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GIOVEDI

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Notiziario Marketpress di Giovedì 14 Novembre 2013
"WORKSHOP SULLA BIOINFORMATICA TRASLAZIONALE"  
 
Londra, 14 novembre 2013 - Dal 9 al 13 dicembre 2013 si terrà a Londra, nel Regno Unito, il "Workshop sulla bioinformatica traslazionale" (Translational Bioinformatics Workshop). Il corso è rivolto a dottorandi e ricercatori post-dottorato che stanno già applicando o hanno in programma di applicare le tecniche di genomica e bioinformatica per i progetti di ricerca traslazionale. I partecipanti saranno introdotti alle diverse tecnologie ad alte prestazioni per produrre dati genetici, epigenetici e trascrizionali, e alle metodologie e strumenti per analizzare, integrare e interpretare questi diversi strati di informazioni. Per ulteriori informazioni, visitare: http://www.Guysandstthomasbrc.nihr.ac.uk/news/eventrecords/
events2013/translationalbioinformaticsworkshop.aspx
 
 
   
   
TERZA CONFERENZA EUROPEA SULL´IMAGING E L´ANALISI DI TUTTO IL VETRINO  
 
Heidelberg, 14 novembre 2013 - Il 29 e 30 novembre 2013 si terrà a Heidelberg, in Germania, la Terza conferenza europea sull´imaging e l´analisi di tutto il vetrino (Third European Conference on Whole Slide Imaging and Analysis). L´imaging di tutto il vetrino (Wsi) sta trasformando l´analisi dei biomarcatori dei tessuti in una disciplina quantitativa. Non solo questo introduce un´era di patologia digitale, ma ha anche conseguenze fondamentali per la ricerca biomedica di base. Lo scopo di questa conferenza è di riunire esperti che lavorano nei punti in cui queste discipline s´incontrano. Saranno discussi i recenti sviluppi degli studi clinici e i nuovi algoritmi di analisi per immagini. Per ulteriori informazioni, visitare: http://www.Wsi-conference.com/    
   
   
"SIRINGHE PRERIEMPITE"  
 
Londra, 14 novembre 2013 - Il 27 e 28 gennaio 2014 si terrà a Londra, nel Regno Unito, una conferenza sulle "Siringhe preriempite" (Pre-filled Syringes - Pfs 14). Le siringhe preriempite continuano ad avere un enorme impatto sulla somministrazione di nuovi farmaci terapeutici, ma occorre superare una serie di sfide per raggiungere il pieno potenziale di questi dispositivi. La conferenza farà luce sugli ultimi aggiornamenti normativi e fornirà ai partecipanti approcci pratici alla stabilità dei farmaci e all´integrità dei contenitori. Per ulteriori informazioni, visitare: http://www.Smi-online.co.uk/pharmaceuticals/uk/conference/pre-filled-syringes    
   
   
TUMORE DEL SENO: +10% LE GUARIGIONI IN 15 ANNI ARRIVA LA ‘BOMBA’ CHE DISTRUGGE LE CELLULE MALATE  
 
Roma, 14 novembre 2013 – Ha la capacità di distruggere come una “bomba” le cellule tumorali, con una potenza mai ottenuta finora con nessuna molecola. Si chiama T-dm1 ed è in grado di rilasciare una sostanza altamente tossica solo dove si trova la neoplasia, più efficacemente e con meno effetti collaterali rispetto alle altre terapie. Ha evidenziato risultati eccellenti nel trattamento del tumore del seno Her2 positivo, una forma che ogni anno in Italia colpisce circa 10.000 donne, ma il suo meccanismo d’azione rivoluzionario potrà essere impiegato anche in altri tipi di cancro. Ai nuovi trattamenti per il carcinoma del seno è dedicato l’International Meeting on New Drugs in Breast Cancer, che si apre domani al Regina Elena di Roma con la partecipazione di più di 200 esperti da tutto il mondo. Il Convegno, giunto alla terza edizione, è presentato oggi in un incontro con i giornalisti all’Istituto Superiore di Sanità. “In quindici anni le percentuali di guarigione in questa malattia sono cresciute di circa il 10%, passando dal 78 all’87 per cento - afferma il prof. Francesco Cognetti, direttore dell’Oncologia Medica del Regina Elena di Roma e presidente del Convegno -. Si tratta di un risultato eccezionale, da ricondurre alle campagne di prevenzione e a terapie innovative sempre più efficaci. Ad esempio T-dm1 è il primo di una classe di molecole denominate ‘anticorpi armati’ e combina i benefici clinici di trastuzumab, che già ha cambiato in meglio la storia naturale della malattia Her2 positiva, con la chemioterapia potente costituita da Dm1, della famiglia delle meitansine. Questo farmaco è tollerato molto bene dall’organismo e non presenta quasi nessuno degli effetti collaterali debilitanti che caratterizzano gli antitumorali. Oggi in Italia vivono più di 522 mila donne con una diagnosi per questa patologia. È però importante che le nuove armi siano disponibili in tutto il territorio subito dopo l’approvazione da parte dell’Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco), senza attendere l’inserimento nei prontuari regionali che rappresentano inutili doppioni”. Per il 2013 si stimano circa 48.000 nuove diagnosi di tumore del seno nel nostro Paese. Un dato che pone in primo piano anche il costo sociale della malattia che, tra guadagni persi e nuove spese, risulta pari a 7 miliardi di euro ogni anno: circa 28.000 euro per paziente. “Non possiamo rispondere alle esigenze di questi malati con una politica di tagli lineari – continua il prof. Cognetti -. L’appropriatezza si misura anche nella capacità di garantire le cure migliori su tutto il territorio”. Infatti da una recente indagine della Fondazione Censis condotta su 1.000 pazienti oncologici è emerso che l’aspetto più preoccupante per il 24% delle donne con tumore alla mammella è rappresentato dalle differenze di cura tra i territori, in particolare per i trattamenti più innovativi, e per il 33% dal timore che le difficoltà di bilancio in sanità condizionino la disponibilità di terapie oncologiche più mirate e con minori effetti collaterali. L’international Meeting di Roma vede il Regina Elena protagonista. “È un importante riconoscimento dell’eccellenza raggiunta dall’oncologia italiana – spiega il prof. Massimo Cristofanilli del Fox Chase Cancer Centre di Philadelphia - che si è distinta nel panorama scientifico internazionale per il livello delle pubblicazioni e la qualità delle sperimentazioni cliniche. Pur con molte difficoltà strutturali e risorse economiche esigue, l’Italia può contare su professionisti di primo livello. È però necessario non perdere la spinta all’innovazione perché i ricercatori non vedano come unica alternativa la fuga all’estero”. “È importante - continua la prof.Ssa Edith Perez del Mayo Clinic Cancer Center di Jacksonville - stimolare interazioni tra gli scienziati provenienti da diversi Paesi e fornire loro i mezzi necessari per svolgere attività di ricerca. Oggi abbiamo a disposizione molte armi per combattere questo big killer: prevenzione, diagnosi precoce, chirurgia conservativa, chemioterapie combinate, terapie ormonali e farmaci biologici che permettono di assicurare alla maggioranza delle donne colpite la guarigione. I risultati presentati al convegno confermano come la strategia vincente sia quella di tarare la terapia sulle caratteristiche specifiche delle pazienti”. Al Meeting verranno presentate e discusse le più recenti evidenze scientifiche sulle nuove molecole. “Appropriatezza – sottolinea il prof. Cognetti - significa fornire il farmaco giusto al paziente giusto e ridurre tutti i possibili sprechi. Ad esempio, la nuova formulazione di trastuzumab sottocute presenta notevoli vantaggi rispetto a quella endovenosa. Non solo è più facile e comoda da gestire, ma consentirà anche di risparmiare risorse, grazie a un minor carico di lavoro per i farmacisti ospedalieri e a minori costi per l’allestimento del medicinale. Infatti la preparazione di trastuzumab sottocute, già pronta all’uso, potrà essere totalmente affidata agli infermieri, liberando così i farmacisti”. La prevenzione resta l’arma fondamentale per sconfiggere la malattia. “Circa il 40% dei tumori - conclude il prof. Cognetti - è potenzialmente prevenibile con uno stile di vita sano, che comprende attività fisica costante, dieta equilibrata e l’abbandono del vizio del fumo. Inoltre è dimostrato che le donne con un carcinoma mammario che praticano esercizi a intensità moderata per circa 20 minuti al giorno presentano il 40% in meno di possibilità di cadere in recidiva rispetto a quelle attive per meno di un’ora alla settimana”.  
   
