Pubblicità | ARCHIVIO | FRASI IMPORTANTI | PICCOLO VOCABOLARIO
 







MARKETPRESS
  Notiziario
  Archivio
  Archivio Storico
  Visite a Marketpress
  Frasi importanti
  Piccolo vocabolario
  Programmi sul web




 


GIOVEDI

PAGINA 1 PAGINA 2 PAGINA 3 PAGINA 4 PAGINA 5 MODA E TENDENZE ALIMENTAZIONE
Notiziario Marketpress di Giovedì 05 Giugno 2008
RINNOVO DELLA DELEGAZIONE ITALIANA AL PARLAMENTO EUROPEO  
 
 Strasburgo, 5 giugno 2008 – Ieri all´apertura della seduta il Presidente ha ufficializzato la nomina dei subentranti di altri due eurodeputati italiani che, eletti lo scorso aprile alla Camera, hanno rinunciato al seggio europeo. Queste cariche sono infatti incompatibili con il mandato di deputato europeo. Elisabetta Gardini e Giovani Robusti sostituiscono, rispettivamente, Renato Brunetta e Umberto Bossi. Sui 19 eurodeputati italiani che si sono candidati alle elezioni politiche e amministrative del 13 e 14 aprile scorsi, ben 13 sono stati eletti alla Camera o al Senato, oppure hanno ottenuto un mandato a livello locale (comunale, provinciale o regionale). Il Presidente Pöttering, all´apertura della seduta, ha annunciato i nomi di altri due sostituti degli eurodeputati che hanno rassegnato le dimissioni per tornare in Patria: Elisabetta Gardini subentra a Renato Brunetta (Ppe/de, It) e Giovanni Robusti sostituisce Umberto Bossi (Uen, It). Questa decisione ha effetto a partire dal 30 maggio 2008. Nel corso delle precedenti sessioni erano stati annunciati i seguenti avvicendamenti: Roberto Fiore al posto di Alessandra Mussolini (Ni, It), eletta alla Camera, Catiuscia Marini al posto di Lapo Pistelli (Alde/adle, It), eletto alla Camera, Giuseppe Bova al posto di Alfonso Andria (Alde/adle, It), eletto al Senato, Fabio Ciani al posto di Luciana Sbarbati (Alde/adle, It), eletta al Senato, Iva Zanicchi al posto di Mario Mantovani (Ppe/de, It), eletto al Senato, Sebastiano Sanzarello al posto di Raffaele Lombardo (Ppe/de, It), eletto Presidente della Regione Sicilia. Cristiana Muscardini (Uen, It), eletta alla Camera, ha rinunciato al seggio nazionale per portare a termine il suo mandato europeo fino alla naturale scadenza della legislatura (giugno 2009). Ancora nessuna comunicazione ufficiale è giunta in merito ai sostituti dei seguenti eurodeputati eletti lo scorso aprile: Adriana Poli Bortone (Uen, It), eletta al Senato; Francesco Musotto (Ppe/de, It), eletto all´Assemblea regionale siciliana; Nicola Zingaretti (Pse, It), eletto Presidente della Provincia di Roma; Gian Paolo Gobbo (Uen, It), eletto sindaco del Comune di Treviso; Le incompatibilità “europee”. La carica di membro del Parlamento europeo è incompatibile con molte altre funzioni a livello comunitario: membro della Commissione europea; giudice, avvocato generale o cancelliere della Corte di giustizia o del Tribunale di primo grado; membro del comitato esecutivo della Banca centrale europea; membro della Corte dei conti; Mediatore europeo; membro del Comitato economico e sociale; membro del Comitato delle Regioni; membro dei comitati od organismi istituiti in virtù o in applicazione dei trattati Ue; membro del consiglio d´amministrazione, del comitato direttivo ovvero impiegato della Banca europea per gli investimenti; funzionario o agente, in attività di servizio, delle istituzioni delle Comunità europee o degli organismi specializzati che vi si ricollegano o della Banca centrale europea. Le incompatibilità “nazionali” A livello nazionale, il mandato europeo è incompatibile con l´ufficio di deputato e di senatore, con la carica di componente del governo di uno Stato membro e con l´incarico di Presidente di Regione o assessore regionale. Una legge del 2004 ha introdotto le ulteriori incompatibilità con le cariche di consigliere regionale, presidente di provincia e sindaco di comune con popolazione superiore a 15. 000 abitanti. Riguardo al mandato di sindaco e di presidente di provincia, tuttavia, la legge italiana prevede una norma transitoria che consente agli eletti al Parlamento europeo nel 2004 di continuare a ricoprire le loro cariche nei rispettivi enti locali fino alla conclusione del mandato nazionale. Gli eurodeputati che hanno già optato per un mandato nazionale Dall´inizio della legislatura, nel luglio 2004, sono stati 18 gli eurodeputati che hanno rinunciato al mandato europeo per assumere un incarico a livello nazionale o locale (un seggio, per la verità, è tuttora oggetto di una disputa): Ottaviano Del Turco - Pse, 01. 05. 2005; Antonio De Poli - Ppe, 15. 05. 2005; Mercedes Bresso - Pse, 24. 05. 2005; Michele Santoro - Pse, 13. 11. 2005; Pier Luigi Bersani - Pse, 27. 04. 2006; Fausto Bertinotti - Gue/ngl, 27. 04. 2006; Emma Bonino - Alde , 27. 04. 2006; Lorenzo Cesa - Ppe , 27. 04. 2006; Paolo Cirino Pomicino - Ppe, 27. 04. 2006; Massimo D´alema - Pse, 27. 04. 2006; Armando Dionisi - Ppe, 27. 04. 2006; Antonio Di Pietro - Alde, 27. 04. 2006; Enrico Letta - Alde, 27. 04. 2006; Giovanni Procacci - Alde, 27. 04. 2006; Corrado Gabriele - Gue/ngl, 18. 06. 2006; Matteo Salvini - Ni, 07. 11. 2006; Marta Vincenzi - Pse, 29. 06. 2007; Achille Occhetto - Pse (seggio contestato con Beniamino Donnici). .  
   
   
UE: CAMBIAMENTI CLIMATICI: UNA CAMPAGNA DI SENSIBILIZZAZIONE VUOLE DAR VITA A UNA COMUNITÀ VIRTUALE DI GIOVANI «PROMOTORI DEL CAMBIAMENTO»  
 
 Bruxelles, 5 giugno 2008 - La campagna di sensibilizzazione al problema dei cambiamenti climatici, lanciata dalla Commissione europea nel maggio 2006, entra domani nella sua fase finale che si concentrerà su cinque Stati membri: Ungheria, Polonia, Repubblica ceca, Romania e Bulgaria. Varata in occasione della Giornata mondiale dell´ambiente, questa terza fase della campagna, intitolata «Tu controlli i cambiamenti climatici», intende stimolare un dialogo proattivo sui cambiamenti climatici nei cinque paesi sopra citati, nei quali ancora non sono state organizzate campagne a livello nazionale. Questa fase della campagna è imperniata sulla pubblicità televisiva e su un concorso destinato ai giovani allo scopo di dar vita ad una comunità virtuale di «promotori del cambiamento», impegnati a modificare le proprie abitudini quotidiane per contribuire alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra. Stavros Dimas, commissario europeo responsabile per l´ambiente, ha dichiarato in proposito: «I giovani hanno tutto l´interesse a contribuire a tenere sotto controllo i cambiamenti climatici poiché, in caso contrario, saranno costretti a subirne le conseguenze - sempre più gravi – nel corso dei decenni a venire. Questa campagna, che riscuote vivo successo, sta riuscendo nell´intento di far sì che i giovani prendano atto della minaccia dei cambiamenti climatici e mostra loro in che modo possano contribuire a combatterli operando scelte ecologiche nella loro vita di ogni giorno». La fase finale della campagna prenderà il via il 5 e l´8 giugno c. A. In occasione di una serie di manifestazioni che si terranno nelle capitali interessate. Citiamo, fra l´altro, una corsa in bicicletta su un percorso di 4 km attorno a Bucarest e l´allestimento di alcuni stands «Promotori del cambiamento» all´Ekofestival 2008 di Praga e al festival sportivo Magic Sport Island organizzato sull´isola Margherita in Ungheria. In tutti i paesi sarà allora possibile scambiare sacchetti di plastica contro sacchetti di cotone riutilizzabili. La campagna, che proseguirà nei cinque paesi fino alla metà del 2009, si articolerà nei seguenti aspetti principali: a partire da questo mese verrà mandata in onda, sui principali canali destinati ai giovani dei cinque paesi, una pubblicità televisiva che insegna come gesti semplici della vita di ogni giorno possano contribuire a contrastare i cambiamenti climatici. Questa pubblicità sarà accessibile anche on-line sul sito web della campagna. E´ inoltre prevista l´affissione di cartelloni pubblicitari, che incitano i giovani a modificare le proprie abitudini, in luoghi all´aperto ben visibili e sui mezzi pubblici di trasporto; il concorso «Fatti promotore del cambiamento» vuole incitare i giovani dei cinque paesi ad impegnarsi ad adottare nuove abitudini e ad intraprendere iniziative destinate a contribuire alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra. Queste iniziative saranno fotografate dagli stessi giovani e pubblicate su internet dove potranno poi essere oggetto di voto. I giovani che assumono impegni ben precisi e quelli che si iscrivono in qualità di sostenitori formeranno, tutti insieme, una comunità virtuale di «promotori del cambiamento»; essi condivideranno le loro idee creative sulla lotta ai cambiamenti climatici e rivaleggeranno per ottenere i migliori risultati. Al termine del concorso, i quattro «promotori del cambiamento» più popolari di ogni paese, insieme ad un sostenitore per paese, saranno ricompensati mediante l´iscrizione, per un anno, a Earthwatch, la più importante organizzazione ambientalista senza scopo di lucro a livello mondiale. I concorrenti di più di diciott´anni prenderanno parte anche ad un campeggio di giovani su temi ambientali nel quale impareranno a conoscere gli strumenti pratici grazie ai quali potranno avere un´influenza decisiva sull´ambiente; i giovani sotto i diciott´anni vinceranno un´attrezzatura fotografica del valore approssimativo di 1 000 Eur. Il concorso si concluderà il 30 novembre 2008; una campagna pubblicitaria su internet, imperniata sui portali per i giovani e sulle piattaforme di discussione (chat), orienterà i cibernauti verso il sito web del concorso «Fatti promotore del cambiamento». Costi La fase finale della campagna costerà 1,5 milioni di Eur, il che farà salire i costi complessivi dell´iniziativa, lanciata due anni fa, a circa 6,2 milioni di Eur. Sito web della campagna: http://ec. Europa. Eu/environment/climat/campaign/ .  
   
   
INCIDENTE CENTRALE SLOVENIA, ATTIVATI CONTROLLI  
 
Milano, 5 giugno 2008 - In seguito all´incidente occorso alla centrale nucleare in Slovenia, Regione Lombardia e Arpa hanno immediatamente attivato le misure opportune. In particolare sono già in corso controlli straordinari con il sistema di rilevamento della radioattività ambientale. .  
   
   
UE: LA GIOVENTÙ FEDERALISTA EUROPEA SCRIVE A BERLUSCONI ED AI PARLAMENTARI: LA POLITICA ITALIANA SI IMPEGNI A COSTRUIRE UN’ITALIA EUROPEA  
 
Napoli, 5 giugno 2008 - “La politica italiana si impegni a costruire un’Italia europea per un’Europa in grado di agire. I giovani non rimarranno a guardare e noi faremo la nostra parte. ” Si conclude così la lettera aperta inviata ieri mattina dalla Gioventù Federalista Europea (Gfe) al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ai ministri del Governo ed ai parlamentari italiani. “La Gioventù Federalista Europea- scrive il movimento giovanile dell’Movimento Federalista Europeo fondato da Altiero Spinelli- ha osservato con attenzione e preoccupazione il dibattito pre-elettorale italiano in cui le tematiche europee sono state completamente assenti. L’attuale situazione internazionale mostra, invece, come la gestione di problematiche quali l’immigrazione, la sicurezza e la crescita economica esclusivamente sul piano nazionale rischi di portare al fallimento delle relative politiche. Il rinnovamento del sistema politico italiano è infatti strettamente legato ad un’azione innovatrice all’interno del quadro europeo: non c’è futuro per l’Italia al di fuori dell’Europa e un´Europa unita e democratica è necessaria per affrontare la sfida della globalizzazione e della connessa necessità di realizzare un nuovo ordine internazionale capace di assicurare sicurezza e stabilità. Tuttavia l’Unione Europea oggi non è in grado di essere interlocutore di Usa, Cina, Russia con la pienezza dei poteri necessari. Occorre per questo riprendere il processo costituzionale europeo: l´Europa ha bisogno di un governo democratico e federale capace di agire. L’ordine mondiale è in crisi, sia sul terreno della sicurezza che su quello della globalizzazione economica. La redistribuzione del potere e della ricchezza a livello mondiale sta generando e genererà scontri e tensioni sempre più forti tra le diverse aree del mondo. Se non emerge una soluzione alternativa all’attuale modello di gestione della globalizzazione, l’unica risposta possibile sarà il ritorno al protezionismo e alle guerre commerciali e monetarie. L’europa, che ha vissuto sulla propria pelle gli orrori dei periodi di autarchia e nazionalismo esasperato avvenuti nel primo dopoguerra, ha una responsabilità enorme nel tentare di indicare una via diversa per gestire i problemi della globalizzazione. L’unione Europea deve avere la forza di promuovere la riforma delle istituzioni sovranazionali, affinché siano dotate dei poteri necessari ad attuare politiche di redistribuzione della ricchezza, gestione del mercato, affermazione dei diritti, salvaguardia dell’ambiente. ” E la lettera dei Giovani Federalisti Europei continua chiedendo al Governo ed al Parlamento che: “1. L´italia, come indicato dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, porti subito a compimento la ratifica del Trattato di Lisbona che racchiude alcune delle riforme necessarie ad imprimere un nuovo slancio alla costruzione europea in occasione delle elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo nel giugno 2009. Le elezioni europee potranno diventare il primo passo verso l´Europa politica se i partiti politici europei sapranno indicare chiaramente ai cittadini le proprie idee sul futuro dell’Europa ed il loro candidato alla presidenza della Commissione Europea che si impegnerà a realizzale. 2. Il Parlamento Italiano approvi, in occasione della ratifica, una mozione che impegni il governo a rilanciare il processo costituente in tutte le sedi istituzionali europee anche tra un´avanguardia di Stati, se l´unanimità non sarà possibile; 3. L’italia sostenga nelle sedi internazionali che il Presidente della Commissione Europea potrà essere nominato solo dopo gli esiti delle elezioni europee del giugno 2009, come previsto dal Trattato di Lisbona:” “I giovani europei- si conclude così la lettera della Gfe- ripongono grandi aspettative in una politica che sia in grado di rispondere ai problemi più vicini alla loro vita quotidiana. Questa politica può essere portata avanti soltanto a livello europeo. E’ dunque responsabilità di tutti gli schieramenti, dare all’Europa, e quindi all’Italia, gli strumenti necessari per non tradire le attese delle nuove generazioni. ” .  
   
   
NOVA GORICA,FORUM REGIONALE ECONOMICO EUROPEO 2008  
 
Lubiana, 5 giugno 2008 - Il tema principale del forum regionale economico europeo - Eref 2008, 5 e 6 giugno a Nova Gorica, in Slovenia - è il ruolo dei partenariati pubblico-privati (Ppp) e dei finanziamenti privati nei campi della ricerca e sviluppo tecnologico (Rst), innovazione e istruzione. Lo rende noto "Informest". Ci si aspetta che il forum incoraggi e dia motivazione ai partecipanti per migliorare la loro competitività basata sulla conoscenza e per contribuire ad accelerare la realizzazione del concetto di Spazio europeo della ricerca (Ser). Il forum riunirà importanti rappresentanti degli enti regionali e provenienti da industria, ricerca, innovazione e istruzione. I partecipanti arriveranno dall´Europa sudorientale. .  
   
   
WORKSHOP EGI, GINEVRA, SVIZZERA  
 
Ginevra, 5 giugno 2008 - Il 30 giugno si terrà a Ginevra (Svizzera) il terzo workshop European Grid Initiative (Egi). L´evento sarà incentrato sul definire la struttura dell´organizzazione Egi. Sarà presentata e discussa una bozza dell´Egi Blueprint. La European Grid Initiative Design Study (Egi_ds) è un tentativo per determinare un´infrastruttura grid sostenibile in Europa. Nata dai bisogni e dalla richiesta della comunità della ricerca, ci si aspetta che permetterà il prossimo salto in avanti nelle infrastrutture di ricerca, sostenendo in questo modo le scoperte scientifiche congiunte all´interno dello Spazio europeo della ricerca (Ser). Pilastri fondamentali dell´Egi sono le Iniziative grid nazionali (Ngi), che regolano le infrastrutture grid dei singoli paesi. Egi collegherà le Ing esistenti e darà sostegno alla creazione e all´avviamento di nuove Ngi. Per ulteriori informazioni, visitare: http://web. Eu-egi. Eu/ .  
   
   
L´ASCESA DELL´INDIA  
 
 Milano, 5 giugno 2008 – Il prossimo 11 giugno, alle ore 18. 00, l´Ispi promuove una Tavola Rotonda dal titolo "L´ascesa dell´India tra geopolitica e globalizzazione", organizzata in occasione della pubblicazione del N. 7 dei Quaderni di Relazioni Internazionali dell´Ispi dedicato a "La centralità della periferia: l´India e i suoi vicini" www. Ispionline. It .  
   
   
MEF: FABBISOGNO SETTORE STATALE, A MAGGIO 2008 A 8 MLD NEI PRIMI CINQUE MESI A 39,3 MLD  
 
Roma, 5 giugno 2008 - Il fabbisogno del settore statale del mese di maggio 2008 è risultato pari, in via provvisoria, a 8. 000 milioni, inferiore di circa 3. 200 milioni rispetto a quello registrato nel mese di maggio del 2007, pari a 11. 197 milioni. Nei primi cinque mesi del 2008 si è registrato complessivamente un fabbisogno di 39. 300 milioni inferiore di circa 5. 600 milioni a quello dell´analogo periodo 2007 pari a 44. 894 milioni. Il miglioramento del fabbisogno del mese di maggio 2008, rispetto a quello dello scorso anno, risulta determinato dall´incremento delle entrate fiscali - seppure contenuto in ragione del rallentamento nella dinamica del gettito dell´Iva - e dallo slittamento al mese di giugno di alcuni pagamenti. Il saldo del mese, peraltro, ha registrato l´erogazione a favore di Alitalia e il pagamento di una quota delle programmate anticipazioni per l´estinzione dei debiti sanitari degli anni pregressi.
Programmate anticipazioni per l´estinzione dei debiti sanitari degli anni pregressi.
Mensile Cumulato Mensile Cumulato Mensile Cumulato Mensile Cumulato
gennaio 1. 292 1. 292 3. 390 3. 390 1. 072 1. 072 -553 -553
febbraio 7. 911 9. 203 5. 951 9. 341 6. 568 7. 640 9. 625 9. 073
marzo 18. 426 27. 629 15. 582 24. 924 16. 607 24. 247 11. 679 20. 752
aprile 13. 426 41. 055 7. 913 32. 837 9. 450 33. 698 10. 500 31. 252
maggio 15. 690 56. 744 14. 582 47. 418 11. 197 44. 894 8. 000 39. 252
giugno -7. 264 49. 480 -14. 384 33. 034 -18. 538 26. 356
luglio -286 49. 194 -4. 906 28. 128 -3. 649 22. 707
agosto 9. 194 58. 387 7. 766 35. 894 1. 960 24. 667
settembre 10. 521 68. 908 8. 091 43. 984 4. 881 29. 548
ottobre 6. 677 75. 585 4. 635 48. 620 8. 423 37. 971
novembre 7. 097 82. 682 7. 287 55. 907 3. 779 41. 749
dicembre -23. 362 59. 320 -21. 458 34. 449 -12. 186 29. 563
. .
 
   
   
AVVIO OPERATIVITÀ PER L´ATTIVITÀ DI STRIPPING DEI BTP€I  
 
Roma, 5 giugno 2008 - Il Ministero dell´Economia e delle Finanze comunica che a far data dal 9 giugno 2008 sarà tecnicamente possibile procedere all´attività in stripping dei Btp€i, i titoli di Stato legati all´inflazione dell´area dell´euro (Hicp-escluso tabacco), così come previsto dal Decreto Ministeriale del 28 dicembre 2007 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale in data 8 gennaio 2008. Il modello a "tre componenti", introdotto per i titoli di Stato italiani indicizzati all´inflazione, rappresenta una innovazione nel panorama internazionale in quanto prevede la separazione, oltre che delle componenti cedolari, anche della componente indicizzata all´inflazione. Gli aspetti operativi e di mercato dello stripping dei Btp€i sono stati presentati agli Specialisti in titoli di Stato in una riunione organizzata lo scorso aprile dal Mef in collaborazione con la società di gestione accentrata Monte Titoli S. P. A. E la Banca d´Italia. Maggiori informazioni sono disponibili presso il sito del Debito Pubblico (http://www. Dt. Tesoro. It/aree-docum/debito-pub/titoli-di-/coupon-str/informazioni-sul-coupon-stripping1. Htm_cvt. Htm) e della Monte Titoli S. P. A. (Collegamento a sito esterno www. Montetitoli. It). .  
   
   
BANCHE: ABI, NASCE UN NUOVO MODELLO DI RATING PER I “PAESI EMERGENTI” PRESENTATO A ROMA “ABI COUNTRY RISK KOMPASS”, IL NUOVO SISTEMA DI EARLY WARNING PER ANTICIPARE CRISI BANCARIE E DI LIQUIDITÀ E CLASSIFICARE I MERCATI IN BASE AL LORO RISCHIO DI DEFAULT FINANZIARIO. ZADRA: “EVIDENZIANDO GLI ELEMENTI DI DEBOLEZZA PRESENTI E FUTURI DEI SINGOLI PAESI AIUTA BANCHE ED IMPRESE ITALIANE AD ORIENTARSI SUL MERCATO INTERNAZIONALE”.  
 
 Roma, 5 giugno 2008 - Anticipare le crisi bancarie e di liquidità e classificare i “paesi emergenti” in base al loro rischio di default grazie all’analisi di oltre cento variabili: dal quadro macroeconomico interno e internazionale al debito pubblico ed estero, dalla composizione del debito ai principali aspetti monetari e fiscali, dai tassi di interesse e di cambio alla performance e solidità del settore bancario, dalla governance alla stabilità istituzionale. Si chiama “Abi Country Risk Kompass” ed è il nuovo sistema di early warning, messo a punto dall’Abi e dall’Università di Bologna. Il modello di rating – primo nel suo genere a livello internazionale – è stato presentato in occasione del Forum sul rischio paese che si è svolto oggi a Roma presso la sede dell’Abi. “Le economie emergenti – ha detto il Direttore generale dell’Abi, Giuseppe Zadra - rappresentano sempre di più la forza trainante del commercio mondiale e degli investimenti diretti esteri, oltre che un mercato in continuo sviluppo con interessanti opportunità per le banche e le imprese. Il rovescio della medaglia della crescita, tuttavia, per alcuni di questi paesi è la potenziale instabilità e la vulnerabilità dei sistemi finanziari. Lo strumento messo a punto dall’Abi, evidenziando gli elementi di debolezza presenti e futuri e classificando i mercati emergenti in base al loro rischio di crisi - ha aggiunto Zadra – aiuta le banche e le imprese italiane e, più in generale, il nostro Sistema Paese ad orientarsi sul mercato internazionale”. Ecco, in sintesi, come funziona il nuovo modello di previsione di crisi. “Abi Country Risk Kompass” Il sistema di early warning, messo a punto dall’Abi e dall’Università di Bologna è un modello statistico di previsione della probabilità di crisi che prende in considerazione 134 variabili applicate su un campione di oltre 50 “paesi emergenti”, osservati a partire dal 1993. Il modello, originariamente sviluppato ed applicato nell’ambito della medicina e della genetica, si fonda su una serie di algoritmi matematici ed identifica le caratteristiche economiche, politiche ed istituzionali che rendono un paese vulnerabile ad una crisi bancaria o di liquidità. Il sistema paragona la capacità di ciascun indicatore di determinare una crisi futura e ne individua una “soglia critica”, oltre la quale la probabilità di crisi aumenta in misura considerevole. Inoltre, ogni anno per ciascun paese del campione, Abi Country Risk Kompass genera una probabilità di crisi che può essere utilizzato come rating ed indice di vulnerabilità e consente di classificare i “mercati emergenti” in base al loro rischio di default. Il Forum sul rischio paese Il nuovo modello di rating è stato presentato oggi durante i lavori del Forum sul rischio paese. Si tratta del primo incontro dell’Osservatorio sull’evoluzione delle economie dei “paesi emergenti” creato dall’Abi ed aperto a banche, imprese, istituzioni ed esponenti del mondo economico ed accademico. Il Forum si riunirà due volte l’anno per discutere le potenziali crisi ed i fattori di vulnerabilità delle economie emergenti, avvalendosi anche delle previsioni formulate in base al sistema di early warning dell’Abi. Saranno inoltre realizzati workshop periodici sui singoli paesi per approfondire l’evoluzione degli elementi di criticità in aree geografiche d’interesse prioritario per il mercato italiano. All’appuntamento inaugurale del Forum sul rischio paese hanno preso parte, tra gli altri, il Direttore generale dell’Abi, Giuseppe Zadra, il prof. Paolo Pagina 1 di 2 Manasse, dell’Università di Bologna, ed il prof. Nouriel Roubini, della Stern School of Business della New York University. L’internazionalizzazione italiana verso i “paesi emergenti” I mercati emergenti sono ormai stabilmente al centro delle strategie di internazionalizzazione delle aziende italiane. Basti pensare che tra il 2000 ed il 2007 le esportazioni italiane sono cresciute del 38%, in particolare verso il Medio Oriente (+95%), l’Africa (+61%), l’Asia orientale (+29%) e l’America Latina (+17%), mentre è cresciuta di apri passo anche l’esposizione verso l’Africa e il Medio Oriente (da 2,5 a 5,8 miliardi di dollari), l’Asia e il Pacifico (da 2,5 a 9,4 miliardi di dollari) ed i Paesi dell’Europa centro-orientale (da 27,7 a 184 miliardi di dollari). Anche le banche guardano con sempre maggiore attenzione ai “paesi emergenti” ed il loro mercato di riferimento si va estendendo sempre più verso paesi come l’Egitto, la Cina, la Russia e l’Asia Centrale. Solo negli ultimi tre anni il settore ha già messo a disposizione per sostenere esportazioni ed investimenti in questi mercati circa 8 miliardi di euro per i paesi del mediterraneo, oltre 5,2 miliardi per la Cina, quasi 2,7 miliardi per l’India e circa 1,9 miliardi per il Brasile. .  
   
   
BANCHE: ABI INCONTRA LE ASSOCIAZIONI DEI CONSUMATORI  
 
Roma, 5 giugno 2008 - Il Presidente dell’Abi, Corrado Faissola, ha incontrato ieri a Palazzo Altieri i rappresentanti di tredici Associazioni dei consumatori. Al centro della riunione la presentazione del progetto di evoluzione del Consorzio Pattichari e l’illustrazione delle iniziative per la clientela retail che Abi sta elaborando nei settori dei conti correnti, del risparmio e del credito. Il progetto, presentato ieri e per il quale si attendono i contributi da parte delle Associazioni dei consumatori, è caratterizzato da: autonomia del Consorzio Pattichiari rispetto ad Abi; composizione “multistakeholder” degli organi del Consorzio, che tenderà ad un assetto aperto in particolare alla rappresentanza delle Associazioni dei consumatori, della società civile e del mondo accademico; una serie di “impegni per la qualità” dei servizi bancari (con particolare riferimento a mobilità, trasparenza, semplicità e sicurezza) tutti obbligatori per le banche che decideranno di aderire al Consorzio. . .  
   
   
CREDITO BERGAMASCO GESTIONE AL PRIMO TRIMESTRE 2008: RACCOLTA DIRETTA: 11.221,6 MILIONI (+28,1% RISPETTO AL 31.3.2007)  
 
 Bergamo, 5 giugno 2008 - Nella seduta del 12 maggio il Consiglio di Amministrazione della banca ha verficato la susistenza del requisito di indipendenza degli Amministratori sulla base dei criteri contemplati dal Codice di Autodisciplina delle Società Quotate. Stato Patrimoniale - Al 31. 3. 2008 la raccolta diretta del Credito Bergamasco si è fissata a 11. 221,6 milioni, con il signficativo progresso del 28,1% rispetto agli 8. 762,7 milioni del 31. 3. 2007 (11. 502,6 mlion il dato di fine 2007). La raccolta indiretta della banca – al netto di un deposito amministrato “large corporate” di cui si è già riferito in precedenti relazioni pubbliche ed il cui importo si è ragguagliato, al 31. 3. 2008, a 1. 367,4 milioni – si è attestata, a fine marzo, a 8. 622,4 milioni, con una flessione dell’8,5% nei confronti dei 9. 426,3 milioni del 31. 3. 2007 e del 5,4% rispetto ai 9. 111,7 di fine 2007. Tra le componenti della raccolta indiretta, il risparmio gestito, attestandosi a 3. 518,6 milioni, è risultato in flessione – in linea con quanto sperimentato dal sistema bancario nel suo complesso – rispetto sia ai 4. 206,9 di un anno prima sia ai 3. 832,6 di fine 2007. La raccolta indiretta amministrata si è attestata a 5. 103,7 milioni, a fronte dei 5. 219,4 milioni del 31. 3. 2007 e dei 5. 279,1 milioni di fine 2007. Considerando anche il deposito titoli di carattere straordinario sopra citato – il cui controvalore di mercato è scesso dai 2. 309,3 milioni del 31. 3. 2007 e dai 1. 554,2 milioni del 31. 12. 2007 ai 1. 367,4 milioni al 31. 3. 2008 – la raccolta indiretta ha raggiunto i 9. 989,7 milioni, a fronte degli 11. 735,6 milioni di un anno prima e dei 10. 665,9 milioni della fine delo scorso esercizio. La raccolta totale da clientela si è così attestata a 21. 211,3 milioni, rilevando una crescita del 3,5% rispetto ai 20. 498,2 milioni del 31. 3. 2007 (22. 168,5 mlion il dato di fine 2007). Sul fronte dell’ativo di bilancio, il continuo rafforzamento dei legami intesuti con il territorio e l’assistenza fornita alo sviluppo dell’economia locale hanno portato gli impieghi netti verso la clientela a 11. 199 milioni – in equlibrio rispetto agli 11. 221,6 milioni della raccolta diretta – con un incremento del 10% nei confronti dei 10. 181,9 milioni di un anno prima (11. 413,8 milioni l’ammontare degl impieghi al 31. 12. 2007). Tra le diverse forme tecniche, si segnalla – in particolare – l’espansione dei mutui alla clientela che, salendo dai 3. 996,2 milioni del 31. 3. 2007 ai 4. 541 milioni (ivi compresi mutui cartolarizati per 723,5 milioni) del 31. 3. 2008, hanno sperimentato una crescita annua del 13,6% (+6,7% rispetto ai 4. 255,8 milioni di fine 2007). La continua opera di controlo del rischio di credito esercitata dale competenti funzioni della banca ha permesso di mitigare l’impatto della difficile congiuntura economica sulla qualità del portafoglio prestiti della banca. Le soferenze nette si sono, infati, fissate a 82,3 milioni, con un’incidenza sui credti alla clientela pari alo 0,74%, a fronte delo 0,72% di un anno prima (0,69% il dato del 31. 12. 2007). Conto economico Al 31. 3. 2008 il margine di interesse – in virtù della continua espansione della tipica attività d intermediazione credtizia esercitata dalla banca – si è fissato a 88,3 milioni con una crescita dell’8,4% rispetto agli 81,5 milioni del 31. 3. 2007. Gli utili delle partecipazioni valutate al patrimonio netto si sono attestati a 9,7 milioni ed il margine finanziario ha così raggiunto i 98 milioni, con un aumento del 5% rispetto ai 93,4 milioni del 31. 3. 2007 (+6,8% la variazione annua su basi ricorrenti). Gli altri proventi operativi si sono posizionati a 54,9 milioni, a fronte dei 48,6 milioni di un anno prima (+13%). Al’interno di questo aggregato, le commissioni nette da servizi, attestandosi a 32 milioni, sono risultate in flessione del 7% rispetto ai 34,4 milioni di un anno prima. Tale flessione è spiegata dalla contrazione sperimentata dale commissioni nette da servizi di “gestione, intermediazione e consulenza” che – anche a causa delle dificoltà rilevate dal risparmio gestito – hanno chiuso il trimestre a quota 15,6 milioni, a fronte dei 18,5 milioni di un anno prima. Il risultato netto finanziario – comprensivo di 9,5 milioni quale impatto postivo derivante dalla riduzione del valore delle passività finanziarie emese dalla banca e valutate al fair value e di 3,5 milioni di utile da cesione di attività disponibli per la vendita (3 mlion il dato aggregato di un anno prima) – si è atestato a 15 milioni contro i 6,4 milioni del 31. 3. 2007; gli altri proventi di gestione neti si sono, invece, fisati a 7,9 milioni contro i 7,8 milioni del 31. 3. 2007. I proventi operativi hanno così raggiunto i 152,9 milioni con un aumento pari al 7,7% nei confronti dei 142 milioni di un anno prima. I proventi operativi, al netto delle componenti non ricorrenti, si sono, invece, posizionati a 139,9 milioni (+ 1,8% sul’omogeneo dato di un anno prima). L’insieme degli oneri operativi si è atestato, al 31. 3. 2008, a 66,8 milioni a fronte dei 62,2 milioni del 31. 3. 2007 (+7,4%) ed il risultato della gestione operativa si è fissato a 86,1 milioni con un’espansione dell’8% rispetto ai 79,7 milioni del 31. 3. 2007; depurato dale componenti non ricorrenti, esso ha raggiunto i 73,5 milioni (75,2 milioni un anno prima). Il cost/income, posizionandosi al 43,7%, si è confermato sui ragguardevoli liveli di un anno prima (43,8%). Su basi ricorrenti l’indice si è fissato al 47,5%. Le retfiche nette di valore per il deterioramento dei credti si sono ragguagliate a 4,4 milioni, in diminuzione rispetto ai 6 milioni di un anno prima, mentre gli accantonamenti neti per rischi ed oneri si sono attestati a 2,6 milioni (0,6 milioni al 31. 3. 2007). Il risultato lordo dell’operatività corrente si è così fissato a 79,9 milioni, a fronte dei 73,3 milioni del 31. 3. 2007 (+9%). Non considerando le poste non ricorrenti, il risultato lordo dell’operatività corrente si fissa a 66,5 milioni (68,6 milioni a fine marzo 2007). Le imposte sul reddito sono risultate pari a 22,8 milioni a fronte dei 24,8 milioni del 31. 3. 2007 e l’utile netto si è atestato, al 31. 3. 2008, a 57,1 milioni, a fronte dei 48,5 milioni di un anno prima (+ 17,7%); al netto delle componenti non ricorrenti, il risultato netto di periodo si è invece fissato a 47,2 milioni, con un incremento del 7,4% nei confronti dei 43,9 milioni del 31. 3. 2007. Verifica del requisito di indipendenza in capo agli Amministratori della Banca Il Consiglio di Amministrazione del Credito Bergamasco ha, inoltre, verficato in data odierna la susistenza del requisito d indipendenza degli Amministratori sulla base dei criteri contemplati dal Codice di Autodisciplina delle Società Quotate. Dal’approfondita valutazione efetuata, i requisti di indipendenza sono stati riconosciuti in capo al Presidente Cesare Zonca nonché ai consiglieri Italo Calegari, Renzo Capra, Emanuele Carluccio, Annamaria Colombeli, Guido Crippa, Maria Luisa Di Batista, Giacomo Gnuti, Giuseppe Grossi, Antonio Percasi, Mario Rati. Alla luce delle delleghe atribuite dal Consiglio, agli Amministratori Fabio Innocenzi (Vice Presidente Vicario) e Maurizio Di Maio (Amministratore Dellegato) è stato riconosciuto lo “status” di amministratori esecutivi. . .  
   
   
IL CREDITO VALTELLINESE FIRMA L’AGGIORNAMENTO DEL PROGRAMMA DI EURO MEDIUM TERM NOTE PER 3 MILIARDI DI EURO CON NATIXIS IN QUALITÀ DI ARRANGER  
 
 Londra, 5 giugno 2008 – in data 30 maggio il Credito Valtellinese ha firmato a Londra l´aggiornamento del programma di Euro Medium Term Note, ampliando il plafond da 2 a 3 miliardi di euro, mirato all´emissione di obbligazioni, sia sotto forma pubblica che privata, inclusi i debiti subordinati. Il programma, con Arranger Natixis, darà accesso al mercato internazionale dei capitali a due emittenti facenti parte del gruppo bancario: il Credito Valtellinese e Bancaperta. I Dealer, oltre all´Arranger e alla stessa Bancaperta (società del Gruppo specializzata nella finanza e nell´internet banking), sono i seguenti: Banca Imi, Bnp Paribas, Barclays Capital, Calyon, Deutsche Bank, Dexia Capital Markets, Hsbc, The Royal Bank of Scotland e Unicredit (Hvb). .  
   
