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Notiziario Marketpress di Lunedì 03 Maggio 2010
GIORNATA MONDIALE DELLA LIBERTÀ DI STAMPA: LA COMMISSIONE INDICE IL PREMIO GIORNALISTICO LORENZO NATALI 2010  
 
Bruxelles, 3 maggio 2010 – Oggi in occasione della giornata mondiale della libertà di stampa, viene indetto ufficialmente dalla Commissione europea il premio Lorenzo Natali 2010. Organizzato in partenariato con Reporters sans Frontières e con la World Association of Newspapers, il premio ricompensa i migliori lavori giornalistici sui temi dello sviluppo, della democrazia e dei diritti umani. Andris Piebalgs, commissario europeo per lo sviluppo, ha dichiarato: “Con il premio Lorenzo Natali, la Commissione intende ricompensare quei giornalisti che hanno contribuito a diffondere i temi dello sviluppo, della democrazia e dei diritti umani. Nel portare alla luce le realtà locali, molti giornalisti, che operano in condizioni spesso difficili, svolgono un indispensabile ruolo di sensibilizzazione dell’opinione pubblica circa l’importanza della politica di sviluppo. Per questo motivo vogliamo aiutarli a svolgere questa missione di informazione e far progredire così la lotta contro la povertà.” Dal 1992 il premio Natali è un concorso internazionale che ricompensa i migliori lavori giornalistici sui temi dello sviluppo, della democrazia e dei diritti umani. Il premio si rivolge ai giornalisti delle testate radiotelevisive, della carta stampata e on line. Nel 2009 vi hanno partecipato oltre 1000 giornalisti provenienti da 130 Paesi. La presentazione delle candidature sarà aperta fino al 31 agosto 2010. La premiazione si terrà il prossimo dicembre a Bruxelles nell’ambito di una cerimonia di assegnazione alla presenza del commissario europeo per lo sviluppo Andris Piebalgs. I premi, per un totale di 60.000 euro, verranno attribuiti a 17 giornalisti selezionati su cinque aree geografiche: Africa, Europa, Maghreb/medio Oriente, Asia e America latina/Caraibi. Contesto Da vent’anni, il premio Natali rientra a pieno titolo nella politica di sviluppo della Commissione europea. Difendere la libertà di espressione, la democrazia, i diritti umani e lo sviluppo vuol dire contribuire al buon governo, alla pace e alla diffusione di migliori condizioni di vita nei Paesi più poveri. Anche quest’anno, il premio Lorenzo Natali è indetto dalla Commissione europea in collaborazione con alcune delle più note associazioni giornalistiche mondiali: - Reporters sans Frontières, vincitrice del premio Sacharov per la libertà di pensiero nel 2005; - la World Association of Newspapers (Wan), che rappresenta complessivamente oltre 18.000 testate nei cinque continenti. Lorenzo Natali (1922-1990), commissario europeo e vicepresidente della Commissione tra il 1976 e il 1989, si è dedicato alla cooperazione e allo sviluppo tra il 1985 e il 1989. 2010 www.Prixnatali2010.eu/  
   
   
L’UE PREMIA I GIORNALISTI PER LA LORO OPERA DI SENSIBILIZZAZIONE SULLA DISCRIMINAZIONE  
 
Bruxelles, 3 maggio 2010 - L’unione europea ha assegnato il premio “Sì alle diversità. No alle discriminazioni” al quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung per l’opera di sensibilizzazione in materia di discriminazione. Un giornalista ungherese ha vinto il secondo premio, mentre un articolo finlandese ha ottenuto un premio speciale per l’attenzione posta al legame tra povertà e discriminazione. Tutti e tre i vincitori riceveranno una borsa per un viaggio di studio in un Paese Ue di loro scelta. La Commissione europea sta per lanciare anche l’edizione 2010 del premio “Sì alle diversità. No alle discriminazioni”intitolato “Premio giornalistico Ue – Insieme contro le discriminazioni”. Il concorso è aperto ai giornalisti web e a quelli della carta stampata che si occupano di discriminazione e diversità. Gli articoli devono essere stati pubblicati tra il 1° settembre 2009 e il 17 settembre 2010. Viviane Reding, vicepresidente della Commissione europea e responsabile per la giustizia, i diritti fondamentali e la cittadinanza, ha dichiarato: “I media possono svolgere un ruolo chiave nell’affrontare la discriminazione, i pregiudizi e gli stereotipi, lavorando su tali tematiche. I giornalisti stimolano il dibattito, possono formare opinioni e sensibilizzare le nostre società su temi importanti, quali la discriminazione. La diversità e l’inclusione sociale sono tra i valori su cui è fondata la nostra Unione e sono ancora più importanti nell’attuale contesto economico. I vincitori della presente edizione del premio hanno offerto un valido contributo alla sensibilizzazione sul problema della discriminazione e spero che ciò spingerà più giornalisti a partecipare al concorso del 2010.” La cerimonia  del 29 aprile, a Bruxelles, premierà quei giornalisti che, grazie ai loro articoli, hanno contribuito a incoraggiare una migliore comprensione dei benefici della diversità e che invitano i lettori a considerare i problemi di discriminazione e ineguaglianza più da vicino. Quest’anno la Commissione dedicherà un premio speciale a un articolo sul legame esistente tra povertà e discriminazione. Vincitori del premio 2009 - Kathrin Löther, una giovane studentessa di giornalismo tedesca, ha vinto il primo premio per il suo articolo “Das Lieben der Anderen” (“L’amore degli altri”), pubblicato sulla Süddeutsche Zeitung. L’articolo vincitore tratta il tema dell’amore tra le persone disabili, contribuendo a sensibilizzare su questo argomento con calore e umanità. István Balla si è conquistato il secondo premio per il suo articolo riguardante le condizioni di vita dei bambini Rom “Mit látnak Budapestből a cigány gyerekek?” (“Che cosa vedono di Budapest i bambini Rom?”), apparso sulla rivista ungherese on line Figyelőnet. Infine, Hanna Nikkanen ha ricevuto un premio speciale per “Kerrosten välissä” (“Incastrato nel mezzo”). Il suo articolo, comparso sul mensile Voima, narra la storia di un immigrato che affronta la povertà in Finlandia. Gli articoli vincitori sono consultabili alla pagina: http://journalistaward.Stop-discrimination.info/  Invio degli articoli per l’edizione 2010 - Nel frattempo è possibile inviare candidature per l’edizione 2010 del premio giornalistico. Il concorso è aperto ai giornalisti web e a quelli della carta stampata che si occupano delle problematiche relative alle discriminazioni basate su razza, origine etnica, religione, età, disabilità e orientamento sessuale. Gli articoli devono essere apparsi tra il 1° settembre 2009 e il 17 settembre 2010 su una testata on line o della carta stampata che abbia la sede editoriale principale in uno dei 27 Stati membri dell’Unione europea. La data di scadenza per presentare gli articoli attraverso il sito ufficiale del premio è il 17 settembre 2010. Contesto - Il premio giornalistico fa parte delle attività di sensibilizzazione della campagna dell’Ue “Sì alle diversità. No alle discriminazioni”. La European Youth Press, lo European Journalism Centre e la Association of European Journalists sono partner di questa edizione del premio. Gli articoli premiati sono stati selezionati tra più di 500 articoli inviati da tutti i 27 Stati membri tra il novembre 2008 e la fine di agosto 2009. La giuria ha lodato l’elevata qualità degli articoli presentati. I tre vincitori europei riceveranno una borsa per un viaggio di studio in un Paese Ue di loro scelta.  
   
   
EDITORIA IN ABRUZZO: SUL BURA BANDO PER ACCEDERE A AGENZIE DI STAMPA  
 
L´aquila, 3 maggio 2010 - È stato pubblicato sul Bura della Regione Abruzzo, n. 28 ordinario del 30 aprile 2010, il bando per la distribuzione e assegnazione dei notiziari delle agenzie di stampa alle testate giornalistiche abruzzesi. Si tratta del rinnovo dopo la scadenza triennale del precedente bando del settembre 2006. Il bando è visibile sul sito internet della regione Abruzzo all´indirizzo http://bura.Regione.abruzzo.it. Tutti i soggetti interessati dovranno produrre istanza secondo le indicazioni contenute nel bando, inviandola a mezzo raccomandata all´indirizzo "Giunta regionale d´Abruzzo, Struttura speciale di supporto stampa, Ufficio documentazione e pubblicazione, via Leonardo Da Vinci - 67100 L´aquila", entro il limite di 20 giorni a partire da oggi.  
   
   
CINEMA: LA FOX AVVIA COLLABORAZIONE CON LA REGIONE SICILIANA  
 
Palermo, 3 maggio 2010 - Una collaborazione pubblico-privato per lo sviluppo di produzioni cinematografiche in Sicilia. E´ quanto emerso 30 aprile nel corso dell´incontro a palazzo dei Normanni, a margine dei lavori d´Aula, tra l´assessore regionale al Turismo, Sport e Spettacolo, Nino Strano, e il presidente della Twentieth Century Fox Italia, Osvaldo De Santis. "Siamo orgogliosi - ha detto Strano - di aver ricevuto una delle piu´ grandi case cinematografiche del mondo, sia nella produzione che nella distribuzione di film, e per l´attenzione che mostra verso la nostra isola. E´ la conferma di come lo strumento cinema sia consono allo sviluppo del turismo e alla promozione della Sicilia. Sosterremo le istanze della ´Fox´, a cominciare dalla programmata presenza di un nutrito gruppo di giornalisti internazionali del settore, che saranno testimonial delle Eolie e della Sicilia in generale". Nel corso dell´incontro, De Santis, che era accompagnato da Nino Paino e Nino Picone del Centro studi eoliano, ha annunciato che sosterra´ il festival cinematografico "Un mare di cinema" che si tiene a Lipari, dove sara´ presentata la nuova programmazione mondiale della "major" cinematografica.  
   
