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MARTEDI

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Notiziario Marketpress di Martedì 12 Aprile 2011
PER GLI EUROPEI LE CURE MEDICHE PER I BAMBINI SONO UNA PRIORITÀ  
 
Bruxelles, 12 aprile 2011- I medici e i genitori vogliono il meglio per i bambini e per aiutarli a raggiungere questo obiettivo c´è l´iniziativa Priomdchild ("Coordination of research on priority medicines for children") un´Azione coordinata finanziata nell´ambito dello schema Era-net del Sesto programma quadro (6° Pq) dell´Ue. Priomedchild, sostenuto con oltre 1,7 Mio Eur, ha creato una piattaforma europea per la ricerca, lo sviluppo e l´innovazione dei farmaci pediatrici finanziando, coordinando e mettendo in collegamento programmi nazionali e ricercatori di tutta Europa, recentemente ha inoltre lanciato un invito congiunto da 8 Mio Eur. Il team di Priomedchild, che comprende esperti provenienti da Estonia, Spagna, Francia, Italia, Lettonia, Ungheria, Paesi Bassi, Polonia, Finlandia, Svezia e Regno Unito, si è posto l´obiettivo di appoggiare e ottimizzare le attività nazionali e di incoraggiare e rendere più facile la cooperazione pan-Europea, nel settore privato come in quello pubblico. In definitiva saranno sviluppati programmi di ricerca su priorità di salute pubblica, colmando la lacuna tra la ricerca e l´industria. Usando la ricerca sui farmaci per bambini, i partner di Priomedchild hanno messo in collegamento e coordinato i manager dei programmi nazionali per lavorare insieme e assicurare un obiettivo europeo comune e cioè lanciare e far funzionare un programma europeo di ricerca congiunto sui farmaci per bambini. Le malattie infettive, le cure per gruppi di pazienti specifici e le malattie rare sono i tre campi prioritari in questione. In particolare, le malattie infettive provocate da agenti infettivi costituiscono un dei principali fardelli della sanità pubblica e sono considerate la causa principale di morte nei paesi in via di sviluppo. È imperativo per i ricercatori occuparsi di sviluppare le misure giuste per combattere le nuove malattie e i nuovi patogeni emergenti, che sviluppano una resistenza a vaccini e antibiotici. Gli altri problemi da risolvere comprendono la lotta alle malattie croniche come le malattie cardiache, il diabete e la depressione. Un bando internazionale, pubblicato nel 2010, ha fornito un sostegno congiunto alla ricerca per ricercatori europei impegnati in due campi: ricerca sullo sviluppo o l´uso di metodi innovativi nei farmaci per bambini; innovazione di formulazioni pediatriche e sistemi di somministrazione dei farmaci. L´invito congiunto ha ricevuto 22 pre-proposte fino alla sua chiusura, il 7 gennaio 2011. Un totale di 110 gruppi di ricerca provenienti da 12 nazioni hanno formato i 22 consorzi. Gli esperti del Scientific Advisory Board hanno esaminato le proposte complete e hanno stilato una lista di progetti finanziabili: Mrd-flow-all ("Assessment of treatment effectiveness in childhood acute lymphoblastic leukaemia by monitoring minimal residual disease with eight-colour flow cytometry"); Cresim ("Rare disease: use of clinical trial simulation for the choice and optimisation of study design"); Esnee ("European study of neonatal exposure to excipients"); Radicea ("New drugs for rare diseases: cost-effectiveness modelling in cryopyrin associated periodic syndromes"); Dcd-canc-child (´Design of drug carrier and delivery control or cancer therapy of children"); e Neurogenmri ("Validating non-invasive imaging of the serotonergic - and dopaminergic system and adult neurogenesis with Mri: towards a better insight in the neurobiological mechanisms underlying psychiatric disorders in the paediatric population"). Questa Azione di coordinazione si basa sulla Era-net Ssa Priority Medicines e sui risultati dello studio dell´Oms "Priority Medicines for the Citizens of Europe and the World". Durante il 6° Pq il progetto ha ricevuto 2 contributi dell´Ue per un ammontare complessivo di 1,8 Mio Eur. Lo schema Era-net è stato introdotto per la prima volta come una componente grandemente innovativa del 6° Pq (2002-2006) e continua a offrire il suo sostegno alla strutturazione dello Spazio europeo della ricerca e al potenziamento della portata delle attività di ricerca europee nell´ambito del 7° Pq (2007-2013). Per maggiori informazioni, visitare: Priomedchild: http://www.Priomedchild.eu/  Scheda informativa del progetto Priomedchild su Cordis: http://cordis.Europa.eu/coordination/projects.htm  Reti Era-net del 7° Pq: http://cordis.Europa.eu/fp7/coordination/era-actions_en.html    
   
   
LE DIFFERENZE GENETICHE INFLUENZANO LA STRUTTURA DELLE COMUNITÀ  
 
Bruxelles, 12 aprile 2011- Una nuova ricerca dal Regno Unito mostra che le differenze genetiche individuali possono contribuire nel tempo a creare, modificare e incrementare le interazioni delle comunità ecologiche. Presentato nella rivista Philosophical Transactions of the Royal Society B, lo studio suggerisce che gli individui possono affrontare una miriade di questioni con la comprensione dei meccanismi secondo cui la società interagisce e stabilisce comunità sostenibili. La prevenzione delle malattie, la sicurezza alimentare e il modo in cui gli individui coesistono con la natura in un pianeta sempre più popolato sono solo alcune delle questioni che catalizzano la nostra attenzione. Scienziati delle università britanniche di Manchester, York e St. Andrews hanno curato un numero a tema della rivista, che focalizza l´attenzione sul modo in cui le interazioni genetiche tra individui plasmano le comunità animali e vegetali. Nel complesso, nello speciale dal titolo "Community Genetics: at the cross-roads of ecology and evolutionary genetics" sono presentati 13 articoli e commenti inerenti alla ricerca. In questi scritti, esperti provenienti da Spagna, Regno Unito e Stati Uniti indagano sul modo in cui i cambiamenti all´interno di una specie influenzano le interazioni tra specie diverse. "La ricerca presentata in questo numero speciale della rivista rivela in che modo le differenze genetiche all´interno di una specie influenzano la flora e la fauna dell´intero ecosistema locale", spiega il dott. Richard Preziosi della facoltà di scienze naturali dell´università di Manchester e uno dei curatori dell´edizione speciale. Lo studio del dott. Preziosi ha indagato sul modo in cui la comunità di specie associate in un ecosistema vario e complesso, come quello della foresta pluviale tropicale, è influenzato dalla composizione genetica primaria di un singolo albero. Il dott. Preziosi e i suoi colleghi hanno concentrato la loro attenzione sulle comunità di piante e invertebrati che attualmente vivono negli alberi della specie Brosimum alicastrum che si trovano nelle foreste tropicali del Belize, nell´America centrale. Il loro obiettivo era scoprire in che misura un singolo albero determina quali specie vivono su di esso e nelle sue vicinanze. "Abbiamo scoperto che gli alberi geneticamente più simili ospitano colonie più simili di piante epifitiche, di invertebrati dei terreni forestali e di invertebrati del tronco", dice il dott. Preziosi. "La scoperta è stata sorprendente considerata la diversità del sistema della foresta pluviale e le numerose interazioni tra specie che vi si verificano", aggiunge. "Il nostro lavoro mostra che all´interno di questi ecosistemi potrebbero esserci strutture a livello degli alberi che hanno un elevato significato biologico in termini di preservazione e ripristino della foresta pluviale". Con l´ausilio di funi e imbracature, i ricercatori si sono arrampicati fino alla chioma della foresta e hanno contato ogni singola bromeliacea e ogni pianta di orchidea che cresce su un totale di 53 esemplari di Brosimum alicastrum. Una parte del loro studio ha previsto la valutazione degli invertebrati presenti su ogni albero usando trappole a fossa, campioni di terreno forestale e altri tipi di trappola. "Nel complesso sono state contate più di 2100 piante singole appartenenti a 46 specie di orchidee e a 17 di bromeliacee, oltre a 1900 invertebrati appartenenti a più di 80 specie", ha detto l´autore principale dott.Ssa Sharon Zytynska, sempre dell´università di Manchester. "Gli alberi sono stati tutti genotipizzati per capire quanto fossero simili gli uni agli altri dal punto di vista genetico e, quindi, sono state confrontate le comunità associate a ciascun albero. I risultati osservati suggeriscono che una popolazione di alberi geneticamente simili ospita una comunità di piante e animali a basso indice di diversità. "Questo ha un effetto a catena anche su organismi più grandi, come gli impollinatori associati con le orchidee o gli anfibi che si nutrono degli invertebrati, pertanto ci sono implicazioni importanti per il lavoro di preservazione in queste foreste". Per maggiori informazioni, visitare: University of Manchester: http://www.Manchester.ac.uk/  Philosophical Transactions of the Royal Society B: http://rstb.Royalsocietypublishing.org/    
   
   
ASSISTENZA ALLE PERSONE IN FIN DI VITA… COSA VOGLIONO VERAMENTE I PAZIENTI?  
 
