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Notiziario Marketpress di Lunedì 23 Giugno 2014
SICUREZZA DEI PAZIENTI: SI REGISTRANO PROGRESSI MA OCCORRE FARE DI PIÙ  
 
Bruxelles, 23 giugno 2014 - La Commissione europea ha pubblicato in data 19 giugno un pacchetto sulla sicurezza dei pazienti, che evidenzia come la Commissione e i paesi dell’Ue stanno affrontando il problema della sicurezza dei pazienti, i progressi compiuti dal 2012 e gli ostacoli da superare per migliorare la sicurezza dei pazienti, come previsto in una raccomandazione del Consiglio del 2009. Benché siano stati compiuti progressi significativi in termini di elaborazione di programmi nazionali per la sicurezza dei pazienti e di attuazione di sistemi che consentano ai pazienti di segnalare gli effetti avversi, c´è da fare ancora molta strada riguardo alle disposizioni di esecuzione in tema di rafforzamento del ruolo dei pazienti e, in particolare, di istruzione e formazione del personale sanitario. I documenti pubblicati oggi confluiranno nel processo di riflessione attualmente in corso sulla futura azione a livello di Ue in materia di sicurezza dei pazienti e di qualità dell´assistenza. Tonio Borg, Commissario europeo per la Salute, ha dichiarato: "Quando i nostri cittadini si recano in un ospedale si aspettano di ricevere un’assistenza sanitaria sicura. La buona notizia è che la maggior parte degli Stati membri ha attuato programmi per la sicurezza dei pazienti. La cattiva notizia è che, nonostante tali progressi, nelle strutture sanitarie continuano a registrarsi eventi sfavorevoli e la sicurezza dei pazienti è raramente contemplata nella formazione del personale sanitario. Dobbiamo pertanto dar seguito all´impegno volto a garantire ai nostri cittadini una maggiore sicurezza nelle strutture sanitarie". Il pacchetto è composto da tre documenti. 1 La relazione sull´esecuzione della raccomandazione del Consiglio sulla sicurezza dei pazienti del 2009 Nel 2009 il Consiglio ha presentato una raccomandazione sulla sicurezza dei pazienti e sulle infezioni nosocomiali, che prevede una strategia globale a livello di Ue basata su quattro settori di intervento: 1) politiche e programmi in materia di sicurezza dei pazienti; 2) rafforzamento del ruolo dei pazienti, 3) segnalazione degli eventi sfavorevoli e apprendimento dagli errori; 4) istruzione e formazione del personale sanitario. A seguito della relazione del 2012 sull’attuazione della raccomandazione, che ha dimostrato i progressi compiuti dagli Stati membri e ha individuato i settori che richiedono ulteriore impegno, la relazione odierna evidenzia ulteriori progressi compiuti negli ultimi due anni, in particolare nei settori sotto elencati. Sviluppo di politiche e programmi in materia di sicurezza dei pazienti: 26 paesi hanno elaborato o stanno completando strategie o programmi in materia di sicurezza dei pazienti. Le norme sulla sicurezza dei pazienti sono ora obbligatorie in 20 paesi (erano 11 nel 2012) e 19 paesi utilizzano gli orientamenti in materia di sicurezza dei pazienti. Sistemi di segnalazione e di apprendimento relativi agli eventi sfavorevoli: tali sistemi sono attualmente in vigore in 27 paesi (erano 15 nel 2012), principalmente a livello nazionale (21) e di prestatori di assistenza sanitaria (13). I pazienti sono attualmente più propensi a segnalare di aver subito danni nel ricevere assistenza sanitaria – nel 2013 il 46% ha segnalato eventi sfavorevoli, mentre nel 2009 lo ha fatto solo il 28%. Rafforzamento del ruolo dei pazienti: 18 paesi informano i pazienti sulle norme relative alla sicurezza dei pazienti, sulle misure di sicurezza per ridurre o prevenire gli errori, sul diritto al consenso informato alla terapia, sulle procedure di reclamo e sui mezzi di ricorso disponibili (soltanto cinque nel 2012). Per quanto riguarda l’impatto della raccomandazione, 21 dei 28 paesi rispondenti hanno dichiarato di aver incrementato la sensibilizzazione a livello politico, 20 hanno dichiarato di aver aumentato la consapevolezza nelle strutture sanitarie e 16 hanno dichiarato di avere avviato interventi concreti. La relazione conclude tuttavia che è necessario un impegno continuo a livello di Ue per aumentare la sicurezza dei pazienti e la qualità dell´assistenza e propone una serie di interventi, tra cui l´elaborazione di orientamenti sulle informazioni da fornire ai pazienti e sulla norme relative alla sicurezza dei pazienti, nonché una definizione comune di qualità dell´assistenza. Per quanto riguarda la prevenzione delle infezioni nosocomiali la relazione conclude che è richiesto un maggiore impegno, in particolare per garantire che nelle strutture sanitarie sia presente personale specializzato addetto alla lotta contro le infezioni nonché per assicurare la capacità di isolamento dei pazienti infetti. 2 L’indagine Eurobarometro sulla sicurezza dei pazienti e la qualità dell´assistenza, condotta tra il novembre e il dicembre 2013 in tutti i 28 paesi dell’Ue, evidenzia che: poco più della metà (53%) dei cittadini dell´Ue considera probabile che i pazienti possano subire danni a seguito delle cure ospedaliere ricevute nel proprio paese. Questa percentuale varia tuttavia notevolmente tra i diversi paesi: si va dall’82% di Cipro al 21% dell’Austria; come già rilevato nel 2009, anno in cui è stata condotta l´ultima indagine sull´argomento, poco più di un quarto (27%) ha affermato di essere stato vittima di un evento sfavorevole connesso alle cure ricevute, o che tale evento ha coinvolto un loro familiare. Sono gli intervistati delle zone settentrionali e occidentali dell’Ue ad affermarlo più frequentemente; il 46% di coloro che hanno subito un evento sfavorevole lo ha segnalato, contro solo il 28% nel 2009, il che indica che il ruolo dei pazienti è stato sensibilmente rafforzato. L’aumento è stato ancora più rilevante in determinati paesi, ad esempio in Francia (+ 61%), Spagna (+ 40%) e in Lussemburgo (+ 32%); ciò nonostante, nel 37% dei casi in cui l’evento sfavorevole è stato segnalato "non è successo nulla". Un paziente su cinque ha tuttavia ricevuto le scuse del medico o degli infermieri, mentre il 17% ha ricevuto una spiegazione dell’errore commesso da parte della struttura sanitaria. 3 I risultati della consultazione pubblica svoltasi tra il dicembre 2013 e il febbraio 2014 mostra che la società civile (oltre il 90%) ancora ritiene che la sicurezza dei pazienti nell’Ue sia problematica. Dai risultati è emerso un fortissimo sostegno a tutti i settori passibili di miglioramento individuati dalla Commissione. Secondo gli intervistati le misure più efficaci consistono nel coinvolgere il personale sanitario, nel prevedere leggi nazionali vincolanti, nel coinvolgere le organizzazioni dei pazienti e nel promuovere la cooperazione in materia di sicurezza dei pazienti a livello di Ue. La maggior parte dei partecipanti (72%) ritiene inoltre che ampliare l´ambito di applicazione dell´intervento dell´Ue dalla sicurezza dei pazienti fino a coinvolgere una qualità dell´assistenza in senso più ampio apporterebbe notevoli benefici. La sicurezza dei pazienti è considerata il risultato di un´assistenza di alta qualità, che deve essere sicura, efficace e rispettosa delle esigenze e della dignità dei pazienti. Contesto Si stima che, nel periodo in cui riceve assistenza sanitaria, l´8-12% dei pazienti ammessi in ospedale nell´Ue subisca eventi sfavorevoli quali infezioni nosocomiali (circa il 25% degli eventi sfavorevoli), errori medici e chirurgici, disfunzioni dei dispositivi medici, errori diagnostici e mancato intervento a seguito dei risultati dei test. Le stime indicano che nell´Ue 4,1 milioni di pazienti contraggono ogni anno un’infezione nosocomiale e almeno 37 000 muoiono a causa di esse. Tutti i documenti e ulteriori informazioni sulla sicurezza dei pazienti nell´Ue sono disponibili all’indirizzo: http://ec.Europa.eu/health/patient_safety/policy/index_it.htm  
   
   
GIUSTIZIA EUROPEA: SECONDO L’AVVOCATO GENERALE CRUZ VILLALóN, UNO STATO MEMBRO È OBBLIGATO AD AUTORIZZARE LA PRESTAZIONE DI UN SERVIZIO MEDICO IN UN ALTRO STATO DELL’UNIONE QUANDO L’IMPOSSIBILITÀ DI PRESTARLO SUL SUO TERRITORIO DIPENDA DA UNA CARENZA DI CARATTERE CONTINGENTE E TRANSITORIO NEI SUOI CENTRI OSPEDALIERI  
 
