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GIOVEDI

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Notiziario Marketpress di Giovedì 29 Settembre 2011
LANZILLOTTA: APPROVATI GLI EMENDAMENTI SULLA SANITA’ ELETTRONICA  
 
Roma, 29 settembre 2011 - La Camera approvando ieri gli emendamenti al ddl sulla sperimentazione clinica ha posto le premesse per orientare la ricerca e la formazione nella sanità verso lo sviluppo delle tecnologie informatiche applicate alla sicurezza delle cure e alla prevenzione. Si tratta di norme che stimoleranno anche la diffusione della telemedicina grazie al coordinamento e all’ottimizzazione degli investimenti che le Regioni realizzano in questo settore. “E’una svolta importante – ha sottolineato Lanzillotta - perché la spesa sanitaria rappresenta più di un sesto della spesa pubblica italiana ed è fondamentale orientare una parte di queste risorse allo sviluppo della crescita e dell’innovazione, coinvolgendo anche la nostra industria informatica. Lo sviluppo della sanità elettronica potrà stimolare la crescita e, nello stesso tempo, aumentare la trasparenza nella gestione delle risorse e nel rapporto tra servizio sanitario e cittadini. Oggi è stato fatto un passo importante”.  
   
   
I TUMORI AL SENO CAMBIANO CON L´AVANZARE DELLA MALATTIA  
 
Bruxelles, 29 settembre 2011 - Ricercatori svedesi hanno fatto una nuova scoperta che mette in dubbio il modo in cui i medici decidono sulle cure per i malati di cancro al seno. Normalmente la decisione sulla cura più efficace per la paziente viene fatta sulla base di una biopsia del tumore iniziale, questo nuovo studio mostra, però, che in effetti i tumori al seno cambiano il loro stato ormonale durante il corso della malattia. I ricercatori ritengono che i medici, con i risultati di una biopsia più precisa dopo una ricaduta, possono consigliare cure individuali più mirate. Facendo dei test sullo stato di estrogeno (Er) e progesterone (Pr), gli scienziati possono vedere se uno o entrambi questi ormoni stanno facendo crescere il cancro. Un cancro positivo all´ormone può essere curato con farmaci soppressivi dell´ormone, mentre un cancro negativo all´ormone potrebbe rispondere ad altri tipi di cure. Le pazienti negative all´ormone sono normalmente sottoposte a test per il recettore fattore di crescita epidermico umano 2 (Her2). Se questo test è positivo, viene normalmente data una cura come l´Herceptin. Quindi se questi fattori cambiano durante il decorso della malattia, le cure prescritte all´inizio potrebbero non essere più efficaci col passare del tempo. "Il nostro studio dimostra l´instabilità del tumore nei marcatori usati clinicamente durante l´evolversi del tumore. Abbiamo visto, per esempio, che una paziente di cancro al seno su tre cambia lo stato del recettore ormone Er o Pr e il 15% delle pazienti cambia lo stato dell´Her2 durante il decorso della malattia," commenta il ricercatore principale Linda Lindström, del Karolinska Institutet in Svezia. Linda Lindström sta presentando i risultati dello studio, il primo studio importante che esamina i cambiamenti dei tumori in malate di cancro al seno con diverse ricadute, al Congresso europeo multidisciplinare sul cancro 2011 a Stoccolma, Svezia, che è cominciato il 23 settembre e si concluderà il 27 settembre ed è organizzato dall´Organizzazione europea del cancro (Ecco). Lo studio si basa su un´analisi di pazienti di cancro al seno nel distretto sanitario di Stoccolma che hanno avuto una recidiva della malattia tra il 1 gennaio 1997 e il 31 dicembre 2007. I risultati mostrano che il 33,6% delle pazienti presentava cambiamenti dello stato del tumore tra i diversi siti della recidiva (locale, locoregionale e metastasi) mentre il 36,1% delle pazienti erano stabili positive all´Er e il 30,3% erano stabili negative all´Er. Il sedici per cento delle pazienti erano passate da positive all´Er a negative durante il corso della malattia, il 12,6% erano passate da negative a positive e il 5% erano passate più volte dall´uno all´altro stato durante tutta l´evoluzione del tumore. Nel gruppo di positive al Pr, il 30,2% delle pazienti avevano cambiato lo stato del loro recettore ormone e la maggior parte era passata da positiva a negativa. "Finora pensavamo che questi marcatori predittivi rimanessero stabili nel corso del cancro, ma adesso è evidente che questi marcatori del cancro al seno, usati per decidere la migliore cura per la paziente, cambiano man mano che il tumore progredisce e questo influenza in modo significativo il modo in cui esse rispondono a particolari terapie. Questo ha implicazioni importanti per la futura gestione della malattia," dice la dott.Ssa Lindström. Concludendo che fare biopsie regolari nei pazienti con recidive è fondamentale per assicurarsi che ricevano le cure più adatte, il team adesso spera che i risultati ottenuti spingeranno la ricerca su altri tipi di cancro visto che hanno il sospetto che quello che hanno osservato in questo studio potrebbe applicarsi ad altri tipi di cancro. "Crediamo che l´instabilità del tumore potrebbe essere dovuta a diversi fattori, per esempio la scelta della terapia e altre caratteristiche dell´ospite (paziente) e che alcuni comportamenti innati dei tumori potrebbero essere condivisi da altri tipi di tumori. È un settore promettente della ricerca con importanti implicazioni per la gestione dei pazienti," dice la dott.Ssa Lindström. L´organizzazione europea del cancro rappresenta professionisti nel campo dell´oncologia e si confronta proattivamente con i politici per assicurare che le questioni di oncologia siano in cima all´agenda dei governi. Per maggiori informazioni, visitare: Organizzazione europea del cancro (Ecco): http://www.Ecco-org.eu/  
   
   
COME L´INIBIZIONE DI UNA PROTEINA RITARDA LE METASTASI OSSEE  
 
Bruxelles, 29 settembre 2011 - Ricercatori francesi hanno svelato il mistero di come l´insorgenza delle metastasi ossee può essere rinviata. In occasione del recente Congresso multidisciplinare europeo sul cancro 2011, tenutosi a Stoccolma in Svezia, il professor Stéphane Oudard del dipartimento di oncologia presso l´ospedale Georges Pompidou, in Francia, ha sottolineato che l´inibizione di una proteina coinvolta nel metabolismo osseo è la chiave per ritardare le metastasi ossee, che di solito si verificano negli uomini affetti da una particolare forma di cancro alla prostata. Il professore Oudard ha fatto notare che la ricerca condotta dal suo team sugli effetti dell´anticorpo monoclonale denosumab (Xgeva Tm) è il primo grande studio clinico per dimostrare tale effetto. Fino al 90% degli uomini con cancro alla prostata che non possono essere trattati con gli ormoni avranno le metastasi primarie del tumore alle ossa, secondo l´Organizzazione europea del cancro (Ecco). L´insorgere delle metastasi significa di solito che il cancro sta entrando in una fase cronica, alla quale segue poi una fase terminale. In definitiva, il paziente affronta difficoltà fisiche e psicologiche tra cui fratture e compressione del midollo spinale. "Riuscire a ritardare questo punto di svolta è quindi molto importante", ha detto il professor Oudard. "Abbiamo dimostrato che l´uso di denosumab in questo gruppo di pazienti può impedire l´insorgenza di metastasi ossee di poco più di quattro mesi." La proteina Rankl, inibita dal farmaco, gioca un ruolo cruciale nella formazione di osteoclasti. Rispetto agli osteoblasti che formano l´osso, gli osteoclasti fanno il contrario distruggendolo. Ostacolando la formazione di osteoclasti, siamo in grado di fermare la distruzione di tessuto osseo e di rafforzare la sua capacità di combattere lo sviluppo di metastasi. Sono stati testati un totale di 1.432 soggetti di sesso maschile, randomizzati in due gruppi: un gruppo ha ricevuto il farmaco attivo e l´altro ha ricevuto il placebo. Tutti i soggetti sono stati incoraggiati ad assumere calcio e vitamina D per la salute delle ossa. Nel luglio 2010 i ricercatori hanno scoperto che oltre 660 pazienti avevano sviluppato metastasi ossee o erano morti. La squadra ha arrestato le prove e valutato i risultati. "Abbiamo scoperto che il denosumab prolungava notevolmente la sopravvivenza libera da metastasi, rispetto al placebo, e che questi risultati erano coerenti nei diversi sottogruppi della malattia e tenendo conto delle variabili demografiche come età, etnia e posizione geografica", ha detto il professor Oudard. "Possiamo quindi concludere che, a prescindere dalle caratteristiche del paziente (inizialmente basate su un alto valore dell´antigene prostatico specifico (Psa) e/o un breve tempo di raddoppiamento del Psa), denosumab è in grado di ritardare la comparsa di metastasi ossee. Per un malattia per cui non esiste attualmente alcun trattamento efficace, questo è un risultato straordinario." I dati mostrano che i pazienti con metastasi ossee hanno un rischio di decesso cinque volte maggiore rispetto ai pazienti senza metastasi ossee. "Terapie efficaci sono già in atto sia per il cancro prostatico primario (ormone-sensibile) che avanzato (ormone-resistente), ma fino ad ora c´era una lacuna nel trattamento del gruppo di pazienti che sono ormone-resistenti ma non hanno ancora raggiunto la fase metastatica", spiega il prof. Oudard. "Il nostro studio ha dimostrato che denosumab prolunga il periodo precedente le metastasi, in cui la qualità della vita del paziente non è ancora fortemente compromessa. Per la prima volta, abbiamo dimostrato che intervenendo sul micro-ambiente osseo può dimostrarsi utile in questo senso. Crediamo che in futuro potremmo essere in grado di fare ancora meglio, combinando denosumab con altri trattamenti mirati." Commentando i risultati dello studio, il professor Michael Baumann, presidente dell´Ecco, ha detto: "Questo è il primo ampio studio clinico a dimostrare che un intervento sul micro-ambiente osseo ritarda in maniera significativa l´insorgenza di metastasi ossee nei pazienti con cancro alla prostata ormone resistente i quali hanno un alto rischio di sviluppare metastasi ossee. Quello che è veramente sorprendente è che l´effetto è valido per tutti i sottogruppi di pazienti valutati. Ciò offre nuove possibilità a un gruppo considerevole di pazienti e inoltre stimolerà ulteriori importanti ricerche in questo campo." Per maggiori informazioni, visitare: Organizzazione europea del cancro (Ecco): http://www.Ecco-org.eu/    
   