   
“MILANO PER MAHLER”: UNA RASSEGNA DI INIZIATIVE PROMOSSA DAL FORUM AUSTRIACO DI CULTURA A CURA DI DORIS FLEKATSCH.  
 
Milano, 3 maggio 2010 - Per celebrare il centocinquantesimo compleanno di Gustav Mahler (Ka1ischt 7 luglio 1860 – Vienna 18 maggio 1911), ecco una ricca proposta per accostarsi al grande compositore e alla sua epoca e per esplorarne la complessa personalità attraverso musica e testi. Il compositore alla ricerca dell‟assoluto; l‟intellettuale con le sue riflessioni acute su musica, arte e filosofia; il direttore d‟orchestra di grande fama che soffre per la mancata comprensione e accoglienza delle sue composizioni da parte del pubblico; il direttore rigoroso dell‟Opera di Vienna, con visioni artistiche troppo moderne per i suoi contemporanei, però generoso verso giovani compositori d‟ingegno. “E‟stata profetica l‟affermazione di Gustav Mahler Il mio tempo verrà. Il suo tempo è, infatti, venuto – spiega l‟assessore alla Cultura del Comune di Milano Massimiliano Finazzer Flory - E Milano, città da sempre attenta, non solo alla musica ma alle inquietudini che la musica rappresenta e all‟idea di cultura come emozione, non poteva non identificarsi in Malher e non celebrare il suo centocinquantesimo compleanno”. Mercoledì 5 maggio, ore 18.30, Teatro Dal Verme, Sala piccola “Straniero nel mondo sono diventato” (Lieder e letture) Lieder di Alma Mahler, Gustav Mahler, Richard Strauss, Richard Wagner e Hugo Wolf con Eva Lind (soprano), Thomas Egler (pianoforte), Massimiliano Finazzer Flory (letture) e Doris Flekatsch (programmazione e introduzione) Con Lieder e lettere si presenta il lato più intimo di Gustav Mahler, ricordando le sue radici artistiche, le sue amicizie, con l‟amico dei tempi di studi Hugo Wolf e il rapporto stimolante con il grande collega Richard Strauss, un rapporto fruttuoso per entrambi da vari punti di vista: scambio di considerazioni e opinioni contraccambiate proficuamente sulle opere del “caro amico”, aiuto reciproco nella carriera, ma anche un tocco di rivalità e di incapacità a comprendere fino in fondo il modo di essere dell‟altra individualità. Infine si riflette anche la relazione complessa con la moglie Alma, donna di eccezionale talento e musa dell‟epoca. Mercoledì 12 maggio, ore 17.00, Forum Austriaco di Cultura, Piazza Liberty 8 –Milano Marina Mahler (nipote di Alma e Gustav Mahler) conversa con Gastón Fournier-facio (Coordinatore artistico, Teatro alla Scala) Marina Mahler è nata dal matrimonio di Anna Mahler, unica figlia sopravissuta di Gustav Mahler, con il direttore d‟orchestra Anatole Fistoulari. Marina Mahler conobbe, ancora ragazza, sua nonna Alma ed era presente alla sua morte a New York. Mercoledì 12 maggio, ore 19.00, Museo Teatrale alla Scala Inaugurazione della mostra “Gustav Mahler e Vienna” della Staatsoper di Vienna In mostra dal 13 maggio al 30 agosto orario: tutti i giorni 9.00 - 12.00 e 13.30 - 17.00 La mostra documentaria, curata da Therese Gassner e Peter Blaha della Staatsoper di Vienna, presenta documenti e foto che illustrano l‟infanzia e la gioventù di Gustav Mahler a Iglau e a Vienna, le sue stazioni artistiche a Lubiana, Praga, Budapest e Amburgo, il periodo come direttore della K.u.k. Hofoper di Vienna, il suo rapporto con i Wiener Philharmoniker e l‟ambiente artistico, economico e politico della sua attività creativa. Giovedì 27 maggio, ore 17, Teatro alla Scala, Ridotto dei Palchi “Arturo Toscanini” “Il lungo cammino di Mahler verso la „Resurrezione‟” Prima delle Prime: Conferenza multimediale di Gastón Fournier-facio (Coordinatore artistico, Teatro alla Scala) per gli Amici della Scala Attraverso l‟ascolto in Dvd di molti brani significativi (eseguiti da Claudio Abbado con la sua straordinaria Lucerne Festival Orchestra), nonché la proiezione di decine di diapositive raffiguranti documenti d‟epoca, la conferenza proverà a rispondere ad alcune domande chiavi sulla Seconda Sinfonia di Mahler, detta Resurrezione: perché la sua composizione monopolizzò la vita creativa di Mahler per ben sette anni; perché è scritta per una delle orchestre più colossali mai utilizzate nella storia della musica; quale significato ha avuto il tema della morte nell‟opera di Mahler, tanto da stimolarlo a dedicare a questo tema l‟intera sinfonia? Giovedì 3 giugno, ore 18.30, Forum Austriaco di Cultura “Da Bruckner attraverso la „Wiener Moderne‟ alla „Morte a Venezia‟” Conferenza Gernot Gruber (Accademia Austriaca delle Scienze, Vienna) Con esempi musicali eseguiti da studenti del Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano: Carola Zosi (violino), Francesco Martignon (violoncello), Aureliano Calducci (viola), Boris Iliev (pianoforte) Di Gustav Mahler si dice che abbia posseduto una doppia personalità: da un lato direttore d‟orchestra „star‟, dall‟altro uomo solitario nella sua casetta estiva usata esclusivamente per comporre; da un lato uno degli ultimi compositori sinfonici monumentali dell‟ottocento e dall‟altro artista dell‟inizio della modernità. Queste due facce si rispecchiano anche nella storia d‟ascolto delle sue opere. Non solo nel termine sprezzante “musica da capobanda” e nel vortice d‟angustiante intensità sentimentale musicale, bensì attualmente nella grande stima per la radicalità del credo artistico di Mahler e la sua rottura critica delle aspettative tradizionali. In collaborazione con l‟Accademia Austriaca delle Scienze e con il Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano. Sabato 5 giugno, ore 18, Villa Reale, via Palestro 14 Presentazione del libro “Gustav Mahler – Il mio tempo verrà” casa editrice Il Saggiatore, a cura di Gastón Fournier-facio Interverranno M° Riccardo Chailly, Massimiliano Finazzer Flory (Assessore alla Cultura), Gastón Fournier-facio (Coordinatore artistico, Teatro alla Scala), Luca Formenton (Presidente, Il Saggiatore) e Georg Schnetzer (Direttore, Forum Austriaco di Cultura) Scomparso nel 1911, Mahler rivive in quest‟antologia di scritti grazie alle parole di chi, personalmente o attraverso la sua musica, si è confrontato con lui. Tra loro musicologi, musicisti, scrittori e grandi pensatori, tutti accumunati da una profonda passione e conoscenza della sua opera. Ernst Bloch, Richard Strauss, Arthur Schnitzler, Thomas Mann, Arnold Schönberg, Alma Mahler, Theodor W. Adorno, Glenn Gould, Leonard Bernstein, Daniel Barenboim e Claudio Abbado sono solo alcuni dei grandi nomi che Gastón Fournier-facio, coordinatore artistico per il Teatro alla Scala, ha selezionato. Saggi, scritti critici, lettere private e biglietti personali contribuiscono a comporre un vivido affresco di un Maestro e un approfondimento accurato della sua produzione. Questa edizione ripropone anche la copia anastatica di Die Bildnisse von Gustav Mahler (1922), un album di foto di famiglia scelte personalmente da Alma Mahler e da lei affidate a Alfred Roller. Con musica mahleriana dal vivo: Anita Rachvelisvili (mezzosoprano), James Vaughan (pianoforte); Yoko Kimura (pianoforte), Jacopo Ogliari (violino), Giacomo Visentin (viola), Rustem Smagulov (violoncello) Letture di brani del libro: Massimiliano Finazzer Flory In collaborazione con la casa editrice Il Saggiatore, Comune di Milano e Teatro alla Scala Mercoledì 9 giugno, ore 18.30, Teatro Dal Verme, Sala piccola "Gustav Mahler e Willem Mengelberg – colleghi, rivali e amici” Conferenza Eveline Nikkels (Presidente Fondazione Gustav Mahler Amsterdam e Presidente Mahler Connection) Quando Willem Mengelberg sentì nel 1902 la musica di Gustav Mahler per la prima volta fu subito entusiasta. “Questo è il nuovo Beethoven!”. Decise di invitarlo ad Amsterdam per fare dirigere a lui stesso le prime esecuzioni della sua musica. Si creò una amicizia che durò tutta la vita, l‟amore di Mengelberg per la musica di Mahler rimase anche dopo la morte del compositore. Mahler disse una volta “L‟olanda è la mia seconda patria.” Segue Tavola rotonda “Mahler ieri – Mahler oggi” con Eveline Nikkels, Antonello Manacorda (Direttore stabile I Pomeriggi musicali), Quirino Principe (musicologo e autore) e Carlo Majer (moderatore) In collaborazione con il Consolato Generale del Regno dei Paesi Bassi a Milano e con I Pomeriggi Musicali  
   
