4 non è mai stato in precedenza imprenditore. È quanto emerge da elaborazioni dell’Ufficio Studi della Camera di commercio di Monza e Brianza su dati Registro Imprese. E la Camera di Commercio di Monza e Brianza, in collaborazione con il Fomaper, sostiene l’imprenditoria con oltre 20 corsi gratuiti per aspiranti imprenditori, circa 100 assistenze personalizzate dalla pianificazione dell’idea imprenditoriale all’analisi dei fabbisogni dell’impresa, e ha offerto supporto ad oltre 600 aspiranti imprenditori in un anno attraverso lo sportello Punto Nuova Impresa. Attraverso il progetto Bando Start promosso, tra gli altri, dalla Camera di commercio di Monza e Brianza per la creazione di nuove imprese, da aprile 2013 a novembre 2013, più di 40 aspiranti imprenditori sono arrivati alla realizzazione del business plan della propria idea imprenditoriale. Il bando ha previsto attività di supporto gratuite per persone in difficoltà occupazionale.  
   
   
LA PUGLIA, IL “NANO GIGANTE” D’ITALIA  
 
Bari, 10 marzo 2014 - Nel 2013 per consistenza dello stock di imprese, con le sue 380mila aziende, la Puglia è sì un terzo della Lombardia, ma anche il doppio di Liguria e Abruzzo e il triplo di Trentino e Umbria. La regione, nona d’Italia, seconda del sud dietro la Campania, è un ossimoro economico, un nano gigante. E’ quanto è emerso nella presentazione dello studio di Unioncamere Puglia“competere? È Un´impresa. L´economia Pugliese Nel 2013”, presentato da Alessandro Ambrosi, presidente dell’associazione cui aderiscono le cinque camere di commercio della regione, alla presenza di Alfredo Malcarne, presidente della Camera di Commercio di Brindisi, Fabio Porreca e Matteo Di Mauro, presidente e segretario generale della Camera di Commercio di Foggia, di Luigi Sportelli, presidente dellaCamera di Commercio di Taranto e di Angela Patrizia Partipilo, segretario generale della Camera di Commercio di Bari. Il tessuto produttivo pugliese è particolarmente concentrato nel commercio (31% del totale, vs 27% Italia) e nell’agricoltura (23% vs 14% Italia). Al terzo posto per diffusione le costruzioni, (13%), uno dei settori più colpiti dalla crisi congiunturale. Seguono per importanza il manifatturiero (9,4%) e i servizi alle imprese (7,4%). Nel 2013 in Puglia si sono perse 27mila aziende, mentre contemporaneamente ne sono nate 24mila. Come dire che ogni giorno sono nate 67 imprese ma ne sono morte 76. “Si scivola ma non si cade”, ha detto Alessandro Ambrosi, presidente di Unioncamere Puglia: “la nati-mortalità aziendale nel 2013 rispetto al 2012 è stata del -0,87%. L’ andamento non è molto dissimile dalle medie nazionali: -0,51%. Il quadro però è sfaccettato. Le società di capitali pugliesi sono il 18,8% del totale di quelle registrate e aumentano rispetto al passato: nel 2008 erano il 15%, nel 2003 l’11,5%. Nel 2013 hanno segnato un +3,5% rispetto al 2012. Fanno bene anche riguardo ai bilanci. Tutte le altre tipologie di società sono invece in contrazione da un quinquennio”. In Puglia spesso chi fa da sé, fa per te. Nel 2013 c’è stata solo una tipologia di azienda che è aumentata di numero: quella con un solo addetto; tutte le altre, sia pur in maniera differente, sono risultate in calo. La recessione quindi colpisce grandi e piccoli. “In questa situazione - ha commentato Ambrosi - molti tentano di reagire attraverso l’apertura di attività autonome; oppure potrebbe trattarsi di falsa attività autonoma che in realtà cela forme di lavoro subordinato”. Tutto ciò si riverbera sul sistema regionale del lavoro che fa segnare un -4,98% di addetti nel passaggio da 2012 a 2013, dato che aumenta ulteriormente se si considerano i soli addetti dipendenti. “Un calo dell’occupazione più marcato rispetto alla media nazionale che è del -2,84 e che testimonia come questi dati non sono solo cifre. Sono imprese che nascono e muoiono, e quindi sono persone che entrano ed escono dal mondo del lavoro e dal circuito economico, sono prodotti che si vendono ed altri che restano in magazzino, sono fatturati mortificati da una pressione fiscale dirompente nella vita delle aziende”. In Puglia si vende, ma non si guadagna. Nei bilanci 2012 delle aziende, depositati nel 2013, c’è una sostanziale tenuta dei fatturati. Sottraendo i costi di materie prime, personale, impianti e servizi si raggiunge un Ebit (margine operativo netto) di quasi il 30% in meno rispetto all’anno precedente. Fin qui nulla di drammatico. L’utile netto è invece seriamente compromesso dalla scure degli interessi passivi e delle tasse, che lasciano in tasca all’imprenditore soltanto il 9% dello stesso Ebit. Export. Il 58% del valore della merce pugliese è esportata dalle province Bari e Bat, che hanno incrementi a doppia cifra rispetto al 2012. “In Puglia la linea di tendenza dell’internazionalizzazione – ha continuato Ambrosi – è positiva. Confrontando il valore cumulato dell’export 2005-13 con gli otto anni precedenti (1996-2004) si ha un aumento di un terzo del valore: 63 miliardi contro 49 miliardi di euro. Ma è un export 2013 bifronte: la Puglia ha un “delta” 2012-2013 che segna -15,79% per valore; però è un indicatore falsato dalla situazione Ilva (e indotto) e dal calo del lapideo; senza questo dato, la performance regionale nel 2013 sarebbe addirittura a segno più +0,84%”. I prodotti chimico-farmaceutici, componentistica auto, aerospaziale e tutto il settore agroalimentare sono invece cresciuti rispetto al 2012. Quanto ai mercati di sbocco non mancano le sorprese. La Germania, storico primo Paese importatore della Puglia, viene superata dalla Svizzera. Seguono Francia, Stati Uniti, Spagna e Gran Bretagna. Sorprendono Giappone e Tunisia, con numeri superiori alla vicina Austria. Meno figli, più valigie - Lo studio di Unioncamere non tralascia l’impatto sociale dei mutamenti economici. Nella piramide delle età rispetto alle medie italiane in Puglia si contano meno neonati e meno bambini fino a 5 anni; da 6 anni a 37 ci sono percentuali superiori al resto d’Italia; dai 38 anni in poi, presenze inferiori alle medie nazionali. Previsioni 2014 - Onda lunga della crisi a livello lavorativo e sociale (spesa delle famiglie e occupazione ancora in calo), ma timida ripartenza del sistema economico (export e ordinativi), i cui effetti si avvertiranno verosimilmente nel 2015.  
   
