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Notiziario Marketpress di Mercoledì 03 Novembre 2010
IL PROGETTO "1000 GENOMES" SPIANA LA STRADA A UNA MAGGIORE COMPRENSIONE DELLA VARIAZIONE GENETICA  
 
 Bruxelles, 3 novembre 2010 - Il progetto "1000 Genomes", un´iniziativa internazionale che studia la variazione genetica negli esseri umani, ha pubblicato i risultati della sua fase pilota. I primi riscontri hanno gettato nuova luce sulla natura della variazione genetica oltre che sulla sua influenza su malattie, storia ed evoluzione degli esseri umani. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Nature e le scoperte del consorzio sono consultabili sul sito Web del progetto. Il lavoro è stato parzialmente sostenuto dall´Ue tramite i progetti Adams ("Genomic variations underlying common behavior diseases and cognition trait in human populations", cioè Variazioni genomiche alla base di tratti cognitivi e patologie comportamentali comuni nelle popolazioni umane) e Readna ("Revolutionary approaches and devices for nucleic acid analysis", letteralmente Approcci e strumenti rivoluzionari per l´analisi dell´acido nucleico), entrambi finanziati nell´ambito dell´area tematica "Salute" del Settimo programma quadro (7oPq). L´obiettivo di fondo del progetto 1000 Genomes è catalogare la variazione genetica umana sequenziando e confrontando i genomi di 2.500 persone appartenenti a popolazioni dell´Europa, dell´Asia orientale, dell´Asia meridionale, dell´Africa occidentale e delle Americhe. Scopo della fase pilota era sviluppare e raffrontare strategie diverse per il sequenziamento dei genomi su una scala così vasta. Durante la fase pilota, i ricercatori hanno sequenziato i genomi interi di 179 individui e i geni codificanti per le proteine di altre 697 persone. L´operazione ha generato addirittura 4,9 terabasi di sequenze di Dna (cioè 4.900 miliardi di basi o lettere). Elaborare queste informazioni ha richiesto lo sviluppo di una piattaforma computazionale specializzata e di numerose innovazioni informatiche. L´analisi dei dati ha rivelato milioni di varianti genetiche, la maggior parte delle quali sconosciute al team. "La quantità di informazioni fornita da questa prima fase del progetto è significativa", ha commentato Richard Durbin del Sanger Institute (Regno Unito). "In meno di 2 anni, abbiamo identificato 15 milioni di mutazioni di una singola lettera, 1 milione di piccole delezioni o inserzioni e 20.000 varianti più ampie, la maggior parte delle quali (quasi 8 milioni) non era mai stata osservata". I risultati hanno riservato alcune sorprese. Ad esempio, pare che nessuno possa vantare un assetto genico perfetto: la maggior parte delle persone ha tra le 250 e le 300 alterazioni genetiche in grado di impedire il normale funzionamento di un gene e fino a 100 variazioni genetiche che sono state associate a una malattia ereditaria. Tuttavia, sottolineano i ricercatori, ognuno di noi è portatore di almeno due copie di ciascun gene: pertanto, finché la seconda copia del gene è a posto, restiamo generalmente in buona salute. La fase pilota ha compreso anche lo studio dettagliato di alcuni gruppi familiari (padre, madre e figlio). Confrontando i genomi dei genitori con quelli del figlio, l´équipe ha potuto stabilire quante mutazioni sorgono in ogni nuova generazione. Secondo l´analisi, ogni persona è portatrice di circa 60 mutazioni non presenti nei genitori. La fase pilota, soprattutto, ha provato l´efficacia delle tecniche di sequenziamento utilizzate. "Abbiamo dimostrato per la prima volta che questo nuovo approccio al sequenziamento (sequenze brevi di molti campioni) funziona ed è efficiente. Questa proof-of-principle viene ora applicata non solo al progetto 1000 Genomes, ma anche alla ricerca sulle malattie", ha dichiarato il prof. Gil Mcvean dell´Università di Oxford (Regno Unito). I risultati del progetto stanno già contribuendo a studi genetici che analizzano tratti assai diversi come la predisposizione al fumo, alla sclerosi multipla e al cancro. "I dati del progetto, messi a disposizione della comunità dei ricercatori, stanno già avendo un impatto sulla ricerca riguardante le patologie rare e comuni", ha spiegato David Altshuler del Broad Institute of Harvard and Massachusetts Institute of Technology (Usa). Ora il team guarda al futuro, e si è già lanciato nella fase successiva del progetto, che dovrebbe essere completata nel 2012. "Gli studi pilota del progetto 1.000 Genomes hanno gettato le basi essenziali per lo studio della variazione genetica umana", ha affermato il dott. Durbin. "Questi studi proof-of-principle consentono agli scienziati del consorzio di creare una mappa esaustiva e liberamente disponibile della variazione genetica che raccoglierà le sequenze di 2.500 persone originarie di varie popolazioni in tutto il mondo e fungerà da base per la ricerca genetica futura". Per maggiori informazioni: Progetto 1.000 Genomes http://www.1000genomes.Org/  Nature: http://www.Nature.com/nature  Istituto europeo di bioinformatica (Ebi): http://www.Ebi.ac.uk/  Sanger Centre: http://www.Sanger.ac.uk/    
   
   
CONFERENZA SUI MODELLI, METODI E ALGORITMI BIOINFORMATICI  
 
Roma, 4 novembre 2010 - Dal 26 al 29 gennaio 2011 avrà luogo a Roma (Italia) una conferenza dedicata ai modelli, metodi e algoritmi bioinformatici. Il campo della bioinformatica applica la statistica e l´informatica alla biologia molecolare. La bioinformatica include la creazione e lo sviluppo di banche dati, algoritmi e teorie e tecniche statistiche e informatiche per risolvere i problemi formali e pratici derivanti dalla gestione e dall´analisi dei dati biologici. Gli scienziati impegnati in questo campo spesso mappano e analizzano le sequenze di Dna e proteine, allineano sequenze diverse di Dna e proteine per confrontarle e creano modelli tridimensionali delle strutture proteiche. L´obiettivo dell´evento è di riunire ricercatori e professionisti interessati nell´applicazione dei sistemi computazionali e della tecnologia informatica nel campo della biologia molecolare. I temi affrontati riguarderanno tra l´altro: uso di statistiche e algoritmi nella comprensione dei processi e dei sistemi biologici, - nuovi sviluppi nella bioinformatica genomica e biologia computazionale, - analisi sequenziale, - biostatistiche, - analisi di immagini, - gestione ed estrazione di dati scientifici, - apprendimento automatico, - riconoscimento di modelli, - biologia evoluzionistica computazionale, - genomica computazionale. Per ulteriori informazioni, visitare: http://www.Bioinformatics.biostec.org/    
   
   
SANITA´ IN ABRUZZO: CHIODI, COME COMMISSARIO NESSUN COMPENSO OTTIMI RISULTATI SU RISPARMIO SPESA FARMACEUTICA E PERSONALE  
 
L´aquila, 3 novembre 2010 - "Come commissario ad acta per la sanità percepisco un compenso pari a zero euro. I costi della struttura commissariale sono molto bassi poiché sono a nostra disposizione le strutture amministrative della Regione, i Servizi della Direzione Politiche della Salute, l´Agenzia Sanitaria Regionale nonché i Servizi della Direzione Bilancio quali uffici strumentali necessari ai fini dello svolgimento dell´incarico". Lo ha detto ieri mattina, all´Aquila, il Presidente della Regione Gianni Chiodi, rispondendo ad una interpellanza dell´opposizione sul piano di rientro e sulla nomina a commissario ad acta. I risultati - ha proseguito Chiodi - rispetto al deficit ereditato da questa giunta, sono soddisfacenti. Siamo oramai considerati un modello dalle regioni e dal governo nazionale. Questo dà fastidio a molti ma noi stiamo cercando di mettere finalmente ordine e trasparenza nel sistema sanitario dove molto spesso si sono scambiati privilegi per diritti". Chiodi ha parlato anche del risultato del contenimento della spesa per il personale dall´11 settembre 2008 ad oggi: al 31.12.2008 la spesa era pari a 700.244.000 euro mentre al 31.12.2009 era di 689.793.000 con un contenimento pari ad oltre 10 milioni di euro. Per l´anno in corso i dati definitivi si avranno al 31 dicembre. "Nell´anno 2009 - ha aggiunto Chiodi - la Regione Abruzzo, in Italia, è stata la più incisiva nel contenimento della spesa per la medicina convenzionata di base garantendo gli stessi livelli essenziali d´assistenza degli anni precedenti. Infatti, i tagli hanno inciso esclusivamente sulle prestazioni facoltative erogate dai medici di base. I dati al 2009 parlano, nel campo della spesa farmaceutica, di un risparmio complessivo di 12 milioni di euro. Per il 2009 possiamo ritenerci soddisfatti, dunque, mentre per il 2010 il percorso virtuoso continua con grande determinazione".  
   
   
FVG: VERSO CLASSIFICAZIONE SERVIZI A PERSONE DISABILI  
 
Tolmezzo (Ud), 3 novembre 2010 - Nel corso del 2011 sarà avviata una classificazione delle diverse realtà che, in Friuli Venezia Giulia, si occupano di assistenza alle persone disabili, per mettere in evidenza la qualità dei servizi erogati, in quanto solo investendo in qualità si ottengono risposte appropriate e sostenibili. Lo ha annunciato il 30 ottobre a Tolmezzo l´assessore regionale alla Salute, integrazione sociosanitaria e politiche sociali, Vladimir Kosic, intervenendo al convegno "Il processo di presa in carico delle persone con disabilità a 10 anni dalla legge 328/2000", promosso dall´Anffas Alto Friuli in occasione dei festeggiamenti per i 25 anni di attività. Nel suo intervento Kosic, ricordando il particolare impegno per il settore sociale nel bilancio 2010, ha richiamato la necessità di utilizzare al meglio, a tutti i livelli, le risorse a disposizione, che non sono infinite, tenendo sempre presente "la centralità della persona e sapendo mettere qualità anche nel sistema pubblico". "Non vogliamo lasciare debiti ai nostri figli anche perché non ce lo lasciano fare, ci cacciano dall´Europa", ha detto. E in ogni caso "chi continua a spendere anche di più ma sempre alla stessa maniera, spende male, non crea lavoro e reddito, ma rendita di posizioni". Ecco allora la necessità di una "razionalizzazione e riorganizzazione dei servizi; di scelte e di decisioni trasparanti, non più eludibili, basate su dati e informazioni precisi, sempre aggiornati". L´obiettivo, secondo l´assessore regionale, devono essere sempre "i servizi che devono sapersi adeguare ai bisogni, e non viceversa". Da qui l´invito al mondo dell´associazionismo a contribuire per "mettere in evidenza i problemi veri, per aiutare le istituzioni a trovare le risposte più adatte alle diverse esigenze". Non solo attraverso la denuncia, ma anche "come proposte di pianificazione e programmazione sociosanitaria", attraverso "un´alleanza con la politica che vuole affrontare il merito delle questioni e non le pregiudiziali". E in tema di inclusione delle persone disabili, non è mancato un passaggio sul sistema scolastico, che "non ha bisogno di classi differenziali", anche se "l´insegnante di sostegno non rappresenta l´unica soluzione". Sulla centralità della persona, dei suoi bisogni, dei suoi diritti si è focalizzata l´attenzione dei relatori, che hanno parlato della nuova sfida, che consiste nel "portare i disabili a vivere in un contesto di normalità"; non come utenti di servizi o ospiti di strutture, ma come persone di cui ci si sa prendere carico fin dalla nascita in maniera globale, unitaria, continuativa, attraverso percorsi individuali, personalizzati. Non riabilitazione ma abilitazione, dunque. E diritti di cittadinanza da sancire attraverso il lavoro. Un percorso che deve vedere il disabile e la sua famiglia al centro di un "sistema" di attori pubblici e privati, che sanno mettersi in relazione. C´è in sostanza la necessità, è stato detto, di un lavoro "in rete tra servizi ed enti coinvolti, a diverso titolo, nel progetto di presa in carico, con un coordinamento forte, anche per favorire l´incontro e il confronto fra gli operatori per dar vita a buone prassi operative". Sotto questi aspetti "il quadro italiano è disarmante e preoccupante", ha evidenziato il presidente nazionale dell´Anffas, Roberto Speziale, nel trarre le conclusioni, "ma il Friuli Venezia Giulia è un´isola felice nel panorama nazionale", per aver meglio di altre regioni recepito e applicato non solo la legge 328, ma anche la convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità e per aver interpretato al meglio il concetto di salute e disabilità introdotto dall´Organizzazione mondiale della Sanità.  
   
