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Notiziario Marketpress di Mercoledì 20 Luglio 2011
AL VIA “SHE”, IL PRIMO PROGRAMMA EUROPEO PER LE DONNE CON HIV “SARANNO PIÙ INFORMATE E MIGLIORERÀ LA LORO QUALITÀ DI VITA”  
 
Roma, 20 luglio 2011 – Si chiama “She” (Strong, Hiv Positive, Empowered Women) ed è il primo programma educazionale in Europa rivolto alle sfide sempre più grandi che le donne affette da Hiv devono affrontare. Il progetto, supportato da Bristol-myers Squibb e presentato ieri al 6° Congresso mondiale dell’International Aids Society (Ias) su Patogenesi, Trattamento e Prevenzione dell’Hiv in corso a Roma, è stato sviluppato da un comitato indipendente composto da associazioni di pazienti, donne colpite dal virus ed esperti provenienti da sei Paesi europei (inclusa l’Italia). L’hiv è la principale causa di malattia e morte tra le donne in età fertile nel mondo. Anche se la popolazione femminile costituisce uno dei gruppi più vulnerabili nei confronti di questo tipo di infezione, non vengono stanziate risorse sufficienti per rispondere ai bisogni specifici di queste pazienti. “Con questa iniziativa vogliamo rispondere a un bisogno di informazione crescente – sottolinea la prof.Ssa Antonella d’Arminio Monforte, Direttore della Clinica di Malattie Infettive del San Paolo di Milano e membro del comitato di She -. Vi sono peculiarità connesse allo stato di sieropositività femminile che vanno dal desiderio di maternità alla scelta del contraccettivo adatto. Ad esempio, la maggior parte delle donne non sa cosa significa avere un figlio essendo Hiv positive e che le attuali terapie antiretrovirali possono proteggere il nascituro. Inoltre le donne hanno maggiore consapevolezza di essere infettanti, da qui il problema della rivelazione del proprio stato di sieropositività all’interno della coppia. Ricordiamo infatti che, da quanto emerso dalla coorte Icona, le donne che si sono infettate per via eterosessuale nella maggioranza dei casi hanno contratto la malattia da partner stabili. Negli uomini invece la trasmissione eterosessuale avviene soprattutto con rapporti occasioni”. La finalità di “She” è quella di fornire strumenti alle donne con Hiv per migliorare la loro qualità di vita, in particolare attraverso un dialogo efficace e costruttivo con gli esperti, e di superare le sfide, rappresentate ad esempio dalla rivelazione della malattia agli altri e dall’accesso alla maggior parte dei servizi di cura. Il programma si basa sul supporto fornito dalle “pari”, cioè da donne nella stessa condizione clinica. Ricerche scientifiche mostrano che le informazioni provenienti dalle “pari” risultano particolarmente credibili, affidabili e influenti. Inoltre le pazienti colpite dalla stessa malattia forniscono un “role-model” per le donne con Hiv e ne traggono beneficio personale. Il volto femminile dell’Hiv - In Europa il numero di donne che convivono con l’Hiv è in crescita. Nel 2008, almeno il 35% delle nuove diagnosi di Hiv ha riguardato la popolazione femminile. Nonostante i miglioramenti del trattamento a lungo termine e della prognosi, l’Hiv resta una malattia complessa, che impone sfide uniche alle donne. Ma i servizi per l’Hiv raramente rispondono ai loro bisogni specifici. Vi è un gap da colmare, in cui molte donne vengono lasciate sole, tra la diagnosi e un’assistenza sanitaria efficace, in grado di fornire informazioni corrette. “She” vuole colmare questa disparità e il vuoto di conoscenza tra i medici e le donne che convivono con il virus, mettendo a disposizione materiali per facilitare il supporto attraverso le “pari”. “Come donna affetta da Hiv, so che abbiamo bisogno di più di un semplice programma clinico per migliorare la qualità delle nostre vite – afferma Silvia Petretti, dell’Associazione di pazienti Positivelyuk e co-chair del comitato di She -. Affrontiamo quotidianamente pregiudizi e difficoltà e il supporto delle ‘pari’ ci rende più forti, perché solo un’altra donna colpita dallo stesso virus può realmente comprendere come questo stigma influenzi le nostre vite. Poiché il numero di donne con Hiv in Europa è in constante aumento, ci auguriamo che ‘She’ possa aiutarle a sentirsi più forti e a colmare il gap nelle risorse attualmente disponibili”. Il programma “She” intende inoltre facilitare la comunicazione tra le donne che convivono con l’Hiv e gli specialisti, anche incoraggiando questi ultimi a promuovere il supporto offerto dalle “pari” nei diversi centri. “Come clinico, ho visto i vantaggi che questo tipo di sostegno può portare alle pazienti, compreso un aumentato senso di forza, essendo più informate e con una migliore stima di sé – spiega la prof.Ssa Jane Anderson dell’Università di Homerton (Uk) e co-chair del comitato di She -. I benefici si trasmettono anche agli operatori sanitari: il supporto delle ‘pari’ può consentire al clinico di risparmiare risorse e di avere tempo a disposizione per altri pazienti. Speriamo che tutti i medici raggiungano un maggior livello di sicurezza nel dialogo con i pazienti”. Il programma She to She - Il toolkit She rappresenta una risorsa pratica, con nove sezioni che forniscono informazioni su argomenti essenziali e temi come diagnosi, rivelazione della malattia, rapporti sessuali e relazioni interpersonali, convivenza con l’Hiv, accesso alla maggior parte dei trattamenti, interazione con gli specialisti e tutela dei diritti umani. La guida She potrà essere utilizzata in strutture comunitarie, ospedali e cliniche dalle responsabili dei gruppi di supporto delle “pari” per le donne affette da Hiv. Una sezione all’interno della guida è indirizzata agli specialisti e riguarda il valore del progetto She e i benefici derivanti dall’uso di un modello di supporto di “pari” all’interno di un programma clinico. Parallelamente al progetto educazionale She rivolto alle pazienti, è costituito un comitato scientifico di specialisti europei per la definizione delle “best practices” relative alla gestione e al trattamento delle donne con Hiv. Inoltre il progetto She intende coinvolgere i rappresentati delle Istituzioni nel considerare le specifiche esigenze delle donne affette dal virus, migliorando la consapevolezza e la comprensione di questi temi in Europa. Dopo la presentazione al congresso Ias, il programma sarà attuato a livello locale in Germania, Italia, Spagna, Regno Unito, Polonia, Portogallo e Francia. I numeri dell’Hiv in Italia - Le stime indicano che in Italia sono circa 150.000 le persone con Hiv, di cui più di 22.000 in Aids. Un sieropositivo su quattro non sa di essere infetto. Ogni anno nel nostro Paese si registrano 4000 nuovi casi di infezione da Hiv: 12 ogni giorno, uno ogni due ore. Almeno un terzo riguarda le donne, che nel 70 per cento dei casi contraggono il virus a causa di rapporti sessuali non protetti. La percentuale delle donne che hanno acquisito l’infezione attraverso i rapporti sessuali è aumentata nel tempo, passando dallo 0,7% nel 1985 al 77,1% nel 2008.  
   
   
PER I TRAUMI CRANICI LA RIABILITAZIONE E’ OPEN SPACE A PIEVE DI SOLIGO SPERIMENTATO UN SETTING RIABILITATIVO INNOVATIVO PER SOGGETTI CON GRAVE CEREBROLESIONE ACQUISITA.  
 
