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MARTEDI

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Notiziario Marketpress di Martedì 04 Febbraio 2014
SPRECO ALIMENTARE: SUCCESSO DI ADESIONI PER GLI STATI GENERALI DI MERCOLEDÌ  
 
 Per la prima volta l’Italia affronta in modo organico il problema degli sprechi alimentari. Fao, Confagricoltura, Confcommercio, Last minute market, Banco Alimentare, Slow Food, Acli, Caritas, Federcomsumatori, Coldiretti, Expo e poi le aziende italiane coinvolte nel tema, da Alcenero a Barilla, da Granarolo a Whirlpool, da Coop a Conad, sono solo alcuni delle oltre cento adesioni agli Stati Generali di prevenzione dello spreco alimentare in Italia, convocati su iniziativa del Ministero dell’Ambiente mercoledì prossimo a Roma al Tempio di Adriano. Enti, associazioni, organizzazioni e imprese: sono pressoché al completo gli attori della filiera agroalimentare italiana e le organizzazioni attive nella lotta agli sprechi che interverranno per esprimere proposte, indicazioni e buone pratiche propedeutiche all’elaborazione del Pinpas, il Piano nazionale di prevenzione dello spreco alimentare di cui si doterà l’Italia nella prossima primavera, in sintonia con quanto indicato dalla Commissione Europea nella tabella di marcia verso un´Europa efficiente nell´impiego delle risorse. I lavori, alla presenza del Ministro dell’Ambiente Andrea Orlando e del Sottosegretario alle Politiche Agricole e delegato all’Expo Maurizio Martina, saranno introdotti e coordinati dal presidente di Last Minute Market Andrea Segrè. Interverranno alcuni componenti del Gruppo di lavoro del Pinpas: la scrittrice Susanna Tamaro, lo scienziato Vincenzo Balzani, lo scrittore e attore Giobbe Covatta. Il Pinpas, Piano nazionale di prevenzione dello spreco alimentare, è stato inserito nell’ambito del Piano Nazionale di Prevenzione dei Rifiuti. Il Pinpas ambisce a produrre soluzioni concrete ed efficaci in termini di riduzione alla fonte della quantità di cibo che finisce tra i “rifiuti” sul breve, medio e lungo periodo.  
   
   
PESCA E FEAMP: REGIONI ALZANO LA VOCE  
 
Mentre a Bruxelles si raggiunge l’accordo sulla destinazione dei prossimi fondi europei per la pesca, a Roma la Commissione Politiche Agricole coordinata dall’Assessore alle Risorse Agroalimentari della Regione Puglia, Fabrizio Nardoni, alza la voce e denuncia l’assenza di dialogo con il Ministero. Il comparto che per una nazione come l’Italia rappresenta una delle fonti principali di sviluppo legato al settore agroalimentare rimane ostaggio di una politica biunivoca incapace di guardare ai territori e alle loro singole peculiarità – spiega il coordinatore di tutti gli assessori delle regioni e delle province autonome italiane Nardoni – e così mentre il Feamp comincia a prendere forma insieme alla dote finanziaria dei suoi 6 miliardi e mezzo di euro per il periodo 2014-2020, la politica di settore in Italia sconta ritardi e incomunicabilità pericolose. Secondo il Coordinamento degli assessori italiani infatti la non conoscenza completa delle politiche che il Ministero avrebbe deciso solo in contraddittorio con Bruxelles, ha già creato notevoli problemi sul fronte pratico. Come quello sottolineato dagli assessori della Calabria e delle Marche, sia in merito al piano d’azione avviato dalla Commissione Europea per ovviare alle carenze del sistema italiano sul sistema di controllo, sia sul fronte delle politiche di settore. Mettiamo in discussione una governance che, in sede Fep ha già dato prova di inefficienza – sottolinea Nardoni – e chiediamo che a partire da subito il sistema delle regioni sia incluso nel dibattito che riguarda la nuova programmazione dei fondi Feamp. Sugli impegni che come Regioni hanno riguardato il via libera alla nuova Pac abbiamo già dato chiari ed evidenti segnali di responsabilità e rispetto verso un comparto che esigeva risposte immediate – dichiara l’Assessore Nardoni – E’ giusto pertanto rivendicare pari dignità verso un settore e le associazioni di categoria che lo rappresentano, che è in grave sofferenza, che continua a ricevere diktait dall’alto senza un minimo di coinvolgimento o partecipazione ai processi decisionali e che merita di essere valutato, attenzionato e rilanciato sin da subito. Per questo chiediamo anche agli organismi di rappresentanza del settore di schierarsi accanto a noi in questa battaglia che è di dignità ma anche di opportunità reali che rischiano di essere sprecate se non si correggerà il tiro. Nel corso dei lavori di questa mattina del Coordinamento Politiche Agricole i referenti delle regioni e delle provincie autonome italiane hanno convenuto sulla necessità di un approfondimento tecnico e di una una riunione monotematica su tutte le tematiche riguardanti il settore. Successivamente sarà inviata richiesta al Ministero di allargamento del processo decisionale che riguarderà il Feamp anche al sistema delle regioni italiane.  
   
   
EXPO TOUR BRUXELLES: SVILUPPO CON CLUSTER INTELLIGENTI  
 
Bruxelles/b - "Abbiamo firmato una lettera indirizzata alla Presidenza del Consiglio d´Europa, che richiede un approccio direttamente con l´Unione europea e le Direzioni competenti della Commissione, da una parte, per fornire, esperienze sull´industrializzazione dei nostri territori e, dall´altra, per contribuire allo sviluppo industriale secondo le tematiche che riteniamo siano quelle su cui puntare, insieme ai distretti e ai cluster. Abbiamo chiesto, perciò, un finanziamento europeo del 50 per cento sui progetti, a cui si aggiunge un 50 per cento locale, in partnership con i privati". Lo ha detto il sottosegretario alla Presidenza di Regione Lombardia con delega a Expo Fabrizio Sala, che ha partecipato al tavolo che si è tenuto, a Bruxelles, con le 15 Regioni che partecipano al progetto ´Vanguard´, per individuare cluster internazionali tra le attività economiche delle diverse Regioni attraverso la "specializzazione intelligente". Aree Su Cui Puntare - "Questo si fa con i settori su cui si punta - ha ricordato Sala -. La Lombardia ha in tal senso le aree: agroalimentare, ecoindustry, industria culturale e creativa, l´health care, manifatturiero avanzato e mobilità sostenibile". "Abbiamo portato Catalogna e Baden Wurttemberg a firmare con noi questa lettera - ha ricordato Sala - e nell´agenda dei ´Quattro motori d´Europa´ abbiamo inserito, proprio tra i primi punti, questa ´Smart specialization strategy´". Mettere In Rete Sistema Industriale Europeo - "Questo è un altro passo verso l´internazionalizzazione, perché significa mettere in rete il sistema industriale europeo, giocando in squadra per sfidare il mercato globale - ha detto Sala -. E´ questa l´unica strada per vincere la crisi economica. L´emergenza principale è il lavoro, la vera cura è proprio questa. Del resto, siamo all´avanguardia in diversi settori: pensiamo all´industria aerospaziale, al progetto ´Galileo´, che è europeo e che l´anno prossimo sarà in funzione. Puntare Su Manifatturiero Avanzato - "Per aumentare i posti di lavoro dobbiamo puntare su un manifatturiero avanzato, che tenga conto delle politiche nazionali e regionali degli altri Stati europei" ha proseguito il sottosegretario. "L´unione europea ha salutato positivamente questo percorso - ha concluso Sala -. Ci aspettiamo, una volta che i progetti sono partiti, benefici economici per la nostra economia e per il mercato del lavoro, la prima emergenza su cui stiamo lavorando".  
   
   
LOMBARDIA: MOMENTO DI CONFRONTO POSITIVO CON OPPOSIZIONE  
 
Mantova - L´assessore all´Agricoltura della Lombardia Gianni Fava ha partecipato, all´Agri-road Show organizzato dal Gruppo consigliare del M5s, nella sede della Regione a Mantova. All´incontro erano presenti anche i consiglieri regionali Silvana Carcano, Andrea Fiasconaro, Giampietro Maccabiani e il senatore Luigi Gaetti, vice presidente della Commissione Agricoltura al Senato. Confronto Positivo - "È stato un momento di confronto positivo con alcuni agricoltori e allevatori del territorio - ha detto Fava -, che hanno posto l´attenzione su alcuni temi di grande attualità, come il Programma di sviluppo rurale, la questione dell´agricoltore attivo, la gestione delle stalle da latte e le iniziative rivolte alla grande distribuzione organizzata". Dall´incontro è emersa anche la necessità di sostenere in maniera urgente alcune filiere, come quella legata alla produzione dei suini, che nella vicina Francia ha visto l´intervento diretto del Governo. Rivedere Partite Quote - Anche la partita delle quote latte e dei calcoli sulla produzione effettiva delle stalle, ad oggi da rivedere con maggiore attenzione, è stata richiamata all´attenzione dei consiglieri, con l´obiettivo di garantire competitività ed equità al comparto. Abolozione Superprelievi - "Sul tema dello sblocco delle compensazioni ai produttori di latte la Regione Lombardia non ha alcun margine di manovra - ha reso noto Fava -, ma penso che l´attuale scenario di mercato e le previsioni relative alla produzione lattiera 2013-2014 possano far ritenere necessaria l´abolizione dei superprelievi, così come Lombardia, Piemonte e Veneto avevano chiesto otto mesi fa. Sono altresì convinto che il senatore Gaetti non abbia torto quando suggerisce di trovare una mediazione e chiudere una vicenda iniziata nel 1984 e ancora irrisolta". Proprio sulle compensazioni l´assessore Fava non esclude che "si possa fare una battaglia comune, improntata al buon senso e con la Lombardia nel ruolo, come spesso accade, di precursore delle dinamiche nazionali". No A Nuovo Ministro, Comparto A Regioni - Un problema, in ogni caso, "che riguarda la politica e che andrà affrontato col nuovo ministro delle Politiche agricole, a meno che non si decida di dare corso all´esito del referendum del 1993, che di fatto ha abolito il Ministero dell´Agricoltura, e si proceda nella maniera più sensata, attribuendo cioè le competenze alle Regioni, preso atto che il processo di sussidiarietà oggi è incompleto e crea in alcuni momenti dei black out". Su Sviluppo Rurale Entrato In Dettagli - Sul fronte del Programma di sviluppo rurale, Fava ha aggiornato sullo stato dell´arte: "Adesso la discussione è nella fase di analisi da parte delle organizzazioni di categoria. Abbiamo coinvolto gli stakeholder e stiamo entrando nei dettagli e negli aspetti legati alla ripartizione delle risorse, che per la Regione Lombardia ammontano a 1,2 miliardi di euro, 133 milioni di euro in più rispetto al periodo 2007-2013". Agricoltura Non Può Chiudere Porte A Gdo - Sollecitato anche sui rapporti interprofessionali e il peso della Grande distribuzione organizzata, l´assessore all´Agricoltura della Lombardia - pur specificando che la delega al commercio non è di propria competenza - ha spiegato che "l´agricoltura non può pensare di chiudere le porte alle Gdo, se i numeri più importanti delle vendite passano da qui. In Lombardia sono partiti progetti di promozione del latte e dei prodotti di qualità del territorio e ritengo che la linea da perseguire sia questa, recuperando spazi autonomi e ben distinti per le produzioni degli agricoltori lombardi e quelli caratterizzati dal marchio di qualità". Pioppicoltura In Greening - Quanto all´applicazione della Pac, ha precisato Fava, "l´accordo siglato due giorni fa a Venezia dalle Regioni del Nord e la filiera del pioppo, mi auguro vada nella direzione di far rientrare la pioppicoltura nelle specie ammesse dal greening: solo così si potrebbe coniugare la sostenibilità ambientale con quella economica, a vantaggio sia del verde che della redditività di un comparto che dal 1985 a oggi ha perso, purtroppo, più del 60 per cento della propria superficie".  
   
