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MARTEDI

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Notiziario Marketpress di Martedì 06 Dicembre 2011
PRIMO PAZIENTE IN ITALIA IMPIANTATO CON DISPOSITIVO DI NEUROSTIMOLAZIONE PER L´EMICRANIA CRONICA INTRATTABILE DI RECENTE APPROVAZIONE DI ST. JUDE MEDICAL SI TRATTA DEL PRIMO NEUROSTIMOLATORE IMPIANTABILE APPROVATO PER QUESTA PATOLOGIA DAGLI ENTI NORMATIVI EUROPEI  
 
Milano, 6 dicembre 2011 – Presso l’Istituto Neurologico Besta di Milano è stato impiantato il sistema di neurostimolazione Genesis di St. Jude Medical per la stimolazione nervosa periferica (Pns) dei nervi occipitali per la gestione del dolore e della disabilità associati all´emicrania cronica intrattabile. “L’intervento chirurgico è andato bene ed abbiamo utilizzato una nuova tecnica per il posizionamento del catetere nell’area occipitale per minimizzare il rischio di sposizionamento del catetere stesso,” ha dichiarato il Dott. Angelo Franzini, Responsabile della Neurochirurgia Iii dell’Istituto Neurologico Besta, che ha eseguito la procedura in una donna di 40 anni sofferente di mal di testa per più di 15 giorni al mese. Questo tipo di emicrania è definito come una cefalea avente durata minima di 4 ore al giorno per 15 o più giorni al mese, che causa disabilità importante e non risponde a 4 o più classi di farmaci assunti preventivamente da almeno 2 anni. La terapia di neurostimolazione impiegata per questo disturbo è chiamata stimolazione nervosa periferica (Pns): consiste nell´erogazione di lievi impulsi elettrici ai nervi occipitali che si trovano appena sotto la cute della nuca. Uno o più elettrocateteri sono posizionati sotto la pelle e collegati al neurostimolatore, un dispositivo simile ad un pacemaker, che produce gli impulsi di stimolazione. La stimolazione dei nervi occipitali rappresenta un’ulteriore possibilità terapeutica per gestire l´emicrania cronica intrattabile, aiutando il paziente a migliorare la sua qualità di vita. La Pns può influenzare la modalità di comunicazione tra i nervi periferici e il sistema nervoso centrale, offrendo un´alternativa alla terapia farmacologica a lungo termine per il sollievo dell´emicrania cronica. “L’emicrania cronica è una condizione molto disabilitante per i pazienti che ne soffrono” conferma il Prof. Gennaro Bussone, Responsabile del Centro Cefalee dell’Istituto Neurologico Besta, “la neurostimolazione può rappresentare una possibile soluzione per i pazienti che non rispondono alle terapie farmacologiche”. Il sistema di neurostimolazione per questo tipo di emicrania è applicato tramite una piccola procedura chirurgica durante la quale uno o più elettrocateteri sono inseriti vicino ai nervi occipitali da stimolare, situati appena sotto la pelle. Gli elettrocateteri vengono quindi collegati ad un neurostimolatore, che genera corrente e contiene la parte elettronica del sistema. Una volta attivato il sistema, il neurostimolatore è programmato per ottenere il controllo ottimale dei sintomi dell´emicrania. I pazienti vengono normalmente sottoposti ad una fase temporanea o trial, durante la quale possono comprendere la sensazione della stimolazione, prima dell’impianto definitivo sottocutaneo del generatore. Le terapie di neurostimolazione come la stimolazione nervosa periferica sono reversibili. Il medico può interrompere immediatamente il trattamento spegnendo o rimuovendo lo stimolatore. Sviluppato da St. Jude Medical, il neurostimolatore Genesis è l´unico sistema di neurostimolazione completamente impiantabile approvato per la stimolazione nervosa periferica (Pns) dei nervi occipitali per il trattamento del dolore e della disabilità nei pazienti con diagnosi di emicrania cronica intrattabile.  
   
   
TRAPIANTI: VERTICE SISTEMA VENETO; A FINE ANNO PIU’ DI 400. CROLLA IL NO ALLA DONAZIONE. RISULTATO DI UN GRANDE LAVORO E DELLA GENEROSITA’ DEI VENETI  
 
Montecchio Precalcino (Vicenza), 6 dicembre 2011 - Se non ci saranno imprevedibili sorprese nell’ultimo scorcio dell’anno, la sanità veneta supererà ampiamente a fine 2011 la soglia d’eccellenza dei 400 trapianti d’organo effettuati in un anno. La buona notizia, che conferma il Veneto ai vertici nazionali di questo complesso e delicato settore sanitario, è emersa dal vertice dell’intero “Sistema Trapianti Veneto”, tenutosi il 2 dicembre a Villa Nievo Bonin Longare di Montecchio Precalcino, in provincia di Vicenza, per fare il punto della situazione, affinare ulteriormente una “macchina” che ha nel gioco di squadra e nei sincronismi d’azione i suoi punti di forza, rinforzare la collaborazione con le insostituibili associazioni del volontariato. Con l’assessore regionale alla sanità Luca Coletto ed il segretario regionale di settore Domenico Mantoan, erano presenti il direttore del Centro Nazionale Trapianti Alessandro Nanni Costa, il responsabile del Centro Trapianti Veneto Francesco Calabrò, i direttori generali delle Ullss venete, i primari dei reparti di rianimazione, gli esponenti della Banca degli Occhi del Veneto e delle Banche dei tessuti di Treviso e Verona, delle principali associazioni del Volontariato: Fitot, Aido, Aned e Acti. Secondo i dati elaborati dal centro regionale al 31 ottobre, rispetto allo stesso periodo del 2010, i donatori effettivi sono saliti da 99 a 119 e quelli utilizzati da 98 a 110. Alla stessa data, i trapianti già effettuati sono stati 348, con una media di 35 interventi/mese: proiettando il trend da ottobre a fine dicembre, quota 400 verrà ampiamente superata. Importanti i risultati raggiunti dalla Banca degli Occhi, che tra gennaio e giugno 2011 ha raccolto circa 2000 cornee, pari al 50% del fabbisogno nazionale. Un dato eccezionalmente positivo riguarda il crollo dei dinieghi alla donazione la cui percentuale è scesa al 14% rispetto al 31,2% del 2010 e al 29% nazionale. “Un segnale assolutamente significativo – ha detto Coletto – che testimonia da un lato la proverbiale generosità dei veneti e dall’altro il successo della grande collaborazione tra Regione, Centro trapianti e associazioni di volontariato per informare la popolazione e far crescere, grazie alla corretta informazione la cultura della donazione che a questo punto possiamo dire si stia radicando nel Veneto. Più di 400 trapianti in un anno – ha aggiunto Coletto – significa aver riacceso più di 400 vite, grazie alla generosità di chi, perdendo un proprio caro, ha voluto donare al prossimo, grazie alle capacità tecnico scientifiche dei medici ed infermieri, grazie ad un’organizzazione complessiva che ha funzionato e che oggi puntiamo ad affinare ulteriormente”. Coletto ha voluto ringraziare il direttore del Centro Nazionale Alessandro Nanni Costa: “la sua presenza qui oggi ci onora – ha detto l’assessore. Con il suo centro il lavoro è sempre proficuo e di totale collaborazione ed abbiamo operato bene insieme anche rispetto alla nuova articolazione nazionale del sistema trapianti in Conferenza Stato-regioni in un momento in cui l’attento utilizzo delle risorse è fondamentale”. Coletto, ringraziando il presidente di Fitot Pilade Riello per il grande apporto alla ricerca dato negli anni, hanno concluso rivolgendo ai cittadini un appello perché aderiscano all’sms solidale 45507 per sostenere la ricerca di Fitot e Corit contro il rigetto nei trapianti. “Il numero sarà attivo ancora per qualche giorno, fino al 10 dicembre – ha ricordato l’assessore – e mi auguro un grande rush finale da parte di tutti”. I centri trapianti operativi in Veneto sono 4: Padova (cuore, polmone, fegato, pancreas, rene, rene pediatrico); Verona (cuore, fegato, rene); Treviso (rene); Vicenza (rene).  
   
   
BASILICATA: SCREENING CERVICO-UTERINO, AL VIA ESAME VETRINI ARRETRATI  
 
Potenza, 6 dicembre 2011 - “I vetrini arretrati per lo screening del tumore cervico-uterino saranno esaminati tutti i giorni. Dopo la rapida conclusione dei lavori della commissione, da me istituita per valutare il caso e indicare le soluzioni del problema emerso una decina di giorni fa, è stata definita un’intesa operativa tra le direzioni strategiche dell´Aor San Carlo e dell´Irccs Crob di Rionero in Vulture e il responsabile dello screening dell´Aor San Carlo. Si sta lavorando ora ad una nuova divisione dei carichi di lavoro, per evitare che quanto accaduto possa ripetersi”. E’ quanto annuncia l´assessore regionale alla Salute, Attilio Martorano. “Dopo questo primo risultato operativo – continua Martorano – resteranno da valutare gli esiti della conclusione dell’attività ispettiva per eventuali ulteriori provvedimenti volti a scongiurare il ripetersi di tali gravi disservizi”. E’ questo un primo risultato alle le azioni intraprese dall’assessore Martorano dopo che, una decina di giorni fa, un quotidiano regionale segnalava un accumulo di vetrini degli screening per il mancato pagamento degli straordinari agli anatomopatologi. Appresa la notizia l´assessore Martorano, nel dolersi della mancata segnalazione della criticità, autorizzava le Aziende a sbloccare i fondi. Contemporaneamente veniva costituita una commissione ispettiva, diretta dal direttore generale del dipartimento Salute - Pietro Quinto, con l´incarico di accertare le cause e le eventuali responsabilità del fenomeno. Ai direttori generali delle Aziende interessate veniva inoltre chiesto di fornire entro fine novembre i dati sulle giacenze e i tempi previsti per il recupero degli arretrati. In tale circostanza è emersa l´impossibilità del San Carlo sia a smaltire gli arretrati, sia a coprire tempestivamente anche il futuro afflusso di vetrini, non rientrando quest´attività nei livelli essenziali di assistenza che l´ospedale deve erogare, considerato che le attività di prevenzione sono attestate alla medicina del territorio. Nella giornata di ieri il direttore sanitario aziendale dell’Azienda Ospedaliera regionale San Carlo – Patrizia Chierchini aveva richiesto al direttore sanitario aziendale del Crob di Rionero - Giovanni Bochicchio un supporto alle attività di lettura dei 4100 esami citologici giacenti. Il Crob nella giornata di oggi ha comunicato di poter provvedere alla lettura dei 4100 esami in circa una ventina di giorni, considerata una capacità produttiva di circa 500 esami a settimana.  
   