Lussemburgo, 23 giugno 2014 - In forza del diritto dell’Unione , un lavoratore può essere autorizzato a recarsi nel territorio di un altro Stato membro per ricevere cure adeguate al suo stato, e ricevere in tale Stato le prestazioni necessarie come se fosse iscritto al regime previdenziale di detto Stato, con rimborso dei relativi costi da parte dello Stato di residenza. Lo Stato membro di residenza non può negare detta autorizzazione quando l’assistenza di cui ha bisogno il lavoratore ricade tra le prestazioni ricomprese dalla propria normativa e non può essere opportunamente erogata nel proprio territorio in considerazione dello stato di salute del lavoratore e della probabile evoluzione della sua malattia. La sig.Ra Petru, cittadina rumena, soffre di una grave patologia che, in esito a un peggioramento, ha dato luogo al suo ricovero in un istituto specializzato a Timisoara (Romania), in cui si è attestato che il suo stato era così grave da rendere necessario un intervento chirurgico urgente. Durante il periodo di degenza, la sig.Ra Petru ha constatato che detto istituto non disponeva di materiali medici di prima necessità ed era saturo, sicché, in considerazione, inoltre, della difficoltà dell’intervento chirurgico al quale doveva sottoporsi, ha chiesto l’autorizzazione ad essere sottoposta all’intervento in Germania. Anche se la sua richiesta è stata respinta, la sig.Ra Petru ha deciso di essere operata in Germania. Il costo complessivo dell’intervento è stato di circa Eur 18 000, di cui essa chiede rimborso alle autorità rumene. Il Tribunale di Sibiu (Romania), chiamato a decidere la controversia, ha chiesto alla Corte di giustizia se la carenza generalizzata di materiali medici di prima necessità nello Stato di residenza costituisca una situazione in cui risulti impossibile prestare il trattamento, sicché il cittadino di tale Stato membro possa esercitare il suo diritto ad essere autorizzato a ricevere tale trattamento in un altro Stato membro a carico del regime di previdenza sociale del suo Stato di residenza. Nonostante la sussistenza di una giurisprudenza della Corte di giustizia in materia, è la prima volta in cui la necessità di ricevere assistenza medica in un altro Stato membro trova giustificazione nella carenza di mezzi dello Stato di residenza. Nelle sue conclusioni presentate in data odierna, l’avvocato generale Cruz Villalón analizza due distinte questioni: 1) se la mancanza o carenza di mezzi in un centro ospedaliero, in determinate circostanze, possa equivalere a una situazione in cui non è possibile praticare in tempo utile in uno Stato una determinata prestazione sanitaria compresa tra le prestazioni dispensate dal proprio sistema di previdenza sociale e 2) se lo stesso si verifichi quando tali carenze o mancanze nelle strutture sanitarie siano di carattere strutturale. Dopo aver ricordato che i servizi sanitari, compresi quelli pubblici, costituiscono servizi di carattere economico assoggettati alla libera circolazione dei servizi, l’Avvocato generale sostiene che gli Stati membri, anche se possono sottoporre ad autorizzazione la prestazione di tali servizi in un altro Stato membro con spese a carico dello Stato di residenza, potranno rifiutare l’autorizzazione solo nell’ipotesi in cui possa conseguirsi tempestivamente nel loro territorio un trattamento identico o che presenti lo stesso grado di efficacia. L’avvocato generale riprende la giurisprudenza in materia segnalando che un paziente di uno Stato membro, iscritto ad un sistema sanitario pubblico, ha il diritto di recarsi in un altro Stato dell’Unione, ponendo le spese a carico del sistema di previdenza sociale del suo Stato di residenza, quando in questo altro Stato, e non nel suo Stato di residenza, possa essere ottenuto tempestivamente un trattamento identico o che presenti lo stesso grado di efficacia. In tal caso, il sistema assicurativo del paziente coprirà le spese sostenute all’estero. Se tali condizioni non sono soddisfatte, il paziente può recarsi all’estero e ottenere il servizio al quale aveva diritto nel suo Stato di iscrizione, potendo però chiedere solo il rimborso al costo previsto in tale Stato e non a quello fatturato nel luogo di prestazione del servizio. Quanto alla prima questione, l’Avvocato generale sottolinea che, dal momento che il diritto dell’Unione non opera distinzioni in merito alle ragioni per le quali una determinata prestazione non possa essere praticata tempestivamente, si deve ritenere che la carenza occasionale di mezzi materiali equivalga a una mancanza dovuta a carenze di personale medico. Conseguentemente, a suo parere, lo Stato membro è obbligato ad autorizzare la prestazione, in un altro Stato dell’Unione, di un servizio medico compreso nelle prestazioni coperte dal proprio sistema di previdenza sociale, nel caso in cui carenze delle proprie strutture ospedaliere, di carattere congiunturale, rendano effettivamente impossibile la prestazione stessa. Per contro, rispondendo alla seconda questione esaminata, l’Avvocato generale ritiene che, laddove la carenza di mezzi materiali necessari ai fini dell’effettuazione della prestazione sanitaria in questione dipenda da una mancanza strutturale, lo Stato membro non è obbligato ad autorizzare la prestazione, in un altro Stato dell’Unione, di un servizio compreso nelle prestazioni coperte dal proprio sistema di previdenza sociale, sebbene ciò possa comportare che determinate prestazioni sanitarie non possano essere effettivamente praticate. Tale obbligo sussisterà solamente qualora l’autorizzazione non metta in pericolo la sostenibilità economica del suo sistema di previdenza sociale. Al riguardo, l’Avvocato generale fa presente che lo Stato membro che si trovi in tale situazione di carenza strutturale non potrebbe far fronte agli oneri economici derivanti da un’emigrazione sanitaria di massa degli iscritti al proprio sistema di previdenza sociale e sottolinea che uno dei limiti all’esercizio della libera prestazione dei servizi nel settore dei servizi sanitari consiste proprio nel non mettere in pericolo né la prestazione dei servizi stessi né tutti gli sforzi di pianificazione e di razionalizzazione effettuati in tale settore vitale nello Stato di residenza del paziente.  
   
   
GIUSTIZIA EUROPEA: UNA DONNA CHE SMETTA DI LAVORARE O DI CERCARE UN IMPIEGO A CAUSA DELLE LIMITAZIONI FISICHE COLLEGATE ALLE ULTIME FASI DELLA GRAVIDANZA E AL PERIODO SUCCESSIVO AL PARTO PUÒ CONSERVARE LO STATUS DI «LAVORATORE»  
 
Lussemburgo, 23 giugno 2014 -Nel Regno Unito, l’indennità integrativa del reddito (income support) è una prestazione che può essere concessa a talune categorie di persone in cui reddito non superi un determinato importo. Le donne incinte o le puerpere, in particolare, possono richiedere tale prestazione nel periodo intorno al parto. Tuttavia, le «persone provenienti dall’estero» (ossia i richiedenti che non risiedono abitualmente nel Regno Unito) non hanno diritto a tale prestazione, a meno che esse non abbiano acquisito lo status di lavoratore ai sensi della direttiva sul diritto di libera circolazione e di soggiorno dei cittadini dell’Unione. La sig.Ra Jessy Saint Prix è una cittadina francese giunta il 10 luglio 2006 nel Regno Unito, ove ha lavorato, essenzialmente come insegnante ausiliaria, dal 1° settembre 2006 al 1° agosto 2007. Mentre era in stato di gravidanza, la sig.Ra Saint Prix ha lavorato, all’inizio del 2008, come interinale presso scuole materne. Il 12 marzo 2008, ormai quasi al sesto mese di gravidanza, ha abbandonato tale impiego in quanto il lavoro, che consisteva nell’occuparsi di bambini piccoli, era diventato troppo faticoso. La richiesta di indennità integrativa del reddito da lei presentata è stata respinta dall’amministrazione britannica, in quanto la sig.Ra Saint Prix aveva perso la qualità di lavoratore. Il 21 agosto 2008, tre mesi dopo la nascita di suo figlio, la signora ha ripreso il lavoro. Chiamata a decidere se la sig.Ra Saint Prix abbia diritto ad un’indennità integrativa del reddito, la Supreme Court of the United Kingdom (Corte suprema del Regno Unito) chiede alla Corte di giustizia se una donna, che smetta di lavorare o di cercare un impiego a causa delle limitazioni fisiche collegate alle ultime fasi della gravidanza e al periodo successivo al parto, rientri nella nozione di «lavoratore» ai sensi del diritto dell’Unione[2]. Nella sua sentenza odierna, la Corte considera che una donna nella situazione della sig.Ra Saint Prix può conservare lo status di «lavoratore». A sostegno del proprio ragionamento, la Corte ricorda che un cittadino dell’Unione che non svolga più attività lavorativa può tuttavia conservare la qualità di lavoratore in taluni casi particolari (inabilità temporanea al lavoro, disoccupazione involontaria o, ancora, formazione professionale)[3]. La Corte rileva che la direttiva sul diritto di libera circolazione e di soggiorno dei cittadini dell’Unione non elenca in maniera esaustiva le circostanze nelle quali un lavoratore migrante può, nonostante la perdita del suo impiego, continuare a beneficiare dello status di lavoratore. In ogni caso, la direttiva, che mira espressamente ad agevolare l’esercizio del diritto dei cittadini dell’Unione di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri, non può, di per sé, limitare la portata della nozione di lavoratore ai sensi del Tfue. Orbene, dalla giurisprudenza della Corte risulta che la qualifica di lavoratore ai sensi del Tfue, nonché i diritti derivanti da un siffatto status, non dipendono necessariamente dall’esistenza o dalla prosecuzione effettiva di un rapporto di lavoro[4]. La circostanza che limitazioni fisiche collegate alle ultime fasi della gravidanza e al periodo immediatamente successivo al parto costringano una donna a cessare di svolgere un’attività subordinata durante il periodo necessario al suo ristabilimento non è pertanto, in linea di principio, idonea a privarla della qualità di «lavoratore». Infatti, la circostanza che quella persona non sia stata effettivamente presente sul mercato del lavoro dello Stato membro ospitante per vari mesi non implica che abbia cessato di far parte di esso durante tale periodo, purché essa riprenda il suo lavoro o trovi un altro impiego entro un termine ragionevole dopo il parto. Se così non fosse, le cittadine dell’Unione sarebbero dissuase dall’esercitare il loro diritto di libera circolazione, poiché rischierebbero di perdere la qualità di lavoratore nello Stato membro ospitante. La Corte precisa che, per determinare se il periodo intercorso tra il parto e la ripresa del lavoro possa essere considerato ragionevole, è compito del giudice nazionale tenere conto di tutte le circostanze specifiche del caso di specie, nonché delle disposizioni nazionali che disciplinano la durata del congedo di maternità.  
   
