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Notiziario Marketpress di Lunedì 20 Aprile 2015
MILANO: EPATITE B, PLAUSO A RICERCATORI SAN RAFFAELE PER NUOVA SCOPERTA  
 
Milano, 20 aprile 2015 - "Un nuova scoperta nel campo scientifico, un primato mondiale ottenuto grazie ai ricercatori della nostra sanità lombarda. A loro il mio plauso e la mia riconoscenza". Così ha dichiarato il vicepresidente e assessore alla Salute Mario Mantovani, commentando il risultato ottenuto da alcuni ricercatori del San Raffaele di Milano in relazione alle modalità di sviluppo della malattia dell´epatite B. Risultati Della Ricerca - Per la prima volta al mondo, infatti, è stato possibile osservare in tempo reale il movimento dei linfociti nei capillari del fegato e da lì i processi di distruzione delle cellule infettate dal virus dell´epatite B. Si tratta di una rivoluzione nelle modalità di studio della patologia e delle conseguenti attività per la ricerca biomedica. I risultati di tale ricerca, pubblicati sulla rivista ´Cell´, sono stati sviluppati nei laboratori di Luca Guidotti, responsabile del laboratorio di Immunologia e vice-direttore scientifico dell´Irccs Ospedale San Raffaele e di Matteo Iannacone, responsabile del laboratorio di Dinamica delle risposte immunitarie del San Raffaele. Lo studio è stato possibile grazie anche ad un importante contributo dell´European Research Council. Sosteniamo Nostri Scienziati - "La migliore conoscenza dello sviluppo della malattia epatica - ha aggiunto Mantovani - consentirà certamente nel futuro di individuare nuove terapie per sconfiggere questa malattia. E´ un contributo di cui andare orgogliosi e che ci spinge nel sostenere ulteriormente la preziosa opera dei nostri ricercatori e scienziati, che da sempre fanno grande la sanità lombarda in Italia e nel mondo". Link Ai Video Dei Meccanismi Che Scatenano L´epatite B https://drive.Google.com/folderview?id=0b8vphruerdqqfmuxade5v1nsd2npzwlqeedmauvleeznzzy
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NON SOLO RESEZIONE: DAL TUMORE DEL FEGATO ALLA CURA DEI SARCOMI, TUTTI GLI INTERVENTI D´AVANGUARDIA PER PRESERVARE LA FUNZIONALITÀ DEGLI ORGANI  
 
Milano, 20 aprile 2015 – Il trapianto di fegato è l’unico trapianto di un organo solido accettato nel mondo come strumento definitivo di cura di un tumore. Da vent’anni l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano (Int) ha rilevanza mondiale nella ricerca su quest’opzione terapeutica, e i risultati del trapianto in Int sono ad oggi i migliori in Italia. Ma in molti casi, purtroppo, il tumore del fegato non è operabile. Allora giocano un ruolo imprescindibile approcci alternativi d´avanguardia, sulla cui ricerca e definizione l´Istituto Nazionale dei Tumori è in prima linea. Il carcinoma epatocellulare (Hcc) rappresenta la terza causa di mortalità per cancro e la principale causa di morte tra i pazienti con cirrosi. Il giovane ricercatore dottor Carlo Sposito è stato premiato per il suo lavoro nello studio di valutazione di sicurezza ed efficacia di un nuovo farmaco, sorefenib, nei pazienti con carcinoma epatocellulare ricorrente dopo trapianto di fegato. Sposito fa parte del team multidisciplinare di Epato-oncologia, diretto dal dottor Vincenzo Mazzaferro, con il quale ha anche portato avanti uno studio nei pazienti con epatocarcinoma non resecabile, in particolare per il trattamento con radioembolizzazione con microsfere ittrio 90, terapia locoregionale efficace, che non mostra particolari effetti collaterali, per pazienti con epatocarcinoma avanzato. Anche la dottoressa Jorgelina Coppa, dirigente Medico ad alta specializzazione in Chirurgia Epatobiliopancreatica e Trapianto di Fegato dell’Int, oltre all’attività chirurgica con interventi demolitivi sul pancreas con sostituzioni vascolari arteriose e venose, asportazione di grosse masse addominali, interventi complessi di ricostruzione delle vie biliari e interventi di trapianto di fegato, come primo operatore e come supervisore/responsabile nella fase di impianto d’organo, partecipa ai protocolli attivi nell’ambito della patologia oncologica Epatobiliopancreatica. La dottoressa Coppa ha recentemente condotto uno studio sulla possibilità di intervento e trapianto anche in pazienti con tumori neuroendrocrini metastatici al fegato. “Oggi – evidenzia lo studio condotto con il team del dottor Mazzaferro – grazie a più precise informazioni prognostiche, in base alle caratteristiche del tumore e cliniche, i trapianti di fegato, al contrario di quanto si pensava, possono essere una strategia potenzialmente curativa per determinati casi selezionati”. Per quanto riguarda il trattamento di altri tipi di tumori, la dottoressa Coppa è stata impegnata in uno studio che dimostra, per la prima volta,che le metastasi al pancreas sembrano essere associate a un risultato migliore, in termini di sopravvivenza, nei pazienti trattati con farmaci a bersaglio molecolare. La definizione di approcci innovativi, da affiancare alla chirurgia, è fondamentale anche nei sarcomi dei tessuti molli. Necessaria la collaborazione multidisciplinare per rispondere al meglio alle esigenze di cura del paziente. “Un team dedicato e multidisciplinare composto da chirurghi, oncologi medici e radioterapisti, in grado di elaborare differenti strategie terapeutiche e far fronte alle molteplici manifestazioni della malattia, rappresenta un requisito fondamentale per i centri che si occupano dei sarcomi dei tessuti molli, patologie rare che possono originare da tutti i distretti corporei. Un’attenzione necessaria che all’Istituto Nazionale dei Tumori, nell’Unità di Chirurgia dei Sarcomi, poniamo quotidianamente”. Il dottor Alessandro Gronchi, referente chirurgico della patologia dei Sarcomi all’Int, illustra l’attività di ricerca che permette di studiare l´impatto della chirurgia insieme agli altri fattori patologici (dimensione del tumore, sottotipo istologico, grading di aggressività, profondità, sede di insorgenza) e biologici (vari marcatori di aggressività tumorale e/o di resistenza alle terapie). Gronchi è responsabile della gestione del database clinico-scientifico che contiene informazioni clinico-biologiche di più di 7.500 pazienti affetti da sarcomi dei tessuti molli e Gist (Tumore Stromale Gastrointestinale) trattati all’Istituto Nazionale Tumori negli ultimi 30 anni. L’unità si occupa inoltre di implementare sistematicamente la banca tessuti sarcomi di Int, per supportare gli studi preclinici previsti in collaborazione con le Unità del Dipartimento Sperimentale e Medicina Molecolare. “Si tratta di una patologia rara, che può colpire distretti anatomici molto diversi e che per questo richiede una expertise molto specifica. Gli arti sono la sede più frequente e tecnicamente problematica, per gli aspetti funzionali che possono limitare l’adeguatezza della chirurgia. Per questo sono state messe a punto diverse tecniche di chirurgia ricostruttiva per recuperare una buona funzionalità anche dopo interventi molto estesi – spiega Gronchi - Tra le tante vi è certamente la possibilità di ricostruire nervi e tendini per le forme che coinvolgono l’arto superiore, la possibilità di ricostituire una compagine muscolare importante come il quadricipite, trapiantando un muscolo da un’altra zona del corpo. Il retroperitoneo, la pelvi, il torace, il distretto cervico-facciale, sono sedi più rare e tecnicamente ancora più complesse per la presenza in esse di strutture vitali, che non possono essere sacrificate. Affrontare la resezione del tumore in queste sedi critiche richiede un’elevata esperienza nel trattamento di queste neoplasie e una competenza tecnica a largo spettro, che includa anche la ricostruzione chirurgica vascolare oltre che dei visceri presenti nella sede che si affronta. Grazie all’esperienza maturata, l’Istituto ha guidato in questi anni un importante processo internazionale di cambiamento dell’approccio a queste neoplasie, dimostrando di poter così massimizzare gli esiti funzionali e le probabilità di cura”. Nel 2014 all’Int sono stati effettuati 306 interventi chirurgici maggiori in pazienti affetti da sarcoma, dei quali 220 resezioni di sarcomi localizzati negli arti o nelle pareti toraco-addominali e 83 resezioni di sarcomi addominali/retro peritoneali. Ricostruzioni maggiori estetiche/funzionali (inclusi trapianto di nervi e tendini) si sono rese necessarie in 40/220 pazienti affetti da sarcomi degli arti o delle pareti e resezioni multiviscerali/vascolari in 60/83 pazienti affetti da sarcomi addominali/retro peritoneali.  
   
   
TUMORE AL POLMONE, UN ESAME DEL SANGUE ANTICIPA LA DIAGNOSI OTTENUTA CON LA TAC SPIRALE E RIDUCE LA PERCENTUALE DI FALSI POSITIVI  
 
 Milano, 20 aprile 2015 – Uno studio condotto dall’ unità di Genomica Tumorale in collaborazione con le Unità di Chirurgia Toracica e Radiologia dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, pubblicato sul Journal of Clinical Oncology nel marzo 2014, dimostra che un test sul sangue è in grado di ridurre significativamente la percentuale di falsi positivi ottenuti con la Tac spirale. Il test, basato sull’analisi di microRna circolanti, attualmente in corso di validazione nello studio bioMild, individua i soggetti con aumentato rischio di tumore polmonare, fino a due anni prima della diagnosi Tac spirale, e consente di identificare i tumori più aggressivi e a prognosi peggiore. “Lo scopo dello screening, condotto su forti fumatori oltre i 50 anni, è rilevare le lesioni polmonari maligne in fase precoce – spiega la dottoressa Giuseppina Calareso, medico specialista in Radiologia -. La Tac spirale è la tecnica di imaging più sensibile per il riconoscimento dei noduli polmonari, ma presenta alcuni limiti di specificità. In particolare, la Tac ha scarso potere di differenziazione tra noduli polmonari benigni o maligni, con frequente riscontro di falsi positivi: quelle lesioni che sembrerebbero dubbie (25% del totale), ma in realtà non lo sono. Per questo, il test molecolare è di grande aiuto”. “La combinazione del test Msc e della Tac spirale ha comportato una riduzione di 5 volte del tasso di falsi positivi dal 19,4% al 3,7%. Il test Msc, su cui sto lavorando da anni come ricercatore, è attualmente in una fase di convalida prospettica – spiega il dottor Mattia Boeri, ricercatore all’Istituto dei Tumori –. Nell’ambito della sperimentazione clinica bioMild, guidata dal dottor Ugo Pastorino, direttore della Divisione di Chirurgia Toracica dell’Istituto dei Tumori, entro la fine del 2015 ci aspettiamo di arruolare 4.000 forti fumatori, associando il test del sangue sul microRna alla Ldct (un tipo di Tac torace a bassa dose radiante)”. Un recente studio, pubblicato a dicembre 2014 su Cell Death and Disease, ha altresì dimostrato che i microRna possono essere usati per le nuove terapie nel cancro polmonare. Infatti, il trattamento di cellule tumorali polmonari con il microRna-660 inibisce lo sviluppo del tumore polmonare in vivo, ripristinando la funzione del gene p53 mediante l’eliminazione dell’ oncogene Mdm2. La stretta relazione fra le caratteristiche genetiche del paziente e l’esito della terapia contro il cancro al polmone è un filone di ricerca ormai consolidato. Due ulteriori studi volti a valutare i fattori prognostici del tumore polmonare, sul profilo trascrizionale del tessuto polmonare normale e sul profilo dei polimorfismi genetici, hanno indicato che il profilo genetico individuale può avere un ruolo nella modulazione della sopravvivenza nei pazienti operati chirurgicamente per tumore polmonare.  
   