   
PARTE IN DELAWARE E A NEW YORK LA PRIMA PRESENTAZIONE UFFICIALE DELLA PERA ABATE FETEL, REGINA PER DUE GIORNI DEL MADE IN ITALY ORTOFRUTTICOLO  
 
Ferrara - Il Cso, nell´ambito del Progetto Sapori d´Europa ha organizzato il 29 e il 30 gennaio due eventi di presentazione della Pera Abate Fetel dell´Emilia Romagna che hanno messo in contatto, per la prima volta, la Regina italiana delle Pere con importatori, chef, giornalisti e operatori del mercato americano. La prima presentazione è avvenuta a Wilmington, in Delaware, nella sede centrale di Shoprite una importante catena distributiva e alla presenza di importanti istituzioni governative. Federico Milanese, responsabile internazionalizzazione di Cso ha presentato nel dettaglio i requisiti di una pera unica, del tutto sconosciuta ai consumatori americani ed ha proposto il prodotto evidenziando i valori unici dell´Abate Fetel soprattutto in un ottica di utilizzo, non solo come prodotto tal quale ma trasformata in una delle tante specialità gastronomiche che caratterizzano il nostro Made in Italy. Alla presentazione ha fatto seguito un intervento del responsabile acquisti della catena che ha presentato il protocollo fornitori, evidenziando le modalità di gestione del prodotto e le richieste della catena. "E´ stata una occasione unica- dichiara Federico Milanese- per creare un confronto ed uno scambio tra i nostri più importanti produttori ed una catena distributiva presente in sei Stati americani. Questa opportunità - continua Milanese- è nata grazie all´accordo tra Delaware e Regione Emilia Romagna, siglato a Macfrut a settembre e ritengo che sia stata una occasione irripetibile per le imprese italiane presenti." Ma il tour Usa della Pera Abate non si è fermato in Delaware. Il 30 gennaio infatti il Cso ha organizzato, in collaborazione con Fruitecom, un evento straordinario di presentazione, nel pieno centro della Grande Mela, presso il Ristorante Ai Fiori, dove, lo chef stellato Pj Calapa´ ha interpretato per la prima volta una serie di ricette italiane a base di Pera Abate per proporle ad una selezione di partner commerciali provenienti da tutti gli States. “Lo sforzo organizzativo messo in campo dal Cso e dai partner in Usa – dichiara Paolo Bruni Presidente del Centro Servizi Ortofrutticoli di Ferrara - ha creato una occasione unica per le aziende italiane presenti (Alegra, Apofruit, e Peraitalia) nell’ambito del progetto Sapori d’Europa, finanziato da Ue, Stato Italiano e Cso. Il Progetto chiude l’attività a fine febbraio ma – rimarca Bruni – è in fase di valutazione a Bruxelles per un nuovo triennio di attività e l’auspicio è quello di riuscire a proseguire in un percorso di promozione che sarà sempre più strategico per la nostra ortofrutta”.  
   
   
LA BASILICATA ANNOVERA PRODUZIONI D’ECCELLENZA E PRODUTTORI CHE SI DISTINGUONO, MA DEVE PRODURRE INNOVAZIONE NELLE STRATEGIE DI COMMERCIALIZZAZIONE  
 
“Per la promozione dell’agroalimentare lucano occorre una sola regia per tutto il territorio regionale. E’ necessario, inoltre, dare vita a un Sistema rete attraverso il quale il fruitore esterno possa apprezzare e carpire i gusti di questa nostra terra attraverso la cultura enogastronomica che da noi è fatta di produzioni di qualità, di senso di ospitalità e di professionalità da parte degli chef che valorizzano la cucina tradizionale“. E’ quanto dichiarato ieri sera a Matera dall’assessore regionale all’Agricoltura, Michele Ottati alla tavola rotonda su “Produttori alimentari e ristoratori del territorio. Alleanze e problematiche da risolvere”, organizzato dall’Associazione cuochi materani nell’ambito del Xvii° Concorso gastronomico interregionale -La cucina calda nella ristorazione. Nell’incontro, molto partecipato, si è discusso essenzialmente di come una buona ristorazione abbia bisogno di prodotti di qualità del territorio. Infatti, è stato rilevato, sempre più chef cercano prodotti locali da un lato come reazione alla globalizzazione, che uniforma i gusti, e dall’altro proprio per distinguersi nella cucina, mentre i produttori del territorio si propongono come interlocutori per approvvigionare i ristoranti. In proposito l’assessore Ottati ha evidenziato che “non ci può essere una buona ristorazione senza buone materie prime e prodotti di qualità senza rispetto dell’ambiente, per cui il nostro intento deve andare nella direzione di sempre maggiori investimenti nelle tecniche colturali e di allevamento dal biologico, al naturale, sino all’integrato, tutto nel massimo rispetto dell’ambiente”. L’esponente della giunta regionale ha quindi ricordato come l’agroalimentare in Italia sia un comparto economico in controtendenza rispetto alla crisi, infatti, è cresciuto dai 31 miliardi di fatturato del 2012 ai 33 del 2013 e in tale direzione la Basilicata, che annovera produzioni d’eccellenza e produttori che si distinguono come testimoniato anche dal premio assegnato dalla rivista “Il Corriere ortofrutticolo” a Francesco Nicodemo presidente dell’Op Assofruit, deve produrre innovazione nelle strategie di commercializzazione. L’assessore ha anche fatto presente che nelle prossime settimane lancerà una consultazione on line, sui tavoli istituzionali e nell’ambito del partenariato agricolo per ascoltare tutte le componenti interessate al settore primario, cui sarà data la massima attenzione, e ciò anche in merito alle strategie nel settore agroalimentare.  
   
   
CON LO SPAZIO MADE IN PIEMONTE AL FRUIT LOGISTICA DI BERLINO  
 
Torino - Claudio Sacchetto: “Con un programma straordinario, utilizzando le economie del Psr, abbiamo assicurato il sostegno della Regione per dare continuità alla partecipazione dei produttori piemontesi alle più importanti fiere e manifestazioni agroalimentari, e tra queste, il Fruit Logistica di Berlino: la rassegna tedesca rappresenta uno dei più importanti appuntamenti internazionali del comparto ortofrutticolo Con il nuovo marchio identificativo“Made in Piemonte”, in un rinnovato e attraente spazio espositivo, il Piemonte ortofrutticolo sarà a Berlino dal 5 al 7 Febbraio 2014, alla 22° edizione di Fruit Logistica, una delle più importanti fiere internazionali del comparto ortofrutta, cui partecipano 2300 espositori di 75 Paesi e che accoglie oltre 50 mila visitatori provenienti da 150 nazioni. L’area espositiva piemontese, di circa 220 mq, promossa con il sostegno dell’Assessorato Agricoltura della Regione Piemonte, è organizzata e coordinata da Assortofrutta, l’associazione formata dalle grandi organizzazioni dei produttori: Piemonte Asprofrut di Lagnasco, Ortofruit Italia di Saluzzo, Lagnasco Group di Lagnasco, Albifrutta, di Costigliole Saluzzo. Gli altri espositori sono: Eden Fruit di Saluzzo, Cooperativa Jolly di Verzuolo, Castellino di Villanova Mondovi, Vanzetti Fruit di Savigliano, Cooperativa Ponso di Saluzzo, Cascina Valledoglio-centogum di Neive, Rivoira spa di Verzuolo, Kiwi Uno di Verzuolo, Rk Grower di Saluzzo, Aspropat di Castelnuovo Scrivia, Sepo di Revello, Sanifrutta-aurum Fruit di Costigliole Saluzzo. Nello spazio espositivo si svolgerà un fitto programma di incontri per presentare e far degustare una serie di piatti e specialità gastronomiche della tradizione piemontese, costituiti o ispirati dai vari prodotti ortofrutticoli, preparati da chef e allievi dell’istituto alberghiero di Dronero. In tale ambito ci saranno momenti, organizzati dal comune di Guarene, per presentare e degustare la Pera Madernassa e spazi dedicati alle altre eccellenze agroalimentari del Piemonte, con i salumi, i formaggi, i dolci, i vini proposti da Fedagri-confcooperative Piemonte e Cuneo che collabora con Assortofrutta nell’organizzazione dell’area espositiva Piemonte. Completerà questo ricco scenario, rappresentativo dell’olimpo enogastronomico piemontese, la presentazione e la degustazione del Prosciutto Crudo di Cuneo Dop, proposto dal Consorzio di Tutela e dalla azienda Carni Dock di Lagnasco, anche in intriganti abbinamenti con la Mela Rossa Cuneo Igp. E sarà proprio la Mela Rossa Cuneo la protagonista assoluta di questa edizione, la quale esordisce in questa grande kermesse internazionale con il suo nuovo marchio Igp (Indicazione Geografica Protetta), assegnato recentemente dall’Unione Europea. Un riconoscimento che darà un forte valore aggiunto alla produzione della Mela Rossa Cuneo, la quale rappresenta un potenziale di circa 800 ettari di superficie e di circa 48 mila tonnellate di produzione annua. Una presenza forte e significativa, quella del Piemonte a Fruit Logistica, in rappresentanza di un importante comparto produttivo qual è quello ortofrutticolo rappresentato da oltre 50 mila ettari di superficie coltivata , 18 mila aziende agricole e da eccellenti produzioni tra le quali spiccano i Kiwi, con una media annua di 850 mila quintali (il 20% della produzione italiana), le Pesche e Nettarine, con 1.500.000 quintali (il 9% produzione italiana), le Mele, con 1.450.000 quintali (il 7% produzione italiana). Produzioni, queste, molto apprezzate in tutto il mondo; sui mercati esteri va circa l’85% dei kiwi e circa il 65% di mele e pesche; il valore dell’export ortofrutticolo è stimato intorno ai 350 milioni di euro (circa l’8% dell’export agroalimentare piemontese). “Pur nell’attuale critica situazione finanziaria”, ha dichiarato l’Assessore all’Agricoltura della Regione Piemonte, Claudio Sacchetto, “con un programma straordinario, utilizzando le economie del Psr, abbiamo assicurato il sostegno della Regione per dare continuità alla partecipazione dei produttori piemontesi alle più importanti fiere e manifestazioni agroalimentari, e tra queste, il Fruit Logistica di Berlino: la rassegna tedesca rappresenta uno dei più importanti appuntamenti internazionali del comparto ortofrutticolo -dove è tradizionalmente forte la presenza dei piemontesi- e costituisce una grande piattaforma per lanciare sui mercati internazionali la nuova Igp Mela Rossa di Cuneo“. Tali rassegne rappresentano preziose opportunità” ha aggiunto Sacchetto, “per mettere in rilievo gli alti livelli di standard qualitativi e di sicurezza alimentare espressi dal comparto ortofrutticolo piemontese, derivanti dagli investimenti su ricerca e innovazione tecnologica, dall’adozione di un diffuso sistema di coltivazione e produzione rispettoso dell’ambiente, dalle qualità delle singole produzioni che hanno portato al riconoscimento della Igp (Indicazione Geografica Protetta) per la Nocciola Piemonte, Castagna Cuneo, Fagiolo Cuneo, Marrone della Valle Susa e per la Mela Rossa Cuneo. Infine, il valore della biodiversità delle produzioni vegetali piemontesi, come dimostrano i 50 prodotti frutticoli e 55 orticoli, che fanno parte dei 400 Prodotti Agroalimentari Tradizionali (Pat) del Piemonte, riconosciuti dalla Regione Piemonte. Ringrazio i produttori piemontesi e le loro Organizzazioni per il lodevole lavoro che svolgono, e rinnovo il nostro impegno per dare continuità al sostegno delle loro attività, con le azioni e misure che stiamo preparando sul Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020 del Piemonte, in merito al quale siamo riusciti a ottenere risorse per un miliardo e 93 milioni di euro, ovvero circa 120 milioni in più rispetto al vecchio Psr”.  
   
