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MARTEDI

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Notiziario Marketpress di Martedì 11 Gennaio 2011
LE CATASTROFI CROMOSOMICHE POSSONO CAUSARE IL CANCRO?  
 
Bruxelles, 11 gennaio 2011 - Alcuni scienziati hanno scoperto le prove che le nostre cellule possono attraversare centinaia di mutazioni in una singola catastrofe cromosomica che può provocare il rapido sviluppo del cancro. I risultati, pubblicati sulla rivista Cell, contraddicono l´idea secondo la quale lo sviluppo del cancro è sempre un processo lento, con mutazioni nocive che si accumulano gradualmente nel tempo. Gli scienziati, con sede nel Regno Unito e negli Stati Uniti, hanno chiamato il fenomeno appena descritto "chromothripsis", dal termine greco chromos ("cromosoma") e thripsis ("fare a pezzi"). In effetti, la maggior parte dei cancri si sviluppa lentamente e potrebbero volerci anni o persino decenni prima che un tumore costruisca abbastanza mutazioni da progredire dalla fase di precancerosa allo stadio maligno. Qualche volta però il cancro sembra apparire dal nulla. In questo studio i ricercatori hanno analizzato i genomi di una serie di campioni tumorali. La maggior parte dei campioni apparentemente seguiva il percorso convenzionale dello sviluppo del cancro, con mutazioni che si accumulavano gradualmente. In un piccolo gruppo di campioni, però, sembra essersi verificato un singolo evento catastrofico che ha causato decine o persino centinaia di mutazioni in una volta sola. "I risultati sono sbalorditivi," ha commentato l´autore principale dell´articolo, il dott. Peter Campbell del Wellcome Trust Sanger Institute nel Regno Unito. "Sembra che in una sola cellula in un singolo evento, uno o più cromosomi praticamente esplodano letteralmente in centinaia di frammenti." Di solito, le cellule non sopravvivono a un disastro di questo genere. Qualche volta però il meccanismo del Dna (acido deossiribonucleico) della cellula cerca di riparare il danno. "La cellula dovrebbe dire ´È finita´ e arrendersi, invece cerca di rimettere insieme i cromosomi come se fossero un prezioso oggetto di porcellana," ha spiegato il dott. Campbell. I risultati di questo tentativo di riparazione sono spesso disastrosi, il genoma risultante infatti è pieno di mutazioni che potrebbero far accelerare la cellula lungo il percorso verso lo sviluppo del cancro. I ricercatori hanno scoperto che un campione di cancro del colon-retto aveva 239 riassetti in un singolo cromosoma. Secondo gli scienziati, circa il 2-3% di tutti i genomi di cancro portano i segni della chromothripsis. Il fenomeno sembra essere particolarmente comune nel cancro delle ossa, colpisce infatti il 25% dei casi. In un campione di cancro delle ossa, tre geni del cancro erano mutati in un singolo evento. Lo schema del danno suggerisce che la chromothripsis si verifichi durante la divisione cellulare, quando i cromosomi sono molto più compatti del solito. Per quanto riguarda le cause, il sospetto numero uno è la radiazione ionizzante. "Un impulso di radiazione ionizzante, di cui si conosce la capacità di indurre rotture del dsDna [acido deossiribonucleico a doppio filamento], potrebbe aprire un varco attraverso un cromosoma condensato e [...] generare rotture che interessano una fascia, un braccio o tutto il cromosoma," scrivono i ricercatori. Il team ha adesso in programma di studiare il cancro in persone che hanno una storia di esposizione a radiazioni ionizzanti per vedere se hanno subito chromothripsis. "Se riusciamo a capirne le radici, potremmo capire come prevenire il verificarsi di questo tipo di danni," ha commentato il dott. Campbell. Un´altra possibilità è che il danno si presenti durante il processo di attrito del telomero, il naturale accorciamento delle punte dei cromosomi. Come sottolineano i ricercatori, la maggior parte dei danni della chromothripsis osservato in questo studio interessava regioni del cromosoma che si estendevano ai telomeri. "Qualunque sia il meccanismo del danno, le conseguenze sono profonde," concludono i ricercatori. "Di fronte a centinaia di rotture del Dna, il meccanismo di riparazione del Dna della cellula cerca di salvare il genoma. Quello che ne risulta somiglia ben poco alla struttura originale e la distruzione genomica ha effetti estesi e potenzialmente oncogeni." Per maggiori informazioni, visitare: Wellcome Trust Sanger Institute: http://www.Sanger.ac.uk/  Cell: http://www.Cell.com/     
   
   
INTERVENIRE A LIVELLO PSICOLOGICO PER ARGINARE LA DEPRESSIONE  
 
Bruxelles, 11 gennaio 2011 - Una delle patologie psichiche più diffuse tra gli anziani è la depressione. Un fenomeno, questo, che aumenta di pari passo con l´invecchiamento della popolazione. Alcuni ricercatori della Scuola nordica di sanità pubblica, in Svezia, hanno scoperto che intervenire a livello psicologico è fondamentale per prevenire l´insorgere dei disturbi depressivi tra gli ultra sessantacinquenni. Lo studio, parzialmente finanziato dal progetto Dataprev ("Developing the evidence base for mental health promotion and prevention in Europe: a database of programmes and the production of guidelines for policy and practice"), che ha ottenuto 997.621 euro nell´ambito del Sesto programma quadro dell´Ue (6° Pq), è volto a consolidare la base scientifica della ricerca per la promozione e la tutela della salute mentale. I ricercatori hanno analizzato varie forme di interventi a livello psico-sociale, concludendo che sono proprio le attività di natura sociale quelle più determinanti per migliorare la salute mentale degli strati più anziani della popolazione. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Journal of Aging and Health. "Nei programmi per la cura degli anziani dovrebbero essere inserite alcune attività di carattere sociale adattate alle esigenze e alle capacità degli anziani", ha spiegato Anna Forsman, dottoranda presso l´istituto svedese e prima autrice dello studio. Nel corso delle loro analisi, i ricercatori non hanno individuato effetti significativi delle attività incentrate sull´esercizio psicologico, sulla promozione di determinate capacità o che prevedono la formazione di gruppi di supporto, esercizi per la memoria o attività basate su contenuti combinati. Lo studio è stato condotto sulla base di ricerche sistematiche effettuate in 11 diverse banche dati elettroniche aggiornate fino all´ottobre 2009. L´attività dei ricercatori mirava principalmente a individuare e valutare conoscenze fondate su basi empiriche ed esperienze esemplari che potessero essere utili alla prevenzione dello sviluppo dei disturbi depressivi e favorire quindi la salute mentale degli anziani. Il progetto Dataprev, coordinato dal Centro accademico per le scienze sociali con sede nei Paesi Bassi, ha visto la partecipazione di ricercatori provenienti da Repubblica ceca, Spagna, Austria, Polonia, Finlandia e Regno Unito. In un altro studio, sempre dedicato alla depressione, i ricercatori della Scuola nordica di sanità pubblica e dell´Università di Göteborg hanno scoperto che le donne svedesi fanno un uso doppio dei farmaci antidepressivi rispetto ai loro connazionali uomini. I risultati dello studio evidenziano tuttavia che sia uomini che donne utilizzano una sola volta la prescrizione medica pertinente. "Questo dato può essere l´espressione della scelta di interrompere il trattamento farmacologico prima del previsto", chiarisce la dott.Ssa Karolina Andersson Sundell, ricercatrice presso la Scuola nordica di sanità pubblica. Il team ha condotto anche uno studio di registro sui giovani (24-30 anni) che hanno acquistato almeno un antidepressivo nel corso del 2006 e hanno scoperto che una percentuale compresa tra il 4 e il 13% degli svedesi appartenenti a questa fascia d´età ricorrono a questi farmaci. Di questi, una percentuale elevata è rappresentata da donne. Lo studio dimostra che una persona su dieci tra coloro che utilizzano antidepressivi fa uso anche di antipsicotici e che alcuni dei soggetti analizzati nello studio hanno acquistato i farmaci un´unica volta: un dato che dimostra il ricorso non ottimale a questi farmaci. "Dobbiamo monitorare il campione su un arco di tempo più lungo per verificare se i soggetti riacquistano antidepressivi in una fase successiva", ha affermato il dott. Sundell. "Al momento non disponiamo dei dati necessari per appurare le ragioni che spingono le persone ad acquistare i farmaci un´unica volta. Sono pertanto necessari altri studi. Le ricerche internazionali condotte in passato indicano tuttavia che i pazienti spesso operano queste scelte autonomamente e senza avvertire il medico che ha prescritto il farmaco dell´intenzione di interrompere il trattamento". Il team ha poi rilevato un tasso di mortalità più alta tra le persone (uomini e donne) che assumono contemporaneamente antidepressivi e stabilizzatori dell´umore (ad eccezione del litio). "È possibile che la ragione sia da ricercarsi nel fatto che coloro che assumono il litio sono seguiti meglio", ha spiegato sempre la dott.Ssa Andersson. "Un tasso di mortalità più elevato è stato osservato anche tra coloro a cui vengono prescritti antidepressivi e antipsicotici. È indispensabile condurre un numero maggiore di studi per comprendere le ragioni di tassi di mortalità tanto elevati". Per maggiori informazioni, visitare: Scuola nordica di sanità pubblica http://www.Nhv.se/customer/templates/startpage.aspx?epslanguage=sv  Journal of Aging and Health: http://jah.Sagepub.com/    
   
