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Notiziario Marketpress di Lunedì 03 Maggio 2010
DIRITTO D’AURORE: SECONDO ASSUMMA IL PARLAMENTO È INERTE CON LA PIRATERIA ON LINE  
 
Nella lectio magistralis sul diritto d’autore tenuta lo scorso 28 aprile all’Università di Modena e Reggio Emilia, nel corso del seminario "Evoluzione della tutela del diritto d’autore" (presso il dipartimento delle Scienze Giuridiche diretto dal professor Aljs Vignudelli) l’avvocato Giorgio Assumma, Presidente della Siae, ha dichiarato: "La Giornata Mondiale della Proprietà Intellettuale, che si è svolta ieri, offre l’occasione di esprimere il più profondo rammarico per l’assenza di qualsiasi serio progetto delle forze parlamentari per risolvere i gravi problemi delle costanti e ripetute lesioni dei diritti degli autori, perpetrate ogni giorno da milioni di contatti illegali attraverso Internet. La Francia, la Spagna e l’Inghilterra hanno già assunto le loro iniziative legislative che, se pur basate soltanto su interventi repressivi, costituiscono già un considerevole passo in avanti. Ogni giorno di ritardo nel regolamentare la materia, aumenta sempre più la commercializzazione non autorizzata delle opere, con una diretta incidenza sulla perdita dei posti di lavoro, soprattutto nelle imprese cinematografiche, fonografiche e dell’audiovisivo. Nella stessa giornata in un convegno svoltosi a Roma organizzato dalla Luiss e da Microsoft Italia, citando uno studio della società "Tera consultans", si è parlato di oltre 22.000 posti persi nel 2008 che entro il 2015, saliranno alla cifra impressionante di 1,2 milioni posti di lavoro persi. E’ quindi fermo dovere di tutti gli operatori del settore stimolare il Parlamento affinché non persista nel suo stato di inerzia e si occupi di risolvere il problema garantendo i diritti patrimoniali e morali degli autori e dell’intera industria culturale"  
   
   
ENTERPRISE 2.0 CON LA “SINDROME DA PETER PAN”  
 