   
IN FUTURO IL TEST PER IL CANCRO AL SENO SI FARÀ A CASA  
 
Bruxelles, 3 novembre 2010 - In futuro le donne potranno effettuare un test per il cancro al seno in modo veloce ed efficace nella comodità della propria casa grazie a un´incredibile invenzione di un professore della Facoltà di Ingegneria elettrica ed elettronica dell´Università di Manchester nel Regno Unito. Il professor Zhipeng Wu ha inventato uno scanner portatile basato sulla tecnologia della radio frequenza, che è in grado di mostrare in un secondo la presenza di tumori - maligni e benigni - del seno su un computer. Alcuni ricercatori in Canada, Regno Unito e Stati Uniti avevano già dimostrato che la tecnologia della radio frequenza o delle microonde si può usare per rilevare il cancro al seno. Fino ad ora, però, ci volevano diversi minuti perché si producesse un immagine e il test doveva essere condotto in ospedale o in un centro medico specializzato. Il professor Wu ha risolto questi problemi, offrendo ai pazienti la possibilità di ricevere immagini video di un tumore in tempo reale. Secondo lui questo metodo non è solo più veloce e meno invasivo, ma significa anche che le donne possono essere testate per il cancro in ambulatori di medicina generale. Questo potrebbe contribuire in modo significativo a ridurre i tempi di attesa per un appuntamento con uno specialista e in alcuni casi evitare mammografie inutili. Lo scanner potrebbe essere usato anche a casa per un monitoraggio continuo della salute del seno. "Il sistema che abbiamo è portatile e non appena ci si sdraia fornisce una scannerizzazione - funziona in tempo reale", spiega il professor Wu, sottolineando che questo "riduce al minimo il rischio di non rilevare un tumore durante la scannerizzazione." Continua dicendo che la sua invenzione offre anche altri vantaggi rispetto alle tecnologie esistenti. "Anche gli altri sistemi hanno bisogno di un liquido o di un gel per funzioare, come l´ecografia per esempio, ma il nostro sistema funziona anche con olio, latte, acqua o persino con indosso un reggiseno," spiega. Lo scanner a radio frequenza in tempo reale brevettato usa la tomografia al computer e funziona usando la stessa tecnologia di un telefono cellulare, ma con appena una piccolissima frazione della sua potenza. Questo lo rende sicuro e a basso costo e i dispositivi elettronici possono essere messi in una cassetta compatta e portatile. Gli altri sistemi esistenti sono molto più grandi. Nel 2008 a circa 1,38 milioni di donne in tutto il mondo è stato diagnosticato un cancro al seno, il che rappresenta circa un decimo di tutti i nuovi casi di cancro e quasi un quarto di tutti i casi di cancro femminile. I tassi più alti di cancro al seno sono in Europa con una stima di 332.000 nuovi casi di cancro al seno nell´Ue nel 2008. Il metodo tradizionale per rilevare il cancro del seno è la mammografia, che secondo il team di ricerca funziona bene per le donne al di sopra dei 50 anni di età e può dare risultati sicuri al 95%. Ma fanno notare che è molto meno efficace per le donne più giovani, il tasso di accuratezza scende infatti al 60% nelle donne al di sotto dei 50 anni di età, che rappresentano il 20 per cento di tutti i casi di cancro al seno. Il team ha sottolineato che la diagnosi e la cura precoci potrebbero salvare migliaia di vite, e da qui l´importanza dell´invenzione del professor Wu. La differenza principale tra i due metodi è che la mammografia si basa sulla densità, mentre la tecnica della radio frequenza si basa sui contrasti dielettrici tra il tessuto del seno normale e quello malato. Secondo le previsioni del professor Wu, non appena il seno entra nella coppa appare un´immagine nello schermo e si vede la presenza di un tumore o di qualsiasi altra anormalità evidenziato in rosso man mano che il sensore rileva la differenza dei contrasti del tessuto tramite le radio frequenze. Questa tecnologia è stata selezionata come candidata per gli Innovation Awards dell´Institute of Engineering and Technology (Iet) che ha sede nel Regno Unito - i risultati saranno annunciati a novembre. Per maggiori informazioni, visitare: Università di Manchester: http://www.Manchester.ac.uk/  Iet Innovation Awards: http://conferences.Theiet.org/innovation-awards/index.htm    
   
   
MAMMOGRAFIAMOCI! SETTIMANA DELLA PREVENZIONE DEL CANCRO IL MINISTERO DELLA SALUTE, L’OSPEDALE SAN RAFFAELE, IL COMUNE DI SEGRATE E L’ASL MILANO 2 INSIEME PER TUTELARE LA SALUTE DELLE DONNE SEGRATESI  
 
Segrate, 3 novembre 2010 - Mammografiamoci! Questo è il messaggio che alcune dipendenti del Comune di Segrate lanciano alle donne del territorio di età compresa tra i 40 e i 49 anni (circa 3000) per invitarle a sottoporsi a una mammografia preventiva, esame cui queste donne possono sottoporsi gratuitamente grazie a un’iniziativa promossa dal Ministero della Salute, dall’Ospedale San Raffaele, dal Comune di Segrate ed approvata dall’Asl Milano2. Le dipendenti hanno posato con il seno coperto dalle sole mani per la campagna di sensibilizzazione che rientra in questo importante progetto finanziato dal Ministero della Salute e dal Comune di Segrate, dal titolo “Prevenzione Secondaria Del Cancro Mammario: Studio Osservazionale Di Fattibilità Di Un Programma Personalizzato Nelle Donne 40-49Enni”. “Il programma - dichiara il Prof. Alessandro Del Maschio, Primario del Dipartimento di Radiologia del San Raffaele e responsabile del progetto - ha l’obiettivo di valutare la fattibilità, l’efficacia e i costi di un programma di diagnosi precoce, innovativo e personalizzato. Lo screening, infatti, prevede oltre alla mammografia, esami come l’ecografia o la risonanza magnetica, molto costosi non solo dal punto di vista economico, ma anche organizzativo e per questo normalmente non utilizzati nei programmi di prevenzione; inoltre è strutturato in base al profilo di rischio di ogni singola donna”. In occasione della settimana che l’Airc dedica alla prevenzione, le prime 70 donne segratesi riceveranno un invito personale con giorno e ora dell’esame mammografico. Entro un anno tutte le 3000 donne di età compresa tra i 40 e i 49 anni saranno invitate a sottoporsi alla mammografia preventiva gratuita. “Si tratta di un progetto che dà concreta attuazione alla mission di Responsabilità Sociale del nostro ente – ha affermato il Sindaco Adriano Alessandrini - l’Amministrazione Comunale, infatti, oltre a perseguire la realizzazione del programma di governo, intende intraprendere azioni e interventi socialmente responsabili: per la nostra comunità locale non facciamo solo quello che dobbiamo ma anche tutto quello che possiamo. In quest’ottica abbiamo deciso di sostenere un progetto importante a tutela della salute delle donne in una fascia d’età di norma non interessata dai programmi nazionali di screening mammografico. Secondo le linee guida del Ministero della Salute, infatti, tali programmi prevedono l’invito personalizzato alle donne tra i 50 e i 69 anni a sottoporsi ad una mammografia ogni due anni. L’attività di prevenzione secondaria su donne sotto i 50 (e sopra i 69 anni) si effettua su richiesta autonoma dell’assistita, anziché su invito attivo per mezzo del programma di screening. Grazie a questo progetto – evidenzia il Sindaco - saremo invece noi a contattare direttamente anche le donne 40-49enni, abbattendo le liste d’attesa e realizzando al contempo, attraverso l’azione sinergica di pubblico e privato, un’importante misura di welfare”. Il tumore al seno è il tumore più frequente nel sesso femminile: colpisce una donna su dieci e rappresenta il 25% circa di tutti i tumori che colpiscono le donne. E’ il primo tumore anche in termini di mortalità (17% circa del totale dei decessi neoplastici). “Per sconfiggere questa patologia, – conclude Alessandrini – la diagnosi precoce è determinante ed è indispensabile unire le risorse e l´impegno di tutti gli attori che possono contribuire al successo dei programmi di screening: istituzioni, enti di ricerca scientifica, professionisti, associazioni e media”.  
   
   
SESSO, CROLLO DEL DESIDERIO PER UN’ITALIANA SU TRE MA SPORT E PILLOLA CONTRACCETTIVA SCATENANO LA LIBIDO  
 
 Venezia, 3 novembre 2010 – Italiane e sesso, sempre più distanti: ben il 30% presenta un calo drastico del desiderio, secondo un recentissimo studio dell’Università di Pavia. La causa è in gran parte biologica, determinata da un basso livello di endorfine, le molecole che regolano i meccanismi di gratificazione e di protezione dal dolore. E’ la condizione, ad esempio, di chi soffre di sindrome premestruale (circa il 10% delle donne) ed allora addio piacere. “Il rimedio si chiama drospirenone, l’unico progestinico contenuto nella pillola contraccettiva che agisce direttamente su queste sostanze – spiega la prof.Ssa Alessandra Graziottin, Direttore del Centro di Ginecologia e sessuologia medica del San Raffaele Resnati di Milano -. Ha dimostrato, dopo soli 6 mesi di assunzione, di favorire un aumento della libido, un miglior raggiungimento dell’orgasmo e una più alta frequenza di rapporti. Lo sport può rappresentare uno straordinario detonatore per scatenare le endorfine, essenziali per determinare una sessualità piena e appagante. Ma l’aiuto della medicina è indispensabile quando il disturbo diventa più severo”. Il benessere sessuale è oggi un obiettivo prioritario per i medici, tanto da rappresentare il tema centrale del Congresso Mondiale di Ginecologia Psicosomatica (Ispog) svoltosi a Venezia fino al 30 ottobre. “La nostra indagine ha coinvolto circa 400 donne dai 18 ai 45 anni, in buona salute e che, almeno in apparenza, non si rendevano conto di avere un problema del desiderio – afferma la prof.Ssa Rossella Nappi, della Clinica Ginecologica dell’Università di Pavia -. È emerso che il disturbo è in aumento e presenta altri risvolti, dalla difficoltà a raggiungere l’orgasmo (25%) al dolore durante i rapporti (27%). Ma sono in crescita anche altre patologie tipicamente femminili: alterazioni del ciclo, disturbi dell’umore, infertilità, endometriosi”. Stili di vita sotto accusa? “Vi è una relazione diretta con il cambiamento delle abitudini che ha coinvolto la nostra società e in particolare le donne – afferma il prof. Andrea Genazzani, direttore della cattedra di Ostetricia e Ginecologia all’Università di Pisa e presidente del Congresso -: sono sempre più indaffarate ed hanno meno tempo da dedicare alla coppia. Ecco perché la ricerca si è concentrata su pillole contraccettive sicure e capaci di migliorare il benessere psico-fisico e la libido, fino all’attuale formulazione con drospirenone per 24 giorni al mese. Si tratta di un alleato prezioso per migliorare la qualità di vita, anche sessuale”. Il desiderio femminile è un meccanismo delicato e multifattoriale: “È il risultato di una complessa attività cerebrale – spiega la prof.Ssa Graziottin -. E nulla mantiene il cervello in funzione quanto l’avere una regolare attività fisica, che aumenta la dopamina, il neurotrasmettitore che accende la voglia di fare, di interagire con gli altri, di impegnarsi per conquistare un risultato. Incrementa anche la serotonina, che migliora il tono dell’umore, ma anche tutte le funzioni gastrointestinali (l’intestino ne contiene ben il 90%) e le endorfine. Ma le donne italiane non hanno ancora maturato una visione dello sport come grande alleato di salute: solo il 24% lo pratica con regolarità. La “medaglia d’oro” va ai veneti, i più appassionati, con un 26,4% della popolazione che si dedica all’attività fisica in modo continuativo (media nazionale di 20,6%), il 36,6% talvolta (contro il 29,6%), mentre solo il 24,8% non si muove mai (rispetto al 39,5%)”. Una delle principali conseguenze è il sovrappeso, un problema che riguarda gran parte della popolazione femminile del nostro Paese (il 24% è obeso). La paura di ingrassare è la principale ragione che scoraggia dall’assunzione della pillola, senza sapere che le recenti formulazioni offrono risposte efficaci. “Il drospirenone, grazie all’effetto simil-diuretico, contrasta la ritenzione idrica e permette anzi di perdere peso (1.7 kg dopo 6 mesi di assunzione) – aggiunge la prof.Ssa Nappi -. È inoltre antiandrogenico e quindi facilita un sensibile e rapido miglioramento di acne e irsutismo, oltre all’impatto positivo sulla psiche e sulla percezione di sé. In un nostro studio, su una popolazione cui è stata prescritta la pillola a base di questo progestinico, abbiamo osservato che in generale tutte le pazienti dichiaravano di sentirsi meglio e ben il 50% aveva ridotti i fenomeni di abbuffata, tipici di chi soffre di sindrome premestruale”. La particolare vulnerabilità della donna è legata alla ciclicità endocrina cui è sottoposta ogni mese: “L’aspetto che risulta più immediatamente evidente riguarda le modificazioni dell’umore durante il ciclo – commenta il prof. Genazzani -, con un miglior livello di attività e una maggiore progettualità in fase follicolare (prima parte) e un atteggiamento tendenzialmente più depresso e maggiore sonnolenza in fase luteale (momento che precede l’arrivo delle mestruazioni). La ginecologia psicosomatica focalizza l’attenzione sui riflessi della psiche sul soma e viceversa, riguardo alla salute femminile una visione che purtroppo spesso manca nella pratica clinica. Questo Congresso, che riunisce i più autorevoli esperti mondiali, rappresenta quindi un’occasione unica di aggiornamento”. Tra i temi affrontati anche argomenti di stretta attualità come la violenza sulla donna, l’ansia, la bulimia, la ricaduta psico-somatico della gravidanza e della menopausa.  
   