   
“IL BOSCO MAGICO – CANTO LA STORIA DELL’ASTUTO ULISSE” AL PICCOLO TEATRO STUDIO. IL RACCONTO DELL’ODISSEA CON IL TEATRO D’OMBRE UNA MOSTRA-SPETTACOLO, A CURA DI FLAVIO ALBANESE  
 
Milano, 3 maggio 2010 - Un affascinante viaggio tra le ombre, un po’ come quello che fece Ulisse, ma le ombre in questo caso sono quelle di Emanuele Luzzati e l’avventura di Ulisse avrà nei panni di novello cantastorie Flavio Albanese che dello spettacolo cura anche l’allestimento. Piccolo Teatro e Teatro Gioco Vita nuovamente insieme per un progetto che ha come elemento centrale la mostra Il bosco magico di Emanuele Luzzati, all’interno della quale prende vita lo spettacolo Canto la storia dell’astuto Ulisse a cura di Flavio Albanese. Dedicato alle scuole e agli spettatori più piccoli, Canto la storia dell’astuto Ulisse, al Piccolo Teatro Studio dall’8 al 30 maggio, è il racconto dell’Odissea. L’affascinante mondo dell’antica Grecia rivive nel mito di Ulisse e delle sue avventure, a partire dalla guerra di Troia per arrivare al lunghissimo viaggio che doveva ricondurlo a casa dopo mille incontri e peripezie. Evocati dalle voci degli attori e dal gioco magico delle ombre, i personaggi del grande testo epico sono riportati in vita nel semplice linguaggio del racconto, per affascinare gli spettatori, grandi e piccini, e avvicinarli al mondo di Omero e dei miti classici. Andiamo a fare un viaggio nella terra dei Giganti? Volete imparare dalla Maga Circe, la figlia del Sole, come si fa la pozione magica che trasforma gli uomini in maiali? Sapete dove dobbiamo cercare un indovino vero che ci racconti il nostro futuro? Avete mai sentito il famoso canto delle Sirene? Lo vorreste sentire? Sapete quanti piedi ha il drago Scilla? Dodici! E quante teste? Sei!!! Se riusciremo ad attraversare il regno delle ombre senza svegliarle, ad imparare come separare la luce dal buio e a pronunciare le parole segrete per parlare con l’indovino, allora vedremo tutto questo mondo nella famosa storia di Ulisse: l’Odissea. Ulisse è un eroe dell´antica Grecia. Pensate che tutti i bambini di Atene a scuola imparavano a memoria le storie di Ulisse, lo conoscevano come fosse un loro compagno. Ulisse è scaltro. E un tipo incredibilmente furbo. Possiede una qualità che i Greci chiamano “métis”: astuzia. Il viaggio di Ulisse comincia con una battaglia furiosa, la famosa guerra di Troia che fu vinta dai Greci grazie a un’astuzia di Ulisse. Dovete sapere però che Ulisse non aveva tanta voglia di partire per la guerra e così appena finì di combattere tornò a casa nella sua isola: Itaca. Gli Dei però, gli concessero di tornare a casa sano e salvo solo dopo aver visto e combattuto Giganti, Maghi, Draghi, Sirene ed essere stato nel regno delle Ombre dove un indovino gli svelò i segreti del suo futuro.  
   
   
“COMPLICI” DI RUPERT HOLMES SUL PALCOSCENICO DEL TEATRO SAN BABILA  
 
Milano, 3 maggio 2010 - “Complici”, il pluripremiato thriller di Rupert Holmes è una thriller comedy, ossia una storia che tiene con il fiato sospeso, dove si ride e si cerca di capire come andrà a finire. E’ una scatola cinese dove tutto quello che si vede non è come appare e ogni personaggio non è quello che dice di essere, ma nasconde varie identità. Rupert Holmes, classe 1947, è un compositore, cantautore, autore di romanzi e racconti e commediografo americano. In teatro ha debuttato con il musical “Il mistero di Edwin Drood”, tratto da Charles Dickens, che gli fece guadagnare il Tony Awards nel 1979 Giallo-rosa. Così di solito si definisce un genere molto di moda negli ‘60/’70. Non sarebbe improprio usare questa definizione per “Complici”, ma non basterebbe. In questo testo c’è qualcosa di estremo; qualcosa che va al di là del garbato genere, caro soprattutto alle platee anglosassoni. L’autore, americano, sa che i tempi attuali sono totalmente irriverenti, che il pubblico è alla ricerca di emozioni sempre più forti, che il “gusto” non è detto che si debba coniugare col l’”equilibrio” e soprattutto che il drammaturgo, il narratore, l’affabulatore, in una parola l’autore, deve fare i conti con fruitori sempre più smaliziati e disincantati. Quindi il “colpo di scena" in Complici si riproduce come un virus impazzito fino a diventare girandola; il paradosso comico non è centellinato, allo scopo di raggiungere un equilibrio formale come in passato, ma al contrario è portato all’eccesso perché deflagri in platea; l’intreccio non è lineare ma frammentato e invadente come in un quadro cubista; l’”effettaccio” (sangue, spari, fuochi, esplosioni etc.), che di norma avviene una sola volta nel giallo classico, qui è ripetuto in una progressione geometrica che arriva fino all’impensabile; l’ambientazione, classicissima (vestiti e ambienti inglesi anni ’70) si frantuma fino a irrompere nella più avvincente contemporaneità. E i quattro protagonisti, anch’essi estremamente classici (doppia coppia ultrainfedele), si svelano nelle loro doppie o addirittura multiple personalità di personaggi e interpreti come i petali della margherita del “m’ama non m’ama” fino a inglobare impensabilmente anche un Deus ex machina che ha lo scopo di complicare il gioco fino a sconvolgere l’equilibrio scenico della solita “ricomposizione finale”. Ma è soprattutto lo spettatore che l’autore chiama in causa: all’inizio lo blandisce lasciandolo nel perfetto e tranquillizzante gioco del “Guardo non visto”, poi lo scuote utilizzando ferocemente il “Credevi che fosse così, eh? E invece!...”, quindi lo avviluppa moltiplicando all’inverosimile il perfido indovinello-sciarada del “Chi è colpevole di che?” e infine, ed è qui che spara la sua bordata finale, stana gli spettatori dal loro rifugio di passivi fruitori chiamandoli ad una giocosa complicità che rischia di diventare correità. L’autore quindi, dietro l’estremamente coinvolgente divertimento, sembra volerci anche ricordare che ormai noi, gente “civile”, siamo Complici, nel bene e nel male, in tutto  
   
   
AL PICCOLO TEATRO GRASSI LLUíS PASQUAL DIRIGE DONNA ROSITA NUBILE DI GARCIA LORCA NUOVA PRODUZIONE DEL PICCOLO TEATRO  
 
Milano, 3 maggio 2010 - Dopo la regia, in spagnolo, della Casa di Bernarda Alba, in scena al Teatro Studio nel novembre scorso, nell’ambito del Festival dei Teatri d’Europa, Lluís Pasqual torna a Milano, questa volta nella sede storica di via Rovello, per dirigere una produzione del Piccolo Teatro, scegliendo ancora una volta il suo autore prediletto, Federico Garcia Lorca. Donna Rosita nubile, in scena al Teatro Grassi dal 14 maggio al 6 giugno 2010, “è l’unico dramma di Lorca che ancora non ho diretto”, dichiara il regista. “È una piccola storia, come tutte le storie emozionanti”. Trent’anni della vita di una donna di provincia si consumano davanti al nostro sguardo, allo stesso modo in cui si consuma in un giorno l’altra protagonista della storia, la rosa mutabilis. Promessa a un giovane che dopo il fidanzamento lascia la Spagna, Rosita lo attende per vent’anni, fiduciosa che lui tornerà, come le promette in periodiche lettere. Ma gli anni passano, le amiche di Rosita si sposano ed hanno bambini, il fidanzato non torna e la giovane appassisce, come la rosa mutabilis che lo zio di lei ama coltivare. L’ovvio verrà alla luce: il fidanzato di Rosita si è sposato in Argentina e non ha avuto il coraggio di rivelarglielo. Ma forse lei sapeva… Federico García Lorca in quest’opera si allontana dalla durezza della campagna per scrivere un poema leggero, una commedia delicata, il più cechoviano dei suoi testi, dove si mescolano dal vivo lo scontro tra la memoria e la vita con la sua forza misteriosa, tra la fedeltà ad un ricordo ed il mondo che si muove davanti a noi e con noi. E per ultimo, benché talvolta sia ciò che più conta, Donna Rosita è una grande, grande storia d’amore, raccontata con un profondo lirismo. “L’idea che il pubblico ha dell’opera di Federico García Lorca”, spiega ancora Lluís Pasqual, “è di un teatro di grandi tragedie del mondo rurale: penso a Mariana Pineda, in parte anche a Bernarda Alba. In realtà, Lorca è il Picasso della letteratura spagnola: come il pittore ebbe il periodo blu, il periodo rosa, poi aderì al cubismo, anche nella scrittura di Lorca esistono fasi molto diverse. In Donna Rosita, García Lorca racconta la fedeltà a una memoria, descrive un modo fuori del tempo di vivere l’amore. Allo scorrere del tempo tocca il ruolo di protagonista e quando il tempo è protagonista, è della vita che si parla”. “Eccetto El Público, dove García Lorca parla di sé”, prosegue Pasqual, “le altre commedie hanno donne per protagoniste. Il teatro di García Lorca, come il cinema di Almodóvar, vive di battute pronunciate da donne. Dirigerò un cast quasi completamente al femminile, con grandi attrici, artiste straordinarie che, da spettatore, ho adorato. In scena tre generazioni di artisti: un primo gruppo ha conosciuto Giorgio Strehler e ha lavorato a lungo con lui; ne fanno parte anche Ezio Frigerio e Franca Squarciapino, che firmano scene e costumi; altri hanno avuto Strehler come maestro alla Scuola di Teatro del Piccolo, ma non hanno recitato sotto la sua guida; infine i giovanissimi, cresciuti al Piccolo ma in un’altra epoca”.  
   
