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LUNEDI
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Notiziario Marketpress di
Lunedì 08 Giugno 2015 |
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BOLZANO: KOMPATSCHER INCONTRA IMPRENDITORI AUSTRIACI: ENERGIA E AUTONOMIA |
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Bolzano, 8 giugno 2015 - L´interconnessione transfrontaliera della rete elettrica e il consolidamento dell’autonomia sono stati tra i temi al centro del colloquio del presidente della Provincia Arno Kompatscher con una delegazione dell’Unione austriaca degli imprenditori guidata dal presidente Christoph Leitl. Lo sviluppo dell´economia locale e i segnali di uscita dalla crisi sono stati approfonditi a Palazzo Widmann dal presidente Kompatscher con il gruppo di imprenditori austriaci: "Il numero degli occupati torna ad aumentare e in aprile anche il numero dei senza lavoro è in calo. Un altro segnale importante è dato dalla crescita della quota dell´export", ha osservato Kompatscher ricordando che la Giunta punta in particolare sugli sgravi fiscali, che rappresentano la forma meno burocratica di sostegno. Il Presidente ha ricordato che è in dirittura di arrivo anche la revisione del sistema di contributi per la promozione dell´economia. Si è inoltre discusso dei grandi cambiamenti nel settore dell´energia, con al centro la fusione tra le due grandi società locali Sel e Aew che porterà alla nascita di un player di rilevanza nazionale nella produzione di energia elettrica. "Una delle sfide maggiori sarà quindi la realizzazione dell´interconnessione transfrontaliera", ha ricordato Kompatscher. Alla delegazione degli imprenditori austriaci è stato infine illustrato il programma concordato dalla Provincia con il premier Renzi per l´aggiornamento e il consolidamento dell´autonomia, che valuta anche il passaggio di competenze in materia di politica economica: "Gli obiettivi sono l´aumento della competitività dell´Alto Adige, la creazione di nuovi posti di lavoro e un livello retributivo più elevato per i lavoratori", ha concluso il Presidente della Provincia. |
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LOCAZIONE E CESSIONE DI IMMOBILI: NUOVE DIRETTIVE A TRENTINO SVILUPPO |
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Trento, 8 giugno 2015 - Su proposta del vice presidente e assessore allo sviluppo economico Alessandro Olivi, la Giunta provinciale ha approvato una delibera che stabilisce le direttive da impartire a Trentino sviluppo per la concessione in locazione e la cessione di immobili ad imprese. “L’obiettivo del provvedimento – evidenzia il vice presidente Olivi - è quello di rendere più aderente alle condizioni di mercato la messa a disposizione delle imprese del patrimonio pubblico di immobili industriali. In questo modo la disponibilità di capannoni produttivi può essere collocata sul mercato e costituire uno dei tasselli di attrattività che il nostro territorio offre alle aziende che intendono insediarsi o svilupparsi, a costi più ridotti, così da privilegiare gli investimenti delle aziende nell’innovazione tecnologica, nella ricerca, nella creazione di nuovi posti di lavoro". “Si tratta – aggiunge il vice presidente Olivi - di una serie di perfezionamenti previsti, da un lato, per rendere più snello il processo di collocamento e di riutilizzo del nostro patrimonio industriale da parte delle imprese e, dall’altro, per poter apprezzare i vincoli occupazionali che le aziende si impegnano a rispettare e che naturalmente riducono il valore di mercato dell’immobile ceduto, dato in locazione o in usufrutto. D’altra parte riteniamo fondamentale per la crescita del tessuto economico del Trentino che gli interventi immobiliari di Trentino sviluppo siano sempre legati a significative ricadute occupazionali. Il provvedimento approvato oggi consente di valorizzarle appieno”. Attraverso il provvedimento sono definite in modo puntuale le modalità attraverso le quali Trentino sviluppo può collocare sul mercato a titolo di locazione o di cessione i propri immobili produttivi in modo da rispettare il vincolo previsto del “prezzo di mercato”. Le regole comunitarie e provinciali impediscono all’amministrazione provinciale di cedere gli immobili ad un corrispettivo diverso da quello che si forma sul mercato. Il provvedimento approvato dalla Giunta provinciale definisce una serie di modalità affinché il principio della cessione a prezzo di mercato possa considerarsi rispettato. Per quanto concerne i valori di locazione si autorizza la società pubblica ad operare con lo schema di perizia già sperimentato in precedenza facendo comunque salva la possibilità di procedere "a bando" laddove esistano una pluralità di imprese interessate alla potenziale locazione del bene. Anche per quanto concerne la cessione, si riafferma la validità delle procedure ad evidenza pubblica (a bando) ai sensi delle norme comunitarie (anche quella cd "incondizionata" utilizzata per esempio nel bando Whirlpool). Tra le modalità di cessione degli immobili viene inoltre previsto l’usufrutto (ai sensi dell´art. 981 c.C.). |
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REGIONE TOSCANA A GOVERNO: SERVE UN TAVOLO NAZIONALE SUL CEMENTO |
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Greve In Chianti (Fi) 8 giugno 2015 - La crisi del cotto è iniziata tre anni fa assieme a quella della Sacci, la cementeria di Testi, metà nel comune di Greve in Chianti e l´altra metà in quello di San Casciano. E non è successo per caso. Tutte e due sono figlie infatti della crisi dell´edilizia, tra i settori più colpiti dalla difficili congiuntura economica degli ultimi sette anni. Il viaggio tra le industrie del Chianti di stamani dell´assessore Bugli, assieme ai sindacati e ai sindaci della zona, non poteva dunque che concludersi alla Sacci. L´assessore, che ha incontrato prima gli operai (a Testi lavorano in 108) e poi il direttore dello stabilimento, ha di nuovo sollecitato l´azienda a incontrare le istituzioni rispondendo all´invito avanzato mesi fa dal presidente Rossi. Dopo che sembrava prossima una possibile acquisizione del gruppo, il mese scorso l´azienda ha presentato richiesta di concordato fallimentare. Sullo stabilimento sono stati fatti investimenti per 40 milioni prima della crisi, per l´adeguamento produttivo e la riqualificazione ambientale. Il problema è di mercato, con una domanda nazionale dimezzatasi in dieci anni ed ancora di più in Toscana. Tant´è che se nel 2010 lo stabilimento di Testi produceva 650 mila tonnellate di cemento l´anno (e 250 mila a Livorno, ora chiusa), l´anno scorso la produzione è stata di appena 250 mila tonnellate. Con margini di ricavo peraltro più bassi. Per l´assessore Bugli, d´accordo con i sindacati, per trovare una soluzione è necessario che il governo istituisca e convochi al più presto un tavolo nazionale sul settore del cemento. |
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UE: L´OLAF NEL 2014: RISULTATI TANGIBILI PER IL CONTRIBUENTE |
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Bruxelles, 8 giugno 2015 - Nel 2014, l´Ufficio europeo per la lotta antifrode (Olaf) ha conseguito eccellenti risultati nella lotta contro le frodi in tutta Europa. L´olaf ha concluso numerose indagini, continuando nel contempo a ridurne la durata complessiva e formulando un numero record di raccomandazioni negli ultimi cinque e più anni. L´ufficio ha raccomandato il recupero di 901 milioni di euro, che dovrebbero essere progressivamente restituiti al bilancio dell´Ue, contribuendo al finanziamento di altri progetti. I risultati registrati nel 2014, presentati oggi, confermano che negli ultimi anni l´Olaf è diventato sempre più efficiente, con risultati tangibili per i contribuenti dell´Ue. "L´olaf ha il compito di individuare, esaminare e bloccare le frodi a danno dei fondi dell´Unione europea. Il nostro lavoro produce risultati concreti e garantisce che il denaro dei contribuenti sia utilizzato per i fini previsti, creando posti di lavoro e crescita in Europa", ha dichiarato oggi il direttore generale dell´Olaf, Giovanni Kessler, nel corso di una conferenza stampa. "Il bilancio della nostra attività d´indagine nel 2014 conferma i brillanti risultati ottenuti dall´Olaf lo scorso anno. Ci siamo concentrati sui casi in cui il nostro intervento risulta particolarmente necessario e può conferire un effettivo valore aggiunto, ossia su indagini complesse in settori quali i fondi strutturali, le dogane, il contrabbando, gli scambi commerciali e gli aiuti esterni. Questi casi permetteranno di recuperare importi ingenti per il bilancio dell´Ue". Per quanto riguarda le prospettive per il 2014, ha aggiunto: "L´entrata in vigore del nuovo regolamento sull´Olaf e l´adozione dei nuovi orientamenti sulle procedure di indagine a uso del personale hanno rafforzato questo Ufficio. Confidiamo di poter continuare a svolgere bene la nostra attività investigativa e di far progredire la strategia antifrode. Continueremo a sostenere attivamente la Commissione nei suoi piani per stabilire una procura europea. Tale progetto è un elemento chiave della nostra visione per una migliore protezione degli interessi finanziari dell’Unione europea. " Le indagini dell´Olaf nel 2014: risultati principali L´olaf ha ricevuto 1417 segnalazioni di possibili frodi, il numero più elevato dalla sua creazione. Questo maggiore afflusso d´informazioni non significa necessariamente che in Europa siano aumentate le frodi ma dimostra piuttosto la maggior fiducia riposta da cittadini, istituzioni e altri partner nelle capacità d´indagine dell´Olaf; Nonostante la mole crescente di segnalazioni, l´Olaf ha continuato a valutare le denunce in tempi brevi - in media 2 mesi - per decidere se istruire o no un fascicolo. Rispetto agli anni precedenti, negli ultimi tre anni l´Ufficio ha ridotto del 70% la durata della fase di selezione; L´olaf ha avviato un numero elevato di indagini, 234, a conferma della tendenza registrata negli ultimi tre anni, che hanno visto un notevole potenziamento della capacità d´indagine dell´Ufficio. Attualmente l´Olaf avvia in media il 60% di indagini in più rispetto al periodo precedente al 2012, anno della sua riorganizzazione; Sono state concluse 250 indagini, la cui durata media è scesa a 21 mesi - la più breve da oltre cinque anni a questa parte. Grazie alla maggiore efficienza delle indagini, è aumentata la probabilità che i casi Olaf conseguano risultati tangibili sul terreno. Quest´anno, per soddisfare l´interesse manifestato dalle parti interessate, l´Olaf presenta una ripartizione delle indagini concluse per Stato membro e per istituzione; L´olaf ha formulato 397 raccomandazioni relative ad azioni finanziarie, giudiziarie, amministrative o disciplinari da parte delle autorità competenti, un numero record in cinque anni. Nel 2014 l´Olaf ha inoltre raccomandato il recupero di 901 milioni di euro, l´importo più elevato di recuperi finanziari per il bilancio dell´Ue degli ultimi cinque anni. Tali fondi dovrebbero essere progressivamente restituiti al bilancio dell´Ue, contribuendo a finanziare altri progetti. Contributo dell´Olaf alla strategia antifrode Pur continuando a svolgere la sua funzione d´indagine nella più completa indipendenza, l´Olaf contribuisce attivamente alle iniziative legislative della Commissione europea per quanto riguarda la tutela degli interessi finanziari dell´Unione europea da frodi e corruzione. Durante tutto il 2014 l´Olaf ha contribuito ai negoziati relativi all´istituzione di una Procura europea così come a quelli sulla direttiva riguardante la tutela degli interessi finanziari dell´Unione europea, e alla legislazione intesa a migliorare l´efficacia della cooperazione doganale. L´olaf ha concluso altresì accordi amministrativi con diverse istituzioni dell´Ue e altri partner, quali la Commissione europea, il Servizio europeo per l´azione esterna, la Banca mondiale, il programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo, l´Ufficio dei servizi di controllo interno dell´Onu e il Fondo mondiale per la lotta contro l´Hiv/aids e la malaria. Si tratta di accordi che consentiranno all´Olaf di cooperare e di scambiare informazioni con tali organismi in modo più rapido, semplice e trasparente, innescando un´azione globale contro casi di frode e corruzione che spesso oltrepassano le frontiere nazionali. Per leggere il rapporto completo cliccare qui. Missione, mandato e competenze dell´Olaf L´olaf ha il compito di individuare, esaminare e bloccare le frodi a danno dei fondi dell´Unione europea.L´olaf adempie la sua missione: svolgendo indagini indipendenti su casi di frode e corruzione che coinvolgono i fondi dell´Ue in modo da garantire che il denaro dei contribuenti dell´Unione sia utilizzato per finanziare progetti capaci di stimolare la creazione di posti di lavoro e la crescita in Europa; contribuendo a rafforzare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni europee attraverso indagini su comportamenti gravi del personale dell´Ue e di membri delle istituzioni europee; elaborando un´efficace politica antifrode dell´Unione europea. Nella sua funzione d´indagine indipendente, l´Olaf può indagare su questioni relative a frodi, corruzione e altri reati che ledono gli interessi finanziari dell´Ue, in particolare per quanto riguarda: tutte le spese dell´Unione europea (le principali categorie di spesa sono i Fondi strutturali, la politica agricola e il Fondo di sviluppo rurale, le spese dirette e l´aiuto esterno); alcuni settori delle entrate dell´Ue, principalmente i dazi doganali; sospetti di comportamenti gravi del personale dell´Ue e di membri delle istituzioni europee |
