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MARTEDI

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Notiziario Marketpress di Martedì 15 Luglio 2014
LA CORTE DEI CONTI EUROPEA CONFERMA LA REVOCA ALLA GRECIA DI PIÙ DI 250 MILIONI DI EURO A MOTIVO DI CARENZE RICORRENTI NEL SETTORE DEGLI AIUTI ALL’OLIO DI OLIVA E AI SEMINATIVI LA GRECIA NON HA ULTIMATO IL SISTEMA DI INFORMAZIONE GEOGRAFICA OLEICOLO E IL SISTEMA DI IDENTIFICAZIONE DELLE PARCELLE AGRICOLE  
 
In virtù delle norme sul funzionamento della politica agricola comune (Pac) , la Commissione può escludere dal finanziamento dell’Unione qualsiasi spesa che non sia stata effettuata in conformità alle regole vigenti. In tal caso, è suo compito valutare gli importi da escludere in funzione della natura e della gravità della violazione, nonché del danno finanziario causato all’Unione. Nel 2007, ispettori della Commissione hanno effettuato in Grecia due indagini che hanno rivelato carenze nei controlli operati dalle autorità nazionali. Per quanto riguarda in primo luogo gli aiuti all’olio d’oliva, la Commissione ha constatato che il sistema di informazione geografica oleicolo («Sig oleicolo»), utilizzato in Grecia per il controllo degli aiuti alla produzione di olio di oliva, presentava carenze talmente gravi da doversi considerare non ultimato tempestivamente per la campagna di commercializzazione 2003/2004 (periodo a partire dal quale le dichiarazioni di coltura dovevano essere controllate mediante il Sig oleicolo). Oltre a ciò, la Commissione ha rilevato che l’obbligo di aggiornamento del Sig oleicolo non era stato rispettato neppure per la campagna 2004/2005. Per quanto riguarda poi gli aiuti diretti ai seminativi, la Commissione ha rilevato delle disfunzioni nelle ispezioni in loco e nel funzionamento del sistema d’informazione geografico e del sistema di identificazione delle parcelle agricole («Sipa/sig»), disfunzioni riguardanti controlli essenziali. Con decisione del 15 aprile 2011 , la Commissione ha applicato alle spese dichiarate dalla Grecia alcune rettifiche per un ammontare di oltre 250 milioni di euro, e precisamente: – Eur 133 315 230,85 nel settore della produzione oleicola (campagne 2003/2004 e 2004/2005); – Eur 3 701 088,51 per spese fuori termine nell’ambito dell’istituzione del Sig oleicolo; – Eur 122 425 959,66 per gli aiuti diretti ai seminativi (dichiarazioni del 2007). Con sentenza del 17 maggio 2013 , il Tribunale ha respinto i motivi fatti valere dalla Grecia contro la decisione della Commissione. Esso ha infatti ritenuto che il regolamento del 1999 e gli orientamenti della Commissione contenessero una base legale adeguata che consentiva di prendere in considerazione il carattere ricorrente delle disfunzioni del Sig oleicolo greco e di stabilire l’importo da recuperare. Il Tribunale ha confermato che il sistema di controllo applicato in Grecia mostrava disfunzioni ripetute e che tale Stato, il quale aveva commesso infrazioni analoghe, si trovava in una situazione di recidiva. Il Tribunale ha altresì constatato che la Commissione non aveva violato il principio di proporzionalità. Infatti, la Commissione era legittimata ad escludere dal finanziamento i lavori ultimati fuori termine, non avendo la Grecia dimostrato che essi fossero stati effettivamente ultimati in tempo utile. La Grecia ha quindi presentato un’impugnazione dinanzi alla Corte di giustizia. Essa addebita al Tribunale di aver confermato le rettifiche forfettarie del 15% apportate, a motivo della recidiva, alle spese sostenute nel settore dell’olio di oliva per la campagna 2004/2005, nonché alle spese sostenute per il regime degli aiuti diretti ai seminativi per le dichiarazioni del 2007. Con la sua sentenza odierna, la Corte constata che la Grecia mira, in realtà, a rimettere in discussione le valutazioni in punto di fatto compiute dal Tribunale al fine di stabilire se il sistema greco di controllo della produzione di olio d’oliva presentasse disfunzioni ripetute e se fossero soddisfatti i presupposti per la maggiorazione a titolo della recidiva. La Corte giudica che questo genere di valutazione in punto di fatto non è consentito nell’ambito di un’impugnazione. Inoltre, essa rileva che il Tribunale ha tenuto nel debito conto le considerazioni e gli elementi di prova che la Grecia gli ha sottoposto al fine di dimostrare che i sistemi di controllo erano migliorati e che il Sig oleicolo funzionava in maniera più efficiente. La Corte conferma dunque che, nell’esercizio del suo potere esclusivo di accertamento e valutazione dei fatti, il Tribunale ha correttamente concluso che la Commissione non è incorsa in alcun errore manifesto nell’apprezzamento del carattere ricorrente delle disfunzioni e che giustamente essa ha innalzato l’aliquota di rettifica finanziaria dal 10% al 15%. Inoltre, il Tribunale ha debitamente considerato che l’entità delle rettifiche era la conseguenza dell’aumento significativo delle spese per gli aiuti connessi alla superficie e che tale entità delle rettifiche risultava semplicemente dall’applicazione della medesima aliquota di rettifica applicata in passato agli importi più rilevanti che la Grecia aveva ricevuto a titolo degli aiuti diretti. Per contro, la Grecia non ha dimostrato che il Tribunale abbia violato il principio di proporzionalità a motivo dell’applicazione dell’aliquota di rettifica contenuta negli orientamenti sulla nuova Pac. Di conseguenza, la Corte rigetta l’impugnazione proposta dalla Grecia e conferma la sentenza del Tribunale nonché la decisione della Commissione.  
   
   
PAC 2014-2020. VENETO: DAL MINISTERO E’ MANCATA UNA VISIONE STRATEGICA. IL PROF. FRASCARELLI CI DA’ RAGIONE  
 
Venezia - “Cinque mesi di grandi discussioni per scrivere “l’aiuto accoppiato” in Italia. Risultato? Il solito spezzatino all’italiana. Non serve all’agricoltura”. Questo è il commento in apertura dell’articolo scritto dal professor Angelo Frascarelli, dell’Università di Perugia, pubblicato dalla rivista l’Informatore Agrario. Il prof. Frascarelli è riconosciuto nel settore come massimo esperto in materia di Pac e, a tal proposito, in un recente commento ha dichiarato che gli aiuti al riso, alla soia e al grano duro, servono solo a complicare la vita agli agricoltori, senza benefici per l’economia agroalimentare del Paese. Parafrasando: manca una strategia. La nuova Politica Agricola Comune è stata costruita dal Ministero delle Politiche Agricole cercando di “accontentare” i molti, senza strutturare un piano di azione che getti le basi di un sistema competitivo e forte”. Questa in sintesi la posizione del Veneto, ribadita dall’assessore all’agricoltura Franco Manzato che sottolinea:“coincide esattamente con l’opinione del prof. Frascarelli”. “La Politica agricola comune della Unione Europea - aggiunge Manzato - sta mettendo a dura prova il Veneto, dove da oltre tre anni si sta costruendo una strategia che consenta al comparto rurale di crescere con l’appoggio della Regione e che nel tempo possa assorbire senza grossi traumi la riduzione degli aiuti. Il margine di intervento della Regione nella definizione del Programma di Sviluppo Rurale – approvato ieri in Consiglio Regionale - che prevede contributi alle aziende agricole, è stato adeguatamente sfruttato e ritengo abbia portato ad un eccellente risultato. Mentre la partita degli aiuti diretti, gestita da Roma, si è rivelata inadeguata e non alla pari con la visione strategica che noi invece abbiamo applicato nel Psr Veneto”. “È paradossale per noi – continua – che stiamo cercando di costruire un sistema veneto che abbia una strategia condivisa, che guardi a lungo termine nell’ottica di rendere la aziende competitive e capaci di stare sul mercato senza gli aiuti europei, ma ci confrontiamo con una sovra-strategia asettica e inesistente. Una buona programmazione che mira a far crescere l’ agricoltura italiana sicuramente non avrebbe inserito alcun meccanismo di “preferenza” per le aree del sud, che storicamente rendono poco perché fanno poco, gestiscono i contributi in modo per nulla trasparente e non riescono nemmeno a utilizzare tutte le risorse che gli vengono messe a disposizione. Soprattutto, una buona strategia non avrebbe permesso che settori fortemente penalizzati (zootecnia) non venissero adeguatamente considerati al momento della definizione dei premi “accoppiati”, aiuti creati appositamente per sostenere le aree di intervento più marginali e in difficoltà. Questi sostegni “accoppiati” sono il nocciolo di una polemica che da mesi schiera il Veneto contro il Ministero, arrivando di recente alla resa dei conti attraverso la mancata intesa in sede di Conferenza Stato-regioni sul documento definitivo”. “E pensiamo anche – dice Manzato - alla distinzione tra pianura “normale” e “svantaggiata”, che consente il premio Pac agli agricoltori che hanno ottenuto (nell’anno precedente) 1.250 euro nel primo caso e 5.000 euro nel secondo caso (come le aree di montagna). Ma chiediamocelo, cosa è la pianura “svantaggiata”? Uno svantaggio lo vediamo nella montagna, ma in pianura è difficile da immaginare e soprattutto ci sembra un tentativo, mal celato, per privilegiare tutto il sud Italia, insomma una politica di comodo”. “Ma il nocciolo del problema – conclude - rimane “l’accoppiato”. In effetti è avvenuto uno “spacchettamento” delle misure, arrivando addirittura a 7: bovini da latte e bovini da latte in zona montana (una differenza minima), vacche nutrici, capi bovini macellati (somma insufficiente), bovini, ovini, agnello Igp, bufalo, ma anche piano per le colture proteiche del nord (importo irrisorio), proteiche e grano duro del centro e del sud (nonostante non si capisca come mai il grano sia considerato “ambito di difficoltà”), ed infine riso, bietola, pomodoro da industria, olivo – anch’essa coltura in difficoltà ingiustificata. Insomma un mosaico, fatto male e inadeguato alle esigenze di crescita del Paese. Lo specchio della solita Italietta che sa far male anche quello che con facilità e spontaneità potrebbe fare in modo eccellente: distribuire le risorse in modo strutturato e ottimale, con la concentrazione degli investimenti e degli aiuti laddove è necessario, senza così sprecare risorse”.  
   