   
SORVEGLIANZA ATTIVA: CONSEGUENZE PIÙ SPIACEVOLI DEL CANCRO PROSTATICO “AGGIRATE” CON IL MONITORAGGIO  
 
 Milano, 20 aprile 2015 – Non in tutti i casi di carcinomi prostatici diagnosticati è necessario intervenire. Per evitare le conseguenze più spiacevoli, derivanti dalle terapie radicali standard, chirurgia, radioterapia esterna e brachiterapia (disfunzione erettile, incontinenza, sanguinamento rettale e urinario), che potrebbero compromettere la qualità di vita dei pazienti, all’Istituto Nazionale dei Tumori viene proposta dal 2005 la Sorveglianza Attiva ai pazienti in classe di rischio basso e molto basso, con caratteristiche molto favorevoli e con un’evoluzione clinica molto lenta. La Sorveglianza Attiva risponde a un bisogno di appropriatezza clinica: non vengono trattati i pazienti con tumori indolenti. Questo approccio è proposto dal Team Clinico Multidisciplinare della Prostate Cancer Unit diretta dal dottor Riccardo Valdagni, anche Direttore Programma Prostata e Sc Radioterapia Oncologica. Nel 2005 è partito il primo protocollo “Saint”, inserito nelle linee guida diagnostico-terapeutiche istituzionali. Nel settembre 2007 il team italiano si è associato allo studio multicentrico internazionale Prias (Prostate cancer Research International Active Surveillance), il più grande studio di Sorveglianza Attiva esistente al mondo, che ha finora incluso oltre 4.500 pazienti. Attualmente l’Istituto dei Tumori è il centro con il maggior numero di pazienti reclutati. A coloro che scelgono l’opzione della Sorveglianza Attiva vengono proposti questionari di autovalutazione sulla qualità della vita e il protocollo Procabio-int, che prevede la raccolta periodica di materiale biologico per scopi di ricerca. All’int, il paziente viene valutato in modo multidisciplinare e riceve tutte le informazioni sulle diverse opzioni di cura da parte di più specialisti (solitamente chirurgo e oncologo radioterapista): è il paziente stesso a scegliere la Sorveglianza Attiva più frequentemente rispetto a quando ha la possibilità di ricevere il consulto da parte di un unico specialista. Per monitorare l’andamento dei tumori della prostata, la ricerca non si ferma. “Si tratta di distinguere con certezza i tumori indolenti da quelli aggressivi – spiega il dottor Riccardo Valdagni -. In primis, è necessario migliorare le capacità di distinguere le malattie indolenti da quelle evolutive e raffinare gli strumenti di monitoraggio della Sorveglianza Attiva rendendoli più precisi e meno invasivi. La risonanza magnetica multiparametrica sembra in grado di identificare con buona precisione i tumori potenzialmente aggressivi, limitare il ricorso a biopsie ripetute e permettere di mirare le biopsie sulle lesioni aggressive. C’ è grande fermento scientifico nel campo dei biomarcatori in Sorveglianza Attiva, sostanze di varia natura dosabili nel materiale biologico, che potrebbero esser correlate all’aggressività del tumore. Questa linea di ricerca è uno dei punti di forza del Programma Prostata, che dispone del materiale raccolto nel tempo nei pazienti in Sorveglianza Attiva”. Il dottor Paolo Gandellini, biotecnologo dell’Unità di “Farmacologia Molecolare del Dipartimento di Oncologia Sperimentale e Medicina Molecolare dell’Istituto dei Tumori, si occupa del ruolo dei microRna e dei long non-coding Rna nei tumori umani, in particolare nel carcinoma della prostata e di caratterizzazione molecolare dei carcinomi indolenti della prostata. “La possibilità di applicare approcci genome-wide per identificare alterazioni a livello di Dna o Rna direttamente in biopsie di Carcinomi Prostatici (Cap) indolenti è estremamente utile per individuare nuovi marcatori – spiega il dottor Gandellini –. In quest’ambito, ci siamo proposti di applicare la tecnologia whole exome sequencing per riconoscere le alterazioni presenti nel Dna isolato da biopsie di pazienti con Cap a basso rischio, con lo scopo di comparare tali alterazioni genomiche con quelle caratteristiche dei Cap clinicamente significativi, e così contribuire a chiarire la natura di tali tumori, a identificare specifiche alterazioni al Dna associate alla progressione di malattia o alla riclassificazione durante la Sorveglianza Attiva. Un secondo aspetto della ricerca riguarda la determinazione dei profili di microRna (miRna) nel plasma di un’ampia coorte di pazienti (300) in Sorveglianza Attiva e la loro relazione con la prognosi del paziente, per verificare la possibilità che specifici miRna possano predire la progressione di malattia durante la Sorveglianza Attiva più precisamente e precocemente rispetto ai marcatori convenzionali. Lo scopo finale dello studio sarà l’integrazione di miRna selezionati in un modello di predizione del Cap indolente al fine di incrementarne la performance”.  
   
   
IL MIELOMA MULTIPLO MUTA DI CONTINUO: LA SPERANZA DELLE TERAPIE MIRATE, BASATE SULL’EVOLUZIONE CELLULARE  
 
 Milano, 20 aprile 2015 – Ci sono tumori che cambiano di continuo. Tanto che a volte può rivelarsi inefficace curarli dopo anni, o in fase di recidiva, con le stesse terapie indicate il primo giorno dopo la diagnosi. Nel caso del mieloma multiplo (Mm), lo dimostrano univocamente gli studi condotti dal dottor Niccolò Bolli, medico chirurgo specialista in ematologia, che si occupa della genomica dei tumori utilizzando tecniche di Next Generation Sequencing (Ngs) e approcci bioinformatici innovativi per ottenere informazioni sullo sviluppo della malattia e sull’evoluzione delle cellule nelle neoplasie ematologiche. “Tramite whole exome sequencing ho potuto studiare le alterazioni genomiche frequentemente riscontrate nel Mieloma Multiplo, e analizzare come queste contribuiscano allo sviluppo della malattia – spiega Bolli –. Ho così potuto dimostrare che le cellule del Mieloma Multiplo sono in continua evoluzione e cambiano sia spontaneamente, sia a seguito di chemioterapia. Gran parte dei tumori, inoltre, muta in caso di recidive”. Il dottor Bolli ha approfondito quindi gli studi sui processi mutazionali delle cellule neoplastiche, tentando di comprendere in che modo si possano mettere a punto terapie più efficaci. “A questo scopo ho contribuito all’integrazione tra dati genomici e dati clinici in grandi coorti di pazienti, al fine di orientare le scelte terapeutiche con maggiore accuratezza rispetto ai criteri attualmente utilizzati”, prosegue Bolli, che dopo anni di ricerca ad Harvard e a Cambridge, rientra ora in Italia, al’Istituto Nazionale dei Tumori. “Nel corso del mio lavoro alla Fondazione Irccs Istituto Nazionale dei Tumori, che inizierò proprio a maggio 2015, mi occuperò di correlare i dati di genomica nel Mieloma Multiplo con la risposta del paziente alla terapia, allo scopo di identificare modelli predittivi di chemiosensibilità o al contrario di chemio resistenza. Metterò inoltre a punto tecniche di sequenziamento su singola cellula, per studiare in modo più approfondito le mutazioni del tumore dalla diagnosi all’eventuale recidiva”.  
   
   
QUANDO LA CHEMIOTERAPIA NON BASTA: LE SPERANZE DEI NUOVI FARMACI E DELLE TERAPIE PERSONALIZZATE  
 
Milano, 20 aprile 2015 – Nei casi in cui la chemioterapia non garantisca gli effetti sperati nel combattere un tumore, è possibile intervenire con nuovi farmaci e nuovi approcci terapeutici, alcuni dei quali sono in studio all’Istituto Nazionale dei Tumori. Il 2014 è stato un anno di svolta per il trattamento dei carcinomi della vescica e di quelli uroteliali in fase avanzata e metastatica, per cui non esistono, ad oggi, terapie standard internazionalmente riconosciute. “Questo, grazie all’utilizzo dell’immunoterapia, in particolare degli anticorpi anti-Pdl1 (Programmed Death Ligand-1) e anti-Pd1 – spiega il dottor Andrea Necchi del Dipartimento di Oncologia Medica dell’Int –. Sulla scorta dei dati ricavati dalla Fase I, è stato condotto un importante studio di Fase Ii (Go29293) a livello mondiale, in pazienti pre-trattati con l’anti-Pdl1 Mpdl3280a, al quale la Fondazione Int (primo centro in Europa) ha partecipato con 19 pazienti arruolati in soli due mesi. I risultati finali sono in fase di pubblicazione, ma con ottime prospettive di conferma”. “Sempre nel 2014 – prosegue Necchi – è stato ampliato il programma di collaborazioni multicentriche internazionali e si è ampliata la collaborazione con l’European society of Blood and Marrow Transplantation (Ebmt) – Solid Tumours Working Party – prosegue Necchi –. Siamo inoltre i coordinatori di uno studio retrospettivo sull’outcome della chemioterapia ad alte dosi di salvataggio e sulla mobilizzazione dei progenitori emopoietici autologhi nei tumori germinali. Inoltre, in Istituto è attivo l’unico studio al mondo con Brentuximab Vedotin, un anticorpo monoclonale anti-Cd30 coniugato con chemioterapia, nelle neoplasie germinali ed i risultati preliminari sembrano molto promettenti. Nell’ambito delle neoplasie genitourinarie rare, il nostro gruppo è da sempre impegnato nell’avanzamento dei trattamenti integrati e nella promozione di nuovi farmaci per i carcinomi spinocellulari del pene. Attualmente è in fase di arruolamento uno studio promosso dalla Fondazione Int, anch’esso unico al mondo, con un pan-Her inibitore tirosino-kinasico, Dacomitinib, somministrato in fase neoadiuvante pre-chirurgia per i casi con malattia localmente avanzata”. Nel 2014 all’Istituto Nazionale dei Tumori è nata inoltre l’associazione di pazienti Palinuro, ora anche membro dell’European Cancer Patient Coalition (Ecpc). La dottoressa Marina Chiara Garassino si è occupata prevalentemente di personalizzazione dei trattamenti nelle neoplasie toraciche: “Dal 2005, nel trattamento delle neoplasie toraciche non a piccole cellule, si è assistito, grazie al sequenziamento di tutto il genoma, a una grande rivoluzione. Fino a quegli anni il tumore del polmone si divideva in tumore del polmone a piccole e non a piccole cellule. Negli anni seguenti, sono state identificate alterazioni genetiche (es. Egfr, Alk, Ros1, etc), per cui in linea teorica era possibile curare ogni paziente con il farmaco che curava la sua esatta alterazione genetica”. “Le lesioni genetiche individuate - continua Garassino- sono prevalentemente nei pazienti non fumatori, e per ora la scoperta ha dato la possibilità di curare il 15% dei pazienti con tumore del polmone. Per tutti gli altri, attualmente, è disponibile solo la chemioterapia. Con i dati su nivolumab, un immunoterapico anti Pd-1, portato alla registrazione immediata da parte dell’Fda e i cui dati verranno presentati in modo esteso all’Asco 2015, si segna virtualmente la fine della chemioterapia almeno per i pazienti con istologia squamocellulare, sostanzialmente fumatori. Tale studio, denominato Checkmate 017 ha dimostrato un quasi raddoppio della sopravvivenza di questi pazienti rispetto alla chemioterapia in seconda linea”. Con la dottoressa Garassino, l’Unità di Oncologia Toraco-polmonare ha dato un fondamentale contributo a livello mondiale allo sviluppo di questa categoria di farmaci. Nell’ultimo anno, all’Int sono stati trattati un centinaio di pazienti con molecole sperimentali, e l’Unità Toracica si è affermata tra i centri più attivi al mondo nelle sperimentazioni cliniche nel tumore del polmone. L’unità vanta una notevole attività di ricerca anche sui timomi, patologia ancora misteriosa e rara (circa 130 nuovi casi all’anno), derivata dalle cellule epiteliali del timo, malattia rara della quale si conoscono solo le associazioni, ancora poco comprese, con il disordine neuromuscolare chiamato Miastenia grave. Per questa patologia, l’Unità ha fondato Tyme, un network di ospedali di riferimento per promuovere la cura e una ricerca mirata. La dottoressa Domenica Lorusso, infine, si è occupata dello studio dei tumori ovarici, sempre nell’ottica di una maggior efficacia della cura fondata sulla personalizzazione: “È stato compreso di recente che il cancro ovarico non è una malattia unica, ma rappresenta almeno 5 diversi tumori, caratterizzati da specifici pathways molecolari, peculiarità cliniche e differenti risposte alla chemioterapia. La ricerca clinica, al contrario, aveva ritenuto per molti anni che un unico trattamento chemioterapico, e le su diverse associazioni fondate sulla combinazione Carboplatino- Paclitaxel, fosse la terapia ‘fit for all’”. Alla luce delle nuove scoperte, nell’Unità di Ginecologia Oncologica dell’Int sono stati condotti studi avanzati per identificare ‘il trattamento giusto per il paziente giusto’; negli ultimi anni l’Unita’ Operativa di Ginecologia Oncologica ha dato un contributo importante alla ricerca clinica nazionale e internazionale qualificandosi come uno tra i “best recruiter centers” nei protocolli di sviluppo di nuovi farmaci tra cui antiangiogenetici e parp inibitori. Inoltre il reparto e’ al centro del coordinamento di molti trial disegnati e ideati in istituto che coaugulano piu’ di cento centri italiani nella realta’ del gruppo Mito (Multicenter Italian Trialists in Ovarian Cancer) e diversi centri internazionali afferenti all’Engot (European Network of Gynecology Oncology Trials). A questo riguardo sono stati ideati e verranno coordinati in Istituto studi accademici spontanei volti all’identificazione dei fattori genetici e molecolari predittivi della risposta al Bevacizumab nel trattamento del tumore ovarico, uno studio con la Temozolamide nel trattamento del carcinoma ovarico con metilazione del promotore di Mgmt (in particolare i tumori mucinosi e a cellule chiare che peraltro sono tra i piu’ chemio resistenti tra i tumori ovarici) e uno studio con un Mek-inibitore in confronto alla chemioterapia nei tumori sierosi di basso grado. Bevacizumab è anche al centro di un nuovo trial randomizzato, fondato sull’ipotesi che il farmaco antiangiaogenetico abbia una attivita’ sinergica con un parp inbitore (il Rucaparib) nel trattamento di prima linea del tumore dell’ovaio. Altri studi hanno riguardato l’utilizzo di Trabectedina nei carcinomi ovarici caratterizzati dal fenotipo Brcaness, fondato sulle disfunzioni dei geni Brca1 e Brca2, che sembrano molto più diffuse, nei carcinomi ovarici, di quanto non si ritenesse: un trial randomizzato di Fase Iii è in corso per definire quale sia la miglior strategia terapeutica nelle pazienti con queste caratteristiche di malattia. Anche la ricerca in campo chirurgico procede nella direzione della personalizzazione dell’approccio terapeutico: la mappatura dei linfonodi sentinella nelle pazienti con cancro dell’endometrio, associata a una particolare tecnica diagnostica basata sull’isteroscopia con indocianina, consente a molte pazienti di non subire la linfoadenectomia laddove i linfonodi non sono coinvolti dalla malattia. Negli stadi precoci dei tumori ginecologici, infine, all’Istituto dei Tumori si stanno sviluppando tecniche finalizzate non solo a migliorare la cura e le possibilita’ di guarigione delle pazienti, ma anche alla preservazione della qualita’ di vita (tecniche di isterectomia reve sparing finalizzata al mantenimento delle funzioni vescicali nelle pazienti operate per carcinoma della cervice) e alla conservazione della fertilità. Quest’ ultimo il caso dei tumori del collo dell’utero in stadio precoce, nei quali la salvaguardia della fertilità sta iniziando a essere garantita dalle nuove tecniche di conizzazione e linfoadenectomia laparoscopica. Un approccio ultra-conservativo è possibile anche nei casi di carcinoma dell’endometrio in stadio iniziale in donne giovani e desiderose di mantenere una vita riproduttiva.  
   