   
SCIENZIATI SCOPRONO LEGAME TRA UN GENE E IL FUNZIONAMENTO DI UN FARMACO PER IL DIABETE  
 
Bruxelles, 11 gennaio 2011- Alcuni ricercatori finanziati dall´Ue sostengono di avere la prova di come un farmaco comunemente usato per il diabete funzioni nella cura del paziente. Quest´ultimo sviluppo potrebbe essere di aiuto per lo sviluppo di farmaci in futuro. La ricerca, presentata sulla rivista Nature Genetics, è stata finanziata in parte dal progetto Exgenesis ("Health benefits of exercise: identification of genes and signalling pathway involved in effects of exercise on insulin resistance, obesity and the metabolic syndrome"). Exgenesis, sovvenzionato con quasi 12,7 milioni di euro nell´ambito dell´area tematica "Scienze della vita, genomica e biotecnologia della salute" del Sesto programma quadro (6° Pq) dell´Ue, ha contribuito a facilitare la comprensione del meccanismo molecolare coinvolto nelle condizioni croniche come il diabete. Su scala globale, il farmaco metformina cura le persone affette da diabete di tipo 2 da molti anni. Non solo fa diminuire il rischio di malattie del cuore, degli occhi e dei reni nei diabetici, ma ha mostrato di poter combattere anche il cancro. Finora gli scienziati non sono però stati in grado di chiarire come funziona questo farmaco. Questa recente ricerca fornisce informazioni fondamentali sul funzionamento del farmaco. Gli scienziati dell´Università di Dundee nel Regno Unito hanno usato dati anonimi di malati di diabete provenienti da un sistema informatico clinico, collegati a campioni di sangue donati da 20.000 persone nella regione scozzese del Tayside. Essi hanno scoperto che la metformina funziona bene in 2.800 pazienti e hanno individuato una zona del cromosoma 11, che comprende il gene chiamato Atm (atassia telangectasia mutata), la quale modifica il livello di risposta alla metformina nei pazienti. Il dott. Ewan Pearson del Dundee ha sottolineato come l´Atm sia coinvolto nel sistema di reazione ai danni cellulari del Dna (acido deossiribonucleico); un meccanismo difettoso può scatenare il cancro. I loro colleghi dell´Università di Oxford hanno replicato i risultati del Dundee in oltre 1.100 persone usando la metformina come cura. Per il loro studio hanno usato un test clinico prospettico, il Prospective Diabetes Study del Regno Unito. Ulteriori studi hanno inoltre confermato quanto sia cruciale il ruolo dell´Atm nella regolazione dei meccanismi della metformina. "In uno dei più ampi studi di questo tipo, abbiamo usato la genetica della reazione al farmaco, conosciuta anche come farmacogenetica, per studiare come funziona la metformina," spiega il dott. Pearson, un membro dell´Istituto di ricerca biomedica del Dundee e uno degli autori dello studio. "Ci aspettavamo di trovare i geni coinvolti nella regolazione dello zucchero ematico e quindi la scoperta che l´Atm è coinvolto nella reazione alla metformina è stata totalmente inaspettata. Sebbene l´Atm sia stato ampiamente studiato dagli scienziati che si occupano di cancro, nessuno aveva mai pensato che avesse un ruolo nel modo in cui funziona questo farmaco comunemente usato per il diabete. Le nostre scoperte mettono quindi insieme i meccanismi che proteggono dal cancro e riducono lo zucchero ematico, suggerendo un nuovo campo per lo sviluppo di farmaci per il diabete." Il co-autore, il professor Colin Palmer, anch´egli dell´Istituto di ricerca biomedica, ha fatto presente che sebbene questo sia uno sviluppo rivoluzionario, è necessario lavorare ancora per assicurare che i test genetici possano essere usati in maniera affidabile in ospedale "per guidare la cura delle forme comuni di diabete di tipo 2." Il professor Peter Donnelly, direttore del Wellcome Trust Case Control Consortium di Oxford, che è stato uno dei principali ricercatori dello studio, afferma: "Abbiamo dimostrato quanto possa essere utile la genetica per fare luce sul funzionamento dei farmaci. Inoltre, questo studio è il primo ad aver identificato in modo affidabile un gene coinvolto nel funzionamento della metformina ed è quindi un importante primo passo verso la comprensione di come i geni di un individuo possano influenzare il modo in cui egli risponde alle cure farmacologiche." Per maggiori informazioni, visitare: Biomedical Research Institute: http://www.Dundee.ac.uk/medschool/biomedical-research/  University of Dundee: http://www.Dundee.ac.uk/  Wellcome Trust Case Control Consortium: http://www.Wtccc.org.uk/  University of Oxford: http://www.Ox.ac.uk/  Progetto Exgenesis: http://www.Dundee.ac.uk/lifesciences/exgenesis/  Nature Genetics http://www.Nature.com/ng/index.html    
   
   
LINEA GUIDA SULLA GRAVIDANZA FISIOLOGICA  
 
Roma, 11 gennaio 2011 - On line la nuova linea guida sulla Gravidanza fisiologica, realizzata con il coordinamento del Sistema nazionale per le linee guida dell´Istituto superiore di sanità, su mandato del Ministero della salute. Il valore di riferimento di questa linea guida è che gravidanza e parto sono processi fisiologici e, conseguentemente, ogni intervento assistenziale proposto deve avere benefici dimostrati ed essere accettabile per le donne in gravidanza. La nuova linea guida è frutto del lavoro di un gruppo multidisciplinare e multiprofessionale di esperti – specialisti in ginecologia e ostetricia, ostetriche, medici di medicina generale, neonatologi, pediatri, sociologi, epidemiologi, metodologi di linee guida, documentalisti esperti in ricerche bibliografiche e rappresentanti delle associazioni che si occupano di nascita. La linea guida ha l´obiettivo di fornire ai professionisti e alle donne che affrontano una gravidanza strumenti e informazioni basati sulle prove di efficacia disponibili per poter scegliere i trattamenti più appropriati in molteplici circostanze. In particolare la linea guida valuta la accuratezza e l’efficacia degli screening (malformazioni fetali, percorso diagnostico della sindrome di Down, malattie infettive, problemi ematologici, diabete, depressione, nascita pretermine) e l’appropriatezza di interventi per la valutazione dell’accrescimento del benessere fetale e per l’assistenza di particolari condizioni cliniche, come la presentazione podalica o la gravidanza a termine. L’assistenza in gravidanzadovrebbe mettere la donna in grado di operare scelte informate basate sui propri bisogni e i propri valori, dopo averne discusso con le professioniste e i professionisti a cui si è rivolta. La linea guida considera due altri temi centrali nell’assistenza alla gravidanza: l’organizzazione delle cure – con un’analisi dell’efficacia della continuità dell’assistenza – e i contenuti e le modalità della comunicazione fra la donna e il professionista. Alcune sezioni del documento sono dedicate agli stili di vita, al trattamento dei comuni sintomi e all’esame clinico della gestante. Non meno importante delle raccomandazioni è l’Agenda della gravidanza che correda questo documento e illustra i temi che, trimestre dopo trimestre, la donna in gravidanza si troverà ad affrontare Traducendo in un pratico calendario le indicazioni della linea guida, l’Agenda definisce i contenuti informativi e descrive gli interventi di provata efficacia che devono essere offerti alla donna in ciascuno degli incontri con i professionisti che la assistono.  
   
   
CENTRO NERVIANO ENTRA IN SISTEMA REGIONE LOMBARDIA, FORMIGONI: E´ UN RILANCIO INTERNAZIONALE DELLA NOSTRA RICERCA 15 MLN PER BIOBANCA NELLA RETE ONCOLOGICA. SALVI 600 POSTI  
 
Milano, 11 gennaio 2011 - La proprietà del prestigioso Centro di ricerca di Nerviano (Nerviano Medical Science, Nms) passa dalla Congregazione dei Figli dell´Immacolata Concezione al sistema regionale. Il Centro di Nerviano, da sempre leader nel campo della ricerca medica e biomedica, è uno dei più grandi centri di ricerca e sviluppo farmaceutico in Italia e uno dei maggiori poli integrati di individuazione e sviluppo di farmaci oncologici in Europa. Con queste caratteristiche di eccellenza viene ora a far parte integrante del sistema di ricerca e cura a carattere scientico della Lombardia. Su proposta del presidente Roberto Formigoni, la Giunta ha infatti individuato i soggetti nuovi proprietari in 4 Irccs lombardi (Istituti di ricerca e cura di carattere scientifico): Policlinico, Besta e Istituto dei Tumori di Milano e San Matteo di Pavia. Lo ha annunciato 22 dicembre 2010 in una conferenza stampa il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, affiancato dall´assessore alla Sanità, Luciano Bresciani. "Il nostro scopo - ha spiegato Formigoni - è consentire è valorizzare al meglio questo Centro e di salvaguardare ed esaltare le attività di ricerca scientifica e farmacologica che in esso vengono svolte svolte". L´operazione avviene a costo zero: il passaggio è a titolo gratuito. Il posto di lavoro dei circa 600 dipendenti è assicurato. "Con questa iniziativa - ha aggiunto il presidente - abbiamo voluto evitare la dispersione di un patrimonio di conoscenza e di talento riconosciuto a livello europeo, e anzi rilanciare a livello internazionale la nostra ricerca farmacologica: un settore, quello della ricerca preclinica, oggi messo in difficoltà sia dalla contrazione degli investimenti, sia dalla tendenza delle grandi multinazionali a concentrare la ricerca in pochi Paesi". "Questo progetto - ha sottolineato da canto suo l´assessore alla Sanità, Bresciani - dimostra come la nostra sanità non vada considerata solo come un costo ma come una leva fondamentale di crescita e di sviluppo. Questo è possibile grazie alle sinergie tra i diversi attori in campo: università, industria e Finlombarda che collaborano con la Regione. L´ingresso a pieno titolo del Centro di Nerviano nel sistema sanitario regionale è un grande evento e una grande conquista: per quanto riguarda l´oncologia, quella che è già la piattaforma più grande del paese si rafforza ulteriormente per studiare e cercare le terapie personalizzatre, che rappresentano un notevole passo avanti per la medicina". Regione Lombardia si è adoperata da tempo per la salvaguardia e il rilancio di questo prestigioso Centro. Dapprima assumendosi un ruolo di regia nella complessa fase che ha permesso di "salvare" il Nms messo a rischio dai piani di ristrutturazione della Pfitzer (la multinazionale allora proprietaria, dopo gli anni della nascita nel 1965 ad opera di Farmitalia e poi della Carlo Erba. Così è maturata l´acquisizione da parte della Congregazione dei Figli dell´Immacolata Concezione, come pure la conseguente ricapitalizzazione (per un valore di 60 milioni) nel 2009 e l´avvio di un Piano industriale di rilancio. Rilancio che Regione Lombardia accompagna anche finanziando con 15 milioni in tre anni (2010-2012) un grande progetto in connessione con la Rete oncologica regionale. Il finanziamento è destinato alla realizzazione a Nerviano di una "Banca virtuale di materiale biologico", attraverso la costituzione di "una rete di biobanche" in Lombardia. In una biobanca vengono conservati campioni di tessuti utilizzati per ricerche di diverso genere in campo medico. In questo caso la costituzione della "rete di biobanche" servirà per sviluppare ulteriormente la ricerca per la cura dei tumori, attraverso la realizzazione di nuovi e più efficaci farmaci. Capofila del progetto è l´Istituto Nazionale dei Tumori, che ha attivato una collaborazione triennale con il Centro di Nerviano per portare a compimento il programma. La Rete Oncologica Lombarda è il network di patologia, ormai collaudato, che lega le strutture che si occupano della ricerca e assistenza in questo ambito. "Grazie a questa alleanza - ha sottolineato ancora Formigoni - c´è dunque la possibilità di ottenere un duplice beneficio: si salda una realtà produttiva come quella di Nerviano a una realtà di ricerca pre-clinica e clinica che consente di mettere in pratica e valorizzare nel migliore dei modi la produzione di ricerca e sapere; in secondo luogo si ha la possibilità di testare i nuovi farmaci anti-tumorali in maniera appropriata, ovvero secondo un modello cosiddetto ´traslazionale´, che presuppone una stretta integrazione, con uno scambio continuo di informazioni, fra laboratorio ed attività clinica, fondamentale per poter trasferire in tempi brevi al letto del paziente i risultati della ricerca stessa". Ora, con l´acquisizione della proprietà del Centro, Regione Lombardia punta sullo sviluppo di tali sinergie mediante la piena ed effettiva integrazione del Centro di ricerca di Nerviano con il sistema sanitario regionale lombardo. Il Centro del resto possiede tutte le competenze e tecnologie richieste per un approccio moderno e competitivo alla ricerca scientifica relativa a nuovi farmaci antitumorali, con una pipeline di circa 12 progetti in pre-clinica e 5 molecole innovative in sviluppo clinico. Il legame organico che viene a stabilirsi con i quattro Ircss permetterà di valorizzare al massimo le specifiche funzioni di ricerca scientifiche svolte da ciascuno di essi. E cioè il Policlinico S. Matteo di Pavia per le discipline di trapiantologia: malattie curabili con trapianto d´organi, tessuti e cellule e malattie internistiche ad alta complessità biomedica e tecnologica; il "Carlo Besta" di Milano per le malattie del sistema nervoso nell´adulto e nel bambino; il Policlinico di Milano per la riparazione e sostituzione di cellule, organi e tessuti e urgenza-emergenza nell´adulto e nel bambino; infine l´Istituto dei Tumori per l´oncologia. Non solo: la struttura del Centro di Ricerca di Nerviano risulta perfettamente adeguata per l´implementazione delle piattaforme esistenti presso le Fondazioni del sistema sanitario regionale; tale operazione consentirà la realizzazione di una piattaforma unica a livello europeo per sviluppare ricerca di base. La Lombardia è la prima regione chimico-farmaceutica e biotech in Italia, con più di 100 imprese del farmaco e il 58,5% delle sperimentazioni cliniche rispetto al totale nazionale. In Lombardia, nel 2008, sono stati investiti in questo comparto 2,5 miliardi di euro, di cui quasi 700 milioni destinati all´acquisto di farmaci innovativi ad alto costo in ambito ospedaliero (farmaci oncologici, farmaci per le malattie rare, farmaci per pazienti Hiv).  
   