   
CONFERENZA SULLA MEDICINA RIGENERATIVA  
 
Lipsia, 29 settembre 2011 - Una conferenza sulla medicina rigenerativa avrà luogo dal 2 al 4 novembre 2011 a Lipsia, in Germania. La medicina rigenerativa è una branca della medicina con elevata intensità di ricerca. I progressi ottenuti in laboratorio sono spesso applicati nella clinica attraverso la collaborazione di gruppi di scienziati biologi, medici e veterinari. L´evento sarà un´occasione per i ricercatori di scambiare opinioni sugli ultimi sviluppi e riunire la comunità delle parti interessate. Giovani ricercatori e dottorandi avranno la possibilità di presentare i loro lavori di ricerca in corso. La conferenza raccoglierà altresì i leader delle aziende coinvolte nella trasformazione della ricerca in prodotti di ingegneria cellulare e tissutale. Per ulteriori informazioni, visitare: http://www.Wcrm-leipzig.com/topics.php    
   
   
2ª CONFERENZA SU BIOLOGIA DEI SISTEMI E NUOVE TECNICHE DI SEQUENZIAMENTO  
 
Trieste, 29 settembre 2011 - La seconda conferenza sulla biologia dei sistemi e le nuove tecniche di sequenziamento si terrà dal 2 al 4 novembre 2011 a Trieste, in Italia. La biologia dei sistemi, con l´integrazione di dati biologici su larga scala e l´enfasi sulla modellazione e simulazione quantitativa, offre una prospettiva globale della biologia che va oltre il classico approccio riduzionista. Allo stesso tempo, le nuove tecnologie di sequenziamento si stanno sviluppando rapidamente, fornendo dati dell´intero genoma che mostrano caratteristiche genomiche inesplorate come le regioni intergeniche funzionali, le variazioni di numero di copie e altro ancora. La conferenza riunirà un gruppo interdisciplinare di scienziati impegnati nel campo della biologia dei sistemi e delle nuove tecnologie di sequenziamento, creando un forum per entrambe le discipline per discutere nuove idee ed esplorare ciò che si trova nella sovrapposizione tra questi due settori in crescita. Per ulteriori informazioni, visitare: http://cdsagenda5.Ictp.it/full_display.php?ida=a10159    
   
   
LAMPI DI MEMORIA  
 
 Trieste, 28 settembre 2011 - Dove mi trovo adesso? Quando cambia il contesto ambientale in cui siamo immersi, nella regione del cervello determinante per la formazione dei ricordi e per la memoria spaziale - l’ippocampo - si attiva rapidamente la mappa neuronale corrispondente al nuovo ambiente, se questo è già familiare. In questa area cerebrale, infatti, le cosiddette cellule di posizione elaborano una rappresentazione mentale dello spazio circostante e a ciascun ambiente corrisponde una mappa diversa, costituita da insiemi distinti di cellule dell’ippocampo. Ma se il cambiamento è istantaneo, per effetto di una sorta di teletrasporto, la percezione sensoriale del nuovo ambiente contrasta con la memoria e le due diverse mappe cognitive, corrispondenti al vecchio e al nuovo contesto, entrano in competizione fra loro: nell’ippocampo si osservano cioè salti da una mappa all’altra e viceversa, a intervalli temporali brevissimi. Per una manciata di secondi regna dunque l’incertezza e la realtà circostante sembra incomprensibile, fino a quando il cervello riesce a riprendere il controllo della situazione e in modo stabile si attiva la rappresentazione corrispondente al nuovo set ambientale. La scoperta è stata realizzata con un esperimento descritto nei dettagli nell’articolo pubblicato oggi sulla rivista scientifica Nature da Karel Jezek, Espen J. Henriksen, Edvard I. Moser, May-britt Moser e Alessandro Treves, neuroscienziato della Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste. Il team internazionale di ricercatori ha sviluppato una procedura sperimentale per determinare come si attivi l’ippocampo in seguito a cambiamenti repentini delle caratteristiche che contraddistinguono l’ambiente in cui ci troviamo. E ha messo in evidenza come, al variare di alcune caratteristiche dello spazio circostante, nell’ippocampo dei roditori si alternino le mappe spaziali, del vecchio e del nuovo ambiente, a intervalli temporali brevissimi, ogni 100 millisecondi: come se fossero dei lampi di memoria. Una riconciliazione ippocampale Quando si muovono nell’ambiente, i ratti e altre specie attivano le mappe spaziali elaborate, in precedenti fasi di esplorazione dello spazio, in quella regione del cervello che negli esseri umani sovraintende alla formazione delle memorie episodiche: l’ippocampo. L’esperimento, realizzato al Kavli Institute for Systems Neuroscience and Centre for the Biology of Memory in Norvegia, riesce a sondare, per la prima volta su scale temporali così brevi, il legame tra le funzioni dell’ippocampo relative alla memoria, abbondantemente studiate anche negli esseri umani, e quelle relative alla cognizione spaziale, più facilmente accessibili nei roditori. Nella procedura sperimentale, il ratto familiarizza con due ambienti apparentemente molto diversi tra loro, di cui nell’ippocampo si formano le rispettive rappresentazioni. Quando il ratto è nuovamente collocato all’interno di tali ambienti ricorda di averli già visitati perché ne possiede una mappa spaziale. In realtà, l’ambiente A e quello B differiscono solo per il sistema di illuminazione: in un caso la luce è bianca e proviene dal pavimento, nell’altro la luce è verde e proviene dalla parete. Spegnendo un set di luci (A) e accendendo l’altro (B), i ricercatori hanno osservato cosa accade nell’ippocampo del roditore al brusco variare del contesto spaziale. «Grazie al cambio improvviso delle luci, il ratto si trova istantaneamente dall’ambiente A nell’ambiente B, come se lo avessimo teletrasportato - spiega Treves -. Subito dopo questo switch, abbiamo registrato nel suo ippocampo un’alternanza, per alcuni secondi, delle rappresentazioni dei due contesti ambientali (A e B): ad intervalli di tempo a volte brevissimi, di 100 millisecondi, ovvero un decimo di secondo, si verificano dei salti da una mappa spaziale all’altra, come se il ratto si chiedesse ripetutamente “dove sono?”». I salti dalla rappresentazione corrispondente all’ambiente A a quella di B esprimono l’incertezza del ratto, che si risolve nell’arco di pochi secondi. «Per la prima volta siamo riusciti a osservare un fenomeno determinato dalla memoria su scale temporali molto brevi: le due possibili rappresentazioni spaziali infatti si alternano in modo imprevedibile, in pochi secondi, fino a che il ratto si lascia guidare dai nuovi stimoli visivi, quelli dell’ambiente B. Abbiamo così messo nuovamente in evidenza come nei roditori la mappatura dello spazio non sia fine a se stessa, ma funzionale alla capacità di conservare informazioni in memoria e riutilizzarle in seguito per orientarsi» commenta Treves. Lo studio con i ratti consente di registrare l’attività dei neuroni dell’ippocampo e capirne il funzionamento. Molti laboratori nel mondo utilizzano questo approccio, basato sulla elegante codifica della posizione spaziale espressa dalle cellule di questa regione del cervello, ma finora era stato difficile utilizzare lo stesso approccio per indagare le funzioni relative alla memoria e rapportarsi, così, con i risultati della ricerca delle scienze cognitive sugli esseri umani.  
   