Secondo l’indagine condotta dalla School of Management del Politecnico di Milano, se gli investimenti in Ict previsti per i prossimo triennio mostrano una contrazione dei budget nel 35% dei casi, sono in decisa controtendenza gli investimenti previsti per: Social Network & Community (con il 42% di aziende del campione che prevede aumenti di budget rilevanti), Unified Communication & Collaboration (per il 32% dei Cio intervistati) ed Enterprise Content Management (per il 31%). Fra i settori coinvolti registrano trend di crescita elevati e investimenti 2010 estremamente significativi il Finance (banche e assicurazioni) ed i Servizi, ma si distinguono anche Automotive, Tessile/abbigliamento e Gdo/vendita al dettaglio. Il 27 aprile 2010 si è svolto presso l’Aula Carlo De Carli del Politecnico di Milano il Convegno “L’enterprise 2.0 alle resa dei conti” con la presentazione dei risultati della Ricerca dell’Osservatorio Enterprise 2.0 promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano*. “La crisi non ha fermato il fenomeno dell’Enterprise 2.0, ma ne ha al contrario accelerato la diffusione – commenta Mariano Corso, Responsabile Scientifico dell´Osservatorio Enterprise 2.0. Oggi però, il fenomeno Enterprise 2.0 sembra ancora affetto da una sorta di “sindrome di Peter Pan”: in molte aziende, infatti, è come se le iniziative si “rifiutassero di crescere”, superando la fase sperimentale per integrarsi al cuore dei processi di business. A conferma di ciò, l’indagine condotta sugli investimenti Ict previsti per i prossimi tre anni dai Cio di organizzazioni di medie e grandi dimensioni operanti in Italia mostra una contrazione dei budget nel 35% dei casi. In decisa controtendenza, continuano a distinguersi tre ambiti applicativi con tassi di crescita degli investimenti previsti nei prossimi 3 anni decisamente positivi: Social Network & Community (Sn&c, con il 42% di aziende del campione che prevede aumenti di budget rilevanti), Unified Communication & Collaboration (Uc&c, con il 32%) ed Enterprise Content Management (Ecm, con il 31%). La diffusione delle iniziative è, comunque, un chiaro indicatore e, dopo le interessanti premesse del 2009, anche nel 2010 oltre il 90% delle imprese del campione ha in corso iniziative Uc&c ed Ecm e, più della metà (57%), ha iniziative di Sn&c. L’analisi puntuale dei budget 2010 – continua Mariano Corso – mostra, tuttavia, un livello medio di spesa nei singoli ambiti ancora modesto rispetto al totale della spesa Ict : si passa infatti da un budget di circa 110.000€ per le iniziative di Sn&c, ai 225.000€ e 265.000€ per gli investimenti in Uc&c e in Ecm”. Le variazioni del livello medio degli investimenti previste per i prossimi 3 anni. La ricerca, giunta alla sua terza edizione, ha voluto quest’anno porre l’Enterprise 2.0 “alla prova dei fatti”, coinvolgendo oltre 160 Cio e Hr manager di imprese e Pubbliche Amministrazioni per cogliere dalle loro esperienze il reale livello di maturità delle iniziative in atto e il loro impatto sull’organizzazione e i Sistemi Informativi. L’analisi mette in luce come, a fronte di una crescita degli investimenti, il livello di maturità delle iniziative sia oggi molto eterogeneo, con alcuni casi di successo, ma percentuali ancora significative di organizzazioni in cui le applicazioni sono spesso sperimentali o confinate in pochi processi. La reale maturità e le prospettive di sviluppo dell’Enterprise 2.0, tuttavia, possono essere comprese solo guardando al cambiamento introdotto su tre dimensioni: gli strumenti, l’organizzazione e il Sistema Informativo. Gli strumenti 2.0: ambiti di utilizzo e benefici concreti. La presenza di investimenti in strumenti e tecnologie 2.0 non sempre procede di pari passo con il livello di “maturità” nel loro utilizzo all’interno delle imprese del campione: a fronte di strumenti di Unified Communication, Project Centric Collaboration e Live Collaboration utilizzati spesso in modo sistematico dalle imprese in più processi, ve ne sono altri come blog, forum, wiki, podcasting, videosharing e social networking che, pur presentando in media interessanti tassi di diffusione, hanno un livello di maturità inferiore, a testimonianza della difficoltà a uscire da fasi di sperimentazione e di utilizzo sporadico. L’analisi mostra che, in molti casi, la loro presenza non si traduce in un reale cambiamento e in benefici concreti a causa dei gap organizzativi e culturali che non vengono affrontati e colmati. Per comprendere l’impatto potenziale degli strumenti sulle imprese, dunque, non basta guardare alla sola diffusione, ma occorre entrare nel merito della loro applicazione nei processi aziendali. “Focalizzando la nostra attenzione sulle sole aziende del campione che utilizzano in modo sistematico strumenti e applicazioni 2.0 – afferma Stefano Mainetti anch’egli Responsabile Scientifico dell´Osservatorio Enterprise 2.0. - il terreno più fertile di sviluppo e crescita si trova in processi quali la gestione dei Sistemi Informativi, il Marketing, la gestione delle Risorse Umane e Comunicazione Interna. Meno rilevanti, sia come numero che come impatto, sono le iniziative a supporto dei