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MARTEDI

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Notiziario Marketpress di Martedì 11 Gennaio 2011
SECONDO UN RAPPORTO DELLA FES, L´EUROPA PUÒ GUIDARE IL SETTORE DELLE BIOTECNOLOGIE MARINE  
 
Nel suo ultimo rapporto, il Marine Board della Fondazione europea della scienza (Fes) ha dichiarato che l´Europa può arrivare a rivestire un ruolo cardine nel settore delle biotecnologie marine entro il 2020. I dati più recenti indicano che il mercato delle biotecnologie marine ha un valore di 2,8 miliardi di euro e tutte le carte in regola per crescere fino al 12% l´anno se industria e università uniranno le forze. Gli esperti della Fes affermano che i cinque mari e l´oceano europei presentano, dalle basse acque costiere alle profondità degli abissi, condizioni molto eterogenee in termini di temperatura, pressione, illuminazione e composizione chimica. I cambiamenti che hanno consentito a una miriade di organismi marini di prosperare in queste condizioni, sostiene il Marine Board, hanno creato un archivio vivente della diversità ancora inesplorato e poco sfruttato. I biotecnologi che operano nel settore possono avvalersi di queste risorse per sviluppare nuovi prodotti e servizi, contribuendo inoltre a trovare una soluzione alle sfide che affliggono il nostro pianeta, tra cui l´approvvigionamento sostenibile di alimenti ed energia e di nuovi processi e materiali industriali e la messa a punto di nuovi farmaci o cure. "Le biotecnologie marine non solo creano occupazione e ricchezza, ma sono anche in grado di contribuire allo sviluppo di economie più intelligenti e rispettose dell´ambiente", spiega Lars Horn, presidente del Marine Board e membro del Research Council of Norway. "Giappone, Cina e Stati Uniti hanno già iniziato a investire ingenti somme in questo settore: se l´Europa non farà altrettanto, perderà terreno". Tra le strade percorribili dagli europei per conseguire gli obiettivi della strategia Europa 2020 troviamo lo sviluppo dei biocombustibili, cui deve essere assegnata una posizione di primo piano. Ad esempio, la coltivazione di microalghe da utilizzare nella produzione di carburanti potrebbe tradursi in una riduzione del 20% delle emissioni di gas serra: il Marine Board della Fes considera questa tecnologia il metodo più adeguato per sfruttare la bioenergia offerta dagli oceani, ma in merito sono necessarie ricerche più approfondite al fine di migliorare i risultati e ridurre i costi. Gli esperti sottolineano inoltre che le acque europee sono una potenziale fonte di medicinali, biomateriali e prodotti industriali, quali i biopolimeri (polimeri biodegradabili). I ricercatori europei sono già all´opera per sviluppare una serie di trattamenti derivati dall´ambiente marino, alcuni dei quali per combattere il cancro. Le biotecnologie marine possono inoltre spingere il settore dell´acquacoltura, aiutando in tal modo l´Europa a soddisfare la crescente domanda di prodotti ittici sani e sostenibili. Nel rapporto "Marine Biotechnology: a new vision and strategy for Europe" (Biotecnologie marine: una nuova visione e una nuova strategia per l´Europa), il Marine Board stila una tabella di marcia per la ricerca europea in questo campo e propone un´impegnativa (ma realizzabile) agenda politica e scientifica decennale, sottolineando che l´Europa potrebbe diventare capofila del settore delle biotecnologie marine, a patto che agisca correttamente e tempestivamente. Tra le azioni suggerite dal comitato, troviamo lo svolgimento di attività di sensibilizzazione e la creazione di un´identità più forte in merito alla ricerca europea nel campo delle biotecnologie marine, il miglioramento dei canali del trasferimento tecnologico per stimolare la cooperazione fra industria e università e la definizione di nuovi programmi e strategie di ricerca in materia. Istituito nel 1995, il Marine Board contribuisce a promuovere la collaborazione fra le organizzazioni europee attive nel settore delle scienze marine con l´obiettivo di trovare un consenso sulle strategie e sulle priorità della ricerca europea in materia. Grazie al suo ruolo strategico, il comitato (che rappresenta 31 organizzazioni di 19 paesi) offre ai suoi membri uno spazio in cui poter sviluppare attività di consulenza politica nel campo della ricerca marina rivolte alle agenzie nazionali e ai responsabili delle politiche europee. L´obiettivo principale è promuovere la creazione di uno spazio europeo della ricerca marina. "I recenti sviluppi nel campo delle biotecnologie marine promettono di avere risvolti importanti, ad esempio per applicazioni nel settore medico, con lo sviluppo di nuovi farmaci e dispositivi diagnostici", ha dichiarato Maive Rute, direttore della direzione Biotecnologie, agroalimentare della Dg Ricerca della Commissione europea, commentando i piani del comitato per l´Europa del 2020. Per maggiori informazioni: Fondazione europea della scienza (Fes): http://www.Esf.org/home.html  Per consultare il rapporto "Marine Biotechnology: a new vision and strategy for Europe": http://www.Esf.org/index.php?eid=tx_nawsecuredl&u=0&file=fileadmin/be_user/research_areas/marine/pdf/
publications/mbpp15_marinebiotechnology.pdf&t=1292863433&
hash=9b233fa88363dad2f3a2fb65b2fe52b1
 Dg Ricerca dell´Ue: http://ec.Europa.eu/research/index.cfm  
 
   
   
BOLZANO: BERGER INVITATO A BRUXELLES PER DISCUTERE DELLA NUOVA POLITICA AGRARIA EUROPEA  
 
Nei giorni scorsi l´assessore provinciale Hans Berger, assieme ai colleghi delle regioni di montagna di Italia, Austria e Germania, ha inviato al Commissario Ue Dacian Ciolos un documento sulla riforma della politica agraria europea. In risposta il gabinetto del Commissario Ciolos li ha invitati a Bruxelles per un incontro ufficiale in programma martedì 11 gennaio. Lo scorso novembre il Commissario Dacian Ciolos ha presentato la sua proposta di riforma della politica agraria europea che entrerà in vigore a partire dal 2013. Già prima dell´ufficializzazione di questo documento, che costituisce la base sulla quale costruire il dibattito con le parti interessate, l´assessore Hans Berger e i suoi colleghi delle regioni di montagna di Italia, Austria e Germania si erano incontrati per concordare una posizione comune. Coordinati proprio da Berger, i rappresentanti di Alto Adige, Trentino, Valle d´Aosta, Friuli-venezia Giulia, Piemonte, Lombardia, Tirolo, Salisburgo, Voralberg, Baviera e Baden-württemberg, hanno messo nero su bianco le proprie richieste: il mantenimento delle indennità di compensazione, una maggiore attenzione alle misure in materia di tutela dell´ambiente e del clima, e uno snellimento delle procedure burocratiche. Il documento presentato delle regioni di montagna ha convinto il gabinetto del Commissario Ciolos ad aprire un tavolo di confronto, il cui primo atto andrà in scena martedì 11 gennaio a Bruxelles. "Già solo il fatto di aver ricevuto l´invito - commenta l´assessore Berger - si può considerare un successo, perchè significa che siamo riusciti ad aprire una discussione attorno alle proposte che abbiamo avanzato. Durante l´incontro con i funzionari della Ue parleremo innanzitutto del pacchetto di provvedimenti che punteranno a garantire anche in futuro la sicurezza dei prodotti alimentari, un´efficiente utilizzo delle risorse naturali e un´equilibrato sviluppo territoriale. Inoltre discuteremo delle migliorie da apportare alle misure per lo sviluppo agricolo, dei pagamenti diretti e degli strumenti a disposizione della politica agraria europea".  
   
   
RICERCATORI SCOPRONO I PATOGENI DEI GENI VEGETALI  
 
 Un´équipe di ricercatori coordinata dal Sainsbury Laboratory (Norwich Research Park, Regno Unito) ha individuato i fattori che determinano l´insorgenza della peronospora della patata e del pomodoro (Phytophthora infestans) e della peronospora delle cucurbitacee (Pseudoperonospora cubensis). Lo studio, presentato nella rivista Science, è stato in parte finanziato dal progetto Avrblb2-cpt ("Manipulation of host target by the Avrblb2 effector of the late blight pathogen Phytophthora infestans") a cui è stata assegnata una borsa intraeuropea Marie Curie del valore di 171.740 euro nell´ambito del Settimo programma quadro (7° Pq) dell´Ue. L´équipe ha così potuto analizzare il fungo parassita, florido in condizioni di umidità, e gli oomiceti alla base delle malattie che colpiscono varie specie. "Da tempo studiavamo il patogeno della Phytophthora infestans", spiega il professor Sophien Kamoun, a capo del Sainsbury Laboratory del Norwich Research Park. "Nell´ambito di altri studi abbiamo studiato alcuni geni vegetali che hanno un ruolo nella resistenza alla peronospora della patata e del pomodoro, ma questo ci ha dato modo di meglio comprendere l´evoluzione del patogeno e di individuare i geni su cui concentrarci per sconfiggerla". Nel quadro della ricerca, gli scienziati hanno messo a confronto il patogeno della peronospora della patata e del pomodoro e i genomi di quattro specie sorelle che infestano varie piante, tra le quali figurano anche la Bella di notte e l´Ipomea violacea. Secondo gli scienziati questi patogeni, analoghi a quelli della malattia analizzata, provengono dal Messico, dove avrebbe appunto origine la peronospora della patata e del pomodoro. Numerose sezioni del genoma si contraddistinguono per un´evoluzione lenta e presentano, tra le specie sorelle, diverse analogie. Altre sezioni, invece, consentono al patogeno di saltare alcuni ospiti e di adattarsi a nuove specie. "Puntiamo a sviluppare la resistenza necessaria dalla regione più stabile e caratterizzata dallo sviluppo più lento del genoma del patogeno in questione - ha detto il Professor Kamoun, che ha poi continuato dicendo che - questo dovrebbe permettere di disturbare la capacità del patogeno di adattarsi a nuove specie". Secondo l´équipe, il patogeno della peronospora della patata e del pomodoro e il parassita che causa la peronospora delle cucurbitacee sono una specie di oomiceti, ovvero organismi simili ai funghi che si sono sviluppati dalle alghe marine. La peronospora delle cucurbitacee si manifesta con macchie biancastre e gialle sulle foglie di varie specie, tra le quali granturco, lattuga e uva. L´oidio (detto anche mal bianco) è una malattia causata da un fungo che colpisce l´orzo e causa ingenti danni soprattutto in condizioni caratterizzate da clima fresco e umido. "Uno dei punti a cui abbiamo dedicato più attenzione nella nostra ricerca è l´agricoltura sostenibile", spiega il professor Dale Sanders, direttore del John Innes Centre (Regno Unito). "Dobbiamo aiutare i coltivatori e gli agricoltori a produrre alimenti qualitativamente eccellenti e altri prodotti agricoli in modo eco-sostenibile. Uno dei modi per farlo è riuscire a sviluppare piante resistenti ai patogeni e alle malattie. Questo consentirebbe infatti di ridurre l´uso di pesticidi e fungicidi spray, di ottenere raccolti migliori e di contenere le perdite dovute a queste malattie". I genomi dei parassiti sono stati sequenziati in due diversi studi e hanno rivelato che i parassiti hanno eliminato diversi geni. Secondo gli scienziati, le sequenze del genoma rivelano la presenza di numerosi effettori, ovvero delle molecole che invadono le cellule delle piante per comprometterne il meccanismo di difesa. Hanno contribuito allo studio anche ricercatori con sede in Germania e negli Stati Uniti. Per maggiori informazioni, visitare: Sainsbury Laboratory: http://www.Tsl.ac.uk/  Science: http://www.Sciencemag.org/    
   
