|
|
|
LUNEDI
|
|
|
Notiziario Marketpress di
Lunedì 09 Settembre 2013 |
|
|
|
IMPOTENZA ADDIO: VIA IL TUMORE ALLA PROSTATA E INSIEME PROTESI AL PENE UN RIVOLUZIONARIO INTERVENTO CHIRURGICO A FIRENZE |
|
|
|
|
|
Firenze, 9 settembre 2013 - Impotenza
addio. Un rivoluzionario intervento chirurgico sperimentato il 30 agosto con
successo all’ospedale Santissima Annunziata da un’equipe guidata dal professor
Riccardo Bartoletti, urologo dell’Ateneo fiorentino che opera nella struttura
dell’Azienda sanitaria di Firenze, affiancato dal dottor Nicola Mondaini, ha
consentito finalmente di impiantare su un paziente una “protesi peniena”
contemporaneamente alla prostatectomia radicale extraperitoneale: in altre
parole mentre è stato asportato il tumore che aveva aggredito in maniera estesa
la prostata – la ghiandola capace di produrre ed emettere il liquido seminale –
di un uomo di 60 anni, gli sono stati impiantati un serbatoio, una pompetta e
due cilindri in silicone rivestiti da uno strato antibiotico che fanno da corpo
cavernoso in grado di permettere all’uomo di avere erezioni e una vita sessuale
normale. E tutto questo in laparoscopia, con appena 5 forellini addominali,
necessari anche solo per l’intervento base alla prostata, ed uno a livello
dello scroto, che a 28 giorni dall’intervento non mostrano nemmeno una
cicatrice.
Un’operazione giudicata impraticabile
Il buon risultato dell’operazione, finora giudicata
difficilmente praticabile e densa di controindicazioni, ha indotto gli urologi
fiorentini a ripeterla su due pazienti più giovani e a programmarne altre 2
nelle prossime settimane. A un mese circa dagli interventi, due dei tre
pazienti erano completamente continenti e in grado di avere una sessualità come
prima dell’operazione, e solo uno è ancora sotto controllo dei medici in attesa
della completa guarigione.
«L’assoluta novità dell’intervento – dice il professor
Riccardo Bartoletti dell’Università di Firenze – è data dalla simultaneità
dell’asportazione del tumore con l’impianto di tutte le componenti della
protesi che agisce meccanicamente proprio come una pompa idraulica. Finora
infatti nel 50% dei casi di prostatectomia in cui non è possibile conservare i
fasci nervosi essenziali per il meccanismo dell’erezione, una protesi peniena
veniva impiantata solo dopo 2-3 anni dalla rimozione del tumore, limitando solo
in qualche caso la sistemazione in contemporanea del serbatoio nell’addome
vicino alla vescica. La rinuncia ad un intervento unico che affrontasse in una
sola soluzione tutte le problematiche era motivata principalmente dall’estrema
sofisticazione della metodica e dal forte rischio di complicazioni infettive
che avrebbe reso necessario rimuovere la protesi peniena».
Ma 2 o 3 anni di astinenza non solo possono essere
causa di forte distress nella coppia, rendono anche il completamento
dell’intervento ricostruttivo spesso non soddisfacente perché in quell’arco di
tempo, per fenomeni di fibrosi, il pene può accorciarsi ed il collegamento tra
serbatoio, pompa e cilindri gonfiabili risultare più complicato.
Il secondo tumore più diffuso
La prostatectomia radicale laparoscopica simultanea
alla ricostruzione eseguita nell’ospedale pubblico fiorentino dà dunque più di
una speranza ai circa 45 mila pazienti a cui ogni anno viene diagnosticato un
tumore alla prostata, divenuto, insieme al polmone, il tumore più frequente
nell’uomo. A circa 10 mila di quei 45 mila pazienti viene oggi consigliato di
sottoporsi a un intervento chirurgico che già da molto tempo garantisce nel 90
% dei casi aspettative di vita superiori ai 10 anni.
I buoni risultati oncologici dell’intervento
eseguibile a cielo aperto, in laparoscopia o tramite robot, si sovrappongono a
quelli funzionali relativi alla continenza urinaria e al recupero della
funzionalità sessuale.
Al 50% circa di quanti si sottopongono alla
prostatectomia, mediante le tecniche “nerve sparing” si riesce a conservare i
fasci nervosi essenziali per il meccanismo dell’erezione, la quale può essere
ripristinata con l’utilizzo di appropriati farmaci nel 60-70% dei pazienti più
giovani e senza altre patologie come il diabete o l’ipertensione. Ma laddove la
malattia è più estesa e non é possibile risparmiare i nervi durante
l’intervento chirurgico si ricorre all’iniezione di un farmaco direttamente a
livello penieno per garantire l’erezione. Metodica spesso dolorosa, tanto che viene
abbandonata dal 90% dei pazienti già dopo 1 mese.
È proprio per questi pazienti o per quelli che non
rispondono alla terapia farmacologica che l’unica soluzione rimane quella
dell’impianto di una protesi. In Italia se ne collocano circa 400 all’anno,
negli Stati Uniti oltre 20 mila. Ma finora, appunto, tanto qui quanto là,
dovevano passare almeno un paio d’anni prima che si potesse tentare di rifare
l’amore e recuperare un aspetto tanto fondamentale della vita umana.
«È una metodica – dice ancora il professor Bartoletti
– compatibile anche con le successive radioterapie, ormonoterapie,
chemioterapie a cui i pazienti potrebbero andare incontro».
La nuova metodica messa a punto a Ponte a Niccheri –
che a fine settembre verrà presentata alla comunità scientifica mondiale
durante il Congresso della Società di andrologia in programma proprio a Firenze
–, apre scenari importanti per la qualità di vita dei pazienti e delle loro
partner anche in quelle situazioni dove finora si pensava solo alla componente
strettamente oncologica data l’estensione del carcinoma.
La qualità di vita del paziente
«La metodica chirurgica sperimentata all’Annunziata –
spiega la dottoressa Lucia Caligiani, direttore della struttura di
psico-oncologia dell’Asl fiorentina – apre sicuramente nuove interessanti
prospettive al miglioramento della qualità di vita percepita dal paziente e da
chi gli è affettivamente legato. In entrambi, come avviene per tutti i tumori e
in particolare quelli alla mammella o all’utero, la malattia oncologica tende a
generare un senso di “impotenza psicologica”, uno scollamento tra corpo e mente
che va affrontato prestando attenzione e ascolto all’intero ciclo biografico
del paziente e di chi gli sta accanto, di modo che l’individuo possa accettare
ed integrare anche questa esperienza dolorosa nel proprio percorso di vita. È
il modo anche per evitare l’illusione che siano sufficienti i bisturi a
risolvere tutto o che con essi si possa l’impossibile, anche quello che l’età
non consente più».
«Il nuovo tipo di intervento – spiega il dottor Nicola
Mondaini – potrebbe in futuro anche comportare consistenti risparmi economici:
innanzitutto perché riduce il passaggio in sala operatoria ad una sola volta
anziché due come prima, benché dilazionate nel tempo. E poi perché può
comportare una riduzione sia del ricorso a terapie mediche-iniettive funzionali
all’erezione estremamente costose e sia dell’utilizzo di psicofarmaci utili ad
affrontare la lunga fase di impotenza a cui finora andavano incontro
soprattutto i pazienti più giovani».
In Toscana, dal 2007, proprio sulla base dei principi
messi a disposizione della Regione dal dottor Mondaini, i farmaci per
combattere la disfunzione erettile nel prostatectomizzato sono gratuiti e da
allora provvedimenti analoghi sono stati presi in altre regioni d’Italia.
Sanità pubblica e ricerca
«È un risultato molto importante per la struttura
ospedaliera pubblica – dice Paolo Morello, direttore dell’Azienda sanitaria di
Firenze – impegnata ogni giorno e senza sosta nel garantire la salute dei
cittadini e nel cercare metodi sempre migliori per far stare meglio le persone,
avvalendosi anche delle migliori professionalità presenti nella nostra
Università fiorentina».
All’ospedale di Ponte a Niccheri, infatti, nel 2012
sono state erogate più di 91 mila prestazioni agli oltre 36 mila pazienti
giunti al solo pronto soccorso; ci sono stati più di 17 mila ricoveri e oltre 4
mila interventi chirurgici in regime di urgenza, elezione o day hospital; sono
stati eseguiti quasi 200 mila fra esami e visite chirurgiche ambulatoriali.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
NUOVO STUDIO PER SAPERNE DI PIÙ SULLE SCELTE DEI GIOVANI EUROPEI IN FATTO DI DIETA E STILE DI VITA CORRELATE ALLA SALUTE |
|
|
|
|
|
Bruxelles,
9 settembre 2013 - Perché alcuni bambini seguono una dieta a base di fast food
mentre altri mangiano in modo sano? Cosa porta un adolescente a preferire un
hamburger piuttosto che un´insalata? Perché alcuni decidono di fare attività
fisica mentre altri non lo fanno? Quali sono le conseguenze per la salute di
una cattiva dieta, mancanza di attività fisica e altri fattori di rischio? E
infine, è possibile indirizzare i bambini e le loro famiglie verso scelte più
sane relative agli stili di vita? Queste domande e molte altre sono ora
esaminate da una vasta ricerca sul comportamento dei giovani europei rispetto
alla dieta e allo stile di vita.