   
UBI BANCA RISULTATI AL 31 MARZO 2008: UTILE NETTO IN CRESCITA DEL 13,4% A 219,3 MILIONI DI EURO  
 
 Bergamo, 4 giugno 2008 – Il Consiglio di Gestione di Unione di Banche Italiane Scpa (Ubi Banca) ha approvato il 13 maggio i risultati consolidati del Gruppo Ubi Banca al 31 marzo 2008. Il primo trimestre dell’esercizio 2008 è stato caratterizzato per il Gruppo Ubi Banca dalla favorevole evoluzione dell’attività di intermediazione creditizia, con volumi di impiego in sostenuta crescita ed un più che proporzionale incremento del margine d’interesse; la qualità del credito, a livelli di eccellenza, ha inoltre consentito di contenere le rettifiche a conto economico, che risultano inferiori a quelle dell’analogo periodo del 2007. Per contro, le turbolenze verificatesi sui mercati finanziari hanno influenzato negativamente la performance della raccolta indiretta e l’evoluzione direttamente correlata delle commissioni nette, peraltro più che compensata dalla crescita del margine d’interesse. Risulta negativo in relazione al mark to market di titoli in portafoglio il risultato da negoziazione e copertura del periodo, anch’esso in gran parte compensato dall’evoluzione del margine d’interesse. Grazie al conseguimento delle prime sinergie derivanti dall’integrazione, gli oneri operativi hanno confermato la sostanziale stabilità rispetto al primo trimestre 2007, con spese del personale e altre spese amministrative in leggera flessione, mentre gli ammortamenti risultano in crescita per effetto dei previsti maggiori investimenti nel sistema informatico di gruppo. Per quanto riguarda le poste non ricorrenti, il risultato del periodo ha beneficiato della plusvalenza derivante dalla partecipazione di Prudential in Ubi Pramerica, mentre sono stati sostenuti oneri di integrazione per 14,4 milioni di euro. Il primo trimestre del 2008 si è chiuso per il Gruppo Ubi Banca con un utile di 219,3 milioni di euro, in crescita del 13,4% rispetto ai 193,3 milioni conseguiti nel primo trimestre 2007. Prosegue con anticipo rispetto alle previsioni di Piano Industriale il processo di integrazione del Gruppo, che risulta completato per il 49% circa al 31 marzo 2008. Si rammenta che nei primi mesi dell’anno si è tra l’altro dato luogo alla migrazione delle prime due banche dell’ex Gruppo Bpu Banca, Banca Popolare Commercio e Industria e Banca Popolare di Ancona, conclusesi con successo e pienamente in linea con le previsioni. L’avanzamento del Processo di integrazione ha consentito il conseguimento delle prime sinergie. Nel periodo gennaio-marzo 2008, le sinergie registrate, pari complessivamente a 29,3 milioni di euro risultano del 46% superiori alle previsioni di Piano Industriale (20 milioni di euro per il periodo) per effetto di anticipi di sinergie sul personale in virtù di minori consistenze medie per circa 300 risorse rispetto alle previsioni di Piano Industriale, e al posticipo di alcune spese amministrative. Ci si attende il riallinearsi del complesso delle sinergie all’obiettivo dell’anno. Nel dettaglio, le sinergie di costo ammontano a 25,4 milioni di euro (9,4 milioni relative al costo del personale e 16 milioni di altre spese amministrative) rispetto ai 15,4 milioni di euro attesi, mentre le sinergie di ricavo ammontano a 3,9 milioni di euro in leggero ritardo rispetto ai 4,6 milioni di euro attesi. Il margine netto d’interesse, che include l’effetto dell’allocazione delle differenze di fusione, ha confermato una evoluzione favorevole, segnando un incremento del 13,3% a 732 milioni di euro rispetto ai circa 646 milioni di euro conseguiti nel 2007 (+86 milioni di euro). Tale risultato è da ricondursi principalmente all’evoluzione dei volumi intermediati, e al miglioramento dello spread (+5 punti base) da attribuirsi alla migliorata composizione del portafoglio degli impieghi conseguente l’attività di razionalizzazione delle esposizioni a redditività marginale (c. D. Operazioni di hot money – impieghi finanziari a breve termine) e di rifocalizzazione sugli impieghi “core” svolta dal Gruppo in corso d’anno. I dividendi percepiti su partecipazioni, pari a 1,6 milioni di euro rispetto ai 5,3 milioni di euro del marzo 2007, risentono anche del ritardo nell’incasso di dividendi su partecipazioni di Merchant banking in Centrobanca. Tali dividendi sono stati poi percepiti nel mese di aprile. Le commissioni nette, calcolate escludendo le commissioni di performance (2,2 milioni di euro nel 2007), sono risultate pari a 315,5 milioni, in contrazione rispetto ai 328,1 milioni del periodo di raffronto essenzialmente per effetto della contrazione delle commissioni percepite sulla raccolta gestita. Il risultato netto dell’attività di negoziazione, di copertura, di cessione/riacquisto e delle attività/passività valutate al fair value si è attestato a -27,1 milioni di euro, principalmente in relazione alle perdite evidenziate dalla valutazione al mark to market dei titoli in portafoglio. Il risultato della gestione assicurativa, a 13,9 milioni di euro, appare sostanzialmente in linea con i 15 milioni di euro del 2007. Risultano invece in contrazione gli altri proventi di gestione a circa 30 milioni di euro (38,3 nel 2007) per effetto di una diversa modalità operativa nella gestione dei contratti assicurativi per Cpi collegate ai mutui e prestiti, che comporta minori proventi di gestione a fronte di minori spese amministrative (circa 5 milioni di euro). A seguito degli andamenti sopra descritti, i proventi operativi, incluso l’effetto dell’allocazione della differenza di fusione, hanno totalizzato 1. 071,5 milioni di euro, in flessione dell’1,8% rispetto ai 1. 091 milioni di euro conseguiti nel primo trimestre 2007. Escludendo il “risultato netto dell’attività di negoziazione, di copertura, di cessione/riacquisto e delle attività/passività valutate al fair value”, i proventi operativi risulterebbero in crescita del 5,5% rispetto al 2007. Il periodo ha evidenziato una evoluzione favorevole degli oneri operativi, che hanno totalizzato 637 milioni di euro rispetto ai 636,4 milioni di euro del primo trimestre 2007 (sempre includendo l’effetto negativo della allocazione della differenza di fusione). Nel dettaglio, le spese per il personale hanno segnato una contrazione dello 0,8% circa a 395,1 milioni dai 398,3 del 2007, per effetto delle sinergie conseguite (9,4 milioni di euro) in relazione alle uscite di personale in base al Piano Industriale e dei minori costi conseguenti le vendite di sportelli (4,8 milioni di euro) che hanno consentito di compensare l’evoluzione delle retribuzioni (13,5 milioni di euro) anche correlate al rinnovo del contratto nazionale del lavoro e del contratto integrativo aziendale. Le altre spese amministrative, pari a 175,2 milioni di euro, mostrano una riduzione più marcata, pari al 2,9%, rispetto ai 180,4 milioni di euro del 2007 e beneficiano anch’esse delle prime sinergie (16 milioni di euro) derivanti dalla fusione, che ne hanno compensato la crescita inerziale. Le rettifiche di valore nette su attività materiali e immateriali, che includono l’effetto peggiorativo della allocazione della differenza di fusione, sono risultate pari a 66,7 milioni di euro, in crescita del 15,5% circa a seguito di maggiori investimenti nel sistema It di gruppo. Tale incremento era peraltro già atteso nel budget per l’anno in corso. Escludendo l’effetto della allocazione della differenza di fusione, il cost/income si è attestato al 56,7%, rispetto al 55,8% del 2007. Nel 2008, il risultato negativo delle attività di negoziazione e di copertura pesa per 1,3 punti percentuali. Per effetto degli andamenti sopra descritti, il risultato della gestione operativa ammonta a 434,5 milioni di euro rispetto ai 454,6 milioni di euro del primo trimestre 2007 (-4,4%). Escludendo il “risultato netto dell’attività di negoziazione, di copertura, di cessione/riacquisto e delle attività/passività valutate al fair value”, il risultato della gestione operativa sarebbe in crescita del 14%. Le rettifiche di valore nette per deterioramento crediti per il primo trimestre 2008 risultano ancora in contrazione rispetto all’analogo periodo del 2007 e pari a 60,2 milioni di euro. L’incidenza delle rettifiche nette sul portafoglio prestiti netti alla clientela si è così attestata allo 0,26% annualizzato, inferiore allo 0,29% annualizzato del marzo 2007 e alle previsioni di Piano Industriale. Si informa che si è proceduto, alla voce rettifiche di valore nette per deterioramento di attività/passività ad effettuare una ulteriore svalutazione di 3,4 milioni di euro sulla partecipazione del 2% in Hopa, che è adesso in carico a titolo prudenziale a 0,21 euro per azione per un totale di 5,8 milioni di euro. Gli utili della cessione di investimenti e partecipazioni – 57,4 milioni di euro – si riferiscono per la pressoché totalità alla plusvalenza realizzata a livello di Gruppo sulla cessione al partner americano di una quota partecipativa nella Sgr Pramerica tale da ricondurre l’interessenza al pattuito 35%, dopo la diluizione seguita alle operazioni societarie finalizzate alla razionalizzazione del comparto gestito. L’utile dell’operatività corrente al lordo delle imposte ha così superato i 423 milioni, con un progresso dell’11,4% rispetto al primo trimestre 2007. Escludendo il “risultato netto dell’attività di negoziazione, di copertura, di cessione/riacquisto e delle attività/passività valutate al fair value” l’utile normalizzato dell’operatività corrente al lordo delle imposte crescerebbe del 20%. Il periodo sconta un carico fiscale previsto in 162,3 milioni di euro (168,8 milioni di euro a fine marzo 2007) ed oneri di integrazione netti per 14,4 milioni di euro. Infine, l’utile del periodo di pertinenza di terzi è risultato pari a 27,2 milioni di euro, in crescita di circa 9,7 milioni di euro rispetto al marzo 2007. Gli aggregati patrimoniali - Al 31 marzo 2008, i crediti verso clientela del Gruppo hanno totalizzato 92,9 miliardi di euro, con un aumento a perimetro omogeneo del 9,6%, rispetto a 84,8 miliardi di euro in essere a marzo 2007 (+8,3% in termini contabili). Nel 2008 è stata attuata l’annunciata politica di contenimento degli impieghi al settore delle large corporate, con una riduzione dell’esposizione – in gran parte operazioni di denaro caldo - di circa 2 miliardi rispetto al 2007, da destinare a progressivo incremento degli impieghi verso le piccole e medie imprese che rappresentano l’attività “core” del gruppo. A perimetro omogeneo e al netto della componente large corporate, i crediti alla clientela crescono del 14% circa, in misura superiore alle previsioni di Piano Industriale. Per quanto riguarda la qualità del portafoglio crediti, al 31 marzo 2008 l’incidenza delle sofferenze nette sugli impieghi netti è risultata pari a 0,79% rispetto allo 0,70% del marzo 2007. La raccolta diretta, al netto della raccolta finanziaria di Ubi Assicurazioni Vita, ha fatto registrare a perimetro comparabile una crescita del 2,2% anno su anno a circa 88 miliardi di euro dagli 86,2 miliardi di euro registrati al 31 marzo 2007 (+1,5% in termini contabili). Si rammenta che la sospensione delle emissioni istituzionali sui mercati internazionali, decisa a luglio 2007, ha comportato la contrazione della raccolta istituzionale da 14 a 13,1 miliardi di euro. Le emissioni riprenderanno, con una differenziazione delle forme di raccolta volta a contenere i costi di provvista, a partire dalla fine del secondo trimestre 2008. Al 31 marzo 2008, il Gruppo ha riportato, nonostante la forte crescita degli impieghi e la sospensione delle emissioni internazionali, una posizione netta interbancaria debitrice pari a 5,4 miliardi di euro, in linea con il dato al 31 marzo 2007. La raccolta indiretta totale da clientela privata, si è contratta, a perimetro omogeneo, dell’8,7% a 86,7 miliardi di euro dai 94,9 miliardi di euro del 2007 (-9,6% in termini contabili). Rimane costante il contributo della raccolta assicurativa a 12,5 miliardi di euro (-1,6% in termini contabili), mentre sia la raccolta gestita in senso stretto che la raccolta amministrata hanno risentito delle difficoltà registrate nei mercati finanziari a partire dalla seconda metà del 2007 e tutt’ora in corso, segnando una riduzione rispettivamente del 15% a 36,3 miliardi di euro (-16% in termini contabili) e del 4,7% a 37,9 miliardi di euro (-5,3% in termini contabili). Il patrimonio netto del Gruppo, escluso l’utile di periodo, ammonta a 11. 642 milioni di euro al 31 marzo 2008 (11. 451 milioni di euro al 31 marzo 2007). I coefficienti patrimoniali - Stante la proroga al 25 maggio p. V. Concessa da Banca d’Italia sull’invio della segnalazione individuale del 31 marzo 2008 secondo i criteri di Basilea 2 standard, non sono allo stato attuale disponibili le stime sui ratio patrimoniali a tale data. Ciononostante, in base alle proiezioni di budget si prevede di rispettare pienamente gli obiettivi di Piano Industriale per l’anno 2008. Al 31 marzo 2008, il Gruppo dispone di una forza lavoro di 21. 176 persone (-306 rispetto al 31 marzo 2007). L’articolazione territoriale alla data del presente comunicato consta di 1. 923 sportelli in Italia e otto all’estero. Prevedibile evoluzione della gestione - La prevedibile evoluzione della gestione conferma le tendenze indicate a fine anno in uno scenario di tassi stabili e di rallentamento dell’economia. Il target di utile netto – che tiene conto anche del più favorevole tax rate conseguente alla nuova normativa fiscale – è pienamente coerente con l’obiettivo definito, da conseguirsi attraverso una diversa composizione dei ricavi, coerente con l’evoluzione del mercato, più centrata sul margine di interesse e con una minore performance delle commissioni nette ed un minor risultato delle attività di negoziazione e copertura. L’evoluzione degli oneri operativi per l’anno in corso è prevista in contenuta crescita rispetto al dato 2007 considerato al netto dell’effetto positivo non ricorrente conseguente alla riforma della previdenza complementare. Sulla base delle informazioni ad oggi disponibili, il costo del credito per il 2008 dovrebbe risultare inferiore ai 35 punti base indicati nel Piano Industriale. Infine, l’esercizio si prevede sosterrà costi di integrazione pari a circa 90 milioni di euro e beneficerà, in base alle attuali proiezioni, di minori proventi straordinari rispetto al 2007. .  
   
   
BANCA ITALEASE: CARLO AUDINO NUOVO RESPONSABILE DIREZIONE CREDITI  
 
Milano, 5 giugno 2008 – Banca Italease comunica che Annunzio Bacis, Responsabile della Direzione Crediti, ha rassegnato le dimissioni per raggiunti limiti di età. Bacis era entrato in Banca Italease la scorsa estate nell’ambito del rinnovamento del team manageriale di primo livello. Il dott Bacis all’interno del Gruppo manterrà le cariche di Consigliere di Amministrazione di Factorit, Mercantile Leasing e Italease Gestione Beni. Dal 1° giugno 2008 la carica di Responsabile della Direzione Crediti verrà assunta da Carlo Audino. Audino ha iniziato la sua carriera professionale al Credito Italiano. Successivamente è entrato nella Banca Popolare di Ancona (Gruppo Ubi Banca) dove ha svolto importanti mansioni dirigenziali, tra cui Responsabile della Direzione Crediti e Direttore Generale della controllata Banca Popolare di Todi. Audino è entrato in Banca Italease nel novembre 2007 quale Responsabile del neo costituito servizio “Agenti e Intermediari” contribuendo alla riorganizzazione del relativo network. .  
   
   
BANCA POPOLARE DI SPOLETO S.P.A RISULTATI PRIMO TRIMESTRE 2008: UTILE NETTO A 2,14 MILIONI DI EURO  
 
 Spoleto, 5 giugno 2008 - Il Consiglio di Amministrazione della Banca Popolare di Spoleto S. P. A. , presieduto dal Signor Giovannino Antonini, ha approvato nella seduta del 12 maggio la relazione sull’andamento della gestione al 31 marzo 2008, redatta in conformità dei principi contabili internazionali Ias/ifrs e illustrati dal Direttore Generale, Dott. Alfredo Pallini. Aggregati patrimoniali Al 31 marzo 2008 la Banca Popolare di Spoleto S. P. A. Registra crescite di rilievo su tutti gli aggregati patrimoniali. In particolare la raccolta diretta raggiunge 2. 223 milioni di euro e presenta una dinamica di crescita del 18,7% sul 31/03/07. La raccolta indiretta si attesta a 1. 598 milioni di euro; al suo interno il risparmio gestito registra una flessione del 6,4% sul 31/03/2007 cui contribuisce principalmente il comparto “gestioni patrimoniali” con una flessione del 14,1%, i “fondi comuni di investimento” con una flessione del 1,7%, e il comparto “bancassicurazione” con una flessione del 6,4%. I crediti verso clientela raggiungono 1. 933,9 milioni di euro e presentano una crescita del 12,90% rispetto al 31 marzo 2007. Con riferimento ai presidi di copertura del rischio di credito, l’incidenza dei crediti in sofferenza, ad incaglio e scaduti da oltre 180 giorni (al netto dei dubbi esiti) sul totale dei crediti netti si attesta al 4,1% (4,3% al 31. 3. 2007). Le sofferenze lorde e nette rappresentano rispettivamente il 3,4% e l’1,3% degli impieghi lordi e netti a clientela. Aggregati reddituali Il Margine di Intermediazione primario si attesta a 26,4 milioni di euro e risulta in crescita del 3,9% rispetto al valore del 31 marzo 2007. Il margine di intermediazione si attesta a 24,12 milioni di euro in flessione del 5,5% sullo stesso periodo del 2007 a motivo delle minusvalenze da valutazione del portafoglio titoli di proprietà per euro 2. 036 mila (€ - 104 mila circa al 31. 3. 2007), pur in presenza di una composizione del portafoglio titoli estremamente prudenziale (58% obbligazioni bancarie e 38% titoli di Stato con bassa duration complessiva). In particolare: il “margine di interesse” si attesta a 18,96 milioni di euro in crescita del 5,6% rispetto al 31 marzo 2007; le “commissioni nette” pari a 7,47 milioni di euro sostanzialmente invariate rispetto al 31 marzo 2007; l’aumento delle minusvalenze da valutazione del portafoglio titoli di proprietà è dovuto prevalentemente al fenomeno dell’allargamento degli spreads delle obbligazioni bancarie valutate al mark to market che risulta tuttavia contenuto con riferimento ai valori di mercato dell’intero portafoglio (inferiore allo 0,7%). Analizzando l’andamento dei costi risulta una dinamica in crescita degli oneri operativi (+ 7,9%). Le spese per il personale pari a 11,53 milioni di euro (+ 9,9%) risentono degli effetti del rinnovo del Ccnl e del contratto integrativo aziendale, nonchè della crescita dell’organico dovuta all’espansione territoriale perseguita dalla Banca. Il numero dei dipendenti è salito da 654 del 31. 3. 2007 a 671 del 31. 3. 2008 (+ 2,5%). Le altre spese amministrative si attestano a 7,8 milioni di euro (+ 3,8%). Le rettifiche di valore nette su attività materiali e immateriali raggiungono 0,53 milioni di euro sostanzialmente invariate rispetto all’esercizio precedente. Il complesso degli oneri operativi si attesta a 17,94 milioni di euro in crescita del 7,9% sul marzo 2007. L’indice cost/income (Oneri Operativi/margine d’Intermediazione) risulta pari al 74,40% rispetto al valore di 65,16% del marzo 2007. Alla formazione dell’Utile Netto di periodo concorrono poi 0,05 milioni di euro di Accantonamenti netti ai fondi rischi e oneri (0,188 milioni al 31 marzo 2007) e 2,7 milioni di euro di Rettifiche di valore per deterioramento di crediti ( 2,6 milioni al 31 marzo 2007). A completare il quadro reddituale concorrono, infine, imposte complessive pari a 1,234 milioni di euro ( 2,886 milioni di euro al 31 marzo 2007). Il “tax rate” si attesta, pertanto, al 36,57% (47,34% nel 2007). L’utile netto ammonta a 2,140 milioni di euro (-33,4%). Il Roe di periodo annualizzato è pari al 5,39%. Al solo fine di ipotizzare un risultato gestionale non influenzato dagli impatti eccezionali delle turbolenze intervenute sui mercati finanziari si sono ricalcolati i principali indicatori sui dati economici rielaborati con il dato di minus nette al 31. 3. 2007. In tale ipotesi: - Margine Intermediazione + 7,6% - Utile Netto + 5% - Cost/income 68,9% - Roe annualizzato 8,5% .  
   
   
TOSCANA FINANZA: PROGETTO DI BILANCIO AL 31.12.2007 E IL RESOCONTO SULLA GESTIONE AL 31 .03.2008 UTILE D’ESERCIZIO CONSOLIDATO A 3,265 MILIONI DI EURO (5,981 MILIONI DI EURO GRUPPO), -13,92% RISPETTO AL 2006  
 
 Firenze, 2008 – Il Consiglio di Amministrazione di Toscana Finanza S. P. A. , società attiva nell’acquisizione e gestione di crediti di difficile esigibilità e quotata sul mercato Expandi, ha approvato il 15 maggio il progetto di bilancio di esercizio al 31. 12. 2007 civilistico e consolidato, oltre al resoconto intermedio sulla gestione al 31. 03. 2008. Progetto Di Bilancio Di Esercizio Al 31 . 12. 2007 Principali dati economici e patrimoniali consolidati
Descrizione 31. 12. 2007 Gruppo1 31. 12. 2007 consolidato2 31. 12. 2006 consolidato Variazione Mil € %
Mil € Mil € % Mil € %
Margine di intermediazione 14,808 9,386 100,00% 9,105 100,00% 0,281 3,09%
Risultato della gestione operativa 8,735 5,232 55,74% 6,251 68,65% -1,019 -16,30%
Utile d´esercizio 5,981 3,265 34,79% 3,793 41,66% -0,528 -13,92%
Pfn (26,076) (11,416)
Portafoglio crediti (nominale) 461,786 327,572 134,214 40,97%
Portafoglio crediti (fair value) 88,189 39,690 48,499 122,19%
Anche se la conclusione dell’operazione di acquisizione di Fast Finance è avvenuta il 29 novembre 2007, la collaborazione tra le due società si è avviata in maniera proficua fin dal luglio 2007. La società ritiene quindi che i dati che meglio rappresentano il reale andamento dell’esercizio siano quelli del bilancio di Gruppo. Nel 2007, il margine di intermediazione consolidato è stato pari a 9,386 milioni di euro (14,808 milioni di euro quello di Gruppo), in crescita rispetto ai 9,105 milioni di euro dell’esercizio 2006. Il risultato della gestione operativa consolidato si è attestato a 5,232 milioni di euro (8,735 milioni di euro Gruppo), da confrontare con i 6,251 milioni di euro dell’esercizio 2006. L’utile d’esercizio consolidato è stato pari a 3,265 milioni di euro (3,793 milioni di euro nel 2006). L’utile di Gruppo nel 2007 è stato di 5,981 milioni di euro. Sulla redditività a livello consolidato, hanno inciso in maniera forte i costi legati allo status di società quotata, a seguito dell‘Ipo concluso nel marzo 2007, e il rafforzamento della struttura anche a seguito dell’acquisizione di Fast Finance Spa. A livello patrimoniale, l’indebitamento finanziario netto nel 2007 è stato pari a 26,076 milioni di euro (11,416 milioni di Euro al 31 dicembre 2006. ), ed è cresciuto per effetto delle acquisizioni sia di portafogli di credito che di Fast Finance Spa. Il portafoglio crediti è cresciuto notevolmente sia in termini nominali che al fair value. In termini nominali, il portafoglio crediti al 31 dicembre 2007 è stato pari a 461,786 milioni di euro, in crescita di circa il 41% rispetto ai 327,572 milioni di euro dell’esercizio 2006. La valutazione al fair value mostra un portafoglio crediti al 31 dicembre 2007 è stato pari a 88,189 milioni di euro, più che raddoppiato rispetto al corrispondente periodo dell’esercizio 2006. Andrea Manganelli, Presidente di Toscana Finanza Spa, ha così commentato i dati del progetto di bilancio: “I dati dell’andamento del portafoglio crediti, unito ai dati economico-patrimoniali del Gruppo, fotografano una azienda in grande vitalità, capace di aumentare la massa di crediti acquisita e gestita, in tutte le aree di business e di mercato in cui opera. ” Andamento Del Primo Trimestre 2008 - La natura dell’attività svolta da Toscana Finanza S. P. A è caratterizzata da fenomeni di stagionalità, che mostrano una maggiore rilevanza del business in alcuni momenti dell’anno. L’attività core della società prevede infatti che controparti quali enti finanziari predispongono la cessione dei propri crediti non performing in determinati periodi e non in modo continuativo durante l’anno. Di conseguenza l’acquisizione dei crediti si concentra soprattutto nel secondo e quarto trimestre dell’anno. Ciò rende l’andamento del primo trimestre scarsamente indicativo sulle tendenze per l’intero esercizio, anche se, nonostante la situazione attuale di mercato, la società prevede di essere in linea con quanto comunicato al mercato il 28 marzo scorso. Nei primi tre mesi dell’anno, il valore nominale dei crediti acquistati è stato pari a 22,184 milioni di euro (di cui 18,532 finanziari). Per effetto di queste nuove acquisizioni, il valore al fair value totale del portafoglio crediti è cresciuto a 94,227 milioni di euro. Con le acquisizioni concluse in questo trimestre, la società ha più che triplicato il portafoglio crediti al fair value dall’inizio del 2006. A livello patrimoniale, l’indebitamento finanziario netto è pari a 30,396 milioni di euro (26,076 milioni di Euro al 31 dicembre 2007), incrementato in virtù dello sviluppo dell’attività di acquisizione crediti. La società ritiene che questi dati siano particolarmente positivi anche in considerazione dell’andamento delle economie mondiali. L’attuale situazione economica infatti è caratterizzata da modelli di consumo che sempre più fanno ricorso al credito. Ciò apre opportunità interessanti per la società, sia nel breve che nel medio periodo: la crescita dei volumi del settore del credito al consumo infatti porterà fisiologicamente ad una crescita delle opportunità di acquisizione di crediti non performing, e consentirà di essere in linea con le attese rispetto all’acquisizione di nuovi crediti a fine esercizio. D’altro canto l’attuale situazione economica globale, che influenza ovviamente anche l’attività della nostra società, potrebbe rendere opportuno effettuare, nel corso dell’esercizio, alcune revisioni del modello per la valutazione al fair value del portafoglio crediti. Anche in questo trimestre si conferma come le scelte strategiche della quotazione in Borsa e dell’acquisizione di Fast Finance Spa, avvenute nel corso del 2007, abbiano posto la società al centro di una grande evoluzione sia da un punto di vista organizzativo interno che di presenza sul mercato, e l’abbiano avvicinata sempre di più agli obiettivi di crescita confermandosi come un’azienda leader nel settore. A questo proposito è giusto evidenziare che gli sforzi della struttura non sono stati unicamente verso l’organizzazione interna, amministrativa e di accrescimento del business, ma anche nel campo della ricerca dove sono allo studio di fattibilità ed in sviluppo prodotti nuovi ed innovativi per il mercato. Piano Di Buy Back Il Cda delibera di sottoporre alla prossima Assemblea dei soci la proposta di autorizzazione all’acquisto e disposizione di azioni proprie, ai sensi del combinato disposto degli articoli 2357 e 2357ter del codice civile e dell´art. 132 del D. Lgs. N. 58/98. Tale richiesta di autorizzazione è motivata dall’opportunità di dotare la Società di un valido strumento di flessibilità strategica ed operativa che permetta di perseguire principalmente le seguenti finalità: intervenire direttamente o tramite intermediari autorizzati per contenere eventuali movimenti anomali delle quotazioni del titolo e per regolarizzare l’andamento delle negoziazioni e dei corsi legati ad un eccesso di volatilità o di scarsa liquidità degli scambi; gli interventi avverranno senza pregiudizio della parità di trattamento degli azionisti; offrire agli azionisti uno strumento aggiuntivo di monetizzazione degli investimenti; utilizzare le azioni proprie come oggetto di investimento per un efficiente impiego della liquidità generata dall’attività caratteristica della Società; disporre di titoli da utilizzare a servizio di eventuali ulteriori interventi di tipo strategico incluse operazioni di finanza straordinaria od altre, di natura ugualmente straordinaria, quali accordi con partners strategici, etc. Costituire la provvista necessaria a dare esecuzione ad eventuali piani di stock option che dovessero essere in futuro approvati, piani che potranno essere varati al fine di rendere sempre più competitiva la capacità di attrarre e mantenere nella società le migliori competenze manageriali. Si precisa che le operazioni di acquisto non sono strumentali alla riduzione del capitale sociale mediante annullamento delle azioni proprie acquistate, né è intenzionalmente finalizzata ad operazioni di delisting della società. Il Consiglio propone che l’autorizzazione preveda l’obbligo per il Consiglio di Amministrazione di effettuare operazioni di acquisto e vendita delle azioni garantendo di non pregiudicare il mantenimento da parte della Società del flottante minimo richiesto per il mercato Expandi. Gli acquisti di azioni proprie saranno effettuati, nel rispetto della normativa anche regolamentare vigente in materia e, in particolare, ai sensi dell’articolo 132 del Tuf e dell’articolo 144 bis, del Regolamento Emittenti. Tra le varie modalità consentite dal Regolamento Emittenti (in particolare mediante offerta pubblica di acquisto o di scambio ovvero sui mercati regolamentati), la società ritiene preferibile l’acquisto sui mercati regolamentati per le finalità indicate, specie ai fini della stabilizzazione del corso del titolo. Non è peraltro escluso l’eventuale ricorso alla procedura di offerta pubblica di acquisto o scambio. L’acquisto di azioni proprie potrà avvenire con modalità diverse da quelle sopra indicate ove consentito dall’articolo 132, comma terzo, del Tuf o da altre disposizioni di volta in volta applicabili al momento dell’operazione. Inoltre, le operazioni di acquisto di azioni potranno essere effettuate anche con le modalità previste dall’art. 3 del Regolamento (Ce) n. 2273/2003, al fine di beneficiare, ove ne sussistano i presupposti della deroga alla disciplina degli abusi di mercato, ai sensi dell’art. 183 del Tuf, relativa all’abuso di informazioni privilegiate ed alla manipolazione del mercato. Per quanto concerne le operazioni di alienazione, il Consiglio propone che l’autorizzazione ne consenta l’esecuzione, in una o più volte, senza limiti temporali, e nei modi ritenuti più opportuni per conseguire la finalità proposta, ivi compresa l’alienazione in borsa, sul mercato dei blocchi, con un collocamento istituzionale, attraverso il collocamento di titoli strutturati di qualsiasi genere e natura ovvero come corrispettivo di acquisizioni di partecipazioni societarie e/o beni e/o attività. Si precisa che la richiesta di autorizzazione concerne la possibilità di compiere ripetute e successive operazioni di acquisto, vendita o disposizione di azioni proprie su base rotativa (inteso come il quantitativo massimo di azioni proprie di volta in volta detenute in portafoglio) anche per frazioni del quantitativo massimo autorizzato. Il Consiglio propone che l’autorizzazione preveda l’obbligo per il Consiglio di Amministrazione di effettuare operazioni di acquisto e vendita delle azioni garantendo di non pregiudicare il mantenimento da parte della Società del flottante minimo richiesto per il mercato Expandi. La proposta di acquisto in oggetto riguarda un numero massimo di azioni proprie di n. 3. 059. 447, ovvero il limite massimo del 10% del capitale sociale, avuto riguardo alle azioni proprie possedute direttamente e a quelle eventualmente possedute da società controllate, in caso di deliberazioni ed esecuzioni di aumenti e riduzioni dello stesso durante il periodo di validità della presente autorizzazione. In ogni caso il numero delle azioni proprie acquistabili non potrà eccedere il quantitativo che trovi capienza, in relazione al prezzo di acquisto, nelle riserve disponibili risultanti dall’ultimo bilancio regolarmente approvato. Il potenziale esborso massimo di acquisto previsto per l’operazione è pari ai limiti degli utili distribuibili e delle riserve disponibili risultanti dall’ultimo bilancio regolarmente approvato. L’autorizzazione all’acquisto delle azioni proprie è richiesta per un periodo di 18 mesi dalla data dell’Assemblea che ne abbia deliberato l’autorizzazione convocata per il 16 giugno 2008 Il corrispettivo unitario per l’acquisto delle azioni non potrà essere né superiore né inferiore del 20% del prezzo di riferimento registrato dal titolo nella seduta di Borsa precedente ogni singola operazione di acquisto, fermo restando che il corrispettivo non potrà essere inferiore al valore nominale delle azioni. Dal punto di vista del corrispettivo per l’alienazione delle azioni proprie acquistate, il Consiglio di Amministrazione avrà il potere discrezionale di determinare, di volta in volta, ogni ulteriore condizione, modalità e termine avuto riguardo alle modalità realizzative impiegate, all’andamento dei prezzi delle azioni nel periodo precedente l’operazione ed al migliore interesse per la Società. Il corrispettivo minimo non potrà essere inferiore del 20% del prezzo di riferimento registrato dal titolo nella seduta di Borsa precedente ogni singola operazione di alienazione. Tale limite minimo di prezzo non troverà applicazione nei casi di cessione mediante permuta, conferimento o altro atto di disposizione nell’ambito di acquisizioni di partecipazioni, attuazione di progetti industriali ed altre operazioni di finanza straordinaria che implichino assegnazione o disposizione di azioni proprie (quali a titolo esemplificativo e non esaustivo fusioni, scissioni ecc). Ai fini della valutazione del rispetto dei limiti di cui all’articolo 2357, terzo comma, si rappresenta che, alla data odierna, la Società e le proprie controllate non detengono azioni proprie in portafoglio. . .
 
   
   
UNIPOL: CONCLUSO IL PROGRAMMA DI ACQUISTO DI AZIONI PROPRIE UNIPOL ORDINARIE A SERVIZIO DEL PIANO DI ASSEGNAZIONE GRATUITA DI AZIONI AGLI EX DIPENDENTI DI AURORA ASSICURAZIONI  
 
Bologna, 5 giugno 2008 - Unipol Gruppo Finanziario ha portato a termine il programma di acquisto di azioni proprie Unipol ordinarie comunicato al mercato lo scorso 8 maggio 2008 ed avviato dietro autorizzazione dell´Assemblea degli Azionisti il 24 aprile 2008. Il programma è stato attuato in data 23 maggio 2008 mediante l´acquisto, realizzato in un´unica operazione, di n. 315. 000 azioni Unipol ordinarie, pari allo 0,021% del capitale sociale ordinario, al prezzo unitario di euro 1,651, per complessivi euro 520. 065. L´operazione, finalizzata all´acquisto delle azioni a servizio del piano di assegnazione gratuita di azioni a favore degli ex dipendenti della società Aurora Assicurazioni S. P. A. (incorporata da Unipol Gruppo Finanziario con effetto dal 1° settembre 2007), è stata effettuata in conformità agli artt. 132 del Testo Unico della Finanza, 144-bis del Regolamento Emittenti e delle restanti disposizioni normative e regolamentari applicabili. Unipol Gruppo Finanziario non dispone attualmente di ulteriori azioni proprie. Si comunica inoltre che, sempre in data 23 maggio 2008, la controllata Aurora Assicurazioni S. P. A. Ha a sua volta completato il programma di acquisto di azioni Unipol ordinarie emesse dalla controllante Unipol Gruppo Finanziario, autorizzato dall´Assemblea dei soci lo scorso 22 aprile 2008, mediante l´acquisto, realizzato in un´unica operazione, di n. 257. 000 azioni Unipol ordinarie, pari allo 0,02% del capitale sociale ordinario dell´emittente, al prezzo unitario di euro 1,651, per complessivi euro 424. 307. Il programma, comunicato al mercato lo scorso 22 maggio 2008, era finalizzato all´acquisizione delle azioni a servizio del piano di assegnazione gratuita a favore dei dipendenti di Aurora Assicurazioni S. P. A. , avente le medesime caratteristiche del piano approvato dalla società controllante. Le azioni della controllante sono state acquistate da Aurora Assicurazioni S. P. A. In conformità alle sopra indicate disposizioni normative e regolamentari. Aurora Assicurazioni S. P. A. Non dispone, alla data odierna, di ulteriori azioni emesse dalla controllante. .  
   
   
SOPAF S.P.A., BILANCIO AL 31 DICEMBRE 2007: UTILE NETTO CONSOLIDATO: 35,8 MILIONI DI EURO (10,1 MILIONI DI EURO NELL’ULTIMO ESERCIZIO SEMESTRALE) AUTORIZZATI DUE NUOVI FONDI MOBILIARI ALTERNATIVI DI SOPAF CAPITAL MANAGEMENT SGR.  
 
 Milano, 5 giugno 2008 – Il Consiglio di Amministrazione di Sopaf S. P. A. , riunitosi in data 13 maggio, ha approvato il bilancio consolidato e il progetto di bilancio di Sopaf S. P. A. Al 31 dicembre 2007, la relazione annuale sulla corporate governance, nonché la relazione trimestrale consolidata al 31 marzo 2008. Risultati consolidati dell’esercizio 2007- Si ricorda che l’esercizio approvato oggi è il primo, dopo la modifica del calendario societario, in cui i dodici mesi dell’anno solare coincidono con l’esercizio sociale: pertanto il confronto con il precedente esercizio, relativo a soli sei mesi di attività, è poco significativo. Le componenti positive di reddito derivanti dall’attività di investimento sono pari a 73,9 milioni di euro e includono 63,7 milioni di euro di utili da dismissioni di attività non correnti e 10,2 milioni di euro di quota dei risultati delle partecipazioni valutate col metodo del patrimonio netto (rispettivamente 8,3 milioni di euro e 10,7 milioni di euro nell’esercizio semestrale chiuso al 31 dicembre 2006). Tali ricavi attengono prevalentemente alle dismissioni delle partecipazioni in Immsi S. P. A. E nel fondo immobiliare Aster, oltre alla plusvalenza per la cessione del 40% di Telma S. R. L. Effettuata dal fondo immobiliare Tergeste, integralmente detenuto dal Gruppo Sopaf. Gli altri ricavi dell’esercizio, pari a 6,2 milioni di euro (5 milioni di euro nell’esercizio di sei mesi), includono commissioni generate dalle società prodotto per circa 4,7 milioni di euro. Le componenti negative di reddito includono costi per 26,6 milioni di euro e svalutazioni di partecipazioni per 13,6 milioni di euro, imputabili quasi esclusivamente alla partecipata Coronet S. P. A. (13,4 milioni di euro). Il risultato operativo dell’esercizio è positivo per 28,9 milioni di euro (3,7 milioni di euro nell’esercizio precedente di sei mesi) e il risultato prima degli interessi e delle imposte è pari a 39,1 milioni di euro (14,3 milioni di euro dell’esercizio precedente). Gli oneri finanziari netti sono pari a 3,4 milioni di euro e si confrontano con 3,8 milioni di euro dell’esercizio precedente di sei mesi. L’utile ante imposte è pari a 35,7 milioni di euro (10,5 nell’esercizio precedente di sei mesi). L’utile netto di pertinenza del Gruppo, a seguito dell’imputazione di 0,1 milioni di euro di imposte sul reddito, è pari a 35,8 milioni di euro (rispetto ai 10,1 milioni di euro dell’esercizio precedente) e include il risultato di pertinenza di terzi positivo per 0,2 milioni di euro. Il patrimonio netto totale al 31 dicembre 2007 è pari a 182,0 milioni di euro (rispetto a 179,6 milioni di euro al 31 dicembre 2006), di cui 7,2 milioni di euro di interessi di terzi (23,3 milioni di euro al 31 dicembre 2006); pertanto il patrimonio netto di spettanza del Gruppo è pari a 174,9 milioni di euro (contro i 156,3 milioni di euro del 31 dicembre 2006). Il totale degli attivi del Gruppo al 31 dicembre 2007, pari a 396,6 milioni di euro, è aumentato rispetto ai 353,8 milioni di euro al 31 dicembre 2006 principalmente per effetto degli investimenti effettuati in Banca Bipielle Network (ridenominata in gennaio Banca Network Investimenti) e in Area Life International Ltd e per la riclassifica della partecipata Delta tra le “attività disponibili alla vendita” con conseguente adeguamento al fair value. Anche per effetto delle suddette acquisizioni, la posizione finanziaria netta del Gruppo al 31 dicembre 2007 è cresciuta a 151,6 milioni di euro, rispetto ai 121,7 milioni di euro al 31 dicembre 2006. Si ricorda che nel mese di agosto si è perfezionata l’emissione del prestito obbligazionario “Sopaf 2007-2012 convertibile 3,875%”, che ha permesso a Sopaf di raccogliere 49,7 milioni di euro. Risultati della capogruppo dell’esercizio 2007 - La capogruppo Sopaf chiude l’esercizio con un utile netto di 20,1 milioni di euro (1,8 milioni di euro nell’esercizio precedente di sei mesi) e un patrimonio netto di 131,0 milioni di euro (82,8 milioni di euro al 31 dicembre 2006). Proposta all’Assemblea - Il Consiglio di Amministrazione ha deliberato di proporre all’Assemblea di destinare l’utile dell’esercizio alla copertura parziale delle perdite pregresse maturate sino al 30 giugno 2005, pari a 22,8 milioni di euro. Il Consiglio di Amministrazione proporrà inoltre all’Assemblea un piano di razionalizzazione della struttura del patrimonio netto di Sopaf S. P. A. Finalizzato alla copertura totale delle perdite pregresse, a fronte di riserve esistenti al 31 dicembre 2007. Risultati consolidati del primo trimestre 2008 - Le componenti positive di reddito derivanti dall’attività di investimento sono pari a 2,1 milioni di euro rispetto ai 50,9 milioni di euro nel primo trimestre del 2007 (in larga parte legati all’operazione di cessione di Immsi) e includono in particolare la plusvalenza realizzata sulla cessione di 128 quote del Fip Fondo Immobili Pubblici (2,1 milioni di euro) e la perdita pro quota della partecipata Banca Network Investimenti (1,1 milioni di euro). Gli altri ricavi del trimestre, pari a 1,5 milioni di euro (1,2 milioni di euro nel trimestre 2007), includono commissioni generate dalle società prodotto per circa 0,9 milioni di euro. I costi del trimestre, pari a 4,4 milioni di euro, sono diminuiti rispetto ai 5 milioni di euro del trimestre 2007. Il risultato prima degli interessi e delle imposte è negativo per 1,1 milioni di euro (positivo per 46,9 milioni di euro nel primo trimestre 2007). Gli oneri finanziari netti sono pari a 1,5 milioni di euro e si confrontano con i proventi finanziari netti per 1,8 milioni di euro del primo trimestre 2007. La perdita ante imposte è pari a 2,6 milioni di euro (utile per 48,7 milioni di euro nel trimestre 2007). La perdita netta di pertinenza del Gruppo, a seguito del rilascio di 0,3 milioni di euro di imposte differite, è pari a 2,2 milioni di euro (rispetto ai 43,8 milioni di euro di utile del trimestre 2007). Il patrimonio netto totale al 31 marzo 2008 è pari a 174,1 milioni di euro (rispetto a 182,0 milioni di euro al 31 dicembre 2007), di cui 6,3 milioni di euro di interessi di terzi (7,2 milioni di euro al 31 dicembre 2007); pertanto il patrimonio netto di spettanza del Gruppo è pari a 167,8 milioni di euro (contro i 174,9 milioni di euro del 31 dicembre 2007). Il totale degli attivi del Gruppo al 31 marzo 2008 è pari a 413,3 milioni di euro (396,6 milioni di euro al 31 dicembre 2007). L’indebitamento finanziario netto del Gruppo al 31 marzo 2008 è pari a 176,3 milioni di euro, rispetto ai 151,6 milioni di euro del 31 dicembre 2007. *Rispetto al periodo di riferimento è variata l’area di consolidamento sia per la movimentazione del portafoglio partecipazioni, sia per il diverso criterio di consolidamento di alcune partecipate. Evoluzione prevedibile della gestione - Il management rimane fiducioso nella possibilità di cogliere nuove opportunità di investimento coerenti con il proprio business model per mantenere un soddisfacente livello di redditività. In considerazione di ciò la Società sta provvedendo ad un refocusing delle proprie attività di investimento, in particolare attraverso una revisione del proprio portafoglio di partecipazioni. Fatti di rilievo del primo trimestre dell’esercizio 2008 ed eventi successivi - In data 11 gennaio 2008 Sopaf S. P. A. Ha acquisito il 45% di Aviva Previdenza S. P. A. (14,4 milioni di euro). - Nei primi mesi del 2008 Sopaf S. P. A. Ha acquistato le rimanenti quote di minoranza (pari al 23%) del capitale di Pwm Sgr, che in ottica di semplificazione societaria, previo assenso delle competenti autorità di vigilanza, sarà fusa in Sopaf Capital Management Sgr. In data 3 marzo la partecipata Aft/linkem si è aggiudicata il diritto d’uso delle licenze Wimax in 13 regioni, pari a oltre il 75% della popolazione residente italiana (per un investimento complessivo di 34 milioni di euro). In data 1 aprile Sopaf ha erogato alla partecipata un finanziamento per 18,5 milioni di euro. - In data 12 marzo Sopaf ha acquistato il 16% di Sun System, società attiva nel settore del fotovoltaico (2,5 milioni di euro). Nel corso del trimestre Sopaf ha perfezionato una serie di operazioni di compravendita sui titoli Management&capitali, Immsi e Conafi Prestitò, a seguito dei quali al 31 marzo 2008 detiene una partecipazione nel capitale rispettivamente pari a 3,52%, 1% e 4,13%. In data 7 maggio 2008 la Banca d’Italia ha autorizzato i Regolamenti dei fondi “Sopaf Small Cap Europe” e “Sopaf Global Private Equity Funds“. Tali fondi saranno gestiti da Sopaf Capital Management Sgr, la Società di Gestione del Gruppo che si occupa di fondi alternativi. Progetto acquisto e disposizione di azioni proprie - Il programma di acquisto di azioni proprie approvato dall’Assemblea Ordinaria in data 27 novembre 2007 è in fase di completamento e al 31 marzo 2008 le azioni Sopaf S. P. A. Possedute dal Gruppo ammontano a 4. 286. 605. Il Consiglio ha pertanto proposto di richiedere alla convocanda Assemblea dei Soci, per un periodo non superiore a diciotto mesi dalla data della relativa delibera assembleare, ai sensi dell’art. 2357-ter c. C. , l’autorizzazione affinché il Consiglio stesso, nel rispetto delle disposizioni di legge e di regolamento di volta in volta applicabili e dei regolamenti emanati da Borsa Italiana S. P. A. Ed in osservanza delle disposizione comunitarie in materia, possa alienare le azioni proprie acquistate ai sensi del Programma o, comunque, già in portafoglio di Sopaf con le seguenti modalità alternative: 1. Mediante operazioni in denaro: in tal caso le vendite saranno effettuate nei mercati regolamentati e/o fuori dai mercati regolamentati, ad un prezzo non inferiore al 95% rispetto alla media dei prezzi di riferimento registrati al sistema telematico della Borsa Italiana nelle tre sedute precedenti ogni singola operazione; 2. Mediante operazioni di scambio, permuta, conferimento o altro atto di disposizione nell’ambito di progetti industriali o operazioni di finanza straordinaria. In tal caso, i termini economici dell’operazione di alienazione, ivi inclusa la valutazione delle azioni oggetto di scambio, saranno determinati con l’ausilio di esperti indipendenti, in ragione della natura e delle caratteristiche dell’operazione, anche tenendo conto dell’andamento di mercato delle azioni Sopaf S. P. A. Convocazione dell’Assemblea degli Azionisti Il Consiglio ha deliberato di convocare per il 21 giugno (in prima convocazione) e per il 28 giugno (in seconda convocazione) l’Assemblea degli Azionisti per l’approvazione del bilancio d’esercizio 2007. L’assemblea degli Azionisti sarà inoltre chiamata a deliberare in merito al piano di acquisto e disposizione di azioni proprie, alla nomina di un Sindaco Effettivo e alla nomina di un Amministratore. .  
   
   
SAN MARINO FORUM 2008 INNOVARE E COMPETERE PER IL FUTURO  
 
 San Marino, 5 giugno 2008 - Venerdì 6 giugno (dalle 14. 30 alle 19. 30) e sabato 7 (dalle 9 alle 13. 30), presso il Centro Congressi Kursaal (Viale Kennedy, 17) della Repubblica di San Marino si svolgerà la seconda edizione del San Marino Forum. L’evento è promosso da Fondazione Cassa di Risparmio di San Marino, Ente Cassa di Faetano, Associazione dell’industria sammarinese ed è organizzato da The European House-ambrosetti. Come già lo scorso anno, il Forum costituisce un momento esclusivo di incontro e confronto con opinion leader, rappresentanti delle istituzioni e della business community, con il coinvolgimento di esperti internazionali ed italiani. Nel corso del Forum verranno presentati i lavori dello studio strategico realizzato da The European House-ambrosetti per indicare proposte e azioni concrete per favorire l’ulteriore crescita e il miglior posizionamento di San Marino nel quadro internazionale. L’obiettivo di San Marino è quello di porre in essere tutte le condizioni per favorire la crescita, la promozione e lo svolgimento di attività economiche ad elevato valore aggiunto, in un contesto di stabilità, di trasparenza, di snellezza burocratica, di certezza delle regole. Ciò al fine di formulare politiche di attrazione mirate alla promozione di una più spiccata cultura pro business, ponendo in essere le condizioni di contesto necessarie a far apprezzare il Paese nel mondo quale sede ottimale per insediare attività imprenditoriali ed economiche. Saranno presenti i componenti dell’Advisory Board che ha guidato e supportato il progetto: Franco Bassanini, Nicola Rossi e Lucio Stanca. Tra i relatori del Forum: Danuta Hübner (commissario europeo per le Politiche Regionali), Gary Becker (Premio Nobel per l’Economia), Ana Palacio (Senior Vice President della World Bank, già ministro degli Esteri della Spagna), Moises Naim (direttore della più importante rivista internazionale di geopolitica, Foreign Policy), Derrick De Kerkchove (direttore del Mcluhan Program in Culture & Technology presso l’Università di Toronto e riferimento internazionale della creatività e dell’innovazione), Raimon Martínez Fraile (già segretario generale del Turismo nel governo spagnolo; attualmente vicepresidente della catena Ac Hotels), Antonio Martino (economista, membro della Camera dei Deputati). .  
   
