Pubblicità | ARCHIVIO | FRASI IMPORTANTI | PICCOLO VOCABOLARIO
 







MARKETPRESS
  Notiziario
  Archivio
  Archivio Storico
  Visite a Marketpress
  Frasi importanti
  Piccolo vocabolario
  Programmi sul web




 


LUNEDI

PAGINA 1 PAGINA 2 PAGINA 3 PAGINA 4 PAGINA 5 PAGINA 6 WEB E DIRITTO PER LE NUOVE TECNOLOGIE
Notiziario Marketpress di Lunedì 09 Settembre 2013
IMPOTENZA ADDIO: VIA IL TUMORE ALLA PROSTATA E INSIEME PROTESI AL PENE UN RIVOLUZIONARIO INTERVENTO CHIRURGICO A FIRENZE  
 
  Firenze, 9 settembre 2013 - Impotenza addio. Un rivoluzionario intervento chirurgico sperimentato il 30 agosto con successo all’ospedale Santissima Annunziata da un’equipe guidata dal professor Riccardo Bartoletti, urologo dell’Ateneo fiorentino che opera nella struttura dell’Azienda sanitaria di Firenze, affiancato dal dottor Nicola Mondaini, ha consentito finalmente di impiantare su un paziente una “protesi peniena” contemporaneamente alla prostatectomia radicale extraperitoneale: in altre parole mentre è stato asportato il tumore che aveva aggredito in maniera estesa la prostata – la ghiandola capace di produrre ed emettere il liquido seminale – di un uomo di 60 anni, gli sono stati impiantati un serbatoio, una pompetta e due cilindri in silicone rivestiti da uno strato antibiotico che fanno da corpo cavernoso in grado di permettere all’uomo di avere erezioni e una vita sessuale normale. E tutto questo in laparoscopia, con appena 5 forellini addominali, necessari anche solo per l’intervento base alla prostata, ed uno a livello dello scroto, che a 28 giorni dall’intervento non mostrano nemmeno una cicatrice. Un’operazione giudicata impraticabile Il buon risultato dell’operazione, finora giudicata difficilmente praticabile e densa di controindicazioni, ha indotto gli urologi fiorentini a ripeterla su due pazienti più giovani e a programmarne altre 2 nelle prossime settimane. A un mese circa dagli interventi, due dei tre pazienti erano completamente continenti e in grado di avere una sessualità come prima dell’operazione, e solo uno è ancora sotto controllo dei medici in attesa della completa guarigione. «L’assoluta novità dell’intervento – dice il professor Riccardo Bartoletti dell’Università di Firenze – è data dalla simultaneità dell’asportazione del tumore con l’impianto di tutte le componenti della protesi che agisce meccanicamente proprio come una pompa idraulica. Finora infatti nel 50% dei casi di prostatectomia in cui non è possibile conservare i fasci nervosi essenziali per il meccanismo dell’erezione, una protesi peniena veniva impiantata solo dopo 2-3 anni dalla rimozione del tumore, limitando solo in qualche caso la sistemazione in contemporanea del serbatoio nell’addome vicino alla vescica. La rinuncia ad un intervento unico che affrontasse in una sola soluzione tutte le problematiche era motivata principalmente dall’estrema sofisticazione della metodica e dal forte rischio di complicazioni infettive che avrebbe reso necessario rimuovere la protesi peniena». Ma 2 o 3 anni di astinenza non solo possono essere causa di forte distress nella coppia, rendono anche il completamento dell’intervento ricostruttivo spesso non soddisfacente perché in quell’arco di tempo, per fenomeni di fibrosi, il pene può accorciarsi ed il collegamento tra serbatoio, pompa e cilindri gonfiabili risultare più complicato. Il secondo tumore più diffuso La prostatectomia radicale laparoscopica simultanea alla ricostruzione eseguita nell’ospedale pubblico fiorentino dà dunque più di una speranza ai circa 45 mila pazienti a cui ogni anno viene diagnosticato un tumore alla prostata, divenuto, insieme al polmone, il tumore più frequente nell’uomo. A circa 10 mila di quei 45 mila pazienti viene oggi consigliato di sottoporsi a un intervento chirurgico che già da molto tempo garantisce nel 90 % dei casi aspettative di vita superiori ai 10 anni. I buoni risultati oncologici dell’intervento eseguibile a cielo aperto, in laparoscopia o tramite robot, si sovrappongono a quelli funzionali relativi alla continenza urinaria e al recupero della funzionalità sessuale. Al 50% circa di quanti si sottopongono alla prostatectomia, mediante le tecniche “nerve sparing” si riesce a conservare i fasci nervosi essenziali per il meccanismo dell’erezione, la quale può essere ripristinata con l’utilizzo di appropriati farmaci nel 60-70% dei pazienti più giovani e senza altre patologie come il diabete o l’ipertensione. Ma laddove la malattia è più estesa e non é possibile risparmiare i nervi durante l’intervento chirurgico si ricorre all’iniezione di un farmaco direttamente a livello penieno per garantire l’erezione. Metodica spesso dolorosa, tanto che viene abbandonata dal 90% dei pazienti già dopo 1 mese. È proprio per questi pazienti o per quelli che non rispondono alla terapia farmacologica che l’unica soluzione rimane quella dell’impianto di una protesi. In Italia se ne collocano circa 400 all’anno, negli Stati Uniti oltre 20 mila. Ma finora, appunto, tanto qui quanto là, dovevano passare almeno un paio d’anni prima che si potesse tentare di rifare l’amore e recuperare un aspetto tanto fondamentale della vita umana. «È una metodica – dice ancora il professor Bartoletti – compatibile anche con le successive radioterapie, ormonoterapie, chemioterapie a cui i pazienti potrebbero andare incontro». La nuova metodica messa a punto a Ponte a Niccheri – che a fine settembre verrà presentata alla comunità scientifica mondiale durante il Congresso della Società di andrologia in programma proprio a Firenze –, apre scenari importanti per la qualità di vita dei pazienti e delle loro partner anche in quelle situazioni dove finora si pensava solo alla componente strettamente oncologica data l’estensione del carcinoma. La qualità di vita del paziente «La metodica chirurgica sperimentata all’Annunziata – spiega la dottoressa Lucia Caligiani, direttore della struttura di psico-oncologia dell’Asl fiorentina – apre sicuramente nuove interessanti prospettive al miglioramento della qualità di vita percepita dal paziente e da chi gli è affettivamente legato. In entrambi, come avviene per tutti i tumori e in particolare quelli alla mammella o all’utero, la malattia oncologica tende a generare un senso di “impotenza psicologica”, uno scollamento tra corpo e mente che va affrontato prestando attenzione e ascolto all’intero ciclo biografico del paziente e di chi gli sta accanto, di modo che l’individuo possa accettare ed integrare anche questa esperienza dolorosa nel proprio percorso di vita. È il modo anche per evitare l’illusione che siano sufficienti i bisturi a risolvere tutto o che con essi si possa l’impossibile, anche quello che l’età non consente più». «Il nuovo tipo di intervento – spiega il dottor Nicola Mondaini – potrebbe in futuro anche comportare consistenti risparmi economici: innanzitutto perché riduce il passaggio in sala operatoria ad una sola volta anziché due come prima, benché dilazionate nel tempo. E poi perché può comportare una riduzione sia del ricorso a terapie mediche-iniettive funzionali all’erezione estremamente costose e sia dell’utilizzo di psicofarmaci utili ad affrontare la lunga fase di impotenza a cui finora andavano incontro soprattutto i pazienti più giovani». In Toscana, dal 2007, proprio sulla base dei principi messi a disposizione della Regione dal dottor Mondaini, i farmaci per combattere la disfunzione erettile nel prostatectomizzato sono gratuiti e da allora provvedimenti analoghi sono stati presi in altre regioni d’Italia. Sanità pubblica e ricerca «È un risultato molto importante per la struttura ospedaliera pubblica – dice Paolo Morello, direttore dell’Azienda sanitaria di Firenze – impegnata ogni giorno e senza sosta nel garantire la salute dei cittadini e nel cercare metodi sempre migliori per far stare meglio le persone, avvalendosi anche delle migliori professionalità presenti nella nostra Università fiorentina». All’ospedale di Ponte a Niccheri, infatti, nel 2012 sono state erogate più di 91 mila prestazioni agli oltre 36 mila pazienti giunti al solo pronto soccorso; ci sono stati più di 17 mila ricoveri e oltre 4 mila interventi chirurgici in regime di urgenza, elezione o day hospital; sono stati eseguiti quasi 200 mila fra esami e visite chirurgiche ambulatoriali.  
   