 Bruxelles, 12 aprile 2011 - Ricercatori finanziati dall´Ue hanno scoperto che i malati terminali preferirebbero che migliorasse la qualità della loro vita piuttosto che prolungare il tempo che gli rimane. La scoperta è il risultato del progetto Prisma ("Reflecting the positive diversities of European priorities for research and measurement in end of life care") che si è aggiudicato 1,65 milioni di euro nel quadro del tema "Salute" del Settimo programma quadro (7° Pq) dell´Ue, per definire un programma integrato per il coordinamento delle priorità e delle prassi di ricerca. Sotto il coordinamento del King´s College London, i partner del progetto Prisma hanno condotto un sondaggio telefonico su un campione di più di 9000 persone in sette paesi europei. Questa indagine ha permesso di capire che i pazienti affetti da malattie gravi, tra cui anche il cancro, preferirebbero vivere meglio piuttosto che più a lungo, e ha anche consentito di conoscere le diverse questioni che incidono sulla vita di chi presta assistenza. I dati mostrano che delle persone intervistate in Belgio, Inghilterra, Germania e i Paesi Bassi, il 71% sceglierebbe la possibilità di migliorare la qualità della propria vita rispetto al 4% che preferirebbe piuttosto prolungarla. Il 25% ritiene, invece, che sia importante sia migliorare che prolungare la propria vita. Quando interpellati su quale fosse per loro il principale problema, i pazienti hanno risposto che il peggiore è "il dolore", seguito dall´"essere un peso per gli altri". I risultati dello studio sono stati discussi da responsabili politici, esperti nel campo delle cure palliative e finanziatori della ricerca a Bruxelles (Belgio) il 24 marzo, in occasione di un simposio organizzato dal consorzio Prisma. Secondo i partner di progetto, è necessario prestare maggiore attenzione alla qualità della vita in parallelo allo sviluppo di terapie potenzialmente in grado di prolungare la vita, ciò che è particolarmente importante considerato, soprattutto, che un quarto degli intervistati vorrebbe entrambe le cose. La professoressa Irene Higginson del King´s College London ha diretto un gruppo di ricercatori e personale clinico che promuove una rivalutazione dell´assistenza alle persone in fin di vita e la raccolta di investimenti per la ricerca al fine di garantire che siano soddisfatte in modo concreto le esigenze dei pazienti prima del loro decesso. "È necessario introdurre un cambiamento radicale nell´approccio all´erogazione di assistenza ai malati in fase terminale in tutta Europa", spiega la professoressa Higginson, direttore scientifico del progetto Prisma. "Benché le priorità e le esigenze delle persone differiscano, è assolutamente chiaro che i pazienti apprezzano molto la qualità del tempo che gli rimane", aggiunge. "È necessario un significativo cambiamento della considerazione che i responsabili politici e il personale clinico in tutta Europa hanno dell´assistenza alle persone in fin di vita. Inoltre dobbiamo garantire che la pianificazione e l´erogazione di questi servizi siano informati dalle priorità e dalle esigenze delle persone. Insieme a un maggiore investimento nella ricerca scientifica sull´assistenza delle persone in fin di vita, questi accorgimenti contribuiranno a fare la differenza nella qualità di vita delle persone che affrontano le ultime settimane o gli ultimi giorni di vita. I partner Prisma vogliono incoraggiare gli operatori sanitari che lavorano a contatto con pazienti affetti da malattie in stadio avanzato a cambiare il modo in cui misurano i fattori che sono importanti per i pazienti e le loro famiglie. La maggior parte di questi professionisti dipende da esami fisici, tra cui analisi del sangue ed ecografie, per diagnosticare e curare i loro pazienti. Il progetto Prisma ritiene che, benché cruciali per il benessere di un paziente, questi esami possono potenzialmente trascurare gli effetti della malattia sull´individuo e sulla sua famiglia. Dovrebbero, invece, essere previste anche valutazioni basate sui sintomi e sulle esigenze sociali, psicologiche e spirituali dei pazienti. Il professore Stein Kaasa dell´Università norvegese di scienza e tecnologia, partner Prisma, dichiara: "Ora è responsabilità di tutto il personale clinico a contatto con pazienti affetti da malattie potenzialmente letali, come il cancro in stadio avanzato, misurare gli esiti del proprio lavoro sulla base di ciò che è importante per il paziente, e fare in modo che anche altri lo facciano, così potranno essere veramente certi di essere sulla strada giusta per l´erogazione di un servizio di qualità". Tra gli altri partner del progetto Prisma si annoverano esperti provenienti da Belgio, Germania, Italia, Norvegia, Portogallo, Spagna e Uganda. Per maggiori informazioni, visitare: Prisma: http://www.Kcl.ac.uk/schools/medicine/research/cancer/palliative/arp/prisma/  King´s College London: http://www.Kcl.ac.uk/index.aspx  Ricerca sulla salute nell´ambito del 7° Pq: http://cordis.Europa.eu/fp7/health/    
   
   
SANITÀ, FORMIGONI: NETWORK DI OSPEDALI E RICERCA RETI DI PATOLOGIA E NERVIANO SCIENCE, DUE MODELLI INNOVATIVI L´OBIETTIVO : MEDICINA PERSONALIZZATA E MENO OSPEDALIZZAZIONE  
 
 Milano, 12 aprile 2011 - ´Per ottenere la massima efficacia dei risultati è prioritario che le attività di ricerca medica condotte dai diversi soggetti vengano svolte in un ambito di regia complessiva che permetta di evitare duplicazioni e sappia massimizzare i progressi svolti´. Lo ha detto il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, intervenendo a un convegno sul tema ospedali e ricerca. ´In questo senso - ha aggiunto - uno dei principali obiettivi delle politiche sanitarie di Regione Lombardia è quello di voler imprimere un´accelerazione alle collaborazioni tra gli attori in campo´. Le modalità indicate da Formigoni sono diverse: in particolare, si tratta di consolidare collaborazioni tra università, centri di ricerca, istituzioni, organizzazioni nazionali ed internazionali sulla ricerca scientifica; strutturare un sistema stabile di scambio di best practice, know-how e tecnologie. Le Reti Di Patologia - ´Le Reti di Patologia attivate in questi anni da Regione Lombardia - ha detto il presidente - rappresentano uno degli esempi concreti di quanto sto dicendo. Esse costituiscono un innovativo modello gestionale che coniuga ricerca e assistenza: si tratta di una vera e propria rete costituita dalle istituzioni, dalle organizzazioni e dai professionisti che svolgono la loro attività a favore del paziente in tutte le fasi del processo di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione, inclusa l´eventuale fase terminale (ad esempio come nel caso della Rete Oncologica). Lo scopo è di migliorare la qualità delle cure, mettere in comunicazione tutti i soggetti che si occupano di patologia e migliorare l´efficacia organizzativa, grazie alla condivisione di conoscenze, competenze e informazioni. Il suo obiettivo finale è quello di trasferire l´innovazione in nuove modalità di prevenzione, in nuovi e più precoci strumenti diagnostici e nello sviluppo di nuovi farmaci´. Nerviano Medical Sciences - Un altro caso di eccellenza riguarda l´impegno della Regione per il Nerviano Medical Sciences, ´rispetto al quale - ha sottolineato Formigoni - Regione Lombardia ha perfezionato recentemente il suo ingresso all´interno del Sistema regionale. Sappiamo bene come questo Centro, da sempre leader nel campo della ricerca medica e biomedica, è uno dei più grandi poli di ricerca e sviluppo farmaceutico in Europa. Con queste caratteristiche di eccellenza viene ora a far parte integrante del sistema di ricerca e cura a carattere scientifico della Lombardia. La Giunta ha infatti individuato nei 4 Irccs pubblici lombardi, Policlinico, Besta e Istituto dei Tumori di Milano e San Matteo di Pavia, i soggetti nuovi proprietari del Centro. Il nostro scopo con questa operazione è di poter valorizzare al meglio il Centro, salvaguardando ed esaltando le attività di ricerca scientifica e farmacologica che in esso vengono svolte svolte. L´operazione è avvenuta a costo zero, con il passaggio dalla precedente proprietà a titolo gratuito che ha assicurato il posto di lavoro dei circa 600 dipendenti. Cell Factory, La Nuova Frontiera - ´Sono 4 le nostre realtà - ha spiegato il presidente Formigoni - tra Aziende Ospedaliere e Irccs (Policlinico, Besta, Riuniti di Bergamo e San Gerardo di Monza), ad essere già dotate di questi avanzatissimi laboratori di ricerca. La loro attività, basata sul trattamento di cellule staminali adulte, rappresentano un altro vero e proprio punto di eccellenza all´interno della sanità pubblica italiana. Si tratta di una frontiera tra le più avanzate della ricerca clinica, in grado di aprire in breve tempo nuove e rivoluzionarie prospettive per una vasta serie di patologie, croniche e invalidanti in particolare´. Medicina Personalizzata - L´obiettivo finale e sintetico che il presidente della Lombardia indica è quello della medicina personalizzata. Infatti, per Formigoni ´il raggio delle conoscenze nel settore ci mette nelle condizioni di migliorare l´appropriatezza dei trattamenti terapeutici, arrivando a definire nuovi farmaci sempre più mirati e, per così dire, sempre più intelligenti, riducendo di conseguenza l´odspedalizzazione´.  
   