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ASSICURAZIONI: LA COMMISSIONE EUROPEA ADOTTA UN PRIMO PACCHETTO DI PAESI TERZI EQUIVALENZA DECISIONI SOTTO SOLVENCY II |
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Bruxelles, 8 giugno 2015 - La Commissione europea ha adottato il 5 giugno le sue prime decisioni equivalenza dei paesi terzi sotto Solvency Ii, nuova regolamentazione prudenziale dell´Ue, che stabilisce le norme per lo sviluppo di un mercato unico per il settore assicurativo. Dopo aver ricevuto l´equivalenza, gli assicuratori europei possono utilizzare le regole locali per riferire sulle loro attività nei paesi terzi, mentre gli assicuratori di paesi terzi sono in grado di operare nell´Ue senza rispettare tutte le norme Ue. Queste decisioni di equivalenza assumono la forma di atti delegati e riguardano la Svizzera, l´Australia, Bermuda, Brasile, Canada, Messico e Stati Uniti. Essi forniranno una maggiore certezza giuridica per gli assicuratori europei che operano in un paese terzo, nonché per conto di compagnie di assicurazione paese operanti nell´Ue. Jonathan Hill, commissario europeo per la stabilità finanziaria, i servizi finanziari e dei mercati dei capitali dell´Unione, ha dichiarato: ´´ Le decisioni prese oggi porterà a una scelta più ampia e la competizione per i consumatori europei e anche consentire assicuratori europei di competere più efficacemente sui mercati esteri. Quindi, questo dovrebbe essere un bene per le imprese europee e l´economia europea . ´´ Alla Svizzera è concesso piena equivalenza in tutte e tre le aree di Solvency Ii: calcolo di solvibilità, vigilanza di gruppo e di riassicurazione (vedi fondo sotto). Questa decisione, che si basa su un rapporto dal europea delle assicurazioni e pensioni aziendali o professionali ( Eiopa ), trova il regime normativo assicurativo svizzero per essere completamente equivalente a Solvency Ii. L´equivalenza è concesso per un periodo indeterminato. L´altra decisione di equivalenza adottata oggi riguarda sei paesi terzi: Australia, Bermuda, Brasile, Canada, Messico e Stati Uniti. Copre calcolo della solvibilità (vedi fondo sotto) ed è concessa per un periodo di 10 anni. Equivalenza provvisorio è concesso per i paesi terzi che non possono soddisfare tutti i criteri per la piena equivalenza ma dove un regime di solvibilità equivalente dovrebbe essere adottato e applicato dal paese terzo in un prossimo futuro. Queste decisioni devono ora passare al Parlamento europeo e al Consiglio per l´esame, per la quale il termine è di tre mesi, con possibilità di proroga di altri tre mesi. Pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell´Unione europea e l´entrata in vigore avverrà solo dopo il completamento del controllo del Parlamento e del Consiglio. Ulteriori decisioni di equivalenza Solvency Ii sono previste dalla Commissione nel futuro. |
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RENZI: RECUPERARE CREDIBILITÀ PER CAMBIARE LA POLITICA DELL´EUROPA |
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Trento, 8 giugno 2015 - È stato un incontro carico di sintonia umana e politica, quello che ha visto protagonisti all´Auditorium Santa Chiara di Trento il presidente del Consiglio dei ministri italiano Matteo Renzi e il Primo ministro francese Manuel Valls, che hanno risposto alle domande della giornalista Lilli Gruber. Crescita economica, lavoro, riforme, ruolo dell´Europa, risposta all´immigrazione, alternative al rigorismo nei conti degli stati per creare sviluppo, lotta ai populismi: si è spaziato fra tanti temi di rilevanza internazionale. Recupero di credibilità per l´Italia e riforma della pubblica amministrazione sono i principali obiettivi del nostro governo. L´incontro tra Renzi e Valls è iniziato con un simpatico siparietto, che rende bene l´idea del clima fra i due leader politici, su chi si si doveva posizionare più a sinistra, rispetto alla moderatrice ma anche nel panorama politico. E infatti la prima domanda per Valls è stata tutta politica: cosa vuol dire essere di sinistra oggi? Per il Primo ministro significa abbattere i dogmi che ancora ci sono e nel considerare con un´accezione positiva il riformismo. Per Renzi, in silenzio elettorale per quanto riguarda la politica interna, "dare al riformismo la capacità di attrarre i sogni è una sfida meravigliosa"; invece tra i dogmi della sinistra radicale da sradicare vi sono quelli legati al lavoro. Sulla legittimazione dei due governi il nostro presidente del Consiglio ha ricordato che sia in Francia sia in Italia è il voto parlamentare di fiducia a legittimare Primo ministro e presidente del Consiglio. Sul piano degli impegni politici Renzi si è detto pronto alla sfida di cambiare la politica economica europea: "L´idea che la politica europea si basi solo su austerità e rigore – ha detto – è inaccettabile. L´europa deve investire nella crescita e invertire il senso di marcia. L´italia, fatte le riforme di cui ha bisogno e recuperata credibilità, punterà su questo chiedendo all´Europa se ha senso basarsi solo sull´austerity". Per spiegare perché va cambiata la politica europea Renzi prende ad esempio il Comune di Trento e i tagli che ha registrato in materia di investimenti pubblici. L´equazione è semplice: debito alto significa taglio agli investimenti, questo incide negativamente sulla crescita e contribuisce ad accrescere ancora il debito. In materia fiscale Valls invita alla prudenza e ricorda che la crescita si verifica sia riducendo il carico alle aziende sia aumentando la capacità di spesa delle famiglie. Dobbiamo – ha aggiunto Renzi – riflettere sul fatto se per vincere il populismo non serva un´idea di Europa che sappia crescere con più intensità. L´idea che stava dietro al trattato di Lisbona ha fallito, non ha funzionato il sogno di un´Europa guida del mondo. Oggi si deve puntare su innovazione, talento e qualità; il modello basato sulla sola austerità ha fallito". In campo finanziario Valls ha ricordato che se in Europa è stato fatto molto per regolamentare, rimane ancora molto da fare nel mondo. "La finanza non è il nemico – gli ha fatto eco Renzi – ma deve essere di stimolo all´economia reale, come nella Firenze del 1200, e non mera speculazione. Io preferisco la borsa al capitalismo di relazione". La Francia, nelle parole del suo Primo ministro, deve affrontare tre problemi: la spesa pubblica molto elevata che va ridotta; una disoccupazione troppo alta da molti anni che va eliminata; la competitività che si è persa. "Senza riforma – ha detto Valls – non si può progredire affatto". "Con la riforma italiana del lavoro – ha aggiunto Renzi – è più facile assumere, e questo è di sinistra". "Bisogna – ha spiegato Valls - introdurre flessibilità per le piccole e medie imprese senza dimenticare che la Francia e l´Italia sono nel G7 perché sono grandi economie. Dobbiamo fare le riforme assieme per imporci sulla scena europea e dare forza alla crescita". "Se le riforme le avessimo fatte prima – ha ricordato il presidente del Consiglio italiano – oggi avremmo un´altra situazione. L´italia ha perso una grande occasione. Ciò nonostante siamo due grandi paesi anche in campo economico. Nel mondo ci sono 800 milioni di nuovi consumatori che stanno per entrare nel mercato e chiedono bellezza e qualità e quindi chiamano in causa Italia e Francia. Il lavoro si crea nelle fabbriche, rimuovendo ostacoli agli imprenditori. Non si deve avere paura di chi crea posti di lavoro". Per Valls essere di sinistra significa lottare contro le diseguaglianze. E´ stato poi il tema dell´immigrazione a tenere banco. Renzi ha ricordato che l´immigrazione per la prima volta è diventato un tema europeo. Vanno però rilanciati progetti di cooperazione internazionale. "Con la crescita economica e demografica dell´Africa – ha spiegato Valls – se l´Europa, che è nata con il compito di riconciliare popoli e paesi dopo le guerre, non si preoccupa di quello che avviene a sud i problemi di oggi saranno nulla rispetto a quelli di domani. Ci vuole un progetto comune per sostenere l´Africa e l´Italia deve poter godere della solidarietà degli altri paesi europei e quindi anche della Francia". "Dare dell´Europa un´idea basata su burocrazia e austerità – ha aggiunto Renzi – significa fare un assist a chi dice che deve essere distrutta". In Italia, ha ricordato il presidente del Consiglio, la disuguaglianza non è solo tra generazioni e classi sociali ma è anche tra aree geografiche. " Per me – ha detto -la sinistra è quella che riduce le disuguaglianze; che non significa far arrivare tutti allo stesso punto ma farli partire dallo stesso livello". Terrorismo, sfide economiche, tema dell´identità sono tra gli argomenti più impegnativi da affrontare per il Primo Ministro francese che ha concluso dicendo che " la sinistra deve parlare a tutte le classi sociali". "Per noi – ha concluso Renzi – la sfida più grossa è la riforma della pubblica amministrazione. È un problema di dignità. Non so quanto ci impiegheremo ma il sistema lo metteremo in ordine". |
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MILANO PRODUTTIVA, MARONI: CON NOSTRO MODELLO RISPARMIO 30 MILIARDI L´ANNO |
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Milano, 8 giugno 2015 - "Qui in Regione Lombardia abbiamo il costo più basso di spese per il personale regionale per abitante, appena 18 euro contro gli 89 della media nazionale. I dipendenti pubblici qui sono 41 per mille abitanti contro i 53 della media nazionale. Le spese per consulenze qui sono un quinto rispetto alla media nazionale". Lo ha spiegato il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, partecipando al Premio Milano Produttiva 2015 al Teatro alla Scala di Milano. "A livello nazionale - ha detto Maroni - la pubblica amministrazione paga i proprio fornitori in oltre 180 giorni, e infatti ha ricevuto l´apertura di una procedura di infrazione da parte della Commissione Ue, mentre qui in Lombardia paghiamo in 30 giorni nella sanità e in 24 giorni negli altri settori. Se tutte le Regioni italiane avessero questi standard, secondo uno studio effettuato dalla Confcommercio, avremmo un risparmio ogni anno di 30 miliardi di euro. Per cui basterebbe applicare il modello lombardo nella gestione dei costi". |
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MILANO PRODUTTIVA, MARONI: ´ANGELI ANTI BUROCRAZIA´ AIUTO CONCRETO A IMPRESE |
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Milano 7 giugno 2015 - "Contro i costi e i tempi della burocrazia siamo intervenuti e per questo abbiamo avviato da gennaio la sperimentazione in tutte le province degli ´Angeli anti burocrazia´, 30 giovani laureati lombardi che hanno il compito di andare in fabbrica dall´imprenditore, ascoltare quali sono i suoi problemi con la pubblica amministrazione e risolvergli. A luglio faremo una verifica e se questa sperimentazione funziona la potenzieremo, perché rappresenta un aiuto concreto alle imprese". Lo ha spiegato il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, partecipando al Premio Milano Produttiva 2015 al Teatro alla Scala di Milano. |
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GIOVANNA ALESSIO È IL NUOVO DIRETTORE REGIONALE DELLA LOMBARDIA |
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Milano, 8 giugno 2015 - Giovanna Alessio dal 1° giugno è alla guida della direzione regionale della Lombardia dell’Agenzia delle Entrate, affiancata da Marco Orsini, direttore regionale aggiunto. Giovanna Alessio è entrata nell’Amministrazione finanziaria nel 1981. Ha ricoperto l’incarico di capo ufficio Fiscalità generale presso la direzione regionale dell’Emilia Romagna. Dopo aver diretto l’ufficio locale di Modena e la direzione provinciale di Reggio Emilia, nel 2011 è stata nominata direttore regionale delle Marche; nel 2013 è stata a capo della direzione regionale della Toscana e successivamente direttore regionale del Lazio. Negli ultimi quattro mesi ha affiancato Eduardo Ursilli, direttore uscente, come direttore regionale aggiunto della Lombardia. Nuove nomine in Lombardia anche per alcuni direttori provinciali: Antonino Lucido, sempre dal 1° giugno è il nuovo direttore provinciale di Bergamo. Alla direzione provinciale di Lodi è stato nominato Giacomo Gentile; Daniela Paola Cammilli è il nuovo direttore della direzione provinciale Ii di Milano e, infine, Salvatrice Malgioglio direttore provinciale di Pavia. |
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BOLZANO: INGIUNZIONI SU TRIBUTI LOCALI: SUBENTRA ALTO ADIGE RISCOSSIONI |