   
NIGUARDA, LAVORI PER IL BLOCCO NORD AL 22% SOPRALLUOGO DI FORMIGONI E BRESCIANI PER IL NUOVO OSPEDALE STRUTTURA ALL´AVANGUARDIA PRONTA ENTRO LA FINE DEL 2013  
 
Milano, 6 dicembre 2011 - ´In Lombardia stiamo investendo 4 miliardi di euro, più di quello che tutte le altre Regioni fanno nel resto d´Italia: oltre il 50 per cento della nuova sanità italiana viene dalla Lombardia con ospedali innovativi come il Niguarda´. Malgrado la situazione economica difficile del Paese, la Regione non si tira indietro: il presidente Roberto Formigoni e l´assessore alla Sanità Luciano Bresciani hanno fatto un sopralluogo al cantiere del nuovo blocco nord dell´ospedale di Niguarda, per il quale è previsto un investimento di 100 milioni di euro. Dal secondo piano del padiglione ala A hanno osservato la vasta area assieme al direttore generale dell´azienda ospedaliera Niguarda Pasquale Cannatelli: dopo 11 mesi di scavi i lavori sono giunti al 22 per cento di avanzamento. Primi 11 Mesi Di Cantiere - Avviato lo scorso 3 gennaio, il cantiere del Blocco nord sarà ultimato entro la fine del 2013. Dall´alto è ben visibile l´area degli scavi, che vedrà lavorare, a pieno regime, 64 imprese, per un totale di 500 persone. I lavori delle fondamenta procedono speditamente con la posa dei grandi blocchi di cemento utilizzati per rafforzare la soletta. La nuova realizzazione potrà contare su 400 posti letto, 80 ambulatori, 6 sale operatorie, 7 sale parto, 2 risonanze magnetiche e 2 tac. Alla Ca´ Granda Grande Sanità - Al termine dei lavori - ha sottolineato Formigoni - ´l´ospedale Niguarda Ca´ Granda potrà così contare su una nuova superficie di 280.000 metri quadrati, che si aggiungerà a quella già esistente, con 1.311 posti letto, di cui 65 per la terapia intensiva, 173 per il day hospital e il day surgery, 31 sale operatorie, nonché 1.050 posti auto in più´. Sarà un ospedale che favorirà la multifattorialità, la polispecialità e l´interattività: sarà moderno e avanzato, perché basato sui processi di cura e non sulle funzioni specialistiche e, elemento determinante, sarà ´centrato sulla persona e sui suoi bisogni reali, perché sarà un nodo fondamentale di un sistema socio-sanitario territoriale integrato´. Sarà, inoltre, un ospedale ´finalizzato allo sviluppo della ricerca e della cultura sanitaria, perché permetterà la realizzazione delle attività di ricerca clinica, epidemiologica e di base e svilupperà programmi di formazione e di aggiornamento continui´. L´orgoglio Dell´eccellenza - Utilizza le parole ´orgoglio´ ed ´eccellenza´ la Giunta lombarda davanti al cantiere del Niguarda: ´Il nuovo Niguarda - spiega Formigoni - è strutturato sull´intensità di cura e, dunque, sul nuovo metodo che permette di mettere il malato al centro e farlo sentire curato, assistito e ben voluto´. ´La sanità - rimarca Bresciani - vede oggi la realizzazione del primo processo veramente federalista: siamo, infatti, abbastanza liberi di svolgere i nostri progetti´. E i must-do di Regione Lombardia anche per il progetto del Niguarda sono - prosegue Bresciani - ´l´efficienza, l´efficacia, l´appropriatezza, la sicurezza, il taglio dei costi impropri e l´umanizzazione. Uno degli strumenti che ci aiuta a neutralizzare la naturale crescita dei costi della sanità è l´identificazione dei costi impropri da tagliare, non dei servizi, e da 8 anni Regione Lombardia è in parità di bilancio. Nuovi ospedali come il Niguarda sono uno stimolo potente alla crescita della conoscenza del sistema: per questo siamo in un processo che ci porterà ad avere sempre fiducia del futuro e mai paura´. I Risultati Ottenuti Con Il Blocco Sud - Le premesse per un domani ricco di novità positive ci sono tutte. Grazie al Blocco sud, operativo dal 2010, il Niguarda - ha ricordato Formigoni - può vantare un sistema centralizzato di elimina-code che guida il paziente fin dal suo ingresso in ospedale e lo conduce fino alla chiamata in ambulatorio. Fiori all´occhiello sono la sala ibrida, che contiene il meglio dell´innovazione sanitaria, e l´utilizzo dell´i-Pad per l´aggiornamento delle cartelle cliniche. Tra i risultati d´eccellenza la realizzazione, in meno di 24 ore, lo scorso 19 ottobre, di 2 trapianti di fegato e 2 di cuore e, inoltre, l´asportazione parziale di fegato con tecnica robotica.  
   
   
TOSCANA, STRUTTURE SANITARIE PUBBLICHE E PRIVATE: COLLABORAZIONE, NON COMPETIZIONE  
 
Firenze, 6 dicembre 2011 – Sanità pubblica e sanità privata unite per dare risposte sempre più adeguate in qualità, quantità e appropriatezza alla domanda di salute dei cittadini toscani. Non in competizione tra loro, ma in collaborazione, secondo un programma di armonico coinvolgimento dei settori pubblico e privato, nel perseguimento del comune obiettivo di miglioramento del sistema. E’ questo il senso dell’accordo siglato il 2 dicembre in Regione tra l’assessore al diritto alla salute Daniela Scaramuccia e i rappresentanti dell’ospedalità privata: Francesco Matera per Aiop (Associazione italiana ospedalità privata) Toscana; Sandro Bonaceto per Confindustria; Roberto Cutajar per Aris (Associazione religiosa istituti sociosanitari); Rossano Vergassola per Agespi (Associazione gestori servizi sociosanitari e cure post-intensive). I firmatari rappresentano 24 strutture private accreditate in tutta la regione, per un totale di 2.050 posti letto. In rappresentanza dei direttori generali di tutte le aziende sanitarie toscane, hanno firmato l’accordo anche i coordinatori delle tre Aree Vaste: per l’Area Vasta Centro Luigi Marroni, per l’Area Vasta Nord Ovest Monica Calamai, per l’Area Vasta Sud Est Paolo Morello Marchese. L’accordo è il risultato del lavoro di un tavolo di concertazione regionale che si è insediato nel settembre scorso, e ha validità per il triennio 2012-2014. “Il rapporto tra sanità pubblica e sanità privata – ha detto l’assessore al diritto alla salute Daniela Scaramuccia – non è di concorrenza, bensì di collaborazione, per ampliare il ventaglio dell’offerta di prestazioni, nel rispetto di una pianificazione regionale e della programmazione locale, e secondo i principi dell’appropriatezza. Il settore ospedaliero privato convenzionato contribuisce, con pari standard qualitativi rispetto a quello pubblico, alla complessiva riqualificazione dell’attività ospedaliera, e a fornire un’offerta coordinata e coerente con gli obiettivi della programmazione regionale”. L’accordo definisce un sistema generale di regole che disciplinano l’erogazione delle prestazioni da parte delle strutture ospedaliere private. “Il privato accreditato – si legge nell’accordo – si impegna a rimodulare la propria attività e a riorganizzare il proprio sistema produttivo al fine di assicurare il raggiungimento degli obiettivi del sistema regionale, attraverso un graduale allineamento delle pratiche assistenziali con quelle delle strutture pubbliche, secondo i principi dell’appropriatezza”. Il privato, come il pubblico, dovrà avere come obiettivi il recupero di efficienza, la riduzione del tasso di ospedalizzazione, il miglioramento del rapporto qualità/quantità delle prestazioni, l’incremento dell’utilizzo del day hospital e del regime ambulatoriale. Anche al settore ospedaliero privato sarà applicato il sistema di valutazione delle performance assicurato dal Mes, il Laboratorio Management e Sanità della Scuola Superiore Sant’anna, per la sanità pubblica. Questi gli ambiti delle prestazioni previste dall’accordo: - chirurgia programmata in regime di ricovero, day surgery e ambulatoriale e prestazioni di specialistica ambulatoriale; - ricoveri medici in regime ordinario e day hospital e prestazioni di specialistica ambulatoriale; - dialisi; - radioterapia; - riabilitazione (escluso disabilità neuropsichiche) residenziale e semiresidenziale, ambulatoriale e domiciliare; - lungodegenza; - cure intermedie e altre forme di assistenza sanitaria alternative al ricovero ospedaliero. Per ciascuna Area Vasta verrà costituito un Nucleo Tecnico stabile, per la gestione dei contratti con le strutture private accreditate. Al Nucleo Tecnico è affidata la predisposizione del documento di programmazione, il supporto alla stipula degli accordi contrattuali e il monitoraggio delle attività negoziate con le strutture accreditate. Le strutture accreditate dovranno inviare mensilmente i dati di attività, e saranno previsti incontri periodici tra Nucleo Tecnico e strutture private per verificare il corretto svolgimento dell’applicazione dei contratti. Un Team di Area Vasta, del quale faranno parte anche professionisti dell’ospedalità privata accreditata, avrà poi il compito di accertare, con verifiche condotte sulle cartelle cliniche e sulla documentazione sanitaria, l’appropriatezza e la correttezza delle prestazioni offerte. I risultati dell’attività di controllo verranno trasmessi al Nucleo Tecnico di Area Vasta. Grazie a questo accordo, si prevede anche un recupero della mobilità passiva extra-regionale (i pazienti che scelgono strutture fuori regione).  
   