   
SANITA´ IN SICILIA: PUNTI NASCITA, VARATA LA RIORGANIZZAZIONE DELLA RETE  
 
Palermo, 29 settembre 2011 - I punti nascita in Sicilia passeranno dai 70 del 2009 a 47, con una riduzione di 23 unita´. Saranno rifunzionalizzati i reparti di ostetricia e ginecologia con meno di 500 parti all´anno, con cinque deroghe in ragione di particolari posizioni geografiche o di difficili collegamenti stradali. Sono questi i punti salienti del decreto sul riordino e la razionalizzazione della rete dei punti nascita in Sicilia che l´assessore regionale per la Salute, Massimo Russo, ha presentato oggi a Palermo al congresso della Societa´ italiana di ostetricia e ginecologia (Sigo). Nel decreto c´e´ anche un forte richiamo alle strutture private convenzionate, chiamate ad arginare l´enorme numero di parti cesarei che e´ stato registrato negli ultimi anni. "La Sicilia - ha detto l´assessore Russo - adempie puntualmente a quanto previsto a livello nazionale dalla Conferenza Stato Regioni. Abbiamo disegnato la nuova rete dei punti nascita dopo un eccellente lavoro svolto dai tavoli tecnici cui hanno partecipato i migliori professionisti del settore, seguendo dunque il metodo della condivisione. Si va in modo chiaro nella direzione della qualita´ e della sicurezza delle mamme e dei loro bambini". L´assessore ha sottolineato che le statistiche confermano la maggiore pericolosita´ delle strutture con basso volume di operativita´ e ha anche ricordato come una legge dello Stato consenta alle famiglie di poter iscrivere anagraficamente il proprio figlio in un luogo diverso da quello in cui la mamma ha partorito. Il provvedimento e´ stato condiviso con l´associazione dei comuni(Anci). Il decreto sulla rete dei punti nascita, come previsto nell´accordo raggiunto lo scorso anno in Conferenza Stato - Regioni, prevede la rifunzionalizzazione dei punti nascita con meno di 500 parti all´anno, fissando a mille parti lo standard verso cui si dovra´ tendere nel giro di un triennio. I cinque punti nascita che resteranno attivi nonostante un numero di parti inferiore sono Corleone (Palermo), Nicosia (Enna), Bronte (Catania), Mussomeli (Caltanissetta) e Santo Stefano di Quisquina (Agrigento). Il loro mantenimento e´ giustificato dalla oggettiva difficolta´ o impossibilita´ di garantire, entro tempi congrui, il trasferimento delle pazienti verso strutture di secondo livello, dall´ampiezza dell´area territoriale di riferimento e dalla media del numero di parti gia´ effettuati nel quinquennio, superiore a 150 parti all´anno. E´ previsto l´accorpamento dei punti nascita, anche con numero di parti superiore a 500, nei casi in cui la distanza fra loro e´ estremamente ridotta. La nuova organizzazione dovra´ essere completata entro il 30 giugno 2012, secondo i piani attuativi che dovranno essere predisposti dai direttori generali delle aziende entro il mese di marzo. La rifunzionalizzazione della rete prevede strutture di primo e secondo livello, secondo il modello "hub e spoke" previsto dal Piano sanitario regionale: le strutture di secondo livello, cioe´ quelle che tratteranno i casi piu´ complessi, dovranno garantire anche le funzioni assistenziali di terapia intensiva come le Utin (unita´ terapia intensiva neonatale) e le rianimazioni. Il decreto dedica particolare attenzione al problema dei parti cesarei che nel 2009 ponevano la Sicilia al secondo posto in Italia dietro alla Campania. Gia´ lo scorso anno l´assessorato, attraverso l´equiparazione delle tariffe tra parto naturale e parto cesareo, e´ riuscita a invertire il trend (anche i dati del primo semestre 2011 confermano il miglioramento). Adesso l´obiettivo e´ quello di raggiungere in breve tempo la soglia del 20% dei parti cesarei primari (attualmente al 37%) ed e´ gia´ previsto che saranno introdotte sanzioni economiche a partire dal 2012 per le strutture che supereranno questo limite. E´ prevista anche la valutazione delle performances dei singoli punti nascita, sia nel pubblico che nel privato, per valutare l´appropriatezza delle prestazioni.  
   
   
A TREVISO LA TERZA BANCA DEI TESSUTI D’EUROPA DIVENTA FONDAZIONE  
 
Treviso, 29 settembre 2011 - La terza Banca dei Tessuti d’Europa, quella dell’Ulss 9 di Treviso, si evolve e diventa Fondazione per avviare un cammino di attività e gestione più autonoma rispetto all’Azienda sanitaria, snellire e velocizzare l’operatività, agire liberamente sul mercato e reperire finanziamenti e sostegni anche al di fuori del sistema pubblico. L’importante novità è stata presentata ieri all’Ospedale di Treviso nel corso di una conferenza stampa cui partecipavano, tra gli altri, l’assessore regionale alla sanità Luca Coletto e il direttore generale dell’Ulss 9 Claudio Dario. L’atto formale di nascita della Fondazione è stato sottoscritto qualche giorno fa e prevede un consiglio d’amministrazione, che lavorerà in forma assolutamente gratuita ed è composto dal presidente Giuseppe di Falco, dai consiglieri Giancarlo Foscolo ed Ermanno Tristano e dal direttore medico Adolfo Paolin (confermato). “Un’operazione intelligente che trova tutta la condivisione della Regione – ha detto Coletto – perché così facendo è come se si fossero calzate delle scarpe da ginnastica per correre verso le esigenze dei pazienti che, sempre in maggior numero, vengono curati, e molto bene, utilizzando questi tessuti. In 10 anni di attività – ha aggiunto Coletto – la Banca ha fatto grandi cose, ma con questa nuova organizzazione potrà migliorare ulteriormente le sue già eccezionali performances. Tutti vi lavoreranno gratuitamente e, trattandosi di medici prestigiosi, a loro va il nostro sincero ringraziamento”. Dal 2000 ad oggi, 26.680 pazienti sono stati trattati con tessuti raccolti, lavorati e garantiti dalla Banca di Treviso. Nel solo 2010 sono stati distribuiti 5.131 tessuti, grazie a 1.515 donatori, a conferma di un incremento annuo di circa il 30% dal 2003, quando i tessuti furono 598 e i donatori 673. I tessuti maggiormente trattati sono quelli osteotendinei (58%), altri tipi di tessuti ossei (21%), cardiovascolari (10%), membrane amniotiche (11%). Tali tessuti sono stati raccolti in 54 tra ospedali e centri di prelievo di Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia e Marche. Delle 1.515 donazioni del 2010, 1.350 provenivano da vivente e 165 da donatori deceduti. Operante fino ad oggi come unità dell’Ulss 9, la Banca si è dimostrata realtà dinamica ed in continua espansione, consolidando e rendendo strategici i propri programmi di sviluppo e raggiungendo un bilancio annuo di 3 milioni di euro. Centro di Riferimento regionale, ogni giorno si confronta con le principali strutture omologhe europee e la sua attività di distribuzione si espande ben oltre i confini nazionali. La trasformazione in Fondazione, promossa e guidata dall’Ulss 9, rappresenta quindi una scelta mossa dall’esigenza di dare alla struttura una veste giuridica più flessibile dal punto di vista organizzativo a tutto vantaggio dell’incisività dell’azione e della produttività.  
   
   
SANITÀ, CALDORO: "INVERTITA LA ROTTA. PRIMI IN ITALIA PER BUONA AMMINISTRAZIONE”  
 
Napoli, 29 settembre 2011 - "Abbiamo invertito la rotta." Così il presidente della Regione Campania Stefano Caldoro commenta il risultato ottenuto dalla Campania al Tavolo interministeriale di verifica sul rientro dal debito sanitario. "Uno straordinario risultato che premia il lavoro della intera struttura commissariale e di tutti gli operatori della Sanità, dai dirigenti al personale che a vario titolo contribuisce al funzionamento della settore. Andiamo avanti su questa linea che coniuga rigore e qualità dei servizi. Sulla buona amministrazione siamo, anche su questo, i primi in Italia. Tutto questo lo si fa per garantire una migliore sanità per i cittadini”, conclude il presidente Caldoro.  
   