Circa 22
milioni di bambini nell´Unione europea sono considerati obesi o in sovrappeso,
e queste cifre aumentano di 400 000 unità ogni anno. Essi affrontano gravi
rischi di salute e sociali, che comprendono malattie cardiovascolari, diabete
di tipo 2, problemi ortopedici, scarso rendimento a scuola e una scarsa
autostima, e hanno una possibilità pari al 60 per cento di diventare adulti
obesi o in sovrappeso. Persino molti adolescenti che non sono in sovrappeso
sono esposti al rischio di queste malattie, a causa di diete malsane e bassi
livelli di attività fisica.
Per affrontare
queste scelte malsane relative allo stile di vita si devono comprendere i
fattori di fondo che sono la causa per cui i giovani europei mangiano male e
fanno poca attività fisica. Questo è l´obbiettivo di uno studio di cinque anni
attualmente portato avanti da un consorzio paneuropeo di università e istituti
di ricerca nel progetto I.family ("Determinants of eating behaviour in
European children, adolescents and their parents"), finanziato dall´Ue.
Partendo
dai risultati del progetto Idefics, che ha studiato circa 16 000
preadolescenti, lo studio I.family invita questi bambini, e i loro fratelli e
genitori, a partecipare a una ricerca successiva, che si concentra sui
preadolescenti, e in particolare sui soggetti di 11 e 12 anni che si trovano in
una fase cruciale del proprio sviluppo.
Questo
gruppo di bambini con le loro famiglie vengono studiati in otto centri sparsi
in tutta Europa (Belgio, Cipro, Estonia, Germania, Ungheria, Italia, Spagna e
Svezia) in un tentativo di svelare l´interazione tra fattori complessi di stile
di vita, comportamentali e genetici e il loro impatto sulle abitudini alimentari
e gli esiti per la salute.
Attraverso
questionari, interviste su relazioni e salute, test psicologici ed esami
fisici, associati a campioni biologici e misurazioni dell´attività fisica, i
ricercatori intendono mettere a confronto i bambini e le famiglie che hanno
sviluppato o seguito una dieta e uno stile di vita sani, con quelli la cui
dieta e stile di vita hanno preso una direzione sfavorevole.
Poiché i
bambini oggetti della ricerca erano già stati esaminati nello studio Idefics, i
ricercatori saranno in grado di compilare un profilo relativo a molti anni dei
fattori che determinano scelte dietetiche buone o cattive.
Possono
determinare, ad esempio, se il fatto di avere due genitori che lavorano porta
al consumo di più cibo da fast food, o se le preoccupazioni relative alla
sicurezza per le strade nelle aree urbane porta i bambini che vivono nelle
città a fare meno attività fisica e a condurre vite più sedentarie.
Raccogliendo
informazioni sulla salute attuale dei bambini, e sfruttando le informazioni
dettagliate di cui già dispongono relative ai soggetti nei loro primi anni di
vita, il team I.family sarà in grado di studiare i percorsi che conducono a
diversi esiti per la salute quali obesità e disturbi metabolici e i loro
precursori nei bambini mentre crescono.
Tra gruppi
socio-economici simili con comportamenti opposti, il progetto intende misurare
fattori quali l´attivazione del cervello, l´espressione di geni collegati alle
scelte alimentari, la base biologica e genetica per le soglie del gusto, il
ruolo del sonno e del tempo sedentario, l´attività fisica e l´impatto dell´ambiente
che li circonda.
Armati di
questa conoscenza, i ricercatori sperano quindi di essere in grado di suggerire
nuovi approcci per promuovere un´alimentazione sana e l´attività fisica per
supportare lo sviluppo di politiche a livello europeo, nazionale e locale,
consentendo a un maggior numero di famiglie di fare scelte più salutari.
Il
progetto è gestito dal professor Wolfgang Ahrens dell´Università di Brema, in
Germania, con finanziamenti per oltre 11,5 milioni di euro, di cui 9 milioni di
euro provenienti dall´Ue.
I.family
coinvolge un consorzio di 17 istituzioni partner provenienti da 12 paesi Ue. Il
progetto si concluderà a febbraio 2017.
Per maggiori
informazioni, visitare:
I.family
http://www.Ifamilystudy.eu/
Scheda
informativa del progetto
http://cordis.Europa.eu/projects/rcn/97996_it.html
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
"OBESITÀ 2013", LONDRA, REGNO UNITO |
|
|
|
|
|
Bruxelles,
9 settembre 2013 - Il 23 e 24 ottobre 2013 si svolgerà a Londra, nel Regno
Unito, la conferenza "Obesità 2013" (Obesity 2013), che verterà sul
tema "La gestione dell´obesità e le sue complicanze".
L´obesità
ha raggiunto proporzioni globali. Insieme agli Stati Uniti, il Regno Unito ha
il più alto livello di obesità al mondo. Alcuni ricercatori prevedono che se la
tendenza attuale dovesse continuare, fino al 48 % degli uomini e 43 % delle
donne nel Regno Unito potrebbero essere obesi entro il 2030, aggravando la
spesa medica annuale di 1,9 miliardi di lire sterline per le malattie legate
all´obesità.
Questa
conferenza riunirà professionisti del campo dell´obesità e dei campi connessi
di diabete, endocrinologia e cardiologia per discutere le questioni e le sfide
attuali correlate alla gestione della crisi nazionale e internazionale legata
all´obesità.
Per
ulteriori informazioni, visitare:
http://www.Mahealthcareevents.co.uk/cgi-bin/go.pl/conferences/detail.html?conference_uid=385
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
I BATTERI INTESTINALI POTREBBERO INFLUIRE SULLA PREDISPOSIZIONE ALL´OBESITÀ |
|
|
|
|
|
Bruxelles,
9 settembre 2013 - Un progetto finanziato dall´Ue ha scoperto che i
microrganismi ospitati dal nostro organismo potrebbero avere conseguenze
significative per la comparsa dell´obesità. Questa scoperta potrebbe cambiare
il modo in cui la medicina tratta questa malattia, che si prevede colpirà oltre
700 milioni di adulti nel mondo entro il 2015. Ma ciò che più conta, potrebbe
fornire ai medici un semplice test per individuare le persone maggiormente a
rischio.
Il
progetto, chiamato Metahit ("Metagenomics of the Human Intestinal
Tract"), ha scoperto che i soggetti con una scarsa quantità di batteri
intestinali presentavano il più alto rischio di sviluppare malattie legate
all´obesità come il diabete di tipo Ii e l´aterosclerosi. Anche se le cause
dell´obesità sono in parte dovute a fattori esterni, come uno stile di vita
sedentario e la facilità di accesso a cibi altamente energetici, è anche
ampiamente riconosciuto il ruolo svolto dai fattori genetici.
Tuttavia,
sembra che la genetica giustifichi solo in minima parte l´aumento dell´obesità.
Questo è il motivo per cui gli scienziati si sono chiesti se anche le
variazioni nel microbioma, ovvero il genoma globale di tutti i microrganismi
che ospitiamo nel nostro corpo, potrebbero avere un effetto sulla comparsa
dell´obesità oltre alle variazioni nel genoma umano.
Per
scoprirlo, il progetto Metahit si è concentrato su un gruppo di 292 soggetti
adulti danesi, comprendente 123 non-obesi e 169 obesi. Gli scienziati hanno
analizzato la composizione dei loro batteri intestinali con l´aiuto di un nuovo
approccio analitico chiamato metagenomica quantitativa.
Essi hanno
scoperto che il gruppo poteva essere diviso in soggetti con abbondanza di
alcune specie batteriche e soggetti privi. Questa distinzione non era basata
sulla corpulenza, in entrambi i gruppi si trovavano soggetti magri e obesi,
anche se l´80 % del gruppo con scarsa ricchezza batterica era costituito da
obesi.
Ciò che
risultava interessante per gli scienziati era che il microbiota povero, in
confronto a quello ricco, conteneva una proporzione più alta di specie
batteriche pro-infiammatorie rispetto a quelle anti-infiammatorie. Il team ha
quindi scoperto che le persone con un microbiota povero possedevano più grasso
corporeo, erano più resistenti all´insulina e presentavano sintomi che li
espongono a un maggiore rischio di contrarre il diabete di tipo Ii e malattie
cardiovascolari.
