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LUNEDI

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Notiziario Marketpress di Lunedì 28 Novembre 2011
LA COMMISSIONE INVITA L´ITALIA A RECEPIRE LA DIRETTIVA SUL SANGUE UMANO  
 
 Bruxelles, 28 novembre 2011 – In data 24 novembre la Commissione europea ha formalmente richiesto all´Italia di comunicare le misure nazionali che attuano la direttiva 2011/38/Ue che elimina i valori massimi del pH per i concentrati piastrinici e i componenti del sangue alla fine del periodo massimo di conservazione. Una piena attuazione da parte degli Stati membri è indispensabile per garantire alti livelli di qualità e di sicurezza del sangue umano e dei componenti del sangue in tutta l´Unione europea. La direttiva mira a migliorare l´autosufficienza dell´Ue in materia di sangue e a rafforzare la fiducia nella sicurezza della catena di fornitura di sangue tra i paesi dell´Ue. Era previsto che gli Stati membri attuassero la direttiva entro il 30 giugno 2011. Finora l´Italia non ha comunicato le relative misure di attuazione alla Commissione. In precedenza, quest´anno, la Commissione ha avviato procedure di infrazione, previste dall´articolo 258 del trattato sul funzionamento dell´Unione europea (Tfue) mediante una lettera di diffida all´Italia. La richiesta odierna assume la forma di "parere motivato". La Commissione chiede all´Italia di garantire la piena osservanza della direttiva entro due mesi. Se l´Italia non rispetta il termine, la Commissione può decidere di deferire il caso alla Corte di giustizia. Per ulteriori informazioni circa la procedura di infrazione , si prega di consultare: Memo/11/824 Ulteriori informazioni in merito alla legislazione sul sangue sono disponibili sul sito: http://ec.Europa.eu/health/blood_tissues_organs/key_documents/
index_en.htm#anchor0
 
 
   
   
GLI SCIENZIATI METTONO IN GUARDIA CONTRO L´OVERDOSE ACCIDENTALE DI PARACETAMOLO  
 
Bruxelles, 28 novembre 2011 - Nuove scoperte fatte da un team di ricercatori scozzesi dimostrano che se si assume troppo paracetamolo regolarmente si è più a rischio di un´overdose accidentale. Lo studio, pubblicato sul British Journal of Clinical Pharmacology, mette in evidenza i rischi nascosti del consumo distribuito di questo antidolorifico da banco. Il team, formato da esperti dell´Università di Edimburgo e dell´Unità scozzese per il trapianto di fegato, a Edimburgo, Regno Unito, spiegano che, anche se il pericolo è difficile da identificare, prendere un po´ più paracetamolo del necessario in caso di dolore potrebbe provocare un´overdose. Uno degli autori dello studio, il dott. Kenneth Simpson dell´Università di Edimburgo parla di pazienti che vanno incontro a questi cosiddetti "sovradosaggi distribuiti". "Non hanno preso il tipo di sovradosaggio che si prende assumendo farmaci in grandi quantità e tutti in una volta, come chi fa chi cerca di suicidarsi, ma nel tempo il danno si accumula e l´effetto può essere fatale." Spesso i pazienti che hanno avuto questo tipo di overdose vengono in ospedale perché sentono dolore e non perché credono di aver assunto una dose eccessiva. Il team auspica una diagnosi più veloce di questa situazione clinica, questo tipo di sovradosaggi possono essere ancora più pericolosi di un´overdose singola, definita come l´assunzione di 4 gr o più o circa otto pillole in una soluzione unica. Il problema ha le sue origini nel modo in cui i dottori valutano quanto è in pericolo un paziente colpito da overdose quando arriva in ospedale. Normalmente questo si fa prendendo un campione di sangue e scoprendo quanto paracetamolo è presente. Quando il paziente ha assunto un´overdose singola, il campione di sangue fornisce informazioni valide. Non è così invece nel caso di pazienti con un sovradosaggio distribuito, in questo caso il campione spesso mostra bassi livelli di paracetamolo nel sangue, anche se il paziente è ad alto rischio di insufficienza epatica e di morte. Le conclusioni del team si basano su un´analisi dei dati di 663 pazienti che erano stati ricoverati presso la Royal Infirmary di Edimburgo tra il 1992 e il 2008 con un danno al fegato provocato dal paracetamolo. Hanno scoperto che 161 avevano assunto un sovradosaggio distribuito, di solito per curare vari dolori comuni come dolori addominali e muscolari, mal di testa e mal di denti. Questo significa che quasi un paziente su quattro ricoverati in ospedale con un´insufficienza epatica causata dal paracetamolo aveva assunto accidentalmente un sovradosaggio del farmaco cercando di curare questi disturbi comuni. Il dott. Kenneth Simpson commenta i risultati dello studio: "Al momento del ricovero, questi soggetti con un sovradosaggio distribuito avevano di solito problemi al fegato e al cervello, avevano bisogno di dialisi ai reni o di un aiuto a respirare e rischiavano di morire più di chi aveva assunto un´overdose singola. Il problema è ancora peggiore per le persone che arrivano in ospedale oltre un giorno dopo aver assunto una dose eccessiva, anche questi soggetti rischiano di morire o di aver bisogno di un trapianto di fegato. I sovradosaggi distribuiti o i pazienti che si presentano molto tempo dopo un´overdose devono essere monitorati da vicino e bisogna prendere in considerazione l´uso dell´antidoto del paracetamolo, la N-acetilcisteina, a prescindere dalla concentrazione di paracetamolo nel sangue." Lo studio mostra che misurare i livelli di paracetamolo nel sangue non è un metodo valido per determinare se un paziente è a rischio o meno. Questi risultati evidenziano l´urgente bisogno di un nuovo modo di determinare se un paziente sta abbastanza bene da essere rimandato a casa, se ha bisogno di cure mediche urgenti o se ha bisogno di un trapianto di fegato. Gli esperti consigliano ai pazienti di fare attenzione alle precauzioni d´uso sulle confezioni di paracetamolo e di non superare la dose giornaliera raccomandata. Ogni pillola normalmente contiene 500 mg: gli adulti possono prendere 1 o 2 pillole di paracetamolo ogni 4 - 6 ore, fino a 4 volte al giorno. In altre parole, non si devono prender più di 4 gr o 8 pillole in un arco di tempo di 24 ore. Se si assumono quantità superiori a queste, il consiglio dei medici e di saltare la dose successiva e ricorrere all´aiuto del proprio medico. Per maggiori informazioni, visitare: Università di Edimburgo: http://www.Ed.ac.uk/home    
   
   
CYBERKNIFE, IN TOSCANA UN’ARMA IN PIÙ CONTRO I TUMORI  
 
Firenze, 26 novembre 2011 – La sanità toscana può disporre di un’arma in più nella lotta contro i tumori. Si chiama Cyberknife, ed è un sistema robotico particolarmente utile nel trattamento di alcune patologie oncologiche, perché consente un altissimo grado di precisione nella somministrazione della dose radioterapica. L’apparecchio, in funzione all’Istituto Fiorentino di Cura e Assistenza spa – Ifca (Villa Ulivella e Glicini), unico a possederlo in tutta la regione (e anche tra le regioni limitrofe), è stato acquisito dalla sanità pubblica, grazie a un accordo stipulato dalla Regione con l’Istituto stesso. Accordo stipulato dopo il parere positivo espresso dall’Istituto Toscano Tumori. “In Toscana vogliamo garantire sempre di più qualità e sicurezza delle cure – dice l’assessore al diritto alla salute Daniela Scaramuccia – E, a prescindere da quale sia la porta di accesso per il cittadino, vogliamo offrire a tutti l’opportunità di usufruire delle migliori tecnologie, ovunque esse siano in funzione. L’utilizzo di Cyberknife si integrerà con la Tomotherapy e la Gammaknife, di prossima installazione a Careggi. La disponibilità di questa offerta ci consente di evitare che una quota di cittadini toscani si rivolgano fuori regione, senza peraltro le opportune garanzie di appropriatezza nelle indicazioni e di coerenza con il più ampio percorso di cura”. Secondo i dati della Regione, potranno usufruire di Cyberkinfe, con appropriatezze ed efficacia, circa 250 pazienti l’anno. Altre regioni limitrofe si sono dichiarate interessate ad aderire a questo progetto. All’istituto Toscano Tumori il compito di monitorizzare la domanda, valutare le indicazioni e provvedere al loro periodico aggiornamento, nella logica di un utilizzo appropriato ed efficiente di questa tecnologia. Si accederà alle prestazioni della macchina dalle radioterapie di tutta la regione, attraverso una lista unica regionale. Cos’è Cyberknife E’ un sistema robotico che con la sua introduzione ha rivoluzionato l’armamentario radioterapico, consentendo un grado di precisione molto elevato nella somministrazione della dose. E’ costituito da tre elementi fondamentali: un acceleratore miniaturizzato, montato su un braccio robotico, che emette un fascio di radiazioni estremamente focalizzato; un sistema di guida in tempo reale durante il trattamento; due sorgenti diagnostiche di raggi x centrate sul paziente e due detettori al silico amorfo, opposti ad esse, che riprendono le posizioni reciproche dei marker scheletrici e artificiali. Il Cyberknife consente di trattare molti tipi di patologie, tumorali (neoplasie encefaliche, metastasi cerebrali, meningiomi maligni, lesioni neoplastiche polmonari ed epatiche) e non (nevralgia del trigemino, epilessia, lesioni spinali, angiomi cavernosi).  
   
   
SANITÀ IN UMBRIA: PRESENTATA RETE ONCOLOGICA REGIONALE; MARINI,”REGIONE IMPEGNATA IN RIFORMA SISTEMA SANITARIO”  
 
 Perugia, 28 novembre 2011 - "In queste settimane la Giunta regionale è impegnata a definire un´ipotesi di riforma in campo sanitario il cui obiettivo è quello di puntare non solo ad un migliore assetto istituzionale, ma soprattutto a determinare l´integrazione dei servizi sanitari nell´ottica di un ´sistema regionale unitario". E´ quanto affermato dalla presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, intervenuta il 24 novembre alla presentazione della Rete oncologica regionale("Ror"), svoltasi presso l´Aula magna della Facoltà di medicina dell´Università di Perugia. "In questa direzione - ha affermato Marini -, si muove, ad esempio, la stessa realizzazione della ´Ror´ che vuole promuove un approccio multidisciplinare alla cura del melanoma cutaneo, attraverso il potenziamento ed il coordinamento dell´attività dei servizi già esistenti sul territorio regionale". Di particolare importanza per la presidente sono alcuni aspetti alla base della nascita della Rete. Tra questi: "la presa in carico dei pazienti in tutto il loro percorso di vita e di malattia che impone sia ai professionisti che alle strutture sanitarie, un modo diverso di porsi di fronte alla cura della malattia. Inoltre il fatto che la scelta di ´prendere in carico´ il paziente impone un modo diverso di intendere lo stesso accesso al servizio sanitario, che non può essere visto limitatamente all´ospedale, ma deve guardare anche ai servizi territoriali come all´assistenza domiciliare. Inoltre - continua - si deve anche porre un´attenzione particolare al tema della farmaceutica ospedaliera che, nel caso delle terapie anti tumorali, comporta costi elevatissimi e ciò richiama anche la responsabilità etica dei professionisti. In questo caso, una realtà come la ´Ror´ aiuta il sistema pubblico a definire meglio l´appropriatezza della prestazione". La presidente ha voluto fare anche un richiamo all´aspetto della prevenzione: "Tutti insieme - ha detto - dobbiamo, magari investendo maggiori risorse, prestare grande attenzione alla prevenzione, visto che gli stessi dati che avete fornito nelle diverse relazioni di oggi ci indicano come fattori di rischio per il verificarsi di tumori gli stili di vita, a partire da quello alimentare".  
   
