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Notiziario Marketpress di Mercoledì 11 Giugno 2014
Politica
PARLAMENTO EUROPEO: PROGETTO DI BILANCIO 2015: LA PRESENTAZIONE IN PARLAMENTO IN STREAMING  
 
Bruxelles, 11 giugno 2014 - La procedura annuale per adottare il bilancio dell´Unione europea inizierà mercoledí 11 giugno, quando il commissario europeo per il bilancio Janusz lewanowski presenterà in Parlamento il progetto di bilancio per il 2015. Sarà possibile vedere in diretta a partire dalle ore 11 la presentazione e la discussione dei deputati nella commissione per il bilancio. Occorre ricordare che il Parlamento decide sul bilancio europeo con gli Stati membri ad un livello paritario. La commissione al Bilancio, dopo aver preso in considerazione la posizione del Consiglio e i pareri delle altre commissioni parlamentari, presenterà la proposta della posizione del Parlamento europeo sul progetto di bilancio 2015 e la voterà l´ultima settimana di settembre. Il voto della plenaria probabilmente avverrà in ottobre inoltrato. Normalmente il voto del Parlamento aggiunge emendamenti alla posizione del Consiglio e, nel caso in cui il Consiglio non dovesse accettarli, il passo successivo é la convocazione di una commissione di Conciliazione dove le delegazioni dei due organi provano a raggiungere un compromesso che dovrá in seguito essere approvato. Ridurre il disavanzo dei pagamenti rispetto agli anni precedenti, riforme per la crescita e di sostegno ai giovani sono solo alcuni degli esempi delle discussioni nelle ultime procedure di bilancio in Parlamento. Http://www.europarl.europa.eu/ep-live/it/committees/video?event=20140611-1100-committee-budg    
   
   
INTERVENTO DI IERI DEL PRESIDENTE BARROSO IN OCCASIONE DELLA RIUNIONE AD ALTO LIVELLO DEI 10 LEADER RELIGIOSI  
 
Bruxelles, 11 giugno 2014 – “Buon pomeriggio, Oggi, sono lieto di incontrare per la 10a volta - insieme al presidente del Consiglio europeo Van Rompuy e Vice Presidente Surján del Parlamento europeo - leader religiosi eminenti qui presso la sede della Commissione. Abbiamo con noi dignitari illustri del Chiese e comunità mormoni cristiani, musulmani, ebrei, indù, sikh e. Vorrei iniziare facendo due importanti annunci: Oggi, tutti i partecipanti hanno concordato una dichiarazione congiunta sul caso della sig.Ra Meriam Yahya Ibrahim in Sudan, una donna cristiana che è stato condannato a morte con l´accusa di apostasia e adulterio. Esortiamo le autorità sudanesi responsabili e appello ai tribunali di revocare questa sentenza disumana e rilasciare la sig.Ra Meriam con la massima urgenza. Accogliamo con favore il fatto che la Corte d´Appello ha invece accolto il ricorso e chiedere al governo di abrogare le disposizioni legislative che penalizzano o discriminano le persone per avere o cambiare una religione o un credo o per indurre gli altri a cambiare religione o credo. La libertà di religione e di credo è un diritto umano universale che deve essere protetto ovunque e per tutti. La libertà di religione comprende il diritto di avere una religione, di cambiare e di non aderire ad alcuna religione. Per ribadire il nostro forte impegno, l´Unione europea nel giugno 2013 ha adottato orientamenti in materia di libertà di religione e di credo. Vorrei anche informarla che questa mattina abbiamo osservato un minuto di silenzio per rendere omaggio alle vittime del recente attacco omicida nel museo ebraico qui a Bruxelles. Chiese e le comunità religiose hanno un contributo importante per far sì che la dignità della persona umana è rispettata e promossa. Possono aiutare a raggiungere l´un l´altro, dimostrare solidarietà e di evitare che le differenze si trasformano in odio, omicidio e il conflitto. E che ispirano l´azione politica che aiuta a migliorare la vita dei nostri cittadini. Sono convinto: il coinvolgimento attivo delle Chiese e delle comunità religiose possono contribuire in modo decisivo alla riflessione in corso sul futuro dell´Europa. Ecco perché ho iniziato questi incontri ad alto livello di dieci anni fa, prima ancora che il Trattato di Lisbona ha stabilito l´obbligo per le istituzioni europee ad impegnarsi con le comunità religiose, e confido che sarà un benvenuto e una piattaforma proficua per il futuro. Dibattito sul futuro dell´Europa era precisamente l´obiettivo della riunione odierna. Non possiamo ancora trarre conclusioni, come il nostro incontro continuerà anche dopo questo comunicato momento attraverso un pranzo di lavoro, quindi quello che sto per dire che non possono essere visti come conclusioni. A proposito, vogliamo mantenere questi incontri molto informale, dove possiamo, oltre a dichiarazioni formali come quello che ho già detto, mantenere una pluralità di punti di vista, ma mi permetta, molto spontaneamente, dirvi su alcuni punti abbiamo già discusso questa mattina per quanto riguarda l´Europa: In primo luogo, tutti noi siamo convinti che ci troviamo in un punto molto importante ora. Molti partecipanti hanno discusso anche l´esito delle elezioni europee. E la maggior parte dei partecipanti collegati queste elezioni per i momenti attuali di difficoltà che l´Europa sta vivendo, vale a dire da un punto di vista economico e sociale. E nella maggior parte dei commenti è stata sottolineata l´importanza dei valori. Valori come la pace - naturalmente, è un principio base della nostra unione - ma anche di coesione sociale, solidarietà e giustizia. E questo è stato evidenziato come una delle questioni più importanti che l´Unione europea dovrebbe non solo rispondere, ma essere appaiono come rispondere, perché quello era certamente una delle preoccupazioni più importanti del nostro pubblico. Abbiamo anche visto - almeno la maggior parte di coloro che sono intervenuti - quanto è importante allo stesso tempo per combattere l´estremismo, sia esso religioso integralismo o fondamentalismo, ma anche il razzismo. E abbiamo sottolineato l´importanza di essere vigili a tutti i tentativi di venire a posizioni estremiste contro l´altro e in particolare contro i valori che sono così importanti nell´Unione europea. Abbiamo preso il punto sulle recenti tendenze che stiamo vedendo in alcune parti delle nostre società e che di fatto stanno mettendo in questione i rapporti tra le persone, dove l´altro è percepito come il nemico, e precisamente la necessità di combattere con fermezza tutte le forme di discriminazione contro, per esempio, le comunità ebraiche - i recenti attacchi qui a Bruxelles dimostrano come sia grave la situazione - ma anche contro ogni forma di discriminazione, e il legame tra l´estremismo politico e il fanatismo - punti realizzati da voi in questo dibattito. Alcuni di voi menzionano anche le difficoltà nel nostro quartiere. L´ucraina è venuto anche in discussione. E abbiamo anche fatto un punto su come impegnarsi per l´Europa, impegnarsi per i valori che sono così importanti dalla fondazione dell´Unione europea. Quindi credo che l´incontro di oggi ha confermato un forte senso di scopo comune: Abbiamo bisogno di mantenere e rafforzare l´Europa come progetto di pace, ma anche di solidarietà e di democrazia. L´integrazione europea e la legittimità democratica devono portare avanti in parallelo, per colmare la distanza tra le istituzioni europee ei cittadini è di fondamentale importanza. Oltre a queste discussioni sull´Europa che ci accingiamo a perseguire, abbiamo anche discusso il ruolo delle comunità religiose e la dimensione che questo può portare in Europa e nel mondo. Alcuni di noi, me compreso, dicono quanto fosse importante l´incontro di preghiera tra il Papa Francesco, il presidente Shimon Peres e il presidente Mahmoud Abbas Domenica. Che appare come un simbolo forte che la leadership e il coraggio sono tenuti a trovare pace oggi e che il messaggio religioso può essere anche un contributo per la pace. Le comunità religiose hanno un ruolo molto importante nelle società europee e siamo convinti che questo ruolo può effettivamente corrispondere alcune delle preoccupazioni che vengono espresse dalle nostre società. Così, in una visione molto impressionista, perché questi sono ancora discussioni in corso, mi pare di aver presentato a voi alcuni dei punti che abbiamo iniziato a discutere oggi. Dopo questi dieci anni di questi incontri ad alto livello dei leader religiosi con le istituzioni europee, posso dirvi che questo dibattito si è dimostrato molto utile. Sono sicuro che qualunque sia il formato che sarà deciso in futuro, penso che abbiamo stabilito qui una piattaforma molto importante. Noi, le istituzioni europee, il Parlamento europeo, il Consiglio europeo e la Commissione europea. E naturalmente il dialogo non è solo a questo livello. E ´molto importante sapere che va ad altri livelli. Abbiamo servizi che rendono, abbiamo reti di contatti. Ciò è stato evidenziato da uno degli interventi di oggi, che dobbiamo intensificare questo tipo di dialogo a tutti i livelli, in particolare a livello locale, riconoscendo il principio di sussidiarietà. Ma a questo livello e in questo formato è certamente un contributo per approfondire la riflessione e spero che i nostri successori continuerà questa tradizione, perché è stato dimostrato molto utile. Tutti coloro che hanno partecipato fino ad ora hanno appunto messo in evidenza i benefici che possono derivare da questo dibattito aperto e sincero. Do ora la parola al presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy.  
   
   
UN APPUNTAMENTO DA NON PERDERE: LA SETTIMANA UE DELLA PROGRAMMAZIONE 11-17 OTTOBRE 2014. LE VOSTRE IDEE PRENDONO VITA CON #CODING  
 
 Bruxelles, 11 giugno 2014 - La seconda edizione della settimana Ue della programmazione si terrà dall´11 al 17 ottobre 2014. Milioni di bambini, genitori, insegnanti, imprenditori e decisori politici parteciperanno a manifestazioni e si riuniranno nelle aule scolastiche per imparare la programmazione e le conoscenze connesse. L´idea è dare visibilità alla programmazione informatica, smitizzare le competenze richieste e far incontrare persone motivate per imparare insieme. Consultate http://codeweek.Eu  per saperne di più e scoprire l´evento più vicino Si tratta di un´iniziativa di base proposta da giovani consulenti a Neelie Kroes con il sostegno di movimenti per la programmazione e la formazione come Coderdojo e Railsgirls nonché delle principali aziende del settore per avvicinare alla programmazione milioni di bambini, per esempio con corsi di iniziazione alla programmazione, offerta di moduli per l´apprendimento e formazione degli insegnanti. Le aziende, fra cui Rovio (Angry Birds), Microsoft, Google, Telefonica, Liberty Global e Facebook, sostengono la Eu Code Week e per molte di esse si tratta di un impegno nell´ambito della Grande coalizione per l´occupazione nel digitale. Neelie Kroes, vicepresidente della Commissione europea, ha dichiarato: "Il digitale fa ormai parte della nostra vita ed è quindi necessario che soprattutto le giovani generazioni si impadroniscano delle nuove abilità come quelle necessarie per la programmazione informatica. In un futuro prossimo sarà fondamentale per avere un buon lavoro ed essenziale per avviare un´attività. Alja Isakovic, dalla Slovenia, uno degli organizzatori della Eu Code Week, dichiara: "La tecnologia plasma le nostre vite e non dobbiamo lasciare a una minoranza il potere di decidere cosa usiamo e come lo usiamo. Tutti noi possiamo fare di più, anziché limitarci a condividere e dire "Mi piace". Conoscendo la programmazione si può dare vita alle nostre idee, fare e costruire cose che porteranno gioia agli altri." Come partecipare alla Eu Code Week? I bambini/adolescenti/adulti possono partecipare agli eventi sulla programmazione I programmatori possono organizzare seminari nelle scuole locali, occupare spazi o centri comunitari Gli insegnanti che programmano possono tenere classi di programmazione, condividere le loro lezioni e organizzare seminari per i colleghi Gli insegnanti che non programmano possono organizzare seminari o invitare genitori e studenti a condividere l´insegnamento della programmazione I genitori possono incoraggiare i loro ragazzi a partecipare a un seminario sulla programmazione Le imprese e le organizzazioni non profit possono ospitare seminari di programmazione, prestare il proprio personale come formatori in un´azione "back-to-coach", organizzare simpatiche gare di programmazione per gli studenti o sponsorizzare eventi a tema Chiunque partecipi a un´attività di programmazione può raccontare la sua esperienza e ispirare altre persone! Perché la programmazione è importante? Ogni interazione fra umani e computer è determinata da un codice di programmazione, che si tratti di creare un´app, seguire le indicazioni del Gps alla guida o voler rivoluzionare le interazioni sociali. La programmazione è ovunque ed è fondamentale conoscerla per capire un mondo iperconnesso. Nel prossimo futuro sarà inoltre necessario possedere le basi della programmazione per molti mestieri. Al giorno d´oggi oltre il 90% dei posti di lavoro esige una certa competenza informatica. Gli specialisti delle Tic sono inoltre un pilastro della forza lavoro moderna in tutti i settori dell´economia europea, con una domanda che cresce ogni anno del 3%, mentre il numero dei laureati in informatica non riesce a soddisfare la domanda. Ne consegue che non è possibile coprire molti posti vacanti destinati a specialisti informatici, nonostante l´elevato livello di disoccupazione in Europa. Se non si affronta correttamente questo problema a livello nazionale e unionale, entro il 2020 vi potrebbe essere una carenza di ben 900 000 informatici. Rendere più attraenti le professioni informatiche è uno degli obiettivi dell´iniziativa europea "Grande coalizione per l´occupazione nel digitale", un partenariato europeo aperto a molti operatori che mira ad agevolare la cooperazione fra le imprese, le fonti di formazione, gli operatori pubblici e privati per affrontare la carenza di competenze digitali nel mercato del lavoro europeo anche modernizzando il sistema educativo. Link utili Sito web Eu Code Week Twitter: @codeWeekeu Hashtag: #codeEu Facebook: codeEu  
   
   
UNA RELAZIONE INDICA CHE LA DIPLOMAZIA CULTURALE DELL´UE HA BISOGNO DI NUOVO SLANCIO  
 
Bruxelles, 11 giugno 2014 - L´unione europea e i suoi Stati membri hanno molto da guadagnare nell´utilizzare il "soft power" della diplomazia culturale, con vantaggi per l´economia derivanti da un maggiore accesso al mercato per le industrie culturali e creative europee, dal rafforzamento della diversità culturale e da una condivisione più ampia dei valori europei. Questa è la conclusione di una relazione pubblicata oggi dalla Commissione europea a seguito di un´iniziativa del Parlamento europeo. "La diplomazia culturale ci dà la possibilità di condividere con gli altri paesi la nostra cultura e i nostri valori europei come i diritti umani, la diversità e l´uguaglianza", ha affermato Androulla Vassiliou, Commissario responsabile per l’Istruzione, la cultura, il multilinguismo e la gioventù, "ed è inoltre positiva per l´occupazione e la crescita. Esorto la Commissione e il Parlamento europeo che verranno ad attuare le raccomandazioni della relazione." Le raccomandazioni sulle modalità per aumentare l´impatto della diplomazia culturale europea comprendono: un migliore coordinamento e del personale apposito, come gli addetti culturali delle delegazioni dell´Ue; nuovi metodi di finanziamento e di raccolta di fondi, compresi il cofinanziamento e i partenariati pubblico-privato; la messa in comune delle risorse delle organizzazioni culturali e degli Stati membri, in particolare attraverso i rispettivi culturali e gli addetti culturali all’estero; la rimozione degli ostacoli alla mobilità, ad esempio semplificando i requisiti per la concessione dei visti agli operatori culturali; il collegamento con i giovani, ad esempio ampliando i programmi di scambio educativo e culturale; un´attenzione particolare alle piccole e grandi città per individuare i partner più importanti; l´agevolazione dello scambio di esperienze e pratiche ottimali tra artisti di paesi diversi, manager culturali, giornalisti o scrittori; la responsabilizzazione degli stakeholder locali facilitando la cooperazione con le organizzazioni e/o le fondazioni culturali; il miglioramento del controllo e della valutazione dei progetti e delle strategie di diplomazia culturale. I prossimi passi La relazione e le raccomandazioni saranno discusse con i rappresentanti degli Stati membri e del Parlamento europeo. Nell´immediato futuro tali discussioni avranno luogo alla riunione degli alti funzionari del 17 giugno sotto la presidenza greca e continueranno sotto la presidenza italiana. Il 25 giugno si terrà una riunione con i deputati del Parlamento europeo.  
   
   
LA COMMISSIONE EUROPEA PUNTA A RIFORMARE IL SETTORE DELL’INNOVAZIONE PER SOSTENERE LA RIPRESA ECONOMICA  
 
Bruxelles, 11 giugno 2014 - Avanzando proposte volte ad aiutare gli Stati membri a ottimizzare l’impatto dei loro bilanci in un momento in cui su molti paesi gravano ancora vincoli di spesa, la Commissione europea ha riaffermato l’importanza degli investimenti e delle riforme nel campo della ricerca e dell’innovazione (R&i) per favorire la ripresa economica nell’Unione europea. L’aumento degli investimenti nella ricerca e l’innovazione rappresenta un comprovato fattore di crescita; il miglioramento dell’efficienza e della qualità della spesa pubblica in questo campo è a sua volta fondamentale affinché l’Europa possa mantenere o conquistare la leadership in molti settori della conoscenza e nelle tecnologie chiave. La Commissione si è impegnata a sostenere gli Stati membri nel perseguimento delle riforme in questo settore più consone alle loro esigenze, anche fornendo sostegno politico, dati di qualità ed esempi di buone pratiche. Olli Rehn, Vicepresidente della Commissione europea responsabile degli Affari economici e monetari e dell’euro, ha dichiarato: “La ripresa economica in Europa sta prendendo slancio mentre il risanamento fiscale è in fase di rallentamento, in linea con il quadro di bilancio rafforzato dell’Ue. Ciononostante, i vincoli di bilancio non saranno rimossi, ed è pertanto più importante che mai per gli Stati membri indirizzare le loro risorse in modo intelligente. Il bilancio dell’Ue contribuisce a promuovere investimenti nella ricerca e l’innovazione favorevoli alla crescita e le proposte di oggi intendono ottimizzare l’impatto di ogni singolo euro speso.” Máire Geoghegan-quinn, Commissaria europea per la Ricerca, l’innovazione e la scienza, ha dichiarato: “La promozione dell’innovazione è ampiamente riconosciuta come fattore chiave per la competitività e il miglioramento della qualità della vita, soprattutto in Europa, dove non possiamo competere sul piano dei costi. Questo è un campanello d’allarme per i governi e le imprese di tutta l’Unione. Bisogna agire subito per evitare di pagarne le conseguenze negli anni a venire.” La comunicazione pubblicata oggi individua tre settori principali d’intervento per le riforme: · migliorare la qualità dello sviluppo di strategie e del processo di elaborazione delle politiche, mettendo insieme attività di ricerca e innovazione, sostenute da un bilancio pluriennale stabile che orienti le risorse in modo strategico; · migliorare la qualità dei programmi di R&i, anche mediante la riduzione degli oneri amministrativi e uno stanziamento più competitivo dei finanziamenti; · migliorare la qualità degli enti pubblici che svolgono attività di R&i, anche tramite la creazione di nuovi partenariati con le imprese del settore. La Commissione ha inoltre chiesto agli Stati membri di dare priorità alla R&i, visto che le autorità pubbliche dispongono nuovamente di un margine per realizzare investimenti favorevoli alla crescita. Attualmente, con una spesa di R&i nel settore pubblico e in quello privato di poco superiore al 2% del Pil, l’Ue è ancora molto indietro rispetto ad altri paesi come gli Stati Uniti, il Giappone e la Corea del Sud, e anche alla Cina manca poco per superare l’Unione (come si evince dal grafico). Incrementare la spesa di R&i portandola al 3% del Pil resta pertanto un obiettivo fondamentale per l’Ue, ma la comunicazione di oggi indica che è essenziale anche migliorare la qualità della spesa pubblica in questo settore per accrescere l’impatto economico dell’investimento. La comunicazione sottolinea inoltre la necessità per l’Ue di creare condizioni generali adeguate che incoraggino le imprese europee a innovare ulteriormente.  
   
