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MARTEDI

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Notiziario Marketpress di Martedì 14 Giugno 2011
14 GIUGNO, GIORNATA MONDIALE DEL DONATORE, POLVERINI: “DONARE IL SANGUE, UN PICCOLO GESTO CHE PUÒ SALVARE UNA VITA”  
 
Roma, 14 giugno 2011- “Donare il sangue è un piccolo gesto che può salvare una vita. Il 14 giugno è la Giornata mondiale del donatore e io stessa mi recherò al Sant’eugenio per donare il sangue. Invito tutti i cittadini a fare lo stesso”. Lo ha detto la presidente della Regione Lazio, durante la presentazione dell’iniziativa Incontrasalute. La Regione Lazio ha avviato una campagna di sensibilizzazione sulla donazione del sangue, un importante atto di responsabilità nei confronti di se stessi e degli altri. Materiale informativo sulla donazione, chi può diventare donatore, quante volte si può donare il sangue, sarà disponibile anche all’interno dello stand della regione Lazio allestito al Sanit, Forum Internazionale della Salute, in programma al Palazzo dei Congressi dal 14 al 17 giugno. “Ogni regione – ha aggiunto Polverini – deve raggiungere diventare autosufficiente, come chiede il ministero della Salute, e ciò è possibile solo convincendo quante più persone possibile a diventare donatore. Un gesto che non costa nulla ma che vale tantissimo per tutte quelle persone che hanno bisogno di sangue”.  
   
   
IL COMMISSARIO EUROPEO DALLI VISITA IL LABORATORIO ITALIANO DOVE SI EFFETTUANO ANALISI SULL´ORIGINE DELL´INFEZIONE DI E.COLI  
 
 Roma, 14 giugno 2011- In Italia lo scorso 9 giugno, Il Commissario europeo responsabile per la salute e la politica dei consumatori John Dalli ha visitato il Laboratorio europeo di riferimento per l’Escherichia Coli in campo veterinario presso l’Istituto Superiore di Sanità. Incontrando i responsabili dell´Iss e del Laboratorio, alla presenza del Ministro della Salute Ferruccio Fazio, Il Commissario Dalli ha espresso il proprio apprezzamento per il contributo italiano fronteggiare l’epidemia scaturita dal focolaio di E.coli in Germania. "Sono qui specificamente per esprimere apprezzamento - ha affermato il Commissario - per il lavoro e per il contributo notevole dato in questa crisi tedesca dall’Istituto Superiore di Sanità attraverso lo sviluppo del nuovo metodo di identificazione rapido del batterio che ci ha aiutato e ci aiuta ancora a fronteggiare l’epidemia". Il Presidente dell’Iss Enrico Garaci, che ha accompagnato insieme al Ministro Fazio, Dalli in visita ai laboratori dell’Iss ha espresso la sua soddisfazione. "Ci sentiamo onorati della visita e siamo profondamente grati del riconoscimento espresso dal Commissario Dalli nei confronti dell’impegno dell’Istituto Superiore di Sanità nella lotta al batterio responsabile dell’epidemia localizzata nel Nord della Germania". "Ancora una volta il sistema italiano conferma la propria eccellenza in ambito sanitario - ha detto il Ministro Fazio - dimostrando di avere qualcosa da insegnare ai nostri colleghi europei". "L’epidemia, d’altra parte, non ci spaventa - ha proseguito il Ministro - è ancora attiva in Germania, anche se i casi sono in diminuzione, non è giunta da noi, ma se dovesse farlo, siamo pronti ad affrontarla". L’istituto Superiore di Sanità, sede del Laboratorio Europeo di Riferimento per l’Escherichia coli in campo veterinario, concordemente con il Ministero della Salute e su richiesta della Direzione Generale della Salute della Commissione Europea (Dg Sanco), è pienamente coinvolto nelle indagini sull’epidemia. In particolare, è stato rapidamente messo a punto un metodo specifico per la ricerca del ceppo epidemico Vtec O104:h4 negli alimenti, metodo distribuito ai Laboratori Nazionali di Riferimento degli Stati Membri e, a livello nazionale, agli Istituti Zooprofilattici Sperimentali, che in Italia svolgono la maggior parte dei controlli ufficiali sugli alimenti. Le analisi condotte in Iss sui campioni di cetrioli dei lotti incriminati, su richiesta della Dg Sanco, hanno chiarito inoltre, definitivamente, che non erano contaminati dal ceppo epidemico Vtec O104:h4 e quindi non erano fonte d’infezione. L’approccio utilizzato è basato sulla ricerca dei geni che codificano le verocitotossine, il principale fattore di virulenza. Il metodo è basato sull’utilizzo della metodica di Pcr in tempo reale che consente di monitorare l’amplificazione specifica in vitro dei geni di interesse. Questa strategia permette di identificare i campioni negativi in 24 ore consentendo un rapido rilascio dei prodotti sospetti e di avere un’identificazione presuntiva di campioni positivi in 27-29 ore e la conferma definitiva in 54-56 ore. La procedura completa è disponibile sul sito web del Laboratorio Europeo di Riferimento.  
   
