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MARTEDI

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Notiziario Marketpress di Martedì 02 Settembre 2014
ELETTRODOTTO LIENZ – SCORZÈ. ZAIA: ”TERNA ASCOLTI LE COMUNITÀ LOCALI E NON DETURPI CON TRALICCI LE DOLOMITI PATRIMONIO UNESCO”  
 
Venezia, 2 settembre 2014 - “Terna non può deturpare un paesaggio mozzafiato come quello delle Dolomiti, patrimonio dell’Unesco, con degli orrendi tralicci. E’ una azienda pubblica. Si rassegni dunque a mettere mano alla cassa e realizzi interrandolo l’elettrodotto dall’Austria all’Italia. Come Regione sappia che continueremo a opporci in tutte le sedi a un vero e proprio scempio”. E’ molto netta la posizione del Presidente del Veneto, Luca Zaia, sulla questione del nuovo elettrodotto Lienz – Scorzé che fino al confine austriaco corre sotterraneo ma che in Italia la società che gestisce la rete vorrebbe realizzare con tralicci disseminati sulle montagne. “I cittadini hanno ragione a protestare, perché l’ambiente appartiene a loro – riprende Zaia – Non è una Italia del No che protesta, non lo fa per un effetto Nimby (Not In My Back Yard) né per un malinteso senso dell’ambientalismo che nega tutto, ma semplicemente per una questione di buon senso. Nessuno si oppone all’elettrodotto, semplicemente non è pensabile che l’area delle Dolomiti, patrimonio ambientale dell’umanità Unesco, venga deturpata da torri metalliche fino a 60 metri e da cavi aerei che corrono lungo vallate e crinali, tenuto conto che gli stessi cavi possono essere interrati garantendo sia l’approvvigionamento energetico sia il paesaggio. L’unesco ci ha dato un riconoscimento meritato e straordinario, i cui contenuti e le cui aspettative abbiamo tutti il dovere di consolidare rispettando e valorizzando anzitutto le Dolomiti e chi ci abita”. “Ricordo peraltro che la Regione ha preso formalmente posizione sulla vicenda e chiedo a Terna di operare di conseguenza, senza se e senza ma, facendo null’altro che quello che gli austriaci hanno fatto in casa loro. Interrare costa di più? I cittadini bellunesi non possono vedere svilito il loro territorio per interessi economici che non sono i loro. Ricordo, per chi non lo rammentasse, che Terna è un’azienda pubblica, partecipata dunque dai contribuenti. E che i veneti sono non soltanto grandi contribuenti che ogni anno regalano all’Italia (e quindi alle aziende pubbliche) 21 miliardi di residuo fiscale attivo, ma che il sistema industriale del Veneto è un grande consumatore di energia elettrica, che peraltro paga assai di più della media europea. Agli amministratori di Terna chiedo di tenere conto che quell’elettrodotto interrato i veneti l’hanno di fatto già pagato. E caro, per giunta” “Aggiungo – conclude Zaia – che su questa partita non rinunceremo a nessuna azione che possa far prevalere la nostra tesi. Uomo (anzi:azienda) avvisato, mezzo salvato”.  
   
   
NO ALLARME SU CENTRALE TERMOELETTRICA MONFALCONE  
 
Monfalcone, 2 settembre 2014 - "Non ci sono elementi tali da suscitare allarme, questo i cittadini di Monfalcone devono saperlo". Lo ha detto l´assessore regionale all´Ambiente, Sara Vito, presentando ieri alla stampa, nella sala consiliare del Comune di Monfalcone, lo studio "Biomonitoraggio di elementi in traccia mediante licheni nel territorio di Monfalcone" che ha avuto come obiettivo l´approfondimento dell´impatto dell´attività della centrale termoelettrica A2a sull´area circostante. Lo studio è stato promosso dalla stessa Regione nell´ambito di una convenzione fra l´Arpa (Agenzia regionale per la protezione dell´ambiente) e il dipartimento di Scienze della vita dell´Università degli Studi di Trieste. "Sono tuttavia emersi - ha precisato l´assessore - aspetti di criticità, che hanno bisogno di essere approfonditi. Non consideriamo perciò questo studio come un punto di arrivo, ma soltanto come una tappa in quell´opera costante di attenzione e di controllo che la Regione mette in campo per questo come per altri territori del Friuli Venezia Giulia". Vito, a questo proposito, ha ricordato che l´Amministrazione regionale ha di recente istituito un Osservatorio Ambiente e Salute per integrare i dati ambientali e sanitari in modo da costruire una efficace rete epidemiologica per tutto il Friuli Venezia Giulia. "Lo studio che abbiamo affidato all´Università di Trieste - ha concluso l´assessore - è un lavoro di qualità, molto serio, condotto con un elevato livello di professionalità utilizzando le migliori tecniche di analisi tramite il biomonitoraggio. Siamo quindi di fronte a uno studio articolato e complesso che riguarda non solo la città di Monfalcone ma tutta l´area del Monfalconese, e che fornisce indicazioni sicuramente importanti. Insomma, un buon uso delle risorse pubbliche".  
   