   
LA SPERANZA CHE AIUTA A CRESCERE: “NUVOLE DI OSSIGENO” PER GLI ADOLESCENTI CHE DEVONO LOTTARE CONTRO IL TUMORE  
 
Milano, 20 aprile 2015 – Non sempre la malattia rappresenta una prova che aiuta a crescere. Il tumore, a volte, sottraendo la speranza del futuro, ruba agli adolescenti anche la capacità di diventare pienamente adulti. Per questo, le terapie da sole possono non bastare. Occorre mettere i ragazzi nella condizione di poter continuare a vivere la loro vita – la scuola, gli amici, i fidanzati, lo sport – e percorrere le tappe essenziali della crescita, anche durate la fase delle cure. E dopo. Portare “nuovo ossigeno” nella vita dei pazienti adolescenti, anche quando il percorso è più duro. “Clouds of oxygen: adolescents with cancer tell their story in music” è il racconto del Progetto Giovani della Pediatria dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, pubblicato sulle pagine del prestigioso Journal of Clinical Oncology a fine 2014. Sono le parole stesse dei pazienti che raccontano, in una vetrina internazionale, tra i risultati dei grandi protocolli clinici, il perché di un progetto speciale, dedicato ai giovani malati: un progetto che ha l’obiettivo di creare un nuovo modello di cura, che migliori gli aspetti clinici ma che insieme si avvalga anche di attività ludiche e culturali, per farsi carico non solo della malattia, ma della vita intera dei ragazzi che si sono ammalati. “’Nuvole di ossigeno’ è il titolo della canzone scritta e cantata dai nostri pazienti con la collaborazione dei musicisti di ‘Elio e le Storie Tese’ (in particolare del bassista Faso) – spiega il dottor Andrea Ferrari, oncologo pediatra, coordinatore del progetto Giovani –. Per loro la musica diventa uno strumento per affrontare la realtà con uno sguardo diverso. Una forma di espressione per ragazzi speciali, che si trovano all’improvviso a dover affrontare una diagnosi difficile, e poi le cure e la paura di non avere un futuro”. ‘Nuvole di ossigeno’ è un mix di frasi, immagini, note, fuse insieme, inframmezzate ai suoni dell’ospedale, al rumore ritmico della pompa della chemioterapia e all’allarme delle infermiere. Per ricordare a tutto il mondo che “la cosa più bella che si possa provare è la consapevolezza di avere un futuro ed esserne padrone”. Raccontarsi attraverso la musica, ma anche con una collezione di moda, realizzata insieme alla stilista Gentucca Bini, o con un murales, dipinto insieme al writer Bros, progetti realizzati con l’aiuto della Fondazione Magica Cleme e con il fondamentale supporto dell´Associazione Bianca Garavaglia, prima sostenitrice da tanti anni dei progetti della Pediatria dell’Istituto. Il Progetto Giovani prevede però anche l’attenzione ad aspetti clinici essenziali: “Progetti dedicati ai pazienti in questa età di mezzo sono fondamentali per migliorare le cure e le probabilità di guarigione – commenta Ferrari –: avere a disposizione i protocolli clinici per tutti i tumori che possono insorgere in questa fascia di età, cercare strumenti innovativi per ridurre il ritardo diagnostico, ottimizzare l’assistenza psicosociale, le misure di preservazione della fertilità, i percorsi di follow-up nell’ingresso degli adolescenti nel mondo dell’adulto”. Il Progetto Giovani rappresenta un modello da esportare, la base di partenza per un ambizioso programma nazionale organizzato dalla Siamo, Società Italiana Adolescenti con Malattie Onco–ematologiche, fondata proprio dal dottor Ferrari, nato per affrontare in modo coordinato il problema della qualità della cura degli adolescenti ammalati di tumore. “Si tratta di pazienti che hanno minori possibilità di accedere ai centri di eccellenza e ai protocolli clinici, e che alla fine hanno meno probabilità di guarire rispetto a un bambino con la stessa malattia – conclude Ferrari – insieme, oncologi pediatri e oncologi dell’adulto, psicologi, infermieri, società scientifiche, associazioni genitori, possiamo davvero cambiare la storia di questi ragazzi”.  
   
   
CANI FIUTANO LE SOSTANZE CHIMICHE CORRELATE AL CANCRO ALLA PROSTATA  
 
Bruxelles, 20 aprile 2015 - Il nuovo studio, effettuato dai ricercatori all’istituto clinico e centro di ricerca Humanitas a Milano e in altri istituti, ha coinvolto il rigoroso addestramento di due cani pastore tedesco di tre anni che individuano gli esplosivi per identificare “composti organici volatili specifici del cancro alla prostata” in campioni di urina. Le capacità di identificazione dei cani sono state messe alla prova su campioni provenienti da oltre 900 uomini, 362 pazienti affetti da cancro alla prostata oltre a 540 soggetti di controllo sani. I ricercatori hanno lavorato con un ospedale universitario italiano e con il centro veterinario militare del ministero italiano della difesa. Medscape riferisce sulla procedura di test: “Un addestratore conduceva un singolo cane in circolo attorno a una serie di ciotole coperte da una rete. Il cane compieva per una volta il giro completo e poi, durante il secondo giro, si fermava davanti a delle ciotole specifiche se esse contenevano l’urina con l’odore del cancro alla prostata.” Lo studio, pubblicato nel Journal of Urology, mostra che i cani hanno dimostrato una precisione diagnostica superiore al 97 % sia in termini di sensibilità che di specificità. Di fatto, per il “cane uno”, la sensibilità era del 100 % e la specificità del 98,7 %. Per il “cane due”, la sensibilità era del 98,6 % e la specificità era del 97,6 %. Entrambi i cani sono anche esperti nell’individuazione degli esplosivi. I cani erano in grado nella stessa misura di individuare i cancri alla prostata a basso rischio e anche quelli più avanzati, come il ricercatore principale dott. Gianluigi Taverna ha sottolineato su Medscape: “Il cane ha una reazione alla qualità e non alla quantità.” I risultati hanno portato il team di studio a concludere che “un sistema olfattivo canino allenato può rilevare i composti organici volatili specifici del cancro alla prostata nei campioni di urina con elevate sensibilità e specificità stimate”. I ricercatori hanno comunque avvertito che sono necessari ulteriori studi per indagare il potenziale valore predittivo di questa procedura per identificare il cancro alla prostata. Claire Guest da Medical Detection Dogs ha parlato al Guardian, dicendo che i risultati di questo nuovo studio erano “spettacolari”. Ha poi aggiunto: “Essi ci offrono un’ulteriore prova che i cani possiedono la capacità di percepire il cancro umano. Risulta particolarmente eccitante avere una percentuale di successo così elevata nell’individuazione del cancro alla prostata, per il quale i test esistenti sono sfortunatamente inadeguati.” Il dott. Taverna vede i risultati come una “reale opportunità clinica”. La speranza è che queste scoperte porteranno a uno scenario dove cani espressamente addestrati potrebbero fornire un metodo non invasivo per individuare il cancro. Per ulteriori informazioni, visitare: http://www.Jurology.com/article/s0022-5347%2814%2904573-x/abstract    
   
   
RADIOFARMACO RA-223 NUOVA FRONTIERA CONTRO IL CANCRO DELLA PROSTATA I MEDICI NUCLEARI: “AUMENTA DEL 30% LA SOPRAVVIVENZA GLOBALE”  
 