Inoltre,
le persone obese del gruppo povero prendevano più peso con il tempo rispetto ai
soggetti magri. Questi individui o erano completamente privi o avevano
un´abbondanza molto limitata di otto specie particolari di batteri, che
potrebbero quindi svolgere un ruolo protettivo contro l´aumento di peso. La
loro scoperta potrebbe portare allo sviluppo di nuove terapie batteriche che
aiutano a combattere l´aumento di peso.
I
risultati preliminari del progetto Metahit sono stati ora pubblicati e
dovrebbero contribuire a una migliore comprensione del perché alcuni soggetti
appaiono più predisposti all´obesità rispetto ad altri. Lo studio dovrebbe
anche aiutare la medicina a identificare prima i soggetti a rischio e a
sviluppare le appropriate strategie preventive.
Il
progetto Metahit, che comprendeva 13 partner provenienti da un totale di otto
paesi, ha ricevuto 11,4 milioni di euro in finanziamenti Ue. Il progetto è
stato completato alla fine del mese di giugno del 2012.
Per maggiori
informazioni, visitare:
Metahit
http://www.Metahit.eu/
Scheda
informativa del progetto
http://cordis.Europa.eu/projects/rcn/87834_it.html
Inra
http://institut.Inra.fr/en
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
LIGURIA, BURLANDO: “IL PADIGLIONE 9 DI VILLA SCASSI DEDICATO AL MANAGER DELLA SANITÀ LIONELLO FERRANDO. PROSEGUE LA NOSTRA PRESENZA SUL TERRITORIO, 100 LE OPERE CHE SARANNO AVVIATE DA QUI AL 2015” |
|
|
|
|
|
Genova, 9 Settembre 2013. "Abbiamo avuto numerose
difficoltà dovute ai fallimenti delle imprese impegnate nei lavori colpite
dalla crisi che ha investito il comparto edilizio dal 2008 ma finalmente siamo arrivati in fondo.
Dedicheremo il nuovo padiglione di villa Scassi al manager Lionello Ferrando,
scomparso nel 2010, che tanto ha lavorato alla realizzazione di quest’opera
pubblica. Sono 130 posti letto completamente nuovi, che presenteremo
fisicamente alla stampa il 14 ottobre, prima dell’ingresso dei pazienti che
avverrà il 28 ottobre". Lo ha detto il 6 settembre il presidente della
Regione Liguria Claudio Burlando in occasione della conferenza stampa dopo la
seduta di giunta durante la quale ha discusso con gli assessori, con il sindaco
di Genova Marco Doria, con il presidente del municipio Centro ovest Franco
Marenco e con il direttore generale dell’ Asl 3 Corrado Bedogni i lavori di
ampliamento e adeguamento funzionale del Padiglione 9 dell’ospedale Villa
Scassi di Sampierdarena. "Le
risorse con cui è stato realizzata l’opera – ha continuato Burlando –
consistono in 10,8 milioni di euro che in parte derivano da fondi ex articolo
20, con cui lo stato finanzia l’edilizia sanitaria, in parte sono risorse
dell’azienda sanitaria da noi fornite, e ancora fondi che derivano da
erogazioni regionali di fondi Fas, che dall’anno scorso investiamo sulla sanità
per sopperire ai mancati finanziamenti dell’ex articolo 20. Se sarà consentito,
pensiamo di rinunciare ad altre operazioni per fare un grande investimento in
edilizia sanitaria sia nel ponente genovese che nel ponente ligure: entro fine
anno sapremo se sarà possibile usare fondi europei nazionali anche per la
costruzione di ospedali". Il presidente ha sottolineato quanto il nuovo
padiglione 9 sia importante per la zona, molto popolosa, di Sampierdarena:
"Qui verranno trasferiti reparti ma si troveranno anche nuovi posti letto
per il pronto soccorso, con un miglioramento che si dovrebbe poter misurare in
poche settimane". Burlando ha confermato che: "L’ospedale del ponente
rimane una prospettiva, non di pochi mesi, ma è evidente che nel frattempo sia
necessario mantenere efficienti gli ospedali che abbiamo". Successivamente
ha anche ribadito la volontà di mantenere un rapporto con il territorio ligure:
"Abbiamo previsto mese per mese un programma di visite. Molte delle opere
finanziate negli ultimi anni iniziano a concludersi - solo a settembre se ne avviano
10 - e abbiamo stimato che da qui alla scadenza di mandato, nella primavera del
2015, ne inaugureremo un centinaio solo tra quelle più significative". Al
termine di ogni seduta di giunta è intenzione del presidente presentare in
particolare una delle opere pubbliche che si stanno concludendo o che sono
state avviate: "Nei primi mesi riguarderà opere che concluderemo durante
il nostro mandato, successivamente la presentazione riguarderà interventi che
andranno oltre, penso al valico e altre opere importanti, che però desidero
fotografare in questo anno e mezzo in modo che sia chiaro dove le abbiamo
portate e dove le lasciamo".
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
TERAPIA DEL DOLORE, PER LA PRIMA VOLTA IN ABRUZZO IMPIANTATO A CHIETI NEURO STIMOLATORE COMPATIBILE CON LA RISONANZA MAGNETICA |
|
|
|
|
|
Chieti, 9 settembre 2013 - E’ stato impiantato, al
policlinico "Ss. Annunziata" di Chieti, il primo dispositivo di
neurostimolazione midollare indicato per il trattamento del dolore cronico
compatibile con la Risonanza Magnetica (Surescan Medtronic).
Si tratta del primo impianto effettuato in Abruzzo e
del primo neurostimolatore ad aver ricevuto, all’inizio di quest’anno, il
marchio di Conformità Europea in specifiche condizioni d’uso.
«La disponibilità di questo nuovo dispositivo – spiega
Amedeo Costantini, direttore dell´Unità Operativa di Terapia del Dolore del
“Ss. Annunziata” - rappresenta un grande vantaggio nel trattamento di alcune
tipologie di pazienti con dolore cronico, che ora potranno accedere senza alcun
problema a tale trattamento».
Il dolore è una vera e propria condizione patologica
che causa disabilità severa, limitazione delle abilità funzionali, lavorative e
sociali. Si stima che il dolore neuropatico affligga una percentuale della
popolazione compresa tra lo 0.9% e l’8% . Per questo assume particolare
importanza la neuro stimolazione, che rappresenta un pilastro nella gestione
del dolore cronico di natura neuropatica e non solo di origine vertebrale. Fino
ad oggi, però, i pazienti portatori di neuro stimolatore midollare non potevano
sottoporsi alla Risonanza Magnetica perché, durante l’esecuzione dell’esame, la
funzionalità dell’impianto poteva essere compromessa per effetto delle onde
elettromagnetiche coinvolte.
Oggi la neurostimolazione midollare viene raccomandata
nei pazienti con dolore cronico neuropatico da danno dei nervi periferici, da
neuropatia diabetica, da insuccesso della chirurgia vertebrale, da nevralgia
posterpetica, da lesioni parziali del midollo spinale, da sindrome dolorosa
dell´arto fantasma, da lesioni del plesso brachiale, da dolore ischemico degli
arti e da angina pectoris grave e da dolore delle sindromi regionali complesse.
«Siamo quindi fieri – conclude Costantini – di essere
stati tra i primi in Italia a impiantare questo innovativo dispositivo che
permette un netto miglioramento della qualità di vita dei nostri pazienti, e
conferma il primato del Ss. Annunziata nel trattamento e gestione del dolore
cronico».
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
RICONVERSIONE OSPEDALE NARDÒ. VENDOLA E RISI FIRMANO PROTOCOLLO |
|
|
|
|
|
Bari, 9 settembre 2013 - “Oggi, con questa firma storica, stiamo
compiendo un atto che chiude una questione calda del territorio salentino.
Stiamo siglando l’intesa con il comune di Nardò per i lavori di
riqualificazione per l’offerta di salute in quella città. E’ un atto di pace
per una comunità a cui io rivolgo sentimenti di particolare affetto e stima.
Credo che oggi, questa, sia davvero una bella notizia”.
Così il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola
che questa mattina, al termine della presentazione del nuovo progetto per il
Dipartimento Emergenza Urgenza del Vito Fazzi di Lecce, ha siglato con il
Sindaco del comune di Nardò Marcello Risi, il protocollo d’intesa per la
riconversione della struttura ospedaliera di Nardò in struttura territoriale.
Struttura che ospiterà un Poliambulatorio di terzo livello al servizio di una
utenza di circa 150mila abitanti che, nel periodo estivo, si incrementa
notevolmente.