   
FESTIVAL ECONOMIA: IL POPOLO DELLO SCOIATTOLO RICONFERMA IL SUO ENTUSIASMO PER IL FESTIVAL I NUMERI DELLA TERZA EDIZIONE DEL FESTIVAL DELL’ECONOMIA  
 
Trento, 5 giugno 2008 - Il vero successo del Festival è quello che ciascun appartenente al “popolo dello scoiattolo” si è “portato a casa”: sono le tante opportunità di riflessione e di confronto che questa edizione - forse ancor più delle altre - ha proposto. Lo ha detto il presidente della Provincia autonoma di Trento, Lorenzo Dellai, concludendo il 2 giugno al teatro Sociale la terza edizione di una kermesse che Guido Rossi ha definito “meravigliosa democrazia”. Non è quindi una questione di “quantità”, ma soprattutto di “qualità”. Eppure anche i numeri hanno la loro importanza, e i primi dati raccolti dalla macchina organizzativa dimostrano appunto quanto grande sia stata l’attenzione che da diversi angoli del mondo si è prestata al Festival dell’economia. Un esempio per tutti: è bastato un cenno sul sito ufficiale del New York Times per dirottare in poco tempo verso la home page www. Festivaleconomia. It qualcosa come ventimila contatti di internauti che si sono “lanciati” dalla piattaforma statunitense. Ma ecco altre cifre, restando sempre nel campo del web. Fino a questa mattina sono stati 1. 152. 079 i contatti al sito: 417. 084 giovedì 29; 430. 949 venerdì 30; 272. 007 sabato 31; 329. 039 domenica 1 giugno (va precisato che il calo nel fine settimana è fisiologico, per ovvie ragioni, visto che l’attività lavorativa è largamente sospesa). Le provenienze, in ordine di accessi, ci indicano al primo posto l’Italia, seguita da Olanda, Regno Unito, Francia, Giappone e Germania. Una conferma insomma del respiro internazionale dell’intera manifestazione che tocca tematiche di interesse mondiale. Le sezioni del sito che risultano più consultate sono nell’ordine: “podcast”, “programma”, “photogallery”, “sponsor” ed “rss”. Ma vediamo ancora altre cifre: al Festival hanno partecipato quest’anno 196 relatori (la metà dei quali di provenienza internazionale). 412 invece i giornalisti delle maggiori testate nazionali ed internazionali che si sono accreditati all’ufficio stampa del Festival (del quale fanno parte giornalisti della Provincia autonoma di Trento, del Comune, dell’Università in collaborazione con Laterza edizioni). I temi del mercato e della democrazia sono passati non solo dal Web, ma anche attraverso il satellite, grazie ad una struttura tecnica animata da una quarantina di operatori (3 registi, 10 tecnici, 25 operatori e 5 montatori, 2 segretarie) che hanno movimentato 4 regie mobili e 1 su fly case grazie alle quali sono stati registrati e trasmessi (38 in diretta e 24in differita) 62 avvenimenti distribuiti in 8 luoghi diversi lungo tutto l’arco della manifestazione (cioé in 5 giorni). Completano il quadro 2 uplink satellitari e 55 ore di diffusione satellitare con trasmissioni quotidiane dalle ore 10. 30 alle ore 22. 30 e la produzione di 2 sintesi quotidiane di 20’ di immagini tratte dalle riprese più significative della giornata. Per i collegamenti sono stati utilizzati quasi 4 chilometri di cavo video distribuiti nelle varie sale e circa 2 chilometri di cavo audio. Da ricordare infine l’installazione di una serie di punti di visione, come il maxischermo allestito in piazza Duomo, 1 schermo a proiezione al Cuminetti per permettere a più gente possibile di assistere alle esibizioni di Bregovic e Crozza, altri 2 grandi schermi a led al Castello del Buonconsiglio e a palazzo Geremia dove è stato montato anche 1 grande schermo al plasma. Altri 24 schermi al plasma sono stati allestiti nei luoghi di maggiore afflusso. Pari a 108 kw infine l’impiego energetico giornaliero per alimentare regie, luci, impianti audio. . .  
   
   
FESTIVAL ECONOMIA: L’EX- COMMISSARIO EUROPEO AL TEATRO SOCIALE MARIO MONTI: LA GLOBALIZZAZIONE VA GOVERNATA SENZA ANTITRUST UN’EUROPA IN MANO AI PIU’ FORTI “L’EUROPA EMERGE SUGLI USA GRAZIE A MONETA UNICA E REGOLE SULLA CONCORRENZA”  
 
Trento, 4 giugno 2008 - L’europa come caso tipico di come il mercato – comune, e governato da regole antitrust – abbia arricchito la democrazia: di questo ha parlato al teatro Sociale di Trento l’ex Commissario europeo e presidente dell’Università Bocconi Mario Monti, intervistato dal vicedirettore del Corriere della Sera Dario Di Vico. “A Trento ho iniziato la mia carriera di docente universitario, nel 1969 – ha detto Monti in apertura – e devo dire che è stata un’esperienza che mi ha temprato. ” L’europa, secondo Monti, non solo integra, ma trasforma anche in meglio. E ciò vale in primo luogo per la politica. “Non credo che la costruzione di un’Europa unita abbia tolto spazi alla politica – ha aggiunto – ma semmai ha costretto la politica a cambiare. La stessa crisi della Prima Repubblica credo sia stata dovuta meno a Mani Pulite che all’avvento dell’Unione europea. E’ stata Maastricht a a costringere i politici a mollare un po’ la presa sull’economia, grazie alla fine degli aiuti di Stato e all’introduzione di regole per la concorrenza. Quando non c’erano regole per il disavanzo pubblico si poteva dire di sì a tutti, scaricando le conseguenze sulle generazioni future. Dopo non è stato più possibile, la politica ha dovuto cominciare a scegliere. ” E oggi, che molti traguardi sono stati raggiunti, “la sfida è quella di agire per convinzione e non per costrizione. Anche se per l’Italia l’emergenza rimane: è la perdita di competitività. Ma non c’è un momento della verità, dove l’emergenza diventa drammaticamente visibile. Ecco allora l’importanza di una buona leadership, e di maggioranze forti. L’europa, dal canto suo, le regole le fa rispettare a tutti, grandi e piccoli. Io ho gestito la fase della fine delle garanzie governative alle Landesbanken da parte del governo centrale tedesco: non è stato facile, c’era un accordo bypartisan per respingerla al mittente, ma alla fine la politica europea si è imposta. Invece ricordo quella volta che mi ha telefonato Berlusconi per dirmi che non ci sarebbero stati aiuti di Stato alla Fiat. Questo aiutò moltissimo l’azienda a risanarsi. ” Riguardo alla globalizzazione, Monti è netto: “Sono d’accordo che un maggiore governo della globalizzazione sia necessario perché la globalizzazione non finisca e venga accettata dalla gente. Fino a qualche anno fa molti pensavano che si potesse lasciare il governo della globalizzazione ad una serie – peraltro decrescente – di grandi imprese multinazionali e a un’unica superpotenza. E’ sbagliato che i politici italiani si siano appiattiti a zerbino sulle posizioni di Bush. Il più strenuo oppositore ad una governance multilaterale della globalizzazione sono stati gli Usa. Qualcuno, anche per snobbismo antieuropeista, si è allineato. Ma adesso stanno arrivando dei cambiamenti e bisogna approfittarne. Comunque – ha chiarito Monti – non credo nemmeno in una maggiore intromissione della politica negli affari. La politica deve agire nei campi che le competono, ad esempio nella lotta alle tante corporazioni che ci affliggono. Altrimenti, senza una chiara ed efficace politica antitrust, l’Europa cadrebbe nelle mani dei più forti, come ho ripetuto tante volte ai socialisti e ai comunisti europei, parlando loro della necessità di regole a garanzia del buon funzionamento dei mercati. ” Sempre rimanendo all’Europa, però, un problema rimane aperto: “L’europa è l’unica realtà al mondo in cui una autorità sovranazionale può far prevalere la sua volontà rispetto ai governi nazionali. Quindi l’Europa deve portare anche al di fuori dei suoi confini regole un po’ simili alle sue. Oggi, comunque, essa sta emergendo rispetto agli Usa con la moneta unica e le regole sulla concorrenza. I semi di queste scelte, peraltro, vennero piantati in Europa dagli americani nel Secondo dopoguerra, attraverso la Germania: lì gli Usa crearono una banca centrale e posero le basi per la Ceca, la comunità del carbone e dell’acciaio. Comunque, riguardo al rapporto Europa-democrazia, non mi stanco di dire che l’Europa può fare passi avanti, ma già offi essa non è ‘vuota’ di democrazia: il Parlamento europeo è eletto a suffragio universale, e oggi ha poteri sempre maggiori. ” Monti infine si è detto favorevole al nucleare in Italia, “dopo che avremo risolto il problema dei rifiuti a Napoli”, ad una politica fiscale redistributiva, ad un ruolo ben definito per le organizzazioni sindacali e datoriali, “la cui rappresentanza dovrebbe essere forse un po’ meglio verificata”. .  
   
   
FESTIVAL ECONOMIA: I POVERI SONO LA MAGGIORANZA IN TUTTE LE SOCIETÀ... E ALLORA PERCHÉ A GOVERNARE SONO SEMPRE I “RICCHI”? NELLA “TERRA DELLE CONTAMINAZIONI ALLA FRONTIERA”, GILAT LEVY PARLA DELLA REDISTRIBUZIONE DEI BENI PUBBLICI COME INDICE DI DEMOCRAZIA  
 
Trento, 4 giugno 2008 - I servizi di welfare sono migliori nelle società di democrazia omogenea, mentre calano nelle società eterogenee. Gilat Levy ha spiegato il perché partendo dall’Indonesia Gilat Levy, giovane economista nata a Tel Aviv, oggi docente presso la London School of Economics e con alle spalle un invidiabile curriculum di studi, ricerche e pubblicazioni, è entrata subito nell’atmosfera del Festival dell’Economia 2008: «Mi è stato chiesto di spiegare concetti complessi con parole semplici e che tutti possano comprendere: è questa la sfida di questo bel Festival e io ci proverò!» Con questa premessa, l’intervento ddi Gilat Levy al Castello del Buonconsiglio, nell’ambito del ciclo d’incontri denominati “Alla Frontiera”, è servito a comprendere i meccanismi economici e politici che stanno alla base della costruzione delle società moderne intese come sistema di relazioni economiche, politiche e di redistribuzione delle ricchezze. «All’interno di ogni tipo di società – ha esordito Gilat Levy, dopo la presentazione curata da Paola Villa, docente di economia del lavoro presso l’Università di Trento – abbiamo differenziazioni che nascono e si consolidano per livello di reddito, per età, per appartenenza etnica o geografica, per religione. In modo esemplificativo, queste differenziazioni danno origine a tre grandi classi sociali: i “ricchi”, che sono poi detentori del potere economico; i “poveri portatori di interessi specifici”, che è la classe media, quella che ha comunque degli interessi (religiosi, ad esempio, oppure etnici o geografici) da tutelare; e infine i “poveri”, la terza classe, quella che non ha particolari interessi da difendere se non la propria sopravvivenza». Che i “poveri portatori di interessi”, aggiunti ai “poveri” tout court, siano la maggioranza nella gran parte delle società oggi esistenti, è sotto agli occhi di tutti. “E allora perché, nella costruzione dei vari governi, i “ricchi” hanno un’importanza predominante? – si è chiesta Gilat Levy. – Perché i poveri, tra di loro uniti, sono la maggioranza, ma a governare in fin dei conti sono sempre i ricchi, e cioè la minoranza?» Perché gli interessi dei “poveri” e quelli dei “poveri portatori di richieste specifiche” quasi mai coincidono; perché i poveri sono divisi e, quindi, ai ricchi è data la possibilità di rompere il fronte dell’opposizione; perché è più facile che vadano tra di loro d’accordo i “ricchi” e i “poveri portatori di interessi specifici”, piuttosto che i “poveri” nel loro insieme. Ecco perché oggi assistiamo al prolificare di società democratiche politicamente eterogenee, in cui gli interessi dei “ricchi” e dei “poveri che difendono specifici ambiti sociali” producono compromessi, “mezze vie”, situazioni di welfare “morbide”. Gilat Levy, a supporto della sua analisi, ha portato ad esempio la situazione dell’Indonesia, «una grande nazione in cui convivono situazioni di oligarchia, in cui sono i ricchi a controllare la società; di democrazia eterogenea (a livello etnico, religioso e geografico) e situazioni di democrazia omogenea (villaggi che rappresentano interessi univoci e generalizzati). Abbiamo testato quella situazione sociale e siamo giunti ad alcune conclusioni. Analizzando e comparando tra di loro esempi di democrazie omogenee e di democrazie eterogenee, abbiamo verificato che nei villaggi in cui vige la democrazia omogenea esiste anche più sanità e più istruzione, le rette scolastiche sono più basse, il rapporto insegnante/allievi è più alto, le necessità di sicurezza sono più basse, mentre per quel che riguarda le infrastrutture non esistono differenze significative con altre condizioni di vita. Nelle realtà invece di democrazia eterogenea, dove le diversità etniche, religiose ed economiche sono più marcate e in cui si assiste a un compromesso fra i “ricchi” e i “poveri portatori di interessi specifici”, abbiamo meno sanità e meno istruzione, il rapporto tra i medici e gli abitanti è inferiore, mentre bisogna allestire maggiori servizi per garantire sicurezza alla comunità» Che cosa significa tutto questo? Significa che i “ricchi” beneficiano delle divisioni esistenti fra i ceti poveri; significa che se i poveri trovassero l’armonia fra di loro, avremmo società perfette per quel che riguarda l’erogazione dei servizi pubblici, ma, ad esempio, con un indice di produttività inferiore; significa che le coalizioni politiche nascono di preferenza fra i ceti ricchi e quelli poveri che comunque hanno interessi specifici da difendere, a discapito delle maggioranze povere ma senza interfessi specifici da tutelare. Significa, anche, che società democratiche caratterizzate dalla omogeneità sono in genere società piccole: aumenta il grado di welfare, è vero, ma a causa della minore “massa critica” aumentano anche i costi per assicurare un livello decente di assistenza a tutti. Ognuno, insomma, ha i propri interessi da difendere: i “ricchi” vogliono pagare meno tasse che sia possibile e investire il minimo indispensabile nel welfare; al contrario, i “poveri” vogliono aumentare la tassazione sui redditi alti e garantirsi un livello di assistenza pubblica molto alto. In mezzo c’è la “classe media”, che ha i propri interessi (economici, culturali, religiosi, etnici e razziali) da tutelare. Il più delle volte capita che la “classe media” si allei con quella “ricca”, con la quale è più facile trovare un compromesso, «ma la stabilità delle coalizioni – ha saggiamente ricordato Gilat Levy, – dipende da interessi in continuo divenire. Ciò che ci va bene oggi, non è detto che anche domani possa essere riconfermato. » Se poi volessimo rispondere alla domanda che sta alla base di tutto questo Festival dell’Economia 2008, e cioè se le democrazie possono influenzare le politiche economiche degli Stati, la riposta («Per carità, semplicistica e forse riduttiva» ha ricordato la relatrice) è conseguente a tutto quanto detto finora: «La democrazia conta e riesce ad incidere positivamente nelle società omogenee, ma non ha un grosso effetto in quelle eterogenee e comunque non ha l’effetto che tutti noi ci aspetteremmo». Perché? «Perché non basta dar voce ai poveri, per risolvere il problema, visto che gli stessi poveri sono portatori di interessi tra di loro contrastanti, e che i ricchi ci guadagnano da queste divisioni nel fronte avverso» È vero, i “poveri” potrebbero coalizzarsi con il ceto medio, ma questa sarebbe una coalizione molto instabile, perché dipenderebbe di volta in volta dagli interessi specifici di uno o dell’altro. E allora continueremo ancora per un bel po’ a vivere in società democratiche in cui i poveri sono la maggioranza, ma a governare saranno sempre i “ricchi” alleati con i ceti che hanno interessi specifici da difendere. Un buon metro di analisi per seguire e cercar di capire anche molte scelte della nostra politica nazionale. . .  
   
   
FESTIVAL ECONOMIA: QUANDO LA DEMOCRAZIA E IL MERCATO TROVANO LA STRADA DELLA DISCUSSIONE DIALOGO CONCLUSIVO CON GUIDO ANSELMI, FRANCESCO GIAVAZZI, GUIDO ROSSI  
 
 Trento, 5 giugno 2008 - E’ finita con l’arrivederci alla prossima edizione, la quarta. “Nei primi giorni di luglio – ha detto il presidente della Provincia autonoma di Trento, Lorenzo Dellai, sul palco del Teatro Sociale – comunicheremo il tema della quarta edizione. La formula potrà essere aggiornata, non certo cambiata. Perché ancora una volta registriamo un grande successo: di quantità, certo, e i numeri lo stanno a dire, ma soprattutto di qualità. A chi vuole costruirsi un suo libero punto di vista, questo Festival offre grandi opportunità. Non sarà mai un luogo blindato, sarà sempre il luogo delle idee libere e della democrazia effettiva. Nel dire grazie a tutti coloro che hanno contribuito a questo risultato, mi piace pensare che migliaia di persone hanno cercato, in civiltà e dialogo, di sapere e conoscere. La conoscenza è l’antidoto della paura e la paura porta al declino. Combattere il declino vuol dire favorire la conoscenza. Il Festival dell’economia questo ha fatto e continuerà a fare. ”. Così si è chiusa la terza edizione del Festival dell’economia, con organizzatori e sponsor sul palco, al termine dell’ultimo appuntamento di dibattito, il “dialogo” condotto da Giulio Anselmi, direttore de “La Stampa” con Francesco Giavazzi e Guido Rossi. L’ennesima conferma di uno stile – lo “stile Festival economia” – dove si discute e non si litiga, dove le opinioni trovano la strada del colloquio pacato, dove alzare la voce è pratica sconosciuta. Lo ha detto proprio Guido Rossi: “La democrazia è discussione. E allora questo Festival di Trento è straordinario, è la forma migliore di democrazia. Per me è stata una esperienza inaspettata essere fermato al bar dai cittadini per meglio spiegare e puntualizzare quello che avevo detto la sera prima in un dibattito”. All’ex presidente Consob e al docente della Bocconi, nonché saggista ed editorialista di fama, il compito di tirare le conclusioni di questa terza edizione in un dialogo – ricco di spunti - su mercato e democrazia. Con una sorpresa, forse: Giavazzi e Rossi si sono ritrovati d’accordo su un bel po’ di argomenti. Al punto che hanno persino avanzato la proposta – “chiamiamola Giavazzi – Rossi”, hanno detto – per far sì che alle banche sia impedito il controllo diretto di Fondi che gestiscono risparmi. “Proposta trasparente”. E’ stato uno dei tanti passaggi del confronto su mercato e democrazia, in un momento, ha esordito Anselmi, “nel quale tanto il mercato che la democrazia hanno bisogno di regole, visto che le cose non vanno bene né per la democrazia né per mercato. C’è una recessione democratica: il 2007 è stato l’anno peggiore per la libertà nel mondo dai tempi della guerra fredda. Per non dire della crisi economica sottolineata proprio qui a Trento dagli allarmi di Guido Rossi”. E ancora Anselmi ha tirato alcune possibili conclusioni degli intensi dibattiti di questi giorni: “Non è detto che la democrazia favorisca la crescita e non è detto che più benessere porti più democrazia. La globalizzazione come estensione del sistema capitalista a tutto il mondo ha visto fino agli anni Settanta un certo equilibrio tra capitalismo e istituzioni democratiche, ma oggi il turbo capitalismo ha portato ad uno sviluppo che non favorisce più l’equità sociale. Per tenere il passo dei mercati alcuni paesi debbono fare passi indietro sul piano della legislazione e dei diritti. C’è una minaccia del mercato, non abbiamo certezze ed imperano i luoghi comuni. I fatti dicono che la Borsa di New York aveva il 50 per cento del mercato mondiale ed oggi è al 30 e che la Cina, fino a poco tempo fa a zero, rappresenta già il 15 per cento”. Tanti spunti, insomma, per il dialogo tra Rossi e Giavazzi. Ed infatti…. Guido Rossi. “Non voglio fare la figura della cassandra, a volte temo che siamo vittime della magia delle parole. Usiamo termini che non hanno più lo stesso significato. Non sempre partecipazione al voto è democrazia. La democrazia è discussione ed è vero, per dirla con il filosofo, che l’economia è il nostro destino. Dunque difficile parlare di democrazia se non si parla di economia ma vero anche che non si parla di filosofia se non si parla di economia. E mi si lasci dire che anche il mondo dell’informazione dovrebbe rivedere certi luoghi comuni”. Francesco Giavazzi. “Mi hanno chiamato mercatista e ho scritto un libro nel quale dico che il liberismo – ma avrei potuto dire il mercato – è di sinistra. E’ vero: perché solo un mercato che funziona dà opportunità ai giovani, ai deboli e a chi ha idee. Certo, la crisi dei mutui surprime ha fatto e farà male. Ma grazie a quei mutui i clandestini messicani che hanno superato il Rio Grande per entrare negli Stati Uniti dopo otto anni e mezzo, questa è la media, hanno potuto acquistare una casa. Possiamo dire altrettanto dell’Italia? Certo, ci sono le bolle speculative. Nel corso di un secolo hanno riguardato il telegrafo, le ferrovie, internet, i mutui casa. Però dopo ogni crollo il mondo sta meglio. Mica dobbiamo rinunciare ad internet per la bolla speculativa su internet. Il mercato può aiutare i deboli. Aiuta nuovi settori ad aprirsi, basta che funzioni e che non dia spazio agli insider trading. Regolamentare il mercato non vuole dire non volere il mercato. Non va buttato, va imparata la lezione, va tenuto quello che va. Il problema della sicurezza sulle strade va affrontato con i limiti di velocità, non eliminando le automobili”. Guido Rossi. “Mi si chiede dell’Agenzia europea per il controllo della finanza. Certo, purché abbia poteri veri. Qui non ci vuole autoregolamentazione, ma chi fa rispettare le leggi. La Consob? Talvolta è senza potere, talvolta un po’ distratta”. Francesco Giavazzi. “Regole antitrust e regolatori a livello europeo sono importanti. Non solo: controllori e controllati devono essere ben distanti, ad evitare commistioni. Le sedi delle Autorithy non devono essere a Roma, semmai a Trento o a Udine. Mi si chiede dell’Alitalia. Una società che in 12 anni ha il bilancio in attivo solo per un anno e che oggi perde due milioni di euro al giorno va chiusa, e basta. Prima fallisce, meglio è”. Guido Rossi. “Alitalia? Doveva fallire tempo fa. La questione del salvataggio delle banche è un po’ diversa, va misurato con una bilancia sensibile”. Francesco Giavazzi. “Qui a Trento avete ospitato in questi giorni alcuni giovani economisti che saranno i premi Nobel dei prossimi vent’anni. Andrei Shleifer è uno di questi”. Per finire: il conflitto d’interessi. Sintetizza Anselmi: “E’ questo il male assoluto dell’Italia”. .  
   
   
FESTIVAL ECONOMIA: PIU’ MERCATO E PIU’ REGOLE NO A RIGURGITI PROTEZIONISTI MONTI: LA LEVA FISCALE PER GESTIRE LA GLOBALIZZAZIONE MARCEGAGLIA: PRIORITÀ ALLA SCUOLA, POI RIFORMA DELLO STATO E INFRASTRUTTURE  
 
Trento, 4 giugno 2008 - Il forum su protezionismo e mercato, coordinato da Bruno Luverà, che ha visto presenti la neo-presidentessa di Confindustria Emma Marcegaglia, l’ex- commissario europeo e presidente della Bocconi Mario Monti, Carlo Scarpa dell’Università di Brescia e Oriana Bandiera della London School of Economics, non ha deluso le aspettative. Ad introdurre il tema, di grande attualità alla luce dei processi di globalizzazione in corso, è stato il professor Scarpa, che ha ricordato come il capitalismo si legittima solo se i suoi benefici sono largamente diffusi nella società, e ha proseguito illustrando altre “ondate” di globalizzazione già avvenute in passato, dalle quali però quella attuale si differenzia perché non non vi è controllo pubblico, democratico o meno. La globalizzazione produce effetti differenti: “Da noi piace se stiamo cercando una badante – ha detto ancora Scarpa – e meno se siamo degli operai, anche se magari invece gli operai dei paesi in via di sviluppo qualcosa ci guadagnano. ” Comunque sia, il protezionismo non può essere una risposta, men che meno per un paese come l’Italia, dove le esportazioni “tirano” e a segnare il passo sono semmai i redditi, in caduta libera dalla metà degli anni ’90 (rispetto ai partners europei, non alla Cina o all’India). E’ necessario invece “attaccare” il problema – sul duplice fronte della produttività e della specializzazione – e gestire la transizione, in particolare difendendo il potere d’acquisto delle fasce deboli. Per Mario Monti “ogni globalizzazione ha i suoi personaggi-simbolo, in questa sono Bill Gates, perché la globalizzazione è stata trascinata indubbiamente dall’innovazione, e l’inventore della globalizzazione europea, Jean Monnet. ” E proprio questa globalizzazione rappresentata dalla costruzione del mercato comune europeo, con la sua moneta unica e le sue regole antitrust, legittima secondo Monti il “Vecchio Continente” a porsi alla guida del processo attuale, che non può essere governato da un pugno di multinazionali e da un’unica superpotenza, gli Stati Uniti. L’europa insomma deve smettere di autoflagellarsi e imporre un modello di gestione multilaterale della globalizzazione, anche agli organismi internazionali come la Wto. Monti infine ha ricordato che la globalizzazione oggi ha anche tanti estimatori, ad esempio in Asia, dove il dibattito in corso in Usa e Europa risulta incomprensibile. A proposito dei perdenti della globalizzazione, infine, l’ex- Commissario Ue alla concorrenza è convinto che “lo Stato redistributore di ricchezza attraverso la fiscalità sia importante per gestire la globalizzazione. Proprio per questo non si può lasciare la briglia sciolta alla competizione fiscale. ” E’ stata poi la volta della Marcegaglia, che in premessa ha spiegato come comunque a suo giudizio la globalizzazione abbia portato dei vantaggi, sia ai paesi sviluppati che a quelli in via di sviluppo. “Ci sono vincitori e vinti – ha aggiunto – ma in Europa le produzioni più spiazzate sono quelle a più basso contenuto tecnologico e quindi più obsolete. Certo, la globalizzazione è impegnativa, costringe anche le imprese a ripensari continuamente. Ma è uno stimolo straordinario. Ci vogliono però regole chiare per tutti gli attori, in campi che vanno dai sussidi all’ambiente alla contraffazione. Sono d’accordo con Monti, l’Europa può avere un ruolo significativo, non deve limtarsi a imporre vincoli agli Stati membri ma aprire un confronto globale sui tavoli internazionali. ” Interrogata sul caso Alitalia, Emma Marcegaglia è stata netta: “E’ la disfatta di un paese, a causa di una cattivissima gestione da parte della dirigenza interna, della politica e dei sindacati. Abbiamo fatto per decenni il peggio che potevamo fare alla nostra compagnia di bandiera; ora dobbiamo trovare una soluzione di mercato con un partner internazionale serio e affidabile, se poi ci sarà anche una cordata italiana ben venga, ma la risposta la deve dare comunque il mercato, altrimenti, prestito o no, l’unica soluzione rimane il commissariamento. Certo, sarebbe un peccato per un Paese che vive di turismo e esportazioni perdere la compagnia di bandiera, ma se la compagnia rimane così, tanto vale allora rivolgersi altrove. ” Quali sono le priorità per la presidentessa di Confindustria? “Al primo posto la scuola, l’università e la ricerca. Segue la spesa pubblica e la riforma dello Stato: abbiamo bisogno di più Stato in certi settori, ad esempio per dare ai cittadini la certezza del diritto o riprendere il controllo del territorio laddove non c’è, e meno Stato in altri. Al terzo posto metto le infrastrutture, e solo al quarto le tasse, non perchè siano meno importanti ma perché ci sono paesi in Europa dove sono anche più alte. ” Oriana Bandiera si è soffermata sul ruolo dei manager, partendo dal loro modello di reclutamento: manager assunti per fedeltà nelle imprese familiari e orientate al mercato interno, manager assunti sulla base dei risultati attesi nelle imprese più competitive e basate sull’azionariato diffuso. Infine, una battuta ancora sulla attuale fase politica. Per Monti “abbiamo una maggioranza forte e più coesa che in passato, ci sono le condizioni per fare le riforme, ma bisogna sbrigarsi anche perché è noto che un governo le novità le produce di più ad inizio legislatura che alla fine”. Per Emma Marcegaglia da un lato è necessario continuare le grandi riforme istituzionali, sulla base di un accordo auspicabilmente bypartisan, dall’altro il nuovo governo è chiamato a fare scelte anche impopolari ma che non possono essere rimandate. .  
   
   
FESTIVAL ECONOMIA: I FALLIMENTI DELLA TRANSIZIONE AL MERCATO E ALLA DEMOCRAZIA UN’ANALISI SUI PAESI DELL’EST EUROPEO  
 
 Trento, 4 giugno 2008 - Che interazione c’è tra economia di mercato e democrazia? La democrazia aiuta il mercato a prosperare o piuttosto migliorare le condizioni di vita di un popolo agevola la diffusione di sistemi politici democratici? La risposta non è scontata ed univoca perché vi sono esperienze molto diverse tra loro. Questi interrogativi hanno però fatto da sfondo alla relazione tenuta da Erik Berglof che nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Trento ha parlato del tema “I fallimenti della transizione al mercato e la democrazia”. “Guardando alla cronaca mondiale – ha detto la giornalista Adriana Cerretelli introducendo la relazione – si può concludere tutto e il contrario di tutto. Questo succede anche perché economia di mercato e democrazia sono difficilmente comparabili poiché la prima è uno strumento, la seconda un valore”. Berglof ha svolto un’accurata indagine sulla transizione vissuta dai paesi dell’ex blocco sovietico o comunque dall’economia pianificata, raccogliendo dati relativi a 29. 000 famiglie e approfondendo la percezione di fallimento che le persone hanno portato con sé nel passaggio dal socialismo reale alla democrazia e dall’economia pianificata al libero mercato. In alcuni paesi il Pil è attualmente più basso rispetto a prima, anche a causa di conflitti o della disorganizzazione che ha accompagnato il cambiamento. Questo ha fatto sì che l’indice di soddisfazione sia più basso rispetto ai paesi non interessati dal cambiamento. La ricerca ha evidenziato che nei paesi coinvolti dalla transizione molte persone avvertono che si sta peggio oggi rispetto a prima, e pensano che il loro tenore di vita sia peggiorato. Sono cresciute le disuguaglianze sociali e la loro percezione. In alcuni di questi paesi il sostegno all’economia di mercato è ancora debole mentre in altri è ancora debole il sostegno alla democrazia. Assistenza sanitaria e scuola sono l’oggetto delle principali insoddisfazioni in molti stati ed è calata la fiducia reciproca tra le persone mentre la corruzione si è diffusa o persiste. Tra le possibili spiegazioni offerte dalla ricerca di Berglof vi sono l’instabilità, il peggioramento dei beni e dei servizi pubblici, l’incapacità di adattarsi ai rapidi cambiamenti, l’aumento delle disuguaglianze e l’aumento delle aspirazioni individuali legato al confronto con altri stili di vita. Il futuro dei paesi che hanno compiuto la transizione sembra però più roseo grazie al fatto che il capitale umano viene sempre più apprezzato e valorizzato e che ad una diminuzione dell’instabilità fa da contraltare un progressivo miglioramento della situazione economica con effetti benefici sul livello di soddisfazione delle persone. La ricerca ha poi evidenziato che vi è più democrazia dove la classe media è più diffusa e che le persone che stanno meglio e sono più istruite sono più favorevoli al mercato e alla democrazia, infatti l’esperienza personale nel mercato del lavoro influenza molto pareri e atteggiamenti. Quanto al legame tra democrazia e mercato non sembrano emergere risultati univoci anche se la democrazia sembra promuovere l’economia di mercato. Professore di economia, Erik Berglof ha insegnato presso le Università di Stoccolma, Bruxelles e ha collaborato come visiting professor a Harvard, al Mit e a Stanford. Dal 2006 è Chief Economist presso la European Bank for Reconstruction and Development. È stato Direttore del Site (Stockholm Institute of Transition Economics), Presidente del Cefir di Mosca (Centre for Economic and Financial Research) e Programme Director al Cepr di Londra (Center for Economic Policy Research). Riconosciuto come uno dei massimi esperti di economia della transizione, ha svolto attività di consulenza per il governo svedese e per organizzazioni internazionali quali la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale. Tra le sue pubblicazioni: The New Political Economy of Russia? (con A. Kounov, J. Shvets e K. Yudaeva), Mit Press 2003. . . .  
   
   
FESTIVAL ECONOMIA: DEMOCRAZIA ECONOMICA E PARTECIPAZIONE DEI LAVORATORI: FUOCO INCROCIATO TRA SINDACATI ED IMPRENDITORI  
 
Trento 5 giugno 2008 - Valeria Fedeli: “Voi di Confindustria rischiate di frenare il cambiamento, la cultura di partecipazione perché la volete solo per piccoli pezzetti”. Ribatte Giorgio Usai: “Non è vero. Ci sono ragioni storiche ed economiche che non ci permettono di fare di più” Confronto acceso, ma sempre civile, all’ex Fondazione Caritro dove i sindacati confederali e le associazioni imprenditoriali sono stati chiamati a discutere su temi tanto attuali quanto caldi. Sul tavolo: democrazia economica, responsabilità sociale dell’impresa ed il ruolo dei lavoratori nella crescita competitiva delle imprese. Primo argomento disquisito, su suggerimento del moderatore, il giornalista Francesco Terreri, il modello tedesco. Modello recentemente importato nel nostro Paese, pur con modifiche strutturali importanti. “Siamo molto lontani dal governare in questa direzione – dichiara Giorgio Usai, direttore relazioni industriali e affari sociali di Confindustria – Ricordiamo che la cogestione non è prevista da coloro che hanno inventato il modello e che i tedeschi stanno pensando a smontarlo. A mio avviso il tema della partecipazione dev’essere scisso in tre grandi pilastri: la partecipazione gestionale e la partecipazione economica, dove troviamo l’Italia avanti rispetto ad altri Paesi, e la partecipazione finanziaria su cui il nostro Paese deve ancora lavorare molto”. Sulla partecipazione gestionale, fa notare Usai, non si può dimenticare quanto fatto dall’Europa. Sin dagli anni ’70 il “vecchio continente” ha coinvolto i lavoratori nella gestione delle imprese con varie sfumature. E ancora. Siamo in presenza di tre grosse normative che disciplinano i Paesi europei, ossia: i comitati aziendali europei; la società europea che non ha trovato però ancora attuazione pratica in Italia e, ultimi ma non per ordine di importanza, gli interventi di informazione e consultazione. Risultato: “come sistema paese siamo avanti. Abbiamo una tradizione che vede, a partire dal 1976, interventi tesi all’informazione. Sul coinvolgimento dei lavoratori – afferma Usai - sul piano della partecipazione abbiamo avuto, ed abbiamo tuttora, un comportamento ineccepibile”. “Forse qualche accelerazione la stiamo mettendo in atto – controbatte Valeria Fedeli, segretaria nazionale Filtra Cgil – ma non siamo certo stati in grado di fare una discussione sull’articolo 46 della Costituzione. Al contrario ritengo il 12 maggio una data storica perché abbiamo varato una piattaforma della riforma contrattuale che prevede il ritorno del dialogo. Il mio auspicio è quello di superare l’idea di antagonismo del rapporto tra capitale e lavoro. Certo – prosegue Fedeli – concordo con Usai quando dice che la nostra esperienza sta in campo rispetto a quella tedesca, ma è anche vero che abbiamo avuto una stagione in cui nei contratti nazionali si è inserito il tema dei diritti di informazione all’interno di un sistema che ha provato a costruire tutta una serie di contraddizioni del tipo “l’impresa è mia e la comando io”. Senza la spinta delle direttive europee – fa notare la segretaria nazionale di Filtra Cgil – avremmo fatto fatica ad avviare la stagione dei Cai. “Quello che voglio dire – afferma Fedeli – è che al di là che ci siano le leggi è una questione di scelta e questo indipendentemente dalle azioni di sostegno. Mi chiedo: perché non proviamo ad attuare normative anticipatrici per contribuire ad una cultura della partecipazione?” “La discussione su quale modello partecipativo attuare – interviene Cesare Fumagalli, segretario generale di Confartigianato nazionale - è una discussione che importa a tutti anche nell’ottica della competitività. Voglio però fare l’esempio di alcune esperienze legate al mondo delle piccole imprese. Nello specifico: la bilateralità che si è sperimentata nel mondo dell’artigianato. Un modello che ha sperimentato aspetti di assoluta importanza non solo per gli addetti delle piccole e medie imprese ma anche per la rappresentanza dei lavoratori in generale”. La parola è poi toccata a Nicola Ferrante, segretario generale Cisl del Trentino. “La partecipazione dei lavoratori ai destini dell’impresa è importante se viene colta dall’azienda come valore aggiunto. E questo si ottiene se l’impresa condivide con il personale le scelte strategiche. L’italia, come diceva Valeria Fedeli, ha una caratteristica particolare: il 98,3% delle imprese ha meno di 20 addetti, numeri davvero esigui. Sulla partecipazione – sostiene Ferrante – abbiamo indubbiamente fatto passi avanti ma ora siamo un momento di regressione. Dalla Legge Draghi ci aspettavamo un riconoscimento del diritto di rappresentanza dei lavoratori ma di questo non c’è l’ombra. Riguardo i Cai, invece, nulla da dire sulla funzionalità eccellente ma la verità è che venivano chiamati non per discutere sulle scelte strategiche bensì per trovare soluzioni alle crisi delle aziende” A tenere banco nella discussione anche la partecipazione finanziaria, ossia la partecipazione dei lavoratori all’azionariato. “Per decenni – ha commentato Usai – la Cgil ha fatto distinzione tra collaborare con l’impresa e collaborare nell’impresa. E ancora. Per la Cgil l’azionariato non è la strada da percorrere sebbene il codice civile ne stabilisca la partecipazione dal 1942. Quello che voglio far capire è che non c’è una preclusione ideologica del datore di lavoro. Ci sono delle difficoltà di ordine giuridico e legate alla composizione della governance. Quello che si deve fare è tenere separata la partecipazione finanziaria da quella economica. A mio avviso, la partecipazione economica è l’unico percorso che ci aiuterà a crescere. E’ lì, infatti, che si misura la volontà dei lavoratori e dei sindacati nel raggiungimento di obiettivi di crescita per l’azienda. Obiettivi che devono essere, ovviamente concordati”. Ribatte la tesi Valeria Fedeli “Concordo con Usai quando dice che stiamo passando da una logica di collaborazione ad una di partecipazione ma non è assolutamente vero che la partecipazione della Cgil parte da oggi”. I primi passi da fare, secondo Fedeli, sono quelli verso la partecipazione economica facendo attenzione all’utilizzo dei fondi di gestione dei lavoratori ma soprattutto, e lo ripete con forza, aprire un terreno convenuto sulla cultura prima ancora che sulle regole della partecipazione. “E’ qui la svolta che deve fare Confindustria: una svolta di sistema. Voi - dichiara Valeria Fedeli rivolgendosi a Giorgio Usai – state rischiando di frenare il cambiamento, la cultura di partecipazione perché la volete solo per piccoli pezzetti”. “Non è affatto così – replica il direttore delle relazioni industriali e affari sociali di Confindustria – ci sono ragioni storiche ed economiche che non ci permettono di fare di più”. .  
   
   
FESTIVAL ECONOMIA: NELLA CRESCITA ECONOMICA ANCHE BENEFICI MORALI USA E ITALIA HANNO GLI STRUMENTI PER PROGREDIRE, MA OCCORRE CAMBIARE IL MODO DI PARLARE E DISCUTERE DELLE POLITICHE ECONOMICHE IL PARADIGMA DI BENJAMIN FRIEDMAN: LO SVILUPPO GENERA EQUITÀ  
 
Trento, 5 giugno 2008 - Quando si parla di “conseguenze morali” dei processi di crescita economica, noi tutti pensiamo negativo, a cose quali l’inquinamento ambientale, le disuguaglianze tra classi sociali, il degrado etico, l’emergere di atteggiamenti di rifiuto e di intolleranza verso il diverso (gli immigrati, ad esempio), il rinchiudersi nell’individualismo. Una lettura che è figlia della nostra cultura, e che pure trova corrispondenza nei fenomeni che noi tutti possiamo osservare nelle società in cui viviamo. Una lettura, però, che Benjamin Friedman, professore di economia ad Harvard (Il valore etico della crescita. Sviluppo economico e progresso civile, Università Bocconi 2007, il suo ultimo libro) ribalta totalmente, proponendo un altro paradigma, che individua una correlazione diretta e positiva, anche se non lineare, tra crescita economica e progresso morale di una società. Attenzione: non c’entra il Pil, quanto piuttosto la percezione dei cittadini rispetto al proprio standard di benessere economico, attuale e in divenire, confrontato con quello del passato, dei propri genitori, o con quello di altre società. “La coscienza di vivere meglio che in passato – afferma Friedman – riduce l’urgenza di vivere meglio degli altri, di conseguenza molti dei comportamenti che derivano da questo desiderio competitivo sono sublimati rispetto ad altri obiettivi” Attirato sulla nuova frontiera teorica, il pubblico (per lo più composto da giovani) accorso a Palazzo Geremia per ascoltare Friedman, ha così appreso il nuovo credo. Dice infatti Friedman: “I Paesi tendono ad andare in una direzione moralmente positiva quando la maggior parte dei loro cittadini percepisce la possibilità di un proprio miglioramento nelle condizioni di vita, viceversa quando non avvertono tale opportunità si assiste ad un arroccamento su posizioni etiche antidemocratiche e moralmente condannabili”. Insomma, è più facile che i cittadini sviluppino, ad esempio, una maggiore tolleranza verso gli immigrati se si sentono sicuri della propria condizione economica. Non solo: “Quando la maggior parte dei cittadini beneficia di buoni standard materiali, la società di cui fanno parte si impegnerà maggiormente a creare nuove e più avanzate istituzioni democratiche”. Non si creda che tale paradigma possa valere solo per le società che già si considerano, o che sono considerate, “democratiche”. Il caso della Cina è, per Friedman, emblematico: “Se la Cina continuerà a muoversi nella direzione nella quale sta andando, è evidente che prima o poi si muoverà verso una qualche forma di liberalizzazione e democratizzazione delle proprie istituzioni e strutture sociali, anche se ciò non significa che la loro democrazia sarà simile alla nostra”. Il pensiero illuminista, evocato da Friedman, è sempre stato connotato da un fondamentale ottimismo nei confronti del progresso economico, ma l’economista di Harvard guarda all’oggi e ammette che, se è vero che non è importante quanto sia ricca una società quanto piuttosto se stia o meno progredendo, “la maggior parte dei paesi non sta progredendo”. Friedman parla degli Usa, ma anche dell’Italia. “Nel 1989 il reddito mediano di una famiglia italiana era, parametrato all’euro, di 22. 500 euro, nel 2004 di 21. 700 euro, mentre nel 2006 ha superato il valore del 1989 attestandosi a 22. 700 euro, segnando un incremento in diciassette anni di 200 euro, pari all’1 per cento. “Il malessere della classe media italiana – assicura Friedman – è lo stesso della classe media americana”. Due società, quella americana e quella italiana, dunque, che non progrediscono. Con quali possibili conseguenze? “L’allontanamento dal modello di società positiva dell’Illuminismo, dalla tolleranza, dalla democrazia, dalle pari opportunità”. La dimostrazione più evidente, sia al di qua che al di là dell’Atlantico, è l’atteggiamento nei confronti dell’immigrazione. “Oggi l’immigrazione è diventato il problema di politica interna che crea i maggiori dissidi, ma sia la società americana che quella italiana hanno gli strumenti che possono consentire di promuovere la crescita economica mantenendo la moralità”. Ad una condizione, che può apparire sorprendente ma che, nella visione di Friedman, è perfettamente coerente con l’accento posto sulla “percezione” da parte degli individui relativamente al proprio status economico. La condizione è “cambiare il modo di parlare e dibattere di politiche economiche”. “Nel corso degli ultimi decenni – questa la conclusione dell’economista – abbiamo aumentato la nostra consapevolezza rispetto agli aspetti negativi legati all’economia, connotandoli moralmente, vedi il degrado ambientale ad esempio, di conseguenza il modo in cui nella sfera pubblica di parla di crescita economica dà per scontato che essa sia di per sé stessa negativa. E’ per questo che il dibattito finisce inevitabilmente per opporre vantaggi materiali e svantaggi morali. E’ un modo sbagliato di discutere, perché non si può affermare che i vantaggi della crescita siano solo di natura materiale, la crescita economica comporta anche dei chiari benefici morali”. .  
   
