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LUNEDI

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Notiziario Marketpress di Lunedì 10 Settembre 2007
LE AUTORITÀ BRITANNICHE DANNO IL VIA LIBERA ALLA RICERCA SUGLI EMBRIONI IBRIDI  
 
Londra, 10 settembre 2007 - La Human Fertilisation and Embryology Authority (Hfea), Autorità britannica per la fertilizzazione e l´embriologia, ha deciso di autorizzare gli scienziati a creare embrioni ibridi umani-animali a scopo di ricerca. Gli scienziati che intendono impiegare tali embrioni saranno ancora tenuti a presentare domande individuali all´Hfea. «Dopo aver analizzato tutti gli elementi, l´Hfea ha deciso che non esiste alcuna ragione sostanziale per impedire la ricerca ibrida citoplasmica. Tuttavia, l´opinione pubblica è combattuta e le persone sono generalmente contrarie a questo tipo di ricerca a meno che non sia rigidamente regolamentata e possa condurre a progressi scientifici o medici», si legge in una dichiarazione dell´Hfea. I ricercatori di tutto il mondo utilizzano le cellule staminali di embrioni umani nella ricerca destinata ad approfondire la comprensione di alcune malattie. Molti ritengono che le cellule staminali embrionali possano condurre a nuove terapie. Attualmente gli scienziati devono affidarsi a ovociti provenienti da trattamenti per la fertilità. Ma il loro numero è ridotto e tali ovociti non sempre sono di qualità elevata. Utilizzare ovuli animali permetterà agli scienziati di compiere progressi, evitando queste limitazioni. «La decisione su come l´Hfea dovrebbe trattare l´autorizzazione alla ricerca su ibridi umani-animali e chimere ha rappresentato una sfida particolare poiché tale studio è insolito in termini giuridici, scientifici ed etici», riporta la dichiarazione Hfea. La decisione è seguita a un´approfondita consultazione che ha raccolto i pareri degli scienziati e della vasta opinione pubblica riguardo alle questioni legate a tale ricerca. Il risultato «non è un totale semaforo verde per la ricerca ibrida citoplasmica», rileva l´Hfea, ma «un riconoscimento che tale settore di ricerca possa essere consentito, seppure con cautela e controllo scrupoloso». L´autorità ora esaminerà due domande di ricerca presentate lo scorso anno. La dichiarazione dell´Hfea dimostra che l´opinione pubblica riconosce il valore che può assumere la ricerca sugli embrioni umani-animali, ma aggiunge che esiste la chiara esigenza di ulteriori informazioni sulle attività dei ricercatori. Secondo l´Autorità, tale affermazione evidenzia la necessità di una migliore comunicazione riguardo alla ricerca da parte sia degli scienziati stessi sia dell´Hfea. Per accedere alla dichiarazione dell´Hfea in versione integrale consultare: http://www. Hfea. Gov. Uk/en/1581. Html .  
   
   
SCIENZIATI FANNO LUCE SULLA REGOLAZIONE DI ZUCCHERO NEL SANGUE  
 
Bruxelles, 10 settembre 2007 - Un´équipe di scienziati svedesi ha gettato nuova luce sul modo in cui le cellule pancreatiche che secernono insulina mantengono stabili i livelli di glucosio nel sangue e prevengono così lo sviluppo del diabete. Lo studio, finanziato in parte dall´Unione europea, è stato pubblicato sulla rivista «Cell Metabolism». Quando lo zucchero entra nel sangue, dopo essere stato assorbito dal cibo ingerito, è necessario che dal flusso sanguigno penetri nei muscoli (dove fornisce energia) o nel fegato e nel tessuto adiposo (in cui viene immagazzinato). Se lo zucchero non viene rimosso dal sangue, si manifesta il diabete. L´ormone che regola tale trasporto di zucchero dal nostro sangue in altri tessuti è l´insulina, che viene rilasciata nel pancreas da cellule speciali che la secernono, chiamate cellule beta. La membrana delle cellule beta contiene canali in grado di rilevare la quantità di zucchero nel sangue e di controllare la secrezione di insulina stimolata dallo zucchero. In quest´ultimo studio, i ricercatori hanno esaminato il modo in cui la cellula beta mantiene il giusto numero di tali canali sulla superficie cellulare in modo tale che possano rispondere efficacemente ai cambiamenti dei livelli di glucosio nel sangue. Tutto questo è importante in quanto è dal numero dei canali che dipende la reattività delle cellule agli stimoli glicemici. Gli scienziati hanno scoperto che il glucosio aumenta il numero di questi canali sulla superficie cellulare. La cellula immagazzina i canali di nuova creazione in speciali strutture che non contengono insulina. Quando i livelli di zucchero nel sangue aumentano, tali strutture si spostano verso la superficie affinché i canali prendano il loro posto nella membrana cellulare. In questo modo, le cellule beta possono rispondere rapidamente ai cambiamenti dei livelli di zucchero nel sangue e garantire che rientrino nella norma. I finanziamenti dell´Unione europea per la ricerca sono a titolo del progetto Eurodia (genomica funzionale delle cellule beta pancreatiche e dei tessuti coinvolti nel controllo del pancreas endocrino per la prevenzione e la cura del diabete di tipo 2), a sua volta finanziato a titolo dell´area tematica «Scienze della vita, genomica e biotecnologie per la salute» del Sesto programma quadro (6°Pq). Per ulteriori informazioni consultare: Karolinska Institute: http://ki. Se «Cell Metabolism»: http://www. Cellmetabolism. Org/ .  
   
   
TUMORE DELLO STOMACO, SOTTO ACCUSA IL BARBECUE VINCE LA DIETA MEDITERRANEA: IL SUD ISOLA FELICE NEL 2006 REGISTRATI 13.000 CASI, CON 8 MILA DECESSI. PER TRATTARE LA MALATTIA AVANZATA DISPONIBILE ANCHE IN ITALIA LA CAPECITABINA ORALE. MIGLIORA LA QUALITÀ DI VITA E ABBATTE I COSTI  
 
Bari, 10 settembre 2007 – È il barbecue uno dei peggiori nemici del cancro allo stomaco. Un forte consumo di carni rosse, soprattutto se cotte alla brace, cibi affumicati, salati o conservati, poca frutta e verdura rappresentano infatti i principali fattori di rischio di sviluppare questa neoplasia. Il tumore gastrico rappresenta la quarta causa di morte per cancro in Italia con 13 mila nuovi casi (e 8 mila decessi) nel 2006. Umbria, Toscana, Emilia-romagna, Marche e Lombardia sono le regioni più colpite. Un tumore difficile da diagnosticare precocemente e che si può sconfiggere solo se si interviene in tempi rapidi, rimuovendolo del tutto. “Per questa neoplasia la chirurgia rimane ad oggi l’unico trattamento con finalità curative – spiega il prof. Stefano Cascinu, Segretario nazionale Aiom - ma purtroppo solo il 30% dei pazienti presenta un tumore radicalmente operabile e il rischio di recidive è elevato. Dal luglio scorso, però, anche in Italia l’Aifa ha reso disponibile la capecitabina, un chemioterapico orale, per il trattamento del carcinoma gastrico avanzato. Questa molecola, già da tempo utilizzata per il trattamento del cancro del colon retto, ha dimostrato una maggiore capacità di ridurre la massa tumorale ed è risultata più tollerabile per i pazienti che, inoltre, possono assumerla a casa propria. In questo modo si riducono le possibilità di infezione e trombosi, i disagi per il malato e chi lo assiste e anche i costi per il Servizio sanitario nazionale. Un progresso significativo per gli oncologi riuniti fino a domani a Bari per la Xv Conferenza nazionale dell’Aiom sulle neoplasie gastrointestinali. “L’associazione Italiana di Oncologia Medica, nelle linee guida che ha recentemente pubblicato sul cancro dello stomaco, - spiega il prof. Emilio Bajetta, Presidente nazionale dell’Aiom, - sottolinea l’importanza delle terapie orali: l’attenzione alla qualità di vita del paziente e la sostenibilità delle cure sono al centro delle nostre priorità di azione, così come l’informazione e l’educazione ai cittadini sulla prevenzione”. Un segnale di sensibilità e costante ricerca della migliore strategia possibile per l’assistenza ai pazienti si legge anche nella scelta dell’Aiom di dedicare la propria Xv Conferenza nazionale ai tumori del tratto gastro-enterico superiore: fegato, stomaco, esofago, pancreas e intestino. Patologie meno frequenti e di cui si parla meno. “Con questo convegno – spiega il prof. Giuseppe Colucci, presidente della Conferenza – ci poniamo un obiettivo ambizioso: stimolare la discussione, fra oncologi ma anche con altri specialisti, sulle migliori strategie di intervento, terapeutiche e non a tutto vantaggio dei nostri pazienti”. Quella di neoplasie del tratto gastro-enterico superiore è una distinzione ad hoc, che l’Aiom ha scelto di adottare per affrontare un gruppo di tumori rimasti fino ad oggi per la gran parte negletti perché presentano scarse possibilità di trattamento. “Si tratta di patologie per le quali, in questi ultimi anni, non vi sono stati grossi avanzamenti nelle terapie - spiega il prof. Marco Venturini, Tesoriere nazionale dell’Aiom - Fortunatamente ora la situazione sta cambiando: per alcune si sono ottenute di recente conquiste terapeutiche importanti. È il caso del cancro dello stomaco ma anche dei Gist, per i quali oggi esistono uno o più farmaci specifici per il trattamento sia in fase iniziale che metastatica. Buone notizie anche per l’epatocarcinoma, per il quale sono emerse quest’anno nuove possibilità terapeutiche, legate soprattutto alle terapie biologiche”. Ma la prevenzione rimane essenziale per combattere l’insorgenza dei tumori gastro-intestinali, soprattutto l’adozione di stili alimentari corretti. Per ridurre il rischio di carcinoma gastrico è consigliabile consumare molta frutta e verdura, moderare il consumo di insaccati e alcol, evitare il fumo e, quando si cuociono alla brace i cibi, preferirli poco cotti. “La dieta mediterranea, soprattutto un forte consumo di frutta e verdura, rappresentano importanti fattori protettivi - commenta il prof. Evaristo Maiello, Presidente della Conferenza e Direttore Dipartimento di Oncoematologia, Irccs Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo (Foggia). –. Rispetto al numero di casi di cancro dello stomaco la Puglia ha un’incidenza inferiore di ben il 32% rispetto alla media nazionale, e in generale, rispetto alla totalità dei tumori, nel 2006 è la regione che ha registrato il più basso numero di casi registrati ogni anno, dietro solo a Calabria e Sicilia”. Recentemente la Giunta regionale pugliese ha destinato 250mila euro per la realizzazione del Registro Regionale dei Tumori. “Una buona notizia - conclude il prof. Maiello – perché l’analisi della diffusione delle patologie, non solo per macroaree, ma anche a livello delle singole regioni, rappresenta un importante elemento per meglio orientare la programmazione economico-sanitaria, l’assistenza ed per individuare eventuali fattori di rischio ambientale”. .  
   
   
STOP ALLE SPERIMENTAZIONI SCIENTIFICHE SULLE GRANDI SCIMMIE  
 
 Bruxelles, 10 settembre 2007 - Approvando una dichiarazione sottoscritta da oltre 416 deputati, il Parlamento europeo sollecita la cessazione dell´impiego di primati e scimmie catturati allo stato selvatico negli esperimenti scientifici e la definizione di uno scadenziario relativo alla sostituzione di tutti i primati impiegati negli esperimenti scientifici con metodi alternativi. Aprendo la seduta, il Presidente ha annunciato all´Aula che, avendo raccolto oltre 416 adesioni da parte dei deputati, la dichiarazione scritta sull´impiego di primati negli esperimenti scientifici è diventata una posizione ufficiale del Parlamento. Con essa, i deputati esortano «vivamente» la Commissione, il Consiglio dei ministri e il Parlamento europeo a cogliere l´opportunità offerta dalla procedura di revisione prevista dalla direttiva 86/609/Ce per accordare urgente priorità alla cessazione dell´impiego negli esperimenti scientifici di primati e scimmie catturati allo stato selvatico e definire uno scadenziario relativo alla sostituzione di tutti i primati impiegati negli esperimenti scientifici con metodi alternativi. Il Parlamento, nota infatti che l´80% degli intervistati nell´ambito di un sondaggio pubblico effettuato dalla Commissione nel 2006 sulla sperimentazione animale ha ritenuto inaccettabile l´impiego di primati negli esperimenti. Osserva inoltre che nei laboratori dell´Ue sono utilizzati ogni anno oltre 10. 000 primati in esperimenti e che il 26% delle specie dei primati sono a rischio di estinzione. Sottolinea poi che può essere difficile proteggere i primati da minacce quali il consumo umano «se è noto che tali specie sono impiegate liberamente dagli istituti accademici occidentali». D´altra parte, il Parlamento ritiene che le tecnologie e le tecniche avanzate «offrono attualmente metodi alternativi che si dimostrano più efficaci ed affidabili» rispetto alla sperimentazione sui primati, quali la risonanza magnetica funzionale (Fmri), i microdosaggi, i modelli computerizzati o la coltura di tessuti o cellule. Rileva infine che, nonostante le similitudini genetiche (90% del Dna in comune), «esistono differenze importanti tra gli esseri umani e altri primati e che la sperimentazione sui primati non può uguagliare la precisione degli studi condotti su esseri umani». Senza dimenticare che le specie di primati «patiscono grandi sofferenze in cattività». .  
   
   
VIRUS CHIKUNGUNYA: RISULTANO TUTTI NEGATIVI GLI ULTIMI RISCONTRI DI LABORATORIO SUI CASI SOSPETTI SEGNALATI AL DI FUORI DELLE PROVINCE DI RAVENNA E CESENA. LE ANALISI SONO STATE EFFETTUATE AL SANT´ORSOLA SUI CASI SOSPETTI A MODENA, REGGIO EMILIA, RIMINI E FORLI´  
 
 Bologna, 10 settembre 2007 - "In un contesto di sostanziale stabilità dei casi di sospetta Chikungunya, di poco superiori alle 200 unità, è da segnalare un dato importante che emerge dagli esiti più recenti delle analisi di laboratorio effettuate sulle ultime segnalazioni di sospetta Chikungunya. Il laboratorio di Microbiologia del Sant´orsola di Bologna - laboratorio di riferimento in regione per queste problematiche - ha evidenziato come negativi i più recenti casi sospetti di Modena (3 casi), Reggio Emilia (2 casi), Rimini (1 caso), Forlì (1 caso)". L´aggiornamento della situazione viene da Pierluigi Macini, responsabile del Servizio di Sanità pubblica regionale, che sottolinea anche come ,"oltre a questo dato in sé importante, dagli esiti di laboratorio risultano negativi tutti i casi segnalati al di fuori dell´area critica. Si ribadisce che l´infezione della Chikungunya è confinata all´area di Castiglione di Cervia, Castiglione di Ravenna e Cesena, zona entro la quale risulta essere in netto calo, evidenziandosi ora solo casi isolati". Continua la massima attenzione da parte delle autorità sanitarie e delle amministrazioni, sia nel controllo dell´andamento dell´infezione che nella lotta alla zanzara tigre, responsabile della trasmissione del virus. .  
   
   
LE BADANTI: UN NUOVO MODELLO DI WELFARE PER LE FAMIGLIE  
 
 Bari, 10 settembre 2007 - “Le badanti: un nuovo modello di welfare per le famiglie” è il tema della tavola rotonda organizzata dall’Ifoc, azienda speciale della Camera di Commercio di Bari che si svolgerà il 10 settembre, a partire dalle 10,00 preso la sede dell’agenzia formativa, in via Emanuele Mola, 19, a Bari. Il convegno conclude il percorso di Ifoc dedicato al lavoro di badante che ha coinvolto undici donne, anche immigrate, di un’età compresa fra i 20 ed i 50 anni. Sono stati partner di progetto: Consorzio Meridia – S. C. Ar. L. ; Comune di Bari; Comune di Modugno; Ciscai; Centro Famiglie territoriale S. Nicola; Comune di Cassano delle Murge. “L’azione di Ifoc nella formazione – spiega il presidente Pietro Di Cillo – ha voluto rivolgersi anche al mondo dell’assistenza alle famiglie, raccogliendo un bisogno espresso dalla comunità. Il carico assistenziale che pesa sui nuclei familiari, la progressiva diminuzione delle reti di cura parentali, sta sviluppando una domanda alla quale abbiamo voluto offrire una risposta più professionale. Il sistema camerale guarda con attenzione difatti non solo ai bisogni delle imprese ma anche del mercato in genere, offrendo servizi nella formazione, che possono tradursi in valore aggiunto per uno sviluppo più ampio”. Alla fine della tavola rotonda sarà distribuita la pubblicazione “Il welfare possibile” relativa all’attività di ricerca realizzata all’interno del progetto. La ricerca svolta a livello locale conferma il dato nazionale secondo cui il sovrapporsi di cause legislativo-istituzionali con motivazioni individuali – delle famiglie ma anche delle stesse lavoratrici – rende poco agevole la ricerca di soluzioni che possano migliorare tale contesto lavorativo, caratterizzato da una mancanza di controllo da parte di organizzazioni del territorio o Enti Locali, dalla scarsa conoscenza dei propri diritti e doveri da parte di molte lavoratrici ma anche da difficoltà prodotte dalla legislazione italiana in materia di immigrazione (circolo vizioso della clandestinità). Interverranno alla tavola rotonda: Pietro Di Cillo – Presidente Ifoc; Susi Mazzei – Assessore alle Politiche sociali - Comune di Bari; Maria Rosaria Montagano - Regione Puglia – Dirigente Ufficio R. U. E. S; Gianfranco Visicchio – Presidente Consorzio Meridia; Roberta Ferrari – Consulente di direzione aziendale; Sr. Innocenza Maria Gregis – Religiose di Maria Immacolata; Maria Bufano - Centro per l’impiego; Nicolò Mastrandrea - Direttore Ifoc. Moderatore: Rosy Cascella, tutor percorso formativo “Le badanti: un nuovo modello di welfare per le famiglie”. .  
   
   
INAUGURAZIONE SALONE DELLA SEDIA  
 
Torreano di Martignacco, 10 settembre 2007 - Un momento importante di confronto sul settore produttivo della sedia, che sta vivendo una forte crisi dalla quale gli imprenditori si vogliono risollevare. Il 31. Salone internazionale della sedia, inaugurato , l’8 settembre a Udine Fiere dall´assessore regionale alle Attività produttive Enrico Bertossi, ha infatti permesso agli operatori del settore, tramite il nuovo presidente di Promosedia, Pierpaolo Costantini, di esprimere la volontà di risollevarsi dall´attuale situazione di stallo. Questa volontà, che è stata ribadita anche dal presidente della Cciaa di Udine, Adalberto Valduga, è stata ripresa dall´assessore Bertossi che ha sollecitato gli imprenditori a fare quadrato, a lavorare assieme agli enti locali per far rinascere rapidamente il Distretto della sedia. Secondo Bertossi i produttori del Manzanese devono dimostrare che dispongono della tecnologia, della voglia e della capacità di riproporsi sui mercati mondiali, così come avvenuto fino ad alcuni anni fa. "Non è vero che il Triangolo della sedia - ha affermato l´assessore - è destinato a morire. E´ vero invece che ci sono difficoltà oggettive, legate alle situazioni valutarie, al prezzo del petrolio, alle dinamiche dell´economia mondiale, che hanno penalizzato il settore". Il Distretto della sedia, che si giova ora anche della recentemente costituita Agenzia, presieduta da Renato De Sabata, dispone delle capacità innovative, di design, nonché della tecnologia e della potenzialità di internazionalizzazione, adeguatamente sostenute dalla Regione, per poter ricrescere dimostrando la professionalità degli imprenditori friulani. Occorre però - ha puntualizzato l´assessore - che prenda corpo un gioco di squadra tra gli imprenditori e tra questi e le istituzioni, anche per usufruire al meglio delle risorse messe a disposizione dalle leggi regionali. L´agenzia per il Distretto della sedia, in questo contesto, "va interpretata, guidata e utilizzata nel modo migliore". Il Distretto della sedia dovrà inoltre "dialogare con il territorio" e con il Distretto del mobile del pordenonese, per favorire la promozione di entrambi in importanti fiere nel mondo e avviare sinergie con le imprese del complemento d´arredo. Pure le Fiere, ha soggiunto l´assessore richiamandosi all´intervento del Presidente della Provincia di Udine, Marzio Strassoldo, debbono svolgere un ruolo importante nel rilancio del Distretto; vanno altresì messe in rete alcune iniziative dei settori della sedia e dell´arredamento. Prima di Bertossi avevano preso la parola anche il presidente di Udine e Gorizia Fiera Spa, Sergio Zanirato, e il vicesindaco di Udine, Franceso Martines. Hanno partecipato, tra gli altri, all´inaugurazione, l´onorevole Ferruccio Saro, il Presidente ed il vicepresidente del Consiglio regionale, Alessandro Tesini e Roberto Asquini. .  
   