   
RIPRISTINARE LA FIDUCIA NEI DISPOSITIVI MEDICI. DOPO LO SCANDALO DELLE PROTESI MAMMARIE FRANCESI UN PIANO D´AZIONE HA RAFFORZATO I CONTROLLI IN EUROPA  
 
Bruxelles, 23 giugno 2014 - In data 20 giugno il Consiglio "Occupazione, politica sociale, salute e consumatori" (Epsco) ha discusso le azioni congiunte adottate dalla Commissione europea e dagli Stati membri per ripristinare la fiducia in seguito allo scandalo delle protesi mammarie difettose prodotte dalla società francese Pip. Tali misure sono state incluse nel piano comune per un´azione immediata in forza della vigente legislazione sui dispositivi medici (il cosiddetto piano d´azione comune Pip) concordato nel 2012 (cfr. Ip/12/119). "I consumatori sono oggi più sicuri di quanto lo fossero quando è stato scoperto lo scandalo della società Pip" ha affermato Neven Mimica, Commissario responsabile per la Politica dei consumatori. "Grazie a una stretta cooperazione tra gli Stati membri e la Commissione europea le regole attuali sui dispositivi medici sono fatte rispettare più efficacemente. In particolare siamo riusciti a rafforzare i controlli degli organismo notificati. Alcuni miglioramenti fondamentali richiedono però una base giuridica rafforzata. Questo è il motivo per cui ho invitato gli Stati membri a raggiungere un accordo politico entro la fine di quest´anno al fine di consentire l´adozione rapida di questo dossier così importante". Lo scandalo della società Pip ha evidenziato la necessità di migliorare quanto prima la supervisione dei dispositivi medici. Per tale motivo la Commissione europea e gli Stati membri hanno concordato un piano d´azione volto a migliorare i controlli sulla base della legislazione esistente. Esso è imperniato su quattro ambiti chiave: il funzionamento degli organismi notificati, la sorveglianza del mercato, il coordinamento negli ambiti della vigilanza, la comunicazione e la trasparenza. I principali risultati ottenuti dal piano d´azione comune Il piano ha prodotto progressi sostanziali, in particolare nei seguenti ambiti: sulla base del regolamento di esecuzione (Ue) n. 920/2013 della Commissione che chiarisce i criteri che devono soddisfare gli organismi notificati gli Stati membri hanno riesaminato le qualifiche e la sfera di attività dei loro organismi notificati. Ciò ha prodotto misure correttive o limitazioni della portata delle attività degli organismi notificati in 8 paesi; fino al maggio 2014 sono stati effettuati su base volontaria audit congiunti degli organismi notificati ad opera di gruppi composti di revisori di diversi Stati membri e della Commissione in 22 dei 23 paesi che dispongono di organismi notificati. L´ultimo audit che interessa il rimanente paese è già programmato. Gli audit hanno consentito di identificare le criticità nel modus operandi degli organismi notificati. Dove si sono riscontrate gravi carenze si è proceduto ad azioni correttive immediate che potevano comportare anche la sospensione temporanea o la limitazione della sfera di attività dell´organismo notificato in questione. In un unico caso l´organismo notificato è decaduto dal potere di rilasciare certificati. Se del caso si è chiesto un riesame di tutti i certificati emanati. Nel caso di un singolo organismo notificato, sui 689 certificati controllati 45 sono stati sospesi e 18 ritirati. Con il summenzionato regolamento di esecuzione della Commissione questi audit comuni sono stati resi obbligatori per le nuove designazioni e ridesignazioni di organismi notificati. 20-25 audit di questo tipo sono previsti per il 2014. Lo scandalo della società Pip ha evidenziato i punti deboli insiti nel sistema di vigilanza. Il piano d´azione rafforza il sistema raccomandando che gli organismi notificati effettuino audit senza preavviso dei fabbricanti. Gli organismi notificati hanno segnalato che stanno effettuando o stanno per avviare questo tipo di audit. Tuttavia, finora non sono disponibili informazioni attendibili sul numero degli audit estemporanei o dei loro effetti. Con cadenza mensile vengono ora condotte con gli Stati membri, sotto la presidenza dei servizi della Commissione, teleconferenze di vigilanza che migliorano il coordinamento tra gli Stati membri. Più di 70 casi specifici sono stati sottoposti a fini di coordinamento. Inoltre, il Centro comune di ricerca della Commissione ha avviato un´analisi tendenziale degli incidenti. Il documento di lavoro dei servizi della Commissione discusso oggi in seno al Consiglio Epsco contiene un´analisi dettagliata di questi elementi nonché delle attività addizionali derivanti dal piano d´azione come ad esempio una raccomandazione della Commissione sull´uso di un sistema specifico di tracciabilità dei dispositivi medici adottata nell´aprile 2013, le discussioni in corso per migliorare i registri dei prodotti, le relazioni degli Stati membri sulle loro attività di vigilanza del mercato quale base per ulteriori miglioramenti o le discussioni in merito alla segnalazione degli incidenti da parte degli operatori sanitari e dei pazienti. L´analisi indica che su certi aspetti del piano d´azione comune si sono registrati progressi limitati e che occorre portare avanti i lavori nel merito fino a quando entrerà in vigore la nuova legislazione. Tali aspetti riguardano in particolare: l´organizzazione degli audit senza preavviso e la loro efficacia; lo sviluppo di un concetto comune di sorveglianza del mercato e di un coordinamento e di una comunicazione migliori in merito ai dati di vigilanza; la valutazione di come usare al meglio i registri per fornire dati e identificare i problemi che i dispositivi possono presentare nel lungo termine; l´identificazione di meccanismi per rilevare con maggiore efficacia gli indizi, le tendenze e l´accresciuta frequenza di incidenti sulla base di un progetto del Centro comune di ricerca che sarà presentato alla metà del 2014; una valutazione condotta con gli Stati membri in merito alla necessità e alla possibilità di organizzare programmi di formazione inter pares. L´implementazione del piano comune è stata coronata da successo. Tuttavia, si tratta di una serie di misure a breve termine destinate a valorizzare al massimo le potenzialità insite nella legislazione esistente. Una soluzione di lungo termine richiede una revisione approfondita del quadro giuridico. L´adozione della neoproposta regolamentazione è necessaria per risolvere tutta una serie di questioni in sospeso. Ciò riguarda in particolare: il campo di applicazione della legislazione, la governance del sistema e la sua trasparenza, certi obblighi a carico degli organismi notificati, in particolare in relazione agli audit estemporanei obbligatori, la valutazione clinica, la classificazione del rischio presentato dai dispositivi nonché i requisiti in termini di sicurezza e rendimento, gli obblighi a carico degli operatori economici, la segnalazione degli incidenti alle autorità competenti da parte degli utilizzatori e dei pazienti, certi aspetti legati al sistema di vigilanza e di sorveglianza del mercato, il ruolo e il funzionamento della base dati Eudamed e l´accesso degli organismi notificati a Eudamed, e la tracciabilità dei dispositivi. Ciascuno di questi punti è essenziale per assicurare la sicurezza dei pazienti e dei consumatori.  
   
