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GIOVEDI

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Notiziario Marketpress di Giovedì 27 Settembre 2012
UE: I DEPUTATI FAVOREVOLI AL MERCATO UNICO DICONO AGLI GLI STATI MEMBRI CHE DEVONO SMETTERE DI TIRARLA PER LE LUNGHE  
 
Bruxelles, 27 settembre 2012 - I Cittadini dell´Unione europea continuano a non beneficiare pienamente del mercato unico, hanno detto i deputati in una risoluzione adottata lo scorso Martedì. Essi indicano difficoltà ad aprire conti bancari, la registrazione auto e con qualifiche professionali riconosciute e la colpa di questi problemi sulla riluttanza ad attuare le norme Ue rapidamente Stati membri ´, coordinano tra loro e informare i cittadini dei loro diritti. "Nell´anno in cui si celebra il suo 20 ° compleanno, è triste vedere che c´è ancora un divario tra le aspettative e la realtà per quanto riguarda il mercato unico, con i cittadini e le imprese europee ancora affrontare ostacoli nell´esercizio dei propri diritti. È essenziale respirare nuova vita al mercato unico, con i cittadini ei consumatori europei posti al centro ", ha detto il relatore, Regina Bastos (Ppe, Pt). La risoluzione non vincolante, approvata all´unanimità dalla commissione (con 32 voti a 0), fa seguito un sondaggio indipendente dei cittadini europei ´e delle imprese top 20 denunce relative al funzionamento del mercato unico, condotti dalla Commissione su richiesta del Parlamento. Deputati chiedono alla Commissione di tabella "azioni concrete e proposte fattibili" per affrontare i 20 preoccupazioni. Tagliare i costi di immatricolazione del veicolo - Una delle principali fonti di frustrazione individuate nel sondaggio è stato le "procedure onerose e complesse" incontrati dai cittadini europei che desiderano importare la propria auto in un altro Stato membro, comprese di dover fornire la documentazione che non esiste nel loro paese e pagare le tasse supplementari . I deputati invitano gli Stati membri a ridurre al minimo il costo finanziario dei veicoli registrati ea riconoscere controlli tecnici degli altri. Il diritto di avere un conto in banca - Il Comitato sottolinea che 30 milioni di cittadini europei è stato impedito dalle banche di aprire un conto in banca, così che ostacolano la mobilità nel mercato unico, e invita la Commissione a legislazione tavolo per garantire consumer-friendly le procedure per l´apertura di conti bancari in tutta l´Unione. "Tutti i cittadini dell´Ue che non siano già titolari di un conto corrente bancario nello Stato membro in cui hanno presentato una richiesta per uno dovrebbero avere accesso ai servizi bancari di base", aggiunge il testo. Più veloce riconoscimento delle qualifiche - I deputati chiedono una tessera professionale europea, al fine di accelerare il riconoscimento delle qualifiche professionali e, quindi, facilitare la mobilità dei lavoratori tra gli Stati membri. Implementare regole del mercato unico - Essi indicano oltre 2000 casi in cui gli Stati membri non hanno recepito il diritto comunitario mercato unico correttamente o integralmente. Dato che questo impedisce i cittadini dell´Ue di esercitare i propri diritti fino in fondo. I deputati invitano gli Stati membri a dare priorità al corretto e tempestivo recepimento della legislazione del mercato unico nelle legislazioni nazionali. Un migliore dialogo con i cittadini - La risoluzione riconosce che vi è una mancanza di informazioni sul mercato unico e invita la Commissione, gli Stati membri, le autorità regionali e locali e rappresentanti della società civile a lanciare campagne europee di informazione interattivi, mettendo in evidenza i vantaggi del mercato unico, pratici e concreti soluzioni per il loro giorno per giorno i problemi, e dei loro diritti. I prossimi passi - La casa piena dovrebbe votare sul progetto di risoluzione sui 20 principali preoccupazioni con il mercato unico a Strasburgo nel mese di ottobre.  
   
   
COMMISSIONE EUROPEA NUOVE REGOLE PER LA FINANZA: JOAQUíN ALMUNIA VICE PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA, RESPONSABILE PER LA POLITICA DELLA CONCORRENZA  
 
Bruxelles, 27 Settembre 2012 – Di seguito il testo di Joaquin Almunia all’Audizione pubblica per lottare contro la cultura della manipolazione: azione globale: “ Signora presidente, onorevoli parlamentari, Signore e Signori, I problemi che abbiamo oggi sul tappeto descrivono bene cosa è andato storto con la finanza. Siamo invitati a parlare di integrità, la trasparenza, la fiducia, la governance, e fallimenti sistemici. L´età di deregolamentazione ha prodotto un settore finanziario che è diventato troppo grande e troppo complesso per il comfort, che serve i propri interessi molto meglio rispetto agli interessi del resto di noi, e che costituisce una grave minaccia per la stabilità delle nostre economie . La crisi finanziaria del 2007-2008 originale è cresciuto rapidamente in un affare molto più grande. A questo punto, ci sono due cose che voglio fare perfettamente chiaro. La prima è che le banche non sono la radice di tutti i mali - lontano da esso - e la seconda è che l´evoluzione economica e finanziaria degli ultimi tre decenni, non è una legge inesorabile della natura. Ciò che intendo dire è che sarebbe ingiusto mettere tutta la colpa a banchieri avidi e dei loro difetti morali. Alla fine, fanno parte di grandi processi che coinvolgono molte altre figure, tra cui i leader politici, uomini d´affari, e gli opinion maker. La responsabilità è ampiamente condivisa. Naturalmente, un certo numero di manager e operatori commerciali hanno violato le regole - e che era sbagliato. Ma non siamo qui oggi per parlare dei loro imbrogli. Siamo qui perché le stesse regole erano sbagliate e vogliamo capire come dovrebbe cambiare. Banche e altri servizi finanziari sono fattori essenziali per la crescita. Essi possono rendere le nostre economie più efficienti e la nostra vita più facile in molti modi. Ma senza una riforma radicale del quadro normativo, non sono semplicemente sostenibili. Abbiamo bisogno di vedere la fine di quello che alcuni chiamano la finanziarizzazione dell´economia e di altri casinò capitalismo. Abbiamo bisogno di ridefinire il posto per la finanza nell´economia reale e nel corpo sociale e politico. Qual è il ruolo della politica di concorrenza in questo contesto? Abbastanza grande, direi. I principi della politica di concorrenza sostenere il buon funzionamento dei mercati e sono una guida utile per individuare possibili carenze e disfunzioni. Il principio di base della concorrenza è l´accesso ai mercati. Ogni giocatore efficace dovrebbe essere in grado di partecipare ad un´attività economica, a condizione che siano conformi ad altri requisiti normativi, come quelli sulla sicurezza, standard minimi di qualità, e - nel caso del settore finanziario - la stabilità. La politica di concorrenza lotte attività condotte che indebitamente impedire l´accesso al mercato e il fair play. Intendo qui sostenere che ogni mercato in cui è bloccato informazioni essenziali nelle mani di pochi privilegiati che possono gestire come vogliono, è trattenere dagli interlocutori, o anche misreport esso - con la supervisione di poca o nessuna - è un mercato destinato per la manipolazione e la frode. Quando coloro che controllano le informazioni di accettare esplicitamente di manipolarla a scapito di altri operatori del mercato, credo che abbiamo un chiaro caso di violazione delle norme di concorrenza-. Credo anche che le regole di concorrenza vengono violate quando una singola impresa o di un gruppo di aziende volentieri trattenere informazioni allo scopo di pregiudicare il buon funzionamento di un mercato. Per queste ragioni la Commissione intende intensificare la sua vigilanza nel settore finanziario, che è già elevata. Allo stato attuale, le nostre indagini di mercato coprono i fornitori di, credit default swap, così come i tassi di riferimento e strumenti finanziari derivati. L´esperienza che stiamo raccogliendo come mettere in luce in queste aree della finanza ci può aiutare a capire dove le regole del gioco sono troppo deboli. Abbiamo portato due casi contro Standard & Poor e Thomson Reuters, due principali fornitori di informazioni finanziarie. Tra le altre cose, eravamo preoccupati che le restrizioni sono imposte per l´uso dei loro dati e codici reso troppo difficile per i propri clienti di utilizzare fornitori alternativi, se volevano. Standard & Poor ha proposto rimedi adeguati scorso anno e abbiamo chiuso il caso. I rimedi proposti da Thomson Reuters sono in corso di analisi . Abbiamo anche aperto due inchieste sul mercato dei credit default swap, uno relativo alla compensazione dei credit default swap e l´altro sulle informazioni Cds. Nel primo caso, abbiamo aperto un procedimento nei confronti di nove banche e Ice Cancella Europa, la clearing house leader per i Cds, per esaminare se un trattamento più favorevole concesso ad alcuni dei suoi membri ha comportato preclusione sul mercato. Posso annunciare che per il momento non abbiamo trovato prova di una violazione, ma noi continueremo a seguire gli sviluppi di questo mercato. Nel secondo caso, invece, che stiamo esaminando se le banche più grandi del mondo di investimento possono essere utilizzati Markit, il fornitore di informazioni di primo piano nel mercato dei Cds, di precludere lo sviluppo di piattaforme di trading Cds. Questa parte della nostra indagine sarà ora perseguita come una priorità assoluta. E ´del tutto possibile che la mancanza di trasparenza nel mercato dei Cds ha un effetto sugli scambi. Attualmente stiamo eseguendo indagini sui cartelli diversi in cui un certo numero di operatori finanziari che hanno collaborato. Nel mese di ottobre 2011 la Commissione ha effettuato ispezioni a sorpresa presso le sedi di alcune banche attive nel settore di euro derivati ​​di tasso legato all´Euribor. Abbiamo anche inviato richieste di informazioni. Le nostre preoccupazioni sono che alcune società, in particolare le banche, ma anche gli intermediari, possa aver violato le norme antitrust comunitarie che vietano cartelli. Gli operatori del mercato potrebbe aver agito in collusione a presentare tassi allineati al fine di beneficiare dei loro posizioni di trading in questi tassi d´interesse prodotti derivati ​​a scapito delle loro controparti commerciali e non collusione tra concorrenti. Tra le altre cose, hanno anche sembrano aver scambiato informazioni sulle loro posizioni di trading e sulle loro intenzioni di pricing dei derivati ​​di tasso e la loro aspettativa di evoluzione futura dei prezzi dei derivati. Dato il numero e il valore delle transazioni in derivati ​​di tasso e il loro ruolo cruciale nella gestione del rischio, questi prodotti sono di grande importanza per il settore finanziario e l´economia europea nel suo complesso. Queste indagini sono ancora in corso e ci aspettiamo di concludere il più presto possibile. Stiamo dando priorità a questi casi. Come condurre le nostre indagini, siamo in costante contatto e collaborazione con diverse altre autorità garanti della concorrenza, nonché con altre autorità e organismi coinvolti nella vicenda a livello comunitario. Mentre le nostre indagini mirano a verificare alcune delle banche ´e broker´ comportamenti collusivi, credo che i problemi endemici che le indagini portano alla superficie - in particolare l´esistenza di incentivi perversi nel funzionamento del sistema attuale, le questioni di conflitto di interesse, e la mancanza di trasparenza nel settore finanziario-dati di mercato - alla fine bisogno di soluzioni normative. E la Commissione sta già agendo su questi temi come detto a voi da mio collega Michel Barnier. Ma è anche la responsabilità della Commissione di verificare se le norme antitrust comunitarie siano state violate. Dobbiamo garantire che la concorrenza nei mercati finanziari si svolge su una parità di condizioni. Ho lasciato per ultimo il nostro controllo dei salvataggi pubblici delle banche europee in difficoltà. I nostri obiettivi principali sono il mantenimento della stabilità dei mercati finanziari e preservare l´integrità del mercato unico. Per concludere, la nostra esperienza conferma che i servizi finanziari bisogno di regole nuove e migliori. Mi affretto ad aggiungere che questa regolamentazione non deve soffocare business. Come un enforcer, vi posso dire che una buona regolazione è facile da implementare e facile da rispettare. E ´anche chiaro che le nuove norme dovrebbero derivare da un processo concertato globale. Dal momento che la finanza è un settore altamente integrato globale, nazionale o addirittura gli sforzi regionali sarebbe inutile - anche all´interno di giurisdizioni importanti come gli Stati Uniti o l´Unione europea. Infine, sono convinto che il successo di ogni nuovo quadro dipende in modo cruciale l´attuazione, perché senza un buon sistema di esecuzione - incluso il controllo della concorrenza - gli effetti desiderati non si farebbero sentire a terra. Grazie.  
   