   
AL TEATRO ELFO PUCCINI HAPPY FAMILY, UNO SPETTACOLO DI ALESSANDRO GENOVESI  
 
Milano, 3 maggio 2010 - Dal teatro al cinema e ritorno: dalla commedia di Alessandro Genovesi, debutta all’Elfo nel 2007, Gabriele Salvatores ha tratto il suo nuovo film. Ora il testo, Premio speciale della giuria Riccione per il Teatro 2005, torna sul palcoscenico, con la compagnia che ne aveva decretato successo a “sfidare” il cast di stelle del cinema. “Una confessione camuffata, un diario mascherato una commedia che parla della paura di diventare grandi, di cambiare la nostra vita per qualcos’altro che non conosciamo”. È tutto questo, ma anche molto di più Happy family: ci racconta le “avventure” di due famiglie di oggi, in equilibrio precario, vive felici e confuse, che incrociano i destini a causa dei figli quindicenni caparbiamente decisi a sposarsi. Un banale incidente stradale catapulta il protagonista-narratore, Ezio, al centro di questo microcosmo, nel quale i genitori possono essere saggi, ma anche più sballati dei figli, le madri nevrotiche e coraggiose, le nonne inevitabilmente svampite, le figlie bellissime e i cani cocciuti e innamorati. «Nata per essere un romanzo, la pièce intreccia con apparente casualità le vicende di queste figurette con quelle del loro stesso creatore, che finge di comporre la sua opera in tempo reale, dialoga pirandellianamente coi personaggi, li lascia liberi di dissentire, commentare, intervenire con buffi cori nell’azione, persino di pretendere modifiche alla parte, finché, pedalando verso il proprio destino, egli a sua volta si mescola definitivamente con loro. Ciò che realmente gli sta a cuore, ciò che gli riesce meglio e ne fa davvero un autore-rivelazione è la sua capacità di mettere a fuoco le sfumature dei sentimenti, di giocarci con destrezza, di suscitare emozioni per poi abbandonarle e di nuovo riprenderle, passando in un attimo dal divertimento alla commozione più sfacciata, ma con delicatezza. Nel portare questa materia alla ribalta, Genovesi si dimostra anche un regista attento, capace di dirigere con soave fermezza sia se stesso che i propri compagni di lavoro». Renato Palazzi, delteatro.It “Un autore è pirandellianamente sul palcoscenico con i suoi personaggi, con loro dialoga e entra nella storia che fa loro vivere. È Alessandro Genovesi che recita nel ruolo del giovane scrittore alle prese con una trama che gli si forma in testa, e prende vita immediatamente sulla scena. (...) Con una felice idea drammaturgica, con taglio cinematografico, dialoghi veloci, brevi monologhi, fa vivere una commedia di bella leggerezza che si intreccia lungo molte vite per raccontare una quotidianità di ordinaria nevrosi, paura di solitudine, insicurezze di ogni tipo e bisogno d’amore». Magda Poli, Corriere della Sera «Sul palcoscenico nudo e dilatato su più piani, dove si può circolare in bici, inventarsi una pizzeria, giocare sull’ubiquità, ognuno si può coltivare il suo orto di sorprese, evasioni programmate e scoperte, senza ignorare i sentimenti e anche i cani si fidanzano. (...) E il miracolo si avvera grazie al bellissimo cast di cui vanno ricordati l’inventiva di Massimiliano Speziani, la nonna con l’Alzheimer di Corinna Agustoni, la vena assorta di Gabriele Calindri, e il cane che pensa in francese di Jean-christophe Potvin». Franco Quadri, la Repubblica www.Elfo.org  
   
   
AL TEATRO FRANCO PARENTI MEMORIE CUSTODITE E L’IPPOCONDRIACO  
 
Milano, 3 maggio 2010 - Vladimiro ed Eugenia sono stati, per decenni, custodi di un teatro, hanno visto, ascoltato, vissuto i successi, gli insuccessi di tutti gli spettacoli, oltre che le ansie, le crisi, ma anche la felicità degli interpreti. Dopo anni di onesto lavoro, durante i quali hanno acquisito conoscenze culturali, oltre che tecniche, a Vladimiro ed Eugenia si presenta l’occasione della loro vita, dato che potranno intervenire in una trasmissione televisiva, a cui sono stati invitati altri personaggi dello spettacolo, per parlare della “morte del teatro”. I due custodi hanno, a questo punto, bisogno di prepararsi, di capire, di scegliere ciò che meglio rappresenta il teatro, la sua forza, la vita che c’è ancora dentro e, per farlo, chiederanno l’aiuto del pubblico in sala. Custodire la memoria - diranno- è un po’come custodire loro stessi, la loro vita, ed è proprio, sulla memoria, che si gioca l’intero spettacolo: riaffiorano ricordi che i due credevano dimenticati, emergono parole di spettacoli che possono essere recuperati, ritrovati, rivisti, conosciuti. Fra gli spettatori magari qualcuno li ha visti davvero gli spettacoli; ma a tutti sarà data la possibilità d’immaginarsi qualcosa che adesso non c’è più, ma che resta comunque viva.  
   
   
LINGUAGGI E SPERIMENTAZIONI. AL MART OTTANTA OPERE DI GIOVANISSIMI ARTISTI INTERNAZIONALI PROVENIENTI DALLA COLLEZIONE AGI VERONA COLLECTION  
 