   
VACCINAZIONE HPV ALLEATA DELLA COPPIA, SALVA LA FERTILITÀ  
 
Palermo, 29 settembre 2011 – Il virus Hpv non fa distinzione fra i sessi, ama i giovani e può pregiudicarne la fertilità: in particolare quella dei maschi, che oggi però hanno a disposizione un’arma in più per difendersi. Il vaccino quadrivalente, finora raccomandato alle sole ragazze, si è dimostrato efficace anche nell’uomo tanto che la Commissione Europea ne ha approvato l’utilizzo fino a 26 anni d’età. “Finalmente si avranno pari opportunità nella prevenzione – afferma il prof. Antonino Perino, Direttore della Clinica Ostetrica e Ginecologica dell’Università di Palermo e Presidente del Congresso nazionale dei ginecologi, che si è chiuso ieri nel capoluogo siciliano -. Implementare la vaccinazione è una misura necessaria e il ginecologo può avere un’importanza chiave perché ricopre un ruolo di riferimento per la salute ed il benessere della donna e della coppia. L’obiettivo è raggiungere una copertura del 95% entro il 2013. Oggi siamo a una media del 65%: manca un 30% che può fare la differenza nella protezione dei nostri giovani. Su questo lavoriamo fianco a fianco con gli igienisti”. Oltre ai risultati nei maschi che mostrano un’efficacia superiore al 90% nella prevenzione delle lesioni genitali esterne, nuovi dati confermano la validità della vaccinazione Hpv non solo nelle preadolescenti, ma anche nelle adulte. Protegge inoltre nel 100% dei casi dalla reinfezione e può ridurre di oltre la metà le recidive in donne precedentemente sottoposte a conizzazione. “Sono evidenze che vanno al di là della campagna di offerta attiva e gratuita rivolta alla adolescenti – aggiunge il prof. Nicola Surico, presidente Sigo -. Siamo abituati a collegare l’Hpv al cancro della cervice uterina, ma questa neoplasia è solo una di quelle causate dall’Hpv che può provocare anche cancro dell’ano, della vulva, della vagina, dell’oro-faringe e che causa inoltre condilomi, la cui incidenza è in aumento esponenziale. Estremamente fastidiosi, si manifestano con dolore, bruciore, prurito, sanguinamento, possono provocare forte stress e conseguenze psicologiche negative personali e nel rapporto col partner. Fortunatamente la maggior parte delle infezioni da Hpv è transitoria, perché il virus viene eliminato dal sistema immunitario, ma spesso è asintomatico e può quindi continuare a creare danni indisturbato”. Potrebbero essere molto significative anche le ripercussioni sulla fertilità: uno studio tutto italiano, coordinato dal prof. Perino, ha dimostrato per la prima volta che quando il liquido seminale è positivo all’infezione, la capacità riproduttiva è a rischio. “Le conseguenze si fanno sentire sia sulla qualità e la motilità del liquido seminale che sull´embrione – spiega Perino – . Nella nostra ricerca abbiamo osservato 200 coppie che si erano sottoposte a fecondazione assistita: gli insuccessi erano correlati con l´età del maschio e con la positività per Hpv nello sperma. L’hpv potrebbe arrivare all´embrione tramite lo spermatozoo. Ecco perché la vaccinazione è un’arma così importante, anche per l’uomo”. I progressi ottenuti in campo clinico/epidemiologico mostrano in maniera sempre più evidente come l’Hpv non possa essere considerato unicamente un nemico delle donne, ma anche degli uomini. “È il momento di giocare un ruolo attivo nella prevenzione dell´Hpv – dichiara Perino -, grazie agli strumenti oggi disponibili di prevenzione secondaria e primaria, attraverso il vaccino. Come già avvenuto per il Pap Test che viene proposto ormai in maniera automatica alla paziente, è auspicabile che la stessa cosa avvenga per la vaccinazione Hpv, in modo da salvaguardare la salute e la qualità della vita riproduttiva”. Il Ministero della Salute ha avviato dal 2007 una campagna di immunizzazione gratuita per le ragazze nel dodicesimo anno di vita . Alcune regioni l’hanno estesa ad altre fasce d’età, come la Basilicata che la prevede anche per quelle di 15, 18 e 25 anni. “Si tratta di una delle realtà più virtuose d’Italia e una delle poche aver messo in campo l´offerta attiva a più coorti di nascita - commentano i presidenti del Congresso, prof. Luigi Alio, Direttore U.o. Ginecologia ed Ostetricia del Civico di Palermo e prof. Massimo Petronio, Direttore del Dipartimento salute della Donna e del Bambino dell’ Azienda Sanitaria Territoriale 6 di Palermo –: qui la copertura vaccinale è pari a oltre l’80%. Ma la situazione varia enormemente sul territorio e persino tra Asl della stessa Regione”. Al centro dell’attenzione dei 2.000 esperti riuniti al Congresso anche le misure da adottare per lo screening oncologico poiché oggi nel mondo scientifico vi è un intenso dibattito su quali siano i criteri da seguire. Una commissione promossa dal Ministero ha recentemente proposto di abolire il pap test ogni 3 anni per le donne dai 25 ai 64, come attualmente previsto, e di sostituirlo con il solo Hpv test ogni 5 anni. “Non si può modificare di punto in bianco la strategia – conclude il prof. Surico, che riporta le conclusioni del documento prodotto dal gruppo di lavoro Sigo – va previsto un periodo di transizione in cui associare al pap test l’hpv test. Questo permetterebbe la riorganizzazione del sistema, l’informazione alle donne e la formazione dei ginecologi alla gestione della nuova modalità. L’utilizzo del co-testing, comunque, permetterebbe nel breve periodo la diminuzione del numero di screening, allungando l’intervallo a 3-5 anni”.  
   
   
SALUTE MENTALE: AD ANCONA, LA GIORNATA DEGLI UFE.  
 
Ancona, 29 Settembre 2011 - Arriva ad Ancona l´esperienza degli Ufe, gli Utenti Familiari Esperti. Il 30 settembre, al Palazzo Li Madou della Regione Marche, si svolgera` un´intera giornata dedicata a questa nuova metodologia all´interno dei servizi di salute mentale. Ad aprire i lavori, alle ore 9, sara` il presidente della V Commissione Sanita` dell´Assemblea legislativa delle Marche, Francesco Comi. Gli Ufe sono utenti e familiari che dalla malattia hanno tratto consapevolezza del loro ´sapere esperienziale ´ e hanno maturato la capacita` di trasmetterlo. In questo percorso fondamentale e` la collaborazione con gli operatori. Questa modalita` collaborativa, nata e sostenuta ormai da anni dal Servizio di Salute mentale di Trento, si chiama ´Fareassieme´. Il risultato piu` evidente del ´Fareassieme´ sono appunto gli Ufe. Attualmente sono circa cinquanta gli Ufe che lavorano a Trento e che sono diventati parte attiva ed integrante del Servizio di salute mentale. Numerosi i riconoscimenti fino al finanziamento quest´anno del progetto da parte del Ministero della salute per la diffusione degli Ufe nelle regioni italiane. L´appuntamento di Ancona rientra in questo progetto, quale ´sperimentazione e trasferimento di modelli di empowerment organizzativo per la valutazione e il miglioramento della qualita` dei servizi sanitari´, ed e` stato promosso da Agenas ´ Agenzia nazionale per i servizi regionali sanitari, con il patrocinio della Regione Marche. La collaborazione tra operatori, utenti e familiari si sta sempre piu` affermando come elemento determinante nella creazione di nuovi contesti di cura, al cui interno le persone con disagio mentale e i loro familiari partecipano attivamente alle decisioni che li riguardano. Gli Ufe, in particolare, sono riconosciuti come promotori di qualita` delle prestazioni perche` favoriscono la condivisione,il protagonismo attivo e la centralita` dell´utente nel percorso di cura. Gli Ufe si stanno diffondendo in altri servizi italiani e in alcune realta` estere (Pechino, Berlino, Svezia).  
   
   
RILPIVIRINA HA RICEVUTO IL PARERE POSITIVO DAL CHMP PER IL TRATTAMENTO DEI PAZIENTI ADULTI CON INFEZIONE DA HIV -1 NAïVE - SI TRATTA DEL TERZO FARMACO CONTRO L’HIV SOTTOPOSTO ALLE AUTORITÀ REGOLATORIE DA TIBOTEC  
 
Beerse, Belgio, 29 Settembre 2011 – Tibotec Pharmaceuticals, una delle aziende farmaceutiche di Janssen, ha annunciato che il Comitato per i Medicinali per Uso Umano (Chmp) di Ema (European Medicines Agency) ha espresso parere positivo per l’approvazione di rilpivirina in compresse da 25 mg per il trattamento in monosomministrazione giornaliera, associata ad altri farmaci antiretrovirali (Arvs), dell’infezione da Hiv-1 in pazienti adulti mai sottoposti a trattamento con antiretrovirali, con una carica virale ≤ 100,000 copie/ml. Rilpivirina è un inibitore non nucleosidico della transcrittasi inversa (Nnrti). Il parere positivo del Chmp è basato sui risultati a 48 settimane di due Studi clinici di Fase Iii, che hanno valutato l’efficacia, la sicurezza e la tollerabilità di rilpivirina in più di 1.350 pazienti adulti con infezione da Hiv – 1 naïve in oltre 20 Paesi. I dati di 48 settimane degli Studi Echo e Thrive sono stati pubblicati sull’edizione del 16 luglio 2011 di The Lancet 1, 2. “Siamo impegnati a sviluppare soluzioni terapeutiche nuove e innovative contro l’Hiv, in particolare quelle che migliorano la vita dei pazienti attraverso la semplificazione del trattamento, migliorando l’aderenza alla terapia. Una volta concluso l’iter registrativo, rilpivirina offrirà un’ulteriore possibilità ai pazienti che, per la prima volta, iniziano una terapia combinata contro l’infezione da Hiv – dichiara il Dottor Wim Parys, Responsabile Mondiale della Divisione Malattie Infettive di Janssen – Rilpivirina è un elemento importante nel portfolio di farmaci per l’Hiv di Janssen, che include anche darunavir ed etravirina. Noi siamo felici dal parere positivo del Chmp e lavoreremo a stretto contatto con le Autorità Regolatorie per rendere disponibile rilpivirina ai pazienti con infezione da Hiv in Europa.” Rilpivirina è, inoltre, associata a emtricitabina 200mg/tenofovir disoproxil fumarato 300mg di Gilead in una co-formulazione fissa per uso orale che prevede la monosomministrazione giornaliera. Tale formulazione è stata sottoposta a una richiesta separata di Marketing Authorisation (Maa) ed è attualmente in valutazione da parte dell’Agenzia Europea (Ema) “Siamo lieti della partnership con Gilead – aggiunge Parys - una delle aziende leader nella lotta contro l’Aids, che condivide con noi l’impegno nel migliorare le opzioni terapeutiche per le persone che vivono con questa malattia”. Rilpivirina ha ricevuto l’approvazione dall’Autorità statunitense Fda nel maggio 2011 e nel luglio 2011 da quella canadese Health Canada. La domanda per l’approvazione è stata, inoltre, sottoposta ad altri Paesi, inclusa Svizzera ed Australia. La combinazione a dose fissa di rilpivirina ed emtricitabina 200mg/tenofovir disoproxil fumarato 300mg di Gilead è stata approvata dall’Fda nell’agosto 2011. Rilpivirina è un inibitore non nucleosidico della transcrittasi inversa (Nnrti), un enzina “chiave”, che il virus Hiv utilizza per replicarsi. La richiesta alle Autorità Regolatorie è basata sui dati raccolti alla 48^ settimana di due studi registrativi di Fase Iii, randomizzati, in doppio cieco chiamati Echo (Tmc278-c209) e Thrive (Tmc278-tidp6-c215).2 Gli Studi hanno valutato l’efficacia, la sicurezza e la tollerabilità di rilpivirina in monosomministrazione giornaliera, in associazione a due Nrtis, nel trattamento dell’infezione da Hiv-1 in pazienti adulti mai sottoposti a trattamento con antiretrovirali. Entrambi hanno raggiunto l’obiettivo primario di dimostrare la non inferiorità di rilpivirina rispetto a efavirenz nella percentuale di pazienti che hanno ottenuto una carica virale non rilevabile (inferiore a 50 copie/ml) alla 48^ settimana. 2 La percentuale degli eventi avversi che hanno portato all’interruzione del trattamento con rilpivirina o efavirenz, indipendentemente dalla gravità, è stata rispettivamente del 2% e del 4%. I più comuni avventi avversi, causa dell’interruzione del trattamento nel braccio rilpivirina vs efavirenz, sono stati: disturbi psichiatrici (1% vs 2%) ed eruzioni cutanee (rash) (0,1% vs 1,5%). Altri eventi avversi che hanno riguardato rilpivirina con incidenza › 2%, sono stati: sindrome depressiva (4%), insonnia (3%), mal di testa (3%) e rash (3%) con grado da moderato a grave(› grado 2).  
   