   
T-DM1 PER IL CARCINOMA MAMMARIO METASTATICO HER2-POSITIVO  
 
Roma, 14 novembre 2013 - Cos’è il T-dm1? T-dm1 è un trattamento oncologico nuovo ed altamente specializzato per il carcinoma mammario Her2-positivo in stadio avanzato. È il primo di una nuova classe di potenti farmaci denominati farmaci anticorpo coniugati (Adc) o anticorpi armati. Grazie alla loro natura di farmaci mirati, gli Adc consentono la somministrazione di chemioterapia altamente potente, altrimenti intollerabile. T-dm1 è concepito per combinare i benefici clinici di trastuzumab con la chemioterapia altamente potente a base di Dm1. Il Dm1 si lega a trastuzumab mediante un linker stabile che mantiene T-dm1 intatto fino a quando raggiunge le cellule tumorali Her2-positive. L’esposizione delle cellule sane alla chemioterapia viene pertanto minimizzata. Come funziona il T-dm1? T-dm1 combina le proprietà mirate anti-Her2 di trastuzumab con le potenti capacità di distruzione cellulare del Dm1. Trastuzumab (un anticorpo monoclonale) si lega alle cellule tumorali Her2 positive e blocca i segnali incontrollati che contribuiscono alla crescita e alla sopravvivenza del tumore, attivando nel contempo il sistema immunitario dell´organismo contro tali cellule. T-dm1 viene internalizzato quindi nelle cellule tumorali, il Dm1 viene rilasciato e le distrugge bloccandone la duplicazione. Poiché il T-dm1 bersaglia solo le cellule tumorali che sovraesprimono l’Her2, l’esposizione delle cellule sane al Dm1 è ridotta al minimo. Attraverso il suo meccanismo d’azione unico, il T-dm1 è pertanto in grado di bersagliare specificamente le cellule tumorali Her2-positive, massimizzando il beneficio clinico e minimizzando al contempo gli effetti collaterali tossici.  
   