   
DERMATOLOGIA: ITALIA AL TOP NELLA PUBBLICAZIONE SCIENTIFICA E PARLA AI GIOVANI CON IL QUARTO CORSO ADOI A TIRRENIA  
 
 Tirrenia (Pisa), 3 novembre 2010 - Le novità in dermatologia in ambito nazionale e internazionale con momenti specifici dedicati alle modalità di stesura e pubblicazioni di ricerche su riviste scientifiche. E’ quanto offre il Quarto corso di formazione Adoi giovani dell’Associazione Dermatologi Ospedalieri Italiani, che si tiene a Tirrenia (Pisa) il 12 e 13 novembre. Numerosi i temi in programma: dal corso di dermochirurgia, declinato nei principi di anestesia cutanea, alla conoscenza delle suture, delle medicazioni e dello strumentario, alla prevenzione per il trattamento delle emergenze in ambulatorio. Il sabato invece spazio alla dermoestetica, al corretto uso del laser, dell’elettrochemioterapia, al laboratorio fotografico in dermatologia e soprattutto a ‘Come pubblicare su riviste a elevato impact factor’. “L’obiettivo di questo corso è dare l’opportunità ai giovani dermatologi di conoscere gratuitamente le novità nazionali e mondiali nel nostro settore –spiega la dottoressa Ornella De Pità, presidente Adoi- Alle conoscenze consolidate infatti vogliamo aggiungere quanto di innovativo si può apprendere nel panorama dermatologico. Gli argomenti sono numerosi e tenuti da relatori esperti. In particolare voglio sottolineare le tematiche della dermoestetica, che stanno prendendo sempre più piede e che è importante affidare a chi conosce davvero la pelle, per indirizzare al meglio ogni tipo di trattamento. Infine –conclude De Pità- è bene ricordare che la dermatologia italiana è ai primissimi posti per pubblicazioni di studi in ambito scientifico e quindi è importante insegnare ai giovani come farlo nel miglior modo possibile”.  
   
   
“FRIULI VENEZIA GIULIA: LEGGE 38 - IL SERVIZIO SANITARIO ALLA PROVA DEI FATTI”. IL DOLORE COLPISCE 1 CITTADINO SU 5. I MEDICI A SCUOLA PER L’APPROPRIATEZZA E PER LE GARANZIE NELL’ACCESSO ALLE TERAPIE DEL DOLORE” A TRIESTE, MILANO, NAPOLI, FIRENZE E TORINO LE LEZIONI.  
 
Milano, 3 novembre 2010 – La nuova legge sulla terapia del dolore si pone come obiettivo la tutela del diritto a non soffrire per molte persone affette da dolore cronico o malati terminali. Ciò dovrebbe avvenire attraverso l’equità nell’accesso all’assistenza con sostegno sanitario e socio-assistenziale. Questi sono gli impegni presi dal Parlamento il 9 marzo 2010, data di approvazione della Legge 38 sulla terapia del dolore e cure palliative. Ad un primo bilancio di quanto fatto nella regione Friuli Venezia Giulia, a sei mesi dall’entrata in vigore della normativa, viene da pensare che l’analisi delle prospettive di attuazione delle disposizioni è ancora tutta da affrontare. Nei giorni 3 e 4 novembre si terrà a Trieste il primo corso di formazione sul dolore dedicato ai Medici di Medicina Generale, organizzato da Simg – con il sostegno incondizionato di Grunenthal, azienda leader nel trattamento del dolore - sul modello del corso Ministeriale, con la collaborazione del dr. Cesare Bonezzi e con il coordinamento della Prof. Ssa Rita Melotti. “Tutti ci auspichiamo, afferma Giorgio Della Rocca, Direttore della Clinica di Anestesia e Rianimazione, Azienda Ospedaliero Universitaria di Udine, che questo corso rappresenti il primo passo per trasformare in realtà quello che la nuova legge sulla terapia del dolore prevede: stratificazione del trattamento del dolore ed individuazione precisa di livelli diversi di diagnosi e terapia a partire dal coinvolgimento dei medici di medicina generale, sui quali è previsto un programma formativo e organizzativo". “Da parte della comunità scientifica e delle realtà sanitarie del territorio - prosegue Della Rocca – l’Azienda Universitaria di Udine con il Dr. De Monte, i dr. Cappelletto e Divella, l’Aou di Trieste il Prof. Berlot, le numerose altre realtà sanitarie in regione come Pordenone con i Dr. Leykin e Mercante, il Cro di Aviano con il dr. De Cicco, Latisana con il Dr. Colonna e San Daniele con il dr. Cugini, c’è la precisa volontà di realizzare quanto prima una rete regionale sulla terapia del dolore, che sarebbe espressione di quanto la legge prevede: abbiamo fatto una proposta alla regione ma non abbiamo avuto ancora risposta”. "Il dolore cronico è stato considerato per tanto tempo solo un sintomo, dice Ugo Colonna, Direttore Struttura Complessa Anestesia Rianimazione e Terapia del Dolore di Latisana, mentre sappiamo che si tratta di una vera e propria malattia che può perdurare anche oltre la rimozione della causa che l’ha generata e che invalida i pazienti fino alla perdita del lavoro e talora anche dell’autosufficienza, con conseguenti rilevanti costi sociali: penso ai tanti pazienti che si rivolgono al nostro Centro per trovare rimedio. Spero che un’oculata applicazione della legge - conclude Colonna - consenta di mettere in rete i vari centri regionali, per rispondere con appropriatezza ai bisogni del territorio. “Non posso non riconoscere l’importanza culturale della legge n. 38 che disciplina l’accessibilità del cittadino alle cure palliative e alla terapia del dolore, dichiara il dr. Vito Orlando - Responsabile Federdolore del Friuli Venezia Giulia - a mio parere si tratta di un momento istituzionale che concretamente inciderà sulla vita professionale degli addetti ai lavori sia a livello della programmazione sanitaria di ogni regione che nell’organizzazione dei servizi alla persona da parte delle aziende ospedaliere e territoriali. Nella legge viene ripreso infatti il concetto della necessità dell’istituzione delle due reti, quella delle cure palliative per l’accompagnamento al fine vita e quella della terapia del dolore. “E´ importante, afferma Licia Serra - Terapista del dolore presso il Cso Centro Sociale Oncologico di Trieste - che anche i medici di base siano pienamente coinvolti nell’attuazione della Legge 38 che pone l´accento riguardo l´eguale diritto al trattamento del dolore cronico sia per il paziente con dolore neoplastico, sia per i pazienti con dolore cronico non oncologico, prevedendo per queste due tipologie di pazienti un percorso diverso ed autonomo nel ricorrere ad un trattamento antalgico adeguato. Sarà infatti il Mmg, adeguatamente formato, a trattare per primo il paziente con dolore cronico, inviando in un tempo successivo il paziente ai Centri di Terapia antalgica per gli interventi specialistici ed invasivi, il tutto nell´ambito di una Rete con percorsi chiari ed agevoli creati ad hoc per il paziente”. L’impegno a dare piena attuazione alla Legge è assunto e condiviso dai medici di medicina generale, afferma Pierangelo Lora Aprile - Responsabile Area Dolore della Simg - che, per questi obiettivi ha innovato le formule e la metodologia didattica prevedendo anche una verifica sui risultati della formazione. Una formazione che si deve tradurre in migliori trattamenti del dolore, un più rapido accesso alle terapie più appropriate per una migliore qualità di vita dei pazienti. Medici che devono essere nuovamente aggiornati e formati per poter operare nel nuovo ruolo che la Legge prevede con tutte le conoscenze specifiche necessarie a curare i problemi di dolore che affliggono 1 italiano su 5. Questo percorso di formazione, è offerto ad altre 5 Regioni, diverse dalle 4 regioni Pilota sulle quali è iniziato il percorso formativo Ministeriale in tema Dolore, con l’obiettivo di raggiungere e formare un numero sempre maggiore di medici di famiglia in ambito Dolore.  
   
   
BOLZANO: APERTE SINO AL 5 NOVEMBRE LE ISCRIZIONI AL CORSO: "PERCORSI TERAPEUTICI ATTRAVERSO IL CINEMA"  
 
Bolzano, 3 novembre 2010 - Sono aperte sino al 5 novembre le iscrizioni ai nuovi corsi organizzati in novembre e dicembre presso la Scuola per le professioni sociali di Bolzano. La Scuola provinciale per le professioni sociali in lingua italiana di Bolzano svolge un ruolo fondamentale nel campo della formazione del personale che opera sia nelle strutture pubbliche che a livello privato. Nei mesi di novembre e dicembre iniziano alcuni nuovi corsi di formazione sul lavoro particolarmente interessanti per gli operatori del settore. In particolare il 10 novembre inizia il corso "Percorsi terapeutico- riabilitativi attraverso le immagini del cinema". Secondo gli organizzatori del corso lo stigma che da sempre accompagna il disturbo psichiatrico ed i servizi che se ne occupano si alimenta attraverso l’idea che se ne è fatta la collettività anche sulla base degli stereotipi cinematografici e della cospicua iconografia in merito influenzano in modo cruciale la percezione del problema nella vita reale. Il corso vuole favorire la conoscenza dei disturbi psichiatrici attraverso linguaggi multimediali. Il corso è rivolto alle figure professionali operanti nell´équipe psichiatrica e nei servizi sociopsichiatrici: medici, psicologi, assistenti sociali, infermieri, O.t.a.p., operatori socio sanitari, ergoterapisti, educatori, tecnici della riabilitazione psichiatrica. Il corso sarà tenuto dallo psichiatra Luigi Basso, nelle seguenti date: 10, 17 e 24 novembre, dalle 14.00 alle 18.00. Per ulteriori informazioni gli interessati possono rivolgersi direttamente alla Scuola Provinciale per le professioni sociali Ufficio Formazione continua, Tel. 0471 414418 – Fax: 0471 414455; fp.Sociale@scuola.alto-adige.it  
   
   
IL FESTIVAL DELLA SCIENZA AL GALLIERA DI GENOVA PARLIAMO DI... SCIENZA E FANTASCIENZA  
 
Genova, 3 novembre 2010 – Oggi il Salone Congressi dell´Ospedale Galliera ospita l´incontro “Parliamo di...Scienza e fantascienza”(vedi programma www.Galliera.it/files/documenti/evidenza/parliamodinov2010 ). L´evento propone un focus su alcune delle attività diagnostiche più avanzate svolte al Galliera. Obiettivo dell´incontro è quello di raccontare con linguaggio divulgativo come - in breve tempo - alcuni esami siano diventati sempre meno invasivi e al tempo stesso più affidabili e precisi. Risultati impensabili che in alcuni casi si avvicinano, per le modalità di applicazione ed esecuzione, al mondo fantastico della scienza. Risultati invece resi possibili grazie all´impiego della migliore tecnologia abbinata a concrete professionalità e intuizioni in grado di sviluppare progetti di salute e benessere per la collettività. Nell´ambito dell´evento verranno presentati dagli specialisti del Galliera: il Magnetic Iron Detector, unico esemplare al mondo, per rilevare il ferro nel fegato senza biopsia; la Radiochirurgia Stereotassica per il trattamento di patologie intracraniche attraverso l´utilizzo di radiazioni ionizzanti; la diagnostica hi-tech per cuore e intestino senza sonde; la videocapsula endoscopica per un viaggio all´interno del corpo umano; il Laboratorio di Biomeccanica che analizza i movimenti del corpo umano, con il quale è previsto un collegamento in tempo reale dal Salone Congressi: due atleti eseguiranno alcuni esercizi per dimostrarne il fuzionamento.  
   