 Pieve di Soligo, 20 luglio 2011 - Le gravi cerebrolesioni rappresentano una delle cause principali di disabilità e una delle più importanti limitazioni alla partecipazione sociale nelle persone in giovane età. Le persone con grave esito da cerebrolesione acquisita, cioè con un danno cerebrale dovuto ad un trauma cranico o ad altre cause come anossia o emorragia, richiedono un approccio riabilitativo particolarmente complesso. Dopo la fase d’ospedalizzazione, infatti, permangono esiti che rendono necessari interventi di carattere riabilitativo a lungo termine, per affrontare menomazioni e disabilità persistenti. La gravità del quadro clinico e la potenzialità di recupero in fase post acuta rendono fondamentale pertanto un intervento precoce, intensivo e qualitativamente elevato, condotto da personale esperto e caratterizzato dalla collaborazione e dalla specializzazione del gruppo di lavoro. Presso l’Irccs Medea di Pieve di Soligo è stato testato l’impatto di un setting innovativo nell’intervento riabilitativo con approccio transprofessionale. Questo approccio si differenzia da quello più tradizionale di tipo multiprofessionale per il fatto che gli operatori della riabilitazione lavorano non solo coordinati tra di loro, ma realizzano con molta più frequenza trattamenti in compresenza (più operatori e/o più pazienti) in un ambiente condiviso. In proposito è stata condotta una ricerca per verificare sia l’efficienza organizzativa che i risultati clinici su un campione costituito da 52 pazienti. Questi erano stati ricoverati in due distinti periodi di 7 mesi e con valori statisticamente simili per livello di gravità in base alla classificazione internazionale Lcf (Level of Cognitive Functioning). L’attività riabilitativa verificata veniva effettuata su 6 giorni a settimana. Nel periodo 1 (N=23) la riabilitazione era strutturata in modo tradizionale (multiprofessionale), mentre nel periodo 2 (N=29) in open space (approccio transprofessionale), cioè in un unico grande ambiente flessibile sia per l’uso degli strumenti che per le modalità di lavoro. Nell’open space i pazienti potevano ricevere trattamenti di fisioterapia, logopedia, neuropsicologia, terapia occupazionale, intervento educativo, nursing infermieristico ed assistenziale. Dall’analisi dei dati è emerso che i pazienti del “gruppo open space” ricevevano una media settimanale significativamente maggiore di trattamenti rispetto ai pazienti del gruppo tradizionale; per esempio, a parità di orario di lavoro, i neuropsicologi erogavano 28.6 interventi in media alla settimana per tutti i pazienti del gruppo open space contro i 16.2 erogati per l’altro gruppo. Naturalmente ci si è chiesti se il maggiore numero di interventi corrispondeva ad un migliore impatto anche nei risultati clinici: i confronti alla dimissione hanno messo in luce una differenza statisticamente significativa nel miglioramento del funzionamento cognitivo a favore dei pazienti del gruppo open space. Gli aspetti innovativi e i risultati positivi di questo tipo di setting consistono anche nel fatto che i trattamenti possono essere modulati nella durata (variabile da 10 minuti a oltre 1 ora ). Ciò ha un duplice vantaggio: riduce nettamente i tempi di spostamento dei pazienti, semplificando la pianificazione degli interventi, e si avvicina maggiormente alle possibilità psicofisiche individuali dei pazienti di sostenere interventi brevi e ripetuti piuttosto che interventi prolungati. E’ soddisfatta del lavoro Silvia Meneghetti, medico responsabile del progetto di ricerca: “Oltre ai risultati, così evidenti nelle cifre, abbiamo dimostrato che gli interventi riabilitativi eseguiti in misura transprofessionale, in un ambiente di lavoro che facilita lo scambio di conoscenze e competenze tra i diversi attori dei progetti riabilitativi, portano ad un miglioramento sul piano organizzativo ottimizzando ed aumentando il numero degli interventi rispetto al lavoro svolto nel setting classico”. “L´esperienza del reparto ospedaliero per pazienti adulti caratterizzati da gravi cerebrolesioni acquisite è una realtà sicuramente unica per La Nostra Famiglia – continua Andrea Martinuzzi, Primario dell’Irccs di Pieve -. E’ anche molto particolare per il suo riconoscimento nel piano sanitario regionale, grazie alla sua caratteristica peculiare, cioè il lavoro in team transprofessionale”. I risultati della ricerca sono stati presentati da Luca Verticilo, coordinatore area riabilitativa, nel Convegno Nazionale “La Riabilitazione Neuropsicologica”.  
   
   
LOMBARDIA, TICKET RIMODULATO IN BASE A VALORE PRESTAZIONE FORMIGONI: NOSTRA PROPOSTA EQUA. NESSUNO PUÒ VIOLARE LA LEGGE NO AUMENTI FINO A 5 EURO - 70% DEI CITTADINI ESENTE  
 
Milano, 20 luglio 2011 - La Giunta della Regione Lombardia approva oggi un provvedimento di rimodulazione del ticket sulle prestazioni di specialistica ambulatoriale introdotto dalla manovra economica del Governo che entrerà in vigore il 1 agosto. Lo ha annunciato il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, in una conferenza stampa tenuta a Palazzo Lombardia nel pomeriggio di ieri insieme all´assessore alla Sanità Luciano Bresciani. A partire dal 1 agosto ai cittadini lombardi sarà chiesto di pagare non 10 euro fissi in più per ogni tipo di prestazione, ma una cifra variabile da 0 a 30 euro proporzionata al valore della prestazione stessa. Così, per le ricette fino a 5 euro non ci sarà nessuna aggravio di spesa mentre l´aumento del ticket sarà graduale per le altre prestazioni fino a un massimo di 30 euro in più per gli esami più complessi e quindi meno frequenti (ai 36 euro attuali di ticket andranno aggiunti 30 euro, quindi il totale da pagare sarà 66 euro). Così, per esempio, un emocromno da 4 euro si continuerà a pagarlo in Lombardia 4 euro, 14 in Italia; una visita di controllo costerà al paziente lombardo 22,40 euro mentre in Italia il ticket sarà di 27,90. Invece per un esame più raro e impegnativo come la risonanza magnetica dell´addome si pagherà in Lombardia un ticket di 66 euro anziché i 46 previsti dalla norma nazionale. La scelta di Regione Lombardia di intervenire in questo modo è frutto innanzitutto di una riflessione di natura giuridica e costituzionale. ´L´introduzione del ticket da 10 euro - ha spiegato Formigoni - è previsto da una legge e tutte le Regioni sono tenute a rispettarla. Non c´è altra strada. Se anche una Regione avesse fondi propri da investire per coprire il ticket non potrebbe farlo. La non introduzione di questa misura rende le Regioni imputabili per danno erariale e prefigura un intervento della Guardia di Finanza´. ´L´unica possibilità (ed è questa la strada che la Regione ha deciso di percorrere) - ha spiegato ancora Formigoni - è quella di trovare altre forme di compartecipazione equivalenti che confermino il saldo complessivo (per la Lombardia si tratta di 135 milioni di euro) e che siano concordate con il Governo´. ´In ogni caso - ha sottolineato Formigoni - nel prossimo incontro che avrò con il Governo chiederò al Governo stesso di rifinanziare la copertura del ticket eliminando questa misura´. L´assessore Bresciani si è detto ´molto soddisfatto per questo esito´ e ha poi ricordato come in Lombardia già oggi il 70% dei cittadini sia esente dal ticket per la specialistica ambulatoriale: ´E´ fondamentale il fatto che con questo provvedimento questa platea di esenzioni venga confermata in pieno. I sacrifici vengono dunque chiesti solo al 30% dei lombardi´. Va ricordato che l´introduzione del ticket da 10 euro sulle prestazioni di specialistica ambulatoriale deriva dalla legge Finanziaria 2007 (legge 296/2006) del governo Prodi. Alcune Regioni fecero ricorso contro questo provvedimento che però venne confermato come legittimo dalla Corte costituzionale. Tutte le Regioni applicarono dunque la misura fino a quando, dopo l´insistenza delle stesse Regioni (Lombardia in testa) negli ultimi mesi del Governo Prodi e poi con il Governo Berlusconi, lo Stato decise di coprire la spesa del ticket con altri fondi. Con l´ultima Finanziaria è stata però ritirata questa copertura il che ha portato automaticamente a ripristinare la decisione del Governo Prodi della Finanziaria 2007. Questo il meccanismo di applicazione del ticket in Lombardia dal 1 agosto. Per le ricette fino a 5 euro non ci sarà alcun aggravio di spesa mentre per le ricette di valore superiore, l´aumento del costo sarà pari al 30% del valore più basso della fascia di appartenenza della prestazione stessa. Ad esempio per una ricetta con visita cardiologica del valore di 22,50 euro, l´aumento sarà di 6 euro (portando al spesa complessiva a 28,50 euro) che è pari al 30% del valore più basso della fascia di appartenenza di questa prestazione che è quella che va dai 20,01 ai 25 euro. Il più alto aggravio di spesa possibile è di 30 euro (fascia di prestazioni oltre i 100 euro di valore), che porta il totale massimo a 66 euro (36 euro del ticket più elevato applicabile già oggi più 30 euro di aumento massimo) e vale per le prestazioni più complesse e quindi meno frequenti come ad esempio la risonanza magnetica dell´addome superiore che ha un valore tariffario di 252,14 euro. Oggi si paga il ticket massimo di 36 euro; dal 1 agosto si pagheranno 66 euro. Esempi Ricetta Con Emocromo - valore tariffario 4,05 euro - ticket fino al 17 luglio 4,05 euro - nuovo ticket in base alle legge nazionale 14,05 euro - nuovo ticket in base alle proposta lombarda 4,05 euro. Ricetta Con Emocromo E Formula Leucocitaria - valore tariffario 8,80 euro - ticket fino al 17 luglio 8,80 euro - nuovo ticket in base alle legge nazionale 18,80 euro - nuovo ticket in base alle proposta lombarda 10,30 euro. Visita Di Controllo - valore tariffario 17,90 euro - ticket fino al 17 luglio 17,90 euro - nuovo ticket in base alle legge nazionale 27,90 euro - nuovo ticket in base alle proposta lombarda 22,40 euro. Ricetta Con Visita Cardiologica - valore tariffario 22,50 euro - ticket fino al 17 luglio 22,50 euro - nuovo ticket in base alle legge nazionale 32,50 euro - nuovo ticket in base alle proposta lombarda 28,50 euro. Ricetta Con Ecografia Ginecologica - valore tariffario 31,65 euro - ticket fino al 17 luglio 31,65 euro - nuovo ticket in base alle legge nazionale 41,65 euro - nuovo ticket in base alle proposta lombarda 40,65 euro. Risonanza Magnetica Addome Superiore - valore tariffario 252,14 euro - ticket fino al 17 luglio 36 euro euro - ticket in base alle legge nazionale 46,00 euro - ticket in base alle proposta lombarda 66,00 euro. Tabella Degli Aumenti Nell´ordine: fascia valore ricetta in euro, spesa in più per ricetta non esente. Fino a 5 euro:+ 0; da 5,01 a 10 + 1,50; da 10,01 a 15 + 3,00; da 15,01 a 20 + 4,50; da 20,01 a 25 + 6,00; da 25,01 a 30 + 7,50; da 30,01 a 36 + 9,00; da 36,01 a 41 + 10,80; da 41,01 a 46 + 12,30; da 46,01 a 51 + 13,80; da 51,01 a 56 + 15,30; da 56,01 a 65 + 16,80; da 65,01 a 76 + 19,50; da 76,01 a 85 + 22,80; da 85,01 a 100 + 25,50; oltre 100 + 30,00.  
   