   
LOMBARDIA: PER MALATI CRONICI TELEMEDICINA E LETTI TECNICI NUOVA RETE DI FUNZIONI TERRITORALI DELL´OSPEDALE VIA A UN MONITORAGGIO COSTANTE PER ABBATTERE COSTI IMPROPRI  
 
Milano, 28 novembre 2011 - Per il 2012 sono previsti in Lombardia 126.000 pazienti cronici. Di rado, tuttavia, viene effettuato un monitoraggio su questi malati che, spesso, hanno un percorso dinamico - e non lineare - nella cronicità. Con l´utilizzo della telemedicina potrebbero essere curati in posti letto ´tecnici´ invece che in quelli ospedalieri, con un decisivo risparmio di risorse e quindi con un contenimento dei costi impropri. E´ la tesi illustrata il 25 novembre dall´assessore alla Sanità della Regione Lombardia Luciano Bresciani, intervenuto alla giornata di studio ´Il governo della continuità Ospedale-territorio: quali condizioni per una gestione efficace del paziente subacuto e della cronicità?´, ospitata all´Auditorium Gaber di Palazzo Pirelli, a Milano. Tra i partecipanti, Pasquale Cannatelli, direttore generale Azienda Opsedaliera Niguarda Ca´ Granda Milano, Sergio Harari, direttore Unità Operativa di Pneumologia, Ospedale San Giuseppe di Milano, e altri direttori tecnici e operatori del settore Sanità. Sviluppare Una Rete Di Funzioni - L´assessore Bresciani, dati alla mano, ha sottolineato che, a fronte di un costo di 800-1.000 euro di un letto ospedaliero, il letto ´tecnico´ può arrivare al massimo a 190 euro. ´Da sempre - ha detto - puntiamo alla razionalizzazione dei costi e quindi all´abbattimento di quelli impropri. Nelle prossime settimane la Giunta regionale esaminerà le nuove regole che intendiamo introdurre per un miglioramento continuo della qualità del sistema sanitario e per lo sviluppo del sistema, le cui linee guida sono state condivise con tutti i soggetti interessati e, anche, con i cittadini. Questo sviluppo in chiave federalista è incentrato sulla sussidiarietà orizzontale e verticale e ha tra i suoi punti qualificanti una proposta di cambio culturale: bisogna pensare alla funzione territoriale di un ospedale e quindi, appunto, alle sue funzioni che, una volta diventate ´nodi´, si inseriscono proprio in una nuova rete ´di funzioni´, analoghe e sinergiche, e non più di strutture´. I Pazienti Sub-acuti - Nel corso del suo intervento l´assessore regionale si è anche soffermato sui bisogni dei pazienti sub-acuti e sulla necessità di cure, anche su questo fronte introducendo un ´cambio di orizzonte culturale´: in questo caso si rivelerebbe decisiva la partecipazione del paziente al suo processo di stabilizzazione. Risulta quindi determinante il passaggio dai letti ospedalieri, onerosi e non strategici, a quelli ´tecnici´, più economici ma anche più efficaci, perché adatti all´invio e alla ricezione di dati che consentono un monitoraggio costante.  
   
   
TBC, CASI SPORADICI IN PIEMONTE IN LINEA CON LA MEDIA NAZIONALE  
 
 Torino, 28 novembre 2011 - In merito ai casi di tubercolosi che nelle ultime settimane sono stati segnalati a Torino, l’assessorato regionale alla Sanità della Regione Piemonte precisa che i valori di incidenza osservati in Piemonte non si discostano da quelli nazionali, circa 9 nuovi casi all’anno ogni 100.000 abitanti, dati peraltro equiparabili a quelli di altre regioni del nord e centro Italia (Veneto, Lombardia e Emilia Romagna). Se si considerano solo i casi di malattia potenzialmente trasmissibile, i tassi di incidenza scendono a 3 su 100.000. Anche la distribuzione per età è paragonabile con il livello nazionale: in Italia i casi pediatrici (0-14 anni) corrispondono a circa il 3% del totale dei casi segnalati nell’anno (circa 20 casi), in Piemonte al 3,5%. La maggior parte dei casi si manifesta in modo sporadico; solo raramente emergono piccoli focolai epidemici di tipo familiare e, sempre raramente, la trasmissione dell’infezione può avvenire all’interno di comunità. La tubercolosi è una malattia prevenibile e curabile: la principale misura di prevenzione primaria è trovare, curare e isolare tempestivamente i malati per impedire o ridurre la trasmissione dell’infezione. A questo fine per ogni caso segnalato viene effettuata un’inchiesta epidemiologica per risalire alla possibile fonte del contagio e per identificare eventuali soggetti infetti (eventualità possibile solo nelle persone che hanno avuto contatti prolungati e ravvicinati col caso) ed avviarli al trattamento preventivo. In Piemonte in tutte le Asl sono stati previsti dei centri di riferimento territoriali (a Torino il presidio Cpa di Lungo Dora Savona 26) e ospedalieri per la prevenzione, diagnosi e cura della tubercolosi e nodi di sorveglianza epidemiologica locali (presso i servizi di Igiene pubblica) coordinati da centri di riferimento regionali (Seremi di Alessandria e Cpa di Torino). “Vogliamo - precisa l’assessore regionale alla Sanità, Paolo Monferino - rassicurare i piemontesi affinché non si diffondano inutili preoccupazioni. I nostri centri di monitoraggio hanno a questo proposito incrementato la loro attività per tenere sotto controllo la situazione. Stiamo valutando la possibilità di reinserire l’obbligo del certificato medico che attesti l’avvenuta guarigione degli alunni nelle scuole, procedura che è stata sospesa nel 2008 e che, per essere riattivata, richiede la modifica della relativa legge regionale. Una procedura che riteniamo comunque necessaria per monitorare ed eventualmente isolare casi di malattie infettive. Questo anche alla luce di un aumento dell’immigrazione e delle malattie che a volte ad essa sono legate”.  
   
   
A VERONA UN CONGRESSO DI CHIRURGIA CON 20 CENTRI EUROPEI E 2500 MEDICI COLLEGATI MA NESSUNO SI E’ MOSSO DALLA PROPRIA SEDE. PRESENTATA E ATTIVATA PIATTAFORMA LIVE@SURGERY. COLETTO: “IL FUTURO DELLA FORMAZIONE IN MEDICINA”  
 
 Verona, 28 novembre 2011 - Un gigantesco congresso medico scientifico con 20 centri ospedalieri europei e 2500 chirurghi di mezzo mondo collegati, senza che nessuno si sia dovuto spostare dalla propria sede operativa. E’ quanto è accaduto il 24 novembre al Polo Confortini dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona dove, via web ed in videocomunicazione, è partito il progetto Live@surgery, un’imponente iniziativa di formazione sanitaria on line, realizzata dall’azienda scaligera in collaborazione con la Johnson&johnson che, da oggi in avanti, consentirà di realizzare una vera e propria formazione continua in chirurgia alla quale potranno accedere tutti i medici interessati, semplicemente chiedendo e ottenendo una password per l’ingresso nel sistema. Prima dell’inizio dei collegamenti, nel corso dei quali sono stati visionati, discussi ed analizzati 4 difficili interventi di chirurgia pancreatica, esofago-gastrica, epatica e colo rettale, Live@surgery è stata presentata nel corso di una conferenza stampa alla quale sono intervenuti l’assessore regionale alla sanità del Veneto Luca Coletto, il direttore generale dell’Azienda Sandro Caffi, il preside della facoltà di medicina dell’Università di Verona Michele Tansella, l’amministratore delegato della Johnson&johnson Giorgio Milesi e il direttore dell’unità operativa di chirurgia 1° Umberto Tedeschi. “Questo – ha detto Coletto – è davvero il futuro della formazione in medicina, una formazione continua, accessibile da chiunque senza lunghi spostamenti e costosi meetings, completamente interattiva e quindi preziosa sia per i tanti eccellenti medici del nostro sistema sanitario, sia soprattutto per i giovani che iniziano il loro cammino in una professione difficile come quella medica. La Regione è orgogliosa che questa iniziativa sia stata realizzata e sia partita proprio dal Veneto e da una delle sue principali eccellenze sanitarie che è l’Azienda Ospedaliera di Verona, mettendo a frutto le grandi potenzialità delle nuove tecnologie informatiche”. Caffi e Tansella, da parte loro, hanno posto l’accento sul fatto che lo sviluppo della formazione e della ricerca fa parte della “mission” istituzionale di un’Azienda Integrata Universitaria, dove, mentre si curano le persone con le tecniche più avanzate, si studia, si ricerca e si condividono pressoché con il mondo intero esperienze e best practices. All’interno di Live@surgery verrà progressivamente creata una videoteca contenente i più svariati interventi chirurgici illustrati da chi li esegue e messi a disposizione di chi vuole approfondire le varie tecniche d’intervento. Contenuti didattici preziosi, che ogni chirurgo potrà visionare, chiedendo informazioni e delucidazioni. Non solo: questa piattaforma consentirà anche un’interazione in tempo reale, attraverso l’uso della chat, con la sala operatoria. Il collegamento e la conseguente interazione possono avvenire da qualsiasi computer ed il chirurgo-utente può collegarsi da casa o dalla struttura dove lavora. In questo secondo caso, la formazione a distanza potrà coinvolgere più chirurghi, medici, anestesisti ed infermieri della stessa equipe. L’operatore, dal canto suo, può coinvolgere nella visione dell’intervento più collaboratori commentando le varie fasi dell’intervento.  
   
   
BRESCIA, L´ASL AVVIA PIANO DI DIGITALIZZAZIONE MENO CARTA PER PROCEDURE VELOCI E SERVIZI EFFICIENTI  
 
Brescia, 28 novembre 2011 - L´assessore regionale alla Semplificazione e Digitalizzazione Carlo Maccari ha partecipato, il 25 novembre, a un workshop organizzato dall´Asl di Brescia dedicato alla gestione dei documenti. Un tema di sempre più stretta attualità per la Pubblica Amministrazione, che, per abbattere i costi e migliorare l´efficienza, ha necessità di aprirsi alle nuove tecnologie e sostituire sempre più il digitale alla carta. L´asl di Brescia, tra le prime in Lombardia, ha deciso di compiere un ´salto di mentalità´, lavorando a un manuale che detti regole innovative per la gestione dei documenti cartacei e digitali, dalla loro nascita allo scarto, tenendo conto degli oltre 185.000 protocolli gestiti ogni anno, con una media di 700 al giorno e di un archivio storico cartaceo composto da 28.000 faldoni, che occupano oltre tre chilometri di spazio. ´Un sistema efficace di gestione dei documenti - ha detto Maccari - ha un´importanza strategica: basti pensare che un recente studio ha stimato una spesa pari a 140 miliardi all´anno di fogli stampati negli uffici, concentrati nel commercio e nel settore pubblico. In particolare si è calcolato che ogni addetto nel settore pubblico stampi in media ogni giorno 39 pagine´. Con il manuale dell´Asl Brescia si è creato uno strumento snello rivolto a tutti gli operatori dell´Ente al fine di ottimizzare i tempi e le azioni, eliminando pertanto fasi di lavoro superflue e meccanismi poco fluidi. Al nuovo protocollo informatizzato, pronto dal 1 gennaio 2012, verrà affiancato un progressivo percorso di dematerializzazione degli atti, sempre più trattati solo a livello informatico. Tra le iniziative aziendali, il Sisca (Sistema Informativo Servizio Continuità Assistenziale Guardia Medica), che mette in rete 30 ambulatori, i piani terapeutici compilati dai medici gestiti solo online, le schede e le attività amministrative del personale completamente informatizzate. Tutte procedure che hanno portato a un netto abbattimento dei costi di stampa. ´Il nuovo processo avviato dall´Asl di Brescia - ha commentato il direttore generale Carmelo Scarcella - non è solo uno sforzo per diminuire la mole di carta, ma una vera evoluzione, che porterà anche e soprattutto al miglioramento della qualità dei servizi erogati ai cittadini e alla semplificazione dei rapporti con loro´. ´Si tratta - ha concluso Maccari - di una delle molte eccellenze che in tema di digitalizzazione sono operative in Lombardia. Il passo decisivo da compiere è quello di saperle mettere in rete, perché la singola buona pratica di un territorio possa diventare lo standard per tutti´.  
   