   
NUOVO STUDIO PER SAPERNE DI PIÙ SULLE SCELTE DEI GIOVANI EUROPEI IN FATTO DI DIETA E STILE DI VITA CORRELATE ALLA SALUTE  
 
Bruxelles, 9 settembre 2013 - Perché alcuni bambini seguono una dieta a base di fast food mentre altri mangiano in modo sano? Cosa porta un adolescente a preferire un hamburger piuttosto che un´insalata? Perché alcuni decidono di fare attività fisica mentre altri non lo fanno? Quali sono le conseguenze per la salute di una cattiva dieta, mancanza di attività fisica e altri fattori di rischio? E infine, è possibile indirizzare i bambini e le loro famiglie verso scelte più sane relative agli stili di vita? Queste domande e molte altre sono ora esaminate da una vasta ricerca sul comportamento dei giovani europei rispetto alla dieta e allo stile di vita. Circa 22 milioni di bambini nell´Unione europea sono considerati obesi o in sovrappeso, e queste cifre aumentano di 400 000 unità ogni anno. Essi affrontano gravi rischi di salute e sociali, che comprendono malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2, problemi ortopedici, scarso rendimento a scuola e una scarsa autostima, e hanno una possibilità pari al 60 per cento di diventare adulti obesi o in sovrappeso. Persino molti adolescenti che non sono in sovrappeso sono esposti al rischio di queste malattie, a causa di diete malsane e bassi livelli di attività fisica. Per affrontare queste scelte malsane relative allo stile di vita si devono comprendere i fattori di fondo che sono la causa per cui i giovani europei mangiano male e fanno poca attività fisica. Questo è l´obbiettivo di uno studio di cinque anni attualmente portato avanti da un consorzio paneuropeo di università e istituti di ricerca nel progetto I.family ("Determinants of eating behaviour in European children, adolescents and their parents"), finanziato dall´Ue. Partendo dai risultati del progetto Idefics, che ha studiato circa 16 000 preadolescenti, lo studio I.family invita questi bambini, e i loro fratelli e genitori, a partecipare a una ricerca successiva, che si concentra sui preadolescenti, e in particolare sui soggetti di 11 e 12 anni che si trovano in una fase cruciale del proprio sviluppo. Questo gruppo di bambini con le loro famiglie vengono studiati in otto centri sparsi in tutta Europa (Belgio, Cipro, Estonia, Germania, Ungheria, Italia, Spagna e Svezia) in un tentativo di svelare l´interazione tra fattori complessi di stile di vita, comportamentali e genetici e il loro impatto sulle abitudini alimentari e gli esiti per la salute. Attraverso questionari, interviste su relazioni e salute, test psicologici ed esami fisici, associati a campioni biologici e misurazioni dell´attività fisica, i ricercatori intendono mettere a confronto i bambini e le famiglie che hanno sviluppato o seguito una dieta e uno stile di vita sani, con quelli la cui dieta e stile di vita hanno preso una direzione sfavorevole. Poiché i bambini oggetti della ricerca erano già stati esaminati nello studio Idefics, i ricercatori saranno in grado di compilare un profilo relativo a molti anni dei fattori che determinano scelte dietetiche buone o cattive. Possono determinare, ad esempio, se il fatto di avere due genitori che lavorano porta al consumo di più cibo da fast food, o se le preoccupazioni relative alla sicurezza per le strade nelle aree urbane porta i bambini che vivono nelle città a fare meno attività fisica e a condurre vite più sedentarie. Raccogliendo informazioni sulla salute attuale dei bambini, e sfruttando le informazioni dettagliate di cui già dispongono relative ai soggetti nei loro primi anni di vita, il team I.family sarà in grado di studiare i percorsi che conducono a diversi esiti per la salute quali obesità e disturbi metabolici e i loro precursori nei bambini mentre crescono. Tra gruppi socio-economici simili con comportamenti opposti, il progetto intende misurare fattori quali l´attivazione del cervello, l´espressione di geni collegati alle scelte alimentari, la base biologica e genetica per le soglie del gusto, il ruolo del sonno e del tempo sedentario, l´attività fisica e l´impatto dell´ambiente che li circonda. Armati di questa conoscenza, i ricercatori sperano quindi di essere in grado di suggerire nuovi approcci per promuovere un´alimentazione sana e l´attività fisica per supportare lo sviluppo di politiche a livello europeo, nazionale e locale, consentendo a un maggior numero di famiglie di fare scelte più salutari. Il progetto è gestito dal professor Wolfgang Ahrens dell´Università di Brema, in Germania, con finanziamenti per oltre 11,5 milioni di euro, di cui 9 milioni di euro provenienti dall´Ue. I.family coinvolge un consorzio di 17 istituzioni partner provenienti da 12 paesi Ue. Il progetto si concluderà a febbraio 2017. Per maggiori informazioni, visitare: I.family http://www.Ifamilystudy.eu/ Scheda informativa del progetto http://cordis.Europa.eu/projects/rcn/97996_it.html  
   
   
"OBESITÀ 2013", LONDRA, REGNO UNITO  
 
Bruxelles, 9 settembre 2013 - Il 23 e 24 ottobre 2013 si svolgerà a Londra, nel Regno Unito, la conferenza "Obesità 2013" (Obesity 2013), che verterà sul tema "La gestione dell´obesità e le sue complicanze". L´obesità ha raggiunto proporzioni globali. Insieme agli Stati Uniti, il Regno Unito ha il più alto livello di obesità al mondo. Alcuni ricercatori prevedono che se la tendenza attuale dovesse continuare, fino al 48 % degli uomini e 43 % delle donne nel Regno Unito potrebbero essere obesi entro il 2030, aggravando la spesa medica annuale di 1,9 miliardi di lire sterline per le malattie legate all´obesità. Questa conferenza riunirà professionisti del campo dell´obesità e dei campi connessi di diabete, endocrinologia e cardiologia per discutere le questioni e le sfide attuali correlate alla gestione della crisi nazionale e internazionale legata all´obesità. Per ulteriori informazioni, visitare: http://www.Mahealthcareevents.co.uk/cgi-bin/go.pl/conferences/detail.html?conference_uid=385  
   
   
I BATTERI INTESTINALI POTREBBERO INFLUIRE SULLA PREDISPOSIZIONE ALL´OBESITÀ  
 
Bruxelles, 9 settembre 2013 - Un progetto finanziato dall´Ue ha scoperto che i microrganismi ospitati dal nostro organismo potrebbero avere conseguenze significative per la comparsa dell´obesità. Questa scoperta potrebbe cambiare il modo in cui la medicina tratta questa malattia, che si prevede colpirà oltre 700 milioni di adulti nel mondo entro il 2015. Ma ciò che più conta, potrebbe fornire ai medici un semplice test per individuare le persone maggiormente a rischio. Il progetto, chiamato Metahit ("Metagenomics of the Human Intestinal Tract"), ha scoperto che i soggetti con una scarsa quantità di batteri intestinali presentavano il più alto rischio di sviluppare malattie legate all´obesità come il diabete di tipo Ii e l´aterosclerosi. Anche se le cause dell´obesità sono in parte dovute a fattori esterni, come uno stile di vita sedentario e la facilità di accesso a cibi altamente energetici, è anche ampiamente riconosciuto il ruolo svolto dai fattori genetici. Tuttavia, sembra che la genetica giustifichi solo in minima parte l´aumento dell´obesità. Questo è il motivo per cui gli scienziati si sono chiesti se anche le variazioni nel microbioma, ovvero il genoma globale di tutti i microrganismi che ospitiamo nel nostro corpo, potrebbero avere un effetto sulla comparsa dell´obesità oltre alle variazioni nel genoma umano. Per scoprirlo, il progetto Metahit si è concentrato su un gruppo di 292 soggetti adulti danesi, comprendente 123 non-obesi e 169 obesi. Gli scienziati hanno analizzato la composizione dei loro batteri intestinali con l´aiuto di un nuovo approccio analitico chiamato metagenomica quantitativa. Essi hanno scoperto che il gruppo poteva essere diviso in soggetti con abbondanza di alcune specie batteriche e soggetti privi. Questa distinzione non era basata sulla corpulenza, in entrambi i gruppi si trovavano soggetti magri e obesi, anche se l´80 % del gruppo con scarsa ricchezza batterica era costituito da obesi. Ciò che risultava interessante per gli scienziati era che il microbiota povero, in confronto a quello ricco, conteneva una proporzione più alta di specie batteriche pro-infiammatorie rispetto a quelle anti-infiammatorie. Il team ha quindi scoperto che le persone con un microbiota povero possedevano più grasso corporeo, erano più resistenti all´insulina e presentavano sintomi che li espongono a un maggiore rischio di contrarre il diabete di tipo Ii e malattie cardiovascolari. Inoltre, le persone obese del gruppo povero prendevano più peso con il tempo rispetto ai soggetti magri. Questi individui o erano completamente privi o avevano un´abbondanza molto limitata di otto specie particolari di batteri, che potrebbero quindi svolgere un ruolo protettivo contro l´aumento di peso. La loro scoperta potrebbe portare allo sviluppo di nuove terapie batteriche che aiutano a combattere l´aumento di peso. I risultati preliminari del progetto Metahit sono stati ora pubblicati e dovrebbero contribuire a una migliore comprensione del perché alcuni soggetti appaiono più predisposti all´obesità rispetto ad altri. Lo studio dovrebbe anche aiutare la medicina a identificare prima i soggetti a rischio e a sviluppare le appropriate strategie preventive. Il progetto Metahit, che comprendeva 13 partner provenienti da un totale di otto paesi, ha ricevuto 11,4 milioni di euro in finanziamenti Ue. Il progetto è stato completato alla fine del mese di giugno del 2012. Per maggiori informazioni, visitare: Metahit http://www.Metahit.eu/ Scheda informativa del progetto http://cordis.Europa.eu/projects/rcn/87834_it.html Inra http://institut.Inra.fr/en  
   