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Bolzano, 8 giugno 2015 - Alto Adige riscossioni subentra a Equitalia nelle attività di riscossione coattiva sulle entrate locali tributarie e non tributarie: lo specifico regolamento, approvato in maggio dalla Giunta provinciale, è pubblicato il 3 giugno sul Bollettino ufficiale della Regione ed entra in vigore domani. Vantaggi per i cittadini contribuenti. La società inhouse Alto Adige riscossioni gestisce attualmente e direttamente i cinque tributi propri della Provincia, tra cui la tassa automobilistica. Dopo l´approvazione del nuovo regolamento sulla riscossione delle entrate coattive, Alto Adige riscossioni subentra a Equitalia nelle attività di riscossione coattiva su tributi, entrate patrimoniali ed extratributarie locali (ad esempio, contributi non versati). Il regolamento è pubblicato oggi sul Bur ed entra in vigore domani (giovedì 4). Anche controlli e ingiunzioni su questo tipo di tributi ed entrate sono ora gestiti da Alto Adige riscossioni, che inizia a operare con riferimento all´anno tributario 2012. In concreto, il cittadino altoatesino che incappa in sanzioni e provvedimenti di ingiunzione forzata su attività di competenza locale non dovrà più avere a che fare con Equitalia ma con Alto Adige riscossioni. "Si tratta di un passaggio importante - sottolinea il presidente della Provincia Arno Kompatscher - in quanto ci consente di gestire con una società provinciale un compito estremamente delicato." I vantaggi per i cittadini si concretizzeranno in un approccio più "morbido" per quanto riguarda tassi di interesse, procedure, accesso agli uffici, informazioni e rateizzazioni. L´interesse di mora per tardivo pagamento delle ingiunzioni applicato da Alto Adige riscossioni, ad esempio, sarà del 2,5% annuo contro il 5,14% di Equitalia, mentre per quanto riguarda la rateazione la forbice sarà ancora più ampia: dal 4,15% di Equitalia all´1,5% di Alto Adige riscossioni. |
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STIGLITZ: "RISCRIVIAMO ORA LE REGOLE DEL CAPITALISMO" IL NOBEL AMERICANO ENTUSIASMA IL POPOLO DELLO SCOIATTOLO |
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Trento, 8 giugno 2015 - "La disuguaglianza è la conseguenza delle politiche che si mettono in campo e dunque possiamo contrastarla". Questo il messaggio di speranza che il Nobel per l´economia Joseph Stiglitz lancia al Festival dall´Auditorium S. Chiara. Il consigliere di Hillary Clinton ha raccontato al pubblico dello scoiattolo, accorso in massa per ascoltarlo, che fin da giovane si è dedicato allo studio delle disuguaglianze, rendendosi conto che proprio gli Stati Uniti erano il Paese industrializzato con i maggiori livelli di divario fra ricchi e poveri e che il cosiddetto sogno americano era solo un mito. "L’aspetto più spiacevole della disuguaglianza – ha detto – è la conseguente disparità di opportunità". "Per anni molti economisti – ha ricordato Stiglitz – hanno evitato di studiare il fenomeno della disuguaglianza, considerandolo una questione controversa. Risultato di questo atteggiamento, la disuguaglianza è cresciuta notevolmente negli ultimi decenni, anche in Europa". Stiglitz ha poi ricordato che il paese dove vi sono meno differenze sociali è la Danimarca mentre Stati Uniti, Gran Bretagna ed Italia sono ai vertici mondiali. "La prospettiva di un giovane americano – ha detto Il premio Nobel – dipende di più dal reddito dei genitori che dalle sue capacità o dal suo livello di istruzione". “Decisiva – ha aggiunto - per correggere le disuguaglianze e favorire la crescita, è la politica dei governi in materia di imposte: “Vanno aumentate quelle sulle proprietà immobiliari e sulle rendite fondiarie e le tasse di successione”. "Possiamo intervenire per cambiare le politiche che generano la disuguaglianza – ha detto Stiglitz – ma dobbiamo intervenire rapidamente, non bastano piccoli aggiustamenti, servono cambiamenti fondamentali ed urgenti. Serve capirne molto meglio le cause e riscrivere le regole dell´economia capitalistica, altrimenti fra 30 anni avremo una società ancora più diseguale". "Il problema – ha concluso – non è il capitalismo del 21esimo secolo, ma le politiche che si mettono in campo". |
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IL PRIMO GIORNO DI "ALLORA CREALO!" LE START UP CHE DURANO, LE ESPERIENZE PRESENTATE AL FESTIVAL DELL’ECONOMIA |
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Trento, 8 giugno 2015 Allora Crealo!, l’evento del Festival dell’economia dedicato alle giovani imprese innovative, ha inaugurato la sua terza edizione con un primo incontro in cui abbiamo riportato le esperienze raccolte in giro per l’Italia nel corso di Allora Crealo! on tour, con Bollenti Spiriti a Bari, i contamination lab di Cagliari e l’attenzione all’impatto sociale di Bologna. Dalla call for proposal rivolta a giovani imprenditori e ricercatori emergono i casi del ristorante pugliese che fa collaborare giovani e anziani, la ricerca sugli atelier del riciclo per persone svantaggiate e i dati dell’Istat sulla crescita, in controtendenza, dell’occupazione nel settore non profit. Nella giornata di sabato, saranno dominanti due macrotemi, trasversali ai vari interventi: uno sulla possibilità di educare all’imprenditorialità, l’altro sulla mobilità sociale. Il primo giorno dell’edizione 2015 di Allora Crealo!, l’evento incluso nel cartellone del Festival dell’Economia di Trento dedicato alle imprese giovani e innovative, prende il via distanziandosi in parte dalle versioni precedenti della manifestazione. Rispetto al passato, infatti, dove Allora Crealo! era concentrato essenzialmente sulle start up, quest’anno si vuole dare attenzione anche a quelle realtà che hanno superato quella fase. Da qui nasce la call for proposal lanciata nei mesi scorsi, rivolta sia alle imprese che ai ricercatori. L’attenzione alle idee imprenditoriali innovative è stata presentata anche durante il tour di Allora Crealo! nelle città di Bari, Cagliari e Bologna, fatto nei mesi scorsi e riproposto in apertura. Nell’evento di Bari, Roberto Covolo ha spiegato come nasce il progetto Bollenti Spiriti in Puglia, uno dei maggiori investimenti sui giovani mai fatti in una regione europea. Della tappa di Cagliari Annalisa Bonfiglio dell’Università di Cagliari racconta i contamination lab, che mettono insieme studenti, risorse esterne del mondo dell’imprenditoria e docenti per creare nuove imprese. A Bologna si è visto, tra gli altri, il caso di For.b, cooperativa sociale che misura il proprio impatto sociale con i quasi tre milioni di euro distribuiti sul territorio con gli stipendi ai dipendenti. I vincitori della call mostrano esempi concreti di imprenditoria innovativa, come “Fork in progress”, un ristorante foggiano in cui lavorano anche tre anziani, che condividono il loro saper fare coi giovani e trovano anche un’occupazione gratificante. Non mancano i contributi provenienti dalla ricerca, come lo studio sugli atelier del riciclo per persone svantaggiate, disabili, immigrati e detenuti. O l’intervento che mostra come integrare sociologia e design in uno studio sulla progettualità di tipo dialogante, che lascia aperte delle opzioni. Dall’istat, infine, vengono i dati che mostrano come dal 2004 al 2013 il tasso d‘occupazione tra i 25-34enni sia diminuito dal 70,0% al 60,1%. Questi numeri vengono messi a confronto con il fatto che nel settore non profit invece c’è stato un aumento del 28% di istituzioni e un aumento del 62% degli addetti.Il primo giorno dell’edizione 2015 di Allora Crealo!, l’evento incluso nel cartellone del Festival dell’Economia di Trento dedicato alle imprese giovani e innovative, parte distanziandosi in parte dalle versioni precedenti della manifestazione. Rispetto al passato, infatti, dove Allora Crealo! era concentrato essenzialmente sulle start up, quest’anno si vuole dare attenzione anche a quelle realtà che hanno superato quella fase. Da qui nasce la call for proposal lanciata nei mesi scorsi, rivolta sia alle imprese che ai ricercatori. Nella giornata di sabato, saranno dominanti due macrotemi, trasversali ai vari interventi: uno sulla possibilità di educare all’imprenditorialità, l’altro sulla mobilità sociale – argomento principe dell’intero Festival dell’Economia di quest’anno – su cui ci sarà anche un contributo di Aldo Bonomi. |
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STARTUP E VENTURE CAPITAL COME LEVE PER RIDURRE LE DISUGUAGLIANZE |
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Trento, 8 giugno 2015 - C´è il caso di Luca Benatti, amministratore di una startup nel campo farmaceutico, che è riuscito a produrre un nuovo farmaco per combattere il Parkinson, oppure l´esperienza di Paola Marzario che nel 2012 ha creato un´azienda che ha come scopo quello di portare le imprese del settore fashion nel mercato online e oggi lavora con i più grandi brand internazionali, oppure l´avventura di Ugo Parodi Giusino, partito dalla spiaggia di Mondello in Sicilia con una startup per produrre, gestire e distribuire i video su internet e oggi, grazie a un finanziamento iniziale di capital venture pari a 650.000 euro, ha creato una piattaforma che coinvolge 800 milioni di perone in tutto il mondo. Sono i giovani "startupper" che si sono confrontati oggi presso la Facoltà di Sociologia di Trento, per capire come startup e capital venture possano diventare leve di sviluppo. Partire, mettersi in moto, con una nuova idea che diventa poi una nuova impresa, questo è il significato del termine inglese "startup" ormai entrato nel comune linguaggio dell´economia. Ma un´idea, per trasformarsi in un´impresa, ha bisogno di un capitale ed ecco che entra in gioco il "venture capital" ovvero il capitale di un finanziatore che investe per sostenere la crescita di una nuova azienda, convinto delle potenzialità di sviluppo dell´idea che sta alla base del tutto. Alcuni protagonisti di queste esperienze, di successo, nel settore delle startup, si sono confrontate oggi al Festival dell´Economia. Secondo l´economista Innocenzo Cipolletta, presidente dell´Università di Trento, le startup sono il luogo dove le idee si concretizzano e possono determinare alcuni rovesciamenti sociali. "Le grandi imprese - ha detto Cipolletta - non riescono ha produrre innovazione, perché in un certo senso l´innovazione è "eversiva" e rischia di determinare un sovvertimento delle posizioni acquisite, per questo le startup - ha concluso Cipolletta - possono essere un elemento di crescita per il Paese e anche una fattore di mobilità sociale, perché attraverso una buona idea, ben finanziata, qualcuno può emergere e salire la scala sociale". L´investimento sulle startup è un po´ mancato negli ultimi anni in Italia, è stato detto nel corso del dibattito, ma adesso grazie anche al sostegno delle istituzioni, le cose stanno migliorando. "Esistono grandi opportunità - ha detto Massimiliano Magrini di United Ventures - a patto che chi apre una startup, abbia l´ambizione di crescere e diventare grande". "Il venture capital - ha aggiunto Andrea Di Camillo di P101 - può garantire il ricambio della classe imprenditoriale italiana e questo può avvenire anche in tempi molto rapidi". |
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INTERNAZIONALIZZAZIONE, MELAZZINI:DAL 2013 24 MILIONI PER IMPRESE |
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Bergamo, 8 giugno 2015 - Negli ultimi due anni Regione Lombardia ha messo a disposizione delle imprese 24 milioni di euro per l´internazionalizzazione, attraverso diversi strumenti. In particolare, grazie al Bando unico promosso insieme al Sistema camerale, nel 2013 sono stati assegnati 3.000 voucher (6 milioni di euro), nel 2014 sono stai impegnati 5 milioni e nel 2015 il fondo è cresciuto toccando i 6,6 milioni. Il Roadshow - Lo ha ricordato l´assessore alle Attività produttive, Ricerca e Innovazione Mario Melazzini intervenendo questa mattina, alla Fiera di Bergamo, al roadshow per l´internazionalizzazione ´Italia per le imprese - Con le Pmi verso i mercati esteri´, promosso dal ministero degli Affari esteri e dal ministero dello Sviluppo economico, con il coinvolgimento di diversi partner pubblici e privati. All´appuntamento, organizzato per consentire alle imprese, soprattutto piccole e medie, di conoscere meglio gli strumenti per l´internazionalizzazione, hanno partecipato oltre 250 aziende. Occasione Di Crescita - "L´internazionalizzazione delle imprese - ha spiegato Melazzini - rappresenta una delle principali leve attraverso le quali le politiche di Regione Lombardia possono contribuire ad aumentare significativamente la competitività del sistema economico delle imprese del territorio regionale e nazionale. La priorità è data al supporto alle Pmi nella loro ricerca di opportunità sui mercati internazionali. Rimuovere le barriere che limitano il processo di crescita delle Pmi sui mercati internazionali è un obiettivo fondamentale delle politiche attuate da Regione Lombardia". Le Misure Della Regione - Tra gli altri interventi della Regione, Melazzini ha ricordato: le misure per favorire l´incoming di buyer esteri in occasione di fiere internazionali in Lombardia (Homi, Tuttofood e Host); i progetti di promozione di sistema in Brasile, Cina, Thailandia, India e Messico; il progetto ´Invest in Lombardy´, per favorire il servizio per lo scouting di potenziali investitori, la promozione delle opportunità di investimento e l´assistenza agli investitori in Lombardia; il ´Passaporto per l´Export´, strumento finanziato con 800.000 euro per sostenere le imprese ´matricola´, più piccole e meno internazionalizzate. Le Prospettive Future - "L´internazionalizzazione, al pari della ricerca e dell´innovazione - ha aggiunto l´assessore - ha una propria collocazione nell´ambito della nuova programmazione comunitaria 2014-2020 per un valore di 31 milioni di euro. La strategia di Regione Lombardia è basata su due leve fondamentali: il sostegno all´internazionalizzazione delle Pmi, aiutandole ad inserirsi e rafforzarsi sui mercati internazionali anche attraverso adeguate aggregazioni d´impresa; la promozione del sistema economico lombardo sui mercati globali". "Nel 2015 - ha concluso Melazzini - diamo particolare attenzione al tema dell´internazionalizzazione sfruttando la straordinaria opportunità di Expo, come punto di partenza e volano di sviluppo del processo di internazionalizzazione dell´intero sistema delle imprese lombarde. |