   
LA DOMANDA DI PRODOTTI AGRICOLI DI BASE CONTINUE­RÀ AD AUMENTARE SIGNIFICATIVAMENTE NEI PROSSIMI DECENNI E LA PREVISIONE È CHE, AL 2050 LA DOMANDA DI CEREALI CRESCA DEL 45% RISPETTO AL VOLUME ATTUALE E CHE QUELLA DI CARNI E SEMI OLEOSI AUMENTI DI QUASI L’80%”  
 
Bologna - “Come quando si trattava di contenere l’inflazione, l’agricoltura sta contribuendo in proprio a supportare in modo importante l’economia del Paese e la sostenibilità delle famiglie italiane” Lo ha ribadito Il presidente della Cia Emilia Romagna, Antonio Dosi -confermato presidente dell’organizzazione - nel corso della Vi assemblea che si è tenuta a Bologna il 31 gennaio e che ha avuto come tema di fondo l’approvvigionamento alimentare per i prossimi anni. Tant’è che nel contesto dell’assise si è svolta una tavola rotonda a cui ha partecipato Piero Conforti della Fao che ha evidenziato come con l’incremento atteso della popolazione (secondo le previsioni delle Nazioni Unite, nel 2050 la popola­zione globale dovrebbe superare i nove miliardi di individui, localizzati perlopiù nei paesi che occupano i gradini più bassi della scala del reddito pro capite), “la dinamica dei consumi mostra che la domanda di prodotti agricoli di base continue­rà ad aumentare significativamente nei prossimi decenni”. La previsione è che, al 2050 la domanda di cereali cresca del 45% rispetto al volume attuale e che quella di carni e semi oleosi aumenti di quasi l’80%. Dosi, confermato alla presidenza dell’organizzazione, nel suo intervento ha sottolineato che nessun comparto della società e nessun settore produttivo può pensare di far “tutto da solo”. “L’unirsi, le aggregazioni, il fare squadra sono una necessità come settore economico, come Paese e addirittura in ambito di Unione Europea - ha sottolineato -. Serve una ‘cabina di regia’ dell’economia nei vari livelli istituzionali (Stato e Regioni) e per la sua valenza produttiva, sociale, di tutela del territorio, di valorizzazione del buon ‘made in Italy’ dove in tale tavolo di concertazione l’agricoltura ci deve assolutamente essere”. La funzione economica del settore agricolo - Fare agricoltura da sempre significa produrre gli alimenti necessari al sostentamento del genere umano e in questo momento il sentimento comune sta evolvendo verso una maggior coscienza di tale ruolo che svolgono gli imprenditori agricoli . “Il nostro compito è valorizzare al massimo questa rinnovata percezione, nelle occasioni che si presenteranno a breve (Expo 2015) e nella migliore e più utile applicazione possibile della Politica agricola comunitaria 2014/2020”, ha proseguito Dosi. Proporre, applicare e soprattutto dar valore ad un ruolo più esteso del settore, come la produzione di energia non impattante, la custodia, manutenzione e tutela del territorio, alla valorizzazione e promozione del paesaggio, la sicurezza alimentare devono, per il presidente Cia “agire in sinergia con altri comparti economici come il turismo, i beni culturali, l’industria agroalimentare, a seconda dei casi, ma tutto subordinato a un patto molto chiaro con gli altri partner economici, con la distribuzione, con le istituzioni e con i cittadini, ovvero l’equa ripartizione del reddito lungo la filiera e quindi la possibilità per gli agricoltori di ricavare il reddito necessario alla sostenibilità, al miglioramento e alla innovazione delle proprie imprese”. I rapporti con le istituzioni - La semplificazione burocratica è una richiesta della Cia portata avanti da tempo e con forza, con vari mezzi. “La sensibilità espressa negli intenti e nelle prime norme emanate non hanno però finora prodotto un tangibile risultato per le imprese e per i cittadini. Occorrerà incalzare ulteriormente le Istituzioni su questi temi – ha precisato Dosi - a partire dalla gestione amministrativa nella imminente applicazione del nuovo Piano regionale di sviluppo rurale per il quale chiediamo un nuovo metodo di approccio più snello per la presentazione delle domande e per le istruttorie”. Il ruolo della rappresentanza in agricoltura - La Confederazione è sicuramente l’organizzazione agricola di rappresentanza generale che per prima e più assiduamente ha individuato fra i suoi obiettivi quello dell’unità. “Ora la società comincia a comprendere il valore di questa scelta, la stessa classe politica comincia a comprenderne la ‘convenienza’ – ha detto ancora Dosi- tant’è che nell’ultimo anno è nato il coordinamento tra alcune associazioni e le centrali cooperative chiamato Agrinsieme. Il futuro - L’agricoltura italiana e quella emiliano romagnola in particolare si caratterizzano per la grande quantità di prodotti a marchio di denominazione e indicazione. “E’ un patrimonio che rappresenta la nostra arma più forte nella competizione sui mercati da quelli locali a quelli più lontani – ha ricordato il presidente della Confederazione - e dobbiamo difenderla pretendendo ulteriori passi in avanti nelle norme a difesa della trasparenza delle etichette, delle denominazioni, della istintività. Credo sia opportuno anche affrontare il tema della ‘modernizzazione’ del settore. Modernizzazione ‘forzata dall’anagrafe’ per quanto riguarda il ricambio generazionale per il quale abbiamo già presentato una serie di proposte legislative e che dovremo integrare con norme applicative riguardo la rendicontazione in termini di tempi e risultati nei ‘primi insediamenti’di giovani, modernizzazione in termini di impiantistica e meccanizzazione per raggiungere obiettivi più qualificati in ambito di sicurezza, efficienza e risparmio nei costi, modernizzazione in ambito di innovazione di prodotto, di processo e miglioramento varietale, obiettivi - ha concluso Dosi - che portano con sé il tema del rilancio della ricerca, dei nuovi investimenti che servono come pure della diversa utilizzazione di risorse che attualmente sono disperse in mille rivoli”. All’incontro, moderato dal giornalista Franco Poggianti, hanno partecipato inoltre Giovanni Monti, presidente di Legacoop Emilia Romagna e Cinzia Pagni, vice presidente Cia nazionale e Tiberio Rabboni, assessore Agricoltura Emilia Romagna. I Numeri Della Cia - La Cia Emilia Romagna associa 24.000 imprese, coinvolge 60 mila addetti e crea una Produzione lorda vendibile di oltre 833 milioni di euro La Cia Emilia Romagna associa in tutta la regione 24.000 imprese e coinvolge oltre 60 mila addetti. Nelle 10 sedi provinciali e nei numerosi uffici territoriali lavorano 412 addetti che si occupano dei servizi fiscali e tecnici, nonché di fornire assistenza attraverso il patronato Inac, Istituto nazionale assistenza coltivatori. Gli associati alla Confederazione producono una Plv complessiva di oltre 833 milioni di euro. La Cia è articolata in istituti e organismi di rappresentanza: Agia (Associazione giovani imprenditori agricoli), cioè gli ‘under 40’ della Cia, Donne in Campo, ovvero la rappresentanza della imprenditrici agricole e l’Associazione pensionati (Anp). Inoltre è attivo Turismo Verde, l’istituto di agriturismo ( http://www.Turismoverde-emiliaromagna-cia.it/it/ ) , il portale La spesa in campagna, per chi vuole fare acquisti direttamente in azienda ( http://www.Laspesaincampagna-emiliaromagna-cia.it/), il web magazine (www.Agrimpresaonline.it ) , Anabio (l’associazione degli agricoltori biologici) nonché organismi che si occupano di energie alternative, rinnovabili e agroforestali. Infine la Cia è dotata di un efficiente Centro di assistenza fiscale, un Caa (Centro assistenza agricola), la società di credito Asi, e Servizi energetici, società che si occupa e da assistenza alle imprese che intendono di energie investire nel campo delle energie rinnovabili.  
   