   
ABITARE IL TEMPO GIORNATE INTERNAZIONALI DELL’ARREDO 20-24 SETTEMBRE 2007 VERONA, 20 – 24 SETTEMBRE 2007 - XXII EDIZIONE  
 
Verona, 10 settembre 2007 - Si terrà a Verona dal 20 al 24 settembre 2007 la Xxii edizione di Abitare il Tempo le giornate internazionali dedicate all’arredo di qualità, che da sempre punta su un format fieristico di grande rigore e fascino: un métissage fra classico e moderno, design e decorazione che oggi è accreditato in tutto il mondo. Abitare il tempo che si snoda su 100. 000 m², di cui 30. 000 dedicati a eventi speciali di ricerca, ospiterà quest’anno 700 espositori, di cui 142 produttori esteri, provenienti da 26 paesi. Nei suoi padiglioni fieristici che si distinguono per eleganza e cura degli allestimenti, hanno accolto nella passata edizione 53. 132 visitatori di cui 10. 094 provenienti da 96 paesi. Quest’anno il Salone presenta un’assoluta novità legata al settore Contract. Il nuovo sforzo di Abitare il Tempo prende forma nella mostra-evento “Linking People”, nel nuovo padiglione 7bis, che si estende su un’area di 11. 000 mq. “Linking People”, con le sue nove straordinarie installazioni firmate da brillanti architetti (Lorenzo Bellini, Gianfranco Bestetti, Aldo Cibic, Giugiaro Architettura, Francesco Lucchese, Simone Micheli con Beniamino Cristofani e Salvatore Re, Ettore Mocchetti, Pierandrei Associati, Luca Scacchetti), affronta il tema del Contract esteso alle nuove espressioni del mercato immobiliare del made in Italy che si stanno sviluppando sul territorio inventando nuove tipologie abitative, terziarie e turistiche. Accanto alle installazioni, è inoltre prevista un’area espositiva rappresentata da aziende leader con marcate specificità contract. Icona di Abitare il Tempo 2007 quest’anno è la Up Chair di Gaetano Pesce, di cui viene riproposta una versione assolutamente inedita della Up5 e Up6, la poltrona in poliuretano dalla forma antropomorfica che il grande designer creò per B&b nel 1969. Up5, che rievoca figure femminili preistoriche dalle forme giunoniche, è anche metafora di una visione della donna che negli anni ’60 si sentiva prigioniera di se stessa e veniva infatti rappresentata con una palla legata al piede. Nella trasposizione odierna, quella voluta per Abitare il Tempo 2007, la catena è stata spezzata come rappresentazione della liberazione della donna/poltrona dalla palla/piede e viceversa. Ora entrambi sono finalmente… contenti! Nel 2005 Alessandro Mendini aveva creato una versione unica della Proust Chair, mentre nel 2006 Marcel Wanders aveva proposto la Knotted Chair, dando vita a un percorso teso a reinterpretare oggetti-icone del design internazionale, ma capaci di trasmettere il significato di un’artigianalità tutta italiana. Da sempre la volontà e la capacità di Abitare il Tempo di promuovere i nuovi sviluppi nel campo del design e degli scenari della visualità, delle tecnologie, della produzione contemporanea è testimoniata dalle mostre di ricerca nel padiglione 8, allestito da Luca Scacchetti e Peter Bottazzi, come una grande piazza interna dove il pavimento si muove, si alza, diventa seduta, arco, passaggio, vela, nastro. Il padiglione 8 accoglierà cinque grandi esposizioni, a partire da Totemcity: un mondo incantato vera e propria galleria d’arte, che nasce da un progetto di Federica Marangoni con la partecipazione della Berengo Fine Arts, un percorso fiancheggiato da totem colorati, 20 opere in vetro di Murano progettate da artisti di tutto il mondo, realizzate a mano con tecniche varie. Italian New Wave raccoglie le testimonianze del lavoro di 10 università e scuole di design italiane. La mostra, ha come obiettivo quello di esplorare cosa si va sviluppando tra i giovani designer, indagando sulle nuove direzioni di ricerca, in relazione al rilancio del made in Italy nel mondo. Il tema verrà affrontato anche in una tavola rotonda con esperti, critici, imprenditori, che cercheranno di stabilire se oggi si può parlare di una new wave italiana. L’intenzione è quella di far proseguire questo lavoro di approfondimento con una seconda mostra nel 2008, aperta anche al design europeo. Interverrà Philippe Daverio. Il progetto espositivo di Vittorio Locatelli e Carlo Ninchi, In cerca di Alice è un percorso onirico lungo il quale si muove una moderna Alice, in un campo nero disegnato come una scacchiera, luci intermittenti fanno emergere installazioni che segnano lo spazio, luoghi mentali popolati da mobili, complementi, oggetti, opere d’arte. Lo spettatore-Alice si muove liberamente da un episodio all’altro secondo le associazioni e i moti del proprio pensiero, ma sollecitato insieme dalle evocazioni e dalle correlazioni che la luce sottolinea o suggerisce. Il visionario artista belga Arne Quinze, creatore della design agency Quinze & Milan presenterà la mostra Mutagenesis. Quinze è un vero e proprio self-made architect che non ha alle spalle università o scuole: è uno street artist, graffitista e membro di una rock band. Dotato di straordinaria sensibilità per i materiali e di una speciale percezione delle persone e dei temi dei nostri tempi, non è nuovo a insolite performance. Nel 2006 realizza Uchronia, un’enorme scultura costruita con 160 km di legno nel deserto del Nevada, alla quale l’artista trentaseienne ha poi dato fuoco di fronte a 45. 000 spettatori. Imbevuto di una cultura trasversale che vive la globalizzazione come situazione naturale e la esprime indagandone i mutamenti, Arne Quinze è autore di grandi scenografie dove l’organicità esprime la “mutagenesi” come capacità delle forme di mutare. Nel suo grande allestimento, Quinze collocherà insieme collezioni di arredi e performance metropolitane, una sintesi della sua idea di design ma insieme della sua maniera di guardare al mondo contemporaneo. A pochi mesi dalla sua scomparsa Abitare il Tempo rende omaggio a Dino Gavina, personaggio geniale e “sovversivo” come lui amava definirsi. Voluta e curata da Carlo Amadori, Vanni Pasca e Luca Scacchetti, la mostra Dino Gavina: omaggio ad un progetto estetico ricorda con prodotti immagini e filmati la figura dell’imprenditore, collezionista-mecenate che ha attraversato la storia del design italiano sempre proteso verso l’innovazione. All’interno del padiglione 9, “Architetture di Interni” presenta le proposte abitative di designer e aziende che si sono moltiplicate negli ultimi anni. Una serie di progetti in cui il tema dell’abitare viene esplorato secondo ottiche progettuali diverse, sempre nel tentativo di formulare idee che interpretino e insieme offrano risposte alla complessità del mondo contemporaneo. Si tratta di progetti dove l’architetto-curatore è completamente libero da qualsiasi vincolo allestitivo. Le Architetture sono progettate da: Peter Bottazzi, Carlo Colombo, Maurizio Duranti, Mario Mazzer, Simone Micheli, Nucleo+piergiorgio Robino, Matteo Nunziati, Luca Scacchetti, Roberto Semprini, Giovanna Talocci, Enrico e Viola Tonucci, Marco Viola. Ad Alessandro Mendini, figura centrale del design italiano e personalità poliedrica, sarà consegnato il Premio Abitare Il Tempo 2007 giovedì 20 settembre. La giornata di apertura di Abitare il Tempo si concluderà con una serata di gala a Palazzo della Ragione, e gli eventi serali proseguiranno fino al 23 settembre con tre spettacoli di musica, suoni e luci al Museo Lapidario Maffeiano. .  
   
   
"MULTIFIERA 2007" A PORDENONE DEDICA UN APPOSITO PADIGLIONE AL CORRIDOIO 5  
 
 Pordenone, 10 settembre 2007 - "Siamo in presenza di una congiuntura favorevole per la nostra economia, che ha saputo riconquistare posizioni di autorevolezza nel contesto nazionale e internazionale. Bisogna allora che la politica si chieda come può affiancare lo sforzo delle imprese per la ripresa. La Regione da parte sua una risposta l´ha già data: facendo una coraggiosa politica di riforme". Questo il pensiero dell´assessore alla Pianificazione territoriale, Lodovico Sonego, intervenuto l’8 settembre in rappresentanza della Regione - presenti anche numerosi Consiglieri regionali - all´apertura di "Multifiera2007", tradizionale salone di "Pordenone Fiere". Riforme affrontate, secondo Sonego, con coraggio, "cercando il dialogo con le parti, ma poi decidendo": tali riforme, tra l´altro, hanno visto la riduzione (unica regione in Italia) di un punto dell´Irap per le imprese che investono; la riorganizzazione del sistema sanitario regionale (ora il primo in Italia) liberando risorse destinate a migliorare e aumentare i servizi per i cittadini; previsto per il trasporto pubblico locale un unico gestore regionale per gomma e rotaia: anche qui meno spesa e migliori servizi. Accanto a ciò un grosso sforzo la Regione ha fatto e sta facendo per affrontare a avviare a soluzione i problemi delle infrastrutture: "è stato difficile - ha continuato l´assessore - ma siamo arrivati alla prima pietra (il 12 settembre) dell´ultimo lotto della A28; abbiamo realizzato un accordo di programma con la Provincia di Pordenone per risolvere i nodi infrastrutturali del Friuli Occidentale". Infine il Corridoio 5, al quale "Multifiera" dedica un apposito padiglione: "vogliamo realizzarlo - ha detto Sonego - perché servirà per il bene comune anche se i vantaggi verranno raccolti da chi verrà dopo di noi. Se fosse stato realizzato prima, oggi avremmo meno traffico, meno costi, meno inquinamento. Ora bisogna che Pordenone da un lato e le imprese dall´altro pensino a come godere dei vantaggi del Corridoio 5. L´importante è lavorare assieme e i risultati si vedranno". Una fiera, quella di quest´anno - come ha messo in evidenza il presidente, Alvaro Cardin - che può contare sul 27 per cento di espositori in più, sul rinnovamento nella qualità della formula tradizionale delle fiere campionarie, in importanti presenze istituzionali e con un´attenzione particolare al territorio, compreso il Portogruarese. Una positiva ripresa di dialogo fra territori contermini, storicamente e religiosamente uniti (Portogruaro e Pordenone fanno parte della stessa antica Diocesi di Concordia-pordenone), sottolineata - assieme ad altre considerazioni sull´andamento dell´economia e sull´esigenza della sinergia tra istituzioni - da tutti gli intervenuti: i sindaci di Pordenone, Sergio Bolzonello, e di Portogruaro, Antonio Bertoncello; gli assessori provinciali di Pordenone, Renzo Francesconi, e di Venezia, Danilo Lunardelli; il presidente della Camera di Commercio di Pordenone, Giovanni Pavan. Il governo nazionale era rappresentato dal Sottosegretario al Commercio internazionale, Milos Budin. .  
   
   
FIERA MILANO LANCIA “OPPORTUNITY NETWORK” IL PRIMO SOCIAL BUSINESS NETWORKING DEL MONDO FIERISTICO  
 
 Milano, 10 settembre 2007 – Il social business networking, ultima frontiera “relazionale” di internet, arriva in Italia per iniziativa di Fiera Milano, o meglio, della sua società internet Expopage che ha varato Opportunity Network. Si tratta di una grande “piazza virtuale” all’interno della quale tutti gli attori di una fiera, si tratti di espositori, buyer di settore o semplice pubblico visitatore, possono incontrarsi e scambiarsi informazioni o “dritte” utili nell’ambito del proprio settore merceologico. La bontà dell’operazione è testimoniata dal fatto che a sole quattro settimane dall’avvio del servizio, avvenuto nel mese di Agosto tradizionalmente di “stop” per le attività lavorative, sono già 1. 400 gli iscritti che usufruiscono del sistema di rete sociale approntato da Fiera Milano. “Non è affatto strano che l’avvio del social business networking in Italia sia targato proprio Fiera Milano – commenta l’amministratore unico di Expopage Sebastian Kuester. Al contrario, a ben pensarci è abbastanza naturale. Noi facciamo fiere, siamo, in questo settore, uno dei primi operatori al mondo. E le fiere vivono di relazioni. Con l’introduzione della “piazza virtuale” il momento fieristico arriva a non avere più confini spazio-temporali, e, di fatto, una fiera “senza limiti” fa aumentare in maniera esponenziale l’incontro tra domanda e offerta e si trasforma in un potente catalizzatore per l’avvio di nuovi affari”. Expopage basa da sempre la sua mission aziendale sull’aiuto ai propri utenti per vendere a acquistare meglio attraverso strumenti web based, e Opportunity Network è soltanto l’ultimo nato di tali strumenti, con una altissima potenzialità di sviluppo. Fare parte della nuova grande piazza virtuale concepita da Expopage è semplice: basta visitare il sito (www. Expopage. Net), registrarsi gratuitamente e accedere ai riferimenti che la ricchissima banca dati del portale della Fiera, frutto di sette anni di contatti e relazioni, mette a disposizione dei navigatori. Un patrimonio che dimostra tutta la sua valenza nei numeri: 107 manifestazioni fieristiche on-line, oltre 50 mila aziende espositrici presenti nei cataloghi, circa 300 mila operatori registrati ad oggi, una media di 104 mila visite mensili e circa 1. 400. 000 pagine visionate ogni mese. Lo strumento fiera, da sempre, è il principale momento di incontro e di scambio di informazioni, suggerimenti, idee. E tutto ciò era già una realtà molto prima che esistesse Internet. Con l’introduzione del social business networking di Fiera Milano, il concetto di fiera come punto di incontro per i propri affari, ma anche per le relazioni personali (concetto di “social”), subisce un determinante up-grade e si arricchisce di tecnologia. Una tecnologia che ha lo scopo ultimo di dare una dimensione globale al proprio bacino di contatti, col netto guadagno di un reale incremento del proprio giro d’affari. “Le nostre fiere, prevalentemente B2b ed altamente specializzate – conclude Kuester - sono un appuntamento per tutta la comunità economica a cui di volta in volta ci rivolgiamo, l’occasione di incontro non solo tra clienti e fornitori, ma anche tra persone che, a vario titolo, si sono conosciute nella vita lavorativa e talvolta anche al di fuori di essa. L’opportunity Network di Expopage rende possibile questo momento di socializzazione per 365 giorni all’anno. ” . .  
   
   
A PALAZZO ROCCABRUNA A TRENTO UN EVENTO INTERATTIVO SUI PERCORSI E LE OPPORTUNITÀ AL FEMMINILE NELL’ARTE “ARTE BIANCA, DONNE E PROFESSIONI ARTISTICHE”  
 
Trento, 10 settembre 2007 - – “Arte Bianca” non è solo il titolo della mostra sulle emozioni del grano e della farina bianca inaugurata l’ 8 settembre a Palazzo Roccabruna a Trento. Non è solo una galleria di installazioni al femminile (“Quando mai, alla vernissage di una mostra di soli artisti maschi, si chiede ai curatori come mai si è scelto di interpellare unicamente artisti uomini?” si è provocatoriamente chiesta la vicepresidente della Provincia e assessore alla cultura Margherita Cogo) che hanno come tema, ma anche come emozione trainante, proprio l’alimento principale e sostanziale dell’uomo: il pane. È, soprattutto, l’affermazione che l’arte “donna” è possibile e auspicabile; è una reale opportunità di visibilità riservata a sei artiste di fama nazionale e internazionale (Adolfina De Stefani, Annamaria Gelmi, Gabriela Nepo-stieldorf, Michela Pedron, Veronique Pozzi, Tiziana Priori e Topylabrys) per abbattere finalmente quella barriera che si frappone tra l’arte femminile e la professione di artista. “Perché mai oggi è così difficile, per una donna che voglia dedicarsi a tempo pieno all’arte, fare della propria vocazione una vera e propria professione? – si è ancora chiesta Margherita Cogo. – Perché oggi la donna che si dedica con tutte le sue forze all’elaborazione artistica, passa per una che si applica ad un hobby, più che ad una professione? Perché esiste questa diffidenza e una vera e propria barriera che impediscono alle donne artiste di entrare nel mercato dell’arte? È proprio per dare una prima risposta a queste domande che il mio assessorato ha volentieri collaborato con la Consigliera di Parità e con l’associazione culturale milanese “Arte da mangiare” e abbiamo allestito questa mostra”. Promuovere le donne artiste “deve essere un imperativo categorico per le istituzioni pubbliche, in modo da far emergere le capacità creative nuove e originali. Arte Bianca, poi – ha concluso Margherita Cogo, – è un bel titolo, perché coniuga l’arte e il lavoro, per far capire il senso centrale della vita, che è quel pane-alimento primario di ogni persona”. “Arte Bianca” non sarà un evento rigido e passivo, ma interagirà con le scuole e con le donne, ha detto nel suo intervento Eleonora Stenico, Consigliera di Parità per il Trentino, perché a partire dall’Arte Bianca “vogliamo crescere, vogliamo offrire nuove occasioni di incontro, vogliamo convincere le famiglie che la figlia intenzionata ad abbracciare la professione di artista, se ne possiede le qualità, va supportata, va aiutata, va sostenuta e incoraggiata, proprio come si farebbe con un figlio maschio”. La mostra “Arte Bianca”, sostenuta anche dall’Associazione Panificatori della provincia di Trento, che rimarrà aperta a Palazzo Roccabruna fino al 30 settembre (dal martedì al venerdì 10-12, 14-17, sabato e domenica 10-12, 16-19, lunedì chiuso), nasce da una collaborazione fra Assessorato alla Cultura e Consigliera di Parità sul tema della vita, delle sue origini e dei suoi elementi essenziali, concetti questi da sempre fondamentali e inscindibilmente legati. Arte e lavoro sono due ambiti non facili da coniugare, soprattutto per quanto riguarda le donne. Nel caso dell’”Arte bianca”, però, c’è un valore aggiuntivo al “fare”, che è rappresentato dal pane, cibo fondamentale per la sussistenza dell’uomo. Sette sono le artiste che espongono le loro opere, tutte iscritte all’Associazione Culturale “Arte da Mangiare”, nata a Milano nel 1996: si tratta di Adolfina De Stefani, Annamaria Gelmi, Gabriela Nepo-stieldorf, Michela Pedron, Veronique Pozzi, Tiziana Priori e Topylabrys In “Arte Bianca” l´intenzione dichiarata è quella di coniugare arte, cibo e lavoro; nutrirsi quotidianamente di arte, cioè, e quindi produrre e fruire arte come soddisfazione di un bisogno vitale e primario dell´individuo. Questo insolito approccio artistico si propone di accompagnare il visitatore lungo un percorso simbolico che permetta anche di recuperare, dai cassetti della memoria, i ricordi della tradizione, delle cose semplici, dove il bianco domina quale presenza essenziale spogliata di ogni orpello. I materiali utilizzati come grano, farina bianca, pane, sale, acqua, zucchero e argilla, rappresentano il filo conduttore fra un´opera e l’altra che permette di riflettere sull´origine e i contenuti della vita. Durante l´inaugurazione della mostra le artiste coinvolte hanno offerto una performance del tutto inedita dal titolo “Il Sentiero di Pollicino”, una traccia del percorso di Pollicino attraverso briciole di Arte Bianca, alla ricerca di una via da seguire. L’evento ospitato a Palazzo Roccabruna è un’occasione unica offerta alla città di Trento per relazionarsi con l’arte al femminile e per riflettere sulle molteplici forme del lavoro artistico, e vuole essere momento privilegiato di collaborazione tra diverse generazioni di artiste: tra coloro che hanno già intrapreso la via e coloro che invece desiderano muovere i primi passi in questa direzione. All’interno dello spazio espositivo, infatti, le artiste realizzeranno alcuni workshop rivolti agli studenti delle scuole superiori e alla collettività in generale, per parlare della passione dell´arte, delle occasioni professionali e dei percorsi formativi che possono essere intrapresi in Italia e all´estero. In particolare, le iniziative consisteranno sono previsti due incontri informativi e formativi rivolti a coloro che desiderano approfondire la conoscenza del mondo dell´arte, delle professioni artistiche, e delle peculiarità di “Arte da mangiare – Arte Bianca”. Verrà inoltre bandito il Un concorso da titolo “Arte da Mangiare – Arte Bianca” aperto alle classi dei Centri di Formazione Professionale a indirizzo alberghiero della Provincia autonoma di Trento; le opere premiate, accompagnate da una illustrazione espositiva, verranno riprodotte e raccolte in una pubblicazione dedicata all´evento curata della Consigliera di Parità. .  
   