   
I PESCI GATTO GETTANO UNA NUOVA LUCE SUL MIMETISMO  
 
Secondo un recente studio, nelle acque dolci sudamericane potrebbero vivere molte più specie di pesce gatto di quante si credesse. In un articolo della rivista Nature, scienziati brasiliani e britannici spiegano infatti che numerose comunità di pesci all´apparenza identici sono in realtà composte da più specie evolutesi in modo da assomigliarsi l´una con l´altra. Questi risultati hanno conseguenze importanti sulla conservazione, poiché in Sud America molti corsi d´acqua sono minacciati da deforestazione, costruzione di dighe e altre attività umane. In questi corsi d´acqua abbondano le specie di pesce gatto, in maggioranza appartenenti al genere Corydoras. I pesci gatto della sottofamiglia Corydoradinae presentano una serie di tratti distintivi, tra cui zone colorate, spine lucide, macchioline, fasce, strisce e punti. In molti luoghi, a prima vista i banchi di questi pesci sembrano essere composti soltanto da una specie, mentre un´attenta osservazione rivela che queste comunità accolgono in realtà numerose specie differenti, ma dai tratti identici. In effetti, hanno molto in comune: vengono cacciate dagli stessi pesci e uccelli predatori e si difendono con modalità simili, ad esempio con gli aculei retrattili velenosi di cui la maggior parte di loro è dotata. Punto cardine della ricerca è il fenomeno conosciuto come "mimetismo mulleriano", con cui si descrivono le specie nocive che, condividendo i predatori, adottano gli stessi segnali di avvertimento: in questo modo, tutte le specie interessate si spartiscono infatti l´onere di "educare" i predatori a desistere dal cibarsi di loro. Ora ci si chiede però se questa forma di mimetismo avvantaggi o meno alcuni mimi più di altri. Nel corso dello studio, i ricercatori hanno scoperto che le comunità costituite da più specie di pesci gatto sono in grado di convivere perché, sebbene condividano gli stessi meccanismi e tratti difensivi, non competono per le stesse risorse. Secondo i ricercatori, infatti, nella maggior parte dei gruppi di mimi presi in esame le specie "si sono differenziate per quanto concerne l´acquisizione delle risorse, finendo invece per assomigliarsi in termini di occupazione del territorio e caratteristiche cromatiche". "Le nostre ricerche dettagliate in merito a relazioni genetiche, dieta, forma del corpo e caratteristiche cromatiche dei pesci hanno rivelato che il 92% delle comunità campionate, per quanto potessero sembrare identiche nei colori, era composto da specie che non competono tra di loro per le risorse", ha spiegato Markos Alexandrou, ricercatore alla School of Biological Sciences dell´Università di Bangor (Regno Unito) e autore principale dello studio. "Lo studio ci permette di comprendere quale diversità e quale complessità si nascondano negli ecosistemi neotropicali di acqua dolce", ha aggiunto il dott. Martin Taylor, coordinatore del progetto, anch´egli dell´Università di Bangor. "Purtroppo, l´esistenza di questi habitat è fortemente minacciata dalle attività umane". Secondo Claudio Oliveira, dell´Universidade Estadual Paulista (Brasile), i risultati di questa ricerca hanno conseguenze significative sulla conservazione: "Oltre alla biodiversità sconosciuta e all´interessante sistema evolutivo che lo studio ci ha rivelato, appare ora più che mai evidente la necessità di salvaguardare e gestire attentamente gli habitat sudamericani per evitare la perdita di molte specie che ancora devono essere scoperte e descritte". Per maggiori informazioni: Nature: http://www.Nature.com/nature  Università di Bangor: http://www.Bangor.ac.uk/    
   
   
UN’AGRI-CULTURA PER L’ITALIA  
 
Venezia - Quale sarà il futuro dell’agricoltura veneta? “Io non ho molti dubbi: sarà quello di una diversa cultura agricola, capace di attirare su di sé l’interesse della comunità intera, che non può permettersi di non valorizzare la sua qualità e le molteplice funzioni che svolge, pena la rinuncia all’indipendenza agroalimentare e alla capacità delle proprie imprese di essere attori sulla scena socioeconomica”. Franco Manzato, assessore all’agricoltura del Veneto, ribadisce con questa enunciazione la sua concezione dell’economia rurale, “che non può essere disgiunta dal destino e dal reddito delle nostre imprese e che deve rimanere autonoma per essere vitale – afferma – sottraendosi alle lusinghe di sirene economiche la gran parte straniere, il cui obiettivo, peraltro legittimo, non è quello di valorizzare le aziende, ma di accrescere i propri profitti. Per dirla in altre parole: in una società che tende all’obesità, ho seri dubbi che certe multinazionali si pongano davvero il problema di come rispondere alla esigenza di sfamare l’umanità, sapendo che il loro reddito dipende dal mercato dei ricchi, non da quello dei poveri e che da anni ormai anche l’agricoltura risponde più a logiche di speculazione che a quelle di una necessaria iniezione di etica nella società e nella economia”. “Essere liberal non significa estraniarsi dall’intervento pubblico – dice ancora Manzato – ma semmai operare ancora di più, per renderlo efficace ed efficiente rispetto all’esigenza di liberare le potenzialità delle nostre aziende, eliminando la burocrazia, forme di dirigismo dirette e indirette, ricatti economici e trattati internazionali che non risolvono alcuno dei problemi degli agricoltori, che in queste sedi diventano una merce di scambio in nome quasi sempre di interessi diversi. Significa operare per liberare i consumatori dall’ignoranza nella quale sono volutamente tenuti sull’origine e le caratteristiche dei prodotti. Vuol dire lavorare per liberare la catena distributiva da strettoie che alla fine penalizzano solo le estremità della filiera, cioè produttori e consumatori. Ma dobbiamo intendere la libertà anche come liberazione da una scienza che viene considerata utile e finanziata non tanto in base ai risultati complessivi e sociali, ma per i profitti che può creare a qualcuno. Liberal significa avere coscienza di queste premesse, ma il realismo di sapere che la realtà non è manichea, terreno di scontro tra bene e male nelle idee e nella materialità, ma di confronto tra esigenze che al loro interno hanno contenuti ed effetti sia positivi sia anche negativi”. “A febbraio – conclude Manzato – il mondo agricolo veneto concluderà il confronto avviato al proprio interno e con la società regionale per definire un percorso comune pubblico e privato lungo il quale indirizzare le forze nel prossimo decennio, in uno sforzo corale che dovrà portare la nostra agricoltura e le nostre aziende oltre le scadenze di una politica europea che ogni mese che passa mostra rughe, falle e crepe, ma che deve invece diventare lo scudo del territorio e di chi lo lavora in tutto in vecchio continente”.  
   
   
L’EFFICIENZA ENERGETICA, LE RINNOVABILI E L’INNOVAZIONE IN AGRICOLTURA  
 
Roma  - “L’agricoltura odierna – ha dichiarato il Commissario Enea, ing. Giovanni Lelli, introducendo i lavori del workshop Efficienza energetica, rinnovabili e innovazione in agricoltura che si è tenuto il 20 dicembre 2010 all’Enea – è fortemente impegnata nella riduzione delle emissioni di Co2 nell’atmosfera e nell’utilizzo delle biomasse come fonte di energia pulita. “Efficienza energetica e fonti rinnovabili offrono rilevanti opportunità di crescita per l’agricoltura, soprattutto se accompagnate dal trasferimento di innovazioni tecnologiche in grado di incidere profondamente sui sistemi e sui processi di produzione. L’agricoltura, che è un settore chiave per l’economia nazionale, potrebbe così diventare uno dei protagonisti di primo piano per lo sviluppo economico sostenibile”. L’ing. Lelli ha anche evidenziato che: “Per la promozione di un’Agricoltura energeticamente efficiente, in linea con gli obiettivi europei 20-20-20, è necessario un Piano d’Azione specifico per il settore, definendo una sua collocazione stabile nell’ambito delle scelte di pianificazione regionale e nazionale e dello sviluppo economico sostenibile del Paese”. Nota Informativa - Consumi di energia in agricoltura Secondo le statistiche ufficiali i “consumi energetici finali” interni complessivi d’energia (termica ed elettrica) per l’agricoltura nazionale sono compresi tra 4-6 Mtep. Dei consumi finali in agricoltura e pesca circa il 70% è sotto forma di combustibili, il 15% sotto forma di energia elettrica per usi obbligati ed il restante 15% sotto forma di calore per bassa temperatura (essenzialmente essiccazione prodotti e soprattutto climatizzazione delle serre). In definitiva, per fonti energetiche, l’85% dell’approvvigionamento in agricoltura è da addebitare alla voce “energia fossile” e il 15% alla voce “energia elettrica”. E’ opportuno sottolineare che i dati riportati dalle statistiche ufficiali esprimono soltanto i consumi diretti e sono principalmente riferiti ai combustibili venduti a prezzi agevolati, mentre l’energia elettrica è soltanto quella fatturata per uso agricolo. Stime Enea, Cnel e Confagricoltura, riportano come i consumi di combustibili agevolati siano circa la metà del totale e quelli di energia elettrica per uso agricolo appena 1/10 del complesso delle aziende agricole se consideriamo che i consumi di elettricità delle aziende agricole vede spesso computati i propri consumi elettrici sotto la voce “usi civili”. Il Gse riporta complessivamente, per il settore agricoltura, un consumo di energia elettrica di 5,7 Twh per il 2008, pari all’1,8% del bilancio elettrico nazionale 2008 (Gse, 2009). Produzione di energia da biomasse vegetali - Nel bilancio energetico dell’Unione Europea, il contributo attuale delle biomasse ha una quota del 4% mentre l’obiettivo al 2010 è dell’8%. Per l’Italia, le biomasse partecipano con un contributo di 5,2 Mtep alla produzione di energia primaria, con una copertura sui consumi totali di energia del 2,7%. In particolare, 4,0 Mtep riguardano la produzione di energia termica, 1 Mtep viene utilizzato per la produzione di energia elettrica e soltanto 200.000 tep per la produzione di biocarburanti (dati Enea, Enel, Coldiretti 2009). Sulla base di recenti studi di fattibilità (Enea, Coldiretti), le potenzialità dell’Agricoltura (se consideriamo le diverse filiere agricole) nella produzione di energia corrispondono a circa 11 Mtep che potrebbero coprire una quota tra 6,0-6,5% del fabbisogno energetico nazionale (previsto in 184 Mtep al 2010). L’obiettivo europeo finale di produzione di biocarburanti liquidi è previsto in 18 Mtep. Progetti e iniziative Enea - Progetto Greenery: l’Enea-utee ha avviato una sperimentazione finalizzata alla realizzazione di coperture a verde mediante la coltivazione in verticale (per le pareti) e in orizzontale (pianterreni, terrazzi e balconi) di essenze vegetali. Studi recenti mostrano che si possono ottenere risparmi di energia tra 0,2-17 kWh/m2.anno per il riscaldamento degli edifici nei periodi freddi (si ottengono riduzioni fino al 5% della spesa di energia per i sistemi di riscaldamento degli edifici nei periodi freddi) e 9,0-48 kWh/m2.anno in termini di riduzione di energia per il raffreddamento degli edifici (si ottengono riduzioni fino al 20% della spesa di energia per il raffrescamento degli edifici nei periodi caldi (Studio Enea in progress). Il servizio Agricoltura dell’Utee ha preso in considerazione l’edificio prototipo di “casa energeticamente sostenibile” per avviare una ricerca mirata alla definizione dei parametri biologici ed energetici per lo sviluppo di sistemi vegetali installati a parete e sui terrazzi dell’edificio al fine del risparmio e dell’efficienza energetica. Sistemi Serra A Basso Consumo Energetico: prevede la realizzazione di serre per produzioni vegetali sostenibili che favoriscono l’impiego di energie rinnovabili per la climatizzazione termo-udometrica. Per il solo riscaldamento delle serre in Italia, se assumiamo un valore medio di 5-7 kgep/m2 per anno e una superficie di riferimento di serre permanenti non inferiore a 6.000 ettari, stimiamo un consumo medio di energia tra 300.000 e 500.000 Tep/annoe una spesa elettrica di almeno 10.000 Tep/anno. A questi occorre aggiungere circa 2,5-3 Tep/anno di energia sotto forma di fertilizzanti, fitofarmaci e materie plastiche (per la produzione del polietilene sono richiesti 92-111 Mj/kg, per il polivinilcloruro 85-107 Mj/kg, per il polistirolo 118-160 Mj/kg, per il poliestere 170-222 Mj/kg). Se consideriamo che il consumo di 1Tep di gasolio genera 3,1 tCo2 (dati Enea), la climatizzazione termica nell’agricoltura protetta in Italia, prevalentemente effettuata con derivati del petrolio, emette in media in atmosfera non meno di 1.300.000 tCo2/anno. L’enea-utee per il Patto Dei Sindaci: iniziativa Europea per il conseguimento degli Obiettivi 20-20-20. Promuove Piani di Azione per l’Efficienza e la sostenibilità Energetica e ambientale attraverso il ruolo prioritario degli Enti Locali. L’enea ha definito a questo proposito un protocollo d’Intesa con il Gal (Gruppi Azione Locale) denominato “Terre Normanne” e un Accordo di Collaborazione con il Consorzio Metropoliest. Tali azioni si caratterizzano oltre che per il coinvolgimento di ricercatori e esperti dell’Enea e di numerosi attori territoriali anche per la possibilità di sviluppare forme innovative di promozione dell’Efficienza Energetica e delle Rinnovabili.  
   