   
VINO, I ROSSI TOSCANI DOMINANO L´EXPORT MADE IN ITALY  
 
Firenze - Grandi rossi e consorzi emergenti trainano il vigneto Toscana verso un nuovo exploit sui mercati mondiali, con un fatturato export complessivo in crescita del 46% negli ultimi 5 anni e un valore del commercio estero che nel 2013, secondo le proiezioni di Toscana Promozione, l´agenzia di promozione economica della Regione, è destinato a superare i 743mln di euro (+6%). In primo piano il dominio dei vini rossi Dop che puntano oltre quota 503 milioni di euro, segnando un fatturato export più che doppio su veneti e piemontesi, rispettivamente secondi e terzi nella speciale classifica per regione dei rossi di qualità più venduti all´estero nel 2013. Complice il successo in Asia, dove i rossi hanno segnato un +17,8% (Cina, +37,5%; Hong Kong, 27,5% e Giappone, +9,9%) e i buoni risultati sui mercati di sbocco (Stati Uniti, Germania e Canada). "I viticoltori negli ultimi anni hanno avuto la possibilità di scegliere se mantenere le posizioni conquistate o mettersi di nuovo in gioco e alzare ancora di più il già alto gradimento internazionale", ha detto l´assessore all´agricoltura Gianni Salvadori. "Il risultato è che oggi quasi il 95% della produzione del nostro vino è Dop o Igp, quando la media nazionale è al 75% mentre il nostro prodotto da tavola è di cinque volte inferiore alla media italiana (5% contro 25%). Un risultato – ha concluso l´assessore – frutto di un gioco di squadra in cui accanto alle eno-icone stanno giocando da titolari anche le aree emergenti e di un ‘restyling´ di oltre un terzo dei nostri vitigni". E proprio i consorzi, anche quelli emergenti (Carmignano, Bolgheri, Elba, Val di Cornia, Montecucco, Morellino di Scansano, Cortona, Chianti, Chianti Colli senesi, Chianti Colli Fiorentini, Chianti Rufina, Valdarno di Sopra, Terratico di Bibbona) saranno per la prima volta nella storia dell´enologia regionale i protagonisti della quarta edizione di Buy Wine (Firenze, 15-17 febbraio 2014), il workshop internazionale tra 258 produttori e 296 buyer stranieri per una previsione di oltre 6mila incontri B2b (business to business). In prima fila, le Anteprime del vigneto Toscana che rappresenta il 13% del Pil agricolo della regione con quasi 60mila ettari vitati e oltre 2mln di ettolitri prodotti ogni anno. Un modello produttivo che per tre quarti è dedicato ai rossi, con ben 26mila aziende interessate alla coltivazione della vite. A fare la parte del leone sono le province di Siena e Firenze, con il 59% degli ettari vitati, ma in evoluzione sono tutte le province toscane, a partire da Grosseto (8,7mila), Arezzo (6,4mila ettari), Pisa (3,1mila) e Livorno (2,7mila). In attesa dei dati definitivi i soli vini Dop (rossi e bianchi), da gennaio a settembre 2013, hanno rappresentato il 70,6% dell´export regionale toscano. Tra le aree di mercato, è testa a testa tra Europa (167.0 milioni di euro) e America (163,0 milioni). Concluse le contrattazioni di Buy Wine - che vedrà presenti buyer di 33 Paesi provenienti da mercati di sbocco o emergenti, come Brasile (20), Cina (18), Corea del Sud (18), Giappone (16), e Vietnam (10) - Anteprime di Toscana si estenderà all´intero territorio regionale e alle anteprime dei consorzi Vino Nobile di Montepulciano, Vernaccia di San Gimignano, Chianti Classico e Brunello di Montalcino.  
   
   
BOLZANO: SFIDE E PROSPETTIVE PER LA COLTIVAZIONE DI DRUPACEE E PICCOLI FRUTTI  
 
La selezione di varietà di fragole adatte alla coltivazione in quota è l´obiettivo che viene perseguito nel programma di miglioramento genetico del Centro di Sperimentazione Laimburg, presentato al convegno su drupacee e piccoli frutti a Terlano. I 150 partecipanti del convegno si sono informati sui risultati di ricerche attuali e delle novità nel campo della difesa delle piante. Da ormai vent´anni le esperte e gli esperti del Centro di Sperimentazione Laimburg effettuano gli esami varietali di nuove varietà di fragola per la coltivazione in Alto Adige. Anche se alcune di queste varietà si sono mostrate idonee per le zone montane e le nostre condizioni climatiche, rispondono soprattutto ai bisogni ed alle esigenze delle zone della loro provenienza come le pianure dell´Italia settentrionale. "Abbiamo iniziato la selezione di nuovi incroci ottenuti dalle varietà esaminate che siano adatte alle condizioni della nostra zona" - così Max Zago, esperto del Centro di Sperimentazione Laimburg -; i primi risultati del programma di selezione, in atto da due anni, dovrebbero giungere nell´arco di otto a dodici anni". Come hanno spiegato gli esperti, parassiti come la Drosofila suzukii fanno parte delle sfide continue per i coltivatori di drupacee e piccoli frutti. Oltre a ciò, l´accartocciamento clorotico delle drupacee (Esfy) si sta espandendo nei frutteti altoatesini. L´agente patogeno, un batterio senza parete cellulare, viene trasmesso tramite insetti vettore (Cacopsylla pruni) o tramite l´uso di materiale di propagazione infestato. L´apparizione dei sintomi della malattia, cioè l´accartocciamento clorotico delle foglie, è seguita entro breve dalla morte delle piante infestate. Soprattutto la presenza di insetti vettore ha portato ad un aumento di infestazioni di albicocchi e prugni, ma anche di altre piante ospite come la prugnola. A causa di queste osservazioni la ricerca si focalizza sul comportamento dell´insetto ed il suo raggio d´azione. La molteplicità delle possibili piante ospite però complica la lotta contro questa malattia. Perciò l´estirpazione di alberi malati e l´uso di materiale di propagazione sano non saranno sufficienti per il combattimento dell´Esfy. In Alto Adige, la diffusione dell´accartocciamento clorotico delle drupacee viene rilevato dal 2005. L´esperienza degli anni passati insegna, che l´estirpazione obbligatoria conduce ad un calo significativo della quantità di piante infestate. La Sharka, invece, è la virosi più insidiosa delle albicocche e prugne. La malattia viene trasmessa da afidi o da materiale di propagazione infestato. Dato che la malattia rende immangiabili i frutti, le perdite della resa possono raggiungere il 90 per cento. Anche per gli alberi colpiti dalla Sharka, l´estirpazione è obbligatoria. Il 2011, 2012 e 2013 hanno mostrato diversi livelli di infestazione con danni significativi nel 2011 e populazioni più piccole nel 2013. Nel 2013, invece, con le misure d´igiene e l´accorciamento degli intervalli di raccolta si è riusciti di tenere sotto controllo la situazione. Anche i trattamenti fitosanitari con un insetticida biologico ha frenato il grado di infestazione. Le ricerche sulla Drosofila presso il Centro di Sperimentazione Laimburg hanno portato alla luce che l´insetto è selettivo e predilige frutti come le more o i lamponi, mentre altri frutti come i mirtilli o l´uva vengono colpiti soltanto in caso di mancanza dei frutti preferiti. L´insetto sverna nei boschi e mostra un comportamento stanziale. Il fattore decisivo per la sopravivenza del parassita è la temperatura d´inverno ed in primavera. Queste nuove conoscenze formano la base per lo sviluppo di strategie di combattimento dell´insetto. Il programma del convegno è stato completato da interventi su recenti sviluppi in campo della salute delle piante e sulle attività ed i membri del gruppo di lavoro colture speciali della consulenza tecnica per i contadini di montagna con una retrospettiva riferita allo sviluppo della coltivazione di drupacee e piccoli frutti in Alto Adige nei due decenni passati. La novità più importante nell´ambito della difesa delle piante riguarda il piano d´azione nazionale che mette in atto l´implementazione della direttiva europea sulla difesa delle piante. L´obiettivo futuro dell´Europa è proteggere i cittadini e l´ambiente da ogni possibile rischio legato all´uso di prodotti fitosanitari. Il piano d´azione nazionale italiano prevede l´intensificazione di misure di formazione per gli utenti di prodotti fitosanitari. Oltre a ciò il piano prescrive una distanza minima di 30 metri per trattamenti con certi prodotti fitosanitari da aree di interesse pubblico come parchi o scuole. La coltivazione di drupacee e piccoli frutti in Alto Adige La coltivazione di piccoli frutti in Alto Adige ammonta ad una superficie complessiva di 200 ettari. Su due terzi di essa vengono coltivate le fragole (130 ettari) e su altri 45 ettari i lamponi. Altri frutti coltivati sono i ribes neri e mirtilli. Tra le drupacee, le colture principali sono l´albicocca coltivata soprattutto in Val Venosta (oltre 80 ettari) e la ciliegia con più di 70 ettari. Su altri 10 ettari si coltivano altri tipi di drupacee.  
   
   
FIRENZE - PROGETTO START EXPORT PER LE NUOVE IMPRESE AGROALIMENTARI  
 
Metropoli, Azienda Speciale della Camera di Commercio di Firenze, in collaborazione con Toscana Promozione, intende avviare, a favore delle nuove imprese esportatrici del comparto agroalimentare (N.i.e.), il progetto Start Export. Il progetto è rivolto a imprese del comparto agroalimentare – escluso il settore del biologico – che non hanno mai operato sui mercati esteri oppure aziende non esportatrici abituali interessate ad apprendere e condividere un modello di lavoro che consenta di avviarle ad un percorso di crescita strutturata sui mercati internazionali. Il progetto è articolato in lezioni d’aula (il 5, 6, 13 marzo) ed in attività di Audit individuale con relativa elaborazione di un piano di azione da intraprendere nella propria azienda. La quota per aderire al progetto Start Export è fissata in Euro 75,00 + Iva a p ersona ad azienda od in Euro 120,00 + Iva per 2 persone della stessa azienda. Il progetto è riservato ad un massimo di 20 aziende. Il documento per l’adesione dovrà essere inviato a Metropoli, Azienda Speciale della Cciaa di Firenze Via Castello d’Altafronte, 11, 50122 – Firenze o via Pec a metropoli@pec.It  entro il giorno 10 febbraio 2014.  
   