   
LE TERAPIE  
 
Roma, 14 novembre 2013 - Le attuali opzioni terapeutiche per il cancro del seno comprendono la chirurgia (possibile solo negli stadi iniziali della malattia e in alcuni casi di metastasi singole), la chemioterapia, la radioterapia, l’ormonoterapia e le terapie biologiche. La scelta dipende da vari fattori tra cui le dimensioni, la localizzazione e l’estensione del tumore, lo stadio della malattia, l’età della paziente e le sue condizioni generali. · Terapia primaria sistemica (neo-adiuvante): a seconda del tipo, della diffusione e della grandezza del tumore della mammella alla diagnosi iniziale, può essere utilizzata per ridurre le dimensioni del carcinoma prima dell’intervento chirurgico e per rimuoverlo più facilmente. Consente, quando efficace, un trattamento chirurgico più conservativo e di identificare la sensibilità della neoplasia al trattamento farmacologico instaurato, informazione che potrebbe essere d’aiuto per l’impostazione della cura post-chirurgica. · Chirurgia: il tipo di intervento dipende dallo stadio della patologia, dal tipo di tumore, dall’età e dallo stato di salute generale della paziente. Il chirurgo può rimuovere solo la massa tumorale con margini adeguati (lumpectomia o tumorectomia) con o senza la rimozione dei linfonodi ascellari oppure un segmento maggiore (quadrantectomia) e asportare i linfonodi ascellari. Talvolta purtroppo è necessario rimuovere tutta la mammella (mastectomia). Di solito dopo l’intervento vengono attivate terapie cosiddette adiuvanti come ad esempio la radioterapia, la terapia ormonale o la chemioterapia per contribuire a migliorare le possibilità di sopravvivenza della paziente senza che la malattia si ripresenti localmente né a distanza. · Radioterapia: la radioterapia espone il tumore a raggi X ad alta energia che distruggono le cellule malate. È spesso utilizzata per uccidere quelle residue che possono aver invaso le aree circostanti il sito originario del tumore e che non sono comunque identificabili macroscopicamente all’intervento chirurgico. · Ormonoterapia: detta anche terapia ormonale, consiste nella somministrazione di farmaci che bloccano l’attività degli ormoni estrogeni, coinvolti nell’insorgenza e nello sviluppo di almeno un terzo dei tumori mammari. I meccanismi d’azione sono principalmente due: impedire alla cellula tumorale di utilizzare gli estrogeni prodotti (antiestrogeni) o inibire la produzione degli estrogeni (inibitori dell’aromatasi). La possibilità di essere sottoposte alla terapia ormonale dipende dalla presenza di recettori estrogenici e/o progestinici sulle cellule tumorali, dalla presenza o meno di controindicazioni al trattamento e/o di altre patologie associate. I trattamenti con farmaci ad attività anti-ormonale come il tamoxifene o gli inibitori dell’aromatasi possono essere usati sia come trattamento post-operatorio sia per le donne con tumore metastatico. · Chemioterapia: può essere somministrata prima della chirurgia con l’obiettivo di ridurre le dimensioni del tumore, in modo da non rendere l’intervento chirurgico molto esteso. Può essere somministrata anche dopo l’intervento chirurgico, per ridurre la probabilità che il tumore recidivi. Quando il cancro si è diffuso in altre parti del corpo, la chemioterapia può essere utilizzata per ridurre i sintomi, migliorare la qualità di vita e prolungare il più possibile la sopravvivenza. Il meccanismo d’azione dei farmaci citotossici consiste nell’impedire la divisione e la riproduzione delle cellule tumorali, la cui attività viene progressivamente inibita fino all’apoptosi. Purtroppo la loro somministrazione compromette anche le cellule sane dell’organismo (bulbi piliferi, mucose, midollo osseo), causando spiacevoli effetti collaterali: caduta parziale o completa dei capelli, nausea, vomito, alitosi, stomatite, stanchezza, perdita dell’appetito, facile affaticamento, stipsi, diarrea. Inoltre, la chemioterapia può determinare la diminuzione dei globuli bianchi e rossi e delle piastrine. Per questo negli ultimi anni è stata data molta importanza alle “terapie di supporto” che permettono di controllare gli effetti collaterali della chemioterapia con farmaci adeguati in modo da salvaguardare o compromettere il meno possibile la qualità di vita delle pazienti in trattamento. I farmaci chemioterapici possono essere somministrati per via endovenosa (direttamente nel sangue) o per via orale e vengono utilizzati sia negli stadi iniziali sia in quelli avanzati. Alcuni trattamenti, che si somministrano per via endovenosa, come le antracicline, i taxani e gli agenti alchilanti vengono utilizzati da soli o in combinazione. · Terapie biologiche: definite anche terapie mirate, sono rivolte contro vie che controllano la crescita e la diffusione del cancro, modulando specifici processi molecolari e cellulari che partecipano allo sviluppo e alla progressione della malattia. La terapia biologica può includere gli anticorpi monoclonali, i vaccini e le terapie genetiche. Poiché le terapie biologiche sono mirate ai processi specifici del cancro, si differenziano notevolmente da altri tipi di terapie (come la chemioterapia o la radioterapia). Attualmente esistono diversi tipi di terapie biologiche per la cura del tumore della mammella. Vengono somministrate come monoterapia, o in combinazione con altri tipi di trattamento in varie fasi di avanzamento della malattia (in base alle indicazioni approvate). Gli anticorpi monoclonali in particolare offrono nuove opzioni terapeutiche per il tumore della mammella: per il 20-30% dei tumori che presentano sulla superficie cellulare i recettori denominati Her2 (Human Epidermal Receptor 2), trastuzumab è un anticorpo monoclonale che agisce in maniera specifica su Her2, impedendo la crescita del tumore e provocando la morte delle cellule tumorali. È importante testare per tutti i tumori della mammella la presenza di tale recettore Her2 al momento della diagnosi, per determinare se la paziente può ottenere i benefici della terapia con trastuzumab. Negli ultimi anni l’attenzione dei clinici si è concentrata sulla qualità di vita delle donne con tumore alla mammella, anche in considerazione dell’impatto che questo aspetto può avere sull’adesione delle pazienti alle terapie e quindi sulla loro stessa efficacia. Una risposta è arrivata da una nuova formulazione di trastuzumab che permette l’assunzione di questo farmaco per via sottocutanea e che ha dimostrato un’efficacia sovrapponibile alla somministrazione per endovena, con il grande vantaggio però di migliorare la qualità di vita delle pazienti grazie a tempi di infusione più brevi, circa 5 minuti contro i 30-90 minuti e ad una minore invasività. Oggi sono in corso di valutazione molti altri nuovi farmaci diretti contro Her2. Alcuni sono nuovi anticorpi monoclonali, come T-dm1, una molecola innovativa frutto della coniugazione di trastuzumab e un agente citotossico molto potente che raggiunge l’obiettivo perseguito da decadi di una chemioterapia a bersaglio del tumore. · Terapie integrate: secondo gli esperti l’aumento dei “farmaci intelligenti” (targeted therapy) non metterà in pensione la chemioterapia, ma consentirà un’integrazione tra le due procedure. Il lavoro di “sgrossamento” delle cellule tumorali, lo dovrà sempre fare la chemioterapia. Del resto anche i farmaci mirati agiscono meglio quando devono combattere con un numero inferiore di cellule neoplastiche: magari quelle diventate più resistenti alla chemioterapia e quindi più sensibili agli stessi farmaci biologici. In questi anni è di fatto concettualmente cambiato l’approccio alla malattia, almeno per quanto riguarda il paziente in fase metastatica. Diverso il discorso in fase adiuvante, dove l’obiettivo è ridurre il rischio di recidiva e questo oggi lo si raggiunge con la chemioterapia, l’ormonoterapia (nella mammella, colon, polmone, adesso anche pancreas) ma anche con molecole biologiche.  
   