   
TICKET SANITARIO: NOTA DEL DIPARTIMENTO DELLA SALUTE DELLA REGIONE MARCHE.  
 
Ancona, 20 Luglio 2011 - In seguito alle richieste relative all´applicazione del ticket sanitario, si precisa quanto segue. La Giunta regionale delle Marche ha espresso questa mattina giudizio nettamente contrario nei confronti dell´introduzione del ticket sanitario imposto dallo Stato. Chiedera` pertanto l´eliminazione del ticket in seno alla Conferenza delle Regioni convocata per giovedi`. Dal momento che l´applicazione del ticket e` imposta con atto normativo statale, la Regione e` tenuta a dare attuazione alle disposizioni statali. In attesa di verificare con le altre Regioni le modalita` per contrastare comunque la norma, la Regione e` obbligata ad applicare il pagamento dei ticket e si impegna, nel caso in cui sia conseguito l´obiettivo della cancellazione del ticket, a rimborsare i cittadini che avranno sostenuto un aggravio di spesa.  
   
   
BASILICATA, TICKET PRONTO SOCCORSO: ECCO LE NORME REGIONALI E NAZIONALI  
 
Potenza, 20 luglio 2011- La delibera regionale del 2004 è stata abrogata nel 2005. Sempre pagate altre prestazioni rese in regime di pronto soccorso ai "codici bianchi". Al San Carlo corretta applicazione ma modulistica errata. In merito all´applicazione delle nuove norme sui ticket sanitari introdotti dalla manovra finanziaria nazionale e a notizie di stampa in proposito diffuse, nel corso di una riunione che si è tenuta presso il Dipartimento Sanitá della Regione, è stato fatto il punto di quanto avvenuto nelle diverse realtà regionali. La delibera regionale 3228 del 2004 che prevedeva il pagamento di un ticket di pronto soccorso di 25 euro per gli accessi classificati come "codice bianco" è stata abolita dalla successiva Dgr 2829 del 2005. Una successiva norma statale, la 296/2006 in relazione alle prestazioni specialistiche ha previsto che ci fosse un pagamento di 10 euro per quelle erogate in regime ambulatoriale, prevedendo un ticket di 25 euro per le prestazioni erogate in regime di pronto soccorso classificate con "codice bianco". Tali ticket, relativi anche alle prestazioni diagnostiche e le visite eseguite presso il pronto soccorso, sono stati regolarmente applicati in Basilicata. All´ospedale San Carlo di Potenza le norme sono state correttamente applicate, ma c´è stata la conservazione di un´errata modulistica e cartellonistica che faceva riferimento alla delibera del 2004 abolita nel 2005. Sempre in relazione ai ticket introdotti dalla recente manovra del Governo, dal Dipartimento regionale Salute proseguono gli approfondimenti tra dati e proiezioni relativi all´applicazione delle misure. Gli elementi raccolti dal dipartimento serviranno anche alla valutazione congiunta dei nuovi ticket dovuti alle norme nazionali con le previsioni contenute nella proposta di assestamento di bilancio regionale 2011 presentate dalla Giunta al Consiglio. I provvedimenti nazionali, infatti, andavano applicati automaticamente a meno che non si provvedesse all’adozione di un provvedimento regionale che individuasse fonti alternative di finanziamento. Altre Regioni che hanno scelto questa strada hanno ora allo studio misure alternative per garantire copertura finanziaria all’ammanco determinato dai minori trasferimenti statali non ripianato dagli introiti nei ticket, ed anche in Basilicata una valutazione definitiva potrà essere fatta solo con un esame complessivo delle misure atte a dare stabilità ai conti della Servizio sanitario regionale.  
   
   
MOLISE: NUOVE MISURE PER LA SANITÀ, AVVIATE LE PROCEDURE PER ELIMINARE LA QUOTA AGGIUNTIVA  
 
Campobasso, 20 luglio 2011- Con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della nuova Manovra finanziaria recentemente approvata dal Parlamento, entrano in vigore, in maniera automatica ed immediata, le nuove misure per la sanità, tra cui il pagamento di una quota di partecipazione al costo delle prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale. Il testo del Decreto, poi convertito in Legge, prevede che le Regioni possano intervenire per scongiurare tali misure mettendo in campo proprie risorse, oppure altre forme di partecipazione al costo delle prestazioni, al fine di garantire lo stesso introito. Ciò a condizione che stipulino un apposito accordo con il Ministero della Salute ed il Ministero dell´Economia. Solo successivamente a tale accordo, potranno essere ridotte le quote aggiuntive. «In questo quadro, al fine di evitare ai molisani ulteriori aggravi di spese - ha detto il Presidente Iorio -, come Governo regionale abbiamo avviato prontamente le procedure finalizzate a consentire l´eliminazione di questa quota aggiuntiva. Tali procedure dovranno, ovviamente, essere accettate dai Ministeri competenti. Ad ogni modo, è bene ricordare che valgono tutte le esenzioni già esistenti riguardanti il reddito, le invalidità e le malattie croniche».  
   