   
MOLISE, BIOCOM, INTERROGAZIONE M5S. FRATTURA RISPONDE IN AULA: "SERENO, PARLANO GLI ATTI"  
 
 Il presidente della Regione Molise, Paolo di Laura Frattura, e la Bio.com. In Consiglio regionale, il 27 gennaio, la storia della società descritta "con chiarezza, con date e atti" dal governatore in risposta all´interrogazione presentata dai consiglieri del Movimento Cinque Stelle. Gli atti societari. "Nel 2006 - parte da qui il presidente Frattura -, il sottoscritto entra nella società Bio.com. Il 9 settembre ne diventa amministratore unico. Il 9 settembre del 2011, con assemblea straordinaria, si decide la messa in liquidazione della società con le relative dimissioni da amministratore del sottoscritto e si nomina, quale liquidatore, il dottor Del Cioppo. Il 7 marzo del 2013, considerando l´attività che prosegue sotto la liquidazione del dottor Del Cioppo, il sottoscritto gli cede anche le quote che non avevano più valore, per la somma di 800 euro. Tutto questo chiaramente con atti regolarmente trascritti". Il finanziamento. "Il 7 luglio del 2006 la Bio.com presenta richiesta di ammissione alle agevolazioni, ai sensi dell´Articolo 15, quali iniziative per il rilancio del sistema economico regionale. Il 30 dicembre 2007 la Bio.com sottoscrive il contratto di finanziamento, che prevede un contributo in conto capitale di 181.568 euro, relativamente al programma di sviluppo precompetitivo, a fronte di un investimento ammesso di 338.500 euro, e di 441.735 euro, relativamente al programma di industrializzazione, a fronte di un investimento ammesso pari a 848.600 euro". In progetto, un impianto che "non ha nulla a che fare con biomasse", ma che "prevedeva la produzione di biodiesel da fonte vegetale, ai sensi della direttiva comunitaria che impegna produttori e distributori di carburanti a rispettare, entro il 2015, la percentuale del 15 percento per le quantità di carburanti da fonte vegetale, in linea, dunque, con sensibilità ambientale e leggi dello Stato, che avevano appunto recepito la direttiva comunitaria". Gli anticipi. "Il 19 marzo 2008 - prosegue il governatore -, la Bio.com presenta richiesta di anticipo, pari al 25 percento del contributo concesso per il programma di sviluppo precompetitivo e al 50 percento del contributo concesso per il programma di industrializzazione. Si allegano a garanzia delle apposite eventuali anticipazioni, due atti fideiussori: il numero 255/337/2, per lo sviluppo precompetitivo, e 255/337/1 per il programma di industrializzazione, emessi dalla Banca Popolare di Ancona, per le somme pari a 45.392 euro, la prima, e a 22.0867,50 euro, la seconda. Il 25 agosto 2008, la Bio.com fa richiesta di saldo relativo al solo programma di sviluppo precompetitivo. Con decreto 236 il Commissario delegato, prendendo atto dell´esito della verifica e del collaudo, eroga la somma di 10.427 euro, a saldo del contributo per lo sviluppo precompetitivo, a fronte del contributo ammesso di 181.568 euro". Le attrezzature. "Alcune delle attrezzature acquistate non possono essere installate, perché ancora il Comune di Termoli non aveva rilasciato il permesso di costruire. Sono attrezzature acquistate - rimarca il governatore -, evidentemente visibili sul posto, ma, nello stesso tempo non rendicontate. Il collaudatore giustamente chiedeva l´effettiva installazione di quei macchinari. La mancanza del permesso di costruire in quella data impedisce di rendicontare le somme investite per l´acquisto dei materiale, per cui la Bio.com si è vista ridurre il totale del contributo, che era stato approvato per 181.568 euro, per un totale di circa 60 mila euro. Con un danno per la Bio.com". Revoca del finanziamento. "Con istanze del 2 aprile 2009, del 31 agosto 2009 e del 4 dicembre 2009, la Bio.com chiede proroga dei termini per il completamento del programma di industrializzazione, visto che, purtroppo malgrado acquisiti tutti i pareri favorevoli, il Comune di Termoli, con l´Amministrazione Greco prima, e l´Amministrazione Di Brino dopo, non rilascia il permesso di costruire. Malgrado, - rimarca Frattura all´Aula -, l´acquisizione di tutti i pareri favorevoli. Il 13 dicembre 2010, la Regione Molise, con determina direttoriale 186, dispone la revoca del finanziamento a causa della mancata presentazione della richiesta di saldo del contributo. Il 13 giugno la Regione, sei mesi dopo la determina direttoriale, provvede a comunicare la revoca del finanziamento, contestualmente richiedendo la restituzione dei contributi erogati, maggiorati del tasso ufficiale di sconto, per una somma complessiva di 292 mila euro, chiaramente soltanto per quanto riguarda l´industrializzazione, visto che lo sviluppo precompetitivo era già stato saldato dopo il collaudo". Il ricorso al Tar. "Il 22 giugno 2012 la Bio.com presenta istanza di annullamento del provvedimento di revoca e recupero del contributo. Il 16 luglio la Bio.com chiede al Tar l´annullamento della determinazione 186 del 13 dicembre 2010, e il 27 dicembre 2012 il Tar, con decisione 760, accoglie il ricorso, perché ritiene il ritardo sia evidentemente imputabile esclusivamente al Comune di Termoli". In Consiglio regionale Frattura mostra sia il ricorso, sia la sentenza del Tar. "Non credo - la sua riflessione -, che, rispetto ad una sentenza, il cittadino possa andare oltre la sentenza stessa, a dispetto di certe cronache poco attente e poco veritiere.". Il Consiglio di Stato. "Il 14 di marzo, quando non ero ancora stato proclamato presidente della Regione, ma il 14 marzo presidente era ancora il mio predecessore, Michele Iorio, l´Avvocatura generale dello Stato, in autonomia nel valutare la qualità del ricorso da presentare, deposita in Consiglio di Stato il ricorso contro l´annullamento della revoca del finanziamento. Io non so per quale motivo l´Avvocatura abbia inteso seguire questa strada, se ne ha parlato con l´ex presidente Iorio bisognerà chiederlo a lui, sta di fatto che non c´è stata nessuna richiesta di sospensiva, per cui, in attesa di una definizione giudiziaria amministrativa, io ritengo sia corretto attendere la sentenza. Ad ogni modo, la Regione, laddove la Bio.com dovesse risultare soccombente, potrebbe tranquillamente vedere garantita la restituzione di quanto erogato, in virtù della garanzia fideiussoria rilasciata da Ubi Banca". "Pronto a dimettermi". Evitando di entrare nel merito dei fatti giudiziari penalmente rilevanti, Frattura assicura di sentirsi sereno. "Tengo a chiarire che - dichiara durante il suo dettagliato intervento -, come detto e come ribadito in ogni occasione, non solo sono sereno nelle valutazioni che gli organi competenti faranno, ma va da sé che, nel momento in cui dovesse venire fuori una sola virgola, una sola virgola di illiceità commesse, non aspetterei certo alcuna sentenza. Ne prenderei atto in assoluta serenità, dimettendomi dalla carica di presidente della Regione". Gli investimenti della Bio.com. "Mi pare necessario - prosegue il presidente Frattura -, fare qualche precisazione. A fronte dell´anticipo erogato, come è facilmente verificabile nella relazione allegata - perché la Bio.com si ritiene danneggiata da questa disattenzione del Comune di Termoli -, il totale dell´investimento realizzato è pari a 1 milione 999.223 euro. Non è vero, dunque, come sempre taluna stampa riporta, che quelle somme non sono state spese. La Bio.com ha documentato un investimento realizzato per circa 2 milioni di euro. Investimento reso possibile da anticipo soci, non del socio Frattura, ma dell´altro socio che ha anticipato le somme necessarie per evitare, chiaramente, il default della stessa Bio.com". Il permesso di costruire. "Alcuni dati precisi sul permesso di costruire. Il Consorzio industriale approva il progetto. Il 9 aprile 2009, la Bio.com presenta istanza al Comune di Termoli per il rilascio del permesso di costruire. Il 14 maggio 2009, vengono trasmesse al Comune di Termoli i seguenti documenti richiesti ad integrazione: titolo di proprietà del terreno; parere sanitario rilasciato dall´Asrem; parere del Comando provinciale dei Vigili del fuoco; relazione in base all´inquinamento acustico e atmosferico. Il 7 luglio 2009, il Settore ambientale del Comune di Termoli rilascia il nulla osta. Il 25 agosto 2009, la Regione Molise, su richiesta della Bio.com, comunica al Comune di Termoli l´invito all´Ente di conclusione del procedimento, con adozione del provvedimento espresso. L´11 settembre 2009, il Comune di Termoli avvisa del diniego del permesso, in quanto l´area in oggetto risulta essere classificata dal piano di stralcio per l´assetto idrogeologico del bacino regionale del fiume Biferno e minori, a rischio idraulico elevato". I pareri dell´Autorità di bacino. "Il 18 settembre 2009 - ricostruisce sempre Paolo Frattura -, la Bio.com richiede approfondimenti all´Autorità di bacino. Il 23 settembre 2009, l´Autorità di bacino risponde alla Bio.com e al Comune di Termoli e precisamente dice: "Il comitato istituzionale dell´Autorità di bacino, il fiume Biferno e minori, non ha previsto misure di salvaguardia in occasione del progetto di piano stralcio per l´assetto idrogeologico del bacino del fiume Biferno e minori. Dall´esame del progetto Pai del bacino del fiume Biferno e minori emerge che l´intervento di progetto ricade nell´area individuata con sigla Cs B11 59 ed è classificato a pericolosità idraulica moderata P12, in quanto inondabile con tempi di ritorno compresi tra 30 e 200 anni, ossia media probabilità di inondazione". "Va da sé - aggiunge il governatore -, che la quota d´imposta del progetto era nettamente individuata con il piano quotato a una quota superiore a quelle a rischio, indicate dall´Autorità di bacino". "Il diniego del permesso di costruire, in quanto l´area in oggetto risulta essere classificata dal piano stralcio per l´assetto idrogeologico del bacino regionale del fiume Biferno, rimane comunque il convincimento espresso dal Comune di Termoli. Il 16 marzo 2010 il Consiglio di Stato, con ordinanza 1222, accoglie l´istanza cautelare avverso il diniego di permesso di costruire; il Comune perdura nell´inerzia e la Bio.com, che a quel punto si rivolge di nuovo al giudice per ottenere l´esecuzione dell´ordinanza cautelare, si vede rispondere, l´8 giugno 2011, dal Consiglio di Stato, con ordinanza 2440: accolta l´istanza per l´ottemperanza della statuizione cautelare e fissato per l´Amministrazione comunale di Termoli il termine del 30 luglio 2011 per adempiere; il 28 giugno 2012, il Comune di Termoli provvede al rilascio del permesso di costruire". Le resistenze del Comune di Termoli. "Dall´11 settembre 2009, giorno nel quale il Comune di Termoli esprime il diniego, al 28 giugno 2012, quando provvede al rilascio del permesso di costruire, passano tre anni. Come mai - chiede Frattura -, non essendo cambiato nulla, ci sono voluti tre anni e tutti questi ricorsi amministrativi per vedersi riconosciuto un permesso di costruire, un permesso di costruire che, ricordo a me stesso, porta la data del 28 giugno 2012? La revoca del finanziamento invece, la Regione Molise la comunica alla Bio.com in data 13 giugno 2011, sei mesi dopo la determina direttoriale: qualcun altro dovrà spiegare come mai ci vogliono sei mesi tra una determina direttoriale e poi la comunicazione all´interessato". Il significato delle sentenze. "Da un punto di vista di partecipazione societaria, pur non essendo né socio né amministratore, non sto a nascondere assolutamente nulla ma penso sia giusto rispettare e leggere con attenzione le sentenze". Così il presidente ricorda che "il Tar Molise si è espresso contro la revoca del finanziamento da parte della Regione Molise; a fronte di quell´anticipazione, la Bio.com ha effettuato investimenti per circa 2 milioni di euro, pari a quasi otto volte l´anticipazione ricevuta, subendo con tutto questo ritardo amministrativo un danno, per il quale chiaramente le competenti autorità valuteranno sia se c´è stato o non c´è stato e contestualmente ne definiranno l´entità. Il Tar, non la fantasia di qualche cronista, si esprime accogliendo il ricorso, nei limiti di quanto indicato in motivazione". Ma cosa dice il Tar? "Con il provvedimento impugnato - recita la sentenza letta da Frattura durante i lavori del Consiglio regionale -, la Regione Molise ha disposto la revoca totale delle agevolazioni nell´ambito del programma pluriennale di interventi per la ripresa produttiva della regione Molise, concesse alla ricorrente (Bio.com) per la realizzazione di un impianto produttivo presso l´area di Termoli, motivando tale provvedimento con la circostanza della mancata presentazione della richiesta di erogazione a saldo del contributo spettante entro i termini previsti dal bando. Nonostante la richiesta di permesso di costruire, inoltrata al Comune di Termoli in data 9 aprile 2009 e la nota con la quale la Regione Molise, su richiesta della ricorrente, ha invitato il medesimo ente locale a concludere il procedimento con l´adozione di un provvedimento espresso, quest´ultima ha dapprima comunicato, in data 11 settembre 2009, il preavviso di rigetto, e poi ha negato il permesso di costruire". "Il ricorso avverso tale provvedimento di diniego ha avuto il seguente sviluppo, con il provvedimento impugnato. In data 13 giugno 2011, la Regione Molise ha revocato la concessione delle agevolazioni contestando appunto il ritardo nella presentazione della richiesta di erogazione a saldo, sulla base delle spese effettuate". Le contestazioni della Regione. "Alla ricorrente, quindi alla Biocom, viene imputata la mancata realizzazione dell´investimento nei termini previsti dal bando". I giudici amministrativi la vedono diversamente e precisano che "nel caso di specie, l´Amministrazione, ossia la Regione Molise, non ha tenuto in debito conto la circostanza che il ritardo nel completare l´intervento oggetto di sovvenzione è dipeso da fatto proprio di terzi, in relazione al quale non è possibile esprimere un giudizio di colpa della ricorrente, né l´Amministrazione si è curata di analizzare il profilo dell´imputabilità di tale ritardo". Le conclusioni del governatore. "Rispetto a tutto questo si conclude evidentemente che il ritardo è dovuto a imperizia del Comune di Termoli e non certo della Bio.com, soggetto beneficiario". Ancora una volta Frattura ribadisce che "non si tratta di impianto a biomassa ma di un impianto con combustibile garantito da fonte vegetale a emissioni zero". "Sull´investimento - sottolinea poi -, c´è, comunque, un permesso di costruire rilasciato con tre anni di ritardo, secondo la documentazione presentata: qualcuno risponderà del perché. Rispetto all´anticipo erogato, la Bio.com ha effettuato investimenti documentati da bilancio depositati per circa 2 milioni di euro, ulteriore danno per la Bio.com. Infine, in attesa di una sentenza definitiva da parte del Consiglio di Stato, non credo che la Regione oggi sia in grado, avendo, giustamente, presentato ricorso in Consiglio di Stato, di definire una procedura diversa per il recupero di queste somme", la conclusione in Aula del presidente Frattura sulla vicenda Bio.com.  
   