   
SANITA´ INSICILIA: PREMIO PER L´ACQUISTO DEI FARMACI CON GARA ELETTRONICA  
 
Palermo, 28 novembre 2011 - Importanti riconoscimenti per la politica degli acquisti voluta dall´assessorato regionale della Salute nell´ambito del "Premio e-Proc 2011", promosso dal Ministero dell´Economia e delle Finanze e dalla Consip (la societa´ che fa capo al Ministero per la consulenza organizzativa e tecnologica alle pubbliche amministrazioni) riservato a chi, nel corso del 2010, ha raggiunto risultati particolarmente rilevanti nell´utilizzo degli strumenti telematici offerti dalla piattaforma "acquistinrete". Il premio "gare on line" e´ andato all´azienda ospedaliera "Villa Sofia - Cervello" di Palermo che ha avuto il ruolo di capofila nella gara telematica per l´acquisto di farmaci. La Sicilia e´ stata una delle prime regioni italiane a utilizzare la piattaforma Consip per gli acquisti in rete e a sfruttare le grandi risorse che sono offerte dalle procedure del mercato elettronico. Gia´ oltre due anni fa, la Sicilia (con la collaborazione di Consip) porto´ avanti la gara per l´acquisto di prodotti farmaceutici ospedalieri realizzando circa 150 milioni di euro di risparmi nel triennio, in quella che rappresento´ la gara telematica piu´ consistente in Europa. "In questo modo e´ piu´ facile assicurare qualita´ e trasparenza - spiega l´assessore regionale per la Salute Massimo Russo - perche´ viene utilizzato un modello organizzativo attento alle esigenze delle amministrazioni e alle dinamiche del mercato. Su questo tema, del resto, la Regione siciliana adottando il ´codice dell´amministrazione digitale´. Anche in questa logica abbiamo voluto prevedere che gli acquisti di beni e servizi delle aziende sanitarie vengano portati avanti, ove possibile, con gare di bacino per far si´ che a fronte di ordini numericamente piu´ corposi si abbiano maggiori risparmi grazie anche alla partecipazione alle gare di societa´ qualificate a livello nazionale ed europeo". Nella motivazione del premio, che l´azienda "Villa Sofia - Cervello" ha ricevuto per la categoria "Amministrazioni", si legge che "la Commissione ha inteso premiare un progetto di innovazione e razionalizzazione della spesa a livello regionale che coinvolge diverse strutture organizzative e che si e´ distinto rappresentando una evidente volonta´ di migliorare le procedure di approvvigionamento, conseguendo al contempo significativi risultati di risparmio". Un riconoscimento e´ andato anche all´Universita´ di Catania per i significativi risultati del progetto di riorganizzazione dei processi d´acquisto che, con la costituzione dell´Ufficio e-procurement, ha consentito all´Universita´ di affrontare le sfide della digitalizzazione delle procedure negoziali e di conseguire nel minor tempo possibile eccellenti risultati di efficienza.  
   
   
NAPOLI: OSPEDALE SAN GENNARO, DAL 1 DICEMBRE APRE IL SERVIZIO DI PRIMO SOCCORSO PER LE URGENZE TERRITORIALI (PSAUT)  
 
Napoli, 28 novembre 2011 - La struttura commissariale della Asl Napoli 1 Centro comunica che dal 1 dicembre sarà attivato presso l’Ospedale San Gennaro un servizio di primo soccorso per le urgenze territoriali (Psaut), in sostituzione del Pronto soccorso, per assicurare prestazioni sanitarie più qualificate, nel rispetto delle normative regionali e nell’ambito del processo di razionalizzazione delle attività aziendali finalizzato ad offrire servizi sempre migliori alla vasta utenza della A.s.l. Napoli 1 Centro. Il San Gennaro sarà di conseguenza più appropriatamente destinato ad erogare prestazioni sanitarie più qualificate e quelle di Pronto soccorso ostetrico.  
   
   
XXV CONGRESSO NAZIONALE SOCIETÀ ITALIANA PER LO STUDIO DELL´ARTERIOSCLEROSI ROMA, 30 NOVEMBRE - 3 DICEMBRE 2011  
 
Roma, 28 novembre 2011 – Di seguito il testo di presentazione del congresso del Il Presidente Sisa Prof. Andrea Mezzetti: “ Cari Partecipanti, quest’anno la nostra Società festeggia il 25° anniversario delle riunioni scientifiche nazionali! E’ una scadenza importante perché rappresenta il raggiungimento di un traguardo temporale ma anche la dimostrazione che, nonostante numerose difficoltà la nostra, la Società, è riuscita in questi anni, a mantenere costante un appuntamento che riunisce coloro che, nella comunità scientifica nazionale ed internazionale, hanno coltivato e coltivano la ricerca e la cultura scientifica nel campo dell’aterosclerosi e delle patologie ad essa collegate. Il Xxv Congresso Nazionale della Società Italiana per lo Studio dell’Arteriosclerosi sarà quindi l’occasione per celebrare questa ricorrenza, innanzitutto, ringraziando tutti coloro che hanno contributo allo sviluppo ed alla crescita della Società a partire dalla sua fondazione, avvenuta a Pavia il 7 luglio del 1964. Società che ha avuto come missione sia quella di veicolare e diffondere la conoscenza che quella di favorire la formazione di giovani ricercatori. Il Congresso sarà anche l’occasione per offrire ai ricercatori ed agli studiosi un’opportunità per illustrare i risultati delle loro ricerche ed, alla più ampia platea dei medici e/o degli operatori sanitari, le novità più interessanti relative alla diagnosi ed alla cura dell’aterosclerosi e della patologie ad essa correlate. La ricorrenza del 25° Anniversario sarà anche il momento per proporre alcune nuove iniziative della Società come la “Giornata italiana del Colesterolo e della nutrizione responsabile” che ha lo scopo di ribadire l’importanza del colesterolo come fattore di rischio cardiovascolare indipendente e, quindi, la necessità di una diagnosi precoce delle forme familiari di Dislipidemia. Diagnosi che sarà più facile in virtù del progetto “Lipigen” lanciato dalla Fondazione Sisa che vuole essere uno strumento a disposizione di chi si occupa di Dislipidemie, per facilitare, sul territorio italiano, la diagnosi delle forme familiari utilizzando metodiche all’avanguardia. La Giornata ha anche lo scopo di sottolineare l’importanza di una dieta equilibrata che, può oggi avvalersi anche di numerosi prodotti nutraceutici che possono aiutare a mantenere i valori di colesterolo in ambiti fisiologici avvalendosi di composti naturali. Gli argomenti scelti per essere i temi guida del Xxv Congresso, diabete mellito e aterogenesi, Hdl e aterosclerosi ed infiammazione, ossidazione e aterosclerosi, rappresentano alcuni degli argomenti che sono, oggi, in primo piano sia nella ricerca di base che in quella clinica. La necessità di migliorare le nostre conoscenze sui meccanismi che possono influenzare il danno micro e macrovascolare nel diabete rappresenta la necessaria premessa per integrare gli interventi terapeutici in questo gruppo di pazienti ad alto rischio cardiovascolare. L’approfondimento dei meccanismi attraverso cui le Hdl favoriscono la protezione vascolare sta ricevendo, oggi, un nuovo impulso dalla disponibilità di nuovi presidi farmacologici in grado di elevare la loro concentrazione plasmatica. Infine, nell’ambito della ricerca sui meccanismi molecolari alla base del danno vascolare, uno spazio sarà dedicato alla rivalutazione, alla luce di recenti evidenze, delle interazioni tra infiammazione, stress ossidativo e danno vascolare aterosclerotico. Altro aspetto di rilievo del Convegno è rappresentato dall’organizzazione di due Simposi congiunti con altre due Società Scientifiche, la Siapav e Simg, dedicati, l’uno ad una delle più comuni, ma allo stesso tempo poco considerate, complicanze dell’aterosclerosi: l’aneurisma dell’aorta addominale, l’altro alla implementazione, nella pratica clinica della medicina generale, della gestione appropriata del rischio cardiovascolare. Il Xxv Congresso Nazionale sarà inoltre l’occasione per presentare alla comunità medica e scientifica italiana le nuove Linee Guida Europee per la Prevenzione Cardiovascolare, alla cui stesura hanno contribuito ricercatori italiani, membri della nostra Società; sarà anche l’occasione per discutere la nuova nota 13 Dell’aifa che regolamenta la rimborsabilità dei farmaci ipolipemizzanti. Durante il Congresso un ampio spazio sarà ovviamente dedicato ai diversi aspetti della lipidologia clinica, ed ai progressi terapeutici che si intravedono grazie alla introduzione di nuovi farmaci ipolipemizzanti ed antitrombotici. Ma attenzione sarà dedicata anche agli importanti risultati acquisiti nella protezione cardiovascolare del paziente con malattia renale cronica, che costituisce una condizione clinica per la quale mancavano solide evidenze circa l’efficacia della terapia ipolipemizzante. A conferma del grande interesse che la nostra società nei confronti delle misure di intervento preventivo non farmacologico (stile di vita), in questo Xxv Congresso Nazionale, un intero simposio, che vedrà la partecipazione di qualificati ricercatori americani, sarà dedicato ai potenziali effetti favorevoli degli acidi grassi della serie omega-6, che rappresenta un argomento che ha ripreso vigore grazie a nuove evidenze che si fondano su studi recenti ai quali ha contribuito anche la comunità scientifica italiana. Infine, la nostra Società vuole esaminare il potenziale preventivo dei nutraceutici che rappresentano oggi in Italia un mercato in grande crescita, ma che a nostro avviso richiedeno una puntale rivisitazione delle evidenze scientifiche disponibili. Illustri ricercatori italiani offriranno i loro contributi sulle indicazioni e sui vantaggi clinici dell’uso dei nutraceutici nelle diverse condizioni che si associano a un aumento del rischio cardiovascolare. Il Congresso presenterà delle letture che si focalizzeranno su ricerche d’avanguardia come quelle dedicate ai rapporti tra microbioma intestinale ed importanti malattie metaboliche come l’obesità, il diabete mellito e la sindrome metabolica o quella relativa ai micro Rna, piccoli frammenti di Rna in grado di regolare l’espressione genica, posso avere sia sui meccanismi molecolari del danno vascolare sia come marcatori dello stato funzionale della placca ateromasica. Ampio spazio è infine riservato alle comunicazioni orali ed ai poster che verranno presentati da giovani ricercatori che, più numerosi che in passato, saranno presenti a questo appuntamento per esporre il meglio delle loro ricerche. La continua crescita culturale della nostra Società è, anche, testimoniata dalla alta qualificazione internazionale della sua rivista ufficiale, Nutrition, Metabolism and Cardiovascular Diseases – Nmcd, e dall’edizione di una nuova rivista in lingua italiana, Il Giornale dell’Arteriosclerosi, che ha un approccio clinico pratico alla malattia aterosclerotica e che pubblicherà i contributi scientifici presentati a questo Xxv Congresso. Per concludere, un sentito ringraziamento da parte mia e dei componenti del Direttivo, a tutti cloro che, con il loro contributo, hanno reso possibile la realizzazione di questo Congresso e l’auspicio che anche quest’anno esso possa essere all’altezza delle aspettative.” Il Presidente Sisa Prof. Andrea Mezzetti  
   