   
FOTOGRAFIA DEGLI ADOLESCENTI TOSCANI: LO STUDIO EDIT SU GUIDA, FUMO, ALCOL, SESSO, CIBO, DROGHE  
 
 Firenze, 5 dicembre 2011 - – Come stanno i giovani toscani? Complessivamente bene, ma potrebbero stare meglio. Perché si mettono al volante dopo aver bevuto, e guidano parlando al cellulare o addirittura inviando sms. Fumano di più, rispetto a qualche anno fa. Sono sessualmente più attivi, ma usano meno il profilattico. Fanno di più i bulli con i loro compagni di scuola. Una fotografia degli adolescenti toscani tra 14 e 19 anni ce la offre lo studio Edit (Epidemiologia del determinanti dell’infortunistica stradale in Toscana), condotto dall’Ars, l’Agenzia Regionale di Sanità, su 5.000 teenagers delle scuole superiori delle Toscana. Giunto quest’anno alla sua terza edizione (le precedenti sono state nel 2005 e nel 2008), lo studio (che si è concluso nel maggio scorso) consente di rilevare i comportamenti dei ragazzi a proposito di guida, alcol, fumo, droghe, attività sessuale, alimentazione, attività sportiva, utilizzo del tempo libero, ecc. E di registrare anche i cambiamenti che avvengono nel tempo. I risultati dello studio Edit sono stati presentati oggi dall’assessore al diritto ala salute Daniela Scaramuccia, assieme al direttore dell’Ars, Francesco Cipriani, e al responsabile dello studio Fabio Voller. “I risultati di questo studio sono per noi una preziosa miniera di informazioni di prima mano sui giovani toscani – commenta l’assessore Scaramuccia – e ci consentono di conoscere da vicino i loro comportamenti, i rapporti con i loro coetanei e con la famiglia, le loro preferenze, i loro stili di vita. Un monitoraggio costante negli anni, che ci aiuta via via a individuare e mettere a punto le iniziative e gli interventi più adatti a prevenire e modificare i comportamenti a rischio”. “La densità, variabilità e rilevanza di ciò che accade e si sperimenta tra i 14 e i 18 anni non ha confronti nelle altre età – osserva Francesco Cipriani – E’ in questo periodo che è più probabile iniziare a fumare, bere, guidare, usare droghe, avere i primi rapporti sessuali. Scelte individuali in parte consapevoli e libere, spesso però condizionate da pressioni e aspettative sociali e della comunità di appartenenza, che pesano maggiormente su chi ha minori risorse culturali, economiche e sociali. Lo studio Edit raccoglie ogni tre anni informazioni sul mondo giovanile toscano, in evoluzione tra tradizione mediterranea e omologazione verso stili di vita internazionali”. Come le precedenti, l’indagine è stata realizzata con modalità innovative, utilizzando questionari compilati dagli studenti in aula direttamente su tablet individuali, con trasmissione in tempo reale delle risposte con modalità wireless ad un computer portatile, dove erano archiviate in un database. Rispetto al tradizionale metodo di rilevazione con questionario cartaceo, l’uso dei tablet elimina i tempi di inserimento dei dati e gli errori di digitazione. “Questa modalità – spiega Fabio Voller – rende la nostra indagine quasi unica nel contesto internazionale delle indagini sugli studenti. A cinque mesi dalla conclusione della rilevazione, infatti, siamo pronti a divulgare i risultati e a provare a rispondere alla domanda: come stanno i giovani toscani?”. Guida e incidenti stradali: al volante col cellulare e dopo aver bevuto - Tra i “guidatori abituali”, ovvero gli intervistati che hanno dichiarato di guidare con una certa regolarità un mezzo (ciclomotore, moto, auto), il 47% ha riferito di essere stato coinvolto in un incidente stradale durante la guida del proprio veicolo nell’ultimo anno (51,9% maschi, 39,2% femmine). In termini di trend temporale, il numero di incidenti è in lieve diminuzione nelle tre rilevazioni del 2005, 2008 e 2011. Quanto alle conseguenze degli incidenti stradali, il 28,7% dei soggetti coinvolti è andato al pronto soccorso, il 13,6% ha avuto necessità di un ricovero ospedaliero, mentre il restante 57,7% non ha avuto conseguenze tali da richiedere un intervento medico. Tra quanti hanno dichiarato di guidare frequentemente, il 25,7% ha riferito di aver parlato al cellulare durante la guida almeno una volta nella settimana precedente l’intervista (+3,7% rispetto all’indagine 2008). Recenti studi dimostrano che parlare al cellulare durante la guida comporta il rischio di un incidente 4 volte maggiore rispetto a quello dei guidatori non distratti; e se si mandano sms il rischio è 23 volte superiore. Quanto poi alla guida in stato di alterazione psicofisica, il 23,6% dei guidatori abituali ha dichiarato che nei 12 mesi precedenti l’indagine ha guidato almeno una volta dopo aver bevuto troppo, mentre il 12,5% ha riferito di aver assunto sostanze psicotrope illegali prima di mettersi alla guida. Alcol: poco vino, molti aperitivi, birra e superalcolici - La quasi totalità degli intervistati ha dichiarato di aver bevuto almeno una bevanda alcolica nella vita. Il 72,2% dei maschi e il 69,6% delle femmine ha consumato alcol nei 30 giorni precedenti l’intervista. La graduatoria delle bevande preferite: per le ragazze, aperitivi e spumanti; per i maschi, gli aperitivi sono la bevanda di socializzazione al consumo, ma diviene poi la birra la bevanda preferita. Il vino è relegato ai margini, mentre, rispetto al 2008, diventano i superalcolici la bevanda preferita dopo gli aperitivi/spumanti. Quasi la metà del campione totale (maschi 53,8%, femmine 48,7%) riferisce di aver avuto almeno un episodio di ubriacatura nell’ultimo anno. Questa percentuale cresce in modo preoccupante con il crescere dell’età, passando dal 23,6% dei 14enni al 67,4% di coloro che hanno 19 anni o più. Fumo, abitudine in crescita - La proporzione di studenti che ha provato a fumare resta invariata (65%) rispetto alla prima rilevazione del 2005, mentre aumenta la proporzione di coloro che sviluppano una vera e propria abitudine (19,2% nel 2005; 24,1% nel 2011). Le tre dizioni Edit confermano che le femmine superano i propri coetanei, sia nei consumi regolari che in quelli occasionali: il 25, 7% delle studentesse fuma regolarmente, e il 15,3% lo fa occasionalmente, contro, rispettivamente, il 22,6% e il 12,7% degli studenti maschi. Senza distinzione di genere, 15 anni è l’età in cui i ragazzi cominicano a fumare con regolarità. Il 42% dei maschi e il 30% delle femmine fumano più di 10 sigarette al giorno, mentre nel 2005 questi consumi si attestavano rispettivamente su proporzioni del 32,9% e 25,4%. Droghe, uno su tre le ha provate - Il 36,4% degli studenti ha dichiarato di aver utilizzato almeno una volta nella vita una sostanza stupefacente: il 40,5% dei maschi e il 31,9% delle femmine. Gli studenti che hanno consumato almeno una sostanza nell’ultimo anno sono il 31,1% del totale del campione, mentre quelli che lo hanno fatto nell’ultimo mese sono il 24,8%. Per quanto riguarda l’età del primo uso, quasi il 60% dei giovani ha dichiarato di aver consumato la prima droga entro i 15 anni. Il confronto con le due precedenti rilevazioni mostra uno slittamento in avanti dell’età d’inizio: nel 2005 infatti erano quasi il 67% i ragazzi che entro i 15 anni avevano sperimentato l’uso di almeno una sostanza illegale, mentre sono il 55,8% nel 2011. La sostanza più adoperata si conferma essere la cannabis. Dalla rilevazione del 2008 è stata inserita una sezione sul gioco d’azzardo: nel 2011, il 9,8% dei ragazzi risultano avere questo problema (16,3% maschi, 3,1% femmine). Comportamenti sessuali: si riduce l’uso del profilattico - Nonostante l’aumento della diffusione delle malattie a trasmissione sessuale (Mts) tra i giovani, la comunicazione sui rischi e sull’efficacia dei metodi di prevenzione si è ridotta nel corso degli anni. Anche se il 96,5% dei ragazzi pensa di avere una buona conosenza sulle Mts. A fronte di un aumento di ragazzi che si dichiarano sessualmente attivi (il 46% nel 2011, rispetto al 39,7% nel 2005), si assiste a una riduzione nell’uso del profilattico nella fascia di età 14-19 anni. Dal 2008 al 2011 la percentuale di chi usa il preservativo si è ridotta dal 65% al 60,1%. Fra i ragazzi sessualmetne attivi, il 35% dichiara di aver avuto 3 o più partner nel corso della vita, con un possibile aumento del rischio di contrarre una Mts. A questo si associa un aumento del consumo di alcol e droghe prima del rapporto sessuale: abitudine, questa, dichiarata dal 16% degli studenti, i quali, nel corso dell’ultimo rapporto, hanno udsato il profilattico solo nel 46,6% dei casi (60% nel 2008). Tra i motivi per cui non si usa il condom, la sensazione di fastidio provata durante il rapporto (43,9%), seguita dall’utilizzo di altri metodi anticoncezionali (35,5%): il che dimostra, ancora una volta, che i ragazzi non hanno la percezione del fatto che, oltre ad essere un metodo anticoncezionale, il profilattico è soprattutto uno strumento di prevenzione. Questo è ancora più evidente tra le ragazze: 4 su 10 dichiarano di non farne uso perché utilizzano altri metodi anticoncezionali. E una su 4 (23%) dice di non proteggersi solo perché il partner non vuole o non gli piace. Attività fisica e comportamenti alimentari, uno su 10 non si muove mai - Uno su 10 non fa mai movimento: l’11,8% degli adolescenti intervistati ha dichiarato di non svolgere mai attività fisica, con valori più alti nelle femmine (16,7%) rispetto ai maschi (7,2%). La quota maggiore degli intervistati (22,4%) pratica attività fisica per almeno un’ora al giorno tre giorni a settimana. Solo il 6,8% del campione raggiunge il valore raccomandato dall’Oms e pratica attività fisica almeno un’ora al giorno tutti i giorni (8% nei maschi e 5,5% nelle femmine). Il 77,4% ha dichiarato di aver praticato qualche attività sportiva nell’ultimo anno: 84,8% nei maschi e 69,5% nelle femmine. Quanto a peso e alimentazione, anche da questo edizione dello studio emerge l’elevata frequenza con cui vengono consumati snack dolci e/o salati e bevande zuccherate e/o gassate. La maggior parte degli studenti (75%) risulta normopeso. Il sovrappeso interessa il 12,7%, con un lieve trend di aumento nei tre anni (9,9% nel 2005, 11,9% nel 2008). La stessa tendenza si osserva per l’obesità: la prevalenza risulta dell’1,7% nel 2005, del 2,3% nel 2008 e del 2,7% nel 2011. Le differenze osservate negli anni riguardo all’eccesso di peso sono di lieve entità, ma in crescita, e segnalano la necessità di continuare a monitorare il fenomeno anche in questa fascia di età. Sovrappeso e obesità interessano maggiormente i maschi, mentre la magrezza è più diffusa tra le femmine. Bullismo, in aumento all’interno della scuola - Il monitoraggio del fenomeno avvenuto nel corso degli anni attraverso lo studio Edit mostra che ciò che cambia non è il numero di ragazzi autori o vittime di azioni di bullismo (19%), ma il tipo di prepotenza e il luogo in cui si verificano. Prese in giro e offese continuano a rappresentare le principali forme di violenza, ma rispetto ale 2008 risultano in calo le azioni svolte fuori dalla scuola, e in aumento quelle che avvengono all’interno della scuola. In particolare, dentro la scuola i ragazzi subiscono molti furti (il 27,1% degli atti di bullismo), minacce (28%) ed estorsioni di denaro (27,1%): dati che mostrano come l’istituzione scolastica abbia perso quel ruolo protettivo ricoperto fino a non molti anni fa.  
   