   
CAMBIO AI VERTICI DI ASSICA: FRANCO FINATO È IL NUOVO DIRETTORE GENERALE DAVIDE CALDERONE, NUOVO VICE DIRETTORE, RESPONSABILE DELLA SEDE DI ROMA E DELL’INTERPROFESSIONALE  
 
Milanofiori - Cambio della guardia alla direzione di Assica (Associazione Industriali delle Carni aderente a Confindustria). Dopo oltre vent´anni Gianni Gorreri lascia l´incarico di Direttore Generale e gli subentra Franco Finato. Originario di Bolzano, Franco Finato, 48 anni, raccoglie una eredità importante: “Ringrazio Assica per la fiducia che mi è stata data” – ha commentato il nuovo Direttore. “Accolgo con entusiasmo e senso di responsabilità questa importante sfida – ha proseguito Finato - certo di contare sul sostegno di qualificati collaboratori e di poter valorizzare la positiva eredità che ha saputo costruire chi mi ha preceduto”. Tra le sue priorità: aggiornare la strategia di sviluppo del settore suinicolo, creare nuovo valore all’interno della filiera, essere sempre più al servizio degli Associati. Franco Finato si è laureato in Economia e Commercio all’Università Cattolica di Milano. La sua carriera è maturata nel settore privato e pubblico. Dal 1987 al 2000, lavora presso l’Unione Commercio Turismo e servizi Alto Adige Confcommercio diventandone Vicedirettore Generale; dal 2000 al 2005 è Vicedirettore Generale e Direttore Ripartizione Alloggi e Inquilinato presso l’Ipes (Istituto per l’edilizia sociale per la Provincia di Bolzano). Dal 2005 Finato è in Regione Lombardia in qualità di Direttore Generale Casa ed Opere pubbliche e nel 2008 diventa Direttore Generale Commercio Fiere e Mercati. Infine nel 2009 è Direttore Generale della Provincia di Cremona. Il nuovo Direttore, sarà supportato in questa nuova avventura, oltre che da tutta la squadra di Assica, anche dal nuovo Vicedirettore Davide Calderone. Veterinario, 42 anni, Calderone proviene dal Consorzio Prosciutto di Parma, dove, entrato nel 2000, ha ricoperto in dieci anni diversi incarichi fino a diventare, nel 2009, Vicedirettore del Consorzio. In Assica Calderone avrà la responsabilità dell’ufficio di Roma e delle tematiche relative all’Interprofessionale (rapporti di filiera).  
   
   
AGRICOLTURA,APPROVATO IN LOMBARDIA PIANO 2010 PER RICERCA AL VIA I PRIMI 14 PROGETTI FINANZIATI CON TRE MILIONI DI EURO SPERIMENTAZIONE GARANZIA QUALITA´ PER ALIMENTARE  
 
Milano - Quattordici nuovi progetti di ricerca e sperimentazione, i primi di una graduatoria di 50 complessivamente finanziabili, per un valore complessivo di 2.998.094 euro. E´ quanto prevede il Piano per la ricerca e lo sviluppo 2010 nel settore agricolo, approvato dalla Giunta regionale su proposta dell´assessore all´Agricoltura Giulio De Capitani. Si tratta della prima annualità del Programma triennale di ricerca 2010-2012, approvato lo scorso 8 febbraio e nel quale sono definiti gli investimenti complessivi da destinare alla ricerca nel primo settore, la compartecipazione della Regione Lombardia e gli obiettivi che i singoli progetti di ricerca dovranno realizzare. "La ricerca - commenta De Capitani - è un momento di crescita del sapere e come tale ha un valore assoluto. Applicata all´agricoltura, realizza inoltre obiettivi specifici, laddove risponde alla domanda di innovazione di processo e di prodotto che ci proviene dal mondo agricolo lombardo e dalle sue filiere, ma anche si fa interprete della crescente e diffusa richiesta dei cittadini di maggiore garanzia di qualità e di sicurezza alimentare". I progetti sono stati selezionati tra le 52 proposte presentate alla Direzione Generale Agricoltura in risposta al Bando 2010 e valutati coerenti rispetto agli obiettivi strategici della Giunta, definiti dal Programma regionale di ricerca 2010-2012. La graduatoria resterà valida per un periodo di 12 mesi, per poter finanziare, in caso di reperimento di ulteriori risorse, i progetti ai quali non è possibile al momento destinare fondi. "Il Bando 2010 è stato suddiviso in due fasi - spiega l´assessore -. Nella prima abbiamo raccolto 245 manifestazioni di interesse, tra le quali sono stati poi individuati i 50 progetti più coerenti con gli obiettivi della Direzione Generale. Con questa delibera diamo ufficialmente l´avvio ai primi 14, ma tutti i progetti in graduatoria sono per noi altrettanto meritori di attenzione. Per questo il provvedimento ´congela´ la sua validità per un periodo di dodici mesi, nei quali lavoreremo per reperire dove possibile nuove risorse da destinare alla ricerca". I 14 progetti approvati sono suddivisi nei seguenti nove comparti, per una spesa complessiva a carico di Regione Lombardia di 2.998.094,53 euro (su un valore totale dei progetti di 5.268.477,26 euro): Numero Progetti - Comparto - Valore del progetto - Contributo - 3, zootecnico e foraggicoltura, 1.340.729 euro (750.153 euro) 2, produzioni di origine animale, 516.435 euro (285.178 euro) 1, orticolo, 252.024 euro (150.876 euro) 2, grandi colture erbacee, 929.679 euro (485.109 euro) 1, viticolo ed enologico, 352.648 euro (207.198 euro) 1, florovivaistico e colture officinali, 457.970 euro (267.414 euro). 1, foresta legno, 413.640 euro (258.524 euro) 2, territorio e ambiente, 710.066 euro (449.593 euro) 1, analisi socio-economiche, 295.284 euro (144.046 euro). "L´impegno economico di Regione Lombardia è di circa 3 milioni di euro, pari al 56% del valore totale dei 14 progetti. La compartecipazione finanziaria degli enti proponenti - conclude De Capitani - è stata una variabile tenuta in considerazione nella fase di valutazione. La disponibilità delle imprese e dei centri di ricerca ad investire, anche economicamente, dimostra la piena convinzione e il reale interesse verso il tema oggetto delle propria ricerca". Ecco il dettaglio dei 14 progetti, suddivisi per comparto, ente proponente e titolo del progetto: Zootecnico E Foraggicoltura - Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Scienze delle Produzioni Alimentari - Sezione di Milano (Cnr-ispra): "individuazione di modelli di aziende zootecniche per produzioni di eccellenza di latte e derivati". - Consorzio di Ricerca e Sperimentazione per gli Allevatori (C.r.s.a.): "applicazione di sistemi molecolari innovativi per il controllo in campo delle mastiti bovine". - Azienda Agricola Marco Legramanti: "standardizzazione e valorizzazione del Pollo Brianzolo, una produzione lombarda di qualità". Produzioni Di Origine Animale - Associazione Regionale Allevatori della Lombardia (Aral): "allevamento del suino medio pesante per la produzione di materia prima nazionale destinata al consumo fresco ed all´industria di trasformazione". - Università degli Studi di Milano - Centro di studi applicati per la gestione sostenibile e la difesa della montagna (Gesdimont): "valorizzazione tecnologica dei microrganismi autoctoni del formaggio Silter". Orticolo - Associazione di Organizzazioni di Produttori Unolombardia S.a.c.p.a. (Aop-unolombardia): "Agridistribuzione Organizzata, un nuovo modello di relazione tra imprese agricole e moderna distribuzione". Grandi Colture Erbacee - Cra - Unità di Ricerca di maiscoltura (Mac-bg - U09): "sviluppo delle filiere di produzione a valore aggiunto nel comparto del mais alimentare attraverso la costituzione di nuove varietà con superiori caratteristiche qualitative". - Agricola 2000 Soc. Coop. P. A.: "ottimizzazione della coltura di mais nella pianura Padana". Viticolo Ed Enologico - Università degli Studi di Milano - Dipartimento di Produzione Vegetale - Sezione di Patologia Vegetale (Diprove): "indagini territoriali sulla resistenza ai più comuni fungicidi utilizzati su vite e melo". Florovivaistico E Colture Officinali - Fondazione Centro Lombardo per l´Incremento della Floro Orto Frutticoltura - Scuola di Minoprio (Fondazione Minoprio): "metodologie produttive e gestionali per migliorare la qualità del verde ornamentale". Foresta - Legno - Cra - Unità di Ricerca per le produzioni legnose fuori foresta (Plf - U23): "qualità e sostenibilità ambientale della pioppicoltura in filiere legno - energia". Territorio E Ambiente - Libera Associazione Agricoltori Cremonesi: "esperienza pilota per il riequilibrio dei carichi di azoto zootecnico in provincia di Cremona". - Fondazione Lombardia per l´Ambiente (Fla): "analisi e governo dell´agricoltura periurbana". Analisi Socio-economiche - Università degli Studi di Milano - Dipartimento di Produzione Vegetale - Sezione Chimica (Diprove): "analisi economica ed economico - ambientale della produzione di biogas. Implicazioni per le filiere agroalimentari e le politiche regionali".  
   