processi che riguardano il Commerciale e le Reti di vendita, il Customer Service e la Ricerca e Sviluppo. Nella scelta di investimento le imprese tendono ad orientarsi verso soluzioni che hanno un ritorno economico chiaro e immediato, trascurando, in fase di valutazione, la componente più intangibile dei benefici, legata tipicamente a impatti di natura strutturale. Ne deriva che strumenti di Unified Communication, Project Centric Collaboration e Live Collaboration, che spesso permettono di ridurre in modo immediato e quantificabile i costi di comunicazione e collaborazione con ricadute rilevanti sull’efficienza dei processi, sono considerati un “must have” dalla gran parte delle imprese e sono quelli utilizzati in modo maggiormente sistematico e pervasivo nelle organizzazioni del campione”. La dimensione organizzativa del cambiamento: verso un’organizzazione 2.0. L’enfasi che viene spesso posta sugli strumenti rischia di far dimenticare che l’Enterprise 2.0 è un fenomeno innanzitutto organizzativo: le nuove tecnologie 2.0 non fanno che abilitare o facilitare approcci e modelli organizzativi che sono però il risultato di una progressiva evoluzione “sociale” dei bisogni delle persone e delle loro modalità di relazione dentro e fuori le imprese. L’analisi delle trasformazioni in atto nelle organizzazioni appartenenti al panel ha permesso di declinare sei principi che sembrano sottesi alle iniziative di maggior successo, orientando il cambiamento verso l’Organizzazione 2.0: la ricerca di flessibilità nel cambiamento di ruoli e processi; la collaborazione emergente tra le persone indipendentemente da gerarchie e schemi organizzativi predefiniti, l’apertura dei confini dell’organizzazione per coinvolgere attori esterni quali clienti, partner e fornitori; la virtualità nell’accesso a strumenti, informazioni e relazioni, indipendentemente dalla localizzazione fisica e dagli orari di lavoro; la spinta alla creazione diffusa e partecipativa di contenuti e conoscenza (co-creation) e, da ultimo, la spinta alla socialità e all’apertura nella comunicazione e nei rapporti. Attraverso il coinvolgimento di Manager e Direttori delle Risorse Umane, sono stati esaminati i livelli di maturità di 62 organizzazioni dal punti di vista delle persone, dell’organizzazione e degli strumenti. Dall’analisi comparata dei profili di maturità delle aziende del campione emerge innanzitutto come siano le persone il driver principale che spinge l’innovazione su molti dei principi considerati: per quanto riguarda socialità, apertura e co-creation, in particolare, le persone appaiono decisamente più orientate al cambiamento di quanto non lo sia l’organizzazione stessa o gli strumenti messi a loro disposizione. Visto in questa prospettiva, lo sviluppo di iniziative Enterprise 2.0 diventa, come riconosciuto da una larga maggioranza dei Direttori Risorse Umane (74%) del panel, un fattore chiave per rispondere in modo efficace alle esigenze che derivano dalle persone e dal contesto competitivo, e una leva fondamentale per far evolvere il profilo della Direzione Risorse Umane in chiave maggiormente strategica e di innovazione. I settori con focus nell’Enterprise 2.0. Un’ulteriore variabile fortemente correlata agli investimenti in tecnologie Enterprise 2.0 è il settore di appartenenza delle imprese. Sebbene il campione non possa essere considerato statisticamente significativo, emergono alcune importanti differenze sul tasso medio di investimento e sul relativo trend di crescita. In particolare è possibile identificare quattro comportamenti divers: Core: settori con trend di crescita elevati e investimenti 2010 estremamente significativi,come il Finance (banche e assicurazioni) ed i Servizi, con imprese che storicamente puntano, o stanno iniziando a puntare, in modo deciso e sistematico su strumenti Enterprise 2.0 per supportare i processi di business. Il dato può essere interpretato; In crescita: settori con trend di crescita elevati ma investimenti 2010 più contenuti come Automotive, Tessile/abbigliamento e Gdo/vendita al dettaglio. In particolare, gli investimenti in Uc&c rivestono una forte importanza nei primi due settori che, nel nostro campione, sono composti principalmente da imprese italiane con forte presenza all’estero e che utilizzano questi nuovi sistemi di comunicazione per affrontare le problematiche tipiche dell’operatività in un contesto globale; Stabili: settori con investimenti assoluti significativi, ma trend di crescita dei budget più limitati. Al momento, l’unico settore “stabile” – nella nostra accezione – risulta essere la Pubblica Amministrazione (Pa) che essendo caratterizzata da organizzazioni con un’elevata dimensione media (in termini di dipendenti) e un alto tasso di dispersione territoriale (sia a livello centrale che locale), ha investito in queste tecnologie per migliorare l’efficienza e l’efficacia dei processi strutturati tipicamente di natura documentale; Marginali: settori più “tradizionali” e meno Ict-intensive come Metalmeccanico, Logistica/trasporti, Chimico/farmaceutico e Alimentare, con investimenti contenuti e trend di crescita dei budget più limitati  
   