Rimini, 20 aprile 2015 – Una sopravvivenza globale del 30% in più. E’ quella che garantisce il Radio-223 dicloruro (Ra-223), il primo radiofarmaco efficace nei pazienti affetti da tumore della prostata con metastasi ossee. Una vera innovazione riconosciuta anche dall’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) che sta per inserirlo in fascia H, a totale carico del sistema sanitario. Viene utilizzato dal medico nucleare, una figura che sta assumendo sempre più rilevanza nella lotta al cancro. Fino a poco tempo fa, il campo di più importante applicazione terapeutica della Medicina Nucleare era in ambito tiroideo (carcinomi ed ipertiroidismo), - afferma il prof. Onelio Geatti Presidente Nazionale dell’Associazione Italiana di Medicina Nucleare ed Imaging Molecolare (Aimn) -. Ora si apre uno spazio nuovo nella terapia di una neoplasia che i numeri indicano come il primo per diffusione fra gli uomini del nostro Paese. Ogni anno si registrano, infatti, oltre 36.000 nuovi casi 3.780 solo in Emilia Romagna”. Di queste nuove opportunità, e del futuro della medicina nucleare, si ne è discusso fino a domenica scorsa nel corso del 12° Congresso nazionale dell’Aimn. A Rimini erano previsti oltre 500 specialisti provenienti da tutta Italia. “Serviva una nuova arma contro una malattia che provoca più di 7.500 decessi l’anno - sottolinea il prof. Sergio Baldari Direttore U.o.c. Di Medicina Nucleare dell’Università di Messina -. Il Ra-223 è un radiofarmaco ad azione specifica sulle metastasi ossee. Emette radiazioni alfa ed ha dimostrato, rispetto ad altre terapie, di non indurre danni evidenti al midollo osseo. Migliora in modo significativo la qualità della vita dei pazienti e, oltre ad incrementare la sopravvivenza, riduce il dolore osseo che contraddistingue la neoplasia”. “La medicina nucleare è sicura - sostiene Maria Luisa De Rimini, Presidente del Congresso Aimn. I radiofarmaci che utilizziamo di solito vengono somministrati con iniezione in vena. Il Ra-223 espone il paziente a dosi di radioattività estremamente basse e il suo impatto nell’ambiente è approssimabile a zero. Per evitare comunque eventuali dispersioni o problemi alle persone che vivono vicino al malato, è sufficiente seguire alcuni piccoli accorgimenti nei primi giorni del trattamento. Ad ognuno dei nostri pazienti vengono dati tutti i consigli necessari per proteggere familiari, amici e colleghi nella prima settimana dalla somministrazione”. Il ruolo del medico nucleare all’interno del team multidisciplinare che cura i tumori è uno dei temi al centro del Congresso di Rimini. “Il nostro compito principale è affiancare lo specialista clinico e valutare quando e se è appropriato l’uso di un determinato radiofarmaco - aggiunge il prof. Baldari -. Il Ra-223 può essere utilizzato solo dopo aver verificato la presenza di metastasi ossee”. “La medicina nucleare utilizza sostanze radioattive per colpire le cellule tumorali – afferma il prof. Geatti -. A differenza della radioterapia classica però la somministrazione delle radiazioni avviene dall’interno e non dall’esterno. L’idea che siano iniettati dentro l’organismo umano atomi radioattivi spaventa molti dei nostri pazienti. I radiofarmaci alfa emittenti invece hanno la capacità di legarsi e agire solo sui tessuti malati risparmiando tutto ciò che sta attorno. Basta un foglio di carta o una siringa di plastica per creare una barriera invalicabile per queste particelle”. “La medicina nucleare è una disciplina importante e in continua evoluzione – sostiene la dr.Ssa De Rimini -. Grazie ad apparecchiature sempre più sofisticate ed a terapie innovative siamo in grado di diagnosticare e curare molte patologie. La nostra specializzazione ha oggi grandi capacità e molte potenzialità future. In quest’ottica, in particolare oggi, nell’era della Medicina Personalizzata e dell’Imaging Multimodale con radiofarmaci, appare stringente la necessità di una costruttiva comprensione e collaborazione multidisciplinare, che guardi a percorsi diagnostico-terapeutici mirati con visione paziente-centrica. La nostra Associazione da oltre 25 anni è impegnata nella promozione delle conoscenze di questo specifico ambito della medicina e ad estendere il confronto trasversale tra noi specialisti di settore e le multiple competenze in esso rappresentate con figure di altre Specialità cliniche. Siamo certi che il nostro percorso necessiti di ulteriore comunicazione che consenta di comprendere anche ai “non addetti ai lavori” che la Medicina Nucleare è una metodica che consente diagnosi mirate e precoci - conclude la De Rimini -. Può individuare come confezionare precocemente una terapia su misura per la patologia, aiutando il diritto di ciascuno ad una medicina personalizzata”.  
   
   
A MILANO-BICOCCA IL LABORATORIO DI FRONTIERA PER SPEGNERE IL “MOTORE” DEI TUMORI  
 
Milano, 20 aprile 2015 – Un nuovo laboratorio dove si fa ricerca di frontiera sulla biomedicina e si utilizzano macchinari con altissima sensibilità, in grado di ricostruire il metabolismo dei tumori attraverso lo studio delle “impronte digitali” lasciate dalle cellule colpite da malattie metaboliche complesse, come i tumori, e quelle neurodegenerative, come l’Alzheimer. È il nuovo Laboratorio di Metabolomica Sysbio del Centro di Systems Biology Sysbio, inaugurato questa mattina all’Università di Milano-bicocca, nato dalla collaborazione fra l´Istituto di Bioimmagini e Fisiologia Molecolare del Cnr (Ibfm-cnr) e l´Università degli Studi di Milano-bicocca e costruito presso il Dipartimento di Biotecnologie e Bioscienze dell’Ateneo milanese con un investimento di circa un milione di euro. Nel laboratorio lavorano dodici ricercatori coordinati dalla professoressa Lilia Alberghina, direttore del laboratorio e del Centro di Systems Biology Sysbio. Tra i punti di forza del laboratorio il Gas-cromatografo interfacciato allo spettrometro di massa 7200 Gc-qtof, uno strumento innovativo che associato a software molto avanzati, permette di ottenere informazioni molto precise e dettagliate utilizzando quantità minime di tessuto biologico, anche se prelevato con biopsie (clicca per scaricare la scheda del laboratorio) Il Centro di Systems Biology Sysbio fa parte della Roadmap Italiana per le Infrastrutture Europee Esfri, realizzate per offrire alla comunità scientifica del territorio l´accesso a tecnologie e a competenze di frontiera. Sysbio sta sviluppando ricerche che costituiscono un approccio tecnologico innovativo a livello internazionale per la medicina personalizzata. Un approccio “di frontiera” basato sul metabolismo Attualmente, il cancro viene contrastato con un approccio che si basa sul trattamento del guscio di regolazione del tumore, una sorta involucro esterno della cellula malata. Tuttavia, questo metodo, seppur efficace sul breve periodo, comporta spesso recidive a mesi di distanza dal trattamento. L’approccio basato sul metabolismo della cellula, partendo dalla conoscenza di tutti i meccanismi di funzionamento interno della cellula, punta a spegnere il “motore” del tumore impedendo il rischio di recidiva. L’università di Milano-bicocca sta sviluppando le competenze e le conoscenze necessarie per l´uso di questa tecnologia in collaborazione con istituzioni quali il team del Mit di Boston guidato da Gregory Stephanopoulos, che ha ospitato Daniela Gaglio, referente del Laboratorio di Metabolomica per gli esperimenti in cellule di mammifero, e la squadra della Chalmers University di Göteborg, coordinate da Jens Nielsen, che ha ospitato Raffaele Nicastro, referente del Laboratorio per gli esperimenti in cellule di lievito. «Oltre a svolgere ricerca di frontiera - ha detto Cristina Messa, rettore dell’Università di Milano-bicocca – il nuovo Laboratorio di Metabolomica-sysbio nasce anche per mettere infrastrutture e competenze scientifiche a disposizione della ricerca clinica e ospedaliera del territorio. La collaborazione con il Cnr rappresenta in modo concreto la capacità di mettere in rete conoscenze scientifiche, capacità di ricerca e risorse economiche per produrre benefici per la comunità». «Il metabolismo – ha spiegato Lilia Alberghina, direttore del Laboratorio di Metabolomica e di Sysbio-isbe – è il “motore” del tumore. Se spegniamo il motore, spegniamo anche il tumore. Ecco perché credo che la ricerca basata sul metabolismo è la strada che porterà risultati importanti».  
   
   
TORINO, OSPEDALE MARTINI, ARRIVA DISPOSITIVO ANTI-DOLORE SCHIENA  
 
Torino, 20 aprile 2015 - É stata avviata all´ospedale Martini di Torino la sperimentazione di un nuovo dispositivo che riduce, quando non elimina completamente, le forme più dolorose del mal di schiena cronico. Si chiama Nevro Senza e si tratta di un dispositivo regolabile dall´esterno che consente di ottenere una stimolazione elettrica a livello del midollo, inibendo in questo modo la trasmissione degli impulsi dolorosi dalla periferia al cervello e dando al paziente una diminuzione parziale o totale del dolore. Il dispositivo, che rientra nella terapia del dolore, consente tra l´altro di ovviare all´impiego cronico di farmaci antidolorifici. Www.asl102.to.it    
   
   
TUMORE AL POLMONE: NUOVO SONDAGGIO MONDIALE SUGLI ONCOLOGI EVIDENZIA MARGINI DI MIGLIORAMENTO NELL’UTILIZZO DELLE TERAPIE PERSONALIZZATE  
 
Ingelheim, Germania, 20 aprile 2015 - I risultati di un nuovo sondaggio mondiale condotto sugli oncologi esperti di tumore polmonare indicano che, nonostante l’81% dei pazienti con nuova diagnosi di carcinoma polmonare non a piccole cellule (Nsclc) sia stato sottoposto al test per individuare mutazioni di Egfr, un numero considerevole di essi non ha ricevuto una terapia personalizzata sulla base del tipo di tumore o della sua caratterizzazione molecolare[1] I risultati del sondaggio, promosso da Boehringer Ingelheim, a cui hanno partecipato 562 oncologi di 10 Paesi (Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Corea del Sud, Spagna, Taiwan, Regno Unito e Stati Uniti), sono stati presentati oggi, come late-breaking abstract, nella sessione Migliori Abstract Esmo-iaslc, del European Lung Cancer Conference (Elcc) 2015, che si svolge a Ginevra. L’indagine ha evidenziato che, in quasi 1 paziente su 4 con Nsclc avanzato, la terapia di prima linea è stata avviata prima che fossero disponibili i risultati del test sulle mutazioni Egfr, con differenze significative fra le varie regioni geografiche (intervallo: dal 12% in Asia al 30% in Europa).1 Le ragioni principali per cui non tutti i pazienti vengono sottoposti al test, sono risultate essere (oltre all’istologia del tumore): “tessuto insufficiente”/”incertezza sul fatto che il tessuto fosse sufficiente”, “scarsa efficienza” e “tempi troppo lunghi per avere i risultati”. Le linee guida internazionali[2] raccomandano che il test per l’individuazione delle mutazioni Egfr venga eseguito al momento della diagnosi di Nsclc avanzato, e che i risultati guidino le scelte sulla terapia, per garantire che i pazienti ricevano trattamenti specifici appropriati sulla base del tipo di tumore. Questo è importante perché i pazienti con carcinoma polmonare avanzato con mutazione Egfr possono trarre benefici in termini di sopravvivenza libera da progressione della malattia e qualità di vita attraverso terapie target, rispetto alla chemioterapia standard.2 Inoltre, dati recenti hanno mostrato che una specifica terapia target ha aumentato la sopravvivenza complessiva dei pazienti con la mutazione più frequente (Del19) rispetto alla chemioterapia.[3] Il Nsclc è la forma più diffusa di tumore polmonare.[4] Mutazioni specifiche di questo tumore, note come mutazioni Egfr, vengono riscontate nel 10-15% dei pazienti caucasici e nel 40% di quelli asiatici.[5] Ci sono diversi tipi di mutazioni Egfr, le più comuni sono le delezioni dell’esone 19 (Del19) e la mutazione L858r dell’esone 21 .[6] Il Professor Gerd Stehle, Vice Presidente Medicine Therapeutic Area Oncology di Boehringer Ingelheim ha poi commentato che “l’impegno della ricerca sul tumore polmonare da parte di Boehringer Ingelheim va al di là degli studi clinici. Questa indagine mondiale fa parte delle attività che conduciamo costantemente per approfondire le conoscenze sulla pratica clinica, utilizzando queste informazioni per rispondere al meglio alle necessità dei pazienti e di chi se ne prende cura”. Italia - Per quanto riguarda i risultati relativi all’Italia, si evidenzia che il test per la mutazione Egfr prima della terapia di prima linea viene effettuato nel 79% dei casi (in confronto al 77% della media europea). In aggiunta, nel 67% dei casi è stato effettuato il test e i risultati sono stati disponibili prima dell’inizio della terapia di prima linea rispetto ad una media europea del 57%. “In Italia un’elevata percentuale di pazienti affetti da tumore polmonare viene sottoposta al test per la mutazione del fattore di crescita epidermico (Egfr) – sottolinea la Professoressa Silvia Novello, Presidente di Walce (Women Against Lung Cancer in Europe) – ma ci sono pazienti (e familiari) che richiedono di iniziare subito la terapia di prima linea, senza attendere l’esito del test. Alla luce dei dati emersi da questo lavoro presentato credo che ci siano alcuni concetti importanti da sottolineare nell’interesse dei pazienti: oggi esistono terapie mirate per alcuni tipi di tumore polmonare e i casi con mutazione di Egfr ne sono un esempio, che traggono beneficio da un trattamento specifico, fin dal momento della diagnosi. E’ fondamentale che tutti gli elementi necessari per impostare una terapia vengano acquisiti prima di iniziare la terapia stessa e, pur comprendendo lo stato di angoscia che accompagna quei momenti, è necessario aspettare quel tempo tecnico per la realizzazione di tutti i test, compreso quello per la mutazione di Egfr, che ormai in Italia è in media pari a una settimana.” Il sondaggio - Con l’intento di approfondire le conoscenze sulla diagnosi, sul test per le mutazioni e sul trattamento dei pazienti con Nsclc avanzato, è stato condotto, a livello mondiale, un sondaggio online su 562 medici in 10 Paesi (Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Corea del Sud, Spagna, Taiwan, Regno Unito e Stati Uniti). Il sondaggio, che si è svolto tra dicembre 2014 e gennaio 2015, ha valutato la prevalenza del test per individuare le mutazioni Egfr, l’atteggiamento e le barriere nei confronti del test, e il modo in cui i risultati del test influenzano la scelta della terapia. Infografica sul sondaggio: http://www.Lifewithlungcancer.info/egfrtestingitaly.html    
   