   
SANITA´IN ABRUZZO: CHIODI, PRIMA RISANAMENTO POI INVESTIMENTI SVILUPPO "NEL 2000 NESSUNO CAPI´ I SEGNI DEL CAMBIAMENTO. ORA SVOLTA"  
 
Sulmona (L´aquila), 3 novembre 2010 - "Sin dal primo giorno di insediamento di questo governo regionale abbiamo dovuto affrontare una realtà disdicevole: una sanità che non aveva alcuna prospettiva di qualità per i cittadini e neanche poi a costi sostenibili". Ha esordito così il presidente della Regione Abruzzo, e Commissario ad acta per la Sanità, Gianni Chiodi, il 30 ottobre al seminario sull´appropriatezza dell´assistenza sanitaria, promosso a Sulmona dalla Direzione Politiche della Salute della Regione. Chiodi, in un breve excursus, ha ricordato i tristi primati dell´Abruzzo: primo nel debito sanitario (4 miliardi nel 2007) e primo ad essere, per questo, Commissariato. "Una grave stigmatizzazione da parte di tutto il Paese del comportamento dell´allora classe politica, e non solo, che non ha avuto forza, coraggio e leadership per avviare un serio processo di cambiamento, subendo, altresì, le pressioni di un mondo assai variegato" ha commentato il Presidente, aggiungendo che "5-6 neurochirgie operative e 35 ospedali pubblici e privati erano il chiaro sintomo di una situazione non governata e ormai alla deriva". Ha rimproverato Chiodi, ai suoi precedessori, di non aver capito i segni del cambiamento, nel 2000, ("come si sta facendo adesso col federalismo") e di essersi cullati "sul paga Pantalone" e sulla firma di cambiali mefistofeliche. Ed ha rimproverato, soprattutto, di aver speso, in primis nella sanità, più di quanto prodotto "rubando alle giovani generazioni quote di speranza e di futuro". Ha bacchettato, infine, il modus operandi di assumere più "generali" che "soldati", in tutta la pubblica amministrazione. "Il percorso di risanamento cha abbiamo avviato - ha detto poi il Presidente/commissario - è giusto e inevitabile perchè prioritario rispetto allo sviluppo. In nessuna comunità, in nessuna parte del Mondo, si investe senza risanare". Chiodi ha, infine, rammentato il positivo riconoscimento del rating da parte di Moody´s ed il plauso ottenuto dal Tavolo di monitoraggio nazionale per la bontà e l´innovazione del Piano operativo della Sanità. "Gli insuccessi personali - - ha chiosato - non dipendono mai dagli altri o dalla società globalizzata, ma sempre e solo da noi stessi. Ognuno è artefice del proprio destino e l´Abruzzo ha tutte le potenzialità per tornare a correre".  
   
   
SANITA´: CHIODI, NEL FUTURO SPAZIO A OSPEDALI DI COMUNITA´ "PROFESSIONALITA´, TECNOLOGIA E MEDICINA SUL TERRITORIO"  
 
 Sulmona (L´aquila), 3 novembre 2010 - "Il futuro della sanità in Abruzzo è negli ospedali che hanno competenze professionali, che investono nelle apparecchiature diagnostiche e nella tecnologia, che possono vantare una casistica rilevante. Il futuro è anche negli ospedali di comunità e nella medicina sul territorio. Il futuro deve essere, in una, un mix di interventi sanitari in favore dei cittadini, così come hanno fatto tante altre Regioni italiane e con successo". Lo ha detto il presidente della Regione Abruzzo, e Commissario ad acta per il Piano di rientro della Sanità, Gianni Chiodi, intervenendo, a Sulmona, al primo seminario sull´appropriatezza dell´assistenza sanitaria, dedicato alle cure primarie e, appunto, all´ospedale di comunità. "In Abruzzo - ha osservato il Presidente - non c´è mai stata una sanità territoriale, ma solo una ospedalizzazione incredibile, con elevati costi per i cittadini/pazienti e senza adeguata qualità, con liste di attesa enormi". "Il modello che intendiamo perseguire, attraverso il Piano di razionalizzazione delle rete ospedaliera - ha aggiunto Chiodi - non ha certo il crisma dell´originalità, essendo già operativo da tempo in altre realtà, ma è l´unico che può consentire prestazioni all´altezza, pagando tasse eque". Affrontando poi un argomento più locale, il Presidente ha assicurato che la Regione Abruzzo ha per l´ospedale di Sulmona grandi prospettive: "Siamo pronti alla riqualificazione del vecchio nosocomio, con opere strutturali, ma non accantoniamo il progetto di costruzione di un nuovo presidio". "Per questi scopi abbiamo a disposizione 200 milioni e rotti - ha ribadito, in conclusione, Chiodi - ma aspettiamo di confrontarci col territorio, con la comunità, con gli amministratori locali, per condividere una scelta che sia poi la migliore per i cittadini".  
   
   
I GIOVANI IMPRENDITORI DELLA SANITÀ ITALIANA SBARCANO A CUBA: AIOP GIOVANI SIGLA UN ACCORDO CON CUBA PER LO SVILUPPO DI PROGETTI SOCIO-SANITARI  
 
Roma, 3 novembre 2010 – E’ stato firmato un accordo di cooperazione italo-cubana tra Aiop Giovani – la sezione giovanile dell’Associazione Italiana Ospedalità Privata – e l’Oficina del Historiador, istituzione responsabile della ristrutturazione integrale del Centro Storico dell’Avana e delle Zone Prioritarie, che opera per la conservazione e preservazione del patrimonio sociale, storico e culturale nazionale. Scopo dell’accordo, sottoscritto da Averardo Orta, rappresentante di Aiop Giovani e dal prof.Eusebio Leal Spengler, storico cubano e rappresentante de l’Oficina del Historiador, è l’individuazione di aree di interesse comune per la gestione di servizi di salute e per lo scambio di esperienze su progetti umanitari. L’accordo porterà alla collaborazione tra i due Paesi nella gestione dei servizi per la salute nel Centro Storico dell’Avana. Gli imprenditori della sanità privata potranno contribuire alla rivalutazione di strutture socio-sanitarie locali anche supportandole con l’acquisto e l’utilizzo di apparecchiature e forniture mediche. L’accordo è stato firmato a conclusione del 5° Study Tour Aiop che ha condotto 30 giovani imprenditori della sanità privata italiana a L’avana dal 19 al 22 ottobre per la visita degli ospedali e per approfondire il sistema sanitario locale. Maggiori informazioni sullo Study Tour a L’avana su www.Aiopgiovani.it/    
   
   
E’ NATA A LUCCA FEDERAZIONESANITÀ, LA STRUTTURA DI CONFCOOPERATIVE TOSCANA A VOCAZIONE SANITARIA CHE SARÀ GUIDATA DAL MEDICO DANIELE SPINA  
 
Lucca, 3 novembre 2010 - Si è svolta il 29 ottobre l’assemblea costitutiva di Federazionesanità, la federazione regionale di Confcooperative Toscana nata a livello nazionale nell’aprile del 2010 e che, da oggi, rappresenterà anche nella nostra regione le cooperative di medici, a specializzazione sanitaria, cooperative farmaceutiche e mutue socio sanitarie. L’assemblea, organizzata da Confcooperative Toscana e presieduta dal suo presidente Gianfranco Tilli, dal titolo, “La rete dell’Assistenza Primaria e Cooperativa”, si è tenuta nella sala Bambi di Confcooperative Lucca, ed ha visto la partecipazione, insieme ai rappresentanti delle varie cooperative sanitarie presenti nell’intero territorio regionale, di esponenti di rilievo del mondo della sanità oltre ad alcune autorità. I lavori si sono aperti al mattino alle 9,30 con il saluto delle autorità e l’approvazione dello statuto della Federazione. Poi è seguita la presentazione dei progetti della Federazionesanità, gli interventi e il dibattito. L’obiettivo della Federazione sarà quello di contribuire alla costruzione di una rete di assistenza territoriale in ambito sanitario e aprire spazi di dibattito tra le varie “anime” e categorie che oggi operano nel settore, cogliendo la sfida del nuovo modello policentrico di sanità e concorrendo a sviluppare una nuova cultura nell’ambito dei servizi extraospedalieri. “La nostra federazione non vuole sostituire il sistema sanitario ma lavorarne all’interno garantendo la gratuità, l’accessibilità e l’universalità. Come federazione vogliamo contribuire al cambiamento della sanità puntando sulla centralità delle famiglie - ha detto il presidente nazionale di Federazionesanità Giuseppe Milanese -. Per questo abbiamo riunito medici e farmacisti, cooperative a specializzazione sanitaria e mutue socio sanitarie per lavorare tutti insieme per i pazienti”. Salvatore Daniele Spina, neo presidente Federazionesanità Toscana ha proseguito i lavori: “Nasce oggi una realtà fatta di 18 cooperative che abbracciano i 4 settori della federazione, oltre 10.000 soci e 700 dipendenti ed è presente in sette provincie. Il sistema sanitario oggi è ad una svolta cruciale, in Toscana comincia a presentare segni di cedimento anche se abbiamo dei buoni livelli di assistenza”. “I principali assi progettuali su cui intendiamo lavorare - ha puntualizzato Spina - sono: un’assistenza domiciliare integrata, un percorso che si occupi di preospedalizzazione, dimissioni protette e concentrazione su patologie particolari, la diffusione dei punti salute, la promozione di Master universitari sull’assistenza primaria e la produzione di servizi sanitari e assistenziali integrativi dei Lea nazionali e regionali di supporto alle mutue integrative”. Marco Remaschi, presidente Quarta Commissione Sanità del Consiglio ha commentato: “Il vostro è un progetto ambizioso e intelligente; specialmente in Toscana che da sempre punta sul welfare, c’è molto bisogno del vostro contributo. Da sempre puntiamo infatti, in Toscana, ad un progetto che punti sulla qualità della vita e abbiamo come l’obiettivo dell’allungamento della vita”. “Come Regione siamo in linea con la cooperazione, lo dimostra la Legge sull’accreditamento dei servizi alla persona, da poco approvata in Consiglio Regionale che mette al centro il cittadino così come la Legge sul trasporto sanitario, che verrà approvata entro dicembre” ha concluso Remaschi. “La nascita della Federazionesanità Toscana – ha detto il Direttore di Confcooperative Lucca Roberto Madrigali - sancisce una volontà politica della nostra organizzazione che ha come obbiettivo primario l’aggregazione di tutte le cooperative del settore sanità per dar vita ad una “filiera” che valorizzi le varie espressioni esistenti sul territorio toscano”. L’incontro si è chiuso con l’elezione del Presidente della Federazionesanità Toscana, il medico Salvatore Daniele Spina, 59 anni, presidente della Cooperativa Arsmedica di Pietrasanta e del Consiglio Regionale della Federazione stessa composto da Anna Batini, Giacomo Quaccini, Antonio Nicastro, Armando Risaliti, Nicola Spinetti, Francesco Vannoni, Umberto Rinaldo Bottari, Giandomenico Degli Esposti e Leonardo Bigagli.  
   
   
MALATTIE CARDIOVASCOLARI: LE DONNE NE MUOIONO DI PIÙ NONOSTANTE IL MAGGIOR RISCHIO, LA PREVENZIONE CARDIOVASCOLARE NEL SESSO FEMMINILE È MINORE.  
 