   
UE: DA ANTINCENDIO AI CAMBIAMENTI STRUTTURALI  
 
 Bruxelles, 11 giugno 2014 - Di seguito l’intervento di Olli Rehn Vice-presidente della Commissione europea e membro della Commissione responsabile per gli affari economici e monetari e l´euro al Brussels Economic Forum (Bef). Signore e Signori, Europa è emersa un anno fa, dalla Grande Recessione. Molto importante, il recupero non è stato limitato al nucleo, ma ha anche beneficiato i paesi stressati. La ripresa è sempre basata più ampia, anche se rimane fragile. La nostra strategia economica si è basata su due obiettivi: rafforzare il nostro potenziale di crescita e la capacità di creare posti di lavoro, mettendo le finanze pubbliche su una base più sostenibile. Dove ci troviamo su questi obiettivi? In primo luogo, le finanze pubbliche in Europa vengono riparati. Nel 2011, non meno di 24 Stati membri su 27 erano ancora in procedura per i disavanzi eccessivi. A condizione che il Consiglio adotta i nostri consigli della settimana scorsa, il numero dei disavanzi eccessivi scenderà a 11 di oggi 28 Stati membri. Questo dimostra che il Patto di stabilità e di crescita sta lavorando e la distribuzione. In secondo luogo, non sostenibili disavanzi delle partite correnti sono stati trasformati in giro, e sono stati compiuti progressi in materia di riforme strutturali. Diversi paesi hanno terminato i loro programmi di assistenza finanziaria, e il processo di riforma è ormai saldamente radicata nel semestre europeo. E in terzo luogo, la politica monetaria resta accomodante; anzi è ora ancora espansiva. La Bce continua ad agire con decisione nell´ambito del suo mandato per affrontare i rischi di un prolungato periodo di bassa inflazione e di migliorare la trasmissione della politica monetaria. Allo stesso tempo, le sfide rimangono. Il debito è ancora alto, e così è la disoccupazione. Questo è molto preoccupante per la nostra coesione sociale, e può intaccare seriamente il nostro potenziale di crescita per qualche tempo a venire, in particolare dal momento che la generazione più giovane è la più colpita. Abbiamo ancora un sistema finanziario frammentato in cui le imprese redditizie, in particolare delle Pmi in alcuni paesi, troviamo molto difficile ottenere finanziamenti. Allo stesso tempo, dobbiamo garantire pensioni adeguate, sicure e sostenibili, nonostante gli sviluppi demografici sfavorevoli. Entrambe le imprese ei consumatori devono essere in grado di accedere energia a prezzi accessibili, e abbiamo bisogno di affrontare l´immenso compito di mitigare il cambiamento climatico - la green economy è una sfida e un´opportunità per l´Europa. Questo ci porta alla questione degli investimenti. L´unione bancaria è importante per rendere le banche svolgere meglio e contribuire a una crescita sostenibile così. Ma in più, abbiamo bisogno di attingere fonti alternative di finanziamento, ad esempio, dei fondi pensione e assicurativi, per finanziare gli investimenti. Abbiamo introdotto con successo project-bond. Stiamo lavorando per migliorare mercati delle cartolarizzazioni. Il nuovo bilancio Ue 2014-2020 amplierà l´utilizzo di strumenti finanziari. Le recenti decisioni della Bce vanno nella stessa direzione di sostegno al credito per le Pmi. Al tempo stesso, elevati livelli di debito continuano a richiedere una sana politica fiscale. Il consolidamento sul fronte della spesa rimane importante. Questa non è una contraddizione alla crescita: Progettazione di sistemi di innovazione efficaci, per esempio, ti aiuterà a finanze pubbliche sane e innovazione allo stesso tempo. Insieme a Maire Geoghegan-quinn Dirò di più su questo più tardi di questa mattina. Allo stesso modo, il consolidamento e l´equità sociale non sono in contraddizione o: Ulteriore intensificazione della lotta contro l´evasione fiscale è anche una questione di equità sociale e di etica civica. Signore e Signori, Una delle lezioni della crisi è che quando affronti una crisi finanziaria con il concreto rischio di una corsa agli sportelli e quindi un grosso rischio per la stabilità finanziaria, è necessario agire con forza per contrastare il panico. Tim Geithner si riferisce a questo come la "dottrina Powell" nella sua recente autobiografia, sostenendo l´uso della forza schiacciante - una combinazione di politica fiscale, la politica monetaria e finanziaria antincendio. "Dovresti sbagliare sul lato di fare troppo che fare troppo poco ... È più facile arrestare un panico finanziario che di ripulire dopo un disastro economico". Questo è, in generale, valido anche sulla base dell´esperienza europea. In primo luogo, l´Maastricht Emu 1.0 era completamente impreparata per il tipo di crisi finanziaria che abbiamo vissuto. Tali crisi non sembrano essere stati sulla mappa mentale dei progettisti originali dell´Uem, e quando una tale crisi, tuttavia è accaduto, non esistono strumenti antincendio per affrontarla. E una volta che si progetta di tali meccanismi di stabilità per evitare un panico finanziario e la conseguente disastro economico, è meglio avere il famoso "grande bazooka" e sparare alla grande - anzi, overshoot. In retrospettiva, nella zona euro negli anni 2010-11 sono stati spesi nella lotta agli incendi immediate, che divenne una esperienza di apprendimento e coinvolto un sacco di beghe interne tra le istituzioni ei governi. Dal 2012 la zona euro ha avuto il suo agire insieme meglio, grazie alla creazione del firewall permanente, o Meccanismo europeo di stabilità, e per le operazioni di Ltro della Bce e la decisione Omt. In parallelo alla lotta contro gli incendi, gli architetti hanno fatto il loro lavoro. La governance economica della zona euro è stata profondamente riformata e rafforzata, che ora fornisce un quadro solido per il consolidamento costante delle finanze pubbliche e il progresso delle riforme economiche. Il quadro giuridico di regolamentazione e supervisione finanziaria è stato rivisto, per la quale desidero congratularmi con il collega Michel Barnier - così come il Consiglio e il Parlamento per legiferare esso. Di conseguenza, oggi Emu 2.0 è molto più intelligente, più robusto e più persistente agli shock economici e finanziari rispetto all´originale. Ora la zona euro deve concentrarsi sulla realizzazione e l´utilizzo del toolbox ampliato e rafforzato. Questo è in realtà ciò che le raccomandazioni politiche della Commissione agli Stati membri dell´Unione europea la scorsa settimana sono tutti circa. Confido che il Consiglio avrà la prossima settimana li approva e quindi aiutare l´Europa a rimanere il corso della riforma economica, che è una condizione necessaria per promuovere una maggiore crescita e la creazione di posti di lavoro. La buona notizia è che gli Stati membri sempre più considerano le loro politiche economiche una questione di interesse comune - come dovrebbe essere in una unione monetaria, e come è scritto anche nel Trattato. La consulenza politica indipendente dalla Commissione consente agli Stati membri di peer-review vicenda. Non è una strada a senso unico, ma un processo reciproco per tutti, basato sul partenariato tra la Commissione e ciascuno Stato membro, in cui la proprietà delle riforme da parte dello Stato membro interessato è di essenza. Allo stesso tempo, gli Stati membri conservano la responsabilità ultima per le loro politiche di bilancio e le riforme strutturali - e quindi in ultima analisi per la crescita sostenibile e la creazione di posti di lavoro. Le raccomandazioni European Semester poggiano sul potere di argomentazione. La qualità dell´analisi è il fondamento della sua credibilità e legittimità. Vorrei cogliere l´occasione per riconoscere e ringraziare tutti i miei colleghi della Dg Ecfin per il loro prezioso lavoro e la dedizione instancabile questi ultimi quattro anni nel ridisegnare e l´attuazione di meccanismi di governance economica in Europa, e nel contribuire a tirare l´Europa fuori dalla crisi e impostare sulla strada della ripresa. Signore e Signori, Non si può negare che l´adeguamento strutturale che l´Europa sta attraversando chiama ancora per le scelte difficili e una forte volontà politica. La responsabilità e la responsabilità democratica della nostra strategia di risoluzione delle crisi poggia su molte spalle e mani. Sono molto onorato che quattro di questi forti paia di mani si sono uniti questo pannello oggi. Lasciatemi dire a Maria Luis Albuquerque che ho grande ammirazione per le decisioni, spesso difficili, che hanno dovuto essere prese, e gli sforzi compiuti dal popolo portoghese, nel corso degli ultimi tre anni per girare intorno l´economia. Sul retro di una migliore competitività, la stabilità finanziaria e le finanze pubbliche più sane, il Portogallo è oggi vedere una moderata ripresa economica e la diminuzione della disoccupazione. Siamo ben consapevoli che garantire e costruire su questi risultati continua a coinvolgere scelte difficili. Anche la Lettonia è stato attraverso un processo di aggiustamento doloroso, quello in cui gli elettori hanno appoggiato la volontà e la persistenza del governo, come Valdis Dombrovskis può dirci. Gli stati baltici rapida crescita dimostrano che il cambiamento può essere raggiunto rapidamente. La Lettonia ha introdotto l´euro quest´anno, e non vedo l´ora di "casa piena Baltico" l´anno prossimo, quando la Lituania si unisce pure. Trovare un approccio integrato alla zona euro "outs" o "pre-ins" durante l´assunzione di eventuali ulteriori misure a integrazione delle "ins" rimarrà vitale per l´Unione, e sono contento che possiamo trarre beneficio da intuizioni Valdis ´sia dal lati. In Jörg Asmussen, abbiamo un avvocato forte e costante della stabilità in Europa. Non sono solo riferisco solo di rispetto per regole di bilancio, che va senza dire. Penso anche del ruolo di Jörg nel drammatico week-end del 09-10 Maggio 2010, quando l´Europa ha dovuto creare rapidamente strutture che non erano stati previsti, l´Efsf e Efsm, per una situazione che non era previsto, sia. Tali decisioni hanno aperto la strada alla creazione del firewall permanente della zona euro per la stabilità finanziaria, meccanismo europeo di stabilità. E ´stato anche in questo periodo che la troika è entrato in esistenza. Mettendo insieme l´esperienza e la competenza delle tre istituzioni, il modello Troika ha dimostrato di essere una necessaria innovazione istituzionale - anche se non necessariamente una persona cara - per affrontare le sfide che l´area dell´euro ei paesi partecipanti al programma hanno dovuto affrontare. Con la sua conoscenza e professionalità, il Fmi ha contribuito determinante alla lotta contro la crisi. Sono lieto che Reza Moghadam potrebbe unirsi a noi e condividere la sua esperienza e le intuizioni con noi oggi. Signore e Signori, Vorrei concludere. Da antincendio a riforme strutturali: che è stato al centro cambiamento della politica economica europea nel corso degli ultimi quattro anni. Oggi, una ondata di riforme è in corso di rimuovere gli ostacoli di lunga data alla crescita e all´occupazione. Dobbiamo costruire il tipo di Europa che apre possibilità per i cittadini di innovare e creare nuove imprese e posti di lavoro. Un´europa che unisce spirito imprenditoriale e di una cultura della stabilità. Un´europa in cui i cittadini e le imprese possano beneficiare di un vero mercato unico. Un´europa che garantisce i diritti civili nell´era digitale. La crescita verde è un esempio calzante. L´ue è il leader globale quando si tratta di combattere il cambiamento climatico. Essendo sia efficiente delle risorse ed economicamente efficiente, dobbiamo trasformarlo in un vantaggio competitivo che offre non solo innovazione tecnologica, ma anche la crescita e l´occupazione. Lo stesso vale per i servizi digitali e di e-commerce. Le imprese, soprattutto le Pmi, devono essere in grado di rendere i loro servizi digitali a disposizione di tutti i 500 milioni di consumatori europei senza barriere artificiali. E ´assurdo che il movimento delle merci, delle persone e dei capitali in Europa è stata garantita già da decenni, mentre i bit e megabyte ancora troppo spesso si fermano quando raggiungono in commercio un confine nazionale. Signore e Signori, Gli anniversari (1914, 1944, 1989) ci stanno segnando in questi giorni ci ricordano che l´Unione europea è un grande progetto di pace e prosperità - si tratta di un progetto per un´Europa libera con la democrazia, lo Stato di diritto, la tutela dei cittadini diritti e un´economia sociale di mercato. Venticinque anni fa, nel 1989, la grande trasformazione ha cominciato a superare la divisione post-bellica dell´Europa. Guardate a Varsavia, a Riga, a Praga e Bucarest, come sono cambiati. La lezione fondamentale degli ultimi 25 anni è che le opportunità possono essere aperti con un forte impegno per le riforme strutturali, di spirito imprenditoriale, di equità sociale, e per il rispetto dello Stato di diritto. Non tenterò di prevedere esattamente come saranno ulteriormente approfonditi l´Unione economica e monetaria. Avrà bisogno di tempo, la leadership e in largo legittimità. Ma nel frattempo, abbiamo bisogno di riformismo realistico. Abbiamo bisogno di un impegno costante sia nell´Ue e negli Stati membri per creare nuove opportunità per la crescita e l´occupazione, a vantaggio di tutti i nostri cittadini. Questo è ciò che oggi Economic Forum è molto circa. In attesa di una discussione stimolante. Grazie mille.”  
   