   
IL CODICE GENETICO RESPONSABILE DI INFARTO E ICTUS STILE DI VITA E AMBIENTE SECONDARI  
 
Milano, 28 novembre 2011 – Vuoi sapere se rischi l’infarto oppure svilupperai l’aterosclerosi? Oggi con analisi avanzate di genetica molecolare lo puoi scoprire, ma soprattutto puoi prevenire o, comunque, trattare in precoce e mirato malattie genetiche che possono portare a patologie cardiovascolari come infarto, ictus cerebrali o gravi vasculopatie. In molti casi, quindi, stile di vita ed ambiente hanno un ruolo secondario nello sviluppo di questi eventi cardiovascolari. Lo studio delle Università di Chieti ed Ancona - Il lavoro degli ospedali di Chieti ed Ancona, pubblicato nel mese di agosto 2011 sulla prestigiosa rivista scientifica internazionale Stroke, dimostra che le placche aterosclerotiche delle carotidi, responsabili di ictus quando vanno incontro a rottura, sono influenzate nel loro destino da 5 molecole, chiamate i Microrna. La genetica ha quindi un ruolo sostanziale nell’insorgenza delle patologie cardiovascolari. Lo studio è stato coordinato dal professor Andrea Mezzetti, Direttore del Centro di ricerca clinica dell’Università G. D’annunzio di Chieti-pescara e Presidente Sisa e dal professor Francesco Cipollone, Responsabile del Centro di Eccellenza Europeo e di Riferimento Regionale per l’Aterosclerosi, l’Ipertensione Arteriosa e le Dislipidemie della stessa Università, con la collaborazione del professor Riccardo Sarzani dell´università di Ancona. “L’analisi, condotta su 15 pazienti dell’Ospedale di Chieti e 38 dell´Ospedale di Ancona, ha messo in luce che esiste una predisposizione genetica a patologie come l’ictus ” – dichiara il professor Cipollone - “e che questa può essere individuata tracciando una mappa genetica del paziente. La presenza dei microRnas nelle placche aterosclerotiche che si erano rotte provocando ictus non era associata nello studio a differenze tra i pazienti nella presenza di fattori di rischio quale diabete, ipertensione, dislipidemia o fumo. Questo significa che la predisposizione genetica può essere determinante anche in assenza dei classici fattori di rischio nello sviluppo degli ictus”. In particolare, due gruppi separati di placche aterosclerotiche sono state raccolte dai pazienti sottoposti ad intervento chirurgico di asportazione della carotide di una voluminosa placca aterosclerotica. Nella fattispecie è emerso sempre che 5 microRna erano maggiormente espressi nelle placche dei pazienti che avevano avuto un recente ictus come conseguenza della rottura di quelle placche. “In base a questo lavoro emerge che di per sé i fattori genetici sono importanti nella regolazione della aterosclerosi” – illustra il professor Mezzetti – “Infatti i risultati di questo importante studio indicano che i microRnas hanno un ruolo chiave nell’evoluzione della placca aterosclerotica, tanto da condurla all’instabilità e, nei casi più gravi, alla rottura. In conclusione la presenza di 4 di queste 5 molecole predice nel 73.5% il rischio di ictus, quella di tutte e 5 nell’82.4%”. Il progetto Lipigen: 38 ospedali italiani alla scoperta dei difetti genetici per la diagnosi avanzata e la cura mirata delle dislipidemie - Al via il progetto Lipigen, Lipid Transport Disorders Italian Genetic Network o Network Italiano delle Dislipidemie Genetiche, il gruppo di lavoro che coinvolge 38 ospedali nazionali dedicato allo studio e alla mappatura genetica delle dislipidemie nel nostro paese. Promosso dalla Fondazione Sisa, il network si propone di facilitare la diagnosi genetico-molecolare delle dislipidemie, contribuire ad aumentare la consapevolezza e la cultura dei medici e dei pazienti nell’ambito delle dislipidemie genetiche, creare un database nazionale e favorire la ricerca di settore. “L’obiettivo del progetto é la diagnosi molecolare dei difetti genetici alla base delle forme clinicamente diagnosticate, una appropriata terapia e la creazione di un Registro Nazionale delle Dislipidemie Genetiche”– spiega il professor Mezzetti. “L´analisi dei dati raccolti permetterà anche di effettuare la stima della prevalenza e dell´incidenza delle forme rare di Dislipidemie Genetiche e l´identificazione di eventuali gruppi di persone e sottopopolazioni a rischio” – prosegue il professor Alberico Catapano, Direttore della Fondazione Sisa –“ Sulla base di questi risultati si potranno derivare priorità ed intraprendere interventi sanitari mirati”. Il protocollo del progetto Lipigen - Per la raccolta dei dati, è stato messo a punto un protocollo di anamnesi e diagnosi che attribuisce un punteggio a ciascuna risposta, in base alla somma dei quali si definisce se un paziente è portatore di un difetto genetico oppure no. Le domande prevedono un’analisi della familiarità dell’ipercolesterolemia, la valutazione dei livelli di colesterolo Ldl nel sangue, la conoscenza di eventuali altre patologie sia del paziente che dei familiari (come il diabete, l’insufficienza renale ecc.). Una volta calcolato il punteggio si procede con l’effettuazione delle analisi genetiche e l’invio del campione di sangue alla Diagnosi Molecolare, che studia il dna del paziente per verificare il numero di mutazioni genetiche. Questo tipo di analisi è condotta sia su soggetti adulti ma anche su bambini ed è rimborsata dal Sistema Sanitario Nazionale. “Il progetto Lipigen rappresenta un’ opportunità unica per i pazienti affetti da ipercolesterolemie genetiche: essi potranno iniziare i trattamenti appropriati tempestivamente e ridurre sensibilmente il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari” - chiarisce il professor Maurizio Averna, Coordinatore del progetto -“Inoltre, proprio grazie ai dati che permetterà di raccogliere, Lipigen contribuirà a stimolare la ricerca di terapie innovative”. La diffusione delle dislipidemie familiari: oltre un milione gli italiani colpiti - In Italia ad oggi il numero di soggetti affetti da dislipidemie genetiche è compreso tra i 900.000 ed il milione e mezzo. Alcune di queste sono molto diffuse, come ad esempio l’Iperlipidemia Familiare combinata (si stimano circa 600.000-1.200.000 pazienti), altre più rare, come l’Abetalipoproteinemia, di cui si contano circa 50-100 malati nel nostro paese. Di altre patologie non si hanno ancora dati su incidenza e prevalenza. Progetto Lipigen: Elenco Dei 38 Ospedali Partecipanti
Regione Citta’ Ospedale Reparto
Lombardia Milano Fodanzione Irccs Ca’ Granda Policlinico Ospedale Maggiore di Milano Centro ambulatoriale Dislipidemie. Centro Sisa per lo Studio e la Prevenzione dell’Aterosclerosi, Unità Operativa di Medicina Interna 1 A
Lombardia Milano Azienda Ospedaliera Universitaria Niguarda Ca’ Granda Centro Universitario Dislipidemie “E. Grossi Paoletti”
Lombardia Milano Ospedale San Paolo Unità Operativa Clinica Pediatrica
Lombardia Milano Irccs Cardiologico Monzino Unità Operativa Prevenzione Aterosclerosi
Lombardia Cinisello Balsamo (Mi) Ospedale Bassini Unità Operativa di Nefrologia, Centro Studi per l’Aterosclerosi
Lombardia Garbagnate Milanese (Mi) Azienda Ospedaliera Guido Salvini Centro Prevenzione e Cura dell’Arteriosclerosi
Piemonte Torino Ospedale San Giovanni Battista Le Molinette Centro per lo Studio elle Lipidemie, Unità Operativa Laboratorio di Diabetologia e Malattie del Ricambio
Piemonte Torino Ospedale Infantile Regina Margherita Dipartimento di Pediatria, Unità Operativa Prevenzione Cardiovascolare e Dislipidemie
Piemonte Orbassano (To) Azienda Ospedaliero Universitaria San Luigi Gonzaga Struttura Complessa a Direzione Universitaria di Medicina Interna ad Indirizzo Metabolico
Friuli Venezia Giulia Trieste Ospedale di Gattinara Centro per lo Studio delle Malattie dismetaboliche e dell’Arteriosclerosi, Unità Operativa di Clinica Medica
Veneto Padova Azienda Ospedaliera di Padova Centro Dislipidemie e Aterosclerosi, Unità Operativa di Clinica Medica
Veneto Piove di Sacco (Pd) Ulss 16 Padova, Ospedale Civile Unità Operativa di Medicina
Liguria Genova Università degli Studi di Genova Unità Operativa di Medicina Interna e Prevenzione Cardiovascolare
Toscana Pisa Ospedale Cisanello Unità Operativa di Diabetologia e Malattie Metaboliche
Toscana Pisa Fondazione Cnr Regione Toscana per la Ricerca e la Sanità Pubblica Centro Regionale di Riferimento per la Diagnosi e Cura delle Dislipidemie Ereditarie
Emilia Romagna Bologna Ospedale Sant’orsola Malpighi Unità Operativa di Medicina Interna
Emilia Romagna Cadeo (Pc) Ospedale Civile Unità Operativa di Clinica Pediatrica
Emilia Romagna Modena Università di Modena e Reggio Emilia Dipartimento di Scienze Biomediche
Emilia Romagna Baggiovara (Mo) Università di Modena e Reggio Emilia – Nocsae Baggiovara Dipartimento di Medicina, Endocrinologia, Metabolismo e Geriatria
Emilia Romagna Ferrara Azienda Ospedaliero Universitaria di Ferrara Centro per lo Studio delle Malattie del Metabolismo e dell’Arteriosclerosi, Unità Operativa di Medicina Interna
Umbria Perugia Ospedale Santa Maria della Misericordia Unità Operativa di Medicina Interna, Angiologia e Malattie da Arteriosclerosi
Marche Ancona Ospedali Riuniti e Università Politecnica delle Marche Centro di Riferimento Regionale Ipertensione Arteriosa e Malattie Cardiovascolari, Ambulatorio Dislipidemie
Lazio Roma Policlinico Tor Vergata Unità Operativa di Medicina Interna, Centro di Riferimento Diabete Tipo 2
Lazio Roma Policlinico Tor Vergata Centro per l’Aterosclerosi, Dipartimento di Medicina Interna
Lazio Roma Policlinico Umberto I Unità Operativa di Cardiologia Pediatrica, Centro Dislipidemie Infantili
Lazio Roma Policlinico Umberto I Dipartimento di Medicina Interna e Specialità Medica
Campania Napoli Aorn Cardarelli Unità Operativa di Medicina Interna 5
Campania Napoli Policlinico Federico Ii Centro Coordinamento Regionale per le Iperlipidemie
Campania Napoli Policlinico Federico Ii Laboratorio di Screening di Malattie Metaboliche Ceinge – Biotecnologie Avanzate
Abruzzo Chieti Policlinico Ss. Annunziata Centro per la Prevenzione dell’Arteriosclerosi, la Diagnosi e la Terapia dell’Ipertensione Arteriosa e delle Dislipidemie
Puglia Bari Università degli Studi di Bari, Policlinico Unità Operativa Complessa di Endocrinologia
Puglia Bari Università degli Studi di Bari, Policlinico Unità Operativa di Geriatria e Centro di Assistenza Sovraziendale per le Malattie Rare
Sicilia Catania Ospedale Garibaldi Nesima Unità Operativa di Medicina Interna
Sicilia Palermo Azienda Ospedaliero Universitaria Policlinico Giaccone Unità Operativa Semplice di Medicina Interna e Malattie Metaboliche
Sicilia Messina Università di Messina Dipartimento di Medicina Interna e Terapia Medica
Sardegna Sassari Università degli Studi di Sassari Centro per le Malattie Metaboliche e l’Arteriosclerosi, Servizio di Diabetologia, Istituto di Clinica Medica
Sardegna Cagliari Azienda Ospedaliera G. Brotzu Centro per le Malattie Dismetaboliche e l’Aterosclerosi, Dipartimento di Medicina Interna
Sardegna Cagliari Centro per le malattie dismetaboliche e l’Arteriosclerosi
 
   
   