   
FESTIVAL ECONOMIA: BANCHE ITALIANE: L’ETÀ’ DELLE BARRIERE E’ DEFINITIVAMENTE FINITA STORIA, STATO DI SALUTE E SCENARI FUTURI DELL’ATTIVITÀ CREDITIZIA DEL PAESE  
 
Trento, 5 giugno 2008 – Il protezionismo si sta sgretolando. Siamo maturi per una nuova ondata di acquisti oltre frontiera. Maggior trasparenza nei rapporti e ripristino di una relazione di fiducia i must per il futuro. Ai primi posti per il numero di fusioni effettuate le banche italiane, sotto molti aspetti, hanno raggiunto quelle europee. Ciò nonostante le dimensioni del nostro sistema bancario rimangono ancora nettamente inferiori. Il perché lo spiega Riccardo De Bonis, capo divisione statistiche monetarie e finanziarie della Banca d’Italia, in “Che cos’è una banca” (Carrocci Editore). Una piccola ma ricca guida dall’approccio interdisciplinare che utilizza la storia economica, l’esame della regolamentazione, la statistica e la teoria economica per far capire com’è cambiata l’attività bancaria dall’Unità d’Italia ad oggi; quali le funzioni svolte dagli istituti di credito; il motivo per cui esse vengano sottoposte a controlli pubblici ma anche quali siano gli andamenti recenti delle concentrazioni, della redditività e dei tassi di interessi bancari. “In passato il sistema era frammentato, con un basso livello di concorrenza e compromesso politicamente, dichiara De Bonis. Poi, nel 1990 le cose cambiarono nettamente con l’inizio dell’ondata delle fusioni. Oggi se sommiamo i dati dei gruppi bancari vediamo che le dimensioni sono paragonabili, anzi in certi casi anche migliori, a quelli dei gruppi europei”. Rispetto al “vecchio continente”, fa notare il moderatore Roberto Ippolito - direttore relazioni esterne dell’Università Luiss - il nostro Paese ha un numero di sportelli nettamente superiori alla media. “Che significa questo – chiede Ippolito – c’è forse un eccesso di capacità produttivo delle banche?” A rispondere Nicola Forti, direttore editoriale di Bancaria Editrice. “Direi di no. Quindici anni fa la situazione era totalmente diversa. Le banche erano piccole, concentrate sul territorio e con pochi sportelli. Vigeva il peso di una cultura che considerava l’attività bancaria esclusivamente come un pericolo”. Oggi le cose sono nettamente cambiate. Il numero degli sportelli sono triplicati ma con un’attenzione estrema ai costi. Più che la presenza fisica del territorio l’attenzione, secondo i relatori, dovrebbe però concentrarsi sulla strategia. “La crisi di crescita ed il problema di produttività del sistema, in generale, sono gravissimi. Le banche – dichiara Forti – hanno cambiato regime ma, in questa fase, devono fare ulteriori cambiamenti. Oggetto inevitabile del dibattito, svoltosi alla Biblioteca comunale, le crisi bancarie. Quali le responsabilità degli istituti di credito e quali le risposte delle attività di vigilanza? “La crisi scoppiata, per esempio, la scorsa estate – ritiene Giorgio Di Giorgio, presidente delle Facoltà di Economia dell’Università Luiss – è stata causata da una somma di fattori macro-economici. In altre parole è dipesa da operazioni azzardate ad opera delle banche, americane in testa. Negli Usa, tanto per dare un’idea, dal 1982 al 2000 le riduzioni di anticipo richieste per comperare un immobile sono passate da un minimo del 20% al 5% del valore immobiliare. E ancora, nel 2000 i mutui “low documentation” rappresentavano il 15% del totale. Sei anni più tardi erano pari al 45% del totale”. Le banche, insomma, hanno fatto la loro parte. A fronte di questo ci sono state risposte di vigilanza molto efficaci. E’ il caso, ad esempio dell’Italia. “La crisi finanziaria– afferma De Bonis – ha toccato anche noi ma in modo molto più lieve rispetto ad altre realtà. Per il futuro io mi sento ottimista. L’esposizione sarà molto limitata e questo nonostante la crescita del credito al consumo. Tale aumento, infatti, è ancora molto basso rispetto al credito internazionale proprio perché la vigilanza è stata cauta e le banche hanno avuto un atteggiamento molto prudente nel finanziamento”. Ancora debole dal punto di vista di una vera e propria concorrenza, il sistema bancario italiano – spiegano i relatori – è maturo per acquisizioni oltre frontiera visto che il protezionismo si sta sgretolando. Dormire sugli allori, però, è assolutamente proibito. Sebbene i nostri istituti abbiano patito meno dei “colleghi” europei la crisi del 2007 è giunto il momento di mettere in moto un’ulteriore fase in cui le parole d’ordine dovranno essere: maggiore trasparenza e chiarezza nei rapporti e soprattutto ripristino di una relazione di fiducia con il cliente. .  
   
   
FESTIVAL ECONOMIA: COOPERAZIONE: PONTE TRA MERCATO E DEMOCRAZIA L’ORGANIZZAZIONE MULTI STAKEHOLDERS COME ESEMPIO DI IMPRESA DEMOCRATICA  
 
Trento, 5 giugno 2008 - Nelle giornate del Festival, il mondo della cooperazione incontra il popolo dello scoiattolo con un primo incontro dedicato a “Impresa cooperativa e democrazia economica”. Lorenzo Caselli, professore ordinario di economia e gestione delle imprese presso la facoltà di Economia dell’università di Genova, Victor Pestoff, ideatore del concetto di multi- stakeholder e Diego Schelfi, presidente della Federazione Trentina della Cooperazione, hanno discusso su tre concetti chiave: cooperazione, democrazia e concorrenza. A moderare il dibattito Mariangela Franch, professore ordinario di Marketing presso la Facoltà di Economia dell’Università di Trento. Il professor Caselli ha evidenziato le potenzialità dell’impresa cooperativa, che si pone come ponte tra lo Stato ed il mercato, tra la dimensione pubblica e quella privata. “L’impresa cooperativa - ha spiegato Lorenzo Caselli - può contribuire alla realizzazione di un’economia di mercato coerente con la rimozione dell’ingiustizia sociale e con la promozione di condizioni in grado di valorizzare le capacità e le potenzialità delle persone e dei gruppi sociali”. Sempre secondo il professore, infatti, l’impresa cooperativa presenta alcuni punti di forza: è dotata di stabilità ovvero radicata nella comunità; poggia sull’affidabilità, su relazioni di fiducia e di mutualità tra i soci; contribuisce all’aumento del capitale sociale e non ultimo genera processi partecipativi. Concorde con questa tesi, anche Diego Schelfi: “Quotidianamente la cooperazione applica i principi della democrazia, primo fra tutti quello della partecipazione: ogni anno 60. 000 persone in Trentino si riuniscono e si confrontano in assemblee” . Un esempio tangibile di cooperazione arriva da un paese di 400 abitanti della Valsugana, una valle, dove le associazioni ed i vari soggetti sociali hanno messo a disposizione l’un l’altro i propri servizi, riuscendo a motivare le persone e soprattutto a rilanciare l’economia locale. Secondo Pestoff, non è detto però che la democrazia porti allo sviluppo economico, ma allora come si può rendere il mercato più democratico? Un aiuto in tal senso può venire dall’organizzazione multi-stakeholders, dove i portatori di interesse vengono tutti rappresentati e prendono parte ai processi decisionali. Infatti, parlando di welfare state, alcuni sostengono che sia inefficiente ma se noi possiamo coinvolgere i cittadini nello stato sociale che fornisce i servizi possiamo renderli migliori. Per quanto riguarda la partecipazione, l’attenzione del professore è rivolta alle nuove generazioni. A loro il compito (non facile) di ringiovanire la democrazia. .  
   
   
DALLA SICUREZZA DEL POSTO DI LAVORO ALLA SICUREZZA DEL LAVORATORE MERCATO, WELFARE E SOLIDARIETÀ: LA RICERCA DI UN EQUILIBRIO POSSIBILE  
 
Trento, 5 giugno 2008 - Il segretario Cisl Santini: “Due livelli contrattuali: uno generale che difenda il potere d’acquisto dei salari, ed uno aziendale che premi la produttività”. C’è un termine, flex-security, che vorrebbe farci credere che flessibilità nel lavoro e sicurezza sociale possono coesistere. Ma quando si parla di mercato, welfare e solidarietà, come si è fatto all’ultimo Forum del Festival con Cipolletta, monsignor Crepaldi, l’ad dell’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa (ex Sviluppo Italia) Domenico Arcuri e Giorgio Santini, segretario confederale della Cisl (doveva esserci anche l’ex ministro delle politiche sociali Paolo Ferrero, fermato da un incidente stradale, fortunatamente senza conseguenze), una distinzione va fatta subito: se il mercato è mondiale (globale), i sistemi di sicurezza sono locali. “Al centro della questione – afferma subito Cipolletta aprendo il confronto - non è più la sicurezza del posto di lavoro ma la sicurezza dell’individuo, del lavoratore”. Vista dal presidente delle Ferrovie dello Stato, che ha introdotto il Forum, la flessibilità significa ad esempio “far andare i treni con un solo macchinista, come avviene in tutti i paesi del mondo, anziché due come avviene in Italia per vincolo contrattuale”. E proprio sulla necessità di superare l’attuale sistema contrattualistico italiano si è sviluppato, in particolare, il confronto alla Sala Depero. Cipolletta: “Tra mercato e solidarietà, la verità sta nel mezzo: ci vuole l’uno e ci vuole l’altra. È importante dichiararsi, schierarsi. Ci sono formule di sicurezza molto aziendali. La cassa integrazione, ad esempio: perché non potrebbe essere privatizzata? Si abolirebbe un po’ del cuneo fiscale”. I contratti: “Ma perché in tutti i paesi del mondo i contratti scadono anno dopo anno, mentre solo in Italia i sindacati vogliono allungare i termini?”. Cipolletta ha parlato anche del rapporto pubblico/privato. “È nel pubblico che c’è un grande problema di flessibilità. Non dico che nel pubblico ci sono i fannulloni, la grande maggioranza lavora molto più di quanto guadagna”. E le Ferrovie? “Mi auguro che arrivi il privato, ma non vorrei fare la fine di Alitalia. Il sindacato è contento di come sono andate le cose con la compagnia aerea di bandiera? E’ stato intelligente far fallire quell’accordo? E’ in gioco l’efficienza del Paese, dei grandi servizi, ferrovie, scuola, sanità, che potrebbero essere migliori se consentissimo alle persone che valgono di poter guadagnare anche di più”. Altra questione, la solidarietà: “Se dobbiamo fare delle priorità nel mondo, di chi dobbiamo occuparci? A chi deve andare la solidarietà?” A giocare di fioretto con Cipolletta ci ha pensato Arcuri, non prima però di aver risposto con una battuta a quanto detto ieri da Marchionne, ad della Fiat, a proposito dell’impossibilità di investire in Sicilia: “E’ impossibile investire in Sicilia alle condizioni di Marchionne. Abbiamo lavorato a lungo lo scorso anno per garantire il raddoppio dello stabilimento di Termini Imerese. Certo gli strumenti della competitività italiana rispetto a quella offerta dai paesi dell’est non è soddisfacente, ma in Italia è complicato attrarre investimenti diretti esteri, per molto tempo l’Italia è stato un hard discount per le imprese che venivano a comprare le imprese di casa nostra. Il 66 % degli investimenti diretti effettuati nel 2007 sono andati in Lombardia, il 75 % in Lombardia e Piemonte. Centro e sud sono fuori da queste dinamiche”. E di nuovo in risposta a Cipolletta, che ricordava come all’epoca del governo Dini venne chiamato a studiare come eliminare gli enti inutili residuo della Cassa per il Mezzogiorno e che si è chiesto “quand’è che non avremo più Sviluppo Italia ma un’Italia sviluppata”, Arcuri ha avuto buon gioco nel dimostrare con i numeri che “Sviluppo Italia non c’è più: prima aveva 216 società controllate, oggi ci sono solo 9 consigli di amministrazione: abbiamo dato un contributo silenzioso al contenimento dei costi della politica. Sviluppo Italia dunque non c’è più, mentre l’Italia nel frattempo non si è sviluppata. Perché? Le ragioni sono tre, e si chiamano sicurezza, legalità, infrastrutture”. “La risorsa di cui oggi abbiamo scarsità è il tempo” ha concluso Arcuri: “Organizzare politiche a sostegno dello sviluppo significa ridurre il tempo necessario a realizzarla. Le politiche a sostegno dello sviluppo erano caratterizzate sulla struttura dell’offerta, poco avevano a che fare con le caratteristiche della domanda, oggi bisogna privilegiare la domanda, chiederci come si possono rendere le regioni più accoglienti. Il target di tutto questo sono le nuove generazioni, ma spesso le scelte di ingresso sul mercato del lavoro dei cittadini sono condizionate dai debiti accumulati per ultimare il percorso di formazione. Per quanto ci riguarda, vogliamo uscire dai fortini di rendita e affrontare con coraggio, dalla parte del lavoro, della funzionalità e degli utenti, il rapporto positivo tra competizione e sicurezza. Avremo bisogno dell’aiuto di tutti, anche delle istituzioni”. Per monsignor Giampaolo Crepaldi, segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, quello che lui stesso definisce “il dicastero delle disgrazie”, oggi occorre saper gestire non tanto le risposte ma coltivare le domande. Non cita il “ma anche” di Veltroni, monsignore, ma Giovanni Paolo Ii e la dottrina sociale della Chiesa, “che sotto sotto tutti sono convinti sia contro il mercato, mentre invece dice che il mercato è lo strumento più efficace per rispondere ai bisogni, sapendo però che il mercato è uno strumento, non un fine, giacchè l’uomo non può essere oggetto di mercato, perché ci sono bisogni che il mercato non può soddisfare, perchè ci sono individui che non ce la fanno a stare nel mercato, perché ci sono beni che è bene rimangano di tutti, perché il mercato è una gara, finita la quale chi riparte di nuovo riparte avvantaggiato rispetto ad altri. Le regole esterne valgono sempre meno di quelle interiorizzate nella coscienza degli operatori. Più etica rende efficiente il mercato. I furbetti del quartiere lo truccano il mercato. Ma il mercato ha bisogno di un ambiente permeato di valori: dobbiamo recuperare, far funzionare il sistema economico italiano riempiendo il bicchiere dei beni immateriali, la famiglia, la scuola, l’educazione, la gioia di essere italiani, la speranza, la fiducia e la forza di credere in questo paese”. La conflittualità? “Il mercato funziona bene anche se c’è un po’ di conflittualità. Non demonizzo i sindacati, che certo devono rinnovarsi”. La verità sta nel mezzo? Per il segretario della Cisl, Santini, “mercato e welfare hanno senso nella misura in cui, nel divenire quotidiano, riescono a convivere. Abbiamo combattuto a lungo nella nostra storia affinché non ci sia solo il mercato, e dobbiamo ammettere che anche l’idea che possa esistere in astratto una sicurezza che prescinda dal collegarsi alle regole del mercato si è rivelata nella storia un’illusione, e dunque dobbiamo avere sempre la capacità di tenere legati questi due elementi. E’ possibile che sul lavoro convivano? Sì, è possibile e necessario, ma la flessibilità, necessaria per il mercato, non deve diventare precarietà. Va costruita una flessibilità sostenibile in capo alle persone, la tutela del posto di lavoro dev’essere riconiugata nel mercato del lavoro, ricostruendo gli ammortizzatori sociali, estendendola anche alle fasce giovanili ed ai primi anni di lavoro”. Santini ha poi espresso apertura sul tema della revisione del sistema contrattuale. “Dev’essere riformato. Pare sia la volta buona, c’è un documento unitario dei sindacati, Marcegaglia ha fatto dichiarazioni importanti. Cosa vogliamo ottenere? Una cosa molto semplice: il contratto nazionale oggi tiene insieme troppe esigenze: far fronte al costo della vita, ridistribuire i redditi e i profitti, un miscuglio di obiettivi che ha appesantito i contratti. In attesa dei contratti annuali, pensiamo che sarebbe bene affidare a due diversi livelli di contrattazione due diversi obiettivi: a livello nazionale quello di far sì che i contratti collettivi ripristino, garantiscano, permettano la tutela del potere d’acquisto delle retribuzioni. L’altro elemento, collegare il salario alla produttività delle imprese, è più giusto affidarlo ad un livello di negoziazione più frammentata, per far sì che tale legame diventi più impegnativo, che richiede una corresponsabilità delle parti, un confronto partecipativo e collaborativo. Perché è vero che dobbiamo dare risposte all’esigenza delle imprese di essere più competitive, ma permettere anche che sia premiato l’impegno, il merito. Ci riusciremo? Mi auguro di sì, sono per un sistema di rapporti tra le parti dinamico e positivo, non più paralizzante”. Rispondendo a Cipolletta sul caso Alitalia: “Non ci piace la crisi di Alitalia, né l’andamento faticoso delle ferrovie, siamo totalmente disponibili a discuterne. C’è però anche un sindacalismo corporativistico e autonomo che ha una funzione anche distorsiva della dialettica tra le parti. “Non è necessario azzerare tutto, ma si può semplificare molto. Anche le telecomunicazioni, come le Ferrovie ancora oggi, erano un settore in monopolio e quando venne liberalizzato nacque un nuovo contratto di settore, molto più elastico, che oggi sta accompagnando positivamente il settore. Semplificare la busta paga? Siamo d’accordo. Sull’incentivo alla produttività proposto dal governo con il decreto sugli straordinari siamo perplessi, abbiamo chiesto e ottenuto che fosse sperimentale, vedremo i prossimi sei mesi, noi vorremmo semplificare la norma: una parte del salario sia legata a quello che effettivamente viene realizzato nelle aziende, alla produttività, e meglio se questa parte viene agevolata da una tassazione più bassa. Si tratta di una “rivoluzione”, il nostro è ancora un paese legato alla rendita, dobbiamo impegnarci tutti, sindacato, imprese, Stato, per quella tutela sociale che solo con un equo sviluppo sarà possibile garantire. Il sindacato, rinnovandosi, potrà essere esso stesso fattore di sviluppo”. .  
   
   
FESTIVAL ECONOMIA: LE SFIDE DELL’ALTA FORMAZIONE NEL MONDO GLOBALIZZATO IL RETTORE BASSI: L’UNIVERSITÀ ITALIANA SPRECA TALENTI. L’ASSESSORE SALVATORI: UN SISTEMA DELLA RICERCA DELL’EUREGIO  
 
Trento, 4 giugno 2008 - Nella società della conoscenza l’accesso alla formazione rappresenta un elemento di democrazia. Ma la conoscenza è anche il fattore di sviluppo per eccellenza: utilizzarlo al meglio significa premiare i migliori e non sprecare alcun talento. Del rapporto fra queste due dimensioni si è parlato alla Facoltà di Economia dell’Università degli studi di Trento, nel corso di un confronto moderato dal preside Paolo Collini e a cui hanno preso parte l’advisor per l’innovazione e la ricerca del presidente della Commisione europea Barroso, Maria De Graca Carvalho, il rettore dell’Università di Trento Davide Bassi e l’assessore alla programmazione, ricerca e innovazione della Provincia autonoma di Trento Gianluca Salvatori. La De Graca Carvalho ha illustrato le sfide che l’Europa ha di fronte, nel solco tracciato dalla strategia di Lisbona: sfide non da poco, considerato ad esempio che le risorse destinate al sistema universitario nella Ue, in percentuale sul Pil, sono circa la metà di quelle a disposizione negli Usa. “Ma se il contributo pubblico non è molto dissimile, il contributo dal settore privato è negli States sette volte più alto che in Europa. ” Il problema, però, non è solo di risorse. Bisogna demolire le barriere fra le università, dare agli atenei autonomia reale, sviluppare partnership fra alta formazione e mondo economico. “La conoscenza oggi non è un fatto privato, è un valore sociale – ha chiosato il rettore Bassi – ma l’università italiana spreca talenti. Trento lo fa forse meno di altre realtà. In compenso abbiamo problemi di dimensione: un sistema solo Trentino non è ragionevole. Comunque, rispetto a qualche anno fa abbiamo fatto molti passi in avanti. Con la riforma recente la frammentazione è calata, abbiamo cominciato a mettere le forze a fattore comune. ” “E’ vero – ha detto Salvatori, tra i principali artefici della riforma del settore in Trentino - ma il mondo cambia sempre più velocemente. Negli ultimi 10 anni abbiamo assistito ad un fatto nuovo: l’università non è più il soggetto che guida i cambiamenti. L’economia è divenuta centrale. L’università deve quindi stare al passo, essere sempre più aperta: ma sappiamo che in Europa questo è più difficile che negli Usa, anche per ragioni storiche. In Italia alcuni atenei – fra cui quello di Trento – hanno cercato di introdurre nel sistema dei finanziamenti alle università il concetto del merito: sono stati sbeffeggiati. Nel frattempo in Cina stanno facendo la stessa cosa, su scala cinese: il loro obiettivo è piazzare 100 atenei cinesi fra i primi 500 al mondo entro il 2002. E ci riusciranno. ” Venendo al sistema della ricerca, Salvatori ha detto che è necessario fare sistema almeno a livello di “Grande Tirolo”, mettendo assieme Trento, Bolzano e Innsbruck. “Ho lanciato la proposta un anno fa – ha aggiunto – ma siamo ancora alle fasi iniziali. E guardate che non è un’idea nuova, è un’idea scontata”. .  
   
   
FESTIVAL ECONOMIA: SI PUÒ MIGLIORARE L’EDUCAZIONE FINANZIARIA DEGLI ITALIANI? NE HANNO PARLATO FRANCESCO GIAVAZZI, FRANCESCO VELLA, GUIDO ROBERTO VITALE, BRUNO MANGIATORDI  
 
Trento, 5 giugno 2008 - Non solo si può ma si deve. Il mercato finanziario è estremamente complesso e sempre più raffinato e, anche se non ci si pensa, rischioso. Nel campo dell’educazione finanziaria ci sono già esperienze positive nel mondo anglosassone che possono essere prese ad esempio. Potrebbe essere costituita un’apposita Autorità a partecipazione pubblico – privata. Per questo servirebbe un’iniziativa politica che potrebbe far convergere le volontà sia della maggioranza che dell’opposizione. L’indipendenza dell’analisi e la competenza di chi informa sono i punti di partenza di questo processo di trasformazione del rapporto tra investitori e mercato. “Negli Stati Uniti – ha ricordato Francesco Giavazzi, docente di Economia Politica all’Università Bocconi – l’amministrazione Bush ha avviato un programma specifico per migliorare la capacità dei cittadini di fare scelte finanziarie consapevoli. Da noi, purtroppo, siamo in una situazione di quasi analfabetismo finanziario a fronte di un mercato che invece è sempre più sofisticato. Una corretta e puntuale informazione finanziaria è un tema non banale anche per le persone comuni”. Le regole, ha ricordato il giurista Francesco Vella, per essere percepite devono essere semplici e comprensibili. Soprattutto in un campo così tecnico come la finanza, l’informazione non deve essere eccessiva ma va invece personalizzata. Chi propone un investimento o un prodotto finanziario non può limitarsi a consegnare al cliente un’informativa ma deve spiegarne il contenuto. “E’ fondamentale che la comunicazione finanziaria si differenzi rispetto al marketing e soprattutto che sia indipendente. La maggior parte della clientela – ha spiegato Vella - non ha una cultura finanziaria sufficiente a fare un acquisto ragionato e vi dedica anche poco tempo. Una recente indagine ha dimostrato infatti che mediamente impieghiamo un mese per concretizzare l’acquisto di una macchina e circa una settimana per scegliere un prodotto finanziario. ”. Alla base di questo comportamento vi è forse la sottovalutazione di quanto sia rischiosa ogni scelta in campo finanziario o viceversa l’eccesso di fiducia nei confronti degli operatori finanziari che propongono l’investimento. Quello che il legislatore può fare nel campo dell’educazione finanziaria è organizzare un sistema educativo che controlli e coordini le tante iniziative già esistenti. Negli Stati Uniti, a partire dal 2003, hanno realizzato un sito internet che organizza tutte le iniziative volte a far conoscere le attività e le problematiche finanziarie e a diffondere i vari progetti di educazione. Bruno Mangiatordi ha ricordato che nel 2007 i lavoratori in larga parte hanno scelto di tenere i loro soldi nelle aziende invece di spostarli nei fondi pensione. Per invertire questa tendenza bisogna costruire un sistema di fondi pensione che abbia una grande credibilità. “L’educazione finanziaria – ha detto - non deve essere considerata uno strumento per incrementare l’utilizzo dei prodotti finanziari da parte del pubblico, questa è una conseguenza minore. Dovrebbe crearsi anche da noi un organismo pubblico-privato in grado di replicare le positive esperienze dei paesi anglosassoni in materia di informazione finanziaria. Per creare questa Autorità ci vorrebbe un’iniziativa politica che, visto il tema, potrebbe essere anche bipartisan”. Guido Roberto Vitale ha spiegato che gli italiani spesso preferiscono fare da soli piuttosto che affidarsi ai gestori professionali perché ce ne sono pochi, perché spesso i fondi di investimento hanno rendimenti minori rispetto ai portafogli auto gestiti e poi anche perché è forte l’ingerenza delle banche nei fondi di investimento e questo crea oggettivamente contrasti di interessi. Anche i media hanno le loro responsabilità. “I giornalisti – ha detto Vitale - raramente hanno una cultura specifica in materia economico finanziaria. Drammatizzano i fenomeni spesso senza spiegarli a fondo. Si scrive molto di finanza ma c’è poca informazione puntuale e approfondita. Molte delle informazioni che girano, anche nel mondo anglosassone, non sono sempre attendibili perché frutto spesso di analisi non accurate o troppo aleatorie per aziende che hanno una notevole dimensione o complessità”. .  
   
   
FESTIVAL ECONOMIA: “LA DEMOCRAZIA AIUTA SEMPRE LO SVILUPPO?” IL TEMA CARDINE DEL FESTIVAL AFFRONTATO CON AUDACIA IN UNO DEI PRIMI INCONTRI CLOU DEL FESTIVAL DELL’ECONOMIA  
 
Trento, 5 giugno 2008 - Va diritto al sodo Raghuran Rajan nell’affrontare il tema cardine di quest’anno al Festival dell’Economia e lo fa con il provocante titolo della sua lecture: “La democrazia aiuta sempre lo sviluppo?”. Nell’introdurre la conferenza e il relatore, la giornalista Laura Strada – caporedattore Rai della sede di Trento – ha elencato i due ostacoli allo sviluppo sostenuta da una forma di governo democratico che poi il professor Rajan ha approfondito e cioè: il potere delle elitès economiche e i diversi bisogni delle altre classi sociali. Classe 1963, autore con l’italiano Luigi Zingales di “Salviamo il capitalismo dai capitalisti”, professore a Chicago – Rajan ha la sua opinione e la sua ricetta per compenetrare libertà ed efficienza. E l’ha spiegata in modo chiaro ed esaustivo al folto pubblico che ha gremito la sala di rappresentanza a Palazzo Geremia ed anche le salette videocollegate. Rajan ha subito fatto una premessa arguta e ironica conquistandosi le simpatie del pubblico: “Premetto che da quello che ho studiato qualsiasi sia la forma di governo, la gente quando le cose vanno male se la prende sempre con il potere politico, sia esso democratico o totalitario”. E’, in pratica la versione indiana del nostro “Piove, governo ladro!” Subito serio, il professore ha esplicitato il modello economico che avrebbe utilizzato per far passare i concetti di questa sua lecture. “Ma niente lettere greche difficili” ha rincuorato il pubblico. “Ci sono stati grossi cambiamenti socio-politici in molti regimi negli ultimi anni. Molte nuove democrazie sono nate. Ma c’è delusione perché spesso lo sviluppo socio-economico che si sperava collegato al cambiamento politico ha disilluso le masse. Con questo non voglio dire la democrazia sia opposta allo sviluppo. Però servono anche altri fattori tra cui l’accessibilità alle dotazioni di base”. “Poniamo di avere – ed ecco il modello per spiegare il concetto – tre gruppi di interesse: un potere economico monopolistico, una classe media istruita e una classe povera non istruita. Ogni gruppo ha un voto. Due sono le riforme possibili – spiega il professore – migliorare l’accesso ai fattori di dotazione, per esempio l’istruzione universale, oppure aumentare la competizione con minori barriere all’industria”. Analizzando i possibili scenari Rajan fa capire che c’è anche la possibilità di uno status quo: “Se non ci sono vantaggi per nessuno la paralisi è invitabile Anche perché ciascun gruppo vorrà novità diverse: la classe media, solo per fare un esempio, non vuole più istruzione perché questo significherebbe che gli ex poveri diventerebbero competitors sul mercato”. Perché il problema – e chi era alla conferenza lo ha capito (“Nessuna domanda? Allora vi ho convinti tutti!” Ha detto scherzando alla fine del suo intervento) – è che se è vero, come è vero, che di solito in un Paese c’è l’èlite e il resto, è anche vero che questo “resto” è maggioranza, ma è una maggioranza solo numerica non coesa, perché in realtà è formata da gruppi di interesse con bisogni anche molto differenti! Quarantacinquenne, autore di una produzione scientifica straordinaria in rapporto alla giovane età, (è stato anche direttore dell’Ufficio studi del Fondo monetario internazionale), Rajan parla anche di quel Drago rosso, la Cina, che tutti temono ma che pochi conoscono: “Quello cinese è un sistema produttivo in piena ascesa ma ci sono forti disegualianze tra le zone costiere, molto ricche, e quelle dell’interno che stanno patendo il nuovo supersviluppo del colosso asiatico che è tutto fuoché omogeneo. Questi ultimi si chiedono perché cambiare se stiamo peggio?”. Ma al di là dello strapotere delle élite, il professore indiano sottolinea – quasi a stemperare i toni della sua provocazione intellettuale iniziale – “che il problema non è la democrazia ma la disparità di dotazioni iniziali, quando per dotazioni intendo soprattutto l’accesso all’istruzione ma anche una sanità di buon livello per tutti e una distribuzione delle ricchezza che non sia iniqua: “Le diseguaglianze nei Paesi poveri sono il retaggio dei vari colonialismi. La disuguaglianza è rimasta ed ha favorito politiche che hanno ulteriormente consolidato le disuguaglianze”. “Del resto – ha proseguito il professore – certe volte sono gli stessi poveri che non vogliono cambiare. Pensiamo a Cuba . C’è malcontento ma la gente è anche soddisfatta e orgogliosa di avere un servizio sanitario tra i migliori al mondo”. Docente di Finanza presso la Graduate School of Business dell’Università di Chicago Rajan, è Consigliere economico e Direttore di ricerca presso il Fondo Monetario Internazionale. Ha collaborato con le maggiori riviste internazionali di finanza e ha svolto attività di consulenza per la Banca Mondiale, il Federal Reserve Board, la Reserve Bank of India e il Parlamento svedese. La sua attività di ricerca concerne soprattutto la teoria dell’impresa, le cause e gli effetti dello sviluppo finanziario e le strutture di governo societarie. Dopo la lecture, spazio è stato dato agli interventi molti dei quali sono stati fatti in inglese, segno che anche in economia la lingua anglo-americana è ormai la lingua madre degli addetti ai lavori, studenti compresi. “Non trova che spesso le riforme siano eccessivamente costose?” chiede una giovane studentessa. “Ha ragione ma – e penso alla mia India – i vantaggi poi sono enormi se queste prendono una strada virtuosa”. “In Italia c’è un’economia duale, divisa tra nord e sud. Questo può essere un ostacolo alla realizzazione di una piena democrazia?” “Per rispondere a questa domanda vorrei qui con me l’amico Zingales – ha detto scherzando l’economista indiano – Non conosco così bene la situazione e la storia italiana. Ma c’è una costante del mio credo che ho maturato studiando le varie situazioni: non è vero che la mentalità, la cultura stessa di un popolo, o di una parte di esso, non possa cambiare. Dell’india per esempio erano famosa la nostra lentezza, i nostri ritardi. Adesso, soprattutto alcune zone, si è scoperto l’efficienza. Una volta c’era l’indian standard time, e cioè le due ore di ritardo. Adesso se arrivo ad un appuntamento dieci minuti dopo sento il bisogno di scusarmi”. Ed infine gli è stato chiesto: “Che rapporto c’è tra religione e sviluppo economico, può la prima rallentarlo?” “Non credo molto all’etica protestante – ha replicato Rajan in chiusura – Nessuna religione, neanche il Buddismo, predica il fatalismo tout court, anzi tutte dicono al credente che deve impegnarsi nella sua vita per fare bene”. . .  
   
   
FESTIVAL ECONOMIA: JOB MARKET: QUANDO LA SELEZIONE SI FA DURA FLESSIBILITÀ E PROPENSIONE AL RISULTATO LE DOTI PIÙ RICHIESTE DEL MERCATO  
 
Trento, 5 giugno 2008 - Giovani ricercatori a testa alta nel mondo del lavoro. Oltre la logica del concorso, nuove opportunità di impiego per i dottorandi in Economia tra concorrenza e trasparenza. I dottorandi italiani hanno un deficit nella preparazione e scarse opportunità di essere valorizzati in Italia. Uno dei motivi è legato alla natura stessa dell’istituto del dottorato di ricerca che, attivato nel 1983, si caratterizza da sempre per la bassa partecipazione del mondo non accademico, rispetto a Paesi più sviluppati come Stati Uniti e Giappone. In Italia, più del 70% dei dottorati trova lavoro nel mondo accademico, mentre negli Stati Uniti il tasso scende a circa il 35%. Nel nostro Paese, del resto, l’apporto alla ricerca e allo sviluppo dato dall’imprenditoria è estremamente basso (solo l’1% del Pil) e soltanto 2,3 lavoratori italiani su mille hanno il dottorato di ricerca, contro i 6 del resto d’Europa e i 12 di Stati Uniti e Giappone. Con queste sconfortanti premesse si è aperto alla Facoltà di Economia dell’Università degli Studi di Trento il dibattito “Oltre il mercato accademico: prospettive per i dottorandi in Economia”, promosso dal Cifrem (Interdepartmental Centre for Reasearch Training in Economics and Management) nell’ambito del Festival dell’Economia di Trento. Un incontro voluto per riflettere e confrontarsi sul peso che il titolo di dottore di ricerca in economia riveste nel mondo imprenditoriale e nelle istituzioni e sulle opportunità di impiego dei giovani ricercatori. A discuterne sono stati Gregorio De Felice, responsabile del Servizio studi e ricerche di Intesa Sanpaolo, Flavio Pedrini, dirigente del Dipartimento del Tesoro, e Daniele Terlizzese, direttore dell´Istituto Einaudi per l´Economia e la Finanza (Eief) e responsabile dell’Area Ricerca economica e relazioni della Banca d’Italia. L’incontro, che ha visto la partecipazione di numerosi dottorandi, si è aperto con una riflessione sullo sbocco tradizionale per chi completa la propria formazione in campo economico: gli uffici studi. “Il mondo degli uffici studi nelle organizzazioni finanziarie – ha spiegato Gregorio De Felice - si è molto ristretto per via delle aggregazioni degli ultimi anni, anche se i dottori di ricerca continuano ad essere apprezzati. Molti uffici studi sono stati infatti ridimensionati nel personale e nelle risorse o costretti a rivedere il proprio raggio d’azione focalizzandosi maggiormente sulle attività degli istituti di credito con forte riscontro operativo a breve e lungo termine”. De Felice ha invitato i giovani ad essere consapevoli che l’ufficio studi non può essere considerato come destinazione finale, ma un passaggio di formazione, una buona palestra, che può aprire le porte alla carriera di alto livello creando dei veri e propri top performers. Buone opportunità di lavoro, secondo De Felice, vi sono per chi specializza nel settore del risk management, per gli ingegneri finanziari in grado di inventare nuovi prodotti, per gli analisti finanziari e per chi sa coniugare le competenze economiche a conoscenze in ambito giuridico, preziose per gestire i rapidi cambiamenti nella regolamentazione, molto complicata soprattutto nei mercati emergenti. Le competenze dei dottorandi in Economia possono ancora trovare ottimo impiego anche nella pubblica amministrazione. Ne è convinto Flavio Pedrini, che nel corso del suo intervento ha illustrato le attività svolte all’interno del Ministero e ha ribadito l’importanza dei giovani ricercatori per elaborare previsioni macroeconomiche. “Chi opera nella Divisione si occupa anche di questioni internazionali - spiega Pedrini – in quanto prepara e organizza la posizione dell’Italia per il G7 e svolge attività di monitoraggio su quanto svolto dal Fondo Monetario e Ocse e contributo dell’Italia alle linee strategiche di queste organizzazioni. Le caratteristiche che maggiormente si ricercano nei giovani ricercatori sono adattamento e flessibilità, propensione al risultato e abitudine al lavoro di gruppo. ” Daniele Terlizzese ha invece puntato l’attenzione sulle procedure di reclutamento dei giovani ricercatori, per le quali vi sono cambiamenti in vista. “Interessante, in questo senso – ha commentato Terlizzese – è la nuova tendenza emergente del job market, il mercato di lavoro per economisti che sta rapidamente sostituendo il concorso tradizionale che ha approccio più generalista. Emerge, infatti, già negli studi universitari una tendenza ad una maggiore specializzazione e uno scollamento tra le aspettative del candidato e le competenze richieste. Tutto questo genera un turnover dannoso per le organizzazioni e determina una progressiva difficoltà ad attrarre e trattenere i migliori cervelli. Il Job market – pratica di reclutamento diffusa soprattutto negli Stati Uniti - si svolge in momenti e luoghi precisi per far incontrare domanda e offerta di dottorandi. “Tutte le università straniere (e solo pochissime in Italia) – chiarisce Terlizzese - scelgono di reclutare in questo modo. Un forte marchio di qualità è il nome dell’università che vi è alle spalle, soprattutto se è americana. La selezione inizia con la pubblicazione delle esigenze del datore di lavoro su un sito specializzato. I potenziali candidati inviano la loro application con una o più paper e tre lettere di referenze. I datori di lavoro fissano quindi le interviste ai candidati e al termine decidono a quali offrire di visitare l’istituzione per una giornata. Al termine dei seminari di presentazione si decide a chi offrire una posizione. A questo punto inizia la contrattazione, perché si tratta di un mercato dove la concorrenza è alta. Si tratta di una procedura totalmente diverse nella logica e nei metodi da quelle tradizionali dei concorsi. Si basa sulla trasparenza e sulla concorrenza, perché si acquisisce una grande mole di informazione sui candidati, ma anche sui datori di lavoro e in questo vi è molta simmetria. È così che si cambia il modo di affrontare il mondo del lavoro. I giovani posso finalmente entrare a testa alta. ” . .  
   
   
FESTIVAL ECONOMIA: I VIZI ITALIANI NEL MIRINO DI UNO STREPITOSO MAURIZIO CROZZA  
 
Trento, 5 giugno 2008 - One man show tutto da ridere i per gli eventi del Festival dell’Economia con un monologo che ha scatenato gli applausi di una platea letteralmente travolta dalle battute Maurizio Crozza non è un tipo che ama le mediazioni e lo sanno bene tutti coloro che negli ultimi anni hanno seguito i suoi corsivi catodici a Ballarò il programma di Rai 2 condotto da Antonio Floris. Crozza è piuttosto un comico arrabbiato, molto arrabbiato, uno che vorrebbe come tanti un’Italia diversa, senza schiere di privilegiati (politici in primis) e meno ipocrita magari. E il suo messaggio è arrivato diretto ieri sera al pubblico del Festival dell’Economia. Uno show semplicemente travolgente quello del comico ligure in un Auditorium stracolmo che gli ha tributato un autentico trionfo. Per il Festival dell’Economia Maurizio Crozza ha scelto di parlare di politica ed economia senza rinunciare ad alcune delle sue imitazione più riuscite come ad esempio quelle dello scienziato Antonino Zichichi o dell’economista inglese Alan Friedman. A suo modo Crozza adotta una tattica bipartisan menando fendenti a destra e a (centro) sinistra senza guardare in faccia proprio nessuno. Si inizia con il nuovo governo ed un pizzico di nostalgia per Prodi “E’ lì che si rode il fegato perché pensa alle cose che non ha potuto fare…però bisogna essere onesti e dirlo: questo governo decide su tutto, decide cose improbabili certo, ma almeno decide”. Altri tempi quando c’era Romano “Anche lui decideva in fretta ed era tutto contento poi arrivavano sei o sette ministri e lo mandavano quasi sempre a benedire”. Il nuovo esecutivo ovviamente fornisce il volano a Maurizio Crozza per una raffica di battute “In Italia ci facciamo del male con l’immondizia e con le mozzarelle…vi immaginate cosa può succedere con il nucleare?”. La risposta è immediata “Abbiano avuto le mozzarelle alla diossina vorrà dire che per smaltire le scorie si inventeranno il provolone al plutonio”. Ma niente paura, perché a risolvere ogni emergenza ci pensa sempre Bertolaso “Oramai è diventato un incubo ma anche un’ancora di salvezza. Succede qualche disastro, qualche sciagura o alluvione? Ecco Bertolaso che ci tranquillizza tutti…io farei un salvavita Bertolaso altro che!”. Crozza punta poi in direzione Pd con una delle sue imitazioni più riuscite legata al nome di Walter Veltroni “bisogna ammettere che Walter è stato di un’eleganza unica durante le elezioni: non ha mai nominato neanche una volta il suo avversario e solo ieri ho capito che si trattava di Bertinotti”. Per rappresentare il leader Pd Crozza ha inventato la filosofia del “ma-anchismo”. Il Crozzaveltroni spiega allora “noi siamo dalla parte degli operai ma anche degli industriali, noi siamo in favore della cultura ma anche dell’ignoranza crassa, noi siamo contro ogni razzismo ma anche favorevoli al Ku Klux Klan…”. L’occasione del Festival ispira a Crozza anche una buona azione “Stasera da Trento, dal Festival dell’ Economia, vorrei lanciare con forza l’operazione “adottiamo Mastella a distanza” e per questo chiedo un piccolo sforzo da parte di tutti”. Crozza prova anche ad immaginarsi i contorni del nuovo ministero, quello della semplificazione, affidato a Roberto Calderoli : la Bossi Fini diventerà “chi c’è c’è e chi non c’è non c’è” mentre la legge Biagi si trasformerà in “lavora e taci”. Nel monologo crozziano c’è spazio anche per l’attivissimo risolvi problemi Bertolaso e per i problemi del sistema scolastico italiano “in Europa portano in tutte le scuole la banda larga mentre ormai da noi gli studenti si devono portare anche i rotoli di carta igienica”. Nel finale ecco materializzarsi il volto economico di Crozza legato all’imitazione di Alan Friedman preoccupato sempre del “risss-parmiatore”. In un momento di crisi bisogna mantenere la calma e osservare le cose con attenzione “Se le quotazioni del petrolio crescono – spiega il Friedmancrozza– è solo colpa dell’aumento del prezzo del barile che lo contiene…quindi se il petrolio fosse contenuto in taniche di plastica costerebbe molto meno” . Una ricetta semplice come quella che riguarda i beni primari “non mi preoccupano gli aumenti di beni inutili come la pasta, il pane e il riso ma piuttosto la crescita vertiginosa di beni primari come la vite a sponda o il contenitore tascabile per le parolacce degli operai”. Anche questa in fondo è economia, tutta da ridere, ovviamente. .  
   