“Abbiamo lavorato duramente - ha aggiunto il
Presidente Vendola – e abbiamo trovato insieme, come sempre accade quando c’è
la capacità reciproca di ascoltarsi, un punto di avanzamento. Ci sono state
capitali della rivolta contro il piano di riordino che oggi ospitano soluzioni
di sanità territoriali molto più soddisfacenti di quello che un tempo poteva
rappresentare la precarietà di un piccolo plesso ospedaliero. Credo - ha
concluso Vendola - che anche per Nardò si sia trovata una soluzione ottimale
che non farà assolutamente rimpiangere quello che si sta chiudendo, quello che
si sta mandando in archivio. La struttura territoriale che stiamo mettendo in
pista infatti, sarà in grado di offrire una risposta immediata e qualificata
alla domanda di salute dei cittadini”.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
CALABRIA: INAUGURATO IL POLIAMBULATORIO DI BIVONGI |
|
|
|
|
|
Catanzaro, 9 settembre 2013 - Il Presidente della
Regione Calabria Giuseppe Scopelliti ha inaugurato il 5 settembre a Bivongi,
con tanto di taglio del nastro, il Poliambulatorio. I locali che ospitano la
struttura sono stati completamenti ristrutturati dopo la sottoscrizione, un paio
di mesi fa, di un protocollo d’intesa tra il Comune di Bivongi e l’Asp di
Reggio. I cittadini, all’interno del nuovo presidio medico, potranno così
effettuare, grazie alla presenza di medici specialisti ambulatoriali che
verranno mandati direttamente dall’Asp, visite cardiologiche, fisiatriche,
geriatriche, diabetologiche e reumatologiche.
Alla cerimonia sono, fra gli altri, intervenuti il
sindaco di Bivongi Felice Valenti, il Direttore Generale dell’Asp 5 di Reggio
Calabria Rosanna Squillacioti e il Direttore Sanitario dell’Asp 5 Francesco
Sarica. Il Governatore della Calabria, che nei mesi scorsi aveva garantito il
suo impegno per la realizzazione del Poliambulatorio, ha dichiarato: “Oggi è
una giornata storica sia Bivongi che per i comuni limitrofi. Si tratta di
presidio sanitario importante che fornirà una risposta concreta alle esigenze
dei cittadini”.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
PUGLIA: NO A MILITARIZZAZIONE SERVIZI IGIENE MENTALE. SÌ A CUSTODI E RIFORMA |
|
|
|
|
|
Bari, 9 settembre 2013 - L’assessore alle Politiche
della Salute, Elena Gentile, ha incontrato il 5 settembre i direttori generali
delle Asl pugliesi, per fare il punto, anche in vista dell’odierna riunione del
comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, sulle misure di
sicurezza per proteggere il personale in servizio presso le strutture sanitarie
aperte al pubblico come i Sim – Csm (servizi igiene mentale –centri salute
mentale). All’indomani del tragico omicidio della dottoressa Paola Labriola
avvenuto nel Csm-sim di via Casale a Bari infatti forte è stata la richiesta di
misure di prevenzione presso gli ambulatori aperti al pubblico.
La parola d’ordine è “no alla militarizzazione”. Lo ha
ribadito l’assessore Gentile durante la riunione: “Non metteremo nei servizi
personale armato o in divisa. Quel che è mancato finora, anche a causa dei
tagli al budget che il Governo ha imposto in tutto il settore sanitario, è un
sistema di filtro all’ingresso, una figura che si possa assimilare a un
commesso o a un portiere che abbia funzioni di filtro e sorveglianza.
Questa figura sarà introdotta da subito in alcuni
Csm-sim della Asl Bari. Le Asl poi faranno un elenco delle priorità e delle
innovazioni da introdurre progressivamente: dalla videosorveglianza ai sistemi
di allarme e ai videocitofoni, dai corsi di formazione per la difesa personale per
gli operatori che ne facciano richiesta fino allo spostamento nelle aree degli
ospedali delle guardie mediche”. “Occorre – ha specificato – introdurre un
front-office. Il Csm.sim di Bari non era un luogo fatiscente, ma un posto
gradevole dove però si poteva accedere direttamente agli studi dei medici.
Presto ci saranno custodi in borghese e non armati, anche per tutelare il
libero accesso dei pazienti che arrivano anche per patologie delicate. Il
profilo del personale dovrà essere discreto e competente. Inoltre occorre che
nei centri ci sia promiscuità di genere: ieri al Sim erano in servizio solo
donne. Abbiamo chiesto allora ai Dg di fare specifiche riunioni interne per
mettere in sicurezza i Sim soprattutto nei grandi centri, specificando le
necessità. Chiederemo la collaborazione del Prefetto perché ci sia attenzione
da parte delle forze dell’ordine”.
(Durante la riunione è emersa ad esempio la situazione
di Brindisi, dove il posto di polizia del “Perrino” chiude di notte, ndr).
“Infine ci sarà la razionalizzazione dei centri Csm-sim, che dovranno essere
aperti almeno 12 ore al giorno, ma ridotti di numero. Un Sim aperto dalle 8
alle 20 assicura un migliore servizio di alcuni aperti solo la mattina”. Il Dg
della Asl Bari, Colasanto, ha assicurato che saranno individuate le vie
amministrative più brevi per trovare e pagare il personale necessario. Saranno
quindi accorpati e potenziati, con apertura dalle 8 alle 20 e con più
personale, i 45 centri pugliesi, a partire dai 14 della provincia di Bari che
diventeranno 7.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
WEST NILE: SITUAZIONE SOTTO CONTROLLO; DONAZIONI DI SANGUE SICURE E MONITORATE |
|
|
|
|
|
Venezia, 6 settembre 2013 - “La situazione relativa ai
casi di west nile registrati in Veneto è assolutamente sotto controllo e non si
discosta di molto da quelle registrate negli scorsi anni. E anche le donazioni
di sangue sono da considerarsi sicure in quanto sottoposte a screening come da
indicazioni del Ministero della Salute”.
Lo sottolinea il 6 settembre l’assessore regionale alla sanità Luca
Coletto, intervenendo per puntualizzare la reale situazione anche alla luce
delle notizie in qualche modo allarmanti che sono circolate.
Nella nostra Regione l’infezione da West-nile virus
(Wnv) è stata rilevata a partire dal 2008 ripresentandosi negli anni successivi
negli animali (cavalli e uccelli), nell’uomo e nelle zanzare (le comuni zanzare
notturne), le sole responsabili in natura della trasmissione del virus
all’uomo. L’infezione è oggi endemica nella Regione Veneto cioè circola
periodicamente, che ha dimostrato di essere un’area ad alto rischio di
introduzione di malattie trasmesse da vettori. La situazione epidemiologica
attuale è monitorata continuamente da parte della Regione che da quando si è
presentato il problema effettua
annualmente, a partire dal mese di giugno fino a fine novembre, una sorveglianza
attiva delle febbri estive, consentendo di individuare il maggior numero di
casi di malattie trasmesse da vettori sia autoctone che da importazione (per le
malattie da importazione la sorveglianza prosegue per tutto l’anno). Inoltre,
continua la sorveglianza entomologica in collaborazione con l’Istituto
Zooprofilattico delle Venezie, che prevede
catture settimanali di zanzare nelle aree considerate a maggior rischio,
al fine di determinare la loro densità durante la stagione di attività (maggio-ottobre),
e di ricercare i virus, contribuendo a meglio definire le aree interessate
dalla circolazione virale.
In queste ultime settimane si è reso necessario
effettuare ulteriori interventi di disinfestazione, oltre a quelli già
programmati. A tal proposito la Regione ha incontrato all’inizio della stagione
estiva i rappresentanti dei Comuni e dell’Anci Veneto per rafforzare la
collaborazione, sensibilizzarli ulteriormente al problema e ribadire la
necessità di attuare tali interventi, mettendo inoltre a disposizione un
supporto finanziario gestito dalle Aziende Ulss per le situazioni di
emergenza..Allo stato attuale tutte le Aziende Ulss interessate stanno
effettuando, in collaborazione con i Comuni, gli interventi di disinfestazione
straordinaria necessari in considerazione della presenza di casi umani e
dell’elevato tasso di infezione del virus rilevata nelle zanzare.
Si ritiene importante rassicurare la popolazione
riguardo alle donazioni di sangue. Come previsto dalle indicazioni dal
Ministero della Salute in condivisione con gli Organismi sanitari europei
preposti, nelle province del territorio regionale dove si sono verificati casi
umani di Wnv e dove si è rilevata la presenza di zanzare infette è in atto lo
screening per i donatori di sangue, organi e tessuti al fine di limitare la diffusione
del virus e prevenire la trasmissione dello stesso attraverso le donazioni di
sangue ed emocomponenti. Le misure di sorveglianza attiva sul territorio nei
confronti del West Nile virus, permettono, ove necessario, la pronta
implementazione presso i Servizi trasfusionali dei test di laboratorio idonei a
rilevare il virus sul sangue donato. Queste misure strutturate e consolidate
negli anni hanno garantito e continuano a garantire la sicurezza delle
trasfusioni; infatti, nessun caso di infezione da West Nile virus è finora
stato trasmesso attraverso la trasfusione di sangue ed emocomponenti. I Servizi
trasfusionali e le Associazioni dei donatori coinvolte nella raccolta del
sangue adottano infatti precisi protocolli, trasmessi dagli Uffici regionali, nella
selezione del donatore e nelle indagini finalizzate a rilevare la presenza di
agenti patogeni nel sangue donato.