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IL FUTURO DELL´EURO: TRA ESTINZIONE DEL DEBITO E "CASO" GRECIA |
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Trento, 8 giugno 2015 - Ci sarà ancora l´euro nel 2025? Reggerà all´eventuale default di uno degli stati membri? Sopravvivrà senza l´estinzione del debito dei paesi del Sud Europa? Partiva da queste domande il confronto tra Lorenzo Bini Smaghi, Wolfgang Münchau e Lucrezia Reichlin che si è svolto nell´Aula Magna di Giurisprudenza questa mattina e sul quale aleggiava la situazione della Grecia, con la possibilità che la sua eventuale uscita dalla moneta unica contagi altri paesi, con imprevedibili conseguenze sui mercati finanziari. Se per Lucrezia Reichlin bisogna tutelare le economie dai cambiamenti improvvisi, per Lorenzo Bini Smaghi il problema non è la quantità di debito ma la sua distribuzione nei paesi. Il problema vero, per lui, è che viene generato nei paesi sbagliati, mentre gli stati con una situazione economicamente più solida potrebbero permettersi di generare più debito. Il problema è come far sì che il debito sia sicuro, ovvero sostenibile. Il tema di fondo, per la Grecia ma anche per l´Italia, è la carenza di crescita: se si crescesse di più, il debito non rappresenterebbe un problema. Per Wolfgang Münchau per raggiungere la stabilità nell´Eurozona serviranno regole comuni in campo fiscale. L´aver ritardato la ristrutturazione del debito – questo il pensiero di Lucrezia Reichlin - è costato molto alla Grecia e servirebbero regole che rendano possibile andare in bancarotta senza che questo significhi un problema enorme per gli altri. Bini Smaghi ha evidenziato che la sostenibilità del debito è influenzata da molti fattori, compresa la situazione politica. È quindi difficile controllare la situazione solo con le regole. Per questo, in un´economia avanzata, è complicato ristrutturare il debito: devi gestire la reazione dei mercati e controllare cosa succede nel sistema bancario valutando se ricapitalizzarlo. Quando ristrutturi il debito hai comunque bisogno di soldi e quindi crei altro debito. Il rapporto tra i tassi di interesse e la crescita, ha aggiunto, è fondamentale: avere tassi di interesse bassi è essenziale per la sostenibilità. Oggi per la Grecia – ha aggiunto Lucrezia Reichlin –- il problema è definire un programma credibile che parta da un´analisi realistica della situazione; c´entrano concorrenza e competitività. Non si può chiedere alla Grecia di diventare come la Germania entro tre anni. "Questo no – ha convenuto Bini Smaghi – ma almeno avviare il percorso". L´economista ha inoltre ribadito che il default sovrano è un evento drammatico che non si è mai verificato senza generare una tragedia. E quindi va gestito con estrema cura per evitare il contagio ad altri paesi e che innocenti vengano colpiti. "E´ un passaggio – ha detto Bini Smaghi - complicato è difficile e va evitato il più possibile. La Grecia ha bisogno di soldi, l´economia è in rosso. Ne ha bisogno per implementare il programma di riforme che prevede un aumento della spesa. Gli unici che possono darle soldi sono gli europei a meno che i greci non comincino a stampare moneta. La loro illusione è che andando in default risparmierebbero sui tassi di interesse". "La cosa più importante – ha sostenuto Lucrezia Reichlin – è impedire uno stato di totale confusione entro tre mesi. Si devono fissare priorità è stabilire condizioni sul programma di riforme per ottenere sostenibilità sul lungo periodo". "Arrivano segnali contraddittori dalla Grecia – ha aggiunto Münchau - e non ho capito se vogliono o no restare nell´Eurozona. Entro la prossima settimana sapremo qualcosa di più. Una decisione dovrà essere presa". "I sondaggi – ha concluso Bini Smaghi – dicono che la Grecia vuole rimanere in Europa. Cercheranno di negoziare un accordo fino all´ultimo minuto". |
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LE SFIDE DEL LAVORO FRA MUSICA, CINEMA CREATIVITA’ E ARTE |
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Trento, 8 giugno 2015 - Mettete insieme una delle più importanti donne del cinema italiano come Lina Wertmüller, con uno dei personaggi cult della canzone tricolore qual è Elio e uno degli scrittori emergenti più apprezzati dai giovani italiani come Vanni Santoni. Il risultato non potrà che essere un incontro scoppiettante come quello proposto questa mattina al Festival dell’Economia, in cui i tre protagonisti hanno parlato a ruota libera delle loro esperienze in campi così differenti raccontando il loro essere artisti e le difficoltà di trovare la propria strada nel mondo del lavoro. Dopo il saluto del Presidente del Consiglio Provinciale Bruno Dorigatti, anche ai tanti studenti degli Istituti d’Arte del Trentino presenti in Sala Depero, il giornalista Luca Zanin ha stuzzicato con le sue domande i tre protagonisti. Per prima la grande cineasta Lina Wertmüller che ha evidenziato come “l’arte sia una dea capricciosa e sia fidanzata da sempre con la fortuna”. Per questo la vita, ha spiegato, è piena di sorprese e di occasioni da cogliere. “Non avrei mai pensato di intraprendere il cammino che ha segnato la mia vita a spingermi è stata una mia carissima amica che ha spinto sul palcoscenico”. Per i ragazzi presenti il suo consiglio è stato diretto: “Certo essere giovani oggi è un bel problema ma a pensarci bene non è mai stato facile fare delle scelte anche ai miei tempi. Il mio consiglio è quello di crederci, di buttarsi con entusiasmo nell’inseguire le proprie passioni. Bisogna imparare a giocare e ad essere pronti anche a perdere per crescere attraverso le sconfitte”. Lo scrittore toscano Vanni Santoni, che ha appena pubblicato “Muro di casse”, storia dei rave party in Italia ma che si è fatto conoscere con il libro “Vite precarie”, spaccato delle generazioni senza lavoro, ha raccontato la sua esperienza partendo da Internet: “Il web oggi ti dà delle opportunità importanti per farti conoscere e per proporti in maniera diretta. Questo vale per la scrittura ma anche per il cinema, la musica e altre forme di espressione artistica”. Santoni ha lanciato un messaggio chiaro: “Bisogna partire da una dimensione piccola e locale nel proporsi per poi provare a puntare più in alto". Più scherzoso ed ironico l’approccio di Stefano Belisari in arte Elio, che con le sue Storie Tese ha scritto pagine importanti del surrealrock italiano: “Quando siamo andati a Sanremo nel 1996 con una canzone come “La terra dei cachi” volevamo fare la parodia di una canzone impegnata giocando sui luoghi comuni. Peccato che ci siano cascati tutti e a distanza di vent’anni il pezzo sia considerato ancor oggi una fotografia di un Paese che non cambia”. E questa staticità nel gioco dell’assurdo di Elio può favorire i giovani: “Ascoltando quella canzone i ragazzi capiscono con quali regole stanno giocando, in quali sabbie mobili sono impantanati. In Italia le persone di qualità non vincono quasi mai, e quando lo fanno sono invidiatissime. Ecco così che anche i giovani bravi fanno finta di non esserlo per avere delle possibilità”. Oltre i paradossi il cantante milanese ammette di non aver mai pensato da ragazzino di poter vivere di musica e di essere anche pagato per parlare, “cosa che fra l’altro so fare malissimo” chiosa lui divertito, sottolineando però come sia importante coltivare la propria creatività, crederci sempre e saper cogliere le occasioni che ti da la vita, senza aver paura di rischiare per inseguire i propri sogni. |
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MILANO: TRASFORMARE IDEE IN PRODUTTIVITÀ |
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Milano, 8 giugno 2015 - Regione Lombardia ritiene "prioritari e strategici" gli investimenti in ricerca e innovazione ed è fortemente impegnata perché cresca e si rafforzi una vera filiera che coinvolga centri di ricerca, università e soprattutto imprese, con il supporto della Pubblica amministrazione. È quanto ha ribadito a Varese l´assessore alle Attività produttive, Ricerca e Innovazione della Regione Lombardia Mario Melazzini, intervenendo al convengo ´Partnership sanità e industria - Un modello vincente per il futuro´. Ai lavori, centrati sulla collaborazione e la partnership tra soggetti pubblici e privati, hanno partecipato diversi attori della sanità pubblica e privata. Trasferimento Tecnologico - "La collaborazione con le imprese - ha spiegato Melazzini - deve facilitare il trasferimento tecnologico, la brevettazione e la produzione, cioè il processo che permette di trasformare le idee in produttività e di conseguenza creare benessere e crescita economica". Smart Specialisation Strategy - Regione Lombardia, ha ricordato l´assessore, ha disegnato la propria strategia in materia di innovazione nella Smart Specialisation Strategy (S3), nell´ambito della quale sono state individuate 7 aree di specializzazione: aerospazio, agroalimentare, eco-industria, industrie creative e culturali, industria della salute, manifatturiero avanzato, mobilità sostenibile. A questi temi si affianca quello trasversale delle Smart Communities. Per ognuna della aree di specializzazione sono stati elaborati degli specifici programmi di lavoro. Gli Strumenti Regionali - "Ricerca e innovazione - ha aggiunto Melazzini, sottolineando i numeri importanti che il settore della ricerca può vantare in Lombardia, prima regione in Italia per investimenti in questi settori, che nell´ultimo anno sono stati pari all´1,7 per cento del Pil - sono la chiave per il rilancio della competitività". Tra gli strumenti messi in campo dalla Regione, Melazzini ha ricordato in particolare la Strategia ´Innova Lombardia´, che ha l´obiettivo di attivare, entro il 2020, 1 miliardo di euro di nuovi investimenti sul territorio lombardo. Il programma prevede 3 linee di finanziamento: Ricerca e sviluppo, Innovazione, Start up. Le prime iniziative sono già partite: il Frim Fesr 2020 è stato aperto a gennaio con una dotazione di 30 milioni di euro, destinati ai progetti di ricerca e innovazione di singole Mpmi. Nei prossimi mesi aprirà la Linea Innovazione, che metterà a disposizione 105 milioni di euro per investimenti produttivi. |
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DANIEL GROS: "L´AUSTERITÀ ALLA LUNGA PAGA" |