   
UN NUOVO STUDIO SUL BERSAGLIO MOLECOLARE NEI TUMORI CEREBRALI GLIALI UMANI DEI RICERCATORI DELL’UNIVERSITÀ DI PAVIA SULLA PRESTIGIOSA RIVISTA SCIENTIFICA “AUTOPHAGY”  
 
Pavia, 14 giugno 2011 - “Silencing of cellular prion protein (Prpc) expression by Dna-antisense oligonucleotides induces autophagy-dependent cell death in glioma cells”, è il titolo dell’articolo che verrà pubblicato sul numero di agosto 2011, della prestigiosa rivista scientifica “Autophagy”, nel quale i ricercatori dell’Università di Pavia dimostrano che il silenziamento del gene del prione induce la morte di cellule tumorali astrocitarie mediante un processo chiamato autofagia. L’articolo è il risultato di un lavoro sperimentale durato diversi anni e dimostra che la proteina prionica svolge un ruolo nella regolazione della sopravvivenza e della morte di cellule tumorali cerebrali di tipo gliale, aprendo così le porte all’ipotesi che la suddetta proteina cellulare possa in futuro essere utilizzata come possibile bersaglio per lo sviluppo di composti ad azione antitumorale. “In questo lavoro - dice Sergio Comincini, ricercatore responsabile del laboratorio di Oncogenomica Funzionale presso il Dipartimento di Genetica e Microbiologia dell’Università di Pavia, e coordinatore del progetto di ricerca - al fine di valutare un possibile coinvolgimento del prione nella caratteristica resistenza alla morte cellulare da parte delle cellule tumorali gliali, l’espressione del gene che codifica per la proteina prionica è stata inibita mediante l’utilizzo di specifiche piccole molecole di Dna modificato, chiamate oligonucleotidi antisenso, in diverse linee cellulari di glioma. Abbiamo dimostrato che in assenza di proteina prionica cellulare, le cellule tumorali gliali vanno incontro ad un processo di morte cellulare programmata chiamato autofagia.” La proteina prionica è espressa in tutti i vertebrati in quasi tutti i tessuti, specialmente nel cervello. Sebbene sia noto che un’isoforma anomala della proteina sia il fattore eziologico di un gruppo di malattie neurodegenerative trasmissibili fatali - tra cui la Bse o “malattia della mucca pazza” – il ruolo svolto dalla normale forma cellulare della proteina non è stato ancora definito. Studi recenti hanno tuttavia mostrato che la proteina prionica è in grado di proteggere alcuni tipi di cellule tumorali - gastriche e della mammella - da trattamenti chemioterapici finalizzati ad indurne la morte. I tumori gliali o gliomi, i principali tumori del sistema nervoso centrale, sono particolarmente resistenti alla morte cellulare, hanno alta capacità invasiva, e sono costituiti da cellule con un elevato tasso di proliferazione. Queste caratteristiche li rendono difficili da trattare con le attuali terapie, basate principalmente sui trattamenti chirurgici, radio- e chemioterapici. Numerosi laboratori di ricerca sono quindi attivi in campo oncologico per lo sviluppo di nuovi protocolli sperimentali terapeutici. L’autofagia è un processo normalmente coinvolto nel turnover di componenti citoplasmatici cellulari. Essa prevede il sequestro di questi ultimi in vescicole a doppia membrana all’interno delle quali, in seguito alla fusione con i lisosomi, il materiale cellulare viene degradato ad opera delle proteasi lisosomiali. Le macromolecole prodotte in seguito alla degradazione dei componenti cellulari sono quindi rilasciate nel citoplasma dove, in condizioni di carenza di sostanze nutritive, possono essere utilizzate in processi metabolici. Tuttavia, se in assenza di nutrienti il processo autofagico rappresenta una meccanismo di sopravvivenza, quando esasperato esso può portare alla morte cellulare. A questo proposito, l’induzione di morte autofagica rappresenta una strategia emergente per indurre morte cellulare e sensibilizzare alla terapia cellule tumorali resistenti al tipo di morte cellulare generalmente indotta dagli agenti chemioterapici, l’apoptosi, come avviene nel caso dei tumori cerebrali. “Il protocollo sperimentale di tipo molecolare che abbiamo sviluppato – dicono Giulia Barbieri e Silvia Palumbo, co-autrici dell’articolo e dottorande nel laboratorio di Oncogenomica Funzionale – non è solo in grado di ridurre la vitalità cellulare in vitro ma, come dimostrato in un modello animale di topo, determina anche una significativa riduzione della crescita tumorale in vivo, e meriterebbe quindi di essere ulteriormente approfondito da un punto di vista tossicologico, e successivamente farmacologico, per valutare una sua possibile futura applicazione in contesti clinici.” Questo lavoro – conclude Comincini – rappresenta un primo passo verso l’identificazione di un possibile nuovo bersaglio molecolare per il trattamento dei tumori cerebrali. La strada che porta alla sperimentazione clinica, al suo auspicabile successo nella lotta a queste neoplasie, è tuttavia ancora lunga e complessa, quanto complessi e non ancora completamente chiariti sono i meccanismi che determinano l’insorgenza tumorale. Il progetto ha visto la partecipazione in prima linea di strutture pavesi (Dipartimenti di Genetica e Microbiologia, di Biologia Animale e del Cnr), dell’ateneo di Siena e di un importante centro di eccellenza Nencki Institute di Varsavia, presso l’Accademia Nazionale Polacca. La ricerca è stata finanziata dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (Miur). Box Di Approfondimento I tumori gliali - I tumori gliali sono i principali tumori del sistema nervoso centrale (Snc). Tra le cellule del Snc, le cellule della glia, a differenza dei neuroni, mantengono l’attività proliferativa durante tutta la vita e per questo potrebbero essere maggiormente soggette all’insorgenza di tumori. Le cellule della glia sono rappresentate da astrociti, oligodendrociti, cellule gliali eterogenee (come gli oligoastrociti) e cellule ependimali; i tumori gliali costituiti da queste cellule sono detti rispettivamente astrocitomi, oligodendrogliomi, oligoastrocitomi ed ependimomi. L’astrocitoma è il tipo più frequente di tumore gliale e, in base ai criteri proposti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (World Health Organization, Who), esso può essere classificato come astrocitoma pilocitico, astrocitoma di basso grado, astrocitoma anaplastico e glioblastoma. Quest’ultimo è la neoplasia astrocitaria più frequente, oltre che notevolmente maligna. Insorge generalmente nella quinta e sesta decade con un´incidenza annua intorno a 7-8/100000 individui. I glioblastomi si suddividono inoltre in glioblastomi primari e secondari. La maggior parte dei casi (>90%) è caratterizzata da glioblastomi primari che si sviluppano rapidamente de novo. Il glioblastoma secondario, invece, deriva da una lenta progressione dell’astrocitoma di basso o dell’astrocitoma anaplastico.  
   