   
TROJAN E WORM SEMPRE PIÙ INGEGNOSI E “PROFESSIONALI” MA CRESCE L’EFFICIENZA E L’EFFICACIA DEI SISTEMI DI PROTEZIONE  
 
Secondo il Microsoft Security Intelligence Report il numero di infezioni in Italia nel secondo semestre del 2009 è diminuito del 20%: Conficker ancora la minaccia più diffusa, ma crescono Renos, Taterf e il nuovo Alureon Livelli di guardia sempre altissimi contro le minacce informatiche, ma c’è spazio anche per un sospiro di sollievo. L’italia, infatti, secondo l’ottava edizione del Microsoft Security Intelligence Report rilasciata oggi a livello mondiale, registra finalmente un record positivo nell’ultimo semestre, con il calo del numero complessivo di infezioni del 20% e la conferma al decimo posto nella classifica mondiale tra i paesi più colpiti dal fenomeno, dopo Francia, Germania e Spagna. Anche il tasso medio di infezione nel Paese si è assestato al 5.3, ovvero poco più di 5 computer colpiti da software malevolo ogni mille, contro il 6.9 registrato in precedenza tra gennaio e giugno. Un dato particolarmente positivo, se confrontato con la media internazionale pari a 7 (era a 8.7 nel primo semestre 2009), e ben inferiore rispetto a paesi più esposti come ad esempio la Turchia o il Brasile, che mostrano tassi attorno al 20. A farla da padrone in Italia, con il 77% sul totale delle infezioni, la grande famiglia del malware, all’interno della quale spicca il ruolo trainante di worm (20% del totale) e soprattutto dei trojan (43%). Ii primo posto della classifica italiana è nelle mani ancora del temibile Conficker, con quasi 100mila casi censiti, che però già altrove nel mondo – e presto anche in Italia – sta lasciando il posto ai nuovi fenomeni del momento, ovvero Taterf, virus che sfrutta le vulnerabilità dei giochi online (oggi quarto virus più diffuso in Italia ma primo al mondo), e Alureon, l’ultimo arrivato erroneamente chiamato il “virus della schermata blu”, che è già salito in poco tempo alla quarta posizione nello Stivale e alla seconda a livello globale (segue il dettaglio). Il segnale complessivo che emerge dal nuovo Sir di Microsoft è chiaro: l’innovazione tecnologica e la maturazione di molte piattaforme informatiche come i sistemi operativi, sta giocando a sfavore di virus e malware, e i tassi di infezione diminuiscono nonostante il moltiplicarsi progressivo di computer e device in uso alle singole persone e nelle aziende. Proprio per questo nuovi canali come i giochi online o nuovi software e piattaforme di social networking stanno pian piano finendo nel mirino dei cybercriminali, sempre alla ricerca di nuove vulnerabilità da sfruttare. Guardando al solo mondo dei sistemi operativi Microsoft, ad esempio, è significativo il dato delle infezioni dei computer dotati dei sistemi operativi Windows Vista Sp2 o Windows 7, che presentano un tasso di infezione più che dimezzato rispetto ai sistemi basati su Windows Xp. Il cybercrimine ha cominciato quindi a specializzarsi e a confezionare malware sempre più specifici rivolti a audience particolari. Mentre in ambito aziendale i worm continuano ad avere un ruolo preminente, gli utenti domestici sono soggetti così a sempre nuove minacce, come le frodi via mail sempre più ingegnose, come la cosiddetta frode “Nigeriana” (anche chiamata “419”), o i software che si spacciano per falsi programmi di sicurezza, per lo più ancora in inglese e quindi poco diffusi da noi, ma molto temuti all’estero. Inoltre, gli autori di codice malevolo stanno sempre più utilizzando la formula del “kit”, ovvero di file dannosi capaci di raggruppare al loro interno più minacce contemporaneamente. Tra i più famosi prodotti di questi tipo, l’“Eleonore browser exploit kit”, contenente diversi “exploit” per differenti browser e applicazioni molto diffuse tra gli utenti. Spesso questi pacchetti si autoaggiornano e si mantengano nei computer assolutamente efficienti e invisibili anche agli strumenti di protezione, risultando un serio pericolo per la sicurezza e la privacy. I “malware kit” alimentano oggi inoltre un mercato nero transnazionale fatto non più o non solo di singoli hacker ma di gruppi interconnessi o vere e proprie organizzazioni criminali. Persone mosse non dal gusto della sfida informatica ma da motivazioni economiche e finanziarie. “Lo scenario del cybercrimine sta cambiando rapidamente – commenta Pietro Scott Jovane, Amministratore Delegato di Microsoft Italia – e le sfide per i produttori di tecnologia sono oggi sempre più impegnative. In Microsoft investiamo ogni anno grandi risorse e impegno per rendere tutti i nostri prodotti più sicuri e ci conforta in questo senso la drastica diminuzione dei tassi d’infezione nel mondo su sistemi dotati delle nostre ultime piattaforme come Windows7. La sfida per noi e per tutto il comparto però non è solo tecnologica ma di conoscenza. Il nostro compito preciso deve essere quello di proteggere ma anche informare e sensibilizzare sui rischi in Rete, e il Sir ci permette di perseguire proprio questo scopo e di offrire a tutti un quadro completo e puntuale della situazione dei malware sia a livello globale sia locale.” “Ciò che emerge dal nuovo Sir – aggiunge Feliciano Intini, Responsabile Progetti Scurezza e Privacy di Microsoft Italia – è come ormai l’80% delle nuove vulnerabilità vengano da applicazioni software diverse dai sistemi operativi o dai browser, e per questo ci auguriamo che tutto il settore informatico abbracci presto i fondamentali della sicurezza, soprattutto nell’ambito dei processi di sviluppo del codice. In Microsoft abbiamo introdotto in questo senso il Security Development Lifecycle (Sdl), una best practice che speriamo possa essere testimonianza utile per l’intero comparto It”. Il punto di osservazione del Sir di Microsoft è probabilmente oggi tra i più privilegiati, poiché può contare sulle segnalazioni volontarie degli utenti che utilizzano gli strumenti di protezione Microsoft in ogni paese. Le fonti sono infatti molteplici: 500 milioni di computer in 26 paesi equipaggiati con il Malicious Software Removal Tool, tutti gli utilizzatori del nuovo Microsoft Security Essentials, gli oltre 300 milioni di utenti attivi di posta elettronica Windows Live Hotmail, infine i miliardi di pagine scansionate quotidianamente dal motore di ricerca Bing e di mail verificate dai sistemi Forefront Online Protection per Exchange e Forefront Client Security. Per ulteriori informazioni sul Security Intelligence Report v8: http://www.Microsoft.com/sir. I Quattro Virus Piu’ Diffusi In Italia. 1. Win32/conficker: in Italia è ancora lui, il temibile Conficker, a tenere banco nella classifica dei malware più diffusi, con oltre 100mila computer colpiti. Nel resto del mondo però, questo virus è già sceso al quinto posto con 1,9 milioni di casi censiti contro i 5 del primo semestre del 2009, segno che la sua pericolosità è stata positivamente neutralizzata negli ultimi mesi e che probabilmente anche nel nostro Paese è destinato rapidamente a perdere la leadership. Si tratta di un Worm che infetta altri computer attraverso la Rete sfruttando una vulnerabilità nel servizio Windows Server. Può inoltre consentire l’esecuzione sul computer dell’utente da remoto di file e applicazioni qualora siano in uso programmi di file sharing. Alcune varianti si possono anche diffondere attraverso memorie flash e altre memorie rimovibili sfruttando password di protezione poco sicure. Conficker disabilità diversi servizi di sistema e di protezione importanti, oltre a poter scaricare file all’insaputa dell’utente. È tra i Worm più diffusi nelle imprese, ma per i consumatori non rientra ancora nella top 10 delle minacce, grazie agli aggiornamenti automatici che nei sistemi domestici sono più frequentemente attivi. 2. Win32/alureon: è il “virus della schermata blu” entrato nelle cronache anche nazionali di questi giorni. In Italia occupa già la seconda posizione, con 92mila casi censiti, mentre a livello mondiale è ancora fermo alla quarta posizione (2,7 milioni di casi). Una famiglia di trojan capace di rubare informazioni agli utenti e che permette a chi lo governa di intercettare le informazioni in ingresso e in uscita legate al traffico internet degli utenti, comprese informazioni sensibili come nomi, password e dati della carta di credito. Può anche essere usato come cavallo di troia per inviare codice malevolo al computer infettato, grazie alla capacità di influire sui settaggi dei Dns. 3. Win32/renos: ha scalato velocemente le classifiche, e oggi rappresenta una delle minacce più diffuse. Secondo nel mondo, con 3,6 milioni di casi, in Italia si conferma nel secondo semestre 2009 al terzo posto, con 84 mila computer interessati. Appartiene alla famiglia dei trojan downloader: una volta installato sul pc, infatti, può scaricare automaticamente varie tipologie di software non desiderato. I segnali più evidenti della sua presenza sono ripetuti e minacciosi messaggi di allarme che paventano la presenza di presunte infezioni e spyware sul computer e invitato l’utente a rimuovere gli stessi file dietro il pagamento di un compenso. In alcuni casi, Renos può anche causare l’instabilità del sistema. 4. Win32/taterf: è lui, Taterf, il “virus dei giochi online”, il re delle classifiche. L’italia sconta sempre un leggero “lag” tecnologico, e da noi questo virus è fermo ancora alla quarta posizione, con 83mila casi. Nel mondo però, svetta già su tutti gli altri malware con un totale di quasi 4 milioni di casi censiti. Nel primo semestre aveva già mostrato una crescita strepitosa del 156% nel numero di computer infattati. La sua particolarità è quella di colpire oltre alle aziende anche il vastissimo popolo dei videogiocatori dei cosiddetti Mmorpg (massively multiplayer online role-playing games), i giochi di ruolo online, poiché, come Conficker, sfrutta proprio anche le reti di condivisione dei file  
   