   
MALATTIE DELLA TIROIDE: A BRESCIA ESPERTI A CONFRONTO IPOTIROIDISMO: PIU’ A RISCHIO LA TERAPIA NEGLI ANZIANI  
 
Milano, 20 aprile 2015 – “Stiamo osservando un incremento delle malattie della tiroide, afferma Carlo Cappelli, Endocrinologo, Aou Spedali Civili di Brescia, introducendo i temi del convegno “Tiroide, dalla gestazione alla terza età”, promosso da Ame, Associazione Medici Endocrinologi, che si terrà il 18 aprile a Brescia. È un trend che vedrà, nei prossimi 20 anni, aumentare ulteriormente questi disturbi che già oggi colpiscono oltre il 10% della popolazione, con oltre un milione di pazienti solo in Lombardia. L’incremento di tali patologie è attribuibile sia all’inquinamento ambientale che a situazioni locali e alla carenza iodica che caratterizza molte aree del nostro territorio”. Prendersi cura della tiroide, ancora prima della nascita, quella della mamma in gravidanza, fino ad arrivare alla terza età: questi i temi del convegno che si terrà presso l’Università degli Studi di Brescia e che vede il Professor Cappelli tra gli organizzatori e la presenza di specialisti di discipline diverse. Il convegno avrà un focus sul trattamento dell’ipotiroidismo in pazienti fragili, persone che faticano a seguire la terapia perché assumono molti farmaci a causa dell’età o perché affetti da numerose patologie concomitanti, oppure persone che non seguono le indicazioni mediche che prevedono l’attesa di almeno mezz’ora prima di fare colazione dopo l’assunzione della terapia. Persone quindi in cui è difficile raggiungere e mantenere un ottimale equilibrio ormonale nel tempo. “Infatti, il 40% delle persone in cura con la terapia sostitutiva con levotiroxina è in disequilibrio ormonale, in questi casi il medico tende ad aumentare la dose e il paziente va incontro al rischio di sviluppare ipertiroidismo che aumenta la probabilità di sviluppare altri disturbi. Uno studio condotto dal mio team, pubblicato sulla prestigiosa rivista Europe Geriatric Medicine⃰, che ha seguito per 5 anni due gruppi di pazienti anziani (417 in totale) in trattamento con levotiroxina, l’ormone tiroideo, in compresse o in forma liquida, spiega Cappelli, ha dimostrato una maggiore stabilità del profilo ormonale nelle persone trattate con levotiroxina liquida evitando i rischi di ipotiroidismo o di ipertiroidismo a cui questi pazienti vanno incontro. In particolare, il rischio di una soppressione del Tsh e quindi di ipertiroidismo, è 5 volte maggiore in pazienti trattati con levotiroxina in compressa. L’ipertiroidismo è molto rischioso per i pazienti anziani ed è ben documentato un maggiore rischio di sviluppare problemi cardiaci come la fibrillazione atriale, osteoporosi, fratture e decadimento cognitivo in presenza di questa patologia. Pertanto mantenere un profilo ormonale stabile è fortemente auspicabile ed oggi questo è possibile grazie a nuove formulazioni alternative alle compresse”, conclude l’endocrinologo.  
   
   
SANITÀ: REGISTRO TUMORI DECISIVO PER QUALITÀ SALUTE ABRUZZO SARÀ LA 4°REGIONE AD ATTIVARLO  
 
Pescara, 20 aprile 2015 - Un passaggio decisivo ai fini dell´entrata in funzione del Registro Tumori Regionale dell´Abruzzo, prevista entro l´anno, è stato compiuto, il 16 aprile, a Pescara, presso la sede dell´Agenzia Sanitaria Regionale (Asr), con la firma da parte dell´assessore alla Programmazione Sanitaria, Silvio Paolucci, della convenzione, già approvata dai direttori generali delle Asl, relativa alla redazione del Disciplinare tecnico di funzionamento del Registro. Istituito con decreto del Commissario ad acta, Luciano D´alfonso, presso l´Agenzia sanitaria regionale, il Registro regionale dei Tumori rappresenta uno strumento fondamentale sia per monitorare l´andamento del fenomeno neoplastico che le prestazioni erogate ma anche per analizzare gli effetti dell´inquinamento sulla salute della popolazione. Questa mattina, nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno preso parte lo stesso assessore Paolucci, il Commissario straordinario dell´Asr, Alfonso Mascitelli, il capo dipartimento del settore Politiche della Salute, Angelo Muraglia, e del direttore scientifico del Registro, prof. Lamberto Manzoli, sono state ripercorse le tappe che hanno portato, nel giro di appena tre mesi, a creare i presupposti perchè l´Abruzzo diventi la quarta regione, dopo Friuli, Umbria e Veneto, ad attivare il Registro regionale dei Tumori. "Quando si scommette sulla qualità in sanità, come in questo caso, - ha affermato l´assessore Paolucci - si scommette sulla buona salute dei cittadini. Pertanto, - ha proseguito - tutte le azioni di riordino, gli investimenti su strumenti innovativi come questo Registro ma anche la riconversione delle strutture sanitarie territoriali, la rete dell´emergenza-urgenza che sarà pronta al più presto, la delibera, ormai prossima, sulla programmazione dei tempi di attesa ed anche la scelta di concentrare alcuni servizi vanno nella direzione di elevare la qualità dell´offerta sanitaria". Tra le attività di rilievo messe in atto dall´Agenzia sanitaria, come ha evidenziato lo stesso Commissario Mascitelli, l´avvio di un´indagine preliminare per la valutazionbe dei potenziali fattori di rischio cancerogeno nei territori di Popoli e Bussi sul Tirino. Infine, sono stati presi accordi diretti con la segreteria nazionale dell´Airtum (associazione italiana dei Registri Tumori), per l´avvio di corsi di formazione e per l´armonizzazione dei data base secondo i criteri previsti per ottenere l´accreditamento Airtum.  
   
   
MARONI: MIO OBIETTIVO È LOMBARDIA ´TICKET FREE´  
 
Milano. 20 aprile 2015 - "La salute viene prima di tutto. E su questo in Regione Lombardia abbiamo fatto veramente tanto. Ma non ci fermiamo, il mio obiettivo è azzerare le liste d´attesa e fare della Lombardia la prima Regione ´ticket free´". Lo ha detto il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, intervenendo alla diretta streaming del quotidiano online ´Affaritaliani´. Ora Avanti Con La Riforma - Il governatore ha ricordato il successo dell´operazione ´Ambulatori aperti´ con "170.000 prenotazioni e 150.000 prestazioni già effettuate in 7 mesi" e ha rilanciato sulla riforma del sistema socio-sanitario. "Continueremo a garantire la libertà di scelta fra pubblico e privato, come è stato fino ad ora" ha premesso, spiegando che ciò si integrerà con "la necessità di adeguare il sistema all´evoluzione della vita, perché con l´invecchiamento della popolazione la gente abbia bisogno di essere assistita a casa. Per questo bisogna mutare il sistema da ´curare il malato´ a ´prendersi cura del malato´". "Quindi - ha aggiunto - ci sarà un unico Assessorato, Sociale e Sanità, e sul territorio un sistema che non distinguerà tra ospedale e assistenza, ma li integrerà".  
   
   
LOTTA ALLA TROMBOSI: L’ONDA LUNGA DI SCIENZA E BUONSENSO CONQUISTA L’ITALIA  
 
Milano, 20 aprile 2015 – Milano, Como, Genova, Ferrara, Cassino e Bari senza dimenticare il web e il mondo dei social network. Mercoledì 15 aprile, la 4° Giornata Nazionale per la Lotta alla Trombosi ha attraversato tutta Italia coinvolgendo uomini e donne, adulti e bambini, nell’onda anti-pigrizia ideata da Alt – Associazione per la Lotta alla Trombosi e alle malattie cardiovascolari – Onlus. Una mattinata di seminari, giochi e incontri sportivi, partita dall’Arena Civica Gianni Brera di Milano con l’evento “Caccia alla sedentarietà“ organizzato con il Centro Sportivo Italiano e 150 studenti dell’istituto Santa Gemma di Milano che, suddivisi in 12 squadre, si sono sfidati a unihockey, pallamano, baseball, ultimate, dodgeball e badminton. Ma prima, pochi minuti di scienza per imparare il significato di trombosi, trigliceridi, insulina, colesterolo, zuccheri e carboidrati e una piacevole merenda a base di mela (Melinda), acqua (Bracca Acque Minerali) e yogurt (Yakult). Infine, la consegna della Coppa Buonsenso alle classi vincitrici con il presidente di Alt, Lidia Rota Vender, il Presidente del Comitato di Milano del Csi, Giuseppe Valori e Daniele Redaelli de La Gazzetta dello Sport. Un percorso di salute ed energia al termine del quale i ragazzi con in mano un metro per calcolare il proprio Bmi, l’agenda del Cuore 2015, Salto, periodico di Alt dedicato al Tema Trombosi e Giovani e il manifesto della Salute, si sono salutati con uno scatto di salute: l’Healthy-selfie di gruppo della campagna #Altpigrizia da postare sui Social Network. Ma non solo Milano, le iniziative pensate da Alt sono state numerose e coinvolgenti. A Ferrara più di 500 persone hanno partecipato a gare di golf, screening vascolare e itinerari di salute per scoprire tutta l’importanza di sport e movimento. A Bari al motto "Sport, Sana alimentazione e il Piacere della conoscenza" centinaia di ragazzi hanno individuato gli alleati più importanti della salute con lezioni interattive, giochi, e momenti "pane e pomodoro". A Como la squadra di calcio femminile Fcf Como 2000 ha giocato a nome di Alt contro il Brescia a Cassino più di 100 persone si sono sottoposte in maniera assolutamente gratuita alla misurazione della pressione arteriosa, della glicemia, del colesterolo, della massa corporea, della circonferenza addominale e della vita grazie alla disponibilità di un nutrito pool di medici e ricercatori. A Genova la giornata è stata social: il dottor Giuliano Lo Pinto, direttore della S.c. Di Medicina Interna dell’Ospedale Galliera ha spiegato agli utenti del web che cos’è la Trombosi venosa. «Siamo molto contenti del successo ottenuto e della partecipazione di così tante persone. È alle nuove generazioni che dobbiamo rivolgerci se vogliamo diffondere una sempre maggiore consapevolezza del problema e delle possibili soluzioni. La prevenzione della trombosi non si delega agli esami, si fa concretamente guardandosi allo specchio, diventando consapevoli del rischio che potremmo correre e del pericolo che possiamo evitare. Alt per una giornata intera ha raccontato tutto questo, affinché nessuno possa dire un giorno "Io non lo sapevo"» - ha commentato Lidia Rota Vender, presidente Alt. L’iniziativa è stata sostenuta da tanti preziosi alleati, quali: Regione Lombardia, Comune di Milano, Expo Milano 2015, Coni, Fcsa (Federazione Centri per la Diagnosi della Trombosi e la Sorveglianza delle Terapie Antitrombotiche), Siset (Società Italiana di Emostasi e Trombosi), Gazzetta dello Sport, Csi (Centro Sportivo Italiano), Bayer, Yakult, Melinda e Bracca Acque Minerali - gruppo bergamasco leader nella produzione di acque minerali - che porterà il messaggio di prevenzione su un milione di tavole degli italiani per tutto il mese di aprile grazie alla speciale retroetichetta dedicata ad Alt.  
   