   
SANITA´ IN LOMBARDIA , VARATO PIANO DI PREVENZIONE 2010-2012  
 
Milano, 11 gennaio 2011 - Negli ultimi anni in Lombardia si sono registrati importanti risultati nelle politiche di prevenzione, come la riduzione degli infortuni sul lavoro e, per quanto riguarda gli stili di vita, livelli di obesità nell´adulto al di sotto dei valori medi nazionali, abitudine diffusa alla pratica sportiva e all´attività fisica e tendenza complessiva alla riduzione del fumo. Partendo da questi e altri obiettivi, già raggiunti e da migliorare, è stato elaborato il ´Piano Regionale di Prevenzione 2010-2012´, approvato dalla Giunta regionale su proposta dell´assessore alla Sanità Luciano Bresciani. Il documento (133 pagine) prende le mosse dal ´Piano Nazionale di prevenzione 2010-2012´ e affronta questo tema a 360 gradi. Partendo dalla conoscenza e dall´esplicazione dei principali dati demografici, sociali ed economici - punto di avvio essenziale per qualunque strategia efficace - vengono indicate le linee di azione puntuali nei diversi ambiti, secondo un approccio basato sui principi cardine di semplificazione, responsabilità, efficacia, integrazione e trasversalità. ´Da un punto di vista metodologico - sottolinea l´assessore Bresciani - negli ultimi anni siamo passati da un criterio esclusivamente basato sull´osservanza di norme e leggi, a una impostazione che rafforza l´impegno su attività utili, di dimostrata efficacia, basate su evidenze scientifiche, nell´ottica di consentire un effettivo e misurabile ´guadagno di salute´ per tutti i cittadini´. ´La vera sfida per i prossimi anni - prosegue Bresciani - è quella di sapere mantenere i livelli di prestazioni e i conseguenti guadagni di salute già ottenuti, riguardo ad infortuni e malattie professionali, incidenti stradali, sicurezza alimentare, coperture vaccinali ed estensione/adesione degli screening oncologici, igiene delle abitazioni e delle strutture di vita collettiva´. ´Un ruolo importante - spiega ancora Bresciani - lo gioca la scuola, nell´aumentare la consapevolezza verso il benessere e stili di vita più sani, nella disponibilità di ambienti, strutture e iniziative che invitano a muoversi di più e a non fumare e nell´offerta di cibi che contemperino gusto e salute´. Il percorso innovativo della prevenzione in Lombardia ha trovato una sintesi in leggi regionali che negli ultimi anni hanno semplificato molte procedure burocratiche per i cittadini (abolendo ad esempio alcuni certificati) e le imprese (con l´introduzione delle Dichiarazioni Inizio Attività Produttive) e si sono rilanciati obiettivi, reali e misurabili, in tutti i campi della prevenzione (lavoro, sicurezza stradale, incidenti domestici, attività produttive, ecc). Il Piano esplicita le priorità d´azione da qui al 2012 ed è organizzato in macro aree di intervento: obiettivi raggiunti; obiettivi da mantenere; responsabilità nelle scelte individuali, attenzione e sensibilità alla domanda di salute (la sfida delle diseguaglianze); diagnosi precoce, cura e riabilitazione (la persona al centro di percorsi di qualità). Le aree specifiche di intervento riguardano: Ambienti Di Vita E Lavoro - L´obiettivo è mantenere il trend di riduzione degli infortuni sul lavoro già registrato negli anni scorsi. In particolare si vuole ottenere un ulteriore calo del 15 per cento degli infortuni mortali e invalidanti, in linea con quanto previsto a livello europeo. Stesso discorso per le tossinfezioni alimentari, di cui va mantenuto il trend di riduzione. Malattie Infettive - Questi i principali punti: mantenere gli obiettivi di eliminazione di poliomelite, difterite, epatite B, morbillo, rosolia congenita; ridurre l´incidenza delle malattie sessualmente trasmesse come l´infezione da Hiv, incrementando anche le diagnosi precoci. Qualita´ Della Vita - Attraverso anche un programma sperimentale di promozione della salute nelle scuole e nei luoghi di lavoro, si intende promuovere comportamenti e stili di vita salutari: attività motoria, alimentazione sana, ecc. Rientrano in questo ambito anche l´offerta di maggiori opportunità, in particolare per le donne, di smettere di fumare, così come la prevenzione degli infortuni stradali e domestici (entrambi in calo negli ultimi anni). Medicina Predittiva - Promuovere la ricerca in questo ambito e condividere i risultati tra i professionisti, individuando le linee di intervento più interessanti e promettenti. Questo l´obiettivo principale in questo campo. Patologie Croniche - L´ambito di intervento riguarda in particolare la prevenzione di tumori, malattie cardiovascolari, diabete, malattie respiratorie e malattie osteoarticolari. Tra gli obiettivi principali, l´estensione dell´adesione agli screening oncologici(carcinoma della mammella, del colon retto e della cervice uterina) per ottenere una riduzione dell´incidenza/mortalità di queste patologie. Complicanze E Recidive - Approfondimento sugli indicatori epidemiologici, protezione e promozione della salute negli anziani, prevenzione dei comportamenti a rischio, verifica dei modelli assistenziali. Queste le più importanti azioni in questo campo.  
   
   
AGENZIA PER LA PROTONTERAPIA, LA GIUNTA TRENTINA APPROVA I BILANCI  
 
Trento, 11 gennaio 2011 - La Giunta provinciale, con una delibera firmata dal presidente Lorenzo Dellai, ha approvato il bilancio 2010 e pluriennale 2010-2012 dell’Agenzia provinciale per la protonterapia (Atrep), inoltre ha stabilito il programma di attività di quest´anno, così come adottato dal direttore, e le risorse del 2010, pari a 1 milione e 600mila euro. La protonterapia è una procedura innovativa per il trattamento dei tumori radiosensibili, utilizzata nei casi in cui con la radioterapia tradizionale si corre il rischio di danneggiare anche parti sane del corpo umano. Cuore della strumentazione utilizzata è un acceleratore di particelle in grado di dirigere i protoni verso il loro bersaglio. Il direttore dell´Atrep di Trento è il professor Renzo Leonardi, già ordinario di Fisica sperimentale alla Facoltà di Scienze dell´Università di Trento, il cui incarico è stato rinnovato lo scorso gennaio fino al completamento degli adempimenti connessi all´Agenzia. Il contratto per la fornitura del Centro di protonterapia è stato sottoscritto lo scorso 3 dicembre 2009, mentre le procedure di autorizzazione ai lavori sono state consegnate alcune settimane fa; l´intervento, da poco avviato, si concluderà nel giugno del 2013.  
   
   
REGINA ELENA E SAN GALLICANO: LE CELLULE STAMINALI DEL PROPRIO TESSUTO ADIPOSO AUMENTANO LA RIGENERAZIONE DEI TESSUTI STUDIO PUBBLICATO SU CELL TRASPLANTATION, APRE NUOVE PROSPETTIVE SULL’UTILIZZO IN CHIRURGIA RICOSTRUTTIVA A VANTAGGIO DEI RISULTATI ESTETICI E DELLA QUALITÀ DI VITA DEI PAZIENTI  
 
Roma, 10 gennaio  2011 - Lo studio pubblicato nell’ultimo numero di Cell Trasplantation osserva i meccanismi utili alla rigenerazione dei tessuti, dopo aver isolato cellule staminali adulte prelevate dal tessuto adiposo di pazienti che hanno avuto un autotrapianto di lipoaspirato. Gli autori, dr.Ssa Valentina Folgiero del Laboratorio di Oncogenesi Molecolare dell’Istituto Regina Elena, ricercatrice nel gruppo diretto dalla dr.Ssa Rita Falcioni, in collaborazione con la dr.Ssa Stefania Bucher, responsabile di Chirurgia Plastica e Ricostruttiva dell’Istituto San Gallicano, confermano che le cellule staminali adulte purificate prelevate dal tessuto adiposo mantengono le loro caratteristiche di staminalità per un lungo periodo di coltura in vitro, per cui possono essere applicate per una terapia cellulare finalizzata all’incremento dell’efficienza del trapianto autologo di tessuto adiposo in tutti i casi di chirurgia conservativa o di ricostruzione tessutale dopo traumi, mastectomie, ulcere, radioterapia e interventi chirurgici di varia natura. Le tecniche utilizzate nella medicina rigenerativa dei tessuti richiedono la possibilità di estrarre cellule staminali adulte in quantità elevate. Infatti le cellule staminali adulte contribuiscono in modo significativo alla rivascolarizzazione del tessuto, alla rigenerazione ed alla funzione dell’organo. Negli Usa almeno 400.000 persone l’anno sono trattate con autotrapianto di tessuto adiposo. In chirurgia plastica la tecnica è considerata semplice e sicura e l’uso di cellule staminali derivate da tessuto adiposo potrebbe accelerare i risultati estetici e aumentare la qualità di vita dei pazienti. “L’obiettivo del nostro studio – spiega la dott.Ssa Rita Falcioni - è stato comprendere come incrementare la rigenerazione del tessuto tolto dopo intervento chirurgico al fine di rigenerare l’epitelio sovrastante.” Le cellule staminali adulte derivate da tessuto adiposo sono state isolate e purificate da grasso aspirato di 15 pazienti trattati tramite autotrapianto di tessuto adiposo dopo mastectocomia o quadrantectomia. Le cellule staminali derivate da questi tessuti sono state caratterizzate per l’espressione dei markers di staminalità (Cd) e per la loro capacità di differenziare in tessuto adiposo in coltura in vitro a breve e lungo termine. “Abbiamo dimostrato – prosegue la Falcioni - che le cellule staminali adulte ottenute dal tessuto adiposo esprimono alti livelli di markers di staminalità e che questi si mantengono agli stessi livelli di espressione per almeno 3 mesi. Abbiamo quindi analizzato la loro capacità di differenziare a breve e lungo termine di coltura in vitro e abbiamo osservato che le cellule staminali adipose adulte sono in grado di differenziare in adipociti anche dopo 3 mesi di coltura in vitro confermando l’ ipotesi che queste cellule mantengono tutte le caratteristiche di staminalità anche in coltura a lungo termine. Lo studio ha anche messo in evidenza che il numero di cellule staminali purificate è indipendente dalla quantità di tessuto adiposo prelevato e dall’età delle pazienti. Inoltre si è dimostrato per la prima volta che p63, uno dei membri della famiglia di p53, gioca un ruolo importante nel differenziamento adipocitario. Oltre i tre mesi di coltura in vitro, si è osservato che le cellule staminali adipose non sono più proliferanti e non vanno in senescenza indicando che sono in attesa di differenziare qualora venissero spinte a farlo con lo stimolo adeguato. “Questi dati – sottolinea la Dott.ssa Stefania Bucher - su cellule staminali adulte purificate da grasso suggeriscono una possibile applicazione più ampia della terapia cellulare in chirurgia con l’obiettivo di aumentare i risultati estetici e la qualità di vita dei pazienti”. Sulla stessa rivista Cell Transplantation è presente un altro articolo sul tema ed entrambi mettono in risalto le potenzialità che le cellule staminali adulte derivate dal tessuto adiposo possiedono per scopi terapeutici e “sarà di grande interesse verificare lo sviluppo dell´uso di queste cellule nelle pratica clinica” ha commentato il Prof. Paul Sanberg, co-editor in chief e direttore esecutivo del Centro di Eccellenza per l´invecchiamento e il riparo dei danni neurologici dell´Università South Florida. “Grazie ai finanziamenti di Airc e del New Idea Award (bando di assegnazione fondi del Ministero della Salute proprio dell’Ire) proseguiremo su tale strada”, assicurano i Direttori Scientifici Prof.ssa Paola Muti (Ire) e Prof. Aldo Di Carlo (Isg).  
   