   
DIGITALIZZARE I DOCUMENTI PER CONTENERE I COSTI E AIUTARE L’AMBIENTE: A SMAU PADOVA IL LABORATORIO FATTURAZIONE ELETTRONICA  
 
L’osservatorio Fatturazione Elettronica e Dematerializzazione della School of Management del Politecnico di Milano promuoverà in fiera una mezza giornata dedicata ai manager e agli imprenditori del Nordest: appuntamento giovedì 6 maggio dalle 9.30. La terza edizione di Smau Business Padova porta con sé un’importante novità: si tratta del Laboratorio Fatturazione Elettronica e Dematerializzazione, iniziativa realizzata da Smau in collaborazione con l’Osservatorio Fatturazione Elettronica e Dematerializzazione della School of Management del Politecnico di Milano: obiettivo della mezza giornata in calendario è quello di diffondere fra imprenditori e decisori aziendali, nonché dirigenti e funzionari delle pubbliche amministrazioni del Nordest, le competenze e il know-how per utilizzare in modo efficace tale tecnologia. Le soluzioni di Fatturazione Elettronica possono rappresentare uno strumento fondamentale per il contenimento dei costi, oggi più che mai un argomento verso il quale le aziende di ogni settore e le pubbliche amministrazioni sono particolarmente sensibili: vista l’enorme quantità di documenti amministrativi, tributari, finanziari prodotti, è facile comprendere quanto la gestione del ciclo emissione - scambio - conservazione nel solo formato digitale possa rappresentare un’importante opportunità in questo senso. L’osservatorio Fatturazione Elettronica e Dematerializzazione della School of Management del Politecnico di Milano concentra ormai da qualche anno la propria attenzione su questo tema: i risultati delle ultime ricerche hanno evidenziato che grazie all’e-invoicing è possibile risparmiare dai 2 ai 3 euro a fattura e fino a 80 euro per ogni intero ciclo, cioè per ogni ordine che diviene fattura e poi pagamento. In Italia ogni anno si scambiano circa 1,3 miliardi di fatture, prevalentemente nei settori dell’energia, della telefonia e delle prestazioni professionali (ben 1 miliardo), di cui solo il 5-6% sono digitalizzate. Se tutte le aziende realizzassero progetti di fatturazione elettronica e integrazione del ciclo dell’ordine, in termini di aumento della produttività e risparmio dei costi, i benefici potrebbero raggiungere i 60 miliardi di euro l’anno, ovvero circa il 4% del Pil nazionale annuo! Solo nella Pubblica Amministrazione si risparmierebbero intorno ai 2 miliardi di euro ogni anno. “I progetti di fatturazione elettronica e integrazione del ciclo dell’ordine possono rappresentare un’importante leva competitiva a disposizione di ogni singola organizzazione, pubblica o privata - afferma il prof. Alessandro Perego, co-direttore degli Osservatori della School of Management del Politecnico sui temi dell’eBusiness e gestione delle Ict - Queste soluzioni, infatti, consentono di ridurre le attività non a valore aggiunto e di aumentare il livello di servizio verso i propri clienti, a fronte di investimenti tutto sommato limitati rispetto ai benefici ottenibili”. Anche se i vantaggi legati all’adozione di tale tecnologia risultano evidenti, nel nostro Paese quello della Fatturazione Elettronica è ancora oggi un fenomeno limitato: le cause sono rintracciabili nelle resistenze culturali delle nostre imprese e proprio nella limitata consapevolezza del valore che questa soluzione può portare in termini di ottimizzazione dei costi di archiviazione documentale. Non bisogna dimenticare inoltre che i benefici derivanti da questo tipo di soluzioni vanno oltre il benessere della singola azienda: la riduzione dell’utilizzo della carta riduce l’impatto sull’ambiente. Il Laboratorio in programma a Smau ha lo scopo di informare i partecipanti sugli step da compiere per convertire la propria azienda alle procedure di e-invoicing, offrendo un momento di confronto con i massimi esperti sul tema relativamente agli aspetti legali, fiscali, normativi e tecnici; verranno illustrati inoltre i vantaggi dei progetti di conservazione sostitutiva, fatturazione elettronica e integrazione del ciclo dell’ordine per la propria azienda. Non mancheranno i più qualificati attori del mondo dell’offerta e le principali associazioni e iniziative di filiera operanti in Italia e impegnate da anni sul tema della fatturazione elettronica. La mattinata si concluderà con dibattito sulle opportunità derivanti dall’applicazione di soluzioni di dematerializzazione grazie alla presenza di aziende che hanno già sperimentato direttamente al loro interno tali modelli. La partecipazione al Laboratorio Fatturazione Elettronica è gratuita, ma necessita di registrazione sul sito www.Smau.it .  
   
   
PRIVACY: PROVVEDIMENTO SU SISTEMI INTEGRATI DI VIDEOSORVEGLIANZA: E TELECAMERE INTELLIGENTI A PROVA DI PRIVACY  
 
Il Garante fissa le nuove regole per l´uso dei sistemi di videosorveglianza. Sistemi integrati di videosorveglianza solo nel rispetto di specifiche garanzie per la libertà delle persone. Appositi cartelli per segnalare la presenza di telecamere collegate con le sale operative delle forze di polizia. Obbligo di sottoporre alla verifica del Garante privacy, prima della loro attivazione, i sistemi che presentino rischi per i diritti e le libertà fondamentali delle persone, come i sistemi tecnologicamente avanzati o "intelligenti". Conservazione a tempo delle immagini registrate. Rigorose misure di sicurezza a protezione delle immagini e contro accessi non autorizzati. L´autorità Garante per la protezione dei dati personali ha varato le nuove regole alle quali soggetti pubblici e privati dovranno conformarsi per installare telecamere e sistemi di videosorveglianza. Il periodo per adeguarsi è stato fissato, a seconda degli adempimenti, da un minimo di sei mesi ad un massimo di un anno. Il provvedimento generale dell’8 aprile 2010, che sostituisce quello del 2004 e introduce importanti novità, si è reso necessario non solo alla luce dell´aumento massiccio di sistemi di videosorveglianza per diverse finalità (prevenzione, accertamento e repressione dei reati, sicurezza pubblica, tutela della proprietà privata, controllo stradale, etc.), ma anche in considerazione dei numerosi interventi legislativi adottati in materia: tra questi, quelli più recenti che hanno attribuito ai sindaci e ai comuni specifiche competenze in materia di incolumità pubblica e di sicurezza urbana, così come le norme, anche regionali, che hanno incentivato l´uso di telecamere  
   
   
PRIVACY: SINTESI DELLE REGOLE GENERALI FISSATE DAL GARANTE IN TEMA DI VIDEOSORVEGLIANZA  
 
Informativa: i cittadini che transitano nelle aree sorvegliate devono essere informati con cartelli della presenza delle telecamere, i cartelli devono essere resi visibili anche quando il sistema di videosorveglianza è attivo in orario notturno. Nel caso in cui i sistemi di videosorveglianza installati da soggetti pubblici e privati (esercizi commerciali, banche, aziende etc.) siano collegati alle forze di polizia è necessario apporre uno specifico cartello, sulla base del modello elaborato dal Garante. Le telecamere installate a fini di tutela dell´ordine e della sicurezza pubblica non devono essere segnalate, ma il Garante auspica comunque l´utilizzo di cartelli che informino i cittadini. Conservazione: le immagini registrate possono essere conservate per periodo limitato e fino ad un massimo di 24 ore, fatte salve speciali esigenze di ulteriore conservazione in relazione a indagini. Per attività particolarmente rischiose (es. Banche) è ammesso un tempo più ampio, che non può superare comunque la settimana. Eventuali esigenze di allungamento dovranno essere sottoposte a verifica preliminare del Garante  
   