   
PRESENTATO STUDIO LICHENI SU CENTRALE MONFALCONE  
 
Monfalcone, 2 settembre 2014 - La contaminazione da polveri sottili nell´area attorno alla centrale A2a di Monfalcone, verificata attraverso l´analisi dei licheni, non è nel suo complesso elevata, con valori medi di naturalità alta o molto alta. Solo in due delle 44 Unità di campionamento in cui è stata suddivisa l´area, i massimi assoluti di quattro metalli rientrano nelle classi di alterazione da media ad alta. La distribuzione della presenza di questi metalli conferma l´ipotesi di una relazione con le emissioni della centrale A2a, anche se è probabile che altre attività produttive presenti nel territorio siano di fatto sorgenti importanti per molti altri metalli. Sono queste le conclusioni dello studio "Biomonitoraggio di elementi in traccia mediante licheni nel territorio di Monfalcone" che l´assessore regionale all´Ambiente, Sara Vito, ha promosso nell´ambito di una convenzione fra l´Arpa (Agenzia regionale per la protezione dell´ambiente) e il dipartimento di Scienze della vita dell´Università degli Studi di Trieste. Le conclusioni sono state presentate oggi nella sala consiliare del municipio di Monfalcone dall´assessore Vito, assieme al sindaco di Monfalcone Silvia Altran e al presidente della Provincia di Gorizia Enrico Gherghetta, presenti il professor Mauro Tretiach, docente di Botanica e di Biomonitoraggio degli ambienti terrestri all´Università di Trieste, che ha diretto lo studio, e Fulvio Daris, direttore tecnico-scientifico dell´Arpa. L´obiettivo dell´indagine, come ha spiegato il professor Tretiach, era di verificare se e in quale modo eventuali deviazioni dai valori di naturalità potessero essere ricondotti all´attività della centrale termoelettrica A2a di Monfalcone. L´indagine è la prosecuzione di uno studio pilota già commissionato lo scorso anno allo stesso docente da una società privata, che aveva evidenziato livelli di alterazione di alcuni elementi in uno dei dieci siti allora esaminati. Lo studio di biomonitoraggio che si è appena concluso ha interessato un´area di ben 176 chilometri quadrati, estesa dal Carso monfalconese alla pianura, tra la confluenza Isonzo-vipacco e la foce dell´Isonzo, e suddivisa in 44 Unità di campionamento principale di due chilometri di lato. Il materiale, per un totale di 86 campioni, ha riguardato le due specie di licheni più comuni in zona. Per permettere la totale tracciabilità dei campioni, ciascun sito è stato georeferenziato, fotografato e accuratamente descritto da un punto di vista ambientale in apposite schede-stazione. I licheni sono particolarmente adatti per studiare i fenomeni di ricaduta delle polveri, perché il loro corpo è costruito per assicurare una adeguata nutrizione minerale che deriva dalle precipitazioni secche e umide. La composizione dei licheni riflette quindi la composizione media in atmosfera. Dall´integrazione dei dati di numerosi siti di raccolta, è quindi possibile ricostruire con buona attendibilità la distribuzione sul territorio dei vari elementi. Lo studio ha permesso di stabilire che esiste una maggiore concentrazione di numerosi metalli lungo una direttrice Est-ovest che passa attraverso la zona dove sono presenti le principali realtà produttive dell´area. L´analisi ha preso in particolare in considerazione sei Unità di campionamento, tre situate immediatamente a Nord Ovest e tre situate immediatamente a Nord Est della centrale. Queste Unità sono state infatti identificate dall´Arpa del Friuli Venezia Giulia come le aree associate alla massima probabilità di ricaduta delle polveri emesse dalla centrale su base annua. Ebbene, queste sei Unità di campionamento mostrano valori statisticamente più elevati per 12 metalli rispetto alle restanti Unità dell´area di studio. Tuttavia, la particolare distribuzione di questi elementi suggerisce che altre fonti emittenti interferiscano fortemente nel determinare i fenomeni osservati, per esempio la ricaduta di polveri derivanti dalla lavorazione di acciai, leghe speciali e da processi di saldatura e taglio termico (Bario, Berillio, Cobalto, Cromo, Ferro e Vanadio) o la presenza di un impianto chimico che produce polimeri o di una cartiera (Cadmio). Invece, per altri quattro metalli (Arsenico, Rame, Manganese, Mercurio e Zinco) si ipotizza che la principale fonte emittente sia la centrale termoelettrica, in quanto non si conoscono sul territorio altre attività, definite in base al tipo di produzione, che possano rilasciare in quantità significative questi elementi. Precedenti campagne di biomonitoraggio ambientale condotte nella stessa area (ma di estensione diversa) identificavano proprio l´Arsenico e il Cadmio quali elementi che si discostano in maniera significativa dai valori prossimo-naturali delle diverse matrici vegetali analizzate. Lo studio ora condotto dall´Università di Trieste dimostra che la distribuzione dell´Arsenico è coerente con una ipotetica emissione legata alla centrale, sebbene le concentrazioni osservate nei licheni non siano particolarmente elevate nell´intera area di studio, ma raggiungano concentrazioni atipiche solo in due Unità di campionamento. "Pure con alcuni limiti derivanti dall´uso di due specie diverse di licheni, dalla disponibilità non sempre ottimale di materiale da raccogliere, e dalle condizioni meteorologiche atipiche prima dei prelievi, questo studio - ha concluso il professor Tretiach - ha permesso di evidenziare alcuni modelli distributivi delle polveri sospese, costituendo così una solida base per il proseguimento delle indagini, che potrebbero verificare le ipotesi qui avanzate". L´intero studio sarà nei prossimi giorni messo a disposizione sul sito web dell´Arpa del Friuli Venezia Giulia (www.Arpa.fvg.it).  
   