   
AGRICOLTURA. DAI PRODUTTORI REGIONALI DELL’ EMILIA ROMAGNA 5.700 TONNELLATE DI PRODOTTO PER GLI INDIGENTI NEL 2010.  
 
 Bologna - Le Organizzazioni dei produttori ortofrutticoli dell’Emilia-romagna hanno destinato nel periodo gennaio-novembre 2010 circa 5.700 tonnellate di prodotto alla distribuzione gratuita per le persone indigenti attraverso gli enti benefici accreditati sotto il controllo della Regione e degli enti di vigilanza. “E’ una esperienza che per volumi di prodotto e tipologie ortofrutticole non ha eguali in Italia”, ha commentato l’assessore regionale all’Agricoltura Tiberio Rabboni. “Dobbiamo essere grati al Banco Alimentare e alla Caritas Diocesana che, attraverso le loro vaste reti solidali, offrono a tante persone in difficoltà la possibilità di consumare frutta e verdure di ottima qualità. Nello stesso tempo - ha sottolineato l’assessore -dobbiamo essere grati ai produttori ortofrutticoli che, decidendo di operare commercialmente in modo organizzato, hanno reso concretamente possibile questa opportunità”. In particolare si è tratto di 22 prodotti ortofrutticoli - tra cui cipolle, melanzane, zucchine, kiwi, mele, pere, pesche, nettarine e susine - che, con caratteristiche qualitative adatte alla commercializzazione, sono state ritirate nel corso dell’anno dal mercato per eccedenza di offerta. Il ritiro di prodotto dal mercato per destinarlo alle persone indigenti è possibile solo per le imprese associate in Organizzazioni di produttori. “In Italia gli ortofrutticoltori organizzati sono purtroppo meno del 30%”, ha aggiunto Rabboni. “In Emilia-romagna, invece, rappresentano più del 50% e qui, inoltre, hanno sede grandi organizzazioni di prodotto con filiali in tutta Italia che commercializzano tutta la gamma dei prodotti compresi quelli tipici del Mezzogiorno. Dunque dove c’è organizzazione c’è sicuramente più valore per i produttori e c’è anche uno spazio prezioso per la solidarietà verso chi è più in difficoltà. Anche per questo chiediamo alla nuova Politica agricola europea post 2013 di sostenere con più impegno l’agricoltura che si organizza e di rafforzare, o quanto meno confermare, queste opportunità di ritiro dal mercato delle produzioni eccedenti a favore dei consumatori indigenti”. I ritiri per quantitativi massimi predeterminati sono indennizzati alle Organizzazioni dei produttori dall’Unione europea nell’ambito dell’organizzazione comune di mercato (Ocm) del settore. L’assessorato all’Agricoltura della Regione, da parte sua, interviene per assicurare a tutte le parti interessate l’accesso a questa opportunità, le corrette relazioni tra chi offre e chi utilizza e il rispetto delle finalità benefiche dell’intervento. Infine, la distribuzione a che ha bisogno (molte migliaia di persone anche in Emilia-romagna) avviene attraverso le reti della solidarietà afferenti al “Banco Alimentare” e alla “Caritas Diocesana”.  
   
   
AGRICOLTURA IN LOMBARDIA: CONVENZIONE CON CENTRI ASSISTENZA  
 
Milano - Su proposta del presidente Roberto Formigoni e dell´assessore all´Agricoltura Giulio De Capitani la Giunta regionale ha approvato lo schema di convenzione tra l´Organismo pagatore regionale e i Centri di assistenza agricola (Caa). Complessivamente, per la convenzione che coprirà l´intero 2011, Regione Lombardia ha stanziato 5 milioni di euro. "I Centri di assistenza agricola riconosciuti dalla Regione Lombardia - hanno spiegato Formigoni e De Capitani - hanno un ruolo importante sul territorio per la loro capillare presenza e la vicinanza al mondo imprenditoriale". "Proprio grazie ai Centri di assistenza agricola - hanno aggiunto il presidente e l´assessore - sono possibili attività di supporto agli agricoltori nelle richieste di aiuti e agevolazioni". Tra le attività delegate ai Caa rientrano l´accettazione e la verifica formale dei documenti senza alcun onere finanziario a carico dei produttori. "La convenzione - hanno concluso Formigoni e De Capitani - è una risposta concreta alla richiesta di maggior semplificazione che ci proviene dal settore primario. La loro capillare presenza sul territorio consente di portare i servizi regionali al cittadino e di aiutare i nostri agricoltori a gestire gli aspetti burocratici collegati all´accesso ai fondi comunitari".  
   
   
LE INVASIONI BIOLOGICHE SCONVOLGERANNO LE GENERAZIONI FUTURE  
 
Che cosa favorisce le invasioni biologiche? Una nuova ricerca finanziata dall´Ue mostra che anche se la globalizzazione e la crescita economica alimentano queste invasioni, sono le specie alloctone (non-indigene) arrivate da tempo a causare problemi, e non quelle appena arrivate. C´è quindi un collegamento più forte tra gli schemi della ricchezza di specie alloctone già insediate e i livelli storici, non attuali, dei fattori socioeconomici. Lo studio, presentato nella rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas), ha scoperto che le conseguenze degli attuali alti livelli di attività socioeconomica sull´entità delle invasioni biologiche non verranno comprese adesso, ma solo in futuro. La ricerca fa parte del progetto Daisie ("Delivering alien invasive species inventories for Europe"), che è supportato nell´ambito dell´area tematica "Sviluppo sostenibile, cambiamento globale ed ecosistemi" del Sesto programma quadro (6° Pq) dell´Ue con 2,4 milioni di euro. Esso ha ricevuto anche un sostegno dal progetto Ecochange ("Challenges in assessing and forecasting biodiversity and ecosystem changes in Europe"), che ha ottenuto 7 milioni di euro nell´ambito del 6° Pq. Precedenti studi avevano mostrato che le attività economiche umane influenzano in modo significativo il livello delle invasioni biologiche. Ecco perché si è tanto discusso per determinare dei modi per limitare queste introduzioni, includendo anche delle norme sul commercio. Tuttavia, i ritardi tra l´introduzione iniziale di una specie in un nuovo territorio e il suo insediamento e diffusione indicano che le invasioni derivanti dall´attuale comportamento economico potrebbero impiegare più tempo del previsto, generando, secondo gli esperti, un "debito di invasione". Dati gli scopi di questo studio, il team di ricerca composto da 16 persone ha scelto tre previsori dell´attività socioeconomica legata alle invasioni, cioè Pil (prodotto interno lordo) pro capite, densità della popolazione umana e percentuale delle esportazioni nel Pil. Le invasioni biologiche sono state esaminate sulla base di dati approfonditi riguardanti specie alloctone provenienti da 10 gruppi tassonomici e 28 paesi europei, evidenziando degli schemi delle specie non-indigene insediate. Secondo gli esperti, si possono usare i dati socioeconomici a partire dal 1900, piuttosto che dal 2000, per spiegare l´attuale ricchezza di specie alloctone. I ricercatori suggeriscono che l´intensità del segnale storico varia tra i diversi gruppi tassonomici, con quelli che possiedono buone capacità di diffusione, come gli insetti e gli uccelli, che sono più fortemente legati ai recenti livelli dei fattori socioeconomici. Ma le loro scoperte indicano una significativa eredità storica per la maggior parte delle specie sotto esame. "La vasta copertura tassonomica e geografica indica che un simile "debito di invasione" è un fenomeno molto diffuso," ha spiegato Franz Essl dell´Agenzia per l´ambiente austriaca, il principale autore dello studio. Da parte sua, Stefan Dullinger dall´Università di Vienna, dice: "Questa inerzia è preoccupante poiché implica che gli attuali maggiori livelli di attività socioeconomica probabilmente porteranno a livelli di invasione in continua crescita durante i prossimi decenni, persino se si riuscissero a ridurre le nuove introduzioni." Nella loro ricerca, gli scienziati scrivono: "I nostri dati dimostrano che le eredità socioeconomiche sulla ricchezza di specie alloctone sono importanti per un´ampia serie di gruppi tassonomici e si potrebbero estendere per almeno un secolo anche nel passato." "Questa inerzia implica che le conseguenze delle attuali attività socioeconomiche sulla portata delle invasioni biologiche verranno comprese completamente soltanto tra vari decenni nel futuro." Questa scoperta non dovrebbe scoraggiare le iniziative europee e globali in corso volte a fronteggiare le invasioni. "Nel lungo periodo, un´identificazione più precisa e un migliore controllo dei percorsi di introduzione ad alto rischio e specifici per unità tassonomica, oltre a una generale riduzione della pressione del propagulo, saranno sicuramente fondamentali per gestire i problemi derivanti dalle invasioni biologiche. Tuttavia, i nostri risultati evidenziano che persino se si riuscissero a ridurre ulteriori introduzioni involontarie mediante queste iniziative in corso, gli impatti a medio termine delle specie alloctone sulla biodiversità e sull´economia potrebbero essere persino più gravi di quanto attualmente previsto." Scienziati provenienti da Austria, Repubblica ceca, Francia, Germania, Italia, Nuova Zelanda, Spagna e Svizzera hanno offerto un grande contribuito allo studio. Per maggiori informazioni, visitare: Università di Vienna: http://www.Univie.ac.at/?l=2  Pnas: http://www.Pnas.org/  Daisie: http://www.Europe-aliens.org/    
   
   
DISTRETTI AGRICOLI, DUE I NUOVI ACCREDITAMENTI IN LOMBARDIA  
 
Milano - La Giunta regionale ha approvato, su proposta dell´assessore all´Agricoltura Giulio De Capitani, l´accreditamento del Distretto Florovivaistico Alto Lombardo e del Distretto di Filiera della Carne bovina. La delibera di adozione dell´elenco dei Distretti agricoli accreditati integra quella dello scorso 13 ottobre, relativa ai primi 8 Distretti. Complessivamente sono quindi 10 i Distretti agricoli lombardi, suddivisi nelle seguenti tipologie: 6 di Filiera (Ortofrutticolo lombardo, del Latte, del Vivaismo "Plantaregina", Agroenergetico, Florovivaistico Alto Lombardo e della Carne bovina), 2 rurali (Agricolo Milanese e Franciacorta-sebino-valtrompia) e 2 per l´agroalimentare di qualità ("Po di Lombardia" e "Valtellina"). "Si è concluso positivamente - ha dichiarato l´assessore - l´iter istruttorio anche per due domande rimaste in sospeso e per le quali il nucleo di valutazione aveva richiesto documenti integrativi". "In seguito all´approfondimento - ha precisato De Capitani - le domande del Distretto Florovivaistico di Como e Lecco, presentata dal Consorzio Florovivaisti Lombardi, e del Distretto di Filiera della carne bovina, presentata dalla Società Cooperativa Agricola Unipeg, sono state valutate idonee e i due neo Distretti agricoli vanno così ad aggiungersi agli 8 accreditati a ottobre". "I Distretti agricoli - ha concluso l´assessore - sono espressione della vocazione produttiva del territorio, in questo caso la tradizione flovivaista delle province di Como e Lecco e la naturale e radicata inclinazione alla zootecnica della provincia di Mantova. Regione Lombardia conferma il proprio impegno a favore di forme di aggregazione tra imprese private come possibilità reali per rendere più efficiente il processo produttivo, riducendone i costi e aumentando l´operosità e la competitività delle nostre aziende".  
   