Roma, 3 novembre 2010 - Se è vero che la donna in età fertile ha un rischio cardiovascolare inferiore a quello dell’uomo grazie all’ombrello estrogenico, cioè agli ormoni femminili che la proteggono, è anche vero che con la menopausa - aumentando il colesterolo dannoso (Ldl) e diminuendo quello protettivo (Hdl) e con il contestuale aumento di peso, ipertensione arteriosa e rischio di sviluppare il diabete – i nuovi casi d’infarto e di ictus cerebrale nelle donne aumentano progressivamente, fino a raggiungere e, intorno ai 75 anni, superare quelli maschili. “Gli ultimi dati Istat confermano che le malattie cardiovascolari rappresentano ben il 44% delle cause di morti femminili, contro il 33% negli uomini”, spiega Roberto Volpe, ricercatore presso il Servizio di prevenzione e protezione del Consiglio nazionale delle ricerche di Roma (Spp-cnr). “Eppure, sebbene siano oltre 120.000 le donne italiane che muoiono ogni anno per tali patologie, esse sono ancora considerate tipiche del sesso maschile”. Da questa necessità di istituire un’efficace strategia di prevenzione è nato un vademecum dedicato alla ‘Prevenzione dell’infarto del miocardio nella donna’, frutto della collaborazione tra Spp-cnr e la Società italiana per la prevenzione cardiovascolare (Siprec), di cui fanno parte cardiologi e internisti delle principali Università italiane. “Il documento intende fornire al pubblico e agli operatori sanitari uno strumento completo e pratico e la prevenzione è un obiettivo spesso raggiungibile, poiché la corretta informazione è la base della prevenzione”, aggiunge Maria Grazia Modena, direttore di Cardiologia dell’Università di Modena-reggio Emilia e past-president della Società italiana di cardiologia. “Un dato allarmante in tal senso è che le donne colpite da infarto acuto hanno una maggiore mortalità poiché, per via di una sottostima del loro rischio da parte dei medici curanti, ricevono un minor numero di indagini diagnostiche come la coronarografia e vengono trattate meno con farmaci fondamentali per prevenire le recidive come l’aspirina, i betabloccanti e le statine. Senza dimenticare che esistono malattie cardiovascolari tipiche delle donne, come la dissecazione spontanea delle coronarie e delle carotidi”. “Le donne sono poi svantaggiate nella tutela della loro salute”, afferma Massimo Volpe, presidente della Siprec e direttore di Cardiologia del Policlinico Sant’andrea dell’Università ‘La Sapienza’ di Roma, “per alcuni fattori sociali, culturali e caratteriali, quali: il doppio lavoro domestico e fuori casa, la propensione a occuparsi prima dei problemi altrui che dei propri, un interesse prevalentemente orientato alla cura degli aspetti riproduttivi, la limitata partecipazione agli studi clinici sui nuovi farmaci, in cui se le donne non sono più escluse come poteva avvenire nelle sperimentazioni condotte negli anni ’70-’80, ancora oggi difficilmente rappresentano il 50% delle casistiche ”. Il documento, oltre a ribadire l’importanza di un corretto stile di vita e di una terapia farmacologica mirata in caso di presenza di fattori di rischio cardiovascolare quali ipertensione arteriosa, diabete e ipercolesterolemia, fornisce indicazioni su patologie specifiche da menopausa come le malattie autoimmuni, endocrinologiche o l’ipercolesterolemia. “In quest’ultima una dieta alimentare a basso contenuto di grassi deve però tenere in conto il fabbisogno di calcio, fondamentale contro l’osteoporosi”, sottolinea il dottor Roberto Volpe. “L’assunzione di alimenti a ridotto contenuto lipidico ma ad adeguato tenore calcico, un appropriato apporto di vitamina D e una regolare attività fisica possono permettere di prevenire sia le malattie cardiovascolari che l’osteoporosi”.  
   
   
L´ASSESSORE AL BILANCIO GIACOMO MANCINI INTERVIENE SULLA SANITÀ CALABRESE DOPO IL TAVOLO MASSICCI  
 
 Catanzaro, 3 novembre 2010 - “Per la sanità calabrese inizia finalmente una nuova stagione in cui sarà possibile un sistema efficiente e funzionale nel pieno rispetto dei conti.” Così l´Assessore al Bilancio e Programmazione Comunitaria Giacomo Mancini. “La scorsa settimana al tavolo Massicci – afferma Mancini - il Commissario Giuseppe Scopelliti ha ricevuto apprezzamenti per il suo operato e per i notevoli traguardi raggiunti in tempi brevissimi. Il fatto che l´attuale Giunta regionale sia riuscita a quantificare il deficit non solo fino al 2007 ma addirittura fino al 31 dicembre 2008 dimostra come le azioni intraprese vadano nella giusta direzione e stiano portando già buoni risultati. Al tavolo Massicci – continua l´Assessore al Bilancio - il Governatore della Calabria ha anche esposto il progetto di riorganizzazione della rete ospedaliera, di quella territoriale e dell’emergenza – urgenza, incassando il plauso da parte del Ministro della Salute Ferruccio Fazio secondo il quale ´in Calabria è iniziato finalmente un percorso positivo´. Meritano di essere evidenziati – aggiunge Mancini – due grandi obiettivi raggiunti. Il primo è che sarà possibile utilizzare i fondi Fas, finora bloccati, per coprire il deficit fino al 31 dicembre 2008 e il secondo che la Calabria potrà accendere i mutui a tasso agevolato per ripianare la parte relativa ai debiti sanitari dal 2001 al 2005. Traguardi straordinari anche considerando la velocità con cui questa classe dirigente ha posto in essere le azioni necessarie per la risoluzione dei problemi, dopo anni di immobilismo in cui in Calabria la sanità è stata utilizzata come mero strumento clientelare e per la sistemazione di parenti e compari. Sono convinto – continua l´Assessore Mancini - che nelle prossime settimane il Commissario Scopelliti riuscirà anche ad ottenere la prima parte della cosiddetta ´premialità´´, una somma di circa 800 milioni di euro finora bloccata a causa delle inadempienze dell´amministrazione precedente. Risorse che serviranno per continuare nel potenziamento del settore sanitario, nel segno di quell´inversione di tendenza che adesso i cittadini percepiscono con favore. Il Presidente Scopelliti – conclude Mancini - andrà avanti su questa strada, accompagnato da una classe dirigente giovane, dinamica, competente e determinata a lavorare per garantire ai calabresi la riaffermazione del sacrosanto diritto alla salute”.  
   
   
CONVEGNO A BRESSANONE: “QUALITÀ DELLA VITA NELLE RESIDENZE PER ANZIANI"  
 
Bolzano, 3 novembre 2010 - “Qualità della vita nelle residenze per anziani – Una sfida comune nell’Euregio Tirolo“, questo il titolo del simposio tenutosi il 29 ottobre a Bressanone per iniziativa dell’Associazione delle Residenze per Anziani dell’Alto Adige. Hanno preso parte al convegno il presidente della Provincia, Luis Durnwalder, e l’assessore provinciale alla sanità ed alle politiche sociali, Richard Theiner. Hanno preso parte al convegno “Qualità della vita nelle residenze per anziani – Una sfida comune nell’Euregio Tirolo“ organizzato a Bressanone dell’Associazione delle Residenze per Anziani dell’Alto Adige oltre 250 rappresentanti delle case di riposo provinciali, del trentino e del Tirolo del Nord. L’evento ha fornito anche l’opportunità per consegnare ai rappresentanti delle 17 strutture altoatesine che hanno concluso con successo il progetto “Iniziativa di Qualità” il relativo attestato. La consegna è stata effettuata dall’assessore provinciale alla sanità ed alle politiche sociali,Richard Theiner, e dal presidente Durnwalder. Ne corso del simposio sono stati presentati progetti ed esperienze inerenti lo sviluppo della qualità nei servizi residenziali agli anziani non solo in Alto Adige, ma anche in Trentino e in Tirolo. Nel suo intervento il presidente della Provincia, Luis Durnwalder, ha sottolineato l’importanza della qualità della vita nelle strutture rivolte agli anziani, nelle quali è fondamentale assicurare un clima accogliente e di reciproco rispetto che può essere raggiunto solamente con il coinvolgimento di tutte le persone coinvolte, gli anziani, i loro parenti ed il personale che opera nelle strutture.  
   
   
LA TELEMEDICINA IN FARMACIA È UNA SCELTA LOGICA QUESTE TECNOLOGIE SONO NATE PROPRIO PER PERMETTERE IL CONSULTO A DISTANZA CON IL MEDICO, NON CERTO PER ESCLUDERLO DALLA DIAGNOSI.  
 
Roma, 3 novembre 2010 - “La dichiarazione del Presidente Bianco mi ha profondamente stupito: la telemedicina è nata, con le prime missioni della Nasa con uomini a bordo, proprio per consentire a personale non medico di trasmettere i dati dei parametri vitali e di indagini diagnostiche ai medici del centro di controllo missione”. Questo il commento del 28 ottobre di Andrea Mandelli, Presidente della Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani alle dichiarazioni del Presidente della Fnomceo, rese al quotidiano Farmacista33, contrarie alla possibilità che i sistemi di telemedicina (diagnostica a distanza per la precisione) possano essere attuati nelle farmacie, come previsto dalla bozza dei decreti attuativi della Legge sulla farmacia dei servizi, ora all’attenzione della Conferenza Stato-regioni. “Il mio stupore aumenta se si considera che fin dall’inizio la Federazione degli Ordini dei Medici e il Collegio professionale degli Infermieri hanno partecipato alla discussione sui nuovi servizi anche nelle sedi ufficiali e, quindi, la proposta di ricorrere alla telemedicina, nel pieno rispetto delle competenze di tutti, era nota da tempo. Comprendo che le novità possano sempre incontrare resistenze, ma ritengo che anziché porre dei veti sia il caso di procedere a un approccio tecnico alla materia, fissando procedure e standard per ottenere la massima sicurezza possibile per il cittadino, come è ovvio debba essere quando si crea un’alleanza tra professionisti della sanità. Quando si passa alle questioni concrete, molti pregiudizi vengono a cadere”.  
   
   
CIR: ACCORDO CON AXA PRIVATE EQUITY PER LO SVILUPPO DI KOS  
 
Milano, 3 novembre 2010 - Cir-compagnie Industriali Riunite Spa rende noto che in data 28 ottobre è stato raggiunto un accordo tra gli azionisti della controllata Kos, uno dei principali operatori del settore socio-sanitario in Italia, finalizzato all´ingresso di Axa Private Equity nel capitale della società. L´operazione, approvata dai Consigli di Amministrazione di Cir e di Kos, avverrà in più fasi e determinerà un cambiamento della compagine azionaria di minoranza di Kos oltre che un significativo rafforzamento patrimoniale della società a supporto dei piani di sviluppo futuri. L´accordo prevede che Axa Private Equity acquisti gran parte delle azioni di proprietà degli attuali soci di minoranza di Kos, in particolare le intere quote detenute da Morgan Stanley e Wise, per un importo complessivo di 92,5 milioni di euro. Anche Cir rileverà azioni per un importo di 5,7 milioni di euro. Contestualmente, Axa Private Equity sottoscriverà un aumento di capitale riservato di Kos per 20 milioni di euro. Al termine di questa prima fase dell´operazione, l´azionariato di Kos sarà così composto: Cir 56,7%, Axa Private Equity 41,1%, ex soci di Santo Stefano Partecipazioni 1,5%, management 0,8%. L´accordo prevede poi che nei prossimi tre anni Axa Private Equity effettui ulteriori aumenti di capitale riservati, in una o più soluzioni. L´impegno finanziario totale di Axa Private Equity nell´intera operazione crescerà fino a 150 milioni di euro per una partecipazione complessiva del 46,7%. Cir, impegnata nello sviluppo di Kos fin dalla costituzione della società, manterrà nel tempo tutte le azioni in portafoglio e resterà azionista di maggioranza con una quota che a regime, una volta perfezionati tutti gli apporti di Axa Private Equity, sarà di poco superiore al 51%. "L´accordo odierno - commenta Rodolfo De Benedetti, amministratore delegato di Cir - testimonia il valore creato nel tempo da Kos, una società che in sette anni di vita è diventata un punto di riferimento nel settore socio-sanitario italiano. Il gruppo Kos, con i suoi 4mila dipendenti, ha dimostrato in questi anni di saper coniugare capacità gestionale e qualità del servizio per i suoi pazienti. L´ingresso nel capitale di un socio internazionale di prestigio come Axa Private Equity accanto all´azionista di maggioranza Cir consentirà a Kos di disporre di nuove risorse che saranno interamente destinate allo sviluppo della società". L´accordo è avvenuto sulla base di una valutazione media dell´equity di Kos prima degli aumenti di capitale pari a 243 milioni di euro. Il perfezionamento dell´intesa, soggetta all´approvazione dell´autorità antitrust europea, è previsto per il primo trimestre del 2011. In base all´accordo, Cir e Axa Private Equity hanno stipulato un patto parasociale che prevede, una volta perfezionata l´operazione, la nomina da parte di Axa di tre consiglieri di amministrazione su un totale di nove e il voto a maggioranza qualificata su materie di particolare rilevanza. Alla luce dell´ingresso nel capitale di Axa Private Equity, Kos revoca il progetto di Ipo avviato nella prima parte dell’anno, pur continuando a considerare la quotazione in Borsa come una possibile opzione di sviluppo per il medio-lungo periodo.  
   