   
BASILICATA: PRECARI SANITA’ PRIMO PASSO DEL MINISTERO  
 
Potenza, 20 aprile 2015 - Giuseppe Verrastro della Segreteria Regionale Uil Fpl comunica che la nota del Sottosegretario alla Salute, inviata alle Ooss di categoria circa la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale del Dpcm sui precari della Sanità dopo aver ricevuto già ricevuto il consenso dalla Corte dei Conti rappresenta un notevole passo in avanti sul superamento del precariato. Il testo prevede la stabilizzazione degli infermieri,Oss,medici ed altro personale precario a tempo determinato che ormai da anni garantiscono la qualità e la quantità delle prestazioni sanitarie a tutela della salute individuale e collettiva. Nel merito il testo prevede la possibilità di avviare entro il 31 dicembre 2018 procedure concorsuali riservate al personale precario degli enti del Servizio sanitario nazionale per coprire sino al 50% dei posti disponibili. Potranno accedere alla stabilizzazione i precari del Ssn che abbiano prestato un servizio effettivo non inferiore ai tre anni nell’ambito del quinquennio precedente. Il Dpcm disciplina anche le procedure di reclutamento speciale per lavori socialmente utili (Lsu) e per lavori di pubblica utilità (Lpu); la proroga dei contratti di lavoro a tempo determinato che si programma di stabilizzare ma lo si potrà fare massimo fino al 31 dicembre 2018; la possibilità di partecipare alle procedure in questione per il personale dedicato alla ricerca in sanità e per il personale medico dei servizi di emergenza e urgenza delle aziende sanitarie locali, con almeno 5 anni di prestazione continuativa, ancorché non in possesso della specializzazione in medicina e chirurgia d’accettazione e d’urgenza; La Uil Fpl a tal proposito oltre alla tutela legale avviata per coloro che no troveranno spazio dal Dpcm, vigilerà attentamente sull’attuazione dello stesso e come primo atto si impegnerà al fine di far avviare da subito le procedure concorsuali e contestualmente il rinnovo dei contratti al 2018. Le Aziende Sanitarie e l’Assessorato alla sanità dovranno da subito aprire un confronto con le Oo.ss al fine di stabilire i fabbisogni concreti e creare le condizioni nelle dotazioni organiche future 2015-2016-2017 -2018, per la stabilizzazione di dette figure.  
   
   
CONGRESSO INTERNAZIONALE DI DERMATOLOGIA PEDIATRICA ACNE - IL DISTURBO DELLA PELLE PIÙ FREQUENTE IN ETÀ PEDIATRICA: PRESENTE GIÀ IN ETÀ NEONATALE RAGGIUNGE UN PICCO NEGLI ADOLESCENTI (FINO ALL’87%) NUOVI TRATTAMENTI EFFICACI SENZA L’IMPIEGO DI ANTIBIOTICI  
 
Milano, 16 aprile 2015 – L’acne è una delle patologie cutanee più frequenti in età pediatrica, talvolta già in età neonatale. Colpisce dal 70 all’87% degli adolescenti con conseguenze psicologiche e relazionali spesso importanti, legate anche al fatto che il trattamento dell’acne non ha una rapida soluzione e che le cure possono impegnare i ragazzi anche per lunghi periodi. Risolvere il problema è possibile, ma è necessario un esperto, quindi bandito il fai-da-te. Oggi, per la gestione di questa condizione, una nuova speranza arriva dalla combinazione da un retinoide, l’adapalene, e benzoile di perossido (Bpo) in forma di gel, che è stata presentata per la prima volta al V Congresso Internazionale S.i.der.p., Società Italiana Dermatologia Pediatrica svoltosi a Palermo, 16-18 aprile. “Il trattamento con la combinazione di un retinoide e benzoile di perossido (Bpo) ha dimostrato efficacia clinica in uno studio clinico in bambini da 9 a 11 anni di età ed è raccomandato dalle linee guida più recenti per il trattamento di diverse forme acneiche (Jeadv 2012, Pediatrics 2013), con una consistente riduzione, sia a livello di numero che di gravità, degli effetti collaterali rispetto alle altre terapie attualmente disponibili” afferma Anna Belloni Fortina, dermatologa, Unità di Dermatologia Pediatrica, Università di Padova. “Un ampio studio effettuato su oltre 1600 pazienti affetti da acne volgare ha dimostrato che la combinazione fissa adapalene 0.1% + Bpo 2.5% in gel topico ha un’efficacia superiore all’utilizzo dei singoli agenti in monoterapia, con una precoce comparsa dei risultati terapeutici e con un buon profilo di sicurezza dopo 12 settimane di trattamento, prosegue la Prof.ssa Belloni Fortina. Inoltre la formulazione non contiene antibiotici, conformemente alle recenti disposizioni Aifa in materia di antibiotico resistenza, che raccomandano l’utilizzo mirato e non per lunghi periodi di antibiotici che troppo spesso vengono invece impiegati nel trattamento dell’acne”. L’utilizzo di questa combinazione fissa aumenta l’aderenza alla terapia, mentre la forma farmaceutica in gel con erogatore consente una maggiore precisione del dosaggio e ne facilita l’utilizzo, aspetto fondamentale per i pazienti in età adolescenziale. Ma come agisce il farmaco e qual è la ragione della sua efficacia? Agisce su due fronti: da una parte, con il benzoile perossido (Bpo), impedisce al Propionibacterium acnes, il batterio responsabile dell’insorgenza dell’acne, di proliferare; dall’altra, con l’adapalene, un retinoide sintetico di terza generazione, agisce grazie alle sue proprietà antinfiammatorie e comedolitiche. I risultati di molteplici studi sulla sicurezza e tollerabilità hanno mostrato come il prodotto a combinazione fissa sia ben tollerato.  
   
   
DONAZIONI E TRAPIANTI, LA LOMBARDIA PUNTA A ULTERIORE MIGLIORAMENTO  
 
Briosco/mb, 20 aprile 2015 - "La medicina dei trapianti costituisce una pratica terapeutica ampiamente consolidata ed efficace, che ha assunto nel tempo dimensioni rilevanti, sia in termini di numero di interventi, che di risultati raggiunti in conseguenza del progresso scientifico. Regione Lombardia intende perseguire l´ulteriore miglioramento quali-quantitativo delle attività attraverso interventi di razionalizzazione dell´intero processo donazione-trapianto". Lo ha detto il vice presidente e assessore alla Salute di Regione Lombardia Mario Mantovani nel corso del workshop ´Il 118 dal soccorso sanitario alla logistica dei trapianti´, che si è svolto a Villa ´Walter Fontana´, a Briosco (Monza e Brianza). La Situazione Lombarda - "A livello regionale - ha spiegato Mantovani - Areu ha la competenza del sistema di trasporto organi. Le Centrali operative 118 lavorano sulla base di procedure operative condivise con il Centro regionale trapianti (Crt) di riferimento, identificato nella Irccs Fondazione Ospedale Maggiore Ca´ Granda di Milano. La rete regionale dei prelievi e trapianti di organi e tessuti è rappresentata da 18 Aree di prelievo e 21 Centri trapianti siti presso Aziende ospedaliere e Irccs pubblici e privati". 396 Donatori Nel 2014 - "Nel 2014 - ha aggiunto il vice presidente - sono stati segnalati 396 donatori, con l´offerta ai Centri Trapianto di 1.404 organi, ed eseguiti 605 trapianti". Cammino Verso Innovazione - "Nelle Regole 2015, che abbiamo recentemente approvato in Regione, - ha ricordato l´assessore alla Salute - abbiamo previsto una complessiva revisione del modello organizzativo del sistema regionale trapianti, attraverso un aggiornamento dei ruoli e compiti dei diversi soggetti coinvolti nella rete e stiamo valutando un programma di riordino interaziendale dei Centri trapianti. In particolare, verrà posta significativa attenzione alle sinergie possibili nelle attività dei Centri Trapianti di polmone, fegato e rene presenti nella città di Milano. A questo riguardo le Ao Niguarda e la Fondazione Irccs Ca´ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano verranno chiamate a predisporre progetti di integrazione specifici". Responsabilità Civica - "Un´altra iniziativa importante - ha evidenziato Mantovani - riguarda la responsabilità civica dei cittadini nei confronti del tema della donazione. Si tratta dell´avvio del protocollo ´Donare gli organi: una scelta in Comune´, stipulato da Regione Lombardia in collaborazione con Centro nazionale Trapianti, Federsanità, Anci Lombardia e Associazione italiana per la Donazione di Organi, Tessuti e Cellule, per l´adesione al programma di informazione delle Amministrazioni comunali dei cittadini che esprimono volontà di donazione organi. Il Valore Della Vita - "Credo che il valore della vita - ha concluso Mantovani - sia un principio fondamentale e innegabile, così come la difesa della vita stessa sia un diritto e dovere di ogni persona; le Istituzioni, composte da persone elette, quindi scelte per essere guida civica della comunità, hanno la responsabilità di promuovere la vita e di sostenere tutte le iniziative volte a renderne migliore la qualità. Quando la malattia e la disperazione portano l´uomo quasi a perdere la fiducia, ciò che sostiene lui e la sua famiglia è solo la speranza. E quando la scienza medica e le Istituzioni sono in grado di ´affiancarsi´ alla speranza, dando così una seconda possibilità di vita, si compie quella che è la vera missione della responsabilità pubblica di un amministratore e di un´Istituzione".  
   
   
OSPEDALE RHO, ASSESSORE LOMBARDIA: NOSTRA SANITÀ È PRIORITÀ  
 
Rho/mi, 20 aprile 2015 - "Un anno fa, proprio in questa sala, abbiamo preso l´impegno per un intervento importante a favore di questo ospedale. Lo abbiamo fatto e questo nuovo e attrezzato Pronto soccorso dimostra che siamo abituati a realizzare le nostre promesse". Lo ha detto l´assessore all´Economia, Crescita e Semplificazione di Regione Lombardia Massimo Garavaglia, nel corso del sopralluogo, con il vice presidente e assessore alla Salute Mario Mantovani, al nuovo Pronto soccorso dell´ospedale di Rho (Milano). Sanità A Un Bivio - "La sanità - ha evidenziato Garavaglia - è davanti a un bivio, a causa delle aperture delle frontiere. Con questa apertura i nostri cittadini potranno andare a curarsi all´estero e saremo noi a pagare, viceversa, se dall´estero verranno qua a curarsi, pagheranno loro. A seconda di come andrà questa bilancia o guadagniamo o perdiamo. E se perdiamo, perdiamo un sacco di soldi". Investire - "Come fa la Lombardia a vincere questa sfida? - ha aggiunto - Si può vincere solo se si investe: in strutture, ricerca, tecnologia. Per investire, però, sono necessarie le risorse e, con il taglio di 948 milioni di euro che il Governo ci ha inflitto quest´anno, di cui 350 milioni per la sanità, non è facile". Ridurremo Ancora Ticket - "Ciò nonostante - ha concluso l´assessore - per Regione Lombardia la sanità è una priorità, e per questo, non solo abbiamo mantenuto ugualmente tutti gli investimenti previsti, ma vogliamo intraprendere anche una decisa azione per abbassare notevolmente i ticket per i cittadini lombardi. Rispetto a Emilia Romagna e Toscana i nostri ticket sono già nettamente inferiori, ma la nostra intenzione è quella di ridurli ancora di più".  
   