   
LA NUOVA VITA DOMOTICA DI MIRTA, CARLA ED EDOARDO  
 
 Trento, 12 aprile 2011- Nulla di più lontano dalla casa del "Grande Fratello": nell´appartamento semi-protetto che la cooperativa Cs4 di Pergine Valsugana ha allestito al primo piano della palazzina di via Marconi 185, proprio sopra i laboratori della cooperativa sociale, telecamere e monitor non sono finalizzati all´invadente controllo degli occupanti, ma al sostegno, puntuale ma "soft", delle loro occupazioni e attività. E´ la nuova filosofia della domotica al servizio degli utenti deboli, in questo caso tre disabili psicofisici adulti, Mirta e i fratelli Carla ed Edoardo, che in questo alloggio, grazie all´iniziativa della cooperativa e con il sostegno dell´Assessorato alle politiche sociali della Provincia, stanno intraprendendo un percorso di vita autonoma. Un´esperienza che l´assessore Ugo Rossi ha voluto oggi vedere da vicino. Le più avanzate applicazioni domotiche oggi impiegate per favorire la vita indipendente o semi-indipendente dei soggetti deboli, sono il frutto dell´incontro tra le tecnologie informatiche e l´attenzione alle necessità espresse dalla persona. Un incontro al quale - come spiega la psicologa Orietta Nadalini, responsabile del progetto - hanno lavorato in sinergia il committente, il progettista (l´architetto Luciano Eccher) e le ditte coinvolte nel progetto (Far System, Grisenti Impianti Elettrici e Bonvecchio Legno Trento). "Si è reso necessario lavorare al progetto in un’ottica di equipe multidisciplinare tecnico-sociale. Lo sforzo di tutti è stato quello di conciliare le esigenze sociali con quelle tecniche e viceversa trovando da parte di tutti una grande adesione all’obiettivo comune di mettere al centro degli interventi le persone destinatarie dell’alloggio". Dal punto di vista tecnico, il sistema è composto da una rete capillare di sensori domotici basati su tecnologia Lonworks che vengono acquisiti da un sistema di supervisione intelligente che monitora tutte le informazioni e gestisce in maniera indipendente tutte le attività e le procedure di allarme da condividere con gli abitanti della casa. In particolare, sono state studiate ed implementate delle interfacce di comunicazione personalizzate che supportano gli utenti nella vita quotidiana e permettono agli operatori sociali della cooperativa di lasciare gli abitanti liberi di vivere in autonomia, senza una costante sorveglianza. In tutte le stanze della casa sono stati installati dei Pc touchscreen configurati ad-hoc sui quali vengono visualizzate delle sequenze interattive di immagini e suoni preparate dagli operatori, che permettono di guidare gli inquilini nello svolgimento delle attività quotidiane. Oltre a garantire indipendenza per gli inquilini dell’abitazione, il sistema è stato progettato al fine di assicurare sicurezza elevata per gli occupanti, il che consente di limitare solo ai casi di emergenza o di "allarme grave" la videosorveglianza dell´appartamento. Ma quanto costa rendere domotico un alloggio? Mediamente 60 mila euro, esclusi gli arredi. Il prossimo mese di luglio, dopo un periodo di graduale adattamento alla particolare organizzazione della loro nuova vita "guidata" dal sistema tecnologico domotico, Mirta, Carla ed Edoardo inizieranno a vivere stabilmente nell´alloggio. Sapendo di poter contare in ogni momento, in caso di bisogno, sugli operatori della cooperativa Cs4 che, sempre nel rispetto delle normative sulla privacy, possono videochiamare l´appartamento dal proprio cellulare guidando gli abitanti della casa nella gestione di una eventuale situazione di pericolo.  
   
   
PROTESI AL GINOCCHIO: AL POLICLINICO DI ABANO SI OPERERÀ CON IL ROBOT RIO (MAKO-PLASTY)  
 
Abano Terme (Padova), 12 aprile 2011. Il Policlinico di Abano Terme sarà il primo centro in Europa ad adottare la tecnologia robotica Rio (Mako-plasty) per gli interventi di chirurgia protesica al ginocchio. Si tratta di una nuova piattaforma tecnologica di chirurgia ortopedica sviluppata nel 2006 negli Stati Uniti, dove è oggi particolarmente diffusa. La piattaforma tecnologica è dotata di un braccio robotico, denominato Rio, grazie al quale il chirurgo può inserire protesi monocompartimentali, ovvero effettuare sostituzioni del solo compartimento malato del ginocchio (femoro-tibiale o femoro-rotuleo). I risultati chirurgici sono estremamente positivi: l’impianto di protesi tramite il sistema robotico è infatti 3 volte più accurato rispetto alla tecnica manuale e permette un risparmio di sostanza ossea che si traduce in una duttilità maggiore della protesi stessa. Attualmente è inoltre allo studio anche la possibilità di eseguire impianti di una protesi totale tramite questa tecnica chirurgica. “Questo strumento – spiega il dottor Roberto Nardacchione, Direttore dell´Unità Operativa di Chirurgia del Ginocchio del Policlinico di Abano Terme - offre al chirurgo la soluzione per il trattamento di pazienti per i quali un tempo non vi erano cure adeguate. Non solo. Grazie all’accuratezza dell’intervento, si riducono i tempi di recupero e di ricovero, con una media di 2-3 giorni di ospedalizzazione.” Negli Stato Uniti il robot Rio è utilizzato in 64 centri, per un totale di 324 chirurghi abilitati, con un numero di interventi pari a 5.869 di cui 3.485 solamente nel 2010. Alla luce dei risultati positivi delle applicazioni, il Policlinico di Abano, primo in Italia, ha deciso di importare questa tecnologia nel nostro Paese. Per apprendere e poter utilizzare la metodica di Mako-plasty, il dottor Nardacchione ed i suoi collaboratori, dottor Davide Bertolini e dottor Claudio Khabbazè, si sono recati negli Stati Uniti per un periodo di training. “Il robot Rio - spiega il dottor Nardacchione - fatta salva la necessaria esperienza e capacità individuale, permette al chirurgo di lavorare con maggiore precisione e in modo meno invasivo, garantendo al paziente migliori risultati in termini di ripresa della mobilità e controllo del dolore. In mano ad un chirurgo esperto sono evidenti i vantaggi che questa attrezzatura può offrire poiché si fornisce al medico uno strumento dalla precisione straordinaria. Inoltre, l´auspicata riduzione dei margini di insuccesso allarga la fascia d´età di pazienti a cui proporre una soluzione di tipo protesico”. Ma come avviene l’operazione? “Dopo la consueta valutazione clinica del paziente, si procede all’acquisizione di una Tac tridimensionale, - spiega il dottor Nardacchione – mediante la quale il chirurgo può programmare il posizionamento ottimale della protesi, per ripristinare la cinematica del ginocchio. Una volta pianificato l´intervento al computer si passa al tavolo operatorio, dove un sistema di telecamere ad infrarossi permette al chirurgo di riprodurre fedelmente il lavoro preimpostato. L´operazione viene seguita su un monitor, simulando il lavoro in artroscopia, ed è eseguita dal medico mediante un braccio robotico guidato dal software, che effettua la fresatura per l´alloggio della protesi. Con questa metodica si limano gli errori dovuti al gesto chirurgico, all´imprecisione dello strumentario, senza dimenticare il grande risparmio di tessuto osseo. Cementata la protesi, l´intervento si conclude con la consueta sutura per strati dei tessuti. Il paziente inizia il recupero funzionale a distanza di poche ore”. Unità Operativa Di Chirurgia Del Ginocchio Policlinico Di Abano Terme Attiva dal gennaio 2008, è organizzata come reparto autonomo con 24 posti letto e si avvale di un’équipe di medici specialisti dedicati al trattamento chirurgico delle patologie del ginocchio. Ogni setitmana si eseguono circa venti interventi di chirurgia maggiore (o chirurgia protestica) e circa trenta di chirurgia varia, per lo più effettuati con metodologia endoscopica o in Day Surgery (ricovero breve). Per garantire il miglior servizio al paziente, l’Unità operativa, fiore all’occhiello del Policlinico di Abano Terme, dispone di sale operatorie tecnologicamente molto avanzate sia per quanto riguarda l’attrezzatura chirurgica sia per quel che riguarda l’approccio anestesiologico. Qui vengono curate le patologie meniscali, si procede al trattamento della cartilagine, alla correzione dell’asse degli arti, alla ricostruzione dei legamenti, alla terapia dell’artrosi con protesi di tipo totale o parziale fino alle revisioni, ossia la sostituzione di protesi ormai obsolete. Per il trattamento chirurgico della patologia artrosica ed artritica ci si avvale di metodiche innovative utilizzando artroprotesi di moderna concezione, applicate servendosi, quando possibile, di un approccio chirurgico mininvasivo e, in alcuni selezionati casi, della navigazione computerizzata. Particolare cura viene posta agli interventi di revisione protesica che implicano l’utilizzo di impianti complessi, appositamente costruiti. Dopo la seduta di sala operatoria, il paziente viene seguito in reparto con una precoce riabilitazione e, alla dimissione, indirizzato a un idoneo centro rieducativo per il prosieguo del trattamento. La tecnica artroscopica viene adottata per trattare, oltre alle consuete lesioni meniscali, le patologie cartilaginee mediante innesto di condrociti, inserimenti osteocartilaginei e membrane collageniche. In regime di Day Surgery l’équipe ha sviluppato un’approfondita esperienza in materia di chirurgia ricostruttiva del legamento crociato anteriore, posteriore e dei collaterali, utilizzando autotrapianti (tendini prelevati dallo stesso paziente) o allotrapianti (tendini prelevati da donatore): mediante quest’ultima tecnica è possibile risolvere instabilità articolari molto complesse o fallimenti di precedenti impianti. Anche la correzione dell’asse degli arti, utile a prevenire la progressione dell’artrosi, è effettuata con la minor invasività chirurgica possibile, avvalendosi di placche di dimensioni molto contenute.  
   