E’ necessario evitare inutili allarmismi con la
consapevolezza che la malattia da Wnv è diffusa nei nostri territori e può
essere controllata solo attraverso un’azione sinergica e responsabile da parte
di tutti gli Enti e i cittadini. La popolazione, infatti, può collaborare nel
limitare i focolai di proliferazione delle zanzare, in particolare svuotando
frequentemente i sottovasi di fiori o altri contenitori di acqua stagnante (es.
Secchi, barili) e usando prodotti insetticidi-repellenti anti-zanzare negli
ambienti privati.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
TRENTO: RAFFORZAMENTO DELL´ASSISTENZA PEDIATRICA DA 0 A 6 ANNI |
|
|
|
|
|
Trento, 9 settembre 2013 - Recepito il 6 settembre dalla Giunta provinciale, su proposta
dell´assessore alla salute e politiche sociali Ugo Rossi, l´Accordo provinciale
per i medici pediatri di libera scelta, nella direzione di una maggiore tutela
dell´assistenza pediatrica della prima infanzia. "Abbiamo cercato di
garantire la scelta del medico pediatra a tutti i genitori di bambini fra 0 e 6
anni - commenta l´assessore Rossi -, su tutto il territorio provinciale con
criteri di omogeneità. Il nostro auspicio è che anche nelle valli dove a volte
si potevano verificare situazioni di carenza di professionisti, venga garantito
il diritto alla scelta di un pediatra". Il testo è stato modificato in
accordo con la rappresentanza sindacale (Fimp); inoltre la nuova modalità
organizzativa ha carattere sperimentale: nei prossimi mesi sarà oggetto di
monitoraggio e valutazione continua, per mettere a regime un sistema che
risponda in maniera ottimale all´assistenza pediatrica su tutto il territorio.
Queste le modifiche principali:
vengono riviste le modalità di gestione delle
situazioni di carenza assistenziale pediatrica, al fine di abbreviare il più
possibile i tempi per il conferimento degli incarichi;
viene aggiunto un nuovo articolo riferito ai
“massimali”, prevedendo una serie di misure, anche di tipo organizzative,
finalizzate ad assicurare l´assistenza pediatrica ai bambini in età compresa
fra 0 e 6 anni; per ogni professionista pediatra viene fissata una quota
(finora non regolamentata) pari a 550 scelte in ragione delle particolarità e
della rilevanza dei loro bisogni, poiché i bambini in questa fascia di età
necessitano di maggior cura e assistenza qualificata; con questa nuova modalità
organizzativa si ritiene di poter garantire la scelta del medico pediatra a
tutti i genitori di bambini nella fascia di età 0-6 anni della provincia di
Trento, per meglio fronteggiare le situazioni di carenza di professionisti
pediatri;
viene modificato l´articolo riguardante il
"collaboratore di studio", riconoscendo al pediatra l´indennità di
collaboratore di studio indipendentemente dal relativo massimale di assistiti;
vengono integrati i "compiti del pediatra
remunerati con il Fondo prestazioni", prevedendo l´aggiornamento di alcuni
importi per prestazioni terapeutiche aggiuntive a partire dalla data del 1°
settembre 2013;
viene aggiornata la modalità di rilascio dei
certificati di idoneità alla pratica sportiva non agonistica in relazione a
quanto previsto dalla recente normativa nazionale, ribadendo la gratuità del
rilascio del certificato all´assistito e riconoscendo al medico pediatra, con
decorrenza 1° settembre 2013, un compenso di 25 euro per ogni certificato
emesso.
I maggiori oneri che derivano da questa proposta sono
stimati per il 2013 in 83.000 euro, per gli anni seguenti in 250.000 euro
all´anno.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
PAVIA: ANNULLATO IL TEST DI PROFESSIONI SANITARIE |
|
|
|
|
|
Pavia, 9 settembre 2014 - Mercoledì 4 settembre, a conclusione dello
svolgimento dei test di ammissione per l’accesso ai corsi di laurea delle
Professioni sanitarie, è stata verificata la presenza di un’anomalia nei
quesiti della prova di ammissione: ciascuno dei sessanta quesiti proponeva
quattro opzioni di risposta, anziché le cinque previste dal bando
dell’Università di Pavia.
In considerazione di tale errore materiale, dopo aver
contattato la società Intersistemi Spa,
incaricata, secondo una prassi consolidata da anni, della predisposizione del
test, e dopo aver disposto la sospensione delle operazioni di correzione delle
prove e di identificazione dei candidati, d’intesa con la Commissione, è stato
deciso l’annullamento della prova stessa.
Formale comunicazione di annullamento della prova è
stata trasmessa al Ministero per l’Istruzione, l’Università e la Ricerca,
unitamente alla richiesta di stabilire una nuova data per lo svolgimento del
test di ammissione.
La nuova data indicata dal Miur verrà tempestivamente
resa nota sul sito web di Ateneo.
Al test di ammissione ai corsi di laurea delle
Professioni sanitarie erano presenti 1464 candidati (1741 gli studenti preiscritti).
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
ASSEGNATI ALLE AZIENDE DEL SERVIZIO SANITARIO REGIONALE DELLA CALABRIA 187 MILIONI DI EURO PER I DEBITI PREGRESSI NEL COMPARTO SANITARIO |
|
|
|
|
|
Catanzaro, 9 settembre 2013 - Il Presidente della Regione Giuseppe
Scopelliti nella qualità di Commissario ad acta per l´attuazione del piano di
rientro dai disavanzi del settore sanitario, ha firmato due decreti con cui
vengono assegnati alle Asp e alle A.o. Calabresi € 187.891.596,7 destinati al
pagamento dei debiti pregressi nei confronti dei fornitori di beni e servizi.
Nello specifico grazie al proficuo lavoro portato
avanti in questi anni dalla struttura commissariale, dal Dipartimento Tutela
della Salute e dai manager sanitari, con il decreto n. 121/2013, vengono
assegnate le risorse premiali relative all´anno 2008 (€ 98.141.596,70),
sbloccate dal Tavolo Massicci in seguito alle verifiche positive riscontrate
nell’attuazione del “Piano di Rientro”. Si tratta di parte dei 411 milioni di
euro che erano stati sbloccati dal Tavolo nella riunione del 08/04/2013.
Con il decreto n. 120/2013 vengono destinate risorse
(€ 89.750.000), derivanti dal contratto di prestito tra la Regione Calabria ed
il Ministero dell’Economia e delle Finanze ai sensi del dl 35/2013 convertito
in legge 64/2013, per i debiti della pubblica amministrazione al 31/12/2012.
L’assegnazione alle Aziende del Ssr delle risorse
relative al Decreto n. 120/2013 (€ 89.750.000) vengono così ripartite: Asp
Cosenza € 27.387.378,24; Asp Crotone € 13.521.436,78; Asp Catanzaro €
7.723.100,61; Asp Vibo Valentia € 7.802.617,86; Asp Reggio Calabria €
16.070.333,08; Ao Cosenza € 5.397.125,29; Ao Catanzaro € 7.042.129,91; Ao Mater
Domini € 4.038.886,42; Ao Reggio Calabria € 766.991,81.
L’assegnazione delle somme del Decreto n. 121/2013,
relative alla premialità 2008 (€ 98.141.596,70), vengono ripartite alle Aziende
del Ssr così di seguito: Asp Cosenza € 21.749.322,86; Asp Crotone €
12.134.660,53; Asp Catanzaro € 21.550.186,49; Asp Vibo Valentia € 2.511.578,70;
Asp Reggio Calabria € 13.924.493,34; Asp Rc per ex A.s. Locri € 3.989.076,82;
Ao Cosenza € 6.444.291,85; Ao Mater Domini € 11.687.986,12; Ao Catanzaro €
4.150.000.
“Questo risultato – ha dichiarato il Presidente della
Regione Giuseppe Scopelliti - è il riconoscimento di un percorso virtuoso che
abbiamo avviato sin dal nostro insediamento, e che aiuta a colmare i debiti
contratti in questi anni dalla Regione in un settore molto delicato, quale
quello della sanità e che quindi coinvolge la salute dei nostri concittadini.
Si tratta di somme molto importanti che garantiscono una boccata d’ossigeno al
mondo imprenditoriale, in un momento di particolare congiuntura economica.
Grazie ad un efficace lavoro di squadra, siamo riusciti ad farci riconoscere la
necessaria credibilità ai tavoli nazionali, soprattutto nel campo della sanità.