   
NUOVA BUFERA SULLA SANITA’ PRIVATA ACCREDITATA: LA REGIONE PREANNUNCIA LA CHIUSURA DI 270 LABORATORI DI ANALISI DAL 2013 E 321 LABORATORI DAL 2014. A RISCHIO 2000 POSTI DI LAVORO NELL’IMMEDIATO  
 
 Roma, 6 dicembre 2011.Nell’incontro del 2 dicembre la Regione Lazio ha proposto ai sindacati di categoria dei laboratori privati accreditati l’eliminazione dal 2013 dei laboratori di analisi che non effettuano almeno 100.000 analisi l’anno. Degli attuali 330 laboratori ne rimarranno 70 dal 2013 e 10 dal 2014. Tutto questo per un accordo assurdo del Ministro Fazio firmato da due sole sigle sindacali, Anisap e Federlab, che ha fissato una soglia minima di analisi per ogni laboratorio. Ciò mentre contemporaneamente veniva emanato dallo stesso Ministero un decreto che consente alle Farmacie di fare le analisi senza limite numerico e senza alcun controllo di qualità. A chi giova questa legge? Non certamente ai laboratori diretti da medici e biologi qualificati che svolgono la loro attività analitica e di consulenza sul territorio da decenni, né ai cittadini ai quali viene sottratto ancora una volta un servizio necessario per la prevenzione, che costa pochissimo alla Regione Lazio, trattandosi di tariffe del 1991 oltretutto ulteriormente decurtate del 20% sin dal 2006. Non si comprendono dunque le ragioni di questi ulteriori tagli che colpiscono una categoria già massacrata da tempo e che negli ultimi cinque anni ha subito un abbattimento del budget del 35% e che effettua sul territorio della Regione Lazio il 50% degli esami di laboratorio. La Presidente Ursap Federlazio Dott.ssa Claudia Tulimiero Melis, contraria a questo provvedimento che porta alla nascita di centri prelievi e di catene di montaggio per l’esecuzione degli esami di Laboratorio snaturando l’attività di Medicina di laboratorio, a tutela della professionalità di tutti gli operatori chiede alla Presidente Polverini di intervenire immediatamente onde evitare l’insorgenza di conseguenze nefaste per le strutture accreditate di Patologia Clinica, i titolari, dipendenti e collaboratori delle stesse nonché per i cittadini colpiti da questi iniqui provvedimenti. E tutto questo dopo che le strutture di Medicina di Laboratorio di recente hanno fatto ingenti investimenti per ottenere l’autorizzazione e l’accreditamento definitivo.  
   
   
IL BANDO PER IL NUOVO POLO OSPEDALIERO DEL TRENTINO APPROVATI DALLA GIUNTA PROVINCIALE I CRITERI PER LA CONCESSIONE IN REGIME DI PROJECT FINANCING  
 
 Trento, 6 dicembre 2011 - Approvati il 2 dicembre dalla Giunta provinciale, su proposta dell´assessore alla salute e politiche sociali Ugo Rossi i criteri per la concessione di lavori pubblici, che sarà in regime di project financing, relativa al Nuovo polo ospedaliero di Trento. La concessione riguarda la progettazione, definitiva ed esecutiva, i lavori di realizzazione del polo ospedaliero, compresa la fornitura di attrezzature e arredi, e la gestione, per l´intera durata della concessione, di alcuni servizi non sanitari rivolti all´Azienda provinciale per i servizi sanitari, nonché di alcuni servizi commerciali compatibili con l´attività sanitaria e dei parcheggi. L´importo complessivo stimato dell´intervento ammonta a Euro 300.000.000,00 (trecento milioni /00), compresa Iva. In base agli studi economici e finanziari svolti per la redazione dello studio di fattibilità è prevista: - la corresponsione al concessionario di un contributo pubblico di Euro 160.000.000,00 (centosessanta milioni/00), comprensivo di Iva, da erogarsi in proporzione al progressivo avanzamento dei lavori; - la corresponsione al concessionario di un canone annuo integrativo per la disponibilità, dal momento dell’emissione del certificato di collaudo o dalla presa in consegna delle opere. - il diritto del concessionario, quale controprestazione, di gestire alcuni servizi, specificati nello studio di fattibilità e suoi allegati. La concessione sarà di durata superiore ai 25 anni. Si è cercato di contenere quanto più possibile la durata dei lavori al fine di avviare quanto prima la gestione. Altra scelta importante: la gara non sarà aggiudicata in base al massimo ribasso sul costo, ma sulla base del criterio dell´offerta economicamente più vantaggiosa, privilegiando il contenuto tecnico del’offerta nelle sue varie componenti sia progettuali che relative alla erogazione dei servizi non sanitari. I concorrenti, nel presentare la propria offerta, dovranno tenere conto dello studio di fattibilità posto a base di gara, il quale ha valore di indirizzo delle scelte progettuali dei concorrenti e riflette le attese del concedente. In particolare, nel formulare la propria offerta, i concorrenti dovranno tenere conto delle specificità del nuovo polo ospedaliero, della filosofia alla base dell’intervento, che ha per oggetto la realizzazione non di un semplice ospedale, ma di un polo di riferimento a valenza provinciale nell’ottica della recente riforma della sanità introdotta dalla legge 16, che rappresenti il fulcro dell’intera rete ospedaliera trentina, nonché della necessaria integrazione con il confinante Centro di protonterapia oncologica.  
   
   
CONCLUSE IN PIEMONTE LE CONSULTAZIONI SUL PIANO SOCIO-SANITARIO  
 
 Torino, 6 dicembre 2011 - A conclusione delle consultazioni della Iv Commissione consiliare sul Piano socio-sanitario, che hanno toccato tutti i capoluoghi di provincia piemontesi, l’assessore alla Sanità, Paolo Monferino, ha dichiarato che “sono emerse le esigenze territoriali di amministratori e rappresentanti di enti, sindacati ed associazioni. Abbiamo preso atto del fatto che principalmente si chiede che vengano approfonditi, nel piano, i contenuti del socio-assistenziale, che cercheremo di integrare per poi sottoporli alla Commissione prima e al Consiglio nella fase successiva”. “Sono anche emerse riflessioni - ha continuato l’assessore - sulla separazione tra aziende sanitarie ed ospedaliere relativamente alla continuità terapeutica che, comunque, verrà gestita da precisi protocolli, procedure e processi che garantiranno la continuità assistenziale al paziente”. Un altro aspetto emerso il presunto mancato coinvolgimento dei sindaci nella scelta e nella programmazione del territorio. A questo proposito Monferino fa riferimento al testo del nuovo Piano, che cita testualmente: “Le funzioni di indirizzo e controllo sull´attività socio-sanitaria sono esercitate dalle conferenze dei sindaci, ovvero per le aziende della Città di Torino dalla conferenza dei presidenti di circoscrizione, mentre a livello distrettuale la partecipazione alla programmazione socio-sanitaria è esercitata dal comitati dei sindaci di distretto o dei presidenti di circoscrizione con le modalità previste dalle norme vigenti. Il processo di programmazione delle attività sanitarie e socio-sanitarie integrate in ambito regionale e locale si realizza anche attraverso la partecipazione degli utenti, delle organizzazioni sindacali, delle organizzazioni di volontariato, delle associazioni di tutela e di promozione sociale, della cooperazione sociale e degli altri soggetti del terzo settore, anche nell’ambito delle apposite conferenze partecipative aziendali e con il contributo tecnico degli operatori, delle associazioni professionali e delle società scientifiche accreditate”.  
   
   
OSPEDALE VILLA ROSA DI PERGINE: NEI TERRENI SOLO SCORIE METALLICHE D´ORIGINE STORICA  
 
Trento, 6 dicembre 2011 In riferimento ad una potenziale contaminazione dei terreni presso l´area del nuovo ospedale "Villa Rosa" a Pergine Valsugana, in cui erano state ritrovate frammiste al terreno alcune scorie vetrose con elevato contenuto in metalli, su proposta dell´assessore Alberto Pacher, la Giunta provinciale ha oggi approvato i risultati del Piano di Caratterizzazione trasmesso dal progetto speciale Grandi opere civili e ha disposto la chiusura del procedimento di bonifica dell´area, in quanto il sito non presenta superamenti delle concentrazioni soglia di contaminazione. Il materiale rinvenuto, infatti, proviene da uno strato interrato di materiale antropico con scorie metalliche, riconducibile ad antiche attività di lavorazione svolte nel luogo anche in età medievale e rinascimentale, dal Xiii al Xvii secolo. Queste scorie quindi non sono da considerarsi rifiuti abbandonati, bensì reperti di valore archeologico. Secondo quanto proposto dal Progetto speciale Grandi opere civili, la porzione di terreno interessata verrà ricoperta superficialmente. Qualora, per ragioni funzionali alle opere che si intendono realizzare nel sito, si dovesse procedere all´asportazione dei reperti archeologici all´esterno del sito per finalità diverse da quelle di conservazione ai fini storici, questi andranno gestiti secondo le norme ambientali attualmente in vigore.  
   
   
COOPERAZIONE SOCIALE: IL MODELLO VENETO DI COOPERAZIONE SOCIALE NON SI TOCCA. ENTRO FINE ANNO DELIBERAZIONE GIUNTA  
 
Venezia, 6 dicembre 2011 - “Il modello veneto di cooperazione sociale, così come impostato dalla legge regionale n. 23, non si tocca. Se c’è qualcuno che lo vuole distruggere diciamo chiaramente che non siamo d’accordo. Ce lo dice l’Authority di Roma? Ce lo dice l’Europa? Rispondiamo comunque di no”. Lo ha affermato Remo Sernagiotto, Assessore regionale ai servizi sociali, intervenuto ieri a Treviso, nella sala convegni dell’Hotel B4, all’Assemblea per il ventennale della Confcooperative-federsolidarietà del Veneto. “Perché per gestire una persona fragile, sia un bambino in una scuola materna, o un disabile per nascita o per incidente stradale o un non autosufficiente - ha detto - ci vogliono operatori e strutture che conoscano la cultura e la storia di quelle persone e quindi serve gente del territorio inserita nel territorio. Perciò il nostro modello è valido. Perché tiene conto di tutto questo e arriva agli affidamenti fatti dalle Aziende Ullss dopo tutto un percorso di valutazione e soprattutto dopo avere verificato che la qualità del servizio offerto incida per il 60% almeno nella valutazione rispetto al prezzo del servizio ”. Sernagiotto ha sostenuto che: “Il Presidente della Giunta regionale, la Giunta stessa, il Consiglio regionale non si sottrarranno in un tempo come questo, così difficile, nel sostenere i modelli che hanno costruito e ci hanno tramandato i nostri nonni e padri. Li difenderemo. Dobbiamo mantenere, e rilanciare, il modello veneto del welfare che, in questa sede le cooperative impersonano, perché è imprescindibile se vogliamo conservare anche le chances dello sviluppo economico e occupazionale. La sfida che abbiamo davanti è che l’impresa sociale, la cooperazione sociale di cultura veneta dovrà sostituire, per il principio di sussidiarietà, quella famiglia ‘lunga’ che da sola, in pratica, negli anni sessanta/settanta assicurava il welfare. Oggi non è più così. Serve un welfare costruito da una politica intelligente, dalla partecipazione di tutti i cittadini e da un modello come il nostro che continua a fare scuola in Italia e nel mondo”. “C´è stata un po´ di confusione in questo periodo su questo tema – ha concluso Sernagiotto. Si è detto che era pronta una delibera regionale che modificava il sistema degli affidamenti e delle gare alla cooperazione ma non era affatto così: si trattava di un documento tecnico mai trasformato in atto amministrativo. L´unica delibera sarà quella che porteremo all´approvazione entro fine anno, dopo aver presentato all’approvazione del Presidente Zaia, un documento che si sta elaborando in questi giorni in piena sintonia e collaborazione tra direzioni sociali delle Ullss e comitato di coordinamento del sistema cooperativistico e direzione regionale sociale”.  
   