   
LOMBARDIA: VIA LIBERA DEFINITIVO A PIANO SVILUPPO RURALE ASSESSORE:INVERTITA LA TENDENZA, PER LA PRIMA VOLTA DOTE AUMENTATA "PSR FRUTTO LAVORO DI SQUADRA E CONDIVISO DAL MONDO AGRICOLO"  
 
Milano - La Giunta regionale lombarda, su proposta dell´assessore all´Agricoltura Gianni Fava, ha deliberato l’ 11 luglio la formalizzazione della proposta di Programma di sviluppo rurale 2014-2020 a valere sulle risorse del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (Feasr). Il Psr sarà notificato entro il 22 luglio alla Commissione europea, per l´approvazione attraverso l´apposita decisione comunitaria. Grande Lavoro Di Concertazione - "L´approvazione della delibera in Giunta è un passaggio significativo di un percorso sul quale l´Assessorato all´Agricoltura della Lombardia ha investito i propri sforzi - ha commentato Fava - attraverso un lavoro di squadra coordinato dal direttore generale Roberto Cova e da uno staff che ha saputo tradurre correttamente le indicazioni politiche del sottoscritto e i suggerimenti degli stakeholders del sistema agroalimentare lombardo. In questo frangente non posso non ricordare anche il contributo prezioso di Franco Picco, il direttore generale dell´Agricoltura, che è venuto a mancare improvvisamente lo scorso novembre". 133 Milioni In Più Rispetto Alla Vecchia Programmazione – Il nuovo Psr sarà operativo dal prossimo 1 gennaio e metterà a disposizione, complessivamente, 1.157.565.000 euro, "133 milioni di euro in più rispetto alla programmazione precedente, del settennato 2007-2013 - ricorda l´assessore Fava - ed è la prima volta, dall´istituzione delle Regioni, che la Lombardia inverte la tendenza alla diminuzione della dote finanziaria assegnata". Destinatari - I destinatari del Psr sono le aziende agricole, agroindustriali e forestali, gli Enti pubblici, le piccole e medie imprese, gli organismi di formazione e consulenza. Gli Obiettivi In Sei Priorità - Più specificatamente, il Programma di sviluppo rurale individua sei "priorità" e 15 "focus area", che rispondono all´esigenza di una crescita complessiva dell´agricoltura lombarda. Gli obiettivi del Psr sono i seguenti: - priorità 1: stimolare l´innovazione, la cooperazione e lo sviluppo della base di conoscenze nelle zone rurali; rinsaldare i nessi tra agricoltura, produzione alimentare e silvicoltura, da un lato, e ricerca e innovazione, dall´altro, anche al fine di migliorare la gestione e le prestazioni ambientali; incoraggiare l´apprendimento lungo tutto l´arco della vita e la formazione professionale nel settore agricolo e forestale; - priorità 2: migliorare le prestazioni economiche di tutte le aziende agricole e incoraggiare la ristrutturazione e l´ammodernamento delle aziende agricole, in particolare per aumentare la quota di mercato e l´orientamento al mercato, nonché la diversificazione delle attività; favorire l´ingresso di agricoltori adeguatamente qualificati nel settore agricolo e, in particolare, il ricambio generazionale; - priorità 3: migliorare la competitività dei produttori primari, integrandoli meglio nella filiera agroalimentare attraverso i regimi di qualità, la creazione di un valore aggiunto per i prodotti agricoli, la promozione dei prodotti nei mercati locali, le filiere corte, le associazioni e organizzazioni di produttori e le organizzazioni interprofessionali; - priorità 4: salvaguardia, ripristino e miglioramento delle biodiversità, compreso nelle zone ´Natura 2000´, nelle zone soggette a vincoli naturali o ad altri vincoli specifici, nell´agricoltura ad alto valore naturalistico, nonché dell´assetto paesaggistico dell´Europa; migliore gestione delle risorse idriche, compresa la gestione dei fertilizzanti e dei pesticidi; prevenzione dell´erosione dei suoli e migliore gestione degli stessi; - priorità 5: rendere più efficiente l´uso dell´acqua nell´agricoltura; rendere più efficiente l´uso dell´energia nell´agricoltura e nell´industria alimentare; favorire l´approvvigionamento e l´utilizzo di fonti di energia rinnovabili, sottoprodotti, materiali di scarto, residui e altre materie grezze non alimentari ai fini della bioeconomia; ridurre le emissioni di gas a effetto serra e di ammoniaca prodotte dall´agricoltura; promuovere la conservazione e il sequestro del carbonio nel settore agricolo e forestale; - priorità 6: stimolare lo sviluppo locale nelle zone rurali. 1157 Milioni Di Euro Per La Lombardia - Come detto, le risorse complessive a disposizione di Regione Lombardia sul Programma di sviluppo rurale ammontano a oltre 1,157 miliardi di euro. Nella ripartizione del budget, fra le priorità territoriali privilegiate, sono stati assegnati circa 79 milioni di euro per il trasferimento della conoscenza 279 milioni di euro per la competitività; 200 milioni di euro per l´innovazione nelle qualità e nelle filiere; 323 milioni di euro per la salvaguardia ecosistemi; 170 milioni di euro per l´uso efficiente delle risorse; 65 milioni di euro per lo sviluppo locale (Clld) e aree interne. Le misure e le operazioni programmate saranno attivate dopo l´approvazione comunitaria, previa consultazione del Comitato di Sorveglianza. Inoltre, tutte le operazioni saranno avviate con specifiche disposizioni attuative, che detteranno i principi e le modalità di accesso agli aiuti previsti.  
   
   
LOMBARDIA. CRISI RISO, MARONI: SONO A FIANCO DEI NOSTRI PRODUTTORI IL PRESIDENTE: FAREMO SENTIRE LA NOSTRA VOCE A BRUXELLES  
 
Milano - "Come presidente della Regione Lombardia sono al fianco dei nostri risicoltori, e di Coldiretti, nella loro protesta contro Bruxelles e nella loro battaglia contro l´assurda scelta di lasciare libera circolazione, senza dazio, alle produzioni asiatiche prive di ogni tracciabilità. La Lombardia, tramite l´assessore all´Agricoltura Gianni Fava, farà sentire la sua voce a Bruxelles, per chiedere l´introduzione della clausola di salvaguardia e di tutelare i produttori di riso della Lombardia, e del Nord, contro le importazioni a dazio zero dai Paesi del Sud Est asiatico". Lo ha spiegato il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, che questa mattina, insieme l´assessore all´Agricoltura Gianni Fava, ha incontrato a Palazzo Lombardia il presidente di Coldiretti Lombardia Ettore Prandini e una delegazione di risicoltori lombardi, accompagnati dal presidente provinciale di Milano, Monza Brianza e Lodi Alessandro Ubbiali. Problema Nazionale - "Ho detto all´assessore Fava - ha fatto sapere Maroni - di chiedere di calendarizzare con urgenza una discussione sulla crisi del riso nell´ambito della Conferenza delle Regioni, per ribadire ancora una volta che il problema del riso lombardo è un problema nazionale".  
   
   
LOMBARDIA. CRISI RISO, ASSESSORE: UE APPLICHI CLAUSOLA DI SALVAGUARDIA DELEGAZIONE COLDIRETTI HA INCONTRATO IL PRESIDENTE MARONI ASSESSORE: NEL PSR MISURE AD HOC, OLTRE AD AIUTI ACCOPPIATI  
 
Milano - "Sosteniamo la battaglia dei risicoltori lombardi e solleciteremo a Bruxelles l´applicazione della clausola di salvaguardia, per evitare che i produttori del Nord vengano schiacciati dalle importazioni a dazio zero dalla Cambogia e dal Myanmar". Lo ha detto l´assessore all´Agricoltura della Lombardia, Gianni Fava, che in tarda mattinata ha incontrato - insieme al presidente Roberto Maroni - il numero uno di Coldiretti Lombardia Ettore Prandini e una delegazione di risicoltori lombardi, accompagnati dal presidente provinciale di Milano, Monza Brianza e Lodi, Alessandro Ubbiali. "Chiediamo con forza - ha detto Fava - la tutela delle produzioni agricole del territorio, perché non possiamo perdere un comparto strategico e di grande valenza culturale come quello risicolo". Pronti A Fare La Nostra Parte - "La Lombardia è pronta, come sempre, a fare la propria parte - ha dichiarato Fava -. Nel dibattito della ripartizione dei fondi della Pac, la nostra posizione è stata fin da subito rivolta a sostenere, attraverso gli aiuti accoppiati, non soltanto la zootecnia, ma anche il riso, coltura alla quale sono stati riconosciuti 22,6 milioni di euro". "La Regione, normalmente, non può intervenire in caso di aziende in crisi finanziaria - ha specificato l´assessore – ma attraverso il Piano operativo nazionale si sta attivando la misura che prevede interventi di sostegno, in presenza di particolari crisi di mercato che comportano una perdita di reddito superiore al 30 per cento. Sono meccanismi nuovi e abbastanza complessi, che si sviluppano attraverso fondi mutualistici, che possono contare su una dotazione finanziaria di circa 200 milioni di euro". Le Modalita´ Di Aiuto Dal Psr - Altri provvedimenti a sostegno della filiera, inoltre, potranno essere deliberati all´interno del Programma di sviluppo rurale 2014-2020, che proprio questa mattina ha ricevuto l´approvazione in via definitiva dalla giunta regionale lombarda e che sarà inviato entro il 22 luglio alla Commissione europea per il via libera. Il Psr, ha ricordato l´assessore all´Agricoltura Fava, "può intervenire direttamente per sostenere la filiera attraverso misure di investimenti strutturali, sostenendo gli investimenti sia delle singole aziende agricole che la filiera nel suo complesso, includendo la trasformazione. Le risorse a disposizione ci sono e per il prossimo triennio non pongono alcun problema di copertura". Cooperazione - Il Psr prevede anche ulteriori misure a sostegno dell´assistenza tecnica alle imprese, alla rete e alla filiera, attraverso il finanziamento di progetti di cooperazione, che consentono di contribuire ai costi di gestione di piani complessi. Sono state inoltre confermate a livello di misure a prevalente impatto ambientale tutte le azioni previste nel Psr 2007-2013, come ad esempio quelle relative ai solchi acquiferi. Altre Misure Di Sostegno - In generale, le imprese risicole lombarde possono usufruire di misure di carattere strutturale e ambientale, che sostengono gli investimenti legati alla costruzione o ristrutturazione di fabbricati rurali; gli impianti innovativi per la lavorazione e la conservazione dei prodotti; le macchine e attrezzature innovative; le opere di miglioramento o di ristrutturazione dei sistemi irrigui aziendali, che aumentano l´efficienza e riducono l´uso dell´acqua. Le aziende agricole a indirizzo risicolo possono usufruire, direttamente o indirettamente, delle "misure strutturali legate all´attività di formazione e informazione, aderendo agli eventi finanziati attraverso la misura (corsi, seminari, convegni); dei servizi di consulenza aziendale, rivolgendosi ad uno dei soggetti che saranno selezionati dalla Regione Lombardia per l´erogazione del servizio; degli investimenti non produttivi, connessi all´adempimento degli obiettivi agro-climatico ambientali, che finanziano la realizzazione di siepi, filari, fasce tampone boscate, aree umide, il recupero di fontanili; degli interventi di diversificazione della produzione aziendale, attraverso il finanziamento di impianti per la produzione di energie alternative o attività agrituristiche". Opportunita´ Sotto Il Profilo Ambientale - Con riferimento agli aspetti ambientali, le opportunità per le imprese risicole riguardano alcune operazioni specifiche, legate alle "produzioni integrate, che incentivano il ricorso a tecniche di produzione meno impattanti, in termini di impiego di fertilizzati e prodotti fitosanitari; alla conservazione della biodiversità nelle risaie, attraverso il sostegno alla realizzazione di fossi per il mantenimento dell´acqua anche nei periodi di asciutta delle risaie; all´agricoltura conservativa, per il ricorso a tecniche di lavorazione dei terreni (come la minima lavorazione), che riducono le lavorazioni dei terreni, l´uso di macchine e di energia e migliorano la struttura dei suoli e la conservazione del carbonio". Ulteriori incentivi sono riconosciuti in caso di "utilizzo degli effluenti di allevamento da parte di aziende non zootecniche, in sostituzione dei fertilizzanti chimici; di agricoltura biologica; nell´impiego di tecniche di distribuzione innovative dei reflui zootecnici, in grado di ridurre le emissioni in atmosfera".  
   