   
BOLZANO: FISSATE DALLA GIUNTA LE NUOVE TARIFFE DEI SERVIZI SOCIALI PER IL 2011  
 
Bolzano, 11 gennaio 2011 - La Giunta provinciale ha fissato recentemente il livello delle prestazioni di assistenza economica e delle tariffe per i servizi sociali che entrano in vigore a partire dal 1° gennaio. Con delibera della Giunta provinciale vengono fissati annualmente l’importo base per le prestazioni di assistenza economica e le tariffe per le diverse prestazioni dei servizi sociali delegati alle Comunità comprensoriali ed ai Comuni. Per le prestazioni di assistenza economica e per una serie di tariffe ha luogo dal primo gennaio 2011 un adeguamento sulla base dell’inflazione, pari al 2,0 %. L’adeguamento riguarda prestazioni come ad esempio il reddito minimo o il contributo per locazione. Per alcune prestazioni specifiche sono previsti adeguamenti oltre il livello dell’inflazione. Grazie all’erogazione dell’assegno di cura provinciale, previsto appositamente per sostenere le spese legate alla non autosufficienza, la disponibilità economica delle famiglie è notevolmente aumentata Diverse tariffe dei servizi sociali, legate direttamente agli importi dell’assegno di cura, non tengono conto in modo sufficiente di tale modificata situazione. “Un corretto equilibrio tra disponibilità economica delle famiglie e tariffe è necessario sia per garantire una politica tariffaria equa ed equilibrata, sia per continuare a garantire alla popolazione servizi sociali di alto livello qualitativo” afferma il direttore dell’Ufficio anziani e distretti sociali, Luca Critelli e prosegue “Questo è possibile solo garantendo un corretto ritorno tra quanto erogato per l’assistenza alle famiglie e quanto utilizzato per accedere alle prestazioni”. L’opportunità di questi adeguamenti tariffari, a fronte di incrementi socialmente sostenibili e concordati e di una strategia di lungo periodo di sviluppo dei servizi sociali, è stata condivisa anche da sindacati e associazioni sociali in occasione degli incontri preparatori avuti con la Provincia. Si è così potuta presentare una proposta condivisa con le parti sociali. Ecco di seguito alcuni esempi di partecipazione tariffaria: se una persona percepisce un assegno di cura di 2° livello pari a 900€ al mese e frequenta un centro di assistenza diurna per 20 giorni al mese viene applicata una tariffa di 18 € al giorno per 20 giorni pari a 360 € al mese. Alla persona rimangono quindi 540 € dell’assegno di cura per la rimanente assistenza, essendo assistita durante il giorno in tutti i giorni feriali. Se, ad esempio, una persona percepisce un assegno di cura di 2° livello pari a 900 € al mese e riceve un’assistenza domiciliare di 20 ore/mese ad una tariffa minima di 3,5 € (reddito molto basso) x 20 ore pari a 87 €, alla persona rimangono 813 € dell’assegno di cura. Se viene applicata la tariffa massima di 23 € (reddito elevato) x 20 ore pari a 460 € alla persona rimangono 440 € dell’assegno di cura per la rimanente assistenza, più naturalmente tutti gli altri redditi disponibili.  
   
   
MILANO, MANGIAGALLI: NASCITE IN CRESCITA NEL 2010 PROMUOVERE LA MATERNITÀ CON PERCORSI PRE E POST PARTO  
 
 Milano, 11 gennaio 2011 - Un nuovo ospedale entro il 2015, più grande e in grado di accogliere i cittadini che chiedono di essere curati alla Mangiagalli; un aumento dei posti per la terapia intensiva e l´avvio della banca del latte (progetti entrambi finanziati da Regione Lombardia); importanti successi per la preservazione della fertilità grazie alle nuove tecnologie; l´introduzione della cartella clinica informatizzata con l´opportunità di consultare tramite I-pad lo stato di salute, il peso e le condizioni dei neonati da parte dei genitori e, per fine 2011, la preparazione delle terapie, oggi effettuata manualmente dal personale infermieristico, affidata a robot. Senza dimenticare che la Neonatologia della Mangiagalli è quella che in Italia fa più ricerca e si pone come punto di riferimento per l´intero sistema sanitario nazionale. Questi i fattori di eccellenza presentati 21 dicembre 2010 dal board della Clinica ostetrico-ginecologica ´Luigi Mangiagalli´, della Fondazione Ca´ Granda Policlinico di Milano, nel corso della conferenza stampa di bilancio dell´attività 2010, alla quale è intervenuto anche l´assessore regionale alla Sanità, Luciano Bresciani. "L´asse materno-infantile - ha detto l´assessore Bresciani - sarà fondamentale: oggi finalmente si è arrivati a definire una medicina di genere espressamente riferita al binomio mamma-bambino. Mi auguro che si assumano azioni a sostegno della gravidanza, per incoraggiarla, con una serie di interventi di sensibilizzazione precedenti la fase della maternità e che consentano ai cittadini di scegliere. Il nostro obiettivo si estende alla ricerca di come organizzare il percorso non solo prima e durante la nascita, ma anche dopo l´uscita dall´ospedale". Intanto, i dati sulla natalità sono confortanti: la buona notizia è che, nel 2010, è ripreso il trend positivo delle nascite, calato per effetto della crisi nei due anni precedenti, con una punta record di 676 parti nel solo mese di ottobre. Ad oggi sono 6.138 i bambini nati nella clinica in cui, storicamente, è venuto alla luce un milanese su due. Sono stati effettuati 215 parti gemellari, 6 trigemini, e un quadrigemino, con una media di 18 parti al giorno e un picco registrato lo scorso 6 luglio quando, in 24 ore, sono avvenute 33 nascite. Nello sviluppo delle attività e delle strutture della Mangiagalli Regione Lombardia recita un ruolo da protagonista: grazie all´intervento regionale infatti la Terapia Intensiva Neonatale avrà 8 posti letto in più, raggiungendo il totale di 83 posti (comprensivi dei 60 della Patologia Neonatale), che renderanno la Neonatologia della Mangiagalli la più grande d´Europa. I lavori inizieranno nel gennaio 2011 e si concluderanno entro Pasqua. Inoltre, con il fondo regionale Nasko, attivo da soli 2 mesi, 103 donne hanno potuto scegliere di non interrompere la gravidanza a causa di difficoltà economiche. All´incontro di oggi erano presenti, oltre all´assessore Bresciani, il presidente della Fondazione Ca´ Granda Policlinico Giancarlo Cesana, il direttore generale Luigi Macchi, il direttore scientifico Pier Mannuccio Mannucci, il direttore sanitario Anna Pavan, il direttore medico di Presidio Basilio Tiso, il direttore del dipartimento per la Salute della Donna, del Bambino e del Neonato Luigi Fedele, il direttore U.o. Ostetricia e Ginecologia Ii Giorgio Bolis, il direttore U.o. Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale Fabio Mosca.  
   
   
"IL CENTRO DI MONTECATONE ECCELLENZA DELLA SANITÀ REGIONALE, IL CDA DEVE CONTINUARE A OPERARE. ATTENDIAMO L´ESITO DELLE INDAGINI"  
 
Bologna, 11 gennaio 2011 - “Il Centro di Montecatone è una delle eccellenze del nostro Servizio sanitario regionale, per il quale abbiamo in atto un percorso di ridefinizione organizzativa e di linee di sviluppo con l’obiettivo di garantirne la piena integrazione nel sistema sanitario regionale e il pieno svolgimento di un ruolo strategico nella rete riabilitativa regionale nell’area delle mielolesioni e cerebrolesioni acquisite. E la triste vicenda giudiziaria in atto non può ricadere sulle spalle della struttura”. Lo ha detto l’assessore alle Politiche per la salute della Regione, Carlo Lusenti, in merito alla vicenda di false diagnosi in favore di una persona condannata per delitti di mafia, che nei giorni scorsi ha registrato anche le dimissioni del vicepresidente del centro di riabilitazione imolese, raggiunto da un avviso di garanzia. “La Regione condivide le decisioni assunte dall’Azienda Usl di Imola: il consiglio di amministrazione del Montecatone Rehabilitation può e deve continuare ad operare per garantire la continuità amministrativa e l’ordinaria amministrazione, anche dopo le dimissioni del vice presidente. Nell’attendere fiduciosi l’esito delle indagini che sta svolgendo la Magistratura alla quale assicuriamo tutta la collaborazione necessaria, continuiamo a lavorare per la piena responsabilità pubblica della gestione del centro di Montecatone, convinti che essa consenta di meglio garantire lo sviluppo delle eccellenze presenti, la collaborazione con l’insieme dei trauma center della regione e assumere maggiore rilevanza nazionale”, ha aggiunto Lusenti ripercorrendo le tappe fin qui percorse al riguardo. Nel febbraio 2010, con la condivisione delle Istituzioni locali e delle parti sociali, la Giunta regionale ha deciso l’acquisizione, da parte dell’Azienda Usl e del Comune di Imola, delle azioni della componente privata della Montecatone Rehabilitation e, con la Finanziaria 2011 (articolo 27), ne ha deciso la trasformazione in una società per azioni interamente pubblica prevedendo un ulteriore provvedimento, da adottare entro il 31 marzo 2011, per la definizione degli assetti organizzativi. “Il processo sta arrivando a conclusione. Come previsto dalla Finanziaria - ha detto Lusenti - siamo al lavoro per definire il nuovo assetto di governance e le linee di sviluppo della struttura; pensiamo di arrivare alla proposta definitiva anche prima della scadenza del 31 marzo indicata dalla legge”.  
   