   
LA PELLE DELLE RANE POTREBBE RACCHIUDERE IL SEGRETO PER LA CURA DEL CANCRO  
 
Bruxelles, 14 giugno 2011 - Le proteine che si trovano nella pelle delle rane potrebbero presto diventare una parte determinante della cura per oltre 70 gravi malattie tra cui il cancro e il diabete, è quanto risulta da una nuova ricerca condotta da scienziati della Queen´s University di Belfast nel Regno Unito. Il team ha scoperto che due tipi di proteine, o "peptidi", potrebbero essere usati in condizioni controllate per regolare l´angiogenesi - il processo dello sviluppo di vasi sanguigni nel corpo. Finora si è scoperto che due tipi di rane possiedono queste potenti proteine; la phillomedusa sauvagii, una specie proveniente dalla sottofamiglia delle phyllomedusinae dell´America centrale e meridionale, rane foglia che si trovano nella regione arida "Chaco Plain" di Argentina, Brasile, Bolivia e Paraguay e la Bombina maxima, della famiglia dei rospi Bombina. In entrambi i tipi di rana, le proteine sono state trovate annidate nelle secrezioni della pelle. Dopo aver estratto con attenzione le secrezioni, gli scienziati hanno liberato rane perfettamente intatte. "Le proteine che abbiamo scoperto hanno la capacità di stimolare o inibire la crescita di vasi sanguigni," spiega il professor Chris Shaw, che ha coordinato la ricerca. "Disattivando l´angiogenesi e inibendo lo sviluppo di vasi sanguigni, una proteina della phyllomedusa sauvagii ha le potenzialità per eliminare i tumori di cancro. La maggior parte dei tumori di cancro possono crescere solo fino a una certa dimensione prima di aver bisogno che vasi sanguigni crescano nel tumore per fornirlo di ossigeno e sostanze nutritive. Se si blocca la crescita di vasi sanguigni, questo diminuirà le probabilità che il tumore si diffonda e potrebbe in definitiva ucciderlo. Questa scoperta ha il potenziale per trasformare il cancro da malattia terminale a malattia cronica." Il team ha anche scoperto che al contrario, una proteina estratta dal rospo bombina maxima può funzionare nella direzione opposta e favorire l´angiogenesi, stimolando la crescita di vasi sanguigni. Questo ha implicazioni per una grande varietà di malattie che hanno bisogno che i vasi sanguigni si riparino in fretta, come la guarigione di ferite, i trapianti di organi, le ulcere diabetiche e i danni causati da ictus o malattie cardiache. Il professor Shaw è convinto che i maggiori problemi medici potrebbero essere risolti osservando la natura: "Il fine del nostro lavoro è svelare le potenzialità del mondo naturale - in questo caso le secrezioni che si trovano sulla pelle di rane e rospi - per alleviare le sofferenze umane. Siamo assolutamente convinti che la natura possiede le soluzioni a molti dei nostri problemi, abbiamo soltanto bisogno di fare le domande giuste per trovarle. Sarebbe veramente un peccato se avessimo in natura qualcosa che potrebbe diventare la medicina miracolosa per la cura del cancro e non facessimo tutto il possibile per fare in modo che funzioni." Il passaggio verso lo studio della natura per trovare cure essenziali è conseguenza del fallimento dei tentativi di combattere processi come l´angiogenesi usando altri metodi o altri farmaci. Nonostante un investimento mondiale di valore compreso tra 4 miliardi di Usd e 5 miliardi di Usd, fatto da scienziati e aziende farmaceutiche sulla ricerca sull´angiogenesi, queste attività non hanno ancora portato allo sviluppo di un farmaco effettivamente in grado di controllare e regolare la crescita di vasi sanguigni. Per maggiori informazioni, visitare: Queen´s University Belfast: http://www.Qub.ac.uk/    
   