   
LOMBARDIA. CRISI DEL RISO, FAVA SCRIVE A NARDONI: TUTELIAMO I PRODUTTORI  
 
Milano - Sulla crisi del riso e le importazioni a dazio zero dai Paesi del Sud Est asiatico, l´assessore all´Agricoltura della Lombardia, Gianni Fava, ha scritto al collega Fabrizio Nardoni, coordinatore del settore primario alla Conferenza delle Regioni, chiedendo l´inserimento del "tema della tutela della produzione risicola italiana all´ordine del giorno della prossima Commissione Politiche agricole". La Denuncia Di Fava - Nella missiva che ieri l´assessore Fava ha inviato a Nardoni si riassumono i motivi della richiesta. "Il comparto risicolo di tutte le regioni italiane - scrive Fava – è particolarmente danneggiato dalla concorrenza sleale del riso di importazione a dazio zero (dalla Cambogia in particolare, ma in generale di provenienza asiatica). L´intero settore della produzione risicola di Lombardia e Piemonte è ormai a rischio sopravvivenza". Incontro Col Presidente - Ieri l´assessore Fava ha incontrato, insieme al presidente di Regione Lombardia, Roberto Maroni, i vertici regionali di Coldiretti, scesi in piazza per sensibilizzare l´attenzione sulle conseguenze negative delle imprese risicole del Nord, se dovesse perdurare l´import dell´Unione europea di prodotto asiatico, senza alcuna gabella. Solo nel primo trimestre dell´anno le importazioni a dazio zero di riso cambogiano hanno registrato un boom del 360 per cento. Clausola Di Salvaguardia - "La Lombardia, il Piemonte e il Veneto producono oltre il 90% del riso nazionale – ricorda l´assessore Fava – con caratteristiche qualitative superiori ad altre produzioni a livello mondiale. La situazione attuale non è più sostenibile per le imprese del Nord, se non si applicherà la clausola di salvaguardia rischiamo di dire addio a un comparto che caratterizza specifici territori della macroregione agricola settentrionale".  
   
   
INCONTRO IN REGIONE BASILICTA SU PROGRAMMA SVILUPPO RURALE 2014-2020  
 
Si è tenuto il 10 luglio, nella Sala Inguscio della Regione Basilicata a Potenza, l’ultimo incontro con il tavolo regionale del partenariato per le programmazione 2014|2020 dello sviluppo rurale in Basilicata. All’incontro, convocato dall’assessore alle Politiche Agricole e Forestali della Regione Basilicata Michele Ottati, sono intervenuti il funzionario Franco Muscillo e Carmela De Vivo, responsabile della sede Inea, alla presenza del dirigente generale del Dipartimento Politiche Agricole e Forestali Giovanni Oliva. Nel corso della mattinata sono state illustrate in sintesi le 19 schede di misura del prossimo programma di sviluppo con cui si attiveranno i bandi inerenti il settore. “Particolare importanza - dichiara l’assessore Michele Ottati – rivestono le misure agro-climatiche ambientali inserite nelle priorità 4 e 5 del Psr Basilicata 2014|2020 che si attiveranno in coerenza con i principali obiettivi strategici enunciati nella comunicazione -“Europa 2020 - Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva”, associata anche alla nostra strategia regionale definita all’interno del documento e proposta ai componenti del tavolo del partenariato già dal mese di marzo scorso. L’obiettivo degli interventi, nel loro insieme, è superare con soluzioni condivise alcune criticità legate a processi di spopolamento e al depotenziamento dei sistemi economici locali, alla bassa dinamicità del sistema economico, al livello formativo degli imprenditori agricoli ancora piuttosto modesto, alla carenza di servizi integrati, alla scarsa familiarità delle imprese con gli strumenti assicurativi per la gestione del rischio. La strategia regionale - aggiunge l’esponente regionale - con la batteria di misure e sotto misure adottate, punta ad incrementare la competitività del settore agricolo attraverso processi di aggregazione e cooperazione, in maniera più equilibrata dal punto di vista della distribuzione territoriale, più sostenibile dal punto di vista ambientale e climatico e salvaguardare la struttura sociale delle aree interne.” Su un totale di 680 milioni di euro di dotazione complessiva. La quota di finanziamento comunitario è pari a circa 411 milioni di euro, con un tasso del 60,50% di cofinanziamento comunitario del Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale, a cui si aggiungono 188 milioni di euro di quota nazionale e 80 milioni circa di quota regionale. La prima ipotesi di ripartizione finanziaria tracciata prevede maggiori impegni pubblici sulla priorità n.4, con 256 milioni di euro (37,74%), per preservare, ripristinare e valorizzare gli ecosistemi connessi all´agricoltura e alle silvicoltura e aumentare l’innovazione per favorire interventi e pratiche di un uso più efficiente delle risorse naturali (acqua, suolo, etc.). Per la priorità n.3, 119 milioni di euro (17,51%) potranno essere investiti per promuovere l´organizzazione della filiera alimentare, comprese la trasformazione e la commercializzazione dei prodotti agricoli, la gestione dei rischi nel settore agricolo. Ammontano a 102 milioni di euro (15%) le risorse allocate per la priorità n.2 volte a potenziare la redditività delle imprese agricole e la competitività dell´agricoltura in tutte le sue forme e promuovere tecnologie innovative per le aziende agricole e la gestione sostenibile delle risorse. Sulla priorità n. 5, sono 86,7 milioni di euro (13%) le allocazioni finanziarie volte ad incentivare l´uso efficiente delle risorse aumentando la quota di energia rinnovabile sfruttata nell’ambito dei processi produttivi e favorire le pratiche colturali a risparmio idrico. 20,4 milioni di euro verranno investiti sulla priorità n.1 per promuovere il trasferimento di conoscenze e l´innovazione nel settore agricolo e forestale e nelle zone rurali sviluppando strumenti di formazione continua, di diffusione delle innovazioni, potenziare i servizi di sviluppo agricolo e di consulenza, investire nella formazione di figure idonee, sostenere i Gruppi Operativi del Pei che svilupperanno azioni coerenti con la strategia del Programma regionale di Sviluppo Rurale 2014 – 2020. Per l’assistenza tecnica è previsto il 4% delle risorse dell’intero programma, pari a circa 27 milioni di euro. Ulteriori contributi e osservazioni possono essere inviati all’indirizzo psr2020@regione.Basilicata.it  fino al prossimo 14 luglio, giorno della chiusura della consultazione online.  
   
   
LOMBARDIA: GRANDE INNOVAZIONE IL DRONE IN AGRICOLTURA  
 
Bellaguarda di Viadana/mn - L´assessore all´Agricoltura della Lombardia Gianni Fava ha assistito, alle operazioni di lotta biologica integrata alla Piralide del mais, realizzate con l´ausilio di un drone. Il drone ha sorvolato i campi della società agricola di Gaetano, Marco e Mauro Carnevali, di Bellaguarda di Viadana (Mantova), azienda con una superficie di 108 ettari coltivati e una mandria di 410 capi a indirizzo lattiero. Meno Impatto Ambientale - "Siamo in presenza di una tecnologia altamente innovativa, la cui applicazione finalizzata al contrasto della Piralide del mais non era mai avvenuta in precedenza - ha riconosciuto Fava - e che ritengo possa trovare adeguate formule di sostegno attraverso il nuovo Programma di sviluppo rurale". Accanto agli aspetti hi-tech, infatti, l´assessore lombardo ha posto l´accento sulle prerogative di minore impatto ambientale, attraverso l´impiego di un insetto oofago (il Trichogramma brassicae), in grado di neutralizzare le uova delle Piralide. Incentivarne L´utilizzo - Le dimensioni del drone impiegato, quadricottero, sono di un metro per un metro, e, per legge, deve essere teleguidato da un pilota diplomato Enac. Il servizio di trattamento della Piralide del mais attraverso il drone è offerto da Comal, la Cooperativa mantovana allevatori, che, di fatto, è il braccio commerciale dell´Associazione mantovana allevatori. "Si tratta di un´opportunità che va incentivata - commenta Fava -, perché ha un bassissimo impatto ambientale e, nell´ottica dell´utilizzo del mais a fini zootecnici, abbraccia una logica di innovazione della filiera". Come Funziona Il Trattamento - Le uova di Trichogramma brassicae vengono confezionate dentro sfere di cellulosa biodegradabili e distribuite durante il volo del drone attraverso un´apposita apparecchiatura. Nel giro di 15-20 giorni si sviluppano le larve per la lotta biologica, con nascite scalari per coprire l´intero ciclo produttivo del mais. I risultati e i costi di utilizzo sono equiparabili ai trattamenti chimici, col vantaggio, rispetto al trattamento convenzionale attraverso i cosiddetti "trampoli", che la distribuzione può avvenire in qualsiasi condizione ambientale.  
   