   
SALUTE FVG: MEETING DEL DIPARTIMENTO DI SALUTE MENTALE  
 
 Udine, 12 aprile 2011- L´organizzazione Mondiale della Sanità ha confermato nel settembre 2010 il Dipartimento di salute mentale dell´Ass n. 1 Triestina quale Centro collaboratore per la ricerca e la formazione in salute mentale. In questo ambito il Dipartimento promuove, in collaborazione con l´Oms, un meeting dal 13 al 16 aprile che ha come obiettivo la formulazione di una dichiarazione congiunta, lo sviluppo di progetti concreti relativamente agli articoli 7 e 8 del Piano d´Azione di Helsinki (2005) ed il lancio del piano di lavoro per i prossimi quattro anni. Il convegno vuole portare all´attenzione dei partecipanti quale sia oggi lo stato dell´arte rispetto alle questioni sulla salute mentale, la deistituzionalizzazione, lo sviluppo di servizi integrati e globali, le buone pratiche e cooperazione attraverso reti internazionali, le esperienze pilota internazionali sulla chiusura delle istituzioni manicomiali ed il ri-convertimento delle risorse. Il convegno è aperto a tutti i Dipartimenti di salute mentale della regione Friuli Venezia Giulia e agli interessati. I relatori che si avvicenderanno nel convegno inviteranno a riflettere sul fatto che oggi in molti paesi si è arrivati ad una territorializzazione dell´assistenza psichiatrica, ma che tuttavia lo sviluppo dei sistemi di salute mentale e i finanziamenti destinati a quest´area sono ancora limitati. Il sistema di cura prevalente è ancora basato sul trattamento clinico dei sintomi più che sulle conseguenze esistenziali e sociali della malattia. Ad oggi il modello medico biologico, sostanzialmente clinico, continua a dimostrare tutte le sue lacune e inefficienze. E´ opportuno quindi prevedere un sistema di opzioni possibili che differenzi le risposte e le renda flessibili. Può essere utile, e il Patto europeo per la salute mentale ed il benessere (2008) lo suggerisce, identificare siti ed esempi di pratiche efficaci e sostenibili e di disseminare queste informazioni a tutti gli stati membri per creare "reti di buone pratiche". All´interno di questi reti il piano di lavoro (2009-2013) del Dsm di Trieste prevede la cooperazione per lo sviluppo dei servizi territoriali soprattutto verso paesi che hanno intrapreso processi di riforma psichiatrica e di deistituzionalizzazione.-------------------------- A livello europeo sono in particolare la Serbia, con il sostegno al Centro di Salute Mentale pionieristico di Nis, paesi dell´est come la Bulgaria e la Romania, nonché le repubbliche asiatiche dell´ex-Urss come l´Azerbaijan, dove andranno sostenute esperienze pilota e cambiamenti legislativi. Al di fuori dell´Europa, nell´ambito del programma Mental Health Gap promosso dall´Oms di Ginevra, si stanno sviluppando programmi di cooperazione con la Turchia, l´Iran, la Palestina, con l´intervento nel manicomio di Betlemme, l´Argentina e il Brasile con il supporto ad una rete sudamericana di buone pratiche e la consulenza ai processi di riforma in atto. In questo ambito il Dipartimento promuove, in collaborazione con l´Oms, un meeting dal 13 al 16 aprile che ha come obiettivo la formulazione di una dichiarazione congiunta, lo sviluppo di progetti concreti relativamente agli articoli 7 e 8 del Piano d´Azione di Helsinki (2005) ed il lancio del piano di lavoro per i prossimi quattro anni. Il convegno vuole portare all´attenzione dei partecipanti quale sia oggi lo stato dell´arte rispetto alle questioni sulla salute mentale, la deistituzionalizzazione, lo sviluppo di servizi integrati e globali, le buone pratiche e cooperazione attraverso reti internazionali, le esperienze pilota internazionali sulla chiusura delle istituzioni manicomiali ed il ri-convertimento delle risorse. Il convegno è aperto a tutti i Dipartimenti di salute mentale della regione Friuli Venezia Giulia e agli interessati. I relatori che si avvicenderanno nel convegno inviteranno a riflettere sul fatto che oggi in molti paesi si è arrivati ad una territorializzazione dell´assistenza psichiatrica, ma che tuttavia lo sviluppo dei sistemi di salute mentale e i finanziamenti destinati a quest´area sono ancora limitati. Il sistema di cura prevalente è ancora basato sul trattamento clinico dei sintomi più che sulle conseguenze esistenziali e sociali della malattia. Ad oggi il modello medico biologico, sostanzialmente clinico, continua a dimostrare tutte le sue lacune e inefficienze. E´ opportuno quindi prevedere un sistema di opzioni possibili che differenzi le risposte e le renda flessibili. Può essere utile, e il Patto europeo per la salute mentale ed il benessere (2008) lo suggerisce, identificare siti ed esempi di pratiche efficaci e sostenibili e di disseminare queste informazioni a tutti gli stati membri per creare "reti di buone pratiche". All´interno di questi reti il piano di lavoro (2009-2013) del Dsm di Trieste prevede la cooperazione per lo sviluppo dei servizi territoriali soprattutto verso paesi che hanno intrapreso processi di riforma psichiatrica e di deistituzionalizzazione. A livello europeo sono in particolare la Serbia, con il sostegno al Centro di Salute Mentale pionieristico di Nis, paesi dell´est come la Bulgaria e la Romania, nonché le repubbliche asiatiche dell´ex-Urss come l´Azerbaijan, dove andranno sostenute esperienze pilota e cambiamenti legislativi. Al di fuori dell´Europa, nell´ambito del programma Mental Health Gap promosso dall´Oms di Ginevra, si stanno sviluppando programmi di cooperazione con la Turchia, l´Iran, la Palestina, con l´intervento nel manicomio di Betlemme, l´Argentina e il Brasile con il supporto ad una rete sudamericana di buone pratiche e la consulenza ai processi di riforma in atto.  
   
   
LOMBARDIA: FERITI LIBICI,DA VENERDÌ ESAMI E CURE PER TUTTI  
 
Milano, 12 aprile 2011 - Sono stati sottoposti ad accertamenti accurati e alle terapie specialistiche i 25 pazienti libici accolti dal presidente della Regione Roberto Formigoni e ricoverati da venerdì sera in 9 ospedali della Lombardia: 7 di Milano (Niguarda, San Paolo, San Carlo, Fatebenefratelli, Policlinico, Humanitas e San Raffaele), 1 di Bergamo (Riuniti) e 1 di Monza (San Gerardo). I due pazienti più gravi sono tuttora in condizioni critiche e la prognosi rimane riservata. Tutti gli altri - con ferite da arma da fuoco, ustioni o fratture - sono stati stabilizzati, alcuni sottoposti a intervento chirurgico e cure antitetaniche e antibiotiche. In tutti i casi le direzioni sanitarie e i clinici seguono costantemente l´evolversi della situazione. Il primo dei due casi più gravi riguarda M. A. G., di 47 anni, ricoverato in Neurorianimazione all´ospedale Niguarda di Milano. E´ affetto da una paraplegia da sezione midollare conseguente a ferita d´arma da fuoco e soffre per i postumi di lobectomia polmonare superiore sinistra. Nella giornata di oggi è stato sottoposto a toeletta della ferita da arma da fuoco. Le condizioni emodinamiche attualmente risultano stabili, il paziente è tuttora in ventilazione assistita. La prognosi rimane riservata. Permangono critiche anche le condizioni di Y. M. S. A., di 43 anni, ricoverato in Neurorianimazione al Policlinico di Milano. Presenta una ferita esposta ed infetta del cranio che è stata sottoposta a toilette chirurgica. Sedato, intubato, ventilato. Sul livello di coscienza vi sono dubbi, perché il paziente è fortemente sedato. Quando si abbassa il livello di sedazione appare rispondere agli stimoli. Presenta infezione, ma non sepsi generalizzata. E´ stato operato dall´equipe del prof. Gaini appunto per toilette della ferita. Sul danno residuo neurologico non è possibile fare previsione. La prognosi è riservata.  
   
   
JADE AL VIA: WORKSHOP SU TECNOLOGIA E AUTONOMIA PER ANZIANI.  
 
Ancona, 12 aprile 2011- Un workshop per la longevita` attiva, tema molto atteso e di straordinaria attualita` in ambito europeo, ha preso il via ad Ancona (Hotel La Fonte di Portonovo), nell´ambito della ´cinque giorni´ dedicata al Progetto Jade, cofinanziato dall´Unione Europea e con la partecipazione di Inghilterra (Kent), Francia, Finlandia e Turchia per sviluppare, nelle Marche, un distretto tecnologico al servizio dell´anziano. ´Il 2012 ´ ha detto il presidente Spacca ´ sara` l´anno europeo della longevita` attiva, tema prioritario anche nell´agenda delle Nazioni Unite. In questo quadro la nostra regione si e` distinta per il suo ruolo di grande attivita`, visto che le Marche hanno la piu` alta aspettativa di vita in Europa, sono la sede dell´Inrca e sono state scelte dal Ministero della Salute quale sede del network nazionale per la longevita` attiva. Network che si occupera` non solo degli aspetti sanitari legati alla terza e quarta eta`, ma anche di alimentazione, tempo libero, telecomunicazioni, informatica, architettura, tutto cio`, insomma, che sia in grado di rendere piu` semplice la vita dell´anziano. Verso questo obiettivo, accanto alla Regione che alle tecnologie dell´abitare ha dedicato un capitolo di bilancio, sono impegnati il sistema produttivo e le Universita`: una spinta convergente di tutta la comunita` regionale verso il tema strategico dell´active ageing´. L´obiettivo e` promuovere la competitivita` delle imprese marchigiane nell´ambito delle tecnologie in grado di migliorare la qualita` di vita, facilitando la messa in rete con piattaforme europee innovative ´ come ha specificato l´assessore regionale allo Sviluppo Sara Giannini. All´incontro organizzato dalla Regione Marche, con la collaborazione dell´Agenzia di Sviluppo Svim, si sono date appuntamento le istituzioni, gli enti di ricerca, le strutture sociosanitarie specializzate, i centri di trasferimento tecnologico Cosmob, Meccano e Asteria, i partner internazionali e le imprese marchigiane. Nel corso del workshop di cinque giorni, verranno programmate visite alle realta` emergenti che operano nel settore sanitario e ad aziende specializzate del settore. Il programma prevede anche momenti specifici con istituzioni, imprese ed enti di ricerca, oltre a 120 incontri operativi che vedranno la partecipazione di 35 imprese (16 marchigiane) e 18 enti di ricerca (7 marchigiani)´. Tante le istituzioni e le imprese marchigiane fra le quali ricordiamo l´Inrca e l´Istituto Santo Stefano. ´L´importanza dell´Inrca sta proprio nella sua esclusivita` europea per quanto riguarda la ricerca e lo studio del paziente anziano ´ sottolinea Fabrizia Lattanzio, direttore scientifico dell´Istituto ´ Il progetto Jade si mette sulla stessa linea di altri progetti europei che l´Inrca sta portando avanti da qualche tempo come Smiling e Happy Ageing, in cui la ricerca e la tecnologia vengono messi al servizio della piena autonomia dell´anziano´. Il progetto Jade si inserisce nelle linee guida europee sull´innovazione delle reti di impresa per tracciare nuove vie di sviluppo dell´economia marchigiana: I-live (il nome dell´emergente distretto regionale) e` un innovativo strumento di aggregazione per lo sviluppo dell´economia marchigiana verso specializzazioni intelligenti dei tradizionali distretti produttivi, ormai maturi.  
   