Si tratta di un grande passo in avanti – ha concluso il Presidente Scopelliti -
che ci offre la possibilità di poter pensare con più ottimismo ai prossimi
obiettivi, legati sempre al miglioramento delle prestazioni”
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
TRENTO: VOLONTA´ DEL CITTADINO SUI TRATTAMENTI SANITARI IN FINE VITA: ARRIVA LA BANCA DATI |
|
|
|
|
|
Trento, 9 settembre 2013 - "Sono sempre situazioni delicate, dove
l´equilibrio tra rispetto e doveri è fragile, ma credo che questo strumento
potrà dare un contributo importante". Con queste parole l´assessore Ugo
Rossi ha commentato la decisione della Giunta provinciale di trento di
istituire, tramite l´Azienda sanitaria, la banca dati delle dichiarazioni
anticipate sui trattamenti sanitari in fine vita. La delibera dà mandato
all´Apss di elaborare, sulla base delle raccomandazioni del Comitato etico, le
modalità di raccolta e di registrazione in un´apposita banca dati delle
dichiarazioni anticipate di trattamento sanitario dei soggetti interessati,
relative alla volontà di sottoporsi o non sottoporsi a trattamento sanitario,
in caso di malattia o lesione cerebrale che cagioni una perdita di coscienza
irreversibile.
"Con questo provvedimento – ci ha detto
l´assessore Rossi, – nel pieno rispetto della disciplina esistente, si vuole
consentire al cittadino innanzitutto di essere informato e poi di formulare in
piena libertà una decisione in merito alla volontà di essere o di non essere
sottoposto a trattamenti sanitari, che verrà raccolta e conservata nella sua
cartella personale. Vogliamo insomma migliorare la relazione di cura laddove
essa limiti i diritti e l´autonomia della persona, ma anche l´autonomia del
medico".
Qualora il paziente si trovasse in una situazione di
incapacità palese di esprimere la propria volontà in ordine al fatto di essere
sottoposto o meno a un trattamento medico, le dichiarazioni anticipate sono un
elemento importante del processo complessivo di comunicazione nell´ambito del
piano preventivo di assistenza sanitaria, in cui il diretto interessato dialoga
con i familiari e fruisce di una consulenza medica professionale. Bisogna
infatti considerare che le dichiarazioni anticipate di trattamento sanitario
sono uno strumento per esprimere la propria volontà relativamente alla fase
terminale della vita e permettono, anche quando le persone non sono più in
grado di esprimere la propria volontà, di contribuire nel rispetto della
propria autonomia alle decisioni che riguardano i trattamenti sanitari che lo
riguardano.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
IL TAR CONFERMA LE DECISIONI DEL COMMISSARIO AD ACTA DELLA SANITÀ SCOPELLITI E RESPINGE IL RICORSO DEL COMUNE DI SOVERIA MANNELLI SULL’OSPEDALE DI MONTAGNA |
|
|
|
|
|
Catanzaro, 9 settembre 2013 - La riconversione in ospedale di montagna del
presidio ospedaliero di Soveria Mannelli rimane confermata. Così ha deciso il
Tar Calabria, respingendo il ricorso proposto dallo stesso Comune che aveva
chiesto l’annullamento dei decreti commissariali emanati per il riordino della
rete ospedaliera regionale, nell’ambito del piano di rientro dal debito
sanitario.
La parte ricorrente, temendo un ridimensionamento
della sanità locale, si è rivolta al tribunale amministrativo deducendo
“nullità ed illegittimità per incompetenza, per non essere il Commissario
legittimato a surrogarsi nelle funzioni e nei compiti della Regione”,
lamentando, inoltre, “eccesso di potere, sotto una pluralità di profili, avendo
il Commissario ad acta ecceduto i limiti derivanti dal mandato della Presidenza
del Consiglio dei Ministri: l’ospedale di Soveria Mannelli, riconvertito in
presidio ospedaliero montano, costituisce, infatti, un ospedale che serve
diversi comuni montani con popolazione significativa e con riguardo al quale va
pure considerato il dato della precaria viabilità di collegamento con i presidi
di riferimento di Catanzaro e presidi cd. Spoke di Lamezia, Crotone e Vibo
Valentia”.
La Regione Calabria e l’Asp di Catanzaro, nel
costituirsi in giudizio, hanno dedotto “in via preliminare l’inammissibilità
del ricorso per carenza di interesse e difetto di legittimazione attiva, nonché
per omessa impugnazione tempestiva dei provvedimenti presupposti. Nel merito,
entrambe hanno dedotto l’infondatezza del ricorso. Si sono costituiti in
giudizio anche il Commissario ad acta e le amministrazioni statali resistenti
eccependo preliminarmente la tardività del ricorso relativamente agli atti
presupposti, il difetto di legittimazione passiva delle amministrazioni
statali, la carenza di interesse a ricorrere del Comune ed infine affermando
l’infondatezza del ricorso proposto”.
Il Tar ha innanzitutto evidenziato che gli interventi
individuati dal Piano di rientro allegato all’accordo, approvato e
sottoscritto, tra il Ministero della Salute, il Ministero dell’Economia e delle
Finanze e la Regione Calabria, “sono vincolanti, ai sensi dell’art. 1, comma
796, lettera b), della legge 27 dicembre 2006, n. 296, per la Regione Calabria
e le determinazioni in esso previste comportano effetti di variazione dei
provvedimenti normativi ed amministrativi già adottati dalla medesima Regione
Calabria in materia di programmazione sanitaria». Analogamente – riporta il
testo della sentenza - l’art. 2, comma 95, della legge n. 191/2009 (legge
finanziaria 2010) dispone che «gli interventi individuati dal piano di rientro
sono vincolanti per la Regione, che è obbligata a rimuovere i provvedimenti
anche legislativi e a non adottarne di nuovi che siano di ostacolo alla piena
attuazione del piano di rientro». La vicenda in esame – afferma il Tar - si
inquadra, pertanto, in quella che è stata definita “normativa emergenziale”,
dettata da leggi finanziarie per il rientro di alcune regioni dal notevole
disavanzo di bilancio, con la conseguenza che tale disciplina “speciale” ed
emergenziale si sovrappone a quella ordinaria”.
Nel procedimento in questione, per il Tar non sussiste
né l’incompetenza del Commissario ad Acta Giuseppe Scopelliti in quanto la sua
nomina “è stata correttamente effettuata…”, né l’eccesso di potere, poiché la
Legge 23 dicembre 2009, n. 191, recante Disposizioni per la formazione del
bilancio annuale e pluriennale dello Stato-legge finanziaria 2010, prevede che
“il commissario adotta tutte le misure indicate nel piano, nonché gli ulteriori
atti e provvedimenti normativi, amministrativi, organizzativi e gestionali da
esso implicati in quanto presupposti o comunque correlati e necessari alla
completa attuazione del piano”, compresa dunque, sottolinea il Tar, “la
riconversione dell’ospedale di Soveria Mannelli”. Il Collegio osserva poi che “
la riconversione dell’ospedale di Soveria Mannelli non passa attraverso la
riduzione dei servizi bensì la trasformazione delle prestazioni, con
eliminazione dei ricoveri impropri”. E aggiunge “ciò che conta è che la
riduzione dei posti letto non implica riduzione delle prestazioni che
presentano livelli minimi di efficacia e di efficienza, in uno con il
potenziamento dell’assistenza residenziale e domiciliare dei pazienti. A ben
considerare, la trasformazione del presidio ospedaliero in questione in
ospedale di montagna importa il richiamo ad una tipologia organizzativa che
garantisce i servizi necessari per sopperire alle particolare esigenze del
territorio…”.
Le considerazioni che hanno indotto il Tar a
respingere il ricorso del Comune di Soveria Mannelli trovano la piena
condivisione del Direttore generale dell’Azienda sanitaria provinciale di
Catanzaro, Dott. Gerardo Mancuso, secondo il quale “questa sentenza riconosce
la legittimità degli atti adottati per l’attuazione del piano regionale di
rientro, in quanto l´azione di riorganizzazione è finalizzata non solo alla
riduzione della spesa sanitaria, ma anche all’ottimizzazione dei servizi”.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
PER L’ECDC LA STAGIONE DEL VIRUS DELLA “FEBBRE DEL NILO OCCIDENTALE”, STA ATTUALMENTE ATTRAVERSANDO UN PICCO CON UN AUMENTO DEL NUMERO DI CASI RECENTEMENTE SEGNALATI E DELLE AREE COLPITE. |
|
|
|
|
|
Lecce, 9 settembre 2013 - Nel corso dell’ultima settimana, il numero di
casi di “Febbre del Nilo Occidentale”, ha continuato a crescere: 28 nuovi casi
sono stati segnalati nell´Ue, rispetto ai 26 in relazione alla settimana
precedente.
Risultano segnalate zone recentemente colpite in
Italia e Romania, con quattro “nuove” province in Italia (Bologna, Mantova,
Reggio Emilia, Verona) e due contee in Romania (Constanta e Tulcea). Un caso
rilevato in Austria è stato smentito poiché le prove di laboratorio
supplementari non hanno trovato conferma di alcuna infezione del virus.