   
NEONATO MORTO, L´ASSESSORE MARZOCCHI: "UN FATTO GRAVISSIMO. QUANDO UN BIMBO MUORE COSÌ, ANCHE SE SI È FATTO TUTTO NON SI È MAI FATTO ABBASTANZA"  
 
Bologna, 11 gennaio 2011 - “Di fronte a quanto è accaduto, che è di una gravità inaudita, la verifica della correttezza degli interventi e delle responsabilità connesse è solo il punto di partenza. Non essere riusciti a tutelare questo piccolo resta comunque il dramma e la responsabilità da affrontare nell’oggi e per il futuro”. Queste le parole dell’assessore alle Politiche sociali della Regione Teresa Marzocchi alla morte del piccolo Devid Berghi. “L’ospedale Sant’orsola, alla nascita dei gemellini, ha fatto la dovuta segnalazione, prima delle dimissioni. Dagli accertamenti svolti risulta che la madre fosse già nota ai servizi sociali del Comune di Bologna, e che gli stessi si fossero attivati. Qualcosa, però, non ha funzionato: da un lato, probabilmente il timore della madre a essere presa in carico per paura che le togliessero i bimbi; dall’altro la difficoltà dei servizi a sostituirsi nell’immediato alla titolarità del genitore. In ogni caso questo non è accettabile: bisogna riesaminare ancora tutti i passaggi per individuare quello che non ha funzionato perché tutto ciò non possa più ripetersi”.  
   
   
REPARTO PSICHIATRIA PERUGIA; PRESTO DA G.R. ATTO DI RIORGANIZZAZIONE E TRASFERIMENTO  
 
Perugia, 11 gennaio 2011 - La Giunta regionale dell´Umbria già nella prossima seduta di lunedì 17 gennaio adotterà una delibera con la quale approverà la proposta di riorganizzazione e trasferimento del reparto di psichiatria di Perugia dall´attuale sede di via Enrico dal Pozzo. E´ quanto ha assicurato la presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, al sindaco di Perugia, Wladimiro Boccali. La Giunta regionale aveva già definito con i due direttori generali dell´Azienda sanitaria territoriale e di quella ospedaliera (essendo il servizio di psichiatria gestito congiuntamente dalle due Aziende) gli indirizzi per la riorganizzazione ed il trasferimento del reparto. I due direttori hanno già rimesso alla Giunta regionale ed all´assessorato alla sanità le loro proposte ed osservazioni che sono attualmente oggetto di valutazione. L´atto definitivo sarà dunque approvato nella prossima seduta.  
   
   
OSTEOPOROSI: COMMISSIONE D’INCHIESTA SULLA VITAMINA D QUALI DOSI OCCORRONO PER PREVENIRE E TRATTARE LA MALATTIA? IN SEGUITO A STUDI CONTRADDITTORI, LA SOCIETÀ SCIENTIFICA SIOMMMS VARA UN’INDAGINE PER STILARE LINEE GUIDA PER LA POPOLAZIONE ITALIANA  
 
Firenze, 11 gennaio 2011 - Alcuni lavori scientifici, di recente pubblicati su riviste straniere e poi amplificati da quotidiani sia stranieri che italiani, hanno messo in dubbio la necessità dell’utilizzazione di quantità elevate di vitamina D per la prevenzione e il trattamento dell’osteoporosi. Questa informazione ha generato confusione non solo tra gli stessi operatori sanitari, ma soprattutto nel pubblico fruitore di tale terapia. In risposta a questa problematica la Siommms ha deciso di rivedere la letteratura esistente e di creare una commissione “ad hoc” per stilare delle linee guida adattabili alla popolazione italiana; ciò in rapporto al fatto che numerose indagini condotte in Italia hanno documentato una carenza di vitamina D talora più diffusa e severa di quella riscontrata in altri paesi dell’Europa o del nord America. Fino a che tale documento non verrà elaborato, la Siommms raccomanda comunque che qualsiasi individuo, che debba o abbia intenzione di assumere la vitamina D, ne discuta direttamente con il proprio medico di fiducia. Tuttavia alcuni punti fermi rimangono. 1) Sulla base delle nuove linee guida internazionali il fabbisogno quotidiano di vitamina D, espresso in termini di unità internazionali (Ui), è stato aumentato a 600-800 Ui/die, anche se per altre importanti organizzazioni (International Osteoporosis Foundation) la quantità ottimale per gli adulti è intorno a 800-1000 Ui/die. 2) Negli adulti teorici pericoli possono insorgere solo per dosi superiori a 4000 Ui/die. La Siommms fornirà ulteriori informazioni non appena saranno disponibili.  
   
   
TRENTO: DISTURBI DEL LINGUAGGIO E DELL’APPRENDIMENTO IN ETÀ EVOLUTIVA  
 
 Trento, 11 gennaio 2011 - La Giunta ha approvato nella seduta del 30 dicembre scorso, su proposta dell´assessore alla salute e politiche sociali, tre provvedimenti che definiscono i livelli essenziali di assistenza sanitaria nell’ambito della valutazione e del trattamento dei disturbi del linguaggio e dell’apprendimento nell’età evolutiva, ossia fino a 18 anni di età. Con il primo provvedimento è stato definito, d’intesa con gli esperti dell’area della neuropsichiatria infantile, come deve essere strutturato il percorso per arrivare ad una corretta diagnosi del problema ed alla costruzione di un progetto personalizzato di riabilitazione logopedica. È stato inoltre precisato quali caratteristiche deve avere la conseguente presa in carico del bambino o del ragazzo da parte del logopedista: sono state quindi definite le prestazioni da erogare, distinguendo i trattamenti per contrastare i disturbi del linguaggio - da fornire in ambiente ambulatoriale - dai trattamenti riabilitativi contro i disturbi dell’apprendimento, da fornire in ambiente scolastico. Le prestazioni di diagnosi e cura così individuate sono, appunto, il livello uniforme di assistenza che il Servizio sanitario provinciale si impegna a garantire, in quanto appropriato secondo le linee guida scientifiche e le pratiche consolidate e verificate, verso minori di età con specifici problemi evolutivi di linguaggio o di apprendimento. Le altre due deliberazioni sono conseguenti alla prima ed aggiornano l’elenco delle prestazioni riconosciute dal Servizio Sanitario provinciale nonché le relative tariffe, ossia i corrispettivi a favore dei soggetti, regolarmente accreditati, che svolgono queste attività. In una logica di miglioramento continuo del livello delle prestazioni erogate dal Servizio sanitario provinciale, l´esecutivo provinciale ha voluto dedicare particolare attenzione all´ambito della neuropsichiatria infantile, con un provvedimento che si pone nel solco del miglioramento continuo dei servizi e della qualità dell’assistenza. “Innanzi tutto vorrei esprimere grande fiducia nei professionisti che operano nell’ambito del servizio sanitario provinciale, che in definitiva ne costituiscono l’essenza e il cuore stesso; professionisti ai quali va riconosciuta sicuramente una buona fetta del merito della qualità e del buon funzionamento dei servizi - sono le parole dell´assessore alla salute e politiche sociali, Ugo Rossi -. Con questo provvedimento abbiamo però rilevato la necessità, in un settore delicato come quello della neuropsichiatria infantile, di garantire a tutti i bambini e ragazzi diagnosi precoci e percorsi riabilitativi personalizzati, adottati con criteri uniformi e omogenei su tutto il territorio provinciale. Prima si riesce a diagnosticare la malattia, maggiore sarà l’efficacia dell’intervento; inoltre sussistono chiare ragioni di parità di diritti ed equità”. L´esecutivo provinciale, cercando di migliorare costantemente la qualità e l’appropriatezza delle prestazioni erogate dal Servizio sanitario provinciale, ha ritenuto di dedicare particolare attenzione all´ambito della neuropsichiatria infantile per definire puntualmente le prestazioni appropriate da garantire. Un provvedimento importante che si fa carico di specificare concretamente, nell’ambito delle macro aree indicate dai livelli essenziali definiti dallo Stato, le diverse tipologie dei servizi e delle prestazioni, la gamma delle diverse attività e dei relativi standard di intensità di cura, aventi come destinatari bambini e ragazzi fino all’età di 18 anni, che presentano difficoltà di linguaggio e di apprendimento. Essi rappresentano una popolazione molto eterogenea non solo sul piano della patologia di base ma anche perché possono rientrare in quadri clinici che presentano una compromissione simultanea di più funzioni psichiche. L’attenzione dei professionisti e degli operatori deve essere massima, a causa della giovane età e quindi dello sviluppo delle persone coinvolte e della possibile coesistenza di più patologie. Due sono le finalità che si intendono garantire, solo apparentemente in contrasto. Da una parte assicurare un percorso riabilitativo logopedico personalizzato, che mira al recupero funzionale del linguaggio e delle funzioni correlate, valorizzando il più possibile le risorse presenti attraverso uno specifico lavoro multidimensionale d’equipe. Dall’altra, procedere alla valutazione diagnostica con criteri uniformi e omogenei, per indagare il profilo neuropsicologico del paziente e il contesto familiare-educativo e, successivamente, per sviluppare un percorso riabilitativo funzionale allo sviluppo. "Non è possibile avere risposte e servizi differenti allo stesso problema a seconda di dove si abita - afferma l’assessore Ugo Rossi -, crediamo fermamente in una personalizzazione del progetto , ma il tutto deve avvenire in un contesto unitario. È una questione di appropriatezza, di migliore risposta clinica alla patologia, che altrimenti può andare a detrimento di alcuni pazienti, che potremmo definire di “serie B” - prosegue l’assessore provinciale alla salute e politiche sociali -. I servizi e la cura non possono essere un fatto di fortuna o di sfortuna, di vivere in un determinato posto piuttosto che in un altro. L’equità sostanziale richiede di garantire a tutti ciò che è differentemente e specificatamente necessario. Penso che il provvedimento odierno costituisca un riferimento puntuale per la garanzia della presa in carico appropriata dei pazienti, su tutto il territorio provinciale in modo omogeneo".  
   