   
OSSERVATORIO PREZZI DELLA LIGURIA: INFLAZIONE IN CADUTA  
 
Genova, 10 marzo 2014 - Si è svolta, presso la Camera di Commercio di Genova, la terza seduta dell’Osservatorio Regionale Prezzi realizzato da Ref Ricerche per conto diUnioncamere Liguria. Tema dell’incontro l’andamento dell’inflazione sul territorio regionale nella seconda metà del 2013. Durante i mesi autunnali l’inflazione in Liguria ha mostrato un’ulteriore flessione, portandosi tra ottobre e dicembre sotto il punto percentuale (da +1.4% a +0.9%). In media d’anno il 2013 si chiude all’1.5% a fronte di un più contenuto 1.2% in media nazionale: un rallentamento di entità apprezzabile se messo a confronto con il biennio precedente, caratterizzato da pressioni sui mercati delle materie prime che avevano condotto la dinamica dei prezzi al consumo anche oltre il 3%. Pesa sullo scenario attuale una congiuntura dei consumi ancora molto debole, benché si siano manifestati i primi timidi segnali di rasserenamento del quadro macroeconomico associati all’attenuazione dei ritmi di caduta del Pil, al recupero delle borse, alla discesa dello spread Btp-bund, al recupero della produzione industriale ed al miglioramento del clima di fiducia di consumatori ed imprese. Il rallentamento dell’inflazione, che si è intensificato soprattutto nel corso della stagione estiva ed autunnale, rappresenta un esito non atteso, dal momento che lo scorso 1° ottobre l’aliquota ordinaria dell’imposta sul valore aggiunto è stata ritoccata per la seconda volta in due anni, passando da 21% a 22%. Viceversa, la variazione congiunturale di segno negativo dell’indice dei prezzi al consumo nell’ultimo trimestre del 2013 (-0.4%) conferma che il maggior onere fiscale è stato trasferito solo in minima parte al consumatore: se ne desume che a seguito dell’aumento dell’Iva gli operatori della produzione e della distribuzione commerciale si sono caricati dell’aggravio di imposta, comprimendo ulteriormente i propri margini. L’ultimo trimestre dell’anno si caratterizza per rincari di entità significativa nell’area delle tariffe pubbliche (+0.7% rispetto al Iii trimestre 2013, con aumenti guidati dal settore dei rifiuti urbani per effetto dell’entrata in vigore della Tares), mentre marginali adeguamenti hanno interessato i prezzi dei beni alimentari ed industriali. Al contrario, il settore energetico ed i servizi privati mostrano tendenze al ribasso, con saggi superiori al punto percentuale. In termini di contributo, il maggiore apporto alla variazione complessiva dei prezzi al consumo è da riferire ai servizi e alle tariffe pubbliche. È negativo il contributo dei carburanti e delle tariffe di energia elettrica e gas naturale, ancora in ridimensionamento. A livello provinciale, Genova registra un’inflazione pari all’1.1%, in rapido ridimensionamento rispetto al trimestre precedente, mentre La Spezia si attesta ad un più modesto 0.6%, sotto la media regionale.  
   