   
UE, REGOLAMENTO FINANZIARIO: LE DINAMICHE DI RIFORMA INTRAPRESO DAL 2010 DEVONO ESSERE PROSEGUITE  
 
Parigi, 10 giugno 2014 - Di seguito l’intervento di di ieri Michel Barnier Membro della Commissione europea responsabile per il Mercato interno ei servizi all’ Audizione davanti alla Commissione Finanze del Senato francese:” Signor Presidente, Illustri senatori Grazie per questo nuovo bando è parte di un dialogo costante e significativo che abbiamo dal 2010. Udienza di oggi è in qualche modo il risultato di questo dialogo, in quanto deve permetterci di fare un primo bilancio di questi quattro anni e mezzo per imparare le lezioni della crisi finanziaria e ripristinare finanziaria al servizio dell´economia reale. Questa audizione è anche in un contesto molto particolare, quella di un aumento di euroscetticismo in Francia, ma anche nel Regno Unito, Danimarca e Italia. Oggi più che mai, sembra utile parlare regolamentazione finanziaria, che è un buon esempio del valore aggiunto dell´azione dell´Ue. Ricordiamo la situazione sulla mia prima audizione prima della commissione nel gennaio 2011: l´instabilità prevalente sui mercati; alcuni investitori giustamente temevano per le loro economie; Zona Euro, vale a dire, il cuore della costruzione europea, minacciando di esplodere. Cerchiamo di essere onesti, le responsabilità di questa situazione sono stati condivisi:. L´economia europea è stato sottoposto ad uno shock finanziario esterno violento dagli Stati Uniti Zona Euro consisteva in una unione monetaria e di una misura di budget minore. Eravamo - Stati Uniti, come Commissione - negligenza nella regolamentazione finanziaria. E a livello nazionale, anni di cattiva gestione delle finanze pubbliche avevano ridotto il margine di manovra disponibile. Ma è in ogni caso evidente che la sequenza senza precedenti crisi finanziarie sociali, economici, fiscali,, ha mostrato i limiti di una capacità di risposta prevalentemente nazionale. In un mondo finanziario globalizzato, nessun singolo regolatore nazionale ha la capacità di regolare i derivati ​​negoziati Otc, o imporre regole sulle agenzie che valutano il debito. E le risposte non coordinate delle autorità di vigilanza nazionali generalmente rivelarsi controproducente. Questo è stato il caso in cui alcune autorità di vigilanza hanno chiesto alle banche di limitare le loro attività all´interno dei confini nazionali, allo stesso tempo, limitando le possibilità di finanziamento transfrontaliero di aziende e privati. Così abbiamo dovuto lavorare insieme a livello europeo, e questo è ciò che abbiamo fatto dal 2010, con un sacco di energia e penso risultati. Non voglio prendere uno ad uno i 40 legislazione europea abbiamo proposto, e che, per la maggior parte, sono state adottate. Alcuni esempi , tuttavia, per misurare i progressi compiuti dopo la crisi: Il monitoraggio si è rivelato difettoso - A seguito della relazione presentata da Jacques de Larosière, abbiamo stabilito nel 2011 tre forti autorità europee per regolamentare meglio e armonizzare la supervisione di banche, assicurazioni e mercati dei titoli, e il Comitato europeo per il rischio sistemico. Le banche hanno dimostrato sottocapitalizzate - Con "Crd Iv", sono ora tenuti a detenere più capitale, di migliore qualità, meglio assorbire le perdite che potrebbero subire. Mercati dei derivati, che operavano in un ambiente opaco e gran parte non regolamentata, sono sottoposti dall´inizio del 2013 Emir, che li rende trasparente, semplice e sicuro. Infine, la crisi ha messo in evidenza le gravi conseguenze di una frammentazione del mercato unico dei servizi finanziari, in particolare per i membri della zona euro - Stiamo cambiando con l´unione bancaria, che ci permettono di identificare meglio i rischi, attraverso una supervisione unica qualità delle banche, e la faccia insieme in maniera ordinata, facendo appello agli azionisti, creditori e un unico fondo di risoluzione finanziato dalle banche, piuttosto che i contribuenti. Illustri senatori So che avete seguito con attenzione, mese dopo mese, questo lavoro ci ha permesso di attuare l´agenda del G20, rafforzando l´area dell´euro. Vi hanno contribuito anche attraverso le risoluzioni europee, compresa l´unione bancaria [ad esempio nel febbraio 2014, relazione François Marc e la risoluzione Richard Yung sul singolo meccanismo di risoluzione]. Sia per dare una cifra, direi che abbiamo raggiunto l´80% del programma estremamente ambizioso che ci siamo posti. Ma lo scopo di questa udienza non è a congratularsi con se stessi per il loro lavoro. Direi piuttosto un paio di parole su ciò che resta da fare, distinguendo tre punti . I - In primo luogo, abbiamo bisogno di adottare il restante 20% della nostra agenda regolamentazione finanziaria. Alcuni documenti importanti sono ancora alla proposta della Commissione. Abbiamo fatto il nostro lavoro. Ora abbiamo bisogno di nuovi deputati e gli Stati membri facciano la loro cogliendo record dall´inizio della sessione parlamentare. 1. Penso che prima di riforme strutturali ho proposto il 29 gennaio per le 30 maggiori banche europee. Se le nostre regole di trasparenza, la vigilanza, il capitale e la risoluzione dovrebbero essere sufficienti per evitare il ripetersi della crisi finanziaria nella maggior parte delle banche europee, possono essere inadeguati per questi 30 grandi banche, che sono in realtà " troppo grande troppo fail ". Così ho proposto di vietare queste banche più rischiose attività speculative e dare il supervisore la possibilità di chiedere le attività sussidiarie mercati a rischio. So che questa proposta va oltre alcune riforme nazionali, e possa sollevare preoccupazioni. Ma abbiamo preso in considerazione in modo molto preciso il suo impatto sulle banche. 2 Un altro progetto che rimane per il momento nel progetto. Nostre iniziative sul sistema bancario ombra. Anche in questo caso, vi è urgente: quali lezioni abbiamo imparato dalla crisi se lasciamo prosperare accanto ad alcuni giocatori meglio regolamentati e più forti, attività a rischio? rischio semplicemente spostiamo il rischio fuori dallo schermo le autorità di vigilanza radar. Detto questo, il bancario ombra termine copre molte aree e molteplici attori. Alcuni sono direttamente rilevanti per il finanziamento dell´economia. Altri sono più vicini alla speculazione. Alcuni sono piccoli, alcuni di rilevanza sistemica. Non è quindi in questa zona, ma una singola misurazione direzione lavori e il controllo del paziente per individuare le aree a rischio, quelle in cui la trasparenza è insufficiente o pratiche che minano l´intero sistema finanziario. Questo lavoro è tanto più importante che il settore finanziario è ormai interconnesso. Ci sono più le banche e le compagnie di assicurazione su un lato e hedge fund o fondi di mercato monetario, dall´altro. Ma i giocatori che lavorano insieme e negoziare. Così che il fallimento di uno può interessare tutti. Questo è il motivo per cui questo compito è così importante e deve rimanere una priorità per il G20, che è dato al rischio di un rallentamento sulla regolamentazione finanziaria in generale. Non deve rilassarsi nostri sforzi, tra cui nel contesto attuale di tassi di interesse storicamente bassi e liquidità abbondante può indurre alcuni operatori finanziari a prendere più rischi. E finora, come abbiamo fatto per altri settori, dovrebbero affrontare la questione del sistema bancario ombra, tenendo conto di fonti alternative di finanziamento che fornisce all´economia reale. Si tratta di un delicato equilibrio che abbiamo, credo, trovata con la nostra proposta sui fondi del mercato monetario, che vogliamo preservare il ruolo importante per il finanziamento a breve termine delle istituzioni finanziarie, imprese e governi a migliorare la loro la stabilità e la liquidità del profilo. [ 3. Infine, i co-legislatori dovrebbero cogliere più velocemente la nostra proposta sui parametri di riferimento. Gestione di casi di indici quali il Libor e Euribor ha avuto un impatto diretto e tangibile sul tasso dei contratti assunti da imprese e individui, come ipoteche o tasso di interesse variabile relativa ai pagamenti con carta credito. Essi mostrano chiaramente la duplice necessità di finire il lavoro di regolare commessi dopo la crisi, pur rimanendo sempre attenti a nuovi rischi, che non sono teorici. Ii - È necessario quindi implementare le nostre riforme - compito a volte ingrato e tecnico, ma essenziale! Dobbiamo garantire la corretta applicazione di ciascuno dei nostri testi, cominciando ad adottare atti delegati nel nostro riforme Crd4 e Solvency 2, in modo che essi contribuiscano realmente a una maggiore stabilità, trasparenza e responsabilità. In questa fase di implementazione, non è escluso che si scopre difetti di questo o quel testo. Dobbiamo prepararci ed essere in grado di rivedere al rialzo il livello di ambizione di alcuni accordi politici. Vediamo per esempio, nei prossimi anni, se gli effetti di testo equivalenti alla nostra sono state adottate dai nostri partner, come ad esempio la regolamentazione dei fondi a leva finanziaria (hedge funds), che è un tema importante nel contesto della abbondanza di liquidità cui ho parlato. L´esperienza ci dicono anche se le misure che abbiamo adottato per aumentare l´accesso al mercato in alcuni settori, come ad esempio la revisione - in cui il periodo di rotazione di 6 anni proposto dalla Commissione è stato esteso a 10 anni i co-legislatori - hanno prodotto i loro effetti, o se devono essere completati. E ´lo stesso nel campo delle agenzie di rating del credito, dove ci sarà anche valutare l´impatto dei nuovi poteri conferiti all´Esma, basta fare uso del libero arbitrio sanzionatorio Standard & Poor erroneamente annunciato per il degrado il rating francese nel novembre 2011. Dove appaiono lacune, dobbiamo essere pronti per regolare i nostri testi. Inoltre, è per questa eventualità abbiamo pianificato molti periodi transitori e clausole riviste. Essa non esiterà a giocare se necessario. Iii - Infine, dobbiamo rimanere consapevoli dell´impatto delle nostre riforme sulla crescita e finanziamento dell´economia. Analisi economica del programma di regolamentazione finanziaria, che abbiamo pubblicato il 15 maggio, ha il vantaggio di esaminare la coerenza e l´impatto globale della nostra risposta alla crisi finanziaria. E ´troppo presto per trarre conclusioni definitive sull´impatto, lo studio dimostra che le nostre riforme rafforzeranno la stabilità finanziaria, per ridurre la probabilità e la gravità di crisi future e migliorare l´efficienza e l´integrità mercati finanziari e integrazione finanziaria in Europa. Nel loro insieme, le nostre riforme dovrebbero contribuire a ripristinare la fiducia nel sistema finanziario e di migliorare l´allocazione del capitale in Europa, due condizioni per tornare alla crescita nel nostro continente. Tuttavia, queste due condizioni non sono sufficienti. Dobbiamo sostenere le riforme di competitività a livello nazionale - cioè le raccomandazioni obiettivo di ogni paese europeo, che sono stati proposti dalla Commissione la settimana scorsa, e che si concentrano su questioni economiche così come di bilancio - ma anche in europea. Abbiamo progredito su questo tema dal 2010 con le misure del mercato unico, come il brevetto europeo, la creazione di un mercato unico digitale e la semplificazione delle norme in materia di appalti pubblici, in particolare per facilitare accesso per le Pmi. Dobbiamo anche agli europei e le imprese avere accesso al finanziamento di cui hanno bisogno per i loro progetti. Ecco perché abbiamo accuratamente calibrato le nuove regole prudenziali per le banche, che svolgono un ruolo chiave nel recupero. Questo è anche il motivo per cui noi incoraggiamo lo sviluppo di altri attori, mercati o tecnico, per affrontare i problemi strutturali nel finanziamento di alcune imprese, come start-up e imprese sociali, o più in generale per incoraggiare gli investimenti a lungo termine. Questo è quello che abbiamo fatto nella creazione di fondi di venture capital europei e imprenditoria sociale, che sono stati operativa dal luglio 2013, e proponendo la creazione del Fondo europeo per gli investimenti a lungo termine. Con la strada sul finanziamento a lungo termine, che abbiamo pubblicato il 27 marzo, vogliamo andare oltre, senza trascurare alcuna pista, che si tratti di crescenti investitori istituzionali e dei mercati finanziari ruolo alla ricerca di nuove formule di finanziamento, come crowdfunding, o cartolarizzazione di buona qualità. Non è questione di dimenticare i rischi associati ai titoli di cartolarizzazione quando sono regolamentati sufficientemente. Per porre rimedio a queste carenze, che sono state adottate forti misure legislative in Europa [regole di conservazione del rischio, una maggiore trasparenza, supervisione delle agenzie di rating]. Tuttavia, in questo ambiente igienizzato, un mercato della cartolarizzazione attivo e ben regolato può contribuire a promuovere la concessione di nuovi prestiti bancari al "economia produttiva" e di fornire un´opportunità per gli investitori istituzionali per finanziare i mutuatari di piccola o medie dimensioni che non avrebbero altrimenti accesso. Illustri senatori Adozione di alcuni testi importanti che restano sul tavolo i co-legislatori, l´attuazione e il possibile miglioramento dei testi adottati, lo studio dell´impatto della nostra crescita programma di controllo: questi tre punti indicano che il grande movimento di riforma che abbiamo noleggiato lì quattro anni e mezzo non si ferma. Per questo, oltre alle istituzioni dell´Ue e gli Stati membri, sembra importante che i parlamenti nazionali restano vigili, e coinvolgono questioni sostanziali come avete fatto dal 2010, attraverso i vostri utili, risoluzioni e audizioni come quella di oggi. Penso anche che deputati e senatori dovrebbero impegnarsi con le parti sociali, le associazioni, chiese, università, un grande dibattito sul futuro dell´Europa e il progetto dell´Unione per la Francia . Non dimenticare l´esito delle elezioni europee, ci sono solo due settimane! E non aspettare 5 anni per parlare di Europa! Questo dibattito mi chiamo i miei auguri dovrebbe consentire di porre la domanda del valore aggiunto europeo individuando una mano zone in cui l´azione politica è più efficace a livello nazionale o regionale, e altri A parte le poche aree prioritarie in cui abbiamo bisogno di agire a livello europeo per rimanere liberi nel mondo di domani, come la politica industriale, energia, digitale o di difesa. Grazie per la vostra attenzione, e sono disponibili per la chat.  
   
   
DA UE € 500 MILIONI PER L´ASSISTENZA MACROFINANZIARIA A FAVORE DELL´UCRAINA  
 
Bruxelles, 11 giugno 2014 - La Commissione europea, a nome dell´Unione europea, ieri ha avviato € 500 milioni sul mercato dei capitali per finanziare la prima tranche del prestito per l´Ucraina nell´ambito della nuova assistenza macrofinanziaria programma (Mfa Ii). Il finanziamento è stato sollevato mediante un rubinetto della Ue a 10 anni € 2600000000 prestito obbligazionario emesso aprile, portandolo a € 3200000000, a seguito di un rubinetto iniziale di € 100 milioni, il 14 maggio. I proventi delle operazioni di oggi saranno erogati in Ucraina il 17 giugno, la data di regolamento dell´operazione. La nuova tranche ha un prezzo di emissione di 102,976, e cede il 1,545 per cento, che equivale a Ms +3 bps e di circa 21 bps sopra il Dbr 1,75% Feb-24 legame. Libri sono stati aperti alle 8.45 Cet e chiuso prima delle ore 10, che contiene ordini superiori a € 1,25 miliardi. Prezzi a Ms +3 bp era alla fine stretta di quanto ci si aspettava. Joint lead manager sono Deutsche Bank, Jp Morgan, Landesbank Baden-württemberg (Lbbw) e Société Générale Cib. Il 30% delle obbligazioni è andato in Asia, il 60% per la zona euro e il 10% in altri paesi europei. Dall´europa, la Germania ha avuto il più alto stanziamento con il 44% di tutte le obbligazioni, seguita dai Paesi Bassi (8%), Francia (6%), Svizzera (6%), il Regno Unito (4%) e Italia (2%). In termini di tipologia di investitore, il 30% è stato destinato a istituzioni ufficiali / banche centrali, il 59% alle tesorerie delle banche e l´11% ai gestori di fondi. Mfa Ii sta sostenendo in Ucraina con prestiti fino a 1 miliardo di € ed è attuato in parallelo con il programma già approvato di € 610.000.000 (Mfa I), per un totale di una quantità combinata di fino a € 1610000000. Una prima erogazione di € 100 milioni nell´ambito dell´Amf mi hanno fatto in Ucraina il 20 maggio. Vedere Ip/14/570. Sfondo Amf per l´Ucraina - La nuova assistenza macrofinanziaria (Mfa Ii) Il programma ha lo scopo di aiutare l´Ucraina economicamente e finanziariamente nella fase critica attuale del suo sviluppo. E ´parte del pacchetto per sostenere l´Ucraina ha annunciato dalla Commissione europea il 5 marzo e approvate dal Consiglio europeo il 6 marzo. Informazioni sulle operazioni di Amf passato, comprese le relazioni annuali, può essere trovato qui: http://ec.Europa.eu/economy_finance/eu_borrower/macro-financial_assistance/index_en.htm Ue come un mutuatario Dal gennaio 2011 l´Ue ha raccolto complessivamente € 48,2 mld dal mercato obbligazionario, utilizzato principalmente per il meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria o Efsm (€ 46,4 mld) e il resto per la bilancia dei pagamenti programma di prestiti (€ 1,2 miliardi) e per la Macro -Assistenza finanziaria (€ 0,6 miliardi). Sotto il Mae per l´Ucraina fino a € 1,01 miliardi è ancora da finanziare. L´ue è valutato Aaa / Aaa / Aa + da parte di Fitch / Moody ´s / S & P e di tutte le prospettive di rating sono stabili. L´ue finanzia i suoi prestiti mediante l´emissione di strumenti di debito nei mercati dei capitali. Emissioni da parte dell´Ue vengono eseguite dal reparto operazioni finanziarie della Commissione Europea con sede a Lussemburgo.  
   
   
EUROPA, UNA NUOVA CLASSE DIRIGENTE PER SFIDARE GLI EUROSCETTICI  
 
Trento, 11 giugno 2014 - Ad una settimana dalle elezioni europee, che ha restituito il Parlamento più euroscettico dal 1979, il Festival dell’Economia di Trento prova ad offrire spunti e indicare delle prospettive di rilancio di un’Unione continentale che mai come oggi avverte il peso del cambiamento globale. Su un aspetto, un politico - lo spagnolo, nonché accademico, Josep Borrell Fontelles - e due docenti con salde relazioni internazionali - Sergio Fabbrini professore di Scienza politica dell´Università Luiss di Roma e Marc Lazar Professore di Storia Politica e Sociologia a Sciences Po (Parigi) – concordano: l’Europa non può fare a meno dell’Europa. Affermazione scontata ma che richiede risposte concrete ed immediate. E soprattutto, una nuova classa dirigente, capace di interpretare le istanze di un Continente che rischia la deriva economica e politica, nonché di rispondere, riformando la burocrazia e la politica, al fronte sempre più compatto e numeroso degli euroscettici. L’analisi più dura arriva da Sergio Fabbrini secondo il quale l’Europa rischia una doppia spaccatura: tra Nord e Sud, con Inghilterra e Danimarca molto lontane dall’idea di un’Europa comune, rispetto ad una Grecia e Spagna alle prese con una crisi economica che rischia di far crescere il fronte degli scontenti, e verso Est, dove il voto europeo ha registrato una partecipazione al di sotto del 20 per cento. “E’ chiaro – ha aggiunto a riguardo Fabbrini – che i Paesi dell’Est sono interessati solo ad un mercato europeo, di libero scambio di merci e manodopera, e non certo avvertono il bisogno di un’unione politica, lontana dalla loro cultura”. A rendere più critica la situazione c’è una Francia in crisi, che sembra aver perso quella leadership politica su cui per decenni ha retto l’asse tra Berlino (forza economica) e Parigi (forza politica). “Non possiamo pensare ad un’Europa senza la Francia”, ha ribadito Fabbrini, facendo riferimento al successo straordinario del Fronte Nazionale di Le Pen. E allora come uscirne, se non con una nuova classe dirigente. E su questo sembrano concordare, seppure con sfumature diverse, tutti e tre i relatori. Josep Borrell Fontelles, forte anche del suo ruolo ricoperto dentro il parlamento europeo, evidenzia i limiti di una classe dirigente europea, ancora troppo ancorata agli schemi nazionali (“riflessi in ambito europeo”) e ancora incapace di ragionare con una visione sovrannazionale, europea. Dal dibattito esce dunque il profilo della futura classe dirigente (politica) europea: una classe politica che non potrà più permettersi scandali e sprechi (“I partiti non possono sprecare milioni di euro e chiedere sacrifici alla gente”, Lazar), con una formazione forte e dotata di lungimiranza (“Basta con funzionari e responsabili di partito privi di rispetto da parte degli elettori”, Borrel) e capace di pensare in grande (“Dovranno risolvere due ordini di problemi, la disuguaglianza politica e geografica”, Fabbrini). Sarà l’agenda politica dei prossimi mesi a confermare la volontà europea di cambiare rotta verso un’unione vera, non solo basata su criteri e rigidità economiche e finanziarie.  
   
   
IL FUTURO SECONDO MATTEO RENZI: "FRA 10 ANNI UN ALTRO MESTIERE, MA ORA CAMBIAMO L´ITALIA"  
 