Milano, 3 maggio 2010 - La ricerca artistica contemporanea protagonista della mostra “Linguaggi e Sperimentazioni. Giovani artisti in una collezione contemporanea”. Nelle sale del Mart saranno esposte circa ottanta opere tra dipinti, fotografie, sculture, installazioni e video, provenienti dalla Agi Verona Collection che da sempre si dedica alla ricerca di nuovi talenti. Agi Verona Collection è nata nel 1989 dalla volontà di cinque collezionisti veronesi, associati nel desiderio condiviso di sostenere l’arte contemporanea. Ad oggi sono entrate in collezione oltre 500 opere, realizzate con diversi linguaggi e tecniche artistiche, di differenti poetiche e provenienze, e tra queste le presenze internazionali sono la maggioranza. Agi ha sempre privilegiato l’acquisizione di artisti giovani ed esordienti, e per lo più i lavori sono entrati nella raccolta nell’anno stesso di realizzazione. I giovani e le nuove promesse hanno rappresentato una sfida continua, secondo una sensibilità collezionistica che cerca di catturare sempre il nuovo e l’attuale, registrando così i cambiamenti e le trasformazioni in atto nella storia dell’arte. L’esposizione “Linguaggi e sperimentazioni”, curata da Giorgio Verzotti e con un saggio in catalogo di Hans-ulrich Obrist, si inserisce in un ciclo di mostre che il Mart dedica alla valorizzazione di collezioni private di particolare pregio, storiche o di recente costituzione che svolgono un ruolo importante nella storia del collezionismo italiano. Circa venti opere rimarranno al museo in deposito a lungo termine e faranno parte della Collezione Permanente. Gli artisti selezionati per il deposito sono Mario Airó, Stefano Arienti, Pierre Bismuth, Tom Burr, Maurizio Cattelan, Berlinde De Bruyckere, Roni Horn, Jim Lambie, Jorge Macchi, Eva Marisaldi, Sabrina Mezzaqui, Giovanni Morbin, Gabriel Orozco, Rob Pruitt, Rolf Julius, Andreas Slominski, Grazia Toderi, Luca Vitone, Sislej Xhafa e Chen Zhen. La mostra permette di documentare, attraverso lo sguardo del collezionista, la complessa attualità artistica internazionale, in Europa, America e Asia di giovani talenti, molti dei quali ormai noti a livello internazionale, ma ancora “emergenti” quando acquisiti da Agi Verona. Sono presenti, tra gli altri, opere di Mircea Cantor, Jeremy Deller, Cyprien Gaillard, Carlos Garaicoa, Django Hernandez, Gabriel Kuri, Jonathan Monk, Anri Sala, Simon Starling, Tomas Saraceno, Tino Sehgal, gli italiani Francesco Vezzoli, Nico Vascellari, Luca Trevisani, Piero Golia, Anna Galtarossa, Lara Favaretto, Gianni Caravaggio, Luca Pozzi, Emanuele Becheri, Alberto Tadiello e Andrea Galvani. Al secondo piano del Mart saranno esposte le opere in deposito al Mart, in dialogo con le collezioni del Museo, mentre la mostra si articolerà nelle sale del primo piano e in altri spazi, in cui sono esposti video, performances e installazioni di grandi dimensioni alcuni dei quali a contatto con il pubblico e con la città di Rovereto. Nel suo saggio in catalogo Giorgio Verzotti rintraccia una doppia genealogia ideale per inquadrare gli artisti presenti in questa mostra. Da un lato, fa notare come essi rappresentino gli esiti ultimi di un processo che a partire dagli anni Novanta ha riportato gli artisti a cercare di descrivere in modo critico la realtà. Dall’altro, Verzotti sottolinea che l’artista contemporaneo risente “della libertà creativa che ha radicalmente mutato i connotati del fare artistico almeno dagli anni Sessanta”. Rispetto a quel periodo tuttavia, secondo Verzotti, “Oggi rimane la stessa disponibilità verso gli strumenti e i linguaggi più diversi, per cui anche oggi tutto può esser arte, con la differenza che i dispositivi di attribuzione di valore artistico si sono fatti più duttili e aperti, e più elastico il sistema che li legittima. Quello che viene meno oggi è l’ottimismo che spingeva quelle esperienze sorgive, da Fluxus all’Happening, da John Cage a Oldenburg, a confondere l’arte con la vita, s/definendo l’arte e lasciando incriticata la categoria della “vita”, idealisticamente intesa come un campo libero, incondizionatamente aperto all’esperienza. Gli artisti di oggi sentono invece che la “vita” è una dimensione altrettanto condizionante e alienante dell’arte intesa come sfera separata, e che il superamento della separatezza non è più sufficiente. […] L’attenzione allora si rivolge verso questioni proprie alle strutture linguistiche dei mezzi presi in considerazione […] ma nello stesso tempo si amplia alla complessità del reale che i mezzi sono supposti indagare. Per meglio comprenderla, gli artisti non esitano frequentare i più diversi campi del sapere, e a porre nell’opera il sapere che ciascuno ha accumulato nel corso dell’esistenza. Così ogni artista diventa un mondo, si fa portatore di un universo di senso, diverso da soggetto a soggetto e molteplice quanti sono i punti di osservazione, i presupposti culturali con cui ci si sporge sul mondo.” I temi dell’attenzione critica e problematica al presente e della pluralità di esperienze sono al centro anche dell’analisi del termine “contemporaneo” proposta da Hans-ulrich Obrist nel suo saggio “Manifestos for the Future”. Nel suo testo, Obrist ingaggia un corpo a corpo con le riflessioni sul contemporaneo di Giorgio Agamben, alla cui secca domanda “Di chi e cosa siamo contemporanei? Che significa essere contemporanei?” tenta di dare una risposta. Obrist sostiene che una volta sgombrato il campo dalle molte ambiguità che circondano questo termine, la categoria del “contemporaneo” risulta utile perché “[…] implica una relazione; una persona è contemporanea di un’altra. […] La parola “contemporaneo” va riallacciata al termine latino medievale, “contemporarius,” le cui parti costitutive “con” e “temporarius” puntano a una dimensione relazionale: “con/nel tempo.” Quello che suggerisco, e che era assente nella definizione di modernità di Baudelaire, [la rottura di un rapporto ciclico con il tempo], è una pluralità di piani temporali nello spazio, una pluralità di esperienze e di percorsi attraverso la modernità che continuano tutt’oggi, e su scala veramente globale.” Il testo in catalogo di Obrist è accompagnato dalla “Future List”. Su indicazione del critico, il Museo ha chiesto ad alcuni degli artisti in mostra, le cui opere sono entrate a far parte delle Collezioni del Mart, di rispondere alla domanda “Che cos’è il futuro?”, contribuendo in questo modo alla definizione di un concetto fondamentale per la comprensione non solo di quello che sarà, ma soprattutto di quello che stiamo vivendo nel nostro presente  
   
   
XIV BIENNALE INTERNAZIONALE DI SCULTURA DI CARRARA POSTMONUMENT  
 
Milano, 3 maggio 2010 - Dal 26 giugno al 31 ottobre 2010 si svolge la Xiv Biennale Internazionale di Scultura di Carrara, curata da Fabio Cavallucci, dal titolo Postmonument. Filo rosso di quest’edizione è infatti il tema del monumento, o meglio quel radicale processo di de-monumentalizzazione che nell’ultimo secolo ha svincolato la scultura dalle finalità celebrative ed encomiastiche. Emblema del potere forte, strumento di controllo e omologazione delle masse, ma anche catalizzatore dei valori dei popoli e tassello insostituibile nella costruzione della memoria collettiva, il monumento diviene bersaglio principale di rivolte e rivoluzioni, per poi essere spazzato via dall’imporsi degli ideali di democrazia e libertà del nostro tempo. Tuttavia, in uno scenario mobile e mutevole come quello attuale, in un clima di fine d’epoca e di riscrittura della storia, accanto alla predominante iconoclastia contemporanea si registra il progressivo riemergere di codici e valori dal passato. Torneremo a riconoscerci in nuovi monumenti? È Carrara a fornire spunti e suggestioni per lavori specifici. Carrara è infatti una città autentica, dai tratti forti e chiaramente riconoscibili: dalle tracce del duro lavoro dei cavatori sedimentate nel territorio, all´inconfondibile tradizione anarchica, dall´antichità del centro storico al fervente e vivace microcosmo dell´Accademia di Belle Arti. Il territorio della città, da sempre legato all’estrazione e alla lavorazione del marmo, dove Michelangelo e Canova hanno soggiornato per trovare il materiale che ha dato corpo alle loro opere, ha sofferto più di altri la decadenza della scultura tradizionale seguita alla caduta dei simboli e delle ideologie del Novecento. Il contesto locale si offre dunque come specchio di quei segni di incrinatura del sistema simbolico e produttivo di tutto il mondo occidentale, e dal confronto con questa situazione reale gli artisti ospiti della manifestazione traggono ispirazione. La scelta di coinvolgere tutta la città attraverso un moltiplicarsi di sedi espositive – vecchi laboratori di scultura e altri edifici dismessi del centro, dove i segni del tempo e dell’abbandono sono evidenti - contribuisce a dare corpo a quella dimensione di passaggio che costituisce il leitmotiv di tutta l´esposizione: dove il disorientamento è più evidente, lì è forse più facile trovare terreno fertile per il cambiamento. In mostra, il tema sarà introdotto da un’ampia sezione storica con esempi di produzione monumentale a cavallo dei due secoli, affiancati da modelli della statuaria del Ventennio e del realismo socialista sovietico e cinese. Ma la parte centrale dell’esposizione è costituita dalle opere di più di trenta artisti contemporanei provenienti da tutto il mondo, tra i quali spiccano, per citarne solo alcuni, importanti nomi internazionali del calibro di Paul Mccarthy, Antony Gormley, Yona Friedman, Santiago Serra e Monica Bonvicini, affiancati da giovanissime promesse come Kristina Norman, presente al Padiglione Estone della Biennale di Venezia 2009, Cyprien Gaillard, candidato tra i finalisti del Premio Marcel Duchamp 2010, o Rossella Biscotti, vincitrice del Premio Fico ad Artissima 16. Ben 26 degli artisti invitati presentano per l’occasione nuove produzioni, concepite dopo sopralluoghi e una più approfondita conoscenza della realtà del territorio carrarese e nella maggior parte dei casi realizzate nei laboratori della città. Questi progetti, oltre a declinare in modo a volte inaspettato il tema portante della Biennale, hanno in comune un approccio assolutamente sperimentale e interdisciplinare alla pratica della scultura. Il percorso della mostra presenta quindi interventi più tradizionali, come la lapide commemorativa ai caduti delle cave del giovanissimo Giorgio Andreotta Calò, che estrae personalmente un blocco di marmo da una cava senza l’ausilio dei macchinari; accanto a opere dal carattere più concettuale, come quella di Cai Guo-qiang, che riporta a Carrara ciò che da qui é partito con una videoinstallazione su migliaia di studenti dell’Accademia di Pechino che disegnano il David di Michelangelo. Operazioni performative, come quella concepita da Sam Durant - che fa recitare l’opera Il Primo Maggio di Pietro Gori ad attori diretti da Gianmarco Montesano - si alternano a percorsi della memoria, come la serie di foto di famiglia della coppia kazaka Yerbossyn Meldibekov e Nurbossyn Oris, che evidenzia come il tessuto urbano e i monumenti del loro Paese, punti di riferimento storico-culturale imprescindibili, siano cambiati negli ultimi decenni dopo lo sgretolamento dell’U.r.s.s.. Ci sono poi omaggi alla tradizione anarchica locale, come l’installazione sonora di Deimantas Narkevicius, che diffonde l’audio del canto anarchico Addio mio bel Carrara, per voce di anziani reduci della resistenza; e monumenti al quotidiano, come l’operazione di Gillian Wearing, che fotografa su un piedistallo di marmo gruppi di abitanti del luogo. Infine, non mancano operazioni apparentemente dissacranti, come quella concepita da Maurizio Cattelan, che ha annunciato di voler sostituire per il periodo della Biennale lo storico monumento a Mazzini, collocato nella piazza centrale di Carrara, con un monumento a Bettino Craxi. Parallelamente al percorso espositivo la Xiv Biennale Internazionale di Scultura di Carrara propone quest’anno un intenso programma di eventi collaterali, con conferenze, cicli di performance e workshop che, per tutto il periodo di apertura, arricchiscono la kermesse. La Xiv Biennale Internazionale di Scultura è organizzata dal Comune di Carrara, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara e dalla Cassa di Risparmio di Carrara, col sostegno della Regione Toscana e della Provincia di Massa e Carrara ed in collaborazione con l´Accademia di Belle Arti, l´Apt di Massa-carrara, il gruppo Internazionale Marmi Macchine e l’associazione Amici dell’Accademia di Belle Arti di Carrara. Catalogo edito da Silvana Editoriale  
   