   
LIGURIA, BURLANDO: “IL PADIGLIONE 9 DI VILLA SCASSI DEDICATO AL MANAGER DELLA SANITÀ LIONELLO FERRANDO. PROSEGUE LA NOSTRA PRESENZA SUL TERRITORIO, 100 LE OPERE CHE SARANNO AVVIATE DA QUI AL 2015”  
 
Genova, 9 Settembre 2013. "Abbiamo avuto numerose difficoltà dovute ai fallimenti delle imprese impegnate nei lavori colpite dalla crisi che ha investito il comparto edilizio dal 2008 ma finalmente siamo arrivati in fondo. Dedicheremo il nuovo padiglione di villa Scassi al manager Lionello Ferrando, scomparso nel 2010, che tanto ha lavorato alla realizzazione di quest’opera pubblica. Sono 130 posti letto completamente nuovi, che presenteremo fisicamente alla stampa il 14 ottobre, prima dell’ingresso dei pazienti che avverrà il 28 ottobre". Lo ha detto il 6 settembre il presidente della Regione Liguria Claudio Burlando in occasione della conferenza stampa dopo la seduta di giunta durante la quale ha discusso con gli assessori, con il sindaco di Genova Marco Doria, con il presidente del municipio Centro ovest Franco Marenco e con il direttore generale dell’ Asl 3 Corrado Bedogni i lavori di ampliamento e adeguamento funzionale del Padiglione 9 dell’ospedale Villa Scassi di Sampierdarena. "Le risorse con cui è stato realizzata l’opera – ha continuato Burlando – consistono in 10,8 milioni di euro che in parte derivano da fondi ex articolo 20, con cui lo stato finanzia l’edilizia sanitaria, in parte sono risorse dell’azienda sanitaria da noi fornite, e ancora fondi che derivano da erogazioni regionali di fondi Fas, che dall’anno scorso investiamo sulla sanità per sopperire ai mancati finanziamenti dell’ex articolo 20. Se sarà consentito, pensiamo di rinunciare ad altre operazioni per fare un grande investimento in edilizia sanitaria sia nel ponente genovese che nel ponente ligure: entro fine anno sapremo se sarà possibile usare fondi europei nazionali anche per la costruzione di ospedali". Il presidente ha sottolineato quanto il nuovo padiglione 9 sia importante per la zona, molto popolosa, di Sampierdarena: "Qui verranno trasferiti reparti ma si troveranno anche nuovi posti letto per il pronto soccorso, con un miglioramento che si dovrebbe poter misurare in poche settimane". Burlando ha confermato che: "L’ospedale del ponente rimane una prospettiva, non di pochi mesi, ma è evidente che nel frattempo sia necessario mantenere efficienti gli ospedali che abbiamo". Successivamente ha anche ribadito la volontà di mantenere un rapporto con il territorio ligure: "Abbiamo previsto mese per mese un programma di visite. Molte delle opere finanziate negli ultimi anni iniziano a concludersi - solo a settembre se ne avviano 10 - e abbiamo stimato che da qui alla scadenza di mandato, nella primavera del 2015, ne inaugureremo un centinaio solo tra quelle più significative". Al termine di ogni seduta di giunta è intenzione del presidente presentare in particolare una delle opere pubbliche che si stanno concludendo o che sono state avviate: "Nei primi mesi riguarderà opere che concluderemo durante il nostro mandato, successivamente la presentazione riguarderà interventi che andranno oltre, penso al valico e altre opere importanti, che però desidero fotografare in questo anno e mezzo in modo che sia chiaro dove le abbiamo portate e dove le lasciamo".  
   
   
TERAPIA DEL DOLORE, PER LA PRIMA VOLTA IN ABRUZZO IMPIANTATO A CHIETI NEURO STIMOLATORE COMPATIBILE CON LA RISONANZA MAGNETICA  
 
Chieti, 9 settembre 2013 - E’ stato impiantato, al policlinico "Ss. Annunziata" di Chieti, il primo dispositivo di neurostimolazione midollare indicato per il trattamento del dolore cronico compatibile con la Risonanza Magnetica (Surescan Medtronic). Si tratta del primo impianto effettuato in Abruzzo e del primo neurostimolatore ad aver ricevuto, all’inizio di quest’anno, il marchio di Conformità Europea in specifiche condizioni d’uso. «La disponibilità di questo nuovo dispositivo – spiega Amedeo Costantini, direttore dell´Unità Operativa di Terapia del Dolore del “Ss. Annunziata” - rappresenta un grande vantaggio nel trattamento di alcune tipologie di pazienti con dolore cronico, che ora potranno accedere senza alcun problema a tale trattamento». Il dolore è una vera e propria condizione patologica che causa disabilità severa, limitazione delle abilità funzionali, lavorative e sociali. Si stima che il dolore neuropatico affligga una percentuale della popolazione compresa tra lo 0.9% e l’8% . Per questo assume particolare importanza la neuro stimolazione, che rappresenta un pilastro nella gestione del dolore cronico di natura neuropatica e non solo di origine vertebrale. Fino ad oggi, però, i pazienti portatori di neuro stimolatore midollare non potevano sottoporsi alla Risonanza Magnetica perché, durante l’esecuzione dell’esame, la funzionalità dell’impianto poteva essere compromessa per effetto delle onde elettromagnetiche coinvolte. Oggi la neurostimolazione midollare viene raccomandata nei pazienti con dolore cronico neuropatico da danno dei nervi periferici, da neuropatia diabetica, da insuccesso della chirurgia vertebrale, da nevralgia posterpetica, da lesioni parziali del midollo spinale, da sindrome dolorosa dell´arto fantasma, da lesioni del plesso brachiale, da dolore ischemico degli arti e da angina pectoris grave e da dolore delle sindromi regionali complesse. «Siamo quindi fieri – conclude Costantini – di essere stati tra i primi in Italia a impiantare questo innovativo dispositivo che permette un netto miglioramento della qualità di vita dei nostri pazienti, e conferma il primato del Ss. Annunziata nel trattamento e gestione del dolore cronico».  
   
   
RICONVERSIONE OSPEDALE NARDÒ. VENDOLA E RISI FIRMANO PROTOCOLLO  
 
Bari, 9 settembre 2013 - “Oggi, con questa firma storica, stiamo compiendo un atto che chiude una questione calda del territorio salentino. Stiamo siglando l’intesa con il comune di Nardò per i lavori di riqualificazione per l’offerta di salute in quella città. E’ un atto di pace per una comunità a cui io rivolgo sentimenti di particolare affetto e stima. Credo che oggi, questa, sia davvero una bella notizia”. Così il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola che questa mattina, al termine della presentazione del nuovo progetto per il Dipartimento Emergenza Urgenza del Vito Fazzi di Lecce, ha siglato con il Sindaco del comune di Nardò Marcello Risi, il protocollo d’intesa per la riconversione della struttura ospedaliera di Nardò in struttura territoriale. Struttura che ospiterà un Poliambulatorio di terzo livello al servizio di una utenza di circa 150mila abitanti che, nel periodo estivo, si incrementa notevolmente. “Abbiamo lavorato duramente - ha aggiunto il Presidente Vendola – e abbiamo trovato insieme, come sempre accade quando c’è la capacità reciproca di ascoltarsi, un punto di avanzamento. Ci sono state capitali della rivolta contro il piano di riordino che oggi ospitano soluzioni di sanità territoriali molto più soddisfacenti di quello che un tempo poteva rappresentare la precarietà di un piccolo plesso ospedaliero. Credo - ha concluso Vendola - che anche per Nardò si sia trovata una soluzione ottimale che non farà assolutamente rimpiangere quello che si sta chiudendo, quello che si sta mandando in archivio. La struttura territoriale che stiamo mettendo in pista infatti, sarà in grado di offrire una risposta immediata e qualificata alla domanda di salute dei cittadini”.  
   