   
FESTIVAL ECONOMIA: DEMOCRAZIA E LIBERALIZZAZIONI, LA CHIAVE DELLO SVILUPPO INDAGINE SU 155 PAESI DI TUTTO IL MONDO. MA IN CINA E A SINGAPORE È VERO IL CONTRARIO  
 
 Trento, 5 giugno 2008 - Persson: “Democrazia non è solo libere elezioni, ma poter selezionare chi governa e mettere da parte chi non funziona. La democrazia genera un circolo virtuoso e genera stabilità”. Nessun Paese con una lunga esperienza democratica è povero. Esiste un circolo virtuoso che rende possibile una reciproca influenza tra cambiamento economico e politico e questo è motivo di speranza, soprattutto per i Paesi del Terzo mondo e per quelli in via di sviluppo. È un segnale positivo quello che oggi è stato lanciato al Festival dell’Economia di Trento dall’economista svedese Torsten Persson, direttore dell’Istuto di Studi economici di Stoccolma, esperto di macroeconomia e economia internazionale e uno dei padri fondatori della political economics, chiamato a Trento per discutere di democrazia e sviluppo. Nel suo seguito intervento a Palazzo Geremia, Perrson ha illustrato i risultati di un’accurata indagine condotta su 155 Paesi di tutto il mondo, che fotografa le diverse condizioni economiche tentando un confronto con la situazione politica in atto dalla data di nascita della democrazia (diversa in ogni Paese) fino all’anno 2000. Dai dati emerge innanzitutto una marcata e prevedibile disparità economica tra i Paesi occidentali e il Terzo mondo (gli Stati Uniti sono, ad esempio, ben 150 volte più ricchi di alcuni Stati africani). Le ragioni che determinano in un Paese situazioni di ricchezza o povertà, stabilità o instabilità politica sono da alcuni decenni al centro di accurate indagini di carattere economico, politologico e storico. Negli ultimi due secoli si sono registrati cambiamenti economici senza precedenti. L’economia è decollata in molti Paesi, seguendo però ritmi estremamente diversi. Ciò ha portato a profonde differenze nel tenore di vita. Anche sul versante politico si è assistito a radicali mutamenti e a grandi passi avanti verso la democrazia, che tuttavia ha preso piede a macchia di leopardo e non sempre si è consolidata. Oggi, infatti, esistono nel mondo esperienze democratiche che hanno origini e prospettive future molto diverse tra loro. Il cambiamento economico e quello politico, il tenore di vita e la presenza di un’esperienza democratica sembrerebbero essere fattori connessi. Gli studi e i dati disponibili dimostrano però che la situazione è assai più complessa e che ogni valutazione è soggetta a numerose variabili. “Gli studiosi – spiega Persson nel presentare i risultati - concordano nel riconoscere alla democrazia la capacità di sviluppare la crescita economica, perché crea più stabilità e condizioni più favorevoli per gli investimenti, grazie a politiche più positive e prevedibili. D’altra parte, a promuovere la democrazia è il reddito alto che incoraggia a ricercare maggiore libertà e promuove la ricerca di valori immateriali. A rendere possibile questa reciproca influenza virtuosa possono essere sono alcune circostanze storiche, la vicinanza a Paesi che hanno una storia democratica (come è avvenuto in Ucraina) o, semplicemente, la fortuna. Tutte queste osservazioni possono dirsi corrette - commenta Persson. Tuttavia ritengo che occorra andare oltre e leggere attraverso la storia le diverse tempistiche e le variabili che hanno influenzato l’andamento delle diverse esperienze politiche ed economiche. È importante, ad esempio, prendere in considerazione alcuni altri fattori, come il livello di reddito pro capite annuale, la solidità e la durata dell’esperienza democratica”. La differenza nella combinazione di questi fattori risulta evidente nell’analisi che Persson fa di Paesi come il Regno Unito (una crescita stabile, con piccole variazioni), l’Argentina (un buon inizio ma poi molti periodi di stagnazione economica), la Costa Rica (dove l’andamento del reddito non segue quello della democrazia), l’Uganda (dove non si può dire che il Paese sia entrato in una vera fase di crescita economica sostenibile). In Italia si è registrato una situazione iniziale di stabilità nella crescita economica, con un rialzo all’inizio del 1900, un ristagno nell’immediato primo dopoguerra e poi un boom di crescita. Nel nostro Paese, l’introduzione della democrazia ha coinciso con la crescita dell’economia. “Le organizzazioni internazionali – prosegue Persson - insistono molto da 15 anni sull’importanza della riforma democratica, che oggi è divenuta un tema di forte attualità. E i risultati si vedono. L’importante è capire che democrazia non significa soltanto avere delle libere elezioni: questa è forma superficiale di democrazia. Per avere davvero dei risultati contano altri fattori, come gli ambiti sociali di provenienza dei candidati o i vincoli che sussistono per i governi in carica. Vanno valutati con attenzione anche altri parametri, ad esempio il livello della sanità. ” “Non è detto, inoltre che l’autocrazia generi automaticamente un ristagno o una flessione economica. Va analizzata bene la situazione, perché esistono diversi tipi di regimi dittatoriali che hanno effetti diversi sull’economia. Basti pensare alla Cina e a Singapore, che pur non trovandosi in una situazione politica democratica, registrano uno sviluppo economico spettacolare. In linea generale, tuttavia, una democrazia, a differenza di una dittatura, garantisce un apparato di regole (come il sistema elettorale) utili alla stabilità. Ma anche le dittature soino diverse tra loro: vi sono quelle militari o quelle che hanno esiti positivi in campo economico perché sorrette dalla personalità di un leader. La vera virtù della democrazia è quella di fornire un meccanismo di selezione che consente nel tempo di mettere da parte chi non funziona. Non si tratta soltanto di una mero sistema per rappresentare gli interessi del popolo. In questo stanno la trasparenza e la responsabilità che solo la democrazia può garantire. ” Alla domanda se la democrazia promuova la crescita, ancora una volta la risposta di Persson sta nella lezione della storia. “Il passato insegna che occorre vedere le differenze geografiche e culturali tra i Paesi. Non esiste un’esperienza univoca. Le riforme non sono eventi casuali. I Paesi non hanno la stessa probabilità di arrivare alla democrazia o di uscirne e i risultati del regime democratico o dittatoriale non sono gli stessi. ” Per arrivare a dei risultati attendibili nell’indagine comparativa Persson ha confrontato Paesi con situazioni analoghe. Dopol’introduzione della democrazia si è registrata una crescita dell’1%, mentre il passaggio dalla democrazia alla dittatura ha fatto segnare un calo del 2% all’anno. Ma l’effetto della democrazia sulla crescita dipende dalle politiche economiche, per questo ci si è soffermati nell’indagine sull’analisi delle riforme economiche su vasta scala sotto forma di liberalizzazioni. Queste, unite all’apertura dell’economia al commercio e agli investimenti esteri, generano una maggior crescita del 1%. Se poi la liberalizzazione avviene prima della svolta democratica (come nei casi di successo di Corea del Sud e Cile) si ha una crescita del 3,5%. La ricaduta positiva invece quasi si annulla se avviene viceversa e la liberalizzazione è conseguenza dell’insediamento di un potere democratico (come nelle Filippine e in Argentina)”. I dati indicano anche che un governo presidenziale possa avere maggior effetto sulla crescita (1,5% in più) rispetto ad uno parlamentare, che assume decisioni di politica economica diverse (come una spesa pubblica maggiore del 5%). “Alcune riforme – aggiunge Persson - avvengono casualmente, sorprendentemente, come l’assassinio di un leader nel Terzo mondo che mette fine alla dittatura. Altre avvengono gradualmente e sono previste (pensiamo alla caduta di Franco). Se invece si è in democrazia e le aspettative prevedono stabilità, si assiste ad una ulteriore crescita economica. ” L’alto reddito rende dunque più probabile la democrazia? “Diventare più ricchi non rende più probabile la democrazia. Ma se si è già in una situazione di democrazia, vi è chiaro un chiaro effetto di consolidamento che rende automaticamente meno probabile un colpo di Stato. Si tratta di un circolo virtuoso. Se, invece, il Paese è soggetto a dittatura da lungo tempo, vi è più possibilità di uscirne grazie al reddito alto. Dunque studiare come funziona la democrazia è importante perché rende più probabile la sua sopravvivenza. ” .  
   
   
FESTIVAL ECONOMIA: PAUL COLLIER: L’EUROPA SOSTENGA L’AFRICA CON AIUTI, LIBERO COMMERCIO, SICUREZZA E BUONA GOVERNANCE IL MODELLO DEVE ESSERE CIÒ CHE GLI USA HANNO FATTO 60 ANNI FA. ANCHE PAESI COME CINA, INDIA, BRASILE, DEVONO ESSERE COINVOLTI.  
 
Trento, 5 giungo 2008 - Il Terzo Mondo è cambiato. Diciamo meglio: non esiste più. Lo sviluppo di Cina e India cambiano gli scenari della povertà, e mostrano che il mondo è uno solo. Ma con grandi squilibri al suo interno. I veri poveri, oggi, sono gli africani: è l’”ultimo miliardo” di cui parla Paul Collier, docente alla Oxford university ed ex-direttore del centro studi della Banca mondiale, che ha animato il focus dedicato al tema: “Guerre, sviluppo, democrazia: quale futuro per l’Africa. ” Cosa differenzia i poveri dell’Africa da quelli dell’India o della Cina? La mancanza di prospettive. Il basso, bassissimo livello di sviluppo dei loro paesi, che se confrontato con la crescita straordinaria di altri, fa sì che le aspettative per il futuro siano di un sempre maggiore impoverimento. Se le cose non cambiano, e in fretta, fra 40 anni il divario sarà semplicemente irrecuperabile. Ci sono stati però, negli ultimi anni, anche segnali importanti e Collier non li sottovaluta: in molti paesi si è avviato il processo di democratizzazione, ci sono stati accordi di pace in realtà lacerate dalle guerre civili (che in genere sono assai più lunghe di quelle fra Stati), l’Africa ha iniziato ad esportare beni di consumo (anche se più spesso l’export è di prodotti primari, come il petrolio). Tutti questi fattori possono rafforzare il progresso dell’integrazione africana nel mercato mondiale. Ma molto dipende da come essi si combinano. Prendiamo la democrazia. In linea generale, Collier conclude che essa migliora laddove il paese non esporta prodotti di base come il petrolio, che evidentemente eccitano in maniera incontrollabile gli appetiti di chi governa o intende governare. “Ma la democrazia – avverte Collier – non è solo il diritto di voto. E’ anche un sistema di controlli, di freni e contrappesi. Laddove questi sono stati adottati, i risultati sono stati buoni persino laddove il paese ha orientato il suo sviluppo sull’esportazione di qualche materia prima, come il Botswana con i diamanti. Al contrario, l’enfasi eccessiva sulla competizione elettorale ha peggiorato le cose, perché i contendenti hanno ritenuto che una volta conquistato il potere avrebbero potuto fare tutto ciò che volevano; è il caso ad esempio del Kenya, le cui ultime elezioni hanno rischiato di spaccare il paese. ” L’eccessiva fiducia nel solo processo elettorale fa sì, secondo Collier, che spesso gli organismi di pace trascurino un altro importante fattore, la sicurezza. “Spesso avviene che le forze di pace Onu se ne vadano subito dopo le elezioni. Noi sappiamo invece che l’avvicinarsi delle elezioni porta ad un periodo di stabilità, ma la situazione può precipitare subito dopo il voto. ” Fin qui l’analisi. Ma il libro di Paul Collier, “L’ultimo miliardo”, per il quale è diventato giustamente famoso, contiene anche una tesi forte riguardo al “che fare”, e Collier l’ha esposta così. “Bisogna guardare a ciò che ha fatto l’America per l’Europa nel Secondo dopoguerra. L’america non solo ha varato il piano Marshall, quindi ha aiutato l’Europa a risollevarsi, ma ha aperto anche i suoi mercati alle merci europee, e ha garantito la sicurezza del Continente. Oggi l’Africa è come l’Europa allora. Il ruolo che è stato degli Usa deve essere assunto in primo luogo dall’Europa, per due ragioni: perché l’Europa a suo tempo ha beneficiato della politica americana, quindi sa che cosa bisogna fare; perché l’Europa confina con l’Africa, e quindi è nel suo interesse stabilizzare quel Continente e farlo crescere. ” In che cosa si deve tradurre, dunque, l’impegno europeo? Collier elenca quattro punti: gli aiuti; la liberalizzazione del commercio; la sicurezza; la buona governance. Quest’ultimo punto risulta essere, forse, il più delicato. Come favorire lo sviluppo del “buon governo” di un paese e della sua economia, senza imporre misure di sapore neocoloniale? Collier cita gli accordi volontari, le certificazioni, i codici internazionali a cui i paesi decidono liberamente di aderire, come quello relativo alle esportazioni di materie prime (per il quale è il popolo sovrano a dover decidere): bisogna incoraggiare i paesi africani ad aderire a queste iniziative e a percorrere queste strade. Naturalmente gli ostacoli sono moltissimi. Nel campo del libero commercio, secondo lo studioso, gli Stati Uniti negli ultimi anni si sono comportati assai meglio che l’Europa con il suo piano “Tutto tranne le armi”. Ora quest’ultimo dovrebbe essere sostituito dagli accordi Epa: sulla carta interessanti – ha detto Collier – ma per come si sono condotte le trattative finora, un disastro nella pratica. Poi ci sono gli accordi che le multinazionali hanno siglato con i paesi ricchi di materie prime, per ottenere le licenze relative al loro sfruttamento: scandalosamente a vantaggio delle prime. “Eppure uno strumento alternativo ci sarebbe, sono le aste internazionali, che consentono di massimizzare i vantaggi per i paesi produttori e al tempo stesso di eliminare la corruzione. Perché l’Europa non incoraggia queste buone prassi? Perché si accontenta di gesti simbolici: ogni tanto un politico va in Africa, prende in braccio un bambino, dice che gli aiuti saranno aumentati, e la cosa finisce lì. ”. Ma non c’è solo l’Europa. Oggi anche altri partners cercano di relazionarsi con l’Africa: ad esempio il Brasile, e soprattutto la Cina. In particolare quest’ultima, spesso stigmatizzata come un’altra delle tante potenze che vogliono solo sfruttare il continente africano, va coinvolta secondo Collier in un’azione ampia e pervasiva per favorire lo sviluppo del continente. “Del resto – ha aggiunto – anche alla Cina conviene, perché non ha alcun interesse a vedere degenerare la situazione e in caso di nuove guerre in Africa non sarebbe certo nella condizione di poter inviare delle sue truppe. Anche alla Cina conviene dunque un’Africa inserita nel mercato mondiale. ” .  
   
   
FESTIVAL ECONOMIA: PAUL KRUGMAN OPINIONISTA STATUNITENSE: “ATTENTI, IL MERCATO PUÒ ESISTERE ANCHE SENZA DEMOCRAZIA”  
 
 Trento, 5 giugno 2008 - “Dopo i segnali incoraggianti del 1989, il capitalismo autoritario si é mostrato solido in Cina e Russia. E gli stessi Stati Uniti hanno rischiato il tracollo della libertà. Il futuro non è nel Pil, ma nel tipo di persone che abitano ed interpretano il mondo” . Due volte alla settimana le sue opinioni e le sue teorie sono lette con attenzione dagli uomini più potenti del mondo. Succede quando gli articoli di Paul Krugman vengono pubblicati dal “New York Times”. E’ toccato a lui, a quest’omone con la barba, aprire la terza edizione del Festival dell’economia di Trento. E’ stato chiamato a rispondere di mercato e di ideologie, l’opinionista ed editorialista americano che insegna economia e relazioni internazionali all’Università di Princeton e alla London School of Economics, dopo aver trasmesso il suo sapere anche all’Università di Yale, al Mit e all’Università di Standford e la cui attività di ricerca è concentrata sul commercio internazionale, sulla finanza, sulle currency crisies. E’ stato chiamato a rispondere, da Tito Boeri, ad una domanda tutt’altro che facile: mentre le economie pianificate non possono sopravvivere senza un’ideologia, le economie di mercato sembrerebbero non richiedere un sostegno ideologico. Questo può voler dire – e il riferimento primo e chiaro è stato alla Cina, per poi comprendere anche la Russia - che i mercati senza democrazia possono durare in eterno? Domanda epocale, verrebbe da dire. Stemperata da un gesto iniziale di Krugman: “Faccio un grande gesto di libertà e mi tolgo la giacca, visto il caldo che fa in sala”, ha detto, strappando sorrisi e applausi. Per altro non era solo la sala Depero, stracolma, ad ascoltarlo. Anche i posti nelle due sale contigue con collegamento video erano tutti “esauriti”. Miglior esordio il Festival dell’economia non poteva avere, il commento di Tito Boeri. E proprio Boeri ha presentato Krugman prima di tutto come un convinto democratico. Lo testimonia il libro appena edito da Laterza, “La coscienza di un liberal”, cui spesso ha fatto riferimento Krugman nella sua “lezione”, dal titolo eloquente: “Il momento democratico è passato?”. Andiamo subito alla soluzione del “giallo”. Krugman ha concluso così: “Non è scritto da nessuna parte che il progresso economico, come pure potrebbe far pensare il fatto che tutti i paesi più ricchi del mondo sono sistemi democratici, porti necessariamente alla democrazia. E dunque il futuro non sta tanto nel Pil pro capite del mondo, quanto nel tipo di persone che vivono in questo mondo”. Già: non sono mancati gli accenti pessimistici nell’intervento di Krugman. Che pure ha stupito non poco, in questi anni, quando si è detto convinto – forte di una passione civile apparsa anche oggi evidente – non solo della partecipazione democratica come valore in sé, ma aggiungendo anche che non è stata tanto l’economia, in questi anni – e specie negli Stati Uniti - a condizionare la politica, quanto piuttosto il contrario. Eppure, “cosa sappiamo oggi sulla possibilità di sviluppo della democrazia in tutto il mondo?” si è chiesto e ha chiesto Krugman. “Certo – ha detto – ripenso al 1989, a quell’anno dei miracoli, al crollo delle ideologie ma anche al sogno di Tienanmen. Ripenso a quelli che sembravano segni di democrazia in crescita, tanto che Fukuyama poté parlare di fine della storia. Insomma, sembrava ineluttabile che il mercato spingesse verso società democratiche, ovunque”. Ed invece, non sono soltanto Paesi che potrebbero essere definiti marginali quali Cuba e Corea del Nord – ha aggiunto Krugman – a dirci di una diversa direzione. “Persiste soprattutto un capitalismo autoritario che trova in Cina e Russia i suoi esempi più clamorosi e dalle dimensioni che tutti conosciamo. Certo, in America Latina cogliamo segnali incoraggianti di democrazia, ma nel complesso la nostra certezza, rispetto agli anni immediatamente seguenti al 1989, è assai meno solida”. Krugman ha poi messo in fila una serie di dubbi, apparsi a tratti come dati di fatto, sui quali meditare. “Ci può bastare il fatto che tutti i Paesi ricchi siano oggi liberi? No, perché la Cina sta crescendo, non ha democrazia e paradossalmente, pur avendo creato la sua vertiginosa crescita tutta dopo il 1989, mantiene e continuerà a mantenere grandi livelli di povertà. La sua forza è data dalla popolazione, ma quando – nel 2022 -, la Cina sarà la prima economia del mondo, avrà raggiunto il livello attuale della Russia. Andiamo verso un mondo dove alcune grandi potenze potranno non essere democratiche. Dunque, non è sempre vero che ricchezza vuole dire democrazia e la Cina lo sta a dimostrare. Ma c’è dell’altro. E’ vero che le democrazie hanno maggior successo economico? Non è detto. Purtroppo non è sempre così. In Brasile, paese oggi fortunatamente democratico, il successo economico è stato tale con il regime militare. Certo, è vero che i peggiori disastri economici vengono da Paesi con regimi e dittature. Ma i dati non dicono che democrazia e mercato vadano di pari passo”. Insomma, spunti e dubbi nell’analisi di Krugman che ha anche ricordato il caso del Messico: approdato ad una vera democrazia quando il ruolo magnetico degli Usa, in chiave economica, è apparso evidente e riconosciuto dagli stessi trattati Nafta. Infine, Krugman ha guardato a casa sua, agli Stati Uniti. E qui l’anima liberal, la passione civile, sono apparse nitide. “C’è infatti un’altra domanda che dobbiamo farci – ha detto – ed è questa: quanto è sicura la natura democratica dei Paesi avanzati e ricchi? Tra il 2002 e il 2003 il mio Paese ha rischiato il tracollo della democrazia. Non finirò mai di dire cosa abbia rappresentato, in negativo, la figura di Bush e di un movimento politico ben preciso connotato solo da volontà di potere. Pressioni e lobby non si contano. Ci sono stati e ancora ci sono tanti segnali a dirci di una democrazia fragile. A partire dal fatto che le grandi compagnie telefoniche continuino a chiedere amnistie future per comportamenti generati da precise richieste della Casa Bianca. Io stesso sarei ben stupito del fatto di non essere stato intercettato e spiato in questi anni”. .  
   
   
FESTIVAL ECONOMIA: IL GOVERNATORE DELLO STATO MESSICANO DI DURANGO HA INCONTRATO IL PRESIDENTE LORENZO DELLAI  
 
Trento, 5 giugno 2008 - Il Festival dell’economia conferma la sua vocazione internazionale. A dimostrarlo, l’arrivo a Trento di una delegazione proveniente dallo Stato messicano di Durango. A guidarla il Governatore, Ismael Hernandez Deras che è stato ricevuto dal presidente della Provincia autonoma di Trento, Lorenzo Dellai. Un incontro cordiale e nel segno della reciproca volontà di conoscenza ed amicizia, quello tra l’autonomia trentina, il Festival dell’economia e la delegazione messicana della quale, oltre al Governatore, fanno parte il presidente della Associazione degli industriali Josè Antonio Rincon; i deputati federali Manuel Herrera Ruiz e Alfredo Herrare Deras; il sindaco della città di Gomez Palacio, Ricardo Rebollo Mendoza; gli assessori allo sviluppo sociale ed economico, Abraham Moreno e Jorge Reynoso Martinez e la responsabile del Municipio, Cristina Diaz. Il presidente Dellai si è rivolto al Governatore dello Stato di Durango (123 mila chilometri quadrati di superficie, oltre un milione e mezzo di abitanti): “So che la vostra gradita visita è nata dai contatti con la realtà della cooperazione trentina e dal vostro desiderio di approfondire la conoscenza di questa realtà e so che avete altresì deciso di far coincidere questo incontro ufficiale con i giorni del Festival dell’economia. Io non dimentico che fino a 40 anni fa il Trentino era terra povera e di emigrazione e che se oggi è terra ricca e solida lo deve a due cose: l’autonomia e la cooperazione”. Il presidente Dellai ha quindi consegnato al Governatore Hernandez Deras il sigillo di San Venceslao, simbolo dell’autonomia trentina. “Per noi – ha detto il Governatore di Durango – l’incontro con la realtà della cooperazione trentina, nei giorni del Festival dell’economia, ha un significato davvero speciale. Oggi nel mondo è il tempo delle Regioni e la nostra terra, ricca di storia, è certamente interessata a comprendere il percorso che il Trentino ha saputo fare in questi decenni”. .  
   
   
FESTIVAL ECONOMIA: PIERLUIGI CIOCCA: “USCIRE DALLA CRISI SI PUÒ. COME? ATTRAVERSO LA COESIONE SOCIALE” “LO SVILUPPO SI OTTERRÀ QUANTO SI CAPIRÀ CHE LA QUESTIONE NON È COMBATTERE LA SOTTO-OCCUPAZIONE MA IL DEBITO PUBBLICO”. “RIUSCIREMO A COSTRUIRE UN DOMANI SE CI IMPEGNEREMO VERSO OBIETTIVI COMUNI”  
 
 Trento, 4 giugno 2008 - Nonostante quindici anni letteralmente disastrosi, la rinascita economica dell’Italia è ancora possibile. Questo il messaggio di speranza uscito dal primo degli “Incontri con l’Autore” svoltosi alla biblioteca comunale. Al centro del dibattito, che ha visto protagonisti Paolo Baratta – presidente della Biennale di Venezia; Beniamino Quintieri – commissario del Governo per l’Esposizione Universale di Shangai 2010 e Roberto Ippolito – direttore relazioni esterne dell’Università Luiss nonché moderatore dell’incontro, l’ultimo libro di Pierluigi Ciocca “Ricchi per sempre. Storia economica dell’Italia contemporanea”. “Il passato – dichiara lo storico dell’economia Ciocca – ci dimostra che è difficile governare l’economia italiana anche quando ai vertici c’è gente in gamba. Bisogna infatti fare i conti con questioni di contesto, di politica e dal 1992 a questa parte anche con il contenimento della spesa pubblica. Il rapporto del Pil è pari al 40%, proprio come quindici anni fa”. A peggiorare la situazione – afferma Baratta – l’atteggiamento della classe politica perdurato a lungo dopo la crisi degli anni Settanta. “Non riuscendo a governare, dice il presidente della Biennale di Venezia, i leader hanno iniziato a scialacquare denari. A prenderli in prestito. La spesa pubblica è stata vista come soluzione per risolvere i problemi. Da qui l’inizio di un circolo vizioso. Una concatenazione di effetti disastrosi di cui ancora oggi paghiamo le conseguenze. La soluzione per uscirne? Rinunciare al beneficio di sperperare soldi. Senza di questo le cose non cambieranno mai” I dati non sono incoraggianti: l’Italia in questi ultimi quindici anni è cresciuta meno della media europea. Le percentuali parlano di un + 1,3% contro il 2% del Vecchio Continente. “Abbiamo perso quota, il modello di specializzazione dell’economia italiana non risulta cambiato – ha affermato Ciocca – le esportazioni non ce la fanno a coprire la bilancia di spesa corrente. E’ un Paese in cui sotto il suolo non c’è nulla, sopra il suolo ben poco e che quindi è costretto ad importare”. “La nostra democrazia – sottolinea Quintieri- ha accentuato l’aspetto di rappresentazione dell’interesse. Siamo un popolo sovra-rappresentato e ciò ci impedisce di uscire dalla crisi. Occorre avere condizioni politiche, istituzionali che consenta l’emergere di una leadership. Di imporre che i fatti rappresentino gli interessi pubblici. La iper-rappresentanza causa difficoltà di decisione. Ma senza decisione lo sviluppo non c’è” Dobbiamo prepararci ad un domani ancora più nero – chiede Ippolito – o qualche soluzione per uscire dalla crisi c’è? “Rinascere si può – dice convinto Paolo Baratta – ma solo se al “raffa-raffa” dell’oggi si sostituisce la volontà di lavorare per il bene comune” Della stessa idea anche Ciocca “Non basta la virtù della moneta. Gli sgravi fiscali non sono l’unica via di uscita. Dobbiamo ritrovare obiettivi comuni, dobbiamo abbattere la paura delle tasse, il timore che qualsiasi cosa tu faccia venga tassata. Lo sviluppo vero si avrà quando la gente capirà che la questione non è combattere la sotto-occupazione ma il debito pubblico”. Il fuoco che potrebbe portare alla ripresa economica non è dunque spento. Il fuoco c’è. Il problema, semmai – sottolineano i relatori - è l’intensità .  
   
   
QUASI UN BREVETTO ITALIANO SU TRE È LOMBARDO  
 
 Milano, 5 giugno 2008 - Sono oltre 19. 000 le domande di brevetto depositate a Milano in un anno (luglio 2006-giugno 2007), quasi un terzo del totale italiano (29%) che supera le 66. 000. E se sono i marchi a fare la parte del leone in Lombardia con 15. 023 domande su 51. 579 in tutta Italia, molti sono anche gli inventori che scelgono le province lombarde per depositare le loro scoperte, oltre 3. 000. Dopo Milano, in assoluto la provincia con più domande di brevetto depositate (15. 916, il 24% italiano), viene Brescia con 902 (1,4%). Terza Bergamo con 576 (0,9%). Bene anche Varese e Mantova per numero di invenzioni (rispettivamente: 107 e 53). Emerge da un’elaborazione della Camera di Commercio di Milano su dati Uibm (Ufficio Italiano Brevetti e Marchi). Al via il bando per i brevetti. Di brevetti e di novità nell’ambito della proprietà industriale si è parlato oggi alla presentazione del bando 2008 a sostegno della brevettazione Europea e Internazionale delle micro, piccole e medie imprese. Con questo bando, la Provincia di Milano, la Regione Lombardia, la Camera di Commercio di Milano e la Camera di Commercio di Monza e Brianza stanziano 1. 200. 000 euro per rafforzare il sistema economico provinciale, agevolando l’attività di brevettazione europea ed internazionale. Possono inviare le domande le micro, piccole e medie imprese delle province di Milano e Monza e Brianza per le spese sostenute per ottenere un brevetto internazionale, dal 14 luglio 2008 esclusivamente a mano all’Ufficio Protocollo Generale della Provincia di Milano presso Provincia di Milano, Viale Jenner, 24 – Milano (lun. -ven. 9. 00-12. 30 – lun. -giov. 14. 15-15. 30). Alcune invenzioni lombarde. Dal cous cous ad alta digeribilità allo stuzzicadenti ottenuto dalla pianta della liquirizia, dalle miscele di caffè dotate di particolari proprietà biologiche al dispositivo per il raffreddamento dei fusti di birra. Ce n’è per tutti i gusti tra le invenzioni depositate in Lombardia nel 2006. Dai sistemi di autoilluminazione per la fioriera del giardino ma anche per il bersaglio delle freccette al lampadario di tipo veneziano infrangibile e ultraleggero. Molte le invenzioni per biciclette e motocicli: una ruota a raggi per pneumatici senza camera d’aria, portaborse parapioggia per la bicicletta, un meccanismo per migliorare la frenata, un dispositivo per l’aggancio o sgancio della visiera del casco. Un dispositivo per proteggere il braccio dal calore, particolarmente adatto per camerieri o addetti alla distribuzione di recipienti bollenti e una macchina per il ghiaccio. Una felpa porta lettore multimediale e una scheda “intelligente” con controllo di identità. Per i ragazzi e per chi ama gli sport, pattini con ruote in linea utilizzabili su tutti i terreni. Contro i disagi del tempo, una macchina per lo scioglimento della neve adatta per lo sgombero di strade e piazze. E per rendere più comoda la vita di tutti i giorni: un leggio per la posizione supina e un dispositivo universale per l’espulsione dosata del dentifricio dal tubetto. Ma c’è pure chi inventa un dispositivo per l’alimentazione di motori tipo diesel con miscele idro-alcoliche e uno per la termoregolazione automatica degli ambienti mediante previsione dei dati meteorologici. Ufficio Brevetti e Informazioni Tecnologiche. Camera di Commercio di Milano, Via Camperio, 3 - 3° piano, tel. 02 85155673/5362, fax 0285155631/5744, e mail: brevetti. Mi@mi. Camcom. It, Web: www. Mi. Camcom. It/brevetti. Per informazioni: dal lunedì al giovedì 9. 00 - 12. 00 e 14. 45 - 15. 45, il venerdì 9. 00 - 12. 30. Per il deposito delle domande di brevetto: dal lunedì al giovedì 9. 00 - 12. 00, il venerdì 9. 00 - 12. 00. “Sinonimo di idea innovativa, il brevetto - ha dichiarato Carlo Sangalli, presidente della Camera di Commercio di Milano - è insieme incentivo alla diffusione dell’innovazione tecnologica e strumento per la regolazione del mercato e per la tutela della concorrenza. In questo senso brevettare è non solo utile, ma addirittura necessario per le imprese che vogliano essere competitive sul mercato europeo e su quello internazionale. Un’ottica di fronte alla quale le Camere di Commercio, insieme alle altre istituzioni, promuovono la diffusione della cultura del brevetto, come valorizzazione del patrimonio di idee e della creatività delle sue imprese. Soprattutto nei confronti dei piccoli imprenditori”. .  
   
   
ROMA: I PRESIDENTI DELLE REGIONI INCONTRANO BERLUSCONI A PALAZZO CHIGI  
 
Roma, 5 giugno 2008 - Il primo incontro tra i Presidenti delle Regioni e il Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi è in programma a Palazzo Chigi oggi alle ore 16,00. Per domani alle ore 11,00 è stata convocata la Conferenza straordinaria delle Regioni e delle Province autonome presso la sede di Via Parigi, 11 a Roma. .  
   
   
IL 6 GIUGNO: ESPERIENZE IN EUROPA E IN ITALIA SUL COINVOLGIMENTO DEI CITTADINI NELLE DECISIONI PUBBLICHE A FORTE DEI MARMI UNA GIORNATA DEDICATA ALLA PARTECIPAZIONE E SULLA LEGGE TOSCANA GIÀ PRONTO UN UTILE E AGILE VADEMECUM  
 
Firenze, 5 giugno2008 - Per percorrere le vie della partecipazione serve una guida: per lo meno una mappa. Ed è questo lo scopo della giornata organizzata dalla Regione Toscana in programma per venerdì 6 giugno alla Capannina di Forte dei Marmi. Non un convegno, ma un seminario modellato sugli strumenti della partecipazione e dove saranno raccontate le buone pratiche della partecipazione in Europa, in Italia e in Toscana. Un modo per capire come i cittadini partecipano e sono coinvolti nelle decisioni delle istituzioni. Ma anche un’occasione per fare il punto sulla legge toscana sulla partecipazione approvata lo scorso dicembre, la prima legge regionale del genere in Italia, e che a giorni, una volta che il Consiglio regionale nominerà l’Autorità che dovrà vigilare sui vari processi partecipativi, diventerà pienamente operativa. Per aiutare cittadini e amministrazioni pu! bbliche è stata stampata un’agile guida su cosa p! revede e come funziona la legge e su come presentare una domanda per aprire un processo partecipativo. Diritti e doveri, condensati in otto pagine. Le esperienze europee che saranno raccontate venerdì a Forte dei Marmi riguarderanno il dibattito pubblico sul tratto di alta velocità Marsiglia-nizza e il bilancio partecipato e le giurie di cittadini che a Berlino sono state utilizzate per coinvolgere gli abitanti nei programmi di sviluppo urbano della città. La Toscana dei comuni racconterà invece l’esperienza del progetto Cisternino 2020 del Comune di Livorno, un modo innovativo per coinvolgere i giovani nel creare uno spazio per i giovani, partecipando con le loro idee al recupero di una parte di città. L’esperimento di dibattito pubblico di Castelfalfi, nel comune di Montatone, sarà l’altro caso. Sarà presentato anche Ideal-eu, un progetto europeo all’avanguardia nell’uso delle nuove tecnologie per ! promuovere la partecipazione e che vede la Toscana di nuovo in prima fila. La giornata si aprirà attorno alle 9. 30, con un’intervista del giornalista Antonello Riccelli a Umberto Buratti, sindaco di Forte dei Marmi, e a Agostino Fragai, assessore regionale alle riforme istituzionali e alla partecipazione dei cittadini. I lavori si concluderanno attorno alle 17. 30 e le conclusioni spetteranno di nuovo all’assessore Fragai. .  
   
   
BASSOLINO SCRIVE A BERLUSCONI: "NON CALCOLARE INVESTIMENTI UE NEL PATTO DI STABILITÀ"  
 
 Napoli, 5 giugno 2008 - Il presidente della Regione Campania Antonio Bassolino ha inviato ieri una lettera al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi a proposito della necessità di non calcolare gli investimenti realizzati coi fondi comunitari nel patto di stabilità. Il rischio infatti è di pregiudicare fortemente la capacità di spesa delle risorse Ue. Di seguito il testo della lettera: Rappresento forti preoccupazioni per i problemi che il rispetto del patto di stabilità per l´esercizio finanziario in corso potrà determinare sulla spesa dei fondi strutturali europei e nazionali. La Regione Campania nel corso del 2008 dovrà assicurare la chiusura del Programma Operativo Regionale Campania 2000/2006 per il quale dovrà completare il programma di spesa per centinaia di milioni di euro e contemporaneamente fare fede ai livelli di impegno e di spesa previsti dai piani finanziari dei Programmi Operativi regionali della programmazione 2007/2013. Per fare fronte al pagamento delle spese di entrambi i cicli di programmazione, la Regione Campania da qui a fine anno dovrà essere in grado di investire oltre 1,5 miliardi di euro tra fondi europei, nazionali e Fas, rispetto ad una residuale capacità di pagamento che, in base al vigente Patto di stabilità, risulta già di gran lunga inferiore al fabbisogno. Come noto, se non pagati e certificati all´Unione Europea entro il 31 dicembre 2008, i fondi andranno definitivamente persi con un grande danno oltre che per la Regione Campania, anche per il Governo nazionale che figurerebbe a Bruxelles come non in grado di assicurare la spesa delle risorse assegnate. Per l´anno 2007, l´art. 658-bis della legge 27 dicembre 2006, n. 296, introdotto dall´art. 7-bis del decreto legge 1° ottobre 2007, n. 159, convertito, con modificazioni, nella legge 29 novembre 2007, n. 222, ha previsto che, nel caso in cui non venga conseguito per l´anno 2007 l´obiettivo di spesa determinato in applicazione del patto di stabilità interno e lo scostamento registrato rispetto all´obiettivo non sia superiore alle spese in conto capitale per interventi cofinanziati correlati ai finanziamenti dell´Unione Europea, con esclusione delle quote di finanziamento nazionale, non si applicano le sanzioni previste per il mancato rispetto del patto di stabilità, a condizione che lo scostamento venga recuperato nell´anno 2008. Per effetto di tale disposizione la situazione contabile del bilancio della Regione Campania, ai fini del rispetto del Patto di stabilità, risulta ulteriormente aggravata, tant´è che a causa del recupero dello scostamento dell´anno scorso, entro il prossimo mese la Ragioneria regionale sarà già costretta a fermare i pagamenti con il conseguente blocco anche sull´attività ordinaria dell´amministrazione. Risulta pertanto necessario che il Governo autorizzi da subito la Regione Campania ad escludere le spese di investimento dal calcolo del patto di stabilità per l´esercizio finanziario in corso, al fine di evitare, da un lato, che non possa essere pagata la spesa necessaria a certificare completamente le risorse europee del ciclo 2000/2006 e, dall´altro, il concretizzarsi di difficoltà che non garantirebbero un adeguato avanzamento della spesa del ciclo 2007/2013. Auspicando che le prospettate preoccupazioni e la correlata proposta siano esaminate con la migliore disponibilità, colgo l´occasione per inviare cordiali saluti .  
   
   
AL VIA LA FONDAZIONE PER RIUSO BENI CONFISCATI E SOSTEGNO ALLA VITTIME DELLA CRIMINALITÀ. BASSOLINO: "STRUMENTO IMPORTANTE PER PROMUOVERE LEGALITÀ E SOLIDARIETÀ"  
 
 Napoli, 5 giugno 2008 - Si è costituita il 3 giugno, presso Palazzo Santa Lucia, la Fondazione regionale per il sostegno alle vittime della criminalità e per il riutilizzo dei beni confiscati. Il consiglio di amministrazione, che svolgerà la sua attività a titolo gratuito, è così composto: Paolo Siani (Presidente); don Tonino Palmese (Vicepresidente); Antonio Ruggiero, esperto sicurezza e legalità del Por Campania; Lorenzo Clemente, Presidente coordinamento regionale famigliari delle vittime della criminalità; Geppino Fiorenza, responsabile Libera per la regione Campania. Queste le principali attività della Fondazione, che sarà operativa già nei prossimi giorni: Interventi a favore delle vittime di reati o dei loro famigliari per supportare situazioni di disagio socio-sanitario ed economico; Azioni di sistema per rendere più efficace il riutilizzo dei beni confiscati alla criminalità organizzata, in particolare: Azioni volte a qualificare il sistema di amministrazione dei beni dal sequestro alla confisca; Sostegno ed accompagnamento allo sviluppo di qualificate modalità di gestione dei beni confiscati, anche attraverso attività d’impresa realizzata da soggetti del privato sociale; Redazione ed aggiornamento di un catalogo di buone pratiche di utilizzo e gestione dei beni confiscati. Attività di documentazione, comunicazione e sensibilizzazione dei cittadini sul tema del contrasto alla criminalità organizzata, attraverso: un centro di documentazione, pubblicazioni ad hoc, promozione di concorsi e di premi per le scuole, studi e ricerche in materia di sicurezza delle città, borse di studio da utilizzarsi in Italia o all’estero. “Come deciso nella riunione di giunta a Casal di Principe nei giorni scorsi - ha dichiarato il Presidente della Regione Campania Antonio Bassolino - la Regione ha voluto creare una fondazione per rendere più efficiente e tempestiva la gestione dei beni confiscati alla camorra e l’assistenza alle vittime e ai loro famigliari. La Fondazione - ha continuato Bassolino - sarà uno strumento importante per combattere nei nostri territori la battaglia per la legalità e per diffondere la cultura della solidarietà e della coesione sociale contro la violenza criminale. Al Presidente Paolo Siani e a tutti i membri del Cda voglio esprimere un forte ringraziamento per lo slancio con cui hanno accettato di contribuire a questa importante iniziativa” ha concluso Bassolino. .  
   