   
SONO I TOSCANI I PIÙ LONGEVI AL MONDO  
 
 Firenze, 12 aprile 2011 - Sono i toscani i più longevi al mondo, tra i maschi, con un’aspettativa di vita di 79.6 anni. Le donne toscane vivono più a lungo (la media è 84.7), ma sono superate dalle donne giapponesi (media 86 anni), mentre gli uomini toscani detengono il primato mondiale della longevità. Un’aspettativa di vita che è cresciuta molto negli ultimi 15 anni, passando dal 75.7 del 1995 all’attuale 79.6 per i maschi, e dall’81.8 del ’95 all’attuale 84.7 per le femmine. Sono alcuni dei dati presentati stamani nell’Auditorium di Sant’apollonia, dove si è tenuto uno degli incontri della fase di ascolto per il nuovo Piano sanitario e sociale integrato regionale, che dall’inizio di marzo stanno coinvolgendo cittadini, operatori, amministratori. L’incontro di oggi era rivolto agli amministratori dei Comuni dell’Area Vasta Centro (Firenze, Prato, Pistoia). All’incontro erano presenti gli assessori al welfare, Salvatore Allocca, e Daniela Scaramuccia, diritto alla salute. “Questi incontri di ascolto – ha sottolineato Allocca – fanno parte di un percorso che ci deve servire per strutturare una modalità di relazione. Capire quali sono i problemi del territorio, è già una parte della risposta. E’ una sfida fare un Piano socio-sanitario proprio nel momento in cui le condizioni socio-economiche sono più difficili. Proprio per questo, dobbiamo definire bene gli obiettivi, e partire dalla persona, dalla materialità delle condizioni. In un momento come questo di carenza di risorse, dobbiamo anche garantire un’equa distribuzione delle risorse su tutto il territorio”. Daniela Scaramuccia ha ricordato come lo scenario di riferimento sia completamente cambiato: “E’ il momento di riflettere su quali siano i reali bisogni. Ed è importante che questa riflessione sia condivisa con gli operatori, i cittadini, gli amministratori. L’impegno – ha annunciato – è di concludere questo Piano entro il 2011. Sulla base di quanto emerge da questi incontri, formuleremo prima dell’estate una proposta di Piano, che poi seguirà l’abituale percorso di concertazione”. “Abbiamo aggiunto anni alla vita, ora vogliamo riuscire ad aggiungere vita agli anni – ha commentato Chiara Gherardeschi, uno degli operatori che seguono la stesura del nuovo Pssir , presentando i dati – L’allungamento della vita è una dato positivo, il risvolto negativo è che poi spesso queste persone restano sole”. Altre notizie positive emerse dalla presentazione: le famiglie toscane sono meno povere di quelle italiane; la Toscana riesce a dare risposte migliori alle famiglie con figli minori; è la prima regione italiana per presenza di volontariato nelle comunità: fra i volontari, sono numerosi gli studenti, ma aumentano di più gli ultra65enni. Ancora, la Toscana è prima in Italia e in Europa per le abitazioni in proprietà: secondo i dati Eu-silc (European Union Statistics on Income and Living Conditions), al 2008 il 71% delle famiglie toscane vive in una casa di proprietà, il 12% in un alloggio a titolo gratuito, l’11% in una casa in affitto di mercato, il 6% in una casa in affitto sociale. “Partiamo da una realtà buona – osserva Chiara Gherardeschi – ma la sfida comunque c’è. Il nostro obiettivo è costruire salute: non solo come semplice assenza di malattia, ma come stato di completo “ben-essere”, secondo le indicazione dell’Oms”. A Simona Dei, altro operatore che segue il percorso del Pssir, il compito di evidenziare gli aspetti su cui ancora c’è da lavorare. “Per esempio, dobbiamo capire come evitare le morti prima dei 65 anni (mortalità prematura), e soprattutto come intervenire sulle differenze presenti nei vari territori toscani per quanto riguarda lo stato di salute delle persone. Aumentano i minori accolti nelle strutture residenziali e diminuiscono quelli accolti nelle famiglie. Ci sono tante famiglie, ma sempre più piccole e fragili. E poi, anche in Toscana, la salute ha risultati diversi a seconda della condizione sociale: man mano che diminuisce il livello culturale, aumentano ricoveri e mortalità. E la forbice si amplia sempre di più. E’ un problema che riguarda tutti il mondo occidentale, ma noi vogliamo affrontarlo. E il Pssir è fondamentale per vincere questa sfida”. Le prime causa di morte, ci dice l’Organizzazione mondiale della sanità, sono ipertensione arteriosa (21,7%), fumo di tabacco (18,8%), ipercolesterolemia (11,1%), sovrappeso/obesità (10%). “Sono problemi che in gran parte derivano dai nostri stili di vita – sottolinea Simona Dei – Dobbiamo avere la consapevolezza che scegliamo di vivere in salute o in malattia con le nostre scelte di vita quotidiana”. Uno studio canadese ci dice che a costruire salute e benessere contribuiscono per il 15-25% i servizi socio-sanitari; per il 10-20% la genetica; e per il 50-60% ambiente, cultura, economia. Parallelamente agli incontri con gli amministratori, continuano anche quelli con i cittadini, che vedono grande partecipazione e interventi di qualità. Il calendario degli incontri, e le immagini degli incontri che si sono già svolti si trovano sul sito, all’indirizzo http://www.Regione.toscana.it/partecipaalpiano    
   
   
IL PRESIDENTE SCOPELLITI HA ILLUSTRATO IL NUOVO PIANO SANITARIO REGIONALE ALL’ACCADEMIA DEL TEMPO LIBERO DI REGGIO CALABRIA  
 
 Catanzaro, 12 aprile 2011 - Il Presidente della Regione Giuseppe Scopelliti è intervenuto il 9 aprile all’Accademia del Tempo Libero di Reggio Calabria per un confronto con i cittadini in merito al nuovo Piano Sanitario Regionale. Il Governatore si è soffermato sui dati comunicati lo scorso quattro aprile nel corso dell’incontro con la stampa tenutosi all’Università della Calabria ad Arcavacata (Cs), ponendo l’attenzione sul lavoro che ha portato alla quantificazione del debito sanitario, certificato dal “Tavolo Massicci” e su tutte le azioni messe in campo per ripianarlo. Lotta agli sprechi e sanità di qualità per i cittadini calabresi, questi gli impegni del Presidente Scopelliti che ha ribadito durante il proprio intervento e rispondendo alle numerose domande del pubblico. “Oggi abbiamo messo un punto fermo – ha dichiarato il Presidente Scopelliti – non c’è più una Calabria dal bilancio orale, non c’è più un deficit non individuato. Ora c’è un dato certo, quantificato in 1.045 milioni di euro, che rappresenta il deficit della sanità in Calabria prodotto dal 2005 al 2010 e certificato ed ufficializzato dal ‘Tavolo Massicci’ e dai Ministeri competenti. E’ vero – ha proseguito il Governatore Scopelliti – la nuova sanità non si costruisce soltanto sotto l’aspetto finanziario, ma dobbiamo partire da questo concetto per regimentare la spesa in un contesto adeguato e quindi recuperare risorse da reinvestire in una sanità virtuosa, offrendo ai mostri medici, inoltre, tutti gli strumenti adeguati per erogare una sanità di qualità per i calabresi”.  
   