   
CALABRIA: INAUGURATO IL POLIAMBULATORIO DI BIVONGI  
 
Catanzaro, 9 settembre 2013 - Il Presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti ha inaugurato il 5 settembre a Bivongi, con tanto di taglio del nastro, il Poliambulatorio. I locali che ospitano la struttura sono stati completamenti ristrutturati dopo la sottoscrizione, un paio di mesi fa, di un protocollo d’intesa tra il Comune di Bivongi e l’Asp di Reggio. I cittadini, all’interno del nuovo presidio medico, potranno così effettuare, grazie alla presenza di medici specialisti ambulatoriali che verranno mandati direttamente dall’Asp, visite cardiologiche, fisiatriche, geriatriche, diabetologiche e reumatologiche. Alla cerimonia sono, fra gli altri, intervenuti il sindaco di Bivongi Felice Valenti, il Direttore Generale dell’Asp 5 di Reggio Calabria Rosanna Squillacioti e il Direttore Sanitario dell’Asp 5 Francesco Sarica. Il Governatore della Calabria, che nei mesi scorsi aveva garantito il suo impegno per la realizzazione del Poliambulatorio, ha dichiarato: “Oggi è una giornata storica sia Bivongi che per i comuni limitrofi. Si tratta di presidio sanitario importante che fornirà una risposta concreta alle esigenze dei cittadini”.  
   
   
PUGLIA: NO A MILITARIZZAZIONE SERVIZI IGIENE MENTALE. SÌ A CUSTODI E RIFORMA  
 
Bari, 9 settembre 2013 - L’assessore alle Politiche della Salute, Elena Gentile, ha incontrato il 5 settembre i direttori generali delle Asl pugliesi, per fare il punto, anche in vista dell’odierna riunione del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, sulle misure di sicurezza per proteggere il personale in servizio presso le strutture sanitarie aperte al pubblico come i Sim – Csm (servizi igiene mentale –centri salute mentale). All’indomani del tragico omicidio della dottoressa Paola Labriola avvenuto nel Csm-sim di via Casale a Bari infatti forte è stata la richiesta di misure di prevenzione presso gli ambulatori aperti al pubblico. La parola d’ordine è “no alla militarizzazione”. Lo ha ribadito l’assessore Gentile durante la riunione: “Non metteremo nei servizi personale armato o in divisa. Quel che è mancato finora, anche a causa dei tagli al budget che il Governo ha imposto in tutto il settore sanitario, è un sistema di filtro all’ingresso, una figura che si possa assimilare a un commesso o a un portiere che abbia funzioni di filtro e sorveglianza. Questa figura sarà introdotta da subito in alcuni Csm-sim della Asl Bari. Le Asl poi faranno un elenco delle priorità e delle innovazioni da introdurre progressivamente: dalla videosorveglianza ai sistemi di allarme e ai videocitofoni, dai corsi di formazione per la difesa personale per gli operatori che ne facciano richiesta fino allo spostamento nelle aree degli ospedali delle guardie mediche”. “Occorre – ha specificato – introdurre un front-office. Il Csm.sim di Bari non era un luogo fatiscente, ma un posto gradevole dove però si poteva accedere direttamente agli studi dei medici. Presto ci saranno custodi in borghese e non armati, anche per tutelare il libero accesso dei pazienti che arrivano anche per patologie delicate. Il profilo del personale dovrà essere discreto e competente. Inoltre occorre che nei centri ci sia promiscuità di genere: ieri al Sim erano in servizio solo donne. Abbiamo chiesto allora ai Dg di fare specifiche riunioni interne per mettere in sicurezza i Sim soprattutto nei grandi centri, specificando le necessità. Chiederemo la collaborazione del Prefetto perché ci sia attenzione da parte delle forze dell’ordine”. (Durante la riunione è emersa ad esempio la situazione di Brindisi, dove il posto di polizia del “Perrino” chiude di notte, ndr). “Infine ci sarà la razionalizzazione dei centri Csm-sim, che dovranno essere aperti almeno 12 ore al giorno, ma ridotti di numero. Un Sim aperto dalle 8 alle 20 assicura un migliore servizio di alcuni aperti solo la mattina”. Il Dg della Asl Bari, Colasanto, ha assicurato che saranno individuate le vie amministrative più brevi per trovare e pagare il personale necessario. Saranno quindi accorpati e potenziati, con apertura dalle 8 alle 20 e con più personale, i 45 centri pugliesi, a partire dai 14 della provincia di Bari che diventeranno 7.  
   
   
WEST NILE: SITUAZIONE SOTTO CONTROLLO; DONAZIONI DI SANGUE SICURE E MONITORATE  
 
Venezia, 6 settembre 2013 - “La situazione relativa ai casi di west nile registrati in Veneto è assolutamente sotto controllo e non si discosta di molto da quelle registrate negli scorsi anni. E anche le donazioni di sangue sono da considerarsi sicure in quanto sottoposte a screening come da indicazioni del Ministero della Salute”. Lo sottolinea il 6 settembre l’assessore regionale alla sanità Luca Coletto, intervenendo per puntualizzare la reale situazione anche alla luce delle notizie in qualche modo allarmanti che sono circolate. Nella nostra Regione l’infezione da West-nile virus (Wnv) è stata rilevata a partire dal 2008 ripresentandosi negli anni successivi negli animali (cavalli e uccelli), nell’uomo e nelle zanzare (le comuni zanzare notturne), le sole responsabili in natura della trasmissione del virus all’uomo. L’infezione è oggi endemica nella Regione Veneto cioè circola periodicamente, che ha dimostrato di essere un’area ad alto rischio di introduzione di malattie trasmesse da vettori. La situazione epidemiologica attuale è monitorata continuamente da parte della Regione che da quando si è presentato il problema effettua annualmente, a partire dal mese di giugno fino a fine novembre, una sorveglianza attiva delle febbri estive, consentendo di individuare il maggior numero di casi di malattie trasmesse da vettori sia autoctone che da importazione (per le malattie da importazione la sorveglianza prosegue per tutto l’anno). Inoltre, continua la sorveglianza entomologica in collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico delle Venezie, che prevede catture settimanali di zanzare nelle aree considerate a maggior rischio, al fine di determinare la loro densità durante la stagione di attività (maggio-ottobre), e di ricercare i virus, contribuendo a meglio definire le aree interessate dalla circolazione virale. In queste ultime settimane si è reso necessario effettuare ulteriori interventi di disinfestazione, oltre a quelli già programmati. A tal proposito la Regione ha incontrato all’inizio della stagione estiva i rappresentanti dei Comuni e dell’Anci Veneto per rafforzare la collaborazione, sensibilizzarli ulteriormente al problema e ribadire la necessità di attuare tali interventi, mettendo inoltre a disposizione un supporto finanziario gestito dalle Aziende Ulss per le situazioni di emergenza..Allo stato attuale tutte le Aziende Ulss interessate stanno effettuando, in collaborazione con i Comuni, gli interventi di disinfestazione straordinaria necessari in considerazione della presenza di casi umani e dell’elevato tasso di infezione del virus rilevata nelle zanzare. Si ritiene importante rassicurare la popolazione riguardo alle donazioni di sangue. Come previsto dalle indicazioni dal Ministero della Salute in condivisione con gli Organismi sanitari europei preposti, nelle province del territorio regionale dove si sono verificati casi umani di Wnv e dove si è rilevata la presenza di zanzare infette è in atto lo screening per i donatori di sangue, organi e tessuti al fine di limitare la diffusione del virus e prevenire la trasmissione dello stesso attraverso le donazioni di sangue ed emocomponenti. Le misure di sorveglianza attiva sul territorio nei confronti del West Nile virus, permettono, ove necessario, la pronta implementazione presso i Servizi trasfusionali dei test di laboratorio idonei a rilevare il virus sul sangue donato. Queste misure strutturate e consolidate negli anni hanno garantito e continuano a garantire la sicurezza delle trasfusioni; infatti, nessun caso di infezione da West Nile virus è finora stato trasmesso attraverso la trasfusione di sangue ed emocomponenti. I Servizi trasfusionali e le Associazioni dei donatori coinvolte nella raccolta del sangue adottano infatti precisi protocolli, trasmessi dagli Uffici regionali, nella selezione del donatore e nelle indagini finalizzate a rilevare la presenza di agenti patogeni nel sangue donato. E’ necessario evitare inutili allarmismi con la consapevolezza che la malattia da Wnv è diffusa nei nostri territori e può essere controllata solo attraverso un’azione sinergica e responsabile da parte di tutti gli Enti e i cittadini. La popolazione, infatti, può collaborare nel limitare i focolai di proliferazione delle zanzare, in particolare svuotando frequentemente i sottovasi di fiori o altri contenitori di acqua stagnante (es. Secchi, barili) e usando prodotti insetticidi-repellenti anti-zanzare negli ambienti privati.  
   