   
COSA PENSANO I TOSCANI DEL PRONTO SOCCORSO? AL VIA L’INDAGINE DEL MES  
 
Firenze, 29 settembre 2011 – Quanto tempo è passato dal momento dell’accesso a quello della dimissione? Il personale sanitario è stato cortese? Come valuta la qualità dell’assistenza ricevuta? Queste, e molte altre domande, 30 in tutto, saranno rivolte agli utenti dei pronto soccorso di tutti gli ospedali toscani, dal prossimo 3 ottobre. Parte infatti lunedì prossimo, in tutte le 12 Asl e le 4 aziende ospedaliero-universitarie, l’indagine di soddisfazione dei pazienti dei pronto soccorso toscani condotta dal Mes, il Laboratorio Management e Sanità della Scuola Superiore Sant’anna di Pisa, per conto della Regione Toscana. L’indagine verrà svolta tramite molteplici canali. A un campione di 30.000 pazienti sarà inviato a casa per posta un questionario da compilare e restituire con busta preaffrancata. Se la persona che riceve a casa il questionario preferisce rispondere per telefono, potrà chiamare il numero di telefono dedicato che troverà nella lettera, cui lasciare i suoi riferimenti: un ricercatore del Mes la chiamerà per effettuare l’intervista telefonica. In alternativa, il paziente potrà compilare il questionario su Internet, secondo le modalità che troverà nella busta ricevuta a casa. “Dal 2005 la Regione Toscana, tramite il Mes, svolge indagini per rilevare l’esperienza e il grado di soddisfazione dei pazienti – dice l’assessore al diritto alla salute Daniela Scaramuccia – Vogliamo ascoltare la voce del cittadino, per rendere più efficace l’assistenza. I risultati di queste indagini sono molto utili per conoscere il punto di vista dei pazienti sulla qualità dei nostri servizi sanitari, e per individuare meglio quali aspetti dell’assistenza siano soddisfacenti e quali dovrebbero invece essere migliorati. I principali risultati vengono utilizzati come indicatori che alimentano in modo sistematico il sistema di valutazione della performance delle aziende”. Il questionario si compone di circa 30 domande a risposta chiusa, che prendono in considerazione una serie di aspetti legati all’esperienza dell’utente del pronto soccorso, dal momento dell’accesso fino alla dimissione, quali i tempi di attesa, la cortesia e la professionalità del personale, la valutazione della qualità complessiva. Per favorire il dialogo con i cittadini, il questionario si chiude con uno spazio aperto, in cui inserire commenti e opinioni. La novità rispetto alle indagini svolte negli anni precedenti, questa volta sta nel fatto che i cittadini potranno continuare a far sentire la loro voce anche dopo la chiusura dell’indagine (che durerà circa un mese e mezzo): da dicembre verrà infatti attivato un sito Internet che diventerà un canale di comunicazione aperto e accessibile a tutti. “Utilizzando i dati a sostegno delle scelte manageriali – osserva Sabina Nuti, direttore del Mes – le aziende possono accentuare la capacità di ascolto dei bisogni dei cittadini e rendere quindi l’offerta dei servizi più centrata sui pazienti, anziché sulle esigenze dell’organizzazione interna. Questa opportunità può essere sfruttata al meglio se i dati, anziché rimanere chiusi nel cassetto dei manager, vengono diffusi tra gli operatori professionali, che hanno modo così di rivedere le modalità di erogazione delle prestazioni e di migliorare la comunicazione con il paziente”. I dati verranno trattati nel più assoluto rispetto della privacy. Ai dati avranno accesso esclusivamente i ricercatori che condurranno l’indagine e i risultati verranno resi noti in forma rigorosamente anonima e aggregata, e sarà impossiible risalire alle singole persone che hanno partecipato all’indagine. Le informazioni raccolte durante l’indagine verranno conservate per il tempo strettamente necessario allo studio e immediatamente dopo verranno eliminate.  
   
   
MSD E IDI: SI UNISCONO PER INNOVARE NASCE IL POLO ITALIANO PER LA DISTRIBUZIONE ED IL CO-SVILUPPO DI PRODOTTI PER LA DERMATOLOGIA  
 
Roma, 29 settembre 2011 - Msd e Idi siglano un accordo e diventano partner in dermatologia. Msd, gruppo attivo in dermatologia dopo la fusione con Schering-plough, sigla un accordo con Idi Farmaceutici, realtà unica a livello mondiale, che vanta il più alto numero di pubblicazioni in questo ambito. L´accordo si compone di due parti, la prima relativa a politiche commerciali e di espansione dei mercati. Msd distribuirà tutti i prodotti Idi nel nostro Paese, assicurando così una presenza capillare in tutte le farmacie italiane. Msd si riserva l’opzione di commercializzazione anche in Europa e Canada, garantendo a Idi un´espansione in mercati sino ad oggi non coperti. L’azienda italiana avrà, quindi, la possibilità di potenziare la sua struttura di informazione medico-scientifica per arrivare in territori e mercati fino ad ora mai raggiunti. Nel contempo, Idi, in base alla riconosciuta qualità della sua struttura di informazione medico-scientifica, assumerà la responsabilità della promozione di alcuni dei prodotti dermatologici Msd. La seconda parte dell´accordo prevede la possibilità di future sinergie in Ricerca & Sviluppo. Da un lato, gli scienziati Msd, riconoscendo il valore delle strutture di ricerca Idi, stanno valutando la possibilità di un co-sviluppo di molecole di grande rilievo terapeutico (ad es., oncolitici ed antiblastici) già in fase avanzata negli Stati Uniti, in partnership con gli Ospedali del Gruppo (Idi Sanità) ed in forte collaborazione con l´Istituto di Ricerca - Irccs, leader mondiale in dermatologia. Dall´altro, il progetto prevede anche la possibilità di partnership nell´area della rigenerazione tissutale e biotecnologia cellulare, Cell Factory, sul fronte delle terapie avanzate (lembi tissutali), che rappresentano un momento di altissima tecnologia italiana e che dovrebbero portare a preparati su base cellulare per le grandi patologie degenerative croniche, con contenimento della spesa sanitaria. Con quest’accordo, Msd ha voluto sottolineare il valore della ricerca italiana scegliendo Idi come partner, un’azienda unica per il suo modo di fare impresa e ricerca. Con l’accordo Msd - Idi, nasce un nuovo modo di fare impresa. “Vogliamo creare valore facendo rete di imprese - ha sottolineato Pierluigi Antonelli, Presidente e Amministratore Delegato di Msd Italia - massimizzando i punti di forza delle singole eccellenze. Sono orgoglioso che la nostra Azienda, dopo un´attenta fase di scouting su scala mondiale, abbia scelto il valore della ricerca italiana. Dietro questo accordo, ci sono professionalità, entusiasmo, risorse e competenze; e in un momento particolarmente delicato per l’economia del Paese, ma anche per il settore farmaceutico, vorrei trasferire con quest’accordo un moderato, ma spero apprezzato, segnale d’ottimismo”. Il Presidente di Idi Farmaceutici, Franco Decaminada ha ricordato che “dalla nascita del primo centro Terapeutico in via dei Monti di Creta allo sviluppo dello stabilimento di Pomezia, dove tra l’altro opera il laboratorio di Ingegneria tissutale su base cellulare per la medicina rigenerativa grave, Idi è sempre stato sinonimo di eccellenza ed innovazione in dermatologia. L’accordo che presentiamo oggi con il secondo gruppo farmaceutico mondiale conferma il valore del nostro lavoro e ci rende orgogliosi di essere tra coloro che esportano l’eccellenza della ricerca italiana”. La dermatologia è oggi una branca della medicina molto specializzata. I farmaci dermatologici, dove Idi rappresenta un’azienda leader, globalmente occupano il 10° posto nella spesa farmaceutica nazionale con circa 650 milioni di euro (9,5% della spesa rimborsata dal Ssn secondo il rapporto Osmed 2010). E´ importante sottolineare che in questa valutazione della spesa manca la quota dovuta ai farmaci biologici utilizzati nella terapia della psoriasi. Per quanto riguarda i prodotti commercializzati dalle due aziende, Propecia ed Aloxidil sono i leader di mercato in tricologia, ma Idi e Msd dispongono di farmaci di riferimento che coprono quasi la totalità delle patologie dermatologiche. Msd vanta una forte presenza in numerose aree terapeutiche che variano dall’area immunologica al cardiovascolare, dalla virologia ai vaccini, dalla diabetologia alla salute della donna, dal respiratorio a molte altre ancora. Il suo portafoglio è arricchito da una solida pipeline composta da una ventina di promettenti molecole in fase avanzata di sviluppo. L’impegno in ricerca ed in tecnologia ha consentito ad Idi Farmaceutici non solo una riconosciuta eccellenza per la qualità ma anche un andamento di fatturato nel canale farmacia in forte incremento, con una crescita del giro d’affari del 26% negli ultimi 2 anni. Le chiavi del successo di Idi risiedono nella sua unicità: è l´unica azienda italiana a fare della dermatologia clinica un criterio di ricerca e l´unica al mondo che fa parte di un gruppo avente all’interno l’ospedale dermatologico tra i più importanti d’Europa, anche per il numero di posti letto, con possibilità di sviluppare farmaci in stretta connessione all’attività clinica ospedaliera, anche grazie a dotazioni e tecnologie produttive all’avanguardia. E’ importante ricordare che la filosofia che ispira il gruppo Idi è impostata su principi di etica e solidarietà, che mette al primo posto la tutela della salute dei pazienti.  
   