   
ALIMENTAZIONE, AL VIA LA FOOD POLICY PER MILANO  
 
Milano - Comune di Milano e Fondazione Cariplo guardano oltre Expo 2015 e siglano un accordo per realizzare una Food Policy, uno strumento di supporto al governo della città per qualificare e rendere più sostenibile ed equa la città stessa partendo dai temi legati all’alimentazione. Si tratta di un progetto innovativo per mettere a sistema le politiche che incrociano questi temi da diversi punti di vista: territorio, welfare, educazione, ambiente, benessere, relazioni internazionali. L’intesa è stata sottoscritta il 10 luglio dal Sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, e dal Presidente di Fondazione Cariplo, Giuseppe Guzzetti, dando così vita a iniziative sperimentali nel campo della ricerca sul fronte dell’alimentazione. Su questo fronte il Comune di Milano ha trovato nella Fondazione Cariplo il partner ideale. La Fondazione, infatti, ha un’esperienza maturata negli anni sul fronte della ricerca scientifica e in particolare sul tema dell’alimentare, avendo dato vita ad un´ampia varietà di azioni che riguardano a vario titolo i temi del cibo, coinvolgendo attori sociali, economici, istituzionali e ricercatori; altre importanti realizzazioni di Fondazione Cariplo attinenti alla tematica che abbraccerà la Food Policy sono in ambito ambientale, come ad esempio i progetti sull´agricoltura periurbana e quelli nel Parco Agricolo Sud Milano. Comune e Fondazione hanno quindi deciso di dar vita a una Food Policy cittadina sulla scorta del modello già testato con successo altrove nel mondo. Le Food Policies sono nate, infatti, negli Stati Uniti negli anni ´80 e si sono poi diffuse in tutto il Nord America e, successivamente, nel Nord dell´Europa, come a Londra e Amsterdam. Questi documenti hanno l’obiettivo di migliorare gli aspetti della gestione sul ciclo alimentare propriamente inteso (la coltivazione del cibo, la sua distribuzione e consumo), con tutte le attività che influenzano tale ciclo. Su questi temi si lavorerà dunque concretamente da oggi e per i prossimi 5 anni anche a Milano. “Il tema di Expo 2015 è ‘Nutrire il Pianeta, Energia per la vita’. E’ sul tema dell’alimentazione – ha detto il Sindaco di Milano Giuliano Pisapia - e non solo sulle infrastrutture che, con questo Protocollo noi, insieme a Fondazione Cariplo e alla città, vogliamo discutere e dare segnali concreti per il futuro del Pianeta, attraverso la creazione di una Food Policy per Milano. Recenti indagini rivelano che la nuova geografia della fame, ossia della privazione di un cibo sano, traccerà confini inediti tra quartiere e quartiere in tutte le città ‘mediamente sviluppate’. Oggi ci sono ancora troppe persone che soffrono di malnutrizione e disturbi alimentari. Come ho detto a Johannesbourg lo scorso febbraio per il Summit di C40, Milano - sede di Expo 2015 - farà la sua parte. Come Kyoto, meglio di Kyoto: vorremmo che il nome di Milano, fosse associato a un grande momento di confronto internazionale, che prenderà vita durante i sei mesi dell’Esposizione Universale. In quell’occasione chiederò ai Sindaci di tutto il mondo presenti a Milano, di sottoscrivere un patto internazionale che coinvolga anche le loro città nella costruzione di sistemi alimentari centrati sulla sostenibilità e sulla giustizia sociale”. “E’ sembrato naturale cogliere questa opportunità offerta da Expo2015 – ha detto il presidente di Fondazione Cariplo Giuseppe Guzzetti – con l’obiettivo però di dare vita ad un’azione che rimanga anche dopo la manifestazione e soprattutto che sia basata su metodo scientifico della ricerca, capace di cambiare in meglio i comportamenti delle persone, degli attori e degli operatori. Siamo infatti attivi da tempo sul fronte della ricerca nel settore dell’agroalimentare, sappiamo che questi aspetti hanno ripercussioni su ogni ambito della vita delle persone, perfino su aspetti sociali. Tutto questo si lega con il tema del coinvolgimento della società civile nel disegno delle politiche pubbliche. Lavoriamo su questi temi non come uno sponsor che mette risorse economiche, ma come operatori che entrano nel merito dei problemi, li sviscerano e offrono il proprio contributo per risolverli e migliorare le cose”. Proprio per l’importanza di questi temi, la Food Policy di Milano, tra le altre cose, sarà lo strumento per: a) realizzare una valutazione dello stato e delle dinamiche che caratterizzano il sistema agroalimentare milanese contenente dati, informazioni e indicatori sulle attività e sui flussi connessi direttamente o indirettamente ai temi del cibo relativi al Comune di Milano, alle sue società partecipate, e ad altri attori sociali, economici e istituzionali; b) raccogliere e analizzare progetti, politiche e azioni promosse dal Comune e da altri attori che operano sul territorio milanese e che sono connesse ai temi di interesse della Food Policy; c) individuare altri contesti nazionali ed esteri attivi nel campo delle Food Policy ed evidenziare le potenziali sinergie a scala locale, sovralocale e internazionale (individuazione di benchmark); d) supportare con metodo l´implementazione della Food Policy nelle politiche comunali e nelle attività della Fondazione Cariplo e di altri attori coinvolti: e) studiare e definire indicatori e meccanismi di monitoraggio partecipato della Food Policy; f) definire progetti e bandi pubblici coerenti con la Food Policy; g) coinvolgere gli stakeholder anche attraverso un piano di comunicazione (piattaforma di dialogo on-line; town meetings; tavoli di lavoro ecc.); La Food Policy cittadina contribuirà a definire quadro organico di tutti questi elementi, definendo le azioni chiave per realizzarlo, promuovendo il coinvolgimento attivo della cittadinanza e di tutti coloro che abitano e usano la città al fine di capitalizzare una pluralità di risorse (idee, competenze, investimenti, ecc.) nella costruzione della policy e per ottenere un effetto moltiplicatore nella promozione delle azioni ad essa connesse. Expo2015 deve lasciare un’ eredità concreta alla città, insegnando a chi gestisce e vive in città a fare le cose meglio. Per questo il Comune di Milano avrà il compito di coordinare le attività di elaborazione e diffusione di un “Patto internazionale tra Città” che tradurrà e sistematizzerà gli elementi comuni alle Food Policies esistenti - tra cui proprio quella di Milano - in un decalogo di azioni utili alla diffusione di sistemi urbani del cibo sani, equi e sostenibili. Nodo fondamentale sarà poi l’organizzazione di un evento internazionale di lancio della Food Policy del Comune di Milano e del “Patto internazionale” che si terrà durante i sei mesi di Expo 2015 alla presenza di sindaci provenienti da tutto il mondo. Contestualmente alla firma del Protocollo da questo pomeriggio è online il sito www.Cibomilano.org  un contenitore dove trovare tutti i materiale del progetto che saranno caricati progressivamente. Fondazione Cariplo metterà a disposizione la propria struttura, il proprio know how in questo ambito ed un contributo economico fino 130.000 Euro. Il Comune di Milano si impegna a integrare il contributo della Fondazione valorizzando le proprie risorse e le proprie competenze per lo sviluppo di tale progetto.  
   
   
SUMMER SCHOOL, LEZIONI ESTIVE NEI VIGNETI PER 80 FUTURI ENOLOGI  
 
Ha chiuso i battenti la seconda edizione della Summer School per 80 studenti del corso di laurea in viticoltura ed enologia. Due settimane di seminari, laboratori di fisiologia e biologia, attività in vigneto, degustazioni e visite in cantina, organizzate dalla Fondazione Edmund Mach in collaborazione con gli atenei di Trentino e Udine. Sessantaquattro ore di lezione, una ventina di docenti tra ricercatori, tecnologi e tecnici, per approfondire le tematiche dei corsi frequentati dagli studenti del secondo anno. Un vero proprio tuffo per gli enologi di domani, provenienti da tutta Italia, nelle attività del loro futuro: dai rilievi nel vigneto alla difesa della vite, alla gestione agronomica, dal riconoscimento dei vitigni con test del Dna alle stime di produzione. Gli studenti hanno trascorso diverse ore di lezione in campagna, impegnati nella potatura estiva e nella identificazione degli insetti dannosi della vite, ma anche in laboratorio, dove hanno potuto riconoscere i vitigni tramite il test del Dna. Il tutto completato da degustazioni tecniche e visita alle aziende trentine.  
   
   
LOMBARDIA: RICERCA IN AGRICOLTURA, RINNOVATA CONVENZIONE CON SMEA ASSESSORE: SOSTENIAMO FORTE INTERESSE DEI GIOVANI VERSO IL PRIMARIO  
 
Milano - La Giunta regionale ha approvato, su proposta dell´assessore all´Agricoltura Gianni Fava, il rinnovo della convenzione con Smea, la Scuola Master in Management ed Economia agro-alimentare dell´Università Cattolica del Sacro Cuore, fino al 31 dicembre 2014. Prevista dalla legge regionale 30 gennaio del 1984, n.3 - ´Interventi a favore dell´istruzione superiore agraria´ - l´intesa con l´alta Scuola in Economia agro-alimentare prevede la realizzazione di un programma di attività messo a punto con la Direzione generale Agricoltura. Prosegue Sinergia - "Prosegue dunque la sinergia fra Istituzione regionale e mondo universitario - afferma l´assessore Fava – a sostegno di iniziative concrete, rivolte in particolare agli studenti, soprattutto alla luce di un crescente interesse dei giovani verso il comparto primario". 100.000 Euro Da Regione - Il programma di attività della Smea punta a potenziare gli studi sul sistema agro-alimentare, anche attraverso l´organizzazione di eventi e iniziative, d´intesa con la Regione Lombardia; a organizzare attività didattiche e formative destinate a tecnici operanti nel settore pubblico e privato e presso le associazioni del settore agro-alimentare lombardo. Per le attività previste Regione Lombardia finanzia Smea con un contributo di 100.000 euro; Provincia, Comune e Camera di Commercio di Cremona contribuiscono alle attività di ricerca e didattica previste nella convenzione con, rispettivamente, 28.000 euro e 34.000 euro.  
   