   
NUOVE LINEE GUIDA DEL NICE PER LA GESTIONE DELLA FIBRILLAZIONE ATRIALE. GLI ESPERTI: ¡°POSSIBILE PREVENIRE CENTINAIA DI ICTUS OGNI ANNO¡±  
 
Newbury, Uk, 23 giugno 2014 ¨C Il Nice ha annunciato oggi l¡¯aggiornamento definitivo delle Linee Guida per la gestione della Fibrillazione Atriale, presentando le principali modifiche nel trattamento di questa patologia potenzialmente fatale. Le Linee Guida, aggiornate per la prima volta dal 2006, includono ora i Nuovi Anticoagulanti Orali (Nao) ¨C rivaroxaban, apixaban o dabigatran etexilato ¨C come opzione alternativa di prima linea per la prevenzione dell¡¯ictus in pazienti con fibrillazione atriale rispetto alla terapia standard con gli antagonisti della vitamina K (Vkas), come il warfarin. Inoltre, le Linee Guida raccomandano il controllo periodico dei valori della coagulazione con i Vkas, consigliando lo switch al trattamento con i Nuovi Anticoagulanti Orali qualora dal controllo il valore dell¡¯Inr non si corregga. In seguito a studi che ne hanno dimostrato un¡¯efficacia limitata in questa specifica indicazione1 le Linee Guida non raccomandano pi¨´ la sola somministrazione di aspirina in monoterapia per la prevenzione dell¡¯ictus in pazienti con fibrillazione atriale. ¡°Siamo fiduciosi che la pubblicazione di queste Linee Guida rappresenti un momento per fare chiarezza sul trattamento dei pazienti con fibrillazione atriale nel Regno Unito ¨C afferma Khalid Khan, Consultant Cardiologist, Bcuhb, Wrexham ¨C Attualmente ci sono molte centinaia di persone affette da questa aritmia cardiaca che purtroppo non sono protette dal rischio di ictus; sia che si tratti di pazienti non trattati, sotto terapia poco efficace per la fibrillazione atriale, come l¡¯aspirina, o con warfarin non adeguatamente controllato. L¡¯annuncio di oggi fornisce agli specialisti una maggiore scelta e una guida pi¨´ chiara in questo ambito, nonch¨¦ un supporto per trattare in modo pi¨´ efficace i pazienti con fibrillazione atriale, che permetta di evitare centinaia di ictus ogni anno. Avere la possibilit¨¤ di scegliere sia warfarin sia uno dei nuovi anticoagulanti orali, permette ai medici di personalizzare il trattamento sulla base delle necessit¨¤ dei pazienti.¡± Le precedenti Linee Guida del 2006 raccomandavano la terapia anticoagulante (con warfarin) alle persone ad alto rischio ictus correlato alla fibrillazione atriale o, nel caso di pazienti a basso o moderato rischio, un¡¯anticoagulazione con aspirina. Da allora ¨¨ stato dimostrato che l¡¯aspirina fornisce una limitata se non nulla protezione contro il rischio di ictus in pazienti con fibrillazione atriale e, in realt¨¤, pu¨° dimostrarsi pi¨´ dannosa che efficace.4 Il rischio di ictus in pazienti con fibrillazione atriale viene misurato attraverso il ¡®punteggio¡¯ Cha2ds2-vasc (si veda la sezione in calce) che valuta un range di fattori di rischio, come l¡¯et¨¤, la presenza di ipertensione o patologie vascolari. Le ultime Linee Guida raccomandano la terapia anticoagulante per tutti coloro che presentino un valore Cha2ds2-vasc uguale o maggiore a 2 e anche per gli uomini con valore uguale a 1, tenendo in considerazione, in entrambi i casi, il rischio di sanguinamento. Un recente studio relativo all¡¯uso degli anticoagulanti nella gestione della fibrillazione atriale, condotto su 1.857 medici di medicina generale in Inghilterra, evidenzia un eccessivo ricorso agli anti-aggreganti (come ad esempio l¡¯aspirina) per la prevenzione dell¡¯ictus in pazienti con fibrillazione atriale, evidenziando che al 36,2% di pazienti affetti da questa aritmia, ritenuti a rischio moderato o alto, veniva prescritta la sola aspirina senza alcuna terapia anticoagulante.5 Nelle nuove Linee Guida, tutti e tre i Nuovi Anticoagulanti Orali (Nao) sono raccomandati come opzione terapeutica per la prevenzione dell¡¯ictus correlato alla fibrillazione atriale e dell¡¯embolia sistemica, tra le indicazioni per le quali sono stati autorizzati.1 ¡°E¡¯ incoraggiante il fatto che ora le Linee Guida tengano conto degli ultimi studi, dell¡¯opinione dei clinici e dei prodotti autorizzati disponibili ¨C sostiene Luis Felipe Graterol, Medical Director, Bayer Healthcare, Uk ¨C Ci¨° permette agli specialisti e ai pazienti di avere maggiore scelta nel trattamento e dovrebbe condurre, finalmente, ad esiti migliori.¡± Piano personalizzato di cura Inoltre, le nuove Linee Guida raccomandano di offrire ai pazienti con fibrillazione atriale un ¡°piano personalizzato di cura e informazione¡± che includa, tra le altre cose, ¡°sensibilizzazione sul rischio ictus e sulle misure di prevenzione¡± e ¡°informazioni e materiali didattici esaurienti sulla terapia anticoagulante¡±. La Atrial Fibrillation Association (Af Association), insieme a Bayer e ad un panel di esperti professionisti della salute, ha recentemente sviluppato un vero e proprio ¡°piano personalizzato di cura ¨C che prende il nome di ¡°Care Af¡± ¨C e ritiene che possa fornire tutte le informazioni che i pazienti necessitano per affiancarli e supportarli durante il loro percorso di cura. ¡°Accogliamo con piacere le nuove Linee Guida del Nice, sia in termini di miglioramento dell¡¯accesso per i pazienti ai pi¨´ recenti trattamenti disponibili, sia in termini di riconoscimento della necessit¨¤ di un piano ¡®olistico¡¯ ma anche personalizzato di cura che faccia s¨¬ che i pazienti si sentano supportati ¨C conclude Trudie Lobban Mbe, Chief Executive and Founder of the Atrial Fibrillation Association (Af Association) ¨C Care Af rappresenter¨¤ un aiuto per i pazienti, dalla diagnosi in poi, fornendo un ampio spettro di informazioni e materiali di supporto, incluso il diario Care Af e un sito web dedicato al paziente.¡± La Fibrillazione Atriale Le persone affette da fibrillazione atriale sono ad alto rischio ictus poich¨¦ ¨¨ pi¨´ probabile che incorrano nella formazione di coauguli di sangue. Questo avviene quando gli atrii ¨C le parti superiori delle camere cardiache ¨C battono con ritmo irregolare (fibrillati) e il sangue ristagna e coagula. Una volta formatosi, il coagulo pu¨° staccarsi e iniziare a entrare in circolo. Se non si dissolve, pu¨° fermarsi all¡¯interno delle piccole arterie cerebrali, dando origine ad un ictus. Mentre alcuni pazienti mostrano particolari sintomi, come ad esempio palpitazioni, affanno, vertigini e disturbi al petto, in altri ¨¨ asintomatica, ma questi ultimi necessitano comunque di una gestione appropriata. Il punteggio Cha2ds2-vasc Il Cha2ds2-vasc ¨¨ uno strumento predittivo del rischio di ictus utilizzato nella pratica clinica. Valuta i seguenti comuni fattori di rischio (in tabella) e assegna un valore a ciascuno. Il punteggio massimo ¨¨ 9. Le recenti Linee Guida del Nice raccomandano la terapia anticoagulante per tutti coloro che presentino un valore Cha2ds2-vasc uguale o maggiore a 2 e anche per gli uomini con valore uguale a 1, tenendo in considerazione in entrambi i casi il rischio di sanguinamento.
Condition Points
C Scompenso cardioco congestizio (o disfunzione sistolica del ventricolo sinistro) 1
H Ipertensione: pressione sanguigna superior a 140/90 mmHg (o ipertensione trattata con I farmaci) 1
A2 Et¨¤ ¡Ý75 anni 2
D Diabete mellito 1
S2 Precedente Stroke o Tia o tromboembolismo 2
V Patologia vascolare (ad esempio arteriopatia periferica; infarto del miocardio; placca aterosclerotica) 1
A Et¨¤ compresa tra 65¨C74 anni 1
Sc Sesso (ad esempio donne) 1
 
   
   
SANITÀ FVG: SERRACCHIANI, SVOLTA DIGITALE PER RIQUALIFICARE SPESA  
 
Trieste, 23 giugno 2014 - La riforma della sanità, ha spiegato la presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, intervenendo a Trieste in apertura del convegno Sanità Digitale, è un impegno che la Regione sta portando avanti con grande determinazione, lavorando non alla ricerca del consenso elettorale ma per garantire sicurezza e dignità ai cittadini. Essendo questo capitolo a totale carico del bilancio regionale, la riqualificazione della spesa assume un´importanza fondamentale e passa anche dalla svolta digitale. Sottolineando come nemmeno l´1 per cento delle ricette vengano tuttora fornite in formato elettronico, Serracchiani ha affermato quanto si voglia accelerare con la digitalizzazione e quanto, a questo proposito, sia opportuno confrontarsi con altre realtà per imparare ma anche per copiare bene ciò che può essere utile.  
   
   
LAZIO: UN ACCORDO PER METTERE LE STRUTTURE SANITARIE A DISPOSIZIONE DEI CITTADINI DELLE ALTRE REGIONI  
 
Roma, 23 giugno 2014 - La Regione è al lavoro per mettere a disposizione dei pazienti che provengono dalle altre regioni le strutture private accreditate del Lazio. Un accordo sulle prestazioni per i non residenti. La Regione l’ha stretto con Aiop, l’Associazione italiana ospedalità privata, e prevede l’apertura di un tavolo tecnico per definire i passaggi intermedi. Il tavolo dovrà anche stabilire le remunerazioni delle diverse prestazioni offerte ai residenti delle altre regioni nelle strutture private accreditate del Lazio. Si tratta in particolare delle prestazioni di acuzie e post acuzie, fatta eccezione per quelle ad alto rischio di inappropriatezza. Le remunerazioni verranno stabilite secondo un tariffario preciso, il Tuc, tariffario unico di compensazione. L’obiettivo è attrarre nel Lazio un maggior numero di pazienti anche dalle altre Regioni.  
   