   
TRENTO: L’AMBASCIATORE DI ISRAELE IN ITALIA GHIDEON MEIR IN VISITA AL PRESIDENTE DELLAI AL CENTRO DEL COLLOQUIO LE COLLABORAZIONI RIGUARDANTI L’UNIVERSITÀ E LA RICERCA  
 
Trento, 5 giugno 2008 – L’ambasciatore di Israele in Italia Ghideon Meir ha incontrato ieri pomeriggio nel palazzo della Provincia il presidente della Provincia autonoma di Trento Lorenzo Dellai, nell’ambito della sua visita in Trentino su invito dell’Università degli studi di Trento. Al centro dell’incontro, non a caso, i rapporti fra il Trentino e Israele sul piano dell’alta formazione e della ricerca, a partire dal progetto avviato dalla Fondazione Bruno Kessler, dall’Università di Haifa e dall’Università Bar Ilan nell’ambito delle tecnologie innovative, coordinato dall’ex-direttore dell’Irst Oliviero Stock, membro del Board of Governors dell’Università di Haifa. Hanno preso parte all’incontro di ieri anche Sergio Fabbrini, professore di Scienza politica e direttore della Scuola di Studi Internazionali dell’Università di Trento, Imrich Chlamtach, responsabile di Create-net, Ilaria Pertot, responsabile del centro Safe-crop della Fondazione Mach, Yoram Ofek, docente di informatica (“Marie Curie Chair”) all’Università di Trento, Fausto Giunchiglia, responsabile del Disi - Dipartimento di Ingegneria e Scienza dell´Informazione dell’Università di Trento e Bernardo Magnini, capo unità delle Tecnologie del linguaggio della Fbk-irst. Franco e cordiale il colloquio nel corso del quale il presidente Dellai ha ribadito l’amicizia del Trentino nei confronti di Israele e la volontà di continuare sulla strada della cooperazione scientifica, anche nell’ambito di accordi fra Trentino e Israele o fra Israele e lo Stato italiano. L’ambasciatore a sua volta ha incoraggiato la delegazione trentina e le autorità della Provincia ad approfondire la collaborazione con Israele e ha brevemente discusso di alcuni aspetti relativi al mondo scientifico-industriale italiano, sia sul piano delle eccellenze che su quello delle criticità. L’ambasciatore Gideon Mair è ambasciatore di Israele a Roma dal 2006. Nato a Gerusalemme nel 1947, laureato in Scienze politiche e in Amministrazione pubblica, con specializzazione sui media e la comunicazione, è stato fra l’altro membro del team per i trattati di pace con l’Egitto e della delegazione per Camp David (1977-82), console a Washington, ministro plenipotenziario a Londra e recentemente vicedirettore generale per i media e gli affari pubblici del Ministero degli affari esteri israeliano. .  
   
   
TAVOLO LAVORO VENETO A RILANCIO SPORTELLO UNICO NEI COMUNI E PER SEMPLIFICARE PROCEDURE  
 
Venezia, 5 giugno 2008 - L’assessore regionale agli enti locali Flavio Silvestrin ha riunito ieri a Palazzo Balbi, sede della Giunta veneta, il Tavolo di lavoro per rilanciare lo Sportello unico per le attive produttive (Suap). Ne fanno parte i rappresentanti di industriali, commercianti, artigiani, organismi professionali, Comuni, Province, Comunità Montane, Aziende sanitarie. Durante l’incontro sono state affrontate specifiche problematiche tecnico-operative per individuare una modulistica unificata e le modalità di attivazione ovvero di implementazione dello sportello unico per le imprese. Il Suap è un servizio di supporto alle attività imprenditoriali, pensato per liberarle dalle incombenze burocratiche, amministrative e urbanistiche. Dei 581 Comuni del Veneto, infatti, 416 hanno creato lo sportello, ma ne funzionano effettivamente 161. “Il nostro obiettivo – ha ribadito Silvestrin introducendo la riunione – è di far funzionare al meglio gli sportelli, per semplificare la vita delle imprese rispetto ad una serie di incombenze improprie che fanno capo a più settori e amministrazioni. Vogliamo con ciò assicurare alle iniziative imprenditoriali le necessarie autorizzazioni, sostenendo la gestione intercomunale degli sportelli unici, mentre la Regione assicurerà la formazione del personale e fornirà un supporto informatico comune, capace di interagire con le reti pubbliche e con il cosiddetto Servizio Sos, attivato lo scorso anno per la semplificazione della Pubblica Amministrazione. Inoltre attiveremo periodiche verifiche sugli stati di avanzamento e di funzionalità degli sportelli nel territorio regionale”. .  
   
   
L’ EMILIA ROMAGNA DÀ IL VIA AL NUOVO PROGRAMMA PER LA RICERCA E L´INNOVAZIONE. OBIETTIVO: UNA RETE REGIONALE, CONNESSA ALLE RETI DI RICERCA EUROPEE 270 MILIONI DI EURO E UN PROGETTO PER 10 TECNOPOLI DEDICATI ALLE TECNOLOGIE D´AVANGUARDIA PER LE FILIERE PRODUTTIVE REGIONALI.  
 
 Bologna, 5 giugno 2008 - Una rete regionale per l’alta tecnologia collegata alle più avanzate esperienze europee, 270 milioni di euro di investimenti e 10 tecnopoli dedicati in modo permanente alla ricerca di interesse industriale. Alla vigilia dell’apertura della quarta edizione di "Research to business", la manifestazione dedicata alla ricerca industriale che prende il via oggi nel quartiere fieristico bolognese, la Regione Emilia-romagna presenta il nuovo programma per l’innovazione, che dà seguito a quanto già realizzato con il primo attivato nel biennio 2004-2007. L’emilia-romagna dedicherà allo sviluppo delle attività di ricerca e innovazione una parte significativa (120 milioni di euro) delle risorse derivanti dall’accordo raggiunto con la commissione europea per l’attuazione del programma di sviluppo regionale 2008-2013. Ai fondi europei si affiancheranno, nei prossimi 5 anni, altri 150 milioni (30 l’anno) di risorse regionali. Complessivamente il nuovo programma regionale impegnerà per ricerca e innovazione di impresa circa 270 milioni che potranno mobilitare altri 600 milioni di euro di investimenti da parte delle imprese, con un aumento del 10% annuo negli investimenti di ricerca e sviluppo in regione. Il nuovo programma regionale ha tre obiettivi: il sostegno della "domanda di ricerca" e dei progetti di innovazione delle imprese; la promozione della "offerta di ricerca" da parte di università e di enti di ricerca; il sostegno della creazione di nuove imprese derivanti dall’impiego dei risultati della ricerca. Le aree dei tecnopoli saranno realizzate con il sostegno della Regione, insieme agli enti locali, le università, gli enti di ricerca nazionali operanti in regione (Cnr, Enea e Infm). "L’obiettivo - spiega l’assessore regionale alle attività produttive Duccio Campagnoli - è creare in Emilia-romagna quello che c’è in altre grandi esperienze europee: una rete di strutture dedicate in modo permanente alla ricerca industriale e al lavoro con le imprese. Vogliamo che i nostri distretti produttivi diventino distretti tecnologici e che, assieme alle imprese, vi siano le nuove imprese rappresentate dai laboratori di ricerca. I tecnopoli sorgeranno nei diversi territori della regione, avranno una particolare specializzazione e saranno connessi fra loro per far sì che le imprese, collegandosi alla rete, trovino il meglio per la risposta ai loro bisogni e alla volontà di innovazione". Il progetto per i tecnopoli Per far crescere i laboratori saranno realizzate da Piacenza a Rimini vere e proprie aree per la ricerca industriale specializzate, che si chiameranno tecnopoli come nell’esperienza francese e saranno connesse fra loro nella rete delle piattaforme tecnologiche. Il programma della Regione contribuirà a sostenere: la realizzazione delle infrastrutture fisiche dei tecnopoli; gli investimenti in nuove apparecchiature scientifiche utilizzabili anche per le imprese e un programma di attivazione di almeno 300 contratti pluriennali per il lavoro di nuovi giovani ricercatori; la generazione o l’insediamento nei tecnopoli di nuove imprese create con i risultati della ricerca. Per realizzare la rete, la Regione ha stretto accordi di collaborazione con il Fraunhofer Institut tedesco, cui fa capo la rete della ricerca industriale creata in Germania, e con l’agenzia francese per l’innovazione Adit. Il programma regionale, ispirandosi a queste esperienze europee, si propone di organizzare e far crescere la rete dei laboratori, dotandoli di un vero e proprio accreditamento delle capacità di ricerca in rapporto con le imprese; aggregandoli e connettendoli in "network" tematici che costituiranno, come nell’esperienza tedesca, altrettante "piattaforme tecnologiche" rivolte a operare con le imprese delle filiere più significative del sistema produttivo regionale. Questi i poli che si svilupperanno nell’ambito delle piattaforme regionali, secondo le prime linee progettuali. Il polo di Bologna ospiterà tecnologie per l’automazione industriale, per nuovi materiali (in connessione con il Parco Torricelli di Faenza), nanotecnologie (con Cnr), telecomunicazioni multimedia e scienze della vita. A Modena e Reggio Emilia, meccatronica e tecnologia della ceramica. A Parma, tecnologia dell’industria alimentare. A Piacenza, in collaborazione con il Politecnico e l’Università Cattolica di Milano, tecnologie per le macchine utensili e per l’energia. Sempre in tema di tecnologie energetiche e ambientali (in collaborazione con Enea) e di tecnologie delle costruzioni si organizzerà una piattaforma regionale con iniziative a Bologna, Ravenna e Reggio Emilia. A Ferrara ci si occuperà di farmaceutica, di tecnologie ambientali in particolare per il ciclo dell’acqua e di biotecnologie. Tra Ravenna, Forlì e Rimini crescerà il distretto nautico. A Rimini si svilupperanno tematiche su multimedialità e design per il sistema moda, a Cesena ict e tecnologie per l’industria ortofrutticola. Il programma regionale promuoverà la partecipazione alla rete dei tecnopoli anche dei laboratori di ricerca e sviluppo delle imprese che vorranno dedicarsi, oltre al lavoro per l’impresa, ad attività di formazione specialistica, ricerca e trasferimento tecnologico. La Giunta regionale ha approvato le linee guida per la presentazione delle manifestazioni di interesse con progetti di tecnopoli da parte di enti locali, università ed enti di ricerca. Saranno pubblicate in un numero dedicato del Bur e sono da oggi consultabili sul sito internet della Regione Emilia-romagna www. Ermesimprese. It I risultati del primo programma regionale per la ricerca e l’innovazione Il programma 2004-2007 ha dato risultati molto importanti. Sono stati selezionati e sostenuti 529 progetti di ricerca e innovazione delle imprese, che hanno messo al lavoro nelle imprese 930 nuovi giovani ricercatori, attivato 730 contratti di collaborazione con università ed enti di ricerca e portato una domanda e un fatturato per ricerca aggiuntivo di 38 milioni di euro. I progetti di innovazione sviluppati dalle imprese hanno prodotto oltre 300 nuovi brevetti. Sul versante dell’"offerta" di ricerca industriale, con il programma regionale si sono creati 27 nuovi laboratori di ricerca industriale e 24 centri di trasferimento tecnologico. Nei laboratori sono stati attivati, con le risorse del programma, 647 contratti di ricerca per giovani ricercatori, al fianco di quasi 800 altre unità di personale tra professori e ricercatori impegnati in vario modo nei laboratori. E’ dal consolidamento e dallo sviluppo di questa offerta di ricerca che il nuovo programma regionale vuole ripartire. .  
   
   
SVILUPPO: DEL TURCO,CON PROVINCE STRADA DELLA CONCERTAZIONE FIRMATO IERI A L´AQUILA INTESA PER PIANI AZIONE TERRITORIALE  
 
L´aquila - 4 giu "La Regione vuole affidare un pezzo importante della propria capacità di spesa all´autonomia delle Province. Intende creare un rapporto degli enti locali con il territorio nuovo e diverso". Così il Presidente Ottaviano Del Turco, ha motivato l´idea di un´intesa sui piani di azione territoriale, firmata ieri mattina mattina, a L´aquila, con i Presidenti delle quattro province abruzzesi. Per la Regione, erano presenti anche Lamberto Quarta, Segretario generale della Presidenza e Tiziana Arista, dirigente servizio Programmazione e Sviluppo. "La volontà politica del governo regionale - ha aggiunto Del Turco - è quella di rafforzare la filiera istituzionale che collega la Regione ai territori e ai cittadini promuovendo adeguate forme di responsabilizzazione e modalità di collaborazione fra le diverse amministrazioni coinvolte". Nei prossimi anni, l´Abruzzo sarà interessato da diverse tipologie di progetti territoriali, concepiti come azioni e interventi per il perseguimento di un obiettivo di sviluppo. Su uno stanziamento di 1 milione di euro, si prevede che una parte venga destinata proprio ai piani territoriali previsti dall´intesa sottoscritta oggi. .  
   
   
LAVORO: CONVEGNO FINALE PROGETTO "SOLARIS"  
 
Torreano di Martignacco (Ud), 5 giugno 2008 - L´esperienza del progetto Solaris, che ha fatto nascere nel Friuli Venezia Giulia sei imprese in inclusione, animate cioè da persone del settore del disagio sociale, sarà fatta tesoro dalla Regione, la quale intende eleggerla a modello di politica attiva del mondo del lavoro. "Si tratta di un modello di welfare non passivo, non adagiato su esperienze ormai obsolete, ma dinamico e attivo". E´ questo, in sintesi, il contenuto dell´intervento dell´assessore regionale al Lavoro, Formazione, Università e Ricerca, Alessia Rosolen, intervenuta al quartiere fieristico udinese a "Imprese in inclusione" - convegno finale del progetto Solaris. Evento che si è rivelato un´occasione importante per conoscere dai fruitori dell´iniziativa, che ne sono nel frattempo divenuti protagonisti, gli aspetti salienti e le potenzialità di recupero attivo di persone a svantaggio sociale. Tale progetto ha di fatto realizzato una rete di servizi pubblici e del privato sociale, che ha trasformato persone a rischio di emarginazione, come disabili fisici, ex carcerati, ex tossicodipendenti, ex alcoldipendenti, in imprenditori di se stessi. Solaris era stato avviato tre anni fa, coinvolgendo centottanta soggetti, cinquanta dei quali avevano superato una prima selezione. Sei di essi, singolarmente o riuniti in forma cooperativa, hanno poi dato vita ad altrettante imprese che si occupano della manutenzione di aree verdi, del commercio di rottami e materiali di recupero metallici, dell´assistenza agli anziani, della rivendita di quotidiani e delle marche da bollo. Il progetto Solaris è riuscito, anche, come ha commentato la Rosolen, grazie ad un´azzeccata formula di parternariato che ha saputo coniugare il settore pubblico con quello privato, sostenendo una particolare fascia d´utenza non sempre assistita dalla Pubblica amministrazione. Proprio la struttura a rete dell´iniziativa, secondo l´assessore - ha realizzato un network atto a potenziare le capacità d´impresa dei soggetti interessati, i quali hanno vissuto questa esperienza come stimolo all´inclusione. La Rosolen ha poi accennato ad alcune delle strategie che la Giunta regionale intende perseguire nel mondo del lavoro, parlando dei Centri provinciali per l´impiego, tuttora considerati come strutture di carattere amministrativo e non di servizio. Anche in questo caso il modello partecipato di Solaris potrebbe rappresentare un percorso risolutivo. Per quanto attiene alle difficoltà delle nuove imprese nell´accesso al credito, la Rosolen ha affermato che il sistema finanziario del Friuli Venezia Giulia non è ancora maturo per questo genere di attività economiche, mentre rispetto agli interventi sul reddito di base ha specificato che non devono essere considerati come contributi a fondo perduto destinati a soggetti privi delle possibilità d´inserimento lavorativo. Tra gli interventi più significativi del convegno, condotto dal project leader di Solaris, Paolo Molinari, quello dell´arcivescovo mons. Alfredo Battisti, e di tecnici e operatori del sociale. .  
   
   
BOLZANO: BUSINESS LOCATION SüDTIROL RAFFORZERÀ L’ECONOMIA  
 
Bolzano, 5 giugno 2008 - Rafforzare l´Alto Adige come sito economico ideale in cui insediare la propria impresa: è questo uno dei compiti principali del Business Location Südtirol (Bls), il cui statuto e la cui fondazione sono stati approvati dalla giunta provinciale. L´ente accorperà le funzioni svolte sino ad ora dall´Ufficio aree produttive e dall´Ufficio infrastrutture. "Il compito del Business Location Südtirol - commenta l´assessore Werner Frick - sarà quello di coordinare tutta l´attività relativa all´assegnazione delle aree produttive di interesse provinciale. Compiti e personale dei due uffici provinciali verranno dunque assegnati al Bls, evitando in questo modo un dispendioso doppione". Dal punto di vista prettamente operativo, il Bls avrà il compito di promuovere l´insediamento di nuove imprese in Alto Adige puntando su marketing, consulenza e sviluppo. "Organizzazioni del genere - prosegue Frick - sono presenti già da molti anni in tutta Europa. Per quanto riguarda la nostra provincia, il Bls avrà il compito di presentarci all´estero come luogo ideale in cui insediare la propria impresa, puntando soprattutto sull´innovazione, sulla ricerca e su quei settori strategicamente fondamentali per l´economia altoatesina come la tecnologia applicate agli sport invernali, l´energia rinnovabile, la mobilità e i prodotti alimentari di qualità". Per quanto riguarda invece le imprese già presenti in Alto Adige il Business Location Südtirol offrirà attività di consulenza a 360 gradi. Bls opererà in stretto contatto con Alto Adige Marketing, Export Organisation Südtirol (Eos), Techno Innovation Südtirol (Tis) e con le associazioni di categoria. Il Cda e il collegio sindacale dell´organizzazione, nominati questa mattina dalla giunta (vedi comunicato a parte), rimarranno in carica per tre anni. Il Bls, società per azioni di proprietà della Provincia di Bolzano, sarà operativo a partire dall´inizio del 2009. .  
   
   
VERBANO CUSIO OSSOLA – EIRE 2008 I PROGETTI E LE INFRASTRUTTURE PER LO SVILUPPO DEL TERRITORIO  
 
 Milano, 5 giugno 2008 - Riqualificare il territorio e cogliere le opportunità offerte dalla realizzazione delle reti europee di trasporto ed in particolare dal “corridoio 24” Genova – Rotterdam. Favorire e qualificare l’accesso all’Europa e la crescita economica attraverso l’innovazione e l’eccellenza del sistema produttivo e territoriale. È la scelta di sviluppo del Verbano Cusio Ossola che si esprime nelle priorità d’intervento: efficienza energetica, riqualificazione territoriale e logistica, valorizzazione dell’ambiente e del turismo. Il Verbano Cusio Ossola propone importanti opportunità di sviluppo e di investimento, determinate anche dalle nuove possibilità offerte dai recenti interventi sul Ten24. Oltre alle opportunità localizzative presentate nelle schede allegate, il territorio provinciale è interessato da un Programma Territoriale Integrato (P. T. I. ) presentato alla Regione Piemonte. Il Programma Territoriale Integrato è lo strumento prescelto dalla Regione Piemonte per definire la programmazione strategica di forme di sviluppo sostenibile in aree qualificate come “sistemi territoriali” in grado di generare valore. La Regione Piemonte ha finanziato la predisposizione del programma operativo e degli studi di fattibilità del P. T. I. Del Verbano Cusio Ossola che dovranno essere presentati entro il 30 giugno 2008. Le scelte strategiche dei P. T. I. Costituiscono una “modalità preferenziale” per l’accesso ai finanziamenti per la realizzazione degli interventi, messi a disposizione per il periodo di programmazione 2007-2013. Il P. T. I. Del Verbano Cusio Ossola coinvolge l’intero territorio provinciale ed è basato su un modello di governance che include l’Amministrazione Provinciale, il Comune di Verbania quale capofila e le dieci Comunità Montane quali enti territoriali che rappresentano tutti i Comuni. Allo sviluppo del programma e alle scelte strategiche sovrintende una “cabina di regia” formata da Amministrazione Provinciale, Comune di Verbania, Comunità Montane e Camera di Commercio del Verbano Cusio Ossola. Il programma territoriale ha individuato, di concerto con la Regione, tre priorità strategiche: l’efficienza energetica e lo sviluppo della produzione di energia e delle tecnologie connesse con l’utilizzo di fonti rinnovabili; lo sviluppo di un modello insediativo fondato su qualità territoriale e servizi logistici (all’interno di un sistema regionale); la valorizzazione del settore turistico basato su un’offerta di rete territoriale interregionale e transfrontaliera. Nel dossier di candidatura presentato alla Regione si prevedono interventi pubblici, privati e in partenariato per un valore complessivo di investimenti di 200 milioni di euro, così ripartiti: finanziamenti pubblici locali 18%; finanziamenti privati 53%; finanziamenti richiesti sul P. T. I. 29%. Il valore strategico del programma è rappresentato dalla capacità di costruire e consolidare reti interne al territorio, in estensione e in collegamento con altri sistemi territoriali in modo da realizzare interazioni e attrattività in un’area vasta. Nel settore dell’energia da fonti rinnovabili il programma territoriale integrato è orientato all’evoluzione dall’idroelettrico, storicamente consolidato, verso la produzione da altre fonti con insediamento di impianti a biomassa, fotovoltaici, eolici. Si prevedono comunque anche interventi di settore del sistema idroelettrico e di produzione di energia attraverso il riciclaggio di rifiuti e materiali di scarto. Il sistema si completa con previsioni insediative di imprese per la produzione di tecnologie da applicare a impianti con fonti rinnovabili, alla ricerca (condotta da Cnr e aziende da ospitare nel Parco Tecnologico del lago Maggiore) e alla formazione. Si tratta complessivamente di un sistema di valorizzazione che fa perno sulla possibilità di offrire energia a costi ridotti e di realizzare un contesto favorevole allo sviluppo di tutte le attività del settore energia che possono disporre di personale formato, di attività di ricerca, di partnership operative. La proposta del programma territoriale per la logistica è indirizzata a realizzare un polo del sistema della logistica regionale, attraverso la collocazione di Domodossola sul “corridoio 24” Genova - Rotterdam. I punti di forza dell’offerta sono rappresentati dall’entrata in funzione del traforo del Lötshberg che consente da oggi un incremento significativo della movimentazione delle merci, a fronte del ritardo che graverà sul Gottardo (si prevede per dieci anni), dall’esistenza di uno scalo già infrastrutturato, dalla connessone diretta con la rete autostradale. La proposta operativa prevede di mettere in gioco aree per l’insediamento di attività, connesse o avvantaggiate dalla presenza del polo intermodale, dislocate nel raggio di 5 chilometri per complessivi 2 milioni di m², in aree nuove, di riuso e di rifunzionalizzazione. Nel mese di maggio Saia Spa, società a capitale misto pubblico - privato, nell’ambito della propria attività rivolta alla realizzazione di aree industriali e di logistica, ha presentato un primo studio di fattibilità per la formazione di un polo della logistica nell’area di Domo 2, attualmente scalo di transito ferroviario e di intermodalità. La collocazione del polo logistico di Domodossola si presta particolarmente a relazioni funzionali con “l’asse del Sempione”, il sistema insediativo che segna la direttrice dal nord ovest di Milano fino al Verbano Cusio Ossola. Le dinamiche esterne e interne al territorio provinciale stanno spingendo le principali amministrazioni locali a riprogettare il territorio. Degli ultimi mesi è, per esempio, un’importante iniziativa promossa dal Comune di Domodossola, che, con il coinvolgimento di importanti università italiane e straniere, ha individuato alcune potenziali interventi di trasformazione urbana di forte valenza economica e di richiamo internazionale quali: il riutilizzo di parte delle scalo ferroviario Domo 1 (mq 350. 000) per destinazione pubblica, produttiva, commerciale, residenziale e verde pubblico; le aree di sviluppo produttivo lato Toce mq 100. 000; le aree produttive e il recupero ambientale di aree produttive con parco fluviale per mq 150. 000; nuovi collegamenti viari di accesso alla città da Sud e da Nord direttamente dalla superstrada con ponte sul Toce. Per lo sviluppo qualificato del settore turistico (che allo stato attuale realizza oltre 2,5 milioni di presenze annue) il programma territoriale prevede di realizzare interventi all’interno di un sistema a rete costituito da elementi di attrattività da valorizzare, strutture di servizio da incrementare e attrezzature ricettive da realizzare secondo un progetto di “certificazione” ambientale. Il modello a rete si basa sulla valorizzazione delle componenti storico-culturali, paesaggistiche, funzionali che riguardano gli elementi costituitivi del territorio dei laghi prealpini e delle valli. Per il rafforzamento dell’identità territoriale si intende operare consolidando reti e relazioni con province e cantoni svizzeri confinanti e attraverso attività di internazionalizzatone del prodotto turistico. Su entrambe queste azioni sono impegnati gli enti pubblici e la Camera di Commercio. L’iniziativa di sviluppo del prodotto turistico identitario può trovare un’opportunità importante nel presentarsi come offerta complementare a Expo 2015, puntando ad accrescere l’attrattività turistica soprattutto nei confronti di nicchie di utenti caratterizzate dall’apprezzamento dei valori ambientali. .  
   
   
CERTIFICAZIONE ETICA, I NUOVI IMPEGNI DELLA REGIONE SFIDA IMPORTANTE PER L’INNOVAZIONE, ALLO STUDIO NUOVI SOSTEGNI  
 
Firenze, 5 giugno 2008 - La Regione Toscana sta lavorando per individuare nuovi strumenti di sostegno a favore delle imprese che hanno deciso e decideranno di partecipare a sistemi di certificazione etica, nella consapevolezza che «investire nella responsabilità sociale è sinonimo di innovare». Questo quanto ha annunciato ieri pomeriggio il vicepresidente della Regione Toscana Federico Gelli, intervenendo in occasione della presentazione del bilancio sociale dell’Unipol. «Investire nella responsabilità sociale delle imprese – ha spiegato infatti Gelli – significa dare valore, evidenza e soprattutto concretezza all’etica, dimostrando che c’è spazio per comportamenti etici nell’economia e che questi comportamenti possono essere non solo giusti ma anche vantaggiosi. Tutto questo per noi significa non tanto lavorare sulle leggi, che nel nostro paese sono già buone, ma fare! in modo che le regole siano effettivamente rispettate e che i! relativ i impegni siano assolutamente trasparenti. Obiettivi che il governo regionale della Toscana sta perseguendo da anni, a partire dalla legge approvata nel 2006 sulla responsabilità sociale delle imprese». Il vicepresidente ha indicato anche quali sono le direttrici dell’impegno regionale su questo terreno: «Siamo impegnati per estendere gli aiuti in settori produttivi che finora non sono stati sufficientemente coinvolti e per assicurare un supporto alle fasi di implementazione dei sistemi gestionali delle imprese che hanno scelto la strada della responsabilità sociale. In particolare stiamo progettando forme di sostegno successive alla certificazione, per esempio attraverso criteri di agevolazione nell’accesso ai contributi pubblici». .  
   
   
FINMECCANICA PRIMA RELAZIONE TRIMESTRALE 2008 RICAVI IN CRESCITA DEL 6%. ORDINI IN AUMENTO DEL 35%  
 
 Roma, 5 giugno 2008 - Finmeccanica migliora i propri risultati anche nel primo trimestre 2008. I Ricavi crescono a 2. 916 milioni di euro rispetto ai 2. 740 milioni dell’anno precedente con un incremento pari al 6%. Ordini in forte crescita (+35%) rispetto al primo trimestre 2007. Dell’aumento beneficiano soprattutto l’Elettronica per la Difesa (+71 %), lo Spazio (+74%), i Sistemi di Difesa (+130%) e l’Energia (+203%). Il portafoglio ordini cresce del 10% rispetto al primo trimestre 2007 e assicura circa tre anni di produzione. L’ebita Adj cresce a 133 milioni di euro, con un incremento del 13% rispetto all’anno precedente. Il contributo maggiore viene da Elicotteri (+18%), Elettronica per la Difesa e Sicurezza (+31%) e Sistemi di Difesa (+125%). L’utile netto è pari a 126 milioni di euro. Escludendo la plusvalenza relativa alla cessione di azioni Stm, il risultato è pari a circa 72 milioni (+53 milioni rispetto all’anno precedente, con un incremento percentuale del 279%) L’indebitamento finanziario netto è in calo rispetto al primo trimestre 2007. Il livello di indebitamento è pari al 37% del patrimonio netto consolidato e resta al di sotto dei limiti massimi indicati dalle società di rating. Il Free Operating Cash Flow negativo va considerato nell’ottica della tradizionale stagionalità delle attività del Gruppo ed è comunque in miglioramento rispetto al dato del primo trimestre 2007. I costi in Ricerca e Sviluppo sono pari a circa il 13,5% dei ricavi. Analisi Dei Dati Principali - I ricavi nel primo trimestre 2008 sono pari a 2. 916 milioni di euro rispetto ai 2. 740 milioni dello stesso periodo 2007 con un aumento di 176 milioni (+6%). L’incremento è principalmente riconducibile al settore Aeronautica, per il maggior apporto del segmento civile (aumento della produzione dei velivoli Atr e B787) e del segmento militare (maggiori attività su C-27j ed Eurofighter). Di rilievo anche la crescita dei ricavi nel settore Spazio (per la maggiore produzione sviluppata nei segmenti manifatturiero e servizi) e nel settore Trasporti, per effetto delle maggiori attività sia del comparto segnalamento, in particolare in Asia Pacifico, sia del comparto veicoli. L’ebita Adj. È pari a 133 milioni di euro rispetto ai 118 milioni del 2007 con un aumento di 15 milioni (+13%). Al miglioramento hanno contribuito: gli Elicotteri (+18%) grazie all’incremento dei volumi sulla produzione di Aw139 e Aw109; l’Elettronica per la Difesa e Sicurezza (+31%), grazie soprattutto al miglioramento della componente britannica del segmento sistemi avionici ed elettro-ottica e delle attività di information technology e sicurezza; Sistemi di Difesa (+125%) grazie ad un mix più redditizio nel segmento dei sistemi missilistici; il settore Trasporti (+90%), principalmente per effetto del miglioramento della redditività industriale dei veicoli. L’ebita Adj. Margin (Ros) si attesta al 4,6%, in aumento rispetto a quello del primo trimestre 2007 (4,3%). L’utile netto è pari a 126 milioni di euro rispetto ai 19 milioni del primo trimestre 2007 con un aumento di 107 milioni (+563%). Al risultato positivo ha contribuito la plusvalenza di circa 54 milioni di euro, al netto dell’effetto fiscale, relativa alla cessione del 2,85% di Stm alla società francese Ft1ci. Depurato di tale fenomeno il risultato netto del primo trimestre 2008 risulta pari a circa 72 milioni di euro con un incremento di 53 milioni (+279%) rispetto allo stesso periodo del 2007. Le principali variazioni di tale incremento sono riconducibili: per 14 milioni di euro all’aumento dell’Ebit e per 40 milioni di euro al miglioramento degli oneri finanziari dovuti a un più favorevole risultato delle valutazioni, al fair value e a differenze cambio. L’indebitamento finanziario netto è pari a 1. 928 milioni di euro rispetto a 1. 158 milioni del 31 dicembre 2007, con un incremento netto di 770 milioni. Tale livello di indebitamento pari al 37% del patrimonio netto consolidato resta comunque all’interno dei limiti indicati dalle società di rating e al di sotto dei limiti posti da una attenta e prudente azione finanziaria. Il dato include, tra l’altro, alcune operazioni strategiche. In particolare: il pagamento di 61 milioni di euro per acquisire l’ulteriore quota della società britannica Vega Group Plc (operazione avviata nel corso del 2007); il pagamento di 12 milioni di euro per l’acquisizione di un ulteriore 18% della società Sirio Panel Spa da parte di Selex Communications; l’incasso di 260 milioni di euro derivante dalla cessione di circa il 2,9% del residuo pacchetto azionario di Stm ancora in possesso di Finmeccanica. Il Free Operating Cash Flow (Focf) al 31 marzo 2008 è negativo (assorbimento di cassa) per 928 milioni di euro rispetto ai 1. 107 milioni negativi al 31 marzo 2007. Il Focf del primo trimestre va considerato nell’ottica della stagionalità, che vede il rapporto tra incassi e pagamenti commerciali sbilanciato a favore di questi ultimi. Nello specifico, il miglioramento del Focf di 179 milioni nei due periodi a raffronto è da correlare ad un minor assorbimento di cassa, sia nelle attività di investimento per lo sviluppo prodotti (47 milioni), sia nelle attività operative (132 milioni). Gli ordini acquisiti ammontano a 3. 292 milioni di euro rispetto ai 2. 430 milioni dello stesso periodo 2007, con una crescita di 862 milioni (+35%), che ha interessato quasi tutti i settori di business. Le acquisizioni hanno riguardato per l’82% l’Aerospazio e Difesa e per il 18% l’Energia e i Trasporti. Al risultato hanno contribuito: le acquisizioni del settore Elettronica per la Difesa e Sicurezza (+71% rispetto al primo trimestre 2007), grazie a ulteriori ordini per le Fremm e a maggiori acquisizioni nell’in formation technology e sicurezza; la crescita del settore Spazio (+74% rispetto al 2007), per maggiori acquisizioni nel segmento manifatturiero e del settore Sistemi di Difesa (+130% rispetto al 2007), grazie al contributo di tutti i segmenti, in particolare dei sistemi missilistici; la crescita nel settore Energia (+203% rispetto al 2007), soprattutto per effetto di numerose acquisizioni di macchine e componenti, realizzate all’estero; la crescita nel settore Trasporti (+26% rispetto al 2007), grazie a maggiori acquisizioni nei segmenti dei sistemi e dei veicoli. Il portafoglio ordini si attesta a 38. 888 milioni di euro rispetto ai 39. 304 del 31 dicembre 2007, con una flessione di 416 milioni (-1%), riconducibile principalmente alle differenze cambio. Il portafoglio ordini è costituito per circa l’80% dall’Aerospazio e Difesa e per il 20% dall’Energia e Trasporti. La consistenza del portafoglio ordini assicura al Gruppo una copertura equivalente a circa tre anni di produzione. I costi per Ricerca e Sviluppo sono stati pari a 394 milioni di euro rispetto ai 402 milioni dello stesso periodo 2007, con un decremento di 8 milioni (-2%). La Ricerca e Sviluppo del Gruppo rappresenta circa il 13,5% dei ricavi ed è concentrata per il 96% circa nell’Aerospazio e Difesa e per il restante 4% nei settori Energia e Trasporti. I principali programmi hanno riguardato: l’Elettronica per la Difesa e Sicurezza (che assorbe il 36% dei costi di Ricerca e Sviluppo), per attività sui nuovi radar avionici a scansione elettronica di sorveglianza e di combattimento, sull’Unmanned Aerial Vehicle (Uav) di sorveglianza tattica Falco e sull’Eurofighter, nonché sui prodotti con tecnologia Tetra e sulle nuove famiglie di prodotti Wimax del segmento comunicazioni; l’Aeronautica (che assorbe il 30% dei costi di Ricerca e Sviluppo), per attività sia sul segmento civile che su quello militare; gli Elicotteri (che assorbono il 16% dei costi di Ricerca e Sviluppo), per attività sull’Aw 149 e sul Ba609. L’organico al 31 marzo 2008 si attesta a 61. 396 addetti con un aumento di 648 unità rispetto alle 60. 748 al 31 dicembre 2007, dovuto al turnover positivo nei settori Aeronautica ed Elicotteri. La distribuzione geografica dell’organico è ripartita per circa il 70% in Italia e per circa il 30% all’estero (principalmente Regno Unito, Francia e Usa). Eventi Di Rilievo Del Primo Trimestre 2008 E Intervenuti Dopo La Chiusura Del Periodo Dal 1°gennaio 2008 è attivo il nuovo marchio Selex Galileo che sarà utilizzato da Galileo Avionica Spa e da Selex Sensors & Airborne Systems Ltd per offrire al mercato un fronte unico, e di maggior peso, nei comparti della sensoristica, dell’elettro-ottica, dell’electronic warfare e degli Unmanned Aerial Vehicles (Uav) tattici. Il 16 gennaio 2008, in seguito all’Opa lanciata da Finmeccanica sul capitale della società britannica Vega Group Plc, e avendo raggiunto un livello di adesioni pari al 65,1% del capitale che avrebbe portato Finmeccanica ad una partecipazione totale del 93,3%, l’Offerta è stata dichiarata irrevocabile e Finmeccanica ha pagato il relativo importo. In seguito ha attivato il delisting alla Borsa di Londra, nonché l’acquisto forzato (squeeze out) delle azioni residue non portate in Opa. Le azioni Vega sono state cancellate dalla Borsa di Londra il 13 febbraio 2008, mentre lo squeeze out è stato completato nel mese di marzo. Il 29 febbraio 2008 Finmeccanica ha presentato il “Progetto Corso Marche”, confermando la propria strategia di espansione industriale in Piemonte. Il progetto prevede il trasferimento delle attività progettuali di Alenia Aeronautica da Corso Marche a Torino Caselle. Contemporaneamente è prevista, entro il 2015-2016, la riqualificazione e valorizzazione dell’area in Corso Marche, attraverso un percorso compatibile con l’esigenza di decongestione industriale delle aree urbane. Il 17 marzo 2008 Poste Italiane ed Egypt Post hanno sottoscritto un accordo per lo sviluppo e il potenziamento tecnologico del servizio postale egiziano, scegliendo Elsag Datamat quale partner tecnologico del progetto. Il 27 marzo 2008 Alenia Aermacchi ed Enaer (Impresa Nacional de Aeronautica de Chile) hanno firmato un Memorandum of Understanding per una collaborazione sui programmi M-346 e M-31 1. L’accordo prevede la produzione e la commercializzazione congiunta dei velivoli in America Latina. Il 1° aprile 2008 Ansaldobreda e Bombardier Transportation hanno firmato un accordo per lo sviluppo congiunto, la commercializzazione e la produzione di un nuovo treno ad “alta velocità”, in grado di viaggiare oltre i 300 km/h, nel rispetto delle più recenti normative europee di interoperabilità. Il 2 aprile 2008 Telespazio ha acquisito il 100% della società spagnola Aurensis, specializzata in tecnologie applicate al territorio e nei servizi di osservazione della Terra, satellitare e aerea. Operazioni Finanziarie - Nel corso del primo trimestre 2008 Finmeccanica non ha posto in essere nuove operazioni sul mercato dei capitali. Di conseguenza la struttura del debito a medio-lungo termine, con particolare riguardo a quello obbligazionario, non ha subito variazioni di rilievo, con un importo complessivo, alla data, di circa 1. 756 milioni di euro (valutato secondo i principi Ias/ifrs) e una durata media di circa 8,5 anni. Altre Operazioni - Il 16 gennaio 2008 l’Assemblea degli Azionisti di Finmeccanica ha approvato il programma di acquisto di azioni proprie (share buy back), proposto dal Consiglio di Amministrazione del 21. 11. 2007, per un ammontare fino all’8% circa del capitale sociale della società. Le azioni acquistate resteranno disponibili nella forma di azioni proprie detenute in portafoglio e potranno essere utilizzate nell’ambito di eventuali progetti industriali o operazioni di finanza straordinaria. Il 26 febbraio 2008 Finmeccanica, Cassa Depositi e Prestiti e Ft1ci, quali azionisti di Stmicroelectronics Holding Nv (Sth), società olandese che detiene il 27,54% del capitale sociale di Stmicrolectronics Nv (Stm), hanno siglato un accordo di modifica del patto parasociale che regola la governance congiunta italo-francese di Sth. Le parti italiana e francese hanno concordato di allineare le rispettive quote di Stm indirettamente possedute tramite Sth. Finmeccanica ha concordato di vendere a Ft1ci l’equivalente di 26. 034. 141 azioni di Stm al prezzo di 10 euro per azione, più una maggiorazione (earn out) pari al 40% dell’eventuale apprezzamento del titolo Stm tra il prezzo base di 10 euro e la media del prezzo di mercato riscontrata in un periodo di tre mesi a partire dal nono mese dalla data di firma dell’accordo, con un massimo di 4 euro per azione. A completamento dell’operazione, Finmeccanica ha incassato circa 260 milioni di euro. Evoluzione Prevedibile Della Gestione - L’andamento dei primi tre mesi dell’esercizio 2008 ha registrato risultati economici in miglioramento rispetto a quelli dello stesso periodo dell’esercizio precedente ed in linea con le previsioni a suo tempo elaborate. Alla luce di tale andamento, ad oggi, non sembrano emergere fatti tali che possano modificare le previsioni formulate in sede di stesura del bilancio 2007. Nell’esercizio 2008, si prevede una crescita organica complessiva dei ricavi del Gruppo compresa tra il 6% e l’11% con un incremento dell’Ebita Adjusted compreso tra il 12% ed il 19% rispetto all’esercizio precedente. Si prevede, inoltre, che il Free Operating Cash Flow (Focf) del Gruppo generi avanzi di cassa, relativamente comparabili con gli stessi livelli del 2007, dopo aver fatto fronte ai consistenti investimenti per lo sviluppo dei prodotti necessari al sostenimento della crescita che, come avvenuto nell’esercizio 2007, si concentreranno in special modo nei settori dell’Aeronautica, degli Elicotteri e dell’Elettronica per la Difesa e Sicurezza. Andamento Della Gestione Nei Settori Di Attivita’ (Primo trimestre 2008 – Dati espressi in milioni di euro) Elicotteri Aziende: Agustawestland Ricavi: 713 milioni (-1 %); Ebita Adj: 85 milioni (+ 18%) Ricavi: pari a 713 milioni di euro, sostanzialmente allineati ai 720 milioni del 2007. Sono riconducibili al regolare avanzamento sui programmi già avviati, all’aumento dei volumi nel segmento degli elicotteri civili governativi (Aw109, Aw139) e all’attività di supporto prodotto. Ebita Adj: pari a 85 milioni di euro, in aumento rispetto ai 72 milioni dello stesso periodo dell’esercizio precedente (+18%). Il miglioramento è da attribuire all’incremento dei volumi produttivi sulle linee civili (Aw139 e Aw109) che ha bilanciato la ridotta contribuzione dei contratti militari. L’ebita Adj. Margin (Ros) si attesta all’11,9%, in crescita rispetto al 10,0% del 2007 (+1,9 p. P. ). Ordini: pari a 795 milioni di euro, in aumento rispetto ai 712 milioni dello stesso periodo 2007 (+12%). I contratti più significativi riguardano: 24 Nh90 da parte dei governi di Francia e Germania (la quota di competenza di Agustawestland è pari a 54 milioni di euro); ulteriori 5 unità tipo Aw101 alla Marina del Giappone, per un valore di 106 milioni di euro; ulteriori 29 elicotteri tipo Aw139 per un valore complessivo di 246 milioni di euro. Portafoglio ordini: pari a 8. 679 milioni di euro rispetto ai 9. 004 milioni al 31 dicembre 2007. La composizione del portafoglio ordini è rappresentata per il 68% da elicotteri, per il 30% da attività di supporto e per il 2% da attività di engineering. Organico: 9. 954 addetti, con un incremento di 398 unità rispetto alle 9. 556 del 31 dicembre 2007. Elettronica per la Difesa e Sicurezza Aziende: Selex Galileo, Selex Communications, Selex Sistemi Integrati, Selex Service Management, Elsag Datamat, Seicos, Vega Group Ricavi: 677 milioni (0%); Ebita Adj: 21 milioni (+31%). Ricavi: pari a 677 milioni di euro al 31 marzo 2008 sostanzialmente in linea rispetto ai 680 milioni del 2007, con il contributo della neo-acquisita Vega Group che ha compensato alcuni slittamenti nell’avvio di attività nel segmento comunicazioni. Ai ricavi hanno contribuito in particolare: per i sistemi avionici ed elettro-ottici, le attività sul sistema Dass e sugli equipaggiamenti e radar avionici per l’Eurofighter; per i sistemi radar e di comando e controllo, le attività sui contratti navali Orizzonte, Nuova Unità Maggiore e Fremm; per i sistemi e le reti integrate di comunicazione, il proseguimento delle attività sulla rete Tetra nazionale; per l’in formation technology e la sicurezza, le attività sui servizi di automazione postale, in particolare per le commesse di Poste Italiane e delle Poste russe. Ebita Adj: pari a 21 milioni di euro in aumento rispetto ai 16 milioni dello stesso periodo 2007 (+31%), grazie al miglioramento della componente britannica del segmento sistemi avionici ed elettro-ottica e delle attività di information technology e sicurezza. L’ebita Adj. Margin (Ros) passa al 3,1% rispetto al 2,4% del 2007 (+0,7 p. P. ). Ordini: pari a 857 milioni di euro con una decisa crescita rispetto ai 502 milioni del primo trimestre 2007 (+71 %). Tra le principali acquisizioni del trimestre nei diversi segmenti si segnalano: nei sistemi avionici ed elettro-ottici, ulteriori ordini per il programma europeo Efa, relativi alla seconda tranche di fornitura e di realizzazione del simulatore, nonché ad attività di logistica; l’ordine per i radar Seaspray 7500E nell’ambito del programma di aggiornamento dei velivoli Hc-130h della Us Coast Guard; nei sistemi di comando e controllo terrestri e navali, l’acquisizione dell’ordine per ulteriori quattro navi del programma Fremm italiano; nei sistemi e le reti integrate di comunicazione, ulteriori ordini per sistemi di comunicazione dell’Efa; l’ordine per lo sviluppo e la fornitura di unità di controllo di interfaccia con i sistemi avionici e per la realizzazione dell’impianto d’illuminazione della cabina di pilotaggio per il nuovo velivolo A350 Xwb (eXtra Wide Body) di Airbus. Portafoglio ordini: pari a 8. 616 milioni di euro, rispetto agli 8. 725 milioni del 31 dicembre 2007 (-1%) ed è riferibile per la metà ad attività nel segmento sistemi avionici ed elettro-ottica. Organico: 19. 513 addetti con un decremento di 76 unità rispetto alle 19. 589 del 31 dicembre 2007 dovuto essenzialmente agli effetti del piano di riassetto industriale nelle comunicazioni. Aeronautica Aziende: Alenia Aeronautica, Alenia Aeronavali, Alenia Aermacchi, Gie Atr (*), Alenia Sia Ricavi: 491 milioni di euro (+ 19%); Ebita Adj: 19 milioni (-17%) (*) I dati del Consorzio Gie-atr sono consolidati con il metodo proporzionale al 50%. Ricavi: pari a 491 milioni di euro, in aumento di 79 milioni rispetto ai 412 milioni del 2007 (+19%). Ai ricavi hanno contribuito in particolare: nel segmento militare, le attività per il programma Efa relative alla seconda tranche e le attività di logistica; le produzioni del C-27j per l’Aeronautica Militare italiana, export per la Bulgaria, Romania, Lituania e per la fornitura dei primi due velivoli all’Esercito americano; le produzioni e supporto logistico per i velivoli addestratori; per il segmento civile le produzioni per: Boeing (B787, B767 e B777); Airbus (A380, A321, A340); Dassault Aviation (sezione della fusoliera del Falcon 2000 extended range e gondole motore del Falcon 900Ex); Atr (gondole motori). Ebita Adj: pari a 19 milioni di euro, rispetto ai 23 milioni del primo trimestre 2007 (-17%), principalmente per il diverso mix di attività e per alcuni slittamenti nelle consegne di velivoli, che saranno recuperati nei prossimi mesi. L’ebita Adj. Margin (Ros) del settore è al 3,9% rispetto al 5,6% del 31 marzo 2007. Ordini: pari a 526 milioni di euro in flessione di 141 milioni rispetto ai 667 milioni del primo trimestre 2007 (-21%), che aveva beneficiato di significativi ordini per i velivoli Atr ed Efa. Tra i principali ordini acquisiti nel corso del primo trimestre 2008 si segnala: nel segmento militare l’ordine per la fornitura di sette velivoli C-27j alla Romania e gli ordini per il supporto logistico sui velivoli Efa (Arabia Saudita) e su quelli C-130j e Tornado (Aeronautica Militare Italiana); nel segmento civile gli ordini ricevuti dal Gie Atr per tre velivoli; l’ordine per tredici serie di aerostrutture B767 e le ulteriori tranche sui programmi A380, Falcon, A321 e gondole motori. Portafoglio ordini: pari a 8. 092 milioni di euro rispetto ai 7. 866 milioni del 31 dicembre 2007 (+3%). Il 50% riguarda i programmi Eurofighter, il 18% è relativo al B787, il 5% riguarda il C-27j. Organico: 13. 539 addetti con una crescita di 238 unità rispetto alle 13. 301 del 31 dicembre 2007, per far fronte ai maggiori carichi di lavoro di Alenia Aeronautica e della controllata Alenia Composite. Spazio Aziende: Thales Alenia Space, Telespazio Ricavi: 203 milioni di euro (+22%); Ebita Adj: 3 milioni (+200%). Ricavi: pari a 203 milioni di euro, in crescita di 37 milioni rispetto ai 166 milioni dell’esercizio precedente (+22%), per effetto di una maggiore produzione sviluppata da entrambi i segmenti (manifatturiero e servizi satellitari). La produzione ha riguardato principalmente: nel comparto dell’osservazione della Terra, il programma Cosmo-skymed, i satelliti delle missioni Sentinel 1 e 3 nell’ambito del programma Gmes, il satellite Goce; nel comparto delle telecomunicazioni istituzionali civili, i programmi Meteosat di seconda e terza generazione; nel comparto delle telecomunicazioni commerciali, i satelliti della costellazione Globalstar e la fornitura di servizi satellitari per telecomunicazioni e rivendita di capacità satellitare; nel comparto delle telecomunicazioni militari, i programmi Sicral 1B (il cui lancio è previsto entro l’anno); nel comparto dei programmi scientifici, i programmi Herschel, Plank, ed Alma; nel comparto della navigazione satellitare, i programmi Galileo ed Egnos; nel comparto delle infrastrutture orbitali, i programmi legati alla Stazione Spaziale Internazionale. Ebita Adj: pari a 3 milioni di euro, in miglioramento di 2 milioni rispetto al 2007 (+200%), in particolare per effetto della redditività su alcuni programmi. L’ebita Adj. Margin (Ros) si attesta all’1,5%, in miglioramento rispetto al valore di marzo 2007 (0,6%). Ordini: pari a 211 milioni di euro superiori di 90 milioni rispetto ai 121 milioni del 2007 (+74%). Le acquisizioni più significative del periodo hanno riguardato: nel comparto delle telecomunicazioni commerciali, i contratti di fornitura del satellite W3b ad Eutelsat, la sesta tranche relativa alla fornitura di 48 satelliti in orbita Leo (Low Earth Orbit) per la costellazione Globalstar di seconda generazione; nel comparto delle telecomunicazioni istituzionali militari, la prima tranche dell’ordine da Teledife/ministero della Difesa relativo al satellite per telecomunicazioni Sicral 2; nel comparto dell’osservazione della Terra, l’ordine per il primo satellite della missione Sentinel 3 (oceanografia e vegetazione terrestre) relativa al programma Gmes (Global Monitoring for Environment and Security) per il controllo e la sicurezza del territorio; nel comparto della navigazione ed infomobilità, le ulteriori acquisizioni relative alla Fase Iov (In Orbit Validation) del programma Galileo; nel comparto delle operazioni satellitari, i nuovi ordini per la gestione in orbita di satelliti, in particolare per il satellite Artemis di Esa; nel comparto dei programmi scientifici, l’ulteriore tranche del contratto relativo al Programma Exomars. Portafoglio ordini: pari a 1. 460 milioni di euro in crescita di 37 milioni rispetto ai 1. 423 milioni del 31 dicembre 2007 (+3%) e tale da garantire una copertura pari all’88% della produzione prevista nei prossimi nove mesi dell’anno. La composizione del portafoglio ordini è rappresentata per il 70% dalle attività manifatturiere e per il 30% dai servizi satellitari. Organico: pari a 3. 400 addetti con un aumento di 14 unità rispetto alle 3. 386 del 31 dicembre 2007, legato alla maggiore produzione sviluppata da entrambi i segmenti. Sistemi di Difesa Aziende: Oto Melara, Wass, Mbda. Ricavi: 247 milioni di euro (+4%); Ebita Adj: 18 milioni (+ 125%). Ricavi: pari a 247 milioni di euro con un aumento di 9 milioni rispetto ai 238 milioni del primo trimestre 2007 (+4%), in particolare per la maggiore attività registrata nel segmento dei sistemi subacquei. Alla formazione dei ricavi hanno contribuito in maniera significativa: nei sistemi missilistici, le attività per la produzione dei missili aria-aria Mica per la Grecia e la Francia, dei missili Aster per sistemi superficie-aria Paams, le attività di sviluppo del sistema di difesa aerea nell’ambito del programma trinazionale Meads (Medium Extended Air Defense System cui partecipano Stati Uniti, Germania ed Italia); nei sistemi d’arma terrestri, navali e aeronautici, le produzioni relative al Pzh 2000 per l’Esercito Italiano, ai kit per torrette Hitfist per la Polonia, ai cannoni 76/62 Sr per vari clienti esteri; nei sistemi subacquei, le attività per il siluro pesante Black Shark, per il siluro leggero Mu90 e per le contromisure India. Ebita Adj: pari a 18 milioni di euro con un aumento di 10 milioni rispetto agli 8 milioni del 2007 (+125%), grazie a un mix di attività lavorate più redditizio nei sistemi missilistici. L’ebita Adj. Margin (Ros) si attesta al 7,3% rispetto al 3,4% del 2007. Ordini: pari a 303 milioni di euro con un aumento di 171 milioni rispetto ai 132 milioni del 2007 (+130%), grazie in particolare al contributo dei sistemi missilistici. Tra le principali acquisizioni del trimestre, nei diversi segmenti, si evidenziano: nei sistemi missilistici, l’ordine per sistemi di difesa aerea Spada per l’aeronautica pakistana e l’ulteriore tranche di fornitura dei sistemi missilistici per le fregate Fremm; nei sistemi d’arma terrestri, navali e aeronautici, l’ordine per sei torri da 120 mm per il Centauro dall’Oman e vari ordini di logistica tra cui si cita quello dall’India; nel segmento dei sistemi subacquei, gli ordini relativi alla ulteriore tranche del programma Fremm, a sei sistemi di contromisure per Singapore e ai siluri leggeri A244 per l’Indonesia. Portafoglio ordini: pari a 4. 098 milioni di euro in linea con il dato del 31 dicembre 2007 (4. 099). Il 70% del portafoglio è relativo ai sistemi missilistici. Organico: 4. 117 addetti con una riduzione di 32 unità rispetto alle 4. 149 del 31 dicembre 2007. Energia Aziende: Ansaldo Energia Ricavi: 229 milioni di euro (+5%); Ebita Adj: 14 milioni (+17%) - Ricavi: pari a 229 milioni di euro con un aumento di 11 milioni rispetto ai 218 milioni dello stesso periodo dell’anno precedente (+5%). La crescita dei volumi di produzione è da ricondurre sia alle lavorazioni di commesse a contenuto impiantistico (in particolare Larbaa, Batna, M’sila e Rizziconi), sia al service di tipo Flow. Ebita Adj: pari a 14 milioni di euro con un aumento di 2 milioni rispetto ai 12 milioni del primo trimestre 2006 (+17%) e dovuto al citato incremento dei volumi di produzione. L’ebita Adj. Margin (Ros) risulta pari al 6,1% rispetto al 5,5% del 2007. Ordini: pari a 439 milioni di euro con un aumento di 294 milioni rispetto ai 145 milioni del primo trimestre 2007 (+203%). Il risultato è principalmente riconducibile ai maggiori ordini del segmento impianti e componenti, trainati dalle numerose forniture soprattutto per il mercato estero. Tra le principali acquisizioni di componenti: due turbo gas di grandi dimensioni e relativi alternatori per il Congo e due turbo gruppo a vapore per il Cile. Si evidenzia inoltre l’acquisizione delle due reservation fee con Atel (Svizzera) per la realizzazione di due impianti chiavi in mano a ciclo combinato da 400 Mw ciascuno, per i siti di San Severo (Italia) e Bayet (Francia). L’intero contratto sarà concluso in seguito. Nel segmento service, si registrano nuove acquisizioni sia di tipo Ltsa (Long Term Service Agreement) per il sito di Dunamenti in Ungheria, sia di tipo Flow per il sito di Brindisi, con Enel. Portafoglio ordini: pari a 3. 399 milioni di euro in aumento di 222 milioni rispetto ai 3. 177 milioni del 31 dicembre 2007 (+7%). La composizione del portafoglio ordini al 31 marzo 2008 è rappresentata per il 53% circa dalle attività impiantistiche e manifatturiere, per il 46% dal service (in larga parte contratti di manutenzione programmata) e per il restante 1% dalle attività nucleari. Organico: pari a 3. 081 addetti, con un incremento di 101 unità rispetto alle 2. 980 del 31 dicembre 2007, legato alla normale attività di turnover e alla variazione dell’area di consolidamento. Trasporti Aziende: Ansaldo Sts, Ansaldobreda Ricavi: 365 milioni (+11%); Ebita Adj: 19 milioni (+90%) - Ricavi: pari a 365 milioni di euro con un aumento di 35 milioni rispetto ai 330 milioni del primo trimestre 2007 (+1 1%), per effetto delle maggiori attività del Segnalamento, in particolare in Asia Pacifico, e dei veicoli. La produzione ha riguardato: nei sistemi, le metropolitane di Copenhagen, Genova, Roma linea C, Napoli linea 6 e Brescia; nel segnalamento, l’alta velocità Milano-bologna e le commesse di sistemi di controllo marcia treno (Scmt) terra e bordo in Italia; la Cambrian Line nel Regno Unito; le commesse rientranti nell’accordo siglato con Australian Rail Track Corporation (Artc) in Australia; la tratta ferroviaria Ghaziabad-kanpur in India e le commesse di componenti; nei veicoli, treni per servizio regionale per le Ferrovie Nord di Milano, treni ad alta frequentazione per il Marocco; treni per le metropolitane di Madrid e Milano; treni per le Ferrovie olandesi e belghe; la Circumvesuviana (Napoli); tram per la città di Los Angeles; treni per le Ferrovie danesi; locomotive E403 per Trenitalia; varie commesse Sirio ed attività di service. Ebita Adj: pari a 19 milioni di euro con un incremento di 9 milioni rispetto ai 10 milioni del 2007 (+90%), per effetto sostanzialmente del miglioramento della redditività industriale dei veicoli. L’ebita Adj. Margin (Ros) si attesta al 5,2% rispetto al 3,0% registrato nel 2007. Ordini: pari a 214 milioni di euro con un aumento di 44 milioni rispetto ai 170 milioni dello stesso periodo 2007 (+26%), grazie a maggiori acquisizioni nei segmenti dei sistemi e dei veicoli. Tra le acquisizioni del periodo si segnalano: nei sistemi, l’ordine concernente il progetto della metropolitana di Roma linea C; nel segnalamento, l’ordine di apparati di bordo dall’ente ferroviario francese, il contratto in Tunisia per la fornitura di sistemi di segnalamento e di comando e controllo sulla rete ferroviaria dell’area della Banlieue sud di Tunisi, ordini dalla società mineraria Rio Tinto e contratti nell’ambito dell’accordo siglato con Australian Rail Track Corporation (Artc) in Australia; nei veicoli, ordini di service. Portafoglio ordini: pari a 4. 926 milioni di euro in flessione di 182 milioni rispetto ai 5. 108 milioni del 31 dicembre 2007 (-4%). Organico: pari a 6. 731 addetti con una crescita di 62 unità rispetto alle 6. 669 del 31 dicembre 2007, dovuta principalmente all’aumento dell’organico del segmento veicoli. .  
   