   
TOSCANA - CO2, STOP A CONCESSIONI PER ESTRAZIONE TRADIZIONALE. ROSSI: "SFRUTTARE QUELLA DEI CAMINI GEOTERMICI"  
 
Firenze, 2 settembre 2014 – La Regione non rilascerà più concessioni alle aziende che intendono coltivare anidride carbonica dal sottosuolo toscano in maniera tradizionale. La giunta ha avviato, nella sua seduta di oggi, la discussione sul provvedimento che verrà assunto nelle prossime settimane. Si tratta di una scelta già prefigurata, in realtà, dal Paer, il Piano ambientale e energetico regionale in fase di approvazione, nel quale si prevede che in sede di valutazione di impatto ambientale sia considerata, in una logica di valutazione costi-benefici tra le alternative proposte, la possibilità di ricorrere a differenti tecniche di coltivazione della Co2 se meno impattanti di quelle estrattive. "E´ una posizione – spiega il presidente Enrico Rossi – di responsabilità nei confronti dell´ambiente, ma anche delle esigenze del sistema produttivo. E valorizzeremo anche così un primato della Toscana, l´unica regione in Italia dove viene svolta attività geotermoelettrica e dove esiste un accordo con Enel che permette di raccogliere la Co2 dai camini delle centrali gratuitamente. La direttiva che la giunta darà ai suoi uffici sarà quindi quella di non procedere al rilascio di ulteriori concessioni secondo i metodi tradizionali". Gli accordi stipulati con Enel Green Power – unica titolare delle concessioni geotermoelettriche in Toscana – prevedono che si sviluppino progetti per il recupero ed il riutilizzo della Co2 emessa dalle centrali ed a tal scopo impegnano la società a concedere gratuitamente la Co2 in uscita dagli impianti di abbattimento Amis nonché gli spazi nell´ambito delle centrali per la realizzazione degli impianti necessari. Questo metodo può sostituire il tradizionale, che prevede invece la perforazione del terreno tramite trivelle e la conseguente estrazione della Co2 dal sottosuolo. Al momento le concessioni per l´estrazione della Co2 con metodi tradizionali in Toscana sono 8: due nel comune di Montepulciano (Si), due in quello di Pergine (Ar), una a Laterina (Ar), una a Rapolano Terme (Si), una a Castelnuvo Berardenga (Si) e una a Caprese Michelangelo (Ar).  
   