   
IL COSTO DELLA NON-EUROPA  
 
Bruxelles, 27 Settembre 2012 - Il 18 settembre 2012, il Cese ha adottato un parere sul costo della non-Europa, un problema che è riemerso in agenda europea , non solo perché è importante nella mappatura di una via d´uscita dalla crisi finanziaria, ma anche perché è fondamentale il successo della strategia Europa 2020 e il prossimo quadro finanziario pluriennale. Si tratta di una prospettiva utile da cui partire per portare avanti il dibattito a perseguire l´integrazione europea in un momento di crescente sentimento antieuropeo tra i cittadini, sempre più populismo e l´estremismo. L´idea del costo della non-Europa non è nuova, nel 1988, Paolo Cecchini ha elaborato uno studio per la Commissione europea sul costo della non Europa in relazione al mercato unico, che ha svolto un ruolo decisivo nella realizzazione della coesione economica e l´unione monetaria. Nel suo parere Verso uno studio aggiornato del costo della non-Europa , il Cese propone ora di studio del signor Cecchini essere rinnovato alle circostanze attuali: il costo dell´integrazione incomplete nel contesto della crisi economica. "Contrariamente alle idee populiste essere espresse in certi ambienti politici in diversi paesi dell´Ue, gli attuali problemi economici non sono legati ad eccessi di Bruxelles, ma al fatto che l´integrazione europea è fondamentalmente incompleto", ha detto George Dassis, relatore per parere e presidente del gruppo Lavoratori del Cese. Gli Stati membri - sotto la pressione dei mercati finanziari e dalle nuove norme vincolanti istituzionali - sembrano essere in direzione di un periodo di austerità che mette a rischio la crescita richiesta dai mercati finanziari. Di fronte a questa spirale verso il basso, che riduce le persone alla povertà e alla miseria, il Cese chiede che passi decisivi alle spese piscina a livello europeo, creando così un circolo virtuoso di crescita. Questo può essere ottenuto solo se la necessaria volontà politica è in atto per fare quei passi decisivi. Il Cese sottolinea il costo di prendere la strada sbagliata:. Costo della non-Europa Henri Malosse , presidente del gruppo Datori di lavoro, ha fatto una dichiarazione univoca su questo punto: " Vieni decisori, è il momento di agire Sfrutta la. Enorme potenziale d´Europa 500 milioni di cittadini. Non hai il diritto di deluderli! " Con tutti questi fattori in mente, un´analisi molto più ampia del costo della non-Europa è necessario che è stato proposto nello studio della Commissione su Il costo della non-Europa:. Il potenziale inutilizzato del mercato unico europeo Il Comitato chiede un pieno contabilità dei costi della non-Europa e l´impatto sull´occupazione e la crescita, e per la strategia Europa 2020 per includere obiettivi di riduzione tale costo, accompagnato da un piano d´azione chiaro e una valutazione sistematica dei suoi progressi. I risultati di uno studio globale sarà il più forte argomento contro euroscettici ei dubbi circa l´Ue a cui si riferisce Luca Jahier , co-relatore per parere e presidente del gruppo Attività diverse: "Nonostante alcuni successi eccezionali e un mondo- ampio profilo, l´Unione europea continua a nutrire dubbi su se stessa e di consentire che altre dubitarne. "  
   
   
UNION BANKING: COMMISSIONE ECONOMICA INIZIA A LAVORARE SU PROPOSTE DI SUPERVISIONE  
 
Bruxelles, 27 settembre 2012 - La normativa ulla vigilanza bancaria è stata discussa in dettaglio Mercoledì in sede di commissione affari economici e monetari . I deputati tuttavia hanno sottolineato l´urgente necessità per essa e si è impegnato a lottare per soddisfare una scadenza ravvicinata e al tempo stesso affrontare i maggiori ostacoli sulla via della forte vigilanza della banca Ue. Esattamente due settimane dopo che la Commissione ha presentato le sue proposte legislative per una più stretta vigilanza sul sistema bancario dell´Eurozona, aprendo la discussione la commissione ha indicato quali sono le probabili preoccupazioni fondamentali: una forte responsabilità dell´autorità di vigilanza, una chiara divisione dei compiti tra i livelli Ue e nazionale , tra cui i paesi non appartenenti all´area Euro, e differenti regimi di vigilanza per le banche diverse. Approccio pratico - I deputati hanno ampiamente riconosciuto l´urgente necessità di raggiungere un accordo. "Dobbiamo accettare il fatto che non stiamo lavorando in un vuoto, ma di crisi. Per questo motivo si dovrà lavorare con quello che abbiamo sul tavolo", ha detto Marianne Thyssen (Ppe, Be), uno dei relatori. La discussione ha dimostrato chiaramente che questa urgenza comporta dei rischi. Vari deputati hanno sottolineato che, anche se la struttura deve essere costruita in fretta, non deve cadere a pezzi alla prima crisi. "Anche se siamo decisamente sotto pressione di tempo i nostri obiettivi principali devono ancora essere soddisfatte. Il sistema deve essere uno che può funzionare.", Disse il secondo relatore Sven Giegold (Verdi, De). Altri deputati ha osservato che il calendario fissato dalla Commissione non fosse realistico e che le riunioni del Consiglio aveva già mostrato questo. Responsabilità 2,0 - Tutti i deputati hanno sottolineato la necessità di responsabilità, per bilanciare il trasferimento dei poteri di vigilanza per l´Ue. La sensazione generale era che questa responsabilità debba andare oltre ciò che esiste attualmente a livello dell´Ue. Empowering Parlamento di tenere le indagini, di fissare il bilancio del supervisore, nomina il capo e fare domande erano tra le opzioni citate. È parlato anche di eventuali ostacoli giuridici al raggiungimento della responsabilità effettiva. Su questo Giegold signor commentato che "alternative avrebbe bisogno di essere guardato" se questo fosse il caso. Trattare con gli "outs" - Molto tempo è stato dedicato alla zona euro il pericolo che la vigilanza potrebbe dar luogo alla suddivisione del mercato unico. Tale preoccupazione è stata espressa a tutti i livelli, non solo da deputati provenienti da paesi non appartenenti all´area Euro. La sig.Ra Thyssen ritenuto che parte della soluzione qui era un ben progettato consiglio di sorveglianza, in particolare per quanto riguarda la sua composizione e strutture decisionali. Sig. Giegold anche sottolineato la necessità di mantenere un forte autorità bancaria europea, in modo da garantire che non ci sarebbe solo un insieme di regole in cui le banche europee gestite piuttosto che le regole per i paesi "in" e le regole per i "outs". Anche altri deputati hanno sottolineato la necessità di una forte collaborazione tra la Banca centrale europea (Bce), supervisore e autorità di vigilanza nazionali, come un modo per affrontare il rischio. Nuance a "tutte le banche sotto la supervisione" - C´era anche un terreno comune in commissione sulla necessità che la Bce sorvegliare banche diverse in modo diverso e al tempo stesso mantenendo un certo livello di vigilanza dell´Ue su tutte le banche dell´Eurozona. "E ´chiaro che non tutte le banche dovrebbero essere soggette al medesimo controllo diretto da parte della Bce. Tuttavia, un unico sistema di supervisione è sempre necessario", ha detto la signora Thyssen quando si aggira la discussione. I deputati hanno sottolineato la necessità di una linea di demarcazione molto netta tra le responsabilità di vigilanza della Bce e quelle delle autorità di vigilanza nazionali. Le banche più piccole, ad esempio, avrebbe più le loro attività sotto la supervisione di autorità nazionali di vigilanza, con la Bce mantenere un ruolo di supervisione. I prossimi passi L´udienza pubblica è stata a matita per il 10 ottobre. I progetti di relazione sarà poi presentato alla commissione il 22 ottobre.  
   
   
RICOSTRUIRE L´UNIONE ECONOMICA E MONETARIA: OLLI REHN VICE-PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA E MEMBRO DELLA COMMISSIONE RESPONSABILE PER GLI AFFARI ECONOMICI E MONETARI E L´EURO  
 
 Bruxelles, 27 settembre 2012 – Di seguito l’intervento di Olli Rehn sulla Ricostruzione del Centro dell´Unione economica e monetaria di studi europei, all’ Università di Harvard dello scorso 25 settembre 2012: “ Signore e Signori, Apprezzo molto l´opportunità di discutere la costante trasformazione economica e politica dell´Unione europea, con un pubblico così distinto. Sono lieto di vedere che gli affari europei ed europei ancora attirare l´attenzione del genere. Dopo tutto, la notizia nel corso degli ultimi anni del vecchio continente non può essere stata esattamente una fonte di ispirazione per i più profondi studi europei. In effetti, anche in Europa ci sono state molte voci che esprimono dubbi sul futuro dell´Unione europea. Alcuni sono addirittura suggerendo che la storia dell´integrazione europea potrebbe raggiungere il suo capitolo finale. Vorrei iniziare col dire che si fa meglio non credere in queste Cassandre pessimistiche. Noi tendiamo a dire a casa che un pessimista non è mai deluso, ma alla fine, sono quelli con la pazienza e la resistenza, che porterà il giorno. Questo vale anche per l´Europa. Sto portando una notizia migliore da oltreoceano. E sono particolarmente felice di essere in grado di farlo qui presso l´Università di Harvard, che è noto per la sua apertura e forti legami internazionali, e per particolari risultati accademici e scientifici. In mezzo a tanto preoccupanti notizie sulla crisi economica e politica in Europa, si può troppo facilmente dimenticare che l´Europa è ancora molto più forte di quanto spesso percepito. L´unione europea, con i suoi oltre 500 milioni di cittadini, è e sarà ancora per qualche tempo a venire è il più grande spazio economico unico al mondo. Conta quasi un terzo della produzione economica globale. E ´il principale partner commerciale e fonte di investimenti esteri per gli Stati Uniti, la Cina e molti altri. E ´la prima potenza del mondo, nella cooperazione allo sviluppo, e il suo soft power è una fonte di stabilità e progresso nei paesi limitrofi e oltre. I progressi di innovazione e tecnica che esso genera creare benessere ben oltre i confini del continente. E, soprattutto, l´Unione europea continua a fare ciò che ha sempre fatto meglio: mantenere sempre il più lungo periodo di pace, libertà e prosperità nella travagliata storia d´Europa. A dire il vero, oggi stiamo assistendo a un estremamente veloce economica e politica globale riequilibrio tra vecchi poteri ed emergenti. Ma sarebbe un errore contare l´Europa fuori. L´unione europea è qui per rimanere, e credo che questa sia una buona notizia per tutti, non solo europei. Signore e Signori Questo è, naturalmente, non vuol dire che non abbiamo gravi problemi da affrontare, o che avremmo già superato la crisi economica. Molti dei nostri Stati membri ancora affrontare grandi sfide nella stabilizzazione delle finanze pubbliche e rafforzare la loro competitività. La disoccupazione è a livelli inaccettabili nella maggior parte dei 27 Stati membri. Il ritorno alla crescita sarà lenta e lenta. Nel breve periodo, dobbiamo garantire che i mercati finanziari sono sufficientemente stabili per alimentare i motori della crescita. Abbiamo dovuto creare meccanismi di stabilizzazione finanziaria per fornire liquidità agli Stati membri che si trovano tagliati fuori dei mercati, in modo che abbiano il tempo necessario a proseguire le riforme essenziali. Abbiamo completamente rinnovato la governance economica dell´Europa, vale a dire le regole e le pratiche per il coordinamento delle politiche economiche e fiscali dei nostri Stati membri. Ci siamo impegnati in riforme strutturali di vasta portata per la crescita a livello europeo e nei singoli paesi. Sono convinto che tutto questo lavoro duro inizia dando i suoi frutti in un futuro non troppo lontano. In effetti, i primi segni sono già visibili, come spiegherò in un momento. L´accumulo del debito, deficit e squilibri nelle nostre economie non è accaduto durante la notte, ma nel corso degli anni. E il riequilibrio dell´economia europea che è ora in corso inevitabilmente ancora tempo. La buona notizia è che il cambiamento sta avvenendo. In tutta Europa, determinato riforme per affrontare perduranti debolezze nei mercati del lavoro, dei prodotti e finanziari contribuire al risanamento delle finanze pubbliche, e contribuire a garantire miglioramenti duraturi della competitività dei paesi in via di funzionamento disavanzi delle partite correnti. In Italia e in Spagna, vi è un´ondata di riforme in corso da qualche tempo. Nonostante la macro-economici è ancora desolante, ci sono segni che gli squilibri stanno gradualmente restringimento, aiutato da l´adeguamento dei costi unitari del lavoro. Per esempio, l´Irlanda è stata in grado di ri-accedere ai mercati prima del previsto. Portogallo sta registrando la crescita delle esportazioni più forte del previsto, che sta contribuendo a compensare più debole domanda interna. E la Grecia ha ottenuto più di quanto è spesso riconosciuto in termini di consolidamento fiscale e le riforme strutturali. Per lo stesso motivo, i paesi con avanzi delle partite correnti dovrebbe perseguire le riforme strutturali mirate a rimuovere i vincoli inutili sulla domanda interna e le opportunità di investimento. Tutta l´Europa si trova a beneficiare di un riequilibrio più rapida dell´economia. Ad esempio, la Germania è stato raccomandato per permettere salari crescita in linea con la produttività, di utilizzare la portata fiscale che rafforzino la crescita degli investimenti nell´istruzione e nella ricerca, e per promuovere la partecipazione delle donne nel mercato del lavoro. Abbiamo tutte le ragioni di credere che la Germania sta per seguire queste raccomandazioni. Vale la pena notare che gli accordi salariali recenti in Germania prevedono aumenti salariali medi del 4,8%. E ´essenziale che i nostri Stati membri ora mantenere la rotta delle politiche di bilancio sane e proseguire le riforme strutturali per creare le condizioni per gli investimenti, la crescita sostenibile e l´occupazione. In questo contesto, si sente a volte la critica di una applicazione troppo rigida della stabilità dell´Unione europea e di crescita, e il suo deficit e il 3% al 60% del debito-rapporto-soglie. Vorrei fare due osservazioni su questo. In primo luogo, l´area dell´Ue e dell´area dell´euro sono collettivamente ancora violazione di entrambi i livelli, che è una delle ragioni principali per cui il finanziamento del deficit e del debito è diventato così costoso per molti Stati membri. Prima di tali livelli vengono portati su un sentiero chiaramente verso il basso, il costo del finanziamento si affollano le possibilità di un uso più produttivo e che rafforzino la crescita dei fondi pubblici. Mi fido professor Rogoff essere d´accordo che questa volta non è diverso neanche. In secondo luogo, il Patto non è stupido. Si concentra sullo sforzo strutturale di uno Stato membro a correggere il suo disavanzo eccessivo, e quindi permette una differenziazione tra gli stati membri in base alla loro margine di manovra fiscale e macro-economiche. Questo sta guidando nel nostro coordinamento delle politiche economiche e fiscali e le raccomandazioni rivolte agli Stati membri. Per dare tempo ai paesi colpiti dalle tensioni persistenti sui mercati dei titoli di Stato di emanare tanto necessarie riforme, in Europa battute finanziari sono stati rafforzati. L´european Financial Stability Facility (Efsf), istituito nel 2010 per tre anni, ha fornito assistenza finanziaria alla Grecia, Irlanda e Portogallo. Un firewall nuovo, robusto e permanente - il meccanismo europeo di stabilità (Esm) - sarà operativa nel mese di ottobre, nove mesi prima del previsto. I leader della zona euro si sono impegnati ad utilizzare gli strumenti disponibili in modo efficiente e flessibile. Ciò significa, in particolare, la disponibilità a intervenire nei mercati obbligazionari se necessario, a seguito di una richiesta di uno Stato membro e soggetta a una rigorosa condizionalità. Questi strumenti di stabilizzazione finanziaria sono completati dalla coraggiosa decisione della Banca centrale europea di introdurre un regime di Tornei transazioni monetarie. Questo permette alla Bce di acquistare titoli di Stato sul mercato secondario, a condizione che lo Stato membro è oggetto di un programma in virtù di un Efsf / Esm strumento, attiva o di precauzione, che consente la possibilità di acquisti sul mercato primario. Al fine di garantire che tali interventi contribuiscono a ridurre i rendimenti dei titoli in maniera duratura, sarebbero disponibili solo per i paesi che perseguono politiche di bilancio sane e correggere gli squilibri macroeconomici. Condizionalità sarebbe basato sul dell´Ue raccomandazioni specifiche per paese adottate lo scorso luglio, e di cui un memorandum d´intesa con gli obiettivi politici specifici e un calendario preciso. Signore e Signori, Per il medio-lungo termine, ci siamo impegnati in modo molto profondo processo di ricostruzione dell´Unione economica e monetaria europea (Uem). Abbiamo già migliorato il funzionamento dell´Uem, ma sono necessarie ulteriori modifiche per affrontare i punti deboli del suo design originale. Dobbiamo rafforzare le fondamenta dell´euro, per rimuovere tutti i dubbi sulla sua sostenibilità. La crisi del debito ha dimostrato che l´Uem, come è stato concepito e realizzato nel 1990, era incompleta. Una piena unione monetaria è in vigore da oltre un decennio, con la Banca centrale europea, dei tassi di interesse di impostazione Francoforte per tutta l´area dell´euro dal 1999 e le banconote e le monete in circolazione dal 2002. Ma, per una serie di ragioni, lo stesso progresso non è stato fatto verso la costruzione di un´unione economica, con un corrispondente livello di integrazione tra i paesi dell´area dell´euro nelle politiche di bilancio, l´emissione di debito, la vigilanza del settore finanziario e così via. Per avviare il lavoro per le future riforme istituzionali, il Presidente del Consiglio europeo, in collaborazione con i presidenti della Commissione, l´Eurogruppo e la Bce, ha presentato nel mese di giugno una relazione "Verso una vera unione economica e monetaria". Aveva individuato quattro fondamentali "mattoni" per una maggiore integrazione: (i) un quadro finanziario integrato, (ii) un quadro integrato di bilancio, (iii) e integrata strategia economica e (iv) la legittimità democratica e la responsabilità. Il primo blocco, la Commissione ha presentato due settimane fa le sue proposte per un sindacato bancario. Si propone di spostare il controllo delle banche dell´area dell´euro a livello europeo, alla Banca centrale europea. Questo sarebbe poi combinato con altre misure, come ad esempio la gestione integrata delle crisi bancaria e di tutela dei depositi. Garantire che la vigilanza bancaria e la risoluzione in tutta l´area dell´euro soddisfare gli standard elevati che rassicurare il pubblico ei mercati che un comune, alto livello di regolamentazione prudenziale è costantemente applicati a tutte le banche. Se le banche in difficoltà in futuro, il pubblico dovrebbe avere la fiducia che le banche in difficoltà saranno ristrutturati o chiuso, riducendo al minimo i costi per il contribuente. Il futuro sistema contribuirà a costruire la necessaria fiducia tra gli Stati membri, che è una pre-condizione per l´introduzione di eventuali accordi comuni finanziari volti a tutelare i depositanti e la risoluzione ordinata sostegno delle banche in difficoltà. Non sono proprio in procinto di creare l´equivalente della Fdic in Europa, ma non posso negare che il regime degli Stati Uniti sono stati una fonte di ispirazione per il nostro lavoro. Una volta che il singolo meccanismo di controllo è a posto, la ricapitalizzazione delle banche direttamente dal Esm diventa possibile. Quindi, abbiamo bisogno di prendere in considerazione ulteriori passi verso un´autorità di risoluzione comune. Infine, in una fase successiva, un sistema più strettamente integrati garanzia dei depositi può essere considerato. Sul blocco secondo e il terzo, o il bilancio e l´unione economica, la Commissione pubblicherà un progetto per il futuro questo autunno. Per dare un´idea di quanto siamo disposti a raggiungere, vorrei richiamare la vostra attenzione allo Stato del (europea) Indirizzo dell´Unione dal Presidente Barroso, il 12 settembre, in cui ha promesso che presenteremo un progetto per identificare il strumenti necessari e gli strumenti, compresi i cambiamenti del trattato, per completare una vera unione economica e monetaria. Una unione fiscale avrebbe bisogno di riposare su meccanismi efficaci per prevenire e correggere insostenibili sviluppi di bilancio negli Stati membri. Ciò potrebbe a sua volta comportare coordinato o anche comune - ma limitato - l´emissione di debito. Il principio guida qui deve essere che ogni ulteriore mutualizzazione del rischio sovrano avrebbe bisogno di andare di pari passo con una più profonda integrazione del processo decisionale di bilancio, per la protezione contro il moral hazard e free riding. E, ovviamente, una tale unione fiscale richiederebbe forti istituzioni democratiche per garantire i necessari controlli ed equilibri, e la proprietà dell´Uem da parte dei suoi cittadini. Signore e Signori, Ho descritto a voi i principali elementi di una continua trasformazione dell´Europa. Siamo ancora nelle prime fasi della trasformazione, ma spero di aver chiarito a voi quanto è già stato realizzato. Tuttavia, abbiamo bisogno di essere realistici. Per esempio, non possiamo aspettarci che l´area dell´euro di trasformarsi in una piena unione fiscale durante la notte. Una maggiore integrazione deve essere accompagnata da una forte legittimità democratica. Decisioni di vasta portata è necessario disporre di tempo per essere adeguatamente riflettuto, discusso e concordato in un modo che è del tutto legittimo, soprattutto se si considera la complessa costruzione democratica che è l´Unione europea. Ma è chiaro che abbiamo il senso di direzione, e la determinazione di andare avanti e costruire quello che ho chiamato Emu 2.0: una nuova unione, più robusto e più sostenibile economica e monetaria in Europa. E ´solo con tale visione comune di una unione economica reale ed effettiva e finanziaria, sostenuta da una forte responsabilità democratica, che andremo a costruire una vera unione stabilità di responsabilità e solidarietà, in grado di consentire la crescita sostenibile e la creazione di posti di lavoro.  
   