   
FORUM IMPRESA E SOSTENIBILITA’ DUE GIORNI DI CONFRONTO SUI PROCESSI DI SOSTENIBILITÀ IN ITALIA DEBUTTO UFFICIALE PER IL DISTRETTO INDUSTRIALE MILANO BRIANZA, LA SYLICON VALLEY ITALIANA ALL’INSEGNA DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE  
 
 Agrate Brianza, 5 giugno 2008 – E’ iniziato ieri alle 17:00 ad Agrate Brianza il Forum Impresa e Sostenibilità, due giorni di incontro e analisi dei grandi e piccoli temi dei processi di responsabilità sociale d’impresa. Al centro le imprese, ma anche istituzioni, associazioni e fondazioni, università e il mondo della comunicazione, dei media e della cultura. Con l’obiettivo di contribuire ad alimentare la sensibilità e la conoscenza dei nuovi mondi della sostenibilità in tutti i campi del vivere civile ed economico. Il Forum Impresa e Sostenibilità è promosso dalla Provincia di Milano e da Pentapolis - Associazione per la diffusione della Responsabilità Sociale d’Impresa, in collaborazione con il Distretto Industriale Milano Brianza, Legambiente e Fairtrade Italia, con il patrocinio del Comune di Agrate Brianza e di Fondazione Cariplo. Presenti al Forum attraverso i loro massimi esponenti le aziende locali, nazionali ed internazionali tra le più impegnate sul tema (Philips, Corepla, Stmicroelectronics, Tnt, Consorzio Canapa, Metalli Preziosi, Ecodom, Cem Ambiente, Weleda). Nella seconda giornata si alternano anche testimonial eccellenti della “società dei valori” e della cultura della sostenibilità: Quintiliano Valenti per Transparency International Italia; Marco Roveda, Lifegate; Thomas Mccarthy, Ghanacoop; Fernando Salvetti, Logos Knowlegde; Andrea Poggio, Legambiente; Ilaria Catastini, Anima per il Sociale; Gaetano Giannetto, Epipoli Group; Marco Lucchini, Fondazione Banco Alimentare. Palcoscenico d’eccezione quindi per il debutto del Distretto Industriale Milano Brianza, che riunisce in una rete virtuosa le istituzioni locali e le numerose aziende hi tech presenti sul territorio, con l’ambizione di diventare uno dei principali asset dell’innovazione del Paese. Una sorta di “Sylicon Valley” italiana che conta 15. 000 addetti e 140 imprese, che punta ad aggregare competenze per produrre qualità. All’insegna della sostenibilità. Il polo dell’alta tecnologia vimercatese nasce con una missione importante e urgente: rafforzare e far evolvere verso una stabile competitività le imprese high tech del nord-est di Milano, facendo emergere in particolare le potenziali sinergie tra le imprese medie, grandi e multinazionali, che operano nel suo territorio. Sul Distretto Hi Tech - voluto e sostenuto da Provincia di Milano, Confindustria di Monza e Brianza, Camera di Commercio di Monza e Brianza e i Comuni del Vimercatese, che lo scorso 20 febbraio hanno firmato un protocollo d’intesa per la sua nascita – sono fortemente impegnati Adriano De Maio, Delegato dal Presidente per l’Alta Formazione, Ricerca e Innovazione della Regione Lombardia (e presidente designato del Distretto), e Pasquale Pistorio, vicepresidente di Confindustria (e presidente designato del Comitato Scientifico del Distretto). L’obiettivo, tra l’altro, è che il Distretto possa essere funzionale all’Expo 2015 e alla sua missione di sostenibilità. Sarà un luogo dove sviluppare ricerca e sviluppo e dove si confrontano aziende che da tempo seguono percorsi sostenibili. Come rileva in apertura dei lavori Bruno Casati, Assessore al Lavoro della Provincia di Milano, «Oggi spesso viene individuato come crescita il consumo del capitale naturale compromettendo così risorse irreversibili. Bisogna invece ragionare, ad esempio, se la risposta più giusta al “caro petrolio” risieda nello sviluppo di agro-carburanti e nella deforestazione per conquistare nuove terre coltivabili. L’expo a Milano ospiterà questi quesiti drammatici e Agrate li anticipa. Con una carta in più per questo territorio: in quest’area sta insediandosi un distretto che, sulle energie rinnovabili e sull’economia del recupero, affronta piccoli episodi che vanno nella direzione giusta del salvare il pianeta». «Il Comune di Agrate Brianza – commenta Adriano Poletti, Sindaco di Agrate Brianza – è lieto e onorato di ospitare il Forum Sostenibilità e di lanciare un segnale forte su questi temi, con l’augurio che diventino fondamento del nascente Distretto Hi Tech. Agrate in questi anni è stata impegnata in prima linea nel concretizzare i dettami e i valori della sostenibilità, con scelte e iniziative quali la ridefinizione del regolamento edilizio del Comune, l’adesione convinta al sistema Agenda 21, la valorizzazione del verde pubblico, la realizzazione nuovo centro socio-sanitario: un edificio in classe A realizzato con criteri di sostenibilità e risparmio energetico. Iniziative onerose sul piano dei costi che però danno valore all’impegno che Agrate Brianza sta portando avanti. Perché la sfida della sostenibilità non riguarda solo le imprese o i singoli: anche gli enti locali hanno un ruolo importante da giocare in questo campo, come promotori di valori e senso civico». Adriano De Maio sottolinea la valenza strategica dell’innovazione per contribuire alla sostenibilità e attrattività del territorio, evidenziando che «sostenibilità significa creare le condizioni affinché una comunità-territorio possa mantenere e migliorare la qualità della vita delle generazioni future. Questo significa, da un lato, curare le condizioni ambientali, dall’altro i servizi sociali, la vicinanza a scuole, università, aeroporti, ospedali e in ultima possibilità di intrattenimenti e divertimenti anche culturali. Ma anche lo sviluppo economico connesso in particolare alla capacità di trattenere i talenti o le teste, gli investimenti in ricerca e sviluppo e le attività produttive ad alto valore aggiunto. La competitività tra i territori, infatti, aumenta sempre di più e a tal fine risulta essenziale comprendere quali sono i fattori che determinano le condizioni di attrattività e conseguentemente definire una politica adeguata. Tra i fattori di attrattività sicuramente la qualità dell’ambiente e la qualità della vita, in senso lato, costituiscono gli aspetti fondamentali e importanti di cui la comunità deve farsi carico, per creare un contesto armonico e favorevole allo sviluppo». «Quella della responsabilità sociale d’impresa è un’onda anomala che si fa sempre più strada nelle coscienze e nell’economia» - dichiara Enzo Argante, Presidente di Pentapolis. «E’ uno sforzo globale che nasce dalla consapevolezza sempre più diffusa che il nostro pianeta ha risorse limitate che non vanno sprecate e che il benessere delle persone contribuisce a rendere più solida la società e di conseguenza a rafforzare l’economia». .  
   
   
PRESENTATI DAGLI ASSESSORI MAIOLO E TRIPODI INTERVENTI SUL POR 2000-2006 RIGUARDANTI LA FORMAZIONE PROFESSIONALE IN CALABRIA  
 
 Reggio Calabria, 5 giugno 2008 - Gli assessori regionali, alla Programmazione nazionale e comunitaria, Mario Maiolo, ed all’Urbanistica e Governo del territorio, Michelangelo Tripodi, hanno illustrato ieri ai giornalisti le iniziative assunte nell’ambito della Progettazione integrata territoriale “Por 2000-2006” riguardanti la formazione professionale. I corsi di formazione, per i quali sono stati stanziati 558 mila euro con i fondi Por ed individuati i soggetti attuatori, sono destinati a 757 unità fatto da personale tecnico delle Province, dei Comuni, dei Parchi e delle Comunità montane. “La Regione - ha affermato Maiolo – intende svolgere un’opera di assistenza con un´attività di formazione che vuole incidere sul sistema di governo pubblico-privato che presiede a questi processi di sviluppo”. Secondo l’assessore Maiolo “i processi di sviluppo del territorio evolvono e cambiano ed, al contempo, si modificano gli strumenti con cui si fa la politica del territorio. Pertanto, la Regione svolge un’azione di accompagnamento, che è stata preceduta dall’innovazione delle legislazione urbanistica, attraverso specifici processi di formazione. In quest’ambito – ha aggiunto - ci sono settori che riteniamo strategici come quello del governo del territorio che è fondamentale, non solo per tutelare e salvaguardare il nostro patrimonio ambientale, ma anche per dare uno sviluppo economico che sia compatibile con le esigenze territoriali. E per fare questo - ha detto infine Maiolo - la legge urbanistica rappresenta lo strumento fondamentale”. “Il governo del territorio - ha dichiarato l’assessore Tripodi - si dimostra sempre più importante per lo sviluppo della regione. La Calabria non può non guardare al suo futuro attraverso la lente di un progetto di governo del territorio che sia in primo luogo sostenibile ed accompagnato dalla capacità dei soggetti della pubblica amministrazione di essere in grado di gestire questa nuova fase”. Per Tripodi “un processo di innovazione deve partire dalla capacità di adeguamento professionale del personale che si occupa del settore specifico del governo del territorio. In tal senso, i corsi di formazione che abbiamo avviato, nel campo della gestione del territorio e della nuova pianificazione urbanistica, sono diretti al personale tecnico dei Comuni, delle Province, dei Parchi e delle Comunità montane e rappresentano un grande segnale d’innovazione per costruire la nuova Regione. Abbiano anche fatto le riforme, modificato la legge urbanistica ed introdotto nuovi provvedimenti legislativi ed amministrativi. Ma per accompagnare questo processo di riforme - secondo l’assessore all’urbanistica - è necessario l’adeguamento formativo. Perciò - ha concluso Tripodi - è necessario che tutti i tecnici degli enti locali siano consapevoli dell’importanza della formazione professionale e dimostrino sensibilità per questo impegno straordinario che serve a dare una nuova pianificazione al territorio della Calabria”. .  
   
   
TIROCINI FORMATIVI: VENTI IMPRESE SI CANDIDANO  
 
 Oristano, 5 giugno 2008 - 2008 - Venti imprese della provincia di Oristano hanno dato disponibilità ad ospitare nelle loro aziende giovani tirocinanti. È il primo risultato dell´opera di sensibilizzazione che la Camera di Commercio di Oristano sta mandando avanti col nuovo progetto "Formiamoci al lavoro", dedicato agli studenti degli istituti superiori della provincia, presentato agli studenti nel corso di un incontro al quale hanno preso parte il segretario della Camera di Commercio Enrico Massidda, la referente camerale del progetto Anita Pili e l’imprenditrice Paola Meconcelli. Un incontro organizzato d’intesa col preside della scuola Salvatore Maresca e col referente dell’Istituto Marcello Soppelsa e al quale è intervenuta anche la docente Doriana Licheri. “A breve intendiamo coinvolgere anche i presìdi universitari”, spiega il segreteraio della Camera di Commercio di Oristano, Enrico Massidda. “Negli istituti superiori torneremo all’inizio del prossimo anno scolastico. Ma già da ora voglio ricordare che nella nostra sede esiste un Ufficio tirocini formativi, a disposizione di chiunqe fosse interessato a questa importante opportunità”. L’iniziativa della Camera di Commercio di Oristano prosegue un’attività avviata già tre anni fa col progetto “Orientamento al lavoro e raccordo formazione – imprese”. Anche in quella circostanza le scuole erano state coinvolte con assemblee e incontri. “Il nostro obiettivo è duplice”, dichiara il presidente della Camera di Commercio Pietrino Scanu. “Intanto cerchiamo di venire incontro ai giovani che, durante il periodo scolastico o universitario, ma anche successivamente, intendono acquisire un’esperienza pratica, partecipando direttamente all’attività di un processo produttivo. Allo stesso tempo assicuriamo alle imprese la possibilità di selezionare il giovane con le più adeguate caratteristiche per l’inserimento in ambito aziendale”. L’ufficio tirocini della Camera di Commercio, nella sede di via Carducci 23 / 25, segue i normali orari di apertura. Ad esso ci si deve rivolgere per dare la propria disponibilità a svolgere un tirocinio (nel caso di uno studente o di un giovane ancora non occupato), o ad ospitare un tirocinante (nel caso di un’impresa). “Il nostro Ufficio”, spiega ancora il segretario della Camera di Commercio di Oristano Enrico Massidda, “oltre a mettere in contatto giovani e imprese, assisterà entrambi nell’espletamento delle procedure previste per l’attivazione di un tirocinio formativo che coinvolgono anche altri enti quali l’Inail, l’Ispettorato del lavoro e l’Agenzia regionale del lavoro”. Per ulteriori informazioni consultare il sito internet www. Polaris. Unioncamere. It. .  
   
   
LODI, IMPRESE: FLUSSO IN RALLENTAMENTO, RASSICURANTE IL TENDENZIALE  
 
Lodi, 5 giugno 2008 - Nel Lodigiano non rallenta il dinamismo delle imprese, anche se nei primi tre mesi del 2008 dall’anagrafe camerale Movimprese segnala un tasso di crescita negativo (-0,27%), inferiore comunque a quello medio registrato in Lombardia (-0,28%) e in Italia (-0,36%). In tutto sono solo sette in Italia le province (tra cui Milano e Roma) che secondo Unioncamere hanno realizzato un tasso di crescita congiunturale positivo di qualche decimo di punto. I dati elaborati a livello nazionale rivelano un quadro di rallentamento generale del sistema. E non tengono comunque conto ai fini statistici delle cancellazioni d’ufficio delle aziende non più operative da almeno tre anni, che sono intervenute al Registro delle Imprese. L’approfondimento condotto dall’Ufficio Studi della Camera di Commercio di Lodi sui dati Movimprese coglie il profilo provinciale interno ai flussi demografici. Tra il mese di gennaio e il mese di marzo al Registro delle Imprese di via Haussmann si sono iscritte 481 ditte mentre hanno presentato denuncia di cancellazione 639 imprese. Il saldo tra iscrizioni e cessazioni è risultato negativo di 158 unità. Nel precedente periodo ( settembre-dicembre 2007) le iscrizioni erano state 381 e 224 le cancellazioni e avevano presentato una differenza positiva di +157 unità. Analizzando il dettaglio delle sezioni merceologiche, l’Ufficio Studi camerale ricava i settori che hanno negativamente contribuito alla differenza tra iscrizioni e cessazioni: Agricoltura (-32), Industrie estrattive (-1), Industria manifatturiera (-51), Commercio dettaglio e ingrosso e riparazione beni (-95), Ristorazione (-2), Trasporti (-15), Sanità e Servizi sociale (-1). Sono invece risultate positive le seguenti sezioni: Imprese “non classificate”, ovvero con pluriattività, per le quali all’atto dell’iscrizione non è stato segnalato il codice di importanza relativo all’attività economica svolta (+61), Costruzioni (+9), Raccolta e depurazione acque (+1). Le variabili di flusso non offrono comunque elementi di particolare osservazione e tanto meno di preoccupazione, sia se le si considera in chiave storica (dal 2000 ad oggi) sia alla luce dell’incidenza che i parziali assumono sullo stock delle imprese operative: 16. 200 a fine marzo 2008, contro le 16. 125 imprese attive al 31 dicembre 2007 e le 15. 697 riscontrate al marzo 2007. I dati consegnati dagli stessi stock presentano riassuntivamente un quadro provinciale abbastanza tranquillo. L’incremento totale è calcolato positivo, pari a un +0,5% su base trimestrale e a +3,2% tendenziale. Dallo stato di impresa attiva sono naturalmente state escluse le imprese che presentano una condizione di inattività, sospensione, liquidazione e fallimento; e non è inopportuno ricordare che sui dati di stock intervengono sempre le “variazioni” che, a loro volta possono dar luogo a cessazioni e/o re-iscrizioni e anche modificare la consistenza delle ditte a livelli di attività economica e/o di forma giuridica. “ Le rilevazioni del primo trimestre dell’anno – ha commentato il presidente della Camera di Commercio di Lodi Enrico Perotti – contengono quasi sempre residui di procedure avviate nell’ultima fase dell’anno precedente, in quanto riflettono l’accumularsi contabilizzato a gennaio ma riferito in realtà agli ultimi giorni dell’anno precedente cosicché il Registro Imprese camerale ne registra la chiusura con il bilancio del primo trimestre dell’anno” Sulla scorta dei dati di stock nel primo trimestre dell’anno le posizioni attive in provincia di Lodi risultano dunque cresciute di 75 unità, mentre il dato tendenziale mostra un incremento di 503 imprese negli ultimi dodici mesi, con alcune modifiche in termini di incidenza percentuale sul totale delle attività. L’agricoltura, con 25 imprese in meno scende al 9,8 di peso %, mentre salgono al 25 % i Servizi alle imprese e i Trasporti, seguiti dalle Costruzioni e dal Commercio, entrambi con il 23%, e conoscono una lieve limatura le attività del manifatturiero, ferme però al 12,4%. A livello regionale Lodi è la provincia che presenta il tasso di variazione tendenziale più alto (3,2%) insieme a Varese. A una “velocità” inferiore (tra i 2 punti e i 2,9 punti percentuali) si muovono Brescia, Pavia, Como Il monitoraggio condotto dall’Ufficio Studi camerale mette infine in evidenza che le società di capitale crescono su base annua a una velocità maggiore rispetto alle altre forme giuridiche. A fine trimestre il dato tendenziale delle le società di capitale ha presentato una variazione pari all’8%. Con ciò le società legalmente costituite si stanno avvicinando al 16% del totale delle imprese iscritte. Le ditte individuali, che pur costituiscono il 61% delle imprese totali, si sono dal canto loro attestate su una variazione del 3% nei dodici mesi, contro l’1% tendenziale delle società di persone. .  
   
   
VERBANO CUSIO OSSOLA: CONGIUNTURA ECONOMICA DELL’INDUSTRIA MANIFATTURIERA  
 
Verbania, 5 giugno 2008 - La produzione nel primo trimestre 2008 è in calo del 1,9% rispetto allo stesso periodo del 2007. La performance è influenzata dall’andamento del metalmeccanico e del settore chimico, mentre si registra un incremento per il settore tessile. Negative anche le “altre produzioni” che comprendono alimentari, legno e lapideo. Sono questi alcuni risultati dell’indagine congiunturale realizzata dalla Camera di Commercio del Vco in collaborazione con Unioncamere Piemonte. Nel primo trimestre 2008, la ricerca ha coinvolto nel Verbano Cusio Ossola un campione di 84 imprese, con più di 10 addetti ciascuna, per un totale che supera i 2. 130 addetti. Le imprese intervistate appartengono ai settori tessile (7,1%), metalmeccanico (56%), chimico (7,1%), altre produzioni (29,8%), che comprendono tra l’altro alimentari, legno, lapideo. L’87% delle imprese ha un numero di addetti compreso tra 10 e 49, il 13% da 50 a 249. Il quadro generale internazionale, italiano ed europeo: Nello scenario di complessiva tenuta della ripresa dell’economia internazionale, trainata dai paesi emergenti dell’Asia (Cina e India in testa), senza trascurare il Giappone, ma con un minore contributo degli Stati Uniti, Eurolandia allunga in passo, sorprendendo le attese: il Pil , nel primo trimestre 2008, ha accelerato il ritmo di espansione mettendo a segno lo 0,7% in termini congiunturali. Rispetto al primo trimestre 2007, il Pil è aumentato del 2,2% a Eurolandia e del 2,4% nella Ue a 27 paesi, dopo aver registrato rispettivamente il 2,2% e il 2,5% il precedente trimestre. Considerando in particolare i maggiori paesi, il quadro non è privo di ombre: crescono dubbi sullo stato di salute italiano, mentre incominciano a manifestarsi criticità per le economie spagnola e britannica (fuori dall’eurozona); la locomotiva tedesca consolida, sia pure con qualche perdita di colpi, la sua tenuta e quella francese è ben impostata. Il sensibile apprezzamento dell’euro sta penalizzando l’industria manifatturiera europea, nonostante la buona salute dell’export. Sembra scontata una fase di debolezza della congiuntura anche per il 2008. I dati provvisori Istat di contabilità nazionale, relativi al periodo gennaio- marzo 2008 mettono in evidenza un recupero del Pil (+0,4%) dopo la flessione del quarto trimestre 2007; ma il vista di un nuovo rallentamento per i trimestri successivi. La crescita congiunturale riporta un risultato positivo (+0,4% da –0,4%), mentre si stabilizza poco sopra lo zero la dinamica tendenziale annua (+0,2%). Secondo l’indagine congiunturale realizzata da Unioncamere, il consuntivo del I trimestre 2008 per il totale delle imprese manifatturiere con meno di 500 dipendenti evidenzia un dato medio nazionale della produzione negativo rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (-1,6%), indicando una inversione di tendenza rispetto alla media relativa ai quattro trimestri del 2007 (+1,2%) Anche la dinamica complessiva del fatturato (-1,7%%) risulta in flessione rispetto al dato medio dello scorso anno (+1,1%). Anche a livello territoriale emerge una forte spaccatura e sembra confermarsi l’andamento dei principali indicatori, rilevato nel 2007. Il Nord contiene la flessione della produzione (-0,5% Nord Ovest, e -1% Nord Est), e del fatturato (-1,1% sia per Nord Ovest che Nord Est), mentre risulta negativo l´andamento della produzione e del fatturato nel Mezzogiorno e Isole (-4,8% la produzione, -4,7% il fatturato) e nelle regioni centrali (-2,7% la prima e –1,7% il secondo). Il quadro generale piemontese: A partire dal dato positivo di fine 2005, che ha interrotto la serie negativa di diciotto trimestri consecutivi, la produzione industriale piemontese ha continuato a crescere. Secondo i dati Unioncamere Piemonte, il dato del I trimestre 2008 rappresenta infatti il decimo risultato positivo consecutivo. Nel periodo gennaio- marzo 2008, la variazione tendenziale grezza (ossia confrontata sullo stesso trimestre dell’anno precedente) è stata di +0,9 punti percentuali, risultato opposto alla dinamica complessiva nazionale (-1,6%). Rispetto all´ultimo trimestre del 2007 non subiscono significativi mutamenti gli ordinativi interni ed esteri, mentre il fatturato delle imprese cresce di quasi 5 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell´anno precedente. Il Verbano Cusio Ossola Produzione e fatturato: Come anticipato, la produzione nel primo trimestre 2008, rispetto allo stesso periodo del 2007, registra una flessione dell’1,9%, influenzata soprattutto dall’andamento del settore metalmeccanico (-4,36%), chimico (-0,5%) e delle “altre industrie manifatturiere” (-0,1%). Positivo solo l´andamento del settore tessile, +14,3%. Le medie imprese (50-249 addetti) realizzano crescite, seppur limitate, dei volumi produttivi (0,5%) mentre le imprese fino a 49 addetti segnano una flessione del 3% rispetto allo stesso trimestre dell´anno precedente. .  
   
   
ALTRO CHE RIFIUTI: FAMIGLIA LA VERA EMERGENZA  
 
Firenze, 5 giugno 2008 - La famiglia italiana, potente ammortizzatore sociale, è ormai scarica. Non ce la fa più a reggere i colpi brutali del quotidiano. Due genitori che non riescono a gestire la grave malformazione del figlio, nato privo di reni; una mamma che dimentica la figlia di due anni in auto e ne causa la morte; due nonni che, oltre alla pena di avere una figlia in coma, non riescono a farsi affidare la nipote neonata. Sempre più la famiglia è chiamata a farsi carico di gravi problemi sociali, dall´assistenza agli anziani al collocamento dei giovani in cerca di lavoro alla sofferenza psichiatrica, ma nessuno mai si chiede fino a quando potrà reggere a una simile pressione. La giustizia sarà probabilmente clemente con la mamma di Lecco, colpevole di aver sostenuto il marito gravemente ammalato, tre figli, il lavoro e di aver poi ceduto a uno stress dalle conseguenze tragiche, ma riuscirà quella povera mamma a perdonarsi la perdita della figlia? Appare evidente che la famiglia oggi ha urgente bisogno di interventi mirati, e anche di attenzione e di buon senso da parte di chi le leggi le fa e da parte di chi le applica. Senza nulla togliere al grave problema dei rifiuti, non può non far riflettere che tutta una serie di fattori (nuova coscienza ambientale, pressione dei media, volontà politica) contribuirà presto a risolvere l’attuale situazione d’emergenza, mentre per la famiglia siamo sempre in alto mare. Occorrono "Scuole Genitori" per una prevenzione a monte delle varie forme di disagio, occorrono servizi efficienti (asili nido, scuole dell´infanzia per tutti, trasporti scolastici, assistenza domiciliare per gli anziani ecc. ) e poi sussidi e sgravi fiscali. Per parte nostra, continueremo il nostro impegno quale Associazione di Genitori da 40 anni impegnata al servizio delle famiglie, in stretta sinergia con le altre Associazioni del settore, chiedendo però a chi di dovere di intervenire prima che sia troppo tardi. .  
   
   
BILANCIO E PROSPETTIVE PROGETTO ASSISTENTI FAMILIARI  
 
Trieste, 4 giugno 2008 - Il Friuli Venezia Giulia è all´avanguardia, tra le Regioni italiane, nell´offrire alle famiglie servizi e sostegni per trovare le assistenti familiari, le cosiddette badanti, e intende ulteriormente migliorare e ampliare questi strumenti, con l´obiettivo di far emergere il lavoro nero e garantire personale qualificato. Lo hanno sottolineato Alessia Rosolen e Federica Seganti, rispettivamente assessori regionali al Lavoro e alla Sicurezza, in un incontro con la stampa che si è svolto il 3 giugno pomeriggio a Trieste. Nell´occasione sono stati presentati i dati del progetto sperimentale "Assistenti familiari", avviato in regione nel 2005 grazie a un´iniziativa del ministero del Lavoro - ha voluto sottolineare l´assessore Rosolen - ancora durante il precedente Governo Berlusconi. Il progetto, realizzato in collaborazione con i Centri per l´impiego delle Province, si è proposto di rispondere alla crescente domanda di assistenti familiari promuovendo l´incontro tra la domanda e l´offerta in modo legale. Il servizio attivato nei Centri per l´impiego ha avuto un crescente riscontro: i contatti con gli utenti (lavoratori e famiglie) sono triplicati in tre anni, da 6 a 18 mila, e sono continuati ad aumentare nel primo trimestre del 2008. I contratti di lavoro regolarmente stipulati sono passati, nello stesso periodo, da 219 a 1. 825, con un costante aumento percentuale rispetto alle famiglie che si sono avvalse del servizio (dal 23 all´87 per cento). Ora l´Amministrazione regionale intende proseguire e ampliare il progetto, lungo quattro direttrici principali, come ha osservato l´assessore Rosolen: un più incisivo supporto economico per le famiglie, con un´attenzione particolare per le fasce più deboli; uno sforzo più ampio sul fronte della formazione professionale delle assistenti familiari; la continuità di assistenza per le famiglie (in caso di ferie della badante, per esempio); infine, gli incentivi affinché anche le donne italiane si avvicinino a questa professione. Vi è stata sul piano nazionale, ha rilevato d´altra parte l´assessore Seganti, una strumentalizzazione del Pacchetto sicurezza del Governo. "È falso - ha detto - che questo provvedimento abbia messo in crisi il sistema socio-assistenziale delle famiglie. Al contrario, c´è un impegno del Governo ad affrontare la questione delle badanti all´interno dei programmi di welfare". Il Pacchetto sicurezza, ha rilevato l´assessore, mira invece proprio a stroncare il lavoro nero, tornando a introdurre i controlli di polizia nelle Ambasciate sui permessi turistici. Da segnalare che, proprio per evitare questo fenomeno, nell´ambito del progetto "Assistenti familiari" della Regione sono stati promossi anche quattro corsi di formazione in Moldavia per l´acquisizione delle competenze minime nel campo dell´assistenza alla persona. Rosolen e Seganti hanno sottolineato l´importanza di far conoscere alle famiglie l´esistenza del servizio attivato nei 10 Centri per l´impiego, che è completamente gratuito. La regolarizzazione delle badanti è a costo zero dal punto di vista fiscale e previdenziale, è stato ribadito, e talvolta la retribuzione regolare è addirittura inferiore a quella pagata dalle famiglie in nero: da 500 a 1. 000 euro circa al mese, a seconda del livello professionale, per le lavoratrici conviventi (da 4 a 7,20 euro all´ora per quelle a tempo parziale). .  
   