   
OTTOBRE IN ROSA TORNA LA CAMPAGNA PER LA PREVENZIONE DEL TUMORE AL SENO. NUMEROSE INIZIATIVE IN CITTÀ E PROVINCIA E VISITE GRATUITE SUL TERRITORIO. VENERDÌ L’ACCENSIONE DEI MONUMENTI IN ROSA.  
 
Parma, 28 settembre 2011 – Sarà una campagna ricca di appuntamenti in città e provincia: appuntamenti diversi caratterizzati dall’obiettivo comune di ricordare a tutte le donne l’importanza della prevenzione per contrastare il tumore al seno. Torna per tutto il mese di ottobre la campagna di sensibilizzazione “Nastro Rosa”, promossa sul territorio dalla sezione provinciale della Lega italiana per la lotta contro i tumori (Lilt) con l’Azienda Ospedaliero-universitaria e l’Azienda Usl di Parma e in collaborazione con Comune e Provincia di Parma. Un calendario ricco di appuntamenti per sensibilizzare in modi e con linguaggi diversi: dagli incontri informativi ai convegni, fino alle sfilate di moda e agli spettacoli teatrali. Oltre naturalmente alle consuete visite gratuite di prevenzione a Parma e in provincia.Il filo rosso del calendario, si diceva, è il messaggio. Un messaggio estremamente importante, perché è noto che la diagnosi precoce aumenti la probabilità di sconfiggere il tumore al seno. “Questo mese in rosa è un appuntamento tradizionale e denso di significato per tutte le donne, perché è portatore di un messaggio fondamentale: una visita precoce può salvare la vita, e la prevenzione in questo campo può fare davvero la differenza”, ha detto nella presentazione di oggi in Provincia l’assessore provinciale alle Politiche sociali Marcella Saccani. “Sarà un mese ricco di iniziative, che tutte insieme servono a sensibilizzare in modi diversi su un tema di fondamentale importanza come la prevenzione del tumore al seno. Una prevenzione che passa necessariamente attraverso le visite. Invito tutte le donne a farle: sono dieci minuti che salvano la vita, perché prevenire è vivere”, ha spiegato la presidente della Lilt di Parma Stefania Pugolotti.anche quest’anno l’apertura della campagna sarà suggestiva: venerdì 30 settembre alle 19,30 nell’atrio dell’Azienda Ospedaliero-universitaria di Parma prenderà il via l’accensione dei monumenti in rosa alla presenza delle autorità: si coloreranno di rosa il Padiglione d’ingresso all’Ospedale, la sede della Direzione del Distretto di Parma dell’Ausl in viale Basetti e il Ponte De Gasperi, e da quest’anno sarà in rosa anche l’Euro Torri.“si vuole lanciare un messaggio importante a tutte le donne”, ha confermato il direttore del Distretto di Parma dell’Ausl Giuseppina Ciotti. “L’ausl fin dall’inizio dell’attività di screening è particolarmente impegnata in questo settore, perché la prevenzione può davvero salvare delle vite: per il tumore al seno è dimostrato che la diagnosi precoce salva la vita”, ha continuato, ricordando che “l’Ausl ha investito nelle tecnologie: dal 2010 tutti gli apparecchi sono digitalizzati, quindi una mammografia può essere letta in tutte le strutture della rete” e che “dal luglio 2010 il nostro centro screening è stato trasferito all’Ospedale, vicino al centro senologico, nell’ottica di un centro sempre più integrato”. Investimenti rilevanti anche per l’Azienda ospedaliera, come ha confermato Maria Pompea Bernardi, responsabile della struttura semplice dipartimentale Organizzazione sviluppo e monitoraggio dei processi sanitari: “L’azienda ospedaliero-universitaria ha investito tanto su questo tema. Innanzitutto per costruire il Centro senologico e poi per dar vita a un vero e proprio percorso diagnostico-terapeutico per la donna che si reca nella nostra azienda”.“Aderiamo anche quest’anno con convinzione a questa campagna: siamo professionisti che hanno a che fare quotidianamente con la prevenzione e siamo particolarmente sensibili al tema”, ha osservato Cecilia D´aloia, responsabile della struttura semplice Centro senologico e Percorso diagnostico terapeutico Tumore alla mammella dell’Azienda ospedaliero-universitaria, che ha rimarcato il lavoro del centro senologico, “importante realtà, attiva dal 2007, in cui lavorano varie professionalità”, soffermandosi sul “lavoro d’equipe, multidisciplinare”, sulla presa in carico integrata della paziente, e sottolineando il “crollo delle liste d’attesa per la mammografia”.“Lo scorso anno abbiamo fatto 24mila mammografie, da cui sono scaturiti approfondimenti diagnostici di diverso tipo, e abbiamo diagnosticato 153 lesioni neoplastiche, distribuite in tutte le fasce d’età. Abbiamo ampliato lo screening, prima regione in Italia, anche al quinquennio 45-49 anni e al quinquennio 70-74, che si aggiungono così alla fascia storica 50-69 anni”, ha spiegato Giovanni Maria Conti, responsabile del programma di screening mammografico dell’Ausl. “Il risultato diagnostico è stato molto buono, i dati sono estremamente confortanti: se paragonati a quelli della media regionale ci troviamo in una situazione di privilegio. E la scarsa percentuale di neoplasie in stadio avanzato riscontrate testimonia che abbiamo lavorato bene. Abbiamo una percentuale di diagnosi anticipata del 36%, molto meglio della media regionale, e il 70% di lesioni in situ uguali o inferiori al centimetro, e anche su questo i dati sono migliori della media regionale. Tutto questo dimostra una volta di più l’importanza del controllo periodico puntuale”.Nel corso della presentazione è intervenuto anche Mario Benecchi, tra gli organizzatori dell’evento speciale previsto per il 29 ottobre al Palacassa (dalle 19,30): “Con Parma nel cuore a favore di Lilt”, una serata tra arte, moda, musica e gastronomia per la Lilt di Parma.  
   