   
QUALITÀ, SOSTENIBILITÀ, INNOVAZIONE LE SFIDE DELLA NUOVA RETE OSPEDALIERA TOSCANA  
 
 Siena, 20 luglio 2011 – Qualità, sostenibilità, innovazione sono le tre sfide della rete ospedaliera che verrà disegnata dal nuovo Piano sanitario e sociale integrato regionale 2011-2015, attualmente in fase di stesura. Proseguono gli incontri preparatori al nuovo Piano: dopo quello con i sindaci che si è tenuto a Firenze la settimana scorsa, è partito ieri  un ciclo di incontri con i professionisti, uno in ciascuna Area Vasta, dedicato a un tema specifico. L’incontro di ieri , che si è tenuto a Siena, nell’Aula Magna dell’ospedale Le Scotte, dove l’assessore Scaramuccia aveva inaugurato stamani il nuovo Pronto soccorso, era dedicato al tema dell’offerta ospedaliera. I tanti professionisti presenti si sono confrontati sul futuro della rete ospedaliera toscana: si è parlato della necessità di aumentare la qualità, per la sicurezza degli utenti e degli operatori; della riorganizzazione dei piccoli ospedali; di un collegamento sempre più stretto tra ospedale e territorio. “Partiamo da una sanità che con il Piano precedente ha raggiunto ottimi risultati – ha detto l’assessore – Ora deve continuare nella sfida della qualità delle prestazioni erogate, con grande trasparenza, e senza mai perdere d’occhio la prossimità al cittadino, in modo da garantire equità su tutto il territorio regionale”. Questi i prossimi appuntamenti con i professionisti: giovedì 21 luglio alle ore 15 al Cnr di Pisa, sul tema dell’assistenza territoriale; martedì 2 agosto ale ore 15 all’Ospedale Misericordia e Dolce di Prato, sul tema delle prevenzione.  
   
   
INAUGURATO IL NUOVO PRONTO SOCCORSO DELLE SCOTTE A SIENA  
 
Siena , 20 luglio 2011 – “Ero qui il 16 aprile, quando abbiamo fatto il trasloco, e sono contenta di essere qui oggi, a festeggiare con voi e condividere tutti insieme il percorso di rinnovamento che questa azienda ha fatto in questo anno e mezzo”. L’assessore al diritto alla salute Daniela Scaramuccia ha partecipato ieri all’inaugurazione del nuovo pronto soccorso dell’ospedale delle Scotte di Siena, già in funzione dallo scorso 16 aprile, ma inaugurato ufficialmente, appunto, stamani. Con l’assessore, il sindaco di Siena Franco Ceccuzzi, il presidente del Consiglio Regionale Alberto Monaci, il direttore generale dell’azienda ospedaliero-universitaria di Siena Paolo Morello, il rettore dell’Università di Siena Angelo Riccaboni, il direttore del pronto soccorso Fulvio Bruni, e il presidente della Consulta del volontariato Luciano Gosi. L’arcivescovo di Siena Antonio Buoncristiani ha benedetto i locali del pronto soccorso e della medicina d’urgenza. Nel suo intervento, l’assessore Scaramuccia ha ringraziato l’Università, “con la quale lavoriamo insieme per il rilancio sostanziale di questa azienda, che è diventata un punto di riferimento per innovazione e ricerca. Basti pensare – ha sottolineato – a radioterapia, maxillofacciale, robotica. L’innovazione ci può aiutare a migliorare l’assistenza. Questo è un momento difficile, in cui tutti dobbiamo lavorare per mantenere e migliorare il livello dei servizi, nonostante i tagli – ha aggiunto – Se c’è una Regione che può dimostrare che un sistema sociale può ancora reggere e migliorare, questa è la Toscana. E tutte le istituzioni che sono riunite qui oggi, e che hanno collaborato per la realizzazione di questo progetto, sono la dimostrazione che si può fare”. “Il pronto soccorso è il biglietto da visita dell’ospedale – ha detto Paolo Morello – Ognuno di noi sa quanto sia importante. Le persone che ci arrivano hanno bisogno di sentire intorno a sé professionalità, ma anche umanità. Un ospedale come il nostro doveva avere una porta d’accesso che fosse all’altezza della sua elevata qualità”. L’edificio che ospita il nuovo Dea (Dipartimento Emergenza Accettazione) delle Scotte è formato da 6 piani e ha un’estensione di oltre 11.000 metri quadri. Il pronto soccorso è un open space, con una shock room, allestita come una terapia intensiva, per trattare le urgenze che necessitano di rianimazione, e 17 box polifunzionali, di cui uno dedicato ai bambini e due per i codici a bassa priorità, tutti comunque pronti per ospitare pazienti di qualsiasi livello di gravità. La struttura, il cui costo complessivo è di 32 milioni, è dotata di una tecnologia molto complessa, con apparecchiature all’avanguardia. Il pronto soccorso del policlinico senese registra quasi 50.000 accessi l’anno, una media di 140-150 giornalieri. Buoni i tempi di attesa: i codici gialli che vengono visitati entro 30 minuti sono il 95,55% (su una media regionale del 70%); quelli verdi sono l’83,6% (media regionale del 76%).  
   
   
LAUREE IN INGLESE A PAVIA OGGI I PRIMI OTTO LAUREATI IN MOLECULAR BIOLOGY AND GENETICS  
 
Pavia, 20 luglio 2011 - Oggi e domani , presso la Sala delle Lauree in Sede Centrale dell’Università di Pavia, discuteranno la loro tesi di Laurea i primi 8 studenti della Laurea Magistrale in Molecular Biology and Genetics (Mbg). Il corso, avviato nel 2009 dalla Facoltà di Scienze, sta fornendo un contributo particolarmente qualificato al processo di internazionalizzazione dell’ateneo pavese. Il numero di studenti iscritti, a soli due anni dall’avvio del corso di laurea, è notevolmente aumentato con una significativa percentuale di studenti stranieri provenienti da 10 diversi paesi. I laureandi hanno raggiunto un’eccellente conoscenza teorica e pratica nelle aree più avanzate della Biologia e delle sue applicazioni. I risultati originali presentati nella tesi di laurea di ciascun candidato sono il frutto di un intenso lavoro sperimentale eseguito in un laboratorio di ricerca, sotto la guida di un docente-tutore. La coordinatrice della laurea Mbg, Professoressa Elena Giulotto, ha commentato: “I risultati ottenuti finora sono molto soddisfacenti. La qualità e l’impegno degli studenti sono stati superiori alle più ottimistiche previsioni e hanno reso l’attività didattica particolarmente gratificante anche per i docenti coinvolti. Con questo titolo di studio, i laureati saranno facilitati nella loro futura attività di ricerca in qualunque Paese intendano svolgerla; infatti, la ricerca di qualità è internazionale e la lingua è l´inglese”.  
   