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Trento, 8 giugno 2015 - L´austerità alla lunga ricompensa gli sforzi messi in campo, ne è convinto Daniel Gros, direttore del Centre for European Policy Studies di Bruxelles, oggi in video conferenza con Tito Boeri, Angelo Baglioni e Silvia Merler nell´incontro promosso da "lavoce.Info", coordinato da Pino Donghi. "Da quando è iniziata l´unione monetaria, l´Italia e il Belgio sono entrati entrambi con lo stesso debito pubblico, ma poi il Belgio ha applicato una politica fiscale molto restrittiva, mentre in Italia si è fatta una scelta opposta. Ebbene, durante la crisi il Belgio non ha avuto difficoltà, a differenza dell´Italia, e nonostante la sua austerity da molti giudicata eccessiva è cresciuto molto più dell´Italia". Daniel Gros ha quindi portato il caso greco, spiegando che "nella democrazia non sempre vincono gli argomenti migliori, quanto la maggioranza". Angelo Baglioni, che insegna Economia politica presso la Cattolica di Milano, ha portato una tesi diversa, spiegando che la crisi ha fatto prevalere, a livello di governance europea, il cosiddetto metodo intergovernativo che impedisce una "visione europea" a favore di una "contrattazione fra le nazioni, dove l´interesse del più forte, ovvero del paese più grande, finisce per prevalere". E il caso Grecia è emblematico in questo senso: "Qui la trattativa è fra Germania e Grecia, mentre le istituzioni europee sono sullo sfondo". A rispondere alla domanda della conferenza è stata Silvia Merler, "affiliate fellow" a Bruegel, che ha spiegato come l´Europa abbia già imparato dai suoi errori, visto che dopo la crisi ha introdotto "meccanismi di salvaguardia del debito sovrano". E poi, di fronte ai rischi di crisi fiscali ha "istituito regole fiscali" precise, mentre di fronte ai rischi di inflazione ha creato una "banca centrale indipendente". Rimangono però molte problematicità: "La divisione nord sud alla quale siamo tristemente abituati in Italia sta diventando la norma anche in Europa", senza considerare la necessità di un lungo aggiustamento dopo la crisi, che avrà un costo sociale molto alto. Infine Tito Boeri, presidente dell´Inps oltre che direttore scientifico del Festival dell´Economia, ha puntato l´attenzione sul fenomeno della disoccupazione. "In Europa, a differenza che in altri Stati, è continuata a crescere anche dopo la crisi e non solo va evidenziata la grande dispersione della disoccupazione in Europa, con l´aumento del divario fra i paesi che ha raggiunto i 15 punti percentuali". Questo fenomeno altrove è molto più contenuto: "Negli Usa il divario al massimo è di di 5 punti". Le motivazioni, secondo il presidente dell´Inps, dipendono da più fattori, in particolare da un´interazione fra "lo shock che hanno subito i paesi durante la crisi e le riforme istituzionali". Vi è poi un dato che non è mai stato messo in evidenza, che mostra come questa crisi sia stata diversa in Europa rispetto agli Usa: "Si tratta del tasso di partecipazione alla forza lavoro. Generalmente durante la crisi la partecipazione tende a diminuire, perché ci sono persone che vanno in pensione prima o si ritirano dalla vita attiva; ebbene, in questa crisi a differenza che in passato il tasso di partecipazione è continuato da aumentare e questo ha creato forti tensioni". Tito Boeri ha quindi portato l´esempio di due paesi, Spagna e Germania: nel primo è aumentata la disoccupazione in modo esponenziale, nel secondo è diminuita, perché si è lavorato molto sulla flessibilità dei lavoratori. Diversi i margini di azione per l´Europa: "Bisognerebbe potenziare la compensazione che si dà ai lavoratori dopo licenziamento, introdurre un sistema di assicurazione per la disoccupazione a livello europeo, permettere ai paesi una maggiore flessibilità sulle pensioni; è necessaria una maggiore tutela, l´Europa potrebbe in tal senso premiare i governi che adottano soluzioni migliori". |
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PIEMONTE: DAI DATI ISTAT SI REGISTRA IN PIEMONTE UN AUMENTO DEI POSTI DI LAVORO E DISOCCUPAZIONE STABILE |
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Torino, 8 giugno 2015 - Un significativo aumento dell’occupazione (+18mila posti di lavoro) e disoccupazione stabile all’11,9%. Questo il quadro che emerge dai dati diffusi oggi dall’Istat sulla situazione del mercato del lavoro in Piemonte nei primi tre mesi del 2015. Dalle cifre pubblicate, la crescita dell’occupazione (+1,%) risulta proporzionalmente superiore sia a quella del Nord Italia che al dato nazionale (+0,6% in entrambi i casi). Per quanto riguarda i disoccupati, invece, la nostra regione è l’unica a mostrare una condizione di stabilità, a fronte del calo su base nazionale. Rispetto al 2014 infatti, il numero di disoccupati in Italia è diminuito dello 0,5% (-17 mila) e il tasso di disoccupazione di mezzo punto percentuale, dal 13,5% al 13% (un ulteriore calo si è registrato nel mese di aprile, fino al 12,4%). Il Piemonte è rimasto fermo all’11,9%. “ Gli interventi previsti dalla legge di Stabilità, l’entrata in vigore del Jobs Act e del contratto a tutele crescenti sono alla base di questi numeri. Ma, nonostante un certo dinamismo incoraggiante, è ancora presto per dichiararsi fuori dalla crisi: i circa 200mila disoccupati piemontesi ci chiedono e meritano risposte efficaci, i 21.345 lavoratori in cassa integrazione straordinaria hanno bisogno di politiche che permettano all’economia di ripartire ma che allo stesso tempo offrano soluzioni immediate per loro e per le loro famiglie ”, ha dichiarato l’assessore al Lavoro Gianna Pentenero. Nel dettaglio, l’aumento dell’occupazione in Piemonte è trainato dalla crescita degli addetti nei settori agricolo (+11mila unità) e delle costruzioni (+14mila unità), a fronte di una consistente flessione dell’industria manifatturiera (-21mila addetti). Da segnalare, l’aumento degli occupati nei servizi (+14mila unità, +1,2%) e nel ramo commerciale e turistico (+2%). Inoltre, diminuiscono le donne in cerca di lavoro (- 5mila unità), per cui il divario di genere nel tasso di disoccupazione si riduce di oltre un punto percentuale, con un livello che resta comunque più elevato fra le donne (12,5% contro 11,4%). A fronte di un dato positivo, il Piemonte si piazza però al decimo posto tra le regioni italiane per tasso di disoccupazione, ultima tra quelle del nord Italia (la Liguria si ferma al 10,9%). “ Il quadro appare ancora di natura interlocutoria ma il dato sulla disoccupazione continua a destare preoccupazione – precisa Pentenero – Sapevamo che un calo della disoccupazione richiede tempo e che un miglioramento del clima economico porta con sé, in prima battuta, un aumento del flusso di persone che cercano lavoro. Ci attendiamo un’evoluzione positiva nei prossimi trimestri, se il contesto economico si manterrà dinamico, nonostante il percorso si prospetti sicuramente lento e faticoso. Come Regione stiamo cercando di mettere a punto un metodo che identifichi percorsi diversi per le diverse fasce di lavoratori, in un contesto molto complesso. Stiamo cercando di realizzare un metodo concreto che speriamo possa in periodi non troppo lunghi portare a risolvere almeno in parte le situazioni di crisi più gravi”. |
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IN QUALE MODO È POSSIBILE DEFINIRE IL MERITO? COME È POSSIBILE MISURARLO? |
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Trento, 8 giugno 2015 - Gremita la Sala del Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Trento, dove i temi principali della conferenza hanno riguardato la definizione di merito, di mobilità, di uguaglianza delle opportunità. Daniele Checchi, professore di Economia Politica presso l’Università di Milano, oltre a cercare di definire il concetto di meritocrazia, ha messo in rilievo con il grande interesse di un pubblico sorprendentemente attivo, quali studi permetterebbero di misurare il merito e conseguentemente di capire se possa esistere una "meritocrazia giusta”. Il professore, introducendo l’argomento da un punto di vista prettamente economico, definisce prima di tutto come in una società moderna la carenza di merito si colleghi inevitabilmente all’idea di un sistema poco efficiente, poiché non consente una distribuzione ottimale di risorse, ovvero di far giungere nel posto giusto chi effettivamente può svolgere al meglio quel ruolo; ciò si ripercuote sulla mobilità sociale, così come sulla trasmissione delle disuguaglianze tra genitori e figli, allontanandosi, spiega Checchi, da quella che è l’idea principale che sta alla base del concetto di meritocrazia: il raggiungimento delle posizioni di vantaggio deve poter essere esteso a tutti e regolato sulla base di una gara competitiva, dove l’unico criterio per la vittoria o la sconfitta è il merito individuale a prescindere da qualsiasi riferimento a razza, nazionalità, genere, famiglia di provenienza. Il riconoscimento del merito dunque, continua il professore, implica che “la probabilità di conseguire le posizioni apicali dipenda esclusivamente da caratteristiche individuali, riconducibili alla qualità personale e/o all’impegno dell’individuo”. Ma a questo punto, è lecito chiedersi: è possibile definire il merito? Il professore a tal proposito cita la definizione del sociologo inglese Michael Young, secondo il quale il merito è definibile dalla formula matematica M = A + S dove “A" definisce qualsiasi dotazione naturale (Iq test, ma anche creatività, talento fisico), mentre “S" definisce l’impegno, lo “sforzo” della persona. Nell’utilizzo di questa formula la complessità che i parametri “A” e “S” rivestono, in realtà, continua Checchi, complica notevolmente il quesito posto: proprio all’interno dei due parametri infatti vi possono essere delle forti ambiguità nella definizione e nella misurazione che possono rendere poco attendibile il risultato. Innanzitutto perché alcune teorie sostengono che il parametro A, anche se legato ad un fattore genetico, si possa evolvere assieme alla cultura e dunque essere “influenzato”; il parametro “A” è dunque socialmente determinato e di conseguenza può essere trasmesso in modo intergenerazionale. Vi sono poi altre ambiguità nel definire i vari parametri che compongono la formula del merito: spesso “A” è infatti usato come sinonimo di istruzione, che combina ambiente ed impegno individuale e perciò incorpora “S” (il fattore impegno) che il più delle volte è legato, ad esempio considerando la formazione scolastica, alle risorse familiari e dunque al benessere delle famiglie. Anche il parametro “S”, tipicamente misurato attraverso le ore lavorate, è una misura piuttosto imperfetta del grado di coinvolgimento e dei costi fisico-psicologici dell’impegno, poiché dipende da circostanze sociali e istituzionali in cui viene erogato. Le evidenti difficoltà nel definire il merito, proseguono quando si vuole tentare di misurarlo. Spesso, nel mondo di tutti i giorni, continua il professore, i risultati scolastici sono spesso utilizzati come esempio di criterio meritocratico, ma il più delle volte non sono completamente rappresentativi, in quanto possono anche in questo caso, variare sulla base dell’ambiente familiare, sulla base del titolo conseguito. Il professore ha concluso sostenendo che la meritocrazia è in definitiva un’utopia, di fatto irrealizzabile, in quanto il merito è difficilmente osservabile e spesso non è unidimensionale. La meritocrazia basata sui criteri scolastici può in ogni caso essere intesa come parametro di selezione delle carriere interne, in alternativa ad altri criteri come l’anzianità di servizio o la fedeltà politica. Quello che è certo, conclude è che nella misura in cui i risultati scolastici siano indipendenti dalle origini sociali, la meritocrazia può rivelarsi un fattore positivo di “fluidità sociale”, nella misura in cui la scuola contribuisca alla stratificazione sociale, “la meritocrazia diventa un’ideologia di legittimazione delle disuguaglianze sociali”. |
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RODRIK: "SE SFIDUCIAMO LA GLOBALIZZAZIONE APRIAMO LA STRADA AI POPULISMI" |
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Trento, 8 giugno 2015 - Troppa globalizzazione finanziaria, troppo poca per quanto riguarda la mobilità del lavoro. Per Dani Rodrik, per la seconda volta al Festival, la "globalizzazione intelligente" (titolo del suo ultimo libro, edito da Laterza, 2015) non solo è possibile ma, come è intuibile, sta nel mezzo ed è il frutto di un compromesso tra due estremi. L´analisi di Rodrik – intervenuto al Festival sul tema "Uguaglianza globale contro disuguaglianze nazionali", – parte dal "paradosso" degli Stati nazionali che, mantenendo in essere i confini e attuando meccanismi che consentono il funzionamento dei mercati, sono al tempo stesso motore di prosperità economica interna e causa di disuguaglianza globale. Un paradosso, avverte subito Rodrik, difficile da risolvere, così come niente affatto facile è stato per il pubblico accorso a Palazzo Geremia per ascoltarlo, rispondere alla domanda se sia più preferibile essere ricchi in uno Stato povero, o poveri in uno stato ricco. "La risposta giusta è che non è possibile fare un confronto, giacché in un contesto di diseguale distribuzione del reddito, ciò che conta sono le differenze tra paese e paese più che le differenze interne. E sono differenze che dalla rivoluzione industriale in poi sono cresciute fino a diventare enormi, fino a disegnare un mondo diviso tra zone ricche e povere. La forza motrice che determina le disuguaglianze globali – continua Rodrik – è basata sulle differenze tra le diverse regioni del mondo. Si tratta però di una disuguaglianza che i tassi di crescita stanno riducendo. La Cina, ad esempio, ha portato centinaia di milioni di persone verso il ceto medio, e questo grazie alla globalizzazione che ha consentito un enorme aumento delle esportazioni". La globalizzazione non ha però inciso solo sulla mobilità delle merci ma anche, attraverso una mitigazione delle barriere, su quella delle persone. Teoricamente, argomenta Rodrik, è possibile che i lavoratori che si spostano da un paese all´altro trovino condizioni migliori e possano godere degli stessi standard dei lavoratori locali, ma il punto è che dobbiamo definire "quanti" lavoratori possiamo far entrare senza rischiare di ridurre la coerenza interna di un Paese, sapendo comunque non è possibile definire un livello ottimale. "Per avere uno Stato nazione efficace dobbiamo dunque porre dei limiti?" si chiede Rodrik. "Abbiamo bisogno di un minimo comun denominatore, un´eccessiva eterogeneità è negativa per il mantenimento della fiducia sociale, che richiede una rete di sicurezza condivisa". L´esempio portato da Rodrik è ancora una volta la Cina "che ha cavalcato la globalizzazione senza aver fatto cadere tutte le barriere, ha aperto la finestra mettendo la zanzariera, una globalizzazione gestita dunque: il miglior esempio che ci fa capire come esistono argomenti a favore di una maggiore mobilità del lavoro, ma anche altri a favore di limiti alla mobilità, ed è proprio qui che va cercato il compromesso". Ma attenzione: "La Cina è un esempio, non un modello da seguire". Infine, l´ultimo avvertimento: "Se miniamo la fiducia nella globalizzazione, impediremo una gestione oculata della stessa, aprendo la strada ai populismi; dobbiamo concentrare le nostre energie sui problemi reali, ma siamo purtroppo ancora molto lontani". |