   
“PARTO SERENO” UN OPUSCOLO INFORMATIVO PER LA GESTIONE DELLE EMERGENZE OSTETRICHE  
 
Alessandria 12 aprile 2011 - L’assessorato ai Servizi Sociali della Provincia di Alessandria, che ha tra i suoi principali cardini operativi proprio l’attività di prevenzione e di sensibilizzazione dei cittadini riguardo i problemi della salute, ha accolto con piacere l’invito dell’Associazione “Bambini Affetti Da Paralisi Ostetrica” (Apos) che, all’interno del progetto “Parto Sereno”, ha proposto la pubblicazione di un opuscolo informativo a carattere didattico a sostegno dei corsi realizzati per la gestione delle emergenze ostetriche, attuati dal Dipartimento Soc Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale S.s. Antonio e Biagio di Alessandria. Con il sostegno a questo progetto l’Assessorato alle Politiche sociali continua la collaborazione con l’Associazione Apos iniziata lo scorso anno con l’importante convegno dal titolo “Paralisi Ostetrica: costruire insieme o insieme per costruire?”. Dalla riflessione sviluppata in quell’occasione, è nata l’idea del progetto “Parto sereno”, che vede la compartecipazione dell’Assessorato alle Politiche Sociali e Sanitarie della Provincia di Alessandria, con l’Associazione Apos, la Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, l’Asl di Alessandria e l’Azienda Ospedaliera Ss. Antonio e Biagio e Cesare Arrigo, al fine di promuovere la creazione di strumenti utili per la prevenzione di questa patologia “Abbiamo collaborato con grande piacere alla realizzazione di questo opuscolo – ha detto l’assessore ai Servizi Sociali della Provincia di Alessandria, Maria Grazia Morando – nella convinzione che la conoscenza delle patologie e l’opera di prevenzione, sia uno dei perni operativi per un ente pubblico. Siamo convinti che la consapevolezza del cittadini sia la base per favorire il risparmio di risorse e, soprattutto, per migliorare la qualità della vita di donne e uomini. Nel ringraziare il lavoro che l’Apos sta svolgendo, mi preme riconfermare l’impegno della Provincia di Alessandria a fianco di tutti coloro che lavorano per migliorare la qualità della salute pubblica e offrire strumenti di conoscenza e di prevenzione in campo medico e sanitario”. “La Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria – è intervenuto il presidente Pier Angelo Taverna – ha individuato tra i settori rilevanti d’intervento quello riconducibile al sostegno della salute pubblica e della medicina preventiva e riabilitativa, con particolare attenzione alla sanità locale. La possibilità di operare a favore di questo ambito consente infatti di rendere concreto ed efficace l’elevato contenuto sociale degli interventi del nostro ente. Si colloca in questo contesto la collaborazione che la Fondazione assicura all’Apos, “Associazione bambini affetti da paralisi ostetrica”, impegnandosi, insieme all’Assessorato Politiche Sociali e Sanitarie della Provincia di Alessandria, all’Asl di Alessandria e all’Azienda Ospedaliera Ss. Antonio e Biagio, a sostenere un progetto per la prevenzione e la cura di tale patologia. L’acquisto degli strumenti necessari per la realizzazione dei percorsi formativo-didattici e l’aiuto per la pubblicazione di questo opuscolo vogliono rappresentare un segno preciso di condivisione di obiettivi e di partecipazione convinta al progetto nel suo insieme. Quella dell’Apos è infatti un’iniziativa di forte contenuto umano, sociale e sanitario, rivolta a creare strumenti utili per la prevenzione della patologia connessa alla paralisi ostetrica, ma soprattutto a promuovere la definizione di prestazioni mediche e ospedaliere che siano in grado di incidere con efficacia sulla qualità di vita dei piccoli pazienti. In questo senso considero che il poter partecipare a questa iniziativa, finalizzata ad accrescere educazione sanitaria e formazione professionale in ambito ostetrico, costituisca per la nostra Fondazione una ulteriore opportunità di porsi al servizio dei cittadini”. Il presidente dell’Associazione Apos ha espresso gratitudine all’assessore Maria Grazia Morando che si è prodigata nella realizzazione del programma, alla Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria che ha contribuito in maniera determinante all’acquisto degli strumenti necessari per la realizzazione dei percorsi informativo-didattici, al direttore generale dell’Asl Al e a quello dell’Aso Al, che hanno accolto le finalità progettuali offrendo collaborazione per la redazione delle linee guida per il parto distocico, senza dimenticare le famiglie aderenti all’Apos Onlus , il cui contributo anche in termini umani è stato fondamentale per compiere i passi che hanno condotto fino a qui. Dichiarazione di Massimo Leporati, direttore Sanitario Azienda Ospedaliera Santi Antonio e Biagio e Cesare Arrigo: “Iniziative come quella odierna consentono di cementare la collaborazione tra l’Azienda, il volontariato e il territorio, al fine di fornire un servizio ancora più qualificato alle pazienti. Il dr. Rovetta e la dr.Ssa Trifoglio, con la redazione delle linee guida, potranno sfruttare ancor meglio il manichino donato dall’Apos per permettere a tutti i professionisti della nostra area di riferimento di conoscere ed approfondire le tematiche relative alla distocia del parto”.  
   
   
SEMPRE PIÙ SICURO NASCERE IN TOSCANA  
 
 Firenze, 12 aprile 2011- “L’attenzione alla nascita è indice di profonda civiltà e cultura, e la Toscana ha sempre dedicato grande impegno nell’accogliere i bambini alla vita. Tutto il percorso nascita e il settore materno intantile sono tra gli ambiti sui quali la Regione ha più investito, in termini di risorse professionali, tecniche e strutturali, ma anche nel promuovere una visione di tipo avanzato, fortemente aperta al “nuovo”". L’assessore al diritto alla salute Daniela Scaramuccia ha aperto l’ 8 aprile, nell’Aula magna della Scuola Superiore Sant’anna a Pisa, i lavori dello workshop sul “Percorso nascita in Toscana. Dai bisogni delle donne ai risultati”, organizzato dal Mes, il Laboratorio Management e Sanità diretto da Sabina Nuti. L’assessore ha ricordato tutte le azioni e le inziative messe in campo dalla Regione nel settore materno infantile: lo sviluppo della rete dei consultori, dei punti nascita e delle terapie intensive neonatali, gli interventi per la promozione dell’allattamento materno, per il potenziamento della diagnosi prenatale, l’introduzione dell’interruzione volontaria di gravidanza farmacologica, le azioni per ridurre le Ivg nella popolazione migrante. “Nascere in Toscana è sempre più sicuro – ha sottolineato – Negli ultimi dieci anni, il rapporto di natimortalità (il numero di nati morti su 1.000 nati vivi) si è ridotto dal 3,6 al 2,5 per mille. Tanto è stato fatto per migliorare il percorso nascita, ma tanto ancora si può fare per migliorare qualità e sicurezza dei punti nascita. Non a caso, una delle parole chiave del nuovo Piano sanitario e sociale a cui stiamo lavorando è “evoluzione”". Daniela Scaramuccia ha indicato i settori su cui ancora si può e si deve lavorare: partoanalgesia, diagnosi perinatale, rete della specialistica pediatrica, consultori. “Per la partoanalgesia – ha detto – ci sono possibilità che allargano le risposte rispetto all’approccio tradizionale. Ci sono esperienze, attualmente in sperimentazione nella nostra regione, che sembrano offrire opportunità interessanti e sicuramente meno impegnative per la donna e per le organizzazioni, sia di tipo farmacologico che nell’ambito della medicina non convenzionale. Questo può consentirci di raggiungere un obiettivo sicuramente ambizioso come quello di offrire la possibilità del parto senza dolore, con diverse modalità, in tutti i punti nascita. Quanto alla diagnosi prenatale – ha proseguito l’assessore – la Toscana si sta muovendo come avanguardia nazionale per la sperimentazione di nuovi protocolli, che prevedono l’integrazione degli screening ecografici con la diagnosi citogenetica, tutto questo rispettando logiche di qualità e affidabilità, attraverso l’integrazione tra servizi di diagnosi prenatale e genetica medica”. Qualche dato su parto e nascita in Toscana. Nel 2000 i nati sono stati 27.945, nel 2009, 32.734. Un numero che è salito costantemente grazie alla proporzione di parti di donne straniere: dal 10,8% nel 2000, al 24,9% nel 2009.  
   
   
UNA GIORNATA DI INFORMAZIONE SUI FARMACI EQUIVALENTI  
 
Valenza, 12 aprile 2011 – Il seminario “Farmaci Equivalenti, diamo una risposte alle tue domande”, promosso da Teva Italia, azienda leader nel settore dei farmaci equivalenti, fa tappa a Valenza (Al). L’appuntamento è mercoledì 13 aprile, alle ore 15.00, presso la Sala Conferenze Avis Valenza in viale Manzoni 6. L´iniziativa, promossa da Asl Al Regione Piemonte, dall’Ordine dei Farmacisti della Provincia di Alessandria, dall’Associazione Titolari Farmacia di Alessandria e da Unitre Valenza è stata organizzata con il patrocinio del Comune di Valenza e grazie alla collaborazione di Avis-primo soccorso Onlus Valenza e di Teva Italia. Nasce con lo scopo di dare una corretta informazione sui farmaci equivalenti, affinché il cittadino possa avvicinarsi con maggiore fiducia al loro utilizzo. Il farmaco equivalente è qualità, sicurezza ed efficacia. Ma è anche risparmio, a vantaggio del cittadino e del Sistema Sanitario Nazionale, che può così concentrare le risorse per favorire l’accesso a terapie costose e innovative di ultima generazione. La maggior parte dei Paesi europei ha compreso l´importanze dell´uso dei farmaci equivalenti, al fine di garantire un´assistenza sanitaria eccellente ma, nello stesso tempo, sostenibile. In Italia c’è ancora strada da fare, visto che solo il 10% dei farmaci dispensati è generico, contro una media europea del 50%. Tutti gli operatori del settore, medici e farmacisti, sono quindi chiamati a contribuire alla diffusione della cultura del farmaco equivalente. Al seminario interverranno la dottoressa Federica Ferraris, Farmacista dirigente del Servizio Farmaceutico Casale Valenza, il dottor Marco Arrigoni dell’Ordine dei Farmacisti della Provincia di Alessandria, il dottor Claudio Canepari, medico di medicina generale e la dottoressa Ivana Diana, Specialist di Teva Italia. “L’iniziativa – spiega la dottoressa Diana – nasce dall’esigenza di dare una corretta informazione sui farmaci equivalenti, affinché il cittadino possa avvicinarsi con maggiore fiducia al loro utilizzo. Grazie al supporto di Asl, medici e farmacisti – continua la dottoressa Diana –, i cittadini potranno conoscere i farmaci generici e accederne all’uso in maniera più consapevole”. A coordinare il tutto, il dottor Antonio Galiano, direttore del distretto di Valenza. Al termine dei contributi dei relatori, sarà possibile intervenire con domande per ulteriori approfondimenti o chiarimenti. Farmaci Equivalenti I farmaci equivalenti (detti anche farmaci generici), pur avendo lo stesso principio attivo, presente alla medesima dose, la stessa forma farmaceutica, la stessa via di somministrazione e le stesse indicazioni terapeutiche del farmaco originale, costano meno, per motivi indipendenti dalla qualità del prodotto, legati alla commercializzazione e sviluppo. Forniscono le medesime garanzie di sicurezza, efficacia e qualità dei farmaci originali ma ad un prezzo inferiore. Questo a tutto vantaggio delle tasche dei cittadini e del Sistema Sanitario Nazionale. Per maggiori informazioni sulla campagna: www.Equivalente.it/    
   