   
BENI CULTURALI IN SCILIA: ACCELERARE TRASFERIMENTO DA STATO A REGIONI  
 
Palermo, 3 maggio 2010 - "E´ necessario accelerare al massimo il trasferimento dei beni culturali dello Stato alle Regioni: l´attuale stato di inerzia sta producendo danni inaccettabili e irreparabili". Lo ha affermato il 29 aprile a Roma l´assessore ai beni culturali della regione siciliana, Gaetano Armao, intervenendo - a nome del Comitato delle Regioni - dinanzi alle commissioni bilancio di Camera e Senato, riunite congiuntamente per discutere lo schema del decreto legislativo sul "federalismo demaniale", che disciplinera´ il trasferimento del patrimonio dello Stato a regioni, province e comuni. "Il trasferimento dei beni alle regioni a statuto speciale ed in particolare alla Sicilia dovra´ avvenire sulla base delle norme di attuazione dello Statuto. Occorre pero´ far presto - ha ribadito Armao -: splendidi esempi del patrimonio statale, come la colombaia di Trapani, stanno infatti andando in rovina e addirittura rischiano il crollo, perche´ in questa lunga fase di transizione, nessuno si cura della loro tutela e salvaguardia."  
   
   
IN MOSTRA A CARAGLIO, FILATOIO ROSSO, LA MODA NEGLI ANNI VENTI: IL GUARDAROBA DI UNA SIGNORA TORINESE  
 
Milano, 3 maggio 2010 - Quando Torino, molto prima di Milano, era la Capitale della Moda italiana. Ovvero tra fine Ottocento e gli anni Trenta del Novecento, con un culmine creativo e di prestigio nei primi decenni del secolo, celebrato nella grande Esposizione Internazionale ospitata dal capoluogo sabaudo nel 1911. Dal 19 giugno al 19 settembre, quel magico momento viene rivissuto al Filatoio di Caraglio (sede quanto mai appropriata) nella mostra "Moda negli anni Venti. Il guardaroba di una signora torinese". Sede appropriata perché qui nascevano nel Settecento le più belle sete del Piemonte con un processo di lavorazione che è stato integralmente ricostruito e proposto al pubblico; appropriata poi perché quello del tessuto e della moda è un filone che la sede espositiva del Filatoio Rosso indaga a cadenza regolare e che ha già offerto appuntamenti di grande qualità. Al centro di questa nuova esposizione, curata da Anna Bondi, è il Guardaroba della Signora, come potrebbe recitare il titolo di un articolo di una rivista di moda del tempo. La Signora, in questo caso, è una donna reale, della borghesia finanziaria torinese, signora à la page, attentissima alle proposte della città di riferimento universale della couture, Parigi, ma tutt´altro che insensibile a quanto di nuovo propone Torino. È raro poter disporre ed esporre nella sua completezza un guardaroba personale d´epoca. Soprattutto quando si tratta di un guardaroba "perfetto", completo di "tutto ciò che si deve" per ogni occasione e momento della giornata: l´abito da giorno, da sera, da ballo, la biancheria, con i relativi complementi, dalla borsetta agli abiti dei bambini, anch´essi coordinati con quelli della mamma. Naturalmente si tratta di un guardaroba di classe: raffinato, di un lusso discreto e aggiornatissimo. Gli accessori spesso acquistati a Parigi, come d´uso all´epoca, completano i capi realizzati presso alcune di quelle rinomate sartorie torinesi il cui prestigio è indiscusso a livello nazionale. Ciò è stato reso possibile dalla riunione dei capi oggi conservati in parte presso la Galleria del Costume di Palazzo Pitti a Firenze e in parte presso la Raccolta di Abiti dell´Istituto Statale d´Arte "Passoni" di Torino (unica in Italia a livello di istituzione scolastica), a cui si sono aggiunti pezzi di proprietà familiare. Abiti, biancheria e accessori documentano il gusto dominante tra gli anni Venti e Trenta e permettono di ripercorrere le variazioni della nuova moda e di una nuova immagine femminile: gonne che si accorciano, linee più semplici e nette, progressivamente più aderenti e nuove forme di accessori che si accompagnano, secondo un ideale di giovinezza e dinamismo, a proposte di fogge, materiali, decorazioni e colori collegati alle suggestioni dell´Art Déco e delle avanguardie artistiche, seguendo e interpretando i dettami della moda parigina, dominante a livello internazionale. A diffondere la moda, le riviste specializzate. Al Filatoio saranno esposte insieme a figurini e immagini fotografiche. Il tutto per raccontare la moda e Torino, una città in cui la vocazione alla modernità si va costruendo in diversi campi, dall´industria alla vita culturale e artistica, e in cui la produzione di moda, strettamente collegata a Parigi, ha un ruolo di leader. Considerata la "capitale della moda" in Italia, dopo la consacrazione all´Esposizione del 1911, Torino resta infatti ancora negli anni Venti la sede di una produzione che dalla fine dell´Ottocento è, a vari livelli, una delle componenti più rilevanti e ancora poco studiate, nel panorama del mondo del lavoro e della realtà economica e commerciale della città. Grazie ai rapporti privilegiati con Parigi, alla trasmissione tempestiva delle novità, con l´acquisizione diretta di modelli e tessuti, e a una altissima qualità di mestiere, la moda torinese ha ormai da tempo una clientela diffusa in tutta Italia: una grande tradizione che porterà a fissare a Torino nel 1935 la sede dell´Ente Nazionale della Moda. Catalogo: Edizioni Marcovaldo www.Marcovaldo.it  
   
   
232 I MUSEI CHE CERCANO “AMICI”. QUALCUNO PURE DI NOTTE PARTE UNA CAMPAGNA PER VALORIZZARE IL TRATTO TOSCANO DELLA FRANCIGENA  
 