   
MILANO, BESTA: IN RIFORMA VALORIZZATA SPECIFICITÀ IRCCS  
 
Milano, 20 aprile 2015 - Nel riordino del sistema socio-sanitario regionale il ruolo degli Irccs sarà definito in maniera più puntuale e sarà valorizzata la loro specificità. E´ quanto ha ricordato l´assessore alle Attività produttive, Ricerca e Innovazione della Regione Lombardia Mario Melazzini, intervenendo al convegno ´Carlo Besta e lo sviluppo delle Neuroscienze in Italia´. Presa In Carico - "Il Besta - ha detto Melazzini - è un esempio paradigmatico di un Irccs in cui si riesce a coniugare al meglio la ricerca e l´assistenza, utilizzando i risultati degli studi per il benessere dei pazienti e dei cittadini. Qui si realizza una filiera molto efficace e bella, dal laboratorio all´accompagnamento del paziente, realizzando in pieno il concetto di ´presa in cura´". Percorsi Formativi - "Il campo delle neuroscienze - ha aggiunto l´assessore - è di incredibile interesse rispetto a ciò che potrà dare nel futuro. Molto è già stato fatto e ci auguriamo che si possa fare ancora di più con la Città della Salute". L´assessore ha poi definito "fondamentale" il potenziamento dei percorsi formativi, attraverso un più stretto rapporto con l´università: "la grande specificità del Besta può essere un valore aggiunto per tanti atenei".  
   
   
OSPEDALE CIRCOLO BUSTO ARSIZIO, MARONI: IN RIFORMA CAPITOLO PER ´NO PROFIT´  
 
 Busto Arsizio/va, 20 aprile 2015 - "La presenza del cardinale Scola onora questa struttura, che rappresenta un´eccellenza per la Lombardia. Celebriamo i primi cento anni di vita di questo ospedale e il compito delle Istituzioni, il nostro compito, è di garantire almeno i prossimi cento anni di vita di questa struttura". Lo ha spiegato il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni nel corso della sua visita all´ospedale di Circolo di Busto Arsizio (Varese), in occasione del 100° anniversario della sua fondazione alla presenza dell´arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola. Impegno Per Fare Ancora Meglio - "Nonostante i tagli subiti dal Governo, con cui abbiamo un confronto aperto, e le difficoltà - ha continuato Maroni - vogliamo continuare a garantire le risorse necessarie per mantenere un´eccellenza come la nostra sanità e la riforma che stiamo discutendo e approvando va nella direzione di rendere ancora più efficiente il nostro sistema sanitario anche con meno risorse a disposizione, vogliamo spendere meno, spendendo meglio, e garantire lo stesso livello di servizi e di prestazioni". Tante Componenti - "La sanità lombarda - ha proseguito il presidente - è un´eccellenza e si basa su tre pilastri: la parte pubblica, quella privata e il no profit, cioè il volontariato, in particolare quello di matrice cattolica, che rappresenta una componente fondamentale nel sistema socio-sanitario lombardo, ed è un´altra eccellenza della Lombardia. E noi vogliamo sostenere e valorizzare questa componente di volontariato, per questo nella nostra riforma sanitaria ci sarà un capitolo apposito per il no profit, perché aiutare gli altri senza chiedere nulla è una nostra componente, fa parte del nostro dna".  
   
   
SAN GERARDO, MARONI: ´CENTRO VERGA´ ECCELLENZA CHE VIENE DAL CUORE  
 
Monza, 20 aprile 2015 - "Questa realtà è un´eccellenza non solo lombarda ma europea e mondiale, che, in qualche modo, ´anticipa´ la riforma del Sistema socio-sanitario che stiamo portando avanti, soprattutto per quanto riguarda il forte rapporto fra privato no-profit e pubblico". Lo ha detto il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, che ha inaugurato il ´Centro Maria Letizia Verga per lo studio e la cura delle leucemie infantili´, nell´ospedale San Gerardo di Monza. La Struttura - La struttura si sviluppa su 4 piani, per 7.700 metri quadrati di superficie, e comprende un avanzatissimo laboratorio nel ´Centro di Ricerca Tettamanti´ sulle leucemie ed emopatie infantili, i reparti di cura (tutti dotati di stanze singole), il Centro Trapianti di midollo osseo, il Day Hospital, le aree di accoglienza e servizi per pazienti e famiglie, gli studi medici e le aree comuni. Accesso Con Ssn - Il nuovo ´Centro Maria Letizia Verga´ è stato voluto, finanziato e realizzato dai genitori e sostenitori del ´Comitato Maria Letizia Verga´ con fondi privati e verrà gestito in piena autonomia dalla ´Fondazione Monza e Brianza per il Bambino e la sua Mamma´ (Mbbm), ma, grazie a un particolare accordo con la Regione Lombardia, sarà un ospedale pubblico, di tutti e per tutti, cui si accederà con il Servizio sanitario nazionale. Si tratta di un risultato "straordinario", sia sotto il profilo medico e scientifico, sia per il modello organizzativo e gestionale di collaborazione fra pubblico e privato che rappresenta, tuttora, un ´inedito´ per il nostro Sistema sanitario nazionale. Pubblico E Privato - "E´ - ha osservato il presidente Maroni - un ´modello´ che voglio replicare. Questa integrazione pubblico-privato è straordinariamente efficace e rende un servizio di altissimo livello ai cittadini. Quando ci occupiamo di sanità, noi vogliamo assicurare l´accesso a tutti i cittadini al massimo delle strutture a disposizione, siano esse pubbliche o private". ´Speciali´ Nella Solidarietà - Maroni ha sottolineato come il nuovo ´Centro Verga´ sia nato grazie all´impegno e alla determinazione della "straordinaria rete di persone, che, senza clamore ma con grande determinazione, ha voluto realizzarla con il solo scopo di fare del bene. E´ qualcosa di tipico del nostro modo di essere, perché la Lombardia è la terra della solidarietà. Sotto questo profilo siamo già una Regione a Statuto speciale". "Un´attitudine - ha assicurato - che io voglio valorizzare e supportare". Riferimento Per Tutta Italia - Per il presidente lombardo questa realtà "può diventare un centro di riferimento per tutta Italia per la cura del bambino". "Anche per questo - ha anticipato - nella riforma della Sanità che stiamo definendo ci sarà un capitolo dedicato al riconoscimento da tutti i punti di vista del ruolo che rete di solidarietà e no-profit possono e devono svolgere". "Voglio dare un riconoscimento istituzionale ufficiale - ha ribadito -, perché queste realizzazioni vengono dal cuore e non da un calcolo di interesse". Sala: Esempio Per Italia - "Il nuovo ´Centro Maria Letizia Verga´ di Monza è un ottimo esempio di cosa siamo capaci di fare noi Lombardi e noi Brianzoli: interamente costruito in poco più di un anno, sarà un esperimento all´avanguardia di partnership tra pubblico e privato e una struttura di eccellenza nella ricerca sulla leucemia infantile" ha detto l´assessore alla Casa, Housing sociale, Expo 2015 e Internazionalizzazione delle imprese Fabrizio Sala a margine dell´inaugurazione. Realizzato In Poco Piu Di Un Anno - Realizzato in poco più di un anno, gestito con un innovativo modello di partnership pubblico-privato, il centro è stato costruito grazie a donazioni private e sarà un polo all´avanguardia nella ricerca sulla leucemia infantile. Solidarietà Alimenta Il Progresso - "L´alimentazione del progresso nasce dal profumo di solidarietà emanato da questo progetto" ha concluso l´assessore Sala.  
   
   
TRENTO: PIANO PER LA SALUTE: PROSEGUE LA CONSULTAZIONE ON LINE  
 
Trento, 20 aprile 2015 - C´è tempo fino al 31 maggio per partecipare al Piano per la salute del Trentino: dal sito web della Provincia autonoma di Trento basta cliccare su “Iopartecipo”, consultazione online “Piano per la salute”. In pochi passaggi ci si registra e si può accedere al sito, per valutare e commentare le proposte, e aggiungerne di nuove. Tutti sono invitati a partecipare. Le buone idee nascono dall´esperienza delle persone, dal confronto con gli altri, dalla sintesi di punti di vista diversi. La proposta di piano è stata presentata la prima volta a novembre 2014, arricchita dal contributo di tecnici ed esperti tra dicembre e gennaio. Ci sono integrazioni e nuove proposte, la struttura non è cambiata: il piano si compone di alcune linee guida e 5 obiettivi. L´orizzonte temporale è di dieci anni. Tutti sono invitati a contribuire con idee, commenti, valutazioni, nuove proposte. Salute è stare bene in tutte le fasi della vita. È prendersi cura dei luoghi che abito, in cui lavoro e costruisco relazioni. È (ri)pensare i servizi e migliorarli, in modo che siano sostenibili e accessibili a tutti. È avere le informazioni giuste per poter scegliere stili di vita sani e percorsi di cura adeguati. La salute riguarda tutti. Partecipa e fai passaparola. C´è tempo fino al 31 maggio. Link diretto: https://pianosalute.Partecipa.tn.it/    
   
   
LOMBARDIA: CHIUSURA OPG , SFIDA PER REGIONE  
 
Brescia, 20 aprile 2015 - "La chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari rappresenta un vera sfida per Regione Lombardia, che sono certo riusciremo a vincere, come sempre". Lo ha detto il vice presidente e assessore alla Salute di Regione Lombardia Mario intervenendo al convegno ´Superamento degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari ed oltre: psichiatri e giuristi a confronto ´, nell´Aula Magna del Complesso Universitario di Medicina e Chirurgia, a Brescia. 1400 Internati - "All´inizio del 2010 - ha spiegato il vice presidente - erano circa 1.400 le persone negli Opg italiani, assistite per la maggior parte in condizioni non appropriate, con la sola eccezione di Castiglione delle Stiviere (Mantova) già organizzato con modello sanitario". Superamento Opg - "Il processo di superamento degli Opg – ha ricordato Mantovani - si è avviato tra il 2007 e il 2009 in concomitanza con il trasferimento delle competenze di tutta la sanità penitenziaria dal Ministero della Giustizia alle Regioni, tramite norme specifiche. Le leggi 9 del 2012 e 81 del 2014, hanno accelerato il processo in corso, imponendo scadenze imprescindibili per la chiusura degli Opg (31 marzo 2015) e prevendo finanziamenti ad hoc sia sul fronte dell´edilizia sanitaria sia per l´assunzione di nuovo personale". La Situazione Ad Oggi - "Purtroppo - ha evidenziato Mantovani - ci sono problemi ad adeguarsi al nuovo sistema indicato dalle disposizioni legislative. Infatti, a Castiglione delle Stiviere l´attivazione delle Rems è in fase di avvio, in quanto sono presenti attualmente circa 220 pazienti, 90 dei quali residenti in Regioni non ancora pronte alla presa in carico dei propri pazienti; ciò significa che fino a quando questo numero non scenderà sotto i 160, come previsto dalla legge, non sarà possibile disporre dei requisiti richiesti per le Rems ´provvisorie´. Il Programma Di Rl - "Il programma della Regione Lombardia - ha aggiunto - prevede la realizzazione di 8 Rems, delle quali 6 attraverso la riqualificazione dell´Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Castiglione delle Stiviere della Azienda C. Poma di Mantova, e altre due attraverso il recupero di un edificio ora inutilizzato di proprietà della Azienda Ospedaliera "Guido Salvini" di Garbagnate Milanese. Il programma relativo è stato già spedito al Ministero della Salute". Progetto Pilota - "Visto che la nostra Regione - ha continuato l´assessore - è stata considerata come la realtà italiana che meglio affronta la situazione della dismissione degli Opg, abbiamo accolto la proposta di formulare un piano ´pilota´ che preveda un´analisi epidemiologica di quello che avviene su tutti i dimessi in Lombardia. Infatti, dei 110 dimessi nel 2014 da Castiglione delle Stiviere, solo 10 sono tornati in famiglia, mentre gli altri sono stati collocati in strutture territoriali, altre residente psicoterapeutiche etc. È evidente che ci debba essere un controllo della destinazione dei pazienti, una volta dimessi, e il nostro progetto, che una volta affinato potrà essere esportato a livello nazionale, punterà proprio a far luce su questo aspetto". Personale - "Nonostante non siano ancora arrivati i 32 milioni di euro che lo Stato deve trasferirci per gli interventi necessari alla fase di transizione - ha concluso Mantovani - Regione Lombardia, comunque, ha già approvato la delibera per l´integrazione del personale della struttura di Castiglione delle Stiviere ai fini della gestione delle 8 Rems provvisorie, che prevede l´assunzione di 39 infermieri, 7 psichiatri, 7 psicologi e 4 educatori o tecnici della riabilitazione psichiatrica. Questo dimostra che l´argomento ci sta a cuore e che la Lombardia come al solito, sta facendo la propria parte".  
   