   
APPELLO DI EXPO MILANO 2015 E FONDAZIONE TRIULZA AI GOVERNI E ISTITUZIONI UE PER PROMUOVERE PARTECIPAZIONE SOCIETÀ CIVILE  
 
Nell’ambito del semestre di presidenza italiana della Ue, Expo Milano 2015 e Fondazione Triulza lanciano un invito ai governi e alle istituzioni europee perché promuovano la partecipazione delle imprese sociali e delle organizzazioni non profit nel Padiglione Società Civile per sviluppare progetti e politiche per una Europa sociale ed economica sostenibile. Expo Milano 2015 sarà la prima Esposizione Universale con un padiglione dedicato alle organizzazioni nazionali e internazionali della Società Civile: Cascina Triulza. Con questa scelta Milano ha voluto riconoscere l’importante ruolo e il contributo essenziale della Società Civile nell’affrontare i grandi problemi del pianeta e dell’umanità. Un ruolo e un contributo riconosciuto formalmente da decenni dai principali governi europei e dalle istituzioni Ue, anche attraverso il coinvolgendo della società civile nella definizione delle politiche sociali ed economiche nazionali ed europee. Il Padiglione della Società Civile si candida ad ospitare durante i sei mesi di Expo Milano 2015 le organizzazioni del terzo settore di tutta Europa per condividere best practices, consolidare reti, avviare iniziative che servano a rafforzare il settore della economia civile e promuovere nuovi progetti di cooperazione per lo sviluppo. Con questo obiettivo e nell’ambito del semestre di presidenza italiana dell’Ue, Expo 2015 e Fondazione Triulza lanciano un invito esplicito ai governi e alle istituzioni Ue perché promuovano la partecipazione delle imprese sociali e delle organizzazioni non profit nel Padiglione Società Civile per sviluppare progetti e politiche per una Europa sociale ed economica sostenibile. Il “settore della economia sociale” in Europa – che include il mondo delle cooperative, degli enti mutualistici e dell’associazionismo – da lavoro ad oltre 14,128 milioni di persone (il 6.53% degli occupati totali della Ue -27) e ha continuato a crescere nonostante la crisi: dal 2002 al 2010 il numero di occupati nelle imprese cooperative europee è cresciuto del 31.51% e nelle associazioni il 24.06%, secondo l’ultimo report commissionato dal Cese-comitato Economico e Sociale Europeo (*). In Italia, nelle oltre 300.000 organizzazioni non profit censite dall’ultimo rapporto Istat (28% in più rispetto al 2001) operano 4,7 milioni di volontari, 681 mila dipendenti, 270 mila lavoratori esterni e 5 mila lavori temporanei. Cascina Triulza sarà il luogo dove le realtà della Società Civile potranno confrontarsi con le istituzioni pubbliche, le aziende e gli enti filantropici per sperimentare nuovi modelli di lavoro e di responsabilità sociale e riuscire a dare una risposta efficace e partecipata alle problematiche sociali. Ospiterà le grandi reti internazionali della Società Civile e, attraverso la partnership con Fondazione Cariplo, i delegati dell´Aga Meeting 2015 - l´Assemblea Annuale dell´European Foundation Centre (Efc). Il Ministero degli Affari Esteri ha inoltre individuato Cascina Triulza come uno dei luoghi del sito espositivo dove il sistema della cooperazione italiana organizzerà eventi a carattere divulgativo e tecnico-scientifico. Il 24 giugno è stata pubblicata la 2° Call Internazionale di Idee “Exploding your Idea! Destination Expo Milano 2015” – promossa da Fondazione Triulza ed Expo 2015 S.p.a – rivolta a tutte le realtà della Società Civile, nazionali ed internazionali, e agli enti pubblici interessati ad essere ospitati ed a partecipare al Programma Culturale del Padiglione della Società Civile. Le proposte potranno essere presentate fino al 15 settembre 2014. Tutta la documentazione sulla 2° Call, con la descrizione degli spazi del Padiglione, è disponibile al link: http://www.Fondazionetriulza.org/2-call-internazionale/    
   
   
LOMBARDIA, EXPO,SALA:DA REGIONE 10MLN EURO PER VALORIZZARE TERRITORI UNIONCAMERE ED EXPLORA PARTNER FINANZIAMENTO PROGETTI PROPOSTE DEVONO ESSERE PRESENTATE ENTRO 10 SETTEMBRE  
 
Milano - Ha una dote finanziaria di milioni di euro il bando che Regione Lombardia ha predisposto per promuovere l´attrattività del territorio con iniziative per l´incremento dell´offerta turistica. Lo ha deciso, , la Giunta regionale. Regione Finanzia Fino Al 50% - "Il bando - ha spiegato il sottosegretario alla Presidenza con delega all´Expo e all´Internazionalizzazione delle imprese Fabrizio Sala – prevede che saranno erogati 3 milioni nel 2014 e 7 nel 2015, per progetti che saranno cofinanziati fino al 50% da Regione Lombardia e che saranno sostenuti anche da risorse provenienti dal Sistema delle Camere di Commercio". "L´obiettivo - ha precisato il sottosegretario - è di promuovere sul nostro territorio lombardo tutte le attività e i progetti inerenti a Expo e le nostre eccellenze. Abbiamo già annunciato questo tipo di iniziativa durante il ´Lombardia Expo Tour´ e abbiamo stimolato l´aggregazione di tutti i soggetti pubblici e di tutti quelli che hanno interesse a promuovere il territorio a livello provinciale, affinché si mettessero in rete". I Contributi Di Unioncamere Ed Explora - "Il bando – ha continuato Sala - è suddiviso in due parti: la prima parte è una manifestazione di interessi con un ordine di importanza sulle idee che vengono proposte; la seconda parte è una procedura negoziata con i soggetti per comporre i vari progetti. Oltre alla collaborazione di Unioncamere, che finanzierà una parte dell´altro 50% dell´importo richiesto per la realizzazione delle iniziative, ci sarà anche l´apporto di Explora, che sarà il soggetto che ci aiuterà a focalizzare gli impegni di promozione del territorio". Proposte Entro 10 Settembre - "Verrà emesso l´avviso pubblico all´inizio della prossima settimana - ha concluso Sala - e il termine di presentazione delle prima parte dei progetti è il 10 settembre".  
   
   
PUGLIA: APPROVATE NUOVE NORME PER FOTOVOLTAICO IN SERRE VIVAI  
 
"Il mondo del florovivaismo necessità di attenzioni nuove e politiche mirate. Dopo anni di relativa superficialità credo si debbano impostare delle azioni e delle risorse adeguate sui capitoli che consentono al settore di innovarsi ma anche di integrare il reddito". Così l’Assessore alle risorse agroalimentari della Regione Puglia, Fabrizio Nardoni, commentando l’atto della giunta regionale che, dopo il coordinamento tecnico in Commissione Politiche Agricole svoltosi a fine giugno, prova a dare nuovi strumenti al settore. Tra questi anche la delibera che proprio in Puglia introduce novità interessanti in merito ai criteri, modalità e procedimenti amministrativi connessi all’autorizzazione per la realizzazione di serre fotovoltaiche su tutto il territorio regionale. Parliamo di strumenti in favore della produzione di energia proveniente da fonti rinnovabili e che potrebbero consentire alle aziende agricole pugliesi – spiega l’assessore – di cogliere le opportunità connesse all’accesso agli incentivi, ma anche di ridurre il costo energetico nei processi produttivi. La delibera introduce infatti limiti differenti rispetto al rapporto tra la proiezione al suolo della superficie totale dei moduli fotovoltaici installati sulla serra e della superficie totale della copertura della serra stessa, facendo leva proprio sulle più recenti tecnologie di produzione di pannelli fotovoltaici in grado di disporre, per la copertura di serre, di moduli aventi caratteristica di semitrasparenza (con film sottile – ndr). Dovranno sempre assunti tutti gli eventuali pareri previsti dalle norme urbanistiche, paesaggistiche e ambientali vigenti – sottolinea ancora Nardoni – ma in questa maniera offriamo ai produttori attivi, e non certo a chi ha serre dismesse, di garantirsi, in un periodo di particolare crisi del settore, di una integrazione al reddito agricolo integrando alla produzione, che dovrà restare funzione principale, impianti di produzione di energia elettrica. Sulla base delle informazioni tecnico-scientifiche assunte per la redazione dell’atto di governo la funzione principale dell’uso agricolo delle serre fotovoltaiche non è pregiudicata solo nell’ipotesi in cui la proiezione al suolo della superficie totale oscurata dai pannelli fotovoltaici o dalle componenti degli stessi non aventi caratteristiche di totale trasparenza non superi complessivamente il 25% della superficie totale della copertura della serra. E’ fatta comunque salva, in casi particolari, la possibilità di sottoporre alla valutazione dell’ufficio Provinciale un progetto che preveda un rapporto tra la proiezione al suolo della superficie totale dei moduli fotovoltaici installati sulla serra e la superficie di copertura superiore al 25% e comunque nel limite del 50% sulla base di specifiche e documentate argomentazioni di carattere tecnico-scientifico da inserire nella relazione agronomica.  
   
   
LOMBARDIA, EXPO: ASPETTESA DA TERRITORI RISPOSTE EFFICACI  
 
Milano - "Siamo certi che le aggregazioni create in questi mesi di ´Lombardia Expo Tour´, voluto fortemente per coinvolgere tutte le province lombarde nell´organizzazione dell´Esposizione, grazie alle ingenti risorse messe oggi a loro disposizione, sapranno dare risposte all´altezza delle nostre aspettative". Lo ha detto l´assessore regionale al Commercio, Turismo, Terziario, Mauro Parolini, commentando la delibera approvata, oggi, dalla Giunta, che stanzia 10 milioni di euro per un bando finalizzato ad aumentare l´attrattività dei territori lombardi in vista di Expo 2015, attraverso il sostegno a iniziative mirate. "Ci aspettiamo proposte creative ed efficaci, per aumentare la ricettività turistica in modo permanente - ha aggiunto l´assessore -, capaci quindi non solo di attrarre e affascinare i turisti che verranno in occasione di Expo, ma di fidelizzarli e indurli a tornare anche negli anni a venire".  
   