   
UE: L´UGUAGLIANZA DI GENERE DIBATTITO  
 
Bruxelles, 27 settembre 2012 - Come può essere avanzata la parità di genere attraverso la legislazione, le politiche personale interno e di comunicazione? Come può essere promossa tra i politici nei parlamenti e governi? Questi temi saranno discussi in una riunione congiunta dei parlamentari europei, parlamentari nazionali e dei media, il Mercoledì 3 ottobre 2012, al Parlamento europeo, a Bruxelles. I giornalisti sono invitati ad un workshop di preparazione nel pomeriggio di Martedì 2 ottobre. Interverranno alla riunione congiunta sul tema "Che cosa i parlamenti dell´Unione europea fare?"comprendono: · Roberta Angelilli, Vice-presidente e presidente del gruppo ad alto livello sulla parità di genere e la diversità, · Mikael Gustafsson, presidente della commissione per i diritti della donna e l´uguaglianza di genere, e · Viviane Reding, Commissario per la Giustizia, i diritti fondamentali e la cittadinanza.  
   
   
VALCáRCEL E HAHN: "UN BILANCIO 2014-2020 MANCANZA DI RISORSE PER ATTUARE UNA NUOVA POLITICA REGIONALE POTREBBE SERIAMENTE RALLENTARE LA RIPRESA ECONOMICA NELL´UE"  
 
Bruxelles, 27 settembre 2012 - Lo scorso 25 settembre il presidente del Comitato delle Regioni Ramón Luis Valcárcel Siso ha incontrato il commissario alla politica regionale Ue Johannes Hahn, per discutere gli ultimi sviluppi del processo legislativo riguardante la prossima fase dei fondi strutturali (2014-2020) e le prospettive del negoziato in corso sulla quadro pluriennale finanziario (Qfp). Valcárcel e Hahn hanno condiviso le loro preoccupazioni per una potenziale riduzione del livello di spesa proposto dalla Commissione. "Negli ultimi anni la politica di coesione dell´Ue ha dimostrato la sua funzione vitale per orientare gli sforzi messi in atto da parte delle regioni, delle città così come dai governi nazionali per far fronte alla crisi e per aprire la strada per una ripresa sostenibile", ha detto il presidente Valcárcel. Egli ha anche sottolineato che "Se le regioni e le città non sono essere dotati di adeguati finanziamenti e strumenti adeguati entro il 2014, ci troviamo di fronte al rischio di compromettere la ripresa e rendere l´attuazione della strategia Europa 2020 molto improbabile". Parlando dopo l´incontro, nel contesto dei negoziati di bilancio esistenti Commissario Hahn ha aggiunto: "Si tratta di creare posti di lavoro, offrire ai giovani la possibilità di occupazione, la crescita calcio di inizio e di rendere le regioni europee più competitive Abbiamo bisogno di una forte politica regionale per l´Europa. Perché questo è il fondo principale di crescita per le regioni d´Europa. Se si vuole raccogliere qualcosa, si deve seminare i primi semi. Questo è ciò che gli Stati membri devono decidere. Non possono parlare in un lato sul congelamento del bilancio e poi dall´altro chiedere misure per promuovere la crescita e l´occupazione. " Durante l´incontro il commissario Valcárcel ha presentato con il contributo del Cdr attraverso i pareri adottati sui nuovi regolamenti dei Fondi e sul quadro strategico comune. Presidente Valcárcel ha difeso la proposta della Commissione europea di introdurre "regioni in transizione" - una nuova categoria all´interno della politica di coesione che affronti le regioni con un Pil pro capite compreso tra il 75% e il 90% della media Ue - che potrebbe essere messa a rischio se il quadro finanziario pluriennale è ridotto . Valcárcel ha sostenuto che l´introduzione di questa nuova categoria è stata una necessità importante, soprattutto per le regioni che di recente aveva aumentato la loro ricchezza. "Non è semplicemente possibile per una regione per cambiare dai poveri ai ricchi per tutta la notte. La nuova categoria garantirà parità di trattamento a tutte le regioni". Su questo tema il Commissario Hahn ha sottolineato che: "La nostra è una politica per tutte le regioni e le regioni di transizione sono un elemento chiave della nostra strategia di crescita." Il Presidente del Cdr ha aggiunto che vi era la necessità di garantire un più forte coinvolgimento delle regioni e delle città nella pianificazione dei programmi operativi e di far rispettare il loro ruolo all´interno dei contratti di partenariato, e l´apprezzamento del Comitato per la proposta di introdurre un codice di condotta europeo per il partenariato. La discussione tra il presidente e il Commissario Hahn Valcárcel anche sottolineato il contributo fondamentale degli Open Days -8 - 11 ottobre a Bruxelles - come piattaforma politica per spiegare e difendere la politica di coesione come uno strumento fondamentale per superare la crisi e raggiungere gli obiettivi di Europa 2020.  
   
   
REGIONE SICILIA PARTECIPA GIORNATA EUROPEA COOPERAZIONE  
 
Palermo, 27 settembre 2012 - Il Dipartimento della Programmazione della Regione siciliana, in qualita´ di Autorita´ di gestione dei programmi di cooperazione transfrontaliera Italia-malta e Enpi Italia-tunisia 2007-2013, ha aderito alla "Giornata europea della Cooperazione", che si festeggia in tutta Europa e nei Paesi confinanti, a partire dal 21 settembre. L´iniziativa, promossa dalla Commissione europea e organizzata dal programma Interact, intende celebrare i successi della cooperazione tra i Paesi europei e quelli vicini, con l´obiettivo di diffondere i principali risultati della cooperazione territoriale ed evidenziare il contributo dell´Unione europea allo sviluppo dei territori e al benessere delle popolazioni coinvolte. I due programmi di cooperazione transfrontaliera partecipano alla "Giornata europea della cooperazione" con una serie di iniziative nell´ambito del Cous cous Fest, - festival internazionale dell´integrazione - in svolgimento a San Vito Lo Capo, in provincia di Trapani, da martedi´ 25 a domenica 30 settembre. Per festeggiare la cooperazione territoriale, e´ stato predisposto un ricco calendario di eventi che vedra´ la partecipazione di rappresentanti istituzionali della Regione siciliana, della Repubblica tunisina e della Repubblica di Malta. E´ prevista anche la partecipazione della rappresentante del Ministero degli Investimenti e Cooperazione internazionale della Repubblica tunisina, Karima Ghribi, in qualita´ di punto di contatto nazionale del Programma operativo Italia-tunisa. A disposizione dei visitatori della rassegna sono riservati spazi espositivi all´interno dell´Expo village dove sara´ possibile ricevere, da tecnici ed esperti, ulteriori informazioni sul Po Italia-malta e sul Po Italia-tunisia. Per ulteriori informazioni sul programma degli eventi, si puo´ consultare i siti ufficiali: www.Italietunisie.eu/  www.Italiamalta.eu/  www.Euroinfosicilia.it  e il sito www.Couscousfest.it    
   
   
INFLUSSO DELLE NORMATIVE COMUNITARIE SU QUELLE REGIONALI AL COMITATO DELLE REGIONI A BRUXELLES  
 
 Bolzano, 27 settembre 2012 - La legge sugli appalti pubblici della Provincia di Bolzano è stata citata nell´ambito di un convegno tenutosi, mercoledì 26 settembre 2012, presso il Comitato delle Regioni a Bruxelles, per illustrare l´influsso delle norme comunitarie su quelle regionali. Al convegno dal titolo "Influence of European law on sub-national lawmaking - analysis of case studies focusing on public procurement reform" il direttore della Ripartizione Europa della Provincia di Bolzano, Thomas Mathà, il direttore del dipartimento studi della Lub di Bolzano, Christian Staffler, e Michele Cozzio, dell´Osservatorio sugli Appalti dell´Università di Trento, hanno presentato tre studi da loro pubblicati con i quali vengono mostrati gli influssi delle normative comunitarie su quelle sub-nazionali. Con riferimento all´Alto Adige sono stati presentati studi sugli appalti pubblici, sugli effetti sulle libertà fondamentali riferite alle persone nella Ue ed in particolari settori dell´Autonomia. Tra il pubblico rappresentanti della Commissione europea, politici, membri del Comitato delle Regioni . Al termine del convegno è seguita una tavola rotonda incentrata in particolare sugli influssi della Riforma europea degli appalti pubblici sulle esigenze degli enti territoriali regionali e locali.  
   