   
BOLZANO: SONDAGGIO SULLA SANITÀ: SERVIZI SODDISFACENTI, RIFORMA NECESSARIA  
 
 Bolzano, 3 novembre 2010 - Il 61% degli altoatesini ritiene che, per mantenere un livello di qualità adeguato nelle prestazioni sanitarie, la riforma clinica sia necessaria. Tutto ciò nonostante l´80% dei cittadini sia già soddisfatto dei servizi offerti. Questo l´esito di un sondaggio effettuato tra la popolazione altoatesina e presentato questa mattina (giovedì 28 ottobre) dall´assessore provinciale Richard Theiner. Il sondaggio è stato effettuato tra il 13 e il 16 ottobre, e ha riguardato un campione di 500 persone rappresentativo di tutta la popolazione altoatesina sia per appartenenza linguistica, sia per distribuzione sul territorio. Alla domanda se una riforma sia necessaria per mantenere ad un livello di qualità adeguato le prestazioni sanitarie offerte in Provincia di Bolzano, il 61% degli intervistati ha risposto in maniera positiva. "Il nostro sistema sanitario ha bisogno di riforme mirate - ha spiegato l´assessore Richard Theiner - e non agire subito sarebbe irresponsabile, visto che le conseguenze negative si farebbero sentire in breve tempo. Il sondaggio svolto nei giorni scorsi ci dà risultati confortanti, e dimostra che la nostra strategia per l´elaborazione della riforma clinica, che punta al maggior coinvolgimento possibile delle parti interessate, è stata positiva". Solo il 24% degli intervistati ritiene la riforma non necessaria, mentre il 15% non ha risposto alla domanda. "La riforma clinica - ha aggiunto Theiner - non porterà alla chiusura di nessun ospedale, e le prestazioni sanitarie continueranno ad essere garantite su tutto il territorio. I nostri ospedali verranno preparati alle sfide del futuro con l´obiettivo di offrire un servizio sanitario pubblico aperto a tutti, finanziabile a lungo termine e ancora più efficiente". Per quanto riguarda la creazione dei servizi provinciali, ovvero i centri di competenza sulle patologie nei singoli ospedali, il 76% degli intervistati si è detto disponibile a rivolgersi a centri specializzati per eseguire trattamenti specifici. Nonostante una riforma sia ritenuta necessaria, il livello di soddisfazione per i servizi sanitari attualmente offerti sul territorio altoatesino è già molto elevato: valutazioni positive, infatti, sono emerse per medici di famiglia (83%), distretti sanitari (73%) e ospedali (74%), mentre sono stati giudicati competenti sia i medici (83%) che il personale sanitario (80%). Capitolo spese: il 61% degli intervistati le giudica appropriate, il 25% insufficiente e solo il 4% troppo elevate. Dall´avvio della riforma, iniziata con la creazione della Asl unica, i posti di lavoro nella sanità sono cresciuti dello 0,8% in tre anni, passando da 7.444 a 7.504. "Ci sono ovviamente dei punti deboli - ha concluso l´assessore Richard Theiner - ma questi numeri dimostrano che il nostro progetto non prevede tagli alla sanità, ma solo un´ottimizzazione delle risorse".  
   
   
MEDICI DI FAMIGLIA, NASCE IL CENTRO NAZIONALE DI HTA “ECCO COME USARE AL MEGLIO LE TECNOLOGIE SANITARIE”  
 
Firenze, 3 novembre 2010 – Avere una fotografia di come ogni nuova tecnologia sanitaria possa essere utilizzata al meglio, per trarne i maggiori benefici a vantaggio sia del paziente che del Servizio Sanitario Nazionale. È l’obiettivo del Centro Nazionale di Hta (Health Technology Assessment) della Società Italiana di Medicina Generale (Simg), il primo in Italia di questo genere, realizzato in collaborazione con il Dipartimento di Igiene del Policlinico Gemelli dell’Università Cattolica di Roma diretto dal prof. Walter Ricciardi e inaugurato a Firenze nel corso di un seminario sul tema. “Vogliamo indicare la via per il buon uso delle terapie – spiega il dott. Claudio Cricelli, presidente della Simg -, non solo prima della registrazione ma soprattutto dopo l’introduzione in commercio. Siamo infatti in grado di realizzare un monitoraggio in tempo reale dei comportamenti dei medici in rapporto alle abitudini prescrittive e ai risultati ottenuti con l’impiego delle diverse risorse sanitarie, ad esempio di una soluzione farmacologica, di un dispositivo o di una terapia medica. In tal modo possiamo evidenziare i benefici che derivano da questi strumenti se usati in maniera appropriata e suggerire al nostro interlocutore, cioè al Servizio Sanitario Nazionale, le soluzioni da adottare”. Analisi preliminare all’introduzione delle tecnologie sanitarie e monitoraggio costante sono i principi ispiratori del Centro di Hta della Simg, che riunisce i risultati delle iniziative sviluppate dalla Società scientifica (da Health Search, al progetto Sissi, alla rete Mille Gpg). “L’esperienza maturata in questi anni – continua il dott. Cricelli - ci permette di disporre di conoscenze approfondite della epidemiologia della popolazione italiana, dei costi associati ai comportamenti dei medici, della qualità delle prestazioni erogate, e quindi, di avere una capacità di valutazione dell’impatto delle nuove soluzioni sanitarie”. Il Centro di Hta della Simg copre tutte le aree terapeutiche che interessano la medicina generale. “La nostra analisi – conclude il dott. Cricelli - si estende a tutti i farmaci inseriti nel piano terapeutico. Talvolta vi è l’illusione che, se usati dagli specialisti, portino a un risparmio e a un maggior rispetto dei criteri di appropriatezza. Vogliamo dimostrare che il medico di famiglia è la figura di riferimento per trarne i maggiori benefici sia in termini di costi che di efficacia”. L’iniziativa è realizzata anche grazie al supporto della Public Affairs Association, che ha come scopo di sviluppare conoscenze e competenze per l’elaborazione di specifici programmi di accesso alla sanità.  
   
   
IL BIOSIMILARE? E’ UN FARMACO CHE FA TESORO DI VENT’ANNI DI PROGRESSI  
 
Milano, 4 novembre 2010 - “Che un farmaco biotecnologico non possa essere automaticamente sostituibile con un biosimilare è un dato di fatto che discende dalla natura stessa dei biotecnologici, che non possono essere automaticamente sostituiti tra loro. I farmaci biosimilari che non sono le copie dei farmaci originali, essendo farmaci biologici che hanno le stesse indicazioni e il medesimo meccanismo d’azione, pertanto rispettano il medesimo criterio” ha commentato Francesco Colantuoni, di Assogenerici dopo l’audizione presso la Xii Commissione Igiene e Sanità del Senato. “Difatti, non esistono liste di trasparenza per i biosimilari proprio perché non vi è possibilità di sostituzione automatica. E’ il medico che deve prescrivere questo o quel farmaco biologico e solo a lui deve competere questa scelta”. Per Assogenerici, dunque, questa circostanza può essere esplicitata anche attraverso una disposizione di legge ma è comunque insita nei fatti e nello stesso orientamento assunto dall’Aifa. “Va però evitato” chiarisce Colantuoni “che da questo dato di buon senso si arrivi a negare l’equivalenza terapeutica tra il farmaco biologico originale e i biosimilari corrispondenti”. Il biosimilare è un farmaco che ha la stessa efficacia e la stessa sicurezza del farmaco originale, e le ha dimostrate attraverso tutta la serie di studi clinici che si richiedono ogni qual volta si chiede la registrazione di un nuovo farmaco. L’oncologo, il reumatologo, l’endocrinologo possono dunque scegliere di curare il proprio paziente con l’originale o con il biosimilare”. Per Assogenerici, inoltre, l’attuale dibattito trascura un fatto importantissimo, ben presente invece alla comunità scientifica internazionale: il biosimilare apporta un miglioramento rispetto al farmaco di riferimento, in quanto “il suo processo di produzione si avvale delle esperienze scientifiche e tecnologiche di almeno 20 anni di innovazione rispetto alle metodiche in uso quando il farmaco originale è stato messo a punto”. “Non solo” prosegue Colantuoni “ la formulazione di una diversa base di eccipienti rispetto all’originatore, così come la possibilità di sviluppare nuovi dosaggi più adeguati alle evidenze emerse dalla pratica clinica, rendono il biosimilare un prodotto moderno, con la possibilità di una migliore gestione della terapia a tutto vantaggio di pazienti e medici prescrittori”. Per Assogenerici, infine, una legge che impedisse il confronto concorrenziale tra prodotti biotecnologici all’interno dei procedimenti di acquisto da parte delle strutture ospedaliere sarebbe un danno gravissimo al Ssn per il perdurare di situazioni di monopolio (costi più elevati), ma soprattutto per la sottrazione alle regioni di uno strumento di governo di una spesa, quella ospedaliera, che sembra richiedere in questo momento in Italia ingenti risorse per rispondere ai bisogni di salute dei cittadini.  
   
   
DICIOTTO ARTISTI E ILARIO FIORAVANTI INTERPRETANO ‘L’ANGELO CUSTODE’ IN MOSTRA A CESENA FINO AL 28 NOVEMBRE  
 
Cesena, 3 novembre 2010 - Diciotto artisti contemporanei, un corpus di Santini da collezioni private, il tocco magico dello scultore Ilario Fioravanti per un nuovo spazio espositivo in storico a Cesena. Unico il filo conduttore: la figura dell’Angelo. Si tratta della rassegna “Anghelos – Vasi comunicanti”, esposizione curata dall’arch. Marisa Zattini per il Vicolo Sezione Arte di Cesena e ospitata a Cesena, alla Galleria d’Arte di Palazzo Ghini e alla Chiesa di San Zenone, fino al 28 novembre prossimo. A promuoverla è la Diocesi di Cesena-sarsina che dà l’abbrivio ad un progetto teso alla riflessione spirituale attraverso l’arte contemporanea, riattualizzando così le parole di Papa Paolo Vi nel rinnovamento di un rapporto proficuo con gli artisti del nostro tempo. Il titolo generale della mostra, “Anghelos - Vasi comunicanti”, va inteso come un grande contenitore ideato per sviluppare i temi degli eventi che si terranno nel triennio 2010-2013, ipotizzandone due all’anno, tutti declinati sulla figura dell’Angelo (l’Angelo Annunciatore, l’Angelo Vendicatore, gli Arcangeli, gli Angeli ribelli), a partire proprio da questo primo appuntamento dedicato all’Angelo a noi più vicino: l’Angelo Custode. Al nome Anghelos, la curatrice Marisa Zattini ha unito la specifica di ‘vasi comunicanti’, riferendosi a quel principio fisico secondo cui “un liquido contenuto in due contenitori comunicanti tra loro raggiunge lo stesso livello”, perché, come si legge nel suo testo in catalogo: “se gli Angeli sono il collegamento primo fra Dio e l’uomo, possono dunque essere intesi come una sorta di ‘vasi comunicanti’ capaci di mettere in relazione la nostra ‘sostanza’ umana con quella divina”. La mostra presenta 18 Opere di altrettanti artisti contemporanei, realizzate ad hoc per l’evento (15 opere + 3 sculture); un corpus di santini (circa 50) provenienti da collezioni private del territorio; 2 grandi Angeli Tocieri (Xviii sec.), appena restaurati per la Chiesa di Sant’agostino, e un suggestivo Angelo di Ilario Fioravanti proveniente da una collezione privata di San Marino. Nella Galleria d’Arte Palazzo Ghini sono allestite le opere (15 in totale) di: Gesine Arps, Paola Babini, Claudio Ballestracci, Paola Campidelli, Luca Freschi, Andrea Guastavino, Enrico Lombardi, Daniele Masini, Stefano Mazzotti, Nero (Alessandro Neretti), Luca Piovaccari, Pier Paolo Pollini, Paolo Poni, Monica Spada ed Erich Turroni. Ognuna di queste è incorniciata in un trionfale stendardo ripreso dall’iconografia di un santino francese di inizio secolo, serigrafato a cinque colori su lastra in anticorodal anodizzato in color argento (99x66 cm). Le lastre poi sono state consegnate agli artisti e ognuno di loro è intervenuto inscrivendo la propria opera in un ovale centrale, dando forma ad un immaginifico, personalissimo e unico Angelo Custode. Nella stessa sede, accanto all’Angelo in terracotta dello scultore-architetto Ilario Foravanti, ritroviamo i Santini, immaginette cartacee di antica devozione, divenuti ‘oggetti’ di grande interesse per il collezionismo contemporaneo. Qui, diventano strumento pregiato per intuire e completare visivamente il messaggio sacro raffigurato. Nella Chiesa di San Zenone, a fianco dei due Angeli torcieri, sono invece collocate le opere - tre ideali Angeli Custodi - degli scultori Francesco Bombardi, Alberto Mingotti, Aldo Rontini. L’incarico per la cura del progetto è stato conferito all’Architetto e Art Director Marisa Zattini, curatrice, dal 1989 ad oggi, di oltre 200 mostre pubbliche. All’architetto Augusto Pompili è stata affidata la progettazione delle strutture espositive e degli allestimenti; alla Società di Servizi e Progetti Espositivi Il Vicolo, la responsabilità dell’intera organizzazione e della cura editoriale del progetto. Un’opportunità per tutta la città di Cesena anche nell’ottica di sviluppo di un progetto culturale-artistico che tiene conto di una didattica ed una formazione ‘a tutto tondo’ - morale, etica ed estetica – rivolta ai giovani, alle scuole di ogni grado, su temi un po’ desueti e spesso disattesi. Non solo mostre d’arte, dunque, ma progetti interdisciplinari capaci di coniugare antico e contemporaneo, storia e tradizione popolare, mettendo in campo - e in relazione - competenze differenziate anche attraverso tavole rotonde e convegni.  
   