COME RICERCARE E TRATTARE I FATTORI DI RISCHIO IN AMBULATORIO  
 
Milano, 28 novembre 2011 - Frutto di una collaborazione tra la Sisa e la Simg, di seguito un vademecum per il Medico di Medicina Generale al fine di identificare i pazienti a rischio cardio-vascolare e organizzare in maniera esaustiva la banca dati di un ambulatorio. Premessa - La gestione della cronicità e della disabilità rappresentano la sfida principale per il Sistema Sanitario Nazionale nei prossimi anni, sia in termini di bisogni di salute e di assistenza sia in termini economici e sociali. Le malattie cardiovascolari (Cv) rappresentano e rappresenteranno ancora per anni non solo la principale causa di morte, ma anche l’origine, diretta o indiretta, di disabilità e di dipendenza (ictus, demenze, scompenso cardiaco, ecc). Naturalmente vi sono anche altre patologie importanti per gli esiti disabilitanti come,ad esempio, malattie neurologiche, malattie respiratorie, neoplasie, ma nessuna di queste presenta possibilità di prevenzione così ampie, così efficaci e, soprattutto, così economiche e generalizzabili come le patologie Cv. Oltre a ciò, le evidenze scientifiche mostrano con chiarezza che in questo campo i margini di miglioramento sono enormi e che, al contempo, disponiamo di mezzi economici ed efficaci che consentono il cambiamento già nell’ambito dell’attuale situazione organizzativa. In altre parole, se vogliamo migliorare la vita della nostra popolazione e ridurre i costi socio-sanitari con interventi immediati, efficaci ed economici possiamo contare (quasi) solo sulla prevenzione Cv e, a sua volta, la prevenzione Cv può essere garantita in modo equo e capillare a tutta la nostra popolazione solo dalle cure primarie. L’ottimizzazione degli interventi preventivi deve essere realizzata esostenuta nel lungo periodo, solitamente a vita, e deve essere integrata in un progetto globale di salute, quindi, ancora una volta, è fondamentale il ruolo del Medico di Medicina Generale (Mmg), professionista che segue il paziente e l’intero nucleo familiare per molti anni. Altrettanto importante è l’unitarietà di approccio da parte di tutte le figure professionali coinvolte, negli anni, a qualunque titolo nell’assistenza sanitaria al paziente. I pazienti ad alto rischio sono, infatti, spesso seguiti da più medici: Mmg, internisti, ipertensivologi, cardiologi, diabetologi, nefrologi, riabilitatori, ecc. Oltre a ciò questi pazienti a rischio presentano nel corso della loro storia momenti di peggioramento e successiva nuova stabilità clinica che richiedono una gestione “flessibile e coordinata”, in altre parole, i pazienti ad alto rischio Cv rappresentano la gran parte dei soggetti per i quali la “continuità assistenziale” è una assoluta necessità. Il coordinamento tra le diverse figure professionali è quindi fondamentale per ottenere i migliori risultati ed utilizzare in modo razionale le risorse disponibili. In considerazione della realtà delle cure primarie e delle caratteristiche comuni alle patologie aterosclerotiche, l’approccio preventivo alle singole patologie (infarto, angina pectoris, ictus, attacco ischemico transitorio [Tia],diabete) appare poco produttivo e potenzialmente forviante, rafforzando l’impressione che si tratti di problemi a carico di pochi assistiti, sostanzialmente di pertinenza specialistica. Oltre a ciò l’usuale suddivisione della prevenzione Cv in primaria e secondaria appare concettualmente e praticamente superata nel momento che il livello di rischio assoluto di questi soggetti può essere determinato sia dalla presenza di malattia Cv clinicamente manifesta, sia dall’associazione di più fattori di rischio, sia dalla presenza di “danno d’organo, sia dall’associazione tra eventi, fattori di rischio e danno d’organo tra loro variamente combinati. Appare quindi prioritario fornire alla Medicina Generale italiana uno strumento pratico per affrontare globalmente la gestione della prevenzione Cv nei soggetti ad alto rischio e, contemporaneamente, per porre le basi di una collaborazione più razionale ed efficace con gli specialisti. Se è evidente la necessità che la Medicina Generale si faccia carico della gestione dei pazienti con cronicità legata all’alto rischio Cv, è altrettanto chiaro che è necessario un analogo impegno da parte del Sistema Sanitario Nazionale e dei Sistemi Sanitari Regionali: si tratta infatti di un problema imponente dal punto di vista della complessità, ma, soprattutto, della numerosità, dato che interessa circa 10.000.000 di cittadini italiani. Per questo motivo in questa edizione si è ritenuto necessario esaminare gli aspetti legati alla macro-organizzazione, in particolare di chronic care model, carichi di lavoro, uso razionale delle risorse e strumenti di verifica legati alle banche dati amministrative. Come identificare i pazienti ad alto rischio cardiovascolare - Dato che i pazienti con eventi Cv pregressi sono, per definizione, già noti, il problema è riconoscere i soggetti con rischio elevato pur in assenza di malattia aterosclerotica già evidente. Identificare i soggetti a rischio richiede solo l’applicazione sistematica di quanto già previsto dalla normale buona pratica clinica, ovvero: • Calcolo del rischio Cv globale (algoritmo Progetto Cuore) almeno ogni 5 anni in tutti i soggetti di età ≥ 35 anni.* • Stima del filtrato glomerulare utilizzando le apposite formule di calcolo, preferenzialmente Mdrd (Modification of Diet in Renal Disease) nei pazienti ipertesi ,diabetici (e anche in assenza di queste patologie in caso di sospetto danno renale). • Valutazione della macroalbuminuria con l’esame dell’urina nei pazienti diabetici e nei pazienti ipertesi. • Valutazione della microalbuminuria (meglio ancora la valutazione del rapporto albuminuria/creatininuria) nei pazienti diabetici e nei pazienti ipertesi. • Valutazione Ecgrafica di ipertrofia ventricolare sinistra nei soggetti con ipertensione arteriosa e/o diabete mellito. Interventi preventivi raccomandati - Per tutti i pazienti a rischio cardiovascolare, indipendentemente dai determinati specifici del rischio, si raccomandano i seguenti interventi per ridurre la comparsa di eventi cardiovascolari (I)modifica degli stili di vita dannosi: cessazione del fumo di sigaretta, attività fisica regolare, riduzione del peso corporeo se eccedente un Bmi 25 kg/m².(Ii)pressione arteriosa (Pa) < 140/90 mmHg (< 130/80 mmHg).(iii)colesterolo Ldl < 100 mg/dl. (Iv) Asa a basso dosaggio (se non controindicato) dopo ictus/Tia ischemico (non tromboembolico), in presenza di coronaropatia e quando il rischio di eventi è > 20% (algoritmo Cuore) e nei diabetici quando il rischio di eventi è > 20% (algoritmo Cuore) (V) Bloccante del sistema renina angiotensina (Ace-inibitori o Arbs) in pazienti: a) con frazione eiezione Vs ≤ 40%; b) diabetici con ipertensione e/o danno renale; c) ipertesi con danno renale; d) con micro-macroalbuminuria. Le priorità per il miglioramento - Dai dati sopra riportati emerge con chiarezza l’assoluta necessità di (I) Migliorare la conoscenza e la registrazione in cartella clinica dei dati necessari per la prevenzione Cv; (Ii) Ottimizzare la prescrizione farmacologica; (Iii) Migliorare la continuità ed aderenza della terapia farmacologica. Per quanto riguarda gli interventi sullo stile di vita si identificano le seguenti priorità: I) interventi di primo livello per la cessazione del fumo; Ii) “prescrizione” di attività fisica per almeno 30’ per la maggior parte dei giorni della settimana; Iii) consegna di materiale scritto educazionale su corretta alimentazione. Cosa fare in pratica (singoli Mmg o gruppi di Mmg) - I seguenti semplici interventi sono realizzabili direttamente da parte del Mmg, singolo o in gruppo: • Valutazione sistematica del danno d’organo nei pazienti ipertesi e diabetici – valutare periodicamente la creatininemia e stimare la clearance della creatinina con le apposite formule di calcolo (spesso già presenti nel software di studio o comunque scaricabili da internet) – richiedere l’Ecg, come da Lg, e registrare l’eventuale presenza d’ipertrofia ventricolare sinistra – valutare periodicamente la macroalbuminuria con l’esame dell’urina – valutare periodicamente la microalbuminuria nei pazienti diabetici (come da Lg) e nei soggetti ipertesi. • Verifica periodica degli elementi essenziali della propria attività professionale – numero e tipologia di pazienti ad alto rischio – disponibilità delle registrazioni dei fattori di rischio – presenza delle prescrizioni raccomandate – stima della continuità ed aderenza alla terapia da parte del paziente – livello di controllo dei fattori di rischio. • Migliorare la continuità ed aderenza terapeutica(per approfondimenti vedi appendice) – focalizzare l’attenzione nel periodo immediatamente successivo all’inizio di una nuova terapia o alla sua modifica (i primi 30-90 giorni sono cruciali) – spiegare i motivi della terapia, fornire istruzioni sul da farsi in caso di effetti indesiderati; se necessario coinvolgere i caregivers – fornire uno schema scritto della terapia (con il minor numero possibili di somministrazioni nel corso della giornata) – assicurarsi della comprensione delle istruzioni – programmare controlli a breve – in caso di politerapie complesse o prevedibili difficoltà consigliare l’uso dei dispenser – se opportuno fornire suggerimenti su come non dimenticarsi dell’assunzione dei farmaci. • Ridurre l’inerzia terapeutica • Stabilire con il paziente gli obiettivi che si desidera raggiungere • Stabilire una strategia farmacologica per raggiungere gli obiettivi (quando e come modificare la terapia) Ulteriori approfondimenti su continuità/aderenza e inerzia terapeutica sono forniti nell’apposita sezione La verifica personale è uno strumento potente di miglioramento e la possibilità di avvisi e pro-memoria computerizzati è di grande aiuto; è quindi opportuno che si scelgano software di studio in grado di supportare pienamente questo tipo di funzioni. Simg ha elaborato strumenti di verifica automatica che consentono al singolo medico non solo di verificare gli elementi essenziali della propria attività (tutti quelli precedentemente citati), ma di confrontarla con gli standard di qualità e con i risultati ottenuti da gruppi di medici di confronto (es. I ricercatori Health Search). Le condizioni per il miglioramento: il ruolo del Ssn e del Ssr - E’ evidente che i soli tentativi volontaristici di miglioramento da parte dei medici, più o meno organizzati tra loro, è insufficiente a fronte delle dimensioni del problema, soprattutto se si ricorda che la prevenzione Cv è solo una parte dei compiti affidati alle cure primarie. E’ sicuramente necessario rimuove importanti ostacoli insiti nel nostro Ssn e Ssr. Il carico burocratico, in costante aumento, sottrae tempo e mortifica la professione, la mancanza di adeguato supporto da parte del personale di studio costringe il medico a svolgere compiti non di sua pertinenza oltre a rendere impossibile la gestione adeguata di gruppi di pazienti molto numerosi, le modalità di verifica dei risultati da parte delle amministrazioni è inadeguata, così come le iniziative di formazione professionale, la struttura dei compensi disincentiva chi vuol meglio operare, mortificando la professionalità, ecc. Si riportano di seguito alcuni interventi altamente auspicabili. E’ urgente modificare questa situazione. I dati di letteratura, le esperienze italiane, gli strumenti informatici, le competenze professionali esistenti consentirebbero di ottenere cambiamenti efficaci in tempi brevi e con impegno di risorse compatibile con la situazione nazionale. Tutti questi argomenti sono affrontati, sia pur sinteticamente, nell’apposita sezione di approfondimenti. La medicina generale è in grado di assumersi pienamente le proprie responsabilità, ma altrettanto deve essere fatto dalle Autorità politiche ed amministrative, cui spetta il compito di mettere i Mmg nelle condizioni di operare al meglio. Esempio di interventi necessari per il miglioramento della prevenzione (e non solo) in medicina generale • incentivazione contrattuale al raggiungimento di standard qualitativi – sostegno ed incentivazione delle forme associative complesse – sostegno ed incentivazione all’impiego del personale di studio e/o riqualificazione del personale infermieristico/amministrativo Asl cui affidare compiti di collaborazione stretta con i Mmg • realizzazione di sistemi informatici che consentano l’archiviazione automatica dei risultati di esami nella cartella clinica del Mmg, risolvendo in modo ideale il problema della registrazione di questi dati e fornendo contemporaneamente maggiori disponibilità di tempo al medico; • realizzazione del patient summary e di sistemi informatici di lo scambio di dati selezionati tra le cartelle cliniche dei Mmg e dei centri specialistici e viceversa; • uso di lettere di dimissione ospedaliere adeguate agli standard di qualità, fondamentale per il corretto passaggio dall’ospedale al territorio e per il miglioramento della continuità ed aderenza terapeutica; • realizzazione di Percorsi Diagnostico Terapeutici (realmente condivisi, realistici, verificabili) , uniti a momenti di formazione comune per medici ospedalieri e di Medicina Generale • feed-back informativi (adeguati e concordati) sfruttando la Banca Dati Assistiti; modalità di controllo di qualità tramite Bda strutturate al fine di migliorare la qualità assistenziale oltre che il contenimento dei costi riduzione del carico burocratico e modifica del sistema informativo (norme, circolari, ecc) rendendolo più agile e facilmente fruibile.  
   