   
TRENTO: RAFFORZAMENTO DELL´ASSISTENZA PEDIATRICA DA 0 A 6 ANNI  
 
Trento, 9 settembre 2013 - Recepito il 6 settembre dalla Giunta provinciale, su proposta dell´assessore alla salute e politiche sociali Ugo Rossi, l´Accordo provinciale per i medici pediatri di libera scelta, nella direzione di una maggiore tutela dell´assistenza pediatrica della prima infanzia. "Abbiamo cercato di garantire la scelta del medico pediatra a tutti i genitori di bambini fra 0 e 6 anni - commenta l´assessore Rossi -, su tutto il territorio provinciale con criteri di omogeneità. Il nostro auspicio è che anche nelle valli dove a volte si potevano verificare situazioni di carenza di professionisti, venga garantito il diritto alla scelta di un pediatra". Il testo è stato modificato in accordo con la rappresentanza sindacale (Fimp); inoltre la nuova modalità organizzativa ha carattere sperimentale: nei prossimi mesi sarà oggetto di monitoraggio e valutazione continua, per mettere a regime un sistema che risponda in maniera ottimale all´assistenza pediatrica su tutto il territorio. Queste le modifiche principali: vengono riviste le modalità di gestione delle situazioni di carenza assistenziale pediatrica, al fine di abbreviare il più possibile i tempi per il conferimento degli incarichi; viene aggiunto un nuovo articolo riferito ai “massimali”, prevedendo una serie di misure, anche di tipo organizzative, finalizzate ad assicurare l´assistenza pediatrica ai bambini in età compresa fra 0 e 6 anni; per ogni professionista pediatra viene fissata una quota (finora non regolamentata) pari a 550 scelte in ragione delle particolarità e della rilevanza dei loro bisogni, poiché i bambini in questa fascia di età necessitano di maggior cura e assistenza qualificata; con questa nuova modalità organizzativa si ritiene di poter garantire la scelta del medico pediatra a tutti i genitori di bambini nella fascia di età 0-6 anni della provincia di Trento, per meglio fronteggiare le situazioni di carenza di professionisti pediatri; viene modificato l´articolo riguardante il "collaboratore di studio", riconoscendo al pediatra l´indennità di collaboratore di studio indipendentemente dal relativo massimale di assistiti; vengono integrati i "compiti del pediatra remunerati con il Fondo prestazioni", prevedendo l´aggiornamento di alcuni importi per prestazioni terapeutiche aggiuntive a partire dalla data del 1° settembre 2013; viene aggiornata la modalità di rilascio dei certificati di idoneità alla pratica sportiva non agonistica in relazione a quanto previsto dalla recente normativa nazionale, ribadendo la gratuità del rilascio del certificato all´assistito e riconoscendo al medico pediatra, con decorrenza 1° settembre 2013, un compenso di 25 euro per ogni certificato emesso. I maggiori oneri che derivano da questa proposta sono stimati per il 2013 in 83.000 euro, per gli anni seguenti in 250.000 euro all´anno.  
   
   
PAVIA: ANNULLATO IL TEST DI PROFESSIONI SANITARIE  
 
Pavia, 9 settembre 2014 - Mercoledì 4 settembre, a conclusione dello svolgimento dei test di ammissione per l’accesso ai corsi di laurea delle Professioni sanitarie, è stata verificata la presenza di un’anomalia nei quesiti della prova di ammissione: ciascuno dei sessanta quesiti proponeva quattro opzioni di risposta, anziché le cinque previste dal bando dell’Università di Pavia. In considerazione di tale errore materiale, dopo aver contattato la società Intersistemi Spa, incaricata, secondo una prassi consolidata da anni, della predisposizione del test, e dopo aver disposto la sospensione delle operazioni di correzione delle prove e di identificazione dei candidati, d’intesa con la Commissione, è stato deciso l’annullamento della prova stessa. Formale comunicazione di annullamento della prova è stata trasmessa al Ministero per l’Istruzione, l’Università e la Ricerca, unitamente alla richiesta di stabilire una nuova data per lo svolgimento del test di ammissione. La nuova data indicata dal Miur verrà tempestivamente resa nota sul sito web di Ateneo. Al test di ammissione ai corsi di laurea delle Professioni sanitarie erano presenti 1464 candidati (1741 gli studenti preiscritti).  
   
   
ASSEGNATI ALLE AZIENDE DEL SERVIZIO SANITARIO REGIONALE DELLA CALABRIA 187 MILIONI DI EURO PER I DEBITI PREGRESSI NEL COMPARTO SANITARIO  
 
Catanzaro, 9 settembre 2013 - Il Presidente della Regione Giuseppe Scopelliti nella qualità di Commissario ad acta per l´attuazione del piano di rientro dai disavanzi del settore sanitario, ha firmato due decreti con cui vengono assegnati alle Asp e alle A.o. Calabresi € 187.891.596,7 destinati al pagamento dei debiti pregressi nei confronti dei fornitori di beni e servizi. Nello specifico grazie al proficuo lavoro portato avanti in questi anni dalla struttura commissariale, dal Dipartimento Tutela della Salute e dai manager sanitari, con il decreto n. 121/2013, vengono assegnate le risorse premiali relative all´anno 2008 (€ 98.141.596,70), sbloccate dal Tavolo Massicci in seguito alle verifiche positive riscontrate nell’attuazione del “Piano di Rientro”. Si tratta di parte dei 411 milioni di euro che erano stati sbloccati dal Tavolo nella riunione del 08/04/2013. Con il decreto n. 120/2013 vengono destinate risorse (€ 89.750.000), derivanti dal contratto di prestito tra la Regione Calabria ed il Ministero dell’Economia e delle Finanze ai sensi del dl 35/2013 convertito in legge 64/2013, per i debiti della pubblica amministrazione al 31/12/2012. L’assegnazione alle Aziende del Ssr delle risorse relative al Decreto n. 120/2013 (€ 89.750.000) vengono così ripartite: Asp Cosenza € 27.387.378,24; Asp Crotone € 13.521.436,78; Asp Catanzaro € 7.723.100,61; Asp Vibo Valentia € 7.802.617,86; Asp Reggio Calabria € 16.070.333,08; Ao Cosenza € 5.397.125,29; Ao Catanzaro € 7.042.129,91; Ao Mater Domini € 4.038.886,42; Ao Reggio Calabria € 766.991,81. L’assegnazione delle somme del Decreto n. 121/2013, relative alla premialità 2008 (€ 98.141.596,70), vengono ripartite alle Aziende del Ssr così di seguito: Asp Cosenza € 21.749.322,86; Asp Crotone € 12.134.660,53; Asp Catanzaro € 21.550.186,49; Asp Vibo Valentia € 2.511.578,70; Asp Reggio Calabria € 13.924.493,34; Asp Rc per ex A.s. Locri € 3.989.076,82; Ao Cosenza € 6.444.291,85; Ao Mater Domini € 11.687.986,12; Ao Catanzaro € 4.150.000. “Questo risultato – ha dichiarato il Presidente della Regione Giuseppe Scopelliti - è il riconoscimento di un percorso virtuoso che abbiamo avviato sin dal nostro insediamento, e che aiuta a colmare i debiti contratti in questi anni dalla Regione in un settore molto delicato, quale quello della sanità e che quindi coinvolge la salute dei nostri concittadini. Si tratta di somme molto importanti che garantiscono una boccata d’ossigeno al mondo imprenditoriale, in un momento di particolare congiuntura economica. Grazie ad un efficace lavoro di squadra, siamo riusciti ad farci riconoscere la necessaria credibilità ai tavoli nazionali, soprattutto nel campo della sanità. Si tratta di un grande passo in avanti – ha concluso il Presidente Scopelliti - che ci offre la possibilità di poter pensare con più ottimismo ai prossimi obiettivi, legati sempre al miglioramento delle prestazioni”  
   