   
DONARE E’ SALVARE UNA VITA: LO RICORDA ANCHE QUEST’ANNO IL14 MO EUREGIOTOUR PER IL TRAPIANTO  
 
 Trento, 23 giugno 2014 - La presentazione del 14 mo Euregiotour per il trapianto è stata per l’Apss un’occasione importante per dire grazie alle famiglie e alle persone che hanno scelto di donare gli organi. «La manifestazione/competizione ciclistica - ha osservato Michael Prenner presidente del Transplant - è un evento atteso da molti trapiantati, medici, personale infermieristico e sostenitori di tutta Europa.» Quest’anno la passione per la due ruote correrà lungo le strade che portano da Innsbruck al Brennero e da qui ad Appiano. Si proseguirà sino alla Mendola e passando per Dimaro e Madonna di Campiglio si raggiungerà Pinzolo. La competizione si chiuderà ad Arco. Una tre giorni in bicicletta che vuole essere un messaggio di speranza. Lo hanno ricordato il direttore dell’U.o. Di nefrologia dell’ospedale S.chiara, Giuliano Brunori, il direttore dell’U.o. Di chirurgia 2 dell’Ospedale S.chiara di Trento, Alberto Brolese e il direttore del centro immunologia e trasfusione Attilio Cristallo. “Per alcune patologie- ha sottolineato il direttore generale dell’Apss Luciano Flor- l’unica soluzione possibile è rappresentata dal trapianto. Tenere allertata la popolazione è un prerequisito per poterne disporre ed essere in grado di rispondere alle richieste dei pazienti in attesa. Ringrazio le persone che con la loro testimonianza ricordano ogni giorno quanto sia prezioso l’atto della donazione.” Flor ha espresso soddisfazione per i risultati raggiunti in provincia di Trento, dove grazie alla solida rete di relazioni è stato possibile toccare traguardi di eccellenza a livello nazionale. Ha sottolineato come il positivo confronto con i centri italiani e la collaborazione con Innsbruck rappresentino il fondamento sul quale costruire progetti futuri”. Dello stesso avviso Silvio Fedrigotti, direttore del dipartimento salute e solidarietà sociale, che ha affermato come”l’assessorato alla salute sia molto sensibile al tema della donazione e dei trapianti e che sostenga con convinzione le attività legate a questo tema” Di informazione, dialogo e capacità di aprirsi ha parlato anche Lucia Pilati responsabile del coordinamento donazione organi aziendale. “Ringrazio la popolazione –ha precisato- perché senza donatori non avremmo i trapianti. In Italia siamo ai vertici perché le persone hanno dimostrato grande e diffusa sensibilità, suscitata grazie all’impegno profuso dalle associazioni del volontariato e dall’Apss. L’informazione e la formazione sono alla base dell’attività di donazione”. Il presidente dell’Aido provinciale Luca Pontalti ha espresso soddisfazione per il progressivo avvicinamento tra l’associazione e istituzioni sanitarie. Ha richiamato l’attenzione sul messaggio di conoscenza e di informazione proposto quotidianamente dall’Aido, soffermandosi sulla valenza dell’Euregiotour, iniziativa che ha il pregio di unire e invita a superare i confini. Un caloroso e fiducioso saluto è arrivato anche dal il vicepresidente dell’Aido provinciale Felice Zambaldi.  
   
   
ASSESSORE LOMBARDIA: SODDISFATTO DOPO VISITA OSPEDALE VARESE  
 
Milano, 23 giugno 2014 - "Torno qui dopo sei mesi ed è evidente che si respira un´aria nuova" ha detto l´assessore alla Salute durante la sua visita al Pronto Soccorso di Varese, caratterizzato da una nuova organizzazione logistica dove le persone in attesa di diagnosi o di ricovero aspettano in osservazione in una postazione attrezzata. Mario Mantovani, dopo la promessa di un intervento di Regione Lombardia per risolvere il problema della cosiddetta "barellaia", ha voluto così di persona verificare la nuova situazione del Pronto Soccorso di Varese, che oggi consente una più confortevole attesa per i pazienti. Mantovani Verifica - Accompagnato dal direttore generale Callisto Bravi insieme a Raffaele Cattaneo, presidente del Consiglio regionale e Fabio Rizzi, presidente della Commissione Sanità, ha incontrato medici, operatori sanitari e cittadini, parlando con alcuni di loro. L´assessore ha poi proseguito la sua visita in quei reparti ove sono stati ricavati i posti letto necessari per una migliore interazione tra ponto soccorso e reparti stessi. Conferenza Stampa - L´assessore, al termine della visita, insieme alle autorità presenti, ha poi incontrato i giornalisti. "Quando le Istituzioni lavorano in sintonia, si possono raggiungere risultati importanti. La positiva evoluzione del Pronto Soccorso di Varese ne è la prova. Ringrazio per questo la dirigenza e tutto il personale dell´Ospedale. Si cancella l´espressione barellaia, sostituita da letti con funzioni di osservazione". Nuove Tecnologie - L´assessore ha poi posto l´accento anche sulle nuove tecnologie: un bracciale elettronico, collegato via wireless con un dispositivo di emergenza "ha di fatto affrontato e risolto alcune criticità - ha detto Mantovani- che riguardano la tutela e la tempestività di intervento per un paziente che in giro per l´ospedale viene colto da malore; la sicurezza per gli infermieri stessi che possono attivare un sistema di allarme per difendersi in caso di aggressione, nonchè la possibilità che il dispositivo lanci un sos per un´ emergenza sanitaria attivando l´intervento di rianimatori in qualunque area della struttura". Cattaneo E Rizzi - Nei loro interventi sia il presidente Cattaneo sia il Presidente Rizzi hanno espresso la loro soddisfazione per il lavoro messo in campo dall´assessore per affrontare la questione del Pronto Soccorso. Il vice presidente Mantovani ha in particolare ricordato l´impegno della Giunta Maroni, che nel corso del 2013 ha consentito di far stanziare solo per la sanità varesina circa 50 milioni di euro. Tappa A Luino E Angera - Oggi, dunque, l´Ospedale Macchi ha imboccato un percorso da tutti apprezzato. "Sono soddisfatto, ma bisogna rodare questo percorso affinchè si arrivi a renderlo funzionale al massimo, ottimizzando tempi e risorse" ha risposto Mantovani ai giornalisti. "Assessore, la prossima visita?"- gli è stato chiesto - "Ora sarà la volta degli ospedali di Luino e Angera".  
   
   
LOMBARDIA: MALATI PSICHIATRICI: 26 MLN PER RESIDENZE SANITARIE DELIBERA RIGUARDA I PAZIENTI SOGGETTI A MISURE DI SICUREZZA  
 
Milano, 23 giugno 2014 - La Giunta Regionale ha approvato la delibera per la realizzazione in Lombardia di nuove strutture sanitarie per persone con disagi psichici soggetti a misure di sicurezza. "In base a quanto stabilito a livello nazionale - spiega l´assessore alla Salute di Regione Lombardia Mario Mantovani - anche in Regione Lombardia andiamo ad approvare in via definitiva il progetto per la creazione di due nuovi centri sul territorio lombardo. Si tratta di un prezioso servizio di supporto al disagio psichico dei detenuti, anche rispetto a tematiche particolarmente delicate riguardanti il processo di risocializzazione e riabilitazione di questi soggetti". Castiglione Delle Stiviere - Regione Lombardia provvederà alla riqualificazione dell´Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Castiglione delle Stiviere dell´Azienda Ospedaliera "Carlo Poma" di Mantova per un importo complessivo pari a euro 16.766.909,38 per un totale di 120 posti letto. Limbiate - L´altro intervento riguarda il recupero dei padiglioni "Forlanini" e "Ronzoni", all´interno dell´ex Ospedale Psichiatrico di Limbiate dell´Azienda Ospedaliera "Guido Salvini" di Garbagnate Milanese, per un importo di 9.294.800,00 euro e per un totale di 40 posti letto, invece degli iniziali 120 posti: sono stati così accolti positivamente dall´Assessorato le richieste dell´associazionismo e della comunità locale che chiedevano una decisa razionalizzazione del progetto iniziale.  
   
   
SOTTOSCRITTO PROTOCOLLO D’INTESA TRA LA REGIONE MARCHE E IL COMANDO CARABINIERI PER LA TUTELA DELLA SALUTE.  
 