 Trento, 11 giugno 2014 - Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha fatto la sua comparsa l’ 1 giugno al Festival dell’Economia sul palco del Santa Chiara di Trento con quasi tre quarti d’ora di ritardo rispetto al programma, in jeans e camicia azzurrina, accompagnato da Tito Boeri e Enrico Mentana. Dopodiché, non si è risparmiato. In circa un´ora e mezza, in quella che era di fatto la prima uscita pubblica dopo le recenti elezioni europee, ha toccato tutti i temi che gli stanno a cuore, dalle riforme, a partire da quella del Senato, alla "rottamazione" ("fra 10 anni - ha assicurato - non dovrò più fare questo mestiere"), passando per l´Europa, l´emigrazione, persino la comunicazione e l´attuale attrito con la Rai, strappando numerosi applausi a scena aperta. Questa una sintesi del suo intervento, il più atteso di questa Ix edizione del festival dell´Economia. Una congiuntura astrale irripetibile - “Non c’è una riforma unica che risolve tutto, serve uno sguardo d’insieme. Riguardo alle raccomandazioni della Commissione europea non ho particolari timori Ciò che conta è semmai cosa i Governi si attendono dalla Commissione. Primo: oggi abbiamo una congiunzione astrale irripetibile. La convinzione diffusa che le scelte fatte fin’ora, tutte centrate su parametri di rigore, non ci hanno consentito di uscire dalla crisi. Il resto del mondo ha fatto scelte diverse. Poi bisogna discutere anche chi ha rispettato i parametri dell’Europa, perché finora solo Germania e Italia lo hanno fatto. Secondo: bisogna cambiare i vertici delle istituzioni. Il voto non ha espresso una maggioranza assoluta verso un candidato o un altro. Non c’è un problema Junker. Quello è un nome, non il nome. Il voto non ha espresso una richiesta forte su un nome ma su ciò che dovrà fare la Commissione. Terzo: cosa farà l’Italia. Noi vogliamo andare a fare un discorso ambizioso a Strasburgo, non un discorso di piccolo cabotaggio. E ancora: ci sono 183 miliardi di fondi europei e di fondi per la coesione e sviluppo che dobbiamo spendere bene. Quindi, la politica deve tornare a fare il suo mestiere, oppure nessuna misura economica la salverà". Europa, energia, immigrazione - Mentana, facendo anche riferimento alla presenza dell´Ad della Fiat Sergio Marchionne in sala, ha sottolineato come Renzi si sia assicurato con le ultime elezioni “il 40% del mercato”. Forte di questo risultato, l´Italia può chiedere in Europa il commissario, il presidente dell’eurogruppo o qualche altra carica? Secca la risposta: "Il Pd italiano è il partito che ha preso più voti assoluti in Europa, più della Cdu. Ma non credo che l’Italia debba fare una battaglia all’Insegna dell’italianità. Noi dobbiamo dire: l’Italia porta alla discussione un pacchetto di proposte concrete. Ad esempio, sull’energia. Noi non abbiamo interconnessioni fra Francia e Spagna Di che cosa parliamo? O ancora: come ci relazioniamo con l‘Africa? Con la Libia, ad esempio, da qui tra parentesi parte il 96% degli immigrati che raggiungono le nostre coste, e che gestiamo da soli? L’europa ci dice tutto sulla pesca ma se si tratta di salvare un bambino di 3 anni che sta affogando l’Europa si gira dall’altra parte. Io voglio un’Europa che abbia un ‘anima. Il nome in questo momento è secondario”. Due gruppi si contendono il Governo del Paese - “Non penseremo mica che il problema dell’occupazione con Garanzia Giovani? Io sono contento che ci sia, ma non basta questo. O facciamo una discussione seria sulle riforme globali o non andiamo da nessuna parte. Prima le riforme istituzionali: voi vivete una provincia autonoma, ma altrove il problema del Titolo V della Costituzione è importante, sia per le risorse, sia per la distribuzione delle competenze, in campi ad esempio come l’energia. L’abolizione del Cnel la diamo come gadget, so che siete tutti preoccupati per questo. Subito dopo queste riforme si va alla nuova legge elettorale. Il risultato recente dimostra che posiamo andare verso due gruppi, mi piacerebbe dire due partiti, ma almeno due schieramenti, che si combattono per il governo del Paese. Io dico che su questa legge qui si chiude. Può alzarsi ulteriormente il tetto? Io credo che ci vorrebbe una soglia comprensibile, il 50 è troppo ma il 37,5 farebbe pensare alla febbre. L’importante è che ci sia un ballottaggio alla fine del quale sai chi vince, e sai a chi dare la colpa. Nelle aziende è così. Ci vuole anche per il Paese. Abbiamo avuto per anni politici che sono stati campioni degli alibi. Non c’è l’ho fatta perché c’era una coalizione litigiosa, i sindacati, le zanzare a Roma…ma se tu sei lì per governare non puoi accampare scuse. Se io non riesco a fare le riforme è colpa mia. Il ballottaggio in questo senso è fantastico, perché alla fine uno che vince c’è”. Il Senato? Avrei dato più spazio ai sindaci - Il Senato, dunque, ha incalzato Mentana, è da abolire? “Se dovessi dire la mia, avrei dato molta più importanza ai sindaci, in Italia, perché ritengo che storicamente in italia siano più forti la municipalità e le autonomie territoriali che le regioni. Ma mi si potrebbe dire: abbiamo fatto una proposta opposta. Il fatto è che raccogliamo un dibattito lungo 70 anni. Ci hanno detto che abbiamo impostato la riforma del Senato a casaccio. Ma qualcuno ha letto i dibattiti della Costituente? Il bicameralismo perfetto fu un compromesso, trovato da Dc e Pci, che non si erano messi d’accordo sulla funzione della seconda camera. Oggi, in un clima un po’ più sereno, possiamo dire che un Senato che rappresenti gli enti territoriali ha un senso? Attenzione, esso non avrà dei senatori pagati per fare i senatori, perché altrimenti ciò provocherebbe una ulteriore crescita dei costi della politica. Quindi: la nostra proposta è motivata, è in linea con gli altri paesi europei, non è campata in aria. E fatta questa riforma, poi, finalmente ci divertiamo. Dopo possiamo discutere anche della battaglia sulla burocrazia e i gruppi dirigenti”. I corpi intermedi, il fisco - Renzi è del gennaio 1975: in quell’anno, ha ricordato ancora Mentana, Agnelli e Lama siglarono un accordo sul punto di contingenza, “evento che è l’emblema del consociativismo, forse anche a spese del paese e della sua crescita. I corpi intermedi sono un problema?” “Noi dal 1° luglio avremo la guida dell’Europa – ha risposto Renzi – e sarebbe bello arrivare a quell’appuntamento con un programma serio su cui i corpi intermedi possano darci il loro contributo. Ma senza bloccare tutto. Ad esempio: riforma della pubblica amministrazione. La prima regola sarà abolire la formula ‘di concerto’. E’ necessario specificarlo, che in un governo si lavora assieme? Quindi, cambiare approccio mentale. E poi: cambiare le regole del gioco, e farlo in fretta. Il 13 giugno la legge delega, entro la fine del mese la Giustizia. Abbiamo una Giustizia civile che va riformata, ma anche quella amministrativa e contabile ha qualche problemino. Siamo un po´ in ritardo sul fisco: gli uffici sono pronti, sono stato io a rallentare perché c’è qualche aspetto da approfondire. Il fisco però deve diventare una cosa semplice. Abbiamo scadenze incomprensibili. Ci sono paesi seri in cui paghi le tasse una volta sola, noi abbiamo destagionalizzato il lavoro dei commercialisti”. Ossessionati dalla comunicazione - Ed ancora: “Sono ossessionati tutti dalla comunicazione, da come il quotidiano domani riporterà la conferenza stampa. Non c’è cosa che attiri di più un ministro o un giornalista dell’annuncio di una deducibilità o una detrazioncina. Il meccanismo di cambiamento è appena iniziato. La gente non ha votato per me o per il Pd. Ha votato per un cambiamento. Sarebbe importante parlare di politica industriale: cosa facciamo a Piombino, cosa facciamo a Termini Imerese… Io sono arrabbiato con me stesso perché se c’è una cosa che non sono riuscito a spiegare in questi tre mesi è la visione. Attenzione: da qui a 10 anni se il nostro è un paese serio io devo avere smesso di fare politica. Non dobbiamo più fare politica per tutta la vita. Siccome siamo stati i teorici della rottamazione dobbiamo avere ben presente che dobbiamo dare il buon esempio". Manifatturiero e cultura non si elidono a vicenda - "L’italia rimane un paese manifatturiero, ma si possono avere grandi realtà manifatturiere e contemporaneamente non preoccuparsi tutti i mesi di un muro che crolla a Pompei. La cultura, i musei possono generare non solo valore emozionale e morale ma anche posti di lavoro. Mi aspetto fra 10 anni un’Italia che sia…smart non si può dire, figurarsi cool…felix è troppo latinorum…diciamo bella. Un’italia a cui i giovani che se sono andati vogliano ritornare, ma non perché c’è un comunicato di Palazzo Chigi lamentoso. Noi siamo speciali a parlare mali di noi stessi. Mi dicono che sullo storytelling, sulla narrazione, insisto troppo. E’ invece il primo impegno. Poi, certo, bisogna che i provvedimenti anticorruzione funzionino. Secondo me c’è una diversità di vedute fra l’Italia reale e quella degli addetti ai lavori. A volte noi consideriamo priorità cose che non sono tali per i cittadini. A volte apro i giornali e vedo 10 pagine di politica: ma perché?" "Sblocca italia": via libera ai sindaci e alle opere che attendono da 40 anni - "Sapete quanti immobili pubblici sono bloccati? Vi do una notizia. A breve chiederò a ciascun sindaco di individuare le partite bloccate sul territorio. Su certe questioni on occorre sentire il sindaco, ovviamente. Che Bagnoli sia uno scandalo lo sappiamo, se uno vuole l’Italia bella non può tenersi quello scandalo lì. Farò un provvedimento ad hoc, ´Sblocca Italia´, che consenta a chi ha voglia di fare di farlo. Questo provvedimento consentirà di sbloccare una serie di interventi che sono fermi da 40 anni. Se riusciamo a farlo, avremo non solo effetti positivi sull’occupazione: avremo un’iniezione di fiducia. Ogni volta che passo davanti a un bene pubblico e mio figlio mi dice: perché quella struttura è ancora in macerie? mi sento male. Cosa posso rispondergli? Perché è un bene pubblico? Basta: entro l’estate avremo un provvedimento specifico, con regia a Palazzo Chigi. Dobbiamo togliere gli alibi a noi stessi. Chiederemo: caro sindaco, o caro investitore, perché non puoi andare avanti? Cosa manca? Un’autorizzazione, una procedura? Li sblocchiamo. E poi: trasparenza totale. Ho firmato la declassificazione degli atti dei Servizi segreti perché ho voluto mandare un messaggio culturale. Dobbiamo fare passare il concetto che l‘Italia non è il paese delle nebbie e dei ‘gomblotti’ di Aldo Biscardi". L´expo grande occasione anche per l´agricoltura - L’expo dovrà essere una grande occasione per il Paese. Dovrà rilanciare il tema dell’agricoltura, del made in Italy, del food. 20 anni fa essere cuoco non faceva figo. Oggi intanto ti chiamo chef, e poi, c’è il successo che nasce dallo storytelling generato dalle trasmissioni televisive. Per l’agricoltura ancora non è stato fatto. E’ un mondo che va riraccontato. Anche all’estero”. La polemica con la Rai - Sulla polemica con la Rai e lo sciopero annunciato Renzi è stato altrettanto diretto: “Non abbiamo chiesto di tagliare sui programmi o sui contenuti. Abbiamo chiesto che in un momento in cui tutto il Paese sta dando il suo contributo al risanamento dello Stato, la Rai riorganizzi le sedi regionali oppure venda Rai Way (atto bloccato dal ministro Gasparri). Ray Way non è strategica per la Rai. Quindi si può vendere. Se di mestiere facessi il gruppo dirigente della Rai io una riflessione la farei. E´ facile: non è un´operazione complicata. Non voglio mettere il naso in Rai in termini di sostegno alla carriera di qualcuno. Vorrei dare un contributo in termini di contenuti. E poi: il Parlamento, con la sua apposita commissione, che proposta fa per i prossimi 20 anni? Qual è la proposta culturale? La tv deve rivolgersi ai giovani, ne hanno bisogno, perché il maestro Manzi di internet, dov’è? Questa è la sfida. La posizione del sindacato la trovo incomprensibile. Io dico: se avessero annunciato uno sciopero prima delle elezioni, avrei preso non il 40% ma il 42%." Infine, alcune domande rivolte dai giovani presenti in sala. - Immigrazione: "c’è bisogno di una presenza maggiore nei paesi di origine? Sì. Ad esempio in Libia. Il 96% degli immigrati arrivano da lì, anche se i flussi si originano magari dal Corno d´Africa. Quindi ci vuole un ruolo delle organizzazioni internazionali degno di questo nome. Credo ci sia bisogno anche di regole interne all’Europa. L’inghilterra sta andando nella direzione opposta a quella seguita finora. Ad esempio, Londra è la sesta città “italiana” oggi nel mondo. Noi non possiamo avere un commissario europeo che ci dice: dovete accogliere i rifugiati, e poi chiudere le frontiere. Noi lo sappiamo già che dobbiamo soccorrere chi affoga, non ce lo devono dire. Ma non si può pensare che in Europa circolino gli euro e non le persone". Scuola-lavoro-università: "anche qui bisogna cominciare a cambiare lo storytelling. Non esiste che si dica che chi va all’estero è un genio e che chi resta in Italia è un caprone. Attenzione: io al Mit ho incontrato persone straordinarie. Ma non diverse da quelli che ci sono qui Una volta ho incontrato uno che mi ha detto: sono un cervello all’estero. No, diciamo che era all’estero. Certo, dipende da noi: se la burocrazia limita le opportunità ai ragazzi, mandiamo via i burocrati, non i ragazzi. Dopodiché, io investo per un’università che attiri ragazzi dall’estero, da ogni arte del mondo. E’ giusto che chi vuole andare vada. Ma io credo che sia possibile costruire un’Italia diversa dove i giovani vogliano rimanere". Le imprese: "io non parlo del passato. La Fiat è un pezzo di storia italiana. A me interessano il presente e il futuro e io lavoro affinché l’industria dell’auto possa avere un futuro nel nostro Paese. Vorrei anche visitare gli stabilimenti di Detroit in autunno, nell’ambito di un giro che faremo negli Usa. E’ evidente che abbiamo una preoccupazione occupazionale: penso a Termini Imerese, al Sulcis, a Taranto, luoghi dove si deve ideare un patto industriale diverso. L’occupazione deve tornare a crescere anche sul versante del manifatturiero. La priorità però è cambiare le condizioni di contesto, le regole del gioco. E poi, essere in grado di investire nel capitale umano".  
   
   
LE RICETTE DEL MINISTRO PADOAN PER LA CRESCITA  
 
Trento, 11 giugno 2014 - Cosa fare per la crescita: a rispondere a questa domanda l’ 1 giugno è stato chiamato, a Trento, al Festival dell’ Economia il ministro dell´Economia del governo Renzi, Pier Carlo Padoan. Già vicesegretario generale e capo economista dell´Ocse, nonché direttore esecutivo italiano del Fondo Monetario Internazionale e consigliere economico dei governi D´alema e Amato, Padoan è stato protagonista di uno degli incontri più attesi di questa nona edizione del Festival dell´Economia. Introdotto da Tonia Mastrobuoni, e dialogando con Tito Boeri, responsabile scientifico del Festival, Padoan ha ribadito la necessità delle riforme strutturali, anche se esse producono i loro effetti sul medio-lungo periodo. Ciò vale anche con riferimento alle coperture di bilancio: le riforme producono effetti a cascata, tanto più ampi e più forti quando si accompagnano alla ripresa economica. "Una formula magica per l’occupazione non c’è l’ho - ha chiosato il ministro - , potete chiederla domani a Renzi. Posso dire però una cosa: in questa fase è importante ci siano misure che danno lo slancio all´economia sul breve termine ma anche misure che cambiano in profondità le regole del mercato del lavoro. In questo modo i benefici dovrebbero essere crescenti e visibili. Riguardo alla staffetta generazionale: non ho mai creduto che gli anziani rubano il lavoro ai giovani. Io non sono a favore non di una diminuzione dell’età pensionabile". Venendo all´Europa e al semestre di presidenza italiano, Padoan ha detto che "a me sembra normale che con questo nuovo Parlamento europeo, e una nuova Commissione in arrivo, si ponga il tema della crescita e dell’occupazione" . Ed ancora: va rivisto il Patto di stabilità interno, sia per le regioni a Statuto speciale sia per quelle a Statuto ordinario, pur nel rispetto degli impegni assunti dal Paese. Infine, una lancia spezzata in favore della Ragioneria dello Stato e della burocrazia in generale: "E´ spesso di altissima qualità. E non è vero che è reticente. A volte è la politica che non pone le domande giuste". La questione posta da Boeri in apertura è stata molto semplice e diretta: “Dove si trovano le coperture per il bonus di 80 euro del Governo Renzi? Le stime della Banca d’Italia hanno stimato un bisogno di circa 14 miliardi. Ad essi si sommano altre necessità e altre richieste: c’è chi ad esempio ha parlato di estendere il bonus ai pensionati. Dove reperire questi soldi?”. “I soldi li troveremo nella costruzione della legge di stabilità 2015 – ha detto il ministro Padoan - . Quanti dovranno essere ancora non si può dire. Però possiamo dire che tagli permanenti di imposte per essere credibili devono essere coperti da tagli permanenti di spesa. Quindi, la questione non si risolve in una settimana. Inoltre, è implicito sia un dialogo con gli enti locali sia un utilizzo incisivo della riforma della pubblica amministrazione. Ad esempio, il pagamento dei debiti della p.A. È legato all’introduzione della fatturazione elettronica. Non ci saranno scuse: se un’impresa emette una fattura, questa deve essere evasa in tempi certi. Questo secondo noi porta ad un abbattimento dei costi. Non solo: le riforme della p.A. Si sostengono a vicenda”. Il 2 giugno ci saranno le raccomandazioni dell’Europa all’Italia. Cosa attendersi e come impatteranno sul programma del Governo? “Le raccomandazioni della Commissione – ha detto Padoan – hanno a che fare con gli squilibri macroeconomici e le riforme strutturali che tutti i governi europei devono affrontare. Io mi attendo che si riconosca a questo Governo uno sforzo di riforma strutturale del sistema. Per quanto riguarda la finanza pubblica, è normale che ci siano diversità di opinioni. L’italia vuole avviare il semestre di presidenza ponendo una questione: cosa ha fatto l’Europa dall’inizio della crisi? Innanzitutto il risanamento fiscale. Ciò venne deciso nel 2009 nel corso del G20 in Canada: ma all’epoca si pensava che la crisi fosse ormai finita. Facemmo un errore di valutazione, tutti. Non capimmo che essendo questa una crisi finanziaria non sarebbe finita fin quando i bilanci di tutti, dalle banche alle famiglie, non fossero stati rimessi a posto. Gli Usa, infatti, scelsero una strada diversa. In un secondo tempo, finalmente si capì che bisognava affrontare la crisi finanziaria. Cosa manca ora? Mancano crescita e occupazione. La disoccupazione in Europa riguarda oggi milioni di persone. Perciò a me sembra normale che con questo nuovo Parlamento europeo, e una nuova commissione in arrivo, la presidenza dell’Unione ponga il tema della crescita e dell’occupazione. Dopodiché, la questione delle riforme strutturali rimane fondamentale. Il Patto di stabilità del futuro non può che avere una visione complessiva, che tenga conto di tutti questi fattori”. Incalzato da Boeri sul tema della crescita, il ministro Padoan ha detto che “innanzitutto l’evidenza mostra che l’impatto delle riforme strutturali genera benefici con il passare del tempo. Fra i 2 e i 3 anni si cominciano a vedere benefici in termini di pil e occupazione. La riforma della p.A. Rimane comunque fondamentale perché ad esempio si può fare una splendida riforma del mercato del lavoro, ma se l’amministrazione non riesce a tradurla in procedure applicabili, non funziona. Infine, l’impatto delle riforme è migliore quando l’economia è in espansione. "Questo- ha detto il ministro - mi porta a dire che siamo nella fase giusta, perché l’economia sta dando dei deboli segnali di ripresa, ma se le riforme a loro volta non accelerano la ripresa allora non raggiungeremo i risultati sperati. Ma la necessità di fare le riforme riguarda tutti, anche la Germania. E attenzione: se un paese fa le riforme e le riforme vanno a buon fine, gli effetti positivi ricadranno anche al di fuori dei suoi confini. Però ci vuole fiducia in seno all’Europa. Fiducia in un’idea comune di crescita in Europa”. In Germania nel frattempo alla destra della Merkel è sorto un partito euroscettico. Continua inoltre a pesare sul dibattito la questione del debito. L’talia è rigorosissima, oggi, ma il debito continua a crescere. “Italia e Germania – ha ancora il ministro – hanno in comune il fatto che in entrambi i Paesi a vincere le ultime elezioni sono stati i partiti di governo. Altrove non è stato così, e lo si capisce anche, visto ad esempio il livello di disoccupazione che si registra a livello continentale. Penso che anche in Germania oggi si pensi che deve essere rimesso in moto lo sviluppo, e questo non lo si può fare solo con le riforme strutturali. C’è anche da un lato il mercato interno, dall’altra le risorse private che possono essere mobilitate. Su questi temi in Germania c’è più ascolto di quanto non si possa pensare. Ma c’è un problema di fiducia. L’italia deve essere credibile, deve dimostrare che non fa certe proposte per ‘svicolare’. Ed ancora: una strada può essere far crescere l’inflazione, in maniera controllata, e l’economia reale. Se ciò avviene il debito scende per meccanismo spontaneo. Se non c’è crescita il surplus fiscale nella migliore delle ipotesi mantiene il livello costante”. Finché la disoccupazione rimane alta, però, è difficile fare ripartire la crescita con il mercato interno. Per recuperare competitività, si può pensare di adoperare la leva fiscale, ad esempio tagliando ancora le tasse sul lavoro? “Il taglio del cuneo fiscale è un fattore importante della competitività. Lo può essere anche un sistema della contrattazione a livello locale sviluppato. Ma non basta. Il vero dramma della competitività italiana è la dinamica calante della produttività. Ciò non significa che misure di carattere fiscali non possano essere utili. Ma saranno tanto più utili quando associate ad una crescita della produttività”. E i tagli alla spesa pubblica? Il monopolio sui dati qui è della Ragioneria dello Stato. “Carlo Cottarelli è alive and kicking – ha commentato scherzando il ministro – e la spending review, di cui è il Commissario, procede. In questo processo la Ragioneria è fortemente incriminata anche se io penso che le cose che si dicono della Ragioneria siano sbagliate. In generale mia impressione è che lo staff dell’amministrazione sia di altissima qualità. La ragione per cui sembra che l’apparato burocratico sia reticente dipende spesso dal fatto che le richieste della politica sono confuse o sbagliate. Se le richieste vengono fatte in maniera energica e semplice – e voi sapete che il mio capo è energico – le risposte arrivano. Certo, la responsabilità della burocrazia è di appoggiare il cambiamento. Ma la politica a sua volta deve fare le domande giuste”.  
   