   
"LUIGI MAINOLFI” PELLE DELLA TERRA, PELLE DEL CORPO PARCO BIOENERGETICO E ANTICHE SCUDERIE DEL BORGO STORICO SEGHETTI PANICHI (CASTEL DI LAMA, ASCOLI PICENO) 23 SETTEMBRE – 4 NOVEMBRE 2007  
 
 Ascoli Piceno, 10 settembre 2007 - Dopo il successo della mostra “Natura: morte e resurrezione” 24 artisti internazionali verso una ecologia della mente” proposta nell’ultimo scorcio d’estate del 2006, l’arte contemporanea torna ad animare il Borgo Storico Seghetti Panichi. Un nuovo connubio tra natura, creazione ed artificio che vede come protagonista Luigi Mainolfi. Pelle della terra, pelle del corpo questo il titolo dell’evento che inaugurerà il prossimo 22 settembre, alle ore 17. Curata da Marisa Vescovo la mostra è dedicata ad uno degli artisti italiani più significativi e rappresentativi degli ultimi anni e propone un percorso straordinario, creato all’interno del Parco Bioenergetico del Borgo Storico in cui sarà possibile ammirare una serie di meditazioni artistiche che trovano la loro collocazione ideale inserite nella natura. Un dialogo intenso tra ciò che ci circonda e l’opera dell’uomo. Il Parco Bioenergetico del Borgo Storico Seghetti Panichi, realizzato dal grande botanico e paesaggista tedesco Ludwig Winter tra il 1875 ed il 1890 è uno dei 64 Grandi Giardini Italiani. L’acqua, la luce e naturalmente le piante, creano un ambiente ricco di energia e fascino. Un parco in cui regna la biodiversita, un ambiente unico e straordinario in cui convivono piante tipiche dell’area mediterranea ed altre esotiche. Querce secolari convivono con i loti del laghetto; vicino a specie vegetali tipiche dell’area giapponese si possono ammirare diverse varietà di palmizi, vera e propria passione di Ludwig Winter. Particolarmente interessanti risultano i grandi gruppi di Chamaerops humilis e le Washingtonia filifera, mentre è assolutamente straordinaria la presenza di due rarissime Yubea spectabilis. In questo contesto, fatto di natura e biodiversità, si inseriscono come corpi sospesi tra strutture e forma in un dialogo incessante con il cosmo, le opere di Luigi Mainolfi. Un poetica quella dell’artista campano che rifugge il senso del movimento artistico, della corrente o dello stile operando un percorso trasversale attraverso più di trent’anni di Storia dell’Arte. Un linguaggio universale che dialoga con i massimi sistemi attraverso elementi minimi. La terra, il bronzo, il ferro, la stoffa si trasformano sotto le mani dello scultore fino ad assurgere ad una dimensione fortemente simbolica. Negli ultimi dieci anni la difesa della natura diventa un elemento portante della poetica dell’artista. Istanze leggere, sospese tra il fantastico e l’onirico, calate in una dimensione favolistica e mitica che mantengono inalterato un messaggio urgente e sentito. L’artista prova, sin dalla giovinezza, un amore forte per il disegno e le sculture stesse diventano spesso degli enormi disegni operati direttamente sul paesaggio. Negli ultimi anni recupera anche una dimensione prettamente grafica e pittorica. Una parte di questa produzione sarà visibile nelle Antiche Scuderie del Borgo. Oltre ad aver vinto il “Superior Prixe al 5th Henry Moore G. P. ” in Giappone nel 1987 Luigi Mainolfi sarà insignito il prossimo 29 luglio del Premio Michelangelo 2007. Un premio molto prestigioso, nato nel 1997 che in dieci anni è stato assegnato ad artisti e uomini di cultura di fama internazionale tra cui Giò Pomodoro, Pamiggiani, Nagasawa e Nagel. Le sue opere sono state esposte, negli anni, in spazi nazionali ed internazionali di grande rilievo, si ricordano lo Stedelik Musesum di Amsterdam il Museo di Sapporo in Giappone, il museo di Capo di Monte a Napoli, il Palazzo delle Esposizioni di Roma, il museo di Darmstadt, il museo di Taiwan, , alla Gam di Torino. Lo stesso ha anche partecipato a manifestazioni di livello internazionale quali la Xliv Biennale di Venezia (sala personale), la Biennale di Pechino, La Biennale di San Paolo, Documenta. “Luigi Mainolfi da 30 anni porta avanti un innovante discorso legato alle metamorfosi positive e negative della natura. Questo modo concettuale, etico e tecnico di concepire l’arte è completamente in sintonia con la filosofia dell’Associazione, che vuole precipuamente promuovere manifestazioni che si rivolgono ai problemi -oggi molto caldi- dello stato della natura, del paesaggio e della sua inderogabile protezione, sia sul versante sociale che della conoscenza anche artistica. ” Così interviene la curatrice Marisa Vescovo a proposito della mostra. L’associazione Culturale Seghetti Panichi, che ha attivamente promosso la mostra nasce infatti per rendere comprensibile a più livelli – storico, didattico e bioenergetico - il Parco Storico Seghetti Panichi. Un luogo non più da intendere come realtà locale, ma esteso ad una concezione di ‘ambiente globale’ dove si creano ‘esperienze culturali’ attraverso mostre ed eventi di Arte Contemporanea. Il tutto, per migliorare il benessere dell’essere umano e per rispetto e tutela di un Bene Storico di valore Nazionale che, traghettato nel contemporaneo, diventa aperto ed accessibile a fruitori colti e sensibili da tutto il mondo. Saranno promossi eventi collaterali nel corso della mostra. In occasione della mostra uscirà un catalogo bilingue (italiano/inglese) che conterrà oltre ai testi istituzionali ed al testo della curatrice Marisa Vescovo, un intervento del Vice Direttore della Gam di Torino Riccardo Passoni . . .  
   
   
VISIONI MOSTRA PERSONALE DI NICOLA TOMASI  
 
Trieste, 10 settembre 2007 - S’inaugura a martedì 11 settembre 2007 alle ore 18. 30 alla Sala Comunale d’Arte (piazza dell’Unità d’Italia, 4), la mostra personale di opere recenti del pittore Nicola Tomasi. La rassegna, intitolata Visioni e organizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Trieste, sarà presentata dall’architetto Marianna Accerboni. Rimarrà visitabile fino al 30 settembre con orario feriale e festivo 10. 00 – 13. 00 e 17. 00 – 20. 00. Raffinato minimalista visionario, il pittore Nicola Tomasi, nato a Pordenone nel 1960 ma attivo da anni a Gorizia, crea – scrive Accerboni - attraverso una tecnica calibrata e ineccepibile, una serie di architetture fantastiche: palazzi della memoria, lievi eppure possenti, che, grazie a delle prospettive elegantemente forzate, si librano verso il cielo secondo un´impaginazione razionalista e nello stesso tempo originale, realizzata seguendo i crismi dell´intuizione e del comporre contemporanei. Non a caso infatti le sue invenzioni e le sue strutture, prendono avvio da una delle espressioni artistiche più glamour degli anni 2000, cioè la fotografia, di cui Tomasi è da sempre molto appassionato; tant´è che, proprio attraverso l´arte del terz´occhio, si è accostato alla pittura. In seguito, partito dall´astrazione materica, dai monocromatici e dalla tecnica a olio, l´artista si è addentrato - pur mantenendo viva la sensibilità per una superficie intensamente e irregolarmente modulata - in una trama neofigurativa, che, nella sua essenzialità, rappresenta una delle cifre più interessanti del linguaggio contemporaneo, il quale in linea di principio ha già superato l´informale e l´astrazione. E sotto il profilo tecnico il processo di evoluzione è avvenuto in particolare attraverso la sperimentazione e l´intreccio di modi e materiali diversi, quali per esempio stucchi poliestere, acrilici, legno, metalli, resine epossidiche. Per di più va sottolineato che, in linea con il linguaggio della modernità, Tomasi ha addottato spesso di recente la computergrafica per l´iniziale “progettazione“ delle sue architetture. Modernissimo, attuale e saggio – conclude il critico - l´artista, che, grazie ai suoi palazzi silenziosi, negli ultimi anni si è aggiudicato diversi primi premi, pensa già ai prossimi lavori, i quali saranno realizzati attraverso un mix di fotomontaggi fotografici e di inediti interventi cromatici che - per quanto riguarda quest´ultimi - la mostra attuale già propone. .  
   
   
PARMA – FONTANELLATO: “20: 1987-2007” MOSTRA FOTOGRAFICA DI MASSIMO GORRERI IN ROCCA  
 
Fontanellato Pr, 10 settembre 2007 - Un diario punteggiato di immagini: è l’album di viaggio – tra reportage e racconto - il cardine della mostra firmata da Massimo Gorreri dal titolo “20: 1987-2007”, realizzata in collaborazione con l’assessorato alla Cultura del Comune in Rocca Sanvitale da domenica 4 novembre con inaugurazione alle 10. 30. Gorreri – che collabora con riviste e un’agenzia fotogiornalistica - ha raccolto immagini, inquadrature, colori, suggestioni scattate in giro per il mondo e dietro l’angolo di casa, dai primi click su Parma agli ultimi durante la visita a Sarajevo. La personale espositiva è aperta – a ingresso libero - sabato 10 e domenica 11 novembre e sabato 17 e domenica 18 novembre dalle 10 alle 12. 30 e dalle 15 alle 18. “L’esposizione è composta da circa 45 immagini a colori e bianco e nero, intervallate da alcuni pensieri tra le varie foto – ha spiegato Gorrei - Guardando la serie di scatti si avrà l’idea di sfogliare un album di ricordi, ma soprattutto emozioni che solo la fotografia, a mio parere, può dare. La scelta del titolo, “20”, indica il numero degli anni trascorsi dal primo scatto ad oggi: il 1987 è infatti l’anno in cui ho iniziato a fotografare. Tema delle foto? Reportage di viaggio, in stile personale e istintivo”. Massimo Gorreri ha iniziato la sua carriera nel 1993 come direttore della fotografia , allo spettacolo “Suoni e Immagini” “ con l’orchestra di 40 elementi del conservatorio di Piacenza, diretta dal maestro Luciano Caggiati. Dopo una serie di mostre tra Parma, Reggio e Bologna, ha collaborato con le riviste Bell’italia, Archeologia, Gente e l’agenzia fotogiornalistica Emmeviphoto di Milano. Gorreri ha già esposto nel 2002 e nel 2005 nella Rocca di Fontanellato con le personale “Le stanze dei sogni” e “Quattro”. .  
   
   
“TIZIANO. L’ULTIMO ATTO”, CURATA DA LIONELLO PUPPI E ALLESTITA DAL GRANDE ARCHITETTO TICINESE MARIO BOTTA: UNA DELLE ESPOSIZIONI PIÙ ATTESE DELL’ANNO, OSPITATA A PALAZZO CREPADONA A BELLUNO E NELLA SEDE DELLA MAGNIFICA COMUNITÀ DI CADORE A PIEVE DI CADORE, PAESE NATALE DELL’ARTISTA. 15 SETTEMBRE 2007 – 6 GENNAIO  
 
Milano, 10 settembre 2007 - Una mostra unica racconta gli ultimi anni della vita e dell’arte del grande Maestro. Un gigante di fronte alla morte, ricondotto dopo secoli, nella sua terra d’origine. Il grande Tiziano, il “divin pittore” colto negli ultimi, fondamentali anni della sua vita e della sua folgorante carriera – gli anni della resa dei conti con la vita, gli affetti e il fare artistico – verrà presentato in una mostra senza precedenti, ambiziosa per le ricerche condotte e gli studi che l’accompagnano, che ricondurrà finalmente il maestro nella sua terra d’origine. Gli ultimi venti anni, costituiscono una fase cruciale del percorso esistenziale ed artistico di Tiziano. Nel 1556 muore Pietro Aretino, il fraterno amico, l’agente spregiudicato, il promotore della sua arte; nel ’58 scompare Carlo V, cui lo aveva legato un antico rapporto e probabilmente un sincero sentimento di gratitudine, e l’anno seguente anche l’amato fratello Francesco lo lascia. Tiziano comincia a sentirsi più solo e più vecchio; il suo senso della famiglia si rafforza e cresce in lui la necessità di riallacciare il legame con il paese natale e il suo Cadore, ove periodicamente torna. Così verso la metà degli anni Sessanta, quasi ottantenne, come il vecchio Ezechia si preoccupa di “mettere ordine alle cose della sua casa”: ed è un intreccio di faccende pratiche da sistemare e di “alti pensieri”, che si concentrano in meditazioni sul senso del tempo, la fragilità della bellezza, l’ineluttabilità della morte, il peccato, la redenzione, la salvezza nell’Eternità. Se nell’ottobre del 1565 era salito nella sua Pieve – assistito dall’equipe ormai ben collaudata, composta dal figlio Orazio, il nipote Marco, Valerio Zuccato e un enigmatico discepolo tedesco, Emanuele Amberger – tante partite il “gran vecchio” sapeva aperte e s’affannava a chiudere. Erano i conti di “dare e avere” con la Magnifica Comunità di Cadore ed il commercio del legname; il controllo delle prebende fatte confluire sul figlio indocile, Pomponio, che gli si rivoltava contro; il recupero dei crediti nei confronti di Filippo Ii; dispute e indebitamenti col Fisco veneziano; una figlia illegittima da mettere cautamente al sicuro, e altri affanni ancora. Nel 1566 Giorgio Vasari, dopo averlo visitato nella casa veneziana al Biri Grande, ne aveva consacrato la fama di “pittore divino” – costruita negli anni precedenti dall’Aretino e dal Dolce – dedicandogli una circostanziata ed encomiastica biografia nell’edizione giuntina, nel 1568, delle Vite. Nel decennio, suppergiù, che lo separa dall’ora della morte – che scoccherà, nell’infuriar della grande peste il 27 agosto 1576 – Tiziano continua a operare a dispetto della vista che gli si appanna e delle mani che tremano. La pittura del Maestro – ora concentrata soprattutto sui soggetti sacri e mitologici – riflette gli eventi e il senso d’inquietudine e di minaccia di questi anni, acuito dalle incertezze della situazione europea e dall’avvio della Controriforma. Tiziano frena l’impeto torrenziale dei precedenti decenni: alle fatice pittoriche s’applica, non solo con inattesa parsimonia, ma con una sorta di disincanto, preoccupato ormai d’appagare anzitutto l’urgenza della propria vena espressiva. E, mentre nelle opere commissionate accetta di essere assistito dalla bottega, stabilmente costituita dal manipolo che lo aveva accompagnato a Pieve di Cadore nel ‘65 – e a questa lascia l’esecuzione di repliche di opere fortunate o di immagini devote per chiese della Marca e del Cadore – si concentra su poche altre, con o senza gli assistenti – quasi un lungo testamento – sprigionandovi la libertà incondizionata di un fare pittorico prodigioso e privo di comparazione possibile. Le accumulerà nelle stanze della casa veneziana e diventeranno, all’indomani della sua morte, oggetto della contesa furibonda tra il figlio Pomponio e il genero Cornelio Sarcinelli, sino alla dispersione per i rivoli del mercato artistico. La mostra che aprirà il 15 settembre presenterà – con numerose novità interpretative e gli esisti di importanti studi – quest’ultima tormentata e favolosa stagione di Tiziano, esponendo a Palazzo Crepadona, in un evento stimolante per il pubblico e la critica, numerose opere che la rappresentano, ma anche dipinti di cronologia precedente e però trattenuti in casa dal Maestro per scelta ed effetto, e là rimasti alla sua morte, oppure necessari a far comprendere il formarsi dell’arte – affascinante – dell’ultimo periodo: quella pittura disgregata fatta di solo colore, quell’ ”impressionismo magico” che coinvolge e scuote, quell’apparente non finito che è il segno del turbamento e del dubbio esistenziale di un’epoca. Ancora, un gruppo di disegni coerenti con quegli umori e, infine, le incisioni che, frattanto, Tiziano si preoccupava di far imprimere – controllandone l’esecuzione – a testimonianza della sua impareggiabile avventura artistica. Circa un centinaio di opere giungeranno dunque dai maggiori musei internazionali – Il Prado di Madrid, L’ermitage di San Pietroburgo, il British Museum di Londra, lo Statens Museum fur Kunst di Copenhagen, il Palais de Beaux Arts di Lille, il Brukental Museum di Sibiu, la National Gallery di Washington – per questa mostra organizzata da Villaggio Globale International e promossa dalla Provincia di Belluno insieme a Regione del Veneto, Comune di Belluno, Magnifico Comune di Pieve di Cadore, Magnifica Comunità di Cadore, Comunità Montana Centro Cadore, Fondazione Centro Studi Tiziano e Cadore, Soprintendenza Psae per le Provincia di Venezia, Padova, Belluno e Treviso e con il sostegno della Fondazione Cariverona. L’ultimo atto del racconto emozionante di un uomo che, con la sua arte, ha illuminato un’epoca. Una mostra che ambisce ad essere spettacolare – anche grazie al genio architettonico di Mario Botta che inventa un padiglione di 12 metri di lato, nel cortile di Palazzo Crepadona, per ampliare lo spazio espositivo e creare nuove prospettive – e al tempo è occasione di studio e di ricerca: una mostra problematica e aperta al dibattito, capace di portare tanti nuovi elementi nella conoscenza dell’età tarda di Tiziano e di costituire un punto fermo dal quale partire per nuovi traguardi: l’ultimo atto. Non solo dunque una carellata di opere note e già discusse ma una mostra “laboratorio”, autentico omaggio a un autore sempre nuovo. Accanto a circa venti dipinti ritenuti autografi del maestro – tra i quali il famoso Cristo Portacroce e il Ritratto di Paolo Iii dall’Ermitage di San Pietroburgo, l’Orazione di Cristo nell’Orto dal Museo del Prado di Madrid, l’affascinante Perseo e Andromeda dal Musèe Ingres di Montauban o l’Ecce Homo dal Museo Brukental di Sibiu, “. Indubbiamente il busto più bello di Cristo che si conosca” secondo Mina Gregori – si potranno ammirare e confrontare numerose, importanti opere riconducibili alla mano di Tiziano coadiuvato dagli allievi (basti pensare alla Venere con cagnolino, un amorino e pernice dagli Uffizi) - laddove nel sistema imprenditoriale di Tiziano, recentemente messo a fuoco, la distinzione tra maestro e bottega nell’ultimo periodo diviene spesso labile e sfuocata, oltreché modus operandi abituale - e opere invece della prestigiosa bottega da lui avviata. Eccezionale la sezione dei disegni del “grande vecchio”, con lavori provenienti anche da Parigi, Cambridge, New York, Rennes – straordinari fogli da porre in connessione con dipinti esistenti o opere perdute o ancora concepiti per la produzione incisoria – e ricchissima quella delle stampe sia con esemplari del primo stato e con la firma del maestro, sia realizzate dai contemporanei su opere di Tiziano. A suggerire poi richiami e raffronti importanti, anche lavori di Francesco Maffei, Palma il Giovane, Agostino Carracci, Giovanni Cariani, Andrea Schiavone e Cesare Vecellio, oltre a quelli dei collaboratori stabili dell’ultimo periodo: Orazio, il nipote Marco, Valerio Zuccato, Emanuel Amberger, del quale è esposta, eccezionalmente, l’unica opera finora conosciuta. L’evento dunque – supportato da un comitato internazionale composto da Irina Artemieva, Carlo Bertelli, Maria Agnese Chiari Moretto Wiel, Enrico Maria dal Pozzolo, Andrea Emiliani, Irene Favaretto, Hilliard T. Goldfarb, Charles Hope, Giovanni Morello, Raffaella Morselli, Carlo Pedretti, Grigore Arbore Popescu, Lionello Puppi, Giandomenico Romanelli, Anna Maria Spiazzi e Claudio Strinati – permetterà di far luce su aspetti dell’autore ancora poco indagati, in specie il suo rapporto con la prolifica bottega (identificata per la prima volta compiutamente e per la prima volta analizzata nel suo sistema di lavoro, grazie ad uno specifico studio avviato dalla Fondazione Centro Studi Tiziano e Cadore), con interessanti sorprese nella ri-valutazione del ruolo svolto dal maestro nella realizzazione di alcune opere - sul piano concettuale e creativo, come su quello operativo - finora troppo semplicemente attribuite allo “staff”. In quest’occasione si ricostruisce anche il singolare entourage intellettuale che, dopo la morte dell’Aretino, si viene ricomponendo intorno al vecchio Maestro, sollecitandone la carica d’angoscia esistenziale e l’ansia religiosa: entourage che ha, tra i suoi esponenti – grazie all’assiduità della presenza di Giovanni Mario Verdizzotti, la cui figura viene compiutamente restituita proprio con questa mostra – anche i giovanissimi Torquato Tasso e Vincenzo Scamozzi. Ma non solo. Opere inedite oppure esposte per la prima volta in questa occasione, spesso di altissima qualità, arricchiranno la mostra insieme ad una serie di documenti relativi all’attività e ai movimenti di Tiziano ritenuti fino ad oggi perduti, assicurando al pubblico e agli studiosi - grazie anche ai restauri promossi (tra questi l’intervento che ha restituito a nuova leggibilità l’intenso “Cristo flagellato” della Galleria Borghese o l’ “Autoritratto” degli Uffizi) e grazie ad una campagna di indagini effettuata su oltre venti opere successive agli anni Cinquanta - ulteriori emozionanti “tasselli” nella definizione dell’ultimo Tiziano. Preziosi dunque l’“Autoritratto di profilo” del Maestro, in gesso nero su carta avorio, proveniente da una collezione privata americana, l’esplosiva “Venere e Adone” che giunge da Losanna, riportata recentemente all’attenzione della critica da Roger Rearick e mai presentata al pubblico in questo secolo, una fondamentale “Fanciulla con vassoio di frutta” in collezione viennese o una dolcissima Madonna con Bambino dall’Ungheria, prototipo di tante versioni successive. Eccezionale poi la presenza a Belluno di una “Mater dolorosa” - la cosiddetta Madonna Molloy – recentemente ricomparsa sul mercato e ora in collezione americana; di un’intenso “Ritratto di donna con fanciulla”, probabilmente nella casa studio al Biri Grande dopo la morte dell’artista, e fino ad una decina di anni fa celato dalle ridipinture come “Tobia e l’angelo” e, inoltre, di una importantissima “Ultima cena” che per la prima volta lascia la Spagna, ben poco nota a pubblico e critica poiché conservata nell’esclusiva collezione dei Duchi D’alba, gestita oggi dalla Xviii duchessa d’Alba, María del Rosario Cayetana Fitz-james Stuart. Altri riferimenti contestuali diventano importanti nel disegno espositivo proposto: il ricordo della morte di Tiziano e del concorso per il Monumento funerario del grande Maestro (in mostra il modellino originario del Canova e la ricostruzione da parte del noto scultore veneziano Guerrino Lovato del perduto modellino dei Zandomeneghi, che infine realizzarono l’arco celebrativo nella Chiesa dei Frari di Venezia), l’evocazione dell’atelier tramite prestiti di opere e manufatti cinquecenteschi, con gli oggetti di cui Tiziano amò circondarsi (i libri, gli strumenti musicali, i preziosissimi tessuti, i vetri per impastare i colori utilizzati da questo grande “alchimista”, i riferimenti classici della sua iconografia), e un itinerario nel territorio tra Vittorio Veneto e il Cadore sulle tracce di Tiziano e dei Vecellio – promosso in collaborazione con la Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantrolopologico per le province di Venezia, Belluno, Padova e Treviso, curato da Marta Mazza – che verrà proposto anche attraverso un’apposita pubblicazione edita, come il notevole catalogo della mostra, da Skira. L’evento espositivo, che si svolge proprio nel cuore di quella provincia bellunese che è – non per ragioni banali di incidente anagrafico, ma di genetica storica – l’insostituibile “Titian’s Country”, non poteva quindi non includere anche la vicina città natale del maestro. A Pieve di Cadore, nello storico Palazzo ove ha sede la Magnifica Comunità di Cadore, saranno presentati altri importanti materiali di documentazione – lettere autografe di Tiziano e dei suoi prestigiosi committenti, carte d’archivio, registri dei verbali della Magnifica - nonché una esaustiva rassegna della cartografia e della vedutistica storica del territorio e un’ulteriore sorpresa: un’opera praticamente dimenticata e straordinariamente intrigante per soggetto e storia, il Ritratto di donna davanti a paesaggio con arcobaleno, prestato da una collezione privata di Bellinzona, che raffigurerebbe, secondo Puppi, quella Caterina Sandella, amante dell’Aretino e madre delle sue due figlie, ritratta – come si vedrà in mostra – anche dal Tintoretto e raffigurata in una serie di medaglie anch’esse esposte accanto all’inedito. Intrecci e complesse relazioni che svelano un mondo e un ambiente carico di suggestioni. .  
   