   
NEL VOLTO DEL DISEGNO OMAR GALLIANI MILANO, DAL 20 NOVEMBRE 2010 AL 23 GENNAIO 2011  
 
Milano, 3 novembre 2010 - La galleria Eleonora D´andrea Arte Contemporanea (che ha sede a Prato e a Milano) prosegue la sua nuova stagione espositiva con una prestigiosa mostra personale di Omar Galliani nella sede di Prato. Il progetto, a cura di Francesca Baboni e Stefano Taddei, studiato appositamente per gli spazi della galleria dai curatori assieme all´autore ed in concertazione con la gallerista, s´incentra sul "Volto" visto sia come concetto che come parte del corpo e intende mostrare le diverse peculiarità dei nuovi lavori dell´artista. Non una semplice mostra personale dunque, ma una dichiarazione d´intenti che ha un valore aggiunto rispetto alle precedenti esposizioni e mostra una valenza duplice : l´attenzione allo sguardo e la natura del mezzo-strumento (la tavola di legno di pioppo) che viene evidenziata in modo peculiare. Il Volto rappresentato diviene così veicolo per evidenziare un disegno disossato e scarnificato, maggiormente tangibile e tattile rispetto al passato, che segna la stretta compenetrazione tra soggetto e supporto. La presentazione del progetto espositivo si terrà giovedì 11 novembre alle ore 18.30 nella sede milanese della galleria in un incontro-intervista moderato dai due curatori all´interno della rassegna "Riscontri generazionali".  
   
   
PRESSO LA SALA DEI RITRATTI DEL PALAZZO DEI PRIORI DI FERMO IL CURATORE EDOARDO DI MAURO PRESENTA LA RASSEGNA "ANNI ZERO. ARTE ITALIANA DEL NUOVO DECENNIO".  
 
Fermo, 3 novembre 2010 - Questa rassegna allestita presso il Caffè Letterario di Fermo, sintetica ma compatta quanto a qualità degli artisti selezionati ed impostazione critica, è un appuntamento che curo grazie alla sensibilità dimostrata dal Sindaco di questo storico centro collocato nel cuore delle Marche, ed al sostegno di amici ed artisti di una regione che ho inteso valorizzare dal punto di vista territoriale con l’invito ad esporre a tre significativi autori quali Paolo Consorti, Roberta Conti e Mario Vespasiani. La mostra costituisce per il sottoscritto un’ altra importante occasione per anticipare i contenuti di un progetto che è mio intento realizzare con il titolo di “Un’altra storia. Arte italiana contemporanea dagli anni ’80 ad oggi”, una manifestazione che sarà accompagnata da un libro-catalogo di ampie dimensioni e necessiterà quasi certamente di più sedi per potersi articolare al meglio, dato l’ampio lasso di tempo trattato e la grande quantità di artisti apparsi sulla scena . Si tratta di una rilettura, fuori dagli schemi e dalle convenzioni tipiche degli ultimi anni, del panorama dell’arte italiana contemporanea, dalla seconda metà degli anni ’70 ai giorni nostri, dalla post modernità all’ingresso nel nuovo millennio. Questa rassegna , intitolata “Anni Zero. Arte Italiana del nuovo decennio” si pone sulla scia di una serie di operazioni capillari di lettura critica dell’arte italiana delle ultime generazioni che vado proponendo da ormai un quarto di secolo in spazi pubblici italiani e talvolta stranieri come, negli anni ’80, “Nuove tendenze in Italia” e “Ge Mi To : l’ultima generazione artistica del triangolo industriale”, negli anni ’90 “Sotto osservazione : arte e poesia di fine secolo”, “Eclettismo”, “Carpe diem … una generazione italiana”, “Va’pensiero. Arte Italiana 1984/1996” , “Art Fiction” e, in questo decennio, “Una Babele postmoderna : realtà ed allegoria nell’arte italiana degli anni ‘90”, “Punto e a capo : nuova contemporaneità italiana” “Interni Italiani” e “Tra un secolo e l’altro : artisti italiani tra continuità e differenza”, per citare quelle di più ampio respiro e tralasciando le molte dedicate a specifici ambiti stilistici o delimitati settori generazionali o regionali. L’arte italiana all’estero è generalmente rappresentata da singole individualità spesso avulse dal contesto globale di un territorio estremamente variegato, quindi è importante lavorare per diffondere aspetti poco approfonditi della nostra scena nazionale, considerato anche che la percezione dell’arte italiana dell’ultimo trentennio al di fuori dei nostri confini è talvolta assai diversa da quella che viene divulgata da ambiti comunicativi e di sistema predominanti. Per parlare degli ultimi trent’anni circa di arte italiana non si può non partire da un inequivocabile, quasi scontato, dato di fatto, cioè che gli ultimi due movimenti innalzatisi ad un riconoscimento internazionale, sono stati l’Arte Povera e la Transavanguardia, con percorsi diversi che di recente si sono intrecciati in una sorta di reciproco riconoscimento, da cui non era difficile prevedere l’ attuazione in una sottile logica di esclusione di quanto sta al di fuori di quel recinto. La fascia generazionale maggiormente penalizzata da questo stato di cose, che trova solo parziale motivazione nell’indubbia forza espressiva dei movimenti prima citati, è stata quella, di non indifferente qualità, emersa subito dopo la Transavanguardia, tra la metà degli anni ’80 ed i primi anni ’90, periodo nel quale è, tra l’altro, avvenuta la mia formazione critica e da me ben conosciuto, che ho dettagliatamente analizzato nella primavera 1997 con la mostra ed il libro intitolati “Va’pensiero. Arte Italiana 1984/1996”. Il fatto di avere sostanzialmente “saltato” una generazione sta all’origine, a mio modo di vedere, della sostanziale irrisolutezza dell’arte italiana lungo tutto il corso degli anni ’90. Gli autori del decennio precedente si sono giocoforza “riciclati” in quello successivo, facendo saltare qualsiasi paletto divisorio in merito ad un plausibile concetto di “giovane artista”, per di più all’interno di una scena sempre più affollata e confusa, in parte per una occulta volontà ma anche per motivazioni pertinenti l’evoluzione della società post industriale nel suo complesso. Come è noto, dopo il 1975 la situazione muta radicalmente di segno. A seguito soprattutto del rigido rigore del concettuale di matrice analitica e tautologica, dove si manifestava una evidente prevalenza dei significanti sui significati e l’assenza di una dialettica con l’esterno, con l’opera proposta al grado zero, nella sua nudità formale e compositiva, e l’assoluto divieto, sancito dai severi sacerdoti del dogma, dell’introduzione di sia pur minime componenti manuali e decorative, si verificò un’implosione di quello stile, e la lenta ed inesorabile deriva verso altri territori, in sintonia con la costante ciclicità degli eventi artistici. Tra la fine degli anni ’70 ed i primi anni ’80 prende corpo ed evidenza la svolta post concettuale dell’arte, con l’esplodere di movimenti radunati attorno alle parole d’ordine del ritorno alla pittura, di matrice visceralmente neoespressionista od infarcita di valori simbolici e decorativi e, in generale, del ripristino di una manualità dal sapore antico, nell’accezione etimologica originaria della “technè”. Il moto spiraliforme dell’arte inverte la sua traiettoria e intraprende un cammino a ritroso nel tempo, nel territorio densamente popolato della memoria, cimentandosi in un’operazione di citazione dei modi e delle maniere del passato, recente e talvolta remoto, per poi riproporsi al presente ricontestualizzato all’interno delle inquietudini della contemporaneità. Tra la metà degli anni ’80 ed i primi anni ’90 viene alla luce una generazione artistica di grande interesse impegnata in una ridefinizione dei generi e degli stili e in un rapporto di confronto serrato con la nuova società post moderna della tecnologia e dello spettacolo. Queste caratteristiche sfociano nel decennio successivo in un clima di generalizzato eclettismo stilistico, con punte di attenzione verso la rivisitazione dei linguaggi concettuali e pop ed un’apertura significativa nei confronti dell’uso della fotografia e delle tecnologie video e digitali. Gli anni ’90, come già citato prima, segnano l’ingresso del sistema artistico italiano in una fase di crisi e di de-valorizzazione nei confronti dello scenario internazionale, all’interno del quale iniziano a fare capolino i paesi emergenti del continente asiatico. Vengono privilegiati, da parte dei più forti soggetti della scena dal punto di vista critico, economico, istituzionale ed editoriale, artisti che si conformano ai canoni di un neo concettuale epigono ed irrilevante dal punto di vista linguistico o, all’opposto, pittori poco originali che si limitano a rimasticare gli stereotipi degli anni ’80. Per gli altri artisti, critici e gallerie che non si omologano a queste imposizioni scatta un fitto muro di silenzio ed un sottile boicottaggio. Nel decennio successivo e tuttora in corso mutano alcuni dati. Dopo l’11 settembre, evento che ha squarciato il velo tra reale e virtuale, il termine post moderno perde in parte d’attualità e si inizia a parlare di neo contemporaneità; della necessità, ad oggi non concretizzata, di passare dalla condizione liquida dell’eterno presente ad una dimensione di progettualità futura e ad una riscoperta dell’etica, esigenze che l’attuale crollo del mercato basato sulla finanza speculativa potrebbe accelerare. Lo scenario si manifesta come ormai del tutto globalizzato; si moltiplicano eventi, fiere e biennali, Cina ed India entrano in forze nel sistema, la bolla speculativa ed il denaro facile in possesso degli oligarchi internazionali conducono a valutazioni assolutamente impensabili anche solo dieci anni fa. Tuttavia il moltiplicarsi delle possibilità e l’invasività della comunicazione tramite internet conducono anche ad effetti positivi. Non è più praticabile alcuna censura ed aumenta la frequenza espositiva delle opere, quindi si manifesta una condizione maggiormente pluralista. Questo anche se i vari microsistemi di cui è composto il panorama italiano continuano a guardarsi con diffidenza non trovando il coraggio di interagire. In Italia negli ultimi anni è mancato il coraggio di proporre una rassegna organica che davvero rileggesse l’ultimo quarto di secolo della nostra arte in maniera totalmente diversa dagli schemi consueti ma, al tempo stesso, assolutamente priva di velleitarismi così come di attaccamento a valori e schemi di interpretazione estetica ormai passati ed inadeguati ad interpretare la complessità del presente. Il panorama dei presenti non costituirebbe una selezione da “Salon des Refusès”, tutt’altro. In mostra verrebbero presentati artisti dal solido curriculum e dotati di una storia personale nota ed inattaccabile, quasi sempre dotata di una appendice internazionale importante, coll’unico “torto” di essere stata spesso trascurata dalle poco obiettive gazzette artistiche italiane, e dai cantori di un sistema irrimediabilmente malato di conformismo ed esterofilia e, proprio in virtù di questo, estremamente debole nello scenario internazionale. Venendo ad “Anni Zero” debbo affermare che si tratta di una rassegna in grado di concentrare egregiamente le idee da me prima esposte poiché gli artisti presentati attraversano con la qualità dei loro lavori il percorso dell’ultimo quarto di secolo di arte italiana e ne costituiscono un esemplare spaccato e tutti sono stati inoltre protagonisti attivi degli anni “zero”, del periodo, cioè, tra il 2001 e l’anno che sta per chiudersi. Enzo Bersezio è un artista che, mantenendo ferme ed evidenti le sua radici calate nella scena post concettuale della metà degli anni ’70, ha saputo sintonizzare in maniera del tutto naturale la sua ricerca sui sentieri percorsi dalle più giovani generazioni Negli anni ’80 lo stile dell’artista si indirizza decisamente verso la scultura in direzione di un minimalismo pregno di spirito artigianale e di un uso quasi devozionale dei materiali, primo fra tutti il legno, sapientemente lavorato ed innervato di colore. Questi lavori evocano l’immaginario naturale, l’acqua ed il mare in primo luogo, ma si dirigono anche verso territori di stringente attualità, sfidando l’universo delle arti applicate con una struttura formale che, più di vent’anni fa, ebbi a definire “architettura dell’immagine”. Vittorio Valente è un autore attento alle mutazioni biomorfiche. L’artista squarcia il “velo di Maya” sulle pulsazioni vitali degli organismi cellulari, osservati grazie alla sua attività di analista chimico, che sfrutta per avvertirci dell’esistenza di cellule impazzite, di virus che incombono minacciosi ad insidiare le nostre esistenze anche se presentano, dal punto di vista estetico, delle parvenze artistiche di assoluta suggestione. Valente adopera il silicone per creare installazioni ed opere bidimensionali, facendone una “seconda pelle” che invade giocosamente cornici e strutture, oggetti ed ambienti, con coerente senso di rapida ed esponenziale proliferazione. Gianfranco Sergio , attivo con importanti apparizioni pubbliche fin da giovanissimo nei primi anni ’80, si esprime con una linea ambivalente e correlata dalla continuità di un progetto coerente dove prevale la proposta di elementi conici o piramidali proiettati in una tensione spiraliforme, in sintonia con lo spazio curvoidale dell’era tecnetronica. Nelle installazioni oggettuali prevale l’impiego di elementi metallici agili e svettanti ma spesso evocanti un senso di latente minaccia mentre la produzione pittorica si colloca su di un versante talvolta aniconico, in altri casi ispirato alla tradizione della metafisica e del realismo magico. Walter Vallini è un noto architetto e designer la cui proposta dimostra la reale urgenza, nel nostro tempo, di contaminazione e complicità estetica tra le varie discipline. Le sue installazioni, al confine tra arte e design, sono caratterizzate da un funzionalismo “dolce” in cui l’oggetto va oltre il suo compito di concreta praticità per relazionarsi con l’ambiente in cui si colloca, contribuendo a determinare le reazioni psicofisiche dei fruitori, con un’operazione in cui la “technè” è intesa come capacità di progettare, di aggiungere all’oggetto un’opportuna dose di estro e creatività, emendandolo in buona misura dal suo destino di “merce”. Tea Giobbio riflette sul rapporto tra il suo essere donna ed il mondo tramite un’analisi della condizione del corpo femminile e l’invasiva esteriorità contemporanea o si sofferma, con la delicatezza del bianco e nero, su paesaggi onirici in cui il cielo funge da cornice all’immanenza di soggetti placidamente zoomorfi. Come evidenziato anche da altri curatori nel lavoro della Giobbio è privilegiato il concetto dell’”assenza” in quanto il suo corpo, così come il paesaggio, non appare mai nella sua interezza ma si fissa in una situazione temporale di transito e divenire. La produzione artistica di Roberto Zizzo, al di là delle varianti iconiche e formali, si è contraddistinta per una dissacrante ironia posta sull’obliquo confine tra dimensione noetica e materialità estrema. Le sue opere lanciano una sfida sia nei confronti di certo manierismo concettuale “politicamente corretto” che del sensazionalismo scontato e prevedibile. Zizzo adopera gli scarti del vissuto quotidiano, penetra anfratti poco frequentati per contestualizzarli nella dimensione dell’opera. Questo avviene sia con manipolazioni digitali di immagini pescate nel giacimento visivo internettiano e di icone della storia dell’arte, che con la proposta di sagome umane ed ambienti a metà tra iperrealismo e surrealtà. Francesca Maranetto Gay utilizza il video, la musica e la tecnologia digitale per realizzare immagini in movimento spesso fissate nei frames dove protagonisti sono la dimensione interiore ed il trascendente nell’accezione del dialogo con l’altro da sé o della contemplazione del paesaggio nel suo scorrere e divenire. L’autrice utilizza il digitale con una vena lirica ed una intensità narrativa dove il ritmo visivo si abbina a sonorità da lei stessa create . La sua contemplazione non è statica ma in movimento, nei suoi video assistiamo a dei viaggi trans reali con una partenza ed un arrivo ed in mezzo un turbinio di sensazioni. Francesca Renolfi si avvale di una tecnica mista in cui talvolta la pittura si abbina alla fotografia con il filtro visivo fornito dalla fotocopia ed anche dalla luce al wood. In altri casi prevale l’immagine digitale sfruttata per la sua capacità combinatoria e per la nitidezza della visione. In entrambe le opzioni l’artista concentra l’attenzione sul proprio corpo messo in relazione con molteplici contesti ambientali ed architettonici. Un corpo che frequentemente si sdoppia, si dispone in sequenza parattatica, assume pose sofferte oppure estatiche, si libra in aria come i santi della tradizione popolare. I lavori di Roberta Conti evidenziano un apparato figurativo minimale reso col repertorio stereotipato della cultura pop. Vari altri sono i rimandi possibili. Si rinvengono tracce dell’avanguardia proto novecentesca in bilico tra astrazione e figura, come in Mirò, indizi dell’art brut dubuffetiana, l’attenzione agli archetipi dell’immaginario infantile e tracce della cultura del graffitismo americano delle origini. Ma lo stile di Roberta Conti è anche estremamente personale ; le sue tondeggianti figurine, realizzate con vivaci tinte acriliche, assumono l’aspetto di monadi tra loro aliene e tali da simboleggiare la competizione fine a sé stessa, l’incomunicabilità che caratterizza le relazioni sociali nella civiltà contemporanea. Mario Vespasiani è un’artista giovane ma dotato di una evidente consapevolezza formale e progettuale. Il linguaggio con cui Vespasiani vuole permetterci di fruire la sua visione del mondo divenendone partecipi è quello della pittura, che si manifesta in lui come autentica passione, testimoniata dalla fresca fluidità del tratto. La sua non è però una poetica fatta di virtuosismo autoreferenziale, come purtroppo talvolta avviene. La pittura è madre di tutti i linguaggi, strumento capace di adattarsi al flusso dei tempi quindi naturalmente concettuale. I lavori di Vespasiani ci propongono visioni cosmiche, deflagrazioni spaziali, paesaggi di pura visione interiore. È come se la tradizione del paesaggio secentesco, filtrato dalla lungimiranza di Turner e dal rapporto impressionista con la luce giungesse ad un approdo con la nostra civiltà tecnologica e post moderna per delineare una rinnovata categoria del sublime. Dimensione del sublime a mio avviso perseguita anche da Paolo Consorti, sebbene con tecniche diverse. Consorti è infatti uno degli autori più interessanti, non solo in Italia, relativamente ad un uso delle nuove tecnologie e del video non banalmente appiattito sul reale ma tramite linguistico atto a costruire visioni “nuove”, frutto di un efficace mix tra passato e futuro ed efficace sintesi dell’eclettismo del nostro tempo che mal si abbina, salvo rari casi, ad una visione dell’esistente asettica e minimale. Con Consorti possiamo dire di essere in presenza di quel “reincanto dell’immagine” con cui intitolai una mostra di qualche anno fa, atteggiamento per cui le tecnologie immateriali permettono, in arte ma non solo, la ripresa di valori magici e rituali tali da collegare la nostra epoca ad un passato premoderno con la ricomparsa di antichi archetipi ed una nuova dimensione comunitaria in cui l’individuo vive attraverso lo sguardo e le leggi degli altri.  
   