   
NUOVE TECNOLOGIE PER LA RIABILITAZIONE  
 
Milano, 14 giugno 2011 - Il 14 giugno e 15 giugno, nell’ambito dell’Italian-israeli Business Forum – Partners in Innovation, si terrà un seminario scientifico sulle tendenze e sulle più recenti applicazioni della robotica e delle nuove tecnologie per la riabilitazione motoria, organizzato dall’Istituto di Tecnologie Industriali e Automazione di Milano, in collaborazione con la Camera di Commercio di Lecco, il Centro di Riabilitazione Villa Beretta dell’Ospedale Valduce, l’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico “Eugenio Medea” dell’Associazione “La nostra famiglia” e l’Israel Institute of Technology (Technion) di Haifa. Il seminario scientifico “New Technologies for Rehabilitation, Prosthesis and Surgery”, che segue un analogo incontro scientifico svoltosi presso Technion lo scorso ottobre, con il coinvolgimento degli stessi partner, rappresenta un’importante occasione di confronto tra ricercatori e clinici, italiani e israeliani. Esso si inserisce in un più ampio quadro di scambi bilaterali tra i due paesi che vedono coinvolti Itia-cnr e Technion, già partner in progetti di cooperazione scientifica internazionale. La prima giornata dei lavori si svolgerà a Milano, presso Palazzo Mezzanotte, in Piazza Affari, a partire dalle 14,30: i contributi scientifici dei vari speaker, in rappresentanza di istituti di ricerca scientifica e clinica di importanza internazionale, saranno preceduti dall’intervento di benvenuto del dr. Armando De Crinito, direttore della struttura Università e Ricerca della Regione Lombardia, e dagli interventi del prof. Tullio Tolio, direttore Itia-cnr, del prof. Gianni Conti, direttore generale Centro di Riabilitazione Villa Beretta dell’Ospedale Valduce, e dalla prof.Ssa Anath Fischer, direttrice Laboratory for Cad & Lifecycle Engineering di Technion. La fitta giornata di lavori del 15 giugno verrà aperta dall’ing. Vico Valassi, Presidente Camera di Commercio di Lecco, alle ore 8,30. La giornata lecchese prevede due momenti distinti. In mattinata, presso la Camera di Commercio, proseguirà la presentazione dei più avanzati studi e delle recenti applicazioni nell’ambito della riabilitazione motoria. Nel pomeriggio è previsto un trasferimento in pullman presso il Centro di Riabilitazione Villa Beretta di Costa Masnaga (Lc) e presso l’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico “Eugenio Medea” di Bosisio Parini (Lc) dove si potrà partecipare a un nutrito programma di dimostrazioni e alla visita delle strutture sanitarie a carattere scientifico ospitanti. Il seminario scientifico, la cui partecipazione è su invito, sarà preceduto da una tavola rotonda sui temi della sanità e della robotica per la riabilitazione medica a cui prenderanno parte il prof. Riccardo Pietrabissa, direttore Dipartimento Sistemi di Produzione e del Dipartimento Ict del Cnr, e del prof. Moshe Shoam, direttore Laboratorio di Robotica presso la Facoltà di Ingegneria Meccanica di Technion. Www.itia.cnr.it/    
   