   
CONVOCATA CONFERENZA PER ACCORDO OSPEDALE A PORDENONE  
 
Trieste, 6 dicembre 2012 - L´assessore regionale alle Finanze Sandra Savino ha convocato per il prossimo 20 dicembre la conferenza che dà il là al procedimento propedeutico alla conclusione dell´Accordo di Programma relativo al nuovo Ospedale da realizzarsi in località Comina, in provincia di Pordenone. L´assessore Savino rinnova l´impegno assunto anzitempo dal presidente Tondo in merito alla realizzazione di questa importante opera ospedaliera e ne sottolinea la straordinaria valenza sia sotto il profilo sanitario che assistenziale a servizio della comunità locale e regionale nel suo insieme. "Si è individuata una soluzione finanziaria che consente di partire con l´avvio delle procedure amministrative funzionali alla realizzazione dell´opera - ha dichiarato Savino - nel pieno rispetto dei tempi tecnici necessari per avviare la realizzazione di un´infrastruttura di tale importanza".  
   
   
BASILICATA: SI È RIUNITO L’OSSERVATORIO PER LA SANITÀ PENITENZIARIA  
 
Potenza, 6 dicembre 2011 - Aggiornare il protocollo d’intesa sottoscritto nel 2010 dalla Regione con il sistema delle Amministrazioni penitenziarie e della Giustizia minorile, per renderlo più corrispondente alle reali esigenze poste dall’assistenza medica per i detenuti. E’ il primo passo deciso oggi nella riunione dell’Osservatorio per la sanità penitenziaria costituito, all’indomani del passaggio delle funzioni dal ministero di Grazia e Giustizia alle Regioni, per verificare l’efficacia degli interventi effettuati dalle Aziende sanitarie regionali a tutela della salute degli oltre 500 detenuti negli istituti lucani. La revisione sarà attuata in tempi strettissimi e già nella prossima riunione, fissata per il 21 dicembre, l’Osservatorio potrà esprimersi sul nuovo schema, su cui, subito dopo, dovrà pronunciarsi la Giunta regionale. Nell’incontro, convocato dall’assessore alla Sanità Attilio Martorano e presieduto dal dirigente generale del Dipartimento Pietro Quinto, sono state affrontate le questioni più urgenti per la sanità penitenziaria nelle tre case circondariali di Potenza, Matera e Melfi e nell’Istituto penale per i Minorenni, rappresentati dai direttori Michele Ferrandina, Giuseppe Altomare, Maria Teresa Percoco e Cristina Festa. Un confronto utile con i relativi responsabili di Asp e Asm, che ha dato risposte operative per l’adeguamento dei locali e degli impianti, la fornitura di attrezzature, le visite specialistiche e il servizio di guardia medica per i detenuti. A giudizio dei partecipanti, l’Osservatorio “in pochi giorni ha fatto fare passi da gigante” alla sanità penitenziaria in Basilicata. Si è ottenuto così “un miglioramento sensibile dell’assistenza medica dei detenuti”, nato proprio “dall’interesse comune” di garantire la tutela della salute e il recupero sociale dei reclusi, conciliandoli con le esigenze di sicurezza.  
   
   
UN NUOVO WELFARE CON FONDO SANITARIO INTEGRATIVO LOMBARDO  
 
Castellanza/Va, 6 dicembre 2011 - Il welfare, così come lo abbiamo conosciuto sino ad ora, va ripensato in quanto non è più sostenibile il modello assistenziale che ha caratterizzato gli scorsi decenni. Uno degli strumenti innovativi che potrebbero essere introdotti è un Fondo Sanitario Integrativo, che agli interventi redistributivi attuati dalle istituzioni affianchi indennizzi di tipo assicurativo o la costituzione di veri e propri fondi mutualistici. Sarebbe possibile ipotizzare anche un Fondo di rotazione regionale di garanzia". E´ la proposta formulata, l´1 dicembre, da Giulio Boscagli, assessore alla Famiglia, Conciliazione, Integrazione e Solidarietà Sociale della Regione Lombardia, intervenuto al Convegno annuale ´Osservatorio settoriale sulle Rsa´ organizzato dalla Liuc-università Carlo Cattaneo di Castellanza (Va). "Alcuni esempi esistono già - argomenta Boscagli - nell´ambito della contrattazione di secondo livello: occorre renderli più trasparenti e accessibili e sarebbe in questo senso auspicabile una collaborazione tra Regione Lombardia e i più importanti soggetti attivi in questi settori". Nel corso del suo intervento l´assessore regionale ha sottolineato che il welfare non può più essere misurato in termini di servizi resi, possibilmente dal settore pubblico, alla cittadinanza. Deve essere misurato, invece, in base alla capacità di riattivare le relazioni sociali, di far emergere la capacità di risposta presente nelle persone e nelle reti di persone, nei corpi intermedi. "Appurato che il modello assistenziale - ha detto Boscagli - ha sovraccaricato di aspettative il settore pubblico, appesantito oltre ogni limite i bilanci e contemporaneamente è risultato spesso inadeguato a dare risposte convincenti ai molteplici bisogni della popolazione, abbiamo individuato come fondamentale il passaggio dall´offerta alla domanda. Solo se spostiamo i finanziamenti in capo alla persona, i cittadini potranno rendersi pienamente conto del valore dei servizi di cui usufruiscono e comprendere la portata del welfare rispetto alla vita quotidiana di ciascuno, trovandosi così nella effettiva possibilità di esercitare consapevolmente una libertà di scelta". La riforma del welfare che Regione Lombardia ha allo studio da tempo ha come obiettivo restituire alla famiglia la sua centralità, metterla in condizione di svolgere appieno quel ruolo di generazione, educazione, cura, accoglienza che la contraddistingue. Un primo passo in questo senso è l´introduzione del "Fattore Famiglia", un nuovo modello di valutazione della situazione familiare (redditi, componenti, carichi di cura) che superi l´attuale Isee, non in grado di tenere conto della situazione di contesto, ma limitata a parametri di misurazione di reddito e componenti.  
   
   
TRENTO: INVESTIMENTI NEL SETTORE DELL´ASSISTENZA  
 
Trento, 6 dicembre 2011 - Approvato il 2 dicembre dalla Giunta provinciale il Piano pluriennale degli investimenti nel settore dell´assistenza per la Xiv legislatura, su proposta dell´assessore alla salute e politiche sociali, Ugo Rossi. 23 le richieste finanziate, oltre alla "Riserva di fondi" e al fondo per interventi di più ridotte dimensioni. In totale, l´importo complessivo è di 35.747.126,78 euro, di cui 31.484.700,00 relativi al presente provvedimento. C´è un impegno politico ben preciso della Giunta provinciale, per il comparto del welfare, che è quello di continuare ad investire in questo settore delicato ed estremamente importante per continuare a garantire quella qualità che contraddistingue il Trentino a livello nazionale e non solo - è il commento dell´assessore Ugo Rossi -. Sappiamo che la sfida in futuro sarà più difficile, a fronte dell´attuale situazione congiunturale, e che dovremo sempre più lavorare in una logica di priorità degli investimenti, ma come Provincia dobbiamo pensare al contempo a garantire le reti di protezione che rappresentano la struttura portante del nostro settore assistenziale. In questo senso il Piano pluriennale oggi approvato tiene conto di questa attenzione speciale che dobbiamo riservare al welfare: vengono finanziati numerosi interventi strutturali sia di carattere socio-assistenziale, ma anche socio-sanitario". Il tutto, come spiega l´assessore provinciale alla salute e politiche sociali: "In un´ottica di una sempre maggiore integrazione - sono le conclusioni dell´assessore - fra l’approccio strettamente sociale e quello sanitario, al fine di costruire una filiera di servizi sempre più funzionale ed omogenea per soddisfare un’utenza debole che ha bisogni sempre maggiori e più complessi. Il Piano pluriennale degli investimenti nel settore dell´assistenza per la Xiv legislatura - sono le conclusioni dell´assessore Rossi - anticipa i Piani sociali di Comunità che insieme al Piano sociale provinciale saranno approvati entro i primi mesi dell’anno prossimo e che costituiranno l’architrave strategico del nostro welfare per i prossimi anni". L’importo complessivo del Piano degli investimenti è di 35.747.126,78 euro, comprensivi anche della “Riserva di fondi” e del fondo per “Interventi di più ridotte dimensioni”, di cui 31.484.700,00 euro relativi al presente provvedimento.  
   
   
CALABRIA: LIQUIDATI FONDI PER LE AZIENDE SANITARIE E OSPEDALIERE  
 
Catanzaro, 6 dicembre 2011 - L’assessore regionale al Bilancio e alla Programmazione nazionale e comunitaria, Giacomo Mancini, comunica che il settore ragioneria ha messo in liquidazione la somma di 271.682.529 euro per l’erogazione alle Aziende sanitarie e ospedaliere della quota del Fondo sanitario regionale a destinazione indistinta, prevista per il mese di novembre 2011. “La Giunta regionale – ha sottolineato l’assessore Mancini - è a lavoro per garantire ai calabresi un servizio sanitario efficiente e l’impegno di queste somme, per incrementare l’attività delle Aziende sanitarie e ospedaliere dell’intero territorio regionale, ne è una ulteriore prova”. L’importo del fondo è ripartito in due sub-impegni: 226.929.247 euro in favore delle Aziende sanitarie provinciali e 44.753.282 euro in favore delle Aziende ospedaliere. La somma è superiore rispetto a quelle liquidate nei mesi precedenti in quanto comprende il conguaglio di cassa gennaio\ottobre 2011 della quota del Fondo sanitario regionale a destinazione indistinta in favore delle Asp, delle Ao e di Enti del Servizio sanitario regionale  
   
   
ROMA: GIORNATA INTERNAZIONALE DISABILI, POLVERINI INAUGURA ‘CENTRO ADELPHI’ UNA STRUTTURA PER LA RIABILITAZIONE DEI PAZIENTI USCITI DAL COMA MA CON GRAVI TRAUMI CELEBRO-ENCEFALITICI  
 
Roma, 6 dicembre 2011 - La presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, in occasione della giornata internazionale delle persone disabili, ha inaugurato il 3 dicembre, nel complesso di Santa Maria della Pietà a Roma, il centro Adelphi. Una struttura territoriale semiresidenziale per la riabilitazione dei pazienti usciti dal coma ma con gravi traumi celebro-encefalitici. Il complesso occupa due piani ed è in grado di prendersi cura di 25 pazienti, grazie anche a metodologie di avanguardia come una piscina medica robotizzata e due palestre per la riabilitazione. Ogni paziente ha a disposizione 35 metri quadrati ed il rapporto personale-utente è di 1 a 1. La Giunta Polverini ha sbloccato il progetto fermo da anni stanziando 800 mila euro per la gestione nel 2012. ´´Oggi dimostriamo - ha detto Polverini - che non servono tante parole: bisogna compiere gli atti giusti che abbiamo a disposizione per dare risposte e ciò è possibile se riusciamo a coordinarci ciascuno nel suo ruolo istituzionale. Questa è anche una sfida - ha sottolineato la presidente - nel Lazio c´è un servizio pubblico di eccellenza e volevo dimostrare che anche nella riabilitazione dal pubblico può arrivare una risposta. Nell´arco di un mese - ha concluso Polverini - porteremo qui gli ospiti e ci impegniamo già da oggi che se tutto andrà bene ci saranno le condizioni per raddoppiare l´accoglienza´´.  
   