Ancona, 23 giugno 2014 - Sottoscritto il Protocollo d’Intesa tra la Regione Marche ed il Comando dei Carabinieri per la Tutela della Salute (Nas). L’accordo, firmato dal Presidente della Regione Gian Mario Spacca e dal Generale Cosimo Piccinno, si pone l’obiettivo di migliorare l’efficacia e l’efficienza complessiva dei controlli e delle attività di vigilanza in materia di tutela della salute. “La firma dl protocollo rafforza la collaborazione tra la Regione Marche e l’Arma dei Carabinieri a favore della tutela del diritto alla salute riconosciuto dalla stessa Costituzione. Un diritto, insieme a quello dell’educazione, che rappresenta un elemento fondamentale per la salvaguardare la coesione della nostra comunità – ha sottolineato il presidente della Regione, Gian Mario Spacca - L’intesa con l’Arma migliora e rafforza il percorso qualitativo che, come governo regionale, intendiamo percorrere. La nostra è una strategia amministrativa orientata all’ambizione della qualità, intesa non solo come tutela della salute, ma anche come valore economico. La tracciabilità delle nostre produzioni va salvaguardata: da questo punto di vista il protocollo costituisce un messaggio forte di carattere preventivo che deve invitare i produttori a orientare il loro impegno verso i canoni della qualità che vengono riconosciute alle attività imprenditoriali marchigiane”. “Abbiamo già un’ottima collazione con la Regione Marche, ma il protocollo garantisce una marcia in più per tutelare la salute dei marchigiani e creare un ulteriore senso di sicurezza sanitaria a una delle realtà regionali più virtuose d’Italia – ha evidenziato il Comandante dei Carabinieri per la Tutela della Salute (Nas) di Roma, Generale Cosimo Piccinno - Metteremo la nostra esperienza, che costituisce una riconosciuta eccellenza del nostro Paese anche all’estero, a disposizione della Regione, per conferire un valore aggiunto alla sicurezza alimentare e sanitaria di questa realtà territoriale”. Il base al Protocollo, la Regione Marche concorrerà, nell’ambito delle proprie competenze ed in stretto raccordo con l’Asur e le Aree vaste, oltre che con le Aziende ospedaliere, all’incremento e al rafforzamento delle attività del Nas–nucleo Antisofisticazioni e Sanità di Ancona, in modo da: • svolgere le proprie attività di vigilanza, controllo e monitoraggio, favorendo lo scambio reciproco di informazioni e dati utili all’espletamento delle funzioni conferite ai Nas; • partecipare attivamente alle iniziative di formazione, informazione, aggiornamento ed approfondimento che verranno realizzate in forza del presente documento; • assicurare il collegamento delle Banche Dati Regionali al Sistema centrale del Comando Tutela Salute di Roma. La sottoscrizione del Protocollo consentirà al Nas di Ancona di: • collaborare con la Regione nell’effettuazione delle attività di vigilanza e controllo in materia di tutela della salute; • supportare la Regione al fine di migliorare la gestione ed il controllo delle attività connesse alla tutela della salute, anche al fine di prevenire infiltrazioni da parte della criminalità organizzata nazionale ed internazionale; • acquisire i supporti necessari per ottimizzare il sistema di controllo in direzione del contrasto dei crimini sulla salute nell’ambito del territorio regionale; • rendere disponibili i dati sensibili derivanti dall’attività di cui al presente Protocollo e le informazioni derivanti dall’attività istituzionale, in stretta aderenza ai regolamenti dell’Arma dei Carabinieri; • realizzare iniziative, preventivamente concordate, di formazione/informazione e aggiornamento del personale regionale impiegato nelle attività ispettive in tema di tutela della salute e momenti di approfondimento, preventivamente concordati, al fine di perseguire una conoscenza giuridica condivisa e più ampia uniformità interpretativa della normativa vigente in tema di tutela della salute.  
   
   
LIFTING PER PROLASSO E INCONTINENZA PER 4 MILIONI DI ITALIANE  
 
Milano, 23 giugno 2014 - Una donna su quattro dopo la menopausa soffre di problemi uro ginecologici che vanno dall’incontinenza urinaria al prolasso genitale ma solo il 20% di loro si rivolge allo specialista. A fare il punto sull’argomento sono il dottor Stefano Salvatore, responsabile Unità funzionale Uroginecologia Irccs San Raffaele, Milano e presidente del 38°congresso Siud 19 -21 giugno e il dottor Roberto Baccichet, responsabile servizio di uroginecologia dell’ospedale Ca’ Foncello di Treviso e consulente per la chirurgia protesica presso il Pelvic Center di Montecchio Emilia (Reggio Emilia )che spiegano come il problema può essere risolto definitivamente con tecniche di lifting uro- genitale mininvasive molto efficaci e a carico del Servizio Sanitario Nazionale. “Sono oltre 4 milioni in Italia le donne interessate, ma l´80% di loro nonostante le pesanti ripercussioni sulla qualità di vita per imbarazzo e pudore non si rivolge al medico ma si rassegna ai pannolini peggiorando i disturbi” spiegano gli esperti . “Attualmente nel nostro Paese gli interventi chirurgici per la cura di queste patologie sono assolutamente sicuri, mini invasivi e con un alto tasso di efficacia (del 90%). L’incontinenza urinaria e il prolasso genitale sono patologie destinate a peggiorare : negli Usa oggi si effettuano circa 250 mila interventi l´anno, ma secondo le stime nel 2030 saranno 7 milioni per effetto dell´invecchiamento della popolazione". Gravidanze, parti e menopausa”, dice , dottor Stefano Salvatore, responsabile Unità di Uroginecologia Irccs San Raffaele, Milano e presidente del 38°congresso Siud”sono momenti chiave nella vita della donna che possono causare il prolasso urogenitale e l’incontinenza urinaria . Disturbi che colpiscono oltre 4 milioni di italiane over 40, ma che restano ancora un ´tabù. Moltissime donne subiscono questi disturbi per anni perché non sanno che esistono ora avanzati e risolutivi interventi di chirurgia mininvasiva che si effettuano a carico del Sistema Sanitario Italiano e cioè gratis per la paziente Nonostante la diffusione di queste patologie che, con ansia, depressione, tendenza a isolarsi per il timore di improvvise fughe di urina ,e per il prolasso perdite vaginali e sanguinamenti , incidono pesantemente sulla qualità di vita sui rapporti sociali, l´intesa di coppia e la sessualità, solo una minoranza vincendo vergogna e imbarazzo si rivolge al medico mentre le altre si rassegnano ai pannoloni” . L’incontinenza e il prolasso possono invece oggi essere risolti definitivamente con innovative tecniche chirurgiche mininvasive made in Usa di lifting urogenitale approdate recentemente nel nostro Paese. Le soluzioni per l’incontinenza urinaria “Le metodiche per l’incontinenza urinaria da sforzo”, spiega il dottor Stefano Salvatore, “prevedono l´applicazione per via vaginale di sling - retine in polipropilene che poste sotto all´uretra risolvono il disturbo effettuando un vero e proprio restyling del pavimento pelvico . Le retine non agiscono solo da supporto ma intervengono anche nei processi di riparazione biologica ripristinando una sintesi di collageno, la proteina che favorisce la cicatrizzazione ottimale dei tessuti. I vantaggi rispetto ai “vecchi” interventi invasivi, che richiedevano un incisione addominale, anestesia generale, ricovero e convalescenza prolungati, sono l’’efficacia dell’90%, la brevità degli interventi -circa 30- 40 minuti - che si effettuano in day hospital con anestesia locale o locoregionale e del recupero con un ritorno alle normali attività entro una settimana. L’incontinenza urinaria da sforzo nella donna, che si manifesta a seguito di un piccolo sforzo come un colpo di tosse, uno starnuto, il sollevamento di una borsa o un esercizio fisico, è causata principalmente dalle gravidanze e dal parto; le altre cause sono: menopausa , prolasso genitale, età, tosse cronica , fumo stipsi , attività pesanti e sportive ed esiti di chirurgia pelvica”. Le soluzioni per il prolasso “Il prolasso genitale”, spiega il dottor Roberto Baccichet, responsabile del servizio di uroginecologia dell’ospedale Ca’ Foncello di Treviso e consulente per la chirurgia protesica presso il Pelvic Center di Montecchio Emilia (Reggio Emilia ) “consiste nell’abbassamento dalla sede naturale e talvolta fuori dall´introito vaginale di una o più strutture pelviche - utero , vescica e retto - e spesso si associa all’incontinenza urinaria. Le cause del disturbo sono le stesse dell’incontinenza. Il trattamento del prolasso può oggi contare sulle più recenti tecniche di chirurgia protesica basate sull’uso di una speciale rete in polipropilene che, inserita attraverso la vagina, sostituisce il supporto originario danneggiato del pavimento pelvico (l’insieme di muscoli e legamenti che sostiene gli organi genitali. Le innovative metodiche protesiche (e tra queste quelle di ultima generazione Ams) rappresentano un’arma vincente nel trattamento risolutivo della patologia con un’ efficacia fino al 90 %, si affiancano alla chirurgia tradizionale e sono indicate per i casi più complicati di prolasso genitale e nelle recidive, Rispetto agli interventi invasivi tradizionali gravati da recidive nel 20 – 30% dei casi (1 donna su 5 ripresenta il problema e deve subire un altro intervento ) le nuove tecniche chirurgiche protesiche consentono di non asportare sempre l’utero quando questo è sano evitando così l’insorgere di problemi psicologici legati alla privazione di un organo collegato alla maternità e all’ identità femminile , hanno un basso rischio di recidive - 4%- e si possono effettuare in anestesia spinale consentendo così una rapida ripresa”. “L’incontinenza urinaria e il prolasso genitale ”, concludono gli esperti , “continuano a rimanere patologie nascoste a causa di una scarsa informazione alle pazienti che possono invece risolvere definitivamente questi disturbi come dimostrano i risultati della nuova chirurgia mininvasiva e la donna può ritrovare la sua integrità fisica e soprattutto la sua femminilità”. Le metodiche descritte sono già ampiamente in uso presso molti centri ospedalieri di eccellenza della nostra penisola.  
   