   
ZIMBABWE: LA SPERANZA SULLE ALI DELLA FORMAZIONE DI MEDICI E INFERMIERI LOCALI DEL TRENTINO  
 
 Trento, 20 luglio 2011 - Undici medici generici - e tre infermieri - dello Zimbabwe, formati con uno stage di una settimana per operare bambini affetti da idrocefalo, patologia molto frequente nel paese africano: è questo il prezioso risultato del corso di formazione tenuto da un medico trentino, Michele Conti, direttore dell´Unità operativa di Neurochirurgia dell´ospedale di Rovereto, nei giorni scorsi presso l´ospedale Luisa Guidotti di Mutoko, in Zimbabwe, dove opera da anni Carlo Spagnolli, chirurgo trentino che ha dedicato la sua vita all´Africa. L´idrocefalo (letteralmente "acqua nella testa"), consiste nell´accumulo di liquido cerebrale (o liquido cefalorachidiano) nel cervello, causato da meningite o altre infezioni contratte in gravidanza o dopo la nascita. Se non curata per tempo la patologia provoca menomazioni permanenti e finanche la morte. Il corso - il secondo del suo genere dopo quello tenuto sempre dal dottor Conti in Etiopia - si è chiuso venerdì con la consegna dei diplomi ai medici e infermieri africani, giunti da ogni parte del Paese. Ma il vero beneficio di questa iniziativa di formazione - frutto dell´accordo siglato lo scorso anno fra Provincia autonoma di Trento e Azienda provinciale per i servizi sanitari - inizia ora: in Zimbabwe, paese che dispone di soli tre specialisti neurochirurghi, tutti impegnati nella capitale, aver reso autonomi ben dieci ospedali distribuiti su tutto il territorio nazionale per quanto riguarda la cura dell´idrocefalo significa restituire salute e speranza a migliaia di bambini. "Con questo genere di progetti semplici e concreti - ha commentato l´assessore alla solidarietà internazionale Lia Giovanazzi Beltrami, che ha visitato nei giorni scorsi l´ospedale di Mutoko e altri progetti sostenuti dalla Provincia in Zimbabwe - puntiamo a valorizzare le risorse umane presenti in Africa, in questo caso medici e infermieri pieni di entusiasmo e di buona volontà, che vogliono mettere le loro esperienze al servizio dei loro connazionali. Il tutto in accordo con l´Ordine dei medici dello Zimbabwe, che è fortemente interessato a ripetere l´esperienza anche con riferimento ad altre patologie." Una volta fornite al personale medico e infermieristico locale le competenze necessarie per operare il più è fatto: la Provincia, assieme alle associazioni trentine che sostengono l´operato di Carlo Spagnolli in Africa, come l´associazione Amici del senatore Giovanni Spagnolli e Lifeline Dolomites, continuerà a dare comunque il suo appoggio, sia per la fornitura degli strumenti necessari per realizzare l´operazione (il catetere necessario per il drenaggio del liquido cerebrale che si accumula nella testa dei bambini, acquistato a basso costo in India, con un enorme risparmio rispetto ad una fornitura dall´Europa), sia "adottando" alcuni medici locali (due al momento, quelli operativi al Luisa Guidotti), che operano in presidi sanitari lontani dalla capitale Harare. Così facendo si vuole contrastare la tendenza dei "più bravi" a lasciare gli ospedali rurali per andare nei centri urbani o addirittura all´estero, dove possono guadagnare di più, anche esercitando privatamente. L´ospedale Luisa Guidotti di Mutoko, nello Zimbabwe orientale, è uno di questi. Nato negli anni ´60 per iniziativa della Diocesi locale, nel cuore di un distretto rurale di circa un milione di abitanti, conta circa 200 posti letto, ma arriva ad ospitare normalmente fino a 280 pazienti. Tre i medici fissi, e numerose infermiere, alcune delle quali sieropositive: venendo a lavorare a Mutoko, oltre ad accedere alle cure antiretrovirali, hanno acquisito dignità e consapevolezza della propria malattia. Al Luisa Guidotti opera Carlo Spagnolli, arrivato qui con la famiglia nel 1986, dopo altre esperienze in Africa, soprattutto in Uganda (dove ha vissuto anche nei periodi più "bui", quelli delle dittature di Idi Amin e Milton Obote). Il Luisa Guidotti in realtà è più di un semplice ospedale: è una sorta di villaggio, con un ostello per ospitare i medici che frequentano i vari corsi di formazione, la scuola-convitto per il corso triennale per infermiere, e ancora, gli alloggi per il personale, gli orti e gli animali per garantire al tutto una almeno parziale autosufficienza, e così via. In Zimbabwe, come in molti altri paesi poveri, dove la fiscalità non arriva a coprire le spese sostenute dal governo per l´assistenza sanitaria, i pazienti devono contribuire ai costi degli interventi e della degenza. Anche gli ospedali missionari come quello di Mutoko chiedono un contributo a chi può permetterselo, ma comunque garantiscono assistenza sanitaria a tutti. Il costo "vivo" della cura, anche quando è coperto dalle donazioni dall´estero, di associazioni e enti pubblici, non esaurisce però tutti i problemi. Un paese come lo Zimbabwe sconta infatti grandi carenze infrastrutturali, scarsità di personale specializzato e in generale standard igienico-sanitari estremamente bassi. Formare del personale specializzato, o con stage all´estero - come la Provincia autonoma di Trento e l´Azienda sanitaria hanno iniziato a fare - o direttamente in loco, è dunque fondamentale. Il corso organizzato la scorsa settimana a Mutoko rientra in questa più vasta strategia: l´obiettivo era formare dei medici locali di chirurgia generale, provenienti da una decina di ospedali sparsi in tutto il Paese, al fine di curare una patologia diffusissima, l´idrocefalo, che affligge i bambini alla nascita. Parliamo di quei bambini che, detto volgarmente, nascono con la testa "gonfia d´acqua". Il problema è determinato da infezioni contratte durante la gravidanza, nel periodo perinatale o dopo la nascita, che compromettono in maniera irreversibile la capacità del corpo di assorbire il liquido cerebrale prodotto normalmente, per tutta la vita, e che assicura un involucro protettivo e di sostegno al sistema nervoso. Se ciò si verifica, si crea un accumulo di liquido nel cervello che, comprimendo le strutture nervose, può determinare dei danni cerebrali molto gravi o condurre addirittura alla morte del paziente. In realtà l´intervento da eseguire - quello che il dottor Conti ha insegnato ai medici dello Zimbabwe - è relativamente semplice: si tratta di introdurre un catetere - una derivazione ventricolo-peritoneale - per drenare il liquido cerebrale dalla testa alla cavità addominale, dove sarà riassorbito nel peritoneo. Questa derivazione, munita di apposita valvola - una volta inserita "sottopelle" - dovrà essere portata dal paziente tutta la vita; per questo è fondamentale non tanto che dei medici europei si rechino sul posto per realizzare l´intervento ma formare personale medico e paramedico locale, in modo tale che, oltre ad eseguire l´operazione, sia anche in grado di ripeterla sul paziente in caso di malfunzionamenti. Insomma, questa è la famosa "sostenibilità" di cui spesso si parla a proposito dei progetti di solidarietà internazionale: tradotto in altri termini, e per utilizzare un´immagine molto comune in Africa, si tratta non tanto di dare il pesce a chi ha fame ma di insegnargli a pescare. Un altro aspetto essenziale della sostenibilità è quello di natura economica: per questo è stato deciso di acquistare gli shunt - ovvero le "valvole" - da un fornitore indiano, ad un costo, 37 dollari, enormemente più basso rispetto a quello del mercato europeo, dove il tutto può arrivare a costare fino a 1500 dollari, un prezzo improponibile per un ospedale dello Zimbabwe. Inutile dire che medici e infermieri hanno partecipato al corso organizzato a Mutoko con grande entusiasmo. "Dopo una prima introduzione teorica - spiega Conti - abbiamo iniziato subito ad operare sui pazienti. La tecnica in realtà è semplice, e in pochi giorni i medici locali se ne sono perfettamente impadroniti. Grazie ad essi adesso in dieci ospedali dello Zimbabwe si potranno curare i bambini idrocefali. Fino ad oggi a praticare l´intervento erano i soli tre neurochirurghi di cui dispone lo Zimbabwe, tutti concentrati nella capitale." "Michele si è rivelato un insegnante perfetto - sottolinea Carlo Spagnolli, che a sua volta ha seguito lo stage - , capace di tenere in pugno la situazione e di spiegarsi chiaramente riuscendo al tempo stesso a mettere a loro agio i medici e gli infermieri che hanno partecipato al corso. Il legame fra noi e lui continuerà anche a distanza, in primo luogo via mail. Ma intendiamo anche proseguire lungo la strada degli stages, concentrandoci su altre patologie molto diffuse nel paese, che non vengono curate per un deficit di formazione de personale locale." "Spesso non occorrono grandi impegni di spesa per fare solidarietà internazionale - spiega invece l´assessore Lia Giovanazzi Beltrami, presente alla consegna dei diplomi con cui si è chiuso, venerdì, lo stage al Luisa Guidotti - , anzi, a volte possono essere persino controproducenti. Bisogna scommettere sull´Africa e sugli africani, dare loro fiducia e un piccolo aiuto laddove serve. Con questo corso di pochi giorni, svolto da uno specialista trentino in regime di puro volontariato, abbiamo reso autonomi, per una patologia importante, diversi ospedali dello Zimbabwe. Nell´incontro che abbiamo avuto ad Harare con Josephine Mwakutuya, direttrice dell´ordine dei medici dello Zimbabwe, abbiamo constatato che l´interesse ad approfondire questa collaborazione c´è. Credo perciò che da questa prima esperienza possano germogliare, in futuro, altri frutti preziosi." Medici partecipanti al corso di formazione: Goden Majonga; Prosper Kuwandoga; Rugare Gilson Mandigo; Mbulelo Alexander Dube; Aaron Museka; Carlo Spagnolli; Maxwell Rupfutse; Frankson Masiye; Charles Chinembiri Mapanda; Shelton Kudzanai Chivanga; Sister Zakazaka. Zimbabwe – note - Lo Zimbabwe, ovvero la ex-Rodhesia del sud, già colonia britannica, è situato nel cono sud del Continente africano. Circa 10 milioni gli abitanti, distribuiti in un area di 390.760 kmq. L´80% delle famiglie vive in povertà assoluta (meno di un dollaro al giorno) ed affronta da anni una pesante recessione economica, assieme a una non meno grave crisi politica. Sotto il profilo sanitario, il Paese si colloca al 130° posto nel mondo, con un indice elevato di mortalità infantile (81 su 1000) e di bambini sottopeso alla nascita, un´alta incidenza di tubercolosi e malaria, ed un´altissima diffusione dell´Hiv-aids che sta flagellando la popolazione. La speranza di vita è di 37 anni. L´ospedale Luisa Guidotti – Mutoko - L´ospedale creato dalla locale Diocesi cattolica negli anni 60 nel distretto rurale di Mutoko, a circa 200 chilometri dalla capitale e vicino al confine con il Mozambico, prende il nome dalla dottoressa italiana che vi prestava servizio negli anni 70 e che fu uccisa nel luglio del 1979, durante la guerra civile. La struttura in origine era una tendopoli; nel corso degli anni e con il sostegno di molti donatori (fra cui, oltre alla Provincia autonoma di Trento, l´associazione Amici del senatore Giovanni Spagnolli e Lifeline Dolomites) è diventato un centro efficiente, con reparti di medicina generale, microchirurgia, radiologia, laboratorio analisi, cure antiretrovirali Aids ed anti tubercolosi. Attualmente all´ospedale di Mutoko si riescono a curare in media ogni giorno circa 280 pazienti. Nell´ospedale è compreso anche l´ostello-sala conferenze intitolato al dottor Matteo Leonardi, compianto medico roveretano. La struttura è destinata ad accogliere dignitosamente medici ed operatori sanitari impegnati nei vari programmi di formazione. A Mutoko opera Carlo Spagnolli, classe 1949, premiato nell´edizione 2010 della Giornata dell´Autonomia per avere portato nel mondo, con il suo operato, i valori più profondi del Trentino. Figlio del senatore di origini roveretane Giovanni Spagnolli, si è recato per la prima volta in Africa nel 1975, appena laureato. La destinazione era l´Uganda, dove è approdato come volontario, restando però nel Paese fino agli anni ´80 e nel frattempo acquisendo le specializzazioni in Igiene e Medicina Preventiva, in Ostetricia-ginecologia, in Chirurgia d´urgenza e Pronto Soccorso. Sposato nel 1983 con Angelina Bugaro, infermiera ugandese molto conosciuta anche in Trentino, scomparsa nel febbraio 2010, ha avuto tre figli, Francesco, Giovanni ed Elisa. Spagnolli ha lavorato in Eritrea e in Etiopia durante la guerra civile. Dopo una breve parentesi in Camerun, è approdato in Zimbabwe all´ospedale missionario Luisa Guidotti, dove presta attualmente la sua opera. E´ fiduciario dell´associazione Amici del sen. Giovanni Spagnolli, costituita nel 2000, con sede a Rovereto, impegnata in numerosi progetti di solidarietà internazionale soprattutto nei paesi africani.  
   