   
CORSO PER 150 "OSS" CON ESPERIENZA NELL´ASSISTENZA DOMICILIARE  
 
Cagliari, 6 Dicembre 2011 - Sei milioni di euro alle Province per programmare il Piano annuale della formazione professionale. Al suo interno sono stati previsti i corsi per operatore socio-sanitario (Oss) riservati al personale che ha già lavorato nell´ambito della Legge 162 e di altri interventi a sostegno delle persone non autosufficienti. É la decisione assunta dalla Giunta regionale, su proposta dell´assessore del Lavoro, Antonello Liori. Verranno formati 150 Oss: 30 ciascuna per le province di Sassari e Cagliari, 15 per ognuna delle altre sei. "Nel quadro degli interventi rivolti all´area socio-assistenziale è emersa la necessità di prevedere un percorso formativo apposito per gli operatori che hanno lavorato presso privati nell´ambito delle Legge 162 e di altri interventi di sostegno, come il programma "Ritornare a casa" - ha spiegato l’assessore regionale del Lavoro, Antonello Liori - Il sostegno di questi importanti provvedimenti ha consentito di limitare il ricorso a strutture specializzate, nell´ottica di una progressiva de-istituzionalizzazione dell´assistenza, perciò é coerente ed opportuno favorire la riqualificazione professionale di questi lavoratori. Operatori che hanno lavorato con contratti individuali direttamente stipulati con le famiglie o con aziende non appartenenti al sistema socio-sanitario, e che ora necessitano del riconoscimento di un percorso professionale con l´acquisizione della qualifica di Oss. Si completerebbe così l´offerta complessiva a disposizione dell´utenza familiare, giá avviata con il bando del 2009, per il quale sono attualmente in corso le selezioni degli allievi che si dovrebbero concludere nel primo semestre 2012."  
   
   
PIANO TRIENNALE DELLA FORMAZIONE DEGLI OPERATORI DEL SISTEMA SANITARIO DEL TRENTINO  
 
Trento, 6 dicembre 2011 - Approvato il 2 dicembre dalla Giunta, su proposta dell´assessore provinciale alla salute e politiche sociali, Ugo Rossi, il piano triennale della formazione degli operatori del sistema sanitario, strumento di programmazione delle attività formative. Il Piano descrive gli interventi da attuare per rispondere alle esigenze di personale qualificato, di arricchimento professionale, di aggiornamento, di riqualificazione e di riconversione del personale, in relazione al contesto sanitario provinciale e ai documenti di programmazione. L´impatto finanziario prevede sul fondo Provincia 17.416.000 euro, sul Fondo dell´Azienda provinciale per i Servizi sanitari 17.103.000 euro per la formazione professionale e 9.130.000 euro per la formazione continua e l´aggiornamento, per un totale di 43.649.000 euro. "La medicina è in continua evoluzione, per questo l´aggiornamento continuo è la condizione indispensabile per esercitare le professioni sanitarie in modo competente - ha commentato l´assessore provinciale Ugo Rossi -. L´obiettivo di questo Piano è dunque quello di valorizzare le professionalità in ambito sanitario e socio-sanitario, attraverso più azioni che tengano conto anche delle metodologie didattiche più innovative, al fine di rispondere pienamente ai bisogni di salute della popolazione trentina". Diverse le novità introdotte dal Piano, che ha validità fino all´autunno 2014 ma non preclude eventuali aggiornamenti annuali. La principale riguarda la formazione dei medici: a fronte di un´analisi per fasce di età sulla eventuale carenza di medici a livello nazionale e provinciale, si è evidenziato che nel settore della medicina di base in Trentino oltre il 50% dei medici ha un´età superiore ai 56 anni. Parallelamente però, il numero dei trentini iscritti a medici tende ad una costante crescita. Per questo il Piano prevede di: aumentare da 15 a 20 il numero di medici ammessi al corso di medicina generale; definire criteri e modalità per riconoscere ai medici che frequentano il corso di formazione in medicina generale quanto previsto per i medici in specializzazione; sostenere il progetto europeo "Frida" nella Scuola di medicina generale quale opportunità formativa per i medici trentini; ridimensionare i posti aggiuntivi nelle scuole di specializzazione da attivare presso le Università convenzionate a favore di trentini; definire i criteri di selezione dei medici interessati a conseguire all’estero la specializzazione medica. Nell´ambito della formazione magistrale delle professioni sanitarie e dei Master il Piano prevede di aumentare il fabbisogno di operatori con formazione specialistica, con l’obiettivo di raggiungere il 25% in ogni professione sanitaria, nonché di organizzare Master in alcuni settori specifici come chirurgia generale e gestione delle cure palliative. Il Piano traccia poi un´analisi sull´andamento occupazionale degli ex studenti e sulle fasce di età degli operatori oggi in servizio, per meglio qualificare il fabbisogno locale delle diverse figure professionali: in questo senso si evidenzia l´opportunità di una crescita funzionale delle diverse figure sanitarie non mediche, a fronte della futura carenza di medici. Le azioni individuate riguardano l´istituzione di un tavolo tecnico presso l’Assessorato alla salute con l’obiettivo di analizzare e sperimentare progetti finalizzati ad un avanzamento delle competenze delle professioni sanitarie non mediche, come infermiere del territorio, infermiere del pronto soccorso, ecc. Di contro verranno attivati ogni tre anni e non più attualmente i corsi di laurea per tecnico di radiologia medica, per tecnico di laboratorio e per tecnico della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro, a partire dal 2012-2013. Attenzione anche alla formazione professionale con qualifica: l’età degli operatori socio-sanitari oggi in servizio presso le strutture pubbliche e private è prevalentemente giovane in particolare presso le Rsa, mentre negli enti socio assistenziali il 30% ha un’età superiore ai 51 anni. I dati occupazionali non evidenziano criticità e sono ancora molti gli ausiliari addetti all’assistenza oggi in servizio presso le Rsa e nell’assistenza domiciliare. Poiché si tratta di una figura socio sanitaria con una buona formazione di base, si evidenzia l’opportunità di investire su di essa sperimentando percorsi di formazione successivi alla qualifica per dare competenze e funzioni “integrate” (ad esempio: autista soccorritore, Oss di sala operatoria, assistente di studio odontoiatrico, ecc.) e dunque una maggiore mobilità. Il Piano mantiene anche i servizi residenziali e di mensa, con adeguamento delle tariffe, in applicazione a specifica convenzione con l’Opera universitaria di Trento. Sempre per gli studenti trentini saranno rivisti i criteri di merito per la concessione delle borse di studio agli iscritti a medicina, al fine di renderli omogenei tra le diverse università evitando quindi possibili penalizzazioni, per la concessione delle borse di studio verranno inoltre adottati gli stessi criteri economici applicati per gli studenti dei corsi di laurea per gli studenti Oss. Infine si prevede di valorizzare la formazione multiprofessionale e l’integrazione socio sanitaria, come previsto dalla recente legge provinciale sulla sanità 16/2011. In questo senso si intende sviluppare il nuovo sistema Ecm per la formazione continua in medicina, nonché la valorizzazione delle metodologie didattiche innovative.  
   