   
I PARTITI DEL "PRIMO MONDO" SONO ASSERVITI ALLE BANCHE  
 
Trento, 11 giugno 2014 - "I partiti del Primo mondo": questo il tema affidato, al festival dell´economia, al professor Thomas Ferguson, direttore dei progetti di ricerca all´Institute for new economic thinking, per il ciclo "Inet lecture". Introdotto da Massimiliano Pananari, Ferguson ha concentrato la sua analisi su quelli che ha definito "paesi ricchi", paesi a società capitalistica avanzata. "Le analisi politiche che oggi vedo emergere in Europa - ha detto - sono errate o insufficienti. L´approccio di base quando si valutano le elezioni è basato sull´elettore. Io dico che non sappiamo bene chi è questo elettore medio. Bisogna invece saper valutare i costi della democrazia. I partiti politici oggi corrispondono in realtà a fondi bancari o poco più. Quindi, come analizzarli? Bisogna iniziare a studiare i sistemi politici a partire dai loro rapporti con i sistemi bancari e con i grandi finanziatori. Le altre classificazioni sono superate". "In Europa, ad esempio - ha proseguito Ferguson nella sua impietosa analisi - i partiti socialisti sono diventati sempre meno socialisti, oggi in qualche caso sono anch´essi dei semplici partiti-azienda". Secondo Ferguson molti europei pensano che i partiti politici si occupino ad esempio della difesa degli interessi dei lavoratori, o delle imprese, di conflitti a sfondo ideologico. In realtà non è più così, questo è uno schema assolutamente superato. In America, in effetti, se fino al New Deal roosveltiano non vi era nessuno che difendesse gli interessi dei lavoratori, dopodiché il Partito democratico per un breve periodo si è effettivamente legato alla classe lavoratrice. Ma in seguito, quando Johnson è diventato presidente, il peso delle corporation ha iniziato a diventare preponderante. Oggi per Ferguson tutto questo lo si vede anche in Europa. Il peso delle banche, delle imprese multinazionali, del denaro, è diventato enorme. "Al tempo stesso - ha continuato Ferguson - il divario di ricchezza all´interno della società tende ad aumentare esponenzialmente. Chi lavora come consulente per la politica oggi guadagna cifre altissime. Ho conosciuto addirittura un caso di un consulente che guadagnava un milione di euro l´anno per una consulenza sulla filantropia. E´ possibile?". Il sistema delle attività di lobbing, delle fondazioni, dei think thank, dall´America si è diffuso anche in Europa. "Spesso le fondazioni sono costituite dalle mogli dei politici e funzionano come collettori di denaro politico. Le elezioni oggi sono operazioni costosissime per i partiti. Io credo che spesso nelle elezioni amministrative locali manchi del tutto la copertura finanziaria. E´ un fenomeno ignorato dai media, in America fra l´altro nessuno legge più i giornali e non esiste più o quasi informazione locale. Se spostiamo l´attenzione alle presidenziali la cosa assume un´evidenza enorme. A livello di elezioni presidenziali si evidenzia che la politica in Usa è una faccenda per super-ricchi. Io e i miei colleghi cerchiamo di studiare questi fenomeni".  
   
   
IL PUBBLICO NELL´ECONOMIA CONVINCE SOLO SE LO STATO È PRESENTE. ANZI NO!  
 
Trento, 11 giugno 2014 - Due scuole di pensiero – talvolta convergenti, molto più spesso divergenti – discutono al Festival Economia 2014 di Trento sulla presenza dello Stato nel sistema economico (“A guida pubblica o privata?”, il titolo del Dialogo di oggi). Da una parte, il senatore Massimo Mucchetti (già giornalista de L’espresso e Corsera, oggi alla guida della Commissione industria commercio e turismo del Senato) e il professor Luigi Zingales, economista e professore di Finanza alla University of Chicago Booth School of Business: il primo promuove uno Stato forte nelle scelte strategiche e attento alle nomine (“Misuriamo i manager pubblici sui risultati”), il secondo ferocemente contrario ad ogni ingerenza (“Per ripartire, al mercato serve solo il taglio delle tasse e l’applicazione certa della legge). In mezzo, il sistema Italia con le sue spinte in avanti (riforme) e le amnesie (recenti nomine dei grandi gruppi pubblici). Su una questione i due relatori concordano: “Il Governo italiano deve pretendere che i propri manager pubblici rendano conto delle scelte e del proprio operato. Il passato, anche prossimo, del Pubblico in economia non può essere il futuro del sistema Italia”. Comunque la si voglia mettere - pubblico sì, pubblico no - il Governo italiano deve fare la sua parte: vigilare, anzi guidare il sistema economico e le imprese pubbliche che oggi operano sui mercati. “Non è pensabile - per citare il professor Luigi Zingales - che in Italia la legge non venga applicata. Negli Stati Uniti i corruttori vanno in galere e ci restano per anni, qui in Italia li mandano ai servizi sociali una volta alla settimana”. Il riferimento è voluto e dal pubblico scatta l’applauso. Così come quando il professor si dice d’accordo con il presidente di Confindustria: “Gli industriali devono mettere fuori i corruttori dalla loro associazione”. Il professor italiano con cattedra americana non lascia nulla di indefinito e la sua ricetta per il rilancio dell’Italia è tanto semplice quanto drastica: “Il Mercato non ha bisogno di sussidi ma unicamente della riduzione della pressione fiscale e della certezza della legge. Tutto questo in Italia manca e quindi la ripresa si prospetta molto difficile”. Vicino di scranno ma distante nell’approccio alla questione è il senatore Massimo Mucchetti, noto al grande pubblico per i suoi libri e gli editoriali di economia sul Corsera e L’espresso. Il presidente della commissione industria, commercio e turismo del Senato parte con l’apparente “provocazione” (che in definitiva non è) di “rimpiangere l’Iri”, holding pubblica che segnò la vita economica italiana della seconda metà del secolo scorso e “deliberatamente” liquidata dalla politica. Il rapporto patrimonio e debito ero lo stesso di altri quattro gruppi, in aiuto dei quali lo Stato e il sistema economico, bancario e finanziario intervennero per rimediare allo stato di difficoltà: Fiat, Fininvest, Montedison e Gruppo Ferruzzi. “La liquidazione Iri produsse un disavanzo di 20 miliardi di euro, a conferma che la holding non era così disastrata come vollero farci credere”. Lo stesso rischio - a giudizio di Mucchetti - l’Italia lo corre con l’Ila di Taranto, polo produttivo avanzato dell’acciaio: “Otto mesi per smarcare il piano ambientale sono un’enormità. Nel caso dell’Ila la decisione andava presa in 8 giorni. Il Governo deve capire che l’Ila è un’ottima azienda, non è decotta, e deve intervenire con i tempi e gli interventi necessari così da costituire un benchmark a livello europeo. Solo rilanciando la produzione dell’acciaio a Taranto troveremo, ad esempio, i fondi necessari alla bonifica che, altrimenti, pagherà Pantalone”. Il riferimento serve a Mucchetti per rilanciare la necessità di una presenza forte dello Stato e del Governo in economia e per sostenere la sua tesi il senatore cita altri due esempi dei giorni nostri: “La Germania ha violato per due volte le leggi europee sulla concorrenza finanziando per 48 miliardi di euro le banche tedesche per coprire i loro investimenti in Grecia e sui titoli subprime americani. L’italia, sbagliando, non fece alcuna osservazione e così oggi ci ritroviamo le banche tedesche ancora più forti, mentre il Governo nostro è intervenuto con soli 6 miliardi, soprattutto per il caso del Mps”. Mucchetti critica ancora il Governo (Renzi) per le recenti nomine dei grandi gruppi pubblici: “Si è deciso per un giro generale di nomine, senza valutarne sostanzialmente l’operato, ma le nomine devono seguire la strategia economica, l’indirizzo che il Governo italiano non dà da anni alle stesse aziende”. E cita lo studio compiuto dalla commissione che lui presiede su quattro importanti realtà: Eni, Enel, Terna e Finmeccanica. Zingales e Mucchetti concordano almeno sulla necessità che i manager pubblici rendicontino il loro operato ma anche in questo caso l’Italia sembra ancora lontana dall’obiettivo: “In questa situazione appare difficile pensare alla ripresa economica con il Pubblico ancora distratto e incapace di affrontare il mercato con le strategie e le scelte necessarie”, conclude Zingales.  
   
   
L´ITALIA? UNA NAZIONE DEBOLE E DIVISA, ETERO-GUIDATA DA USA E GERMANIA  
 
Trento, 11 giugno 2014 - Analisi impietosa e fuori dal coro, quella effettuata l’ 1 giugno, al Festival dell’ Economia, alla Sala della Cooperazione dallo storico dell’economia Giulio Sapelli, Il quale, partendo dalle origini dello Stato unitario, ha messoin guardia dal potere (troppo) forte esercitato dalla magistratura e dall’alta burocrazia. Tutto ciò, secondo Sapelli, è colpa del lento declino dei partiti tradizionali di massa, distrutti dalla magistratura e anche dalla loro ignavia. Sullo sfondo la volontà degli Usa e dei liberisti anglosassoni di eliminare i partiti in nome del liberismo. Resiste il capitalismo familiare, che però è troppo debole e diviso per arrivare al potere, e una rete forte di piccole imprese. Italia “devertebrata”, insomma, e senza speranza, costretta a sperare nella guida americana di espansione economica piuttosto che nella politica di deflazione attuata dalla Merkel. Giulio Sapelli, storico dell’economia invitato dalla Cooperazione Trentina al Festival per parlare di poteri forti in Italia, ha proposto un quadro disincantato e piuttosto grigio sul futuro del Paese. E lo ha fatto partendo dall’unità nazionale, che venne calata dall’alto e non fu frutto di approvazione popolare, quindi debole. “Lo Stato che non ha una sua legittimazione storica – ha detto Sapelli – difetta in autorevolezza”. All’egemonia storica degli Stati Uniti sull’Italia si è affiancata, dopo la caduta dell’impero sovietico, quella economica della Germania. L’italia quindi è costretta ad essere eterodiretta dall’esterno? La risposta è sì, per Sapelli, anche perché i partiti tradizionali, che avevano surrogato la debolezza dello Stato, non esistono più, e non si vedono all’orizzonte nuovi poteri in grado di prendere il sopravvento. Il capitalismo familiare, di origini agrarie, che tanto ha contribuito a ricostruire l’Italia dopo il secondo conflitto mondiale, è oggi troppo debole e diviso. Si sono rafforzate invece la magistratura, che non solo ha spazzato via i partiti ma si propone come nuovo potere, e l’alta burocrazia fatta dai consiglieri di Stato, l’avvocatura, la Ragioneria. Non risparmia nessuno il prof. Sapelli, che critica la stagione delle privatizzazioni voluta da Romano Prodi, salvando però la rete di eccellenza delle piccole imprese, soprattutto manifatturiere, che possono ancora fare grande l’Italia. E, in Trentino, la rete economico-solidale della cooperazione, vero baluardo anche per l’autonomia. “Voi siete il frutto di una accordo internazionale, e una miracolosa soluzione ad un problema interetnico”.  
   
   
NON C´E´ LEADER SENZA FOLLOWER  
 
Trento, 11 giugno 2014 - I leader politici dovrebbero fungere da traino per la politica, ma perché ciò avvenga c’è bisogno che i cittadini li seguano. Le leve delle leadership sembrano aver perso oggi forza, perché la loro sopravvivenza dipende dai follower. I più intelligenti riescono ad anticipare le inclinazioni e le intenzionI dei seguaci, ma così si corre il rischio della manipolazione e della strumentalizzazione politica. Sulle tipologie di leader politici – agente, imprenditore, colui che detta l’Agenda, – ha dato il suo contributo al Festival dell’economia Kenneth A. Shepsle, George D. Markham Professor of Government e membro fondatore dell´ Institute for Quantitative Social Sciencedell´università di Harvard, nonché docente alla Università Bocconi di Milano. Esperto delle teorie di formalizzazione di modelli di istituzioni politiche, Shepsle ha delineato tre categorie di leader: gli agenti, gli imprenditori e coloro che redigono l’Agenda. “Il leader che è agente facilitatore difficilmente si rimbocca le maniche, cerca sempre il consenso, ne è dipendente, ma il benessere di tutti aumenta se tutti sono sulla stessa lunghezza d’onda: senza il consenso non è più leader”. Come esempio Shepsle ha citato il caso un politico americano, Henry Clay, che nel 1811 prese parte alle elezioni come Presidente della Camera, affermando: ”Obbedisco ai vostri ordini, piuttosto che alle mie inclinazioni. Vi assicuro che farò qualsiasi cosa per il bene pubblico”. “Lui è un esempio di leader: agente neutrale - ha commentato Shepsle - in realtà non lo era, ma voleva presentarsi così”. Il leader vuol far bene, ma per sopravvivere deve avere il consenso del suo gruppo, quindi massimizza l’interesse personale dando alla gente il miglior risultato possibile al netto dei costi. In altre parole fissa un piano di compensi utili a sé e al gruppo. Tuttavia la sua posizione diventa insostenibile, quando i suoi seguaci non possono sostenere la sua linea, rispetto a una porzione di popolazione più ampia. Se il tipo di leader ‘agente’ non è limpido, i follower non possono allineare i consensi della gente. Oggi i leader delle democrazie occidentali tendono a far ricadere la colpa sui follower e tentano di tenere insieme persone tendenzialmente individualistiche. Il leader imprenditore politico è quello che riesce a rendere nuovo il vecchio, a trarre il meglio dal poco. Profonda conoscenza e uso creativo degli strumenti politici fanno di un leader un bravo leader, se è in grado di bloccare l’opposizione e governare. Se un leader-agente deve marciare a un passo dettato da altri, i politici imprenditori cercano di cambiare il passo, di cambiare le regole del gioco. Il leader che detta l’Agenda, invece, si muove esclusivamente in campo istituzionale: è Presidente della Camera o Capo dello Stato o Governatore di un territorio, ha poteri su molte competenze e decide lui a chi dare incarichi. Qui la leadership consiste nel sapere usare gli strumenti delle istituzioni, con la consapevolezza che non sono disponibili ad altri. Il potere di dettare l’Agenda è condizionato da regole istituzionali esogene, ma non esclude un uso creativo; tuttavia implica procedure testate e consolidate nel tempo. A differenza dei criteri tradizionali, quali carisma o capacità di persuasione, i concetti estratti dalla politica formale degli ultimi 50 anni sottolineano altre capacità, come quella di far fronte alla difficoltà, di scendere a compromessi, di avere la possibilità di cogliere l’attimo e sfuggire ai follower irati. La leadership imprenditoriale avviene grazie alla fortuna e al proprio estro, raramente ha successo ex post. Un leader che detta l’Agenda emerge in gruppi che si autogovernano, che richiedono alte competenze, ma senza il sostegno di coalizioni o maggioranze eterogenee, il leader cadrà.  
   
   
I SEGRETI DELLA LEADERSHIP STUDIATI IN LABORATORIO  
 
Trento, 11 giugno 2014 - Cosa c’è dietro la scelta di impegnarsi? Quali sono i meccanismi e le ragioni che entrano in gioco? Qual è il segreto per avere una squadra collaborativa e motivata? Alcune risposte sono state datel’ 1 giugno al Festival dell’Economia, dall’economista sperimentale Martin Dufwenberg durante la conferenza “Leadership in laboratorio”. «Gli economisti – ha raccontato il relatore - hanno scritto ben poco di leadership». Un campo quindi tutto da indagare, con rilevanti ricadute per la vita sociale e il mondo del lavoro. La sua ricerca attinge alla teoria del gioco e agli esperimenti. Uno degli obiettivi: capire come si manifesti la leadership. Dufwenberg, professore di scienza delle decisioni all´Università Bocconi e direttore del Bocconi´s Experimental Laboratory for the Social Sciences (Belss), è stato introdotto da Luigi Mittone, direttore del Laboratorio di economia sperimentale dell´Università di Trento. La conferenza si è svolta nell’aula Kessler del Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale. Martin Dufwenberg spiega che a essere implicate nelle decisioni sono la ragione, ma anche la sfera emotiva; che si considera il vantaggio individuale, ma anche quello del gruppo; che scattano meccanismi diversi. Uno degli studi citati dall’economista riguarda lo sforzo e il rischio che due persone sono disposte ad accettare di fronte alla scelta se impegnarsi oppure no. Dagli esperimenti appare chiaro che se uno degli attori (o dei giocatori) ha delle informazioni in più sulla posta in gioco e prende la sua decisione in base a esse, gli altri – anche se non hanno le stesse informazioni – scelgono alla stessa maniera. È così – ha spiegato l’economista – che una persona emerge come leader. Altri esempi portati da Martin Dufwenberg riguardano i rapporti tra datore di lavoro e dipendente, tra un coordinatore e la sua squadra. Dagli esperimenti emerge in modo evidente – ha concluso – che un leader può favorire la fiducia e la collaborazione se offre a un dipendente un’opportunità di comunicazione, se parla con lui. Perché attraverso le parole passano promesse di impegno e di fiducia reciproca.  
   
   
OLIGARCHIA E DEMOCRAZIA A CONFRONTO: GOVERNO DI POCHI O GOVERNO DI TUTTI?  
 
Trento, 11 giugno 2014 - Oligarchia, il “governo di pochi”, è un concetto molto diffuso negli ultimi vent´anni visto che rincorre l´attualità, il linguaggio della politica e della cronaca. E va di pari passo con il concetto di democrazia, il “governo del popolo”, come ha spiegato l’ 1 giugno al Festival dell’ economia, il prof. Luciano Canfora dell´Università di Bari e collaboratore del Corriere della Sera. È stata, la sua, una trattazione storica sapiente e lucida sui rapporti costantemente dialettici intercorsi tra i due sistemi concettuali di governo, prendendo origine dal conflitto Atene/sparta, intese come città simbolo dei due modelli politici antitetici fra loro, per passare dalla repubblica romana e giungere fino ai giorni nostri. Un secondo focus tematico ha investito, in parallelo, l´eterno quesito nel quale si sono cimentati i maggiori e più influenti studiosi politologi del mondo e cioè: “i movimenti storici sono stati determinati dalle masse o dalle élite oligarchiche?” Una lunga ed esauriente analisi ha catturato l´attenzione di una Sala Filarmonica ghermita di giovani interessati al tema. Canfora ha scandagliato l´evoluzione nella storia dei due modelli antitetici di governo, oligarchia e democrazia, che traggono origine nell´antica Persia ma vengono pienamente avallati ai tempi di Sparta, detentrice del primo modello, e di Atene, culla del secondo. La conclusione è che il modello oligarchico sta in quello democratico e viceversa, perché se a Sparta il governo era in mano a pochi ma vigeva, paradossalmente, anche il concetto di uguaglianza e di ricchezza condivisa fra tutti, ad Atene comandava sistematicamente un ristretto numero di famiglie egemoniche che si tramandavano il potere in forma dinastica e ottenevano parimenti anche il consenso “democratico” del popolo. Il passaggio alla repubblica romana è quasi d´obbligo, visto che – in una prima fase fino al Iv secolo – vigeva l´oligarchia, in cui il governo era nelle mani di pochi ricchi (i nobili ed il Senato) che non accettavano il confronto con altre classi sociali e la designazione tramite elezioni pubbliche, ma accentravano su di sé tutte le cariche e il potere. Con il I secolo Cicerone rivoluziona questa impostazione e introduce l´inedita figura pubblica dell´“l´homo novus”, inaugurata da lui stesso che non aveva né antenati nobili, né predecessori con cariche ai vertici dello Stato. La sua ascesa è stata quindi voluta con il favore delle masse, delle alleanze familiari e dei legami di amicizia (come non citare il trattato politico “De amicitia” di Cicerone), lasciando ai margini la cosiddetta “classe dirigente”. “In varie epoche storiche – ha chiosato Canfora – il successo di un leader è stato in realtà voluto e sostenuto dal popolo e non dalle élite o dall´aristocrazia". Dunque i movimenti storici sono nati dal “basso” o dai pochi “grandi” della civiltà? “Il corso degli eventi della storia dell´umanità – ha concluso Canfora – segue entrambi questi moti, anche se di frequente è dal cuore della società che è nata la spinta creatrice e il vero fattore della storia stessa”.  
   