   
OLIO, NOCI, CERALI, PANE INTEGRALE E BORRAGINE RIDUCONO DI TRE VOLTE MORTALITA’ E RISCHIO CARDIOVASCOLARE  
 
 Milano, 28 novembre 2011 – I cibi contenenti Omega 6 proteggono il cuore e riducono la mortalità. E’ quanto risulta da numerosi lavori scientifici internazionali ed italiani. L’american Heart Association, la Fao , l’Oms e l’Inran, Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione, ne raccomandano infatti un consumo elevato. Queste alcune delle novità che verranno presentate in occasione del 25° Congresso Sisa, Società Italiana per lo Studio dell’Aterosclerosi, in programma a Roma dal 30 novembre al 3 dicembre 2011 presso l’Hotel Nh Vittorio Veneto, corso Italia 1, Roma. Numerosi studi dimostrano che valori alti di Omega 6 riducono la mortalità cardiovascolare di 3 volte e gli eventi coronarici del 26% - “La mortalità per malattie cardiovascolari, quindi non solo coronariche, si riduce progressivamente con l’incremento nell’utilizzo di omega 6, in particolare, l´acido linoleico” – annuncia il professor Andrea Mezzetti, Presidente Sisa – “come hanno dimostrato i risultati di numerosi studi. Per gli uomini con i valori più elevati, in particolare, la probabilità di morire per cause cardiovascolari risulta ridotta di circa 3 volte rispetto ai soggetti con concentrazioni minori di acidi grassi polinsaturi nel sangue”. “Una metanalisi di diversi studi pubblicata di recente sull’American Journal of Clinical Nutrition ha mostrato come all’aumento del 5% dei livelli di assunzione di omega 6, passando da un apporto modesto (3-4%) ad uno elevato (6-10%)” - prosegue il professor Alberico Catapano, Direttore della Fondazione Sisa e Ordinario di Farmacologia all’Università di Milano – “corrisponda una netta riduzione (-26%) del rischio di eventi coronarici. Ciò è dovuto principalmente alla diminuzione della colesterolemia Ldl e all’aumento delle concentrazioni di colesterolo Hdl, anche solo consumando il 6% di omega 6 sul totale delle calorie giornaliere”. “Due studi Nutrition Foundation of Italy, condotti uno su circa 450 cittadini milanesi adulti, ed un secondo che ha confrontato 100 pazienti italiani con un recente primo infarto e 100 soggetti sani di controllo” – spiega il professor Andrea Poli, Direttore Scientifico della stessa Nfi – “dimostrano che nei soggetti che hanno subito un infarto, i livelli nel sangue intero di acido linoleico, il principale rappresentante degli omega 6, sono, anche nel nostro Paese, ridotti tra gli infartuati rispetto alla popolazione sana; livelli elevati dello stesso acido grasso, nella popolazione generale sana, sono associati direttamente ad un migliore profilo di rischio cardiovascolare”. Oms, Fao e Inran indicano livelli minimi e massimi di omega 6 - “Il documento pubblicato di recente sulla rivista Annals of Nutrition and Metabolism a cura della Fao” – dichiara il professor Catapano – “oltre a confermare l’essenzialità dell’acido linoleico, fornisce indicazioni precise sul fabbisogno e sui livelli minimi e massimi di assunzione dei diversi tipi di grassi, in un’ottica non solo di appropriatezza nutrizionale ma anche di natura preventiva”. Nel lavoro Fao/oms vengono innanzitutto confermati i livelli di acido linoleico necessari per prevenire i sintomi della carenza, pari al 2,5% delle calorie giornaliere. I limiti di assunzione minimo e massimo per l’acido linoleico corrispondono rispettivamente al 2 e al 9 % delle calorie complessive giornaliere, ma sono necessari livelli equivalenti al 2,5-3,5 % per eliminare il rischio di sintomi da carenza. Si parla quindi di quantità assolute variabili tra 5 e 20 grammi al giorno. “In ogni caso, è stato dimostrato che superare questi valori ed assumere quantità maggiori di acidi grassi polinsaturi non comporta effetti collaterali” – precisa il professor Mezzetti – “a partire da quelli sulla pressione arteriosa, come si era erroneamente convinti in passato”. Ma gli italiani consumano relativamente pochi omega 6: circa il 4% delle calorie totali, secondo dati recenti pubblicati dall’Inran. Bisognerebbe aumentarne l’assunzione ed arrivare almeno fino al 5-6% al giorno: pari per esempio a 12-15 grammi per un adulto che consumi 2200 calorie al giorno. Omega 6: olio, noci, cereali, pane integrale e borragine ogni giorno L’acido linoleico, il principale acido grasso della serie omega 6 è indispensabile per il corretto funzionamento delle cellule dell’uomo, che non è in grado di sintetizzarlo, e deve quindi introdurlo “già pronto” con gli alimenti. Si trova in quantità variabili in un’ampia serie di alimenti: può costituire più del 50% dei lipidi di alcuni tipi di olio (come il mais), ma è presente un po’ in tutti gli oli vegetali e nella frutta a guscio come le noci, nel pane integrale, nei cereali, nella borragine ed in misura minore negli alimenti animali, come le uova ed i latticini.  
   
   
MANGI POCO MA INGRASSI E NON SAI PERCHE’? DIPENDE DAI BATTERI DELL’INTESTINO  
 
Milano, 28 novembre 2011 – Hai un metabolismo lento e tendi ad ingrassare? Ora sai perché: la colpa è del numero e del tipo di batteri che hai nell’intestino, il tuo personale microbioma! Più sono i batteri, più permettono di assorbire energia dal cibo, quindi predispongono il soggetto all’aumento del peso. Basti pensare che un uomo di 80 chili ha circa un chilogrammo di batteri nel suo intestino. Questa una delle novità che verranno presentate in occasione del 25° Congresso Sisa, Società Italiana per lo Studio dell’Aterosclerosi, in programma dal 30 novembre al 3 dicembre presso l’Hotel Nh Vittorio Veneto, corso Italia 1, Roma. Studio su Nature, aprile 2011 : flora intestinale abbondante indica la tendenza ad ingrassare L’elevato numero di batteri intestinali indica un elevato assorbimento di calorie e quindi la tendenza ad ingrassare. Uno studio recente pubblicato il 7 aprile del 2011 sulla rivista scientifica Nature ha dimostrato che esiste una correlazione tra il metabolismo del microbioma intestinale ed il rischio di arteriosclerosi. Condotto a Cleveland, nell’Ohio, su circa 70 pazienti con malattia coronarica, ha provato che alcune sostanze prodotte dalla flora batterica intestinale possono essere implicate nell’ arteriosclerosi. “Alcuni prodotti del metabolismo dei fosfolipidi che si generano ad opera della flora batterica intestinale possono favorire la deposizione di colesterolo nella parete dei vasi sanguigni ” – spiega il professor Andrea Mezzetti, Presidente Sisa - “Possiamo quindi immaginare che in futuro conoscere meglio come sono fatti e lavorano i batteri del nostro intestino possa essere importante per capire il rischio di ammalarsi di infarto”. L’aspetto genetico più importante di quello ambientale, microbioma non muta nel corso della vita Gli studiosi hanno evidenziato che il fenomeno dell’obesità è da imputare a una sinergia tra fattori genetici ed ambientali. Difatti la predisposizione genetica all’obesità può aumentare notevolmente se unita ad una grande disponibilità di cibo, eventualità che si realizza frequentemente nei paesi sviluppati. Si tratta di comprendere in che percentuale influisce la genetica rispetto ai fattori ambientali, ovvero quali dei due fattori sembra essere determinante per il destino dell’individuo. L’ago della bilancia sembra pendere dalla parte della genetica. Infatti negli individui che abitano in paesi sviluppati e con microbioma obeso, ovvero con un numero di batteri intestinali che estraggono molte calorie dal cibo, aumentano vertiginosamente le possibilità di sviluppare l’obesità nel corso della propria vita. “La formulazione delle nuove teorie sul microbioma intestinale permette di concludere che questo è parte del corredo genetico che ereditiamo dalla madre e tende a rimanere molto stabile nella sua composizione durante tutta la vita del soggetto” – commenta il professor Alberico L. Catapano, Direttore della Fondazione Sisa e Ordinario di Farmacologia all’Università d Milano - “nonostante sia esposto a condizionamenti ambientali come le abitudini alimentari”. Ognuno di noi possiede una sua personale e caratteristica dotazione di flora batterica intestinale che lo contraddistingue per gran parte della sua vita. “Ciascuno di noi ha dunque una mappatura genetica intestinale che, se opportunamente esaminata, può dirci con quale probabilità il soggetto potrà diventare un obeso adulto” – conclude il professor Mezzetti -“i bambini portatori di un microbioma obesogeno nei primi anni di vita hanno una più elevata probabilità di diventare adulti obesi”. Queste scoperte sono state rese possibili da nuove tecniche molecolari che permettono di tracciare il profilo genetico delle diverse specie di microbi dell’intestino. Si tratta di strumentazioni che codificano in tempi brevi il patrimonio genetico delle diverse specie batteriche rendendo così possibile il loro riconoscimento nei diversi soggetti. Le sperimentazioni in corso “Le analisi sul microbioma sono in fase di sperimentazione in un gran numero di laboratori di ricerca con l’obiettivo di tracciare la predisposizione genetica anche per malattie come diabete mellito ed alterazioni metaboliche che possono condurre a più gravi patologie come arteriosclerosi e malattie cardiovascolari” – precisa il professor Marcello Arca, Dipartimento di Medicina Interna e specialità mediche, I Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università La Sapienza di Roma. Ulteriori studi si stanno concentrando sulla possibilità che attraverso prodotti che possano migliorare la composizione e la funzione della flora batterica, che oggi chiamiamo probiotici e prebiotici, si possa raggiungere l’obiettivo di predisporre nuovi strumenti per il controllo e per la cura della obesità e delle malattie ad esse correlate. La flora batterica responsabile del metabolismo L’intestino umano è l’ambiente nel quale risiede una popolazione ampia e molto eterogenea di microbi che, comunemente, è definita nel suo insieme flora batterica o microbioma intestinale. Si stima che solo nell’intestino risiedano circa 1.4 milioni di miliardi di batteri che possono essere raggruppati in circa 1100 specie diverse e che, in uno stesso individuo, si possono ritrovare almeno 160 specie di questi. I batteri presenti nell’intestino consentono la digestione degli alimenti, altrimenti indigeribili per l’organismo, quali i vegetali contenenti zuccheri complessi, lipidi e proteine e favoriscono lo sviluppo e la rigenerazione della mucosa intestinale e la formazione di un sistema immunitario maturo ed efficiente nell’intestino. La popolazione batterica è responsabile anche della sintesi di numerose vitamine: K, acido folico, biotina, acido pantotenico e vitamina C.  
   
   
MEDICI E PAZIENTI UNITI NEL COMBATTERE L’EPATITE  
 
Roma, 28 novembre 2011 - Il 24 novembre in Senato, è stato presentato l’accordo tra il Prof. Antonio Gasbarrini, Presidente Fire Onlus (Fondazione Italiana per la Ricerca in Epatologia), e Ivan Gardini, Presidente Epac Onlus (Associazione di pazienti), alla presenza del Sen. Antonio Tomassini, Presidente Xii Commissione Igiene e Sanità del Senato, ed di altri Illustri esponenti del mondo della Salute. Le due Onlus sono espressione diretta della comunità scientifica e dei pazienti. Considerato il momento storico particolarmente importante per migliaia di pazienti con l’epatite, hanno deciso di realizzare un Manifesto, dando vita ad un’alleanza fondata su obiettivi comuni: sensibilizzare opinione pubblica e Istituzioni sulla rilevanza e sulla necessità di attenzione sulle epatiti e malattie del fegato. “I dati epidemiologici italiani sulle epatiti e sulle conseguenti complicanze rendono necessari interventi mirati a sostegno degli ammalati” afferma il Senatore Antonio Tomassini. “La Xii Commissione Igiene e Sanità del Senato (e l’Associazione Parlamentare per la Tutela e la Promozione del Diritto alla Prevenzione) considerano questa lotta un impegno che merita attenzione particolare da parte delle Istituzioni, come dimostrato nell’audizione di oggi. È quindi indispensabile attivarsi in varie direzioni, dalla prevenzione alla ricerca al supporto alle famiglie: la nascita di un sodalizio tra medici specialisti e pazienti epatopatici costituisce il miglior avvio auspicabile di un percorso al quale le Istituzioni plaudono con grande interesse”. Nel quantificare l’impatto delle malattie epatiche sul Servizio Sanitario Nazionale appare evidente la rilevanza sia in termini numerici che in termini epidemiologici delle malattie del fegato. Globalmente le malattie di fegato incidono per il 5% dei rimborsi spettanti alle Regioni per l’attività ospedaliera per una remunerazione teorica superiore al miliardo di euro. Questo è quanto emerge dal ‘Libro Bianco Aisf 2011: Proposta per un piano nazionale per il controllo delle malattie epatiche’. “Questi numeri fanno capire quanto siano onerosi per il nostro Ssn i ricoveri per malattie di fegato.” – sottolinea Raffaele Bruno, Presidente dell’Aisf (Associazione Italiana Studio Fegato) – “La gestione dei pazienti epatologici è caratterizzata da un’ampia variabilità territoriale. Come dimostrato dalla ‘Analisi di variabilità delle prestazioni ospedaliere. Dati Sdo 2008’, il tasso di ospedalizzazione per 100.000 abitanti varia da meno dello 0,5 del Piemonte al 3,2 della Campania con un’ulteriore disomogeneità nelle diverse aggregazioni territoriali. Queste differenze riflettono, oltre alla ovvia variabilità degli approcci clinici, l’esistenza di contesti organizzativi molto diversi.” Il Presidente Fire Onlus, Prof. Antonio Gasbarrini, professore ordinario di Gastroenterologia all’Università Cattolica di Roma, sostiene: “Diventa fondamentale aumentare la consapevolezza delle Istituzioni e dei cittadini sul problema delle infezioni virali da virus B e C nel nostro Paese. L’italia infatti ha il primato europeo nell’infezione da virus C con oltre 1.5 milioni di persone infette e tra le più elevate mortalità europee per quanto riguarda cirrosi epatica e tumore del fegato da epatite C o B. Tali infezioni virali inoltre sono la causa di oltre il 70% dei trapianti di fegato e combatterle porterebbe ad un crollo dell’uso di organi per tale patologia. La nostra attenzione verso tali infezioni è ancor più fondamentale in questo periodo storico dove si possono rendere disponibili organi per altre indicazioni. Infine la disponibilità di nuove terapie per l’epatite C che possono eliminare il virus in oltre il 70% dei pazienti, rende cruciale l’innalzamento del livello di attenzione delle Istituzioni verso questa terribile epidemia silenziosa che tanti morti ha e sta determinando tra i nostri concittadini”. Il Presidente Epac Onlus, Ivan Gardini, spiega “le nuove terapie innovative per curare l’epatite C – oltre ad aumentare i tassi di guarigione - eleveranno sensibilmente il costo della terapia. Si parla di cifre importanti e, in presenza di mancanza di risorse, i medici potrebbero essere costretti verosimilmente a selezionare il paziente da curare. Far slittare e rimandare terapie, dal nostro punto di vista, può risultare in una lesione del diritto alla salute. In un tale scenario non si può neppure escludere che la scarsità di fondi possa costituire la base di costose e snervanti migrazioni dei pazienti in cerca del medico in grado di prescrivere la terapia. Una caccia al tesoro in piena regola che va evitata. Il desiderio dell’Associazione è che siano stanziate le risorse per curare tutti i pazienti eleggibili alle cure, creando una parità di accesso al trattamento, al netto della discrezionalità del medico, ovvero nel rispetto delle scelte mediche operate dal professionista. Per questa ragione, insieme a Fire Onlus, abbiamo dato vita all’Alleanza contro l’Epatite, e a un Manifesto che, basandosi sulla risoluzione Oms 63.18, richiede per l’Italia un piano d’azione urgente per ridurre il peso sociale delle epatiti virali. Invitiamo tutti gli Italiani sensibili a questo problema a sottoscrivere il Manifesto Ace al sito www.Alleanzacontroepatite.it ”. “I dati inerenti la diffusione delle infezioni virali da virus b e c, il loro impatto in termini di costi sul Servizio Sanitario Nazionale, nonché sullo stato di salute e sulla qualità di vita dei cittadini, rappresentano tutti elementi che rendono improcrastinabile, su questo tema, una risposta organica da parte delle istituzioni in termini di politiche sociali e sanitarie. Consideriamo necessario che sia riconosciuta a tali infezioni virali una specifica rilevanza in termini di programmazione socio-sanitaria ai diversi livelli: nazionali, regionali e locali. Evidenziamo come l’ultimo Piano Sanitario Nazionale 2011- 2013 non sembra rispondere adeguatamente a quest’esigenza. Questo, dal nostro punto di vista, il primo passo per garantire ai cittadini la presa in carico e l’accesso alle prestazioni, che deve essere tempestivo, uniforme su tutto il territorio nazionale e caratterizzato da un alto tasso di innovazione”. Tiene a precisare Tonino Aceti, Coordinatore Nazionale Cnamc – Cittadinanzattiva Anche il Dr. Giorgio Barbarini, responsabile dell´Unità Semplice “Diagnosi e cura delle malattie infettive nei soggetti tossicodipendenti” presso il Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali della Fondazione Irccs San Matteo di Pavia, e Componente del Comitato Scientifico Nazionale di Federserd (Federazione dei Serd italiani), a nome di Federserd sottoscrive il Manifesto di Ace.  
   