 Firenze, 3 maggio 2010 - Sette cittadini su dieci - quelli che non hanno mai messo piede in un museo - possono farlo adesso: dal primo al 16 maggio sono 232 i musei toscani, in tutte le dieci province, che aderiscono alle aperture straordinarie e a tante manifestazioni (272 in programma, moltissime gratuite) coordinate, da Regione Toscana, sotto l´egida di “Amico Museo – Visite di primavera”. Una manifestazione promossa dal settore Musei dell´assessorato toscano alla cultura, giunta alla decima edizione con l´obiettivo di aprire le porte dei musei a tutti con una attenzione particolare ai bambini e alla famiglie ma anche il pubblico più attento può trovare nuove opportunità di conoscenza. Il pacchetto – scaricabile su www.Regione.toscana.it/amicomuseo – è stato illustrato il 30 aprile dal nuovo assessore toscano alla cultura e al turismo, Cristina Scaletti. On-line anche la banca dati con la possibilità di trovare i singoli eventi ripartiti per comuni e province. «Sono davvero contenta che la mia prima conferenza stampa sia dedicata a un progetto come questo – ha sottolineato Scaletti – per la cui organizzazione non ho, ovviamente, alcun merito ma che ritengo bene rappresentativa di un corretto rapporto fra istituzioni e cittadini nell´esaltante campo della cultura. Si tratta di una iniziativa che punta a fare del museo uno spazio alla portata di un pubblico sempre più vasto dimostrando, in concreto, come i musei possano essere fra i migliori amici non solo dei turisti ma anche dei residenti in particolare bambini e famiglie». Il tutto in un modo quasi festoso, ha aggiunto l´assessore «secondo l´idea che con il divertimento d´impara e si educa e dove i cittadini toscani possono sentirsi orgogliosi del pro prio patrimonio culturale». «A questo – ha concluso - si unisce la valorizzazione del percorso toscano della Via Francigena, a cui teniamo tantissimo, e l´apertura di alcuni musei universitari, il messaggio che anche la scienza ha una sua valenza culturale che può essere valorizzata». “Amico Museo” presenta anche due sezioni speciali collegati alla manifestazione. La “Notte dei Musei” che si svolgerà a cavallo fra sabato 15 e domenica 16 maggio nell´ambito di una iniziativa che si svolge con quel titolo, in tutta Europa. E la Toscana si aggiudica un record. Infatti è la prima regione italiana per adesioni con ben 82 i musei aperti, gratuitamente, fino alle 23 e qualcuno fino all´una di notte. Infine attraverso “Amico Museo”, viene, quest´anno, lanciata anche una campagna di valorizzazione del tratto toscano della via Francigena: 26 i musei (riuniti nella pubblicazione “Il taccuino della Francigena in Toscana”) che presentano un´opera, una storia, un monumento legati alla antica via dei pellegrinaggi. Il “taccuino” - www.Regione.toscana.it/pubblicazioni - propone un percorso fra musei, eremi, castelli, ospedali, chiese, tabernacoli, selciati tardo medievali. Si parte da Massa Carrara (con 6 luoghi) per scendere a Siena (9) passando da altre tre province (5 in lucchesia, 2 nel pisano, 3 in provincia di Firenze) .E per chi visiterà, dal 1 maggio al 31 dicembre, almeno 10 dei 26 musei facendosi attestare la visita con un timbro, è previsto un dono dal bookshop di un museo. La Notte dei Musei: 15/16 maggio 2010 - Fra i 232 musei che aderiscono alla campagna della Regione Toscana, 130 quelli che, in tutte le province, offrono appuntamenti per “L a notte dei musei”. Ecco, fra i tanti, alcuni esempi su come poter utilizzare le prime ore della notte fra sabato 15 e domenica 16 maggio. Arezzo - Sansepolcro offre il restauro – realizzato in diretta da maestri artigiani milanesi - della vetrata “San Michele” composta nel 1906 dall´artista liberty ungherese Joszef Palka. Ciò è possibile al museo della Vetrata Antica dove, fra l´altro, è anche visibile un vetro-dipinto con la riproduzione della “Cena” di Leonardo da Vinci. Poppi (Badia a Prataglia) regala una visita guidata all´arboreto “Carlo Siemoni” voluto, nel 1846, dal Graduca Leopoldo: saranno proiettate diapositive sulle foreste del Casentino mentre a Lucignano, al Museo Comunale, gli appassionati di musica ebraica troveranno una occasione giusta. Basterà presentarsi alle ore 21 precise nella sala “dell´Albero d´Oro” (detta così perché vi s i conserva un reliquiario a forma di albero, unico al mondo in questa foggia, realizzato da un orafo senese fra il 1438 e il 1479). Monterchi, al Museo con la Madonna del Parto, dà la possibilità di una insolita visuale notturna sul celebre affresco di Piero della Francesca. Firenze - I bambini accompagnati al “Leonardiano” di Vinci potranno diventare ingegneri per una notte: smontare e possibilmente ricostruire alcune fra l modelli lignei delle macchine leonardesche. I cultori di storia avranno modo di capire come papa Giulio Ii nel 1509 e Giuseppe Garibaldi nel 1849 attraversarono l´Alto Mugello: basterà affacciarsi all´Archeologico di Palazzuolo sul Senio. Chi ama, o magari odia, la “high speed society”, il modello di vita caratterizzato dalla rapidità di comunicazione indotta dalle nuove tecnologie, avrà modo di essere coinvolto con esperienze forti: basterà presentarsi al Centr o Cultura Contemporanea della “Strozzina”, a Firenze. E sempre a Firenze una visita “diversa” al museo Stefano Bardini con possibilità di toccare l´originale del famoso “Porcellino” scolpito da Pietro Tacca e conservato al “Bardini”. Grosseto - Immergersi nell´ultimo lembo dell´antica Maremma saràpossibile a Castiglion della Pescaia: giochi e film, al “Multimediale della Casa Rossa Ximenes”, per presentare natura e animali di questa terra. A Scansano (Archeologico), sempre per ragazzi, laboratorio di archeologia sperimentale sulla ceramica etrusca. Follonica apre la Pinacoteca intitolata a Modigliani; Porto Santo Stefano spiega i segreti con cui i maestri d´ascia costruivano o restaurano barche da pesca; Orbetello racconta la cultura contadina con macchinari agricoli d´epoca. Livorno - Sulle terrazze del castello che, a Piombino, ospita il mu seo i romantici potranno gustarsi il tramonto sull´arcipelago toscano, con tanto di “happy hour”. Potranno anche fare in tempo a entrare nel Museo Diocesano di Livorno (ostensori, codici antichi, statue sacre, arredi e suppellettili liturgici). A Castagneto c´è pure la possibilità di una breve “camminata carducciana”: ovviamente in casa Carducci, compresa una degustazione presso un antico liquorificio locale dove, dal 1820, viene prodotta una china particolare, molto amata dall´autore delle “Odi barbare”. Lucca - Forte dei Marmi offre una visita al museo della satira e della caricatura (con una mostra sui cartelloni cinematografici di Franco Bruna) mentre Viareggio visite guidate all´Archeologico e alla Galleria d´arte moderna e contemporanea. Lucca risponde con una visita allo scavo archeologico dei santi Giovanni e Reparata e con una mostra ispirata ai viaggi dei pellegrini lungo la Francigena (con l e opere di Fiorella Pierobon al Lucca Center of Contemporary Art). Massa Carrara - Direttamente dal “Llibre Vermell de Montserrat” (il famoso manoscritto conservato nel monastero benedettino vicino a Barcellona con una preziosa raccolta di canti liturgici medievali) un gruppo di “Pueri Cantores” offre “Stella Splendens”, raccolta di canti dei pellegrini: accadrà al Museo diocesano di Massa. I risultati della spedizione effettuata dall´esploratore Alessandro di Malaspina, a fine settecento, in America e Oceania saranno illustrati in una mostra didattica all´Archivio dei Malaspina (Mulazzo). Pisa - “I fuochi d´artificio della natura”, così a Calci (Pisa) hanno chiamato i vulcani: e al museo di storia naturale saranno simulati, al computer, eventi eruttivi. Chiunque voglia leggere poesie potrà affacciarsi, a Palaia, nel museo della civiltà contadina: organizzano una “veglia”, intorno a un tavolo, con vino, formaggio e altre sorprese. Peccioli punta sulle icone russe; Pontedera sulla “Vespa” con filmati dell´Istituto Luce; Pisa apre le sale della Collezione Egittologica; Lari risponde con il Castello dei Vicari (sala “dei tormenti” e carceri comprese). Pistoia - All´orsigna di Pistoia, anche in ricordo di Tiziano Terzani, visite guidate per capire la “filiera del castagno” e la “via del carbone”: non mancherà la recita finale di un canto della “Divina Commedia” davanti al Molino del Giamba. A Monsummano Terme, dopo una lezione del locale gruppo Astrofili, si potrà osservare in diretta, con il telescopio, Saturno. In città, a Pistoia, apre non solo Palazzo Fabroni con l´arte contemporanea ma anche il Civico con le grandi tele dei Sei/settecento. Prato - “A tu per tu con meteoriti e minerali” (comprese le pietre giunte da Marte e dalla Luna) nel museo di Scienze Planetarie a Prato. Visibili, in notturna, le vasche duecentesche della gualchiera del monastero di Vaiano con tanto di degustazione dei mitici biscottini locali. Da non perdere, al centro di Scienze Naturali di Galceti, “Dai cigni nel lago al lago dei cigni di Tchaiikovsky”: proiezione di un documentario e camminata notturna fra il cigno bianco e quello nero. Siena - Molte le iniziative notturne in terra senese. Fra queste l´apertura del Museo della Nobile contrada del Nicchio e la visita al Santa Maria della Scala. Un artigiano, Renato, guiderà i bambini in quel di Monticchiello (Pienza) per insegnare i giochi di un tempo insieme all´arte del riuso per trasformare in giocattoli materiali di scarto. Una camminata in notturna è proposta, dal “Monteriggioni in Arme”, fra l´abbazia di Abbadia Isola (1001) e Monteriggioni lungo la strada dei pellegrini. Il documentario “Terra madre” di Ermanno Olmi saràproiettato all´Etnografico della Mezzadria in Buonconvento. Un dipinto secentesco (“Giocatori di dama” di Rutilio Manetti) sarà analizzato al Civico di Asciano.  
   
   
LETTURE MUSICALI, CONCERTI E RIEVOCAZIONI STORICHE ALLA MOSTRA “CENT’ANNI DI GIOCHI E GIOCATTOLI” DI GORIZIA PER TUTTO IL MESE DI MAGGIO, UN SUSSEGUIRSI DI MANIFESTAZIONI COLLATERALI  
 
Gorizia, 3 maggio 2010 - Sta riscuotendo uno straordinario successo la mostra “Cent’anni di giochi e giocattoli. Viaggio attraverso il divertimento e la fantasia in un secolo di storia” allestita presso le Scuderie di Palazzo Coronini Cronberg a Gorizia fino al prossimo 20 giugno. Ad oggi sono state oltre duemila le persone che hanno visitato entusiaste la mostra, tra cui anche numerosissime scuole di tutta la regione, che stanno usufruendo del laboratorio didattico creato appositamente per la rassegna. Una mostra affascinante che si ripropone di seguire l’evoluzione del giocattolo e scoprire quale sia stato il valore storico e sociale del gioco tra Ottocento e la prima metà del Novecento mediante un percorso sapientemente studiato per attrarre i più piccoli in un mondo quasi sconosciuto e coloratissimo fatto di giochi di legno, latta, bambole e soldatini di stagno, ma anche per far tornare indietro nel tempo gli adulti, rispolverando trottole, birilli, il gioco dell’oca, trenini di legno da trainare con la cordicella: tutti i giochi che hanno sicuramente accompagnato la loro infanzia. In particolare, durante tutto il mese di maggio, la Fondazione Coronini Cronberg organizzerà una serie di manifestazioni a margine della rassegna. Si inizierà mercoledì 5 maggio alle ore 17.30 con la lettura musicale del racconto “Il Re delle Bambole” di Edmondo De Amicis, presentata da Davide Calabrese, componente del gruppo musicale-teatrale di cabaret degli Oblivion, celebri per l’ineguagliabile parodia dei “Promessi Sposi in 10 minuti”. Un appuntamento sicuramente atteso dai più piccoli è previsto per domenica 9 maggio dalle 15 alle 19, quando l’Associazione storico rievocativa “Arma Antica” con oltre quaranta figuranti allestirà un campo d’armi sul vasto pianoro antistante il palazzo, entro cui si svolgeranno duelli, danze e giochi all’aperto come il tiro alla fune; i maschietti saranno poi coinvolti nella costruzione di una spada di legno mentre le bambine potranno imparare alcune danze medievali. Sorto nel 2001, il sodalizio affianca allo studio della tecnica di utilizzo della spada e delle armi del Xiii secolo, quello degli aspetti meno noti del periodo: la danza, la cucina, la cura della persona, il piccolo artigianato, per fornire una visione più completa della vita medievale. Sabato 15 maggio alle ore 17,30 l’Orchestra da Camera della Fondazione Musicale “Città di Gorizia” diretta dal M° Carlo Grandi, proporrà la “Kindersimphonie” (sinfonia dei bambini) di Leopold Mozart ed altri autori della mitteleuropa. Il programma prevede anche l’uso di strumenti giocattolo. In occasione dello spettacolo musicale e del concerto, che si svolgeranno entrambi nell’Atrio di Palazzo Coronini Cronberg, la mostra resterà aperta fino alle ore 20. Domenica 16 maggio alle ore 16 visita guidata gratuita alla mostra e alle 17 laboratorio didattico gratuito offerto dalla Ecotoys (prenotazioni in giornata per un massimo di 25 bambini): si giocherà a costruire oggetti, animali, bambole, aerei e quant’altro la fantasia dei bambini potrà suggerire, con i cilindretti colorati ecologici Happy Mais. Si ricorda che ogni domenica viene offerta una visita guidata gratuita alla mostra alle ore 16 mentre alle 17 è aperto il laboratorio didattico (€ 3 a bambino prenotando la giornata stessa) fino a un massimo di 25 bambini.  
   