   
COSMÈ TURA E FRANCESCO DEL COSSA L’ARTE A FERRARA NELL’ETA’ DI BORSO D’ESTE  
 
Milano, 10 settembre 2007 - Le cronache antiche e gli osservatori contemporanei hanno trasmesso di Borso d’Este, signore di Ferrara dal 1450 al 1471, l’immagine di un uomo vanitoso, preoccupato più della propria apparenza che delle arti e della cultura. «Non si mostrò mai in pubblico senza essere adorno di gioielli», scrive di lui papa Pio Ii Piccolomini, e tale giudizio sembra confermato dai cerimoniali ossessivi, dal fasto della vita cortese, dalle spese esorbitanti di cui i documenti amministrativi serbano precisa memoria. Oggi sappiamo, al contrario, che i vent’anni del governo di Borso hanno avuto un ruolo centrale nel campo della cultura figurativa: il linguaggio ricercato ed eccentrico che ha reso celebre l’arte ferrarese del Quattrocento, nasce proprio in questo periodo come espressione caratteristica ed esclusiva del signore e dalla sua corte. La mostra Cosmè Tura e Francesco del Cossa. L’arte a Ferrara nell’età di Borso d’Este, organizzata da Ferrara Arte, con la collaborazione della Pinacoteca Nazionale, dei Musei Civici d’Arte Antica e delle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara, ripercorre la ricchezza di questa parabola figurativa riunendo oltre 150 opere di diversa tecnica, come dipinti, sculture, miniature, disegni, medaglie, oreficerie e tessuti provenienti dalle più prestigiose istituzioni pubbliche e private di tutto il mondo. Dal 23 settembre 2007 al 6 gennaio 2008, a Palazzo dei Diamanti e a Palazzo Schifanoia, è offerta al pubblico l’irripetibile occasione di ammirare, eccezionalmente nel loro contesto originario, gli straordinari capolavori realizzati per una delle capitali del Rinascimento. Dopo la rassegna organizzata dal Museo Poldi Pezzoli nel 1991 (Le Muse e il principe. Arte di corte nel Rinascimento padano) centrata sui rapporti tra la cultura umanistica e la pittura al tempo di Leonello d’Este, e quella a spettro più ampio e di carattere generale di Bruxelles e Ferrara nel 2003-04 (Gli Este a Ferrara. Una corte nel Rinascimento), questa esposizione intende rilanciare gli studi e l’interesse per la storia della cultura figurativa ferrarese, rimettendo in discussione i campi di competenza e le divisioni tradizionali tra i vari settori tecnici della produzione artistica. La scelta di questo tema e di questo taglio espositivo è stata suggerita anche dalla conclusione del decennale restauro degli affreschi del Salone dei Mesi di Palazzo Schifanoia, unica testimonianza superstite della irripetibile stagione borsiana, uno dei cicli decorativi più importanti del Rinascimento. La cura scientifica della mostra e del catalogo è affidata a Mauro Natale, già commissario della mostra milanese del 1991, affiancato da un comitato scientifico di prestigio internazionale. La mostra prende avvio dagli anni esaltanti del breve ma fecondo dominio di Leonello d’Este (1441-1450), appassionato interprete della cultura umanistica. Alle medaglie e ai disegni di Pisanello, ai dipinti di Jacopo Bellini e di Bono da Ferrara, ai fogli del Breviario di Leonello, alle sculture di Michele da Firenze è affidato il compito di rievocare la varietà tecnica e formale, la ricerca attorno all’antico, il gusto per le pietre preziose che caratterizzò la Ferrara di questi anni. Segue l’affermazione di quella che Roberto Longhi e la storiografia moderna hanno definito “Officina ferrarese”, che prende forma in alcune imprese monumentali volute dal principe negli anni 1455-1465, come la celebre Bibbia di Borso e lo Studiolo di Belfiore. Questi anni registrano il passaggio dalle forme eleganti ed evasive del gotico internazionale ad un nuovo gusto che trova la sua ragion d’essere nella sovrabbondanza dell’ornamento, nelle cromie preziose e nella marcata espressività. Un ruolo centrale e di guida spetta ai miniatori, tra cui domina Taddeo Crivelli, i quali elaborano un linguaggio ornamentale che fonde il gusto per la decorazione e l’espressività tardogotica con le forme geometriche e luminose del Rinascimento. Analoga commistione formale caratterizza la pittura, dominata a queste date dai lucidi cromatismi di Rogier van der Weyden, dall’eleganza esile di Angelo Maccagnino, cui ben presto si affiancano l’eccentricità espressiva di Cosmè Tura e di Michele Pannonio, del quale si ricostruisce per la prima volta l’intero percorso artistico. Il fulcro della mostra è costituito dalla consacrazione di questo codice espressivo ad opera di Cosmè Tura e Francesco del Cossa. L’età di Borso si nutre, infatti, dell’antagonismo tra il primo, poliedrico artista di corte, ed il secondo, instancabile sperimentatore. Muovendosi tra Mantegna e la pittura fiamminga, Tura inventa un linguaggio fantasioso e, al contempo, prezioso e popolare, decorativo ed espressivo, imponendo la propria cifra stilistica nei campi tecnici più svariati, dagli affreschi alle barde da cavallo, dalle monumentali pale d’altare alle soavi Madonne dipinte in punta di pennello. Di contro, Cossa compie un itinerario ben distinto, che si risolve in una scrittura più asciutta, morbida e plastica, felicemente cromatica, naturalistica e potentemente prospettica. Nelle sue Madonne, nei suoi santi possenti, nei penetranti ritratti, egli avvia un dialogo aperto con la scultura contemporanea e con la luminosa pittura fiorentina di Domenico Veneziano, Andrea del Castagno e Alessio Baldovinetti. Questa ricerca formale culmina con l’esplosione attorno al 1470 di «una nuova pazzia nell’arte ferrarese» (Longhi): la decorazione del Salone dei Mesi a Palazzo Schifanoia, uno dei cicli decorativi più importanti del Rinascimento. Qui, nell’ultima impresa collettiva voluta dal Duca, fa irruzione sulla scena la terza grande personalità di questa stagione, Ercole de’ Roberti, mentre Francesco del Cossa elabora un’abbagliante traduzione visiva della cultura di corte e delle ambizioni politiche di Borso che costituisce il vertice espressivo della pittura ferrarese. La mostra si conclude proprio nel salone affrescato dell’antica delizia estense, cui un restauro durato quasi dieci anni ha restituito piena leggibilità. Palazzo dei Diamanti, Corso Ercole I d’Este, 21 – 44100 Ferrara, Palazzo Schifanoia Via Scandiana, 23 – 44100 Ferrara .  
   
   
CAMILLO PROCACCINI (1561- 1629) LE SPERIMENTAZIONI GIOVANILI TRA EMILIA, LOMBARDIA E CANTON TICINO ALLA PINACOTECA CANTONALE GIOVANNI ZüST (RANCATE, MENDRISIO) LA MOSTRA  
 
 Milano, 10 settembre 2007 - Un’esposizione dedicata a un protagonista della pittura lombarda tra il Xvi e il Xvii, cui finora non era mai stata riservata una mostra monografica. Noto soprattutto come pittore di pale d’altare ligie ai dettami della Controriforma, Camillo Procaccini nella prima parte della sua lunga carriera è un artista vivace e innovativo, capace di contribuire in maniera determinante al rinnovamento dell’arte milanese della fine del Cinquecento. A fianco dell’attività per gli edifici di culto si dedica, infatti, a una ricercata produzione, sia pittorica che grafica, destinata ai collezionisti più raffinati, offrendo modelli che saranno attentamente studiati dagli artisti lombardi coevi, Cerano in testa. La mostra, per la prima volta, tenta di dare ragione in maniera complessiva della prima attività di Camillo Procaccini, non confinandola esclusivamente nell’ambito della pittura sacra più devota, come finora è generalmente avvenuto. Proveniente da una famiglia di pittori di origine emiliana, Camillo Procaccini si trasferisce nel 1587 a Milano. La modernità del suo linguaggio pittorico permette all’artista di riscuotere subito un grande successo e di contribuire in modo incisivo al rinnovamento della cultura figurativa lombarda della fine del Cinquecento. Bizzarro decoratore profano, Camillo Procaccini assurge rapidamente a un ruolo di primo piano anche nel campo della pittura sacra di destinazione ufficiale, ottenendo grande successo con la sua attività per il Duomo di Milano. Allo stesso tempo riesce a guadagnarsi i favori dei collezionisti più raffinati attraverso la produzione di spettacolari disegni e incisioni all’acquaforte, di un’originalità che appare senza termini di confronto nel contesto milanese coevo. Nel giro di pochi anni ottiene un vivo apprezzamento anche al di fuori del capoluogo ambrosiano, segnando una tappa significativa nel Canton Ticino. Con una quarantina di opere, la mostra ricostruisce compiutamente la complessa cultura pittorica di un artista che, in bilico tra Cinquecento e Seicento, si confronta con la sperimentazione del tardo manierismo e le esigenze devozionali imposte alla pittura nell’età della Controriforma. Coordinata da Mariangela Agliati Ruggia, curatrice della Pinacoteca Cantonale Giovanni Züst, l’esposizione è stata studiata e realizzata da Daniele Cassinelli, Francesco Frangi, Alessandro Morandotti, Paolo Vanoli. Anche Pierre Rosenberg, dell’Académie française e Presidente-direttore onorario del Museo del Louvre, ha offerto una testimonianza importante, nella prefazione del catalogo della mostra. La rilevanza e il prestigio del progetto espositivo hanno permesso di ottenere prestiti da importanti musei, fra cui la Pinacoteca di Brera e la Pinacoteca Ambrosiana di Milano, la Galleria degli Uffizi di Firenze, la Pinacoteca Nazionale di Bologna, la Galleria Nazionale di Arte Antica di Roma, il Victoria & Albert Museum, il British Museum di Londra, e da prestigiose collezioni private, tra cui la collezione Borromeo e la collezione Koelliker. Il Percorso Espositivo La mostra si apre con una sezione dedicata all’attività giovanile di Camillo Procaccini, precedente il suo trasferimento a Milano, con opere provenienti dalla Pinacoteca Nazionale di Bologna e dalla Galleria Estense di Modena. Il percorso prosegue con una selezionata ricognizione della sua prima produzione lombarda, con la presentazione di diverse opere inedite e di alcuni capolavori di questa stagione, fra i quali spicca una pala eseguita per il Duomo di Milano proveniente dalla collezione Borromeo. L’intervento del pittore nel Canton Ticino è illustrato nella sezione che raccoglie le opere e i disegni preparatori realizzati per la chiesa Santa Croce a Riva San Vitale, poco distante da Rancate, dove Procaccini nel 1591-1592 ha eseguito di uno dei cicli più vasti della sua prima attività. Le opere di Camillo Procaccini dialogheranno inoltre con alcuni dipinti di Giovan Battista Crespi (1573 -1632) detto il Cerano, altro esponente di rilievo della pittura del Seicento lombardo. Molto ricca anche la sezione dedicata alla raffinata produzione grafica, con l’esposizione di disegni concepiti come opere d’arte autonome e di tutte le incisioni all’acquaforte realizzate dall’artista. Le Opere Di Spicco. Tra i pezzi più pregiati della rassegna, un olio su rame della Galleria Nazionale di Roma con S. Giorgio ed il drago e alcuni disegni del British Museum fra cui uno splendido foglio dedicato a S. Antonio tentato dai diavoli mai esposto in Italia. Molto significativa anche la presenza dell’Adorazione dei pastori della Pinacoteca di Bologna, uno dei capolavori giovanili dell’artista. Assai rilevante anche la presentazione di due opere del Cerano: un piccolo dipinto su rame proveniente dall´Ashmolean Museum di Oxford, assente dall’ Italia da ben 34 anni, e un inedito raffigurante, come il rame di Oxford, Il riposo durante la fuga in Egitto. Apparati Didattici. Un video prodotto dalla Televisione Svizzera Italiana illustra l´attività di Procaccini come grande decoratore in San Prospero a Reggio Emilia, a Lainate, a Riva San Vitale. I visitatori che desiderano approfondire la conoscenza del Procaccini e del clima artistico nel quale ha operato potranno seguire itinerari conoscitivi sul territorio studiati appositamente. .  
   
   
ANTONAZ INAUGURA "PALINSESTI" RASSEGNA D´ARTE A SAN VITO AL TAGLIAMENTO  
 
 San Vito al Tagliamento, 10 settembre 2007- Festa nella festa, ieri, a San Vito al Tagliamento. Infatti, l´inaugurazione della rassegna d´arte contemporanea "Palinsesti" - curata, assieme al catalogo, da Alessandro Del Puppo e Gianni Sirch - coincide con l´apertura, dopo lunghi restauri, dell´edificio denominato "Castello", uno dei più importanti e dei più antichi del pur prezioso centro storico sanvitese. Alla significativa circostanza è intervenuto l´assessore regionale alla Cultura, Roberto Antonaz - presente anche il consigliere regionale Piero Colussi - che assieme al sindaco di San Vito al T. , Gino Gregoris, all´assessore alla Cultura, Antonio Di Risceglie, all´assessore provinciale alla Cultura, Lorenzo Cella, ha inaugurato la rassegna d´arte. Per Antonaz, "San Vito al Tagliamento ha aperto la strada, già diversi anni fa, alla presenza dell´arte contemporanea in regione, facendo del Friuli Venezia Giulia uno dei più interessanti incroci per conoscere e apprezzare quest´arte, che è l´arte di oggi ed esprime il nostro mondo, i nostri problemi esistenziali". Dopo San Vito, quindi, è venuto da qualche anno il Centro d´Arte Contemporanea di Villa Manin: "tutti assieme - ha continuato l´assessore - abbiamo continuato a proporre le opere di oggi, facendo scemare la diffidenza della gente e facendo crescere una sensibilità nuova e più aperta". L´occasione poi dell´apertura del Castello, che ospita una sezione di "Palinsesti" è occasione felice - per Antonaz - "per arricchire ancor più la storia di San Vito, ma anche per coniugare in modo originale le opere d´arte contemporanee con l´antico, l´arte con la città". "Palinsesti 2007" - per la quale i curatori propongono il titolo "Dimensioni e Territorio Variabili-forme della Scultura" - riunisce l´opera di tre generazioni d´artisti del Friuli Venezia Giulia, dagli anni Sessanta a oggi, negli spazi rinnovati del Castello di San Vito al Tagliamento, futura sede museale. La scelta di inserire alcuni autori stranieri nel percorso della mostra attesta una visione interessata a rilevare gli aspetti di contiguità fra i diversi linguaggi artistici nella loro condizione di naturale osmosi fra dimensione territoriale e circolazione internazionale. Le opere dei maestri Dino Basaldella, Getulio Alviani, Luciano Fabro, costituiscono il preambolo storico e la struttura stessa del progetto. Le loro figure, infatti, si inseriscono nel panorama della scultura dei primi anni Sessanta. La mostra prosegue con artisti che testimoniano la progressione cui è andata incontro la scultura nei decenni seguenti: Giorgio Valvassori, Davide Skerlj, Beppino De Cesco, Carlo Patrone, Elio Caredda, Carlo Ciussi, Riccardo De Marchi, Laura Modolo, Marco Grassi, fino alle installazioni multimediali di John Duncan e del duo Missoni-kopacin. L´attenzione al design e ai giochi paradossali della comunicazione mediale è testimoniata dai più giovani Michele Bazzana, Chris Gilmour e Stefano Calligaro e Alexej Giacobini. L´itinerario espositivo continua nell´Ex Ospedale dei Battuti con una mostra antologica dedicata al fotografo milanese Enrico Cattaneo. L´esposizione è accompagnata da due installazioni di Silvia Vendramel e Nane Zavagno. In una sezione a latere, negli spazi dell´ex Essiccatoio Bozzoli, si presenta infine in prima nazionale il video di Matt Stokes "Long After Tonight", vincitore nel 2006 del "Beck´s Future Prize". Il "Castello": è datato 12 agosto 1298 in un documento nel quale si trova traccia dell´esistenza della torre e del castello di San Vito, descritti allo stato di ruderi. La storia del castello, la sua costruzione e la sua distruzione, è strettamente legata - come ha messo in evidenza il dirigente dell´attività culturali del Comune di San Vito, Angelo Battel - ai patriarchi di Aquileia. Furono loro, infatti, che detenendo il potere temporale oltre che spirituale sul luogo, vollero costruire un castello a San Vito. E probabilmente fu il patriarca Bertoldo che ordinò la sua distruzione come atto di rappresaglia. Altre notizie si hanno quando, alla fine del Xiii secolo, il patriarca Raimondo della Torre restaurò il palazzo cadente e la rocca aggiungendovi mura merlate e robuste torri. Nel 1366 vennero effettuati altri abbellimenti. Nel 1533-34 il patriarca Marino Grimani costruì le mura attorno al borgo di Taliano, una fossa attorno a quello di San Lorenzo, innalzò la torre degli Altan (Torre Grimana), restaurò il palazzo patriarcale e lo ornò di giardini. Ma già nel 1649 cominciarono manomissioni alla cinta muraria, che nel 1909 snaturarono definitivamente l´intero sistema difensivo. Ma all´interno della città sono rimasti palazzi e monumenti di grande pregio artistico, alcuni facenti parte del patrimonio pubblico, restaurati e destinati a sede di prestigiose attività culturali. .  
   