   
PETROLIO, PITTELLA: NON RISPETTATI ACCORDI SU PATTO E MEMORANDUM IL PRESIDENTE: "TUTTE LE AZIONI CHE LA REGIONE BASILICATA INTENDERÀ AVVIARE SARANNO OGGETTO DI CONCERTAZIONE E DIBATTITO IMMEDIATAMENTE DOPO AVER LETTO IL TESTO DEFINITIVO DEL DECRETO"  
 
Potenza, 2 settembre 2014 - "Sono molti i messaggi giunti in queste ore da coloro i quali, ciascuno per proprio ruolo e competenza, sentono di voler contribuire con proposte e suggerimenti alla "causa lucana´. E ritengo in qualità di Presidente di una coalizione ma soprattutto di un´intera comunità, di dover e voler interpretare il pensiero di tutti, anche quello delle stesse opposizioni. Ma affido, però, alla comprensione dei cittadini la scelta di un comportamento istituzionale incentrato sulla sobrietà e sul rispetto dei ruoli, in attesa di conoscere il testo ufficiale dello Sblocca Italia. Attesa trascorsa in un lavoro incessante degli uffici di presidenza, impegnati a cercare le soluzioni più rapide e a presentare i correttivi più utili al testo. Ho suggerito fin da subito, e imposto soprattutto a me stesso, compostezza, evitando di dar seguito ad impeto e fretta nei giudizi e nelle interpretazioni di notizie giunte ancora in forma troppo frammentaria. Ma né al sottosegretario Vicari né ad alcun altro è concesso affermare che la Basilicata abbia ottenuto molto e che gli accordi con la Regione siano stati rispettati. Alla luce di quanto emerso finora e che anticipa per parte nostra un giudizio di netta insoddisfazione, non mi pare che le cose stiano così. Non lo sono soprattutto per quanto riguarda le proposte sul patto di stabilità e sul Memorandum. È evidente che la partita in gioco sia strategica per la Basilicata, per il futuro e la programmazione regionale, per la crescita e lo sviluppo di intere comunità, e per questo tutte le azioni che la Regione intenderà avviare saranno oggetto di concertazione e dibattito immediatamente dopo aver letto il testo definitivo del decreto. Nel frattempo, mentre in molti si affannano in queste ore a diffondere note stampa e ad affollare bacheche social, io nella responsabilità del mio ruolo e nel rispetto dei rappresentanti del governo nazionale con i quali sono in contatto, sto lavorando affinché si portino a casa i risultati migliori". Così il presidente della Regione Basilicata, Marcello Pittella.  
   