   
AIUTI AD AZIENDE SARDE OVI-CAPRINE, CONCLUSA L´ISTRUTTORIA: PUBBLICATA LA GRADUATORIA  
 
Cagliari, - La task force istituita da Regione e dalle agenzie Laore e Argea ha concluso il 30 Dicembre 2010 la fase istruttoria delle domande pervenute per il bando dell’articolo 1 della legge regionale 15/2010. Domani, 31 dicembre, sarà pubblicata sul sito della Regione e sul portale Sardegna Agricoltura la graduatoria dei beneficiari, destinatari dei primi 16 milioni di euro (annualità 2010) di aiuti alle aziende ovi-caprine della Sardegna. Il sostegno finanziario della Regione sarà erogato in cambio della manifestazione di interesse degli operatori ad aggregarsi e ad aderire al sistema di pagamento del latte a qualità. Soddisfazione per il lavoro a tempo di record è stata espressa dal presidente della Regione, Ugo Cappellacci, e dall’assessore dell’Agricoltura, Andrea Prato: “Gli impegni sono stati mantenuti, i dati finali confermano ancora una volta la fortissima adesione delle aziende ovi-caprine e premiano l’intervento voluto dalla Giunta e approvato dal Consiglio a novembre. Questo è solo il primo passaggio dell’attuazione della legge 15. Già dai primi giorni di gennaio lavoreremo con la stessa intensità per attuare i provvedimenti a favore degli altri comparti della nostra agricoltura”. Plauso a Laore e Argea per la velocità di elaborazione e caricamento di più di 10mila domande in pochissimo tempo, grazie anche ai dati contenuti nel Siar, e al supporto di Sardegna.it. Le imprese che hanno fatto domanda sul bando dell’articolo 1 sono state 10.547: di queste, 8.281 possedevano i requisiti. Il fabbisogno ammonta a poco meno di 18 milioni di euro (17,9). Come previsto dal protocollo d’intesa tra Regione e alcune associazioni di categoria, si provvederà a integrare le risorse mancanti. Le pratiche non ammesse sono invece 2.266: alcune di queste presentano degli errori formali, altre invece carenze più gravi come la mancata iscrizione a Inps e Camera di Commercio. Si discuterà inoltre se attuare una procedura che possa consentire una regolarizzazione di chi ha commesso solo un errore formale nella compilazione della domanda, facendo comunque afferire le pratiche regolarizzate a una graduatoria suppletiva, in modo da tutelare coloro che hanno seguito con correttezza le procedure. La liquidazione dell’aiuto sarà disposta da Argea a seguito del trasferimento delle risorse da parte dell’assessorato dell’Agricoltura. Per il pagamento delle annualità successive, sulla base di apposite direttive emanate dalla Giunta regionale che stabiliscono anche i livelli dell’aiuto, Argea emanerà specifici avvisi recanti le modalità operative per la presentazione delle richieste di liquidazione a conclusione dell’attività di pagamento degli aiuti dell’annualità 2010. Gli aiuti saranno pagati esclusivamente mediante bonifico su conto corrente bancario o postale intestato o cointestato al beneficiario.  
   
   
BARBABIETOLA DA ZUCCHERO, 1,5 MILIONI DI EURO A SOSTEGNO DEI PRODUTTORI CHE ADOTTERANNO TECNICHE DI PRODUZIONE "VERDI".  
 
 Bologna - Ammontano a 1,5 milioni di euro le risorse in arrivo nel 2011 per il mantenimento della produzione bieticola sul territorio regionale. E’ quanto prevede un articolo della legge “finanziaria” regionale approvato ieri in Assemblea Legislativa. Le risorse stanziate sono destinate in particolare alle aziende agricole che adotteranno di tecniche di coltivazione e produzione che prevedano specifiche misure “agro-ambientali” e verranno erogate attraverso un bando che sarà emanato dalla Giunta regionale a febbraio. “L’impegno della Regione Emilia Romagna – ha sottolineato l’assessore regionale all’agricoltura Tiberio Rabboni - testimonia il notevole sforzo che viene fatto per mantenere una coltivazione che, dopo essere stata fortemente penalizzata dalla scellerata riforma comunitaria del settore, sta per affrontare un’annata particolarmente critica”. Nel 2011 infatti da un lato verranno a mancare gli aiuti previsti dalla riforma nel periodo transitorio, dall’altro non sarà pienamente a regime il sostegno previsto per il miglioramento della qualità, in quanto solo dal 2012 in poi verrà stanziato l’intero plafond di 19,7 milioni di euro, con un incremento rispetto al 2011 di circa 5 milioni a livello nazionale.” “Questo stanziamento – ha aggiunto Rabboni - concorre alla competitività dell’anello più debole della filiera, quello agricolo, che, nonostante i grandi progressi fatti dall’avvio della riforma nel 2006, potrebbe quest’anno non essere in grado di garantire il pieno approvvigionamento delle fabbriche, minando la sostenibilità dell’intero comparto e vanificando tutti gli sforzi finanziari, organizzativi e professionali che il comparto ha fatto negli ultimi anni per aumentare la competitività”. “Mantenere in attività il comparto bieticolo-saccarifero – ha concluso Rabboni - è un obiettivo assolutamente prioritario per la Regione e dovrebbe esserlo anche per il nostro Governo. La sua scomparsa infatti non solo avrebbe pesanti costi sociali, ma danneggerebbe gravemente l’industria agroalimentare nazionale, rendendola completamente dipendente, per un prodotto strategico quale lo zucchero, dalle politiche commerciali dei produttori stranieri, anche extraeuropei  
   
   
PESCA: FEP; FEDERCOOPESCA, EVITATO DISIMPEGNO FONDI GRAZIE AD AMMINISTRAZIONE  
 
“Grazie al lavoro dell’Amministrazione italiana verrà evitato il pericolo del disimpegno automatico delle risorse del Fondo europeo della pesca”. Lo afferma Massimo Coccia, presidente Federcoopesca-confcooperative che sottolinea “come il traguardo dei 56 mln di euro, che l’Italia doveva spendere e certificare entro il 31 dicembre 2010, sia praticamente ad un passo dall’essere raggiunto”. In queste ore si stanno ultimando le procedure di certificazione ma, sottolinea l’associazione, ci sono tutte le premesse affinché i fondi comunitari destinati al settore, non debbano rientrare a Bruxelles, perché non utilizzati. L’italia, quindi, non soccomberà alla cosiddetta regola dell’ N+2, ovvero la soppressione degli stanziamenti comunitari non coperti da pagamento intermedio a due anni dall’iscrizione a bilancio. “In un momento come questo - prosegue Coccia- è indispensabile ottimizzare al meglio quello che si ha a disposizione. Va dato atto all’Amministrazione di aver spinto il piede sull’acceleratore per raggiungere l’obiettivo, nonostante i numerosi detrattori che da più parti annunciavano un bilancio catastrofico”.  
   
   
L´AGRIS SELEZIONA UN COLLABORATORE PER ATTIVITÀ AMMINISTRATIVE  
 
Cagliari - L´agenzia regionale per la ricerca in agricoltura ha pubblicato una selezione per titoli e colloquio finalizzata alla stipula di un contratto di collaborazione coordinata e continuativa della durata di dodici mesi per lo svolgimento delle seguenti attività: interfaccia con il Servizio Affari generali e del personale del Dipartimento degli Affari generali e della contabilità finalizzato allo svolgimento di tutti gli adempimenti mensili del programma di rilevazione presenze ed elaborazione buste paga dei dipendenti; supporto in tutte le attività legate alle esigenze funzionali e contabili del settore amministrativo con particolare riferimento agli aspetti informatici; predisposizione formale di atti amministrativi ordinari. Le attività saranno svolte presso il Dipartimento di ricerca per l´incremento ippico, sede centrale Piazza Borgia n. 4, Ozieri. I diplomati di scuola secondaria di secondo grado potranno presentare le candidature entro le ore 13 di giovedì 13 gennaio a: Agris Sardegna – Servizio Affari generali e personale – Località Bonassai, S.s. 291, Km. 18,600 – 07100 Sassari.  
   
   
PESCA: ABRUZZO LEADER NEL PROGETTO INITIA CON 12,5 MLN DI RISORSE  
 
Pescara - "Conoscendo lo stile sempre misurato, e la grande esperienza del Presidente Melilla, mi spiace rilevare che sia male informato sul Programma di cooperazione transfrontaliera, denominato Ipa Adriatico". E´ quanto ha dichiarato l´assessore regionale alle Politiche Agricole e alla Pesca Mauro Febbo, in riferimento alle dichiarazioni rilasciate dal coordinatore regionale del Sel (Sinistra Ecologia e Libertà). "Non condivido le dichiarazioni rese da Melilla che appaiono prive di fondamento e lontane dalla realtà. I finanziamenti comunitari - precisa l´assessore Febbo - non sono prerogativa esclusiva del Presidente della Giunta Chiodi e Melilla dovrebbe saperlo perfettamente. Spetta anzi proprio ai vari assessorati la competenza in materia di progettazione e iniziativa. E´ necessario quindi fare alcuni importanti chiarimenti anche in relazione al lavoro svolto dai miei uffici. Il Presidente Melilla è sicuramente a conoscenza dell´approvazione del progetto "Zone" a sostegno della zootecnia nelle aree rurali, e che prevede uno stanziamento complessivo di 1 milione e 800 mila euro. A questo programma, destinato all´intero territorio regionale, prendono parte anche i centri di ricerca abruzzesi. Inoltre - conclude l´assessore Mauro Febbo - è in itinere il progetto denominato "Initia", a sostegno della competitività del settore ittico in tutti i Paesi che si affacciano sul mare Adriatico, che vede la nostra regione partecipare, come capofila, con altri venti partner nazionali ed internazionali. Questa iniziativa comunitaria prevede uno stanziamento pari a 12,5 milioni di euro e anche in questo caso c´è il coinvolgimento di tutto il territorio abruzzese".  
   