   
MENOPAUSA: GRANDE EFFICACIA DI UN ORMONE “PICCOLO PICCOLO”  
 
Milano, 14 giugno 2011 - La nostra ricerca farmacologica ha messo a punto una formulazione gel – quindi per applicazione vaginale - basata sull’estriolo, specifica per il trattamento locale dell’atrofia vulvovaginale effetto della menopausa. La formulazione di questa molecola innovativa, permette dosi di somministrazione di concentrazione pari allo 0,005 per cento, ovvero 10 volte più basse di quelle presenti nei prodotti consimili fin’ora disponibili. Il razionale sotteso a questa formulazione si basa sui più recenti risultati pubblicati sulla terapia di rimpiazzo ormonale che prende in considerazione la sicurezza dei trattamenti ormonali nella postmenopausa a base di estrogeni. L’ipotesi confermata dai trials clinici è che l’efficacia di questa nuova formulazione[Gelistrol/blissel], risulta inalterata nonostante la bassissima dose, mentre gli aspetti riguardanti la sicurezza appaiono meglio garantiti, con un bilancio rischi-benefici più favorevole. I positivi risultati del nuovo farmaco sono stati convalidati in una serie di trials clinici, che hanno evidenziato un assorbimento sistemico (di tutto l’organismo) infinitesimale, dando così precise rassicurazioni sull’uso ”tranquillo” di questa nuova molecola che, nonostante il ridottissimo dosaggio, ha l’efficacia paragonabile a quella dei prodotti già in uso. L’estriolo è un estrogeno di origine naturale, con azioni e utilizzi simili a quelli descritti per l’estradiolo. L’estriolo è un ormone estrogeno “debole” prodotto direttamente dall’organismo, in particolare dal metabolismo degli estrogeni ovarici. L’estriolo non si lega alle proteine di trasporto e pertanto ha una più rapida emivita, cioè tempo di eliminazione dall’organismo. Durante la gravidanza l’estriolo è sintetizzato anche nella placenta, pertanto viene usato per rimpiazzare la ridotta produzione di estrogeni nelle donne in postmenopausa e quindi alleviarne i relativi sintomi. L’estriolo è particolarmente indicato per trattare la sintomatologia urogenitale così frequente nelle donne in postmenopausa , nei casi di atrofia del tratto urogenitale inferiore correlata a deficienze di estrogeni. La somministrazione dell’estriolo porta ad una normalizzazione dell’epitelio uro-genitale, aiutando così un “restauro” della microflora batterica lì normalmente presente, nonché il normale pH fisiologico della vagina. In conclusione l’estriolo aiuta la prevenzione contro le infezioni del tratto urogenitale. La somministrazione locale di estriolo nella vagina delle donne in postmenopausa esercita un effetto favorevole sull’atrofia della vagina e della vulva, che colpisce circa il 50 per cento delle donne in menopausa. Come gli altri estrogeni, ma a dosi 10 volte inferiori, l’estriolo viene usato per il trattamento dei sintomi della menopausa, con pari efficacia contro i sintomi relativi, comprese le vampe di calore, i sudori notturni, l’insonnia, la secchezza vaginale, nonché le ricorrenti infezioni del tratto urinario. Da appunti del Prof. Antonio Cano Dipartimento Pediatria Ostetricia e Ginecologia - Università di Valencia (Spagna)  
   