   
EST EUROPA FRA POVERTA´ E SOLITUDINE  
 
 Trento, 27 settembre 2012 - Come rispondono le società dell´Est Europa alle situazioni di emergenza, povertà e solitudine? Se ne è parlato ieri sera nel corso dell´evento pubblico organizzato nella sala Depero della Provincia nell´ambito della quarta edizione delle Rotte del Mondo, dedicata quest´anno al Continente europeo. I problemi messi al centro della discussione sono giganteschi: dalla malattia mentale ai bambini abbandonati che vivono nei canali sotterranei di Bucarest, passando per la droga, l´emarginazione, le tante forme di povertà. Povertà che convivono con la crescita, lo sviluppo accelerato, perché in questi paesi, così come in Cina o in altre realtà ovunque nel mondo, il divario sociale si allarga e i vecchi meccanismi solidaristici tipici delle società contadine non tengono più. Eppure, anche grazie al rapporto sempre più stretto con il resto dell´Europa, le cose cominciano a cambiare anche in Romania o nei Balcani. Presenti all´incontro, moderato dal direttore del Corriere del Trentino Enrico Franco, Claudio Agostini, direttore dell´Unità operativa di Psichiatria a Cles e coordinatore di un progetto nel campo della salute mentale in Serbia, Silvia Baraldi, pedagogista, per anni con i ragazzi di strada di Bucarest, oggi responsabile della comunicazione della onlus Parada-italia (con sede a Milano, oltre che a Bucarest), don Egidiu Condac, presidente della Caritas rumena e suor Betty Slawik, rumena di origine, diplomata assistente sociale a Trento, oggi a Chisinau, Moldavia. Don Condac ha illustrato le tante attività condotte dalla Caritas in Romania, e la crescita dell´associazionismo in tutto il paese. "Abbiamo cercato di creare un dialogo sempre più stretto con le autorità pubbliche. Durante il comunismo non era possibile, perché tutto era statalizzato e centralizzato. Oggi, specie dopo l´entrata della Romania nell´Europa, questo dialogo fra Stato, enti privati, ong, è possibile. Il contributo che riceviamo dallo Stato per portare avanti le varie attività, verso gli anziani, i bambini, i giovani, i tossicodipendenti, è cresciuto fino anche al 40% nel 2009, anche se poi per effetto della crisi è calato al 10% circa. Ma la cosa importante è che oggi lo Stato sta imparando a dialogare con la società civile, promuove il volontariato, e inizia ad usare gli aiuti europei in maniera mirata. Non solo: ogni realtà regionale sta portando avanti i propri progetti, conformemente alle esigenze locali." Claudio Agostini ha spostato il confronto sulla Serbia e sulla problematica della salute mentale. "Partecipo a questo progetto di cooperazione internazionale, realizzato dall´Associazione Trentino con i Balcani, dalla Caritas e con il sostegno della Provincia autonoma di Trento, da un anno e mezzo. La situazione della psichiatria in Serbia è ancora molto pesante, quantunque anche in altri paesi dell´Europa, fra cui l´Italia, fino a qualche anno fa non fosse molto diversa. Le persone vivono in strutture estremamente affollate, in condizioni di grande degrado, di mancanza di rispetto della dignità umana. E´ difficile dire se il problema sia più la sofferenza mentale o la mancanza totale di assistenza. Noi abbiamo come obiettivo quello di portare la nostra esperienza di psichiatria di comunità. E qualcosa sta lentamente cambiando. A partire dalle strutture, dall´affollamento delle camere e dalla sporcizia. Ma ora è l´approccio complessivo che deve cambiare. I malati devono essere visti come titolari di diritti, come soggetti della società a pieno titolo. Quanto più la comunità si assume la responsabilità anche dei propri malati, tanto più le persone guariscono o sfuggono al precipizio della cronicità." Silvia Baraldi lavora dal 2000 a Bucarest, dove è nata la onlus Parada, per iniziativa di un clown franco-algerino, Miloud Oukili, che scendeva nei canali sotterranei della rete di riscaldamento della città per incontrare i bambini di strada. L´impatto fra il clown e questi bambini, soli, abbandonati, arrabbiati col mondo, è stato fortissimo, ha creato un´empatia straordinaria. A nessuno era mai venuto in mente di scendere laggiù, figurarsi con gli arnesi del circo, il naso rosso, le palline. Una volta creata la relazione, però, è stato chiaro che ci volevano altri strumenti per intervenire, quelli degli assistenti sociali, degli psicologi e così via. Abbiamo creato un´associazione, abbiamo combattuto per fare accettare l´esistenza stessa dei bambini di strada, che le autorità negavano. Abbiamo portato molti di quei ragazzi, grazie all´arte, al teatro, nei palcoscenici dell´Europa. Per alcuni di essi la vita è completamente cambiata. Ma i problemi da affrontare sono enormi. Ad esempio la diffusione delle nuove droghe, sintetiche, micidiali. Tutto questo a Bucarest, una città dove da un lato ormai c´è tutto, da internet al Mc Donald´s, e dall´altro, per qualcuno, per questi bambini in particolare, manca tutto." Suor Betty Slawik è responsabile di un centro sociale a Chisinau, la "Casa della provvidenza". Ogni giorno almeno cento persone lo frequentano. "Quando vedo queste persone arrivare da noi, è come se vedessi una sorta di Vangelo vivente. Noi non facciamo distinzioni, accogliamo tutti. Spesso gli ortodossi ci chiedono: ma possiamo venire qui da voi, che siete cattolici? Ci dicono: siete la Provvidenza. La situazione che si vive in questo momento in Moldavia è quella di un disagio molto forte. Ad esserne vittime sono in primo luoghi gli anziani. Racconto solo un esempio: qualche giorno fa è arrivata da noi in mensa una persona cieca. Dopo avere mangiato mi ha chiesto di chiamare l´ambulanza. Le ho chiesto cosa si sentisse - perché non mi sembrava stesse male - e se non era meglio che andasse invece a casa. Ha risposto che la figlia non la voleva più, perché era cieca, non serviva a niente, e così sperava che l´ambulanza la portasse in ospedale, dove magari l´avrebbero tenuta lì per qualche giorno. Ecco, questo non è un caso estremo. E´ un esempio della solitudine in cui vivono molte persone, in una società profondamente disgregata." Questa mattina, nel frattempo, presso il Centro per la formazione alla solidarietà internazionale di Trento, nell´ex-convento degli Agostiniani di vicolo San Marco, si è tenuto l´incontro "Balcani.eu", sul processo di integrazione dei Balcani nell´Unione europea. Hanno partecipato Il professor Jens Woelk, Luisa Chiodi, direttrice scientifica dell´Osservatorio Balcani e Caucaso, Risto Karaikov, analista free lance e ricercatore dell´Osservatorio (in videoconferenza) e in veste di moderatore Andrea Cereghini. Proseguono anche gli incontri dei missionari con gli studenti delle scuole del Trentino, e gli incontri con l´autore nella casa-base di piazza Duomo, oggi con Silvia Biasutti e il suo libro "Viaggio a Chisinau". Questa sera allo spazio archeologico sotterraneo del Sass, in piazza Battisti, nuovo incontro pubblico sulla cooperazione trentina nel dopoguerra dei Balcani, a cura dell´Associazione Trentino con i Balcani e nuovamente del Centro di formazione di vicolo San Marco.  
   
   
LOMBARDIA, GIORNATA DEL TURISMO, SOLO CONCRETEZZA  
 
Milano - Il 27 settembre si è celebra la Giornata mondiale del turismo. E su quanto sta lavorando Regione Lombardia in questo specifico settore, così fondamentale per la crescita economica, è intervenuta Margherita Peroni, assessore al Turismo, Commercio e Servizi. Basta Retorica, Solo Concretezza - ´Per evitare il rischio della retorica - ha spiegato l´assessore - vorrei porre l´accento su tre aspetti concreti del mio lavoro. Primo: il turismo è crescita economica. Rappresenta una parte considerevole del Pil nazionale, che può crescere ancora se non viene più considerato un tema secondario e trova posto al centro dell´agenda politica del Paese´. Grande Attenzione Alla Sostenibilita´ - ´Il tema di quest´anno della Giornata mondiale - ha continuato Margherita Peroni - è quello della sostenibilità ed è il secondo punto su cui sto lavorando come Regione Lombardia per fare del nostro territorio un modello di rispetto dell´ambiente. La nostra regione è storicamente una regione industriale e proprio per questo ha sviluppato una consapevolezza forte sulle esigenze della sostenibilità´. Per Expo Offrire Servizi All´altezza - ´Terzo ed ultimo punto - ha sottolineato l´assessore - è rappresentato da Expo 2015 che è anche turismo. Lavoriamo per proporre ai visitatori un´offerta turistica all´altezza della qualità e della professionalità lombarde valorizzando le bellezze della nostra regione. Il nostro lavoro su questi obiettivi - ha concluso Margherita Peroni - continua insieme a tutti i protagonisti del settore´.  
   
   
IN PIEMONTE LA RIFORMA DEGLI ENTI LOCALI È LEGGE TRA LE NOVITÀ LO SCIOGLIMENTO DELLE COMUNITÀ MONTANE E IL FEDERALISMO FISCALE PER I TERRITORI DI MONTAGNA  
 
 Torino, 27 settembre 2012 - Il “ddl Maccanti” è legge: il Consiglio regionale ha approvato il 26 settembre la riforma degli enti locali: una norma che, dopo un lungo confronto con i territori, le associazioni delle autonomie locali, le organizzazioni sindacali e con le forze consiliari di maggioranza e opposizione consegna ai Comuni piemontesi un testo organico “che - come sottolinea l’assessore agli Enti locali, Elena Maccanti - si basa su un principio cardine: è il Comune al centro del sistema, ed è il Comune che deve poter decidere con chi gestire le sue funzioni e con quali strumenti”. “Obiettivo della Regione - prosegue Maccanti - è offrire ai sindaci dei piccoli Comuni, che fra tre mesi dovranno gestire in forma associata le prime tre funzioni fondamentali, un supporto nel difficile percorso che li attende. Con questa legge, senza imporre scelte fatte a tavolino sulla testa dei nostri Comuni, diamo agli enti locali, che sono i veri titolari delle funzioni, la possibilità di organizzare i servizi sulla base delle specifiche realtà territoriali e delle esigenze dei cittadini, rispettando la facoltà dei sindaci di scegliere con chi gestire le funzioni e in quale modo”. Soddisfatto il presidente della Regione, Roberto Cota: "Ancora una volta la Regione è al fianco delle amministrazioni locali, per supportarle e risolvere i loro problemi. Questa riforma sistema molte criticità dal punto di vista dell´assetto istituzionale e interviene in favore dell´operatività soprattutto dei piccoli Comuni´´ Per Roberto Ravello, assessore regionale alla Montagna “ si colma finalmente colma il vuoto lasciato dalla profonda modifica del testo unico della montagna del 1999, confermando la grande attenzione che la Giunta regionale ha nei confronti dei territori montani. L’individuazione dei nuovi soggetti e la destinazione delle risorse dell’Unione europea per il periodo di programmazione 2014-2020 costituiranno lo scheletro di una innovativa politica per la montagna piemontese alla quale è così restituita una propria centralità”. La Normativa Statale. Prevede che i Comuni sotto i 5000 abitanti in pianura e sotto i 3000 abitanti in montagna debbano gestire in forma associata le funzioni fondamentali attraverso l’unione o la convenzione. L’articolo 19 del decreto n.95/2012 ha ridefinito le funzioni fondamentali, che sono diventate: organizzazione generale dell’amministrazione, gestione finanziaria e contabile e controllo; organizzazione dei servizi pubblici; catasto; pianificazione urbanistica ed edilizia di ambito comunale; pianificazione di Protezione civile e coordinamento dei primi soccorsi; organizzazione e gestione dei servizi di raccolta e smaltimento rifiuti e relativi tributi; edilizia scolastica, organizzazione e gestione dei servizi scolastici; polizia municipale e polizia amministrativa locale; tenuta dei registri di stato civile. I Comuni dovranno gestire in forma associata tre di queste funzioni entro il 1° gennaio 2013 e le altre entro il 1° gennaio 2014. La Legge Del Piemonte: Il Comune Al Centro. Il Piemonte abbassa la soglia demografica prevista a livello nazionale (10.000 abitanti) e la fissa a 3.000 per la montagna e la collina e a 5.000 per la pianura. Rispetto alla proposta iniziale è stato elevato a 40.000 abitanti il limite minimo per la funzione sociale, nella consapevolezza che per garantire l´efficienza e l´erogazione dei servizi siano necessari ambiti più ampi. Ovviamente, per entrambi i limiti saranno concesse deroghe motivate. Sono stati bocciati gli emendamenti che prevedevano di introdurre anche un numero minimo di Comuni per il raggiungimento della soglia minima. “Stiamo parlando di funzioni fondamentali - spiega Maccanti - quindi di servizi erogati ai cittadini, sulla cui qualità essi giudicheranno i loro amministratori. E i nostri Comuni di imposizioni ne hanno già subite abbastanza: dal Patto di stabilità, che dal 1° gennaio 2014 riguarderà tutti i Comuni sopra i 1.000 abitanti, alla tesoreria unica, passando attraverso lo scippo dell’Imu e la sua sovrastima, che porterà le nostre amministrazioni a un disequilibrio di bilancio. Almeno sul tema delle gestioni associate diamo as essi autonomia, che significa anche responsabilità”. Unioni e convenzioni. La legge pone sullo stesso piano i due strumenti di gestione associata, unione e convenzione, e chiarisce anche che non sono alternativi, ma possono essere usati insieme per raggiungere diversi ambiti territoriali. Si introducono inoltre principi che rendono la convenzione più stabile, come il rispetto dei limiti minimi demografici previsti per le Unioni, la durata triennale e la definizione dei rapporti economici tra i contraenti. La funzione socio-assistenziale può essere gestita anche attraverso lo strumento del consorzio tra Comuni, così come previsto dalla spending review nazionale. Carta delle aggregazioni. Saranno i Comuni, nel rispetto dei requisiti, a proporre alla Regione la forma associativa e l’ambito territoriale, ma è stata introdotta la facoltà, per la Regione, di intervenire in una fase successiva per favorire il raggiungimento dell’ambito ottimale e impedire che un Comune obbligato resti fuori da forme di gestione associata. La Giunta adotterà una Carta delle forme associative del Piemonte, che sarà aggiornata ogni tre anni. Comunità montane. Saranno sciolte e sostituite da forme aggregative (unioni montane e convenzioni) su volontà dei Comuni aderenti riconoscendone la peculiarità montana. La legge affida un ruolo all’assemblea dei sindaci, che sottoporrà ai Comuni una proposta di ambito territoriale che potrà essere approvata o modificata dagli stessi enti locali. Il Comune mantiene la sua autonomia decisionale, ma l´assemblea dei sindaci può cercare di guidare il percorso. Infine, nel caso in cui tutti i Comuni appartenenti a una comunità decidano di costituire un’unione montana non ci sarà soluzione di continuità né bisogno di un commissario per il riparto. Il commissario sarà invece nominato in tutti gli altri casi. “Le Comunità montane - sostiene Maccanti - sono fallite perché i loro confini sono stati decisi a tavolino da Torino, creando aggregazioni troppo ampie e disomogenee, con modalità di elezioni degli organi che non sempre hanno garantito la rappresentatività di tutti i territori. Da oggi si cambia”. La Giunta regionale ha accolto un emendamento che rivede la classificazione del territorio in aree montane, collinari e di pianura. In particolare, saranno considerati appartenenti all’area montana tutti i Comuni ricompresi nelle attuali Comunità montane. Le funzioni saranno riordinate e attribuite ai Comuni, che dovranno gestirle in forma obbligatoriamente associata. La grande novità riguarda l’introduzione di un principio di federalismo fiscale. Il fondo regionale per la montagna sarà infatti alimentato dalle risorse prodotte sui territori, che resteranno per gran parte in essi: una quota dell’Irap, una dei proventi del diritto di escavazione, dei canoni per l’utenza idrica e di quelli per l’imbottigliamento rimarranno nei Comuni montani per finanziare lo sviluppo della montagna, che rappresenta oltre il 50 per cento del Piemonte. Queste risorse andranno ai Comuni, che svolgeranno le funzioni in forma associata, indipendentemente dallo strumento scelto. Bocciati gli emendamenti che prevedevano la forma dell’Unione montana quale unico strumento gestionale per la montagna. Entro 90 giorni dall’entrata in vigore della legge, l’assemblea dei sindaci delle attuali Comunità, con delibera assunta a maggioranza, può chiedere alla Regione che l’ambito territoriale sia individuato come ambito ottimale di gestione associata per la costituzione di una o più unioni montane di Comuni. La stessa proposta deve essere notificata dal presidente dell’assemblea ai Comuni entro 15 giorni; i Comuni hanno 60 giorni per recepire o rigettare la proposta e trasmettere il relativo provvedimento contestualmente alla Regione ed al presidente dell’assemblea dei sindaci. Per quanto riguarda il personale, sono stati accolti gli emendamenti delle organizzazioni sindacali. La Regione trasferirà le funzioni e il personale, insieme alle risorse finanziarie per sostenerli, alle nuove aggregazioni e incentiverà gli enti locali che assumeranno il personale, che invece non è legato a queste funzioni, con contributi economici, provvedendo anche alla loro riqualificazione. Infine, viene abrogata una serie di leggi regionali e si consegna agli enti Locali un testo unico che si fonda sui principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza.  
   