   
BOLZANO: LINEE-GUIDE PER OPERATORI SOCIO-SANITARI, OPERATORI SOCIO-ASSISTENZIALI ED INFERMIERI  
 
Bolzano, 20 luglio 2011 - Chi è responsabile nel lavoro per persone non autosufficienti e che lavoro esattamente può svolgere? Cosa devono fare gli infermieri, gli operatori socio-assistenziali e gli operatori socio-sanitari? A Bolzano sono state presentate due linee guide che rispondono a queste domande. Due gruppi di lavoro, composti da infermieri, operatori socio-assistenziali e socio-sanitari hanno elaborato le linee guida in collaborazione con le ripartizioni Famiglia e Politiche sociali e Sanità. Lo scopo principale delle linee-guida è quello di gettare le basi per una collaborazione interdisciplinare fra infermieri ed operatori socio-assistenziali (Osa) e di dare risposta alle questioni di dettaglio in merito alla collaborazione fra le figure professionali. La linea guida stabilisce dei criteri generali e fornisce suggerimenti pratici per una riflessione ed un confronto comuni. Spetta quindi alle varie unità organizzative decidere come attuarle concretamente nel proprio contesto operativo e come promuovere la relativa cultura della collaborazione. Secondo Karl Tragust, direttore della Ripartizione famiglia e politiche sociali: “Nel lavoro con le persone che necessitano di assistenza la definizione degli ambiti di responsabilità rappresenta un presupposto molto importante per realizzare una buona collaborazione tra gli operatori Osa ed il personale infermieristico.” Invece la nuova linea guida per gli operatori socio-sanitari introduce nel profilo professionale, formazione e attività concreta. “Il gruppo di lavoro composto di rappresentanti delle politiche sociali, della sanità nonché delle scuole hanno partecipato alla elaborazione. Così sono stati rispettati nella linea guida tutti gli aspetti importanti. È una base pratica non solo per chi sta già svolgendo questa professione, ma anche per quelli che si trovano ancora in fase di formazione”, sostiene Evi Schenk dell’Ufficio Formazione del personale sanitario coordinatrice del gruppo di lavoro. I campi di attività degli operatori socio-sanitari/e sono definiti esattamente nella linea guida. Inoltre una parte importante dell’opuscolo riguarda i principi etici nella cura nonché la collaborazione dei team spesso multiprofessionali. La linea guida inoltre definisce le attività e i requisiti degli operatori socio-sanitari nei settori “Sala operatoria“, “Psichiatria“ e “Gerontologia”. Durante il prossimo anno scolastico 2011/2012 verrano organizzati alcuni corsi per questi moduli. Il modulo “Sala operatoria“ viene proposto per la prima volta dopo cinque anni. Per ulteriori informazioni ed iscrizioni si può contattare la Dirigenza tecnico-assistenziale di Bolzano, Tel. 0471 272141. Le due linee guida verranno presentate nei vari comprensori sanitari in autunno e sono disponibili su Internet alla pagina www.Provincia.bz.it/politiche-sociali, rubrica “pubblicazioni” e alla pagina www.Provincia.bz.it/sanita, rubrica “Personale sanitario”.  
   
   
RIAPPROVATA IN PIEMONTE LA DELIBERA SULLA PRESENZA DELLE ASSOCIAZIONI PRO VITA  
 
Torino, 20 luglio 2011 - La Giunta regionale piemontese ha riapprovato il 19 luglio il “Protocollo per il miglioramento del percorso assistenziale per la donna che richiede l’interruzione volontaria di gravidanza”, che intende integrare il percorso offerto da consultori con l’apporto delle organizzazioni di volontariato operanti nell’ambito del sostegno alle donne e alla famiglia quali portatrici di valori etici e di solidarietà sociale. La delibera presentata dal presidente Roberto Cota recepisce le osservazioni contenute nella sentenza del Tar del Piemonte del 15 luglio scorso sui requisiti minimi soggettivi che devono avere le associazioni di volontariato per far parte dell’elenco delle singole aziende sanitarie. I nuovi requisiti sono: essere iscritte in uno degli appositi registri regionali o provinciali (come quelli del volontariato e della promozione sociale); comprendere nello statuto la finalità di tutela della vita fin dal concepimento e/o di attività specifiche che riguardino il sostegno alla maternità e alla tutela del neonato, oppure il possesso di un’esperienza almeno biennale nel sostegno alle donne e alla famiglia; operare sul territorio piemontese; escludere qualsiasi attività di lucro. “In questo modo - commenta il presidente Cota - manteniamo un impegno che ci eravamo assunti. Il Protocollo costituisce un atto importante per l’attuazione di quelle norme previste dalla legge 194 sul rispetto delle donna e dei suoi diritti di scelta responsabile della maternità, di tutela della vita e di alternativa all’interruzione volontaria di gravidanza”. Le aziende sanitarie procederanno alla stipula delle convenzioni previa verifica del possesso dei necessari requisiti di professionalità del personale che le associazioni richiedenti si impegnano a mettere a disposizione.  
   