   
SPORT: RALLY PIANCAVALLO PIETRA MILIARE  
 
 Pordenone, 3 novembre 2010 - Serata all´insegna dei ricordi e della passione quella che si è svolta il 29 ottobre nell´Auditorium della Regione a Pordenone sulla storia del Rally di Piancavallo. Più di 230 persone, appassionati di vecchia data, ma anche tanti giovani, hanno ascoltato gli aneddoti e visto i filmati storici presentati da Carlo Cavicchi, direttore di Quattroruote. Ospite d´onore della serata l´ex campione del mondo rally, Sandro Munari, presente assieme ad altre leggende di questo sport come Tony Carello, Angelo Presotto e Carlo Bisol. Alla serata era presente anche il vicepresidente della Regione, Luca Ciriani, che portando il saluto del governo regionale, ha affermato: "Il Rally di Piancavallo è stato una pietra miliare della storia rallystica italiana, e rappresenta tuttora un biglietto da visita di grande valore per la località della montagna pordenonese. Un ricordo particolare va dedicato a Maurizio Perissinot, storico e indimenticato copilota di questi grandi campioni ospiti questa sera, e organizzatore, assieme a Lucio De Mori, del "Pianca"". "E con lui vanno ricordati - ha continuato Ciriani - Giancarlo Predieri e Giorgio Garlato, che del rally sono stati gli ideatori e i padri. La Regione crede e investe su queste grandi iniziative perchè sono veicoli di promozione di grande rilievo per tutto il territorio". La serata, in ricordo di Maurizio Perissinot, è stata condotta da Carlo Cavicchi, direttore di Quattroruote, che come un grande pittore ha tracciato un efficace quadro dell´amico "Icio". Cavicchi ha cosi introdotto 4 piloti che il navigatore pordenonese aveva affiancato nella sua carriera. L´esordio con il pordenonese Carlo Bisol, poi il campione di casa Angelo Presotto, a seguire Tony Carello con il quale fece il campionato europeo, per finire con "il Drago", il grande pilota italiano, Sandro Munari (campione del Mondo nel 1977 su Lancia Stratos).  
   
   
FVG, GIRO D´ITALIA 2011: FRONTE COMUNE PER GRANDE FESTA  
 
Udine, 3 novembre 2010 - Il Giro d´Italia 2011 sarà all´insegna del Tricolore e di un Friuli Venezia Giulia grande protagonista delle fasi agonistiche più esaltanti. Lo hanno spiegato l´assessore regionale allo Sport, Elio De Anna, e il responsabile operativo dell´organizzazione locale, Enzo Cainero, nel corso della prima riunione con i rappresentanti dei Comuni coinvolti, evidenziando che per l´estremo Nord-est, nuovamente interessato da tre tappe di altissimo profilo, sarà un´occasione unica e forse irripetibile di promozione sportiva, turistica, culturale e sociale. Nella seconda parte del Giro, infatti, il week-end clou sotto il profilo agonistico e mediatico sarà quello del 20-22 maggio, in contemporanea con la conclusione della serie A di calcio, quando la corsa arriverà in regione con la tappa Spilimbergo-grossglockner, seguita dalla richiestissima ("ce l´ha praticamente imposta La Gazzetta dello Sport", ha ammesso Cainero) Lienz-monte Zoncolan e dalla Conegliano-gardeccia Val di Fassa che transiterà in cima al Piancavallo dopo appena 43 cholometri dal via. Ricordando che il Giro 2011 (partenza il 7 maggio da Torino ed arrivo il 29 a Milano) sarà dedicato ai 150 anni dell´Unità d´Italia, De Anna ha definito il ciclismo "lo sport che unisce per antonomasia, a maggior ragione quando si attraversano, come accadrà il prossimo anno, ben 17 regioni in 21 giorni di gara". "Impegnandoci in uno sforzo senza precedenti - ha affermato l´assessore - abbiamo utilizzato il credito guadagnato in passato con gli organizzatori per realizzare un trittico regionale d´eccezione nell´anno in cui il Veneto potrà contare solo su una tappa e l´Alto Adige verrà ignorato dal percorso. In questo modo - ha aggiunto - possiamo definire raggiunti i tre maggiori obiettivi: confermare il Giro in Friuli Venezia Giulia, riportarlo sul Piancavallo con un´ora di diretta televisiva 13 anni dopo l´impresa di Pantani e, utilizzando a questo scopo una copertura televisiva che raggiungerà 160 Paesi, favorire l´internazionalizzazione del nostro territorio". Consegnando agli intervenuti le informazioni primarie relative alle tre tappe che interesseranno le province di Udine e Pordenone, Cainero ha invitato i Comuni ad organizzare una serie di eventi collaterali che contribuiscano a creare una festa di tutti e per tutti, citando a questo proposito l´esempio delle Notti Rosa che, ha ammonito, "sono una garanzia di successo quando, per evitare la dispersione del pubblico, non vengono frammentate in troppe località". Non è stato facile, hanno ribadito Cainero e De Anna, ma la 94.Ma Corsa Rosa passerà anche dall´Altopiano di Lauco, dal Monte Crostis e dall´Ampezzano. "Il passaggio sul Crostis che in pochissimi conoscono - ha annunciato - necessiterà di enorme attenzione ma, proprio per questo, ogni rischio è stato valutato nei minimi dettagli ed eserciteremo un controllo capillare con elicotteri e sicurezza alpina". Se la tappa di Spilimbergo (venerdì 20 maggio) dovrà onorare la memoria di Ottavio Bottecchia, il passaggio sul Piancavallo già evoca il Pantani della doppietta Giro-tour ed è praticamente scontata la volontà di predisporre manifestazioni in ricordo del Pirata. Dopo questa prima riunione, organizzatori ed istituzioni si ritroveranno l´11 dicembre, sempre a Udine, per costruire insieme il migliore avvicinamento all´evento.