   
VENDOLA: "UN ATTO DI RESPONSABILITÀ: MI TAGLIO EMOLUMENTO DI ALTRI 50MILA EURO"  
 
Bari, 27 settembre 2012 - Il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola ha scritto una lettera al Presidente del Consiglio regionale Onofrio Introna nella quale comunica di aver deciso come “atto di responsabilità” di tagliare il suo emolumento di altri 50mila euro all’anno. Di seguito il testo integrale della lettera. Gentile Signor Presidente Introna, siamo ad un passaggio davvero drammatico della vita democratica del Paese: mentre la crisi e il disagio sociale bussano alle porte di milioni di famiglie e rendono incerto il futuro delle giovani generazioni, il moltiplicarsi degli scandali legati all’uso distorto del denaro pubblico genera rabbia e sgomento. Non è sufficiente dire: noi in Puglia non abbiamo trasformato il Consiglio regionale in un luna-park di sperperi e di ruberie. Essere ultimi in classifica per quanto riguarda la spesa per il funzionamento dei gruppi consiliari e per quanto concerne l’intera attività consiliare, è certamente un segno di sobrietà. Ma occorre fare di più. Ovviamente auspico innanzitutto che si licenzi quanto prima, in assemblea consiliare, la modifica dello Statuto regionale per portare a 50 il numero dei consiglieri: su questo c’è un accordo largo tra le forze politiche e dunque occorre procedere senza indugio. Ma assai significativo sarebbe varare la legge regionale sul conflitto d’interessi, che è ora al vaglio della Commissione affari istituzionali. Per quanto riguarda i nostri attuali emolumenti, essi sono onnicomprensivi e non è possibile il ricorso a quei benefit che, come dimostrano le inchieste in corso, possono consentire in forme subdole di raddoppiare o triplicare l’ammontare delle remunerazioni. Lei sa bene che in questi anni, accanto al taglio annuale del 10% che ha riguardato gli emolumenti di tutti i consiglieri, io ho imposto per me un taglio netto di ciò che era stato stabilito nel 2004 dalla legge di regolamentazione del nostro trattamento economico. Un taglio complessivo di poco meno di cinquantamila euro all’anno, che comunque poneva il mio “stipendio” al di sotto della retribuzione di un parlamentare (benchè sia incomparabilmente più gravoso il carico di lavoro e di responsabilità che pesa sulle spalle di un governatore). E, come ti è noto, io verso al mio partito 5 mila euro netti al mese. Tuttavia io credo che siamo chiamati a compiere gesti forti, in attesa che si possano definire a livello nazionale criteri omogeni di spesa e di retribuzione nei sistemi regionali. Nel frattempo, ciascuno è chiamato anche a dare un buon esempio. Mi si consenta di farlo in modo unilaterale, come un atto di responsabilità: io taglio il mio emolumento di altri 50 mila euro all’anno. Spero che tutto il Consiglio possa comprendere il messaggio e fare scelte conseguenti. Nichi Vendola  
   
   
COSTI DELLA POLITICA: UMBRIA PRECISA SU CARTE DI CREDITO G. R.  
 
Perugia, 27 settembre 2012 – L’assessore Gianluca Rossi, a nome della Giunta regionale, comunica quanto segue: “L’uso delle carte di credito per i componenti della Giunta regionale è disciplinato dalla Deliberazione n. 8277 del 16 ottobre 1990. Le carte di credito, gestite senza alcun costo aggiuntivo tramite il servizio di tesoreria regionale, messe a disposizione di ciascun Assessore regionale, sono utilizzabili per acquisti di biglietti di viaggio; pagamenti alloggio; pagamenti vitto; spese di rappresentanza dichiarate e documentate.” “Ogni Assessore – prosegue Rossi - rendiconta la spesa effettuata con la carta in dotazione allegando idonea documentazione (fatture, titoli di viaggio, scontrini fiscali); la spesa è quindi verificata, atteso l’estratto conto della carta di credito trasmesso dal tesoriere regionale, dal Servizio Amministrazione del personale che ne attesta la conformità con le discipline di cui alla Legge regionale n.9/1981 per le spese di missione e con deliberazione n.137/2011 per le spese di rappresentanza, unici in Italia – sottolinea l’Assessore Rossi - ad averlo adottato.” “Le spese conformi sono imputate al capitolo n.150 (spese di missione) ed al capitolo n.170 (spese di rappresentanza) del bilancio regionale, mentre quelle non conformi alle discipline vengono addebitate all’Assessore.” Per l’anno 2011, le spese effettuate già rendicontate all’ufficio, indipendentemente dalla modalità (carta di credito o rimborso) dai componenti della Giunta regionale ammontano a €. 21.000 (ventunomila) mentre per i primi 6 mesi dell’anno 2012, ammontano a €. 14.000 (quattordicimila). E’ importante chiarire – conclude Rossi – che gli assessori che sono anche consiglieri regionali non percepiscono nessuna forma di rimborso per spese di rappresentanza da parte del Consiglio regionale e quindi le notizie false e strumentali pubblicate oggi su un quotidiano regionale, lesive dell´immagine istituzionale, politica e personale dei membri della Giunta regionale sono assolutamente da rigettare, essendo esclusivamente il frutto di una visione demagogica e antipolitica, che permea anche settori dell’informazione italiana”.  
   
   
COSTI POLITICA: CHIODI, ABRUZZO PRIMA REGIONE A RIDURRE CONSIGLIERI  
 
L´aquila, 27 settembre 2012 - "Siamo la prima regione d´Italia ad aver approvato in commissione il progetto di legge di modifica dello statuto che prevede la riduzione del numero dei consiglieri e assessori regionali. Ora si tratta di arrivare in tempi brevi all´approvazione in Consiglio regionale". Lo ha detto ieri il presidente della regione Gianni Chiodi, dopo che la Commissione ha deciso di approvare la modifica dello Statuto che sancisce la riduzione del numero di Consiglieri regionali in Abruzzo. "Il mio invito e´ stato prontamente recepito. Sono soddisfatto. Non era possibile che una regione come l´Abruzzo di 1,3 milioni di abitanti avesse 45 consiglieri regionali, 35 ospedali, sei asl, sei ato, le comunità montane al livello del mare, società partecipate senza una ragione plausibile, una marea di ipab, ricchi vitalizi. Ora non li avrà più. Nessuno in Italia in tre anni ha fatto quello che abbiamo fatto noi sul fronte dei costi della politica e la stampa nazionale ce lo sta riconoscendo. Ma da che punto incredibile siamo partiti".  
   
   
FVG: RIDUZIONE DEL NUMERO DEI CONSIGLIERI  
 
Trieste, 27 settembre 2012 - "Un passo fondamentale che consentirà di diminuire il numero dei consiglieri regionali in Friuli Venezia Giulia da 59 a 48, dando un contributo concreto e importante alla riduzione dei costi della politica, in attuazione di uno dei punti qualificanti dell´aggiornamento del programma di legislatura che avevo indicato al Consiglio nel settembre dello scorso anno". È questo il commento del presidente della Regione, Renzo Tondo, nell´apprendere che nel calendario di ottobre dei lavori della Camera dei Deputati è stata inserita la legge di modifica costituzionale dello Statuto di autonomia del Friuli Venezia Giulia, contenente appunto la riduzione del numero dei consiglieri. "In questi ultimi mesi - ha detto Tondo - mi sono mantenuto costantemente e personalmente in contatto con i presidenti della Camera e del Senato, per sollecitare l´inserimento in calendario del provvedimento. Proprio questa mattina, poco prima della riunione dei capigruppo, ho chiamato il presidente della Camera Gianfranco Fini, con il quale ho avuto un colloquio cordiale, in cui ho avuto modo di richiamare ancora una volta l´attenzione sull´importanza e l´urgenza dell´approvazione della modifica allo Statuto. Ringrazio il presidente Fini e i capigruppo di Montecitorio per la sensibilità dimostrata". "La mia proposta di riduzione dei consiglieri - ricorda Tondo - è stata approvata dal Consiglio nel novembre del 2011. La prossima applicazione di questo punto dell´aggiornamento del programma, sommandosi alla già attuata riduzione degli assessori da 10 a 8, conferma come il Friuli Venezia Giulia abbia saputo per tempo, e in modo del tutto autonomo e responsabile, percorrere la strada della riduzione dei costi della politica".  
   
   
GIUNTA LAZIO, CONFERMATI INCARICHI DIRETTORI PER CONTINUITA´ AMMINISTRATIVA ORDINARIA  
 
Roma, 27 settembre 2012 - La Giunta regionale che si è riunita mercoledì 26 settembre ha provveduto a confermare gli incarichi di direttori esclusivamente nell´ottica di garantire la continuità dell´azione amministrativa in via ordinaria. Si tratta di atti che non impegnano né obbligano il governatore e la giunta successiva. La Giunta ha inoltre approvato la delibera che autorizza la presidente della regione a promuovere l´impugnazione avanti la Corte costituzionale per la declaratoria di illegittimità costituzionale della legge 7 agosto 2012 n. 135 (spending review). Tra le norme impugnate quella per il riordino delle province (articolo 17) e la norma per la privatizzazione delle società pubbliche (articolo 4).  
   