   
TRENTO: ROSSI ALL´INCONTRO SULL´AUTONOMIA CON LE ASSOCIAZIONI DI CONFINDUSTRIA DEL NORD ITALIA  
 
Trento, 10 marzo 2014 - Non ha usato giri di parole, il presidente della Provincia autonoma di Trento, Ugo Rossi, all´incontro promosso dalla Federazione dell’Industria del Trentino-alto Adige presso la Metalsistem Spa di Rovereto per parlare delle autonomie regionali assieme alle Confindustrie del Nord Italia. Rivolgendosi agli industriali presenti il presidente Rossi ha infatti auspicato che l´Autonomia possa diventare davvero un valore condiviso: "Dovete chiedere anche voi l´Autonomia", sono state le sue parole e rispondendo a chi ha accusato le Autonomie di Trento e di Bolzano di godere di privilegi ha risposto: "Qui si sta buttando via il bambino assieme all´acqua sporca". Nella sua relazione il presidente ha infatti ricordato che l´Autonomia in Trentino c´è sempre stata: "L´abbiamo rivendicata anche nei confronti dell´Impero austro-ungarico e dopo il conflitto mondiale ci è stata costituzionalmente riconosciuta. Ma, senza presunzione perché abbiamo fatto anche errori, abbiamo esercitato questa prerogativa nel segno della responsabilità. Era questo il senso dell´accordo di Milano che, per nostra iniziativa, ha sancito un principio fondamentale: la nostra Autonomia finanziaria si basa esclusivamente su quanto il nostro territorio produce. Per questo abbiamo assunto nuove competenze rinunciando a 500 milioni di euro all´anno, e come noi ha fatto Bolzano". "Lo Stato - ha proseguito il presidente Ugo Rossi - ha richiesto ulteriori contributi, e così, con decisioni unilaterali e in violazione degli accordi, le varie manovre che si sono succedute fino ad oggi hanno comportato un ´prelievo´ che per il Trentino attualmente è pari a 1.403 milioni. Sommati a quelli di Bolzano arrivano a oltre tre miliardi di euro. Ecco perché va detto che ormai non abbiamo più i nove decimi delle risorse prodotte sul territorio, ma poco più dei sette decimi. Sappiamo però quanto sia grande l´attuale emergenza e siamo disponibili a ragionare. La nostra proposta, al vaglio del Governo, si chiama ´residuo fiscale´ che calcola effettivamente quanto un territorio paga e quanto lo Stato effettivamente spende in quel territorio per i servizi pubblici: siamo convinti che se la nostra formula venisse accolta, il Trentino-alto Adige/südtirol si allineerebbe alle regioni del Nord più virtuose. Purché, s’intenda, nessuno metta in discussione la nostra Autonomia, grazie alla quale è un territorio a poter decidere come affrontare le emergenze e come pensare al futuro dei propri cittadini e del proprio Paese”.