   
PALAZZO STROZZI: CHIUSURA PICASSO, MIRó, DALí. E IDENTITÀ VIRTUALI TUTTI NUMERI DI UN GRANDE SUCCESSO  
 
Firenze, 20 luglio 2011 – Si è chiusa domenica 17 luglio a Palazzo Strozzi la rassegna Picasso, Miró, Dalí. Giovani e arrabbiati: la nascita della modernità la prima grande mostra italiana sulla produzione giovanile dei tre grandi artisti spagnoli del Novecento, con un bilancio di oltre 130.000 visitatori. L’esposizione, curata da Eugenio Carmona e da Christoph Vitali e aperta il 12 marzo scorso, è stata visitata, in 128 giorni di programmazione, da una media quotidiana di 1.015 persone. Sulla base di rilevazioni periodiche il 67% dei visitatori è stato di nazionalità italiana e il 33% di stranieri. Disaggregando il totale, i gruppi (adulti e scuole) hanno contribuito con 905 ingressi, mentre ai laboratori hanno partecipato 705 bambini, alle domeniche della famiglia 1470 persone e alle visite guidate hanno partecipato 363 persone. Ottimo il risultato anche del Cccs, che con Identità Virtuali l’esposizione nata grazie alla consulenza scientifica di Antonio Glessi (Isia, Firenze), Christiane Feser (artista), Franziska Nori (direttrice Ccc Strozzina) e Roberto Simanowski (Institut for Media Studies, Università di Basilea), attraverso dieci opere e installazioni di artisti internazionali ha presentato una riflessione sulle conseguenze politiche, sociali e culturali – ma anche sull’impatto nella vita di tutti i giorni – del nuovo rapporto tra uomo e tecnologia nel segno delle “identità virtuali” con cui sempre più spesso affrontiamo la realtà, che ha totalizzato oltre 9.000 visitatori in 59 giorni di mostra. "Questi successi – commenta James Bradburne, Direttore della Fondazione Palazzo Strozzi – consolidano non solo la validità e l’altissima qualità dell’offerta Palazzo Strozzi, ma anche la nostra capacità di creare un nuovo genere di mostre attraverso la fusione diversi linguaggi espositivi che privilegiano la qualità e l’internazionalità, proprio in un momento in cui la città di Firenze sta diventando sempre più contemporanea e dinamica contribuendo così ad un rinnovato turismo di qualità, ad una maggiore crescita economica e a una qualità della vita migliore per i suoi cittadini. Le rassegne sono state un grande successo sia per la vasta affluenza di visitatori, sia per l’attenzione della stampa nazionale e internazionale, rilanciando l’immagine di una Firenze capace di produrre eventi culturali di straordinario valore." Dopo Picasso, Miró, Dalí, Palazzo Strozzi ospiterà al Piano Nobile, dal 17 settembre 2011 al 22 gennaio 2012, Denaro e Bellezza. I banchieri, Botticelli e il rogo delle vanità la prima rassegna mondiale che attraverso i capolavori di Botticelli, Beato Angelico, Piero del Pollaiolo, i Della Robbia, Lorenzo di Credi – l’élite del Rinascimento – illustra come il sistema bancario moderno si sia sviluppato in parallelo con la principale stagione artistica del mondo occidentale: la mostra collega quell’intrecciarsi di vicende economiche e d’arte agli sconvolgenti mutamenti religiosi e politici dell’epoca. Mentre il Cccs si sta preparando per una riflessione critica nata dal confronto con l’attuale situazione internazionale, con Declining Democracy (Cccs 23 settembre 2011-22 gennaio 2012) L’iniziativa attraverso le opere di quattordici artisti contemporanei internazionali: Francis Alÿs (Belgio), Michael Bielicky & Kamila B. Richter (Germania), Buuuuuuuu (Italia), Roger Cremers (Paesi Bassi), Democracia (Spagna), Juan Manuel Echavarría (Colombia), Thomas Feuerstein (Austria), Thomas Hirschhorn (Svizzera), Thomas Kilpper (Germania), Lucy Kimbell (Regno Unito), Cesare Pietroiusti (Italia), Artur Żmijewski (Polonia), proporrà un percorso che riflette su valori, contraddizioni e paradossi che caratterizzano la società di oggi e su come possiamo declinare i principi della democrazia in un momento in cui la loro validità sembra essere messa in discussione nel mondo contemporaneo.  
   
   
PIOGGIA DI COLORI II ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D’ARTE CONTEMPORANEA MILANO 20 LUGLIO 1 AGOSTO 2011  
 
 Milano, 20 luglio 2011 - Con “Pioggia di Colori” si conclude in bellezza la ricca programmazione culturale per l´estate 2011 alla Galleria Il Borgo di Milano, ubicata in uno dei quartieri più esclusivi di Milano, in prossimità dei Navigli e di Porta Ticinese. L’esposizione Internazionale d´Arte Contemporanea "Pioggia Di Colori" sarà inaugurata in una seconda suggestiva edizione per valorizzare la ricerca artistica contemporanea e il talento di artisti dotati di grande temperamento creativo. L’esposizione si orienta alla celebrazione delle qualità cromatiche dei lavori d’artista, sovente espresse mediante un’esecuzione rapida e immediata che giunge all’emozione attraverso la forza del colore, come accade osservando le opere d’arte firmate Rosario Tortorella, che ci conducono verso remoti universi onirici. Di un vivace ed efficace cromatismo sono contraddistinte le opere di Bruno Mascheroni, che catturano lo sguardo per quel travolgente ritmo che accompagna ogni quadro. In galleria sono presenti, inoltre, anche altre opere di rilievo come i nudi femminili di Valerio Tizzi, i dipinti delicati di Amedeo Gizzi (Brasile), la computer grafica di Maurizio Bono, il surrealismo di Symona Colina (Olanda), nonché i cavalletti di design realizzati da Venny con il ferro. La sezione scultorea è dedicata all’attività artistica di Antonio Giuliani e Carmelo Leone.  
   
   
SAN GALGANO: IL SILENZIO E LA TERRA NELLA MOSTRA DI PAOLO STALTARI DAL 23 LUGLIO AL 7 AGOSTO  
 
Chiusino ( Si) 20 luglio 2011 Son cipressi, fascine e girasoli contro il cielo terso di Toscana –o forse calabrese- e contadine senza volto quelli che occhieggiano dai quadri di Paolo Staltari. Colori vivi, quasi violenti, ma che emanano una profonda poesia dei campi e poi della situazione umana, tanto da suscitare l’attenzione di una realtà culturale di pregio come la Biblioteca comunale di Chiusino per una mostra nella prestigiosa abbazia di San Galgano (Si). La mostra è divisa in due parti: gli olii sono collocati nello Scriptorium dell’ex abbazia di San Galgano, mentre gli acquarelli sono esposti nell’Aula magna della stessa Biblioteca, nel centro di Chiusdino. La mostra si inaugurerà allo Scriptorium sabato 23 luglio e chiuderà i suoi battenti la domenica 7 agosto. Nato a Pallagorio (Kr), paese di origini arbëreshë, nel 1964, Paolo Staltari sente l’arte come parte di se stesso sin dalla prima infanzia, ma in arte è autodidatta. Nella vita è maestro di nome e di fatto, e come tale insegna ai bambini di Campi Bisenzio (Fi) a lavorare la terracotta, a dipingerla, a non sprecare fotocopie in un profondo rispetto della natura, pensando al mondo che lasceremo ai nostri figli. In questo stesso modo, rispettoso della natura e degli uomini, si addentra nel terreno fertile dei racconti degli anziani del suo paese natio come pure della sua terra di adozione. Sono questi racconti che a volte imprime nelle sue tele, così come vi imprime visivamente il silenzio dei vicoli e delle campagne calabre e toscane. Ecco allora le donne arbëreshë, con le anfore, raccoglitrici di spighe, donne che dialogano. Le donne, matriarche e detentrici fino a non molto tempo fa del potere sociale, economico e cultural-agreste della società meridionale in genere, sono un soggetto ripetuto nelle sue opere. Come rileva lo scrittore e critico d’arte Domenico Medea, la pittura di Paolo Staltari è “un posto dove gli alberi sono ora piccoli e viola, ora enormi giganti, oppure diventano dei cipressi, a volte curvilinei, a volte con radici di ulivo o quercia. Un posto dove i girasoli sembrano voler volare fuori dal prato, dove le vecchie case e le stradine di un paese diventano tutt’uno con il paesaggio naturale. Un posto dove le donne non hanno volto di fronte ad orci di terracotta, al contempo belli ma rievocanti la fatica della loro condizione. Questo posto esiste nei dipinti di Staltari e prima ancora esisteva nella natura naturans che esso ritrae”. Paolo Staltari ha partecipato a mostre collettive e personali; tra di esse, di particolare significato: Rassegna di arte etnica nel comune di Caraffa (Cosenza), agosto 1996; personali a Pallagorio (Crotone) e Carfizzi (Crotone); Premio Romolini a Campi Bisenzio (Firenze), aprile 2011; personale “Identità e Incontro (colori e ricordi dell´anima)”, Rocca Strozzi Campi Bisenzio (Firenze), maggio 2011. L’artista opera anche nel campo della ceramica; i suoi quadri si trovano in collezioni pubbliche e private. La Biblioteca comunale di Chiusino, fondata nel 1885 e gestita da un comitato nominato dal sindaco, attualmente è presieduta dal prof. Andrea Conti, scrittore, storico ed esperto di storia locale. “Oltre alle attività di consultazione e prestito di libri la biblioteca promuove attività culturali, conferenze, convegni di studio e pubblicazioni per la conoscenza del territorio, visite guidate nell’ambito dell’educazione permanente degli adulti, corsi di alfabetizzazione o di sostegno alla popolazione scolastica in difficoltà -dichiara il prof. Conti- Organizza inoltre mostre d’arte, personali o collettive di pittura, di scultura, di fotografia, nell’ambito dell’educazione permanente degli adulti e come contributo per la diffusione della conoscenza delle arti visive fra la cittadinanza. È notevole lo sforzo economico con cui l’amministrazione comunale la sostiene biblioteca, specie in rapporto a una comunità di 2000 abitanti”. Per info: 0577 750313 o info@prolocochiusdino.It    
   