   
L’ IMPATTO DELLE PRIMARIE SULLA DEMOCRAZIA : IL MODELLO AMERICANO E L´ITALIA  
 
Trento, 11 giugno 2014 - Negli Stati Uniti, in quasi tutte le elezioni federali, statali e locali, i candidati dei due partiti principali sono selezionati tramite elezioni primarie dirette. Questo accade dal 1915 ed è diventato un cardine nella vita democratica di questa nazione. Si è sviluppato da questo punto focale l’incontro al Festival dell’ Economia, “Le elezioni primarie migliorano la democrazia?” proposto a Palazzo Geremia con James M. Snyder, uno dei più autorevoli politologi americani, introdotto da Pietro Del Soldà, giornalista di Radio 3 Mondo. Nell’analisi di Snyder i pro e i contro delle elezioni primarie, le ripercussioni sul modello democratico e anche il possibile ruolo che potrebbero avere nel futuro del sistema politico italiano. Nell´analisi del politologo americano, professore di Government alla Università di Harvard dal 2010, sono emersi in primis i benefici delle primarie che riducono il potere dei dirigenti e dell’apparato del partito portando anche alla scelta dei candidati di maggiore valore senza dimenticate come la competizione sia focalizzata su fatti concreti e non sulle ideologie. Secondo James M. Snyder le primarie aiutano anche gli elettori ad eliminare candidati uscenti di poco valore, permettono ad alcune questioni trasversali di essere risolte democraticamente e fanno in modo che le battaglie fra fazioni interne ai partiti vengano risolte tramite una corretta competizione. Questo aiuta ad evitare rotture nel partito. Snyder ha però posto l’accento anche sui potenziali problemi delle primarie: “Secondo molti le primarie - ha spiegato - indeboliscono i partiti “responsabili” e promuovono la politica personalizzata a discapito della politica programmatica. C´è anche un aspetto di polarizzazione delle posizioni con i canditati che si spostano agli estremi per raccogliere i voti degli elettori più radicali. Inoltre si può notare come spesso le primarie impediscano alcuni compromessi interni al partito come ad esempio accade ideologia dei candidati e degli elettori nelle primarie tendono ad essere simili, altri fattori, diversi dell’ideologia, possono avere un impatto importante sulle scelte di voto. Viceversa, nelle elezioni generali, in cui i candidati tendono ad essere molti distanti a livello ideologico e in cui le differenze di schieramento sono chiare, l’ideologia e lo schernimento possono dominare nelle scelte degli elettori”. Guardando all’Italia, nazione in cui questo sistema ha incominciato a trovare forma concreta solo da una decina d’anni, secondo Synder anche nel nostro Paese c’è il potenziale per aumentare la competizioni nelle elezioni locali tramite il sistema delle primarie.  
   
   
JOAO PEDRO STEDILE: "I POPOLI SONO SAGGI, I POLITICI STUPIDI!"  
 
Trento, 11 giugno 2014 - Antonio Gramsci santo subito? Joao Pedro Stedile, una voce "fuori dal coro" che arriva dal Brasile, dove ha fondato il movimento brasiliano "Sem Terra", ma anche un po´ dal Trentino (i nonni erano di Terragnolo), perora la causa della "beatificazione" politica di Gramsci senza pretendere di "insegnare il Pater Noster al prete" ma convinto che anche il progetto della Chiesa cattolica, come quello del socialismo reale, ha fallito ("anche le religioni sono diventate delle merci") creando nei popoli una crisi di progettazione ideologica, una "alienazione" che tarpa le ali alla mobilitazione politica. "L´umanità - dice al Festival di Trento, partecipando al dibattito, moderato da Enrico Franco, su "Rappresentanza e partecipazione: la democrazia in movimento" con Franco Marini ed il presidente del Consiglio provinciale Bruno Dorigatti - è diventata un porcile al quale le multinazionali e le grandi banche danno il mangime ogni giorno". La visione antagonista e radicale di Stedile è tornata più volte in questi giorni al Festival, con parole d´ordine quali "nazionalizziamo le banche", ma non si definisce affatto un sovversivo nostalgico di Marx: "Io radicale? No, siete voi europei che siete andati troppo a destra, non noi che siamo troppo a sinistra". Dialogando con Marini, e raccogliendo la sollecitazione di Dorigatti a "superare l´autoreferenzialità delle classi dirigenti ed a spostare l´attenzione dall´alto al basso, verso la società", parla di papa Francesco come di un uomo "universale" (come Gramsci) che indica la necessità di un ritorno ad un rapporto di maggiore giustizia tra gli uomini ("facciamo una alleanza con lui, una delle poche sorprese positive, ha il coraggio per cambiare le cose, potrà riscattare i precetti della teologia della liberazione senza menzionarla come dottrina"), mettendo nel mirino il grande nemico, il modo di produzione capitalista che ha preso il possesso di tutta la produzione mondiale e che ha ormai "sequestrato il potere decisionale degli Stati", e dunque anche quello dei popoli. Si trova però d´accordo con l´ex presidente del Senato sulla necessità di coinvolgere, attraverso i partiti e i sindacati, di più i cittadini, di ridare alla politica il suo ruolo di motore dei cambiamenti e soprattutto sulla necessità che gli Stati riprendano in mano il potere di dettare le regole al mercato, senza per questo dover però diventare proprietario delle banche, nazionalizzandole. "Dobbiamo creare nuove regole di controllo sociale sui beni pubblici" spiega Stedile; "In America Latina dobbiamo finirla con il dollaro quale moneta internazionale di riferimento, è più pericoloso dei droni, impone la fame nel mondo. Occorre invece una moneta internazionale che sia controllata dall´Onu, quale meccanismo di regolazione dei commerci e non strumento di sfruttamento dell´umanità o per finanziare il deficit pubblico americano". Ma quali possono essere le nuove forme di partecipazione politica? "Non lo so - la sua risposta -, ogni società deve trovare le proprie forme, uscendo dalla fase letargica in cui ci troviamo, ma non ho dubbi che nei prossimi anni i movimenti di opposizione e ribellione sociale genereranno un cambiamento, perchè il popolo è saggio e i politici sono stupidi!"  
   
   
IL PRESIDENTE CHIAMPARINO HA COMUNICATO LA COMPOSIZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE DEL PIEMONTE  
 
Torino, 11 giugno 2014 - Il Presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, ha comunicato la composizione e le deleghe della nuova Giunta regionale: - Sergio Chiamparino: Coordinamento ed indirizzo delle politiche del Governo regionale, Conferenza Stato-regioni, Rapporti con l’Unione Europea e coordinamento delle politiche comunitarie, Grandi eventi, Affari internazionali, Emigrazione - Aldo Reschigna: Vicepresidente, Bilancio, Patrimonio, Affari legali, Rapporti con il Consiglio regionale, Enti locali - Francesco Balocco: Trasporti, Infrastrutture, Opere pubbliche - Monica Cerutti: Giovani, Diritto allo studio universitario, Cooperazione decentrata, Pari opportunità, Diritti civili, Politiche per l’immigrazione - Giuseppina De Santis: Attività produttive (Industria, Commercio, Artigianato, Imprese cooperative), Innovazione, Partecipate, Rapporti con Atenei e Centri di Ricerca pubblici e privati - Augusto Ferrari: Politiche sociali, della famiglia e della casa - Giovanni Maria Ferraris: Sport, Polizia locale, Personale - Giorgio Ferrero: Agricoltura, Caccia e pesca - Antonella Parigi: Cultura, Turismo, Promozione - Giovanna Pentenero: Istruzione, Lavoro, Formazione professionale - Antonio Saitta: Sanità, Assistenza (Lea) - Alberto Valmaggia: Ambiente, Parchi, Montagna, Foreste, Protezione civile, Urbanistica, Programmazione territoriale Il decreto di nomina degli Assessori verrà firmato dal Presidente Chiamparino non appena l’Ufficio centrale elettorale procederà alla proclamazione ufficiale dei Consiglieri regionali.  
   
   
TOSCANA, ROSSI: "CONTRO LA CRISI MENO AUSTERITÀ, LOTTA AL SOMMERSO E IL CORAGGIO DI SENTIERI NUOVI"  
 
Firenze 11 giugno 2014 - L´onda della crisi si allunga sul 2013, anche se non mancano le pietre su cui poggiare i piedi per uscire dallo stagno. Una crisi grave perché sono crollati gli investimenti, con 30 miliardi, tra pubblico e privato, persi per strada dal 2009 ad oggi: come se fosse mancato un anno e mezzo. Una crisi grave perché ha colpito di più l´industria, dove un posto di lavoro su cinque è andato perso. Una crisi grave per gli effetti sul mercato del lavoro: 158 mila disoccupati, 45 mila tra i giovani. Il presidente della Toscana ascolta attento per un´ora e mezzo l´illustrazione del rapporto annuale di Irpet e Unioncamere sullo stato dell´economia toscana e poi, per uscire dalla crisi e provare a farlo più velocemente e con le minori perdite possibili, chiede due cose: un passo più deciso, con l´aiuto anche delle categorie economiche, contro il sommerso e l´economia illegale, "che mangia l´economia sana", e un allentamento delle politiche pubbliche di rigore e austerità volute dall´Europa e "che nel medio periodo non hanno pagato". "Giuste sulla spesa corrente -dice Rossi - ma non sugli investimenti" Si accalora il presidente. "Contro l´economia sommersa che è un autentico cancro va assolutamente alzato il tiro. Lo dobbiamo fare tutti insieme – spiega – ma non meno impegno va messo per cercare di risolvere quel dramma che rischia di affondarci e che è la disoccupazione giovanile. Anche con il coraggio di battere sentieri nuovi". "Tre anni fa ad ottobre, quando la crisi ha ripreso a correre e pesante si è fatto il taglio sulle risorse pubbliche, ho pensato che la Toscana rischiava di non farcela" aveva confessato poco prima Rossi dal palco dell´auditorium del Consiglio regionale a Firenze, all´inizio del suo intervento. "Ma ci siamo messi a testa bassa – ha proseguito – abbiamo cambiato tanti atteggiamenti, abbiamo rimesso in discussione tante scelte e dopo tre anni possiamo dire che la Toscana è in piedi e tiene". "Adesso però – ammette - siamo ad un punto limite. Che alla pubblica amministrazione sia concesso di spendere un po´ di più: per ultimare le opere infrastrutturali che mancano, per potenziare il trasporto ferroviario o realizzare le terza corsie in autostrada dove servono". Tutte opere bloccate o rallentate dal patto di stabilità e dalla spending review, ma a volte anche da "un eccesso di burocrazia". Opere da mezzo miliardo che renderebbero la Toscana più competitiva e che "peserebbero con un mutuo solo per 40 o 50 milioni l´anno sui bilanci regionali", dice Rossi. Come dire, si può fare. Basterebbe poco. Intanto la Regione, ricorda alla fine Rossi, ha deciso di anticipare 80 milioni dal proprio bilancio per far partire subito i bandi dei fondi comunitari dei prossimi sette anni. "Soldi – ripete – che daremo alle aziende che possono spenderli e sono in grado di farlo subito, per favorire nuovi investimenti".  
   
   
VALLE D’AOSTA: IL CONSIGLIO ELEGGE I NUOVI ASSESSORI REGIONALI  
 
Aosta, 11 giugno 2014 - La Presidenza della Regione comunica che, nel corso dei lavori del Consiglio regionale straordinario convocato, martedì 10 giugno 2014, sono stati nominati i nuovi Assessori regionali. La Giunta regionale della Regione autonoma Valle d’Aosta è quindi ora così composta: Augusto Rollandin, Presidente della Regione; Mauro Baccega, Assessore opere pubbliche, difesa del suolo e edilizia residenziale pubblica; Luca Bianchi, Assessore al territorio e ambiente; Antonio Fosson, Assessore alla sanità, salute e politiche sociali; Aurelio Marguerettaz, Assessore al turismo, sport, commercio e trasporti e Vice Presidente; Pierluigi Marquis, Assessore alle attività produttive, energia e politiche del lavoro; Ego Perron, Assessore al bilancio, finanze e patrimonio; Emily Rini, Assessore all´istruzione e cultura; Renzo Testolin, Assessore all´agricoltura e risorse naturali.  
   
   
SARDEGNA, PIGLIARU: "RIDURRE IL PESO DELLE SERVITÙ MILITARI, LE COMPENSAZIONI NON BASTANO"  
 
Cagliari, 11 Giugno 2014 - "E´ necessario un riequilibrio. Il 65% delle servitù militari nazionali grava sulla Sardegna". Lo ha detto il presidente della Regione Francesco Pigliaru ieri mattina a Montecitorio, in apertura dell´audizione in Iv Commissione Difesa presieduta da Elio Vito. Pigliaru ha ricordato i numeri di queste servitù: 30mila ettari di cui 13mila con limitazioni totali, impegnati dal demanio militare a cui si devono aggiungere gli spazi aerei e circa 80 km di costa. Con i due poligoni più vasti d´Europa: Salto di Quirra e Teulada. "Abbiamo una concentrazione scandalosamente alta e poco sostenibile che rende la Sardegna l´azionista di maggioranza della partita delle servitù militari", ha aggiunto il presidente della Regione, affermando: "Ora vogliamo essere azionisti di maggioranza anche dalla parte dei benefici. E "ha spiegato che a partire da questa esperienza la Sardegna deve "attrarre investimenti di ricerca e innovazione non necessariamente ristretti al campo militare: la quota parte dell’impegno dello Stato in questo campo - ha aggiunto - deve essere in proporzione all’entità delle servitù, cioè il 65%". Il presidente Pigliaru, che è stato ascoltato per circa un’ora in vista della conferenza sulle servitù militari che si terrà il 18 giugno, ha evidenziato come la tutela ambientale sia una priorità. Il presidente della Regione ha proseguito il suo intervento con la richiesta di avviare immediatamente i processi di valutazione della situazione attuale. Ha poi sottolineato la necessità di istituire osservatori ambientali indipendenti nei singoli poligoni con l´obiettivo di un monitoraggio costante per raccogliere informazioni da diffondere con la massima trasparenza. Per Francesco Pigliaru è indispensabile uno studio indipendente sui costi complessivi che le servitù militari esistenti in Sardegna comportano in termini di mancato sviluppo: "in regime di spending review la Difesa, come cerca di ridurre altre spese, deve essere in grado di ridurre i costi delle servitù militari - ha detto il presidente -, ma questo può farlo, appunto, solo nel momento in cui esiste uno studio indipendente sul mancato sviluppo alternativo del territorio sardo, elemento che a tutt´oggi non esiste". Il presidente della Regione ha poi ricordato che le compensazioni sono ancora le stesse fissate fra il 1990 e il 1994, l´equivalente di 14 milioni di euro. "C´è stato un depauperamento che non ha alcuna giustificazione", ha sottolineato Pigliaru , ricordando che per il periodo 2010-2014 non è stato addirittura definito né erogato nulla. "Le somme - ha detto - devono arrivare ai Comuni su base annua e in anticipo, in modo da essere iscritte a bilancio. E non devono essere incluse nel Patto di stabilità". Pigliaru ha poi chiesto un prolungamento della sospensione delle esercitazioni militari per l’estate in modo da favorire l’allungamento della stagione turistica. Dall’attuale sospensione prevista dal 20 giugno al 20 settembre si deve passare almeno al periodo che va dal 1 giugno al 30 settembre. "Le esercitazioni - ha ribadito - allontanano il turismo con danni considerevoli per tutti. Anche in questo momento, mentre noi parliamo, molti turisti che avevano scelto alcune delle più belle spiagge della Sardegna per le loro vacanze, stanno lasciando gli alberghi preoccupati e disturbati dalle esercitazioni". Il Presidente ha concluso sottolineando che il punto di partenza per una leale collaborazione con lo Stato è la riduzione dell´impatto delle servitù.  
   
   
TOSCANA: TENUTA NEL 2014 E RIPRESA DAL 2015, DOPO UN 2013 NEL SEGNO DELLA RECESSIONE  
 
Firenze, 11 giugno 2014 - La Toscana, all´interno di quella che può considerarsi anche per la sua economia la crisi più grave degli ultimi 70 anni, continua ad andare meglio dell´Italia nel suo complesso. E dopo un 2013 di recessione e un 2014 che si prefigura di tenuta, nel 2015 dovrebbe arrivare l´attesa ripresa. L´economia toscana ha affrontato il peso della crisi in questi anni ed anche nel 2013 grazie soprattutto alle esportazioni, che sono cresciute: un balzo dal 2008 del 16,6%, il più alto tra le regioni italiane. Anche il turismo ha retto grazie agli stranieri. Due punti di forza, in un presente fatto di recessione e posti di lavoro persi, dove crescono (di poco) solo agricoltura, non come produzione ma valore aggiunto, e terziario high tech. Due punti di forza da cui la Toscana potrebbe ripartire per costruire lo sviluppo di domani. E´ la sintesi del rapporto 2013 sulla situazione economica in Toscana, presentato oggi a Firenze e realizzato da Irpet, l´istituto regionale di programmazione economica, e Unioncamere Toscana. Un rapporto non senza qualche luce all´orizzonte, anche se rimane la preoccupazione per la sua lunga coda. Una crisi che impone un´attenzione costante ai problemi che sta generando, soprattutto sul fronte del lavoro, e la necessità di agire sul rilancio degli investimenti. Il 2013 si è infatti confermato un anno di recessione. Colpa dell´ulteriore calo dei consumi delle famiglie, della domanda pubblica che ha continuato a contrarsi non riuscendo più a fronteggiare in funzione anticiclica la crisi e colpa degli investimenti privati anch´essi in calo. La flessione dell´attività economica in Toscana è andata comunque via via rallentando e le aspettative degli operatori economici hanno evidenziato sintomi di progressivo miglioramento verso la fine dell´anno. La caduta del Pil 2013 è stimabile attorno a 1,4 punti percentuali: il Pil Italia ha perso l´1,9 per cento. Una parziale ripresa sembra ora profilarsi all´orizzonte: con il 2014 si dovrebbe essere fuori dalla burrasca, con perdite finalmente ferme. Ma la riaccensione dei motori dello sviluppo è rimandata di un anno, al 2015, quando l´economia potrebbe crescere dell´1,3%, in linea con il tasso nazionale. In particolare in Toscana, all´interno di una cornice fatta di incertezze e difficoltà che proseguono, va bene chi ha saputo intercettare la domanda internazionale, ovvero quelle imprese che non solo hanno aumentato la loro proiezione estera ma che, riuscendo a conquistare i mercati esteri, sono state in grado anche di far crescere la loro produzione ed il loro fatturato. Il che dimostra che esiste in Toscana una parte dell´economia che non può essere in modo semplicistico etichettata come poco competitiva. Esistono imprese che riescono a vendere, anche e soprattutto all´estero. L´europa è il maggior cliente, ma più che nel resto d´Italia vi è in Toscana un´apertura anche verso mercati nuovi. Oltre tremila di queste imprese dinamiche sono nel manifatturiero: molte di grandi e medie dimensioni, ma anche piccole. Essenziale per l´Irpet a questo punto è rilanciare gli investimenti, senza i quali l´effetto trainante dell´aumento delle esportazioni sulla ripresa economia risulterebbe insufficiente. Nel dettaglio: Cala ancora la domanda interna, cresce quelle internazionale - Dal rapporto emerge che anche il 2013, è stato pesantemente condizionato dalla componente interna della domanda finale. A calare è infatti il consumo delle famiglie seppur in misura inferiore rispetto al 2012, al quale si accompagna la contrazione della domanda pubblica, che ormai ha perso la funzione anticiclica che tipicamente veniva svolta dalla spesa delle Amministrazioni pubbliche; a tutto questo si aggiunge il nuovo ulteriore ridimensionamento degli investimenti. Il pur negativo comportamento di ognuna di queste componenti si conferma, comunque, migliore di quello osservato a livello nazionale, anche se questo non è certo sufficiente a evitare un contributo negativo alla formazione del reddito regionale. Anche il 2013 si caratterizza quindi come anno cui l´unica componente di espansione economica per la Toscana è rappresentata dalla domanda di origine estera che ha consentito un ulteriore balzo in avanti delle esportazioni (dal 2008 la crescita è stata del 16,6% ed è la più alta tra le regioni italiane) ed anche del turismo di origine straniera (ancora in difficoltà invece il turismo proveniente dall´Italia). Accelera il terziario high tech, bene l´agricoltura - A livello settoriale, continua a restare pesantemente negativa la situazione dell´edilizia (produzione -6,0%), a causa di una domanda che presenta ancora caratteri di estrema debolezza sul fronte sia pubblico che privato, ma anche la produzione industriale prosegue il suo trend negativo che, anche se in attenuazione, fa segnare una flessione (-1,9%) che è però più che dimezzata rispetto al 2012. Accelerano invece le imprese del terziario high-tech, con una crescita del fatturato del 2,6% ed un ampliamento della base occupazionale di cui ha beneficiato soprattutto la cosiddetta componente high-skilled (+3,5% per gli addetti laureati in materie scientifiche e tecnologiche). Buone le performance dell´´agricoltura, che realizza la più elevata dinamica in termini di valore aggiunto ai prezzi correnti (+6,6%), in decisa controtendenza rispetto a dinamiche produttive che restano di segno negativo (-3,1%). Un po´ meno pessimisti - In termini generali i dati rilevati presso le imprese evidenziano come nel 2013 si sia per lo meno attenuato il peggioramento registrato nel corso del precedente biennio, ma sono le aspettative che ci forniscono un marcato cambio di percezione da parte degli imprenditori relativamente all´evoluzione della situazione corrente. Il miglioramento rilevato, per quanto diffuso, è tuttavia molto graduale, e la quota di "pessimisti",sebbene in arretramento, è ancora prevalente. Disoccupazione all´8,7 per cento: giovani al 22 per cento - In questo contesto è soprattutto la situazione del lavoro a presentare le più forti criticità: il tasso di disoccupazione, pur restando ben al di sotto della media nazionale, ha raggiunto l´8,7% (12,2% il dato italiano). Rispetto al 2008 si sono registrati a fine dello scorso anno, quasi 22 mila occupati in meno e 65 mila disoccupati in più raggiungendo, quindi, le 150 mila unità. Ad essere colpiti dalla debolezza della domanda di lavoro sono stati più i giovani, con un tasso di disoccupazione degli under 30 al 22 per cento. Tra le probabilità di ingresso nel mondo del lavoro, hanno la meglio le modalità più flessibili. Quanto a disoccupazione e inattività, le due facce del fenomeno Neet, si viaggia oramai attorno al 20,2 per cento, superando le 100 mila unità, oltre 50 mila dei quali disoccupati ed altri 30 mila scoraggiate. Un 2014 non in perdita - Le previsioni indicano che il 2014 sarà un anno di stagnazione, ma senza perdite. Questo sarà il frutto, ancora una volta, di forze che agiscono in direzione opposta e che si bilanceranno quasi perfettamente: da un lato la domanda interna ancora in flessione (anche se più attenuata rispetto al 2013), dall´altro la domanda estera ancora in espansione. La vera ripresa sembrerebbe dunque rimandata al 2015 quando ci si attende una crescita del Pil attorno all´1,3%, non particolarmente vigorosa e quindi insufficiente a recuperare le perdite accumulate nel corso di questa crisi, ma comunque importante per reintrodurre elementi di fiducia tra gli operatori economici.  
   