   
A NATALE 9 VIP AMBASCIATORI OMS A MILANO CONTRO LA TUBERCOLOSI  
 
Milano, 6 dicembre 2011 – Nei loro paesi sono delle star, seguite da centinaia di migliaia di persone. Con le loro testimonianze e il loro impegno contro la tubercolosi hanno già aiutato tanti connazionali, sensibilizzando sull’importanza di effettuare il test e sulle modalità di cura, semplici e poco costose. E oggi sono a Milano, a portare il loro messaggio di speranza agli immigrati dei loro paesi e ai cittadini milanesi. Perché la tubercolosi è ancora un problema, ma si può sconfiggere. Si tratta della delegazione dei Goodwill Ambassadors dell’Oms, Organizzazione Mondiale della Sanità: nove tra cantanti, attori, registi, presentatori e giornalisti provenienti da diversi paesi del mondo, riuniti nella nostra città per incontrare le Istituzioni e affrontare un tema purtroppo ancora attuale anche in Italia. L’iniziativa è promossa da Stop Tb Italia, Stop Tb Partnership, International Federation of Red Cross and Red Crescent Societies, Lilly Mdr-tb Partnership e con il contributo di Oms. Prevede un incontro formale con rappresentanti della Regione Lombardia e del Comune di Milano alle ore 12.30 presso Villa Marelli, la struttura milanese di riferimento per la diagnosi e cura della tubercolosi. Parteciperanno all’evento la dottoressa Maria Gramegna, Direttore Unità Organizzativa Governo della Prevenzione e Tutela Sanitaria della Regione Lombardia, il dottor Pierfrancesco Majorino, Assessore alle Politiche Sociali e Cultura della Salute del Comune di Milano ed il dottor Pasquale Cannatelli, Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera Niguarda Ca’ Granda di Milano. L’obiettivo principale della visita è quello di diffondere tra i loro connazionali che vivono a Milano la cultura della prevenzione: oggi la malattia può essere diagnosticata gratuitamente nelle strutture sanitarie. E, in caso di positività del test, la cura dura sei mesi ed ha un costo di circa 20 euro. La tbc a Milano: positivo 1 bambino su 5, dopo il panico tra i genitori il difficile ritorno alla normalità Dopo il caso di cronaca della scuola elementare, anche Milano è tornata a fare i conti con una malattia che sembrava completamente scomparsa nei paesi industrializzati. Dalla scorsa primavera, 960 bambini sono stati sottoposti al test di Mantoux, 192 sono risultati infettati e 15 ammalati: in pratica 1 bambino su 5 è stato contagiato dal batterio della tbc. Oggi, grazie alla terapia semestrale, sono tutti guariti, ma dopo il panico scatenatosi tra i genitori dei piccoli studenti risulta difficile tornare alla normalità. “I genitori adesso sono preoccupati anche se il bambino svolge le attività che prima normalmente praticava, come la piscina, la scuola appunto, il viaggio sui mezzi pubblici” – spiega il dottor Giorgio Besozzi, Direttore Centro Formazione Tbc, Istituto Villa Marelli, A. O. Niguarda Ca’ Granda Milano, Membro del Direttivo dell’Associazione Stop Tb – “E anche affidarli alle cure di una tata, baby sitter o domestica straniera può diventare una fonte di ansia e preoccupazione”. “I problemi emersi durante l’epidemia, sono stati affrontati tuttavia con estrema rapidità attraverso il coordinamento delle istituzioni e la società civile, rappresentata in questo caso da Stop Tb Italia” – continua Besozzi – “L’impegno sia sul piano tecnico che su quello comunicativo hanno contribuito, diversamente a quanto successo in altri analoghi episodi, ad attutire l’ansia e l’incertezza dei genitori e delle famiglie coinvolte. Questi episodi dimostrano ancora una volta come non sia opportuno abbassare la guardia e come il problema dell’informazione corretta sia importante ai fini di contenere una preoccupazione che molte volte è legata alle scarse conoscenze sulla malattia”. “La Regione Lombardia dispone di un Sistema informativo dinamico e completo, in grado di descrivere l’andamento epidemiologico sul territorio: poco più di 1100 casi, sostanzialmente stabili nell’ultimo quinquennio, con una lieve flessione nel 2010” – aggiunge la dottoressa Gramegna – “Si tratta in prevalenza di soggetti stranieri, di età giovane-adulta mentre gli italiani si collocano nell’età anziana. Dal 2006 è disponibile la tracciabilità dei singoli casi, con riduzione dei soggetti persi in follow-up o di cui non viene completata la registrazione dell’esito del trattamento. L’attività di prevenzione, sorveglianza e controllo è garantita dalle Asl che operano in stretta collaborazione con la rete delle strutture ospedaliere e della medicina/pediatria del territorio, in costante raccordo con la Direzione Generale Sanità – Uo Governo della Prevenzione e tutela sanitaria e con i Centri di Riferimento regionali per la tubercolosi: Ao Niguarda – Villa Marelli e Laboratorio e Ao Morelli di Sondalo”. La Direzione Generale Sanità della Regione ha attivato un tavolo tecnico che, con il supporto delle Università e dei Centri di Riferimento per la Tubercolosi presenti in Lombardia, con il compito di valutare l’attuale attività di sorveglianza/controllo ed i percorsi diagnostico terapeutici attivi in Lombardia per la tubercolosi, in particolare per raggiungere i soggetti appartenenti a fasce di popolazione socialmente deboli. “Lo scorso 27 ottobre la Eli Lilly ha annunciato di aver stanziato un finanziamento di 30 milioni di dollari per confermare il suo sostegno alla Lilly Mdr-tb Partnership nella battaglia contro la tubercolosi multi resistente” - ha affermato Patrik Jonsson, General Manager Eli Lilly Italia - “Questo finanziamento sarà utilizzato nei prossimi cinque anni per fornire la formazione necessaria agli operatori sanitari e migliorare la disponibilità e l’accesso ai farmaci di seconda linea sicuri. La Lilly Mdr-tb Partnership continuerà a collaborare con i suoi partner soprattutto in Cina, India, Russia e Sudafrica, i quattro Paesi maggiormente colpiti dalla Mdr-tb. Con questo ulteriore finanziamento di 30 milioni di dollari, Lilly avrà contribuito complessivamente con 165 milioni di dollari in denaro, prodotti, servizi e della ricerca per la scoperta di nuovi farmaci contro la Tbc”. La diffusione della malattia in Lombardia Prima regione in Italia per numero di malati, la Lombardia ha fatto registrare nel 2008 ben 1.272 casi (quasi il 30% del totale nazionale), secondo i dati del Ministero della Salute. 805 le occorrenze polmonari, sempre preponderanti, 378 quelle extra-polmonari e 89 le forme miste. Emergenza assoluta nella provincia di Milano, interessata dal 45% dei casi regionali (573). Alta la concentrazione nel Comune del capoluogo, che fa registrare più del 40% dei casi provinciali, percentuale che sale al 50% se si considerano anche i principali comuni rappresentativi dell’hinterland (Sesto San Giovanni, Cologno Monzese, Cinisello Balsamo, Bresso, Cormano, Cusano Milanino). Seguono Brescia e Bergamo, con rispettivamente 186 e 156 casi (quasi il 15% e più del 12% del totale regionale). 76 occorrenze nel 2008 sono state rilevate a Varese, 60 a Cremona, 50 a Pavia, 42 a Mantova, 36 a Lodi, 35 a Como e Lecco, 10 infine a Sondrio. Unica città, Lecco, in cui i casi di forme extra-polmonari (19) superano quelle polmonari (16).  
   
   
PRESENTATA MOSTRA SU AVANGUARDIE RUSSE  
 
Palermo, 6 dicembre 2011 - "La mostra sulle Avanguardie Russe e´ una straordinaria opportunita´ per valorizzare la qualita´ della proposta culturale della Sicilia". Lo ha detto l´assessore regionale dei Beni culturali e dell´ Identita´ siciliana, Sebastiano Missineo, presentando "Avanguardie Russe", la mostra aperta, 3 dicembre, all´Albergo delle Povere di Palermo, e che offre al pubblico 59 dipinti, alcuni inediti in Italia, e ricostruzioni di oggetti tipici dell´arte russa degli inizi del Xx secolo. "Dopo la grande mostra su Antonello da Messina - ha continuato Missineo - che ha registrato oltre 75.000 visitatori in poco piu´ di due mesi alla Galleria Statale Tretyakov di Mosca e dopo l´esposizione de L´adorazione dei Pastori, proveniente dal Museo Accascina di Messina, alla mostra su Caravaggio appena inaugurata al museo Pushkin, oggi ospitiamo il meglio dell´arte moderna e contemporanea russa concludendo nel migliore dei modi la partecipazione della Sicilia all´anno bilaterale tra Italia e Russia". All´incontro con i giornalisti hanno partecipato, oltre all´assessore Missineo e ai due curatori, il dirigente generale del dipartimento dei Beni culturali, Gesualdo Campo, il soprintendente per i Beni culturali di Palermo, Gaetano Gullo, e il ministro straordinario e console generale della Russia a Palermo, Vladimir Korotkov. "L´arte dell´avanguardia russa - ha spiegato Korotkov - non poteva nascere senza assorbire la tradizione artistica, la teoria estetica e le tecniche degli artisti europei delle generazioni precedenti, a partire dal Rinascimento italiano fino a giungere all´Eta´ d´Argento russa e all´impressionismo francese. Sono sicuro che questa mostra sapra´ apportare un grande contributo allo sviluppo dei rapporti culturali tra Italia e Russia". L´esposizione, visitabile fino al 20 marzo 2012, e´ promossa dall´assessorato regionale dei Beni Culturali e dell´Identita´ Siciliana con il sostegno dell´Unione Europea ed e´ curata da Victoria Zubravskaya e Giulia Davi´. Sono 24 gli artisti in mostra tra i quali Kazimir Malevic, Vladimir Tatlin, Vasilij Kandinskij, Aristarkh Lentulov, Marc Chagall e Robert Falk, Aleksandr Rodcenko. Significativa anche la presenza delle donne con i dipinti di Natal´ja Goncarova, Olga Rozanova, Ljubov Popova, Nadežda Udaltsova e Aleksandra Ekster. Tra le opere mai esposte in Italia, "Piazza della Signoria a Siena" di Petr Koncalovskij; "Natura morta. Stoviglie di un pub", di Vasilij Roždestvenskij; "Ritratto di poeta" di Il´ja Maškov; "Donne col rastrello" di Natal´ja Goncarova, e "Nudo con tappeto asiatico sullo sfondo" di Aleksandr Kuprin. L´inaugurazione ufficiale e´ prevista per oggi alle 18. L´ingresso all´Albergo delle Povere, per tutto il periodo della mostra, sara´ gratuito. Gli orari: da lunedi´ a sabato dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 19, domenica e festivi chiuso.  
   
   
L’ARTISTA PADOVANA CARLA RIGATO PRENDE PARTE AL METAFORMISMO  
 
Verona, 3 dicembre 2011 – 8 gennaio 2012 Verona, 6 dicembre 2011 - Dopo aver partecipato al Padiglione Veneto della 54esima Biennale di Venezia allestito a Villa Contarini di Piazzola sul Brenta, chiamata ad illustrare lo stato dell’arte contemporanea in Veneto con altri 63 artisti, l’artista padovana Carla Rigato, espone dal prossimo 3 dicembre sino all’8 gennaio 2012, all’Archivio Tavella-itaca Gallery di Verona nell’ambito della Rassegna collettiva Il Metaformismo. Con questo termine non si desidera indicare né un gruppo artistico, né un movimento, né una corrente, bensì un principio linguistico unitario, comune a tutte le espressioni artistiche del Novecento, individuato dopo una sistematica analisi del mondo dell’arte contemporanea italiana da Giulia Sillato storico dell’arte di scuola longhiana. Implicita nell’arte antica, la Metaforma si trasmette al linguaggio artistico moderno dando origine a quelle fenomenologie sinora indicate come astratto, informale, espressionista, minimale o minimalista. Entrano nel Metaformismo tutte quelle espressioni dell’arte – Pittura e Scultura – che oggi riescono a integrare evolutivamente il dialogo con l’avanguardia storica. Assieme a Carla Rigato, in questa collettiva sono presenti i seguenti maestri: Dino Aresca, Gennaro Barci, Emilio Belotti, Natalia Berselli, Martino Brivio, Tiziano Calcari, Marc Chiassai, Adriana Collovati, Bruno Daniele, Angelo De Boni, Enzo Devastato, Enzo Fabbiano, Emanuela Franchin, Camillo Francia, Massimo Fumanti, Daniela Grifoni, Luvit, Saverio Magno, Pier Domenico Magri, Aldo Meineri, Liana Rover, Mario Salvo, Antonio Saporito, Laura Sartori Tibaldi, Marco Tulipani. Carla Rigato, vive e opera a Montegrotto Terme (Pd) e si è formata accanto alla pittrice Dolores Grigolon e al professore di estetica Richard Demel. Dal 2004 frequenta la Summer Academy of Fine Arts di Salisburgo, fondata negli anni 50 da Oskar Kokoschka, lavorando con maestri di livello internazionale quali Jacobo Borges, Michael Morgner, gli Zhou Brothers e Mohamed Abla. Il suo linguaggio pittorico è caratterizzato dal vigore emotivo di getti di colore puro sulla tela. La velocità di esecuzione conferisce all´opera una grande forza espressiva e una spontaneità avulsa da ogni regola.  
   