   
SEGALE E FARRO PER FARE UN PANE SPECIALE: PROGETTO CEREALP CON LA LAIMBURG  
 
Bolzano - Il Centro di sperimentazione Laimburg ha organizzato l’ 11 luglio una visita guidata ai campi sperimentali del maso Sägemüller a Gais e Mair am Hof a Teodone dove vengono studiate una settantina di varietà locali di segale e farro. Questi dati costituiscono una base necessaria per valutare la possibilità di utilizzo delle varietà locali per la produzione di prodotti da forno regionali. "I prodotti di qualità delle regioni alpine offrono buone opportunità di commercializzazione, cresce quindi l´interesse dei produttori verso prodotti agricoli regionali che possono essere trasformati in specialità tipiche e inconfondibili", sottolinea l´assessore provinciale all´agricoltura Arnold Schuler. Il Tirolo e l´Alto Adige dispongono di una grande quantità di varietà locali tradizionali. "Nel progetto di ricerca Cerealp analizziamo le caratteristiche agronomiche, sensoriali e quelle relative all´attitudine alla panificazione di 69 varietà locali di segale e farro nonché di altre 7 varietà moderne", spiega Giovanni Peratoner, responsabile al Centro di Sperimentazione Laimburg del progetto frutto di una cooperazione tra il Centro e il Dipartimento di sperimentazione agraria del Land Tirolo e finanziato dal programma Interreg-iv Italia-austria. Nel corso del sopralluogo in val Pusteria è stato ricordato che oltre ai dati raccolti in pieno campo, tra i quali i danni da svernamento, la resa, la crescita e la resistenza, saranno analizzate la composizione chimica e le caratteristiche relative alla panificazione delle singole varietà. "Faremo delle prove sperimentali di panificazione ed effettueremo delle analisi sensoriali per scoprire se le varietà locali hanno caratteristiche organolettiche particolari che potrebbero renderle particolarmente interessanti per la panificazione", aggiunge Peratoner. Le conoscenze ottenute costituiscono la base per valutare la possibilità di realizzare nuove iniziative nell´ambito della filiera cerealicola locale, come quella realizzata con successo nell´ambito del progetto Regiograno, che ha coinvolto gli agricoltori, il molino di Merano e i panettieri altoatesini. Sebbene sia ancora presto per fornire informazioni sulle rese e sulle caratteristiche relative alla panificazione, le prove in campo mostrano differenze ben visibili tra le varietà. Le varietà locali di segale maturano in generale più rapidamente e hanno culmi più lunghi rispetto alle varietà moderne. Tra le varietà di farro, invece, le differenze visibili sono meno evidenti. I risultati del progetto saranno presentati nel 2015 nell´ambito della prima giornata dedicata ai cereali del Tirolo e dell´Alto Adige. Secondo i dati statistici la coltivazione di cereali in Alto Adige è praticata su 240 ettari la cui resa copre solo il 2% del fabbisogno di cereali per la panificazione in Alto Adige. Tra i cereali coltivati figurano segale, orzo, grano, avena e spelta. Nell´ambito del progetto Regiograno una sessantina di agricoltori nella val Venosta, la valle d´Isarco e la val Punteria coltiva segale e farro su una superficie complessiva di più di 80 ettari. La raccolta del 2013 è stata di 350 tonnellate di segale e farro. Questi cereali vengono lavorati dal mulino di Merano e poi trasformati in pane e pasta da una quarantina di aziende locali.  
   
   
FIRENZE - E’ ON LINE IL CATALOGO DEI 70 MIGLIORI OLI TOSCANI  
 
Sono 70 gli oli extra vergini di oliva toscani che hanno superato l’edizione 2014 della selezione regionale organizzata dalla Regione Toscana e da Unioncamere Toscana attraverso Toscana Promozione, con la collaborazione di Promofirenze, azienda speciale della Camera di Commercio di Firenze, Divisione laboratorio chimico merceologico, e riservata agli oli extra vergini di oliva prodotti nella campagna olearia 2013/2014. Destinata unicamente agli oli extra vergini di oliva Dop e Igp, la selezione ha come scopo, infatti, quello di evidenziare la migliore produzione olearia toscana, con l’obiettivo di utilizzarla per azioni promozionali in Italia e all’estero e, nel contempo, premiare e stimolare lo sforzo delle imprese olivicole al continuo miglioramento della qualità del prodotto. Il catalogo dei 70 oli promossi dalla selezione regionale degli oli extravergini di oliva prodotti nella campagna olearia 2013/2014 è scaricabile gratuitamente sul sito di Toscana Promozione: http://www.Toscanapromozione.it/view_progetto_speciale/27/
selezione-degli-oli-extra-vergini-di-oliva-dop-e-igp-della-toscana
 
 
   
   
LOMBARDIA: DANNI DA MALTEMPO,A CONSORZIO CASALASCO GESTIONE RISCHI SOCI OBIETTIVO: SOSTEGNO AL RISTORO DEI DANNI DA CALAMITÀ NATURALI  
 
Milano - Regione Lombardia riconosce al Consorzio Casalasco del pomodoro la qualifica di ´Organismo di difesa delle produzioni agricole dalle avversità atmosferiche sul territorio regionale´. Lo prevede una delibera approvata oggi dalla Giunta regionale, su indicazione dell´assessore all´Agricoltura Gianni Fava. Il Consorzio Casalasco del Pomodoro svolgerà attività di difesa passiva delle produzioni agricole - per quanto riguarda i rischi atmosferici - tramite la gestione, per conto dei propri soci, di polizze assicurative collettive agevolate dai finanziamenti pubblici. Opportunità In Più Per Associati - "Questa opportunità concessa a livello legislativo rappresenta un ulteriore servizio offerto da una delle più importanti realtà a livello mondiale nella lavorazione del pomodoro - dichiara l´assessore Fava - e si inserisce in un percorso fortemente dinamico che il Consorzio Casalasco del pomodoro ha intrapreso, a supporto dei propri soci". "Non dimentichiamo - prosegue Fava - che parliamo di una realtà cooperativa che fattura oltre 200 milioni di euro e che si è distinta per scelte coraggiose, nella direzione della trasparenza e della sostenibilità, come hanno dimostrato in passato la certificazione sulla provenienza del pomodoro e, proprio nei giorni scorsi, l´intesa sottoscritta con Barilla sulle filiere dell´oro rosso e del grano duro". Interessate Anche Le Cooperative Agricole - La delibera approvata oggi dalla Giunta regionale prevede, in linea con quanto prescrive il decreto legislativo 102/2004 (articoli 11 e 12), che il controllo regionale sugli organismi di difesa si svolga, tra l´altro, anche attraverso il riconoscimento di idoneità e l´approvazione degli statuti degli organismi di difesa in particolare; il riconoscimento di idoneità allo svolgimento dell´attività di questi organismi di difesa è concesso dalla regione dove l´ente ha sede legale. La normativa sopra citata prevede, inoltre, che siano riconosciute idonee anche le cooperative agricole di raccolta, trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli previa modifica del proprio statuto alle regole stabilite per i consorzi di difesa. Il Consorzio Casalasco del pomodoro associa oltre 300 aziende agricole fra le province di Cremona, Mantova, Parma e Piacenza, che coltivano circa 4.500 ettari di terreno, per una produzione complessiva di 350.000 tonnellate di pomodoro.  
   
   
PESCHE E NETTARINE: CROLLANO I PREZZI  
 
Bologna – “Dopo un avvio di campagna caratterizzato da prezzi medio-bassi, in questo ultimo periodo stiamo assistendo ad un vero e proprio crollo delle quotazioni che sono ormai almeno del 40% al disotto dei costi di produzione”. Lo denuncia Antonio Dosi, presidente della Cia Emilia Romagna, indicando che le cause sono molteplici, molte congiunturali (la sovrapposizione delle raccolte nei diversi areali produttivi, la situazione meteo che non stimola il consumo di un frutto tipicamente estivo come le pesche e le nettarine. “Altre cause sono, purtroppo, oramai strutturali - spiega Dosi - vista la sequenza di più anni in cui si registra un importante di calo dei consumi. Riteniamo sia necessario ed urgente attivare alcune misure nel tentativo di mitigare gli effetti della crisi e tentare di attivare un ‘rimbalzo’ delle quotazioni per il resto della campagna – prosegue Dosi - nello specifico, ottenere dall’Unione Europea il riconoscimento di ‘grave crisi di mercato’ con i provvedimenti conseguenti previsti dalla Ocm unica (Organizzazione comune di mercato) . Serve inoltre attivare, in sinergia fra loro, tavoli di confronto nelle Regioni produttrici e presso il Dicastero agricolo ( con Istituzioni, rappresentanze Organizzazioni agricole, delle Organizzazioni dei produttori e della Distribuzione organizzata) per concordare misure di promozione, governo dell’offerta (quantità e qualità), controllo della dinamica dei prezzi nei vari passaggi della filiera, oltre alle misure di sostegno previsto per i settori in crisi”. In prospettiva futura l’associazione agricola ritiene infine necessaria ed ineludibile una riforma radicale della legge che regola l’attività degli Organismi interprofessionali (Oi), sia come quadro regolamentare comunitario, sia come norma nazionale.  
   
   
“BLUE ECONOMY E TURISMO, QUALE POSSIBILE CONVERGENZA?”, DOMANI FORUM ECONOMICO NELL’AMBITO DI ANGHIÒ A SAN BENEDETTO DEL TRONTO.  
 