   
VALLE D’AOSTA: PRECISAZIONE DELL’ASSESSORATO SANITÀ, SALUTE E POLITICHE SOCIALI IN MERITO ALLA SENTENZA DELLA CORTE COSTITUZIONALE IN MATERIA DI SEMPLIFICAZIONE DI PROCEDURE IN MATERIA SANITARIA  
 
 Aosta, 23 giugno 2014 - L´assessorato della sanità, salute e politiche sociali comunica che l´11 giugno 2014 è stata resa pubblica la sentenza della Corte Costituzionale nel giudizio di legittimità costituzionale degli artt. 5 e 7 della legge regionale del 15 aprile 2013, n. 13 - Disposizioni per la semplificazione di procedure in materia sanitaria - in merito all’impugnativa promossa dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri nel luglio del 2013. La sentenza dichiara l’illegittimità costituzionale dell’art. 5 della legge, mentre dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale dell’art. 7. Infatti la sentenza non entra nel merito dei contenuti, ma decreta solo che nel caso dell´articolo 5 la Regione ha invaso le competenze dello Stato. L’art. 5 della Lr n. 13/2013 - Determinazioni in materia di polizia veterinaria, aboliva sul territorio regionale alcuni obblighi e adempimenti in materia di polizia veterinaria, obblighi e adempimenti che la comunità scientifica, a vari livelli, da anni riteneva necessario rivedere, in quanto del tutto superati e poco efficaci per prevenire le malattie a carattere infettivo e diffusivo, tutte a carattere non zoonosico, che la legge regionale 13/2013 citava. Infatti la legge regionale non interveniva assolutamente sui controlli delle malattie soggette a profilassi obbligatoria, come tubercolosi e brucellosi bovina. L´erogazione delle prestazioni in argomento rappresentano un sempre più gravoso adempimento, in termini di risorse professionali ed economiche, che va a scapito delle altre attività mirate su importanti progetti di intervento di sanità pubblica veterinaria a valenza preventiva che devono essere potenziati. Gli studi in materia di misure di prevenzione condotti dalla comunità scientifica internazionale evidenziano come le pratiche di prevenzione devono essere giustificate dalla esistenza di prove che dimostrino la loro efficacia, con l’elaborazione di linee guida e raccomandazioni per la buona pratica clinica (Evidence based medicine). Ad esempio, l’obbligo di denuncia delle malattie indicate dalla legge regionale 13/2013, che veniva abolito, non risulta più attuale, in quanto l’adozione di misure di biosicurezza e di buone prassi operative e igienico-sanitarie sono in grado di contenere da sole la loro diffusione. Le malattie citate di tipo infestivo ed infettivo risultano essere state da anni diagnosticate nella nostra regione e quindi non rivestono più un carattere tale da entrare a far parte di una rete di protezione sanitaria ascrivibile all’applicazione delle restrizioni di polizia veterinaria, ma risultano essere oggetto di controlli sanitari mirati (piani terapeutici/gestionali) quali la profilassi vaccinale, i trattamenti volontari e obbligatori e le buone pratiche apistiche. In merito all´art 7, comma 2, riferito ai requisiti minimi per la protezione dei vitelli, su cui la sentenza ha sancito la competenza della Regione a legiferare, la norma fa seguito a una serie di quesiti sottoposti al Ministero della salute, tesi a considerare la particolare realtà montana locale che prevede la stabulazione dei vitelli nella sola stagione invernale/primaverile con allevamento al pascolo per oltre 5-6 mesi all´anno. Tale comma stabilisce che negli allevamenti di questa tipologia, i due sistemi di allevamento, in gruppo o alla posta fissa, sono equivalenti. Ad avvalorare tale decisione vanno richiamate le risultanze della ricerca sperimentale affidata con deliberazione n. 497 del 22 febbraio 2008 dalla Regione Valle d’Aosta alla Facoltà di Medicina Veterinaria di Grugliasco dell’Università di Torino, condotta confrontando tipologie di allevamento in gruppo o alla posta, che non hanno evidenziato nei due gruppi di studio differenze significative in termine di benessere, riguardo ai parametri esaminati. Invece negli altri allevamenti, definiti come allevamenti di animali della specie bovina di età inferiore a sei mesi detenuti dalla nascita alla macellazione in un luogo chiuso senza possibilità di godere in nessuna fase della loro vita di spazi di libertà da pascolamento e che rientrano nella definizione del comma 1 dello stesso articolo 7, si applicano le misure di benessere previste dal d.Lgs. 126/2011.  
   
   
WELFARE, PRIMO INCONTRO TRA ASSESSORE LIGURIA E NUOVI ASSESSORI ALLE POLITICHE SOCIALI DI ALBENGA E VENTIMIGLIA  
 
Genova, 23 Giugno 2014. Primo incontro tra l´assessore regionale al welfare Lorena Rambaudi e i nuovi assessori alle politiche sociali dei Comuni di Albenga e Ventimiglia, Simona Vespo e Vera Nesci. Sul tappeto il tema della programmazione dei servizi socio-sanitari e della governance del territorio, tenendo conto del prossima scadenza di luglio quando i distretti dovranno presentare la loro programmazione, in attuazione al piano sociale integrato approvato in Giunta che definisce il regolamento della conferenza dei sindaci per la sanità e lo schema per predisporre il piano di distretto socio-sanitario. "Vogliamo spingere la collaborazione tra i Comuni nelle forme associate e migliorare il funzionamento delle conferenze dei sindaci come luogo della programmazione sociale e sanitaria – ha detto l´assessore Rambaudi - in quanto la corresponsione delle scelte e la programmazione dei servizi e delle risorse sul territorio da parte degli amministratori locali sono elementi essenziali per fare scelte, definire priorità e razionalizzare la spesa"  
   