   
IL TUMORE DEL SENO  
 
Roma, 14 novembre 2013 - Cos’è? Il tumore della mammella si sviluppa nelle ghiandole dove avviene la produzione del latte o nei dotti che portano il latte ai capezzoli. Può essere non invasivo, quando le cellule crescono solo all’interno dell’organo (dotti, capezzoli, ecc.). In questo caso si parla di carcinomi in situ. Quando invece riescono a diffondersi oltre il punto di origine si parla di tumore invasivo. Se non si effettua il trattamento opportuno, il cancro può estendersi a tessuti circostanti e altri organi (con la formazione di metastasi). Il carcinoma duttale invasivo (o infiltrante) è il tipo istologico più comune e rappresenta dal 70 all’80% di tutti i casi di tumore della mammella. Sia la prognosi sia il trattamento sono influenzati dallo stadio (da I a Iv, in ordine di gravità) in cui il tumore si trova al momento della diagnosi. Esistono inoltre diverse forme di neoplasia, con tassi di crescita e risposta alle terapie differenti; ciò significa che il tessuto tumorale dovrebbe essere sempre sottoposto a test per determinarne il tipo. Fattori di rischio - Anche se non è possibile indicare una causa precisa del tumore della mammella, l’osservazione delle caratteristiche epidemiologiche della malattia ha permesso di identificare una serie di fattori di rischio più probabili: · Età: l’incidenza aumenta con gli anni. Prima dei 30 è raro, tra i 30 e i 40 la probabilità di ammalarsi è del 4-5% e dopo i 40 si assiste a un graduale aumento dell’incidenza; nel complesso si stima che una donna su 8 si ammalerà nel corso della vita. • Assenza di gravidanze o prima gravidanza dopo i 30 anni. La gravidanza infatti ha una certa influenza protettiva sullo sviluppo di tumore della mammella, soprattutto se il primo figlio viene concepito in giovane età. • Menarca prima dei 12 anni e menopausa dopo i 50. • Precedenti patologie benigne al seno. • Familiarità: la figlia, la sorella o la madre di una persona che abbia sviluppato un tumore della mammella presentano una probabilità di ammalarsi più alta rispetto alla popolazione generale. Si stima che solo il 5-7% di tutte le neoplasie mammarie sia da imputare alla predisposizione familiare. • Popolazione di appartenenza: è diagnosticato più spesso nelle donne bianche piuttosto che in quelle latine, asiatiche o afro-americane. • Sovrappeso e obesità, stile di vita sedentario: pericolosi soprattutto dopo la menopausa. • Fumo. • Abuso di alcol. • Alimentazione scorretta. • Esposizione a radiazioni ionizzanti (radioterapia eseguita nell’area toracica). • Mutazioni dei geni Brca-1 e Brca-2. Nelle donne portatrici delle mutazioni di Brca-1 o Brca-2 il rischio di ammalarsi nel corso della vita è del 50% - 80%. La gravidanza e l’allattamento Gli studi epidemiologici hanno da tempo indicato che la gravidanza è un importante fattore protettivo. I risultati di una grande metanalisi pubblicata su Lancet - 47 studi epidemiologici condotti in 30 Paesi, oltre 147 mila pazienti coinvolte, 50 mila delle quali avevano avuto un tumore al seno – hanno indicato una correlazione diretta e lineare tra numero di mesi di allattamento al seno e rischio relativo di neoplasia. Rispetto alle donne che non avevano mai allattato al seno, il cui rischio è stato considerato uguale a 1, il rischio scendeva a 0,98 per un periodo di allattamento inferiore a 6 mesi, a 0,94 per la fascia 7-18 mesi, a 0,89 per la fascia 19-30 mesi, a 0,88 per quella 31-54 mesi, e infine a 0,73 per quelle che avevano allattato per oltre 55 mesi. Dalle cifre emerge con evidenza l’effetto protettivo combinato delle gravidanze multiple e dell’allattamento al seno. L’entità della diminuzione del rischio non varia tra i Paesi sviluppati e quelli del Terzo mondo e non è influenzata da fattori quali l’età, la condizione menopausale, il numero di figli e l’età al momento del primo parto. È stato calcolato che nei Paesi sviluppati l’incidenza complessiva di cancro della mammella si ridurrebbe di oltre la metà (da 6,3 a 2,7 per ogni 100 donne all´età di 70 anni) se le donne di questi Paesi avessero lo stesso numero medio di figli e gli stessi periodi di allattamento comuni fino a pochi anni fa nelle nazioni del Terzo mondo. Sintomi I sintomi del tumore della mammella possono essere: · Un nodulo duro nel seno o nell’ascella – di solito non doloroso e che si presenta solo da un lato. · Un cambiamento nella grandezza o nella forma del seno. · Modifiche della pelle della mammella. · Cambiamenti nel capezzolo, come secrezioni inusuali o l’apparizione di rush cutaneo nell’area circostante. Tuttavia, il tumore in stadio iniziale può spesso non presentare alcun sintomo. La diagnosi precoce I medici raccomandano che le donne eseguano l’autopalpazione del seno una volta al mese e altri esami clinici annualmente per diagnosticare il tumore il prima possibile. Nella prima fase bisogna posizionarsi nude davanti allo specchio ed esaminare le mammelle, prima con le braccia sopra la testa, poi spingendo le mani sui fianchi, inclinate in avanti. Va controllato soprattutto se si osservano cambiamenti di forma o di grandezza del seno, lievi depressioni o retrazioni della pelle o dei capezzoli, rossore, dolore localizzato e secrezioni mai notate prima; la seconda fase va invece eseguita distese: con i polpastrelli delle tre dita centrali della mano va esaminata la mammella sul lato opposto con piccoli movimenti circolari in alto e in basso; va esercitata progressivamente una pressione lieve, moderata e profonda su ciascuna area del seno, senza sollevare le dita dalla pelle. Cambiando mano queste operazioni vanno ripetute sull’altra mammella. In Italia, dai 50 fino ai 69 anni è prevista la mammografia, a cadenza biennale. Fra gli esperti è in corso un dibattito sull’opportunità di anticipare questo esame di screening e alcune regioni, come l’Emilia Romagna, già si sono mosse per un’estensione (dai 45 ai 74 anni).  
   