   
BOLZANO -MIGLIORA MA RESTA NEGATIVO IL CLIMA DI FIDUCIA NELL´EDILIZIA  
 
Bolzano, 2 settembre 2014 - L’edilizia si trova ormai da diversi anni in una difficile situazione economica. I tagli ai bilanci delle amministrazioni pubbliche, la contrazione del reddito disponibile di molte famiglie, la minore propensione delle imprese a investire e le difficoltà di accesso al credito frenano la domanda. Tra il 2010 e il 2013 le concessioni edilizie ritirate sono diminuite di un terzo in termini di cubatura. Ciò ha portato a un diffuso pessimismo, che ha raggiunto l’apice lo scorso anno: nel 2013 solamente il 42 percento delle imprese edili altoatesine giudicava positivamente la propria redditività. Quest’anno la situazione sembra migliorare, con l’indice di redditività (quota di imprese che prevedono di poter conseguire redditi soddisfacenti) che è risalito al 66 percento. Tale valore rappresenta un deciso incremento rispetto al 2013, ma resta comunque molto basso. Gli operatori del settore edile prevedono ancora difficoltà sul mercato altoatesino ed italiano in generale. Tuttavia, le imprese che operano anche al di fuori dei confini nazionali confidano in un aumento del fatturato realizzato all’estero. Le aspettative delle imprese sono pessimistiche sotto tutti gli aspetti: dinamica dei costi, investimenti, puntualità dei clienti nei pagamenti e condizioni di accesso al credito. Le previsioni sono negative anche per quanto riguarda l’occupazione. Ciò trova conferma nei dati relativi al mercato del lavoro: tra gennaio e luglio 2014 il numero di lavoratori dipendenti nell’edilizia è stato inferiore del 2,6 percento rispetto all’anno precedente. Particolarmente preoccupate sono le imprese specializzate nella costruzione di infrastrutture: solo la metà di esse prevede una redditività soddisfacente per l’anno in corso. Un clima leggermente migliore si registra invece nel settore dell’impiantistica e dei lavori di completamento degli edifici (ad esempio carpentieri, lattonieri, elettricisti, idraulici, piastrellisti, ecc.), dove l’indice di redditività raggiunge il 69 percento. Su questo dato incidono positivamente anche gli anticipi concessi dall’amministrazione provinciale sulle detrazioni fiscali per lavori di risanamento nell’edilizia abitativa. Per sostenere l’edilizia in questa difficile fase occorre però creare un quadro normativo più favorevole, come sottolinea il Presidente della Cdc Michl Ebner: “L’edilizia è soggetta a severe prescrizioni e a un gran numero di regole.” Per questo motivo la Cdc ha recentemente pubblicato il documento “Pagamenti più rapidi nell’edilizia pubblica”, che contiene concrete proposte di miglioramento per aumentare l’efficienza delle procedure di pagamento nei lavori pubblici.  
   
   
MILANO - L’ECONOMIA MILANESE CRESCE, ANCHE GRAZIE AGLI STRANIERI  
 
Milano, 2 settembre 2014 - Tiene l’economia milanese nel 2014 e le imprese attive crescono di circa 2mila unità. Tiene grazie agli stranieri (+7,4%). Senza di loro ci sarebbero circa 600 imprese in meno in un anno (-0,2%). Le imprese straniere a Milano sono circa 38mila e pesano il 13,2% del totale, erano il 12,4% un anno fa. I titolari sono soprattutto egiziani (6.180, 21,3% del totale), cinesi (4.604, 15,8%), marocchini e rumeni (circa 2.400 ciascuno) ma in un anno crescono soprattutto gli imprenditori provenienti da Siria (+30,7%) e Bangladesh (+28,4%). Se costruzioni, servizi di supporto alle imprese e ristorazione sono i settori in cui gli imprenditori stranieri pesano in media di più con circa un’attività su cinque, le imprese straniere sono ormai la maggioranza nel commercio ambulante di prodotti vari (75,4%) e di tessili e abbigliamento (65,4%), nella fabbricazione di tappeti (58,3%), nei lavori di finitura edifici (54,8%) e intonacatura (51,4%), nei servizi di pulizia (53,2%). E se i settori tradizionali di attività degli stranieri tra 2013 e 2014 continuano a crescere (+12,3% il commercio, +7,5% la ristorazione, +11,1% i servizi alle imprese), le imprese straniere aumentano in particolare nel settore delle attività artistiche e divertimento (+15,3%) e nei servizi alla persona (+14,8%). Emerge da un’elaborazione della Camera di Commercio di Milano sui dati del registro delle imprese al secondo trimestre 2014 e 2013.  
   