   
MILANO ANZIANI. GIUNTA APPROVA LINEE D’INDIRIZZO PER L´AFFIDAMENTO DELLA RSA DI VIA PINDARO  
 
 Milano, 12 aprile 2011 - La Giunta comunale ha approvato l’ 8 aprile le linee d’indirizzo per l’affidamento della gestione della residenza sanitaria assistenziale di via Pindaro 44 e dell’annesso Centro Diurno Integrato. L’affidamento della gestione riguarda il periodo 1° luglio 2011 - 30 giugno 2014, per un importo complessivo di 7.113.464 euro. La Rsa di via Pindaro ospita 120 posti letto, di cui 15 dedicati ai malati di Alzheimer, nel Centro Diurno ne sono invece previsti 30. Alla gara per l´affidamento potranno partecipare soggetti pubblici titolari di servizi alla persona residenziali e semiresidenziali. Per garantire la qualità delle prestazioni, la gara sarà aggiudicata sulla base dell’offerta economicamente più vantaggiosa e prevederà la presentazione di un progetto tecnico da valutare. Le rette base d’asta sono di 59 euro al giorno per la Rsa e 26 euro al giorno per il Centro Diurno Integrato.  
   
   
SALUTE: ANZIANI, PIANO DELLA REGIONE SICILIA PER LA QUALITA´ DI VITA  
 
 Palermo, 12 aprile 2011 - La Regione siciliana pianifichera´ interventi e programmi efficaci per la tutela e la promozione della qualita´ della vita delle persone ultra 64enni. E´ gia´ stata avviata una stretta collaborazione con l´assessorato regionale alla Famiglia al fine di attivare sul territorio la rete informativa attraverso la cooperazione sinergica tra i servizi dei Dipartimenti di prevenzione e i servizi sociali dei comuni. L´obiettivo e´ quello di agire soprattutto sulla prevenzione dei fattori di rischio di malattia e fragilita´, modificabili attraverso la promozione della salute, l´adozione di stili di vita salutari e favorire la partecipazione di questa fascia di popolazione nel contesto sociale valorizzandone il ruolo e l´importanza del supporto fornito alla famiglia e alla collettivita´. Per studiare il fenomeno, e´ stata condotta un´indagine conoscitiva su tutto il territorio regionale, nell´ambito del progetto "Passi d´Argento" promosso dal Ministero della Salute in collaborazione con la Regione Umbria e il Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute (Cnesps) dell´Istituto Superiore di Sanita´ (Iss). I dati dell´indagine sono stati resi noti stamattina nel corso di una giornata di studio che ha visto la partecipazione dei vertici degli assessorati regionali della Salute e della Famiglia. "Uno dei pilastri del nuovo Piano della Salute - spiega l´assessore regionale per la Salute Massimo Russo - e´ quello della prevenzione e per la prima volta la Sicilia si impegna in un lavoro che pone le basi di conoscenza per pianificare interventi prevalentemente di prevenzione attiva, in grado di produrre miglioramenti sensibili nella qualita´ della vita di una popolazione, quella degli anziani, che e´ sempre piu´ numerosa e che ormai ha raggiunto il 20% del totale. Puntiamo a una necessaria integrazione degli interventi sanitari con quelli socio-sanitari, per evitare duplicazioni e per dare maggiore efficacia ed efficienza alla nostra azione amministrativa. Basti pensare che mediamente, per la popolazione ultra 64enne, viene impegnato circa il 65% delle risorse del Fondo sanitario, piu´ della meta´ dei ricoveri ospedalieri e circa il 70% della spesa farmaceutica". "La rete collaborativa tra le aziende sanitarie provinciali (Asp) e i distretti socio sanitari - ha sottolineato l´assessore regionale alle Politiche sociali, Andrea Piraino - ha messo in risalto alcuni strumenti utili per la programmazione socio-sanitaria territoriale e sono certo che questo sistema di monitoraggio della qualita´ della vita nella popolazione ultra 64enne, sara´ funzionale alla programmazione e alla valutazione degli interventi messi in atto dalla societa´ civile e dai Servizi del settore sociale e sanitario." Questi i dati principali emersi dall´indagine regionale "Passi d´Argento", condotta su un campione rappresentativo di 365 persone ultra 64enni. Un terzo degli ultra 64enni siciliani rappresenta una risorsa per la famiglia (e piu´ in generale per la collettivita´) e il 39% partecipa ad attivita´ sociali, solo il 17% giudica positivamente il proprio stato di salute, il 57% e´ in sovrappeso e solo il 2% consuma almeno 5 porzioni di frutta e verdura al giorno. Il 59% degli intervistati ha problemi di vista, il 21% ha detto di vedere male nonostante l´uso di occhiali, il 53% ha problemi di masticazione ma solo il 35% di questi e´ andato dal dentista. Il 32% ha riferito sintomi di depressione e il 15% e´ a rischio di isolamento sociale. Gli ultra 64enni che non possono contare su un aiuto gratuito per piccole commissioni sono il 30% e il 69% presenta limitazioni in una o piu´ attivita´ di base della vita quotidiana (es. Lavarsi, spostarsi da una stanza all´altra, vestirsi): di questi circa il 70% puo´ disporre di un aiuto (nell´88% dei casi da familiari, nel 10% da persone a pagamento e nel 2% da operatori dei servizi pubblici). L´82% degli intervistati ultra 64enni arriva a fine mese con alcune o con molte difficolta´ e, indipendentemente dalla pensione, il 7% ha un lavoro pagato e il 2% un´attivita´ che produce reddito. L´indagine, che ha visto il coinvolgimento degli operatori delle Aziende sanitarie e dei servizi sociali dei comuni, fin dalla condivisione della metodologia di lettura integrata dei bisogni delle persone ultra 64enni, costituisce una prima fonte valida di informazioni immediatamente utilizzabili per l´individuazione delle azioni prioritarie ed efficaci per rispondere alla sempre piu´ crescente e differenziata domanda di salute e di interventi di protezione sociale proveniente dalla popolazione afferente a questa fascia di eta´.  
   
   
BOLZANO, LISTE D´ATTESA: SE SFORANO I 60 GIORNI, NO ALL´ATTIVITÀ LIBERO PROFESSIONALE  
 
Bolzano, 12 aprile 2011 - "Con queste misure vogliamo ridurre drasticamente e in tempi brevi le liste di attesa negli ambiti critici": è quanto sottolinea l´assessore provinciale alla sanità Richard Theiner, che ha presentato il piano di azione approvato l’ 11 aprile dalla Giunta in materia di attività libero professionale negli ospedali. Se la prestazione nel servizio sanitario pubblico non sarà garantita entro 60 giorni, verrà sospesa l´attività libero professionale in ospedale. La Giunta provinciale ha approvato il piano di azione presentato dall´assessore Theiner con una serie di misure che impegnano l´Azienda sanitaria a garantire che entro l´anno il 95% delle prestazioni rispettino i tempi di attesa stabiliti (si veda comunicato odierno 2345) e che l´attività libero professionale - attualmente esercitata dal 15% dei medici ospedalieri - non pregiudichi le prestazioni da assicurare nella struttura pubblica. "La prenotazione della prestazione nel servizio sanitario pubblico dovrà essere garantita dal medico entro un massimo di 60 giorni, condizione per poter esercitare l´attività libero professionale in ospedale", sottolinea Theiner. Se la lista di attesa del reparto supera questo tetto, l´attività libero professionale viene sospesa fino a quando non sono ripristinati i parametri prescritti. Theiner ricorda che i cinque ambiti critici sono dermatologia, otorinolaringoiatria, oculistica, riabilitazione e ortopedia. L´assessore sintetizza le misure varate: i centri di prenotazione fissano solo le prime visite, mentre quelle di controllo sono concordate direttamente con lo specialista; i tempi ambulatoriali delle prime visite devono essere adeguati alla necessitá e non superare i tempi di attesa; le prescrizioni dei medici di base e degli specialisti vanno definite secono regole precise; in caso di bisogno vanno acquistati pacchetti di prestazioni da strutture private o medici interni; se ciononostante il paziente non ottiene la prestazione nei tempi di attesa stabiliti, l´Azienda sanitaria pagherà la visita privata al cittadino. Allo stesso tempo l´attività libero professionale nella struttura pubblica, ricorda Theiner, viene gestita in maniera oculata: in Alto Adige sono ammesse 3 ore per medico alla settimana, in Trentino sono 20 e nelle altre Regioni italiane 40. Il nuovo regolamento entra in vigore dopo un periodo transitorio di un mese.  
   