   
IL TUMORE DEL SENO: TUTTI I NUMERI IN ITALIA  
 
Roma, 14 novembre 2013 - Le stime per l¡¯Italia nel 2013 indicano circa 48.000 nuovi casi di carcinomi della mammella e 12.500 decessi. Il tumore del seno ¨¨ la neoplasia pi¨´ diagnosticata nelle donne, in cui circa un tumore maligno ogni tre (29%) ¨¨ un tumore mammario. Considerando le frequenze nelle varie fasce d¡¯et¨¤, i tumori della mammella rappresentano quelli pi¨´ frequentemente diagnosticati tra le donne nella fascia d¡¯et¨¤ 0-49 anni (41%), in quella intermedia 50-69 anni (36%), e in quella pi¨´ anziana ¡Ý70 anni (21%) La sopravvivenza relativa a 5 anni dalla diagnosi, indipendentemente da altre patologie, ¨¨ in moderato e costante aumento da molti anni (78% dal 1990 al 1992, 87% dal 2005 al 2007).
Complessivamente in Italia vivono 522.235 donne (stima per l¡¯anno 2006) che hanno ricevuto una diagnosi di carcinoma mammario, pari al 41,6% di tutte quelle che convivono con una pregressa diagnosi di tumore e pari al 23% di tutti i lungo-sopravviventi (uomini e donne).
Dati Regionali Numero di nuovi casi, tasso grezzo di incidenza per 100.000 abitanti, Et¨¤: 0-84. Anno 2010
Sede Sesso Periodo Regioni Classi d´et¨¤ Popolazione Incidenza (n. Casi) Incidenza (tasso)
Mammella Donne 2010 Emilia Romagna 0-84 2153425 3998 185.66
Mammella Donne 2010 Lazio 0-84 2856889 4470 156.46
Mammella Donne 2010 Liguria 0-84 800165 1265 158.09
Mammella Donne 2010 Lombardia 0-84 4838994 7739 159.93
Mammella Donne 2010 Piemonte 0-84 2210171 4203 190.17
Mammella Donne 2010 Sicilia 0-84 2523716 2738 108.49
Mammella Donne 2010 Toscana 0-84 1849548 2726 147.39
Mammella Donne 2010 Valle D´aosta 0-84 62881 111 176.52
Mammella Donne 2010 Veneto 0-84 2415330 4643 192.23
Mammella Donne 2010 Friuli Venezia Giulia 0-84 604526 1256 207.77
Mammella Donne 2010 Trentino Alto Adige 0-84 504660 882 174.77
Mammella Donne 2010 Marche 0-84 772253 1094 141.66
Mammella Donne 2010 Umbria 0-84 446685 630 141.04
Mammella Donne 2010 Abruzzo 0-84 661096 804 121.62
Mammella Donne 2010 Molise 0-84 157480 195 123.83
Mammella Donne 2010 Calabria 0-84 999406 1110 111.07
Mammella Donne 2010 Basilicata 0-84 290110 338 116.51
Mammella Donne 2010 Puglia 0-84 2038997 1808 88.67
Mammella Donne 2010 Campania 0-84 2916836 3531 121.06
Mammella Donne 2010 Sardegna 0-84 825994 1240 150.12
Numero di decessi, tasso grezzo di mortalit¨¤ per 100.000 abitanti Et¨¤: 0-84. Anno 2010
Bibliografia: 1. ¡°I numeri del cancro in Italia 2013¡±, Aiom-airtum 2. Www.tumori.net
 
   
   
OGGI GIORNATA MONDIALE DEL DIABETE  
 
Bolzano, 14 novembre 2013 - Oggi, si celebra la Giornata mondiale del diabete. L’assessore provinciale alla sanità, famigli e politiche sociali, Richard Theiner, ha diramato una nota nella quale fa il punto sull’incidenza del diabete in Alto Adige. "Lo stato di salute di una popolazione dipende oltre che dall´offerta di servizi sanitari anche da molteplici altri fattori di natura biologica, ambientale e culturale. Accanto agli indicatori tradizionalmente utilizzati per sintetizzare lo stato di salute di una popolazione, quali speranza di vita alla nascita e mortalità infantile devono essere considerati altri aspetti quali ad esempio, gli stili di vita, l´incidenza delle neoplasie, la diffusione del diabete, delle malattie del sistema circolatorio, delle malattie respiratorie ed infettive, la salute mentale. In occasione della Giornata mondiale del diabete, che ricorre il 14 novembre, va ricordato che il diabete mellito, con le sue complicanze, è uno dei maggiori problemi sanitari dei Paesi economicamente evoluti e la sua prevalenza è in continua crescita, anche a causa dell´aumento dell´obesità e della sedentarietà. La prevalenza in letteratura è stimata intorno al 5,5% della popolazione generale (Istat, 2012), ma vi è un ulteriore 3% di soggetti con diabete non diagnosticato. Esistono 2 forme principali di diabete mellito: il diabete di tipo I (l´8% dei casi) è una forma infantile-giovanile, che richiede il trattamento insulinico; il diabete di tipo Ii (oltre il 90% dei casi) è caratteristico dell´età adulta - senile ed è spesso controllabile con dieta, esercizio fisico e/o ipoglicemizzanti orali. Nel 2012 in provincia di Bolzano sono stati assistiti 883 pazienti diabetici di tipo I e 19.561 pazienti diabetici di tipo Ii con una prevalenza sul totale della popolazione assistibile rispettivamente dello 0,2% e del 3,9%. La prevalenza totale della patologia è poco omogenea all´interno del territorio provinciale. Nei grandi centri urbani si registrano tassi di prevalenza standardizzati superiori alla media provinciale: questo è dovuto ad un maggiore ricorso al Sistema Sanitario Provinciale da parte del paziente diabetico residente nei centri urbani. I distretti con prevalenze più basse sono la Valle Aurina, Val Badia, Val d´Ega e Val Gardena. A livello provinciale tre quarti della popolazione diabetica di tipo Ii soffre anche di una cardiovasculopatia, più di due terzi è anche ipertesa ed un terzo ha anche una dislipidemia. In Provincia di Bolzano oltre il 75% di tutti diabetici effettua annualmente almeno un monitoraggio di creatinina e di emoglobina glicata. Si fa presente che il valore nazionale di riferimento annuo per l´emoglobina glicata è pari all´84%, a fronte del 100% auspicabile (Linee Guida nazionali Amd)".  
   
   
GENOVA: LE CEFALEE E L´OSPEDALE GALLIERA UNA PATOLOGIA AL FEMMINILE IN UN OSPEDALE A MISURA DI DONNA  
 
 Genova, 14 novembre 2013 – Oggi presso il Salone Congressi dell´Ospedale Galliera, si parlerà di cefalea – più comunemente conosciuta come "mal di testa" – nell´ambito dell´incontro “Le cefalee e l´Ospedale Galliera: una patologia al femminile in un ospedale a misura di donna”. “Le cefalee – spiega la neurologa Maria Gabriella Poeta, responsabile dell´Ambulatorio per le cefalee del Galliera nonchè responsabile scientifico dell´evento - rappresentano uno dei più frequenti motivi di consultazione medica a diversi livelli e, soprattutto nelle più comuni forme di presentazione: cefalee primarie e in particolare le sindromi emicraniche, sono spesso appannaggio della popolazione femminile, arrivando, in alcuni casi, a configurare una vera e propria malattia “di genere”. Le fisiologiche fluttuazioni ormonali, i vari eventi della vita riproduttiva femminile, le eventuali terapie farmacologiche, sono alla base dell´ampio spettro sindromico con cui si manifestano le cefalee nelle diverse età della vita della donna”. La cefalea colpisce persone di tutte le età, ma le sue cause sono diversamente distribuite nelle diverse epoche della vita: così, mentre le forme primarie, in particolare l´emicrania , sono decisamente più frequenti a partire dall´età scolare sino ai 40-50 anni, le forme secondarie (correlate a cause organiche) insorgono in età più avanzata, per cui l´sorgenza di "mal di testa" oltre i 50 anni necessità di indagini più accurate. Da segnalare che l´emicrania colpisce con maggiore frequenza le fasce di età della vita più "attive" 20-40 anni, per poi decrescere, con risvolti sociali ed economici rilevanti.  
   