   
FVG, INAUGURATO CENTRO DIURNO A CAMPOROSSO  
 
Camporosso (Tarvisio), 20 aprile 2015 - L´assessore regionale a Salute e Politiche sociali, Maria Sandra Telesca, ha inaugurato il nuovo centro diurno nella ex scuola elementare di Camporosso, che è già sede del Csre, del Centro di salute mentale e di numerose associazioni del tarvisiano. Il centro è a disposizione di disabili e di persone in situazioni di vario disagio (mentale, relazionale, sociale e economico). "Si tratta di un´iniziativa importante, che dà risposte in un territorio bello ma molto particolare, in cui la capacità di progettare e fare rete consente di accorciare le distanze", ha commentato Telesca, aggiungendo che "toccare con mano un modello di offerta sociosanitaria come questa conforta, perché è proprio la declinazione concreta di ciò che la Amministrazione regionale sta cercando di costruire per rispondere ai mutati bisogni di sociosanitari dei cittadini del Friuli Venezia Giulia". "Ciò che mi ha colpito molto del progetto è che punta alla centralità della persona, facendo leva sul ruolo e l´impegno dell´operatore. Qui più che negli ambienti ospedalieri, dove l´alta specializzazione e i percorsi di cura intensivi e di breve durata non consentono di sviluppare sentimenti e umanità così intensi, si riesce ad attuare quel processo di ´umanizzazione delle cure´ che stiamo cercando di stimolare", ha sottolineato Telesca, ricordando che "Salute e sociale non possono essere distinti, vanno integrati. Dobbiamo passare dal concetto di cura al ´prendersi cura´ delle persone. Per questo, il mio plauso - ha concluso - va a tutti coloro si impegnano da anni in questo progetto così importante per l´Alto Friuli". All´inaugurazione sono intervenuti il sindaco di Tarvisio Renato Carlantoni; il direttore generale della nuova Aas 3 Pier Paolo Benetollo; la presidente dell´assemblea di ambito della Carnia Cristiana Gallizia; Pierluigi Castrignanò dirigente medico e psichiatra del Centro di salute mentale di Gemona e Gabriella Tavoschi, coordinatrice socio sanitaria della Aas 3. Nel corso della cerimonia l´assessore comunale alle Politiche sociali Nadia Campana ha illustrato a Telesca le novità del Progetto Ro.ge, un percorso che da un decennio mette in collaborazione realtà istituzionali - ne è capofila il Comune di Tarvisio, assieme a Resia, Malborghetto, Pontebba, il Dipartimento di Salute mentale, il Servizio sociale dei Comuni dell´Ambito, il Servizio Sirio del coordinamento sociosanitario - e aziende e associazioni di volontariato (cooperativa La Margherita di Artegna, Itaca di Pordenone e Venchiarutti di Osoppo) per consolidare e avviare inserimenti lavorativi e socio-occupazionali per persone afferenti ai Servizi socio sanitari e in situazione di disagio, ampliando le proposte che tradizionalmente sono possibili nelle strutture protette. "L´acronimo Ro.ge - ha spiegato Campana - fa riferimento al simbolo della ´rosa di Gerico´, a cui basta una goccia d´acqua per rifiorire anche nel deserto. E´ quello che ci proponiamo di fare: dare dignità e includere nelle nostre comunità persone speciali, che ritrovano nelle tante attività predisposte dal progetto, seguite da un educatore, vitalità e esperienze importanti. Il nostro auspicio - ha detto Campana - è di allargare sempre di più la rete dei territori coinvolti". Finora gli sbocchi occupazionali erano stati possibili attraverso percorsi guidati in "Borsa Lavoro", ma l´obiettivo è di realizzare un ben più ambizioso e complesso "progetto di comunità". Dal punto di vista operativo le attività previste riguardano i servizi di pulizie nel centro diurno per anziani di Tarvisio e in alcuni locali del municipio; quello di lavanderia nelle sedi del Servizio sociale dei Comuni dell´ambito distrettuale di Pontebba e Chiusaforte; l´inserimento nella biblioteca di Tarvisio e un laboratorio artigianale, la consegna dei pasti domiciliari e vari servizi alla persona. Ro.ge fa parte di un più complesso progetto, "Radici in rete" che si occupa di sviluppare l´agricoltura sociale in Alto Friuli. Attualmente il progetto prevede tre linee di lavoro ( le altre sono all´orto Pecol di Gemona e a Villa Santina) e coinvolge una trentina di persone, trenta aziende e dieci accompagnatori. Al termine della cerimonia Telesca ha visitato i laboratori per la confezione di manufatti artigianali e la falegnameria, che sorgono all´interno dei locali delle ex scuole. "Per noi era molto importante che questa sede fosse riconvertita e diventasse centro vitale per i bisogni di tante persone", ha rimarcato il sindaco Carlantoni.  
   
   
SPORT, MARONI: DA REGIONE 600.000 EURO PER MONDIALI CANOTTAGGIO A VARESE  
 
 Varese, 20 aprile 2015 - "Ho consegnato una lettera a mia firma al sindaco di Varese, Attilio Fontana, per confermare e ribadire che la Regione Lombardia sosterrà con un intervento da 600.000 euro, che stanzieremo con l´assestamento di bilancio, i prossimi campionati del mondo di canottaggio sul lago di Varese. Questa lettera è la garanzia che l´evento si farà perché i soldi ci sono". Lo ha spiegato il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, intervenendo a Varese, nella sede del Comune, ad una conferenza stampa con l´assessore regionale allo Sport, Antonio Rossi, e al sindaco di Varese, Attilio Fontana, sui campionati del mondo di canottaggio sul lago di Varese "Varese e il suo lago hanno una tradizione unica al mondo per il canottaggio - ha proseguito Maroni - e come Regione Lombardia abbiamo voluto surrogare la Provincia che non poteva più erogare le risorse necessarie". Rossi: Non Facile Reperire Risorse - "Non è stato semplice reperire le risorse bloccate dal Governo ma ci siamo riusciti e siamo veramente soddisfatti - ha commentato l´assessore Antonio Rossi - di poter dare il nostro contributo per un evento così importante non solo a livello sportivo ma che ha anche importanti ricadute anche turistiche per il nostro territorio, visto che ci sono atleti che da tutto il mondo vengono sui nostri laghi per potersi allenare".  
   
   
LOMBARDIA. IMPIANTI SPORTIVI: QUESTIONE SERIA STRUTTURE SPESSO OBSOLETE, NECESSARIO INTERVENIRE  
 
Pavia, 20 aprile 2015 - "Gli impianti sportivi, sia in Italia sia in Lombardia, sono un problema serio. Anni fa eravamo all´avanguardia ma oggi, purtroppo, siamo tornati indietro, le strutture sono obsolete e molte necessitano di adeguamenti". Lo ha detto l´assessore regionale allo Sport e Politiche per i giovani Antonio Rossi, intervenendo al convegno ´Credito sportivo e impiantistica sportiva´, questa mattina, negli spazi della Sala San Martino di Tours a Pavia. All´appuntamento, inserito nell´ambito dell´incontro fra le società sportive, gli amministratori locali e l´Istituto per il Credito sportivo, sono intervenuti, tra gli altri, Davide Lazzari (assessore alla Mobilità e Trasporti, Sport del comune di Pavia), Giuseppe Baletti (presidente regionale Lnd), Roberto Del Bo (delegato provinciale Lnd), Luciano Cremonesi (delegato provinciale Coni) e Silvia Rosa (Ics). Fare Rete - "In Lombardia ci sono circa 20.000 impianti – ha detto l´assessore -, il 60 per cento avrebbe necessità di interventi di manutenzione e di messa a norma. Per poterli effettuare tutti ci vorrebbe una cifra superiore al miliardo di euro. Una somma difficilmente recuperabile per investimenti sull´impiantistica sportiva, risorse non a disposizione degli Enti pubblici, ma nemmeno disponibili dal settore privato". "I nostri ragazzi, però - ha spiegato Antonio Rossi - hanno bisogno di fare sport, per questa ragione stiamo cercando di fare rete e creare sistema, insieme ai diversi soggetti come l´Istituto per il Credito Sportivo, il Coni, i Comuni, le associazioni e società sportive, per potere pianificare anche gli interventi sul territorio, unendo tutte le risorse e le opportunità a disposizione". Le Azioni Di Regione - L´assessore ha parlato anche dei vincoli posti dal Patto di stabilità e del fatto che sia necessario creare cultura sportiva, a cominciare "dall´inserire la parola ´Sport´ all´interno della Costituzione". "Come Regione Lombardia - ha spiegato Antonio Rossi - abbiamo fatto due bandi: uno rivolto alla riqualificazione delle palestre scolastiche e alla loro apertura alle società sportive esterne alla scuola; l´altro dedicato agli impianti sportivi coperti. Per il primo sono stati messi in campo fondi per quasi 5 milioni di euro, per un totale di quasi 500 richieste, mentre la seconda misura ha ricevuto circa 3 milioni di euro, per un totale di oltre 350 richieste". I Prossimi Provvedimenti - "Il prossimo provvedimento – ha spiegato l´assessore Rossi - sarà dedicato agli impianti sportivi all´aperto, come campi da calcio, non soltanto sintetici, piste di atletica, terza tipologia diversa d´intervento per cercare di coprire quasi tutte le esigenze del mondo sportivo. Per il futuro stiamo lavorando a una rete, coinvolgendo il territorio gli altri soggetti istituzionali, e, dove possibile, anche il privato, per favorire il maggior numero d´investimenti nel settore sportivo: andremo avanti su questa strada". Anagrafe Sportiva - "Con la nuova Legge sullo sport, la n.26, - ha concluso Rossi - abbiamo introdotto l´Anagrafe sportiva, un censimento fatto sia con Anci sia con il Coni, per valutare gli impianti che hanno bisogno e stabilire come finanziarli, insieme, senza disperdere fondi, andando tutti nella stessa direzione". Visita Agli Impianti Sportivi Comunali - L´assessore Rossi, insieme all´assessore Lazzari e il delegato provinciale del Coni Cremonesi, ha poi effettuato un sopralluogo agli impianti sportivi comunali: Società Ginnastica Pavese, il polifunzionale Palaravizza, il campo di Atletica (campo Coni) e la piscina coperta di via Fulperti.