   
OLGA MICOL UN PETIT SCURIRE HINDOU REPORTAGE FOTOGRAFICO CON COSTUMI, ACCESSORI E GIOIELLI DA KASHMIR E LADAKH BIBLIOTECA STATALE TRIESTE 11 – 29 SETTEMBRE 2007  
 
Trieste, 10 settembre 2007 - Nell’ambito della terza edizione di Triestèfotografia, iniziativa di rilievo europeo dedicata allo scatto d’autore, s’inaugura a Trieste martedì 11 settembre alle ore 17. 00 al secondo piano della Biblioteca Statale (Largo Papa Giovanni Xxiii, 6), la mostra personale della fotografa triestina Olga Micol, intitolata Un petit sourire Hindou. Curata e introdotta sul piano critico dall’architetto Marianna Accerboni, la rassegna propone quasi una quarantina di foto e una serie di costumi e gioielli che narrano la realtà, la serenità e l’atarassia, di un Oriente lontano, non molto frequentato e perciò sconosciuto ai più. Rimarrà visitabile fino al 29 settembre. La mostra si svolge sotto il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, del Comune di Trieste, della Provincia di Trieste, della F. I. A. F. (Federazione Italiana Associazioni Fotografiche). Volti di bimbi e di adulti bruciati dal sole, colori sgargianti per abiti e gioielli, che qui in Europa definiremmo etnici, le montagne innevate di catene montuose altissime - scrive Accerboni - rappresentano il Leitmotiv del reportage che Olga Micol ha redatto lo scorso anno durante un viaggio magico, un po’ avventuroso e stupefacente per la realtà altra cui ci avvicina: un mondo in cui la carne viene per così dire fustigata, a contatto con la povertà e la fatica. Ed emerge allora il pensiero, la forza della mente: per difendersi dal disagio fisico – freddo, fame, sporcizia – l’uomo si eleva verso le vette di una filosofia, che attribuisce poco valore alla materia e priorità all’equilibrio interiore. Così, tra meravigliosi fiori di loto e uccelli da favola, Micol – che ha al suo attivo numerose mostre fotografiche di successo e alcuni libri a tema fotografico – indaga il mondo antico e variopinto dei nomadi nell’India a cavallo del confine con il Pakistan e la Cina. E riferisce, con inclinazione narrativa, del magico fascino della natura di quei luoghi- fermando, attraverso un reportage di viaggio denso e ordinato, puntuale e intelligente, la grande serenità di chi non ha nulla da perdere, poiché non lo possiede. Olga Micol ha già firmato con successo di pubblico e di critica mostre fotografiche tra le quali La sfida del Golfo di Trieste – immagini dalla Nations Cup 2001 e Maschere veneziane. Nell’ambito della rassegna Navalis (salone della nautica tradizionale e della marineria), svoltasi all’Arsenale di Venezia, ha collaborato come fotografa e alla ricerca storica, all’organizzazione e all’allestimento della mostra dedicata alla Marina Militare Italiana, vista attraverso le copertine del Corriere della Sera illustrate da Beltrame. Dal 2004 una sua mostra intitolata Sensazioni ed emozioni della vecchia Europa è stata accettata nel Circuito Cirmof e resa itinerante per due anni in molti circoli fotografici e sale comunali italiane. Ha esposto in molte sedi di prestigio tra cui Il Cavallino di Jesolo e, a Trieste, il Circolo delle Assicurazioni Generali, il Palazzo dei Congressi della Stazione Marittima, la Sala Comunale d’Arte. Ed è stata presente nell’ambito di Triestèfotografia 2005 al Castello di Duino e nel 2006 al Convegno Internazionale di Archeologia Industriale di terni con un servizio fotografico sul Porto Vecchio di Trieste e sull’Arsenale di Venezia. E’ autrice del volume Il Teatro racconta la sua storia, breve storia del teatro lirico Giuseppe Verdi di Trieste. Le sue foto sono state pubblicate su giornali, riviste e in concorsi nazionali. .  
   
   
MARK ROTHKO A ROMA, PALAZZO DELLE ESPOSIZIONI DAL 6 OTTOBRE AL 6 GENNAIO 2008 A CURA DI OLIVER WICK  
 
Milano, 10 settembre 2007 - Apre a Roma, da tempo attesissima, la mostra su Mark Rothko al Palazzo delle Esposizioni; prestigiosa sede espositiva che dopo un importante lavoro di ristrutturazione viene restituita stabilmente al pubblico dal 6 ottobre 2007. Promossa dal Comune di Roma Assessorato alle Politiche Culturali, dall’Azienda Speciale Palaexpo e dalla Regione Lazio Assessorato Cultura, Spettacolo e Sport, organizzata e prodotta dall’Azienda Speciale Palaexpo e da Arthemisia, la mostra resta aperta fino al 6 gennaio 2008. Rare sono state le occasioni in Italia di assistere ad una grande mostra monografica dedicata al pittore americano di origine russa; si ricordano solamente l’unica retrospettiva dell’artista vivente, organizzata dal Museum of Modern Art di New York, portata nel 1962 a Roma e presentata alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna, o quella commemorativa a Ca’ Pesaro, in occasione della Biennale di Venezia del 1970, subito dopo la sua tragica morte. Dopo la vendita del dipinto "White center (Yellow, Pink and Lavender on Rose)" per 72,8 milioni di dollari, cifra record per un’opera d´arte moderna del dopo guerra, venduta all´asta da Sotheby´s di New York (15 maggio 2007) e andato in mano a un privato di cui non si conosce il nome, è ipotizzabile che diventerà sempre più difficile avere le opere di Rothko per esposizioni temporanee. Questa retrospettiva su Mark Rothko, a cura di Oliver Wick, si presenta quindi come l’ultima e unica occasione per vedere riunite così tante opere di uno dei più grandi artisti del secolo. Noto come espressionista astratto, lo stesso Rothko ha sovente smentito questa affermazione. La mostra mira a fornire un quadro generale della sua produzione, non dimenticando la costante preoccupazione dell’artista di presentare il suo lavoro attraverso gruppi di opere attentamente selezionate, concepiti proprio per accrescere l’impatto visivo sui visitatori. La selezione dei dipinti segue dunque precisi criteri nel percorso espositivo. I dipinti sono una settantina, oltre ad un significativo gruppo di opere su carta che illustrano aspetti specifici di ogni periodo. Per i primi lavori di Rothko, la mostra si focalizza sui dipinti, relativamente piccoli, eseguiti con una preparazione in gesso, il cui uso tende a dare al pigmento una qualità simile all’affresco, con delicate tonalità ed una consistenza sottile dove è evidente l’influenza dell´arte italiana del Quattrocento, in particolare di Beato Angelico. La tradizione del Rinascimento italiano, soprattutto degli affreschi, ha avuto una straordinaria influenza sulla serie di commissioni murali del periodo classico di Rothko. Queste suggestioni infatti sono esplorate anche nel caso dei lavori surrealisti, nei quali la tecnica dello strato sottile di pittura e della pallida apparenza di colori è sempre più perfezionata. Una selezione dei cosiddetti “Multiforms” completa la prima fase dei lavori di Rothko. Inoltre, insieme al gruppo dei primi esempi di “Multiforms”, caratterizzati da macchie di colore amorfo e da un’atmosfera plastica, se ne possono ammirarne alcuni, più tardi, con sempre più ampi campi di colore rettangolari. Il “classico” Rothko, con i lavori più maturi, realizzati negli anni ´50 su tele di grande formato, costituiscono la parte più importante della mostra: tra questi vi sono il grande “Mural” proveniente dal Museo Guggenheim di Bilbao (1952-53) e il nucleo di quadri della sala dedicata all´artista alla Biennale di Venezia del ´58, che segna il primo apprezzamento della sua arte in Europa, rari esempi di opere appartenute originariamente a collezioni italiane ed europee. Inoltre le tele “Blackform” con la singole forme scure squadrate, dipinte a partire dal 1960, danno l’idea del forte desiderio di Rothko di creare uno spazio spirituale. La mostra si conclude con gli ultimi dipinti dell’artista, i “Black and gray”, un gruppo di opere ideate nello spirito di una commissione ideale, che segnano il culmine di un’arte sempre più austera ed orientata verso nuove prospettive artistiche in rapporto diretto con lo spettatore. La mostra si compone di opere provenienti dai più importanti musei internazionali: Fondation Beyeler, Basel; Guggenheim Bilbao Museoa; Tate, London; High Museum of Art, Atlanta; The Baltimore Museum of Art, Baltimore; Walker Art Center, Minneapolis; Solomon R. Guggenheim Museum, New York; The Metropolitan Museum of Art, New York; Whitney Museum of American Art, New York; Allen Memorial Art Museum, Oberlin; National Gallery of Art, Washington; Los Angeles County Museum of Art; The Museum of Contemporary Art, Los Angeles; National Gallery of Australia, Canberra; National Gallery of Canada, Ottawa; Museo Tamayo Arte Contemporáneo, Mexico D. F. ; Tel Aviv Museum of Art, Tel Aviv. Le opere arrivano anche dalle collezioni di privati e infine dalle collezioni di famiglia: Collezione Christopher Rothko e Kate Rothko Prizel. Catalogo Skira www. Rothko. It www. Palazzoesposizioni. It .  
   
   
LA STAGIONE TEATRALE 2007-8 DEL TEATRO MANZONI DI MILANO  
 
Milano, 10 settembre 2007 - Di fronte alla progressiva capitolazione del millenario “teatro di parola” nei confronti del proliferante “musical”, ancora una volta il nuovo cartellone del Teatro Manzoni è attento a collegare, senza reciproche sopraffazioni, il “grande teatro” con il versante del divertimento. Non a caso l’itinerario della nuova stagione – dopo l’anticipo di una sola settimana di repliche del trascinante “Nord & Sud” con Gianfranco Jannuzzo, accolto festosamente quattro anni fa – si apre con “Sarto per signora” di Georges Feydeau, un classico del teatro parigino otto-novecentesco affidato alla simpatica coppia Zuzzurro e Gaspare. Il divertimento è assicurato dal disinvolto personaggio del medico Moulineaux costretto a fingersi sarto per signora agli occhi del credulo marito dell’appetitosa Susanna. L’eccezionale capacità di Feydeau (1862-1921) trova in “Tailleur pour dames” la promettente capofila di un aggiornato ”vaudeville” con la marca inconfondibile di “La dame de chez Maxim” e di “Occupati di Amelia”. Scritta dall’allora ventiquattrenne Feydeau, “Sarto per signora” è stato il cavallo di battaglia di tutti i grandi “brillanti” del secolo scorso, ospitato in anni recenti dal teatro Manzoni con l’interpretazione di Renzo Montagnani (1992-93). La stagione prosegue con uno dei beniamini del teatro contemporaneo, ovvero Enrico Montesano, protagonista assoluto di “…è permesso?” scritto assieme a Enrico Vaime, Adriano Vianello, David Lubrano e Max Greggio, inscenato con l’apporto registico di Arturo Brachetti. Assieme alla “star” Montesano figurano quattro giovani attori scoperti dallo stesso autore con altrettante ballerine soliste e il contributo di un trio jazz. Proseguendo idealmente la strada aperta da Enrico Montesano con “Trash”, lo spettacolo come lui lo definisce è “un incontro non conforme per pubblico politicamente scorretto”. Il tentativo di coinvolgere appieno il pubblico nel “gioco delle cattiverie” si concluderà con la proposta di tre finali diversi: uno “cattivo”, un secondo “cattivello” e un terzo così sfacciatamente “ottimistico” da risultare sottilmente perfido. Per non smarrire la strada maestra del buonumore, subentrerà all’autore-attore-regista Montesano un’altra stella del teatro del sorriso con il ritorno in palcoscenico, all’insegna di “Night and Day”, di Johnny Dorelli impegnato a fare rivivere la lezione d’arte e di vita del mitico Cole Porter. Con la regia di Patrick Rossi Gastaldi lo spettacolo, scritto da Enrico Vaime e Jaja Fiastri, darà a Dorelli la possibilità di rievocare le struggenti melodie di “Night and day” (che non a caso dà il titolo allo spettacolo), ma soprattutto di penetrare nel rapporto artistico-sentimentale di Cole con la compagna d’arte e di vita Linda Thomas, affidata alla mediazione interpretativa di Maria Laura Baccarini reduce dal grande successo del musical “Chicago”. Cinque musicisti e un corpo di ballo affiancheranno i due protagonisti lasciando spazio all’inventiva vocale e musicale dell’autore di “Kiss me, Kate”, “Begin the Beguine” e “Can Can”. Nel tricentenario della nascita di Carlo Goldoni (1707-1793) non poteva mancare un omaggio esplicito al massimo commediografo italiano di ogni tempo. L’anno nuovo 2008 si aprirà con la riduzione di una delle commedie goldoniane più rappresentate negli ultimi cinquanta anni, ovvero con la ripresa di Antonio Calenda di “I due gemelli veneziani” affidato alla personalissima interpretazione di Massimo Dapporto. La commedia è incentrata sulle vicende dell’astuto e spregiudicato bergamasco Zanetto e del suo tonto fratello veronese Tonino, per dar vita a tutto un mondo di sentimenti, inquietudini, emozioni, rivalità e a un teatro fatto di equivoci, frenesie, mascheramenti che il grande autore veneziano conosceva e che tuttora continuiamo a sentire validi. All’estro comico dei gemelli goldoniani darà il cambio “Il divo Garry” di Noel Coward (l’autore e attore forse più popolare del Novecento inglese) impersonato da Gianfranco Jannuzzo, perfettamente a suo agio nel far rivivere la frenetica esistenza dell’attore Garry Essendine alle prese con l’ex gelida moglie Liz, la protettiva segretaria e lo squinternato aspirante commediografo Roland. Disincantato ritratto della borghesia inglese alla vigilia della seconda guerra mondiale, “Il divo Garry” animato dalla regia trascinante di Francesco Macedonio, vedrà Daniela Poggi e gli affiatati attori della Compagnia del triestino Teatro Stabile della Contrada confrontarsi con il protagonista di “Present laughter” (titolo originale), che assieme a “Breve incontro” e a “Spirito allegro” costituisce una trilogia esemplare della middle-class inglese degli anni Trenta-quaranta del secolo scorso. Sarà poi Stefano Accorsi, all’apice di una strepitosa carriera cinematografica, il protagonista di “Il Dubbio” di John Patrick Shanley, coadiuvato dal regista Sergio Castellitto con la grande Lucilla Morlacchi nel ruolo della severa Suor Aloysius. L’azione si svolge nella scuola parrocchiale di Brooklin dove si dipana la trama sottile di un sospetto abuso sessuale da parte del carismatico Padre Flynn nei confronti di un chierichetto di colore. Al dramma di un “dubbio”, destinato a rimanere senza spiegazioni definitive, partecipano oltre all’arcigna, ma generosa Suor Aloysius anche una dolce Suor James, contribuendo al successo di uno spettacolo laureato due anni fa dal prestigioso Premio Pulitzer, dopo le repliche nei teatri di Broadway. L’autore, costantemente diviso tra teatro e set cinematografico, è soprattutto famoso per il suo ingegno di sceneggiatore dimostrato in particolare con i film “Joe contro il Vulcano” (che ha anche diretto) e “Stregata dalla luna”. L’inquietante tema centrale di “Il Dubbio” sarà trasferito al cinema in un film di imminente realizzazione con la prestigiosa coppia Meryl Streep e Dustin Hoffman. Maurizio Micheli farà coppia con Barbara d’Urso in “Il letto ovale” di Ray Cooney e John Chapman, ambientato dal regista Gino Landi in un appartamento di Milano sovrastante gli uffici della casa editrice in cui lavorano Filippo e Enrico. Un difetto di telefoni cellulari crea una serie di equivoci attorno alla presunta infedeltà dell’ineccepibile Giovanna, moglie esemplare di Filippo. Ma chi conosce le capacità dialogiche di Cooney, autore di “Se devi dire una bugia dilla grossa” e di “Taxi a due piazze”, non può concedere limiti alle soluzioni inventive di un commediografo capace di conciliare le invenzioni sceniche di Georges Feydeau con le sottolineature caustiche di George Bernard Shaw. A caratterizzare uno degli stravaganti personaggi interverrà la divertente Sandra Milo. A coronamento della stagione teatrale è previsto il recupero di “Il maestro e Margherita” di Michail Bulgakov affidato all’interpretazione dell’accoppiata Luciano Virgilio e Bianca Guaccero con la regia e l’adattamento di Andrea Battistini. Lo stesso Battistini è stato regista e protagonista di una riedizione animata dall’estro di Rocco D’onghia (Teatro comunale di Ferrara, 30 novembre 1999), prima di curarne una successiva accolta recentemente al Teatro Carcano di Milano (marzo 2004). La nuova versione, tratta dal celebre romanzo dell’ucraino a disagio nella Mosca degli Anni Venti, avrà una caratterizzazione completamente diversa, ma pur sempre fedele alla presenza sconvolgente del satanico Woland, personificazione dello stesso Diavolo. .  
   