   
CONSORZIO LEDRA TAGLIAMENTO, 150 MILA EURO PER IMPIANTI  
 
Trieste - La Giunta regionale, su proposta del vicepresidente e assessore alle Risorse agricole Sergio Bolzonello, ha confermato il finanziamento di 150 mila euro per venti annualità, con nuova decorrenza 2014-2033, a favore del Consorzio di bonifica Ledra Tagliamento. Si tratta di un finanziamento per la ristrutturazione e l´adeguamento di impianti di sollevamento e pompaggio che serviranno a raggiungere un grado di innovazione tecnologica necessaria per valorizzare le colture di pregio nel comprensorio consortile e per ottimizzare l´uso delle risorse idriche, anche alla luce della aumentata variabilità climatica degli ultimi decenni.  
   
   
TUTELA PRODOTTI AGRICOLI, CALDORO PRESENTA PROGETTO QR CODE -  
 
 Il presidente della Regione Campania Stefano Caldoro ha presentato in sala giunta il progetto "Qr - Code" per la tutela dei prodotti agricoli. Il progetto è nato su una idea del Tavolo tecnico permanente, attivato dalla Regione Campania nell’ambito delle iniziative assunte per "Terra dei Fuochi". Alla conferenza hanno preso parte l´assessore all´Agricoltura Daniela Nugnes, il presidente di Confindustria Campania Sabino Basso e il direttore dell´Istituto Zooprofilattico di Portici Antonio Limone. Erano presenti altresì il presidente della Commissione Agricoltura del Consiglio Pietro Foglia e i rappresentanti delle organizzazioni professionali e delle associazioni operanti nel settore. "Qr Code - Campania Sicura", su cui è stata raggiunta una prima intesa tra Confindustria Campania e l´Istituto Zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno, fornisce uno strumento pratico al cittadino che, al momento dell´acquisto di un prodotto, potrà ricevere in maniera chiara ed immediata tutte le informazioni sulla salubrità e la tracciabilità del prodotto. Un codice Qr (in inglese Qr code, abbreviazione di quick response, risposta rapida) è un codice a barre bidimensionale composto da moduli neri disposti all´interno di uno schema di forma quadrata. Viene impiegato per memorizzare informazioni destinate ad essere lette tramite un telefono cellulare o uno smartphone. Per leggere un codice Qr è sufficiente inquadrarlo con la fotocamera del cellulare dopo aver aperto l´applicazione di lettura. Al momento dell´acquisto di un prodotto, ad esempio una confezione di mozzarella di bufala campana, una busta di insalata, formaggi, pomodori, etc. Basterà puntare il cellulare sul Qr - Code impresso sulla confezione del prodotto e sullo schermo compariranno tutte le informazioni sulla sicurezza e sulla tracciabilità del prodotto stesso. La schermata porterà ad un link sul sito dell´Istituto Zooprofilattico dove compariranno le seguenti informazioni: • risultati delle analisi più recenti; • archivio risultati precedenti analisi; • geolocalizzazione dell´azienda produttrice. L´azienda interessata all´applicazione del codice sul proprio prodotto prende contatti con l´Istituto Zooprofilattico che provvede ad eseguire analisi specifiche sul prodotto. A seconda del tipo merceologico del prodotto l´Istituto si avvale della collaborazione del Dipartimento di Agraria o del Dipartimento di Medicina Veterinaria. Al momento le aziende interessate al progetto sono circa 300; 240 hanno già sottoscritto la convenzione mentre per altre 68 è in corso l´iter procedurale. Si segnalano, tra gli altri, Rago Ortofrutta, Basso olio e vino, Cis di Nola, molti allevamenti e caseifici del casertano e del salernitano.  
   
   
CONSORZI DI BONIFICA IN BASILICATA  
 
 La nomina del commissario straordinario unico per i tre Consorzi di Bonifica di Basilicata rappresenta il primo atto di un più articolato programma di risanamento che interesserà anche Arbea e Alsia. Un’azione forte per i Consorzi di Bonifica era tra i punti del presidente Pittella per i primi cento giorni del suo governo e con tale atto abbiamo onorato tale impegno, per incamminarci verso la nascita di un solo Consorzio. Cosi l’assessore all’Agricoltura, Michele Ottati, nel corso di una conferenza stampa, convocata questa mattina in Regione, per illustrare i dettagli del provvedimento approvato ieri dalla Giunta regionale. “Con questa delibera – ha detto ancora Ottati - la Giunta regionale intende garantire agli agricoltori, nel più breve tempo possibile, servizi più efficienti. Per questo motivo abbiamo anche previsto che, nel corso dell’attività di analisi che il commissario straordinario dovrà attuare per formalizzare la proposta di riorganizzazione, lo stesso potrà scegliere, a costo zero e pescando tra gli esperti dell’Amministrazione regionale o dei Consorzi stessi, un suo delegato per ogni Consorzio. Terremo conto – ha detto ancora Ottati - delle specificità territoriali e delle funzioni particolari svolte da ogni singola struttura e auspichiamo che, dopo questa azione, possa nascere un’organizzazione ancor più radicata in ogni ambito territoriale e in grado di offrire agli agricoltori servizi efficienti”. “La scelta di Nino Falotico- ha detto il Portavoce del presidente Pittella Nino Grasso – rappresenta un segnale di forte discontinuità che la Regione ha voluto imprimere nei processi di governance. Falotico – ha aggiunto Grasso - è stato più volte voce critica nei confronti delle politiche agricole regionali e sicuramente la sua attività sarà connotata da qualità ed esperienza”. A margine della conferenza stampa il Portavoce del Presidente Pittella Nino Grasso ha anche anticipato i sette punti di riforma dell’Arpab. Tali azioni riguardano in particolare: l’innalzamento dell’efficacia dell’Agenzia, la definizione di obiettivi di qualità dei servizi, il rafforzamento delle interrelazione con la Regione, i modelli di programmazione strategica, la codifica delle attività e dei servizi, la capacità di autofinanziamento, l’orientamento del personale sulle attività di “core business” dell’Agenzia. Questi invece sono i dati economici e strutturali attuali dei tre Consorzi di Bonifica resi noti dall’assessore Ottati. Consorzio di bonifica Alta Val d´Agri: 110 dipendenti, 40 lavoratori avventizi (maggio-ottobre). Costo annuo complessivo per gli stipendi di 3,45 milioni di euro. Fabbisogno economico medio per assicurare la stagione irrigua 1,1 milioni di euro. Consorzio di Bonifica di Bradano e Metaponto: 70 dipendenti, 120 lavoratori avventizi (maggio-ottobre). Costo annuo complessivo per gli stipendi di 6,41 milioni di euro. Fabbisogno economico medio per assicurare la stagione irrigua 2,2 milioni di euro. Consorzio di Bonifica del Vulture Alto Bradano: 35 dipendenti, costo annuo complessivo per gli stipendi di 2,2 milioni di euro. Fabbisogno economico medio per assicurare la stagione irrigua 2,5 milioni di euro. Questi invece i costi lordi annui complessivi degli organi amministrativi dei tre Consorzi che, in caso di accorpamento, potrebbero ridursi ad un terzo. Presidenti 78 mila euro, vice presidenti 39 mila euro, comitati coordinamento (12 unità) per complessivi 102 mila euro, presidenti collegi revisori dei conti 39 mila euro. Collegio revisori dei conti (6 unità) complessivi 51 mila euro. Il tutto per un totale di 309 mila euro. Per i 60 consiglieri è invece previsto un gettone di presenza a seduta di 50 euro.  
   