   
SOSTEGNO REGIONE FVG A PROGETTO NUOVA MANIFATTURA  
 
Pordenone, 2 settembre 2014 - "E´ il momento di allargare gli orizzonti della politica industriale regionale comprendendo, oltre agli interventi finanziari di carattere contingente, un progetto di ricostruzione e di sviluppo della manifattura che rappresenta la spina dorsale del nostro sistema economico". Lo ha affermato il vicepresidente della Regione, Sergio Bolzonello, in occasione della presentazione, avvenuta ieri a Pordenone, dell´iniziativa Nuova Manifattura che fa parte delle attività del progetto più generale Friuli Future Forum (Fff) L´iniziativa, promossa dalle Cciaa di Udine e Pordenone insieme alla Regione e con il coordinamento e la supervisione dell´Ocse, si pone come obiettivo quello di creare una nuova rete di collaborazione concreta fra economia, istituzioni e territori, finalizzata a definire nuovi modelli di crescita del comparto manifatturiero regionale. Sulla base d´una serie di azioni che si concluderanno nella primavera 2015, il progetto prevede di effettuare: un´analisi della situazione congiunturale del settore; il confronto con modelli di sviluppo attuati in aree internazionali dalle caratteristiche simili a quelle friulane e l´elaborazione partecipata (con le imprese) di scenari e pareri sugli strumenti e le modalità più utili a una riconfigurazione del sistema produttivo locale nel prossimo decennio. "Non si tratta di un progetto per affrontare la crisi - ha commentato Bolzonello - bensì di un´iniziativa ambiziosa che ci offrirà la possibilità di delineare lo sviluppo concreto di una manifattura tecnologicamente avanzata, innovativa nelle produzioni, presente sui mercati emergenti, capace di creare valore aggiunto e di sviluppare l´occupazione". Oltre alla conoscenza diretta delle realtà internazionali, che stanno gestendo con successo i processi di rinnovamento dei propri settori manifatturieri, il confronto coinvolgerà tutti i portatori degli interessi sul territorio e i funzionari della Regione, delle Cciaa e delle strutture formative locali e straniere. All´incontro, al quale sono intervenuti i presidenti delle Cciaa di Pordenone e Udine, Giovanni Pavan e Giovanni Da Pozzo, il project manager di Fff Renato Quaglia e la coordinatrice del lavoro a livello locale, Chiara Mio, è stato sottolineato che il progetto non offrirà soluzioni preconfezionate, bensì permetterà di individuare in modo autonomo ed inequivocabile quali caratteristiche distintive il settore manifatturiero possa valorizzare per riposizionarsi sul mercato.  
   
   
VCO: DIMINUISCONO I “NEGOZI” IN CRESCITA AMBULANTI E COMMERCIO VIA INTERNET DINAMICHE DEGLI INSEDIAMENTI[1] DELLE IMPRESE COMMERCIALI AL 30 GIUGNO 2014  
 