Ancona - “Blue Economy e turismo, quale possibile convergenza?” Riflessioni sulle Marche all’Expo 2015, è il tema del Forum Economico che si è tenuto sabato 12 luglio nell’ambito della manifestazione Anghiò a San Benedetto del Tronto Al centro del convegno la grande valenza del mare e della Blue Economy, un settore che dal 2009 si mantiene stabile sotto il profilo occupazionale e imprenditoriale. Circa 180.000 sono le imprese che compongono il tessuto imprenditoriale del settore, che nel triennio 2011-2013 ha fatto segnare un +2% di crescita. Filiera ittica, industria delle estrazioni marine, filiera cantieristica, movimentazione di merci e passeggeri via mare, attività di ricerca regolamentazione e tutela ambientale, attività sportive e ricreative e servizi di alloggio e ristorazione sono i settori che danno vita alla Blue Economy marchigiana e che rappresentano importanti opportunità di sviluppo, incidendo per il 3,8% sull’intera economia nazionale. Aspetti su cui si confronteranno, in ottica Expo 2015, Fabio Urbinati, Assessore alla Pesca San Benedetto del Tronto; Gian Luca Gregori, Pro Rettore Università Politecnica delle Marche e Docente di Marketing Luiss Roma; Francesco Maria Chelli, Preside Facoltà di Economia Università “Giorgio Fuà”; Uriano Meconi, Dirigente Servizio Pesca Regione Marche e l’Europarlamentare Simona Bonafè. Per Gino Troli, storico e conoscitore della civiltà marinara marchigiana, “la scelta di utilizzare come chiave per far conoscere le Marche all’Expo 2015 la civiltà marinara ed il pesce azzurro, mi sembra fondamentale. Molti parlano di pesce, anche tra gli chef, ma pochi ne hanno la necessaria cultura. Troppe volte ci si dimentica di indagare le origini di un piatto o di un pesce, quando invece sarebbe necessario andare alla ricerca nella tradizione e nella storia per comprendere a pieno. Credo quindi che spetti a noi marchigiani che abbiamo grande cultura e tradizione marinara spingere per portare avanti questa idea. Anche perché la civiltà marinara è l’altra faccia dell’identità marchigiana, assieme a quella mezzadrile. Marinai e pescatori hanno storie da raccontare e la costa, oggi attrattiva turistica, ha una radice marinara da recuperare e da far conoscere”. Per le Marche, con 180 km di costa, il 2% di tutto il territorio italiano, disseminati da 26 comuni, per una popolazione residente di circa 600.000 abitanti (circa il 38% dell’intera popolazione marchigiana) il mare rappresenta un elemento fondamentale, una ricchezza in termini di lavoro, economia, prospettive future. E il pesce azzurro, protagonista di Anghiò, uno dei prodotti Made in Marche su cui puntare.  
   
   
PESCHE E NETTARINE: L´ASSESSORE EMILIA ROMAGNA SOLLECITA PROVVEDIMENTO EUROPEO URGENTE PER RITIRARE DAL MERCATO IL PRODOTTO IN ECCESSO  
 
Bologna - Per risollevare i prezzi di mercato di pesche e nettarine, precipitati al di sotto dei costi di produzione per il calo dei consumi provocato dall’anomalo andamento stagionale e dalla sovrapposizione delle produzioni in tutta Europa, c’è bisogno di un provvedimento straordinario di ritiro dal mercato del prodotto in eccedenza che la Commissione europea deve adottare in tempi brevissimi. È la richiesta emersa al termine della riunione delle Organizzazioni dei produttori (Op) ortofrutticoli dell’Emilia-romagna, convocati questa mattina in Regione per fare il punto sulla difficile congiuntura venutasi a creare per i produttori, e fatta propria dall’assessore regionale all’agricoltura, Tiberio Rabboni, che scriverà una lettera in tal senso al Commissario europeo Dacian Ciolos, al ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, e al presidente del gruppo dei Socialisti e democratici nella commissione Agricoltura del Parlamento europeo, Paolo De Castro. “Oltre al provvedimento di ritiro, per dare una spinta ai consumi – ha sottolineato Rabboni – e invertire il trend negativo dei prezzi pagati ai produttori sono necessarie iniziative promozionali mirate da parte degli operatori della filiera”. Per prevenire situazioni di appesantimento del mercato dal canto suo la Regione Emilia-romagna, nell’ambito dell’Ocm ortofrutta, ha già attivato interventi di ritiro del prodotto eccedente per destinarlo agli indigenti attraverso gli enti e le istituzioni che si occupano di beneficienza.  
   
   
AGRICOLTURA: ZAIA CON LA COLDIRETTI CONTRO L’INVASIONE DEL RISO ASIATICO. “BASTA PORCHERIE DA FUORI. ITALIA ED EUROPA DIFENDANO LE NOSTRE PRODUZIONI DI QUALITA’”  
 
Venezia - “Aderisco con tutta la forza e la convinzione possibili alla protesta della Coldiretti contro l’ennesimo attentato alla tipicità dei prodotti agricoli, in questo caso il riso, e contro la scellerata libera circolazione addirittura senza dazio, di produzioni asiatiche prive di qualsiasi tracciabilità, che rappresentano un grave problema di qualità e anche, lasciatemelo dire, dal punto di vista della salute”. Lo ha detto l’ 11 luglio il Presidente della Regione del Veneto Luca Zaia, incontrando una delegazione di Coldiretti Veneto guidata dal direttore regionale Pietro Piccioni che, nell’ambito di un’iniziativa nazionale, sta protestando oggi contro il massiccio ingresso di riso asiatico (quello cambogiano ha avuto un aumento di importazioni del 360% nel 2014) nel mercato italiano. In questa situazione, secondo Coldiretti, si sono anche moltiplicati i pericoli per la salute, tanto che il sistema rapido di allerta europeo ha effettuato quasi una notifica alla settimana per riso e derivati provenienti dall’Asia con presenza di pesticidi non autorizzati e assenza di certificazioni sanitarie. “E’ un problema serio da affrontare con serietà e celerità, sia a livello comunitario che nazionale – ha detto Zaia – e non sarebbe male che si usassero le forze dell’ordine più per cacciare queste porcherie che arrivano da fuori che per rincorrere pensionati che lavorano nei vigneti”. “Il semestre italiano di presidenza europea – ha incalzato il Governatore del Veneto – deve adoperarsi con urgenza perché Bruxelles attivi la clausola di salvaguardia che ogni Stato può chiedere in questi casi, pena il perpetuarsi di una concorrenza spregiudicata a tutto scapito del Made in Italy e delle migliaia di agricoltori che coltivano riso buono e di qualità tracciata, etichettata e garantita, come nel caso delle 120 aziende venete che gestiscono 3 mila ettari di risaie e contribuiscono in qualità e in quantità alla produzione nazionale”. ”Siamo al fianco della Coldiretti – conclude Zaia – nel porre con tutta la forza la questione del valore identitario del prodotto e della sicurezza alimentare e nel ricordare al sempre più distratto burosauro europeo l’irrinunciabilità della tracciabilità, dell’etichettatura e della tipicità dei prodotti”.  
   
   
CRISI SETTORE RISICOLO, ASSESSORE VENETO: “PORTEREMO LA SACROSANTA PROTESTA DI AZIENDE E LAVORATORI ALLA CONFERENZA DELLE REGIONI”  
 
 Venezia - Gli assessori al bilancio, Roberto Ciambetti e all’agricoltura, Franco Manzato, hanno portato la solidarietà della Regione del Veneto ai rappresentanti della Coldiretti, giunti a Palazzo Balbi a Venezia per presentare la grave situazione del settore risicolo di qualità italiano. “Abbiamo preso l’impegno di portare al tavolo della Conferenza delle Regioni – ha detto Ciambetti – le problematiche della filiera risicola italiana, affinché la stessa Conferenza sostenga la protesta e le rivendicazioni dei nostri produttori facendo le opportune pressioni sul governo nazionale”. “La coltivazione del riso fa parte della nostra storia e del nostro paesaggio veneto – ha sottolineato Manzato –. Difendere la produzione locale significa non solo tutelare un comparto produttivo di qualità, ma anche salvaguardare il territorio e proteggere il consumatore”. “Bisogna difendere il prodotto locale dal dumping asiatico – ha confermato Ciambetti –. Nessuno vuole impedire alle economie dell’Asia di affacciarsi nel mercato proponendo prodotti alternativi a prezzi concorrenziali: la logica della globalizzazione impone questa sfida. Ma ogni sfida prevede anche il rispetto delle regole e una serie di tutele, perché nessuna economia può accettare qualsivoglia forma di dumping, sia esso sociale, ambientale, commerciale. Non da ultimo, poi, dico che quando il contenimento dei costi produttivi si fa esasperato si rischia di immettere nel mercato prodotti scadenti, dei quali sappiamo ben poco”. “Troppa chimica in campo significa anche danni alla salute del consumatore – ha aggiunto Manzato –. Riso low cost ma anche low quality, cheapness: in che condizioni sono costretti a lavorare gli agricoltori nelle risaie orientali? Quali pesticidi vengono adoperati? Basterebbe questo per condividere e sostenere le richieste dei produttori di riso della pianura padano veneta che operano, invece, con vincoli particolarmente rigorosi”. “E’ una battaglia importante – hanno concluso gli assessori veneti – che va combattuta fino in fondo”.  
   