   
LA GIUNTA: SUBITO LA "ZONA FRANCA" DI CAGLIARI  
 
Cagliari, 11 Giugno 2014 - La Giunta regionale, nell’incontro istituzionale convocato e presieduto ieri dal Prefetto Alessio Giuffrida sull’attuazione e il funzionamento delle zone franche in Sardegna, ha ribadito le scelte politiche indicate nel proprio programma. Al primo posto la necessità, come più volte affermato e come ribadito nella riunione odierna, di puntare a un sistema di semplificazione e vantaggi fiscali per le imprese dell’isola o per quelle da attrarre nel nostro territorio. In questo senso la Giunta ha ribadito il proprio interesse a accelerare l’introduzione di zone franche doganali come previsto dal decreto legislativo 75/98, la cui attuazione è stata rinviata troppo a lungo. E’ intenzione della Giunta ridurre in particolare i tempi per l’avvio delle attività della zona franca di Cagliari e procedere, con il coinvolgimento delle comunità locali, alla valutazione degli interventi e alla perimetrazione delle altre cinque zone franche previste dal decreto legislativo. Per la prima esiste già un progetto esecutivo e la Giunta ha convenuto con le autorità presenti alla riunione di convocare un tavolo per dare il via definitivo alla sua attivazione. Per quanto concerne la legge n. 20 del 2013, condivisi i forti profili di criticità normativa e di contenuto, la Giunta proporrà un disegno di legge che operi per una sua profonda modifica e delinei in maniera articolata gli interventi organici per il decollo delle zone franche in Sardegna.  
   
   
ENTI LOCALI: FVG, OGGI IN AULA PROVVEDIMENTO "SALVA PRECARI"  
 
Trieste, 11 giugno 2014 - Come annunciato nei giorni scorsi dalla presidente della Regione, Debora Serracchiani, saranno portati oggi all´attenzione del Consiglio regionale una serie di provvedimenti volti ad evitare che sugli Enti locali - sul Comune di Trieste in particolare - si riversino gli effetti negativi della sentenza della Corte costituzionale, che ha impugnato la legge regionale 22/2010 dichiarando l´illegittimità di alcune norme relative al personale del comparto unico e quindi impedendo assunzioni a tempo determinato superiori a quelle previste dalle leggi nazionali. Lo conferma l´assessore regionale alla Funzione pubblica, Paolo Panontin, che spiega come su questo tema la proposta della Giunta abbia trovato in Consiglio regionale una larga intesa. "In questi giorni ci siamo confrontati con tutti i portatori di interesse individuando una soluzione che confidiamo possa mettere in sicurezza il personale a tempo determinato. Sotto il profilo strettamente tecnico domattina saranno presentati alcuni emendamenti al disegno di legge approvato la scorsa settimana dalla Giunta regionale che detta Misure urgenti per le Autonomie locali". "L´intesa politica che abbiamo raggiunto - precisa Panontin - riguarda in generale i servizi sociali dei comuni, i cantieri lavoro e i lavori socialmente utili, i comuni turistici, le lingue minoritarie e le minoranze linguistiche (con la legge 38 e la legge 482) e, per quanto riguarda in particolare la città di Trieste, importanti e storici servizi socioeducativi, quali asili nido o ricreatori, che altrimenti sarebbero stati a rischio, con pesanti conseguenze non solo sulla vita del personale precario che vi opera ma anche sulle famiglie che di quei servizi usufruiscono". Trovata l´intesa a livello regionale, prosegue l´interlocuzione con il Governo nazionale e con gli uffici ministeriali, affinché le norme che domani saranno licenziate dal Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia ottengano il necessario via libera anche da Roma. "Sono fiducioso che anche il Governo condivida lo spirito del provvedimento, che nel suo complesso punta a mettere in sicurezza l´intero sistema del pubblico impiego regionale", conclude l´assessore Panontin, annunciando già per giovedì prossimo 12 giugno una serie di incontri sia al Ministero dell´Economia e delle Finanze che a quello della Funzione pubblica.  
   
   
FONDO PER I COMUNI DI CONFINE, IN FUTURO SARÀ GESTITO DA BOLZANO E TRENTO  
 
Bolzano, 11 giugno 2014 - Nuova regolamentazione per la gestione del Fondo Odi destinato al finanziamento dei Comuni di confine. Grazie all´accordo raggiunto il 10 giugno a Roma dal presidente Arno Kompatscher, il fondo sarà gestito in futuro da Trento e Bolzano, e i progetti da finanziare dovranno avere il via libera delle due Province. Il fondo è nato nell´ambito dell´Accordo di Milano, e impegnava le due Province di Bolzano e Trento a versare annualmente 40 milioni di euro per finanziare progetti dei comuni confinanti. Il suo decorso, però, è stato tutt´altro che privo di ostacoli, soprattutto a causa dei progetti che Veneto e Lombardia intendevano sostenere, tanto che il precedente esecutivo guidato da Luis Durnwalder aveva bloccato i versamenti da parte di Bolzano. "Fu la decisione giusta - commenta il suo successore Arno Kompatscher - solo così abbiamo avuto la possibilità di ripartire da capo e rivedere la gestione del fondo a 360 gradi". E i risultati della trattativa portata avanti da Kompatscher con il sottosegretario Gianclaudio Bressa ha già dato i risultati sperati. Oggi (10 giugno) è stato infatti raggiunto l´accordo di massima che prevede un maggiore coinvolgimento delle due Province. "Verrà creato un segretariato del fondo - spiega Kompatscher - che avrà sede a Bolzano e Trento, secondo un principio di alternanza quinquennale". I Comuni di confine presenteranno i loro progetti presso il segretariato, e un apposito comitato formato dai presidenti delle due Province, da quelli delle Regioni interessate e dai funzionari del Ministero delle Regioni, prenderà le decisioni circa l´utilizzo dei fondi. "In questo modo - prosegue Arno Kompatscher - siamo sicuri che i soldi verranno investiti esclusivamente in progetti che abbiano il consenso delle Province di Bolzano e Trento". Secondo il presidente della Giunta altoatesina, si tratta di una soluzione che garantisce "meno burocrazia e più efficienza". L´accordo, una volta chiariti alcuni dettagli di natura tecnica, verrà sottoscritto nell´arco di qualche settimana, "forse in parallelo - conclude Kompatscher - con le trattative relative al finanziamento dell´autonomia in corso di svolgimento a Roma".  
   
   
CARTOGRAFIA E CONFINI DEL TERRITORIO TRENTINO  
 
 Trento, 11 giugno 2014 - La cartografia storica è un’imprescindibile fonte conoscitiva che consente di ricostruire e di visualizzare il territorio nella sua evoluzione, fornendo in tal modo gli elementi per comprenderne i mutamenti culturali, economici e sociali, avvenuti nel corso dei secoli. Da questa considerazione ha preso spunto un progetto di ricerca triennale, frutto di una convenzione tra la Regione Trentino-alto Adige, l’Università e la Provincia autonoma di Trento, volto a studiare la cartografia storica pre-catastale attraverso l’analisi dei reperti cartografici in vari archivi, italiani e stranieri, accompagnato dalla verifica con rilievi sul terreno tramite tecnologie di posizionamento satellitare, al fine di effettuare un’accurata ricognizione delle linee confinarie tra la Provincia autonoma di Trento e le sei province contermini. Oggi, nel corso di un convegno di studi, tenuto in Regione a Trento, ne sono stati presentati i primi risultati, dopo un anno di lavoro. Aprendo il convegno il presidente della Regione Ugo Rossi ha sottolineato quanto sia importante per il Trentino conoscere in maniera precisa i confini del proprio territorio e la loro evoluzione storica, in quanto si tratta di elementi che hanno un carattere identitario, perché ci fanno sentire l’appartenenza ad un territorio. “’Un’appartenenza che non significa isolamento – ha detto Rossi – ma al contrario che deve metterci in presa diretta con chi sta vicino”. Rossi ha poi auspicato che una ricerca di questa valenza venga utilizzata dal mondo della scuola, in quanto potrà essere utile ai ragazzi per conoscere ed approfondire il territorio in cui vivono. L’assessore provinciale all’urbanistica Carlo Daldoss ha evidenziato come “i confini non debbano mai essere un elemento di divisione, ma al contrario di unione e di collaborazione”. Daldoss ha quindi ringraziato la Regione e l’Università di Trento per questo importante progetto di ricerca che, una volta concluso, aiuterà la Provincia autonoma di Trento ad effettuare una puntuale ricognizione sui limiti comunali e provinciali, al fine di fornire un valido supporto integrativo rispetto alla cartografia attuale in uso presso le amministrazioni trentine. Come ha spiegato la professoressa Elena Dai Prà dell’Università di Trento, coordinatrice del progetto, il nerbo principale delle attività del primo anno di lavoro è costituito dalla ricerca d’archivio, in Italia e all’estero, di fonti cartografiche e scritte relative al tema confinario. Una ricerca che ha consentito di ritrovare unità cartografiche inedite, utili all’inquadramento storico-geografico delle problematiche confinarie considerate. Il totale delle unità cartografiche censite come utili ai fini del progetto ammonta a oltre 2000. Vi è stato anche spazio per una ricerca sul campo svolta nei mesi tra giugno e settembre nel comune di Villa Agnedo, dove attraverso focus group ed interviste a testimoni privilegiati si è cercato di capire la rappresentazione del confine da parte degli abitanti, esplicitata soprattutto attraverso l’analisi delle mappe mentali. La ricerca sul campo – ha spiegato la professoressa Dai Prà si è rivelata utile anche per comprendere il valore identitario della linea confinaria. Per quanto concerne la ricognizione, la localizzazione e la misura dei titoli confinari, la lunghezza del perimetro provinciale revisionato nel primo anno risulta di circa 170Km su un totale di 642 Km.  
   
   
UMBRIA: TAVOLO GENERALE ALLEANZA, "QSR" 2014-2020; MARINI: "FONDI COMUNITARI PER CREARE SVILUPPO E OCCUPAZIONE"  
 
Perugia, 11 giugno 2014 – "I fondi comunitari, oggi più che mai, devono essere finalizzati a creare nuovo sviluppo e occupazione. Per questo saranno indirizzati principalmente verso le imprese, affinché possano creare maggiore occupazione, e verso gli stessi cittadini". E´ quanto affermato dalla presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, che ha illustrato ieri a Perugia, a Palazzo Donini, al Tavolo generale dell´Alleanza per lo sviluppo, i contenuti del Quadro strategico regionale 2014-2020, pre-adottato dalla Giunta regionale, che indica gli obiettivi strategici che si vogliono raggiungere con questa nuova stagione della programmazione dei fondi comunitari. L´atto contiene anche una prima ipotesi di allocazione delle risorse che per il prossimo settennato ammontano per l´Umbria ad oltre 1 miliardo 700 milioni. "Ciò che intendiamo fare – ha affermato Marini - è creare le condizioni strutturali per accrescere la competitività del nostro sistema economico e produttivo, raccogliendo anche le indicazioni della stessa Commissione europea che chiede di privilegiare i settori dell´ambiente e dell´energia. Più che in passato, quindi – ha aggiunto – questa volta il tema della crescita e del lavoro dovrà essere centrale nella nostra azione di governo e programmazione". Tra le principali novità della nuova programmazione dei fondi comunitari la presidente ha indicato quella relativa alla definizione dei risultati attesi per ogni singolo obiettivo indicato nel Quadro strategico: "l´Europa – ha affermato – non solo pretende che vengano specificati i risultati che si intendono raggiungere con le risorse comunitarie, ma gli stessi saranno anche monitorati e misurati". La presidente ha quindi riferito che è stata anche effettuata una maggiore concentrazione delle risorse su un numero limitato di obiettivi. Il documento illustrato oggi, dopo la fase partecipativa con tutti i soggetti che compongono il Tavolo generale, sarà approvato dalla Giunta regionale e trasmesso al Consiglio regionale affinché l´assemblea legislativa regionale lo possa discutere ed approvare definitivamente nel prossimo mese di luglio.  
   
   
TRENTO: PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE, LA DIRIGENZA PROVINCIALE SI AGGIORNA  
 
Trento, 11 giugno 2014 - Prevenzione della corruzione: nei giorni scorsi si è tenuto presso Trentino School of Management un corso di formazione per dirigenti generali e dirigenti di servizio della Provincia autonoma di Trento. Molte infatti le novità introdotte recentemente dalle norme italiane ed internazionali. Relatori sono stati il dirigente generale dell´Avvocatura della Provincia, Nicolò Pedrazzoli; il presidente del Tribunale regionale di giustizia amministrativa di Trento, Armando Pozzi; il procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Trento, Giuseppe Amato; il procuratore regionale della Corte dei Conti, Paolo Evangelista. In materia di prevenzione della corruzione nelle pubbliche amministrazioni sono intervenute molte novità. La legge nazionale n.190 del 2012 (che attua l’articolo 6 della Convenzione Onu contro la corruzione del 31 ottobre 2013, ratificata con la legge 116/2009, nonché gli articoli 20 e 21 della Convenzione penale sulla corruzione fatta a Strasburgo il 27 gennaio 1999, ratificata dalla legge 110/2012) prevede l´adozione di uno specifico piano di prevenzione, che la Giunta provinciale ha adottato nel febbraio scorso. Sulla base dell’analisi e della valutazione dei rischi specifici, il piano indica gli interventi organizzativi volti a prevenirli. Tra le misure per dare attuazione e concretezza al piano di prevenzione della corruzione, è prevista anche l´individuazione degli incarichi esterni vietati ai dipendenti dell´amministrazione provinciale. Anche su questo aspetto è recentemente intervenuta con una decisione la Giunta provinciale. Durante il corso si è parlato degli obblighi previsti dalla legge e dalle norme internazionali, della trasparenza come strumento di prevenzione del fenomeno della corruzione, del piano di prevenzione, dell´evoluzione del fenomeno corruttivo attraverso l´analisi dei reati previsti dalle norme, delle responsabilità amministrative dei dirigenti e del responsabile anticorruzione.  
   
   
PROGRAMMA ANNUALE DEGLI INTERVENTI PER LE POLITICHE GIOVANILI 2014 AL VIA I BANDI, ATTIVATE RISORSE PER 463.000 EURO PER ATTIVITÀ PROGETTUALI PER I GIOVANI MARCHIGIANI DAI 16 A I 35 ANNI”.  
 
Ancona, 11 giugno 2014 - Al via i bandi per l’attuazione del Programma annuale degli interventi per le politiche giovanili 2014: “Un programma – ha dichiarato l’assessore alle Politiche giovanili, Paola Giorgi, nel corso della conferenza stampa di ieri mattina tenuta con David Buschittari, Presidente della Consulta Regionale dei Giovani - che esplicita una nuova visione delle politiche giovanili regionali finalizzate ad offrire strumenti idonei per rendere davvero i nostri giovani i protagonisti del presente. Il programma infatti dà corpo alle finalità della legge regionale attraverso cui la Regione intende creare maggiori opportunità sociali, culturali ed economiche affinché i giovani siano registi e attori nella società operando attraverso le proprie competenze, idee e progetti nella costruzione dello sviluppo sociale ed economico della Regione attraverso esperienze dirette finalizzate anche all’acquisizione di tutte quelle competenze propedeutiche all’inserimento nel mondo del lavoro e alla creazione del lavoro stesso”. Le priorità di intervento dell’azione regionale in materia di politiche giovanili e i relativi obiettivi, previsti dal Piano regionale per le politiche giovanili, sono le seguenti: favorire percorsi di socializzazione che qualifichino il tempo libero come occasione di crescita, promuovere l’aggregazione giovanile per la costruzione dell’identità personale dei giovani e della loro coscienza civica, la formazione di competenze e forme di comunicazione efficaci tra e con i giovani; riconoscere le nuove forme aggregative dei giovani con riferimento alle nuove tecnologie. Implementare i servizi di informazione e di orientamento, con particolare riferimento alla formazione e al lavoro, alla vita culturale e ricreativa sul territorio, promuovere strumenti e iniziative per l’orientamento al lavoro. Sviluppare iniziative mirate a sostenere la creatività giovanile, attraverso iniziative di formazione, anche promuovendo l’incontro tra i giovani e le imprese, sviluppare occasioni formative valorizzando il metodo del ”fare per apprendere. Promuovere la partecipazione e il protagonismo dei giovani, favorire le forme e i processi di riattivazione degli spazi urbani e le occasioni di apertura e confronto con realtà giovanili nazionali ed europee, con particolare riferimento alla Strategia Macro Regionale Adriatico; promuovere rapporti paritari e di coordinamento tra i sessi e tra soggetti provenienti da diverse estrazioni sociali e da diverse culture valorizzando il concetto di differenza. “Coerentemente con le linee previste dal piano, i progetti potranno essere di interesse locale, o regionale. Abbiamo evidenziato la necessità di aggregare i soggetti per ottenere politiche territoriali di maggiore impatto. Da sottolineare la scelta dell’obbligo di inserire nel partenariato Comuni con popolazione uguale o inferiore a 5000 abitanti al fine di non creare disomogeneità territoriale e valorizzare anche nell’ ambito delle politiche giovanili il policentrismo delle Marche” sottolinea Giorgi. Per gli interventi di interesse locale, possono presentare richiesta di finanziamento i Comuni esclusivamente in forma aggregata (ad eccezione di quelli oggetto di fusione), con almeno un Comune di popolazione inferiore o uguale ai 5000, le Unioni di Comuni, Comunità Montane e Ambiti Territoriali Sociali in forma singola o aggregata. Devono obbligatoriamente procedere alla costituzione di un partenariato con le componenti giovanili del territorio. Gli interventi di interesse regionale saranno selezionati in base alle proposte delle Associazioni e degli Organismi giovanili operanti nel territorio regionale. Possono presentare richiesta di finanziamento in relazione ad una idea progettuale da realizzare in collaborazione con la struttura regionale competente, le Associazioni giovanili iscritte nell’elenco regionale delle Associazioni giovanili, le Associazioni formate prevalentemente da giovani o che svolgono in prevalenza attività a favore dei giovani, gruppi informali di giovani che, nel caso di finanziamento della idea proposta, hanno l’obbligo di costituirsi in Associazione. “Ulteriore novità è la valorizzazione nei bandi del piano di comunicazione degli interventi proposti, riteniamo che sia fondamentale saper ben promuovere un’idea progettuale affinché possa avere tutti gli sviluppi pensati” continua Giorgi. “Ricordo inoltre il Piano ha ottenuto formale approvazione dalla Consulta Regionale dei Giovani, organismo previsto dalla nuova legge regionale, di importante supporto per la condivisione e l’individuazione di politiche di reale impatto per i nostro giovani”.  
   