   
LO SPORT: UN VOLANO DELLA CRESCITA PER L´ECONOMIA DELL´UE  
 
Bruxelles, 23 giugno 2014 - Quello dello sport è nell´Ue un importante settore economico a pieno titolo, con una quota dell´economia nazionale comparabile a quella dell´agricoltura, della silvicoltura e della pesca combinate. Inoltre, il suo peso pare destinato ad aumentare in futuro. Nel complesso, il settore dello sport produce il 2% del Pil complessivo dell´Ue, mentre l´occupazione complessiva generata dalle attività sportive è di 7,3 milioni di unità, pari al 3,5% dell´occupazione complessiva nell´Ue. Nonostante queste cifre impressionanti, l´impatto economico delle industrie dello sport è spesso sottovalutato. Per ribadire il ruolo delle industrie sportive quali volano dell´economia si è svolta a Bruxelles una riunione ad alto livello degli stakeholder sull´impatto dello sport e delle industrie sportive. La riunione intendeva fare un bilancio dei progressi realizzati dopo la prima riunione dell´industria europea di articoli sportivi svoltasi il 21 gennaio 2014. Inoltre, la riunione ha offerto l´opportunità di presentare un piano d´azione portato avanti dall´industria relativo all´impatto economico dello sport e alle industrie dello sport. Nella riunione si è ribadito il ruolo dello sport quale importante leva dell´innovazione, della competitività industriale e dell´occupazione. Azioni concrete per promuovere lo sport e le industrie dello sport in Europa In seguito alla prima riunione delle industrie europee dello sport del 21 gennaio, si è proceduto ad analizzare l´importanza economica dello sport in base a tre obiettivi principali: 1. Massimizzare l´efficienza degli investimenti nell´infrastruttura sportiva: Con le restrizioni imposte ai finanziamenti pubblici, il miglioramento dell´efficienza degli investimenti nelle infrastrutture sportive è diventato cruciale. A tal fine, il piano d´azione contempla diverse azioni tra cui: fare il bilancio delle infrastrutture esistenti in tutti gli Stati membri, costituire un forum di decisori politici e rappresentanti dell´industria per condividere le pratiche ottimali, incoraggiare i cluster sportivi, agevolare la costituzione di partenariati pubblico-privati e far opera di sensibilizzazione nella comunità sportiva del fatto che nell´ambito dell´iniziativa Orizzonte 2010 è possibile includere progetti sportivi alla voce "appalti pubblici innovativi". 2. Promuovere la competitività delle industrie dello sport: L´industria dello sport è caratterizzata da ondate di innovazione ricorrenti e in rapida alternanza, spesso in collaborazione con altre industrie (tessile, elettronica, aerospaziale, ecc.). Tuttavia, gli investimenti in prodotti innovativi per lo sport possono essere realizzati nella misura in cui i diritti di proprietà intellettuale sono sufficientemente protetti. Inoltre, gli accordi di libero scambio e di investimento tra l´Ue e i paesi terzi sono essenziali per migliorare le condizioni di accesso al mercato per le industrie unionali dello sport. In tale contesto, si propongono diverse azioni tra cui: sviluppo di studi sull´efficacia e la sostenibilità degli eventi sportivi in Europa, promozione di sinergie a livello di Ue, incoraggiamento agli Stati membri affinché beneficino appieno delle possibilità di finanziamento da parte del Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr). Inoltre, gli Stati membri dovrebbero scambiare pratiche ottimali, in modo da assicurare un´applicazione efficace e uniforme dei diritti di proprietà intellettuale. L´ue dovrebbe inoltre rafforzare la collaborazione tra cluster negli Stati membri, sviluppare studi di casi sulle nuove tendenze e opportunità e tenere conto delle esigenze delle industrie dello sport all´atto di negoziare accordi bilaterali di libero scambio. Infine, una "missione per la crescita" dell´Ue imperniata sull´industria dello sport andrebbe organizzata dopo ogni grande evento sportivo celebrato in paesi terzi. 3. Dare spazio alla domanda di attività sportive e ricreative e alla relativa domanda di prodotti e massimizzare gli effetti a cascata su crescita e occupazione: Nella catena di fornitura di articoli sportivi ogni nuovo posto di lavoro genera 0,65 nuovi posti di lavoro nell´indotto al di fuori della catena delle forniture. I settori con il potere moltiplicatore più grande sono quelli della costruzione e del turismo. In questo contesto è prevista una serie di azioni tra cui: utilizzare le possibilità di finanziamento garantite da Cosme, sostenere le imprese che operano nella "app economy", costituire agenzie specifiche a livello regionale per agevolare l´organizzazione di eventi sportivi e adottare misure per agevolare le attività legate al turismo sportivo. L´ue, assieme agli Stati membri e agli altri stakeholder, incoraggerà inoltre il turismo dai paesi terzi verso l´Europa in occasione di grandi eventi sportivi ed esaminerà se sia il caso di dare seguito alle raccomandazioni del gruppo di esperti sul finanziamento sostenibile dello sport relative al riesame del sistema di Iva per tener conto della natura specifica dello sport. Contesto Considerata l´importanza dello sport quale volano della crescita per l´economia dell´Ue in senso lato, il 21 gennaio 2014 si è tenuta una riunione informale di stakeholder ad alto livello (Memo/14/35), intesa quale piattaforma per far incontrare i rappresentanti di tutti i settori economici legati allo sport, i cluster, il mondo universitario e le associazioni sportive. La riunione, che era un´iniziativa congiunta del Vicepresidente Tajani e della Commissaria Vassiliou, ha consentito agli stakeholder di scambiare punti di vista sulle misure e/o iniziative che la Commissione dovrebbe prendere in considerazione a livello di Ue per incentivare ulteriormente gli effetti positivi che lo sport ha sull´industria manifatturiera dell´Ue e sull´economia nel suo complesso.  
   
   
SPORT: PRESENTATO A PALAZZO DONINI 24ESIMA EDIZIONE "LADIES ITALIAN OPEN" DI GOLF, A PERUGIA DAL 27 AL 29 GIUGNO  
 
Perugia, 23 giugno 2014 - Un torneo ricco di contenuti tecnici e con un "field" di qualità, su un percorso che ha già dato prova di essere un severo test nella scena continentale: è il "Ladies Italian Open presented by Ruco Line", che si svolgerà (con ingresso gratuito per il pubblico) sul tracciato del Golf Club Perugia da venerdì 27 a domenica 29 giugno, anticipato giovedì 26 dalla "Sanpaolo Invest Pro Am". L´evento, giunto alla sua 24esima edizione, è stato presentato – riferisce un comunicato degli organizzatori - nel corso di una conferenza-stampa (moderata dal giornalista Lucio Biagioni) che si è tenuta presso il Salone d´Onore di Palazzo Donini a Perugia alla quale sono intervenuti il sindaco di Perugia Andrea Romizi, l´assessore al Turismo della Regione Umbria Fabrizio Bracco, Antonio Mari, presidente del Golf Club Perugia e Alessandro Rogato, Presidente del Comitato Organizzatore "Open Professionistici di Golf" della Federazione Italiana Golf. "È una manifestazione – ha detto il sindaco Andrea Romizi - che si incastona perfettamente tra quelle, non solo sportive, che caratterizzano la nostra città, nelle quali si evidenziano le qualità organizzative, strutturali, ricettive e di ospitalità dell´intero comprensorio. Sarà anche un momento importante, perché il golf potrà offrire un´immagine diversa e sicuramente efficace per un futuro indirizzato al turismo golfistico". "La scelta fatta dalla Federazione Italiana Golf – ha spiegato Alessandro Rogato - di portare l´Open in Umbria e a Perugia nasce da varie considerazioni che vanno dalla promozione, alle componenti logistiche e al percorso. Per l´Umbria il turismo è una risorsa importante e ha le condizioni giuste per attrarre i golfisti itineranti. Sul territorio possono fare sinergia determinante la passione per questo sport, anche se i numeri non sono ancora ampi, campi di qualità, strutture di peso e un patrimonio ambientale che pochi possono vantare". Poi si è soffermato sui dettagli del torneo e sul golf femminile che sa offrire spettacolo di alto livello". Antonio Mari ha posto l´accento sull´aspetto organizzativo: "È sicuramente motivo d´orgoglio poter ospitare eventi di così grande richiamo mediatico, ma occorre essere preparati. Noi stiamo lavorando da circa sei mesi per offrire condizioni ottimali e lo staff sta prodigandosi con grande abnegazione. Lo ringrazio insieme agli sponsor e alle istituzioni che hanno reso possibile, con il loro supporto, la realizzazione del torneo". "L´immagine di ‘regione verde´ legata all´Umbria – ha detto l´assessore regionale al turismo Fabrizio Bracco, che ha portato alla manifestazione i saluti della presidente della Regione Catiuscia Marini e dell´assessore regionale allo sport Fabio Paparelli - passa anche per il golf. L´abbinamento è quasi naturale e l´Open è una bella occasione per farci ulteriormente conoscere da un´angolazione diversa. La presenza di grandi atlete permetterà di dare visibilità non solo al campo, ma anche a tutto il comprensorio. Sono inoltre convinto – ha aggiunto Bracco - che con un altro percorso di 18 buche potremmo essere ancor più competitivi in una fascia di turismo in continua espansione". Il "Ladies Italian Open", che avrà quale "presenting sponsor" Ruco Line, brand italiano leader nella produzione di sneakers di altissima qualità, ritorna dopo tre anni nel calendario del Ladies European Tour, dove aveva fatto il suo ingresso nel lontano 1987, "per riprendersi – è detto nel comunicato degli organizzatori - il suo ruolo di punto di riferimento e di appuntamento imperdibile per le ‘proettes´ continentali e per ristabilire la continuità, uno dei temi principali sui quali si è basato l´accordo tra la Federgolf e il ‘Let´". Il torneo, voluto fortemente dal presidente del Golf Club Perugia Antonio Mari, presenta un "field" di livello, nel quale figurano tutte le migliori giocatrici italiane interpreti del circuito continentale, decise a sfatare la tradizione avversa che le vuole spesso protagoniste, ma fino ad ora mai vincitrici. Saranno al via Diana Luna e Veronica Zorzi, alle quali spetta d´obbligo un posto tra le favorite, Stefania Croce, terza al "Golf Club Il Picciolo", dove si svolse la precedente edizione dell´Open, Margherita Rigon e Sophie Sandolo, affiancate da Vittoria Valvassori, Anna Rossi, Stefania Avanzo, Elisabetta Bertini. Alessandra Averna, Martina Migliori e Chiara Brizzolari. Presente anche la dilettante Virginia Elena Carta, diciotto anni da compiere e già prepotentemente sul proscenio, con quattro successi in campo internazionale a partire dallo scorso ottobre.  
   
   
EXPO CHAMPIONS TOUR: ANCHE LA LOMBARDIA E´ PRONTA AI SUOI MONDIALI DI CALCIO ´MARONI CAPITANO DELLA SQUADRA REGIONALE´  
 
Milano, 23 giugno 2014 - "Anche Regione Lombardia sta per iniziare il suo Mondiale. Sulla scia dell´entusiasmo che sta coinvolgendo tutta Italia per la Nazionale maggiore, noi abbiamo deciso di scendere in campo con un torneo che guarda all´Expo per diffondere i valori dello sport, praticato, quello che tutti possono fare per seguire un corretto stile di vita e anche per socializzare con gli altri". Lo ha detto oggi Antonio Rossi assessore allo Sport e alle Politiche per i giovani di Regione Lombardia allavigilia dell´incontro della Nazionale Italiana ai Mondiali in Brasile contro il Costa Rica. "Lunedì - ha proseguito l´assessore - Piazza Città di Lombardia diventerà il nostro stadio per selezionare la rappresentanza regionale, che poi partirà per un tour in 12 tappe sul territorio lombardo. Saremo in campo anch´io e il presidente Maroni, che sarà il nostro capitano per tutta l´avventura di Expo Champions Tour".