   
SCREENING PRENATALE, UN TEST NON INVASIVO PER L´IDENTIFICAZIONE DI ANOMALIE CROMOSOMICHE  
 
Firenze 14 novembre 2013 - Un test di screening per la diagnosi prenatale in grado di individuare in maniera non invasiva le più frequenti anomalie cromosomiche. La Toscana è la prima a validarlo in Italia. Il progetto, "Ottimizzazione e validazione di un test di screening per la diagnosi prenatale non invasiva delle aneuploidie cromosomiche", è stato approvato dalla giunta nel corso della sua ultima seduta, con una delibera presentata dall´assessore al diritto alla salute Luigi Marroni, che per la realizzazione del progetto stesso ha destinato all´azienda ospedaliero universitaria di Careggi la somma di 249.000 euro. "Quello toscano è il primo servizio sanitario in Italia a investire su uno screening precoce basato sul Dna circolante con una sensibilità del 99%, ed esente dal rischio di abortività nell´ambito di percorsi specificamente studiati - sottolinea l´assessore Marroni - Questo consentirà di ridurre l´attività di diagnosi prenatale invasiva, con un vantaggio nella tutela della gravidanza". Dal 2007 la Regione Toscana attua un protocollo di screening del primo trimestre biochimico ed ecografico. Il trial oggetto di finanziamento è parte di un progetto pilota avviato a fine 2012 dal Centro unico diagnosi prenatale ospedale Palagi dell´azienda sanitaria fiorentina e dalla Sod (Struttura organizzativa dipartimentale) Diagnostica genetica di Careggi, con il principale obiettivo di ottimizzare un test non invasivo a partire da un prelievo di sangue periferico, sfruttando l´esperienza e la strumentazione delle due strutture, al fine di inserirlo nel percorso di screening del primo trimestre. Ad oggi sono state arruolate per lo studio circa 1.300 donne in gravidanza, che hanno avuto accesso allo screening del primo trimestre presso il Centro unico diagnosi prenatale ospedale Palagi (e alle quali è stato chiesto un prelievo di sangue periferico, dopo sottoscrizione di un consenso informato alla ricerca). Durante questa fase preliminare i dati sono stati analizzati utilizzando vari metodi bioinformatici proposti in letteratura, al fine di valutare quale di essi si adatti meglio alle esigenze toscane. Ad oggi sono stati sequenziati 120 campioni di controllo, per ottimizzare i protocolli di laboratorio e costruire un data-set di riferimento. Il trial consentirà l´analisi di ulteriori campioni in due fasi: la prima per la completa definizione del data-set di riferimento e per la stesura delle procedure di laboratorio e ambulatorio e la seconda per l´analisi di campioni in cieco al fine di validare la metodica e determinare la sensibilità e la specificità del test. I risultati di questo progetto consentiranno una corretta valutazione di fattibilità per l´introduzione di questo test nel percorso diagnostico in gravidanza del Servizio sanitario regionale. Le aneuploidie cromosomiche sono anomalie numeriche dei cromosomi, cioè un numero maggiore o inferiore rispetto al numero standard di cromosomi: per esempio, la trisomia 21 (sindrome di Down), la trisomia 18 (sindrome di Edwards), la trisomia 13 (sindrome di Patau). Il test oggetto della delibera è basato sull´analisi del Dna libero circolante nel plasma materno: la sua applicazione consente di ottenere in maniera non invasiva informazioni sul rischio di aneuploidie fetali a partire dalla decima settimana di gravidanza, riducendo il ricorso alle tecniche invasive (amniocentesi e villocentesi) e le perdite fetali legate alla manovra. Infatti, l´introduzione di questo nuovo metodo all´interno del percorso di screening del primo trimestre di gravidanza potrà limitare il ricorso alle procedure invasive solo a quelle gravidanze con test che indichi un elevato rischio di aneuploidia. Le anomalie cromosomiche sono una delle principali cause di malattie e mortalità, sia in epoca perinatale che durante l´infanzia e l´adolescenza. La ricerca di aneuploidie fetali rappresenta il principale motivo di accesso alla diagnosi genetica prenatale, che si effettua mediante l´esecuzione di un prelievo invasivo di materiale fetale (amniocentesi o villocentesi).  
   
   
LOMBARDIA: ISRAELE, LEGAMI INTERNAZIONALI DI PARTNERSHIP  
 
Israele, 14 novembre 2013 - L´assistenza domiciliare ai pazienti cronici è stato il tema della terza giornata di visita di studio e confronto tra sistemi sanitari che il Vice governatore e assessore alla Salute di Regione Lombardia Mario Mantovani sta compiendo in Israele. Assistenza Ai Cronici - E´ stata la volta del Moma, Global Homecar Service, che opera in stretta sinergia con il Global Center e con la rete territoriale dei servizi domiciliari per i pazienti cronici. All´assessore alla Salute di Regione Lombardia Mario Mantovani sono state presentate le linee guida dell´attuazione di uno dei più grandi progetti internazionali per l´assistenza domiciliare di circa 6.000 pazienti affetti da diverse patologie croniche avanzate. Hmo Maccabi - La visita del vice Presidente del Governo di Regione Lombardia è quindi proseguita prima nell´edificio ospedaliero "Centro Medico Assuta", all´avanguardia dal punto di vista strutturale e sanitario, e poi nella sede operativa della l´Hmo Maccabi. Si tratta di una delle quattro aziende sanitarie israeliane. Laboratorio Centralizzato - Seconda come numero di assistiti (circa 2.250.000), è considerata la più efficace, grazie a un sistema informatico molto avanzato, una rete di punti di pronto soccorso territoriale, un unico laboratorio centralizzato per tutti gli assistiti che fornisce i risultati in giornata distribuendoli ovunque in tempo reale per via telematica. Lombardia Leader - "La Lombardia è Regione leader in Italia ed è dunque non solo naturale, ma utile che essa si apra a livello internazionale, instaurando legami di partnership con le realtà più sviluppate nel mondo, fra queste lo Stato di Israele" così ha dichiarato ai giornalisti il vice Presidente e assessore alla Salute Mario Mantovani.  
   