   
UN "GIARDINO D’EUROPA" AL MUSEO CASA DE GASPERI IL PROGETTO SORGERÀ A PIEVE TESINO  
 
Trento, 3 maggio 2010 - Presentato il 29 aprile in Provincia, alla presenza dei responsabili del Museo Casa De Gasperi e del dirigente del Dipartimento Risorse forestali e montane Romano Masè, il primo giardino italiano dedicato all’Europa, che sarà realizzato a Pieve Tesino e dedicato ad Alcide De Gasperi. Il giardino sarà inserito nella rete delle Case dei Padri Fondatori d’Europa e si affiancherà ai già esistenti giardini della tedesca Adenauer Haus e delle francesi Maison Monnet e Maison Schuman. “È la prima volta in Italia che si realizza un giardino dedicato all’Europa. L’abbiamo pensato di forma semicircolare a ricordare il parlamento: fiorirà per tutta l’estate e sarà il simbolo dell’Europa unita. De Gasperi è stato l’unico statista europeo che ha vissuto tre parlamenti, quello austriaco, quello del Regno e quello della Repubblica. Sarebbe stato fiero di poter sedere nel parlamento di un’Europa di pace che aveva sempre sognato”. Con queste parole Giuseppe Tognon, presidente della Fondazione Trentina Alcide De Gasperi, ha presentato il progetto del “Giardino d’Europa – Museo Casa De Gasperi”, un’opera di 830 metri quadri che sorgerà nel comune di Pieve Tesino, all’interno dell’Arboreto del Tesino (un’area di quattro ettari attiva dal 2002 che comprende, fra l’altro, una parte paludosa, un laghetto e collezioni di piante europee, asiatiche e nord-americane). I lavori partiranno a inizio maggio e saranno ultimati un anno dopo, anniversario dell’Unità d’Italia. L’opera si affiancherà ai già esistenti giardini della tedesca Adenauer Haus e delle francesi Maison Monnet e Maison Schuman, che, insieme al Museo Casa De Gasperi di Pieve Tesino, formano la rete delle Case dei padri fondatori d’Europa. A differenza degli altri tre giardini, quello di Pieve, dedicato ad Alcide De Gasperi, sarà realizzato in un’area alpina, ad un’altitudine di 820 metri, unico per questo nel suo genere. “È un giardino che fiorirà a maggio, mese della festa d’Europa – ha aggiunto Tognon – e che continuerà a fiorire anche in agosto, specialmente nell’ultima decade, anniversario della morte di De Gasperi. Sarà un punto di riferimento, sia come oggetto di studio che come elemento simbolico e importante dal punto di vista didattico per le scuole. Naturalmente c’è un legame con Arte Sella: dove De Gasperi è morto, in val di Sella, è stato realizzato un percorso con elementi arborei, mentre a Pieve, dove lo statista è nato, un giardino. Quello che vogliamo costruire sarà però qualcosa di vivo: una piccola opera d’arte con rilevanza scientifica portata avanti da una giovane realtà come la nostra”. Il Museo Casa De Gasperi è infatti gestito dalla Fondazione (nata nel 2008), è stato inaugurato nel 2006 e ha avuto quasi tremila visitatori lo scorso anno. Della realizzazione del Giardino si è fatta carico la Provincia, che ha adottato l’iniziativa. “Abbiamo dato subito la nostra disponibilità a questo progetto che ha un grande valore simbolico anche per il domani – ha confermato Romano Masè, Dirigente generale del Dipartimento Risorse forestali e montane della Provincia autonoma di Trento –. È un elemento che mette in connessione locale e globale, un luogo protetto ma allo stesso tempo aperto sul mondo e questo esprime bene il pensiero di De Gasperi. È molto bella anche l’idea di un parlamento floreale: i fiori da soli dicono poco, ma insieme esprimono molto di più. Lo stesso vale per le persone sedute nell’assemblea. Attraverso il Servizio Conservazione della natura e valorizzazione ambientale stiamo lavorando per concretizzare l’opera in tempi contenuti”. L’idea progettuale è invece stata elaborata dal Centro Studi Alpino di Pieve Tesino e dal Centro interdipartimentale dell’Orto Botanico di Viterbo (entrambi strutture autonome dell’Università della Tuscia). “Noi siamo presenti da anni a Pieve con varie iniziative – ha osservato Piermaria Corona, ordinario di Assestamento e pianificazione forestale dell’Università degli Studi della Tuscia ed ex direttore del Centro Studi Alpino – Il giardino è un’idea innovativa perché evoca il grande statista ed è un’immagine viva che propone una sinergia fra colori e specie vegetali, metafora dell’unione fra i popoli. Rappresenta anche un elemento di valorizzazione del territorio che porterà nuove persone a visitare il Museo e l’Arboreto”. Il gruppo che ha elaborato il progetto è stato coordinato dalla prof.Ssa Anna Scoppola, Direttore dell’Orto Botanico e docente di Botanica Ambientale. A rappresentarla c’era oggi l´Architetto Paesaggista Aiapp (Associazione Italiana di Architettura del Paesaggio) Sofia Varoli Piazza, che fa parte del gruppo progettuale. “Abbiamo scelto le peonie più belle che ci sono sul mercato, cioè le peonie cinesi, importate in occidente nel Xvii secolo e molto longeve perché durano più di 100 anni. La fioritura delle peonie inizierà a maggio e sarà concomitante a quella del pergolato di meli, lungo l’arco superiore del giardino. Nei mesi estivi fioriranno anche altre piante, più tipiche del nostro ambiente: anemoni, polmonarie, aquilegie, campanule e cosmee. Le aiuole saranno rialzate e realizzate in acciaio corten, un materiale color ruggine molto usato per gli esterni. Va detto che il giardino sarà godibile anche in autunno con i suoi frutti e colori, sotto la neve con le strutture appena emergenti e all’inizio della primavera con le prime fioriture delle bulbose”. Nel corso della conferenza stampa è intervenuto anche il vicesindaco di Pieve Tesino, che ha sottolineato l’importanza che il progetto riveste per Pieve Tesino e la volontà di valorizzare i luoghi periferici del Trentino. Per informazioni: www.Degasperitn.it/    
   
   
MAGAZZINI SONORI, IN DIRETTA L’ORCHESTRE DES CHAMPS-ELYSÉES  
 
Bologna, 3 maggio 2010 – Oggi dalle ore 20.15 il portale della musica della Regione Emilia-romagna, Magazzini Sonori ( www.Magazzini-sonori.it/ ), trasmetterà in diretta web dal Teatro Manzoni di Bologna il concerto diretto da Philippe Herreweghe con il pianista Alexander Lonquich e l’Orchestre des Champs-elysées. Il concerto fa parte della rassegna Grandi Interpreti organizzata da Bologna Festival ed è un omaggio al compositore Robert Schumann a duecento anni dalla sua nascita. La bacchetta di Philippe Herreweghe, direttore nonché fondatore dell’ Orchestre des Champs-elysées (con la quale si dedica all’esecuzione dei capolavori dell’epoca classica e romantica secondo prassi filologica), condurrà un programma con musiche di Schumann: il Concerto in la minore op.54 e la Sinfonia n.2 in do maggiore op.61. Il lavoro di ricostruzione filologica è all´origine anche di questo programma musicale: per il Concerto, infatti, Alexander Lonquich, musicista raffinato sia nelle esecuzioni più filologiche sia quando accosta in modo inatteso autori ed epoche diverse, ha scelto di suonare un pianoforte del 1847 nell´intento di ricreare le sonorità dell´epoca in cui venne scritta ed eseguita l’opera per la prima volta. Grazie alla collaborazione tra Bologna Festival e Magazzini Sonori, collegandosi all’indirizzo www.Magazzini-sonori.it sarà possibile ascoltare l’intero concerto in diretta, con l’introduzione e le interviste agli interpreti realizzate da Cinzia Leoni (Agenzia Informazione e Ufficio Stampa della Giunta regionale). La diretta sarà curata dai tecnici di Aicod-parma. Per ascoltare il concerto del basta collegarsi all´indirizzo www.Magazzini-sonori.it/  e avere installato Adobe Flash Player.