   
RAPPORTO SVIMEZ. CRESCE PIL DELLA PUGLIA. VENDOLA: "PROMOSSE NOSTRE POLITICHE"  
 
Bari, 27 settembre 2012 - Il Prodotto interno lordo della Puglia cresce nel 2011 dello 0,5%. A rilevarlo è la Svimez, l’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, nel Rapporto 2012 sull’economia del Mezzogiorno presentato ieri a Roma. Un report che per la prima volta dedica un intero focus (da pag. 407 a pag. 417) agli Interventi agevolativi della Regione Puglia a favore delle Imprese. “Il Pil era l’unico indicatore che ancora mancava per promuovere l’economia pugliese del 2011 – ha commentato il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola – una doppia promozione per noi che la Svimez certifica non solo rilevando un Prodotto interno lordo in ascesa, insieme alle esportazioni e all’occupazione di cui già sapevamo, ma addirittura soffermandosi per un intero capitolo proprio sugli interventi agevolativi regionali attuati grazie ai fondi strutturali. La Puglia è l’unica Regione a ricevere un’attenzione del genere. Ne sono orgoglioso e oggi più che mai penso che la luce in fondo al tunnel che già intravedevamo l’anno scorso, non sia più un miraggio. Abbiamo speso i fondi strutturali e li abbiamo spesi bene. Ma la sfida non è finita. C’è ancora molto da fare per uscire dalla crisi e a questo obiettivo intendiamo dedicare tutte le nostre energie”. Una performance di crescita, quella della Puglia, che si arricchisce di significato se paragonata alla media italiana (+0,4%) e a quella del Mezzogiorno (+0,1%), mentre appare di pochissimo inferiore a quella del Centro-nord (+0,6%). Tra le Regioni meridionali il Pil che cresce di più è quello della Basilicata in aumento del 2%, mentre Campania (-0,6%), Calabria (-0,7%) e Sicilia (-0,2%) hanno un Prodotto interno lordo contraddistinto dal segno meno. Nelle schede regionali di Svimez, si rileggono tutti i passaggi di un 2011 che ha segnato per la Puglia importanti traguardi di crescita. Intanto le esportazioni che hanno registrato l’aumento maggiore in Italia con un +17,9% e un valore in milioni di euro pari a 8,159 miliardi; poi gli occupati (+11.600) rispetto al 2010 mentre i disoccupati si riducevano del 2,7%,. Interessante il dato sull’occupazione nel settore culturale che vede la Puglia al terzo posto nel Mezzogiorno dopo Campania e Sicilia. Infine il primato assoluto sull’energia da fonti rinnovabili, con il primo posto della Puglia nel Mezzogiorno grazie ad una produzione di 3.814 gwh (gigawattore). Un commento a parte merita il focus sugli interventi agevolativi della Regione Puglia. “La Regione Puglia – si legge sul report Svimez – ha inteso definire, nell’ambito della programmazione dei Fondi comunitari 2007-2013 di un’organica strumentazione di incentivi capaci di rispondere ad una molteplicità di esigenze, da quelle delle grandi imprese a quelle delle medie, dai bisogni delle aziende innovative alle necessità delle microimprese”. Il focus si sofferma sulla descrizione dei Contratti di Programma sottolineando che le 30 istanze attive hanno mosso investimenti (fino a giugno 2012) per 892 milioni di euro; sui Programmi integrati di agevolazione (Pia) per i quali i 45 progetti attivi hanno permesso investimenti per 318,4 milioni di euro; sulle start up con investimenti ammessi per 25,7 milioni di euro; sugli Aiuti agli investimenti iniziali alle microimprese ed alle piccole imprese, meglio noto come “Titolo Ii”, per i quali sono stati ammessi alle agevolazioni 1.396 progetti per oltre 220 milioni di investimenti. Il report parla poi con particolare attenzione degli “Aiuti alle piccole imprese innovative e di nuova costituzione” sottolineando, a pag. 410, che “La Regione Puglia, recependo la definizione europea di impresa innovativa, ha adottato nel 2008 – unica regione in Italia – il ‘Regolamento per la concessione di aiuti per le imprese innovative operative e di nuova costituzione’ con la finalità di agevolare la valorizzazione industriale di attività di ricerca nell’ambito dei settori industriali innovativi”. L’incentivo prevede, dice Svimez, fino a giugno 2012 investimenti ammissibili pari a 36,4 milioni di euro per le nuove imprese innovative e a 31,3 milioni per le imprese innovative già operative.  
   
   
PATTO DI STABILITÀ: VENETO, FISSATI I NUOVI CRITERI. L ‘OBIETTIVO È UTILIZZARE TUTTE LE RISORSE A DISPOSIZIONE PER PERMETTERE AGLI ENTI LOCALI DI PAGARE LE IMPRESE E GARANTIRE I SERVIZI AI CITTADINI”.  
 
Venezia, 27 settembre 2012 - Nell’ultima seduta della Giunta regionale, su proposta dell’assessore al bilancio Roberto Ciambetti, sono state approvate le delibere che fissano i criteri di accesso al patto di stabilità orizzontale e verticale per l’anno 2012. “Il nostro obiettivo primario nella determinazione delle regole e dei criteri – spiega Ciambetti – è stato quello di permettere a Province e Comuni di poter utilizzare tutte le risorse a disposizione. Il patto di stabilità non deve essere un ostacolo alla crescita, ma uno strumento che permette di aiutare le amministrazioni locali virtuose a pagare le imprese e garantire i servizi essenziali ai nostri cittadini.” Le due differenti tipologie di patto di stabilità permettono agli enti locali di aumentare la propria capacità di spesa attraverso la cessione di spazi finanziari. Il patto di stabilità verticale permette alla Regione di cedere capacità di spesa a Comuni e Province che rispettano i seguenti criteri: il rispetto del patto di stabilità nell’anno 2011; l’utilizzo di almeno il 95% del plafond concesso con il patto regionale verticale per l’anno 2011; la non adesione al patto orizzontale nazionale o al patto orizzontale regionale in qualità di ente cedente quote di spazi finanziari. Il plafond degli spazi finanziari a disposizione sarà suddiviso con la seguente modalità: 60% ai Comuni e 40% alle Province. In caso di sovradimensionamento di uno dei due plafond – come si legge nella delibera - da distribuire rispetto alle richieste pervenute dalle Province e dai Comuni, il surplus verrà riversato al plafond sottodimensionato. Con il patto di stabilità “orizzontale”, invece, la Regione distribuisce agli Enti locali “richiedenti” la quota di plafond messa a disposizione da altri Enti locali “cedenti”. I criteri fissati per l’accesso a questo plafond sono i seguenti: l’Ente che intende partecipare in qualità di Ente cedente non deve aver beneficiato di quote di spazi finanziari come Ente ricevente né con il “Patto Verticale Regionale Incentivato”, né con il “Patto Verticale Regionale”, né con il “Patto Orizzontale Nazionale”; l’Ente richiedente non deve aver partecipato come Ente cedente di quote di spazi finanziari al patto orizzontale nazionale. Il 50% del plafond a disposizione sarà distribuito alle Province e l’altro 50% ai Comuni. I criteri approvati con la delibera di Giunta stabiliscono, inoltre, che gli enti che acquisiscono spazi finanziari, sono tenuti a restituire la quota ricevuta attraverso una modifica peggiorativa del loro obiettivo per ciascun anno nel biennio successivo in ragione del 50% dell’importo acquisito. Agli enti, invece, che cedono spazi finanziari, è riconosciuta una modifica migliorativa del loro obiettivo per ciascun anno del biennio successivo in ragione del 50% dell’importo effettivamente utilizzato a beneficio di Enti Locali richiedenti. I criteri di accesso, le modalità di riparto del plafond e il recupero degli spazi finanziari ceduti sono stati fissati nella conferenza permanente Regione – autonomie locali del 20 settembre, dove è stato stabilito che le domande devono pervenire agli uffici della Regione entro il 15 ottobre 2012. “Con il patto di stabilità la Regione – conclude l’assessore Ciambetti – dimostra ancora una volta la propria volontà di fornire un aiuto concreto agli enti locali più vicini ai cittadini, come Province e Comuni, trasferendo capacità di spesa. Una visione innovativa che si fonda anche sulla capacità dei nostri enti locali di fare squadra e aiutarsi a vicenda, come dimostra il patto di stabilità orizzontale. In un momento difficoltà il Veneto come sempre si dimostra un modello virtuoso”. Entrambi i provvedimenti della Giunta devono passare ora in Consiglio Regionale per il parere della competente Commissione.  
   
   
FINANZIAMENTI AI COMUNI DI CONFINE. VENETO: RISCHIO DEADLOCK, GOVERNO EVITI SITUAZIONE KAFKIANA  
 
Venezia, 27 settembre 2012 - “Bisogna evitare situazioni kafkiane per cui con una mano lo Stato concede importanti contributi ai Comuni di confine del Veneto, con l’altra lo stesso Stato impedisce agli stessi Comuni di spendere queste somme, imponendo il vincolo del patto di stabilità”. L’assessore regionale al bilancio ed enti locali del Veneto, Roberto Ciambetti, ha denunciato il pericolo che emerge nella assegnazione dei cosiddetti Fondi Letta e Fondi Odi, destinati ai territori veneti confinanti con le Regioni autonome trentina e friulana. C’è la possibilità reale, per quanto paradossale visti i tempi, che questi soldi non possano essere spesi; perciò l’assessore ha scritto ai ministri Grilli e Gnudi, competenti per materia, segnalando il caso e chiedendo il loro immediato intervento. “C’è il rischio di un “deadlock” – ha spiegato Ciambetti – come nei computer quando due azioni si bloccano a vicenda, l’una in attesa dell’altra, fermando l’operatività della macchina. Trattandosi di un governo non estraneo al mondo bancario, mi auguro che i ministri pensino proprio all’algoritmo dei banchieri, che è nella realtà quotidiana quello utilizzato per evitare proprio i “deadlock” nell’allocazione delle risorse”. Ai due ministri lì assessore veneto ha scritto che questi “finanziamenti sono di vitale importanza ai fini della perequazione territoriale, la coesione e la crescita dei territori veneti in gran parte montani, a confine con le Regioni a statuto speciale”. Nella lettera inviata ai titolari dell’Economia e degli Affari regionali, Ciambetti sottolinea che “è indispensabile che tali risorse, veicolate attraverso gli Enti locali siano spese in modo rapido ed efficace”. Senza perifrasi Ciambetti dice che bisogna fare tutto ciò che è possibile “affinché i Comuni beneficiari dei finanziamenti siano messi nelle condizioni di attivare subito le opere finanziabili con queste risorse senza trovare ostacoli o burocratate varie: bisogna far sì che le spese sostenute attraverso questi fondi vengano escluse dal calcolo del patto di stabilità, come avviene del resto con i finanziamenti europei”. L’occasione per mettere le cose è posto è la Legge di stabilità 2013 nella quale, scrive l’assessore veneto ai due ministri, con un emendamento alle legge 183/2011 si “preveda l’esclusione dal computo del saldo finanziario rilevante ai fini della verifica del rispetto del patto di stabilità interno delle entrate provenienti dai fondi citati e delle relative spese in conto capitale”.  
   
   
PROVINCE: ROSSI, TRE AREE VASTE È IDEA GIUSTA NO A PROVINCE FRANKENSTEIN. AREZZO È GIUSTO FACCIA LA SUA BATTAGLIA PER CONSERVARE LA PROVINCIA. PATRONI GRIFFI DISPOSTO ANCHE A MODIFICARE LA LEGGE  
 
 Firenze, 27 settembre 2012 - Sul riordino delle Province "ho avuto diversi rapporti con il Ministro Patroni Griffi. Credo che l´idea di fondo di ragionare su tre aree vaste sia quella giusta. Se applicassimo i parametri previsti dalla legge nazionale in Toscana verrebbe fuori una Provincia che va da Prato a Massa, e questo stride con la realtà economica e sociale dei nostri territori. Verrebbero fuori province Frankenstein". Lo ha detto il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, rispondendo ai giornalisti sulla riforma delle Province. "Quindi - ha aggiunto - bisogna ragionare nelle tre aree vaste, una sulla costa, una nel centro con Firenze, Prato e Pistoia, e una nella Toscana del sud. Nel centro la cosa si complica per la presenza della città metropolitana di Firenze e noi ci domandiamo come innestare questa presenza con l´area vasta". Per Rossi "la Toscana del sud ha alcune peculiarità e l´area di Arezzo è giusto che faccia la sua battaglia per conservare la Provincia, facendo leva sul fatto di considerare la popolazione residente e non quella del censimento. Ne ho parlato con il Ministro e se realmente Arezzo ha i numeri è disposto anche a modificare la legge per inserire oltre al parametro del censimento anche quello dei residenti", grazie al quale Arezzo arriverebbe a 351 mila abitanti. Per il resto, ha spiegato ancora "c´é poca disponibilità ad andare oltre il numero di province che discendono dalla legge nazionale e che in Toscana sarebbero quattro più la città metropolitana. Questa non è certo la posizione di chi vorrebbe sei Province in Toscana". "All´obiettivo di dimezzare almeno le Province - ha concluso - il Governo non vuole rinunciare. Credo inoltre che il Governo intenda chiudere la partita entro la fine dell´anno e qualcosa dovrà accadere".  
   
   
FIRENZE: PROVINCE, BARDUCCI CONTRO LA ´FIRENZINA´: “PETRETTO HA CAMBIATO IDEA, MA QUANDO DIRIGEVA L’IRPET CI INSEGNAVA I VANTAGGI DELL’AREA VASTA”  
 
 Firenze, 27 settembre 2012 - “Perché l’Assessore di Palazzo Vecchio ora non vuole né la ‘Firenze grande’ e nemmeno la Grande Provincia?” “Peccato che il professor Petretto abbia cambiato idea, quando presiedeva il comitato scientifico dell’Irpet insegnava a tutti i vantaggi dell’area vasta. Ora che è diventato Assessore del comune di Firenze si mette a imitare Di Pietro e si chiede ‘cosa c’azzeccano’ Firenze e Prato”. Andrea Barducci, presidente della Provincia di Firenze, risponde così all’Assessore al Bilancio di Palazzo Vecchio che oggi, nel corso di un’intervista, ha criticato l’ipotesi di un’area vasta Firenze-prato-pistoia perché “avrebbe 2/3 del Pil regionale e alla fine colliderebbe con la Regione”. “Nel dibattito sul riordino istituzionale bisognerebbe introdurre con maggior forza un ragionamento di tipo politico – continua Barducci – capisco che questo sforzo è più difficile per un tecnico prestato alla politica, però occorrerebbe affrontare la discussione con visione prospettica più ampia. Perché ci si ostina a immaginare una ‘Firenzina’ chiusa all’interno del suo fortino? Perché Petretto salta a piè pari la discussione sulla proposta di creare una ’Firenze Grande’ tramite la fusione con i 10 Comuni della cintura? Perché l’ex direttore dell’Irpet ora gioca al ribasso e non vuole né la ‘Grande Provincia’ con Prato e Pistoia e nemmeno la Grande Firenze?” “Se davvero vogliamo essere protagonisti del riordino istituzionale - conclude Barducci - sarebbe meglio lasciare da parte le posizioni preconcette per avviare una discussione seria che porti una sintesi vera tra le varie ipotesi di Città metropolitana e la possibilità di fondere tra loro alcuni Comuni e alcune Province”.  
   