   
MENOPAUSA TRA NATURA E CULTURA  
 
Milano, 14 giugno 2011 - La menopausa è un periodo che prima o poi viene nella vita di ogni donna, più o meno intorno ai 50 anni. Non c’è, però, una menopausa uguale all’altra: precoce, tardiva, chirurgica, preceduta da cicli mestruali irregolari scarsi o abbondanti, con sintomi così severi (vampate, insonnia, depressione, dolori osteo-articolari, secchezza vaginale, calo della libido, ecc) da interferire con la qualità della vita, oppure come una liberazione dalla fertilità e dai sintomi dolorosi associati alla mestruazione. Nelle parole di un giovane uomo, raccontato da Karen Blixen mentre osserva ammirato una donna matura, emerge la grandissima valenza creativa della menopausa: non soltanto momento involutivo caratterizzato dalla perdita della capacità di generare, ma stagione evolutiva in cui finalmente la donna, svolto il compito biologico che le ha assegnato la Natura, può esprimere se stessa in modo nuovo per realizzare i compiti che invece le sono stati assegnati dalla Cultura. La donna di ieri tra i 40 e i 50 anni aveva già da tempo giocato la partita più importante della sua vita (moglie, madre, forse già nonna, o almeno zia se il destino ne aveva fatto una zitella!). La 50enne di oggi fa, invece, mille progetti e si divide tra infiniti equilibrismi con un occhio attento alla prevenzione e al benessere. Nell’esperienza clinica parlare, infatti, il linguaggio della salute e non della malattia con la propria paziente sembra essere la chiave necessaria per orientare le donne in menopausa verso una costante cura di sé in un’ottica realmente preventiva che le veda ancora protagoniste della loro vita, al di là del tempo che passa sul viso, dei figli che crescono, degli affetti che se ne vanno, del senso di stare insieme al partner. L’”età di mezzo” è critica, non soltanto per la donna, ma anche per il suo partner che si trova a condividere un momento di vulnerabilità biologica e psicologica, senza nella maggior parte dei casi comprenderne appieno il significato. Seppure la menopausa sia una stagione della vita che si declina al femminile, puo’ in qualche modo concorrere a modificare l’equilibrio della coppia, coincidendo con periodi critici anche al maschile che investono il benessere psicofisico e sessuale. L’allungamento della vita media femminile ci porta ogni giorno a curare donne che passano oltre 30 anni della loro esistenza senza la protezione biologica degli ormoni della riproduzione, gli estrogeni in particolare. Non tutte le donne sono vulnerabili al cambiamento ormonale allo stesso modo; questo dipende da cause genetiche, alimentari, correlate allo stile di vita, oltre che da fattori psicologici e socio-culturali. La menopausa è, però, senza dubbio “l’occasione d’oro” per fare il punto sulla propria salute generale perché è proprio in questo periodo che si rende evidente la predisposizione a sviluppare eventuali patologie. Identificare a 50 anni i fattori di rischio (sovrappeso, ipertensione arteriosa, alterazioni del metabolismo dei grassi e degli zuccheri, osteoporosi ecc) significa mettere in atto strategie preventive e terapeutiche per ridurre infarto, ictus, demenza, fratture, ecc, a 70 anni ed oltre. Per di più, è davvero il momento per fare la mammografia almeno ogni 2 anni, senza dimenticare il paptest e l’ecografia pelvica per la prevenzione dei tumori ginecologici. Da ultimo, valutare il contenuto minerale osseo (Moc) è soprattutto opportuno in tutte le donne a rischio di osteoporosi sulla base della storia familiare e personale (periodi prolungati di assenza del ciclo mestruale in età giovanile, magrezza, intolleranze ai latticini, abitudine al fumo, ecc). Invecchiare in modo sano si può, grazie ad un ampio ventaglio di possibilità che deve essere personalizzato sul profilo di ogni donna. Negli ultimi anni, sulla base dei grandi studi internazionali e di una sempre più profonda esperienza clinica, abbiamo “ripensato” la terapia della menopausa in termini di durata, dosaggi e vie di somministrazione degli ormoni (la cosiddetta Tos). Inoltre, nuovi approcci terapeutici specifici per i diversi sintomi e per i fattori di rischio si sono resi disponibili, con un equilibrio di sguardo anche verso la medicina naturale. Rossella Nappi - Professore Associato dell’Università degli Studi di Pavia, Clinica Ostetrica e Ginecologica, Irccs Fondazione Policlinico S. Matteo; Membro del Comitato Direttivo della Società Internazionale della Menopausa (Ims)  
   
   
MENO ORMONI PIU’ FEMMINILITA’  
 