   
TRENTO: VOLONTA´ DEL CITTADINO SUI TRATTAMENTI SANITARI IN FINE VITA: ARRIVA LA BANCA DATI  
 
Trento, 9 settembre 2013 - "Sono sempre situazioni delicate, dove l´equilibrio tra rispetto e doveri è fragile, ma credo che questo strumento potrà dare un contributo importante". Con queste parole l´assessore Ugo Rossi ha commentato la decisione della Giunta provinciale di trento di istituire, tramite l´Azienda sanitaria, la banca dati delle dichiarazioni anticipate sui trattamenti sanitari in fine vita. La delibera dà mandato all´Apss di elaborare, sulla base delle raccomandazioni del Comitato etico, le modalità di raccolta e di registrazione in un´apposita banca dati delle dichiarazioni anticipate di trattamento sanitario dei soggetti interessati, relative alla volontà di sottoporsi o non sottoporsi a trattamento sanitario, in caso di malattia o lesione cerebrale che cagioni una perdita di coscienza irreversibile. "Con questo provvedimento – ci ha detto l´assessore Rossi, – nel pieno rispetto della disciplina esistente, si vuole consentire al cittadino innanzitutto di essere informato e poi di formulare in piena libertà una decisione in merito alla volontà di essere o di non essere sottoposto a trattamenti sanitari, che verrà raccolta e conservata nella sua cartella personale. Vogliamo insomma migliorare la relazione di cura laddove essa limiti i diritti e l´autonomia della persona, ma anche l´autonomia del medico". Qualora il paziente si trovasse in una situazione di incapacità palese di esprimere la propria volontà in ordine al fatto di essere sottoposto o meno a un trattamento medico, le dichiarazioni anticipate sono un elemento importante del processo complessivo di comunicazione nell´ambito del piano preventivo di assistenza sanitaria, in cui il diretto interessato dialoga con i familiari e fruisce di una consulenza medica professionale. Bisogna infatti considerare che le dichiarazioni anticipate di trattamento sanitario sono uno strumento per esprimere la propria volontà relativamente alla fase terminale della vita e permettono, anche quando le persone non sono più in grado di esprimere la propria volontà, di contribuire nel rispetto della propria autonomia alle decisioni che riguardano i trattamenti sanitari che lo riguardano.  
   
   
IL TAR CONFERMA LE DECISIONI DEL COMMISSARIO AD ACTA DELLA SANITÀ SCOPELLITI E RESPINGE IL RICORSO DEL COMUNE DI SOVERIA MANNELLI SULL’OSPEDALE DI MONTAGNA  
 
Catanzaro, 9 settembre 2013 - La riconversione in ospedale di montagna del presidio ospedaliero di Soveria Mannelli rimane confermata. Così ha deciso il Tar Calabria, respingendo il ricorso proposto dallo stesso Comune che aveva chiesto l’annullamento dei decreti commissariali emanati per il riordino della rete ospedaliera regionale, nell’ambito del piano di rientro dal debito sanitario. La parte ricorrente, temendo un ridimensionamento della sanità locale, si è rivolta al tribunale amministrativo deducendo “nullità ed illegittimità per incompetenza, per non essere il Commissario legittimato a surrogarsi nelle funzioni e nei compiti della Regione”, lamentando, inoltre, “eccesso di potere, sotto una pluralità di profili, avendo il Commissario ad acta ecceduto i limiti derivanti dal mandato della Presidenza del Consiglio dei Ministri: l’ospedale di Soveria Mannelli, riconvertito in presidio ospedaliero montano, costituisce, infatti, un ospedale che serve diversi comuni montani con popolazione significativa e con riguardo al quale va pure considerato il dato della precaria viabilità di collegamento con i presidi di riferimento di Catanzaro e presidi cd. Spoke di Lamezia, Crotone e Vibo Valentia”. La Regione Calabria e l’Asp di Catanzaro, nel costituirsi in giudizio, hanno dedotto “in via preliminare l’inammissibilità del ricorso per carenza di interesse e difetto di legittimazione attiva, nonché per omessa impugnazione tempestiva dei provvedimenti presupposti. Nel merito, entrambe hanno dedotto l’infondatezza del ricorso. Si sono costituiti in giudizio anche il Commissario ad acta e le amministrazioni statali resistenti eccependo preliminarmente la tardività del ricorso relativamente agli atti presupposti, il difetto di legittimazione passiva delle amministrazioni statali, la carenza di interesse a ricorrere del Comune ed infine affermando l’infondatezza del ricorso proposto”. Il Tar ha innanzitutto evidenziato che gli interventi individuati dal Piano di rientro allegato all’accordo, approvato e sottoscritto, tra il Ministero della Salute, il Ministero dell’Economia e delle Finanze e la Regione Calabria, “sono vincolanti, ai sensi dell’art. 1, comma 796, lettera b), della legge 27 dicembre 2006, n. 296, per la Regione Calabria e le determinazioni in esso previste comportano effetti di variazione dei provvedimenti normativi ed amministrativi già adottati dalla medesima Regione Calabria in materia di programmazione sanitaria». Analogamente – riporta il testo della sentenza - l’art. 2, comma 95, della legge n. 191/2009 (legge finanziaria 2010) dispone che «gli interventi individuati dal piano di rientro sono vincolanti per la Regione, che è obbligata a rimuovere i provvedimenti anche legislativi e a non adottarne di nuovi che siano di ostacolo alla piena attuazione del piano di rientro». La vicenda in esame – afferma il Tar - si inquadra, pertanto, in quella che è stata definita “normativa emergenziale”, dettata da leggi finanziarie per il rientro di alcune regioni dal notevole disavanzo di bilancio, con la conseguenza che tale disciplina “speciale” ed emergenziale si sovrappone a quella ordinaria”. Nel procedimento in questione, per il Tar non sussiste né l’incompetenza del Commissario ad Acta Giuseppe Scopelliti in quanto la sua nomina “è stata correttamente effettuata…”, né l’eccesso di potere, poiché la Legge 23 dicembre 2009, n. 191, recante Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato-legge finanziaria 2010, prevede che “il commissario adotta tutte le misure indicate nel piano, nonché gli ulteriori atti e provvedimenti normativi, amministrativi, organizzativi e gestionali da esso implicati in quanto presupposti o comunque correlati e necessari alla completa attuazione del piano”, compresa dunque, sottolinea il Tar, “la riconversione dell’ospedale di Soveria Mannelli”. Il Collegio osserva poi che “ la riconversione dell’ospedale di Soveria Mannelli non passa attraverso la riduzione dei servizi bensì la trasformazione delle prestazioni, con eliminazione dei ricoveri impropri”. E aggiunge “ciò che conta è che la riduzione dei posti letto non implica riduzione delle prestazioni che presentano livelli minimi di efficacia e di efficienza, in uno con il potenziamento dell’assistenza residenziale e domiciliare dei pazienti. A ben considerare, la trasformazione del presidio ospedaliero in questione in ospedale di montagna importa il richiamo ad una tipologia organizzativa che garantisce i servizi necessari per sopperire alle particolare esigenze del territorio…”. Le considerazioni che hanno indotto il Tar a respingere il ricorso del Comune di Soveria Mannelli trovano la piena condivisione del Direttore generale dell’Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro, Dott. Gerardo Mancuso, secondo il quale “questa sentenza riconosce la legittimità degli atti adottati per l’attuazione del piano regionale di rientro, in quanto l´azione di riorganizzazione è finalizzata non solo alla riduzione della spesa sanitaria, ma anche all’ottimizzazione dei servizi”.  
   
   
PER L’ECDC LA STAGIONE DEL VIRUS DELLA “FEBBRE DEL NILO OCCIDENTALE”, STA ATTUALMENTE ATTRAVERSANDO UN PICCO CON UN AUMENTO DEL NUMERO DI CASI RECENTEMENTE SEGNALATI E DELLE AREE COLPITE.  
 