   
TERNA: APPROVATI I RISULTATI AL 31 MARZO 2008: UTILE NETTO A 89,6 MILIONI DI EURO (93,8 MILIONI NEL 1Q07, - 4,5%), IN LIEVE CALO PER VIA DEI MAGGIORI AMMORTAMENTI, LEGATI ALLA DINAMICA DEGLI INVESTIMENTI NELLA RETE, E DELLA CRESCITA DEGLI ONERI FINANZIARI  
 
Roma, 4 giugno 2008 – L’amministratore delegato Flavio Cattaneo ha illustrato, il 12 maggio, i risultati del primo trimestre 2008, esaminati e approvati dal Consiglio di Amministrazione di Terna Spa, riunitosi sotto la presidenza di Luigi Roth. Risultati Economico-finanziari Consolidati
Milioni di euro 1° trimestre 2008 1° trimestre 2007* Variazione
Ricavi 337,3 324,9 +3,8%
Ebitda (Margine operativo lordo) 246,2 239,8 +2,7%
Ebit (Risultato operativo) 181,5 181,6 -0,1%
Utile netto 89,6 93,8 -4,5%
Premessa - Terna ha redatto il Resoconto intermedio di gestione al 31 marzo 2008, in accordo con le previsioni dell’art. 154-ter al D. Lgs. 58/98 e della comunicazione Consob n. Dem/8041082 del 30 aprile 2008, che non richiedono l’informativa ai sensi dello Ias 34. Risultati Consolidati 1° Trimestre 2008 - Crescono sia i Ricavi, a 337,3 milioni di euro con +3,8% sia l’Ebitda, a 246,2 milioni di euro, con +2,7%, anche con l’applicazione dei nuovi parametri del terzo periodo regolatorio, in vigore dal 1 gennaio 2008. In crescita anche gli Investimenti, a 143,3 milioni di euro (+19,8%), per il continuo impegno di Terna nello sviluppo della Rete di Trasmissione Nazionale, necessario a rafforzare l’intero sistema elettrico, aumentandone sicurezza e affidabilità. Ebit sostanzialmente in linea, con 181,5 milioni di euro, considerando gli ammortamenti crescenti legati alla dinamica degli investimenti e Utile netto pari a 89,6, in lieve calo per via dei maggiori ammortamenti e della crescita degli oneri finanziari. I Ricavi del primo trimestre 2008, pari a 337,3 milioni di euro (271,9 milioni di euro per la Capogruppo, 46,7 milioni di euro per le controllate brasiliane e 18,7 milioni di euro per la controllata Rtl) registrano un aumento di 12,4 milioni di euro (+ 3,8% rispetto ai 324,9 milioni di euro del primo trimestre 2007). Tale aumento riflette i maggiori ricavi per il trasporto di energia nella rete di trasmissione nazionale italiana per 4,9 milioni di euro, ed essenzialmente derivanti dall’effetto volume, nonché dall’ampliamento del perimetro di attività di Rtl. Maggiori ricavi per corrispettivo utilizzo della rete sono, inoltre, attribuibili alle controllate brasiliane (+ 6,7 milioni di euro), per vari effetti quali l’adeguamento del canone di concessione (comprensivo anche della compensazione di maggiori imposte Pis/cofins di competenza), l’apprezzamento medio della moneta locale nei confronti dell’euro nel primo trimestre 2008 rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso e l’ampliamento del perimetro di attività. I Costi operativi pari a 91,1 milioni di euro (78,8 milioni di euro per la Capogruppo, 11,9 milioni di euro per le controllate brasiliane e 0,4 milioni di euro per la controllata Rtl) registrano un incremento di 6 milioni di euro (+ 7,1%) rispetto allo stesso periodo del 2007. Tale crescita è principalmente attribuibile alle normali attività di manutenzione svolte da Terna e dalle controllate brasiliane, le quali risentono, come già detto, di maggiori imposte Pis/cofins rispetto al corrispondente periodo del 2007 (+ 2,7 milioni di euro). L’ebitda (Margine Operativo Lordo) si attesta a 246,2 milioni di euro, pari al 73% dei ricavi consolidati, con un incremento di 6,4 milioni di euro (+2,7%) rispetto al dato del primo trimestre 2007. Le controllate brasiliane contribuiscono per 34,8 milioni di euro (+6,7%) e la controllata Rtl per 18,3 milioni (+36,6%). L’ebit (Risultato Operativo), che riflette un incremento degli ammortamenti di 6,5 milioni di euro dovuto all’entrata in esercizio di nuovi impianti ed all’allargamento del perimetro di attività, è pari a 181,5 milioni di euro, sostanzialmente in linea con i primi tre mesi del 2007. Gli oneri finanziari netti del periodo, pari a 41,8 milioni di euro (dei quali 33,9 milioni di euro relativi alla Capogruppo), rilevano un incremento rispetto al primo trimestre 2007 pari a 17,3 milioni di euro, principalmente per effetto dell’indebitamento a medio e lungo termine e relative coperture della Capogruppo ed imputabile sia al rialzo dei tassi di interesse sia all’incremento dell’indebitamento rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente. Le imposte sul reddito a carico del periodo sono pari a 50,1 milioni di euro e registrano una riduzione di 13,2 milioni rispetto al primo trimestre 2007, essenzialmente riconducibile alla Capogruppo, principalmente per effetto delle nuove aliquote Ires e Irap introdotte dalla Legge Finanziaria 2008. L’utile netto si attesta a 89,6 milioni di euro (93,8 milioni nel 1° trimestre 2007, -4,5%). L’utile netto di Gruppo, scontata la quota di pertinenza delle minoranze, si attesta a 84,4 milioni di euro, in diminuzione del 5,1% rispetto agli 88,9 milioni di euro del primo trimestre 2007. Il lieve calo è dovuto ai maggiori ammortamenti, legati alle attività d’investimento nella Rete ed alla crescita degli oneri finanziari La situazione patrimoniale consolidata al 31 marzo 2008 registra un Patrimonio netto pari a 2. 334,1 milioni di euro, di cui 2. 230,1 milioni di euro come Patrimonio netto di Gruppo (a fronte dei 2. 273,5 milioni di euro al 31 dicembre 2007, di cui 2. 162 milioni di euro del Gruppo), mentre l’Indebitamento finanziario netto è pari a 2. 573 milioni di euro (rispetto ai 2. 649,7 milioni di euro al 31 dicembre 2007). Il rapporto debt/equity al 31 marzo 2008 è pari a 1,10. Gli Investimenti complessivi del primo trimestre 2008 sono pari a 143,3 milioni di euro, con un incremento di 23,7 milioni (+ 19,8%) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. I Dipendenti del Gruppo, a fine marzo 2008, sono 3. 692, in aumento di 90 unità rispetto a fine 2007. Fatti Di Rilievo Successivi Alla Chiusura Dell’esercizio Al 31 Marzo 2008 Il 28 aprile si è svolta l’Assemblea annuale degli azionisti di Terna che ha provveduto al rinnovo del Consiglio di Amministrazione e del Collegio Sindacale per il triennio 2008-201 0, confermando Luigi Roth come Presidente del Cda. Il nuovo Cda nella sua prima riunione ha confermato Flavio Cattaneo Amministratore Delegato della Società. Il 5 maggio Terna ha firmato un accordo con la Banca Europea di Investimenti (Bei) per un prestito da 300 milioni di euro finalizzato alla costruzione di un nuovo collegamento in cavo sottomarino ad Alta Tensione in corrente continua a 500 kV tra la Sardegna e la Penisola Italiana: il Sapei. Il prestito avrà durata di 20 anni, con condizioni economiche molto competitive che prevedono un costo annuo del finanziamento pari al tasso Euribor 6 mesi, maggiorato di un margine di 5 punti base. .
 
   
   
MURO VERDE ENEL: A MILANO UN PROGETTO INNOVATIVO DI RIQUALIFICAZIONE URBANA IN CORSO DI PORTA TICINESE, IL PRIMO GIARDINO VERTICALE ALIMENTATO SOLTANTO DALL’ENERGIA DEL SOLE  
 
 Milano, 5 giugno 2008 - Un giardino verticale, alimentato soltanto dall’energia del sole, al posto di un muro cieco, residuo della guerra: nasce così a Milano - con il Patrocinio del Comune – il “Muro Verde” Enel, un innovativo progetto di riqualificazione urbana, che regala alla città il primo giardino verticale ad essere alimentato soltanto da energia rinnovabile. In corso di Porta Ticinese 93, il giardino sorge su una struttura alta 18 metri e profonda 60 centimetri, all’interno della quale vivranno 400 piante di specie diversa e accuratamente selezionate, che troveranno proprio sul muro il loro habitat naturale. Un “polmone verde” godibile dai passanti del Corso e dagli inquilini delle case adiacenti, reso possibile da una vegetazione che migliorerà con il passare del tempo. Le essenze, mescolandosi fra loro, troveranno il loro equilibrio con l’ambiente e garantiranno un forte impatto visivo fatto di colori che cambieranno seguendo il ciclo delle stagioni. L’energia per alimentare l’impianto di irrigazione automatico e garantire la corretta illuminazione notturna verrà fornita dai pannelli solari fotovoltaici posti alla base del muro, che convertiranno l’energia solare in elettricità “senza emissioni”, producendo circa 1. 270 kilowattora all’anno ed evitando così l’immissione in atmosfera di 750 chilogrammi di Co2, gas ritenuto il principale responsabile del cambiamento climatico. Il recupero di un muro diventa quindi espressione di un linguaggio che comunica a 360°, un nuovo modo di promuovere un impegno concreto a sostegno dell’ambiente e di nuove tecnologie per la produzione di energia da fonti rinnovabili, a cui Enel dedica, con il suo Progetto Ambiente e Innovazione, 7,4 miliardi di euro di investimenti, da qui al 2012. In particolare, il “Muro Verde” è un progetto che Enel porterà avanti nel tempo per un periodo minimo di tre anni, fino a quando partiranno gli interventi di ristrutturazione dell’area adiacente al Museo Diocesano. Progetto e realizzazione della struttura sono stati curati da Temprano, società specializzata in progetti di comunicazione sostenibile in grado di valorizzare il territorio. .  
   
   
MAIRE TECNIMONT SELEZIONATA COME MIGLIOR OFFERENTE PER RIGASSIFICATORE IN GERMANIA TERMINALE DI RIGASSIFICAZIONE GNL DA 10,7 MILIARDI DI M3 A WILHELMSHAVEN  
 
 Roma, 5 giugno 2008 – Maire Tecnimont annuncia che il consorzio Tesv è stato selezionato dalla tedesca Dftg (Deutsche Flüssigerdgas Terminal Gesellschaft mbH), società controllata da E. On, come il miglior offerente per la possibile realizzazione di un terminale di rigassificazione di gas naturale liquefatto (Gnl) a Wilhelmshaven, in Germania. Il consorzio Tesv è guidato da Tecnimont S. P. A. (società operativa del Gruppo Maire Tecnimont) e comprende Sofregaz S. A. (anch’essa controllata da Maire Tecnimont), Vinci Construction Grands Projects e Entrepose Contracting S. A. Il terminale, da realizzarsi in forma di Epc (Engineering - Procurement - Construction) chiavi in mano, avrà la capacità di 10,7 miliardi di metri cubi. Dftg non ha ancora finalizzato la decisione di investimento. Attualmente, si prevede che tale decisione sarà presa entro fine estate 2008. Il consorzio Tesv, inoltre, sta già fornendo a Dftg attività di ingegneria aggiuntive miranti a ottimizzare il costo dell’investimento, supportando altresì il cliente nell’adempimento delle procedure autorizzative e degli obblighi richiesti dalle autorità. .  
   
   
CENTRALE DI POLESINE CAMERINI. GALAN: “IL MIO VOTO CONTRARIO IN CONSIGLIO REGIONALE E’ NELL’INTERESSE DEI CITTADINI VENETI”  
 
Venezia, 5 giugno 2008 “Non sono venuto questo pomeriggio in Consiglio regionale per una visita di cortesia. Non sono venuto neppure per interferire sui lavori dell’aula o per fare opposizione, come scriveranno furbescamente alcuni giornali domani mattina, alla mia stessa maggioranza. Voglio solamente dire quello che penso su un argomento che mi sta a cuore e soprattutto confermare il mio voto contrario all’emendamento Azzi - Frigo. La prova che tra me e l’ex ministro Alfonso Pecoraro Scanio il vero ambientalista sono e resto io. ” Così il presidente della Regione del Veneto, Giancarlo Galan, ha spiegato, ieri, la sua posizione sull’emendamento Azzi - Frigo che di fatto rimetterebbe in discussione l’articolo 30 della Legge regionale istitutiva del Parco del Delta del Po sull’utilizzo delle fonti energetiche e che permetterebbe all’Enel di trasformare a carbone la centrale di Polesine Camerini. “Il mio voto contrario - ha detto il presidente Galan - si motiva innanzitutto con il fatto che esiste già un parere della Via nazionale e regionale che non può essere cancellato. Poi perché il nuovo Governo non mi ha mai formulato nessuna richiesta in merito alla riconversione della centrale di Polesine Camerini e di conseguenza non vedo perché dobbiamo noi modificare la Legge istitutiva del Parco del Delta del Po. Inoltre, con il fatto che in tempi rapidi avremo in funzione, unica regione italiana su dieci che si erano impegnate, il terminal gasiero al largo del Polesine. ” Per il presidente Galan, la modifica da metano a carbone della centrale non porterebbe “nessun reale vantaggio” per i veneti né in ambito ambientale, né tanto meno in termini economici. “Non vedo peraltro - ha spiegato Giancarlo Galan - alcuna motivazione perché la nostra Regione dovrebbe farsi carico del fabbisogno energico del Paese, anche perché siamo autosufficienti e credo pure la sola regione in equilibrio energetico. ” Il presidente ha ribadito, infine, che non si tratta di “una posizione ideologica, ma di una scelta di campo chiara e precisa” e ha confermato al tempo stesso il desiderio di discutere quanto prima con il Governo della situazione energetica veneta e nazionale. .  
   
   
ENERTAD APPROVA L’INTEGRAZIONE DEGLI ASSET NELLE ENERGIE RINNOVABILI DI ERG POWER & GAS. “ERG RENEW” È IL NUOVO NOME DELLA SOCIETÀ APPROVATO IL PIANO STRATEGICO 2008 – 2011.  
 
Genova, 5 giugno 2008 – Il Consiglio di Amministrazione di Enertad Spa ha approvato, il 12 maggio, il Resoconto Intermedio della Gestione al 31 marzo 2008, l’integrazione in Enertad delle attività di Erg Power & Gas nelle energie rinnovabili attraverso un’operazione di scissione, il piano strategico 2008-2011 della società nella sua nuova configurazione e il trasferimento della sede legale da corso di Porta Nuova, 13-15 a Via Nicola Piccinni, 2, Milano. Il Consiglio di Amministrazione sottoporrà l’operazione di scissione parziale, sopra citata, all’approvazione della prossima Assemblea degli Azionisti che si riunirà, in via straordinaria, entro la fine del mese di giugno, unitamente alla modifica della denominazione sociale di Enertad Spa: il nuovo nome proposto è “Erg Renew”. La nuova denominazione, oltre ad esprimere l´appartenenza al Gruppo Erg, rappresenta pienamente il rinnovamento della società e la sua caratterizzazione nelle energie rinnovabili. Raffaele Tognacca, Amministratore Delegato di Enertad, ha commentato: “I risultati trimestrali indicano come la scelta della diversificazione internazionale sia stata vincente già nel breve periodo. Al centro della nostra attenzione l’avvio dell’importante operazione di integrazione in Enertad dell’intero portafoglio del Gruppo Erg nelle energie rinnovabili. La valenza strategica del nuovo assetto è chiara: con la massa critica che raggiungeremo nel settore dell’eolico potremo conquistare nuove efficienze operative, rendere più agevole il nostro accesso ai mercati dei capitali e, complessivamente, rappresentare una piattaforma competitiva, con un azionista solido, capace di supportare il processo di crescita. ” Integrazione in Enertad delle attività nelle energie rinnovabili di Erg Power & Gas Il Consiglio di Amministrazione di Enertad ha approvato l’integrazione nella società delle attività di Erg Power & Gas nelle energie rinnovabili, da realizzarsi mediante la scissione parziale di Erg Power & Gas (società scissa) a favore di Enertad (beneficiaria). A fronte dell’assegnazione del compendio scisso, l’operazione prevede un aumento di capitale di Enertad con assegnazione di numero 37. 789. 734 azioni di nuova emissione a favore di Erg, socio unico di Erg Power & Gas. Erg, a seguito dell’operazione, arriverà a controllare il 77,4% del capitale sociale di Enertad. All’assemblea degli Azionisti di Enertad che si riunirà entro la fine del prossimo mese di giugno, in sessione straordinaria, sarà sottoposta l’approvazione del progetto di scissione a favore di Enertad. L’assemblea, inoltre, sarà chiamata ad approvare il nuovo nome della società proposto dal Consiglio di Amministrazione (“Erg Renew”) nonché ulteriori modifiche statutarie di carattere formale. La documentazione relativa all’operazione di scissione, prevista dagli art. 2506 bis e ter e dall’art. 2501 septies del codice civile (progetto di scissione e relativi allegati, relazione degli amministratori e valutazione dell’esperto incaricato sulla congruità del rapporto di cambio, individuato dal Tribunale di Milano in Mazars & Guerard) sarà resa disponibile agli azionisti e al mercato 30 giorni prima dell’Assemblea chiamata a deliberare sulla scissione. Almeno 10 giorni prima dell’Assemblea sarà, inoltre, reso pubblico il documento informativo dell’operazione, ai sensi dell’art. 70 del Regolamento Consob concernente la disciplina degli emittenti. Analogamente la documentazione relativa alle altre modifiche statutarie sarà messa a disposizione degli azionisti e del mercato nei termini di legge. Si prevede che la scissione abbia efficacia dal primo ottobre 2008. L’operazione non è soggetta ad autorizzazioni tenuto anche conto, quanto ai profili antitrust, dell’appartenenza delle società partecipanti al medesimo Gruppo. A seguito dell’integrazione, alla nuova Enertad, successivamente ridenominata “Erg Renew”, saranno assegnate le seguenti partecipazioni, che costituiscono il compendio scisso: quanto al settore eolico: - il 100% di Erg Eolica, i cui asset derivano dalla scissione di Erg Cesa Eolica e di altre società detenute dalla stessa e altre partecipazioni detenute da Erg Power & Gas; quanto al settore della produzione di energia elettrica da centrali mini-idro: - il 100% di Ecopower ed il 90% di Isea. Complessivamente queste società hanno una potenza installata di 42 Mw (di cui 39 Mw nell’eolico), 100 Mw in costruzione (al 100% nell’eolico, con la fornitura delle relative turbine assicurata dall’accordo con Nordex) e 22 Mw in sviluppo (di cui 18 Mw nell’eolico), per un totale di 164 Mw (di cui 157 Mw nell’eolico). Queste società, inoltre, hanno una disponibilità di progetti in fase di sviluppo preliminare per oltre 900 Mw. Unicredit ha assistito Enertad in qualità di advisor finanziario, rilasciando una fairness opinion sul rapporto di cambio della scissione. Su iniziativa del comitato per il controllo interno, in attuazione delle procedure di governance adottate dalla Società e dal Gruppo Erg in materia di operazioni con parti correlate, lo Studio Bernoni ha rilasciato un parere a conferma della congruità delle condizioni economiche e della correttezza formale e tecnica dell’operazione. Strategia e obiettivi per il periodo 2008-2011 Linee guida della strategia: - la futura Erg Renew sarà la società del Gruppo Erg focalizzata nello sviluppo del settore eolico; - la quota di mercato della futura Erg Renew in Italia si espanderà in misura sostanziale; - proseguirà la diversificazione geografica internazionale per cogliere opportunità su altri mercati e controllare il profilo di rischio del business; - incrementerà la generazione di cassa e la creazione di valore per gli azionisti. Il piano di investimenti 2008-2011, di complessivi 880 milioni di Euro di cui 863 milioni nel settore eolico, sarà in parte finanziato con i mezzi raccolti attraverso un aumento di capitale. A questo proposito il Consiglio di Amministrazione di Enertad chiederà all’Assemblea degli Azionisti, che si riunirà la fine del prossimo mese di giugno, la delega per aumentare il capitale sociale per un controvalore massimo di 200 milioni di Euro, comprensivo dell’eventuale sovrapprezzo, da offrirsi in opzione agli azionisti. Si prevede che la delega sia esercitata, in tutto o in parte, entro la fine di quest’anno, compatibilmente con le condizioni di mercato. Erg ha manifestato l’intenzione di esercitare i diritti di opzione relativi alle azioni possedute. Si prevede che, a seguito della realizzazione dell’importante piano di investimenti, la potenza installata raggiungerà circa 700 Mw nel 2011, con il supporto del recente accordo con Repower per la fornitura degli aerogeneratori (vedi Cs 9 maggio 2008). A fine 2007 Enertad presentava una quota di mercato del 2,9% in termini di potenza installata in Italia. A fine 2011 la quota di mercato Enertad prevista in Italia sarà compresa tra il 10% e il 12%. L’incremento dell’ Ebitda è previsto ad un tasso di crescita medio annuale del 65%, fino a superare i 140 milioni di Euro nel 2011, con un’attesa di crescita fino a circa 200 milioni di Euro nel 2012. Risultati finanziari consolidati del primo trimestre 2008 Principali risultati finanziari consolidati (milioni di Euro)
1° trimestre 2008 1° trimestre 2007 Variazione
Ricavi operativi 13,6 11,5 +17,8%
Ebitda 8,1 7,6 +6,0%
Risultato operativo netto 4,4 5,5 -19,9%
Risultato netto di Gruppo 1,5 2,7 -44,2%
31. 3. 2008 31. 12. 2007 Variazione
Indebitamento finanziario netto 120,8 111,6 +8,1%
Dal 1 novembre 2007 il perimetro di consolidamento del Gruppo Enertad include le 5 società francesi acquisite nell’ottobre 2007 proprietarie di altrettanti campi eolici in esercizio per un totale di 55 Mw. Queste partecipazioni, che fanno capo a Enerfrance Sas, controllata al 100% da Enertad, ampliano l’area di consolidamento rispetto al primo trimestre 2007. I ricavi operativi consolidati, pari a 13,6 milioni di Euro, sono aumentati di 2,1 milioni di Euro (+17,8%) rispetto al primo trimestre 2007. L’incremento è principalmente attribuibile al comparto “Eolico” che beneficia del consolidamento di 3,6 milioni di Euro di ricavi dei parchi acquisiti in Francia; il contributo positivo del business estero ha più che compensato la diminuzione di ricavi di 2,3 milioni di Euro registrata dal business domestico. Le ragioni alla base della flessione dei ricavi dei parchi eolici italiani sono imputabili alla riduzione della produzione di energia ceduta del 12,5%, riconducibile a sfavorevoli condizioni del vento e alla riduzione del prezzo stimato da 115 Euro/mwh del primo trimestre 2007 a 95 Euro/mwh del medesimo trimestre 2008 (-17,4%) dei certificati verdi maturati nel primo trimestre 2008. Questa stima dei prezzi dei certificati verdi è riconducibile alla nuova normativa sulle fonti energetiche rinnovabili approvata con la Legge Finanziaria 2008. I Servizi Idrici, i cui ricavi sono aumentati di 0,2 milioni di Euro rispetto allo stesso periodo del 2007, riflettono il buon andamento dei volumi di rifiuti trattati dalla controllata Dsi Servizi Industriali srl, che ha più che compensato la contrazione dei reflui trattati da Sodai Italia. Il margine operativo lordo consolidato nel periodo è di 8,1 milioni di Euro, in crescita di 0,5 milioni di Euro rispetto al primo trimestre 2007. L’incremento è da attribuire, esclusivamente, al business Eolico e in particolare al business “Eolico Francia”, il cui Ebitda si è attestato a 3,2 milioni di Euro; nel medesimo periodo infatti l’Ebitda del business “Eolico – Italia” si è contratto di 2,1 milioni di Euro, per le ragioni già espresse in merito ai ricavi. L’ebitda dei Servizi Idrici si è ridotto di 66 mila Euro e quello della Capogruppo - già negativo per 1,4 milioni di Euro nel primo trimestre 2007 - è peggiorato di ulteriori 551 mila Euro.
Ebitda (milioni di Euro) 1° trimestre 2008 1° trimestre 2007 Variazione
Eolico – Italia 6,7 8,8 -23,9%
Eolico – Francia 3,2 0
Totale Eolico 9,9 8,8 +12,1%
Servizi idrici 0,1 0,2 -44%
Capogruppo/energie Pulite 2000 -1,9 -1,4 -40,3%
Totale Ebitda 8,1 7,6 +6,0%
Il risultato operativo consolidato, di 4,4 milioni di Euro, si riduce di 1,1 milioni di Euro rispetto al primo trimestre 2007. Il primo trimestre 2008 chiude con un risultato netto consolidato positivo per 1,5 milioni di Euro, in riduzione di 1,2 milioni di Euro rispetto al medesimo trimestre dell’esercizio 2007. L’indebitamento finanziario netto al 31 marzo 2008 ammonta a 120,8 milioni di Euro. L’aumento di 9,1 milioni di Euro, rispetto al 31 dicembre 2007, è riconducibile alle erogazioni che si sono manifestate nel corso del trimestre del project financing del parco eolico di Faeto. Successivamente alla chiusura del primo trimestre, il 17 aprile 2008, il Tar della Basilicata ha temporaneamente interrotto la trattazione del ricorso presentato contro la Regione per la sospensione dei lavori del parco eolico di Tursi Colobraro (Mt). Il Collegio ha infatti ritenuto di sospendere il proprio giudizio e di rimettersi alla decisione della Corte Costituzionale in merito alla questione di legittimità della legge regionale sollevata da Enertad nel ricorso stesso. .
 
   
   
PREMIATA LA MILLESIMA CASACLIMA  
 
Bolzano, 5 giugno 2008 - Gli edifici realizzati in Alto Adige secondo il modello Casaclima sono giunti a quota mille. La millesima Casaclima certificata è stata premiata dall´assessore provinciale all´ambiente ed energia, Michl Lainer, assieme al direttore dell´Agenzia Casaclima, Norbert Lantschner, nell´ambito di una cerimonia svoltasi il 4 giugno 2008, sulla terazza verde del palazzo Casaclima dell´assessorato per l´ambiente, in via Renon 4 a Bolzano. In Alto Adige chi intende costruire un´abitazione o ristrutturarla per ottimizzare il consumo energetico non può fare a meno di pensare al modello Casaclima. La tipologia costruttiva, nata nel 2002, che propone un connubbio di confort abitativo e bassi consumi energetici, ha riscosso un notevole successo tanto che oggi, mercoledì 4 giugno, l´assessore provinciale all´ambiente ed energia Michl Laimer ha potuto insignire dell´apposita targhetta di riconoscimento di certificazione Casaclima il millesimo edificio che in provincia di Bolzano si rifà a questi principi. Il millesimo certificato Casaclima è stato assegnato ai fratelli Mutschlechner proprietari a Riscone/brunico dell´edificio "Salcherhof" realizzato nella categoria Casaclima B secondo la tradizionale architettura locale. La casa è collegata all´impianto di teleriscaldamento di Brunico. In totale in Alto Adige si contano 87 edifici che hanno subito riqualificazione energetica globale raggiungendo così la classe C, 92 edifici B+, 577 della classe B, 154 della classe A, 64 di quella A+, 12 della classe Oro e 14 della classe Oro+. Gli edifici dotati del + abbinano oltre ai criteri di risparmio energetico quelli dell´impiego di materiali ecocompatibili. Grazie a questi mille edifici Casaclima, come ha posto in evidenza l´assessore Laimer, in Alto Adige è possibile un risparmio di 3 milioni di litri di gasolio all´anno, che equivale a 100 autocisterne in meno circolanti sulle strade altoatesine; il gasolio risparmiato corrisponde anche ad un risparmio di 6. 000 tonnellate di Co2 all´anno. Infatti, il consumo medio per un edificio di 130 metri quadri in Alto Adige è di 2. 800 litri di gasolio all´anno che corrisponde a 14 barili da 200 litri. Una Casaclima C, standard minimo obbligatorio, comporta un consumo di soli 4 barili all´anno, una Casaclima B consuma 3 barili, una A 2 ed una Oro mezzo barile di gasolio all´anno. Da parte sua il direttore dell´Agenzia Casaclima, Norbert Lantschner, ha ricordato come con edifici Casaclima si scelga accanto ad un elevato confort abitativo un elevato grado di risparmio energetico contribuendo così concretamente sia alla tutela del clima che dell´ambiente. La certificazione Casaclima costituisce una garanzia di risparmio energetico per il consumatore. Per visualizzare il risparmio energetico conseguito con la tipologia abitativa Casaclima sulla terrazza verde del palazzo dell´assessorato provinciale per l´ambiente sono stati accatastati 14 barili sui quali un performer ha iscritto con lo spray la cifra di 3 milioni di litri di gasolio risparmiati all´anno e dai quali è quindi salito in aria un pallone inidicante la cifra di 6. 000 tonnellate di Co2 risparmiate all´anno. .  
   
   
EFFICIENZA ENERGETICA, ECOEDILIZIA E ACQUISTI VERDI: AL VIA IL PREMIO ALL´INNOVAZIONE APERTE LE ISCRIZIONI ALL´OTTAVA EDIZIONE DEL PREMIO ALL´INNOVAZIONE AMICA DELL´AMBIENTE, PROMOSSO DA LEGAMBIENTE E REGIONE LOMBARDIA  
 
 Milano, 5 giugno 2008 - Aziende e pubbliche amministrazioni, fatevi avanti! L´edizione 2008 del Premio all´Innovazione Amica dell´Ambiente, dal titolo "Il bello del clima. Efficienza energetica, ecoedilizia e acquisti verdiâ€?, apre i suoi battenti con la pubblicazione del bando di iscrizione. Il Premio è rivolto alle imprese pubbliche e private, alle amministrazioni, ma anche ai centri di ricerca, ai liberi professionisti e alle associazioni di cittadini che producono beni o erogano servizi. Quest´anno protagonista è il clima: riflettori puntati su tutte quelle novità che, attraverso l´ottimizzazione dei consumi energetici, contribuiscono a ridurre le emissioni di gas responsabili dell´effetto serra. In particolare saranno valutate le innovazioni nei seguenti ambiti: Innovazione amica del clima. Saranno privilegiati i prodotti finali negli usi elettrici ed elettronici, con particolare attenzione alle famiglie di prodotti menzionati nel Piano Nazionale per l´Efficienza Energetica 2007; gli impianti a energia rinnovabile; l´integrazione a livello aziendale o territoriale di tecnologie energeticamente efficienti; gli strumenti e il software gestionale per l´efficienza energetica. Casa Low Carbon: l´edilizia a emissioni zero. Questo ambito prevede due sotto-categorie: "nuova progettazione e ristrutturazione edilizia" e "materiali in edilizia". Si rivolge tutte quelle innovazioni progettuali (edifici realizzati o ristrutturati, componenti, tecnologie, organizzazioni di servizi) in grado di coniugare l´attenzione per l´ambiente (bassi consumi energetici) con la cura del design e della vivibilità del costruito. Prodotti efficienti per gli acquisti verdi. Si rivolge a quei prodotti che possono contribuire a diffondere efficacemente gli "acquisti verdi" (Gpp, Green Public Procurement) presso le pubbliche amministrazioni. Il criterio guida è l´efficacia ambientale (non solo l´innovazione tecnologica), per i prodotti in grado di ridurre in modo significativo gli impatti ambientali e di garantire un rapporto favorevole tra qualità ambientale e costo economico. Ai vincitori andrà il logo “Innovazione Amica dell´Ambienteâ€?, la lampadina dalla foglia verde, con il “Cignoâ€? di Legambiente e il simbolo della Regione Lombardia che, per un anno, potranno essere esposti sul materiale di comunicazione dell´innovazione vincitrice. Il Premio nasce nel 2001 ed è il primo e unico riconoscimento nazionale assegnato da un´associazione ambientalista in collaborazione con un ente pubblico, la Regione Lombardia, la consulenza scientifica di due istituti universitari, Politecnico di Milano e Università Commerciale Luigi Bocconi e realizzato grazie al supporto della Fondazione Cariplo e della Camera di Commercio di Milano. Dalla prima edizione ad oggi il premio ha registrato una crescita importante del numero di partecipazioni, superando quota 150 negli ultimi due anni. Sono state premiate non solo innovazioni di prodotto, ma sempre più innovazioni orientate al servizio e al sistema. Al premio possono partecipare: imprenditori, liberi professionisti, istituti di ricerca e pubbliche amministrazioni. Sul sito Internet www. Premioinnovazione. Legambiente. Org è possibile consultare le schede tecniche degli oltre 1000 progetti candidati nelle passate edizioni. L´iscrizione è gratuita. Le domande di partecipazione e le schede tecniche devono essere compilate direttamente sul sito e devono essere inviate entro il 31 agosto 2008. .  
   
   
CASA IN LOMBARDIA, INSEDIATO OSSERVATORIO CONDIZIONE ABITATIVA FONDAMENTALE PER MANTENERE CONTATTO DIRETTO CON UTENTI  
 
 Milano, 5 giugno 2008 - Una verifica puntuale sugli effetti della Legge regionale 27/2007 e le eventuali proposte da sottoporre alla valutazione della giunta regionale. A questo sta lavorando l´osservatorio regionale sulla condizione abitativa che l´assessore alla Casa e Opere Pubbliche, Mario Scotti, ha insediato ieri pomeriggio. All´incontro, allargato anche agli Enti proprietari e alle parti sociali, erano presenti: per le Aler: Domenico Ippolito, Direttore Generale Aler Milano - Franco Zecca, Presidente Aler Pavia e - Lorella Sossi, Direttore Generale Aler Brescia, Coordinatore direttori Aler. Per Anci: Maura Ruggeri, Assessore del Comune di Cremona - Paolo Viesti, Funzionario del Comune di Sesto San Giovanni e - Franco Salvador per il comune di Rozzano. Per le Organizzazioni Sociali: Stefano Chiappelli, Sunia - Pierluigi Rancati, Sicet - Mario Savy, Uniat - Bruno Cattoli, Unione Inquilini - Giancarlo Pelucchi, Cgil - Michelangelo Spada, Cisl - Giuseppe Doria, Uil e - Daniela Cavallotti, Cub "Crediamo molto in questo nuovo organismo che - commenta l´assessore Scotti - sarà lo strumento con il quale vogliamo mantenere un contatto diretto con gli inquilini degli alloggi di Edilizia residenziale pubblica. E´ un tavolo di confronto permanente che sarà fondamentale per avere indicazioni che poi valuteremo nelle apposite sedi". L´assessore Scotti ha anche fatto presente che l´Osservatorio ha il compito di verificare gli impatti dell´intera legge e non solo quelli della parte relativa ai canoni. "In Lombardia - ricorda l´assessore - ci sono oltre 170. 000 alloggi di edilizia residenziale pubblica che fino all´inizio del 2008 erano regolati da una legge che risaliva al 1983". "E´ dunque del tutto evidente - continua - che non si poteva andare avanti così. Era dunque necessario un nuovo strumento più adeguato alla situazione attuale che, soprattutto, tenesse conto della reale situazione economica delle famiglie". "Il tavolo di oggi - conclude Scotti - è solo l´inizio di un lavoro puntuale che proseguirà fra 10 giorni con la verifica dei primi punti che le parti hanno chiesto di approfondire". .  
   
   
L´EXPO 2015 E LA CULTURA A MILANO. LETTERA APETA DEL PRESIDENTE ASSOEDILIZIA ACHILLE COLOMBO CLERICI AL PROF.SGARBI  
 
Milano, 5 giugno 2008 - Caro Vittorio, fra qualche giorno, al convegno Eire sotto il patrocinio dell´Unesco,terro´ una relazione nella quale tocco il tema della cultura a Milano in vista dell´Expo 2015. Te ne invio una sintesi. Con viva cordialita´ Achille Colombo Clerici . L’expo 2015 è l’occasione storica per Milano di recuperare il ruolo di capitale morale del Paese. Un ruolo non solo e non tanto sul piano etico e culturale, quanto piuttosto sul piano dell’impegno civile e di responsabilità sociale e democratica, conquistato lungo tutto il secolo scorso, a cominciare dalla Esposizione internazionale del 1906. Incontrando, qualche giorno addietro, il Sindaco ad un meeting del Club Ambrosetti, la signora Moratti mi diceva: “ma questo ruolo Milano non l’ha mai perduto”. E’ vero, anche se, negli ultimi anni la città stava perdendo colpi, e non pochi mettevano ormai in discussione quel ruolo. A torto: basti considerare il compito di Milano di guidare l’Italia nella competizione internazionale. Milano e la Lombardia, motore del Paese. Un dato per tutti: il residuo fiscale pro capite di oltre 3. 200 euro, per 10 milioni di abitanti. Ma, anche a livello europeo, uno dei quattro motori d’Europa, (insieme al Rhöne Alpes, alla Catalogna, al Baden Württemberg). Seconda regione, dopo l’Ile de France per Pil e dopo il Baden Württemberg, per densità industriale. Certo è che Milano ha vissuto in questi ultimi 25 anni un processo di trasformazione, non solo urbanistica, ma socio-economica, di portata storica. Un vero e proprio processo di riconversione accelerata, da città produttivo-industriale a città terziaria e finanziaria. Un cambio visibile esteriormente nel paesaggio (dalle ciminiere, ai grattacieli) e nel volto sociale (dalle tute blu, ai colletti bianchi). Si parla di trasformazione urbanistica di 11 milioni di metri quadrati (1/10 del territorio urbanizzato) di aree industriali dismesse, come se si trattasse della cosa più naturale del mondo. Quelle aree dismesse non significano solo una grande opportunità per la città (la possibilità di rinnovare integralmente il tessuto urbano in aree significative relativamente centrali). Vogliono dire soprattutto posti di lavoro perduti, come conseguenza del venir meno del volano dell’industria; l’esodo dalla città di oltre 200 mila famiglie e la riduzione del Pil con la relativa contrazione della capacità complessiva di spesa della città. E quindi la chiusura di oltre 20 mila esercizi commerciali. Ma anche pendolarismo, con i problemi di mobilità, di inquinamento, di squilibrio nella gestione dei servizi e della finanza locale. Un ricambio sociale di dimensione macroscopica. Due dati: la sparizione della classe produttiva operaia ispiratrice di una solida cultura, che tra l’altro ha generato molti imprenditori. E l’inserimento nel tessuto cittadino di 250 mila stranieri (tra regolari ed irregolari) su una popolazione totale di 1 milione e 300 mila abitanti. Questo quadro permette di visualizzare il grosso sforzo che la nostra città sta compiendo per rimanere vitale e competitiva, mettendo in campo tutte le proprie risorse, a cominciare dalle eccellenze milanesi (il sistema universitario – quello sanitario – il mondo commerciale e finanziario – il sistema culturale artistico e turistico). Certo, qualche segnale di appannamento di immagine e di calo di tenuta cominciava a mostrarsi ora che il percorso di terziarizzazione (il vero motore della riconversione) era ormai giunto a compimento. Un indicatore sintetico di quel processo di provincializzazione che taluni paventavano: alcune multinazionali, negli ultimi anni avevano trasferito da Milano a Roma la loro sede (Datamat – Gillette – Unilever). Tra gli indicatori analitici, il fatto che si sta rarefacendo la domanda di locazioni, sia residenziali, sia per uffici. La prospettiva dell’Expo 2015 dà un nuovo slancio alla nostra città: in termini di appeal, cioè di capacità di richiamo ed in termini di plusvalori economici, per i quali occorre già da ora progettare una ricaduta sul piano sociale e culturale. Per dare in tal modo un impulso decisivo alla soluzione di alcuni problemi ancora aperti nella nostra città come quello della casa e dei trasporti, e di alcune criticità come quella della periferie. E per raggiungere un obiettivo strategico: quello di fare della area milanese una regione-hub del nostro pianeta, sul piano non solo economico, ma soprattutto turistico e culturale. Vorrei indicare in breve sintesi alcuni obiettivi intermedi finalizzati: - la creazione di un sistema di mobilità abitativa destinata a favorire il dinamismo degli insediamenti contingenti (espositori – addetti – maestranze – visitatori) non solo nel semestre espositivo, ma anche e soprattutto nei periodi precedente e successivo. Il dinamismo anche della vita ordinaria della nostra città (pensiamo alla fruizione delle eccellenze es. Università – sanità – cultura). - Il potenziamento ed il rafforzamento del sistema Malpensa come hub di primo livello, in collegamento con una compagnia aerea di bandiera del nostro paese. - Il collegamento funzionale con la rete ferroviaria Svizzera di attraversamento delle Alpi, (il sistema Alptransit del Gottardo e del Loëtshberg) che permetterà l’alta velocità e l’alta capacità lungo l’asse padano-renano. - La creazione di un sistema turistico/alberghiero che permetta una vasta ricettività del turismo di massa (alberghi a tre stelle), che può esser ampiamente potenziato da accordi tra la nostra compagnia di bandiera ed i tour operators asiatici. - Giungere, attraverso una efficace politica culturale ad affermare l’immagine nel mondo della nostra regione. Non è solo un problema di landmark (legato al passato od al futuro che sia, ovvero legato alla finalità ecologica che Milano si è proposta con l’Expo 2015). Ma è soprattutto un problema di affermazione della cultura stessa della nostra città. Il radicamento della cultura al territorio si realizza quando si percepisce la sensazione di trovarsi al centro dell’essere. Se essere è conoscere, al centro della conoscenza. Se è sentire, al centro dell’emozione. Se è apparire, al centro della visibilità. La periferia culturale è sinonimo, oltre che di marginalità, di decadenza. In questo senso credo che bene interpretasse il suo ruolo l’assessore Sgarbi, ponendosi sempre al centro. .  
   
   
GENOVA, CARTOLARIZZAZIONE: CONCLUSO IERI L’ITER DI TRASFERIMENTO DEGLI IMMOBILI EX ASL.  
 
Genova, 5 Giugno 2008 – Si è conclusa il 3 giugno la procedura di vendita in blocco degli immobili ex Asl avviata da Sc Liguria srl (Società interamente controllata da Fi. L. S. E. S. P. A. ). Sono stati infatti compiuti oggi gli ultimi adempimenti previsti dal contratto allegato al Bando di gara ed è stato così perfezionato con il pagamento del saldo prezzo, il trasferimento di proprietà degli immobili ex Asl a Valcomp Due, società interamente controllata da Fintecna Immobilare. Il Presidente di Fi. L. S. E. S. P. A. – Prof. Ing. Edoardo Bozzo – ha ringraziato quanti hanno collaborato al buon esito di questa iniziativa, ed ha espresso la sua grande soddisfazione per la felice conclusione di un’attività complessa e molto impegnativa attivata a copertura del disavanzo di bilancio derivante dal deficit sanitario e conclusa in due anni con un’offerta di acquisto ad Sc Liguria srl per 203 milioni di Euro ed una plusvalenza a favore di Regione di circa 70 milioni di euro per nuovi investimenti. .