   
TEATRO OLMETTO STAGIONE 2007/2008: AMANTI, AMORI… NOZZE E TRADIMENTI  
 
Milano, 10 settembre 2007 - Una stagione in festa quella del Teatro Olmetto di Milano che festeggia 50 anni di vita e 10 anni dell’Associazione Teatrale Duende, che ne cura organizzazione e direzione artistica. Un compleanno doppio che segna anche importanti traguardi raggiunti: circa 20. 000 spettatori nell’ultima stagione, con un incremento del 41% negli ultimi 3 anni, e un pubblico composto per il 67% da trentenni e quarantenni, l’11% da ventenni. Il tutto a fronte di un finanziamento pubblico pari al 5% del budget a disposizione. La coppia, l’amore, il doppio, sono i fili conduttori della stagione 2007/2008 che ha come sottotitolo “Amanti, amori… nozze e tradimenti” e prende il via giovedì 20 settembre 2007 per concludersi domenica 15 giugno 2008. In scena 12 spettacoli, 5 prime nazionali, 8 produzioni che accanto ai “classici” del teatro come Molière e Goldoni, Dario Fo e Franca Rame, Achille Campanile e Murray Schisgal danno uno sguardo privilegiato alla scrittura contemporanea, a partire dallo scrittore David Grossman per proseguire con drammaturgie firmate da Francesco Brandi, Eugenio de’ Giorgi, Rosa Menduni e Roberto De Giorgi. In linea con la voglia di festeggiare i propri anniversari, la stagione, diretta da Eugenio de’ Giorgi, si apre con due momenti festivalieri: il festival “Amanti e amori”, da settembre a dicembre 2007, la rassegna “Testimonianze” da gennaio a febbraio 2008 Il festival “Amanti e amori” comprende i primi 5 spettacoli del cartellone. Si parte con Piano in bilico e Nutrimenti Terrestri che presentano in prima nazionale “Tutta colpa degli uomini” (20 – 30 settembre ’07), di Francesco Brandi con la regia dello stesso Brandi e di Silvia Giulia Mendola e le musiche di Cesare Picco, una “tragedia buffa” in cui tre giovani donne sono alla ricerca disperata di un equilibrio sentimentale. E’ poi la volta di una nuova produzione Duende, in prima nazionale, a firma Eugenio de’ Giorgi e Vito Molinari che riassume lo spirito dell’intera stagione: “Love, love. Ovvero Amanti, amori, nozze e tradimenti” (9-21 ottobre ’07 e 6-18 maggio ’08), sui mille modi di vivere l’amore. Si prosegue con la ripresa di una delle migliori produzioni Duende della scorsa stagione, “Amor fa l’uomo cieco – La Pelarina” un raffinato omaggio a Carlo Goldoni grazie all’originale messinscena di questi due divertenti intermezzi musicali diretti da Eugenio de’ Giorgi. A seguire una coproduzione Duende – Compagnia Teatrale i Fratellini, “Coppia aperta, quasi spalancata” (6 novembre – 2 dicembre ’07) di Dario Fo e Franca Rame con la regia di Vito Molinari, per dare uno sguardo ironico alle contraddizioni della vita di coppia. Ultimo appuntamento del festival è una prima nazionale dal titolo “Che ne è dell’amore?” (11 dicembre ’07 – 6 gennaio ’08), commedia tratta da “Luv” di Murray Schisgal diretta da Vito Molinari e coprodotta da Associazione Teatrale Duende e Compagnia Viva Voce. A gennaio la stagione prosegue con la rassegna “Testimonianze”, un dittico sulla memoria che costruisce, attraverso nuove drammaturgie, un interessante raccordo tra il passato e il presente con uno sguardo attento alla cultura ebraica e alla situazione odierna in Israele. Il primo spettacolo in programma è la prima nazionale di “La guerra che non si può vincere” (10 – 27 gennaio ’08) dall’omonimo romanzo di David Grossman con la regia di Eugenio de’ Giorgi, prodotto da Associazione Teatrale Duende. Si tratta di un viaggio nella “memoria di oggi” attraverso la storia di un giovane militare che racconta alla sorella i suoi sogni e le sue speranze in un paese dove la guerra è una condizione perenne di vita. Lo spettacolo è in scena all’Olmetto in anteprima il 4, 5 e 9 settembre, giorno in cui sarà presente David Grossman. Il secondo spettacolo della rassegna è la nuova versione di uno dei successi della scorsa stagione, la produzione Duende “Affittasi monolocale zona ghetto – memorie” (29 gennaio – 17 febbraio ’08) scritta e interpretata da Eugenio de’ Giorgi che osserva con ironia le vicende di alcuni personaggi legati al Ghetto di Venezia. La seconda parte della stagione si concentra su “Nozze e tradimenti” e presenta 5 spettacoli strettamente legati a questa suggestione: “Don Giovanni” (21 febbraio – 2 marzo ’08), con la regia di Fabio Banfo per la Compagnia della Corte, fotografa con accuratezza il personaggio descritto da Molière, maestro di inganni e spietati tradimenti. “Sto un po’ nervosa” (4 – 9 marzo ’08) di Rosa A. Menduni e Roberto De Giorgi per Centro Culturale G. Belli, racconta il divertente confronto tra una paziente e la sua psicanalista. “Anche le formiche, nel loro piccolo, s’incazzano” (11 – 20 marzo ’08) di Macello Marchesi per Compagnia Viemme con la regia di Vito Molinari, è un brillante carosello di battute e gags sulle contraddizioni della vita moderna. “Nina” (27 marzo – 20 aprile ’08) di André Roussin con la regia di Riccardo Pradella, coprodotto da Associazione Teatrale Duende e Compagnia Viva Voce, è la storia di un irresistibile ménage à trois fra amori e tradimenti. “Far l’amore non è peccato” (20 maggio – 15 giugno ’08) di Achille Campanile con la regia di Vito Molinari, prodotto da Duende e Compagnia di Teatro i Fratellini, è un atteso ritorno all’Olmetto poiché rappresenta uno dei migliori omaggi mai fatti al grande autore, apprezzato dal pubblico e dalla critica. Crescono le iniziative collaterali promosse dal Teatro Olmetto che mantiene la tradizione dei convegni e delle giornate di studio proponendo “L’europa dei ghetti” un convegno articolato in tre città, Milano, Venezia e Varsavia. Un secondo convegno è previsto nel mese di maggio in seno ad un evento speciale dedicato ad Achille Campanile, ricordato con lo spettacolo “Far l’amore non è peccato”, con un convegno di studi ed una mostra biografica a cura del figlio Gaetano, in programma dal 20 maggio al 15 giugno. Dal 20 al 30 settembre, in concomitanza con lo spettacolo “Tutta colpa degli uomini!!!” l’artista polacca Izabella Degrado, autrice di alcune tele che sono parte della scenografia dello spettacolo, esporrà altre opere nel foyer del Teatro Olmetto. Ad ottobre è in programma la presentazione del libro “Venezia 1516, affittasi monolocale zona Ghetto” di Eugenio de’ Giorgi realizzata da Ugo Volli e Moni Ovadia. Per tutto l’arco della stagione molte scuole superiori di Milano e della Lombardia sono coinvolte con laboratori, letture e incontri legati alla programmazione didattica. .  
   
   
AL TEATRO VENTAGLIO SMERALDO DI MILANO STOMP: QUANDO IL RUMORE DIVENTA SUONO, IL SUONO DEL NOSTRO TEMPO È STOMP  
 
Milano, 10 settembre 2007 - Martedì 25 settembre, alle ore 20. 45 la compagnia degli Stomp aprirà la nuova stagione del Teatro Ventaglio Smeraldo. Un grande ritorno sul palco del teatro milanese che si conferma, così, contenitore di grandi eventi internazionali, sempre pronto ad ospitare compagnie innovative. Nati a Brighton dal genio di Luke Cresswell e Steve Mcnicholas nell’estate del 1991, gli Stomp danno vita, attraverso gli oggetti più comuni, a suoni esclusivi e ritmi travolgenti creando una performance unica che nasce dalla strada. Senza trama né parole, Stomp mette in scena, in uno show brillante ed energico, il suono del nostro tempo, traducendo i rumori della civiltà contemporanea in una sinfonia profondamente ritmica e dinamica, unica nel suo genere. Il tutto attraverso strofinii, battiti e percussioni, arrangiati da un cast di giovani artisti tanto poliedrici da non poter essere definiti attraverso una sola forma d’arte. Sono ballerini, ma anche attori, percussionisti e acrobati. Sono performers a 360 gradi capaci di dar voce ad oggetti tra i più ordinari rendendoli esclusivi strumenti musicali: da bidoni della spazzatura a pneumatici, da lavandini a scope e spazzoloni. Il risultato è un “evento rock” trasgressivo e coinvolgente, energico e trasversale, capace di far muovere sulla sedia qualsiasi tipologia di audience. Sfidando ogni convenzione sui confini di genere, Stomp è danza, teatro e musica fusi insieme per creare una vera e propria opera metropolitana. Lo spettacolo diventa così un atipico concerto sinfonico in stile videoclip, dove la musica prende forma attraverso le immagini e il frastuono diventa sonorità nuova e affascinante. Stomp – La biografia. La prima compagnia degli Stomp fu creata a Brighton nell’estate del 1991, risultato di una collaborazione decennale tra Luke Cresswell e Steve Mcnicholas. In scena per la prima volta al Teatro di Bloomsbury di Londra, Stomp fu premiato ad Edinburgo con il premio del Daily Express "Best of the Fringe”. Tra il 1991 ed il 1994 il cast originale di Stomp iniziò ad avere molto pubblico in tutto il mondo. Da Hong Kong a Barcellona, da Dublino a Sydney, la tournèe culminò in una stagione sold out al teatro Sadler’s Wells di Londra nel gennaio del ‘94, dove lo spettacolo ricevette la Olivier nomination come "Best Entertaiment" e vinse per la “migliore coreografia del West End”. Una versione estesa degli Stomp, con un cast di 30 membri, fu originariamente designata per il Festival di Brighton, e fu presentata successivamente a Melbourne, in Australia. Apparvero nel settembre del ‘95, in uno show all’aperto nell´Acropoli di Atene e al Royal Festival Hall a Londra. Questa produzione battè tutti i record d’incassi che erano stati registrati per Frank Sinatra nel 1972. Dall´estate del ‘94 andò in scena il primo cast americano all’ Orpheum Theatre di New York, che divenne il cast originale protagonista di una tournèe ancora sold out in nord America e Giappone. Nell´estate del ‘95 furono create due distinte produzioni per il tour statunitense e che ad oggi rimangono invariate. I cast statunitensi debuttarono anche in Cile, Brasile e Corea. Nel frattempo una quinta compagnia degli Stomp, in tournèe anche nel Regno Unito, fu composta nel 1997 e da allora viaggiò costantemente in giro per il mondo. Tale compagnia fu presentata per la prima volta in Scandinavia toccando tappe quali Germania, Olanda e Francia. Il cast originale di Stomp ha registrato la colonna sonora del film “Tank Girl “ed è apparso nell’album di Quincy Jones, "Q’s Jook Joint”. La compagnia ha creato la serie di cortometraggi "Mr. Frears Ears”, per Nickelodeon e "Brooms", una base di quindici minuti che divenne colonna sonora della cerimonia di apertura degli Academy Awards. "Brooms" fu anche selezionata da Robert Redford per il Sundance Festival e per il Film Festival di Cannes. Gli Stomp vengono ricordati anche per un’apparizione speciale agli Academy Awards nel marzo del ‘96, con un pezzo originale di sincronizzazione dal vivo tra clip di film classici e performance live. Nell´estate del ‘97 Steve & Luke crearono e diressero "Stomp out load”, uno speciale tv di 45 minuti per Hbo, che combinava materiale già andato in scena insieme a pezzi nuovi creati appositamente. Questo speciale è stato premiato negli Stati Uniti nel dicembre del ‘97 e successivamente ricevette 4 nomination agli Emmy per regia, missaggio, montaggio e scenografia. Un’altra unica miscela di performance live e clip fu creata per gli Emmy Awards, in cui gli Stomp interagirono con Spike Jones. Nel 2003 una nuova produzione di Stomp debuttò allo Stuart Street Theatre a Boston. Nel 2004 New York celebrò 10 anni di spettacoli di Stomp all’Orpheum Theatre. Oltre al tour europeo, nel 2005 gli Stomp tornarono a Tokio per 3 settimane per poi approdare ad Hong Kong, Singapore e Kuala Lumpur. Nel 2006 gli Stomp ritornarono in Australia e Nuova Zelanda per la prima volta dal 1998, registrando una tournèe sold out per sei settimane consecutive. Alla fine dell´anno lo show arrivò a Città del Capo per la prima volta. .  
   
   
NANNI SVAMPA: OMAGGIO A GEORGES BRASSENS. AL PICCOLO TEATRO STUDIO DAL 22 SETTEMBRE  
 
 Milano, 10 settembre 2007 - il mitico rappresentante del cabaret musicale milanese e della canzone d´autore torna al Piccolo con un omaggio al grande cantautore francese. Un grande ritorno al Piccolo quello di Nanni Svampa, che nel lontano 1968 presentò il primo Concerto per Brassens sul palcoscenico di via Rovello. Un raffinato omaggio che l’ex-gufo, accompagnato dal chitarrista concertista Antonio Mastino, dedica al grande poeta umorista della canzone europea sua eterna passione. Sono note ed amate da più di trent´anni le traduzioni in lingua dialettale milanese che Svampa ha interpretato e interpreta con largo successo di pubblico e di critica (dal "Gorilla" al "Bamborin", da "La Rita" ai "Tromboni", da "La vocazion" a "La Cesira", dal "Rotamatt" a "La prima tosa"). Oggi Svampa dopo aver maggiormente approfondito negli ultimi anni la conoscenza dello stupendo mondo di Brassens, presenta anche bellissime versioni in italiano di canzoni non ancora rivisitate e la lettura di testi poetici e umoristici nella traduzione letterale italiana. Un ricco e articolato programma quindi in omaggio al grande Tonton Georges, maestro non solo di Nanni, ma di numerosi cantautori italiani (primo fra tutti Fabrizio De André). Www. Piccoloteatro. Org.  
   
   
TIZIANO TERZANI: UN BREVIARIO SPIRITUALE. DAL LIBRO AL PALCOSCENICO, “LA FINE È IL MIO INIZIO” IN SCENA AL PICCOLO TEATRO GRASSI DAL 25 SETTEMBRE  
 
Milano, 10 settembre 2007 - “. E se io e te ci sedessimo ogni giorno, per un’ora e tu mi chiedessi le cose che hai sempre voluto chiedermi e io parlassi a ruota libera di tutto quello che mi sta a cuore, dalla storia della mia famiglia a quella del grande viaggio della vita? Un dialogo fra padre e figlio, così diversi e così eguali, un libro testamento. ” Nasce così La fine è il mio inizio, un libro nel quale Tiziano Terzani si racconta al figlio Folco, rispondendo alle sue domande, parlando di se stesso, della sua storia e delle sue origini, dei suoi viaggi e delle sue scoperte, dei luoghi, delle persone. Ed è così che, parola dopo parola, ricordo dopo ricordo, questa biografia parlata prende forma, trasformandosi nel testamento di un padre che si mostra al figlio in tutta la sua pienezza: un uomo dalla vita intensa, colorata ed energica, un viaggiatore d´eccezione, un testimone non sempre comodo che ha attraversato gli eventi della Storia, le guerre e i grandi temi politici degli ultimi cinquant´anni. Dalla carta stampata al palcoscenico, dalla parola scritta alla parola detta, La fine è il mio inizio si trasferisce ora in teatro, in uno spettacolo intenso che fa rivivere i momenti più intimi e profondi del racconto, in questo incontro tra un padre giunto agli ultimi giorni della sua vita e di un figlio che si ferma ad ascoltare le sue parole, nella loro casa di montagna, tra il verde e il silenzio della natura. Www. Piccoloteatro. Org .  
   
   
IL MARE APPUNTAMENTO DI MUSICA, LUCE E PAROLE DEDICATO ALLA MEMORIA DI LUCIANO PAVAROTTI IDEATO E CURATO DA MARIANNA ACCERBONI  
 
Trieste, 10 settembre 2007 - Sarà dedicato alla memoria del grande tenore Luciano Pavarotti recentemente scomparso, l’appuntamento di musica, luce e parole ispirato al mare e ideato e curato dall’architetto Marianna Accerboni, che avrà luogo mercoledì 12 settembre 2007 alle ore 21. 00 nel Parco di Villa Prinz (Salita di Gretta, 38), sede della Terza Circoscrizione. L’evento è organizzato da quest’ultima in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Trieste. Nell’antica cornice del patio della villa il giovane soprano triestino Marianna Prizzon, già allieva e per anni collaboratrice di Luciano Pavarotti, e il pianista triestino Corrado Gulin, che vanta un ampio curriculum di prestigiosi concerti in Italia e all’estero, interpreteranno le più belle melodie dedicate al mare da celebri compositori quali Gioacchino Rossini, Giuseppe Verdi, Vincenzo Bellini, Francesco Paolo Tosti, Jacques Offenbach, Georges Bizet, Arrigo Boito, Giacomo Puccini. Il fascino delle note sarà corredato dalla prosa colta e sentita di Ernest Hemingway, Elsa Morante, Vincenzo Mercante e Claudio Magris e dalle rime dedicate al mare da Umberto Saba, Virgilio Giotti e Biagio Marin, lette con la consueta eleganza da Renzo Sanson. I brani musicali e letterari saranno interpretati da una ricca sequenza di dissolvenze luminose e di variazioni cromatiche, ideate da Marianna Accerboni, che narreranno sul piano visivo le emozioni del linguaggio musicale e letterario. La scenografia dell’evento, così come la regia, è stata infatti ideata dall’architetto triestino attraverso l’elemento impalpabile della luce, per donare, mediante speciali suggestioni cromatiche e luministiche, un momento magico e particolarmente intenso, che coinvolgerà tutto il parco: un programma composto per narrare le molteplici suggestioni interiori e fisiche che il mare crea nell’uomo, dalla gioia alla tragedia, dal divertissement all’intuizione lirica, dall’atarassia allo slancio passionale. Light designer, già allieva del celebre scenografo Luciano Damiani, Accerboni ha iniziato a lavorare sul tema della luce dalla metà degli anni novanta, allestendo successivamente con l’uso delle più sofisticate tecnologie, eventi multimediali e di luce a Trieste, Judenburg, Roma e Bruxelles. Marianna Prizzon svolge dal 1997 un’intensa attività concertistica di musica da camera, sacra e operistica in Italia, Austria, Slovenia, Francia, Corea, Montecarlo. Ha studiato con musicisti di chiara fama, tra cui Renata Scotto, Katia Ricciarelli, Luciana Serra, Lella Cuberli, Leone Magiera e si è esibità accanto a prestigiosi artisti, quali Fiorenza Cedolins, Leone Magiera, Luciano Pavarotti. Corrado Gulin, pianista e compositore, è interprete di produzioni video statunitensi realizzate a New York e presentate a livello internazionale in eventi prestigiosi negli Usa, Canada, Montecarlo, Budapest, Lubiana, Graz, Utrecht. Ha registrato e inciso anche per la Emi e può vantare numerosi Cd distribuiti da quest’ultima sul mercato mondiale. Ha inciso, tra gli altri, anche per Rusty-records Milano, Pizzicato, Trieste Contemporanea e ottenuto numerosi riconoscimenti come pianista in concorsi nazionali e internazionali, ottenendo la miglior classifica. . .  
   