Fino al 5 settembre 2013, sono 106 i casi umani di
febbre del Nilo occidentale segnalati nell´Ue e 289 casi nei paesi vicini fin
dall´inizio della stagione 2013.
Giovanni D’agata presidente e fondatore dello
“Sportello dei Diritti” che segnala quanto comunicato dall’Ecdc, l’istituzione
Ue per la Prevenzione ed il Controllo delle Malattie, ossia che il virus ha
raggiunto il picco, ricorda ancora una volta che il rapporto settimanale sulla
Febbre del Nilo occidentale comprende mappe della attuale distribuzione
geografica dei casi umani autoctoni segnalati nell´Ue e nei paesi vicini, un
aggiornamento della situazione e una tabella che presenta casi di paese e zona.
Tutte le informazioni sono fornite al fine di
informare le autorità competenti responsabili per la sicurezza del sangue nelle
zone con in corso casi di trasmissione del virus del Nilo occidentale agli
esseri umani al fine di sostenere l´attuazione della normativa sulla sicurezza
del sangue.
Secondo la legislazione di sicurezza sangue dell´Ue,
gli Stati membri devono avviare misure di controllo per garantire la sicurezza
del sangue in caso di casi di febbre West Nile. Una sfida importante per
l´attuazione del presente regolamento è stato la raccolta tempestiva di
informazioni accurate sulle zone colpite.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
ZAIA INAUGURA COMUNITA’ “IL MAESTRALE” A SAN PIETRO IN GU’: “SISTEMA SOCIOSANITARIO VENETO HA CARATTERISTICHE UNICHE. LA PERSONA AL CENTRO DI TUTTO” |
|
|
|
|
|
Venezia, 9 settembre 2013 - Il presidente della Regione del Veneto Luca
Zaia ha inaugurato il 6 settembre a San
Pietro in Gù (Padova) la nuova Comunità “Il Maestrale”, Comunità Alloggio
estensiva per ultracinquantenni con problemi di salute mentale, realizzata
grazie alla partnership tra l’Ulss 15, il Comune di San Pietro, la Cooperativa
Sociale “L’incontro” e la Confartigianato di Castelfranco Veneto.
Erano presenti numerose autorità, tra le quali
l’assessore regionale Maurizio Conte, il sindaco di San Pietro in Gù Gabriella
Bassi, il direttore generale dell’Ulss 15 Francesco Benazzi, il presidente di
Federsolidarietà Veneto Ugo Campagnaro, il presidente della Conferenza dei
sindaci dell’Ulss Lorenzo Zanon.
Zaia ha, prima di tutto, ricordato e ringraziato “i 94
mila lavoratori che operano nel settore sociosanitario veneto, il mondo del
volontariato e quello della cooperazione sociale, che costituiscono
un’esperienza unica in italia di sinergia nell’interesse della gente che ha
bisogno. Per questo – ha aggiunto – sono orgoglioso di guidare un sistema che è
a totale servizio del cittadino”.
In questo senso, Zaia ha posto l’accento
sull’”operazione ospedali aperti di notte”, che da qualche giorno consente ai
pazienti di effettuare esami diagnostici anche in orario serale e nei giorni
prefestivi e festivi.
“Primi in Italia – ha detto – stiamo dando una
risposta innovativa ad un’esigenza espressa con grande forza dai nostri
cittadini: quella di poter avere più velocemente gli esami di cui hanno
bisogno. I primi dati, con pressoché tutte le agende già riempite, ci dicono
che avevamo visto giusto e che stiamo riuscendo a cambiare e innovare
l’organizzazione complessiva sulla base delle reali necessità della gente, come
peraltro indica a chiare lettere il nuovo Piano Sociosanitario Regionale”.
“Il malato – ha aggiunto Zaia – va preso in carico in
maniera integrata, in modo da accompagnarlo lungo un percorso semplice e
continuamente assistito, come nel caso delle unità specifiche per il tumore al
seno, grazie alle quali la donna viene presa in carico sin dalla prima visita e
fino alla conclusione della terapia, medica o chirurgica che sia”.
“Queste sono cose serie – ha concluso Zaia – e le cose
serie non sono né di destra né di sinistra, sono ben fatte e basta”.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
A CANTALUPA IL TITOLO DI COMUNE EUROPEO DELLO SPORT 2014 IL 6 NOVEMBRE A BRUXELLES LA CONSEGNA DELLA PRESTIGIOSA BANDIERA |
|
|
|
|
|
Torino, 9 settembre 2013 - Cantalupa sarà “Comune Europeo dello Sport”
nel 2014: l’annuncio ufficiale è arrivato da parte dell’Aces Europe,
l’associazione che, in sinergia con la Commissione Europea, conferisce i titoli
internazionali di “Capitale, Città e Comune europeo dello Sport”.
Il Piemonte è stato la prima Regione a siglare un
protocollo di collaborazione con l’Aces, una sinergia che ha già portato
risultati importanti, con la vittoria di Torino per il 2015 del più prestigioso
dei titoli, quello di “Capitale”, assegnato annualmente ad una sola realtà
europea.
E adesso è la volta di Cantalupa, dichiarata per il
2014 “Comune Europeo dello Sport” accanto ad altre tre città piemontesi:
Cervere nel Cuneese (anch’essa “Comune europeo sport”) e Biella e Chieri
(dichiarate, invece, “Città europee sport”, titolo assegnato ai comuni con più
di 25mila abitanti).
Il 6 novembre l’assessore regionale all’Istruzione,
Sport e Turismo, Alberto Cirio, e i Sindaci ritireranno a Bruxelles la
prestigiosa bandiera.
“Il Piemonte continua a guadagnare posizioni nell’albo
europeo delle realtà più virtuose in ambito sportivo e di questo non possiamo
che essere particolarmente orgogliosi - commenta l’assessore regionale allo
Sport Alberto Cirio – In particolare il titolo assegnato a Cantalupa premia
questo comune, che è una vera eccellenza del nostro territorio, e dà un
riconoscimento importante alla forte attenzione che la sua Amministrazione
comunale ha messo in campo verso la cultura sportiva: ottenere questo nuovo
prestigioso riconoscimento dalla Commissione Europea significa rientrare in un
circuito di promozione internazionale ed avere un ottimo biglietto da visita
per accedere ai contributi europei. Ma significa anche, cosa non meno
importante, avere l’occasione di continuare a sviluppare la sensibilità del
territorio locale verso la pratica motoria e lo sport”.
“Il Comune di Cantalupa ha deciso, ormai da una decina
di anni, di puntare sullo sport come opportunità di sviluppo territoriale –
commenta il sindaco, Giustino Bello – Abbiamo lanciato un piano di sviluppo
completato nel 2010, con un investimento globale di 10 milioni di euro reso
possibile da enti pubblici e privati, a cominciare dalla Regione Piemonte. Su
un’area di 240.000 mq sono stati realizzati il complesso per il tiro con
l’arco, affidato alla F.i.t.arco nazionale, uno stadio di atletica con tribuna
e servizi; un palazzetto polifunzionale con quattro palestre, tra cui una di
arrampicata; e ancora percorso vita e cross country di 6 km nel bosco; campus
foresteria per atleti con 90 posti letto e campi ricreativi annessi al campus.
I nostri impianti sono costantemente utilizzati dalle associazioni locali, ma
anche e da organizzazioni sportive di rilievo nazionale che hanno generato un
considerevole afflusso turistico, che ha raggiunto ormai circa 20mila presenze
all’anno. La qualifica di Comune Europeo dello Sport ci conforta e rilancia
l’impegno intrapreso”.
Ad oggi sono tredici i comuni del Piemonte che hanno
ricevuto il titolo: Novara – Città Europea dello Sport 2009, Busca (Cn) –
Comune Europeo dello Sport 2010, Pino Torinese (To) – Comune Europeo dello
Sport 2011, Fossano (Cn) – Comune Europeo dello Sport 2011, Savigliano (Cn) –
Comune Europeo dello Sport 2012, Valdengo (Bi) – Comune Europeo dello Sport
2012, Alba (Cn) – Città Europea dello Sport 2013, Giaveno (To) – Comune Europeo
dello Sport 2013, Biella – Città Europea dello Sport 2014, Chieri (To) - Città
Europea dello Sport 2014, Cervere (Cn) - Comune Europeo dello Sport 2014,
Cantalupa (To) - Comune Europeo dello Sport 2014, e Torino, Capitale Europea
dello Sport 2015.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
TRIATHLON: I MONDIALI SONO UN TRAMPOLINO PER RIO |
|
|
|
|
|
Milano, 9 settembre 2013 - "Un movimento che cresce e che promuove
atleti che non sono più traghettati al Triathlon da altri sport ma che, fin da
giovani, scelgono di dedicarsi a questa disciplina. L´ha detto l´assessore allo
Sport e Politiche per i giovani di Regione Lombardia Antonio Rossi,
partecipando, nella sede del Coni in via Piranesi a Milano, alla conferenza
stampa di presentazione dei Mondiali di Triathlon olimpico & Grand Final,
che si svolgeranno a Londra dall´11 al 15 settembre. Presenti il presidente del
Coni Lombardia Pierluigi Marzorati, il presidente della Federazione italiana
Triathon (Fitri) Luigi Bianchi e alcuni atleti.