   
BASILICATA, TICKET SANITARI: POSSIBILE AUTOCERTIFICARE ISEE FINO A FINE ANNO  
 
Potenza, 28 novembre 2011 - Sarà possibile autocertificare la posizione Isee ai fini dell’applicazione del Ticket sanitario fino alla fine dell’anno, con uno slittamento del termine di passaggio al regime definitivo di certificazione di un mese. E’ quanto ha comunicato il direttore generale del Dipartimento Salute della Regione Basilicata, Piero Quinto, con una nota inviata ai direttori generali delle Aziende Sanitarie Locali di Potenza e di Matera. La decisione è stata assunta al fine di agevolare i cittadini nelle operazioni di richiesta di certificati Isee e tesserini di esenzione che, superata la fase transitoria, saranno gli unici strumenti adatti a certificare la propria posizione ai fini del pagamento del ticket. Conseguentemente a quanto comunicato dal Dipartimento ad Asp ed Asm, la fase a regime entrerà in vigore dal primo gennaio 2012.  
   
   
AMIANTO, KILLER SILENZIOSO: IN ITALIA 3 MILA MORTI L’ANNO GLI ONCOLOGI: ‘A RISCHIO ANCHE 40 ANNI DOPO L’ESPOSIZIONE’  
 
Torino, 28 novembre 2011 – Si nasconde ovunque: dalle tubature, alle rotaie ai rivestimenti di tetti e garage. È l’amianto, il killer silenzioso che miete circa 3.000 vittime ogni anno in Italia, 1.200 per mesotelioma, il tumore “marker” di esposizione a questo minerale. L’impiego dell’amianto è stato bandito dal nostro Paese da quasi 20 anni ma ne restano nell’ambiente 5 quintali per ogni cittadino, 32 milioni di tonnellate. Il problema dello smaltimento è uno dei più attuali e preoccupa gli oncologi. “Va assolutamente evitata la manipolazione di questo minerale, che deve essere rimosso da personale specializzato. Purtroppo il livello di rischio è ancora sotto percepito dalla popolazione mentre è scientificamente dimostrata la sua pericolosità e il suo potenziale cancerogeno, pari a quello del fumo – spiegano il prof. Giorgio Scagliotti, Responsabile delle Malattie dell’Apparato Respiratorio del San Luigi di Orbassano (Torino) e il prof. Carmine Pinto, Segretario Nazionale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) – Oncologo Medico del Policlinico S. Orsola-malpighi di Bologna, Presidenti della Ii Consensus Conference sul mesotelioma, il 24 novembre a Torino. Il Piemonte detiene un triste primato (circa 200 nuovi malati l’anno) perché qui aveva sede l’Eternit, la più importante fabbrica di manufatti in cemento-amianto che abbia mai operato sul territorio nazionale. L’incontro di oggi non è rivolto solo a medici ma ospita anche le associazioni delle vittime, rappresentanti delle Istituzioni (Inail e Ministero della Salute), giornalisti e giuristi. Il tema dei risarcimenti e della tutela dei diritti è infatti di stretta attualità: il “processo Eternit” è tuttora in corso con oltre 6.000 parti civili coinvolte. “Siamo tutti esposti al rischio ma certamente gli ex lavoratori degli stabilimenti che producevano o trattavano amianto rappresentano la fascia più vulnerabile. Oggi i nostri sforzi sono tesi a capire quale sia la miglior sorveglianza possibile per queste persone – spiegano gli esperti –. Ma è significativa anche l’esposizione familiare: nuovi casi riguardano anche mogli o figli entrati nel passato in contatto con questo minerale tramite gli indumenti dei lavoratori esposti. Il periodo di latenza del mesotelioma è di circa 20-40 anni, e per questo ci attendiamo un aumento dell’incidenza fino al 2015. Si tratta di una neoplasia molto complessa da trattare – aggiungono Scagliotti e Pinto –, con una mortalità dell’80% ma fortunatamente oggi abbiamo a disposizione nuove tecniche diagnostiche e le cure sono più efficaci. In particolare la chemioterapia a base di un nuovo farmaco, il pemetrexed, ha dimostrato di migliorare la sopravvivenza e i sintomi. La sfida quindi oggi è capire come controllare al meglio la malattia”. Fino a domani oltre 100 fra i maggiori esperti italiani della patologia si confronteranno su epidemiologia, diagnostica e terapie: dalla Consensus, che ha ricevuto il patrocinio dell’Aiom, scaturirà un documento ufficiale, come già accaduto per la prima edizione svoltasi nel 2008 a Bologna. Oltre al mesotelioma, l’amianto può causare anche tumori a polmone, laringe, ovaio, peritoneo, pericardio, tunica vaginale del testicolo, colon-retto, stomaco e faringe. “Prima si consideravano a rischio solo i lavoratori dei settori più esposti, in cui era utilizzato come materia prima della lavorazione, ora invece si riscontrano i casi anche nella popolazione generale – continua Pinto. Per questo è indispensabile migliorare il livello di consapevolezza fra la popolazione e sensibilizzarla alla rimozione delle fonti inquinanti, secondo criteri certificati e con procedure rigorose. Chi sospetti di essere a contatto con amianto può rivolgersi all’Asl o all’Arpa che dispongono di registri di aziende specializzate, iscritte all’albo e quindi autorizzate allo smaltimento”. Il meeting si svolgerà presso l’Azienda Ospedaliera-universitaria “S.luigi” di Orbassano, fra i centri nazionali di riferimento per il mesotelioma, guidato dal prof. Giorgio Scagliotti. “Oltre al Piemonte, le regioni in cui è più diffuso sono la Liguria, la Lombardia e l’Emilia Romagna, con un rapporto diretto rispetto alla presenza di siti produttivi – spiega il prof. – È fra le neoplasie più aggressive, colpisce più gli uomini delle donne e presenta un picco massimo intorno ai 70 anni. La chirurgia ha dato al momento risultati limitati e il suo ruolo va meglio definito. Recentemente invece si sono avuti progressi sul fronte della chemioterapia, con buoni risultati anche nel controllo degli effetti collaterali. La qualità della vita, anche quando la malattia è in fase avanzata, rappresenta sempre infatti per noi oncologi un obiettivo da perseguire”.  
   
   
SALUTE IN LIGURIA: APPROVATI DAL TAVOLO DEI MINISTERI I CONTI DELLA SANITÀ. ACCORDATI PER IL 2009 80 MILIONI  
 
Genova, 28 Novembre 2011 - Il tavolo dei Ministeri ha approvato il 23 novembre i conti della sanità ligure per il 2010 nell’incontro svoltosi a Roma tra i tecnici del dipartimento salute della Regione Liguria e il tavolo di monitoraggio dei Ministeri dell’Economia e della Salute, ora la conclusione definitiva è subordinata al chiarimento di alcuni aspetti di carattere non economico che sono in questo momento oggetto di confronto tra i Ministeri e tutte le Regioni. "Si tratta –ha detto Montaldo – di un risultato decisamente positivo che premia il lavoro di quanti in Regione e nelle aziende sanitarie hanno operato in un anno particolarmente difficile, segnato dalla sottostima del peso degli anziani in occasione del riparto nazionale delle risorse e rappresenta il frutto dell’impegno di tutto il personale del sistema sanitario che ha lavorato in condizioni di grande difficoltà per la contrazione economica e per il blocco contrattuale. Inoltre per il 2009, che era già chiuso da tempo, è stata accordata la corresponsione dell´ultima tranche di finanziamento pari al 3%, per circa 80 milioni". Ieri gli assessori alla salute e al bilancio, Claudio Montaldo e Pippo Rossetti hanno inoltre incontrato il nuovo Ministro della salute, Renato Balduzzi al quale hanno augurato buon lavoro e rappresentato il complesso dei problemi della sanità ligure incontrando interesse e disponibilità. "In particolare – hanno affermato Montaldo e Rossetti – gli abbiamo ricordato il problema dell´alto numero di anziani nella nostra regione e l´impegno a far crescere il nuovo istituto di ricovero e cura a carattere scientifico San Martino – Ist".  
   
   
SANITÀ, IN SARDEGNA: NESSUN AUMENTO REALE DELLA SPESA IN FINANZIARIA 2012-2014  
 
Cagliari, 28 Novembre 2011 - "Nella Finanziaria 2012-2014 non c´è alcun aumento della spesa sanitaria, ma si tratta di una modifica del meccanismo di finanziamento delle Aziende sanitarie per le quali nel 2012 verrà finanziata integralmente la spesa dell´anno, evitando così di rinviare agli anni successivi la copertura delle perdite". Lo chiarisce l’assessore regionale della Sanità, Simona De Francisci, in occasione dell’inizio dell’esame della manovra economica in Commissione Bilancio del Consiglio regionale. Per il 2012, il budget della sanità è di 3,79 miliardi di euro. “In questo modo, con l’unificazione dei due capitoli di spesa sul fondo sanitario regionale e la copertura delle perdite dell’anno precedente - aggiunge l’assessore - intendiamo invertire la tendenza rispetto agli anni passati quando la Regione interveniva a coprire le perdite delle Aziende sanitarie. Con il nuovo sistema inoltre, si eviterà di pagare i fornitori con ritardi cronici e di fare veri bilanci di previsione. Ora daremo in anticipo le risorse e per i manager che non rispetteranno la spesa dei fondi l’incarico sarà revocato. Crediamo sia un modo serio e concreto di responsabilizzare il sistema e di fare una corretta e chiara pianificazione sanitaria".  
   