   
APERITIVO IN CONCERTO 2007/2008 AL TEATRO MANZONI  
 
 Milano, 10 settembre 2007 - “Aperitivo in Concerto” giunge al suo ventitreesimo anno d’attività. La rassegna musicale promossa e organizzata al Teatro Manzoni da Mediaset e Publitalia ’80 con la partecipazione di 3 Italia e in collaborazione con Mondadori, continua a proporsi come vetrina della contemporaneità musicale senza steccati o vetuste etichettature. L’edizione 2007/2008 proietta “Aperitivo in Concerto” sempre di più verso il futuro, accogliendo nella sua programmazione nuovi, affascinanti esempli di lavori interculturali e interdisciplinari, in cui l’attenzione al dialogo interetnico si sposa all’attenzione per la rilevanza sociale e per la presenza tecnologica all’interno di consolidate tradizioni. Non è un caso, dunque, che la rassegna si inauguri con un trascinante spettacolo del grande compositore e tastierista (e pioniere, per l’appunto, dell’elettronica nell’improvvisazione jazzistica) Joe Zawinul, Absolute Zawinul (26 settembre 2007), una coinvolgente carrellata di celebri e ormai storiche composizioni (molte ideate per il gruppo Weather Report) attraverso le quali l’autore rivisita la propria leggendaria carriera e ridefinisce il proprio ruolo all’interno dell’improvvisazione contemporanea. Nell’impresa egli è sostenuto dall’affascinante e feconda collaborazione instauratasi con l’Absolute Ensemble diretto da Kristjan Järvi, oggi da molti considerata la migliore orchestra da camera sulla scena internazionale: il gruppo, formato da alcuni fra i più significativi solisti newyorkesi e votatosi alla diffusione della musica contemporanea così come al dialogo fra le diverse culture (eccezionali le sue collaborazioni con artisti quali Paquito D’rivera, Abdullah Ibrahim, Dhafer Youssef, Goran Bregovic) ritorna a Milano dopo l’applaudita esibizione di due anni fa al Teatro Manzoni, con uno straordinario omaggio all’arte di Frank Zappa. L’interesse per le nuove forme espressive ed interpretative, che ha caratterizzato la rassegna sin dalla sua nascita, si rivolge nuovamente agli originali contributi linguistici di cui si fa oggi portavoce la danza contemporanea; dopo avere ospitato, la scorsa edizione, due fra le più significative compagnie oggi presenti sulla scena internazionale, Diavolo Dance Theater e Hubbard Street Dance Company, “Aperitivo in Concerto” accoglierà al Teatro Manzoni l’affascinante spettacolo che la nota coreografa cinese Jin Xing, a capo della sua notissima Jin Xing Dance Company, ha firmato creando un ineffabile e teatrale connubio fra le multicolori e sofisticate tradizioni cinesi e la nuova modernità, che in Cina avanza tumultuosamente nell’intenso e complesso dialogo con l’Occidente: Shanghai Tango (10 marzo 2008) è esempio prezioso di una creatività appassionante e di assoluta originalità nel coniugare culture diverse così come linguaggio del corpo e “arti performative”. Negli ultimi decenni, con la più approfondita conoscenza di molte altre tradizioni musicali extra-europee di valore, è mutato il tradizionale modo di porsi rispetto a quei fenomeni un tempo semplicisticamente definiti extra-colti. Altresì, il progressivo abbattimento delle barriere fra i generi ha permesso di modificare radicalmente la nostra concezione di contemporaneità, e di accogliere un vasto numero di esperienze creative in grado di arricchire anche il panorama accademico occidentale senza doversi porre il problema di un ingiustificato complesso d’inferiorità nei suoi confronti. Saranno perciò presenti sul palcoscenico del Teatro Manzoni di Milano artisti di fama internazionale che da tempo rielaborano e aggiornano la propria identità culturale con un rapporto sempre più sofisticato nei confronti della tradizione e nei relativi modi d’esprimerla: è il caso dell’affascinante gruppo Iswhat?! (19 novembre 2007), in cui il poeta e vocalist Napoleon Maddox, apprezzato e sofisticato esponente del rap e dello hip-hop, riallaccia sempre più fortemente tali due generi vernacolari americani allo spirito improvvisativo del jazz ed alla sua tradizione estetica. Non casualmente, sarà attorniato da artisti che hanno già fatto o stanno facendo la storia del jazz, dall’ormai leggendario sassofonista Archie Shepp al notissimo sassofonista Oliver Lake (ricordato anche per la sua militanza in un gruppo come World Saxophone Quartet), al contrabbassista Joe Fonda e al batterista Hamid Drake. Analogo interesse riveste la preziosa esibizione del complesso guidato da Eyvind Kang (7 ottobre 2007): lo straordinario violinista e compositore, rivelatosi al fianco di artisti come John Zorn, Mike Patton e Blonde Redhead presenta, in prima europea, a capo di uno stuolo di affermati improvvisatori newyorkesi, il frutto di un progetto in cui improvvisazione jazzistica e globalizzazione culturale convivono fianco a fianco e creano la musica del futuro. Altrettanto stimolante e potentemente creativa si prevede l’esibizione del poeta, cantante, studioso, docente universitario e produttore discografico Mike Ladd (16 dicembre 2007). Protagonista della nuova New York musicale del rap e dello hip-hop, poeta di alta e riconosciuta sofisticazione, Mike Ladd con l’ausilio di alcuni straordinari e creativi improvvisatori (l’eccezionale pianista e tastierista Vijay Iyer, il trombettista Roy Campbell Jr. , il batterista Guillermo E. Brown, il sassofonista Andrew Lamb e il grande interprete rap Seraphim o meglio Darius Jamal van Sluyten, già leader del noto gruppo No Surrender) presenta Negrophilia, stupefacente affresco musicale, collage di linguaggi, ricami strumentali, loop elettronici, incantatorie declamazioni vocali, un lavoro basato sulla fascinazione per la cultura africana nei circoli intellettuali parigini degli anni ’20 e ’30. In tale ambito assume ulteriore rilevanza il ritorno al Teatro Manzoni di Jack Dejohnette (11 novembre 2007), a capo del gruppo Ripple Effect, assieme a uno strumentista d’eccezionale valore, il sassofonista e compositore John Surman. Coadiuvati dalla straordinaria cantante india brasiliana Marlui Miranda, dal bassista Jerome Harris, Dejohnette e Surman fondono interculturalismo e sampling elettronico, creando un variegatissimo e caleidoscopico fondale sul quale innestano mirabili perorazioni improvvisative, coniugando i frutti della diaspora africana con l’Europa contemporanea e la più sofisticata elaborazione tecnologica. Al rinnovamento e alla ridefinizione dei patrimoni linguistici tradizionali pensano artisti differenti come James Blood Ulmer (12 novembre 2007) ed Elliott Sharp (26 novembre 2007): ambedue concentrati sulla costante attualità sociale ed estetica del blues, linguaggio che oggi riaffiora prepotentemente per modernità e sensibilità, ne esemplificano in modo diverso la potenza espressiva. Da una parte Ulmer, a lungo compagno d’avventura di Ornette Coleman, a capo di un complesso semplicemente fuori dal comune, in cui spiccano le impetuose doti creative del ben noto chitarrista Vernon Reid, già leader dei Living Colour, e del violinista Charles Burnham, rielabora il blues come teoria narrativa personalissima, non dimenticando il fortissimo retaggio tradizionale ma neanche la modernità della concezione armolodica. Mentre Sharp rilegge e rievoca una tradizione di cui egli, pur compositore pienamente inserito nella contemporaneità, ha voluto apprendere i più riposti segreti, riconoscendone la primaria importanza nella formazione di un linguaggio musicale autonomamente e inconfondibilmente americano. Così, a fianco di un gruppo strumentale di rara potenza espressiva, in cui spiccano l’eccezionale sassofono baritono di Alex Harding e il duttile trombone di Curtis Fowlkes, Sharp si avvale dell’apporto di un maestro autentico del blues come il chitarrista Hubert Sumlin, a lungo fedele strumentista e interprete di Muddy Waters, e di un moderno, spavaldo e creativo poeta/cantante come Eric Mingus, figlio di una leggenda del jazz come Charlie Mingus. Altrettanto affascinante è la performance guidata dal celebre violinista Billy Bang (2 dicembre 2007) che, attorniato da alcuni fenomenali improvvisatori (fra cui il trombettista Ted Daniel e il sassofonista James Spaulding), quasi tutti ex-reduci della guerra in Vietnam, propone una rivisitazione della sua esperienza bellica, ricordo trasfigurato dell’incontro culturale con il “nemico”, l”altro”, ma altresì tributo a quella comunità africana-americana che in Vietnam pagò un altissimo, e mai riconosciuto, tributo di sangue. E stupefacente è la big band guidata dal grandissimo trombettista Charles Tolliver (20 gennaio 2008), a capo di una compagine di straordinario rilievo per i musicisti che la compongono, il fior fiore degli improvvisatori africani-americani dediti alla rilettura dello hard bop. Un teatrale e gioioso senso della tradizione emerge prepotente e inarrestabile da un altro, superbo affresco multilinguistico e interculturale, per quanto reso omogeneo dalla volontà dell’autore di illustrare, attraverso un artista-icona, le conquiste e le sofferenze della Diaspora africana: Pushkin, The Blackamoor of Peter the Great di David Murray (28 gennaio 2008) è una vera e propria opera che illustra la figura di un poeta come Aleksandr Pushkin in quanto “meticcio” e simbolo rilevante per gli intellettuali della dispersione africana nel mondo, nata da terribili sofferenze ma ciononostante dispensatrice di bellezza e civiltà. Il lavoro, che è poco definire ispirato e spettacolare, viene realizzato da attori (fra i quali Avery Brooks, celebrato produttore, regista e Capitano Sisko di Star Trek ma anche impegnato interprete a fianco di Edward Norton in American History X), cantanti (fra cui la nota artista russa Elena Frolova) e musicisti (il lavoro richiede una nutrita sezione d’archi e un ampio numero di strumentisti) provenienti da ogni parte del mondo: Guadalupa, Camerun, Senegal, Russia Stati Uniti. Spicca la presenza di improvvisatori di grande rilevanza come il batterista Hamid Drake, il contrabbassista Jaribu Shahid, il pianista Lafayette Gilchrist, il trombonista e direttore d’orchestra Craig Harris. Evento a sé stante, “corona” la nuova programmazione di “Aperitivo in Concerto” un grande ritorno: Lee Konitz (15 ottobre 2007) presenta, in prima europea, il concerto tenutosi il 25 giugno scorso alla Carnegie Hall di New York per celebrare il suo anniversario, in presenza del sindaco Bloomberg e di numerosi esponenti della musica e dell’intellettualità americana. Un’occasione per esaminare in un solo sguardo l’intero, ricchissimo spettro dell’arte di questo sublime e poetico improvvisatore. Con un quartetto d’archi, con il nuovo nonetto già presentato la scorsa edizione al Teatro Manzoni e con un’eccellente big band (la giovane ma già affermatissima compagine portoghese Orquestra Jazz de Matosinhos), Konitz rievocherà il suo ineguagliabile percorso artistico, che ne ha fatto uno dei protagonisti della musica del Novecento e oltre, fino, per l’appunto, ai nostri giorni. Un altro omaggio a un grande musicista è presente nella programmazione della rassegna: torna a Milano, dopo lunga assenza, il leggendario sassofonista Charlie Mariano (24 febbraio 2008), strumentista fra i più influenti della sua generazione. Instancabile ricercatore, perennemente avido di nuove esperienze musicali e culturali, ignaro di qualsiasi barriera generazionale, questo grande musicista si presenta affiancato da due altri artisti non meno stimolanti di lui, il pianista e tastierista olandese Jasper van’t Hof e il chitarrista Philip Catherine, con cui Mariano ha condiviso in passato molteplici esperimenti ed esperienze musicali. Da oltre vent’anni “Aperitivo in Concerto” documenta le vicende della musica nostra contemporanea, facendosi testimone delle espressioni culturali più avanzate, originali e innovative all’interno di una concezione che non prevede barriere linguistiche o stilistiche fra le innumerevoli ideazioni musicali oggi esistenti. La vasta molteplicità di codici e tradizioni culturali che sempre di più va allargandosi ai nostri giorni è stata l’oggetto principale di una politica di innovazione, cosmopolitismo e spettacolarità che nelle ultime stagioni ha contribuito a un crescente consenso di pubblico e critica, e che ha mirato a realizzare delle vere e proprie istantanee della nostra contemporaneità (e anche oltre). Basti ricordare, a tal proposito, il ruolo che la rassegna ha avuto nel riportare a Milano il grande jazz e le più interessanti testimonianze della musica improvvisata contemporanea e di molte fra le nuove musiche accademiche e di ricerca. Non è dunque un caso che la rassegna abbia ospitato, nelle scorse edizioni, artisti del calibro di Dave Brubeck, Tommy Flanagan con Rufus Reid e Albert “Tootie” Heath, Charles Mcpherson con la Vanguard Jazz Orchestra, Max Roach e Cecil Taylor, Bobby Hutcherson, Carla Bley, Henry Grimes, Uri Caine ed il suo Ensemble in ben due straordinari progetti (Goldberg Variations e The Sidewalks of New York), Abdullah Ibrahim, Bobby Mcferrin, Dave Holland, John Scofield, Steve Coleman, Marc Ribot, Mccoy Tyner con Avery Sharpe e Al Foster, Johnny Griffin con Mulgrew Miller, Niels-henning Ørsted Pedersen e Alvin Queen, il quartetto di Jim Hall con Paolo Fresu, Jon Faddis e la Count Basie Orchestra, Hamiet Bluiett, Roswell Rudd, Steve Nelson, Andrew Cyrille, Jack Dejohnette, Sonny Fortune, Odean Pope, Ahmed Abdullah, Sun Ra Arkestra, Archie Shepp, Dave Burrell, James Spaulding, Freddy Cole e la Woody Herman Orchestra, Ahmad Jamal, Andrew Hill & Point of Departure, Reggie Workman, Gonzalo Rubalcaba, Perry Robinson, Art Ensemble of Chicago, John Scofield, Bass Desires, Lee Konitz, Terence Blanchard, Buddy Defranco e Chicago Jazz Ensemble: eventi svoltisi in larga parte quando il jazz –musica che è fra i simboli della nostra contemporaneità- languiva non solo in una città come Milano, e ancora non conosceva l’attuale diffusione. Tant’è che alcuni fra gli artisti succitati hanno conosciuto un vero e proprio “rilancio” grazie alla loro esibizione sul palcoscenico del Teatro Manzoni. Altresì, “Aperitivo in Concerto” ha ospitato –spesso in “prima” italiana- un ampio numero di concerti dedicati alla musica di ricerca, presentando gruppi ed artisti come Absolute Ensemble, John Zorn e Electric Masada, Fretwork, London Sinfonietta, Piano Circus, Brodsky Quartet, Steve Martland Band, Evelyn Glennie, Phillip Johnston Ensemble (con Guy Klucevsek), Dave Douglas, Philip Glass, Icebreaker, Stefan Hussong, Ryuichi Sakamoto, Alva Noto, Mike Patton, Apollo Saxophone Quartet, Blindman, London Saxophonic, Christian Lindberg, oltre ad artisti strettamente accademici ed altri più intimamente legati alla propria eredità etnico-culturale, come Ivan Lins, Gonzalo Rubalcaba, João Bosco, Maurice El Médioni, Carmen Linares, Jay Ungar, Manolo Sanlúcar, Brave Old World, Klezmer Conservatory Band, il quartetto Jobim-morelenbaum (da ricordare anche l’applaudito spettacolo del gruppo Morelenbaum2/sakamoto), Dino Saluzzi, Blind Boys of Alabama, David Krakauer, Oregon. Nomi che esemplificano l’obiettivo principale della rassegna: quello, cioè, di offrire molteplici, significativi e, soprattutto, originali punti di vista sulla contemporaneità e sui possibili approcci creativi ad essa. In tale contesto vanno perciò ricordati anche gli applauditi concerti di icone del rock più sofisticato come Patti Smith, Elvis Costello, David Byrne, k. D. Lang, Marianne Faithfull, Laurie Anderson, di una vera e propria Musa quale Juliette Gréco, di protagoniste del palcoscenico quali Hanna Schygulla e Ute Lemper. Numero Verde: 800-914350 www. Aperitivoinconcerto. Com www. Teatromanzoni. It/aperitivo .  
   
   
NUOVI CRITERI DI AMMISSIBILITÀ DEI RIFIUTI IN DISCARICA  
 
Bolzano, 10 settembre 2007 - Con il 1. Gennaio 2008 entrano in vigore i nuovi criteri di ammissibilità dei rifiuti in discarica. Previste tre categorie di rifiuti e maggiori responsabilità per i gestori delle discariche. I nuovi criteri interessano in particolare gli artigiani ed i produttori. Le disposizioni che entreranno in vigore con il nuovo anno fanno riferimento al regolamento di esecuzione con il quale la Provincia di Bolzano ha hatto propri i dettami della normativa comunitaria in materia di conferimento di rifiuti in discarica recepiti a livello nazionale. La normativa europea è molto restrittiva per quanto attiene il conferimento di rifiuti in discarica in considerazione del notevole impatto delle discariche sull´ambiente. Le discariche altoatesine, come sottolinea Giulio Angelucci, direttore dell´Ufficio gestione rifiuti dell´Agenzia provinciale per l´ambiente, sono già all´avanguardia, ma con i nuovi criteri di ammissibilità dei rifiuti in discarica si potrà fare un ulteriore salto di qualità. Da un lato, è prevista una maggiore responsabilità dei produttori di rifiuti che sono chiamati a specificare più in dettaglio quali rifiuti conferiscono ottenendo così un´ulteriore selezione dei rifiuti stessi. Dall´altro, e questa è la grande novità, anche ai gestori è attributita maggiore responsabilità: sono chiamati, infatti, ad un controllo puntuale dei conferimenti in discarica per quanto attiene il rispetto dei criteri di ammissibilità. I nuovi criteri interessano in particolare gli artigiani ed i produttori. Tre le fasce di rifiuti previste: la prima si riferisce a rifiuti che possono essere consegnati direttamente in discarica; per la seconda fascia è necessaria una descrizione per iscritto su apposito modello (caratterizzazione semplice); per la terza fascia oltre alla descrizione per iscritto è obbligatoria l´analisi chimica (caratterizzazione di base). La pubblicazione in Internet dei nuovi criteri di conferimento dei rifiuti in discarica è prevista a breve all´indirizzo www. Provincia. Bz. It/agenzia-ambiente/2906, da cui sarà possibile scaricare i moduli da compilare. Per informazioni gli interessati possono contattare il tecnico incaricato dell´Ufficio gestione rifiuti dell´Appa, geom. Andreas Marri, tel 0471 411886, e-mail: Andreas. Marri@provincia. Bz. It .  
   
   
ATTESA PER L’EDIZIONE 2007 DI MILANOYOGAFESTIVAL - 19 20 21 OTTOBRE  
 
Milano, 10 settembre 2007 - Lo staff di Myf07 sta lavorando con entusiasmo per arricchire il programma con proposte interessanti e servizi utili, sia per chi è già introdotto nel mondo dello Yoga, sia per invogliare anche i più “pigri” a scoprirlo. In preparazione: Spazio yoga a misura di bimbi: il servizio, già molto apprezzato lo scorso anno, verrà riproposto in una nuova formula dal centro specializzato Darsana Path: mentre i genitori seguono workshop e conferenze, i bambini possono divertirsi in tutta sicurezza con il Gioca yoga , un metodo ideato appositamente per avvicinare i più piccoli allo yoga giocando. Emporio yoga: myf07 apre uno shopping corner esclusivo, dove sarà possibile acquistare prodotti unici, con un messaggio etico, yogico, colmi delle vibrazioni, dei suoni e dei colori dall’India. Preziose sete naturali ricavate senza uccidere i bachi, incensi in resina ed essenze naturali, splendidi cuscini dall’imbottitura ecologica. E tanti altri prodotti introvabili dedicati a chi pratica lo Yoga. Nelle mie foto una vita intera: le splendide immagini attraverso cui lisetta carmi rende omaggio al suo grande Maestro Babaji. “Queste fotografie, scattate tra il 1976 e il 1983, sono un omaggio al più grande dei Guru. Mi ha chiamata a Sé per elevare la mia coscienza ad un livello superiore e trasmettermi i suoi insegnamenti”. Le iscrizioni all’area contatti del festival aperto a Scuole, Associazioni, Centri di Yoga e altro sono aperte. Www. Milanoyogafestival. It .  
   
   
GOLF - LORENZO GAGLI VINCE L´OPEN AGF-ALLIANZ DE LA MIRABELLE D´OR (ALPS TOUR) SENIORS TOUR: COSTANTINO ROCCA SECONDO NEL PGA SENIORS CHAMPIONSHIP  
 
 Roma, 10 settembre 2007 - Lorenzo Gagli, neoprofessionista ventiduenne toscano di Bagno a Ripoli, ha ottenuto la sua prima vittoria nell´Open Agf-allianz de la Mirabelle d´Or, torneo dell´Alps Tour che si è svolto al Golf de la Grange aux Ormes, a Metz in Francia. Gagli ha concluso la gara con lo score di 267 colpi (68 69 65 65), ventuno sotto par, recuperando quattro colpi di ritardo dal leader, il francese Elvis Galera (268 - 65 66 67 70), e superandolo con un birdie sull´ultima buca. A completare il trionfo italiano il terzo posto di Michele Reale (269 - 66 70 63 70), che aveva iniziato il turno conclusivo un colpo dietro il transalpino. Al quarto posto con 270 il francese Jean-damien Yvet e al 16° con 275 gli altri due italiani che hanno superato il taglio: Andrea Zanini (69 67 69 70) e Gregory Molteni (70 67 66 72). Galera ha iniziato il giro nella maniera migliore, mettendo a segno tre birdie consecutivi a partire dalla quarta buca. A "-21" ha lasciato a tre colpi Reale e a cinque Gagli che aveva infilato due birdie. Il transalpino è poi sceso di altri due colpi sotto il par alla 10 e alla 11 e, a quel punto, con il "-23" è sembrato al sicuro, malgrado il tentativo di Reale di mantenere il passo e altri due birdie messi insieme da Gagli. Alla buca 13 Reale, con il quarto birdie di giornata, si è portato a due colpi dal leader, poi dalla 14 le cose hanno iniziato a prendere una piega favorevole per Gagli per i bogey dei due che lo precedevano. Alla 15 altro sbaglio di Galera, alla 16 nuovo bogey di Reale, che con il "-19" ha praticamente alzato bandiera bianca. Poiché Gagli giocava avanti, quando con il settimo birdie della giornata (nessun bogey) alla buca 18 ha chiuso con "-21" era ancora alla pari con Galera. Poi il francese ha segnato un terzo bogey alla buca 17 e non è riuscito a procurarsi nemmeno il play off alla 18. "Francamente stamane alla partenza - ha detto Gagli - non pensavo minimamente alla vittoria, ma solamente a fare un giro con uno score più basso possibile e cercare una buona posizione di classifica. In campo mi sono subito reso conto di avere un ottimo feeling con il putter, tuttavia ad essere sincero ho capito di aver vinto solo in club house, perché sono stato sempre dietro a Galera fino all´ultima buca. Sulla 18 ho cercato con buon esito il birdie, che, ma quando sono uscito dal campo eravamo alla pari. Poi lui ha fatto un errore e non ha recuperato sull´ultimo green. Ero convinto in questa mia prima stagione da professionista di ottenere qualche buon piazzamento. Per la verità qualche piccola soddisfazione me l´ero già tolta, ma il mio pensiero era abbastanza lontano da un successo. Cosa cambia ora? Non lo so, prima devo realizzare bene quanto è accaduto, poi ne riparleremo". Seniors Tour: Costantino Rocca Secondo, Superato Per La Terza Volta Da Carl Mason - Ancora una brillante prestazione di Costantino Rocca nel Seniors Tour europeo. Il campione bergamasco (274 - 69 66 71 68) si è classificato secondo alla pari con il francese Philippe Dugeny nel 51° Pga Seniors Championship, al The Stoke by Nayland Club di Suffolk in Inghilterra, nuovamente superato da Carl Mason (268) che ha girato con una regolarità impressionante mettendo in fila quattro 67. E´ la 18ª vittoria del cinquantaquattrenne inglese che nelle ultime quattro gare ha ottenuto tre titoli e sempre con Rocca in seconda posizione. In precedenza era accaduto nel Bad Ragaz Seniors Open e nell´European Senior Masters, dove Mason aveva prevalso allo spareggio. Al quarto posto con 276 il canadese Bruce Heuchan, al quinto con 277 il sudafricano John Bland e l´inglese Nick Job. Alti e bassi per Giuseppe Calì 16° con 281 (69 73 69 70). .  
   