   
PRIVACY: SINTESI DELLE REGOLE FISSATE DAL GARANTE IN TEMA DI VIDEOSORVEGLIANZA IN SETTORI DI PARTICOLARE INTERESSE  
 
Sicurezza urbana: i Comuni che installano telecamere per fini di sicurezza urbana hanno l´obbligo di mettere cartelli che ne segnalino la presenza, salvo che le attività di videosorveglianza siano riconducibili a quelle di tutela specifica della sicurezza pubblica, prevenzione, accertamento o repressione dei reati. La conservazione dei dati non può superare i 7 giorni, fatte salve speciali esigenze. Sistemi integrati: per i sistemi che collegano telecamere tra soggetti diversi, sia pubblici che privati, o che consentono la fornitura di servizi di videosorveglianza "in remoto" da parte di società specializzate (es. Società di vigilanza, Internet providers) mediante collegamento telematico ad un unico centro, sono obbligatorie specifiche misure di sicurezza (es. Contro accessi abusivi alle immagini). Per alcuni sistemi è comunque necessaria la verifica preliminare del Garante. Sistemi intelligenti: per i sistemi di videosorveglianza "intelligenti" dotati di software che permettono l´associazione di immagini a dati biometrici (es. "riconoscimento facciale") o in grado, ad esempio, di riprendere e registrare automaticamente comportamenti o eventi anomali e segnalarli (es. "motion detection") è obbligatoria la verifica preliminare del Garante. Violazioni al codice della strada: obbligatori i cartelli che segnalino i sistemi elettronici di rilevamento delle infrazioni. Le telecamere devono riprendere solo la targa del veicolo (non quindi conducente, passeggeri, eventuali pedoni). Le fotografie o i video che attestano l´infrazione non devono essere inviati al domicilio dell´intestatario del veicolo. Deposito rifiuti: lecito l´utilizzo di telecamere per controllare discariche di sostanze pericolose ed "eco piazzole" per monitorare modalità del loro uso, tipologia dei rifiuti scaricati e orario di deposito  
   
   
PRIVACY: SINTESI DELLE REGOLE FISSATE DAL GARANTE IN TEMA DI VIDEOSORVEGLIANZA IN SETTORI SPECIFICI  
 
Luoghi di lavoro: le telecamere possono essere installate solo nel rispetto dello norme in materia di lavoro. Vietato comunque il controllo a distanza dei lavoratori, sia all´interno degli edifici, sia in altri luoghi di prestazione del lavoro (es. Cantieri, veicoli). Ospedali e luoghi di cura: no alla diffusione di immagini di persone malate mediante monitor quando questi sono collocati in locali accessibili al pubblico. E´ ammesso, nei casi indispensabili, il monitoraggio da parte del personale sanitario dei pazienti ricoverati in particolari reparti (es.Rianimazione), ma l´accesso alle immagini deve essere consentito solo al personale autorizzato e ai familiari dei ricoverati. Istituti scolastici: ammessa l´installazione di sistemi di videosorveglianza per la tutela contro gli atti vandalici, con riprese delimitate alle sole aree interessate e solo negli orari di chiusura. Taxi: le telecamere non devono riprendere in modo stabile la postazione di guida e la loro presenza deve essere segnalata con appositi contrassegni. Trasporto pubblico: lecita l´installazione su mezzi di trasporto pubblico e presso le fermate, ma rispettando limiti precisi (es.Angolo visuale circoscritto, riprese senza l´uso di zoom). Webcam a scopo turistico: la ripresa delle immagini deve avvenire con modalità che non rendano identificabili le persone  
   
   
PRIVACY: SINTESI DELLE REGOLE FISSATE DAL GARANTE IN TEMA DI VIDEOSORVEGLIANZA PER SOGGETTI PRIVATI  
 
Tutela delle persone e della proprietà: contro possibili aggressioni, furti, rapine, danneggiamenti, atti di vandalismo, prevenzione incendi, sicurezza del lavoro ecc. Si possono installare telecamere senza il consenso dei soggetti ripresi, ma sempre sulla base delle prescrizioni indicate dal Garante  
   