   
DONNE CIA. AGRICOLTURA LUCANA "ROSA" E GIOVANE  
 
L´agricoltura in Basilicata si scopre più "rosa che nel resto del Paese. Sono i dati che emergono dall’Atlante delle donne impegnate in agricoltura, diffuso dall’Associazione Donne in Campo della Cia-confederazione Italiana Agricoltori e realizzato in collaborazione con la Rete Rurale Nazionale. In particolare, si legge nella ricerca, l’incidenza dei conduttori donne di aziende agricole in Basilicata è pari al 33,3%, valore al di sopra della media nazionale (30,1%) e di quello delle “regioni convergenza” considerate nel complesso (32,5%); la presenza delle imprenditrici agricole sul totale, tra il 2000 e il 2007, si è ridotta di 1,7 punti percentuali. In termini assoluti le conduttrici donne sono quasi completamente concentrate nelle aree rurali con problemi complessivi di sviluppo. Sempre in Basilicata, le giovani donne imprenditrici hanno pesato, rispetto al totale dei giovani conduttori, per una quota più alta rispetto a quella nazionale (32,1 contro il 26,7% del totale Italia). Nella regione l’incidenza delle giovani donne conduttori di imprese agricole sul loro totale è pari al 2,4%, valore superiore a quello della media nazionale (1,6%) e a quello delle “regioni convergenza” considerate nel complesso (1,5%); la presenza dei giovani donne conduttori, tra il 2000 e il 2007, è diminuita di 1,4 punti percentuali. In termini assoluti i giovani conduttori donne sono più numerosi nelle aree rurali con problemi complessivi di sviluppo, mentre in termini relativi sono le aree rurali con agricoltura intensiva specializzata quelle in cui l’incidenza delle giovani conduttrici sul totale è maggiore (2,7% contro il 2,4%). Ancora, l’incidenza delle giovani salariate agricole sul totale della manodopera utilizzata è pari al 13,9%, valore superiore a quello della media nazionale (7,2%) ed a quello delle “regioni Convergenza” considerate nel loro complesso (10,5%); la presenza delle giovani salariate sul totale, tra il 2000 e il 2007, è aumentata di 7,3 punti percentuali. Quanto all’incidenza dei capi azienda donne con diploma o laurea è pari al 5,2%, valore all’incirca uguale a quello della media nazionale (5,4%) ed a quello delle “regioni convergenza” considerate nel loro complesso (5,6%); la presenza di conduttori donne con titolo di studio elevato sul totale dei conduttori, tra il 2000 e il 2007, è diminuita anche se di poco (+0,3 punti percentuali). In termini assoluti le donne capi azienda con titolo di studio elevato sono più numerose nelle aree rurali con problemi complessivi di sviluppo, mentre in termini relativi sono le aree rurali con agricoltura intensiva specializzata a far registrare la quota più elevata di conduttrici con diploma o laurea sul totale dei capi azienda (7,0%). “In attesa dei risultati aggiornati che verranno dal sesto censimento nazionale sull’agricoltura, da dicembre in fase di svolgimento anche in Basilicata, l’Atlante - spiega Rosanna Bollettino Presidente Donne in Campo – intende supportare le Amministrazioni responsabili dei Piani di Sviluppo Rurale per la programmazione 2007-2013 e quanti impegnati a sviluppare, monitorare e valutare politiche sul territorio indirizzate a favorire le pari opportunità nell’ambito dello sviluppo rurale in Italia, anche in vista dell’importante impegno di programmazione di interventi più efficaci ed efficienti che valorizzino l’impegno delle donne in agricoltura per il post 2013”.  
   
   
AGRICOLTURA IN LOMBARDIA 8 MILIONI PER PROGRAMMA NITRATI  
 
 Milano - "Chiudiamo l´anno liquidando alle province lombarde 8 milioni di euro. Un contributo che andrà a beneficio dei 34 soggetti risultati idonei al finanziamento nell´ambito del Programma straordinario nitrati". Lo annuncia l´assessore all´Agricoltura, Giulio De Capitani, riferendosi al bando regionale che attua la D.g.r. N. 10890 del 23 dicembre 2009 "Programma straordinario di interventi per l´attuazione della direttiva Nitrati"."altri 7 milioni di euro, già impegnati nel bilancio regionale - aggiunge l´assessore - saranno liquidati alle province nel 2011 e, qualora dovessero rendersi disponibili altre risorse, non escludiamo di poter finanziare le domande istruite positivamente ma al momento sospese per mancanza di fondi". Gli interventi previsti dal Programma riguardano: l´attivazione di tecniche gestionali in grado di limitare e contenere il carico di azoto e le emissioni climalteranti prodotti dagli effluenti zootecnici; la gestione efficiente degli effluenti di allevamento e il loro utilizzo a fini agronomici; la diffusione omogenea e funzionale degli impianti sul territorio per una filiera agro energetica più sostenibile. "Questo provvedimento - conclude De Capitani - aiuta concretamente le aziende agricole a conseguire una migliore sostenibilità ambientale, così come impone la Direttiva nitrati. Regione Lombardia ha dato ascolto alle legittime preoccupazioni che il mondo agricolo lombardo ha sollevato sull´applicazione della direttiva. Pochi giorni fa siamo intervenuti nella sospensione sui divieti di spandimento. Oggi interveniamo con la concretezza di un impegno economico considerevole" Importo complessivo del contributo regionale liquidato per singola provincia: Bergamo 600.000,00 ; Brescia 1.100.000,00 ; Cremona 2.500.000,00 ; Lodi 650.000,00 ; Mantova 2.000.000,00 ? Milano 650.000,00 ; Pavia 500.000,00 ; Totali 8.000.000,00 .  
   
   
CORSO SULLA COLTIVAZIONE DELLE PIANTE OFFICINALI  
 
L’assessorato dell’agricoltura e risorse naturali informa che, in attesa dell’approvazione da parte del Consiglio regionale del disegno di legge Disciplina delle attività di coltivazione, raccolta, prima trasformazione, trasformazione e commercializzazione delle piante officinali, sono già state avviate le procedure per l’organizzazione del corso di formazione “Coltivare e trasformare le piante officinali”. Il disegno di legge, approvato nel mese di novembre dalla Giunta regionale, prevede infatti che «l’attività di prima trasformazione delle piante officinali può essere svolta da soggetti in possesso di idoneo titolo di studio previsto dalla normativa statale vigente oppure dai soggetti che abbiano frequentato, con esito positivo, il corso di formazione regionale di cui all’articolo 7 o apposito corso di formazione svolto in altre Regioni o in altri Stati membri dell’Unione europea, purché avente i contenuti minimi previsti per il corso regionale». I soggetti interessati a partecipare al corso devono presentare, entro lunedì 31 gennaio, apposita domanda di preadesione. I contenuti formativi e la modulistica sono disponibili all’indirizzo internet www.Regione.vda.it/agricoltura  e all’Ufficio formazione e aggiornamento professionale dell’Assessorato, in località Grande Charrière 66 a Saint-christophe (orario: martedì e giovedì dalle ore 9 alle ore 14). La domanda, completa di copia del documento di identità del richiedente, potrà essere presentata al predetto ufficio oppure inviata al numero di fax 0165 275204 o agli indirizzi e-mail s.Piotti@regione.vda.it  e p.Pagano@regione.vda.it  
   
   
CORSO PER OPERAIO FORESTALE SPECIALIZZATO FINANZIATO DAL FONDO SOCIALE EUROPEO  
 
Bolzano - Il Centro di formazione forestale, venatoria e ambientale Latemar e la Scuola professionale per l‘agricoltura e selvicoltura Fürstenburg organizzano un corso di formazione sul lavoro, in lingua tedesca, per “Operaio forestale specializzato”. Il corso verrà confinanziato dall‘Unione europea tramite il Fondo sociale europeo (Fse), dal Ministero del Lavoro e Politiche sociali e dalla Provincia autonoma. Iscrizioni entro il 28 febbraio 2011. Il corso di formazione della durata di 440 ore, approfondirà informazioni teoriche e conoscenze pratiche nelle seguenti materie: selvicultura, tecniche di utilizzazioni forestali e economia aziendale focalizzata per le imprese di settore. Il corso verrà strutturato per essere seguito parallelamente all‘attività professionale in tre moduli che si svolgeranno rispettivamente: dal 18 aprile al 13 maggio 2011, dal 4 luglio al 5 agosto 2011 e dal 5 al 23 marzo 2012. Il corso, in lingua tedesca, è rivolto ad operai forestali autonomi e/o dipendenti e dirigenti d‘azienda e collaboratori di aziende agricole e forestali. I contenuti riguardano nozioni di selvicoltura e patologia forestale meccanizzazione e utilizzazioni forestali: sistemi di lavoro, allestimento e assortimento del legname, dendrometria gestione del posto di lavoro: organizzazione del posto di lavoro, sicurezza sul lavoro, pronto soccorso economia aziendale: gestione e contabilità aziendale, comunicazione, utilizzo di strumenti informatici per processi aziendali, fondamenti di diritto e di fisco Le lezioni del corso si svolgeranno presso la Scuola Forestale Latemar di Nova Levante e la Scuola professionale per l‘agricoltura e selvicoltura Fürstenburg di Burgusio. Non è prevista nessuna quota di partecipazione. Requisiti per l‘ammissione: Età minima 18 anni, età massima 65 anni, attività professionale in atto, documentazione che prova l‘attività nel settore, licenza di scuola dell‘obbligo, così come una buona conoscenza della lingua tedesca Le iscrizioni possono essere effettuate entro il 28 febbraio 2011 presso la Scuola Forestale Latemar, solo al mattino, tel. 0471 612 444 ed il modulo d‘iscrizione può essere scaricato sul sito www.Provinz.bz.it/forst.  
   
   
PESCA IN SARDEGNA: IL BANDO PER LA RIQUALIFICAZIONE DEI PESCHERECCI  
 
Cagliari - Pubblicato dall’assessorato dell’agricoltura il bando, cofinanziato dal fondo europeo della pesca, diretto ad incentivare il miglioramento delle condizioni di operatività dei pescherecci, in termini di sicurezza, delle condizioni di lavoro, di igiene e qualità del pescato. Sono disponibili complessivamente 1.585.156 euro per investire sull’ammodernamento dei pescherecci, adeguandoli alle esigenze ambientali di rispetto degli ecosistemi acquatici e per favorire l’evoluzione dello sforzo di pesca verso sistemi di cattura più sostenibili e con sistemi di pesca selettivi. Il contributo pubblico coprirà il 40% delle spese che saranno ammesse a finanziamento. Possono presentare domanda entro il 7 marzo 2011 le seguenti imprese: iscritte nei registri delle imprese di pesca (Rip) dei compartimenti marittimi della Regione autonoma della Sardegna, proprietarie delle imbarcazioni da pesca; iscritte nei registri delle imprese di pesca (Rip) dei compartimenti marittimi della Regione autonoma della Sardegna, non proprietarie delle imbarcazioni da pesca ma che utilizzano tali imbarcazioni per l’esercizio dell’attività di pesca, previo consenso scritto del proprietario all’esecuzione dei lavori ed alla iscrizione dei vincoli gravanti sul peschereccio (vincolo di inalienabilità e destinazione d’uso).  
   
   
L´ALIMENTO BIOLOGICO NELLA RISTORAZIONE COLLETTIVA, AZIONI INFORMATIVE  
 
C´è tempo fino al 14 febbraio 2011 per aderire al progetto "L´alimento biologico nella ristorazione collettiva: azioni informative al cittadino-consumatore, promozione degli alimenti biologici e organizzazione della filiera", approvato dalla Giunta provinciale lo scorso 10 dicembre. Il progetto prevede la promozione del biologico nella ristorazione collettiva e nei confronti del cittadino consumatore. Comprende attività di indagine e monitoraggio, azioni per migliorare la filiera, incontri e seminari con i produttori, informazione e sensibilizzazione verso gli utenti delle mense e verso i consumatori, partecipazione a eventi con degustazione e promozione del prodotto biologico. Gli operatori (imprese, associazioni, società fornitrici di servizi che dimostrino esperienza di intervento nel settore dell´agricoltura biologica) che siano interessati a partecipare, realizzando alcune delle attività previste, possono manifestare il loro interesse. Le manifestazioni di interesse devono essere presentate utilizzando le schede già predisposte che devono essere richieste all´Ufficio per le Produzioni Biologiche della Provincia (via Trener 3, 38121, Trento, telefono 0461-495911). Le schede dovranno arrivare entro le ore 13.00 del 14 febbraio 2011 al Servizio Vigilanza e Promozione delle attività agricole (via Trener 3, 38121, Trento).  
   