Regione Segue Il Triathlon - "Il lavoro svolto
dalla Federazione in questi anni e seguito da vicino da Regione Lombardia - ha
continuato l´assessore - è lodevole e ci consente di presentarci ai Mondiali
con squadre e atleti di alto livello, come dimostrato dai recenti europei di
Alanya, in Turchia, che certamente sapranno essere protagonisti anche degli
eventi sportivi che accompagneranno il territorio regionale all´Expo. Tutto
questo poi deve essere considerato come un vero e proprio trampolino di lancio
per arrivare alle Olimpiadi brasiliane di Rio". "Gli atleti che
praticano il Triathlon - ha proseguito Rossi - acquisiscono una formazione
sportiva unica, impossibile con l´attività in una sola disciplina, che permette
loro di anche di dedicarsi a una delle tre da cui è composto".
La Pattuglia Lombarda - Oltre alle punte di diamante
delle nostre squadre di Triathlon e Paratriathlon Alessandro Fabian, Michele
Ferrarin, Charlotte Bonin e Davide Uccellari, tra gli azzurri che gareggeranno
a Londra in cerca di punti preziosi per scalare il ranking in funzione della
qualificazione olimpica, ci saranno anche alcuni lombardi, tra cui, nella
categoria Elite, le ragazze di bronzo in staffetta agli Europei Anna Maria
Mazzetti di Cesate (Milano) e Alice Betto di Varese; il carabiniere di Cesate
Massimo De Ponti (Under 23); la pavese Angelica Olmo, bronzo individuale junior
agli Europei (Junior) e, nel Paratriathlon, gli argenti europei Andrea Bozzato
di Varese e Andrea Devicenzi di Cremona, i bronzi europei Alessandro Colombo di
Legnano (Milano) e Maurizio Romeo di Milano oltre a Manuele Cavaliere di Rho
(Milano), Luca Gattoni di Como e Alberto Ceriani di Milano. "A Londra
comincia il sogno olimpico e paralimpico dei nostri triatleti e a loro va il
sostegno di Regione Lombardia, oltre al mio personale - ha concluso Rossi - e
l´auspicio che possano tenere alti i colori dello sport regionale, aiutando
l´Italia a conseguire quei risultati che tutti ci aspettiamo".
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
LOMBARDIA: STO CON IL CT DELLA NAZIONALE SULL´UTILIZZO DEI GIOVANI |
|
|
|
|
|
Milano, 9 settembre 2013 - "Non importa se la prima partita degli
azzurrini di Di Biagio si è conclusa con una sconfitta, sono sicuro che la
strada è quella giusta, i veri risultati arriveranno. Del resto sono
soddisfatto nel constatare che il Ct dell´Under 21 condivida il mio invito alle
società sportive, anche a quelle di serie A, perché garantiscano maggiori spazi
ai giovani: un´idea che, proprio in questi giorni, è stata ribadita anche
dall´attuale allenatore della nazionale Prandelli e dall´ex allenatore
Lippi". Lo ha detto Antonio Rossi, assessore allo Sport e alle Politiche
per giovani di Regione Lombardia, commentando il dibattito che si è aperto
sull´utilizzo dei giovani nel massimo campionato di calcio di serie A. "Il
calcio segua l´esempio della pallacanestro - ha detto ancora l´assessore - dove
il coach Simone Pianigiani ha puntato, per l´Europeo, sui giovani e sta
dimostrando, con le brillanti vittorie su Russia e Turchia, che non si è certo
trattato di un azzardo".
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
UNIVERSIADE: FIRMATA CONVENZIONE CON IL COMUNE DI TRENTO PER FINANZIAMENTI IMPIANTI ASIS E TRENTO FUNIVIE |
|
|
|
|
|
Trento, 9 settembre 2013 - Il Comitato organizzatore
dell’Universiade invernale Trentino 2013 e il Comune di Trento, con Asis e
Trento Funivie, ha siglato una convenzione che garantisce il finanziamento di
alcuni interventi di adeguamento delle strutture che saranno sede degli eventi
sportivi previsti nel capoluogo e sul Monte Bondone dall’11 al 21 dicembre
prossimi. Porta la firma di Marta Sansoni (dirigente del servizio Istruzione e
Sport del Comune di Trento), Sergio Anesi (presidente Trentino 2013), Fulvio
Rigotti (Presidente Trento Funivie) e Luciano Travaglia (direttore di Asis). Vi
è previsto un sostegno finanziario complessivo di circa 370 mila euro,
interamente coperto dalla Provincia autonoma di Trento.
Quello di Trento è l’unico caso di intervento
veicolato attraverso un comune, mentre negli altri ambiti, il protocollo
d’intesa interessa le Comunità di Valle (Fiemme, Comun General de Fascia e
Valsugana e Bersntol), come è già avvenuto nel corso di questa settimana per
Baselga di Pinè e avverrà prossimamente per Pergine. “Questo accordo dà il via
ai lavori di allestimento delle strutture sportive. L’universiade è certamente
una grande occasione di visibilità e di promozione per la città e il Monte
Bondone – chiarisce Marta Sansoni – ed era certamente importante siglare questo
accordo che garantisce il trasferimento di risorse importanti in un momento non
facile. L’amministrazione comunale svolge, in quest’ambito, una funzione di
garanzia e di supporto a sostegno tra il Comitato organizzatore e i due Enti
strumentali, Asis e Trento Funivie, direttamente coinvolte nell’Universiade
invernale”. Il coinvolgimento diretto delle comunità territoriali
nell’organizzazione del grande evento sportivo è fattore giudicato
indispensabile per preparare l’ “Universiade” della comunità dei cittadini,
quale significativa apertura del territorio alla cultura internazionale e nel
contempo alla conoscenza delle peculiarità del Trentino per atleti, tecnici e
delegazioni che giungeranno da ogni parte del mondo. “E´ un momento importante
- aveva detto Mauro Gilmozzi - Assessore provinciale all’urbanistica, enti
locali, personale, lavori pubblici e viabilità in occasione della firma del
protocollo preliminare alle convenzioni - e una conferma della riuscita
collaborazione tra i territori, in questo caso ben tre Comunità e il Comune di
Trento, che mettono a regime il finanziamento della Provincia e il decisivo
apporto del comitato, a sua volta supportato dalla forza trainante del
volontariato. Sono investimenti importanti che ricadono sul territorio, in una
logica low cost su cui, come sappiamo, è informata tutta l´Universiade e che
comunque rende attuabile un grande appuntamento. Un altro passo per arrivare
all´appuntamento dell´11 dicembre, nuova straordinaria occasione di visibilità
e di crescita per tutto il Trentino". Le spese programmate nel piano
operativo relativo agli enti locali, pari a complessivi 1.536.700 milioni di
euro sono coperte per intero dalla Provincia a valere sui fondi della finanza
locale ed in particolare sul fondo sviluppo locale. Gli interventi riguardano,
nel dettaglio: il Comune di Trento per i siti di gara Monte Bondone (snowboard,
freestyle) e Palaghiaccio (pattinaggio figura, pattinaggio short track); per un
totale di € 369.050 di cui € 205.700 Palaghiaccio e € 163.350 Monte Bondone;
Comunità Alta Valsugana e Bersntol per i siti di gara Ice Rink Pinè
(pattinaggio velocità, curling) e Palaghiaccio di Pergine Valsugana (hockey
femminile); per un totale di € 381.150 di cui € 278.300 Ice Rink Pinè e €
102.850 Palaghiaccio - Pergine Valsugana; Comunità territoriale della Val di
Fiemme per i siti di gara Stadio del Salto di Predazzo (salto, combinata
nordica salto), Stadio del fondo di Tesero (fondo, combinata nordica fondo) e
Palaghiaccio di Cavalese (hockey maschile); per un totale di € 447.700 di cui €
199.650 Stadio salto - Predazzo, € 211.750 Stadio fondo - Tesero e € 36.300 Palaghiaccio
– Cavalese; Comun General de Fascia per i siti di gara Pista Alloch Pozza di
Fassa (sci - gigante e slalom), San Pellegrino Moena (sci - discesa libera e
super gigante), Palaghiaccio Canazei (hockey maschile e cerimonia di chiusura);
per un totale di € 338.800 di cui € 114.950 Pista Alloch - Pozza di Fassa, €
96.800 San Pellegrino - Moena e € 127.050 Palaghiaccio – Canazei.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|