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PIANETA LOMBARDIA, DA RHONE ALPES INTERESSE PER ´INVEST IN LOMBARDY´ |
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Rho-Pero/Mi, 8 giugno 2015 - Grande interesse per le opportunità offerte dal programma ´Invest in Lombardy´ da parte della delegazione istituzionale di Rhone - Alpes (Francia) ricevuta a Pianeta Lombardia. La Delegazione Istituzionale - Guidata da Jean-paul Mauduy, presidente della Camera di Commercio di Rhone Alpes, la delegazione composta da rappresentanti di diversi enti camerali e associazioni imprenditoriali della regione francese, ha illustrato la prossima fusione con la vicina regione Auvergne. Il 29 giugno è infatti in programma la prima assemblea ´parallela´ che si svolgerà sia a Lione (Rhone Alpes) sia a Clermont-ferrand (Auvergne). Fusione Tra Due Regioni - La fusione aumenta decisamente la competitività della regione che, con la Lombardia, la Catalogna e il Baden-württemberg è inserita nei ´Quattro Motori per l´Europa´. Attrattivita´ - Oltre ai rapporti e alle relazioni di scambio già avviati, la delegazione francese ha apprezzato il programma di attrazione delle imprese attivato da Regione Lombardia per favorire non solo l´apertura di uffici di aziende estere ma anche l´azione di accompagnamento di imprenditori d´Oltralpe all´eventuale acquisizione/fusione o alla collaborazione diretta con le imprese lombarde. Il Programma ´Invest In Lombardy´ - ´Invest in Lombardy´ è il servizio responsabile per l´attrazione di investimenti esteri in Lombardia, un progetto promosso da Unioncamere Lombardia, dal Sistema Camerale lombardo e da Promos - l´Azienda Speciale della Camera di Commercio di Milano - con il supporto di Regione Lombardia. In particolare, ´Invest in Lombardy´ è il network regionale che supporta il mondo imprenditoriale, fornendo l´assistenza necessaria alla finalizzazione dell´investimento estero sul territorio lombardo. |
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L’ ILLUSIONE DELLA MOBILITA’ SOCIALE E LA FINE DEL SOGNO AMERICANO |
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Trento, 8 giugno 2015 - Il de profundis sulla fine del sogno americano che ha caratterizzato l’intervento del Nobel Joseph Stiglitz nella giornata di apertura del Festival dell’Economia ha trovato una sua eco nell’incontro di stamane sul tema “Sogni americani: dal grande Gatsby a Bruce Springsteen” che ha avuto come protagonista lo storico, critico musicale e anglista italiano Alessandro Portelli. Partendo dalle considerazioni di Stiglitz su come gli Stati Uniti siano il Paese più disuguale del mondo Portelli ha disegnato un quadro della situazione americana anche attraverso i testi delle canzoni di Springsteen e le pagine del romanzo “Il grande Gatsby” uno dei capolavori di Francis Scott Fitzgerald. Proprio le immagini tratte da un video live di una delle più grandi rockstar internazionali come Bruce Springsteen sono servite a delineare l’intervento di Alessandro Portelli al fianco del giornalista Dino Pesole de “Il Sole 24 Ore”. Le note sono quelle del brano “The River” una canzone simbolo del Boss (come lo chiamano i suoi fans), un cantautore che nei suoi testi ha sempre raccontato l’America vera, profonda, fatta di sfruttamento industriale e di paesaggi rurali. E proprio i versi che aprono The River sono esplicativi più di mille parole quando Springsteen canta: “Vengo dal fondo della valle; dove, signore, quando sei giovane ti fanno crescere per farti fare Il lavoro che faceva tuo padre”. Versi in cui si materializza chiaramente l’idea di un percorso di vita in fondo già predestinato in cui il futuro dei giovani dipende dal reddito dei propri genitori. Ecco allora che il sogno americano che promette un’opportunità per tutti finisce per trasformarsi in un incubo, oppure per dirla alla Stiglitz, in un mito che non fa altro che aumentare le disuguaglianze. Come ha evidenziato Alessandro Portelli, “in molti brani di Springsteen si avverte la delusione per la promessa di una mobilità sociale che viene sempre sbandierata ma che non viene quasi mai di fatto mantenuta e che si trasforma in paesaggi post industriali fatti di miseria e disagio o in zona rurali piene di disperazione come quelle memorabili raccontate nella pagine “Furore” di John Steinbeck”. Paradigma della società americana di oggi ma anche degli anni ’20 diventano così le pagine di “Il grande Gatsby" il romanzo dello scrittore statunitense Francis Scott Fitzgerald pubblicato nel 1925. Qui un giovane povero, che diventerà il Grande Gatsby, per poter coronare il proprio sogno d’amore con una ragazza ricca intraprenderà l’unica strada possibile in quegli anni: quella della malavita trasformandosi quindi in un gangster. Anche qui emerge il sogno infranto della mobilità sociale e dell’uguaglianza e la frattura, quasi insuperabile, fra ricchi e poveri. Ma se è vero che le promesse nell’America di oggi e di ieri diventano quasi sempre sogni infranti e delusioni cocenti, sia per Springsteen che per Fitzgerald bisogna sempre provare a crederci, continuare a sognare un futuro diverso e migliore. Perché come canta il Boss, “se si smette di sognare in fondo si smette anche di vivere”. |
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DISEGUAGLIANZE SOCIALI: IL RUOLO DI NIDO, SCUOLA E UNIVERSITÀ |
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Trento, 8 giugno 2015 - In Italia l’origine sociale condiziona gli studi, il lavoro e in generale la propria realizzazione. Di bassa mobilità sociale e occupazionale del Paese si è parlato nel confronto “Dinamiche di stratificazione sociale tra welfare, mercato del lavoro e famiglia. Il caso italiano in prospettiva comparata” a cura di Csis – Center for Social Inequality Studies and Famine Project. Gli esperti, di fronte al pubblico che affollava l’Aula Kessler del Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale, hanno parlato di un problema di giustizia sociale e di spreco di capacità. Hanno anche indicato alcune misure di contrasto. Daniele Checchi (docente di Economia del lavoro all’Università Statale di Milano) ha proposto più diritto allo studio, nuove pratiche didattiche e l’abolizione della bocciatura. «La bocciatura – ha detto - è un evento drammatico, pedagogicamente inefficace e dagli alti costi sociali». Stefani Scherer (docente di Sociologia della famiglia all’Università di Trento) ha chiesto politiche sociali più efficaci perché «la famiglia perde la sua capacità di fungere da “cassa di compensazione” per le evenienze occupazionali e reddituali di uno dei suoi membri». Mentre Gøsta Esping-andersen (professore di Sociologia all’Università Pompeu Fabra di Barcellona) si è soffermato sull’importanza del nido di alta qualità per stimolare lo sviluppo cognitivo dei bimbi di famiglie svantaggiate. Il confronto è stato coordinato da Paolo Barbieri (professore di Sociologia economica e del lavoro all’Università di Trento). Nell’incontro il “caso italiano” è stato letto in confronto all’Europa e agli Stati Uniti. Si è parlato di welfare, di mercato del lavoro e del ruolo della famiglia nel determinare le chance di mobilità socioeconomica individuali. Ci si è chiesti cosa fare per ridurre le diseguaglianze sociali, in quali settori e direzioni muoversi. Daniele Checchi (che è anche membro del comitato provinciale di valutazione del sistema scolastico trentino) ha spiegato: «L’italia combina due cattivi funzionamenti. Innanzitutto scelte e risultati scolastici correlati alle origini familiari (con ragazzi incanalati nei licei o nella formazione professionale già a 14 anni). Si potrebbe correggere la situazione cambiando le pratiche didattiche a cominciare da un insegnamento per obiettivi disciplinari e per competenze. Inoltre abbiamo un mercato del lavoro che non riconosce il merito. La seconda cosa è che abbiamo il passaggio all’università a sua volta socialmente determinato. Così come gli abbandoni nel percorso universitario. La probabilità di iscriversi all’università, nonostante la riforma del 3+2, è rimasta legata all’origine sociale della famiglia. L’introduzione del numero chiuso è la risposta al taglio dei docenti: ma è una politica buona o cattiva? Una politica equa sarebbe fare delle graduatorie per origine sociale». Per Stefani Scherer «la famiglia di origine italiana ha il braccio molto lungo. Ma è un dato strutturale e non culturale». Ha ripreso: «L’impatto della crisi sui giovani è stato minore in Italia perché molti vivono in famiglia. Il rischio però è che i giovani non formino una famiglia loro. E qui scatta anche un problema demografico e di invecchiamento della popolazione. In Italia e in Spagna poi la nascita di un figlio espone a un maggiore rischio di caduta in povertà della famiglia. Ciò significa che ci sono politiche sociali non efficaci». Gøsta Esping-andersen, che si è soffermato sulla polarizzazione sociale in vari campi, ha concluso: «Oggi sappiamo che la democratizzazione del sistema educativo non è una formula magica. Però gli psicologi dell’età evolutiva ci dicono che i primi sei anni di vita sono fondamentali, anche per il successo scolastico. La stimolazione cognitiva precoce è decisiva. L’asilo nido di alta qualità compensa la mancanza di stimolazione nelle famiglie di origine. In Norvegia, dove le esperienze prescolari sono di qualità, i bambini di ceti bassi ai test cognitivi hanno dimostrato ottime performances». |
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UN NUOVO WELFARE PER UNA SOCIETA’ CHE CAMBIA |
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Trento, 8 giugno 2015 - Il tema della mobilità sociale riguarda, in Italia, in particolare anche il sistema del welfare, perché vige un eccesso di protezione per alcuni rischi, come la vecchiaia, le cui pensioni impegnano oltre il 50% della spesa sociale, e lacune di protezione per nuovi bisogni, che non trovano posto nel catalogo dei diritti, come la mancanza di reddito e la nuova povertà, perché l’economia è cambiata. Il posto fisso non c’è più e i servizi di conciliazione famiglia-lavoro, sono sempre più indispensabili, perché se non si attuano o non si fanno i figli o si ritarda l’età del primo figlio o se ne fa uno solo. Ad affermarlo il professore di di Scienza politica presso l’Università degli Studi di Milano, Maurizio Ferrera che ha sollecitato anche la considerazione di nuove tematiche come l’esclusione sociale degli immigrati e la non autosufficienza, plaga di una vita media che si è allungata. In tale contesto, ha spiegato Maurizio Ferrera, dobbiamo ridisegnare il welfare e non considerare i diritti sociali acquisiti nel ‘900 come assoluti. Sviluppare forme di welfare prodotte da attori non pubblici e promuovere la conciliazione famiglia -lavoro soprattutto per favorire la crescita demografica e l’occupazione femminile e considerare reddito minimo di garanzia, sono alcune delle soluzioni proposte nell’ambito degli studi sulla riforma del welfare. “Le nostre società sono cambiate nello loro struttura familiare e demografica. Si sono verificati eccessi di protezione per esempio sulla vecchiaia, che in Ue viene concepita nel momento in cui si va in pensione – ha premesso nel suo intervento il professor Maurizio Ferrera – secondo parametri che nel corso del tempo sono passati dai 70 anni del ‘900 ai 60 anni per gli uomini e 55 per le donne degli anni settanta”. Nel secolo scorso la pensione copriva un vero e proprio rischio, perché era raro sopravvivere oltre i 70 anni di età, oggi ci sono altri rischi come la soglia di povertà assoluta. Nel meridione sono 1,3 milioni i bambini sulla soglia della povertà assoluta, erano la metà nel 2009, segno che la crisi economica ha colpito duramente. Per povertà assoluta, ha chiarito Ferrera, significa non potersi permettere, ad esempio, la carne due volte la settimana e comprarsi due volte l’anno un paio di scarpe nuove. I modelli di welfare degli ultimi decenni sono cambiati compresi quelli di Paesi come Norvegia e Svezia perché le società sono disomogenee e il welfare comincia a scricchiolare. I diritti sociali pilastro del welfare e della politica sociale del Xx secolo non possono essere considerati dei valori assoluti che non possono essere messi in discussione. Da qui si può partire per interpretare le dinamiche chi ci accompagnano nella transizione da un’economia industriale a una basata sulla conoscenza. I diritti sociali comportano oggi una riforma per la redistribuzione intergenerazionale, ma i flussi di redistribuzione in Italia affondano su un bilancio del welfare complesso così come è frammentata la platea di chi riceve e di chi paga. In Italia sono molte anomalie sulla spesa sociale ed è il Paese europeo, insieme alla Grecia, con spesa pensionistica più elevata, pari a circa il 60% di tutta la spesa sociale. Necessario pertanto uscire dall´ideologia dell´assitenzialismo ma pensare a nuove forme di solidarietà che non si appoggiano solo sulle risorse pubbliche. |