 Verbania, 2 Settembre 2014 - Nel primo semestre 2014 sono in calo gli insediamenti commerciali nel Vco (-0,5%), risultato meno critico rispetto alla media regionale (-1,3%). Lieve crescita a livello nazionale dove il numero delle attività (sedi + Ul) segna un +0,4%. Nel Vco si registrano dinamiche negative (-0,8%) più marcate per quanto riguarda il commercio al dettaglio mentre cresce del +0,4% quello all’ingrosso. Bene alimentari, telefonia, ambulanti e commercio in internet. In flessione supermercati e minimercati. Criticità nel comparto tessile, abbigliamento e ferramenta. È quanto emerge dall’analisi della dinamica degli insediamenti e delle imprese commerciali realizzato dalla Camera di commercio del Vco, sulla base di dati Infocamere, la società consortile degli enti camerali. Andamento generale - Il commercio rappresenta oltre un quarto del sistema produttivo provinciale e conta 4.361 insediamenti (imprese e unità locali) al 30 giugno 2014. Quasi il 64% sono esercizi di commercio al dettaglio: poco meno di 2.500 le ditte individuali. Dalla 2011 ad oggi si registra una lenta ma costante flessione nel numero di insediamenti commerciali (-88 unità in valore assoluto). Andamento del commercio al dettaglio - In valore assoluto sono 2.770 gli insediamenti nel settore del commercio al dettaglio registrati in provincia: oltre il 16% del totale, dato superiore alla media regionale (circa 15 imprese su 100). Sul territorio provinciale quindi hanno minore peso il commercio all’ingrosso e la manutenzione e riparazione di autoveicoli che compongono la restante parte del comparto commercio. Ciò è d’altra parte comprensibile tenuto conto della vocazione turistica del territorio. Tra il I° semestre 2014 e lo stesso periodo del 2013 non si arresta nel Vco la flessione dello stock delle imprese nel settore del commercio al dettaglio (-0,8%), performance che comunque resta meno critica rispetto all’andamento regionale (-1,4%). Segno più a livello nazionale (+0,4%). A livello locale dalla fine del 2011 ad oggi si registra una costante flessione nel numero di insediamenti di commercio ad dettaglio (-73 unità in valore assoluto). Abbigliamento - Nella categoria del codice Ateco 2007 “altri prodotti di esercizi specializzati”, che pesa per oltre un terzo del totale del commercio al dettaglio, rientrano il commercio di calzature, medicinali, cosmetici, piante e di abbigliamento. Il calo è costante dal primo semestre 2010 e pari ad oltre 60 attività (-19 imprese tra il 2013 ed il 2014). L’abbigliamento rappresenta quasi il 40% del totale comparto “altri prodotti di esercizi specializzati” (359 imprese).La flessione rispetto al 2010 ammonta a 47 imprese. Prodotti alimentari - In controtendenza le imprese di prodotti alimentari, che segnano un lieve aumento nell’ultimo anno e recuperano la flessione registrata nel 2012. Le attività del comparto rappresentano circa l’11% del totale del commercio al dettaglio e passano dalle 293 attività a giugno 2013 a 303 nello stesso periodo 2014 (+10 unità in v.A.). Il comparto alimentare è composto per il 30% del totale da tabaccherie e generi di monopolio (91 unità in v.A., dato sostanzialmente stabile nel corso dell’arco di tempo analizzato). Seguono macellerie (62 imprese, 20% del totale) e panetterie – pane, torte e dolciumi (49 imprese, +6 in v.A. Dal 2013 al 2014). L’attività di vendita bevande conta 37 imprese in provincia con un incremento di 6 attività tra i primi sei mesi 2013 e 2014. Sostanzialmente stabili le attività di vendita di frutta e verdura (circa 8% del totale del comparto “alimentare”). Supermercati e grandi magazzini - Nella categoria “esercizi non specializzati” rientrano minimercati, supermercati, ipermercati, discount e grandi magazzini, pari a poco meno del 15% del totale commercio al dettaglio. Si tratta di 405 imprese (8 in meno rispetto a giugno 2013 e oltre 20 in meno rispetto al 2009). Costante la flessione dal primo semestre 2010. Apparecchiature informatiche e telecomunicazioni - In costante crescita gli insediamenti che vendono telefonia e apparecchi per le comunicazioni. Sul totale degli insediamenti di commercio al dettaglio, questa categoria occupa meno del 2%, ma registra costanti aumenti del numero di attività (da 13 unità nel 2009 a 25 nei primi sei mesi del 2014). In flessione invece gli insediamenti di commercio al dettaglio di mobili per ufficio, passate da 29 a 22 unità. Commercio ambulante e via internet - Il 14% delle imprese del commercio al dettaglio svolge l’attività come ambulante (387 in v.A.), in aumento rispetto al dato registrato nel 2013 (+14 insediamenti). La crescita è costante anche rispetto agli anni precedenti: +35 imprese rispetto al primo semestre del 2009. Si conferma lo sviluppo delle attività via internet: nel 2009 pesavano per il 2,9% del totale delle imprese di commercio al dettaglio) mentre nei primi sei mesi del 2014 si contano 123 insediamenti in v.A, oltre il 4% del totale. In cinque anni, sono 40 le imprese in più registrate nel Vco.  
   