  Lecce, 9 settembre 2013 - Nel corso dell’ultima settimana, il numero di casi di “Febbre del Nilo Occidentale”, ha continuato a crescere: 28 nuovi casi sono stati segnalati nell´Ue, rispetto ai 26 in relazione alla settimana precedente. Risultano segnalate zone recentemente colpite in Italia e Romania, con quattro “nuove” province in Italia (Bologna, Mantova, Reggio Emilia, Verona) e due contee in Romania (Constanta e Tulcea). Un caso rilevato in Austria è stato smentito poiché le prove di laboratorio supplementari non hanno trovato conferma di alcuna infezione del virus. Fino al 5 settembre 2013, sono 106 i casi umani di febbre del Nilo occidentale segnalati nell´Ue e 289 casi nei paesi vicini fin dall´inizio della stagione 2013. Giovanni D’agata presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti” che segnala quanto comunicato dall’Ecdc, l’istituzione Ue per la Prevenzione ed il Controllo delle Malattie, ossia che il virus ha raggiunto il picco, ricorda ancora una volta che il rapporto settimanale sulla Febbre del Nilo occidentale comprende mappe della attuale distribuzione geografica dei casi umani autoctoni segnalati nell´Ue e nei paesi vicini, un aggiornamento della situazione e una tabella che presenta casi di paese e zona. Tutte le informazioni sono fornite al fine di informare le autorità competenti responsabili per la sicurezza del sangue nelle zone con in corso casi di trasmissione del virus del Nilo occidentale agli esseri umani al fine di sostenere l´attuazione della normativa sulla sicurezza del sangue. Secondo la legislazione di sicurezza sangue dell´Ue, gli Stati membri devono avviare misure di controllo per garantire la sicurezza del sangue in caso di casi di febbre West Nile. Una sfida importante per l´attuazione del presente regolamento è stato la raccolta tempestiva di informazioni accurate sulle zone colpite.  
   
   
ZAIA INAUGURA COMUNITA’ “IL MAESTRALE” A SAN PIETRO IN GU’: “SISTEMA SOCIOSANITARIO VENETO HA CARATTERISTICHE UNICHE. LA PERSONA AL CENTRO DI TUTTO”  
 
Venezia, 9 settembre 2013 - Il presidente della Regione del Veneto Luca Zaia ha inaugurato il 6 settembre a San Pietro in Gù (Padova) la nuova Comunità “Il Maestrale”, Comunità Alloggio estensiva per ultracinquantenni con problemi di salute mentale, realizzata grazie alla partnership tra l’Ulss 15, il Comune di San Pietro, la Cooperativa Sociale “L’incontro” e la Confartigianato di Castelfranco Veneto. Erano presenti numerose autorità, tra le quali l’assessore regionale Maurizio Conte, il sindaco di San Pietro in Gù Gabriella Bassi, il direttore generale dell’Ulss 15 Francesco Benazzi, il presidente di Federsolidarietà Veneto Ugo Campagnaro, il presidente della Conferenza dei sindaci dell’Ulss Lorenzo Zanon. Zaia ha, prima di tutto, ricordato e ringraziato “i 94 mila lavoratori che operano nel settore sociosanitario veneto, il mondo del volontariato e quello della cooperazione sociale, che costituiscono un’esperienza unica in italia di sinergia nell’interesse della gente che ha bisogno. Per questo – ha aggiunto – sono orgoglioso di guidare un sistema che è a totale servizio del cittadino”. In questo senso, Zaia ha posto l’accento sull’”operazione ospedali aperti di notte”, che da qualche giorno consente ai pazienti di effettuare esami diagnostici anche in orario serale e nei giorni prefestivi e festivi. “Primi in Italia – ha detto – stiamo dando una risposta innovativa ad un’esigenza espressa con grande forza dai nostri cittadini: quella di poter avere più velocemente gli esami di cui hanno bisogno. I primi dati, con pressoché tutte le agende già riempite, ci dicono che avevamo visto giusto e che stiamo riuscendo a cambiare e innovare l’organizzazione complessiva sulla base delle reali necessità della gente, come peraltro indica a chiare lettere il nuovo Piano Sociosanitario Regionale”. “Il malato – ha aggiunto Zaia – va preso in carico in maniera integrata, in modo da accompagnarlo lungo un percorso semplice e continuamente assistito, come nel caso delle unità specifiche per il tumore al seno, grazie alle quali la donna viene presa in carico sin dalla prima visita e fino alla conclusione della terapia, medica o chirurgica che sia”. “Queste sono cose serie – ha concluso Zaia – e le cose serie non sono né di destra né di sinistra, sono ben fatte e basta”.  
   
   
A CANTALUPA IL TITOLO DI COMUNE EUROPEO DELLO SPORT 2014 IL 6 NOVEMBRE A BRUXELLES LA CONSEGNA DELLA PRESTIGIOSA BANDIERA  
 
   Torino, 9 settembre 2013 - Cantalupa sarà “Comune Europeo dello Sport” nel 2014: l’annuncio ufficiale è arrivato da parte dell’Aces Europe, l’associazione che, in sinergia con la Commissione Europea, conferisce i titoli internazionali di “Capitale, Città e Comune europeo dello Sport”. Il Piemonte è stato la prima Regione a siglare un protocollo di collaborazione con l’Aces, una sinergia che ha già portato risultati importanti, con la vittoria di Torino per il 2015 del più prestigioso dei titoli, quello di “Capitale”, assegnato annualmente ad una sola realtà europea. E adesso è la volta di Cantalupa, dichiarata per il 2014 “Comune Europeo dello Sport” accanto ad altre tre città piemontesi: Cervere nel Cuneese (anch’essa “Comune europeo sport”) e Biella e Chieri (dichiarate, invece, “Città europee sport”, titolo assegnato ai comuni con più di 25mila abitanti). Il 6 novembre l’assessore regionale all’Istruzione, Sport e Turismo, Alberto Cirio, e i Sindaci ritireranno a Bruxelles la prestigiosa bandiera. “Il Piemonte continua a guadagnare posizioni nell’albo europeo delle realtà più virtuose in ambito sportivo e di questo non possiamo che essere particolarmente orgogliosi - commenta l’assessore regionale allo Sport Alberto Cirio – In particolare il titolo assegnato a Cantalupa premia questo comune, che è una vera eccellenza del nostro territorio, e dà un riconoscimento importante alla forte attenzione che la sua Amministrazione comunale ha messo in campo verso la cultura sportiva: ottenere questo nuovo prestigioso riconoscimento dalla Commissione Europea significa rientrare in un circuito di promozione internazionale ed avere un ottimo biglietto da visita per accedere ai contributi europei. Ma significa anche, cosa non meno importante, avere l’occasione di continuare a sviluppare la sensibilità del territorio locale verso la pratica motoria e lo sport”. “Il Comune di Cantalupa ha deciso, ormai da una decina di anni, di puntare sullo sport come opportunità di sviluppo territoriale – commenta il sindaco, Giustino Bello – Abbiamo lanciato un piano di sviluppo completato nel 2010, con un investimento globale di 10 milioni di euro reso possibile da enti pubblici e privati, a cominciare dalla Regione Piemonte. Su un’area di 240.000 mq sono stati realizzati il complesso per il tiro con l’arco, affidato alla F.i.t.arco nazionale, uno stadio di atletica con tribuna e servizi; un palazzetto polifunzionale con quattro palestre, tra cui una di arrampicata; e ancora percorso vita e cross country di 6 km nel bosco; campus foresteria per atleti con 90 posti letto e campi ricreativi annessi al campus. I nostri impianti sono costantemente utilizzati dalle associazioni locali, ma anche e da organizzazioni sportive di rilievo nazionale che hanno generato un considerevole afflusso turistico, che ha raggiunto ormai circa 20mila presenze all’anno. La qualifica di Comune Europeo dello Sport ci conforta e rilancia l’impegno intrapreso”. Ad oggi sono tredici i comuni del Piemonte che hanno ricevuto il titolo: Novara – Città Europea dello Sport 2009, Busca (Cn) – Comune Europeo dello Sport 2010, Pino Torinese (To) – Comune Europeo dello Sport 2011, Fossano (Cn) – Comune Europeo dello Sport 2011, Savigliano (Cn) – Comune Europeo dello Sport 2012, Valdengo (Bi) – Comune Europeo dello Sport 2012, Alba (Cn) – Città Europea dello Sport 2013, Giaveno (To) – Comune Europeo dello Sport 2013, Biella – Città Europea dello Sport 2014, Chieri (To) - Città Europea dello Sport 2014, Cervere (Cn) - Comune Europeo dello Sport 2014, Cantalupa (To) - Comune Europeo dello Sport 2014, e Torino, Capitale Europea dello Sport 2015.  
   