   
FIRENZE- PROVINCE, IL PRESIDENTE BARDUCCI AVVERTE: “NESSUN COMUNE SIA ASSEGNATO D’UFFICIO AD UN’AREA”  
 
Firenze, 27 settembre 2012 - Previsto un incontro con tutti i Comuni del territorio fiorentino assieme al Vicesindaco di Firenze, Dario Nardella. Sul tema del riordino istituzionale che riguarda la nascita della Città metropolitana e l’aggregazione delle Province, il Presidente Barducci ed il Vicesindaco di Firenze, Dario Nardella, incontreranno presto i rappresentanti di tutti i Comuni del territorio fiorentino. Lo ha annunciato Andrea Barducci a margine della riunione odierna della Giunta provinciale. “Apriremo a breve un confronto insieme al Vicesindaco Nardella – ha detto Barducci - nel tentativo di arrivare ad una sintesi delle varie posizioni che sono in campo su questo tema”. “In questa fase di riassetto bisogna aprire una discussione con tutte le amministrazioni comunali – ha aggiunto il Presidente della Provincia di Firenze – perché è impensabile che i Comuni possano essere assegnati con un atto di arbitrio ad un’area o ad un’altra. Davvero non sarebbero accettabili le decisioni d’ufficio prese senza sentire la volontà di tutti i Comuni”.  
   
   
SVIMEZ; DE FILIPPO:CRESCITA NON RIPARTE SENZA NUOVO FISCAL COMPACT  
 
Potenza, 27 settembre 2012 - “La Svimez traccia un quadro della Basilicata inserita dentro la crisi globale del capitalismo, esattamente posizionato sul crinale di un cambiamento strutturale di cui si ignorano ad oggi le possibili direttrici, che dà ragione alle tesi che abbiamo, da sempre, sostenuto: l’impossibilità per una piccola regione di sganciarsi dalle dinamiche del ciclo macroeconomico generale”. Lo ha dichiarato il presidente della Regione Basilicata, Vito De Filippo, intervenendo a Roma alla presentazione del Rapporto Svimez. “Nonostante tutto, nel 2011, il Pil lucano – ha continuato De Filippo - è cresciuto del 2 per cento, risultando la regione più dinamica del Paese, mentre si è ridotto il tasso di disoccupazione di un punto, dal 13 per cento del 2010 al 12 per cento nel 2011, a fronte di un incremento di 0,2 punti nel Mezzogiorno, e della sua invarianza a livello nazionale. Di conseguenza, nel 2011, il tasso di disoccupazione lucano è del 12 per cento inferiore a quello meridionale”. “Certamente nessuno vuole nascondere i problemi sotto il tappeto: la crisi – ha aggiunto De Filippo - si è sentita, ed è stata molto dura. La Regione, di fronte alla tempesta della crisi, non ha potuto che adottare politiche industriali di tipo difensivo, volte cioè a preservare, in attesa di una futura ripresa economica, il tessuto produttivo esistente, che hanno avuto il loro effetto. Ma in una condizione come quella attuale, e con i vincoli strutturali che ci sono imposti, finché non ripartirà un ciclo di spesa pubblica, anche i sia pur virtuosi sforzi che le Regioni come la Basilicata fanno, non serviranno a niente. Fintanto che non vi sarà un nuovo fiscal compact, che consenta di scorporare le spese per investimento pubblico e talune spese per il ripristino di un sistema di welfare, dal bilancio di Stato e Regioni, la crescita non ripartirà”. Il presidente ha ricordato che in Basilicata, i trasferimenti correnti dello Stato sono passati da 111,1 meuro nel 2009 a 55,3 meuro nel 2012. “La differenza o è coperta da risorse regionali – ha sottolineato – o si traduce in minori servizi. E ciò senza che la parte cospicua del federalismo fiscale, quella cioè che prevedeva la possibilità di manovrare sulla fiscalità derivata e propria per coprire i trasferimenti tagliati, sia stata attivata. La spesa, inoltre, per effetto dei vincoli sempre più stringenti del Patto di stabilità, ha visto enormemente ridursi il suo tetto massimo destinabile ad interventi per lo sviluppo, da 140,47 Meuro nel 2009 ad appena 88,65 Meuro nel 2012. Tutto ciò evidenzia come il ruolo “keynesiano” del soggetto pubblico, a supporto cioè dello sviluppo agendo direttamente sulla leva della spesa, sia di fatto esaurito e senza prevedere gli ulteriori sacrifici finanziari richiesti alle Regioni per il prossimo futuro”. “Rispetto alle altre Regioni del Sud, la Basilicata ha mantenuto un bilancio virtuoso. L’eccesso di spesa regionale per consumi intermedi (12 Meuro in termini di popolazione residente), calcolato dalla Commissione-bondi, è inferiore al dato non solo del Mezzogiorno ma anche di alcune Regioni del Centro Nord. La Basilicata ha i conti sanitari sostanzialmente in equilibrio ed è l’unica Regione del Mezzogiorno continentale a non essere sottoposta ad un piano di rientro. Ciò significa che gli aggiustamenti strutturali richiesti al bilancio pubblico regionale dalle manovre finanziarie recenti sono stati già largamente anticipati negli anni precedenti. Ma a prescindere dal problema delle risorse finanziarie, è ovvio – ha sostenuto De Filippo - che le politiche di sviluppo nazionali e regionali, se vorranno ottenere qualche risultato, dovranno essere rigidamente confinate all’interno di un perimetro che può sintetizzarsi nella rigida selettività settoriale e territoriale delle priorità degli interventi e nella gestione rigorosa delle risorse pubbliche, volta a massimizzarne l’efficienza. Nel futuro occorrerà concentrare e non disperdere le risorse, continuando a puntare sul settore agroalimentare, sul turismo e sulla green-economy, che presentano una migliore produttività, un minor costo di produzione e un loro mercato”.  
   
   
LA CALABRIA PARTECIPA ALLA PRESENTAZIONE DEL RAPPORTO SVIMEZ SULL´ECONOMIA DEL MEZZOGIORNO  
 
 Catanzaro, 27 settembre 2012 - L’assessore regionale ai trasporti Luigi Fedele ha preso parte alla presentazione del rapporto Svimez sull´economia del Mezzogiorno, che si è svolta ieri a Roma, ed ha parlato “di un resoconto che purtroppo, soprattutto per le criticità segnalate, non è una sorpresa per gli addetti ai lavori”. Secondo Fedele il rapporto Svimez “rappresenta, aldilà delle prospettive che indica, un punto di partenza da cui muovere per ristrutturare la spesa pubblica e rendere più efficaci gli investimenti comunitari, nazionali e locali nel Mezzogiorno. Viviamo una congiuntura recessiva – ha sottolineato l’esponente della Giunta - e il Sud è una delle aree più colpite, nonostante l’impegno enorme delle sue classi dirigenti. In Calabria, per esempio, alcuni dei suggerimenti forniti dagli esperti Svimez li abbiamo accolti di buona lena. Nella sanità, infatti, grazie alla tenacia del presidente Scopelliti, si è riusciti a tagliare un debito stratosferico ed a migliorare i servizi, proprio l’altro giorno nel corso di una ricognizione fatta in Consiglio regionale sono stati approvati provvedimenti dotati di una buona dote finanziaria per utilizzare al meglio i fondi comunitari ed ampliare la base produttiva. La spending review – ha detto ancora Fedele - per molti aspetti, sembra peggiorare la tenuta complessiva del sistema meridionale, però la linea su cui orientare anche le scelte delle Istituzioni del Mezzogiorno ormai è quella: l’obiettivo di qualificare la spesa per investimenti produttivi non può essere più abbandonata. Oltre tutto – ha dichiarato infine l’assessore Fedele - in tale direzione andava la riforma sostenuta dal centrodestra di Enti, simbolo di un modo ormai antiquato di far politica, come Afor ed Arsa che hanno urgenza piuttosto che di investimenti a perdere, di una revisione progettuale che, mentre garantisce i livelli occupazionali, sappia convogliare ogni sforzo su canoni di efficacia e di produttività, condizioni indispensabili per affrontare le sfide del futuro”.  
   
   
IMMIGRAZIONE E ACCESSO AI SERVIZI SOCIO-SANITARI, OGGI CONVEGNO A PRATO  
 
Firenze, 27 settembre 2012 – Un’indagine sull’accesso ai servizi socio-sanitari da parte degli immigrati irregolari a Prato. Prende spunto da questo studio, condotto da due esperti in materia (Fabio Bracci e Andrea Valzania), l’incontro organizzato dalla Regione nell’ambito delle attività dell’Osservatorio sociale regionale in programma domani, giovedì 27 settembre, a Prato a partire dalle ore 9.30 presso il Pin, Polo Universitario ‘Città di Prato’. Dopo i saluti iniziali e la presentazione della ricerca, curata dai due studiosi, ci sarà spazio per alcuni interventi di operatori impegnati nel settore e per un breve dibattito. All’assessore al welfare Salvatore Allocca sono affidate le conclusioni.  
   
   
FAMIGLIA: FVG, AL VIA I PROGETTI DELLE FAMIGLIE  
 
Trieste, 27 settembre 2012 - Sono quasi 5100 le famiglie beneficiarie, 337 i partner coinvolti, 123 i progetti da realizzare. A proporli gruppi familiari riuniti in associazione o in cooperativa, che complessivamente beneficeranno di un finanziamento regionale di quasi 2,6 milioni di euro, ai quali i promotori aggiungeranno ulteriori 1,2 milioni di euro a titolo di cofinanziamento. È questo l´esito della complessa istruttoria curata dall´Area Welfare dell´Azienda per i servizi sanitari n. 5 - Bassa Friulana, delegata dall´amministrazione regionale all´esercizio delle funzioni amministrative per l´intervento previsto dall´articolo 18 della Lr 11/2006 (Sostegno ai progetti delle famiglie), che nei giorni scorsi ha ufficializzato la graduatoria dei beneficiari, dopo aver esaminato le 150 proposte pervenute. "È la prima volta - sottolinea con soddisfazione l´assessore regionale alla Famiglia, Roberto Molinaro - che le famiglie del Friuli Venezia Giulia possono costruire da sé, secondo le proprie esigenze, servizi e interventi di carattere educativo o di auto aiuto ottenendo un sostegno regionale, con implicito riconoscimento della sussidiarietà della loro azione e con un beneficio per tutta la comunità. Un protagonismo che sottolinea ancora una volta come la famiglia rappresenti davvero una fondamentale risorsa e una parte importante del capitale sociale del Friuli Venezia Giulia". Ogni progetto, che avrà una durata massima di dodici mesi, coinvolgendo quali fruitori almeno sette famiglie, è finalizzato all´auto-organizzazione di servizi a sostegno dei compiti familiari, educativi e di cura (i progetti finanziati sono complessivamente 98) o alla promozione di una rete di scambio sociale tra le famiglie, con iniziative di mutuo aiuto e di gestione associata di acquisti di beni e servizi (i progetti finanziati sono 25). "È un intervento, nell´ambito dell´azione regionale a favore delle famiglie, rilevante sia dal punto di vista materiale, sia da quello sociale - precisa ulteriormente l´assessore Molinaro - dal momento che, per l´attuazione dei progetti le famiglie stesse si sono impegnate a cofinanziare le iniziative per quasi 1,2 milioni di euro, realizzando nel contempo un´efficace articolazione di rapporti interpersonali e di reciprocità. Una condizione, questa, irrinunciabile per la coesione sociale dell´intero Friuli Venezia Giulia". Le proposte progettuali sono state presentate a seguito di apposito bando, che si è accompagnato a un´articolata serie di incontri informativi sul territorio, i quali hanno favorito anche la nascita di decine di nuove associazioni familiari, oggi riferimento nelle diverse realtà territoriali. Tutti i progetti saranno monitorati nella loro attuazione, che partirà nel prossimo autunno, per ottenere indicazioni utili alla definizione dei prossimi bandi. I progetti più significativi, inoltre, saranno presentati in un convegno pubblico. Sabato 29 settembre, intanto, incontro di tutte le associazioni familiari beneficiarie dell´intervento e dei loro partner a Udine, nell´Auditorium della Regione (via Sabbadini), con l´obiettivo di costruire una rete virtuosa di alleati della famiglia in tutto il territorio regionale. Introdurrà l´assessore Molinaro, seguiranno le relazioni sulla impostazione dell´associazionismo familiare della dottoressa Carrà e dei tecnici ed esperti dell´Ass 5 Bassa Friulana che hanno seguito le procedure del bando.  
   