   
MILANO - 7.550 LE IMPRESE LOMBARDE NEL SETTORE BENESSERE  
 
Milano, 2 settembre 2014 - Nel 2014 il settore del benessere in Lombardia conta 7.550 imprese: in aumento manicure e pedicure (+14,2%), palestre (+1,2%), stabili gli istituti di bellezza (+0,1%), in calo i centri benessere (-8,2%). Diminuiscono del 2,3% i titolari stranieri, specialmente cinesi (-8,1%) e rumeni (-10,3%) che restano comunque i più numerosi, rispettivamente con 339 e 26 ditte, seguiti da thailandesi con 22 e brasiliani con 20. In generale, la Lombardia rappresenta un quinto delle attività italiane del settore (19,5%), il 21% dei servizi di manicure e pedicure e quasi un centro benessere su tre (32,3%). Milano, Brescia e Bergamo le province con il maggior numero di imprese, rispettivamente 2.416 (32% del totale regionale), 1.001 (13,3%) e 906 (12%). Rispetto al 2013 crescono soprattutto Cremona (+7,2%), Sondrio (+5,1%) e Pavia (+4,2%). Emerge da una elaborazione della Camera di Commercio di Milano su dati registro delle imprese al I trimestre 2014 e 2013 relativi alle sole sedi di impresa. Benessere in Italia. In Italia la crescita del settore benessere dal 2013 al 2014 è dell’1,7% per un totale di 38.684 imprese. Nel dettaglio si tratta di 30.681 istituti di bellezza, 3.803 palestre, 3.013 centri per il benessere fisico e 1.187 pedicure e manicure. Provincia leader del settore è Roma con 2.794 attività, il 7,2% del totale nazionale seguita da Milano con 2.416 (6,2%) e Torino con 1.531 (4%). Tra le prime 10 la crescita maggiore va a Roma (+3,4%), Bari (+3,1%) e Verona (+2,4%).  
   
   
MILANO, ANTICONTRAFFAZIONE: GIOCATTOLI E MATERIALE ELETTRICO NON A NORMA, SEQUESTRATI 3.200 PEZZI  
 
 Milano, 2 settembre 2014 – Pistole ad acqua, pennarelli, ciabatte multipresa, prolunghe, adattatori e tubetti di colla stick destinati ai bambini con tanto di scritta “non – toxic” e invece pericolosi perché non a norma, ovvero contenenti sostanze nocive. Sono questi alcuni degli oggetti sequestrati in due diverse operazioni portate a termine nei giorni scorsi dal Nucleo Anticontraffazione della Sezione Annonaria Commerciale della Polizia Locale, per un totale di 3.200 pezzi. Venerdì 29, in via Giordano Bruno, lungo l’asse commerciale di via Paolo Sarpi, nel corso di un normale controllo presso un negozio all’ingrosso di casalinghi e prodotti per la casa, i vigili hanno individuato e sequestrato 500 oggetti, per lo più materiale elettrico privo dei requisiti di sicurezza e quindi pericoloso, in quanto possibile fonte di corto circuito e incendi domestici. Precedentemente,martedì 26 agosto, il Nucleo aveva sequestrato in via Rosmini, sempre da un rivenditore cinese della zona, 2.700 tra articoli di bigiotteria e giocattoli, che venivano venduti senza etichettatura, istruzioni per l’uso, informazioni circa la composizione qualitativa e il confezionamento. In entrambi i casi il titolare dell’esercizio commerciale è stato denunciato per le irregolarità compiute alla Camera di commercio. La Polizia locale ha quindi provveduto a segnalare alla Camera di commercio le irregolarità accertate e i titolari degli esercizi commerciali cui sarà inflitta una sanzione pecuniaria. La merce sequestrata sarà confiscata e distrutta. “Questi due ultimi sequestri – spiega l’assessore alla Sicurezza e Polizia Locale, Marco Granelli – sono la conferma della presenza costante della Polizia locale nella lotta contro la contraffazione e la vendita di oggetti non a norma, tossici e a volte molto pericolosi per i cittadini. Si tratta di un impegno quotidiano che ha portato da inizio anno a più di un centinaio di operazioni”. Dall’inizio dell’anno, infatti, sono stati oltre cento i controlli effettuati lungo gli assi commerciali della città. Hanno portato al sequestro di circa 135.000 pezzi tra materiale elettrico, giocattoli, cosmetici, cancelleria destinata ai più piccoli e bigiotteria. Tutta merce realizzata con materiali non a norma e talvolta pericolosamente tossici come ad esempio nel caso di pennarelli, colori, colle o mal costruiti come nel caso dei giocattoli.