Milano, 14 giugno 2011 - Il nostro Congresso sottotitola ‘Strategie preventive e terapeutiche per una lunga vita in salute’. Ovvero l’impegno a tutto campo, che vuol trattare la vita della donna dai 40 sino alle età più estreme: perchè la donna ‘paga’ la propria nettamente maggiore longevità rispetto all’uomo trascorrendola però bersagliata, più o meno intensamente, da una serie di inconvenienti/disabilità. Tutti i nostri sforzi – di cui questo Congresso Mondiale offre una consistente ‘vetrina’ - sono tesi a riuscire a migliorare la qualità di vita di questa sempre più lunga e intensa porzione della vita femminile. Per questo le strategie partono da molto prima. L’esempio dell’osteopenia, il lento progressivo ridursi della consistenza ossea che porta infine all’osteoporosi, che può essere validamente contrastato, iniziando ben prima dell’approssimarsi dell’età della menopausa, non solo con un’alimentazione adeguata, ma pure andando a spasso. Basta infatti - abbiamo constatato – decidersi a fare una mezzoretta di camminata sistematicamente tutti i giorni, o almeno 3-4 volte alla settimana, e l’ossatura allora conserva la necessaria consistenza, anzichè infragilirsi. E’ un esempio dell’importanza, innanzitutto, per la donna di fare attenzione alle proprie caratteristiche, tenendo presente che la menopausa nel 25 percento delle donne non dà nessun sintomo-segnale, in un 25 essi risultano molto transitori, in un altro 25 per cento piuttosto pesanti, che coinvolgono per qualche anno vari organi e apparati, nel restante 25 molto pesanti, che durano poi anche tutta la vita. Sintomi che riguardano il sistema nervoso centrale, che risente in tutto degli ormoni femminili, ovvero vengono da qui le vampate di calore, i disturbi del sonno, le alterazioni del tono dell’umore e dell’affettività, o anche la perdita del desiderio sessuale... Menopausa oggi, menopausa domani: soluzioni sempre più interessanti sono adesso a disposizione del medico ginecologo per il trattamento dei disturbi della menopausa. Meno legato a classificazioni statiche, l’approccio alla menopausa è sempre più personalizzato, adeguato alla singola paziente e volto non soltanto ad una terapia sintomatica ma e soprattutto di prevenzione. Da questo l’idea di meno-pausa, meno-ormoni… ma più femminilità. Questo è anche il messaggio principale di questo nostro Congresso Mondiale sulla Menopausa a Roma, organizzato dalla International Menopause Society. Soluzioni - Le soluzioni sono chiaramente: definire chi e come è sintomatica, e indirizzarla verso le specifiche terapie. Qui al Congresso ne vengono presentate anche profondamente innovative. E’ fondamentale la scelta di quale progestinico utilizzare, poichè s’è visto che i progestinici hanno tutti lo stesso effetto sull’utero, o molto simile, però hanno comunque effetti diversi sui vari organi e apparati. Grande attenzione alla biologia degli organi genitali, all’atrofia genitale per il suo impatto sulla sua sessualità ma soprattutto per il suo impatto sulla percenzione di sè che la donna può avere, quindi secchezza, pruriti, cistiti recidivanti. L’utilizzo di dosaggi sempre più bassi con vie di somministrazione differenti da quella orale rappresenta una nuova visione del trattamento della sintomatologia menopausale volta a massimizzare gli effetti benefici e contemporaneamente ridurre al minimo gli effetti collaterali. Le varie terapie estrogeniche sempre più specifiche: qui al Congresso fà in tal senso il suo esordio l’Estriolo, estrogeno che non viene metabolizzato, rimane tale e quale, che in tal modo non ha effetti di rischio generale, e che comunque viene dato in un particolare gel e in una dose ch’è 10 volte inferiore [0,005 rispetto a 0,1 percento] a tutte quelle finora e tuttora utilizzate, ma ottenendo gli stessi risultati, quando non migliori, e riducendo di 10 volte l’eventualità di effetti collaterali. L’estriolo a bassissime dosi in gel, somministrato per via vaginale, costituisce uno degli ultimi esempi più interessanti e verrà peraltro presentato in sede congressuale agli addetti ai lavori. Secchezza vaginale associata a dispareunia e disuria [difficoltà nel coito e nell’urinare; ndr] spesso viene riferita anche da pazienti in menopausa definite “non sintomatiche” e per questo poco ‘trattate’ ma che in realtà fortemente penalizzano la vita di relazione inficiando appunto la qualità di vita. L’estriolo a basse dosi può costituire un’utile e promettente opzione terapeutica e proprio durante il Congresso Mondiale di Menopausa vengono presentati gli ultimi dati a disposizione su questa molecola. Ma il congresso di Roma non è solo questo. Ogni tre anni, l’International Menopause Society organizza il Congresso Mondiale sulla Menopausa in cui si cerca di fare il punto sull’argomento sulla base degli ultimi studi e dati pubblicati in letteratura. In tre giorni full immersion, i partecipanti al Congresso avranno l’opportunità di aggiornarsi sugli argomenti ‘più caldi’ inerenti la menopausa e il suo trattamento: l’impatto della terapia ormonale su cancro, sulla patologia cardiovascolare, sull’osteoporosi; gli effetti della menopausa sull’umore e sul sistema nervoso centrale; opzioni terapeutiche e controindicazioni; le ultime novità in termini di diagnostica e trattamento. Il tutto viene presentato e discusso dai massimi esperti internazionali sull’argomento con relatori di levatura mondiale provenienti dai cinque continenti. Inoltre per rendere il Congresso fruibile a livello internazionale, è possibile seguire le varie sessioni mediante l’accesso internet comodamente dal proprio studio in tutte le parti del Mondo. Insomma un evento di straordinaria importanza non soltanto per gli addetti ai lavori ma anche per medici e pazienti che quotidianamente si trovano a fronteggiare problematiche correlate alla menopausa ed alla medicina dell’invecchiamento. Da appunti del Prof. Andrea Genazzani Direttore Clinica Ostetrica e Ginecologica "P. Fioretti" Università degli Studi di Pisa  
   