   
UN SILLABARIO DI CITTADINANZA PRESENTATO UN MANUALE PER I CITTADINI STRANIERI, REALIZZATO NELL’AMBITO DEL PROGETTO “PAROLE IN GIOCO 3”  
 
Parma, 11 giugno 2014 – Ci sono le parole che definiscono l’Italia e il Parlamento ma anche cos’è il Cup e a cosa serve o come funziona la sicurezza sul lavoro o la raccolta differenziata. E’ un sillabario di cittadinanza il “Manuale per l’apprendimento dell’educazione civica per i cittadini stranieri”, un vademecum per chi arriva nel nostro territorio, realizzato, nell’ambito del progetto regionale “Parole in gioco 3”, dalla Provincia di Parma in collaborazione con gli enti attuatori dei corsi di insegnamento della lingua italiana (Ctp di Parma, Fornovo, San Secondo Parmense, Montechiarugolo, Associazione Perchè No?, Centro di Solidarietà L´orizzonte onlus, Cooperativa sociale Le Radici, Cooperativa Sociale Eidè). Oggi in Provincia l’assessore alle Politiche sociali Marcella Saccani è intervenuta all’incontro con gli autori di questo nuovo strumento: i 28 docenti, a cui è stato consegnato un attestato, stagisti e tirocinanti dei centri territoriali permanenti e del terzo settore. “Grazie all’insegnamento della lingua italiana e dell’educazione civica è nato un nuovo diritto di cittadinanza, che permette a tanti stranieri di immergersi nella nostra cultura. Un percorso straordinario con cui siamo anche riusciti a raggiungere tante donne, che normalmente per motivi culturali o religiosi vengono escluse”, ha detto l’assessore provinciale Marcella Saccani -. Inoltre, per cercare di far partecipare più persone possibili, abbiamo fornito diversi tipi di sostegno, dal servizio di baby sitter ad aiuti per il trasporto, a corsi on line, come quelli attivati dal Ctp di Fornovo per raggiungere chi abita ad esempio in montagna”. Presenti all’incontro anche il dirigente del Centro territoriale permanente di Parma Andrea Grossi, Sergio Bertolotti, dirigente del Ctp di San Secondo e Linuccio Pederzani, coordinatore del Ctp di Parma. “Il manuale si divide in 10 unità didattiche di apprendimento dell’educazione civica – ha spiegato Linuccio Pederzani –. Vengono ad esempio affrontati temi come il pronto soccorso, la scuola, i Centri per l’impiego: tutti quegli aspetti sociali della vita quotidiana che possono interessare sia gli stranieri appena arrivati in Italia che quelli già residenti”. Il manuale - che arriva a seguito del “Protocollo d´intesa provinciale per il sostegno della conoscenza della lingua italiana ed educazione civica rivolta ai cittadini stranieri”, siglato lo scorso anno da istituzioni e associazionismo territoriale - propone unità di apprendimento a livelli diversi. L’obiettivo è principalmente quello di trasmettere contenuti legati ai più importanti temi di educazione civica richiesti dalle normative, con una particolare attenzione però alla presentazione o all’ampliamento di aspetti più strettamente linguistico-comunicativi. Si tratta senz’altro di un aiuto importante per i cittadini stranieri che frequentano i corsi, opportunità significativa per rispondere con maggiore efficacia ai diversi adempimenti normativi in tema di acquisizione di competenze linguistiche e conoscenze di educazione civica, ma si tratta anche di un valido strumento per i formatori, attraverso la “Guida per l’insegnante” che accompagna la pubblicazione. Il manuale si potrà trovare in Provincia, nei Ctp, nei Comuni capidistretto e nelle associazioni partner del percorso. L´italiano per gli stranieri: l’attività della Provinciail manuale si inserisce nel solco dell’attività da tempo svolta dalla Provincia di Parma, con il sostegno della Regione Emilia-romagna, per l’insegnamento dell´italiano agli stranieri, attraverso l’approvazione di Piani territoriali provinciali annuali finalizzati alla diffusione della lingua italiana per cittadini immigrati adulti. L´apprendimento della lingua italiana da parte dei cittadini stranieri è infatti passaggio essenziale per facilitare il percorso di integrazione in Italia. La conoscenza dell´italiano rappresenta non solo un elemento fondamentale per il raggiungimento di una piena cittadinanza sociale dei cittadini stranieri, ma anche una delle condizioni necessarie alla permanenza legale sul territorio. Passaggio fondamentale di questo impegno dell’ente di piazza della Pace è stato il protocollo provinciale già richiamato, che ha definito ambiti di intervento e di responsabilità tra i diversi soggetti che operano nell´insegnamento dell´italiano per stranieri e ha concorso ad individuare gli strumenti di governance per realizzare il coordinamento, l´armonizzazione e razionalizzazione dei contenuti e delle azioni formative, ponendo le basi per una rete coordinata di offerta formativa di qualità. Dal 2009 al 2013 i corsi realizzati nell’ambito di queste iniziative sono stati 107 per un totale di 2571 iscritti.Accanto alla realizzazione di corsi di italiano di diverso livello, sono stati fortemente sostenuti e favoriti la formazione e l´aggiornamento dei docenti di italiano lingua seconda (L2), con particolare attenzione agli insegnanti che operano in soggetti del terzo settore. L´insegnamento della lingua italiana a stranieri, in particolare adulti, richiede infatti una preparazione specifica da parte dei docenti. Per rispondere a queste esigenze sono stati realizzati tre percorsi formativi specifici, promossi dalla Provincia di Parma in collaborazione con il Ctp di Parma nell´ambito del progetto “Parole in Gioco”, ai quali hanno partecipato complessivamente 83 insegnanti. Obiettivo principale è stato il rafforzamento della rete di scuole ed enti che si è creata negli ultimi anni a Parma e nel Parmense, così da garantire un´uniformità di procedure didattiche su tutto il territorio. Il Manuale per l’apprendimento di educazione civica per i cittadini stranieri rappresenta l’esito dell’ultimo di questi percorsi di aggiornamento.  
   
   
CRESCITA, BENE COMUNE E MIGRAZIONI: NEL CORNO D´AFRICA  
 
Trento, 11 giugno 2014 - In un´edizione del Festival dell´economia dedicata al tema delle classi dirigenti, della crescita e del bene comune un appuntamento che apre lo sguardo sulle scelte adottate dalle elites africane, sui processi e le policy che stanno interessando la parte orientale di questo continente così frammentato e a tratti ancora poco conosciuto. Uoldelul Chelati Dirai, docente di storia all´Università di Macerata, mette in relazione il concetto di crescita, di bene comune e il fenomeno - così drammaticamente attuale - delle migrazioni. E´ un´analisi che interroga la realtà senza cedere a semplificazioni quella offerta da Uoldelul Chelati Dirai nell´ambito dell´incontro "Crescita, bene comune e migrazioni: alcuni casi dal Corno D´africa". Perchè in un Paese che gli indicatori economici danno in crescita abbiamo forti segnali di crisi manifestate dal problema dell´immigrazione? Dalla fine degli anni Settanta all´inizio degli anni Novanta l´Africa è stata sottoposta a un fenomeno di criminalizzazione dello Stato. Negli anni Ottanta e Novanta questa condizione di collasso va imputata al ruolo ipertrofico dello Stato. Questa lenta emmoragia è stata seguita, a partire dagli anni Novanta, dalla caduta del bipolarismo che ha portato a una riduzione dell´importanza strategica della regione, al prevalere dell´indipendentismo eritreo e soprattutto all´imissione di questa regione nell´economia di mercato. In questo particolare scenario la formazione delle classi politiche è avvenuta per assorbimento dei gruppi di guerriglia che hanno ripudiato sul piano ideologico il trascorso socialista, mantenendo di fatto il ruolo centrale dello Stato. Sulla base di questa situazione si pone la necessità di democratizzare gli Stati e le istituzioni sorte in contesti autoritari e non pluralistici, rafforzandole e rendendole indipendenti dalle classi dirigenti. Il concetto di bene comune, rivendicato con forza come orizzonte ideale da tutti gli attori politici, trova diverse espressioni nello scacchiere dei tre Stati analizzati da Uoldelul Chelati Dirai. La politica economica dell´Eritrea si esprime nel concetto dell´unhurried development (sviluppo senza fretta), basato su misure di contenimento degli aiuti, di rigido filtro sugli investimenti stranieri, di autosufficienza nei processi di trasformazione economica e sull´attribuzione di un ruolo centrale dello Stato quale principale attore economico, adducendo una presunta immaturità del settore privato. In Etiopia la gestione del bene comune è invece inquadrata all´interno di un piano di crescita ambizioso, il National Growth Transformation Plan, che mira a creare condizioni di autosufficienza sul piano alimentare e che presta una forte attenzione al tema della sostenibilità ambientale. Se nelle prime due situazioni si rileva un eccesso di presenza dello Stato nelle politiche economiche, in Somalia, divisa in regioni caratterizzate da condizioni politiche e sociali molto diverse tra loro, l´assenza di un attore politico centrale fa sì che la definizione di bene comune sia affidata alla società civile, alle tante forme di associazionismo e alle organizzazioni caritatevoli locali. La questione che fino ad ora i grandi analisti sembrano non porsi è chi definisce le priorità e le strategie? Chi valuta i costi sociali delle scelte in materia di bene comune? E´ proprio nel corto circuito fra le politiche della classi dirigenti e nella loro incapacità di essere inclusive che si può scorgere l´intensificarsi dei flussi migratori, che possono essere letti come unica risposta politica lasciata a chi non ha alternative a porre resistenza a politiche di oppressione. L´aspetto paradossale, sottolineato da Uoldelul Chelati Dirai, è che le migrazioni a un certo punto possono contribuire a rafforzare il concetto di bene comune e a riattivare e rinegoziare il concetto di sviluppo attraverso la mobilitazione sociale e politica.  
   
   
EMERGENZA SIRIA, ASSESSORE MILANESE: “SU PROFUGHI IL MINISTRO ALFANO È COMPLETAMENTE ASSENTE” TRA IERI E OGGI ARRIVATI DAL SUD PIÙ DI CINQUECENTO CITTADINI SIRIANI, DALLO SCORSO OTTOBRE SONO GIUNTE 8.300 PERSONE, PIÙ DI DUEMILA I BAMBINI  
 
Milano 11 giugno 2014 – "Non esiste alcuna forma di organizzazione e gestione nazionale dell´accoglienza dei migranti e dei profughi che stanno arrivando da mesi sulle nostre coste. Questo è reso evidente dalla totale assenza di risposte alle numerose e diverse proposte da noi avanzate in questi mesi rispetto all´emergenza Siria, a cui si stanno aggiungendo ulteriori situazioni per noi non gestibili o sostenibili". Così l’assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino riguardo alla situazione dei cittadini siriani in fuga dalla guerra, sbarcati in Sicilia o salvati dalle navi della Marina Militare ogni giorno in viaggio verso i Paesi del Nord Europa passando per l’Italia. Milano per loro è una tappa del viaggio. Nelle ultime 24 ore sono giunte alla Stazione Centrale e a quella di Porta Garibaldi circa 500 persone, stamani erano oltre 700 le persone nei centri allestiti: Aldini e Toscana gestiti da Progetto Arca, Casa Nazareth gestito da Cooperativa Farsi Prossimo, la struttura di Fondazione Don Gnocchi e via Saponaro aggiunta ieri sera. Una situazione ormai insostenibile, nonostante gli sforzi di tutti gli operatori coinvolti e dei medici volontari. “Dal 18 ottobre ad oggi abbiamo accolto, grazie al rapporto col Terzo Settore, con Caritars e con una rete di cittadini milanesi, 8.300 cittadini siriani, di cui almeno duemila bambini - prosegue l’assessore Majorino -. “Un flusso che non è affatto diminuito dalla visita a Milano più di un mese fa del Ministro Alfano. Da allora sono giunte 3.500 persone. Non si capisce quale ruolo svolga Alfano e che lavoro faccia: dovrebbe seriamente valutare di dedicarsi ad altro, visto che evidentemente non intende far fronte alla situazione generatasi. Alfano, infatti, si è mostrato totalmente assente e incapace di assumersi responsabilità e di prendere decisioni”. “L´ultimo episodio di queste ore è particolarmente grave e surreale - denuncia Majorino -. Sono arrivati da Taranto, attraverso un viaggio organizzato, secondo fonti del Terzo Settore e delle organizzazioni che si occupano di rifugiati, dalla Prefettura della città pugliese, decine di profughi ora presenti presso la stazione di Rogoredo. Scaricati a Milano e crediamo anche a Roma nella assoluta assenza del Viminale e a fronte dell´immobilismo del Governo. Facciamo presente che la situazione attuale non fa altro che alimentare la funzione delle organizzazioni criminali che spesso gestiscono pezzi di ‘tratta’". Da tempo il Comune di Milano ha chiesto, sempre inascoltato, l’attuazione di alcune soluzioni: un piano nazionale di smistamento e accoglienza di tutti i flussi; il riconoscimento di un permesso temporaneo per i rifugiati sulla scorta di quanto accaduto tre anni fa in relazione all´emergenza Tunisia, che permetta ai profughi di circolare in Europa non in balia delle organizzazioni criminali; l´utilizzo di spazi (da quelli presenti nella Stazione Centrale di Milano al Cie di via Corelli) per la gestione dell’accoglienza in emergenza. “Tutte cose rispetto alle quali – conclude Majorino – il Ministro dell’Interno Alfano è da settimane completamente immobile. Immobilismo a cui fa seguito la totale deresponsabilizzazione di Regione Lombardia, sin qui assolutamente non pervenuta”.  
   
   
LA REGIONE VENETO IN AIUTO A FAMIGLIE MONOPARENTALI E GENITORI SEPARATI O DIVORZIATI IN DIFFICOLTA’. PRESIDENTE ZAIA: “I COMUNI POSSONO FARE DOMANDA DI ACCESSO AL FONDO DI 800 MILA EURO ENTRO IL 10 DICEMBRE 2014 PER SOSTEGNO SPESE SANITARIE E CANONI AFFITTO”  
 
Venezia, 11 giugno 2014 - I Comuni veneti possono presentare entro il 10 dicembre 2014 la domanda alla Regione per accedere al Fondo regionale di 800 mila euro per sostenere le spese sanitarie o pagare i canoni d’affitto alle famiglie monoparentali con uno o più figli minori o con genitori separati o divorziati in difficoltà. Lo prevede un provvedimento approvato dalla Giunta regionale, su proposta del Presidente Luca Zaia, che ha deliberato le disposizioni attuative e i criteri per l’accesso al fondo istituito dalla legge regionale n. 20 del 2012 per la concessione di prestitit a tasso zero a favore dei soggetti suddetti. ”E’ un segnale concreto, anche se non esaustivo, della volontà della regione di venire incontro ad alcune specifiche problematiche che questi nuclei familiari si trovano ad affrontare – rileva Zaia - allo di permettere le condizioni per svolgere il ruolo genitoriale, avere un’esistenza dignitosa, recupero dell’autonomia abitativa. Sottolineo che la natura della nostra iniziativa non ha niente di meramente assistenzialistico ma, al contrario, intende favorire la costruzione di un percorso di responsabilizzazione in queste famiglie”. Nella deliberazione regionale – che ora sarà trasmessa al Consiglio regionale per l’acquisizione del parere della competente commissione - si prevede che per essere ammessi al prestito, il nucleo monoparentale deve avere un valore Isee (indicatore della situazione economica equivalente) non inferiore ai 5 e non superiore ai 25 mila euro e essere residente nel Veneto o, se straniero non comunitario, con titolo di soggiorno valido. Le tipologie di spese oggetto del prestito – che non potrà essere superiore ai 5 mila euro - sono le spese sanitarie (spese mediche e di dispositivi sanitari a esclusione della chirurgia estetica) o le spese per il pagamento del canone d’affitto; i prestiti assegnati saranno a tasso zero.  
   
   
BOLZANO: INTEGRAZIONE DELLA PROVINCIA PER LE PENSIONI BASSE  
 
Bolzano, 11 giugno 2014 - I pensionati altoatesini che rientrano nelle fasce di reddito più basse, a partire da quest´estate potranno contare su un aiuto in più. Su proposta dell´assessore Martha Stocker, infatti, la Giunta provinciale ha approvato un sostegno extra, sottoforma di contributo per spese accessorie, che può raggiungere un massimo di 170 euro al mese. Già al momento di insediarsi, il nuovo governo altoatesino aveva annunciato che uno degli obiettivi prioritari era rappresentato dal miglioramento della condizione di quegli anziani che si trovano a dover far quadrare i conti nonostante pensioni minime. "Il percorso è stato più complicato del previsto - ha spiegato l´assessore alle politiche sociali Martha Stocker - ma alla fine siamo riusciti a raggiungere un risultato soddisfacente". Una semplice integrazione del reddito minimo, infatti, non sarebbe stata sufficiente in quanto lo Stato lo avrebbe poi detratto dalla pensione, e la via scelta è stata dunque quella del contributo per spese accessorie. In sostanza, dopo aver analizzato a lungo la questione dal punto di vista giuridico, la Ripartizione politiche sociali ha introdotto un nuovo passaggio nella normativa che regola il sostegno finanziario a persone oltre i 70 anni di età, che vivono da sole, e che percepiscono una pensione inferiore ai 7.800 euro l´anno. "Si tratta di circa 4mila altoatesini - ha precisato la Stocker - i quali potranno ricevere sottoforma di contributo per i costi di riscaldamento, energia e acqua, una somma che può raggiungere un massimo di 170 euro al mese. Per la Provincia di Bolzano si tratta di far fronte a una spesa che si aggira attorno ai 6 milioni di euro". Le domande per accedere a questo tipo di agevolazione potranno essere presentate a partire dal 1° luglio, ma il vero e proprio varo del provvedimento, al termine di una campagna informativa che si svolgerà durante i mesi estivi, è previsto per settembre. "Sarà comunque possibile - ha concluso la Stocker - chiedere che la domanda di sostegno sia retroattiva sino al mese di luglio".