   
IL SIGNIFICATO DELLA SOLIDARIETÀ PER I BAMBINI DI CHERNOBYL  
 
Trento, 27 settembre 2012 - “Accoglienza e solidarietà per i bambini di Chernobyl. Quale significato oggi?” è stato il tema affrontato nella serata di ieri durante il secondo degli incontri pubblici ospitati nello spazio archeologico sotterraneo del S.a.s.s., in piazza Cesare Battisti a Trento. Ha moderato Piergiorgio Franceschini, giornalista di radio Trentino in Blu. L´incontro era curato dall´associazione “Aiutiamoli a vivere”, che promuove le esperienze di accoglienza dei bambini di Chernobyl in Italia e porta avanti progetti di solidarietà in Bielorussia e altre parti del mondo. All´incontro hanno partecipano: Mikhail Atrokhau, “ex bambino di Chernobyl”, Mirco Elena, fisico e ricercatore, Fabrizio Pacifici, fondatore e presidente dell´associazione “Aiutiamoli a vivere”, membro del comitato minori stranieri del Ministero del lavoro e Raffaele Vezzola in rappresentanza delle famiglie di accoglienza. Il 26 aprile 1986, data dell´incidente nucleare Chernobyl, è l´inizio di una catastrofe dalle proporzioni devastanti e dalle conseguenze ancora poco conosciute. Una tragedia fatta anche di silenzi complici e di dati sugli effetti delle radiazioni per l´organismo umano sottovalutati o deliberatamente interpretati in modo fuorviante, che hanno condizionato la vita e le cause di morte di un´intera popolazione e costato la vita a 24.000 persone fino ad oggi. Mirco Elena ha illustrato i motivi e gli esiti dell´incidente, avvenuto paradossalmente nel corso di un test di sicurezza della centrale nucleare, la mancanza di piani di emergenza e di precauzioni, che avrebbero limitato i danni in modo significativo. Ha citato l´eroismo degli 800 mila liquidatori del reattore, che senza alcuna vera protezione, subendone poi le atroci conseguenze, hanno contenuto i danni causati dalla nube tossica che investì tutta Europa nei giorni successivi all´esplosione e ai quali, per riconoscenza, andrebbe dedicata una via in ogni città. Eppure da Chernobyl, come da ogni tragedia, accanto al dolore schiacciante si manifesta la capacità umana di rinascere, come ha bene espresso nella sua introduzione Piergiorgio Franceschini. I bambini bielorussi hanno trovato in Italia un´accoglienza straordinaria, da primato, se si pensa che nel 2007 il nostro paese è arrivato ad ospitare per le vacanze terapeutiche 36.000 bambini, un vero record di solidarietà. Un dato riportato dal Fabrizio Pacifici, che ha conosciuto da vicino le storie di dolore e sofferenza dei bambini di Chernobyl, e ha visto cambiare la sua vita con questa esperienza. Di qui la nascita di tanti e proficui progetti di aiuto, non solo di tipo sanitario, ma anche di formazione e di accompagnamento al lavoro per gli orfani e i giovani che vivono il disagio e la povertà. L´accoglienza in famiglia è oggi il fulcro di numerose attività di cooperazione internazionale. Solo in Bielorussia, grazie all´associazione “Aiutiamoli a vivere” si è arrivati ad investire 5 milioni di euro in progetti che riguardano il risanamento di ospedali e orfanotrofi. Nel corso della serata sono emerse esperienze molto forti, come quella di chi rinuncia alle ferie per portare un po´ di felicità ai bambini gravemente malati, facendo il clown negli ospedali e negli istituti di ricovero. E poi l´accoglienza ai bambini di Fukushima, che dà continuità all´impegno cominciato da Chernobyl e l´ospitalità e la cura dei ragazzi bielorussi ammalati di fibrosi cistica, che hanno visto aumentare considerevolmente la loro età di sopravvivenza grazie a questo progetto. Anche dal Trentino non manca un´attiva collaborazione, le famiglie trentine, oggi, aprono le porte delle loro case ad oltre 350 bambini, che hanno famiglia o che provengono da quegli istituti detti “internati”, per periodi da uno a tre mesi. Le settimane trascorse in un ambiente non contaminato, infatti, consentono la riduzione dell´attività radioattiva e favoriscono l´eliminazione delle scorie assorbite dall´organismo. Un´esperienza che è soprattutto reciproco scambio di amore e di riconoscenza, come ha messo in evidenza la toccante testimonianza di Mikhail, giunto per la prima volta a Tassullo nel 1996, a 11 anni e che ha trovato qui una seconda famiglia. Persone che gli hanno offerto accoglienza, cura e anche aiuto nel trovare la sua strada di vita attraverso la musica e il canto. “La misura della solidarietà la trovi dentro di te, vivendo in prima persona l´esperienza” ha commentato Raffaele Vezzola, che ha portato il suo contributo in rappresentanza delle famiglie ospitanti. Famiglie che si mettono in gioco, si confrontano e si consigliano reciprocamente, con il massimo rispetto per le storie e il vissuto di ogni bambino che, va ricordato, al termine della vacanza terapeutica rientra nel suo contesto, con il bagaglio di una nuova opportunità di vita e di salute.  
   
   
PARI OPPORTUNITÀ: INVECCHIAMENTO ATTIVO, TEMA EUROPEO 2012  
 
 Trieste, 27 settembre 2012 - "Invecchiamento attivo e solidarietà tra le generazioni", tema europeo del 2012, è stato il filo conduttore di un incontro pubblico organizzato dalla Commissione regionale per le pari opportunità a Trieste, nell´Aula magna della Scuola superiore di lingue moderne per interpreti e traduttori. "L´europa - ha affermato la presidente della Commissione Santina Zannier introducendo il convegno - ha dedicato l´anno 2012 all´invecchiamento attivo e alla solidarietà tra le generazioni ed è quindi compito anche di questa Commissione sensibilizzare l´opinione pubblica sul contributo che le persone anziane sono ancora in grado di offrire alla società in cui vivono. È necessario pertanto invitare la politica e le varie realtà associative a intraprendere azioni atte a migliorare la possibilità di invecchiare restando attivi; tale opportunità può essere colta allacciando legami sempre più stretti e interessanti con le giovani generazioni, in un atteggiamento di dialogo e di interazione reciproca che promuova rispetto, apertura, dignità". Invecchiare - così Annamaria Poggioli, coordinatrice del gruppo di lavoro sanità e politiche sociali della Commissione - vuol dire cogliere le opportunità che offre questa fase della vita, una fase che deve essere caratterizzata dalla positività di un cambiamento dello stile di vita che consente di curare gli interessi trascurati nel corso della vita lavorativa e dalla possibilità di tessere una rete di rapporti sociali, di relazioni delle quali i giovani vengono sempre più spesso chiamati a far parte. "Il tema dell´invecchiamento - ha quindi affermato il presidente Maurizio Franz portando il saluto del Consiglio regionale - è quanto mai delicato e rientra a pieno titolo nel tema delle pari opportunità, non tra i sessi ma tra le generazioni, perché anche nella fase dell´invecchiamento vi sono delle disparità: differenze di trattamento, di opportunità, vi può essere un diverso modo di invecchiare e di rapportarsi tra le generazioni. Non è solo una questione di denaro, ma spesso sono i modi e i luoghi di vita che fanno la differenza. A giudizio del presidente Franz, l´invecchiamento attivo deve voler dire procedere nell´ultimo tratto della vita innanzitutto in buona salute, poter partecipare nel migliore dei modi alle attività della collettività e, considerato che l´età pensionabile si innalza gradualmente sempre più, sentirsi realizzati nel lavoro, saper cogliere a ogni età le opportunità che ci vengono offerte, traendo il massimo dalle potenzialità che ognuno possiede. Tutto ciò può concretizzarsi attraverso un insieme di azioni sinergiche da parte delle Istituzioni, del mondo del lavoro, dell´associazionismo, del volontariato, di noi stessi, per rendere meno pesante questa fase della vita. Oggi ci sono i mezzi per garantire praticamente a tutti ambienti salubri e soprattutto sereni per coloro che soffrono di problemi di salute o di disabilità e certamente le norme del Friuli Venezia Giulia sul sistema dei servizi sociali e sulla autonomia possibile vanno in questa direzione. Sono convinto - ha concluso Franz - che invecchiare attivamente significhi dare a tutti la possibilità di vivere più a lungo nel miglior modo possibile. Al convegno, moderato da Gilberto Pizzolato direttore della clinica neurologica dell´Università di Trieste, hanno portato il loro contributo Laura Famulari assessore alle politiche sociali del Comune di Trieste, Gabriele Toigo direttore della Clinica geriatrica di Trieste, Bruno Lucci primario emerito di neurologia all´ospedale di Pordenone, Marta Roncaglia psicologa e psicoterapeuta, Anita Pazzini e Fabio Francescato dell´Università della terza età di Montereale/maniago e di Trieste, Luca Borghetti dell´Enaip e gli studenti della V G del liceo scientifico Galilei di Trieste.  
   
   
UMBIRA, CONSIGLIERA DI PARITÀ: PRESIDENTE MARINI, “FIGURA STRATEGICA PER ATTUAZIONE PARITÀ DI GENERE”  
 
Perugia, 27 settembre 2012 - Un ringraziamento sincero alla consigliera di parità uscente, Marina Toschi, per il grande impegno e la passione che ha caratterizzato il lavoro svolto in questi anni, i più sentiti auguri alla nuova consigliera, Elena Tiracorrendo, alla quale è stato formalizzato l´incarico da parte del Consiglio regionale. Commenta così la presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, la nomina della nuova consigliera regionale di parità il cui ruolo è quello di vigilare contro le discriminazioni di genere e di promuovere la parità e le pari opportunità. "Una figura strategica - ha detto la presidente Marini - per l´attuazione di una parità di genere reale e non solo di principio. Per tale ragione, grazie anche al contatto stretto con la realtà territoriale, la consigliera di parità è fondamentale nella rilevazione nei diversi contesti locali, delle situazioni di squilibrio di genere nell´accesso al lavoro, nella formazione e nelle condizioni in cui si lavora".  
   
   
CAMPOTRENTINO DA’ IL BENVENUTO A 38 NUOVE FAMIGLIE ITEA FARE RETE E LA BUONA CONVIVENZA PER “CREARE COMUNITÀ” E SENSO DI APPARTENENZA NEL QUARTIERE  
 
Trento, 27 settembre 2012 - 6 palazzine, 38 appartamenti, 3 spazi per attività commerciali, sono i numeri che descrivono la nuova area abitativa che dovrà assumere un’importante mission: rafforzare la presenza della residenzialità e rendere più coesa quella di tipo sparso, tradizione insediativa tipica di Campotrentino prima dell’edificazione industriale. Al piano terra di una palazzina la sede del nuovo progetto per “fare comunità” intitolato “Tutti in campo” e promosso dalla circoscrizione e da vari enti pubblici. E con i “nuovi arrivati” il rione raggiunge quota 1.000 abitanti. Su un lotto di 6.500 mq oggi Itea Spa ha portato a termine un’opera di edilizia abitativa pubblica iniziata nel giugno 2009, dai numeri importanti: 38 alloggi che daranno casa a 144 inquilini, per la maggior parte famiglie giovani con figli piccoli composte per circa il 50% da nuclei italiani, un quarto da inquilini con cittadinanza italiana e qualche nucleo di extra/comunitari. Un dato significativo è che si tratta per il 50% di utenti con un’età al di sotto dei 18 anni e, di questi, 57 sono bambini. Il taglio simbolico del nastro delle 6 palazzine è stato affidato alla presidente Itea Aida Ruffini che ha salutato e dato il benvenuto ai presenti dicendo: “a fianco del vicino complesso preesistente, composto da un centinaio di alloggi, nasce oggi un nuovo villaggio residenziale che darà ulteriore impulso all’opera di urbanizzazione avviata di recente dalle istituzioni locali. Si tratta di un’area – ha aggiunto – sulla quale Itea ha scommesso per recuperare una precisa identità urbana e territoriale e per creare solide basi al senso di appartenenza al rione. Le palazzine sono state interamente progettate dal Settore Tecnico di Itea, sotto la direzione dell’arch. Ivo Zanella, e si connotano per una forte sostenibilità energetica (classe B), con isolazione a cappotto e pannelli solari. Questo non sarebbe stato possibile senza l’efficace rapporto di collaborazione con Provincia e Comune di Trento che hanno sostenuto la nostra società. Infine, ricordo alle nuove famiglie qui presenti di vivere gli alloggi non come semplici abitatori ma come buoni vicini di casa, rispettosi degli ambienti interni e degli spazi in comune esterni, nell’auspicio che nascano virtuose e solidali relazioni tra di voi, e tenendo sempre presente che sono beni realizzati con risorse pubbliche e che è doveroso averne cura come se fossero di proprietà.” Dopo la presidente Itea, è intervenuto l’assessore alla Salute e Politiche sociali Ugo Rossi che ha innanzitutto ringraziato Itea per aver risolto con grande competenza e tempestività il problema del passaggio di consegna tra le due ditte costruttrici, in modo da rispondere secondo le scadenze pattuite al bisogno casa della zona, e ha sottolineato che anche il Piano Straordinario sta proseguendo secondo i termini prefissati. Intendo dare particolare evidenziazione – ha proseguito Rossi – al vivere in relazione tra di voi e ad integrarvi il più possibile nel rione, anche grazie alle attività sociali che a breve saranno attivate qui. Siete cittadini di Trento ed è vostro dovere aiutare il sistema a stare in piedi, ad esempio, pagando le tasse, dato che le risorse provengono da ciò che riusciamo a produrre sul nostro territorio, e preferendo i prodotti trentini. E’ un modo per sentirsi parte integrante dei destini della nostra comunità”. “Itea e Provincia si sono adoperate per realizzare queste case che andranno ad aumentare la dotazione di alloggi pubblici in città – ha dichiarato in apertura il vicesindaco di Trento Paolo Biasioli. L’unico mio rammarico è che le risposte pubbliche al bisogno casa non vengono valorizzate a dovere e, anzi, a volte – spesso sui media - vengono poste in luce con eccessivo risalto piccole criticità e malumori. Mi piacerebbe che nascesse un rapporto diverso tra di voi e l’Ente pubblico basato sull’onestà e la trasparenza. Noi, i nostri uffici, sono al vostro servizio e disponibili ad ascoltarvi e ad accogliere le vostre istanze e i vostri bisogni”. Infine, ha preso la parola il presidente della circoscrizione Centro storico–Piedicastello Melchiore Redolfi – affiancato anche dal direttore del Servizio casa del comune Valter Mazzucotelli e l’assessore comunale all’istruzione Paolo Castelli - che ha dato avvio al suo intervento con un grande “Benvenuto a voi nella nostra comunità”. “Ciò che mi interessa in particolare è mettervi a conoscenza che nell’ultimo anno la vostra circoscrizione, che qui io rappresento, ha promosso procedure impegnative e complesse per creare le condizioni per cui questa zona si trasformi in una vera e propria Comunità. E’ stato possibile tutto ciò perchè i residenti si sono aperti all’altro, hanno cercato il coinvolgimento delle altre famiglie e, di recente, è sorto il progetto “Tutti in campo” – che avrà sede in uno degli spazi al piano terra di queste palazzine - che nasce “per e dalla comunità” allo scopo di stimolare nuove modalità di co-partecipazione alla costruzione di un sentimento comune di vivere assieme, con azioni concrete per il benessere e lo sviluppo del quartiere. Infine, vi fornisco un dato significativo – ha detto Redolfi – con voi nuovi arrivati, Campotrentino raggiunge quota 1.000 abitanti e, quindi, a maggior ragione è necessario lavorare tutti assieme per fare rete e per impegnarci a creare un’area abitativa coesa ed efficiente”. L’intervento si sviluppa in un’area compresa tra la nuova strada a sud-ovest, via don Luigi Guetti e via Detassis, la chiesa di Campotrentino a nord-ovest, i capannoni industriali a sud-ovest e via Maccani a nord-est. • Al piano terra di tutte palazzine sono ubicate le cantine, i locali tecnici e alcuni posti macchina coperti, nonché 3 spazi per attività commerciali nei blocchi A-d-e. • Al primo, secondo e terzo piano sono previsti n. 38 alloggi, l’accesso ai quali è garantito da vani scala dotati di ascensore. • Il piano sottotetto è accessibile mediante scaletta retrattile da ogni vano scala.