   
LOMBARDIA. TARTUFO: EQUIPARARLO A PRODOTTO AGRICOLTURA COLTIVAZIONE DA TUTELARE, SERVE TAVOLO SPECIFICO  
 
 Milano - L´assessore all´Agricoltura della Lombardia Gianni Fava ha scritto al presidente del Consiglio e ministro delle Politiche agricole ad interim Enrico Letta, e per conoscenza al coordinatore della Commissione Politiche agricole della Conferenza Stato Regioni Fabrizio Nardoni, sollecitando l´attivazione di un tavolo tecnico specifico sulla tartuficoltura. L´iniziativa dell´assessore Fava parte dal presupposto che la Lombardia produce su quasi tutto il territorio regionale importanti quantità di tartufo nelle varietà bianco pregiato, nero, scorzone e altre minori. Occorre Intervento Legislativo Ad Hoc - Un tavolo tecnico sulla tartuficoltura, scrive Fava, "potrebbe essere utile per rileggere alcune scelte costose e poco efficaci del passato, al fine di implementare politiche attive sul Programma di sviluppo rurale 2014-2020. Senza l´intervento del Governo e del Parlamento temo che perderemo un´ennesima risorsa agricola nazionale straordinaria per valore alimentare storico e culturale, potenzialità di reddito ed occupazione nelle zone collinari e di montagna". Chi Lo Coltiva E´imprenditore Agricolo - La legge, infatti, non risolve in maniera netta la distinzione fra produzioni spontanee e coltivazioni specifiche. Basterebbe una semplice specifica di equiparazione del tartufo coltivato a prodotto agricolo e la conseguente specifica di imprenditore agricolo a chi lo coltiva, per tutelare senza burocrazia il prodotto. Oggi, infatti, di quanto e dove si raccoglie in Italia non si sa nulla, complice una tassazione esorbitante del tartufo". Urge Confronto - La stessa sussistenza della tartuficoltura potrebbe essere a rischio, secondo l´assessore Fava, poiché, "senza corpi fruttiferi autoctoni selvatici viene meno non solo il prodotto da vendere, ma anche il materiale di base per l´inoculo delle piante da coltivare, costringendo i vivaisti ad approvvigionarsi all´estero". Con conseguenze negative anche sulla ristorazione, che ricorre in alcuni casi a ingenti importazioni di specie esotiche, simili fenotipicamente al ´tuber magnatum´, successivamente aromatizzate con prodotti di sintesi o lavorate in paste con prodotti pregiati per incrementarne la massa vendut  
   
   
LOMBARDIA. GASOLIO AGRICOLO,FAVA: NO A TAGLIO GENERICO ASSESSORE A GOVERNO:NO AGEVOLAZIONI USO MAIS SCOPI ENERGETICI  
 
Mantova - "La norma contenuta nella legge di stabilità che prevede il taglio nelle concessioni di gasolio agevolato del 15% sui consumi medi standardizzati per il 2014 deve essere rivista dal Parlamento in un´ottica di maggiore equità, altrimenti si creano distorsioni paradossali". La ricetta dell´assessore all´Agricoltura della Lombardia, Gianni Fava, è chiara: "Togliere l´assegnazione del gasolio agevolato a chi produce energia da fonti rinnovabili agricole servendosi del mais come biomassa vegetale". Aiuti Alle Bioenergie - L´assessore Fava rimarca la linea che adotterà Palazzo Lombardia in chiave di aiuti alle bioenergie. "Sono favorevole ad incentivare le fonti rinnovabili – ha precisato - con una netta distinzione rispetto al passato: nessun aiuto pubblico per quegli impianti di biogas che utilizzano il mais. Se parliamo di sostenibilità stride l´impiego a fini energetici di prodotti destinati all´alimentazione animale o umana". No Tagli A Imprese Agricole - Stesso principio, dunque, che dovrebbe ispirare il governo nazionale e il Parlamento nell´individuazione delle imprese oggetti di taglio delle assegnazioni di gasolio agevolato. "Parliamo di una competenza che non è delle Regioni, ma dello Stato - ha ribadito Fava – ma non capisco per quale motivo debbano subire una sforbiciata alle assegnazioni le imprese agricole o quelle agromeccaniche e non, prioritariamente, quelle che si servono del carburante agricolo per produrre mais che a sua volta è destinato alla produzione di energia rinnovabile. È un controsenso che va sanato".  
   
   
PARMA: LE STAZIONI AGROMETEO PASSANO DI MANO  
 
La Provincia affida al Consorzio di Bonifica e al Consorzio Condifesa Parma la gestione delle 8 stazioni agrometeo della sua rete. Lo fa con un protocollo d’intesa firmato in piazza della Pace, con il quale si assicura la continuità di un servizio cruciale per il mondo agricolo ma non solo. Le centraline meteo climatiche sono gangli cruciali della Rete Agrometeorologica della Provincia di Parma, sistema di monitoraggio in tempo reale del clima e del microclima locale ai fini agricoli, ambientali e più in generale civili, collocata sul territorio provinciale. Attiva dal 1986 e più volte ammodernata per essere al passo con i tempi e con le esigenze del mondo agricolo, la rete consta oggi di 8 stazioni meteorologiche elettroniche e automatiche, in grado di trasmettere autonomamente i dati al server dell’Agenzia Regionale per la protezione dell’ambiente che li diffonde sul proprio sito.La Provincia ha finora garantito la manutenzione delle capannine, sia con fondi propri sia con finanziamenti regionali, ma adesso, vista la grave carenza di risorse, non può più farsene carico: di qui la necessità di trovare soluzioni alternative per mantenere in vita il servizio, anche alla luce delle nuove indicazioni comunitarie che rendono obbligatori i disciplinari di produzione e la raccolta dei dati relativi alle calamità naturali.Dopo aver realizzato diversi incontri con gli enti interessati per individuare una possibile modalità di gestione e garantire la continuità della rete provinciale agrometeorologica, la Provincia ha accolto la domanda del Consorzio della Bonifica Parmense e del Consorzio Condifesa Parma, che congiuntamente chiedevano di poter prendere in gestione le otto stazioni meteoclimatiche provinciali facendosi carico delle spese di manutenzione e della locazione dei terreni in cui sono installate, suddividendosi le spese al 50% in cambio dell’utilizzo dei dati.Di qui l’avvio dell’iter che ha portato al protocollo d’intesa, con il quale si affida la gestione della rete ai due Consorzi attraverso un contratto di comodato d´uso. La soluzione è stata caldeggiata dal Servizio agrometeo regionale, che ha riconosciuto come in questo modo non solo si garantisca la continuità di un servizio essenziale e si mantenga lo scambio dei dati, ma si potenzi anche la rete con gli ulteriori dati forniti dalle stazioni meteo di proprietà del Consorzio di Bonifica Parmense.“la funzione delle nostre stazioni è molto importante, e lo testimonia anche la disponibilità dei due consorzi. Mi auguro che questa firma sancisca la volontà di lavorare sempre più insieme”, ha detto il vice presidente della Provincia Pier Luigi Ferrari, affiancato dal dirigente del Servizio Agricoltura Antonello Barani e dalla funzionaria Eugenia Tagliaferri. “Anche per noi questo è un atto di rilievo – ha commentato il presidente del Consorzio di Bonifica Luigi Spinazzi - anche perché vogliamo utilizzare al meglio questa rete di attezzature presenti sul territorio. Abbiamo sottoscritto ben volentieri questa convenzione: oggi l’evoluzione meteo è sempre più preoccupante, e c’è la necessità di avere dati sempre più aggiornati”. D’accordo il presidente del Consorzio Condifesa Parma Andrea Minardi, che si è tra l’altro soffermato sull’aspetto assicurativo: “Visti i cambiamenti climatici così radicali cui assistiamo, noi dobbiamo attrezzarci al meglio anche per avere gli strumenti per definire gli indennizzi per gli agricoltori colpiti. Con questi cambiamenti climatici oggi non assicurarsi è un azzardo, e le centraline per noi sono importantissime proprio per questo: bisogna essere attrezzati per avere dati il più possibile attendibili”.  
   