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LA "NUOVA FINANZA" COME STRUMENTO PER LA MOBILITÀ D´IMPRESA |
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Trento, 8 giugno 2015 - L´italia ha un tessuto formato da piccole medie imprese e oggi è difficile fare impresa è ancora di più è difficile far crescere le imprese in termini di uguaglianza. È assolutamente necessario, accanto ad una buona idea, avere il capitale, disporre di strumenti finanziari idonei come punto di partenza, perché anche la migliore idea senza il supporto finanziario non prende quota. Quali sono gli strumenti a favore di piccole e medie imprese e di start up innovative messi a disposizione dai canali finanziari e da quelli complementari. La crescita dimensionale delle imprese italiane e il capitale di rischio necessario a finanziare lo sviluppo e l´innovazione sono da sempre al centro del dibattito economico. Al centro della discussione, i nuovi strumenti finanziari: minibond, crowdfunding, incubatori e start up contribuiscono tutti a ridisegnare la mobilità del nostro tessuto industriale. Ne hanno parlato nel pomeriggio in un Confronto a cura di Gei Gruppo Economisti d´Impresa, tenutosi al Dipartimento di Economia e Management dell´Università di Trento, Federico Barilli, Andrea Crovetto, Livio Scalvini moderati da Alessandra Lanza. Dal punto di vista della mobilità sociale avere un tessuto che dia pari opportunità è fondamentale in un paese dove la grande industria ha lasciato il posto alle piccole imprese. Grande industria che faceva da incubatrice d´impresa e da banca alle piccole imprese. Ora non è più cosi e si rende la necessità di poter disporre di strumenti alternativi. Livio Scalvini ha affrontato questa tematica dal punto di vista delle grandi banche. Questo - ha detto - è un momento in cui siamo di fronte ad una crescita esponenziale grazie alle tecnologie e non solo del digitale, ma anche energia, biotecnologia, domotica, è tutto questo risulta devastante per il nostro modo di vivere. Nel quotidiano emergono nuove imprese che intercettano le traformazioni e riescono a scalare i mercati, come Google Facebook, aziende che hanno una visione globale e impattano il tessuto delle imprese esistenti. L´innovazione non viene più fatta nei centri di ricerca ma fuori e deve essere intercettata. Queste imprese hanno saputo cogliere le sfide globali, hanno usato tecnologie accessibili, hanno competenze incentrate su tecnologia e innovazione. Così anche le start up hanno bisogno di strutturarsi in termini di competenze, di finanza per sostenere gli investimenti, e di leve per facilitare l´accesso ai mercati. Scalvini ha portato l´esperienza di quelle banche che costruiscono progetti di formazione per vedere se i progetti hanno solidità e accompagnano le start up in un processo di accelerazione per incontrare gli investitori. Andrea Crovetto ha parlato dello strumento dei minibond, affermando che essi non sono la soluzione ma parte di essa. Non è sufficienze avere capitale disponibile ma questo capitale deve essere fruibile. L´impegno quindi a favore delle medie imprese è stato quello di creare, acconto agli strumenti finanziari, soggetti complementari specializzati in minibond che danno credito alle imprese: oggi in Italia sono trenta. E´ cresciuta così l´attenzione verso la media impresa. I risultati dei minibond è incoraggiante: dal 30 aprile (lancio dei minibond) ci sono state delle operazioni importanti. Il lavoro fatto in Italia da governo e autorità è stato buono. I minibond sono quindi un´idea di competizione molto importante e un´opportunità per le imprese. Federico Barilli è intervenuto parlando delle imprese innovative oggi in Italia. Al registro camerale dedicato ad oggi si sono iscritte 4000 imprese italiane e sono alcune decine quelle che hanno superato un milione di fatturato. Un movimento dal basso importante quindi. Il Trentino - ha detto Barilli - è un terreno molto fertile per le start up. Ciò che bisogna fare ora è attivare il patrimonio privato italiano. |
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ATKINSON: CONTRO LA DISUGUAGLIANZA FISCO, STATO SOCIALE, OCCUPAZIONE |
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Trento, 8 giugno 2015 - Era stato qui alla prima edizione del festival dell´Economia, 10 anni fa, come ha ricordato. E il professor Anthony Atkinson, economista inglese particolarmente attento ai temi della giustizia sociale, non poteva non ritornare in questa edizione dedicata alla mobilità sociale. "I grandi della terra, da Obama alla Lagarde, si dicono preoccupati per la crescita delle disuguaglianze - ha detto - ma poi non danno indicazioni su chi deve fare e soprattutto sul cosa fare". E invece di cose da fare ce ne sarebbero, Atkinson nel suo ultimo libro ne ha elencate ben 16. Usare la leva fiscale con funzioni redistributive, ad esempio come avvenne nel secondo dopoguerra, e investire di più nello stato sociale. Ma anche combattere la disoccupazione, accrescere i salari più bassi, adottare il reddito di cittadinanza o di partecipazione, agire sull´accumulo di ricchezze e sul legame capitale-assunzione delle decisioni. A farlo, Atkinson non ha alcun dubbio, devono essere in primo luogo i governi. Nel suo intervento Atkinson è partito dal suo paese. In Inghilterra negli ultimi 40 anni la disuguaglianza è crescita esponenzialmente. Utilizzando il coefficiente di Gini, che misura le differenze di reddito fra la popolazione,da 0 a 100, all´inizio anni 60 l´indice del Regno Unito era del 25 per cento, poi è costantemente salito. Per ritornare al livello degli anni 60 bisognerebbe aumentare le aliquote fiscali del 20 per cento. Una cosa improponibile al decisore politico. In cima all´indice di Gini oggi c´è il Sud Africa. Poi vengono Cina e India. Il Regno Unito è appena sotto agli Usa, come aveva ricordato anche Stiglitz ieri. L´ Italia si posiziona poco dietro. Ma perché preoccuparci delle disuguaglianze? Innanzitutto - ha detto Atkinson - per ragioni intrinseche: la disuguaglianza eccessiva è moralmente sbagliata, così come il divario eccessivo ricchezza-povertà, ad esso strettamente legato. Ma per chi è insensibile a questo tipo di ragioni ve ne sono altre, di natura strumentale: le disuguaglianze sono responsabili del peggioramento della performance economica. Riguardo alla mobilità sociale, in particolare la crescita della disuguaglianza riduce le opportunità di ciascun cittadino, e soprattutto dei giovani (fra cui dei giovani talenti). "Immagino che Renzi adesso stia dicendo che dobbiamo investire sul capitale umano - ha chiosato il professore a questo punto, ricordando che in contemporanea alla sua relazione si stava svolgendo l´incontro pubblico con il presidente del Consiglio italiano - . Ovviamente lo sottoscrivo ma non è l´unica cosa da fare. Innanzitutto, dobbiamo ricordare che innovazione, progresso tecnologico, globalizzazione non sono forze neutre. Qualcuno a monte prende delle decisioni. Se le decisioni vengono lasciate solo alle aziende e agli azionisti di queste aziende la tecnologia non necessariamente andrà a vantaggio dell´intera società". Le decisioni, dunque, vanno prese in primo luogo dai governi, democraticamente legittimati. Ma quali le decisioni più importanti per ridurre la disuguaglianza? "Nel secondo dopoguerra si registrò una forte riduzione della disuguaglianza di reddito, a causa della ricostruzione, che creava posti di lavoro, e dello sviluppo dello stato sociale. Poi dagli anni 80 i paesi Ocse hanno diminuito la loro azione redistributiva. Bisogna tornare ai quei tempi, con una imposizione fiscale progressiva, e con una crescita dell´imposizione fiscale sulla ricchezza che si trasmette fra le generazioni, quindi sulle eredità e le successioni. Inoltre bisogna adottare il reddito di cittadinanza o di partecipazione, che vada soprattutto a chi si lavora e si impegna concretamente nella società in cui vive (come in Trentino ndr.). Tutti devono averne diritto ed esso dovrebbe sostituire gli sgravi fiscali, che oggi sono fonte di disuguaglianza. Ma non basta solo un sistema di tassazione più equo. Bisogna anche affrontare il problema della disoccupazione e del divario fra i redditi, fissando un salario minimo o aumentandolo dove esso esiste già. Bisogna agire infine sulla ricchezza e sul rapporto fra capitale e assunzione delle decisioni, spesso fortemente sbilanciato. Ad esempio, i fondi pensione investono nelle aziende, ma i percettori di pensione non hanno nessuna influenza sul comportamento delle aziende stesse. Anche riguardo al reddito da capitale: i piccoli risparmiatori in realtà spesso ricevono pochissimo, mentre i grandi investitori sono ben remunerati. La risposta non può essere solo tassazione. Bisogna far crescere anche la finanza pubblica". |
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I GIOVANI METALMEZZADRI E LE IMPRESE ENCICLOPEDIA |
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Trento, 8 giugno 2015 - Il futuro dei giovani? Metalmezzadri o nelle “imprese enciclopedia”, queste le risposte fornite da Aldo Bonomi, direttore del Consorzio Aaster, e da Francesco Maggiore, della Fondazione Dioguardi. I due relatori erano oggi al Festival dell’Economia, per il confronto promosso dal Centro Ocse Leed dal titolo "Nuovi e vecchi ascensori sociali: a che piano scendere e quale prendere?", che ha visto anche intervenire Roland Benedikter, professore all´Università della California. A mediare Sergio Arzeni, che ha chiamato i relatori a confrontarsi su un tema fondamentale: “La speranza che non c´è più e la paura di una retrocessione sociale". I giovani, infatti, "hanno la netta percezione che il loro futuro sarà molto probabilmente peggiore di quello dei genitori - ha commentato Arzeni - e, più in generale, la classe media avverte un arretramento di quella promozione sociale che c’è stata dal dopoguerra ad oggi". "Vorrei ragionare – ha commentato Aldo Bonomi – sul tema della mobilità territoriale, più che su quello della mobilità sociale. In Italia, secondo l´Istat, il lavoro per i giovani sta crescendo soprattutto nelle aree urbane; anche durante la crisi, nelle zone metropolitane si è vista una tenuta del sistema". Quelli che Bonomi chiama i "moderni metalmezzadri", sono dunque i "lavoratori della conoscenza", perché il futuro è nelle mani dei giovani creativi, che sanno coniugare agricoltura e impresa. Infine un affondo: "Oggi ci troviamo di fronte a comunità rancorose e nostalgiche e, se mi è permesso, questo è un territorio a rischio in tal senso, penso ad esempio alla nostalgia di quando l´autonomia non era messa in discussione". Dai giovani metalmezzadri alle "imprese enciclopedia". Francesco Maggiore, nel presentare un saggio di Gianfranco Dioguardi, ha parlato di costruire alleanze fra cultura del sapere e cultura del fare, per far nascere imprese innovative dove mettere a frutto professionalità consolidate. Per governare il cambiamento, poi, è necessario creare una "city school" imprenditoriale dove studiare il governo della città complessa. Infine Roland Benedikter ha portato il caso degli Stati Uniti: "Gli Usa si sono sempre definiti come il Paese con la più grande mobilità sociale del mondo; tutto il sistema sociale, politico e culturale è basato proprio sul fattore mobilità, verticale e territoriale. Il cambiamento è parte integrante della loro mentalità, ma oggi c´è una grande paura che investe soprattutto la classe media, ovvero non avere accesso al sogno americano". A frenare la mobilità della classe media è l´istruzione, che ha un ruolo centrale nel sistema americano e rappresenta la chiave per il futuro: "Le tasse di iscrizione - spiega Benedikter - sono salite in media del 200% negli ultimi 15 anni, oggi per studiare negli Usa sono necessari almeno 25.000 dollari all’anno, anche nelle Università più scarse". Questo ha creato una situazione complessa, con famiglie indebitate per far studiare i figli. Non semplici le cause, dovute, secondo l´insegnante californiano "a una ineguaglianza crescente", a un sistema introdotto dall´ex presidente George Bush nel quale "i ricchi erano quasi esenti dalle tasse" e, soprattutto, all´invasione di "studenti cinesi nelle università americane, pagati dal governo cinese che possono permettersi ciò che vogliono". |
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AD ALLORA CREALO! IL MONDO DELL’INNOVAZIONE SI CONFRONTA CON LA MOBILITÀ SOCIALE |