   
AGRICOLTURA E PAC. ASSESSORE VENETO: ZOOTECNIA E’ PROBLEMA NAZIONALE, NON VENETO  
 
Venezia - L’assessore regionale all’agricoltura Franco Manzato trova abbastanza sorprendenti le affermazioni ministeriali secondo cui “il Veneto si è sfilato” dall´accordo Stato-regioni sulla nuova Politica Agricola Comune “per ragioni squisitamente politiche” e “in modo incomprensibile”. “Sorprendenti, perché la questione di un giusto sostegno al comparto della produzione di carne bovina, è stata posta in tutte le riunioni col Ministro e ribaditagli in ben tre lettere formali contestualmente al 17 aprile, 4 giugno e 6 giugno, sottolineando il fatto che esso costituisce un tema assolutamente nazionale, dato che la zootecnia veneta assorbe il 40 per cento della produzione nazionale - sottolinea Manzato. “Non si tratta pertanto di un pensiero personale, non ha niente a che vedere con equilibri politici, ma è una questione obiettiva e inopinabile: la nuova Pac, così costruita, mette in difficoltà il comparto della carne. Ed era d’obbligo da parte mia oppormi con tutti gli strumenti a disposizione”. “Il Ministro, che reputo persona attenta e capace, sa bene che la versione del documento trasmessa al Veneto il 31 maggio, e su cui non abbiamo dato l’intesa, è profondamente diversa da quella precedentemente discussa”, sottolinea Manzato. “Anche a voler prescindere da questo, mi chiedo se il Ministero delle Politiche Agricole sia realmente convinto che l’accordo nel suo complesso consegua il bene del Paese o piuttosto, come è stato rilevato anche da insigni cultori della materia, non convenga sul fatto che per accontentare un po’ tutti, abbiamo fatto uno spezzatino che consente anche di dare “la mancia” a aree e settori che, diversamente dalla carne bovina, non sono penalizzati o addirittura si avvantaggiano della riforma della Pac”, continua Manzato. “Personalmente se avessi avuto la sensazione che l’accordo era effettivamente vantaggioso per il Paese non avrei avuto alcun problema a sottoscriverlo; il fatto è, invece, che qualcuno sembra aver smarrito il senso della misura, come ho fatto opportunamente presente anche al Coordinatore delle Regioni, con apposita nota dello scorso 11 giugno”. L’assessore ribadisce quindi le ragioni della contrarietà del Veneto all’intesa che, come formalmente comunicate al Ministro, riguardano: 1. La mancanza di una strategia precisa del documento ed un esito complessivamente incoerente della proposta rispetto agli obiettivi dichiarati, ciò con particolare riferimento alla proposta di attuazione degli aiuti accoppiati. 2. Distinzione tra pianura “normale” e “svantaggiata”, che consente il premio Pac agli agricoltori che hanno ottenuto (nell’anno precedente) 1.250 euro nel primo caso e 5.000 euro nel secondo caso (parimeriti alle aree di montagna). Uno svantaggio lo vediamo nella montagna, ma in pianura è difficile immaginarlo. 3. L’insufficiente dotazione di risorse destinate al comparto della zootecnica bovina da carne e specificamente per i bovini di età compresa tra i 12 e 24 mesi (ingrasso) che è quello che maggiormente subisce gli effetti della riforma della Pac. Conseguente insoddisfazione per l’importo unitario dei premi previsti, tanto che il medesimo (45 euro/capo macellato) risulta addirittura inferiore all´importo che sarebbe necessario in Veneto (48 euro/capo) a compensare il solo effetto dell´attivazione dell´accoppiato sulle imprese del settore già dal primo anno di applicazione della riforma. 4. Irrilevanza degli aiuti per le colture proteaginose ed oleaginose che si limitano a circa 35 milioni. 5. Previsione della concessione di aiuti della coltura del grano duro limitatamente ad alcune aree del Paese e in rilevante entità (circa 60 milioni di euro l’anno), posto che si tratta di coltura sprovvista dei necessari requisiti di ammissibilità. Come giustamente rappresentato nello stesso documento, infatti, la coltura è in espansione dal 2008 sia in termini di quantità prodotta che in termini di valore e non si ravvisa, pertanto, alcun rischio di sostituzione. 6. Ingiustificata disparità di trattamento, nel “piano colture permanenti”, tra produttori olivicoli a seconda della relativa collocazione geografica.  
   
   
AGROALIMENTARE: FVG, GRANDI OPPORTUNITÀ DA EXPO MILANO 2015  
 
Trieste - "L´expo Milano 2015 rappresenta una grande opportunità per veicolare e narrare la nostra complessità ed unicità, elementi fondamentali per ottenere un posizionamento di qualità nel contesto concorrenziale nazionale ed internazionale. Per questa ragione l´Expo deve essere interpretato e gestito come un progetto strutturale per l´intero nostro Paese, che ci permetta di costruire relazioni internazionali di cui possa beneficiare anche il nostro agroalimentare. Occorre fare tutto il possibile per evitare che sia prevalentemente un´operazione immobiliare e che si limiti a guardare al numero delle presenze". Lo ha detto il vicepresidente del Friuli Venezia Giulia e assessore alle Risorse agricole, Sergio Bolzonello, intervenendo ieri a Pordenone alla presentazione dell´indagine "L´agrindustria del Nord Italia verso l´Expo 2015, tutelare il made in Italy per supportare le imprese all´estero", promossa da Friuladria Crédit Agricole e realizzata da Community Media Research in collaborazione con Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e Regione Veneto. Nel corso dell´incontro, cui sono intervenuti anche l´assessore all´agricoltura del Veneto, Franco Manzato, il presidente di Friuladria, Antonio Scardaccio, il vicedirettore generale dell´Istituto, Gerald Gregoire, e il direttore di Community Media Research, Daniele Marini, Bolzonello ha definito "importante" l´indagine, in quanto "offre l´opportunità alle Regioni Friuli Venezia Giulia e Veneto, partner dell´iniziativa, di avviare una collaborazione strutturata e un confronto continuativo su un settore chiave dell´economia che vede oggi operare nel Nord Italia il 70% delle aziende del settore primario". Il vicepresidente ha quindi ricordato l´impegno della Regione a sostegno dell´agroalimentare, comparto che ha definito "strategico" per il rilancio complessivo dell´economia del Friuli Venezia Giulia. "Le nostre azioni - ha precisato - sono indirizzate a rendere l´agroalimentare un elemento cardine per arricchire la nostra regione non solo in termini produttivi, ma anche promozionali e culturali. Con il nuovo Piano strategico del turismo, da poco approvato, grande risalto è infatti attribuito al nostro patrimonio agroalimentare, che è composto da un mosaico variegato di eccellenze, molte delle quali ancora da valorizzare appieno. Territorio e comparto agroalimentare diventano quindi elementi complementari ed imprescindibili per la promozione della nostra regione e per soddisfare le richieste dei mercati nazionali ed internazionali". Bolzonello ha quindi fatto riferimento anche al nuovo Piano di Sviluppo Rurale, "decisamente innovativo perché coniuga ambiente e biodiversità, punta a valorizzare e promuovere le nostre ricchezze" e parallelamente "premia gli interventi di aggregazione fra le aziende". Per quanto riguarda infine il Made in Italy, il vicepresidente del Friuli Venezia Giulia ha sostenuto che esso, per essere efficace, deve essere pienamente inteso come "sistema Paese", rivendicando in questo senso "uno sforzo maggiore". L´indagine presentata oggi ha messo in evidenza come la crescente attenzione alla qualità dei prodotti e la sempre maggiore centralità assunta dal cliente hanno favorito lo sviluppo di sistemi di controllo della qualità delle produzioni sempre più raffinati. Ben il 43,2% delle imprese appartenenti al settore agroindustriale nel Nord Italia dichiara di essere dotato della certificazione Iso 9001. La diffusione della certificazione è strettamente correlata alle dimensioni delle aziende, passando dal 29.9% di quelle piccole al 76,4% delle grandi realtà. Analogamente è la propensione all´export a spingere le imprese a dotarsi del riconoscimento. Dall´indagine emerge anche che l´appuntamento dell´Expo costituisce, secondo gli imprenditori, una vetrina e un´opportunità rilevante per l´intero sistema produttivo nazionale, e in particolare per le imprese agroalimentari, le quali chiedono alle istituzioni, oltre alla lotta alla contraffazione e all´alterazione dei cibi, anche una maggiore tutela del Made in Italy all´estero e un contrasto al fenomeno conosciuto come "italian sounding", ovvero l´utilizzo di denominazioni geografiche, immagini e marchi che evocano l´Italia per promozionare e commercializzare prodotti che con il nostro Paese non hanno nulla a che fare. Una concorrenza sleale con un giro d´affari stimato in circa 54 miliardi di euro l´anno (147 milioni di euro al giorno!), oltre il doppio dell´attuale valore delle esportazioni italiane di prodotti agroalimentari (23 miliardi di euro).  
   
   
FVG, SERRACCHIANI: C´È BISOGNO DI UN´AGRICOLTURA AMBIZIOSA  
 
Remanzacco - "Siamo l´unica regione d´Italia che all´Expo sarà in grado di portare l´intera filiera del vino: le barbatelle di Rauscedo, i migliori vini e la grappa. Qui in Friuli Venezia Giulia siamo in grado di costruire questa come altre filiere straordinarie, ma dobbiamo ricominciare a credere in noi stessi e fare degli sforzi che per tanto tempo sono stati accantonati. E soprattutto dobbiamo fare sistema". La presidente della Regione Debora Serracchiani sceglie l´inaugurazione della nuova sede del Forno rurale di Remanzacco, realtà che mira proprio a realizzare la filiera del frumento friulano di qualità ed esempio di un sistema che supera i campanili - i soci, oltre al Consorzio agrario del Fvg sono le Cooperative agricole di Castions di Zoppola (Pn) e quelle Riunite di Ziracco e Remanzacco (Ud) - per richiamare a tutti i numerosi rappresentanti istituzionali, imprenditori e lavoratori quanto la Regione creda nell´esigenza di una filiera produttiva chiara, pulita, controllata dall´inizio alla fine e "in un´agricoltura ambiziosa, che sappia intercettare nuovi e più ampi mercati facendo forza sul valore aggiunto della sua tradizione e qualità". Serracchiani, con accanto il vicepresidente e assessore alle Attività produttive Sergio Bolzonello, di cui ricorda "il lavoro determinato e puntuale" per fare del comparto agricolo il motore produttivo della regione, coglie l´occasione di una festa come quella dell´inaugurazione di Remanzacco "vero segnale di speranza per il futuro" per ribadire che ciò di cui ha bisogno il Friuli Venezia Giulia non è "una agricoltura tanto per fare, ma un comparto che abbia l´ambizione di conquistare fette più ampie di mercati". "In alcuni casi resteremo piccoli, e andrà bene così, ma in altri dobbiamo fare investimenti più arditi, stringendo alleanze senza per questo perdere identità", ha affermato Serracchiani. "Questo progetto, ad esempio, è condiviso tra due territori che fanno sistema, Udine e Pordenone, ma c´è sotto un´idea di fare impresa che si allarga addirittura a dimensione regionale. Tutti insieme, superando campanili e resistenze personali, non solo per salvare un forno storico, ma per rilanciare un intero sistema e creare le condizioni per realizzare la filiera del frumento friulano", ha infine aggiunto la presidente ricordando che il Friuli Venezia Giulia, con la moratoria sugli Ogm "ha avuto per prima il coraggio di tutelare la qualità fino in fondo". Il nuovo laboratorio del Forno rurale, una società nata nel 1885 e che fino ad oggi aveva operato nel centro storico del paese, sorge ora su 800 mq di superficie nella zona artigianale ed costata un investimento di 900 mila euro. Permetterà - ha spiegato il presidente del Forno Raffaele Redigonda - di aumentare la produzione giornaliera dagli 8 quintali al giorno fino a 25 quintali potenziali (dalla prossima settimana ne verranno prodotti 15 per poi procedere verso gli auspicati 18). Molti i rappresentanti istituzionali che sono intervenuti alla cerimonia: il presidente del Consiglio regionale Franco Iacop, il direttore del Consorzio Agrario Oliviero Della Picca, la sindaca di Remanzacco Daniela Briz, l´assessore provinciale al Lavoro Leonardo Barberio, i presidenti delle Cooperative di Ziracco e Remanzacco Graziano Tilatti e quello di Castions di Zoppola, Loris Ius.