   
PUGLIA, SU VIGNETTE NEW YORK TIMES CONTRO OLIO D´OLIVA ITALIANO  
 
“Noi siamo quelli della qualità e siamo quelli danneggiati dalla contraffazione alimentare. Gli americani vengano da voi ad imparare come si fanno i prodotti buoni e salubri” L’invito al fotografo internazionale Oliviero Toscani a venire in Puglia per una campagna di promozione internazionale Al danno la beffa. Noi come maggiori produttori di olio di qualità extra vergine di olio siamo le vittime di un traffico di sottoprodotto, spacciato per italiano, che viene compiuto ai danni del nostro sistema economico e imprenditoriale e in barba a controlli che in altri stati dell’area euro mediterranea così come negli Stati Uniti non si effettuano con il dovuto rigore. Le vignette del New York Times sono dunque un strumentale e dannosissimo attacco all’Italia che non si riesce a comprendere se non con il chiaro intento di screditare sui mercati un prodotto che non conosce concorrenti all’altezza. E’ quanto dichiara l’Assessore alle Risorse Agroalimentari della Regione Puglia, Fabrizio Nardoni, che proprio in questi giorni insieme al Movimento Turismo del Vino è a New York nell’ambito del programma di promozione dei vini e degli oli pugliesi, nonché di tutta l’enogastronomia d’eccellenza pugliese “Raise a Glass to Puglia”. Dagli americani che in questi giorni stanno tanto apprezzando vini, oli ed enogastronomia pugliesi arriva una lezione sulla qualità che trovo alquanto pregiudizievole e strumentale – afferma Nardoni – sono loro il paese delle adulterazioni alimentari e del cibo insalubre, mentre noi da tempo siamo impegnati anche come Regione in un programma rigoroso e attento come quello riferito al Marchio di Qualità prodotti di Puglia che certifica attraverso disciplinari rigidissimi non solo la qualità dei nostri prodotti ma addirittura tutto il processo di lavorazione, dalla semina al prodotto finito. La platea di lettori del giornale newyorkese, ma anche la pubblica opinione in tutto il mondo, proprio grazie alla sequenza di fumetti pubblicati dalla famosa testata americana, ora pensa che l’olio taroccato sia l’Italia a produrlo – spiega l’assessore – mentre bisognerebbe chiedere proprio agli americani come mai attorno all’italian sounding di oli prodotti ad esempio in California la legislazione statunitense non muove un dito. Sono quelli gli oli spacciati per italiani che il Nyt vuol far credere siano la distorsione di un sistema produttivo che è invece è composto da produttori di grande valore, esperienza e soprattutto onorabilità. Poi l’Assessore Fabrizio Nardoni interviene anche come coordinatore di tutti gli assessori italiani al ramo nell’ambito della Conferenza Stato-regioni. Credo che il problema vada affrontato anche in quella sede perché la sequenza diffamatoria del New York Times oltre a colpire le regioni che maggiormente producono olio, infanga l’intero sistema produttivo italiano e la nostra rete sanitaria e tecnica di controllo e sicurezza alimentare – dice Nardoni – perché alla solerzia del vignettista americano nell’oltraggio al nostro olio non corrisponde da parte dello stesso giornale altrettanta solerzia nel pubblicare tutti i risultati delle operazioni di sequestro di merce adulterata compiuti in tutti i porti italiani dalla nostre forze di polizia. Infine una nota di colore. Leggo della levata di scudi del nostro artistica internazionale nonché produttore di olio, Oliviero Toscani, che difende le nostre produzioni e si dice pronto ad una campagna in favore dell’olio italiano – scrive l’Assessore Nardoni – Toscani per mio conto può cominciare a lavorare da subito e per questo siamo pronti ad ospitarlo in Puglia, tra i nostri produttori e tra i nostri ulivi secolari. Per quanto riguarda gli americani vengano da noi ad imparare come si fanno prodotti buoni e salubri.  
   
   
NUOVA PAC: PARTITA FORMAZIONE PER I TECNICI DELLA REGIONE BASILICATA  
 
 contenuti della nuova Politica agricola comunitaria (Pac) 2014-2020 sono stati illustrati nel corso di un seminario, presso la sede della Regione Basilicata a Potenza, rivolto ai dipendenti del Dipartimento Agricoltura. In apertura del seminario l’assessore regionale all’Agricoltura, Michele Ottati, ha spiegato che l’incontro è soltanto il primo di un ciclo formativo teso a perfezionare la conoscenza e le informazioni di funzionari e tecnici regionali sulle nuove direttive europee. La tematica trattata ha riguardato il Primo pilastro della Pac. L’assessore ha anzitutto inquadrato il contesto della Riforma Pac, discussa e approvata in un periodo difficile per l’Europa stretta nella crisi economica, tra le nuove sfide della globalizzazione che riguardano l’agricoltura europea e i problemi relativi alla volatilità dei prezzi, “ma la Pac – ha detto Ottati- è anche interessata alle tematiche sui mutamenti climatici, alla sicurezza alimentare e alla necessità di produrre qualità attraverso l’innovazione”. “Il quadro finanziario – ha spiegato l’esponente della Giunta lucana- prevede un finanziamento pluriennale, che ammonta per i 28 Paesi, a 265 miliardi per il Primo pilastro, di questi all’Italia spettano 3,5 miliardi per ogni anno . Nel Primo pilastro in termini generali sono contenuti gli Aiuti diretti e le Misure di mercato ma per applicarlo occorrono i regolamenti di attuazione per ogni Stato membro, da notificare alla Commissione europea entro il prossimo primo agosto. Da chiarire, infatti, vi sono molti punti tra i quali: le definizioni di attività agricola, quella di agricoltore attivo, la flessibilità fra il Primo e il Secondo pilastro, il pagamento per le aree svantaggiate, le regole generali sul Greening, sul potenziamento delle imprese giovanili, sulla regionalizzazione , l’assegnazione dei titoli, i requisiti minimi per i finanziamenti, i pagamenti e il sostegno accoppiato e la cosiddetta convergenza interna”. Particolare attenzione nell’incontro è stata data alla Organizzazione comune di mercato (Ocm) tesa a favorire un maggiore orientamento in un contesto crescente di competizione globale. Ma l’Ocm attiene anche alla realizzazione di una rete di sicurezza per gli agricoltori europei che operano in presenza delle grandi incertezze nei mercati internazionali. Inoltre i punti nodali - è stato detto- cui la Basilicata è molto interessata anche per via dell’ortofrutta del Metapontino e dei comparti Olivicolo-oleario e vitivinicolo, riguardano il ruolo delle Organizzazioni di produttori e delle Organizzazioni interprofessionali, oltreché la razionalizzazione e l’estensione degli strumenti di intervento pubblico e gli aiuti allo stoccaggio privato. L’ocm punta anche alla creazione di un fondo di riserva per le crisi, alla ridefinizione del sistema produttivo del comparto vitivinicolo, al superamento dei vincoli quantitativi sulle quote latte e zucchero, alla conferma del potenziamento dei programmi di promozione della frutta nelle scuole. In chiusura del seminario è stato sottolineato che in attesa dell’entrata in vigore della Riforma, per il prossimo anno, è stato necessario approvare un regolamento transitorio in particolare per prorogare la continuità dei pagamenti diretti relativi alle misure del regolamento 73/2009. Venerdì 7 febbraio è previsto il secondo incontro: il tema riguarderà lo Sviluppo rurale, argomento particolarmente importante per le aree interne della Basilicata.  
   
   
NITRATI, LOMBARDIA: ROAD MAP PER RIVEDERE ZONE VULNERABILI  
 
Milano - Una "road map" per rivedere le zone vulnerabili ai nitrati della Lombardia e attivare un dialogo diretto con l´Europa, con l´obiettivo di riformulare una normativa comunitaria palesemente antiquata (risale infatti al 1991), ridisegnandola nei parametri e nei compiti, sulla base delle effettive sorgenti inquinanti. Coinvolgere Stati Su Tema - "Quello che serve è un nuovo approccio al tema dei nitrati, per tutelare il comparto zootecnico lombardo e, nell´ottica, di tutta l´area padana. È auspicabile però coinvolgere sull´argomento non soltanto il bacino padano, ma anche altri Stati membri che evidenziano problemi di gestione della direttiva, come Francia, Germania e Olanda". Lo afferma l´assessore all´Agricoltura della Lombardia Gianni Fava, che ha presentato una comunicazione alla Giunta regionale - insieme con la collega Claudia Maria Terzi (Ambiente, Energia, Sviluppo sostenibile) - nella quale si fa il punto sullo stato di avanzamento delle azioni, per rivedere la Direttiva nitrati e le zone vulnerabili ai nitrati, aree che impongono il limite dei 170 chilogrammi di azoto per ettaro in un anno. Risultanze Scientifiche - "Le ricerche che Regione Lombardia ha commissionato all´Università di Milano, ad Arpa, Ersaf, Cnr Pavia - dice Fava - hanno messo in evidenza che è sull´azoto totale e non sull´azoto organico che bisogna agire, se si vuole ridurre la pressione sulla qualità delle acque". Significa che è necessario che la quantità di azoto totale immessa nel terreno per supportare le produzioni agricole non sia superiore alla quantità di azoto di cui la pianta coltivata necessita per la sua crescita. "Il paradigma è che con nuove e migliori tecniche di gestione dell´azoto zootecnico - spiega l´assessore lombardo Fava - è possibile concimare le colture agrarie, garantendo loro l´intero fabbisogno nei momenti di maggior assorbimento, senza introdurre azoto in eccesso nel sistema e senza intaccare la qualità delle acque. I dati e gli scenari proposti da Ersaf con la rete ´Armosa´ supportano questa impostazione". Più Flessibilità Per Aziende - Seguendo questa logica, il limite dei 170 chilogrammi per ettaro l´anno di azoto di origine zootecnica verrebbe superato dal fabbisogno azotato di ogni coltura praticata dall´azienda agricola, anche indipendentemente dalla zona in cui ricade l´azienda, vulnerabile o meno. Il limite alla quantità di azoto da apportare a ciascuna coltura è stato già individuato con la tabella dei ´Massimi standard di azoto efficiente distribuibile alle colture´ (Mas), stabiliti in maniera condivisa dalle Regioni Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia-romagna e introdotti nei rispettivi programmi d´azione per le zone vulnerabili, entrati in vigore il 1 gennaio 2012 con durata quadriennale. Lombardia Punta A Meccanismi Più Flessibili - Questi parametri, già proposti a Bruxelles in fase di concessione della deroga del 3 novembre 2011 a favore delle regioni Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Veneto, hanno portato la Commissione europea ad accogliere il principio che, a determinate condizioni, nelle zone vulnerabili le aziende possono elevare il limite di concimazione a 250 chilogrammi per ettaro l´anno, senza che la qualità delle acque ne risenta. La Lombardia punta a superare il limite generale imposto dalla deroga e a introdurre meccanismi più flessibili e adattabili alle diverse aziende, comunque tali da ridurre l´impatto della fertilizzazione azotata sulle acque. Le Tappe Di Avvicinamento - Gli Assessorati all´Agricoltura e Ambiente della Lombardia hanno già ipotizzato alcune tappe. Entro il mese di febbraio verrà organizzato un workshop di presentazione del lavoro svolto e delle conclusioni ipotizzabili per la revisione delle zone vulnerabili (Zvn), al quale saranno invitati i rappresentanti dei Ministeri delle Politiche agricole e dell´Ambiente e di Ispra, le organizzazioni agricole, le Regioni del bacino padano, l´Autorità di bacino per il Po. Nei due mesi successivi verrà avviato un dialogo diretto con la Direzione Ambiente della Commissione europea, con lo scopo di rivedere le Zvn. Alla luce del negoziato, poi, entro il 2014 la Giunta approverà la nuova mappatura delle zone vulnerabili.