   
LOMBARDIA: CONSORZI BONIFICA, APPROVATO PIANO DI RIORDINO  
 
Milano - La Giunta della Regione Lombardia, su proposta degli assessori al Territorio e Urbanistica Daniele Belotti, all´Agricoltura Giulio De Capitani e alla Semplificazione e Digitalizzazione Carlo Maccari, ha approvato la proposta di ridelimitazione dei comprensori di bonifica e irrigazione. "Con questa proposta, condivisa anche dagli enti locali e frutto di una serie di incontri sul territorio - ha spiegato l´assessore al Territorio Daniele Belotti - si procede al riordino della rete dei comprensori di bonifica e di irrigazione in un´ottica di razionalizzazione dei costi e dei servizi offerti. I comprensori infatti - che passeranno da 20 a 12, di cui 3 (Ticino-oltrepo, Terre dei Gonzaga in destra Po e Burana) con valenza interregionale - sono stati individuati e delimitati sulla base di omogeneità a livello idrografico e idraulico e saranno maggiormente funzionali alle esigenze di programmazione, esecuzione e gestione dell´attività di bonifica, di irrigazione e di difesa del suolo". "La ridelimitazione dei comprensori - ha aggiunto Daniele Belotti - consentirà di ottenere economie di scala gestionali e di migliorare la qualità complessiva dell´azione dei consorzi ed il coordinamento tecnico, operativo e amministrativo al loro interno". "L´obiettivo di questo riordino - ha concluso Belotti - è dunque quello di ottimizzare la gestione di una risorsa, qual è l´acqua, che costituisce un bene fondamentale per il territorio tutto: per le attività produttive, per il paesaggio e, non ultimo, per la sicurezza di tutti i cittadini". "I comprensori di bonifica e di irrigazione - ha sottolineato l´assessore De Capitani - sono realtà centrali nel panorama dell´agricoltura e la loro riorganizzazione ne rafforzerà il ruolo, contribuendo allo sviluppo del settore primario". "Il provvedimento è un primo importante passo - ha commentato l´assessore Maccari -, al quale seguirà, nei prossimi mesi, il lavoro per il riordino normativo, che ci permetterà di proseguire il confronto con i territori per completare questa riforma strutturale che porti ulteriore efficienza nel sistema". La delibera approvata dalla Giunta regionale e pubblicata sul sito internet della Direzione generale Territorio www.Territorio.regione.lombardia.it con la delimitazione dei 12 nuovi comprensori di bonifica e di irrigazione (Ticino-oltrepo, Est Ticino Villoresi, Muzza, Media Pianura Bergamasca, Adda-oglio, Oglio-mella, Mella e Chiese, Destra Mincio, Laghi di Mantova, Navarolo, Terre dei Gonzaga in destra Po e Burana) passerà ora al vaglio delle Province per i pareri, che potranno esprimere entro il termine di 60 giorni. Acquisiti i pareri, si procederà nell´iter di approvazione della proposta di ridefinizione dei confini dei comprensori di bonifica e di irrigazione.  
   
   
BAYER CROPSCIENCE: A MODICA, PRESENTATO L´UNDICESIMO VOLUME DELLA COLLANA COLTURA&CULTURA "IL POMODORO".  
 
Alcuni spunti da Il pomodoro. Collana Coltura & Cultura “Si fa presto a dire pomodori!” di Giovanni Carrada Un ingrediente dell’identità italiana Il pomodoro è senza discussioni l’ortaggio più amato dagli italiani, che ne consumano quasi 65 chilogrammi a testa l’anno: una quantità superiore a quella di qualsiasi altro alimento. Si mangiano infatti pomodori – freschi o trasformati – praticamente in tutte le famiglie italiane, in una su sette tutto l’anno. Un italiano su due li mangia più volte alla settimana, e uno su cinque ogni volta che è possibile. I “ghiotti” sono il 28% degli abitanti del Sud e il 15% di quelli del Nord. Per questa passione, spendiamo qualcosa come 400 milioni di euro l’anno. Oltre che essere una presenza assidua in ogni portata della nostra cucina, il pomodoro è diventato anche un ingrediente essenziale della nostra identità nazionale. Sulla pasta e sulla pizza, è il simbolo dell’esportazione della cucina italiana nel mondo. Nonostante tutto questo, lo conosciamo pochissimo, il pomodoro. Le indagini demoscopiche rivelano infatti che delle centinaia di varietà disponibili sui banchi di mercati e supermercati ne riconosciamo solo qualcuna. E che non sappiamo quasi nulla di lui, come se fosse qualcosa di banale, “il” pomodoro e basta. Eppure tutto è straordinario in questo ortaggio, ed è finalmente arrivato il momento di conoscerlo. Praticamente una medicina Il pomodoro è una “colonna” della dieta mediterranea non soltanto perché ne consumiamo tanto, ma perché ci fa particolarmente bene. E ora sappiamo anche perché. Il pomodoro contiene poche calorie (19 Kcal ogni 100 grammi: venti volte meno della pasta, quasi trenta volte meno della cioccolata) molte vitamine (in particolare vitamina C, di cui è la seconda fonte dopo l’arancia) e minerali (in particolare potassio) ma soprattutto moltissimi antiossidanti, sostanze che liberano le nostre cellule dai radicali liberi, molecole fortemente reattive che aggrediscono le proteine, i lipidi e il Dna delle cellule. Il pomodoro è un autentico concentrato di queste molecole naturali bioattive. La più importante è il licopene (si pronuncia con la “e” aperta), il carotenoide che gli conferisce anche il colore rosso. Il licopene contenuto nei pomodori è molto variabile, sia a causa del tipo di coltivazione, sia del tipo di pomodoro e del grado di maturazione: si va da 1 mg/kg nel pomodoro allungato immaturo ai 100 mg/kg nel pomodoro ciliegino. La sua biodisponibilità, che è la capacità di venire assorbito dal nostro organismo, è maggiore nel pomodoro cotto che in quello fresco, così come in quello condito con l’olio, perché si scioglie nei grassi. Insomma, almeno da questo punto di vista, meglio un bel sugo che un’insalata. Il licopene e gli altri carotenoidi, insieme ai polifenoli contenuti soprattutto nella buccia – anch’essi dotati di proprietà antiossidanti – rallentano i processi d’invecchiamento e prevengono l’insorgenza dei tumori a polmone, stomaco, colon, ovaie e soprattutto prostata. A questo contribuisce anche la capacità dei carotenoidi di potenziare il sistema immunitario. Diversi studi hanno però dimostrato che gli straordinari effetti del pomodoro sulla nostra salute non sono attribuibili a queste sostanze da sole, ma solo insieme a tutte le altre presenti nel pomodoro intero, sia fresco sia trasformato. Il tomatl degli aztechi Se ci capitasse di vedere un pomodoro selvatico, il capostipite dei pomodori che conosciamo, non scommetteremmo un euro sul suo futuro in cucina: è una bacca verde, poco più grande di un acino d’uva, per di più tossica come molte delle altre 3000 specie della famiglia delle solanacee. Contiene appunto solanina, un alcaloide che produce per difendersi dai parassiti ma che a noi provoca nausea, diarrea, vomito, fino alle allucinazioni e alla paralisi. Il merito di averne intuito le potenzialità va ai primi agricoltori del Messico meridionale, che ne incontrano la pianta come infestante nei campi di mais. Cominciano a selezionare le piante meno tossiche e pazientemente, nel giro di alcun secoli, riescono a trasformarlo nel tomatl. È bastato cambiarne pochi geni – ma loro questo non possono saperlo – per ottenere un prezioso integratore di sali e vitamine per la loro dieta. Gli aztechi amano il tomatl, che consumano sotto forma di un sugo a base anche di peperoncino e semi di zucca, soprattutto come condimento per la carne. Anche umana. Racconta infatti Bernal Diaz, soldato‐cronista della Conquista (avvenuta tra il 1519 e il 1521), che gli aztechi “mangiavano braccia e gambe delle vittime con la salsa di chimole”, fatta di peperoni, pomodori, cipolle selvatiche e sale. Questo non impedisce ai conquistadores di Hernán Cortés, che trovano il tomatl nei mercati aztechi, di apprezzare questo frutto gustoso e ricco d’acqua, ristoro ideale durante le marcie nel caldo clima subtropicale. Tanto da riportarne subito alcune piante in patria. Dal tomate al pomo d’oro A Siviglia, porta della Spagna verso le nuove colonie americane, arrivano sfortunatamente sia piante addomesticate sia piante selvatiche, quindi ancora nocive. Da qui il sospetto che avrebbe accompagnato il pomodoro per i suoi primi due secoli in Europa, tanto che i botanici ne sconsigliano il consumo considerandolo dannoso per la salute, quando non un vero e proprio cibo delle streghe (sempre a causa della famosa solanina). Questo non impedisce tuttavia al pomodoro di intraprendere una brillante carriera come pianta ornamentale. Sir Walter Raleigh ne dona una piantina alla regina d’Inghilterra Elisabetta I. Gli inglesi se lo scambiano come love apple, i francesi come pomme d’amour, i tedeschi come Libesapfel, i siciliani come puma d’amuri, gli austriaci addirittura come paradiser. Da Siviglia intanto, dove il tomatl è diventato tomate, la pianta giunge presto nel vicereame spagnolo di Napoli e si diffonde negli orti botanici italiani. Qui il medico e naturalista Pier Andrea Mattioli dà al suo frutto un nuovo nome: pomo d’oro. I due secoli di oblio non vanno però del tutto perduti. Nelle campagne dell’Andalusia e del Midi francese, ma soprattutto dell’Italia meridionale, anonimi contadini verosimilmente spinti dalla fame riescono ad addomesticare il pomodoro una seconda volta. Non solo eliminano le varietà contenenti la pericolosa solanina, ma riescono anche a selezionare le mutazioni spontanee portatrici di una modificazione genetica fondamentale: quella che consente alla pianta di fecondarsi da sola. In Europa infatti non ci sono gli insetti impollinatori naturali dei bellissimi fiori gialli del pomodoro, che essendo privi di nettarii non interessano alle api. Così la produzione può aumentare, perché basta che il vento o i bombi scuotano i fiori. Il gusto del pomodoro resta tuttavia un “segreto” di popolazioni contadine già abituate a un grande consumo di vegetali. Il resto della popolazione europea, che dall’America aveva preso il mais, continua invece a sottovalutarlo, privandosi così di vitamine essenziali e restando vittima di malattie terribili come la pellagra. Il recupero delle antiche varietà italiane Se i genetisti hanno dovuto darsi tanto da fare, è perché le varietà di pomodoro create con tanta pazienza e fatica dai contadini avevano tanti difetti. Provando quelle conservate nelle collezioni degli agronomi è facile scoprirli: molte non sono affatto buone, o si spaccano facilmente, o si rovinano troppo rapidamente, o si possono coltivare solo nel territorio di origine, e la maggior parte è poco resistente ai parassiti e alle malattie. Che fine hanno fatto, però, quelle migliori? Le stanno salvando proprio i genetisti, fra i quali quelli dell’Istituto Sperimentale per l’Orticoltura di Salerno, partendo da una collezione di oltre 180 tipi appartenenti a 20 varietà locali i cui nomi fanno già venire l’acquolina in bocca: Pantano Romano, Canestrino, Cuore di Bue di Albenga, Pisanello, Costoluto Fiorentino, Corbarino, Rosa di Sorrento, Locale di Belmonte, San Marzano… Con grande pazienza, e grazie a una raffinatissima conoscenza della genetica del pomodoro, i ricercatori hanno cominciato a eliminarne i difetti in modo che gli agricoltori possano ricominciare a coltivarle. Così non andranno perdute, e potranno dare vita a una nuova fioritura della già straordinaria biodiversità agraria italiana. Che cos’ha di speciale il San Marzano? La varietà di pomodori coltivata negli orti familiari dell’Agro Sarnese‐nocerino, fra Napoli e Salerno – la Campania Felix degli antichi romani – divenne famosa nel mondo agli inizi del Novecento grazie ai primi pelati in scatola prodotti da Francesco Cirio. Aveva tutte le ragioni per diventarlo. La sua polpa era particolarmente succosa e il suo ricco gusto era il frutto di un perfetto equilibrio fra i circa 400 componenti chimici dell’aroma del pomodoro. Si chiamava “San Marzano”. Purtroppo, come spesso accade nella vita, non c’è rosa senza spine. Il San Marzano richiede infatti cure molto impegnative. Le piante vanno allevate su sostegni, sono sensibilissime alle condizioni del terreno, e i frutti non maturano tutti insieme ma gradualmente, dal basso verso l’alto , nel giro di qualche mese finché il freddo non distrugge le piante. La raccolta va quindi fatta a mano. Per questo negli anni Settanta ha cominciato a essere sostituita da nuove varietà, coltivabili più facilmente a terra e adatte alla raccolta meccanizzata, quasi indistinguibili nella forma ma non altrettanto buone. Dalla metà degli anni Ottanta, il San Marzano è stato anche attaccato da nuovi virus, tanto che alla fine degli anni Novanta la produzione si era quasi azzerata. Da allora la coltura si è ripresa, ma il “vero” San Marzano è diventato quasi una rarità. Non aiuta il fatto che le nuove varietà siano quasi indistinguibili dal San Marzano: solo un occhio molto esperto sa individuare le differenze, e a volte ci riesce solo il cosiddetto fingerprinting molecolare, in pratica una sorta di “test del Dna”. Per questo a tutelare il vero San Marzano c’è oggi il marchio Dop: per riconoscerlo basta cercare sulle confezioni, certificate e numerate, il logo grafico del Consorzio di tutela. Pachino non è un pomodoro! Nel 1989 alcune aziende agricole della punta sudorientale della Sicilia cominciano a coltivare una nuova varietà di pomodoro ciliegino. Si chiama Naomi F1 (“F1” è la sigla che costraddistingue gli ibridi dalle varietà standard) ed è stata creata dall’azienda sementiera israeliana Hazera Genetics, uno spinoff dell’università di Gerusalemme. Da Pachino, il principale comune di produzione, i pomodorini vengono spediti in tutta Italia e fin da subito, senza bisogno di alcuna pubblicità, incontrano uno straordinario successo. Sarà perché il materiale genetico che vi è stato riunito è soprattutto di origine italiana, ma dentro ci riconosciamo subito dei sapori “nostri”. Ed è così che per i consumatori Naomi diventa – erroneamente ‐ “Pachino”. Il segreto del suo gusto, tuttavia, è dovuto proprio a quel lembo estremo della Sicilia, il più caldo e assolato d’Italia, che produce raccolti anche quando nelle altre regioni fa troppo freddo per il pomodoro. Sui suoi terreni sabbiosi molto poveri e aridi a cause delle scarse piogge, irrigati con acque salmastre perché in prossimità del mare, i pomodori crescono più piccoli, concentrando così zuccheri, sali minerali, vitamine e composti fenolici e terpenici: il segreto del loro sapore. Una nuova varietà di pomodoro coltivata in tutto il mondo, cui si affiancano negli anni successivi anche nuove varietà (Shiren, Panarea, Tyty, Corbus, Belize…) può diventare così un prodotto tipico, il “Pomodoro di Pachino Igp”, tutelato dal 2003 dal marchio europeo della Indicazione Geografica Protetta e che include anche le due tipologie costoluto e tondo liscio sia a frutto singolo che a grappolo  
   