   
MASSA MARITTIMA: GLI OSPEDALI PICCOLI HANNO UNA FUNZIONE FONDAMENTALE  
 
Firenze, 14 novembre 2013 - "Nessun taglio né riduzione delle funzioni dei piccoli ospedali. Siamo qui a ribadire la funzione e l´importanza degli ospedali periferici a tutela della salute dei cittadini. I Patti territoriali sono lo strumento che suggella questa nostra scelta a livello regionale". L´assessore al diritto alla salute Luigi Marroni ha partecipato ieri pomeriggio al consiglio comunale aperto che si è tenuto nel Palazzo dell´Abbondanza a Massa Marittima. Erano con lui il sindaco di Massa Marittima Lidia Bai, il presidente della Società della Salute delle Colline Metallifere Luciano Fedeli, il presidente di Uncem Toscana Oreste Giurlani e il direttore generale della Asl 9 di Grosseto Fausto Mariotti. Anche in questa sede, come aveva fatto pochi giorni fa a Castel del Piano, l´assessore Marroni ha ribadito il ruolo fondamentale dei Patti territoriali come strumento di collaborazione tra Regione e comunità locali, per garantire a tutti i cittadini un´assistenza di qualità. E l´importanza degli ospedali piccoli nella rete ospedaliera della Toscana, in cui ogni presidio svolge un proprio ruolo specifico. Alla fine, l´assessore ha firmato, con Lidia Bai e Oreste Giurlani, i Patti territoriali già sottoscritti a suo tempo dai sindaci della zona.  
   
   
VALLE D’AOSTA: CONSIGLIO REGIONALE: INIZIATIVE DI INFORMAZIONE PER PREVENIRE L’ABUSO DI ALCOL TRA I GIOVANI  
 
Aosta, 14 novembre 2013 - Nel corso dei lavori del Consiglio regionale di questa mattina, mercoledì 13 novembre 2013, l’Assessore alla sanità, salute e politiche sociali è intervenuto in risposta a un’interrogazione relativa alle iniziative di informazione per prevenire l´abuso di alcol tra i giovani. L’assessore Fosson ha spiegato, in premessa, che «l’alcol è una sostanza dagli effetti molteplici, e nella nostra società è la sostanza che più di tutte dà motivo di dipendenza. Una lunga tradizione da un lato, e gli interessi economici dall’altro, lo radicano profondamente nella cultura e nella vita sociale. L’uso problematico dell’alcol è un problema trasversale a tute le classi d’età e i ceti sociali. Un consumo nocivo protratto per lunghi periodi ha delle conseguenze – inizialmente nascoste – sulla salute e sui rapporti sociali. Inoltre, le conseguenze psicosociali della dipendenza alcolica generalmente, non pesano solo sugli etilisti, ma anche sui loro familiari e sul loro contesto sociale. Oltre al tabagismo, in Valle d’Aosta la dipendenza da alcol è di gran lunga la più diffusa, e non va dimenticato che esso ha un ruolo anche nelle politossicodipendenze, oppure spesso diventa una dipendenza sostitutiva.» Dopo questa premessa, l’Assessore Fosson, entrando nel merito delle richieste poste dagli interroganti, ha ricordato che la Legge n. 189/2012 ha introdotto alcune importanti norme in tema di bevande alcoliche. «Innanzitutto – ha sottolineato l’Assessore Fosson - è stato definitamente introdotto il divieto di vendita di bevande alcoliche ai minori di 18 anni ed è stato sancito l’obbligo di richiesta da parte del venditore di un documento di identità, tranne che nel caso in cui la maggiore età sia manifesta. In caso di violazione della norma citata, è poi prevista una sanzione pecuniaria da 250 a 1.000 euro e, se il fatto è commesso più di una volta, la sanzione aumenta (da 500 a 2.000 euro) con la sospensione dell’attività per tre mesi. Per quanto riguarda la somministrazione, invece, rimane fermo quanto stabilito dall’art. 689, comma 1, del codice penale, che prevede il divieto di somministrazione di bevande alcoliche ai minori di 16 anni o ad infermi di mente. Pertanto, i titolari di pubblici esercizi sono tenuti al rispetto del limite della maggiore età solo nel caso di vendita di bevande alcoliche per asporto, con annesso obbligo di richiesta del documento, mentre per il servizio di somministrazione al bancone o al tavolo il limite rimarrà quello dei 16 anni. L’art. 689 del codice penale viene, però, modificato con l’introduzione di due nuovi commi: il primo che estende la sanzione prevista per chi somministra bevande alcoliche ai minori di anni 16 anche a coloro che impiegano distributori automatici di alcolici, che non consentano la rilevazione automatica dei dati anagrafici dell’utilizzatore o che non siano presidiati da personale incaricato di effettuare tale controllo, ed il secondo che aggiunge alle pene già previste una sanzione amministrativa pecuniaria da 1.000 a 25.000 euro e la sospensione dell’attività per tre mesi, in caso di più violazioni del divieto di somministrazione di alcolici ai minori di 16 anni. Le norme appena descritte sono già entrate in vigore dall’11 novembre 2012 e quindi in tal senso non spetta al Governo regionale sostituirsi alle Forze dell’Ordine.» Per quanto attiene più propriamente all’aspetto della prevenzione, che costituiva la seconda parte dell’interrogazione, l’Assessore Fosson ha ricordato che: «L’amministrazione regionale ha dimostrato negli anni scorsi e in più occasioni di essere impegnata sia sul piano etico sia sul piano politico ed amministrativo a promuovere la salute psico-fisica dei cittadini, dei giovani e delle generazioni future, mirando a porre in essere iniziative ad ampio spettro volte a salvaguardare la salute dei cittadini per poter vivere in una società sana e libera da condizionamenti e dipendenze che possono sfociare nella dipendenza patologica, siano esse dovute all’uso di droghe, alcol e dal gioco d’azzardo. Tante sono le azioni di sensibilizzazione e promozione della salute già attive in Regione che riguardano in particolare l’abuso di alcol e si collocano in un’area dove si incontrano i progetti su sani stili di vita, consumo di sostanze psicotrope, luoghi del divertimento, anche notturno, sicurezza stradale e, ancora, sicurezza negli ambienti di lavoro». Tra le iniziative progettuali ad ampio spettro, portate avanti dai Servizi e dagli operatori dell’Azienda Usl in stretta collaborazione con il privato sociale, i gruppi giovanili e le forze dell’ordine, si possono evidenziare alcuni progetti e programmi nazionali ai quali la Valle d’Aosta ha aderito negli ultimi anni: il progetto Apri, che mira, per un verso, a favorire una riduzione significativa del tasso di incidentalità stradale legato al consumo di sostanze alcoliche e stupefacenti e, per l´altro, ad analizzare i rituali di iniziazione e i comportamenti d´abuso che avvengono, sempre in età più precoce, tra gli adolescenti. Quest´ultimo progetto, coinvolgendo gruppi di giovani appartenenti a contesti sociali diversi, si prefigge anche l´obiettivo di sensibilizzare, attraverso attività informative e formative, i giovani sulle tematiche del consumo di droghe e dell´abuso di alcol, con particolare riferimento alla prevenzione dei danni per la salute, alle patologie correlate al consumo di queste sostanze e alle possibili conseguenze legali di tali comportamenti; § il programma Guadagnare salute in adolescenza che vede gli operatori dell’Azienda U.s.l. Parte attiva nella maggior parte dei sub progetti proposti e che riguardano: ▪ fumo e alcool ▪ droghe illecite ▪ salute sessuale e utilizzo del condom ▪ attività fisica ▪ abitudini alimentari e diete ▪ soddisfazione circa il proprio corpo ▪ obesità e sovrappeso ▪ salute orale ▪ bullismo, violenze e aggressione fisica ▪ incidenti ▪ relazioni con famiglia, pari e setting scolastico Inoltre nel Catalogo dei progetti di promozione della salute proposti alle scuole per l’anno scolastico 2013-2014 sono presenti ben 4 progetti che riguardano dipendenze patologiche tra cui alcol, fumo, farmaci, droghe, doping, gioco d’azzardo patologico, internet e video games: n. 2 proposti dal Ser.d. : “Liberi di trasformarsi” e “Theater Addiction-la prevenzione passa in scena” n. 2 proposti dagli operatori del Dipartimento di prevenzione che sono l’applicazione regionale di progetti nazionali : “Unplugged” e “Alla tua salute” . «Concludendo – ha dichiarato l’Assessore Fosson – non posso che confermare il nostro impegno affinché si continuino a proporre e realizzare iniziative di prevenzione, nella consapevolezza che l´abuso di alcol non è sicuramente un problema da sottovalutare.»  
   