   
ALLERGIE, NE SOFFRONO OLTRE 700.000 TOSCANI  
 
Firenze, 12 aprile 2011 – Con la primavera, e il diffondersi nell’aria dei pollini, sono scoppiate le allergie, un vero incubo per chi ne soffre, con lacrimazione e arrossamenti degli occhi, irritazione delle vie respiratorie, tosse, raffreddore, fino a vere e proprie crisi asmatiche. In tutti i paesi industrializzati, Italia compresa, le malattie allergiche sono in continuo aumento, i dati statistici indicano una prevalenza media nella popolazione di oltre il 25%. Gli esperti ritengono che almeno una persona su cinque soffra di malattie di origine allergica per lunghi periodi della vita: in Toscana, dunque, oltre 700.000 persone. Nel periodo primaverile, in cui si ha la massima concentrazione di allergeni nell’aria, la terapia con corticosteroidi topici nasali, antistaminici e colliri antiallergici consente di tenere sotto controllo i fastidiosi sintomi come lacrimazione, starnuti e prurito nasale. “La Toscana si è fatta carico di dare una risposta concreta ai cittadini allergici – ricorda l’assessore al diritto alla salute Daniela Scaramuccia – ed è l’unica Regione a fornire gratuitamente alle persone affette da rinite allergica persistente i cosiddetti “puff nasali” (la delibera è del 31 maggio 2010). Inoltre, per garantire un’assistenza uniforme su tutto il territorio regionale e dare risposta a tutti coloro che sono affetti da questa patologia, soprattutto nelle zone che sono sprovviste di servizi adeguati, la Toscana ha costituito un tavolo tecnico con i professionisti, per definire la cosiddetta Rete allergologica integrata toscana, che consenta una accurata e precoce diagnosi, e conseguente presa in carico”. Gli esperti ricordano però ai pazienti che sarebbe opportuno fare azione di prevenzione, e non cercare di correre ai ripari quando l’allergia è già scoppiata. “E’ importante ricordare – dice il dottor Franco Cosmi, che è stato a lungo direttore del servizio di allergologia all’ospedale di Prato – che esistono riniti allergiche che si manifestano in periodi precisi dell’anno: ad esempio, l’allergia al cipresso va da febbraio a marzo, quella da graminacee da aprile a tutto giugno, ecc. Chi è allergico nel periodo primaverile ha nove mesi per fare le prove. E’ preferibile – spiega ancora l’allergologo – effettuare la visita allergologica e le prove allergiche prima dell’avvento della stagione pollinica, perché quando si fanno le prove vanno sospesi i farmaci antistaminici, che sono uno dei pilastri della terapia in questo periodo. Invitiamo quindi tutti gli interessati a effettuare la visita allergologica soprattutto nei periodi in cui i sintomi non sono presenti. Una volta posta la diagnosi la terapia deve essere effettuata preventivamente alla fioritura e continuata per tutta la stagione del polline per il quale il soggetto è sensibilizzato”. Ma il paziente che si trova ora a fronteggiare un’allergia, cosa deve fare? “Rivolgersi al proprio medico di famiglia – è la risposta dell’allergologo – per farsi prescrivere una terapia sintomatica a base di corticosteroidi topici nasali, antistaminici e colliri antiallergici, in modo da superare la stagione, e rivolgersi poi con calma alle strutture allergologiche”.  
   
   
RAFFAELLO A TODI: 37 OPERE IN UNA MOSTRA DIGITALE A PALAZZO DEL VIGNOLA  
 
Perugia, 12 aprile 2011 - Dal 16 aprile al 28 agosto 2011, al Palazzo del Vignola di Todi, sarà possibile ammirare trentasette opere di Raffaello Sanzio (1483-1520): dipinti e affreschi riprodotti con tecniche digitali ad altissima definizione, nel rigoroso rispetto delle dimensioni, dei colori e della luce originali. L´evento, dedicato all´artista urbinate, dal titolo "L´opera d´arte nell´epoca della sua riproducibilità digitale" - "Raffaello la mostra impossibile", è stato presentato stamani nel corso di una conferenza stampa a cui hanno partecipato la presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, il presidente di Marte Associazione, Francesco Tofanetti, Gianni Monacelli e Giorgiana Pagliari in rappresentanza della Rai, il sindaco di Todi e Alberto Silvano Piacentino della Cassa di Risparmio di Lucca Pisa Livorno, sponsor dell´iniziativa. Promossa da Marte Associazione onlus e dalla Rai Radiotelevisione Italiana, con il patrocinio e la collaborazione della Regione Umbria e del Comune di Todi, la mostra, che si avvale dell´allestimento dell´artista Bruno Ceccobelli, ha un´impostazione cronologica che illustra il percorso artistico di Raffaello Sanzio, dal periodo della sua formazione artistica a Urbino e a Perugia, al periodo senese e fiorentino, fino al conclusivo periodo romano. "Come Regione - ha detto la Presidente Marini - abbiamo dato il nostro sostegno a questa iniziativa perchè rappresenta una opportunità per Todi e per l´Umbria. La nostra adesione vuole anche essere un omaggio ad un grande artista che in Umbria, terra del Perugino e del Pinturicchio, si è formato, lasciando segni del suo passaggio a Città di Castello e nelle opere esposte alla Galleria Nazionale. Ora, attraverso la mostra, abbiamo l´occasione di immergerci nell´ambiente dove Raffaello ha lavorato, entrando direttamente e virtualmente in contatto con le sue opere più significative". Da qui, per Marini, "la valenza democratica della mostra ed il suo carattere formativo e pedagogico per il grande pubblico. In particolare - ha sottolineato la presidente - relativamente alla parte didascalica che accompagna l´esposizione. Si tratta certamente di una esperienza culturale di particolare di valenza sociale - ha concluso Marini. Sono infatti a disposizione dei visitatori dipinti ed affreschi di straordinario valore in una collocazione altrimenti impensabile, anche per i rischi legati alla conservazione ed al trasporto di simili opere". "Come associazione Marte - ha detto il presidente Tofanetti - siamo convinti che si tratti di un evento culturale capace di valorizzare l´ambiente ed il territorio e in questo ambito la mostra è un vero e proprio progetto di democrazia culturale. La riproducibilità digitale, nel formato uno a uno, consente infatti di presentare l´opera completa di un artista e di favorire la lettura del suo lavoro, dalle diverse pennellate ai ripensamenti in corso di realizzazione". "Le mostre impossibili finora realizzate dalla Rai su Caravaggio e su Leonardo, dal 2003 ad oggi, sono state visitate da più di un milione di persone in Italia e negli Stati Uniti - ha detto Monacelli. Ciò conferma l´efficacia della filosofia che sottende a questa proposta: avvicinare i grandi artisti al grande pubblico, così come avverrà in Umbria con Raffaelloatodi". Per il sindaco di Todi la mostra si inserisce in un progetto straordinario per il rilancio del Palazzo del Vignola e per Todi rappresenta una occasione imperdibile, che Todi condivide con altre importanti mete italiane e straniere. Certamente - ha concluso - il periodo della mostra contribuirà ad accrescere l´attrattività della città nella stagione estiva che già si presenta sotto i migliori auspici. "Se una iniziativa è seria e può valorizzare un territorio la banca locale la sostiene - ha detto Piacentino. E il dialogo tra istituzioni e sistema del credito non può che avere ricadute positive per la comunità di riferimento". Tra le opere esposte spiccano per imponenza affreschi e tele di grande dimensione come la "Trasfigurazione"(cm. 405x278), "Il trionfo di Galatea" (cm 295 x 224) e il "Cristo portato al sepolcro" (cm 184x176. In una sala dedicata sarà possibile ammirare, "La scuola di Atene" (cm.772x550), l´affresco dipinto da Raffaello per la Sala della Segnatura in Vaticano. L´esposizione comprende anche una straordinaria rassegna di film e documentari sulla vita e l´opera di Raffaello, e un sito Internet (www. Raffaello.rai.it.). Il percorso di visita è illustrato anche da testimonianze dell´epoca di Raffaello e da una ricca antologia critica dal 1500 al 1900, dal Vasari a Bellori, da Goethe a Delacroix a Longhi.  
   
   
SPORT, CASCINO: LONDRA ISCRIVE LA REGIONE LIGURIA ALLA GARA PER OSPITARE ANCHE LA WORLD GAMES 2017  
 
 Genova, 12 Aprile 2011 Promuove la Regione Liguria, la Sport Accord Convention, la più importante manifestazione dello sport mondiale che ogni anno riunisce la Fifa, il Comitato Olimpico Internazionale, i National Olympic Committees e molti altri soggetti che si è conclusa ieri a Londra, sede dei Giochi Olimpici 2012. Gabriele Cascino, assessore regionale allo Sport, invitato ufficialmente all´appuntamento con Igor Lanzoni, expert advisor delle manifestazioni, è tornato con in tasca la partecipazione, come Liguria, alla gara per ospitare la World Games 2017, il secondo evento sportivo mondiale dopo le Olimpiadi al quale partecipano 36 discipline e 8 mila atleti. In calendario ogni quattro anni, nel 2013, la World Games si svolgerà a Cali, in Colombia. “Oltre a confermare a Sport Accord Convention l´ospitalità e l´organizzazione, in Liguria, della World Uci - Unione Ciclistica Mondiale Convention 2012, un evento sportivo mondiale conquistato lo scorso anno a Melbourne, correre per una candidatura della Worl Games è un riconoscimento di assoluto spicco per tutta la nostra comunità sportiva”, afferma Gabriele Cascino.