   
UNA BOCCATA D´ARIA FRESCA PER LA LOTTA AL TABAGISMO  
 
Bruxelles, 11 gennaio 2011 - I divieti di fumo funzionano? Una nuova ricerca sul comportamento dei fumatori e sulle misure europee di lotta al tabagismo non lascia dubbi: un´équipe di scienziati guidata dall´Unidad de Control del Tabaquismo dell´Instituto Catalán de Oncología (Ico) di Barcellona (Spagna) ha concluso che l´inasprimento delle leggi anti-tabacco coincide con il calo del tabagismo e dell´esposizione al fumo passivo. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Plos One. I divieti o le restrizioni sul fumo sono tuttavia solo parzialmente responsabili di questo successo. Lo studio elenca infatti tutta una serie di politiche efficaci nella lotta al tabagismo, che vanno dagli aumenti dei prezzi e dai divieti di propaganda pubblicitaria alle informazioni ai consumatori e agli avvertimenti per la salute, fino al sostegno per chi cerca di smettere. La Tobacco Control Scale (Tcs, scala per il controllo del tabacco), uno strumento sviluppato nel 2006, misura e monitora l´attuazione delle politiche per la lotta al tabagismo nei paesi europei. La Tcs valuta l´impatto delle singole misure: un punteggio elevato è sinonimo di un impegno politico intenso. "è stato dimostrato che la misura più efficace nella lotta al tabagismo è l´aumento dei prezzi dei tabacchi (30 punti su 100 nella scala Tcs), che ha un impatto superiore rispetto ad altre azioni, ad esempio i trattamenti per vincere la dipendenza da nicotina (10 punti)", spiega Esteve Fernández Muñoz, direttore dell´Unidad de Control del Tabaquismo presso l´Ico e coautore dello studio. Per analizzare l´efficacia di tali misure nei 27 Stati membri dell´Ue, i ricercatori dell´Ico hanno lavorato congiuntamente a colleghi di Barcellona, Dublino (Irlanda) e Milano, mettendo in relazione le informazioni della Tcs con i risultati del sondaggio Eurobarometro sul tabacco, uno studio finanziato dalla Commissione europea nell´ambito delle sue ricerche sull´opinione pubblica dell´Ue. Tra i risultati chiave del sondaggio, figuravano i seguenti dati: 3 europei su 10 (il 31,5%) di età pari o superiore ai 15 anni sono fumatori e il 13,6% dei non fumatori riferisce un´esposizione regolare al fumo passivo tra le pareti domestiche. I riferimenti incrociati con la Tcs rivelano che il tabagismo sembra essere meno frequente nei paesi con i punteggi Tcs più alti (Irlanda, Malta, Svezia e Regno Unito) e più diffuso nei paesi con punteggi inferiori. Lo stesso dicasi per l´esposizione al fumo passivo. Fernández Muñoz conclude: "I paesi con il punteggio più alto nella scala Tcs, che applicano politiche attive di lotta al tabagismo, sono quelli in cui il consumo di tabacco e l´esposizione al fumo passivo, a casa e sul luogo di lavoro, sono inferiori". Queste rivelazioni corroborano la nuova legge spagnola che introduce divieti più rigorosi per il fumo nei luoghi pubblici da gennaio 2011: una mossa, questa, che potrebbe dare man forte ai buoni propositi per l´anno nuovo di parecchi fumatori spagnoli. Fernández Muñoz sottolinea che la nuova legge "è un esempio dei fondamentali passi in avanti compiuti nella lotta al tabagismo e, di fatto, abolisce il modello spagnolo di presunta tolleranza". Se la Spagna già può vantare un punteggio elevato nella scala Tcs, ci si attende che una posizione più severa sul fumo contribuisca a ridurre l´incidenza di tumori e malattie cardiovascolari. Si ritiene infatti che ogni anno nel paese iberico tra le 1.200 e le 3.200 persone perdano la vita per infarto e cancro ai polmoni a causa dell´esposizione al fumo passivo. Per maggiori informazioni: Plataforma Sinc: http://www.Plataformasinc.es/ Plos One: http://www.Plosone.org  Eurobarometro: http://ec.Europa.eu/public_opinion/index_en.htm    
   
   
BOLZANO: UN CORSO DI FORMAZIONE PER AIUTANTI DOMICILIARI (BADANTI)  
 
 Bolzano, 11 gennaio 2011 - Le aiutanti domiciliari (badanti) spesso sono persone provenienti da Paesi stranieri che svolgono un servizio di assistenza “totale” agli anziani non più autosufficienti. Si tratta per lo più di donne che vivono al loro domicilio e se ne occupano a tempo pieno. Le iscrizioni sono aperte sino al 4 febbraio 2011. La Scuola provinciale per le professioni sociali in lingua italiana, che ha sede in via S. Geltrude,3 a Bolzano, organizza un corso di formazione per le qualificare le aiutanti domiciliari e migliorare così la qualità della vita degli anziani che ricorrono a loro. Formare le persone che accudiscono gli anziani delle nostre comunità, che, non dobbiamo mai dimenticare, sono i nostri cari, come i nostri nonni, le nostre zie ed i nostri zii ed i nostri genitori, è un obiettivo di politica sociale perseguito dalla Provincia. Il corso è rivolto a persone adulte, di almeno 25 anni, che si occupano, con regolare contratto di lavoro, di una persona anziana a domicilio, in possesso della licenza media inferiore o di una scolarità equivalente e, se straniere, con regolare permesso di soggiorno, e con una buona conoscenza della lingua italiana. Con la formazione, oltre a valorizzare e tutelare l’attività svolta dalle aiutanti domiciliari, viene data maggiore dignità a tale servizio e contemporaneamente è garantita la qualità. Il percorso di formazione di 120 ore scolastiche si articola in sei moduli oltre ad uno facoltativo. Al termine di ciascun modulo una commissione certificherà le competenze previste. Al termine del corso ai/alle partecipanti è conferita una “Certificazione qualitativa delle competenze acquisite”. Con tale certificazione si può accedere direttamente al corso per operatore sociosanitario senza sostenere la prova di ingresso. Il corso, per il quale sono aperte le iscrizioni fino al 4 febbraio 2011, si svolgerà presso la Scuola provinciale per le professioni sociali di via S. Geltrude, 3. Per avere informazioni più dettagliate sui requisiti d’accesso e le modalità d’iscrizione rivolgersi all’ufficio Formazione Continua della scuola provinciale per le professioni sociali, in via S.geltrude, 3 a Bolzano, tel. 0471/414418-56, fax 0471/414455, sito web: www.Sociale-einaudi.fpbz.it/    
   
   
LAZIO: SIGLATA INTESA CON MEDICI DI FAMIGLIA PER RIDURRE LISTE D´ATTESA  
 
 Roma, 11 gennaio 2011 - Prestazioni sanitarie urgenti garantite entro tre giorni e abbattimento delle liste di attesa dei pronto soccorso. Sono questi i punti qualificanti dell´intesa siglata il 28 dicembre 2010, presso la sede della Regione Lazio, tra la presidente Renata Polverini e i rappresentanti delle organizzazioni sindacali dei medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta per abbattere le liste d´attesa nel Lazio. L´accordo agisce innanzitutto sul fronte delle prestazioni urgenti, con un nuovo progetto denominato ´Nuovo Dottor Cup´ grazie al quale dal 15 gennaio la Regione Lazio garantisce l´appuntamento entro 72 ore dalla prenotazione per le prestazioni "qualificate urgenti" relative alle branche di radiologia, radiodiagnostica (tac, rmn, ecografie, mammografie), cardiologia (visita, ecg, ecocardio), angiologia (ecodoppler). Si interviene anche sulle prestazioni non urgenti attraverso un sistema di Recall automatico che consentirà di riassegnare le prestazione disponibili in caso di disdetta dell´appuntamento. Con questa intesa i medici di medicina generale si attivano direttamente nella prenotazione di prestazioni sanitarie ambulatoriali attraverso l´utilizzo del numero verde regionale unico dedicato al servizio del Nuovo Drcup per prestazioni in regime di urgenza. "Da oggi - ha commentato Polverini - parte un nuovo progetto di salute per il Lazio che dimostrerà ai cittadini che il piano di rientro non è solo quello descritto falsamente nei mesi passati, ma punta a mettere il paziente al centro. La speranza è che questo progetto abbatta le liste d´attesa". Il protocollo prevede, inoltre, la collaborazione dei medici di famiglia (con l´accesso agli studi di medicina generale nell´arco delle 12 ore diurne) al fine di risolvere il problema del sovraffollamento dei pronto soccorso. La Regione Lazio ha messo a punto anche un progetto pilota con l´obiettivo di incrementare la quota di prestazioni disponibili aprendo gli ambulatori anche nei giorni di sabato e domenica inizialmente in tre strutture ospedaliere romane (San Giovanni, Sant´andrea; San Camillo per particolari prestazioni specialistiche. Grazie ai risparmi ottenuti con la lotta agli sprechi portata avanti dalla Giunta Polverini, saranno messe da subito a disposizione mensilmente oltre 620 Tac, circa 630 Rmn, 480 Ecografie, circa 400 Ecocolordoppler più altre prestazioni di visita cardiologia, oncologica e chirurgia vascolare per un totale di oltre 2.500 prestazioni al mese dedicate esclusivamente alla riduzione delle liste di attesa. "In questo modo - spiega la presidente Renata Polverini - tanta gente non dovrà più prendere giorni di ferie dal lavoro per svolgere le visite mediche". L´intesa prevede, infine, una corretta certificazione del diritto all´esenzione da ticket e l´impegno reciproco alla messa a regime del sistema di prescrizione elettronica.  
   
   
LAZIO: "AL SAN CAMILLO NUOVA UNITA´ PER MALATI CRITICI"  
 
Roma, 11 gennaio 2011 - Da gennaio verrà attivata la nuova Unità di cure Residenziali intensive presso l’azienda ospedaliera San Camillo di Roma, dove saranno trasferiti gli 8 pazienti critici, attualmente ricoverati presso la Casa di Cura San Giuseppe, che rischiavano una interruzione dei programmi di assistenza. Lo ha annunciato il presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, che ha incontrato i familiari dei pazienti. “Avevamo preso l’impegno di dare una risposta a questi pazienti e alle loro famiglie – spiega Polverini – e lo abbiamo mantenuto senza limitarci a soluzioni tampone ma mettendo a disposizione del servizio sanitario una realtà nuova. Si tratta di una esperienza unica in Italia perché ‘interamente pubblica’ e soprattutto perché affianca alle attività di assistenza tradizionali, molteplici funzioni innovative”. L’unità di Cure Residenziali intensive sarà dotata di 40 posti letto ed in questa prima fase verrà attivato il primo modulo in grado di ospitare 9 pazienti. E’ un reparto ad alta assistenza residenziale ed elevato impegno sanitario in grado di poter ospitare pazienti critici che versano in stato vegetativo, post-coma, coma prolungati e con gravi patologie neurologiche degenerative progressive. Presso l´unità, oltre alla riabilitazione, si potrà usufruire di tutte le prestazioni specialistiche e diagnostiche di cui necessita un paziente in coma vegetativo o in stato di minima coscienza quali Tac 24 ore, risonanza magnetica nucleare con consulenza specialistica, consulenza chirurgica h24, trattamenti dialitici con possibilità di attività trasfusionali, consulenza anestesiologica con esperienza in pazienti tracheostomizzati e con gravi patologie neurologiche. In sintesi tutte le prestazioni tipiche di un ospedale sede di Dea di Ii° livello. La struttura prevede inoltre, accanto alla strategia terapeutica, anche l´addestramento del paziente, dei familiari e delle persone che, in una prospettiva futura, quando i pazienti andranno a casa, forniranno loro la necessaria assistenza. “La nuova Unità di Cure Residenziali intensive – aggiunge Polverini - sarà il punto di riferimento per tutto il Lazio e darà una risposta concreta alle famiglie che quotidianamente assistono i loro cari tra mille difficoltà. Una iniziativa pienamente coerente con la politica di risanamento e riorganizzazione che abbiamo avviato volta a rendere il sistema sanitario regionale più efficiente, più efficace e in grado di garantire l’appropriatezza delle prestazioni”.  
   