   
FINO AL 28 FEBBRAIO IL BARDOLINO SPOSA LA CUCINA DI CARNE DI MAIALE NEI RISTORANTI DELLE COLLINE DEL GARDA  
 
Otto ristoranti e trattorie dell’entroterra gardesano propongono interi menù degustazione a base di salumi e carni di maiale in abbinamento con il Bardolino, in onore della più schietta tradizione contadina della zona. L’antica tradizione della maialatura, la lavorazione della carne di maiale, torna protagonista sulle tavole della ristorazione dell’entroterra veronese del lago di Garda, fra Affi, Cavaion Veronese e Pastrengo, in abbinamento al più classico dei vini della zona, il Bardolino, protagonista di uno straordinario ritorno di interesse sia presso la critica enologica che presso i consumatori: fino al 28 febbraio otto locali della zona proporranno interi menù degustazione a base di carne di maiale e di salumi, preabbinati al giovanile rosso bardolinese, a prezzi popolarissimi. L’iniziativa è dell’associazione dei ristoranti della Collina gardesana e del Consorzio di tutela del vino Bardolino, con la collaborazione del Consorzio di tutela del formaggio Monte Veronese, dato che il tipico formaggio del monte Baldo e della Lessinia fa capolino nei menù. I ristoranti che costituiscono l’attiva associazione dell’entroterra delle colline moreniche del Garda sono Cà Orsa ad Affi, 21° Secolo, Al Cacciatore e Villa a Cavaion Veronese, Al Forte, Eva, La Carica e Stella d’Italia a Pastrengo. Sarà presso questi locali che per tutto gennaio e sino alla fine di febbraio si potranno gustare proposte quali i vassoi di salumi accompagnati dalle mostarde “nostrane”, la polentina con lardo e salame, il tipicissimo risotto col tastasàl (ossia la carne macinata pronta per essere insaccata, che viene utilizzata per il condimento del riso allo scopo di “tastarne”, ossia assaggiarne, il grado di salatura), la grigliata di braciole, costine, salamelle, luganeghe e carne salà, le puntine di maiale servite con la salsa al Bardolino, il cosciotto di maiale al forno con le patate, l’arrosto di capocollo di maiale al Bardolino e via discorrendo. I prezzi, vino incluso, vanno dai 23 ai 35 euro, all’insegna della più genuina tradizione popolare. “Si tratta di una nuova iniziativa – spiega il presidente del Consorzio di tutela del Bardolino, Giorgio Tommasi – che va a rafforzare ulteriormente il legame fra il mondo produttivo del Bardolino e la ristorazione della zona d’origine. E questo in un momento in cui la ristorazione gardesana ha ritrovato il piacere di farsi portavoce della nostra produzione vinicola: sono loro, i cuochi e i ristoratori, i primi ambasciatori del Bardolino, e dunque è un piacere per il Consorzio di tutela del Bardolino affiancari nella riscoperta della più schietta tradizione gastronomica della nostra terra, anche al di fuori della stagione turistica”. Quanto al Bardolino, il rosso delle colline moreniche del Garda Veronese, figlio delle uve autoctone della corvina e della rondinella, sta incontrando, come si diceva, un favore sempre crescente. “I dati di vendita del Bardolino e del Chiaretto, sua versione rosata, relativamente al 2010 appena concluso – dice il presidente del Consorzio di tutela – confermano il trend favorevole dell’ultimo biennio, con un sostanziale ‘tutto esaurito’ delle bottiglie prodotte dalle nostre cantine, accompagnato da una crescita dei prezzi sia delle uve che del vino”. Insomma, il Bardolino si conferma un vino anticrisi, e la chiave del successo sembra essere questa: la riscoperta della tradizione, unita ovviamente ad una sostanziale crescita qualitativa della produzione  
   
   
VENDEMMIA 2010 IN ALSAZIA: UN’ANNATA CARATTERIZZATA DA «FRESCHEZZA» E FRUTTA!  
 
Il 2010 è un’annata inedita! Malgrado condizioni climatiche difficili durante tutto il periodo vegetativo, i professionisti sono soddisfatti della qualità del vino prodotto. I primi risultati dimostrano una freschezza importante in tutti i vini così come una bella tipicità. Tuttavia si assiste a dei rendimenti in forte diminuzione rispetto l’anno precedente. Dalla fine del 2009, intorno al 20 dicembre, sono state registrate delle temperature rigide nella regione di Colmar, sino a -20°C ! Degli appezzamenti di terreno da poco coltivati sono stati particolarmente toccati (germogli gelati), come quelli del Gewurztraminer. Questo fattore ha avuto logicamente delle conseguenze sul processo di germogliamento che era in ritardo di tre settimane. Le condizioni atmosferiche fresche e piovose sono continuate sino ad inizio maggio. Verso la fine di questo mese, le temperature elevate hanno permesso di recuperare una parte del ritardo. La fioritura è intervenuta intorno al 20 giugno. Quest’ultima si è protratta in ragione del gelo e dell’eterogeneità del germogliamento. La fecondazione, dovuta alle temperature relativamente basse all’inizio del periodo, è stata disturbata portando così colatura e acinellatura. In seguito le alte temperature registrate all’inizio del mese di luglio hanno permesso di accelerare la maturazione e di limitare i rischi sanitari sulla vigna. Con l’avvicinarsi della vendemmia, i differenti controlli di maturità hanno confermato l’aumento di zuccheri nell’uva così come il livello di acidità. Conseguentemente al clima caotico, la maturità è rimasta eterogenea da un appezzamento all’altro. Il controllo del vigore nelle vigne ha permesso di contenere gli attacchi di Botritis. Nel corso della vendemmia, è ritornato l’ottimismo dopo il 15 settembre : un clima soleggiato e secco ha fatto la sua comparsa ! L’acidità è evoluta favorevolmente e i gradi alcolici sono aumentati, tutto ciò derivante dal fatto che i carichi delle vigne erano poco elevati. I vini dell’annata 2010 avranno quindi un carattere intensamente fruttato e fresco: questo fattore è di buon auspicio per l’elaborazione dei vini di selezione. I rendimenti sono notevolmente in ribasso per alcuni vitigni e sull’insieme dei settori. Anche se è difficile generalizzare, ecco, per quest’anno, le prime constatazioni fatte direttamente in cantina. I Crémants sono molto freschi. I Muscat e Pinot Blanc sono molto fruttati e croccanti. I Pinots Noirs hanno sentori di frutta e soprattutto molto colore dovuto ad un’ottima estrazione. Quest’anno i rendimenti di Gewurztraminer sono particolarmente deboli. Nonostante tutto, questi vini sono straordinariamente fruttati, molta ricchezza equilibrata dalla freschezza, caratteristiche di questa annata. I Pinots Gris hanno scampato i rischi sanitari e sono spesso molto fruttati. I problemi legati al clima hanno influenzato anche i rendimenti del Riesling. Quest’ultimo sarà piuttosto debole ed eterogeneo a seconda dei settori. I Riesling presentano una molteplicità di aromi di agrumi e sono ugualmente caratterizzati da freschezza. Tenendo conto delle condizioni climatiche della precedente stagione, poco propizia allo sviluppo della muffa nobile, così come i deboli rendimenti registrati in generale, il volume delle Vendanges Tardives e Sélections de Grains Nobles sarà anche lui ridotto quest’anno. La stima di raccolta 2010, tutte le Doc confuse, dovrebbe essere inferiore ad un milione di ettolitri, in diminuzione rispetto a quella degli anni precedenti di circa il 20 %. Consiglio Interprofessionale dei Vini d’Alsazia