   
IPERTENSIONE ARTERIOSA RESISTENTE, LA SOLUZIONE ARRIVA DALLA DENERVAZIONE RENALE PRESENTATA IN SENATO LA PROCEDURA MININVASIVA PER LA CURA DELLA FORMA PIÙ SEVERA DI IPERTENSIONE  
 
Roma, 29 settembre 2011 – Stile di vita sano, alimentazione corretta e terapia farmacologica: queste le armi contro l’ipertensione arteriosa, patologia che solo in Italia colpisce oltre 15 milioni di abitanti, principale fattore di rischio di gravi malattie cardiovascolari, come ictus cerebrale, infarto, diabete e insufficienza renale. Armi necessarie, ma non sempre efficaci nei casi di ipertensione arteriosa resistente ai farmaci, quando non si riesce a normalizzare la pressione nonostante un piano terapeutico che include l’attenzione allo stile di vita e la prescrizione di almeno 3 farmaci anti ipertensione (incluso un diuretico) in dosi adeguate. Oggi è possibile intervenire sull’ipertensione resistente attraverso la denervazione renale, un intervento mininvasivo che agisce sul legame tra le fibre nervose del sistema simpatico presenti nel rene e la pressione. Questa innovativa tecnica mininvasiva non farmacologica, è stata presentata nel corso della conferenza stampa dal titolo “Le nuove frontiere per la cura dell’ipertensione arteriosa resistente”, svoltasi ieri a Roma, presso la Sala Caduti di Nassirya di Palazzo Madama, promossa dall’Associazione Parlamentare per la Tutela e la Promozione del Diritto alla Prevenzione, con il supporto non condizionante di Medtronic Italia, e i patrocini del Senato della Repubblica, della S.i.i.a. (Società Italiana di Ipertensione Arteriosa), della S.i.n. (Società Italiana di Nefrologia) e della S.i.m.g (Società Italiana di Medicina Generale). L’incontro, a cui hanno preso parte il Senatore Antonio Tomassini, Presidente Xii Commissione Igiene Sanità del Senato e Presidente dell’Associazione Parlamentare per la Tutela e la Promozione del Diritto alla Prevenzione, il professor Alberto Morganti, Presidente della S.i.i.a. (Società Italiana per l’Ipertensione Arteriosa), il professor Giovanni Simonetti, Consigliere del Ministro della Sanità e Direttore del Dipartimento di Diagnostica per Immagini e Radiologia Interventistica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico Universitario Tor Vergata, il professor Guido Grassi, Dipartimento di Medicina Clinica dell’Università Milano–bicocca - Ospedale San Gerardo di Monza, la dottoressa Rosanna Coppo, Presidente della S.i.n. (Società Italiana di Nefrologia) e il dottor Claudio Cricelli, Presidente della S.i.m.g. (Società Italiana di Medicina Generale), è stata anche l’occasione per fare il punto sulla patologia dell’ipertensione, sottolineando l’impatto sociale ed economico e i più innovativi percorsi terapeutici della sua forma più grave, l’ipertensione arteriosa resistente o refrattaria. Si parla di ipertensione arteriosa, in presenza di valori costanti della pressione oltre i 140/90 mmHg: i danni provocati da questa patologia coinvolgono soprattutto gli organi più sensibili ad elevati valori di pressione, ovvero cuore, rene e cervello. Nel mondo si calcolano circa un miliardo di persone con ipertensione, un numero, secondo le stime, destinato a crescere a 1,6 miliardi entro il 2025. La situazione in Italia non è meno allarmante: gli ipertesi nel nostro Paese sono oltre 15 milioni, di cui il 50% supera i 65 anni. “L´ipertensione arteriosa rappresenta quindi un problema di grande importanza in campo socio-sanitario principalmente per tre motivi: l´alto numero di individui affetti da tale forma morbosa, il fatto che questa costituisca uno dei principali fattori di rischio per alcune tra le più diffuse malattie che affliggono attualmente la popolazione dei paesi a più elevato sviluppo economico, gli elevati costi di gestione sanitaria nella prevenzione, terapia e gestione– dichiara il Senatore Antonio Tomassini - Il trattamento di questa patologia richiede il contributo di più attori all’interno di un sistema inter-professionale, inter-disciplinare e multi-disciplinare”. Uno dei principali problemi è rappresentato dalla diagnosi spesso tardiva dell’ipertensione, che ai suoi esordi è quasi sempre asintomatica: in Italia il numero di pazienti che accede ad un trattamento non arriva a 10 milioni e, nonostante la disponibilità di numerose classi di farmaci efficaci e solitamente ben tollerati, sono ancora meno i pazienti sotto controllo con terapie che comportano l’assunzione di numerosi farmaci. “Secondo recenti studi condotti nel nostro paese non più del 20-25% dei pazienti ipertesi raggiunge con il trattamento i valori di 130/80 mmHg, considerati come ottimali per la prevenzione degli eventi cardiovascolari e renali. La principale ragione di questo insufficiente controllo risiede nella difficoltà per molti pazienti di adattarsi ad una terapia che deve durare per tutta la vita e della quale si temono gli effetti collaterali - ha dichiarato il professor Alberto Morganti – Pertanto qualunque approccio non farmacologico, che consenta di ottenere un miglior controllo della pressione arteriosa, costituisce una priorità. Queste considerazioni sono particolarmente rilevanti – prosegue Morganti – per i pazienti ipertesi definiti “resistenti”, in quanto i loro valori pressori continuano a mantenersi elevati nonostante una terapia plurifarmacologica assunta regolarmente e un corretto stile di vita. Argomento importante, che sarà oggetto di discussione anche nel corso del nostro Congresso Nazionale S.i.i.a., in programma dal 29 settembre a Roma.” Oggi è possibile intervenire sull’ipertensione resistente attraverso la denervazione renale, un intervento mininvasivo che agisce sul legame tra le fibre nervose del sistema simpatico presenti nel rene e la pressione. “La nuova procedura trasferisce, in campo clinico, studi di 30 anni fa, che dimostrano la centralità del rene nello sviluppo dello stato ipertensivo, attraverso una molteplicità di meccanismi – dichiara il professor Guido Grassi - Uno di questi è rappresentato dal Sistema Nervoso Simpatico (Sns), le cui fibre giungono al rene correndo lungo e all’interno delle arterie renali. Attraverso queste fibre, il sistema simpatico controlla gli stimoli che dal cervello arrivano al rene, con effetti sulla pressione. Nei casi di ipertensione arteriosa, si verifica un’ipereccitazione del sistema simpatico. La denervazione renale si propone di ridurre questa iperattività, e quindi l’ipertensione.” “La denervazione renale rappresenta un’opzione innovativa e sicura per il trattamento dell’ipertensione refrattaria - aggiunge il Professor Giovanni Simonetti – La procedura è molto semplice e dura circa 40 minuti. Si ricorre ad un catetere per ablazione che dall’arteria femorale arriva fino alle arterie renali; una volta che il dispositivo giunge a destinazione, dal catetere viene erogata energia a radiofrequenza a bassa potenza, finalizzata a disattivare le terminazioni del nervo simpatico, senza ledere il vaso. Anche presso il nostro dipartimento, da settembre 2010 a febbraio 2011, abbiamo compiuto un’analisi su 18 pazienti affetti da ipertensione essenziale molto alta (il valore medio era 171/102 mmHg) non controllata da terapia medica. Dopo 6 mesi di follow up, c’è stata una riduzione significativa media della pressione pari a -21/-12 mmHg, e non è stata osservata nessuna complicanza. La nostra esperienza sarà argomento di dibattito nel corso del Corso Internazionale di Procedure Endovascolari (Icep), in programma a Roma dal 29 settembre al 1° ottobre”. Lo studio multicentrico, prospettico, randomizzato Symplicity Htn 2 (parte di un programma di studi ancora in corso), condotto su pazienti con ipertensione resistente e pubblicato nel 2010 su Lancet, ha dimostrato che a seguito di questa procedura si possono ottenere riduzioni medie della pressione arteriosa nell’ordine di 32 e 12 mm Hg, a 6 mesi di follow up. I dati finora raccolti inoltre mostrano una sostanziale assenza di effetti indesiderati. Sebbene al momento l’utilizzo della denervazione sia limitato alle forme più gravi e resistenti d’ipertensione, non si può escludere che con il crescere dell’esperienza e di ulteriori risultati positivi, questa tecnica possa trovare applicazione anche per altre patologie che prevedono un’iperattività del sistema nervoso, come il diabete o le malattie renali croniche. “La denervazione ha mostrato buone percentuali di successo nel rendere i pazienti più rispondenti alle terapie farmacologiche – prosegue Grassi - Attraverso il programma di studi Symplicity Htn, stiamo realizzando un Registro Nazionale e Internazionale, in cui saranno raccolti i dati relativi a tutti i pazienti trattati con questa procedura. Vogliamo arrivare a 5000 casi, in modo da definire un protocollo unificato di azione, in cui siano descritte anche le possibili controindicazioni Ricordiamo la classe di pazienti che soffre di ipertensione resistente rappresenta la popolazione più a rischio di complicanze renali e vascolari, con relativi costi sociali ed emotivi enormi.” Il rene ha un rapporto duplice con l’ipertensione. Ne è vittima, poiché, irrorato da numerosi vasi sanguigni, è più esposto, rispetto ad altri organi, allo stress meccanico indotto da un aumento di pressione arteriosa. Ne è però anche responsabile, perché le malattie renali, immunologiche o genetiche, attivano nell’organo la sintesi della renina, una sostanza che induce un aumento della pressione facilitando la ritenzione renale di sodio e agendo direttamente sui vasi. “Più del 50% dei soggetti con malattia cronica di rene soffre di ipertensione arteriosa, patologia che contribuisce significativamente alla progressione verso la dialisi – dichiara la dottoressa Rosanna Coppo – La malattia cronica renale costituisce una vera emergenza: le stime mostrano che 1 Italiano su 10 presenta una funzione renale ridotta e 1 su 1000 è in trattamento sostitutivo con dialisi o trapianto”. Questa malattia assorbe l’1.2% delle risorse del Sistema Sanitario Nazionale. Ogni paziente in dialisi costa circa 80.000 euro all’anno, comprendendo anche la spesa farmacologica associata, e ogni paziente trapiantato circa 15.000 euro. “E’ pertanto fondamentale, per proteggere i reni e per evitare eventi infausti, che la pressione arteriosa, in soggetti con malattia cronica renale anche iniziale, o con diabete con rischio di malattia renale diabetica, sia mantenuta a 130/80 mmHg, al di sotto cioè del limite di 140/90 mmHg della popolazione generale – conclude Coppo - Purtroppo circa il 30% dei pazienti, con rene ancora funzionante, in dialisi o addirittura dopo un trapianto di organo, non riesce a controllare la pressione arteriosa adeguatamente, nonostante la terapia multipla (riduzione del sale nella dieta e esercizio fisico adeguato), con rischio di andare o ritornare in dialisi o di soffrire di accidente vascolare. Anche in questi soggetti la nuova tecnica di denervazione renale rappresenta una interessante opzione terapeutica.” “I dati disponibili mostrano che, dal 2002 al 2009, il tasso dei pazienti con ipertensione resistente è stato in costante crescita, a fronte di una maggiore attenzione e cura da parte del medico di medicina generale, che, ricordiamo, è spesso l’unica figura di riferimento per l’iperteso, anche per indicare le nuove terapie disponibili - dichiara il dottor Claudio Cricelli – Si tratta di pazienti anziani, con una leggera prevalenza nel sesso femminile, con un quadro patologico spesso aggravato da altri problemi, come obesità e sindrome metabolica, il cui impatto sul Ssn è molto elevato: solo nel primo trimestre del 2009, ad esempio, il costo medio pro capite sostenuto per il complesso dei trattamenti é stato di circa 500 euro”. Tuttavia l’Italia, dove peraltro la ricerca sull’ipertensione rappresenta un’eccellenza, è agli ultimi posti per l’utilizzo della procedura, a causa delle problematiche di accesso alla terapia. “Oggi il Ssn relega la tecnica all’arbitrarietà e alla disponibilità momentanea dei già risicati budget sanitari - conclude il senatore Tomassini – La situazione in altri stati europei è ben diversa: la Germania e l’Inghilterra, ma anche la Spagna e il Portogallo, hanno colto le opportunità legate all’introduzione della procedura, per le problematiche sociali e sanitarie collegate ai rischi derivanti da una ipertensione non controllata. E’ necessario pertanto definire Percorsi Diagnostici Terapeutici Assistenziali (Ptda) per la cura dell’ipertensione arteriosa resistente che, sulla base delle linee guida ed in relazione alle risorse disponibili, consentano un´analisi degli scostamenti tra la situazione attesa e quella osservata, in funzione del miglioramento della qualità di vita. I Ptda sono gli unici strumenti che permettono all´azienda sanitaria di delineare, rispetto ad una patologia o un problema clinico, il miglior percorso praticabile all´interno della propria organizzazione”.  
   