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Trento, 8 giugno 2015 - Nel pomeriggio della seconda giornata di lavori ad Allora Crealo! – l’evento inserito nel Festival dell’Economia dedicato alle start up e all’imprenditoria giovanile – gli interventi sono stati incentrati sul tema della mobilità sociale, argomento che dà anche il nome all’intero festival. Nello specifico, ci si è confrontati con la possibilità che gli innovatori riescano a diventare la nuova classe dirigente e si è discusso dell’importanza di reti di servizi diffuse per avere una mobilità sociale altrettanto diffusa. Nel pomeriggio della seconda giornata di lavori ad Allora Crealo! – l’evento inserito nel Festival dell’Economia dedicato alle start up e all’imprenditoria giovanile – gli interventi sono stati incentrati sul tema della mobilità sociale, argomento che dà anche il nome all’intero festival. Riusciranno startuppers, makers, innovatori e imprenditori sociali, i “mangiatori di futuro”, a diventare la nuova classe dirigente? Il sociologo Aldo Bonomi (Aaster) ne ha discusso con Flaviano Zandonai (Euricse) in un intervento intitolato “Mobilità sociale e nuova classe media”. La neoborghesia per Bonomi passa soprattutto dall’innovazione, che però non è più concentrata intorno a poche eccellenze ma è vitalizzata da un vero e proprio popolo dell’innovazione, e non è solo tecnologica. Il nuovo ceto medio, infatti, è sì animato da startupper legati al mondo dell’innovazione scientifica e della ricerca, ma non solo. Ci sono anche gli agricoltori 2.0, quelli che ritornano alla terra, gli imprenditori dei nuovi modi di fare turismo, gli immigrati - che sono oggi i titolari del 10% delle piccole imprese - e ci sono la sharing economy e il terzo settore. Perché questa moltitudine di soggetti possa effettivamente andare a costituire la classe dirigente di domani è necessario anche che la sua rappresentazione collettiva si irrobustisca. La società inizierà a riconoscerli in quanto classe media quando essi stessi inizieranno a vedersi come tali. Di mobilità sociale si è parlato anche con Roberto Spano (Sardex), Roberto Covolo (Ex-fadda), Rudi Rienzner (Sev), Jacopo Sforzi e Flaviano Zandonai (Euricse) nella tavola rotonda “Imprese di comunità, partecipazione e mobilità sociale”, che ha portato la discussione sull’influenza che le imprese di comunità hanno sulle condizioni di vita di chi abita i territori. Questo tipo di imprese si occupa di fornire servizi di interesse generale (energia, acqua, internet, ma anche sanità, istruzione, turismo, ecc…) per tutti i membri di una comunità. Sono quindi funzionali all’innovazione diffusa che si sta configurando negli ultimi anni e di cui parla anche Bonomi e che ha bisogno di essere sostenuta da una infrastruttura di reti di servizi altrettanto diffusa. La possibilità che tali reti siano presenti non solo nei centri di eccellenza ma su tutto il territorio favorisce così la mobilità sociale. |
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L’INFORMAZIONE ECONOMICA UTILE PER RIDURRE L’IMMOBILISMO |
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Trento, 8 giugno 2015 - Resistenze culturali, pregiudizi cognitivi, mancanza di competenze adeguate in tema di economia e finanza fanno sì che l’Italia sia, stando ai dati dell’Ocse, uno dei paesi più arretrati nel mondo, penultimo dopo la Colombia, per grado di alfabetizzazione finanziaria. Anna Maria Tarantola, Presidente Rai, Magda Bianco, membro della Commissione Pari Opportunità della Banca d’Italia, ne hanno discusso con il direttore dell’Inps del Trentino Alto Adige Marco Zanotelli. La conoscenza degli strumenti finanziari è indispensabile non solo per poter fare progetti di futuro e scelte politiche, ma anche per monitorare e scegliere il tipo di previdenza sociale. La politica non può cambiare l’immobilismo trasmesso geneticamente, per cui i nostri figli sono costretti a seguire le orme dei padri, ma quello connesso ai mercati e alla formazione sì. Per la presidente della Rai, Anna Maria Tarantola, oltre alla scolarizzazione precoce, alle forme di sostegno al diritto allo studio, è l’incremento della conoscenza in materia economica e finanziaria uno dei fattori fondamentali per ricomporre le asimmetrie di opportunità di sviluppo nella nostra società. In un mondo che cambia così velocemente, ha sottolineato Tarantola, bisogna approdare alla formazione continua, soprattutto nel campo finanziario. “In Italia - ha osservato - sono molto scarse le competenze di lettura di questioni economiche. Da un terzo al 50% della popolazione non sa leggere un estratto conto, non conosce la differenza tra un’azione e un’obbligazione, né sa investire in titoli. In particolare, per Marco Zanotelli, direttore regionale dell’ Inps, l’informazione economica permette una migliore valutazione del sistema pensionistico che, oggi, passando dal retributivo al contributivo, richiede una conoscenza specifica. “Chi sa leggere un estratto contributivo? Chi sa leggere una lacuna contributiva? Pochissime persone, ha detto Zanotelli. Tale ignoranza incide tantissimo sul mio futuro”. “Il 38% degli italiani si informa attraverso la Tv e il 9% attraverso la radio, ha osservato la Presidente Rai, ed è ovvio che in tale campo sia centrale la funzione di servizio pubblico offerto dalla sistema radio-televisivo della Rai, che utilizza tutti i generi che ha disposizione: dall’informazione all’intrattenimento con le fiction, puntando tutti i linguaggi e nuovi strumenti di rete. Come le novel graphic e le animazioni”. Nel campo della formazione da ottobre la Rai organizzerà un corso economico finanziario per i suoi giornalisti, sotto l’egida della Scuola di giornalismo di Perugia. Magda Bianco, membro della Commissione Pari Opportunità della Banca d’Italia, ha sottolineato che nel mondo di oggi, “il più complesso di sempre”, c’è il rumore di fondo di un’informazione bombardata, urlata e a volte demagogica, e, pertanto, è necessario avere delle conoscenze salde. Oggi sono richieste più competenze di economia e finanza perché sono strumenti che ci danno la possibilità fare scelte di vita e anche politiche. E su questo settore la Banca d’Italia ha promosso corsi di alfabetizzazione economica nelle scuole secondarie, ma con difficoltà di adesione e con differenze di genere che vedono i maschi più favoriti. Le radici dell’arretratezza sono in primis un approccio non corretto delle nostre scuole, perché incentrato su trasmissione di nozioni e non di competenze, e poi la resistenza di natura culturale, non tanto per l’economia, ma per l’alfabetizzazione finanziaria che porta le difficoltà ad avvicinarsi a queste materie perché considerate noiose. Per colmare il gap culturale l’Inps ha avviato da alcuni mesi una campagna informativa intitolata ‘la mia pensione’ che ha visto l’accesso di oltre 200.000 giovani al di sotto dei 40 anni. |
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UNIONCAMERE BASILICATA: AUMENTANO LE PMI GIOVANILI IN BASILICATA |
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Potenza, 8 giugno 2015 - “Mettersi in proprio”: sembra questa la formula scelta dagli under35 in Italia per assecondare i segnali di ripresa, e anche in Basilicata crescono i giovani imprenditori. Lo certifica l’ultima “fotografia” sull’imprenditoria giovanile scattata da Unioncamere sulla base di Movimprese, la rilevazione trimestrale condotta da Infocamere sulla base del Registro delle Imprese delle Camere di Commercio. Il report rileva che in Basilicata, tra gennaio e marzo 2015, a fronte di 167 cessazioni di imprese guidate da under35 dal Registro Imprese delle Camere di Commercio lucane, si sono registrate 281 iscrizioni, con un saldo positivo di 114 unità. Le percentuali rendono meglio l’idea rispetto all’incremento: sul totale delle imprese iscritte in Basilicata nel primo trimestre, il 30,8% vedono alla guida un under 35; un dato inferiore alla media del Mezzogiorno (36%) ma comunque molto positivo. Scorporato su base provinciale e con uno sguardo al totale dello stock delle imprese presenti sul territorio, il dato evidenzia una sostanziale omogeneità: a Matera le aziende giovanili sono il 10,3% del totale, a Potenza il 10,2%. "Bisognerebbe scendere più in profondità e analizzare il dato in ogni suo aspetto – puntualizza il presidente di Unioncamere Basilicata, Michele Somma –, a partire dal settore scelto e alla forma societaria individuata dai giovani imprenditori. Molto spesso si punta infatti sull’impresa individuale, che è la forma più semplice ma anche quella più fragile, che espone le nuove imprese ad un alto rischio di mortalità. E’ comunque indubbio che l’autoimprenditorialità sia una risposta reale e pressoché obbligata ai rapidi cambiamenti del mercato del lavoro. L’utilizzo spinto delle nuove tecnologie del digitale, la crescita dell’e-commerce e il sostegno alle startup possono rappresentare solide basi per provare ad intraprendere, agendo su base locale ma pensando sempre più in maniera globale". |
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FLEXICURITY: L’ASSESSORE SADEGNA INCONTRA LE IMPRENDITRICI DI AIDDA |
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Cagliari, 4 Giugno 2015 - Anche il mondo dell´imprenditoria femminile mostra interesse verso il Programma Flexicurity. È quanto emerso dall´incontro organizzato dall´Associazione delle donne imprenditrici e dirigenti di azienda (Aidda), che ha visto la partecipazione dell´assessore regionale del Lavoro, Virginia Mura, e del direttore generale dell´Assessorato, Eugenio Annicchiarico. All´iniziativa, che si è tenuta all´ex Convento San Giuseppe di Cagliari, hanno preso parte numerose donne imprenditrici, consulenti e dirigenti aziendali, oltre a una certa rappresentanza del mondo imprenditoriale maschile. "Abbiamo riscontrato interesse verso il Programma - ha dichiarato l´assessore Mura - al quale hanno già aderito diverse imprenditrici, le quali si sono registrate nel portale Sardegnatirocini, hanno stretto contatti e avviato colloqui di selezione con i destinatari della misura". "Questo dato conferma la sensibilità da parte delle imprese, non solo al femminile, verso un intervento che - ha ricordato l´assessore - ha innanzitutto un grande valore sociale, perché consente alle persone espulse dal processo produttivo, e prive di qualsiasi sostegno al reddito a causa dell´esclusione dal bacino degli ammortizzatori sociali, di rientrare nel mercato del lavoro." "Un trend che acquista ulteriore importanza - ha poi sottolineato l´esponente dell´Esecutivo - alla luce dei recenti dati pubblicati dall´Istat sull´aumento dell´occupazione, in Italia e in Sardegna, e che ci indicano una generale ripresa della propensione ad assumere da parte delle aziende, anche con riferimento ai lavoratori appartenenti alle fasce di età tra i 40 e i 55 anni, che costituiscono per altro la maggioranza dei destinatari dell´avviso Flexicurity". L´incontro con l´Aidda rientra nel ciclo di iniziative divulgative che l´Assessorato ha avviato dal mese di maggio, e che sta dando buoni risultati in tutta la Sardegna, in termini di partecipazione di pubblico, e di interesse da parte di imprenditori e imprenditrici verso il Programma. |
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INDUSTRIA, INTERNAZIONALIZZAZIONE IN SARDEGNA: PRIMO STANZIAMENTO DI 519 MILA EURO. APERTI I LAVORI DEL TAVOLO DEL PARTENARIATO IMPRENDITORIALE |
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Cagliari, 8 Giugno 2015 - "L´internazionalizzazione del sistema economico-produttivo sardo è un asse portante del progetto di sviluppo regionale". Lo ha rimarcato l´assessore dell´Industria Maria Grazia Piras introducendo i lavori del tavolo del partenariato imprenditoriale, chiamato a fornire le proprie valutazioni sul piano triennale di internazionalizzazione prima della sua definitiva approvazione da parte della Giunta. "Abbiamo inaugurato - ha dichiarato l´esponente dell´esecutivo - un nuovo metodo di lavoro basato sulla concertazione dei programmi tra gli assessorati interessati - in questo caso, oltre all´Industria, il Turismo, l´Agricoltura e la Programmazione - e una costante interlocuzione con i soggetti interessati, prime fra tutti le associazioni di categoria e le Camere di commercio". Le novità del Piano, che entro la fine del mese sarà integrato alla luce delle osservazioni e delle proposte pervenute dalle organizzazioni, sono sostanziali: prima fra tutte una salda regia regionale per assicurare un costante monitoraggio degli interventi e azioni di sistema sui mercati esterni guidati direttamente dalla Regione. Ulteriori elementi qualificanti: nuove risorse per la formazione di imprenditori e quadri coinvolti nei processi di internazionalizzazione aziendale e una selezione di mercati obiettivo sui quali concentrare le risorse. Intanto, nella seduta di ieri la Giunta ha deliberato il primo stanziamento per azioni di internazionalizzazione, pari a 519 mila euro, somma rinveniente dalle risorse liberate della misura 4.2d del Por Sardegna 2000/2006, per la realizzazione di alcune delle azioni previste nel Piano attualmente in corso di condivisione con il partenariato economico-sociale. |
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