   
MOSTRA "I MAESTRI DEL ´900" DI CIVIDALE  
 
 Udine, 6 dicembre 2011 - La rappresentazione della figura umana in Friuli Venezia Giulia è il tema della mostra che dal 22 dicembre porterà a Cividale, nelle prestigiose sale di Palazzo de Nordis, oltre 80 capolavori perlopiù inediti di artisti che hanno lasciato testimonianze importanti nella cultura del Novecento in regione e non solo. L´iniziativa è stata presentata il 6 dicembre a Udine nella sede della Regione alla presenza dell´assessore alla cultura, Elio De Anna, del presidente del Consiglio Murizio Franz, presenti anche il consigliere regionale Ugo De Mattia, l´assessore provinciale Elena Lizzi, il commissario straordinario di Villa Manin Enzo Cainero, il sindaco di Cividale Stefano Balloch, il Sopraintendente Luca Caburlotto, il presidente dell´associazione Amis di Cividat Domenico Davanzo e il curatore della rassegna Alessandro Fontanini. La mostra "I Maestri del Novecento - La rappresentazione della figura umana in Friuli Venezia Giulia" che resterà aperta dal 22 dicembre al 18 marzo 2012, è la prosecuzione ideale dell´esposizione del 2010 "I maestri del paesaggio" con la quale compone un ciclo biennale sulla pittura nel "secolo breve". In questo modo Cividale, recentemente entrata a far parte del patrimonio Unesco per le sue testimonianze longobarde, si pone tra le città protagoniste dei più importanti eventi culturali del momento. Come per la precedente esposizione, la mostra si distingue per la raccolta di capolavori e opere di grande qualità inedite o normalmente non accessibili al pubblico, provenienti da collezioni private e pubbliche. Il percorso espositivo si suddivide in due sezioni, disegno e pittura, seguendo un ordine cronologico. Vi trovano spazio i maggiori artisti regionali contemporanei assieme ad autori di valenza nazionale e internazionale che hanno interagito e influito in vario modo con il mondo dell´arte in Friuli Venezia Giulia. Come ricordato dall´assessore De Anna, questo secondo appuntamento con l´iniziativa di Cividale permette di ampliare la conoscenza del Friuli Venezia Giulia attraverso l´arte. "Ciò che rende particolarmente interessante la rassegna - ha detto l´esponente dell´esecutivo regionale - è il modo in cui viene rappresentata la nostra gente. Il tutto con pennellate sia di chi vive in questa regione, ma - ancor più interessante - da chi invece è estraneo alla nostra terra e vede i personaggi senza la ´contaminazione´ locale". "Inoltre l´iniziativa - ha sottolineato l´assessore - vede in campo importantissime collaborazioni che permettono alla mostra di assumere ancora più rilievo. Mi riferisco sia alla preziosa consulenza offerta dalla Sopraintendenza e al Centro Culturale di Villa Manin, istituzioni insieme alle quali stiamo collaborando anche per dare vita a notevoli produzioni per il 2012 e il 2013, ossia quelle dedicate ai Crocifissi e a Tiepolo".  
   
   
MONDIALI DI SCI NORDICO FIEMME 2013: FINANZIATI TRE INTERVENTI AL PASSO DI LAVAZÈ  
 
Trento, 6 dicembre 2011 - Su proposta dell´assessore Mauro Gilmozzi, la Giunta provinciale stamani ha deliberato di ammettere a finanziamento sul Fondo per lo sviluppo locale 2011 nell´ambito degli interventi relativi ai Mondiali di sci nordico Fiemme 2013 gli interventi del Comune di Varena che riguardano il Centro del fondo di Lavazé. Gli interventi previsti sono tre: il nuovo parcheggio del costo complessivo di € 294.000,00; interventi di adeguamento delle piste al Passo di Lavazé per un costo complessivo di€ 858.168,00; manutenzione straordinaria presso il Centro del fondo di Lavazé, per € 291.116,46. La spesa complessiva ammessa è di € 1.443.284,46. La Provincia interverrà con un contributo pari al 95% della spesa ammessa, e cioè € 1.371.120,24 che saranno versati in dieci anni con rate costanti di € 173.280,56 ciascuno, compreso il tasso del 4,5%. L´erogazione dei contributi avverrà tramite Cassa del Trentino s.P.a.  
   
   
FAVORIRE LA PRATICA SPORTIVA TRA I GIOVANI DEL PIEMONTE  
 
Torino, 6 dicembre 2011 - Un piano per favorire la pratica sportiva soprattutto tra i bambini è quanto ha promesso il presidente della Regione, Roberto Cota, intervenendo il 2 dicembre alla conferenza stampa di chiusura dell´anno sportivo della Turin Marathon. Uno studio dell’Istituto di Medicina dello Sport di Torino ha evidenziato infatti che su 6.450 studenti della prima media inferiore, l´8 per cento (circa 500) è obeso. Per loro é alta la probabilità che tra i 18 e i 20 anni possano accusare patologie come diabete e ipertensione. “I dati sul rapporto sport-salute - ha commentato Cota - non lasciano dubbi su quanto incida, magari in modo non eclatante ma sicuramente pesante, l’inattività fisica sui bilanci della sanità regionale. Cattivi stili di vita, soprattutto se condotti fin dall´infanzia, portano ad avere un numero sempre maggiore di soggetti a rischio di gravi patologie che, al di là del costo per le cure, diventano un problema per le famiglie e per loro stessi. Fare sport, quindi, fa bene a tutti: a chi lo fa e alla nostra comunità nel suo complesso. Per questo motivo la Regione appoggia convintamente le manifestazioni come la Turin Marathon e tutte le iniziative che contribuiscono ad avvicinare i piemontesi allo sport”. Un obiettivo che sarà perseguito con la collaborazione della Turin Marathon, che dal punto di vista tecnico chiude un 2011 ricco di soddisfazioni e risultati e che ha avuto come punta di diamante la partecipazione di 24.000 corridori alla maratona.  
   
   
SPORT, FVG: LEGGE GIOVANI TALENTI ESEMPLARE INTERO MONDO SPORTIVO  
 
Udine, 6 dicembre 2011 - La grande attenzione della Regione per il mondo dello sport è stata evidenziata dall´assessore regionale Elio De Anna intervenuto il 2 dicembre ad a Udine alla consegna dei contributi alle Federazioni sportive per il sostegno ai giovani Talenti individuati nell´articolato e ricco mondo sportivo del Friuli Venezia Giulia. Nel corso della cerimonia, De Anna, assieme al vicepresidente del Coni Giuliano Gemo, ha affermato che l´intera realtà dello sport nella nostra regione probabilmente non ha eguali nel resto del Paese. Il clima di collaborazione e di partecipazione di tutto il sistema sportivo, dai dirigenti, ai tecnici, agli stessi praticanti, agonisti e amatoriali, caratterizza le attività e le manifestazioni, l´intera vita sportiva, e concorre, secondo l´assessore, a valorizzare le potenzialità degli atleti, dalla formazione alle prime fasi preagonistiche. Una realtà, quella dello sport nel Friuli Venezia Giulia, alla quale la Regione ha destinato per il 2011 complessivamente circa 10 milioni di euro, con l´obiettivo della riconferma di un´identica disponibilità finanziarie anche per il 2012. De Anna ha poi rivolto l´invito alle Federazioni sportive a destinare almeno il 70 per cento dei contributi legati alla valorizzazione del Talento sportivo (oggi sono stati distribuiti 127 mila euro) direttamente alle famiglie dei giovani atleti. La legge regionale che ha definito questo sostegno alla formazione dei ragazzi che praticano sport e desiderano raggiungere i massimi livelli nell´agonismo, mutua l´esperienza maturata in passato dalla Federazione Italiana Atletica Leggera. L´intervento della Regione intende concorrere a ristorare le spese sostenute dalle famiglie per la formazione sportiva dei giovani atleti, individuati per le loro capacità dalle stesse Federazioni di appartenenza. Per l´impiantistica e il sostegno alle iniziative, come ha precisato l´assessore, vi sono altre previsioni normative che dispongono della necessaria dotazione finanziaria. Per quanto riguarda il primo accesso allo sport, De Anna ha ricordato che anche in questo contesto l´Amministrazione regionale intende essere antesignana. Attraverso un accordo con il mondo della scuola già per l´anno scolastico in corso è previsto l´avvio dell´educazione fisica nella scuola primaria,che però, ha puntualizzato, dovrà essere seguita non soltanto dall´insegnante di base: dovrà infatti essere affiancato in questa nuova ed efficace forma di alfabetizzazione sportiva dei ragazzi da persone dotate di diploma Isef o diplomate in Scienze motorie. L´obiettivo, ha concluso De Anna, è quello di anticipare l´età dell´emersione dei talenti sportivi, lasciando alle società, quindi, alle Federazioni, il compito di formarli per valorizzarne le capacità. Alla cerimonia sono intervenuti il consigliere regionale Paolo Menis ed il presidente provinciale del Coni, Silvano Parpinel.  
   
   
MILANO, BASKET SCHOOL: AVVICINARE GIOVANI A SPORT COINVOLTI 8.200 BAMBINI NELLE SCUOLE DI COMO E DI MILANO  
 
 Milano, 6 dicembre 2011 - "Avvicinare i giovanissimi allo sport significa aiutarli a crescere con sani principi. L´attività sportiva di squadra, come il basket, insegna ai bambini il rispetto per se stessi, per gli altri, il valore dell´amicizia e della collaborazione tra compagni di squadra". Lo ha detto l´assessore regionale allo Sport e Giovani Monica Rizzi, intervenendo oggi alla presentazione di ´Basket School´, progetto patrocinato dalla Regione Lombardia e dedicato alla promozione e diffusione del basket nelle scuole primarie. Nei prossimi mesi saranno coinvolti 8.200 bambini di oltre 370 classi delle scuole milanesi e comasche. Lo scorso anno erano intervenuti, nella sola provincia di Milano, oltre 8.000 alunni in 41 scuole. Oltre all´assessore Rizzi erano presenti, tra gli altri, il presidente del Comitato Regionale Lombardo della Federazione Italiana Pallacanestro Enrico Ragnolini, il presidente del Coni Lombardia Pierluigi Marzorati e, per l´Ufficio scolastico regionale, Marco Bussetti. Molti anche i grandi nomi del basket intervenuti alla presentazione come Gianluca Pascucci (general manager Olimpia Emporio Armani Milano), Anna Cremascoli (presidente Pallacanestro Bennet Cantù), Jacopo Giachetti (giocatore Olimpia Milano e testimonial Basket School), Dan Peterson (ex coach e commentatore televisivo), Carlo Recalcati (coach Pallacanestro Varese), Sandro Gamba (ex coach e professore universitario), Franco Casalini (ex coach e commentatore televisivo) e Gianni Corsolini (ex coach e giornalista sportivo) "Con questa iniziativa - spiega Monica Rizzi - faremo conoscere agli alunni delle classi terza, quarta e quinta elementare di oltre 60 istituti scolastici delle province di Milano e Como i concetti base della pallacanestro attraverso il gioco sport Easybasket, per avvicinarli a questo fantastico mondo". Alcuni istruttori qualificati del Settore Minibasket svolgeranno le lezioni nelle scuole. I bambini partecipanti riceveranno un kit che comprende palloni, pettorine, segnapunti e la gigantografia di un giocatore di basket.