   
BOLZANO: INTERVENTO PER MAGGIORE AUTONOMIA DELLE PERSONE CON DISABILITÀ  
 
Bolzano, 29 settembre 2011 - Per consentire una vita più autonoma e maggiori possibilità di partecipazione sociale, come ha spiegato il presidente Durnwalder, la Giunta provinciale ha deciso il 26 ottobre un innovativo intervento a favore delle persone con gravi disabilità di tipo fisico: finanziare l´assistenza, vale a dire l´accompagnamento di un’assistente che aiuti i disabili nella gestione domestica e nelle attività della vita quotidiana. La Giunta ha approvato la proposta dell´assessore Richard Theiner volta a introdurre una nuova prestazione sociale a partire dal 2012 per le persone disabili, in modo da garantire loro una vita autonoma fuori dal nucleo della famiglia d’origine. Della nuova prestazione dell’Assessorato alla famiglia, sanità e politiche sociali possono usufruire persone con gravi disabilità di tipo fisico e che ricevono l’assegno di cura. Il contributo va esclusivamente a persone maggiorenni fino a 60 anni. Il contributo viene concesso solamente alle persone che vivono autonomamente e abitano al di fuori del nucleo della famiglia d’origine. Inoltre non può essere utilizzato per coprire l´affitto e i costi di vita, ma esclusivamente per prestazioni d’assistenza, con l´obiettivo di ampliare le possibilità di vita indipendente. "Il contributo non sostituisce l’assegno di cura, ma è un contributo supplementare che però non coprirà tutti i costi. Non copre le prestazioni di cura bensì le attività che consentono alle persone con gravi disabilità di tipo fisico una vita autonoma", spiega Theiner. A chi devono rivolgersi gli interessati per usufruire della nuova prestazione? I distretti sono il punto di riferimento per informazioni e per la consegna della documentazione. Gli operatori competenti verificano insieme con l’utente se esiste il fabbisogno di assistenza. Il contributo dipende dalla situazione economica dell’utente e perciò richiede la compilazione della Dichiarazione Unificata di Reddito e Patrimonio (Durp). Il pagamento del contributo viene effettuato mensilmente, l´utente può scegliere l´assistente, ma deve avere un rapporto di lavoro regolarizzato con l’assistente scelto. All´elaborazione di questa nuova prestazione hanno partecipato oltre alla Ripartizione Famiglia e politiche sociali anche la Federazione per il sociale e la sanità, i direttori dei Servizi sociali e alcuni utenti stessi. "La misura è stata valutata positivamente da loro e si sta pensando di ampliarla dopo una fase pilota anche ad altri gruppi di persone", conclude Theiner.  
   
   
VENERDÌ 30 SETTEMBRE ATLETI UMBRI MONDIALI SPECIAL OLYMPICS DI ATENE RICEVUTI A PALAZZO DONINI  
 
Perugia, 29 settembre 2011 - I quattro atleti umbri che hanno partecipato ai Giochi Mondiali Estivi Special Olympics di Atene, saranno ricevuti venerdì pomeriggio, alle ore 15, nella Sala Fiume di Palazzo Donini, dalla Vicepresidente della Giunta regionale Carla Casciari e dall’assessore regionale allo sport Fabrizio Bracco che tra l’altro li ringrazieranno per gli straordinari risultati raggiunti. I ragazzi umbri hanno portato a casa ben quattro medaglie. Giampietro Zanchi, oro ed argento nella ginnastica, Daniel Vincent D’oria, argento nel tennis tavolo, Stefano Bianchi, bronzo nella staffetta 4x400 e Deborah Bianchi saranno accompagnati dai dirigenti della Special Olympics Italia.  
   
   
ACCIARI CONSULTING NUOVO ADVISOR DELLA FEDERNUOTO  
 
Roma, 29 settembre 2011 - L’acciari Consulting è il nuovo advisor della Federazione Italiana Nuoto. La sfida è quella di seguire un movimento che vanta oltre 1.500 società affiliate, 5 milioni di praticanti per 6 discipline raccolte in un’unica Federazione, e 2.500 impianti distribuiti su tutto il territorio nazionale; questi numeri hanno permesso alla Fin di posizionarsi quale sport di riferimento per il movimento olimpico grazie ai successi ottenuti a livello internazionale ed evidenziano un trend di iscrizioni crescenti e una sempre maggiore popolarità dei suoi atleti di punta. L’acciari Consulting si occuperà di diversificare l’offerta commerciale della Federnuoto in base alla disciplina (nuoto, tuffi, pallanuoto, sincro, fondo, salvamento e scuole di nuoto), creando dei brand per ciascuna attività e individuando nuovi sponsor. La consulenza dell’Acciari Consulting riguarderà tutto il movimento, dalle Squadre Nazionali ai diversi Campionati e Trofei italiani, per alcuni dei quali sarà studiata una ripianificazione del format al fine di renderli ancora più spettacolari. In questo senso, è stato studiato un Piano Commerciale per individuare le forti potenzialità di diffusione e comunicazione della Fin, esaltarne il sistema di valori, sempre più vicino alle aspirazioni di vita (sana, giovane, pulita e vincente) della attuale Società, e sfruttare uno dei punti di forza del nuoto: la multidisciplinarietà. Il nuovo Piano Commerciale sarà presentato domani sera alle 19, presso la Sala Convegni del Palazzo delle Piscine del Foro Italico (Piazza, Lauro de Bosis, 3 Roma): si tratta della prima convention commerciale mai organizzata in Italia da parte di una federazione sportiva. All’incontro parteciperanno Paolo Barelli, presidente della Fin, Mario Pescante, presidente Comitato Promotore Roma 2020 e vicepresidente del Cio, Luciano Cimmino, presidente Cda Gruppo Pianoforte Spa (Carpisa, Jaked e Yamamay), Alessandro Campagna, ct della Nazionale italiana di pallanuoto oro ai Mondiali di Shangai, e Alberto Acciari, advisor commerciale della Federnuoto. «Il nuoto – ha dichiarato Alberto Acciari, presidente di Acciari Consulting – sa cogliere le variazioni della società, creando mode e tendenze, e proponendo nuovi modi di essere. I valori espressi da questa disciplina ispirano una vita sana e dinamica: questa disciplina e i suoi atleti sono dei testimonial validi per affermare stili e modelli di vita. Il nuoto è fra i quattro sport in testa nei desideri di sponsorizzazione delle aziende; la Federazione Italiana Nuoto, grazie alle varie attività che gestisce, ha la possibilità di diversificare le sua presenza/offerta sul mercato».