   
SANITA´: POLVERINI, SIGLATO PROTOCOLLO D´INTESA REGIONE LAZIO -SINDACATI SUI PRECARI  
 
Roma, 11 gennaio 2011 - Prorogati fino al 31 maggio 2011 i contratti a tempo determinato dei dipendenti del servizio sanitario pubblico: è quanto prevede l´accordo siglato il 29 dicembre scorso tra la presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, e i delegati delle 24 sigle rappresentative dei comparti della sanità. "Si tratta - ha affermato Polverini - di circa 2.300 lavoratori precari con contratti in scadenza, la maggior parte dei quali aveva già ottenuto un rinnovo del rapporto di lavoro superando il limite dei 36 mesi previsto dalla legge". In particolare, l´accordo riguarda i precari in organico presso le aziende Usl, le aziende ospedaliere, le aziende ospedaliere universitarie, Irccs e Ares 118. L´intesa, ha spiegato la Presidente "rappresenta un altro tassello fondamentale per la riqualificazione e ristrutturazione della sanità regionale, evitando una potenziale interruzione del servizio pubblico sanitario". Grazie a questo accordo raggiunto oggi si aprirà inoltre un percorso che, nel rispetto dei vincoli imposti dalla legge di stabilità, e dal piano di rientro, porterà a dare maggiori certezze occupazionali ai lavoratori interessati: "un provvedimento importante - ha aggiunto Polverini -in giorni in cui la parola stabilizzazione è quasi un tabù, anche nella pubblica amministrazione". La presidente ha poi spiegato che la Regione Lazio ha previsto anche la proroga dei contratti dei lavoratori Co.co.co e Co. Co.pro fino al 31 gennaio 2011 per dar modo al tavolo tecnico, già avviato dal governo regionale, di trovare soluzioni percorribili anche per queste tipologie contrattuali. Polverini ha infine annunciato di aver ottenuto "lo sblocco del turnover del 10% grazie agli adempimenti previsti dal piano di rientro e ai risultati raggiunti in questi ultimi mesi che consentiranno, dopo anni di blocco totale, circa 200 assunzioni nel 2011 e oltre 200 nel 2012. I lavoratori che verranno assunti nel prossimo biennio saranno impiegati nelle aree critiche e in quelle ad alta complessità e alto contenuto professionale".  
   
   
INFLUENZA IN PIEMONTE: CASI IN CRESCITA MA NIENTE ALLARME  
 
Torino, 11 gennaio 2011 - Sono ancora in crescita i casi di influenza in Piemonte, dove il tasso di incidenza settimanale ha superato la soglia degli 11 casi per mille assistiti. Un dato che si traduce in circa 47.000 persone ammalate nell’ultima settimana del 2010. Colpiti soprattutto i bambini e i giovani: nella fascia da zero a quattro anni risultano 32 casi su mille assistiti, in quella tra i 15 e i 24 anni 30 casi su mille e in quella tra i 25 e i 44 anni 14 casi su mille. Per la prima volta nella stagione si osserva un aumento di attività anche per gli ultrasessantacinquenni, dove sono stati raggiunti i 2,3 casi su mille. I dati della sorveglianza confermano l’aumento dei casi anche tra coloro che si sono rivolti ai servizi di pronto soccorso L’incidenza in Piemonte si mantiene a livelli decisamente superiori rispetto alle altre regioni italiane, dove è comunque in crescita pur manifestando ancora una moderata intensità: il tasso di incidenza settimanale in Italia è di 3,9 casi per mille assistiti. Livelli superiori alla media nazionale sono stati rilevati anche in Umbria, in Liguria e nelle Marche. “La Regione - commenta Caterina Ferrero, assessore alla Tutela della salute e Sanità - sta monitorando attentamente, per mezzo del Servizio di riferimento regionale di epidemiologia per la sorveglianza, la prevenzione e il controllo delle malattie infettive (Seremi), l’evolversi della situazione. Allo stato attuale non ci sono motivi di allarme, nonostante i casi siano in costante aumento. È bene però ricordare per il futuro quanto sia importante vaccinarsi, soprattutto per i soggetti ultrasessantacinquenni, per i bambini e per gli adulti affetti da patologie croniche dell’apparato circolatorio o respiratorio, metaboliche, neurologiche, che comportano carente produzione di anticorpi, per il personale di assistenza, per i familiari di soggetti a rischio e per le persone addette ad attività lavorative di interesse collettivo”. Il dato piemontese è stato rilevato da 65 medici sentinella per la sorveglianza delle sindromi influenzali. Si tratta di un sistema di rilevazione su un numero di partecipanti limitato, ma comunque rappresentativo della popolazione. I medici raccolgono i dati nei soggetti di qualunque età (con febbre più alta di 38°, dolori muscolari e sintomi respiratori) e li inviano all’Istituto Superiore di Sanità. Anche i dati europei segnalano un’attività in crescita: l’epidemia è diffusa in Belgio, Francia, Italia, Lussemburgo, Malta, Norvegia, Portogallo, Spagna e Gran Bretagna. Finora i virus isolati sono prevalentemente del tipo A(h1n1) oppure B e le caratteristiche dei casi sono simili a quelle manifestate nella stagione 2009.  
   
   
INIZIA IN PIEMONTE IL RIORDINO DEL SISTEMA SANITARIO  
 
 Torino, 11 gennaio 2011 - “Abbiamo varato la delibera che inizia l’iter per la riorganizzazione del sistema sanitario piemontese. Ora verrà sottoposta al Consiglio regionale e al confronto col territorio, le organizzazioni sindacali e di categoria. L’obbiettivo è quello di organizzare l’offerta ospedaliera secondo un sistema di rete, che consentirà di far funzionare gli ospedali, fornendo ai cittadini un’offerta qualificata e razionale dei servizi”: è quanto hanno dichiarato il 29 dicembre 2010 Il presidente della Regione, Roberto Cota, e l’assessore alla Sanità, Caterina Ferrero, dopo la riunione di Giunta del 29 dicembre. Il progetto prevede 11 aziende sanitarie locali (To 1-2, 3, 4, 5, Vc, Bi, No, Vco, Cn, At, Al), le 3 aziende ospedaliero-universitarie San Giovanni Battista di Torino (che incorpora Cto-maria Adelaide e Regina Margherita-sant’anna), San Luigi Gonzaga di Orbassano e Maggiore della Carità di Novara, le 3 aziende ospedaliere San Giovanni Bosco di Torino, S. Croce e Carle di Cuneo, Ss. Antonio e Biagio e C. Arrigo di Alessandria, più quella dell’Ordine Mauriziano di Torino (di cui si valuterà la possibilità di aggregazione con un’altra azienda). Le direzioni generali aziendali in scadenza vengono commissariate fino alla definizione del nuovo sistema, e comunque entro e non oltre il 31 dicembre 2011. “La creazione di una rete - hanno aggiunto Cota e Ferrero - consentirà non soltanto di mantenere i presidi ospedalieri, ma di sfruttarne al meglio le potenzialità. La riorganizzazione delle Asl territoriali permetterà alle stesse di assumere un nuovo ed importante ruolo di controllo e programmazione dei servizi sanitari per i cittadini piemontesi. Sono stati altresì nominati dei commissari e non dei direttori generali, proprio per assolvere a questi compiti nell’attesa dell’approvazione del nuovo assetto”. Questi i commissari straordinari: Aso 1 Torino Emilio Iodice, Aso 2 Sergio Morgagni, Novara Mario Minola, Cuneo Mario Marchisio, Mauriziano Remo Urani; Asl To 1-2 Giacomo Manuguerra, To3 Giorgio Rabino, To4 Renzo Secreto, To5 Vito Plastino, Cuneo Giovanni Monchiero, Asti Valter Galante, Alessandria Mario Pasino, Vco Corrado Cattrini, Biella Carla Peona, Novara Gaetano Cosenza.  
   
   
PITTURA EUROPEA DAGLI ANNI ’80 A OGGI OPERE DALLA COLLEZIONE ALESSANDRO GRASSI INAUGURA IL CICLO “COLLEZIONI ALLE STELLINE” ALLA FONDAZIONE STELLINE DI MILANO  
 
Milano, 11 gennaio 2011 - La Fondazione Stelline apre il 2011 presentando “Collezioni alle Stelline”, un nuovo ciclo espositivo che fa dialogare collezioni private d’arte contemporanea e istituzioni pubbliche, in sintonia con le richieste di un pubblico sempre più numeroso e interessato, esponendo 25 grandi opere dalla Collezione Alessandro Grassi, selezionate sul tema della pittura europea dagli anni Ottanta a oggi. L’iniziativa sarà inaugurata mercoledì 12 gennaio 2011 alle ore 18 in occasione di una conversazione sul tema “La Pittura nelle collezioni d’arte in Italia” con Pasquale Leccese, curatore della collezione Grassi, Francesca Pasini, Giorgio Verzotti e alcuni degli artisti della collezione Grassi. La mostra di questo importante nucleo della Collezione Alessandro Grassi, - afferma Camillo Fornasieri, presidente della Fondazione Stelline – ci permette di continuare nel nostro progetto di rendere la Fondazione Stelline un luogo vivo 365 giorni all’anno, un punto di riferimento costante per l’offerta di qualità nel panorama non solo cittadino. “Collezioni alle Stelline” è un progetto pensato per disporre il Palazzo a ricevere e condividere una nuova conoscenza, quella di opere del recente passato raccolte e collegate dalla predilezione del collezionista”. A due anni di distanza dalla scomparsa di Alessandro Grassi, la Fondazione Stelline di Milano accoglie queste opere all’interno degli spazi dello storico palazzo milanese in deposito temporaneo fino al 2012. Con i suoi scaloni monumentali e i chiostri, la Fondazione Stelline diventa una casa, un luogo dove incontrarsi e sostare per ammirare le tracce dell’espressività umana, un luogo capace di dare supporto al valore pubblico dell’impegno di persone, artisti e collezionisti di tutto il mondo. La collezione Grassi comprende opere italiane ed europee che testimoniano la ricchezza del panorama artistico dalla Transavanguardia alla giovane pittura del nostro paese, passando attraverso i grandi sperimentatori internazionali. Opere di Stefano Arienti, John Armleder, Pierpaolo Calzolari, Sandro Chia, Marco Cingolani, Enzo Cucchi, Walter Dahn, Marta Dell´angelo, Marlene Dumas, Rainer Fetting, Markus Lupertz, Margherita Manzelli, Luca Pancrazzi, A.r. Penck, e altri ancora vengono esposti dal 12 gennaio 2011, in uno dei luoghi più affascinanti di Milano: i chiostri e gli scaloni d’onore della Fondazione Stelline, a pochi passi da Santa Maria delle Grazie. Giorgio Verzotti, nel saggio della pubblicazione sulla collezione - il secondo saggio è di Francesca Pasini - ricorda quanto fosse fondamentale il colore per Alessandro Grassi, al punto che proprio questo era l’elemento determinante e discriminante che guidava le sue scelte, prima della bellezza della pittura e dell’interesse per il tema trattato. Non stupisce allora la sua predilezione di collezionista si sia indirizzata soprattutto agli anni Ottanta, l’epoca della riscoperta della pittura e in generale di una forma d’arte basata sui valori emozionali, principalmente veicolati dal colore. Accompagna la visita una pubblicazione (italiano/inglese, distribuita gratuitamente) che raccoglie un testo del curatore Pasquale Leccese e i saggi di Francesca Pasini “Arte contemporanea e identità urbana” e di Giorgio Verzotti, “La collezione Grassi”.  
   