   
TRIATHLON: I MONDIALI SONO UN TRAMPOLINO PER RIO  
 
Milano, 9 settembre 2013 - "Un movimento che cresce e che promuove atleti che non sono più traghettati al Triathlon da altri sport ma che, fin da giovani, scelgono di dedicarsi a questa disciplina. L´ha detto l´assessore allo Sport e Politiche per i giovani di Regione Lombardia Antonio Rossi, partecipando, nella sede del Coni in via Piranesi a Milano, alla conferenza stampa di presentazione dei Mondiali di Triathlon olimpico & Grand Final, che si svolgeranno a Londra dall´11 al 15 settembre. Presenti il presidente del Coni Lombardia Pierluigi Marzorati, il presidente della Federazione italiana Triathon (Fitri) Luigi Bianchi e alcuni atleti. Regione Segue Il Triathlon - "Il lavoro svolto dalla Federazione in questi anni e seguito da vicino da Regione Lombardia - ha continuato l´assessore - è lodevole e ci consente di presentarci ai Mondiali con squadre e atleti di alto livello, come dimostrato dai recenti europei di Alanya, in Turchia, che certamente sapranno essere protagonisti anche degli eventi sportivi che accompagneranno il territorio regionale all´Expo. Tutto questo poi deve essere considerato come un vero e proprio trampolino di lancio per arrivare alle Olimpiadi brasiliane di Rio". "Gli atleti che praticano il Triathlon - ha proseguito Rossi - acquisiscono una formazione sportiva unica, impossibile con l´attività in una sola disciplina, che permette loro di anche di dedicarsi a una delle tre da cui è composto". La Pattuglia Lombarda - Oltre alle punte di diamante delle nostre squadre di Triathlon e Paratriathlon Alessandro Fabian, Michele Ferrarin, Charlotte Bonin e Davide Uccellari, tra gli azzurri che gareggeranno a Londra in cerca di punti preziosi per scalare il ranking in funzione della qualificazione olimpica, ci saranno anche alcuni lombardi, tra cui, nella categoria Elite, le ragazze di bronzo in staffetta agli Europei Anna Maria Mazzetti di Cesate (Milano) e Alice Betto di Varese; il carabiniere di Cesate Massimo De Ponti (Under 23); la pavese Angelica Olmo, bronzo individuale junior agli Europei (Junior) e, nel Paratriathlon, gli argenti europei Andrea Bozzato di Varese e Andrea Devicenzi di Cremona, i bronzi europei Alessandro Colombo di Legnano (Milano) e Maurizio Romeo di Milano oltre a Manuele Cavaliere di Rho (Milano), Luca Gattoni di Como e Alberto Ceriani di Milano. "A Londra comincia il sogno olimpico e paralimpico dei nostri triatleti e a loro va il sostegno di Regione Lombardia, oltre al mio personale - ha concluso Rossi - e l´auspicio che possano tenere alti i colori dello sport regionale, aiutando l´Italia a conseguire quei risultati che tutti ci aspettiamo".  
   
   
LOMBARDIA: STO CON IL CT DELLA NAZIONALE SULL´UTILIZZO DEI GIOVANI  
 
Milano, 9 settembre 2013 - "Non importa se la prima partita degli azzurrini di Di Biagio si è conclusa con una sconfitta, sono sicuro che la strada è quella giusta, i veri risultati arriveranno. Del resto sono soddisfatto nel constatare che il Ct dell´Under 21 condivida il mio invito alle società sportive, anche a quelle di serie A, perché garantiscano maggiori spazi ai giovani: un´idea che, proprio in questi giorni, è stata ribadita anche dall´attuale allenatore della nazionale Prandelli e dall´ex allenatore Lippi". Lo ha detto Antonio Rossi, assessore allo Sport e alle Politiche per giovani di Regione Lombardia, commentando il dibattito che si è aperto sull´utilizzo dei giovani nel massimo campionato di calcio di serie A. "Il calcio segua l´esempio della pallacanestro - ha detto ancora l´assessore - dove il coach Simone Pianigiani ha puntato, per l´Europeo, sui giovani e sta dimostrando, con le brillanti vittorie su Russia e Turchia, che non si è certo trattato di un azzardo".  
   
   
UNIVERSIADE: FIRMATA CONVENZIONE CON IL COMUNE DI TRENTO PER FINANZIAMENTI IMPIANTI ASIS E TRENTO FUNIVIE  
 
Trento, 9 settembre 2013 - Il Comitato organizzatore dell’Universiade invernale Trentino 2013 e il Comune di Trento, con Asis e Trento Funivie, ha siglato una convenzione che garantisce il finanziamento di alcuni interventi di adeguamento delle strutture che saranno sede degli eventi sportivi previsti nel capoluogo e sul Monte Bondone dall’11 al 21 dicembre prossimi. Porta la firma di Marta Sansoni (dirigente del servizio Istruzione e Sport del Comune di Trento), Sergio Anesi (presidente Trentino 2013), Fulvio Rigotti (Presidente Trento Funivie) e Luciano Travaglia (direttore di Asis). Vi è previsto un sostegno finanziario complessivo di circa 370 mila euro, interamente coperto dalla Provincia autonoma di Trento. Quello di Trento è l’unico caso di intervento veicolato attraverso un comune, mentre negli altri ambiti, il protocollo d’intesa interessa le Comunità di Valle (Fiemme, Comun General de Fascia e Valsugana e Bersntol), come è già avvenuto nel corso di questa settimana per Baselga di Pinè e avverrà prossimamente per Pergine. “Questo accordo dà il via ai lavori di allestimento delle strutture sportive. L’universiade è certamente una grande occasione di visibilità e di promozione per la città e il Monte Bondone – chiarisce Marta Sansoni – ed era certamente importante siglare questo accordo che garantisce il trasferimento di risorse importanti in un momento non facile. L’amministrazione comunale svolge, in quest’ambito, una funzione di garanzia e di supporto a sostegno tra il Comitato organizzatore e i due Enti strumentali, Asis e Trento Funivie, direttamente coinvolte nell’Universiade invernale”. Il coinvolgimento diretto delle comunità territoriali nell’organizzazione del grande evento sportivo è fattore giudicato indispensabile per preparare l’ “Universiade” della comunità dei cittadini, quale significativa apertura del territorio alla cultura internazionale e nel contempo alla conoscenza delle peculiarità del Trentino per atleti, tecnici e delegazioni che giungeranno da ogni parte del mondo. “E´ un momento importante - aveva detto Mauro Gilmozzi - Assessore provinciale all’urbanistica, enti locali, personale, lavori pubblici e viabilità in occasione della firma del protocollo preliminare alle convenzioni - e una conferma della riuscita collaborazione tra i territori, in questo caso ben tre Comunità e il Comune di Trento, che mettono a regime il finanziamento della Provincia e il decisivo apporto del comitato, a sua volta supportato dalla forza trainante del volontariato. Sono investimenti importanti che ricadono sul territorio, in una logica low cost su cui, come sappiamo, è informata tutta l´Universiade e che comunque rende attuabile un grande appuntamento. Un altro passo per arrivare all´appuntamento dell´11 dicembre, nuova straordinaria occasione di visibilità e di crescita per tutto il Trentino". Le spese programmate nel piano operativo relativo agli enti locali, pari a complessivi 1.536.700 milioni di euro sono coperte per intero dalla Provincia a valere sui fondi della finanza locale ed in particolare sul fondo sviluppo locale. Gli interventi riguardano, nel dettaglio: il Comune di Trento per i siti di gara Monte Bondone (snowboard, freestyle) e Palaghiaccio (pattinaggio figura, pattinaggio short track); per un totale di € 369.050 di cui € 205.700 Palaghiaccio e € 163.350 Monte Bondone; Comunità Alta Valsugana e Bersntol per i siti di gara Ice Rink Pinè (pattinaggio velocità, curling) e Palaghiaccio di Pergine Valsugana (hockey femminile); per un totale di € 381.150 di cui € 278.300 Ice Rink Pinè e € 102.850 Palaghiaccio - Pergine Valsugana; Comunità territoriale della Val di Fiemme per i siti di gara Stadio del Salto di Predazzo (salto, combinata nordica salto), Stadio del fondo di Tesero (fondo, combinata nordica fondo) e Palaghiaccio di Cavalese (hockey maschile); per un totale di € 447.700 di cui € 199.650 Stadio salto - Predazzo, € 211.750 Stadio fondo - Tesero e € 36.300 Palaghiaccio – Cavalese; Comun General de Fascia per i siti di gara Pista Alloch Pozza di Fassa (sci - gigante e slalom), San Pellegrino Moena (sci - discesa libera e super gigante), Palaghiaccio Canazei (hockey maschile e cerimonia di chiusura); per un totale di € 338.800 di cui € 114.950 Pista Alloch - Pozza di Fassa, € 96.800 San Pellegrino - Moena e € 127.050 Palaghiaccio – Canazei.