   
GIUSTIZIA ITALIANA: TRIBUNALE DI VITERBO: NO OSCURAMENTO FORUM ADUC  
 
La dott.Ssa Testa Piccolomini del tribunale di Viterbo ha rigettato la richiesta di oscuramento del forum Aduc “Di´ la tua” dal titolo “Megatrends pomezia” fatta a febbraio del 2010 dalla societa´ Megatrends. Questo forum, al pari di tutti gli altri, raccoglie le esperienza di alcuni consumatori che si sono trovati ad avere a che fare con questa societa´, parte dei quali raccontando esperienze negative. Gli avvocati della Megatrends hanno chiesto non solo l´eliminazione dei commenti negativi ma addirittura la chiusura dell´intero forum per evitare qualsiasi dibattito sul loro operato. L´aduc si e´ difesa -avvocati Claudia Moretti ed Emmanuela Bertucci- non tanto e non solo per la vicenda in se´ o per prendere posizione sulle vicende dello specifico forum, ma per affermare il diritto dei consumatori a confrontarsi e scambiare liberamente opinioni. Con questa ordinanza il Tribunale di Viterbo ha accolto le nostre ragioni. In primo luogo ha chiarito come il direttore e responsabile di un sito web non puo´ rispondere degli spazi che mette a disposizione, nonche´ dello scambio e del confronto fra i partecipanti ai forum; accogliendo cosi´ la recente sentenza della Cassazione (n. 10535/2009). Solo chi singolarmente interviene, nel caso, sarebbe responsabile per i propri scritti. Il giudice ha paragonato il forum ad ogni altro spazio commerciale, ove si parla apertamente: “...Ad alcuno verrebbe in mente di ritenere il titolare dell´esercizio commerciale responsabile di eventuali affermazioni oltraggiose o calunniose espresse dagli avventori in una discussione in corso tra loro..”. Non solo, ma ha chiarito che l´epurazione parziale dei forum, in termini di eliminazione delle cose “sgradite” alla societa´, creerebbe una stortura inaccettabile: “...[..]..Peraltro, ogni forma di controllo o censura esterna non potrebbe che avere l´effetto di snaturare la finalita´ ed il senso stesso dello strumento”. Nell´ordinanza, infine, si legge che non vi e´ alcuna diffamazione in atto e si ribadisce il pieno diritto degli utenti ad esprimersi anche in termini critici e negativi. Siamo di fronte ad un provvedimento importante che risponde con fermezza a tutti coloro che vorrebbero mettere a tacere i consumatori, imbavagliare Internet e censurare il libero scambio di idee, esperienze e opinioni. Una nota finale per evidenziare come, in materia, ci sia diffusa incertezza tant´e´ che, come spesso accade, e´ la giurisprudenza che colma contraddizioni e vuoti legislativi. Gli avvocati della societa´ Megatrends, per “andare sul sicuro”, hanno utilizzato anche argomentazioni pubblicate sul nostro sito, traendole da memorie di altre aziende che chiedevano sempre la chiusura di un forum e a cui un giudice fiorentino aveva dato ragione ... Ma gli e´ andata male  
   
   
GIUSTIZIA EUROPEA: LEGITTIMI I MARCHI DI UNICREDITO UNIWEB E UNICREDIT WEALTH MANAGEMENT  
 
Unicredito ottiene l´annullamento delle decisioni che rifiutavano la registrazione dei suoi marchi Uniweb e Unicredit Wealth Management: in assenza di ulteriori somiglianze, il prefisso "uni" non è, di per sé, sufficiente a determinare un rischio di confusione con una serie di marchi precedenti. Un marchio è escluso dalla registrazione se c´è, per il pubblico, un rischio di confusione tra esso e un marchio anteriore. Il rischio di confusione deve essere valutato globalmente, secondo la percezione del pubblico interessato e prendendo in considerazione anche l´eventuale esistenza di una "serie" o "famiglia" di marchi precedenti, accomunati da uno stesso elemento distintivo o dalla ripetizione di uno stesso prefisso o suffisso estrapolato da un marchio originario (regolamento sul marchio comunitario n. 40/94/Ce). Nel 2001, Unicredito Italiano Spa ha richiesto all´Ufficio per l´armonizzazione del mercato interno (Uami) la registrazione di due marchi: Uniweb e Unicredit Wealth Management, relativi a servizi e prodotti finanziari, assicurativi ed immobiliari. La società tedesca Union Investment Privatfonds Gmbh, sostenendo che tali marchi creavano un rischio di confusione con i suoi marchi precedenti Unifonds, Unirak e Unizins, si è opposta alla registrazione. L´uami, considerando che i tre marchi costituissero una serie di marchi legata dal prefisso "uni" e, deducendone automaticamente che il pubblico associasse il prefisso alla società tedesca, ha negato la registrazione. Unicredito ha allora proposto ricorso, in primo luogo, davanti alla commissione di ricorso dell´Uami e, dopo che il suo ricorso è stato respinto, presso il Tribunale dell´Unione europea. Nella sua sentenza del 27 aprile 2010, il Tribunale ricorda che la presenza di una serie di marchi precedenti, in assenza di una prova supplementare del rischio di confusione, non può, di per sé, impedire la registrazione di un nuovo marchio, ma è necessario che il nuovo marchio presenti delle caratteristiche tali da consentire di ricollegarlo alla serie. Un rischio di confusione potrebbe configurarsi, ad esempio, qualora l´elemento comune ai marchi abbia un potere distintivo tale da far sorgere nel pubblico un´associazione diretta alla serie in questione, o, ancora, qualora tra il marchio richiesto e la serie anteriore siano presenti delle somiglianze di posizione dell´elemento e di campo semantico. Secondo il Tribunale, nel raffronto dei marchi controversi, nessun aspetto, da solo od unitamente ad altri fattori, consente di associare i marchi di Unicredito alla serie anteriore della società tedesca, e creare quindi un rischio di confusione. In effetti, il prefisso "uni", da solo, non provoca l´associazione diretta del marchio alla suddetta serie e il fatto che nei nuovi marchi i termini accostati al prefisso siano espressi in inglese e non in tedesco escludono ulteriori eventuali somiglianze. Il Tribunale annulla quindi le decisioni della commissione di ricorso dell´Uami, che aveva, a torto, accolto le opposizioni contro i marchi Uniweb e Unicredit Wealth Management. (Sentenza del 27 aprile 2010 nelle cause riunite T-306/06 e T-337/06, Unicredito Italiano Spa/ufficio per l´armonizzazione del mercato interno)  
   
   
GIUSTIZIA EUROPEA: NO CONGELAMENTO PRESTAZIONI PREVIDENZIALI A MOGLI DEI TERRORISTI  
 
Il 29 aprile la Corte di giustizia Ue ha stabilito che il congelamento dei capitali delle persone sospettate di essere associate a Osama bin Laden, ad Al-qaeda e ai Talibani non si applica a talune prestazioni previdenziali versate alle loro mogli . Il regolamento che dispone il congelamento dei capitali si applica solamente alle disponibilità che possono essere impiegate per sostenere attività terroristiche. (Sentenza nella causa C-340/08 M e a.)  
   