   
MILANO, INAUGURATA IERI LA MOSTRA A PALAZZO MARINO: “UN IMPIEGO PER CIASCUNO, OGNUNO AL SUO LAVORO. DENTRO LA CRISI, OLTRE LA CRISI”  
 
Milano, 11 gennaio 2011 - Una mostra per approfondire cause ed effetti della crisi economica. Palazzo Marino ospita dal 10 al 16 gennaio 2011 l’esposizione, già allestita quest’estate al Meeting per l’Amicizia fra i popoli di Rimini, “Un impiego per ciascuno, ognuno al suo lavoro. Dentro la crisi, oltre la crisi”. La mostra è stata presentata alla stampa ieri, in Sala dell’Orologio a Palazzo Marino, dal Sindaco Letizia Moratti e dall’assessore al Bilancio Giacomo Beretta. Tra gli intervenuti Giorgio Vittadini, Presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, Lorenzo Ornaghi, Rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Miro Fiordi, Amministratore delegato del Credito Valtellinese, Massimo Ponzellini, Presidente della Banca Popolare di Milano. Si tratta di un percorso che cerca di far luce sul perché dello tsunami finanziario degli ultimi anni e pone al centro una diversa concezione del lavoro, che tenga conto dei desideri dell’uomo e della sua capacità di creare legami e realizzare il bene comune. Esempi virtuosi in questa direzione sono già in atto e la mostra ne vuol dare testimonianza. Promossa dalla Fondazione per la Sussidiarietà, in collaborazione con il Comune di Milano e il patrocinio dell’Assessorato al Bilancio, a cura di un gruppo di studenti di economia delle Università Bocconi e Cattolica, dei giornalisti Enrico Castelli e Gianluigi Da Rold, e di Giorgio Vittadini, l’esposizione cerca di rispondere a una serie di domande, semplici quanto importanti, per capire ciò che sta accadendo intorno a noi. E lo fa in modo a volte ironico, grazie alle vignette di Guido Clericetti e alcuni sketch del comico Paolo Cevoli. Main sponsor: Consorzio Metro 5 (Astaldi, Torno, Ansaldo Breda, Ansaldo Sts, Alstom, Atm, Metro 5). “Ho visitato la mostra quest’estate al Meeting di Rimini e ho subito pensato di ospitarla a Palazzo Marino, a Milano, cuore economico del Paese – ha spiegato il Sindaco Letizia Moratti -. L’esposizione parte dal presupposto che l’uomo non è pura risorsa economica e chi vuole ridurre la natura dell’uomo all’interno di schemi precostituiti perde il contatto con la realtà. Questa mostra, con un percorso accessibile a tutti, evidenzia i fattori in gioco nella crisi che ha colpito l’economica globale identificandone le cause e ritrovando la vera concezione del lavoro”. “L’idea – ha detto Giorgio Vittadini – è raccontare la crisi in modo che a tutti sia possibile comprenderla. Attraverso il suo percorso, la mostra mette in luce come, invece che cercare di rifugiarsi in programmi etici, sia meglio riscoprire la centralità del desiderio umano e del lavoro, perché il mondo ha più che mai bisogno di milioni di creatori, innovatori, imprenditori che possano assumere dei rischi in tutta libertà, che non è vera libertà se mette in pericolo quella degli altri”. Di crisi si sente parlare in continuazione, ma pochi hanno davvero capito cosa sia successo. Improvvisamente si è parlato di mutui subprime, di derivati, di hedge fund e sembravano qualcosa di molto lontano, come di solito è la finanza. Poi, le principali banche americane hanno iniziato ad andare in crisi e, tutto sommato, anche questo poteva interessarci poco. Ma dopo qualche tempo, le banche italiane hanno erogato sempre meno credito, alcune imprese hanno dovuto chiudere, la disoccupazione è aumentata. Cosa ha scatenato tutto questo? Come mai gente che faceva il tondino di ferro, le sedie o lavorava nel settore delle scarpe si è trovata a far sempre più fatica, in crisi e a non arrivare alla fine del mese, nonostante la qualità dei suoi prodotti? Come mai la finanza, strumento fondamentale a sostegno dell’economia reale, si è rivelata una catastrofe simile allo tsunami? Cosa è successo quando, in un processo iniziato da tempo di cui questa crisi è solo l’ultimo drammatico epilogo, le dinamiche economiche hanno rinunciato a mettere al centro le singole persone? Con la mostra “Un impiego per ciascuno, ognuno al suo lavoro. Dentro la crisi, oltre al crisi” si cerca di rispondere a questi interrogativi e, in modo particolare ci si chiede se un’economia dell’uomo e per l’uomo non debba solo tener conto dei desideri, delle aspirazioni, della creatività, ma anche valorizzare l’esigenza e la capacità di creare legami e realizzare il bene comune. Insomma, per capire la crisi e, soprattutto, per affrontarla è necessario partire da una nuova e diversa idea di lavoro. La mostra Prima parte. Il retroscena di un collasso - I primi pannelli della mostra spiegano in maniera semplice che cos’è l’economia. E lo fa partendo dal presupposto che l’economia è una scienza umanistica: esiste, infatti, perché l’uomo ha dei bisogni. Connessi alle questioni economiche ci sono infatti problemi come il lavoro, uno dei cardini della dignità dell’uomo. Connessa all’economia, alla capacità produttiva, alla possibilità di accedere al mercato c’è la libertà dal bisogno e quella di intraprendere. E sempre connesse all’economia ci sono questioni legate all’equità e alla giustizia sociale. Partendo poi dalla crisi del 1920 si arriva a dare una definizione di ciò che è il mercato finanziario per poi arrivare ai protagonisti del mercato, e al ruolo della speculazione. Da qui parte il racconto della crisi, com’è nata e quali sono stati i suoi effetti. Seconda parte. L’impatto e i tentativi - Tra settembre e ottobre 2008 i mercati internazionali vivono i giorni più difficili della crisi. E’ tempo di reagire. La seconda parte della mostra illustra le risposte e i provvedimenti messi in atto dalle banche centrali e dai governi. Il contagio finanziario è globale. Terza parte. Quella natura che ci spinge a desiderare cose grandi - Analizzate le cause e gli effetti della crisi la terza parte della mostra analizza le ragioni dell’errore. Nessuna ricerca di un capro espiatorio, bensì la convinzione che si debba riparare ad un’errata concezione di uomo che negli ultimi anni ha guidato l’economia mondiale. Una concezione di uomo che non deve essere ridotta a risorsa economica, bensì deve contenere tutta l’umanità, appunto, dell’uomo stesso a partire dai desideri di ognuno. Esempi virtuosi in Italia non mancano. Una sezione video porta le testimonianze di imprenditori di successo che all’interno dell’azienda hanno deciso di mettere al centro persone e non “risorse umane”. A guidare i visitatori lungo il percorso mostra ci saranno alcuni studenti delle Università Bocconi e Cattolica di Milano che hanno contribuito alla realizzazione del percorso espositivo.  
   
   
FOR INSTANCE… LORIS CECCHINI, LUCA FUSANI, ARMIN LINKE, RAFFAELE LUONGO, MASSIMO NANNUCCI, LUCA TREVISANIFIRENZE 18 DICEMBRE 2010 - 21 GENNAIO2011  
 
 Firenze, 11 gennaio 2011 - Sun, studio74rosso, nuovo spazio non-profit a Firenze, presenta sabato 18 dicembre dalle ore 18 una mostra collettiva, a cura di Lorenzo Bruni, dal titolo “for instance…” con cui inaugura l’attività e la programmazione. Sun, Studio 74 rosso, in via san Zanobi n.74 rosso a Firenze, è un luogo/laboratorio gestito da architetti che, partendo dall’idea di una programmazione che preveda due grandi eventi culturali all’anno, decide di costituirsi come spazio non-profit in cui realizzare una riflessione inedita sulla progettazione e la praticabilità dello spazio collettivo e dare vita ad un dialogo diretto tra arte contemporanea e architettura. La mostra “for instance…”, a cura di Lorenzo Bruni, è composta da interventi di Loris Cecchini, Luca Fusani, Armin Linke, Raffaele Luongo, Massimo Nannucci e Luca Trevisani. Un gruppo di artisti, già apprezzati a livello internazionale che, pur essendo di generazioni diverse, hanno in comune la loro ricerca attorno ai codici dell’architettura e sulla contrapposizione tra spazio progettato/osservato e spazio vissuto/percepito. I lavori presenti puntano a ribaltare ed a reinterpretare le istanze di macro e micro con cui si è soliti valutare l’incidenza degli eventi sulla realtà in generale, sia che si tratti di un’informazione di cronaca che di una nuova opera architettonica. La riformulazione del concetto di spazio privato/intimo, rispetto a quello collettivo/ pubblico, è una dinamica che attraversa le ricerche di tutti gli artisti presenti in mostra, i quali, di conseguenza, sono portati a pensare ad interventi che in primis possano evocare o stimolare una relazione cosciente tra il soggetto e quel dato contesto mentale/fisico con cui si rapporta. Info: La mostra“for instance…”, progetto a cura di Lorenzo Bruni per Sun, sarà visibile dal 18 dicembre al 21 gennaio 2011 ai seguenti orari: lunedì-venerdì, ore 16-19.  
   
   
EUROHOCKEY JUNIOR A LIGNANO  
 
 Udine, 11 gennaio 2011 - Sia la nazionale maschile che quella femminile punteranno alla vittoria dell´ "Eurohockey indoor junior campionship" in programma dal 14 al 16 gennaio al villaggio Getur di Lignano. Lo ha affermato ieri a Gorizia, nella sede della Regione, Marco Saviatesta, presidente del comitato organizzatore illustrando l´evento che vedrà protagoniste undici nazionali under 21 nel torneo indoor. Per quanto riguarda il settore maschile scenderanno in campo, oltre agli azzurri, le rappresentative di Danimarca, Ungheria, Repubblica Slovacca, Croazia, Portogallo e Ucraina. Nel femminile, oltre all´Italia, saranno impegnate anche le selezioni di Turchia e Slovacchia. Fischi di inizio venerdì 14 alle 10 con il match femminile tra Italia e Slovacchia, mentre il primo incontro del settore maschile si disputerà lo stesso giorno alle 11.10 tra Danimarca e Slovacchia. Come annunciato dal presidente del comitato organizzatore, questa iniziativa rappresenta il banco di prova per testare la macchina organizzativa in prospettiva di un altro grande appuntamento nel campo dell´hockey indoor. "Per il 2012 - ha detto Saviatesta - la Federazione ha già assegnato al Friuli Venezia Giulia l´europeo maschile seniores, che si svolgerà anche in quel caso sempre nella struttura di Lignano". All´evento di metà gennaio La Regione ha assicurato il supporto e il sostegno la Regione attraverso l´assessore allo Sport, Elio De Anna, quest´oggi presente alla conferenza stampa di presentazione della manifestazione. De Anna ha ricordato come appuntamenti come questi racchiudono diversi aspetti interessanti. "Innanzitutto - ha ricordato - dare ospitalità ad un evento europeo è motivo d´orgoglio in quanto gli organizzatori riconoscono in questo territorio professionalità e competenza, oltre che la presenza di strutture all´altezza. In secondo luogo l´hockey permette di allungare la stagionalità della nostra località balneare, al difuori dei periodi canonici. Saranno infatti quasi un migliaio le persone che, a vario titolo, ruotano attorno all´evento e che saranno quindi presenti a Lignano". Infine De Anna ha ricordato l´importanza della Getur che, già in passato, ha ospitato manifestazioni di altissimo livello quali ad esempio gli Eyof.