   
CORSO DI STORIA DELLA SANITA´ 2011  
 
Venezia, 28 novembre 2011 - Ogni giorno la stampa riporta i tagli alla sanità veneziana, la vendita dei suoi patrimoni immobiliari, la negazione della sua specificità, non è facile conoscere cosa sta succedendo, cerchiamo di capire confrontandoci con diverse realtà amministrative. Presso l’ Ateneo Veneto (Campo S.fantin) Centro Italiano di Storia Sanitaria e Ospedaliera del Veneto Martedì 29 novembre alle ore 17,30 si terrà un corso di storia della sanita´ 2011 Trasparenza e gestione dei patrimoni della Sanità . Introduce Nelli-elena Vanzan Marchini; intervengono: Giovanna Cecconi (presidente Ire Venezia); Francesco Cobello (direttore generale Azienda Ospedaliero-universitaria degli Ospedali Riuniti di Trieste); Franco Conte (presidente del Codacons del Veneto); Renzo Mazzaro (giornalista).  
   
   
VDA: TRASFERIMENTO DI IMMOBILI A DESTINAZIONE SANITARIA ALL’AZIENDA USL  
 
Aosta, 28 novembre 2011 - E’ stato ufficializzato, venerdì 25 novembre, il trasferimento a titolo gratuito di diversi immobili a destinazione sanitaria e socio-sanitaria di proprietà regionale all’Azienda Usl della Valle d’Aosta. Il trasferimento è stato formalizzato con la firma dell’accordo tra il Presidente della Regione Augusto Rollandin e il Direttore generale dell’Usl Carla Stefania Riccardi. Erano presenti anche l’Assessore alla sanità, salute e politiche sociali Albert Lanièce e l’Assessore al bilancio, finanze e patrimonio Claudio Lavoyer. I beni interessati sono: Poliambulatorio e Rsa di Antey-saint-andré, Laboratorio igiene di Aosta, Presidio ospedaliero Beauregard di Aosta, Presidio ospedaliero regionale di Viale Ginevra, ad Aosta, Poliambulatorio/consultorio di Châtillon (ex casa Sarteur), Poliambulatorio di Donnas, Centro traumatologico di Pila, Uffici del dipartimento prevenzione, nel comune di Quart. Il trasferimento fa seguito all’entrata in vigore, nell’agosto di quest’anno, della modifica alla legge regionale 5/2000 Norme per la razionalizzazione dell´organizzazione del Servizio socio-sanitario regionale e per il miglioramento della qualità e dell´appropriatezza delle prestazioni sanitarie, socio-sanitarie e socio-assistenziali prodotte ed erogate nella regione”, con la quale si dispone che la Giunta regionale può individuare i beni appartenenti al patrimonio immobiliare della Regione a destinazione sanitaria e socio-sanitaria da trasferire in proprietà all´Azienda Usl, anche in più soluzioni. Il valore di bilancio dei beni è all’incirca di 53 milioni di euro.  
   
   
ATTIVITÀ MOTORIA PER ANZIANI È VERA ESIGENZA  
 
Trieste, 28 novembre 2011 - "Un esempio di collaborazione che dimostra ciò che da tempo sostengo, ossia che il lavoro di squadra tra più federazioni oltre ad essere possibile è auspicabile per non disperdere energie ma soprattutto per dare più valore e forza alle proposte". Lo ha affermato il 25 novembre a Udine l´assessore regionale allo Sport, Elio De Anna, in occasione della conferenza stampa di presentazione del progetto "La grande età - Movimento, natura, salute per un nuovo percorso di vita". L´iniziativa, che si sostanzia in una proposta di sensibilizzazione e diffusione dei progetti di attività motoria per gli anziani in Friuli Venezia Giulia, vede collaborare insieme otto enti di promozione sportiva: Aics, Uisp, Csi, Libertas, Endas, Csen, Acli e Zssdi hanno messo a punto un programma che interesserà tutta la regione con l´obiettivo di aumentare la prevenzione primaria e diminuire la fragilità nella terza età proponendo un´attività motoria adeguata a questo periodo della vita. Il progetto si divide in due sezioni. La prima ha a che fare con un convegno in programma giovedì 1 dicembre, alle 14.30, a Gemona del Friuli nella sede del corso di laurea in Scienze Motorie. In questa occasione verranno analizzati e dibattuti alcuni temi riguardanti l´attività fisica e gli anziani, anche attraverso alcune dimostrazioni pratiche. La seconda sezione invece ha a che fare con la presentazione un largo ventaglio di opportunità offerte nelle quattro province dagli otto enti di promozione sportiva, che vanno dal nordic walking alle escursioni guidate, passando attraverso incontri sull´alimentazione corretta, il nuoto nella pisciona termale e la ginnastica antalgica. Come ricordato da De Anna, le esigenze degli anziani sono cambiate con il tempo. "Ora l´attività fisica soft - ha detto l´assessore - diventa una delle richieste principali di chi vive in questa fascia d´età, perché contribuisce ad innalzare la qualità della vita: un sano movimento accostato ad una corretta alimentazione influisce positivamente sulla salute. Iniziative come quelle promosse dal coordinamento degli enti di promozione sportiva - ha concluso de Anna - trovano il pieno sostegno della Regione, che è molto attenta a chi, uscendo dai propri steccati, riesce a fare squadra proponendo progetti di grande valore. Un modo di fare che sono sicuro verrà premiato anche in futuro".  
   
   
BGK ALEXANDER BRODSKY. DMITRY GUTOV. VALERY KOSHLYAKOV MILANO, 2 DICEMBRE 11 – 25 FEBBRAIO 12  
 
 Milano, 28 novembre 2011 - Il 2 dicembre 2011 la Galleria Nina Lumer inaugura nei nuovi spazi di Via Botta 8 una mostra collettiva con tre dei più importanti artisti russi contemporanei: Alexander Brodsky, Dmitry Gutov, Valery Koshlyakov. Alexander Brodsky (Mosca 1955) - Artista, architetto, stampatore, sin dai tempi dell’Unione Sovietica lavora con straordinaria tenacia ed estro creativo a un´unica opera d’arte, il suo mondo interiore. Dalle “architetture di carta” degli anni di Gorbacev, alla città d’argilla minacciata dal petrolio (Coma) dei rapaci anni Novanta, alle grandi gabbie e ai piccoli oggetti quotidiani di oggi, Brodsky crea paesaggi interiori da cui balugina sempre, immancabilmente, il suo profilo di uomo-uccello, che si nasconde in casette calorose ma fragili, lasciando piccoli escrementi, vivendo di poco, in un mondo che appare oppressivo e concentrazionario. L’opera in mostra è un’installazione, una gabbia metallica, che separa lo spettatore da questo mondo interiore, misterioso e preziosamente poetico, grande metafora di una libertà che sempre più si presenta come libertà negativa, emigrazione interna, “cittadella interiore” confortante e claustrofobica insieme (Isaiah Berlin). Recentemente le sue opere sono state esposte al Padiglione d’Arte Contemporanea (Milano), all’Architekturzentrum (Vienna), alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (Torino), al Musée du Louvre (Parigi), alla X Biennale di Architettura (Venezia) Dmitry Gutov (Mosca 1960) - Artista e filosofo, da tempo impegnato nel dibattito sul rapporto tra arte e pensiero contemporaneo. Nella sua riflessione vi sono due centri d’attrazione: i geroglifici e Marx, il segno e il pensiero, la linea e l’intuizione. In alcune delle sue opere Dmitry Gutov copia i manoscritti di grandi autori, come Pushkin e Marx: gli interessa la scrittura come prodotto di scarto, di risulta, da cui traspare lo sforzo del pensiero, la nascita dell’idea geniale. Lo attrae lo spazio dove l’attenzione non si ferma, la testa dell’autore era altrove, nel cielo, è qui che nasce l’intuizione. Nei lavori degli ultimi anni Gutov riprende questo lavoro trascrivendo i dipinti di alcuni maestri del Rinascimento in grandi sculture in ferro. Anche qui è attratto da dettagli marginali, scene sul fondo o figure minori. In mostra The Rape of Ganymede (2009), tratto da una celebre opera di Rembrandt, o meglio da un disegno preparatorio. Nei lavori in metallo di Gutov “si offre allo spettatore l’intera storia dell’arte: da una raffigurazione realistica, all’espressionismo, al più radicale astrattismo, fino al citazionismo postmodernista”, tutto dipende dal punto di vista. Girando attorno all’opera il disegno realistico si deforma in chiave espressionista, astratta, postmoderna (Anatoly Osmolovsky). Recentemente le sue opere sono state esposte al Padiglione d’Arte Contemporanea (Milano), alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (Torino), al Musée du Louvre (Parigi), al Garage Center for Contemporary Culture (Mosca), alla 52 Biennale d’Arte (Venezia), a Documenta Xii (Kassel). Valery Koshlyakov (Salsk 1962) - Koshlyakov è un artista puro. Proviene da una grande città sul Don, Rostov, dove insieme ad altri amici artisti, tra cui Yurij Shabelnikov e Avdej Ter-oganian, fonda il gruppo “Art or Death”. Sono artisti, poeti, performers, musicisti che si inseriscono nella scena underground moscovita con radicale ottimismo, spinti dall’urgenza di una ricerca di bellezza e di successo che possono trovare solo nella capitale. Oggi Koshlyakov vive e lavora tra Mosca e Parigi. “Il lavoro di Koshlyakov è un’autentica dichiarazione d’amore per l’arte”. Attraverso i suoi lavori (grandi tele, sculture e installazioni) l’artista rianima forme e immagini del nostro passato, in tutto il suo spessore, le sue stratificazioni, ma solo per un istante. La classicità, l’architettura delle origini, le utopie di Chernikhov e la verticalità del Monumento alla Iii Internazionale di Tatlin risplendono sulle sue tele in un gioco tra antichità, modernità e immaginazione. Koshlyakov dipinge sui muri, sul cartone, sul ferro, utilizza nastro adesivo da imballaggio, strati sovrapposti di pittura a olio e di vernice spray… “L´insolito uso di materiali poveri, scotch, cartone, polistirolo e bitume, in evidente contrasto con la magnificenza originaria delle architetture evocate, conferiscono alla sua ricerca un vago sapore iconoclasta e la fragilità di un ricordo appena riaffiorato”. (Claudia Gioia) Recentemente le sue opere sono state esposte al Padiglione d’Arte Contemporanea (Milano), al Musée du Louvre (Parigi), al Garage Center for Contemporary Culture (Mosca), al Macro (Roma), a La Maison Rouge (Parigi), al Chelsea Art Museum (New York).  
   
   
FVG: 360 MILA EURO A 25 SOCIETÀ SPORTIVE  
 
Trieste, 28 novembre 2011 - Sono 25 le società sportive non professionistiche della regione Friuli Venezia Giulia che si divideranno i 360 mila euro messi il 24 novembre a disposizione dalla Giunta Regionale su proposta dell´assessore alle Attività produttive Federica Seganti. Il riparto (ogni società riceverà da un minimo di 2.500 ad un massimo di 33.000 euro) verrà fatto sulla base di quanto proposto dalla Commissione contributi del Comitato regionale del Coni, che ha tenuto conto, nell´esprimere il suo parere, dei requisiti e della categoria delle società, oltre che della tipologia delle spese ammissibili. "La Commissione ha valutato anche l´azione di promozione dell´immagine della Regione attraverso lo sport - conferma l´assessore Seganti - considerando, tra l´altro, il numero delle trasferte che ogni squadra deve sostenere nel corso di un campionato". "Nel caso specifico - conclude l´assessore - i finanziamenti saranno quindi erogati a team sportivi che nei diversi sport militano nei campionati di rango più elevato". Le squadre che riceveranno i finanziamenti sono: Associazione Polisportiva Nordest, Staranzano Ducks, Azzanese Softball-baseball, Rangers Baseball Club, Canoa San Giorgio, Calcio Chiasellis, Pordenone Calcio, Graphisudio Tavagnacco, Sanvitese Calcio, Polisportiva Tamai, Pallamano Trieste, Cus Udine, Ar Fincantieri, A.s.edera, Pordenone Hockey 2004, Pallanuoto Trieste, Pallacanestro Interclub Muggia, Libertas Sporting Club Udine, Pallacanestro Trieste, Ad Futura, Pav Udine, Polisportiva S. Giorgio Porcia, Udine Rugby, Curling Club Claut, Hockey Aquile Fvg.