   
GOLF - LET: DIANA LUNA DECIMA NEL NYKREDIT MASTERS IN DANIMARCA  
 
Roma, 10 settembre 2007 - Belle prestazioni di Diana Luna, decima con 282 (74 65 72 71), e di Sophie Sandolo, 15ª con 283 (69 73 72 69), nel Nykredit Masters, torneo del Ladies European Tour disputato all´Helsingor Gc di Elsinor in Danimarca e vinto dall´inglese Lisa Hall (275 - 68 71 69 67) che ha superato in spareggio le connazionali Kiran Matharu (68 66 73 68) e Kirsty Taylor (69 68 70 68), con le quale aveva chiuso alla pari le 72 buche. Quarta con 278 la svedese Lotta Wahlin, quinta con 279 la danese Lisa Holm Sorensen. A metà classifica Anna Rossi, 29ª con 287 (68 71 75 73), che aveva iniziato in settima posizione, quindi 42ª con 289 Federica Piovano (72 72 73 72), 51ª con 292 Isabella Maconi (70 75 76 71), 65ª con 295 Tullia Calzavara (72 73 75 75). E´ uscita al taglio Margherita Rigon 107ª con 152 (78 74). European Tour: Brett Rumford In Spareggio, Tadini 25° - Brett Rumford (268 - 68 66 66 68) si è imposto nell´Omega European Masters (European Tour) sul percorso di Crans Sur Sierre (par 71), a Crans Montana in Svizzera, superando con un birdie alla prima buca di spareggio l´inglese Phillip Archer (268 - 69 66 68 65) che lo aveva raggiunto con un 65. Per l´australiano è il terzo successo nel circuito. Al terzo posto con 269 il campione uscente Bradley Dredge, al quarto con 270 Sion E. Bebb, al quinto con 272 Oliver Wilson. Si è classificato 25° Alessandro Tadini con 281 colpi (72 69 68 72) che nel secondo giro ha realizzato una "hole in one" (buca 3, par 3, metri 180, ferro 6, prodezza premiata con un chilogrammo d´oro). Al 62° posto con 285 Francesco Molinari (74 70 70 75) e al 72° con 295 Alessandro Napoleoni (71 69 78 77), che si era ben comportato nei primi due turni in cui è rimasto attorno alla ventesima posizione. Nel 72 di Tadini tre birdie, due bogey, un doppio bogey; nel 75 di Molinari tre birdie, tre bogey, due doppi bogey; nel 77 di Napoleoni cinque birdie, tre bogey, quattro doppi bogey. Challenge Tour: Iain Pyman Vince Ancora, Bruschi 47° - L´inglese trentaquattrenne Iain Pyman (274 - 68 70 70 66) ha fatto suo il Telia Challenge Waxholm sul tracciato del Waxholm Gc di Stoccolma, in Svezia, e ha ottenuto il secondo titolo consecutivo nel Challenge Tour. Ha superato di due colpi il connazionale Robert Coles (276 - 69 71 69 67) e di tre il tedesco Benjamin Miarka (277 - 70 70 72 65). Quarti con 278 Ross Mcgowan e Jamie Donaldson. Con un buon giro finale in 69 colpi Alessio Bruschi, unico italiano in gara, ha chiuso al 47° posto con 291 (74 71 77 69), recuperando dodici posizioni. Us Pga Tour: Woods A Un Colpo Dalla Vetta - Aaron Baddeley (198 - 68 65 65) e Steve Stricker (68 66 64) sono al comando dopo il terzo giro del Bmw Championship, sul percorso del Cog Hill G&cc di Lemont in Illinois, la terza delle quattro gare dei Playoff statunitensi, ossia la Fedex Cup che assegna un montepremi complessivo di 35 milioni di dollari e un premio finale al vincitore di dieci milioni di dollari. A un colpo Tiger Woods (199 - 67 67 65) e al quarto posto Justin Rose, che con 203 colpi sembra tagliato dalla lotta per il titolo. Al 7° con 205 Adam Scott, all´11° con 206 Jim Furyk, al 13° con 207 Sergio Garcia, al 17° con 208 Ernie Els, al 35° con 210 David Toms, al 45° con 212 Angel Cabrera, al 64° e penultimo con 220 Vijay Singh. .  
   
   
ELBA/VELA: PORTO AZZURRO CHIUDE LA STAGIONE CON LA REGATA MADONNA DI MONSERRATO  
 
Porto Azzurro, 10 settembre 2007 – Con l’ultima regata del calendario agonistico si è conclusa la stagione del Circolo Velico Porto Azzurro, il club velico presieduto da Enrico Gambelunghe. Una flotta di una trentina di derive hanno dato vita alla Regata Madonna di Monserrato sul campo di regata del Golfo di Mola, antistante l’abitato della cittadina elbana. In una giornata soleggiata e caratterizzata da un vento di levante di 7/8 nodi di intensità è stata portata a termine una sola prova per le imbarcazioni della classe Optimist(juniores e Cadetti), Laser, L’equipe e Pico. Prevista anche una classifica classe Libera. Anche in questa occasione il Comitato di Regata era presieduto dal giudice Alessandro Altini di Portoferraio. Nella classe Optimist migliori sono state le giovani timoniere Benedetta Arrighi (Cvpa) che ha vinto nella categoria Cadetti e Susanna Albanesi (Cve) in quella Juniores. Nella classe Laser 4. 7 primo a tagliare la linea d’arrivo è stato Walter Squarci (Cvpa) mentre nella classe Pico il migliore è stato l’equipaggio Tamaro-pico. Nella classe l’Equipe l’equipaggio rosa Guelfi/gambelunghe (Cvpa) ha battuto l’equipaggio portacolori del Cvmm Marocchini/mazzei. Infine nella classe libera il primo posto è stato appannaggio dell’equipaggio Berard/martino. I giovani velisti elbani hanno preso parte la scorsa settimana alla prestigiosa manifestazione Coppa Primavera-coppa del Presidente 2007 disputata sul lago di Bracciano: oltre 700 giovani velisti, le speranze della vela italiana, come li ha definiti Sergio Gaibisso, presidente della Federazione Italian Vela, hanno dato vita a uno spettacolo impareggiabile sul lago laziale. In gara con i colori del Circolo Velico Porto Azzurro c’erano i due giovani figli del presidente Gambelunghe, Francesca con L’equipe in equipaggio con Joana Guelfi ed Enea con il Laser 4. 7: le prime hanno concluso al quinto posto della classifica in una flotta di una trentina di partecipanti, il secondo ha ottenuto il 39° posto su un lotto di oltre 60 concorrenti. Tredicesimo posto per l’altro equipaggio L’equipe del Cvpa, quello formato da Carlotta Tammone e Benedetta Arrighi, mentre al 57° posto a concluso nella classe Laser 4. 7 Filippo Tumiati. In gara nella classe L’equipe anche i portacolori del Circolo della Vela Marciana Marina Tommaso Marocchini e Sandro Mazzei che hanno concluso al 12° posto della classifica finale. Nella classe singola Laser 4. 7 la riese Susanna Albanesi, portacolori del Centro Velico Elbano, ha ottenuto il 47° posto. L’appuntamento ora per la vela elbana giovanile è fissato a Fetovaia a fine settembre con l’ultima prova del Campionato Elbano Derive 2007 in occasione del Trofeo Pino Solitario. = .  
   
   
A FAENZA IL PERUGINO MANUEL MONNI (YAMAHA) VINCE A SORPRESA LA PROVA MONDIALE DI MOTOCROSS MX3  
 
Faenza (Ra), 10 settembre 2007 - Molto pubblico e una splendida giornata di sole hanno accolto questa spettacolare finale del Campionato del Mondo di Motocross classe Mx3 (torneo riservato ai prototipi da oltre i 450cc. Di cilindrata), ospitata dal bellissimo crossodromo comunale romagnolo gestito dal Motoclub Faenza e organizzata in collaborazione con la Dbo. Milleseicento metri di tracciato sapientemente allestito come sempre dalla dirigenza del sodalizio della Città delle Ceramiche, hanno messo a dura prova i numerosi concorrenti provenienti da ogni parte del mondo per giocarsi l’ultima carta della stagione e che alla fine ha visto sul gradino più alto della giornata il pilota perugino Manuel Monni (Yamaha-tre C Racing) che alla sua prima apparizione in Mx3 ha vinto subito la sua prima gara mondiale dall’inizio della sua attività nel 1991. Ma a gioire oggi è stato anche il transalpino Yves Demaria (Yamaha) che in virtù di un terzo e un secondo posto nelle due manche, si riconferma campione del mondo. Terzo a Faenza il ceko Jan Zaremba (Ktm) con un secondo e un terzo posto. Positiva prestazione anche per l’ex campione del mondo della classe 500 l’imolese Andrea Bartolini (Yamaha) che pur avendo “attaccato il casco al chiodo” si è prestato volentieri a partecipare a un evento mondiale sulla pista distante pochi chilometri da casa. Nei top ten anche Simone Virdis (Honda). In gara anche i giovani della classe 85 che disputavano l’ultima prova del campionato europeo. La vittoria di giornata è andata al russo Alexandr Tonkov (Suzuki) grazie a due splendide vittorie. La quarta posizione è servita per assegnare il titolo continentale al francese Jason Clermont (Honda). Quarto assoluto per l’umbro Dawid Ciucci (Honda). Di contorno ai due importanti avvenimenti internazionali anche una prova di Trofeo Kl Kawasaki Team Green Trophy. La graduatoria generale ha visto Marco Marini doppiamente vincitore nelle due manche precedendo la tredicenne Chiara Fontanesi e il toscano Paolo Grossi. La Cronaca Delle Gare Di Faenza - Emx 85cc European Championship: Nel Campionato Europeo Motocross della classe Emx 85cc il giovane rider russo Alexandr Tonkov ha centrato vittorioso entrambe le manche aggiudicandosi così l’assoluta di giornata portandosi così al secondo posto in graduatoria di campionato. Posizione d’onore sul podio di questa ultima prova stagionale il francese Jordi Tixier (Ktm) giunto prima al terzo e poi al secondo posto. Ultimo gradino per il britannico Max Anstie (Kawasaki) che precede il nuovo campione continentale 2007 della classe 85cc il transalpino Jason Clermont (Honda) giunto secondo in avvio e nono nella ripresa. Migliore dei nostri azzurrini è risultato il pilota umbro Dawid Ciucci grazie ad un settimo e un quarto posto chiudendo così quindicesimo il torneo continentale. Migliore in graduatoria di campionato è invece risultato il toscano del Max Team, Giacomo Del Segato (Honda) che oggi ha finito sesto nell’ordine generale. Gara-1 Mx3: Lo statunitense italianizzato Bader Manneh (Ktm) realizza l’holeshot al via di questa manche inaugurale riservata alla classe Mx3 ma dietro si posizione il belga Sven Breugelmans (Ktm) che precede i cecoslovacchi Zaremba (Ktm) e Zerava (Honda), quindi lo spagnolo Lozano (Ktm), il finnico Vehvilainen (Honda), il francese leader di classifica Yves Demaria (Yamaha) e subito dietro il primo degli azzurri con l’aretino Marco Casucci (Ktm-team Orange) che precede Simone Virdis (Honda-mb Team), Andrea Bartolini (Yamaha-m. R. T. ), Simone Ricci (Honda-max Team), Ivo Lasagna (Honda). La successione della cronaca vede subito dopo Breugelmans alla testa del gruppo con un errore dell’italo-americano Manneh che scivola in classifica, mentre alle spalle del belga si posizionano Zaremba e il perugino Manuel Monni (Yamaha) che risale velocemente dal oltre metà classifica. Al decimo passaggio il portacolori umbro del team 3C Racing è già in testa e vi rimane sino alla bandiera a scacchi, che supera anticipando Zaremba e subito dietro i due protagonisti dell’intero mondiale Mx3: il francese Demaria che con questo risultato si aggiudica matematicamente il titolo mondiale 2007, e Breugelmans. Ottava piazza per l’imolese commissario tecnico dell’Italia Andrea Bartolini e undicesimo Simone Virdis. Gara-2 Mx3: La replica del mondiale vede il belga Breugelmans (Ktm) uscire per primo dalla curva dopo il via, seguito dal poliziotto umbro Manuel Monni (Yamaha), il ceko Zaremba (Ktm). Simone Virdis (Honda) transita quinto al primo passaggio e più dietro Andrea Bartolini (Yamaha) che cerca di recuperare un’attardata partenza. Seguono Marco Casucci (Ktm) davanti a Martino Vestri (Ktm). Un solo passaggio e Monni prende il comando della corsa, prima davanti a Breugelmans e poi al nuovo campione del mondo Demaria (Yamaha). Il determinatissimo pilota del team Tre C Racing, Manuel Monni, ha dato finalmente il meglio di sé realizzando il risultato più importante della sua carriera grazie a questa doppia affermazione, inaspettata persino per il protagonista. Posizione d’onore per il nuovo campione del mondo Yves Demaria che anticipa a sua volta Zaremba, Vehvilainen, Andrea Bartolini e Breugelmans. Undicesima posizione per Simone Virdis, 17° Filippo Debbi davanti a Ivo Lasagna e ventesimo Martino Vestri. Classifiche - Gara-1 Mx3: 1. Manuel Monni (Ita-yamaha) 20 giri in 34’43. 304 e giro più veloce in 1’41. 291; 2. J. Zaremba (Cze-ktm); 3. Y. Demaria (Fra-yamaha); 4. S. Breugelmans (Bel-ktm); 5. A. Lozano (Spa-ktm); …8. Andrea Bartolini (Ita-yamaha); 11. S. Virdis (Ita-honda); 16. M. Vestri (Ita-ktm); 17. I. Lasagna (Ita-honda); 21. F. Debbi (Honda); 22. S. Bonacina (Ita-honda); 23. M. Casucci (Ita-ktm); 26. A. Ghirelli (Ita-suzuki); 28. F. Benedini (Ita-yamaha); 30. J. Pompili (Ita-honda); 31. I. Morara (Ita-honda); 32. A. Balboni (Ita-honda); 33. R. Pievani (Ita-ktm); 34. G. Faccioli (Ita-suzuki); 35. R. Avanzolini (Ita-kawasaki); 38. B. Manneh (Usa-ktm); 39. S. Ricci (Ita-honda). Gara-2 Mx3: 1. Manuel Monni (Ita-yamaha) 20 giri in 34’40. 588 e giro più veloce in 1’41. 970; 2. Y. De Maria (Fra-yamaha); 3. J. Zaremba (Cze-ktm); 4. J. Vehvilainen (Fin-honda); 5. Andrea Bartolini (Ita-yamaha); 11. S. Virdis (Ita-honda); 17. F. Debbi (Honda); 18. I. Lasagna (Ita-honda); 20. M. Vestri (Ita-ktm); 23. S. Bonacina (Ita-honda); 27. F. Benedini (Ita-yamaha); 28. R. Mocini (Ita-suzuki); 29. G. Faccioli (Ita-suzuki); 30. J. Pompili (Ita-honda); 31. R. Pievani (Ita-ktm); 32. I. Morara (Ita-honda); 34. M. Casucci (Ita-ktm); 36. A. Ghirelli (Ita-suzuki). Assoluta Mx3: 1. Manuel Monni (Ita-yamaha) punti 50; 2. Y. De Maria (Fra-yamaha) 42; 3. J. Zaremba (Cze-ktm) 42; 4. J. Vehvilainen (Fin-honda) 33; 5. S. Breugelmans (Bel-ktm) 33; 6. Andrea Bartolini (Ita-yamaha); 10. S. Virdis (Ita-honda) 20; 19. I. Lasagna (Ita-honda) 7; 20. M. Vestri (Ita-ktm) 6; 22. F. Debbi (Honda) 4. Campionato Mx3: 1. Yves De Maria (Fra-yamaha) punti 563; 2. S. Breugelmans (Bel-ktm) 526; 3. J. Vehvilainen (Fin-honda) 375; 14. M. Vestri (Ita-ktm) 133; 15. S. Virdis (Ita-honda) 129; 24. Manuel Monni (Ita-yamaha) 50. Gara-1 Emx85cc: 1. Alexandr Tonkov (Rus-suzuki) 14 giri in 25’18. 346 e giro più veloce in 1’46. 430; 2. J. Clermont (Fra-honda); 3. J. Tixier (Fra-ktm); 4. Giacomo Del segato (Ita-honda); 5. M. Anstie (Gbr-kawasaki); …7. D. Ciucci (Ita-honda); 17. D. De Bortoli (Ita-honda); 19. S. Zecchina (Ita-yamaha); 20. I. Monticelli (Ita-honda); 24. D. Mencaroni (Ita-ktm); 25. L. Moroni (Ita-ktm); 27. D. Ruzzi (Rsm-kawasaki); 29. D. Angius (Ita-honda); 32. Chiara Fontanesi (Ita-ktm); 33. G. De Santis (Ita-honda); 35. A. Laurenzi (Ita-honda); 38. L. Lippi (Ita-suzuki); 40. E. Giuliano (Ita-honda). Gara-2 Emx 85cc: 1. Alexandr Tonkov (Rus-suzuki) 13 giri in 24’10. 671 e giro veloce in 1’49. 587; 2. J. Tixier (Fra-ktm); 3. M. Anstie (Gbr-kawasaki); 4. D. Ciucci (Ita-honda); 5. J. Herlings (Nld-suzuki); …7. Giacomo Del segato (Ita-honda); 17. L. Lippi (Ita-suzuki); 22. D. Mencaroni (Ita-ktm); 24. S. Zecchina (Ita-yamaha); 26. L. Moroni (Ita-ktm); 28. Chiara Fontanesi (Ita-ktm); 29. D. Ruzzi (Rsm-kawasaki); 31. A. Della Mora (Ita-honda); 33. A. Laurenzi (Ita-honda); 34. D. De Bortoli (Ita-honda); 36. I. Monticelli (Ita-honda); 37. G. De Santis (Ita-honda). Assoluta 85cc: 1. Tonkov Alexandr (Rus-suzuki) punti 50; 2. Jordi Tixier (Fra-ktm) 42; 3. M. Anstie (Gbr-kawasaki) 36; 4. Jason Clermont (Fra-honda) 34; 5. Dawid Ciucci (Ita-honda) 32; 6. Giacomo Del Segato (Ita-honda) 32; 19. Luca Lippi (Ita-suzuki) 4; 20. Davide De Bortoli (Ita-honda) 4; 23. Simone Zecchina (Ita-yamaha) 2; 24. Ivo Monticelli (Ita-honda) 1. Campionato 85cc: 1. Jason Clermont (Fra-honda) punti 295; 2. Alexandr Tonkov (Rus-suzuki) 287; 3. Max Anstie (Gbr-kawasaki) 269; 6. Giacomo Del Segato (Ita-honda) 201; 7. Giacomo Redondi (Ita-honda) 199; 15. Dawid Ciucci (Ita-honda) 77. .