   
BOLZANO: ENTRO LUGLIO UNA RISPOSTA PER LA CITTADELLA DELLO SPORT A LAIVES  
 
Bolzano, 20 luglio 2011 - Entro luglio la Giunta provinciale si aspetta dal Comune di Laives un piano di finanziamento fattibile per confermare il contributo finanziario di 11 milioni di euro da impegnare nella realizzazione dello stadio e annessi impianti sportivi, che potranno servire anche l´Fc Südtirol/alto Adige calcio, nel quadro della cosiddetta "cittadella della sport." Nell´autunno scorso la Giunta aveva autorizzato la firma dell´intesa con il Comune di Laives per la concessione di un contributo di 11 milioni di euro per realizzare lo stadio del calcio e annesse strutture sportive in zona Galizia. Oggi (18 luglio) la Giunta ha fatto il punto della situazione: "Abbiamo deciso che quell´importo non viene incrementato e che se entro luglio il Comune di Laives non presenta un piano di finanziamento concreto e fattibile il contributo previsto dalla Provincia verrà impiegato diversamente", ha spiegato il presidente Durnwalder. La Giunta è disposta ad attendere altri 10 giorni, "ma non vogliamo aspettare un altro anno per garantire alla nostra squadra professionistica uno stadio e impianti di allenamento adeguati. In caso di mancata risposta, si guarderà ad una soluzione alternativa a Laives", ha chiarito Durnwalder.  
   
   
SPORT: LOMBARDIA LEADER PER IMPIANTI E SOCIETÀ 2800 IMPRESE, 8500 CENTRI, 16000 IMPIANTI ATTIVI IN REGIONE  
 
Milano, 20 luglio 2011 - ´Un dato molto positivo, che se da un lato conferma il primato lombardo, dall´altro evidenzia un incremento del numero di persone che in Lombardia praticano regolarmente attività sportiva´. Commenta così l´assessore allo Sport e Giovani di Regione Lombardia Monica Rizzi il risultato della ricerca condotta dalla Camera di Commercio di Milano su dati del registro imprese al primo trimestre 2011, secondo la quale , con quasi 2.800 imprese, la Lombardia è la regione con il maggior numero di realtà attive nel settore dello sport, tra impianti e imprese sportive di vario genere. ´Questo risultato premia anche le politiche regionali in materia di sport volte a promuovere la diffusione della pratica sportiva, in primo luogo proprio attraverso la valorizzazione degli impianti esistenti e il sostegno alla realizzazione di nuove strutture´. Da un censimento di Regione Lombardia risultano circa 8.500 centri sportivi per un totale di 16.000 impianti di proprietà pubblica e privata. ´L´idea del censimento - spiega l´assessore - è scaturita dalla necessità di monitorare lo stato delle strutture, la loro fruibilità e accessibilità. Dato che molte di esse risultano bisognose di ristrutturazione, abbiamo previsto un finanziamento di 5,5 milioni di euro per interventi di riqualificazione (info sul bando, che scade il prossimo 20 ottobre, su www.Sport.regione.lombardia.it). Come assessore allo Sport e Giovani di Regione Lombardia - conclude l´assessore - ho una priorità: promuovere lo ´Sport per Tutti´ e questo bando è certamente un passo importante per conseguirla´.  
   
   
MONDIALI DI CICLISMO, IL LOGO UFFICIALE DELL’EVENTO È DEL PITTORE ALINARI  
 
Firenze, 20 luglio 2011 – Si avvicinano mese dopo mese i Mondiali di ciclismo, anche se il 2013 può sembrare ancora lontano. E stamani a Roma, nella sede del Coni, è stato presentato il logo ufficiale della manifestazione iridata che si correrà tra due anni a settembre e che riporterà in Italia il mondiale dopo Varese 2008. Due ruote stilizzate, unite da una ‘collinetta’. A disegnarlo è stato l’artista e pittore fiorentino Luca Alinari: un logo, spiega l’autore, che nelle linee essenziali di una bicicletta, con il telaio che diventa l’orlo appunto di una collina, racchiude un profilo rinascimentale, un accenno di paesaggio italiano con gli immancabili cipressi, ma anche la razionalità della linea e della nuova prospettiva umanistica. Perché la Toscana, dove la gara si correrà, è anche questo: storia e bellezza che si riflettono in un paesaggio unico. Alla presentazione stamani a Roma del logo hanno partecipato le massime autorità del ciclismo italiano ed i vertici organizzativi dell’evento. In particolare, assieme all’assessore e presidente del comitato istituzionale Riccardo Nencini, erano presenti il presidente della Federazione ciclistica italiana e presidente del Comitato organizzatore Firenze 2013 Renato Di Rocco, il presidente del Coni Giovanni Petrucci, il segretario generale del Coni Raffaele Pagnozzi, il direttore generale del comitato organizzatore Claudio Rossi e il segretario generale della Federazione ciclistica italiaa Maria Cristina Gabriotti. Naturalmente ha parteicpato anche l’autore del logo, il pittore fiorentino Luca Alinari. “Il nostro obiettivo – ha ricordato Nencini – è di organizzare una manifestazione di eccellenza in una terra di eccellenze. Siamo partiti affidando la realizzazione del logo ad un figlio di questa terra – ha poi aggiunto -, un grande artista che ha saputo, realizzando una piccola opera d’arte, rappresentarne l’anima più vera e profonda”. Riccardo Nencini, presidente del Comitato Istituzionale, svela anche che si sta lavorando per modificare di un chilometro il tracciato per far passare i corridori per Piazza Duomo, con tanto di tratto in pavè, prima del rettilineo d’arrivo tra lo stadio Franchi, il Palamandela e lo stadio Padovani del rugby. Entusiasta Renato Di Rocco, presidente della Federazione ciclistica italiana e del Comitato organizzatore.“La presentazione del logo – ha sottolineato – rappresenta un altro passo importante verso i Mondiali di Firenze 2013. Si tratta di un logo innovativo e artistico che richiama molto il territorio che ospiterà i Campionati del mondo. La Toscana è da sempre culla di bellezze straordinarie del nostro patrimonio storico, culturale e artistico. Un’occasione in più per portare il Made in Italy nel mondo”.