   
GIUSTIZIA EUROPEA: TUE: ITALIA - «BIO» EVOCA IL RISPETTO DELLA NATURA E IL MARCHIO, CHE LO CONTIENE, NON È REGISTRABILE  
 
Il segno denominativo Biopietra non può essere registrato quale marchio. Nel valutare il carattere distintivo di un marchio denominativo composto dall´elemento «bio», si deve tenere conto anche del significato più corrente di tale termine, che oggi evoca il rispetto della natura. (Sentenza del 3 maggio 2010 nella causa T-586/08, Kerma Spa contro Uami Marchio Biopietra – Impedimento assoluto alla registrazione – Assenza di carattere distintivo)  
   
   
GIUSTIZIA EUROPEA: TUE: ITALIA - «BIO» EVOCA IL RISPETTO DELLA NATURA E IL MARCHIO, CHE LO CONTIENE, NON È REGISTRABILE  
 
Il segno denominativo Biopietra non può essere registrato quale marchio. Nel valutare il carattere distintivo di un marchio denominativo composto dall´elemento «bio», si deve tenere conto anche del significato più corrente di tale termine, che oggi evoca il rispetto della natura. (Sentenza del 3 maggio 2010 nella causa T-586/08, Kerma Spa contro Uami Marchio Biopietra – Impedimento assoluto alla registrazione – Assenza di carattere distintivo)  
   
   
UN CODICE ETICO CHE REGOLAMENTI I PUBLIC AFFAIRS  
 
Al convegno di Paa - Public Affairs Association si è aperta la discussione sull’evoluzione dei Public Affairs in Italia. Istituzioni, tecnici e professionisti della lobby discutono di regole comuni e criteri per la regolamentazione del settore. “Solo la condivisione delle regole, dell’etica e dei criteri di gestione delle attività permetterà di creare anche in Italia una cultura consolidata, riconosciuta e accettata dei Public Affairs, soprattutto in ambito sanitario” - questa l’opinione di Claudio Cricelli, Presidente della Paa - Public Affairs Association, che si è riunita lo scorso 27 aprile a Roma, nella sala Capitolare del Senato, in occasione del convegno ‘Evoluzione dei Public Affairs in Healthcare in Italia: tra etica, regole e criteri condivisi’. La Public Affairs Association, che riunisce i migliori professionisti della lobby in ambito sanitario, ha voluto fortemente questo convegno per iniziare il confronto con le Istituzioni su uno dei temi caldi del settore, quello della definizione delle regole e del codice etico. Scopo dell’incontro è la definizione di un codice etico di comportamento che sia frutto di un’aperta discussione tra tutte le parti coinvolte: professionisti, Istituzioni, tecnici di settore. Nata nel 2009, Paa promuove infatti la definizione del dialogo tra pubblico e privato nel settore delle relazioni istituzionali ed è divenuta un importante luogo di incontro e di confronto, di aggiornamento e condivisione delle informazioni per chi segue le attività di lobbying in ambito healthcare. L’invito al convegno, moderato da Franco Di Mare, è stato accolto con grande soddisfazione dai rappresentanti istituzionali, perché risponde alla necessità - da più parti avvertita - di disporre di un comune codice di condotta, condiviso da tutti gli attori coinvolti nel settore. Tra i relatori ci sono nomi illustri, quali l’onorevole Giuseppe Palumbo, Presidente Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati, il Senatore Antonio Tomassini, Presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato e Presidente del Comitato Etico Garante di Ppa, del quale fa parte anche la Senatrice Maria Pia Garavaglia della Commissione Istruzione e Ricerca Scientifica del Senato, anche lei presente all’incontro. Sono intervenuti, inoltre, il Senatore Luigi D’ambrosio Lettieri, Vice Presidente Fofi - Federazione Ordini Farmacisti Italiani - e Segretario della Commissione Sanità del Senato, il dottor Giovanni Leonardi, Direttore generale delle risorse umane e professioni sanitarie del Ministero della Salute, e il dottor Federico Serra, Vice Presidente Ppa. I vertici degli organismi della Sanità non hanno mancato il confronto, come dimostra la presenza del professor Renato Balduzzi, Presidente Agenas – Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali. Anche rappresentanti del mondo delle aziende hanno partecipato al dibattito, nelle persone del dottor Sergio Dompé, Presidente di Farmindustria, del dottor Giorgio Foresti, Presidente Assogenerici e del dottor Angelo Fracassi, Presidente Assobiomedica. Infine, ha preso parte al convegno anche il mondo accademico, rappresentato dal professor Achille Patrizio Caputi, Past President della Sif- Società Italiana di Farmacologia e Presidente del Centro Studi e Ricerche della Pa  
   
   
DESTINAZIONE 5 PER MILLE  
 
La Legge 23 dicembre 2009 n. 191 (legge finanziaria del 2010) prevede anche per l’anno 2010 la destinazione in base alla scelta del contribuente di una quota pari al 5 per mille dell’imposta sul reddito delle persone fisiche a finalità di sostegno del volontariato, delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale, delle associazioni di promozione sociale e delle fondazioni e associazioni riconosciute; finanziamento della ricerca scientifica e delle università; finanziamento della ricerca sanitaria; attività sociali svolte dal comune di residenza del contribuente; sostegno delle associazioni sportive dilettantistiche riconosciute dal Coni. L´agenzia delle Entrate mette a disposizione un Motore di ricerca che consente una più rapida e comoda individuazione dei soggetti iscritti negli elenchi Il contribuente può destinare la quota del 5 per mille della sua imposta sul reddito delle persone fisiche, relativa al periodo di imposta 2009, apponendo la firma in uno dei quattro appositi riquadri che figurano sui modelli di dichiarazione . È consentita una sola scelta di destinazione. Il contribuente può altresì indicare il codice fiscale dello specifico soggetto cui intende destinare direttamente la quota del 5 per mille, traendo il codice fiscale stesso dagli elenchi pubblicati. La scelta di destinazione del 5 per mille e quella dell´8 per mille di cui alla Legge n. 222/85 non sono in alcun modo alternative fra loro