   
CANDIDATURA CORTINA MONDIALI SCI 2019: ZAIA, “DA MALAGO’ NOTIZIA SULLA QUALE CONTAVAMO. ADESSO AVANTI TUTTA”  
 
Venezia, 14 novembre 2013 - “E’ una notizia sulla quale contavamo. Il Veneto e le Dolomiti venete meritano questo riconoscimento. Adesso avanti tutta verso l’obiettivo finale. La Regione ci sarà”. Con queste parole il presidente della Regione del Veneto Luca Zaia commenta l’annuncio, dato dal Presidente del Coni Giovanni Malagò, che il Governo ha dato l’appoggio formale alla candidatura di Cortina ad ospitare i mondiali di sci 2019. “Se toccherà a noi e a Cortina – aggiunge Zaia – il Veneto, i veneti, la gente della montagna veneta, sapranno mettere in campo il meglio, in termini di imprenditorialità, esperienza specifica nell’organizzazione di sport invernali, passione, serietà nel realizzare ciò che sarà necessario anche se il fulcro del tutto, le piste, sono già di livello internazionale”. Zaia non manca di sottolineare l’aspetto economico della candidatura cortinese. “Si tratterebbe – dice Zaia – di uno straordinario volano d’investimenti e relativi posti di lavoro, che andrebbe ad incidere profondamente sul futuro della conca ampezzana, ma anche di tutto l’arco dolomitico veneto. Penso alla promozione turistica, alla ricettività alberghiera e non, alla penetrazione sui mercati stranieri a cominciare dagli Usa, alle commesse che arriverebbero al tessuto produttivo locale”. “Non è il caso di vendere la pelle dell’orso prima del tempo – conclude Zaia – ma di sicuro da oggi bisogna fare squadra a tutti i livelli per centrare l’obiettivo”.  
   
   
UNIVERSIADE TRENTINO 2013, ANESI INVITA A TRENTO IL PRESIDENTE LETTA  
 
Trento, 14 novembre 2013 - Il presidente del Consiglio Enrico Letta è stato ufficialmente invitato a presenziare alla Cerimonia di inaugurazione della Winter Universiade Trentino 2013, in calendario il prossimo 11 dicembre in Piazza Duomo a Trento. Il presidente del C.o. Sergio Anesi ha formalizzato l’invito questo pomeriggio al termine dei lavori del Consiglio nazionale del Coni. Un appuntamento straordinario perchè per la prima volta un presidente del Consiglio vi prende parte ufficialmente. “Un discorso che ci ha toccato da vicino – spiega Anesi – perché ha sostanzialmente toccato quei temi e quelle motivazioni alla base dello sport che di fatto sono il pilastro portante della nostra organizzazione. Letta ha infatti parlato di sport quale veicolo ideale per rilanciare l’immagine internazionale dell’Italia e sostenere le nostre aziende nell’azione di export con la creazione di un clima positivo attorno al nostro Paese. Una dichiarazione importante – chiarisce Anesi – che rafforza ancor più il nostro lavoro e ci da ulteriori certezze ed energie proprio nel momento più decisivo del nostro lavoro. Tra poco meno di un mese saremo in piena azione con la volontà e l’intento di far ben figurare il Trentino e l’Italia”. Alle cerimonia inaugurale ci sarà il ministro Graziano Delrio, che ha già confermato la propria presenza nei giorni scorsi a Roma in occasione del Tour della “Genziana delle Alpi”, la torcia di Trentino 2013 accesa e benedetta da Papa Francesco e quindi protagonista di una serie di tappe nelle realtà istituzionali e sportive della Capitale “E´ per me un’emozione partecipare a questa riunione, davanti a gente che ha fatto e continua a scrivere la storia dello sport – ha detto Letta nell’intervento al Coni -. Sono qui per lavorare, per favorire un salto importante nel rapporto tra sport e Governo. Avverto questa responsabilità e confermo le frasi spese nel mio discorso di insediamento, perché il Paese sta scoprendo tardi l’importanza dello sport nella sua accezione più ampia, e parlo anche di valori su cui costruire una crescita educativa e non solo fisica. Dallo sport può giungere la spinta per la ripresa del Paese. E l´Italia può ambire ai Giochi Olimpici 2024”. Il primo ministro ha quindi accennato al piano per rilanciare in particolare l’impiantistica nel Sud, accedendo a fondi comunitari. "In questo senso ricordiamo, nell’anno della sua scomparsa, le parole di Pietro Mennea dopo il record sui 200 metri, quando sottolineò che non aveva piste dove correre. Quelle parole valgono ancora oggi come modello del progetto da perseguire”. Proprio alla memoria di Pietro Mennea l’Universiade Trentino 2013 ha istituito quattro premi in collaborazione con l’Associazione Artigiani, presieduta da Roberto De Laurentiis. Andranno ai vincitori delle prove veloci: gara sprint del fondo, discesa libera, 500 metri di pattinaggio velocità e short track.