   
MENOPAUSA, DOPO I 50 SI INGRASSA DI UN KG OGNI ANNO CON TERAPIE ORMONALI MIRATE IL GIROVITA CALA DI 3 CM  
 
Roma, 14 giugno 2011 - Le avvenenti forme “a pera” si trasformano nelle assai meno sexy sembianze “a mela” e, dopo i 50, si ingrassa in media di 1 kg all’anno: sono le conseguenze della menopausa. Fra i primi sintomi si verifica un aumento dell’adipe e una sua diversa distribuzione, molto più simile a quella maschile. Sale anche la pressione, che tende a superare i valori soglia ( < 130 mmHg), e cresce il girovita, uno dei parametri che definiscono la sindrome metabolica che spesso viene trascurato. Per combattere i più pericolosi nemici del cuore la terapia ormonale sostitutiva è un valido alleato. “L’elemento essenziale è il progestinico: il drospirenone, che riduce o addirittura annulla i possibili effetti sulla ritenzione idrica ed è particolarmente efficace nel controllo del rischio cardiovascolare. Abbassa la pressione arteriosa e può ridurre fino a 3 cm la circonferenza addominale”, spiega il prof. Marco Gambacciani, dell’azienda ospedaliera universitaria pisana e segretario della European Menopause and Andropause Society (Emas), autore dello studio che ha portato a questi risultati. Il Congresso Mondiale della Menopausa, che fino all’11 giugno riunisce a Roma oltre 3.500 esperti da più di 80 Paesi, apre una nuova stagione per le terapie ormonali sostitutive, un vero e proprio “rinascimento”, termine che non a caso dà il titolo all’evento. In particolare, è la presentazione dei dati dello studio Euras-hrt a sancire definitivamente la sicurezza di quelle a basso dosaggio. “Si tratta di una vasta ricerca internazionale, iniziata nel 2002, che ha coinvolto oltre 30.000 pazienti per un totale di 100.000 anni/donna – spiega il prof. Andrea Genazzani, Presidente del Congresso -. Fra tutte le Tos prese in esame colpisce l’efficacia del drospirenone che non aumenta la patologia venosa (tromboembolismo), mentre ha decisamente diminuito quella arteriosa (stroke e infarti del miocardio) con un calo nell’ordine del 40%. In molte nazioni, anche emergenti, le donne trascorrono 30 anni e più in menopausa. Bisogna quindi muoversi in un’ottica di medicina preventiva, agendo in primo luogo sui comportamenti alimentari, l’attività fisica e la prevenzione del fumo, per evitare la disabilità ed assicurare il più lungo periodo possibile di autonomia e buona qualità di vita”. In Italia vi è uno scarsissimo utilizzo delle terapie ormonali (meno del 5%) ed una ancora più limitata conoscenza. Le preoccupazioni sono prevalentemente legate al rischio oncologico, soprattutto di tumore al seno. “Le nostre pazienti ci chiedono di capire se e di quanto aumentino le probabilità di ammalarsi – spiega la prof.Ssa Nicoletta Biglia, dell’Università di Torino -. Come rassicurarle? Molte di loro ci chiedono “Dottoressa, cosa farebbe al mio posto?”. I dati di un’indagine da me coordinata indicano che il 37% di un campione rappresentativo composto da 1.000 donne medico o mogli di medico del nostro Paese utilizzava o aveva utilizzato la Tos, 7 volte in più rispetto alla popolazione generale. Mi sembra un’ottima risposta”. Con la menopausa cessa la produzione degli ormoni che rappresentano il “motore” dell’organismo femminile. Il loro calo, improvviso o graduale, determina una serie di disturbi noti (come le vampate) e altri problemi meno conosciuti, che intervengono in una fase successiva. Fra questi, quelli dell’umore: “Il 25% sperimenta nel periodo di transizione che caratterizza la fine dell’età fertile alterazioni sino a veri e propri sintomi depressivi – aggiunge la prof.Ssa Biglia -, aggravati da un’altra condizione che diventa molto comune: l’insonnia. Ne soffre una donna su tre in pre-menopausa e una donna su due in peri- e post-menopausa”. Lo studio condotto dal gruppo dei proff. Gambacciani e Genazzani ha preso in esame anche l’effetto del drospirenone sulla qualità di vita. “Il gruppo trattato ha dimostrato un notevole miglioramento di tutti i disturbi tipici della menopausa – spiega il prof. Gambacciani –: quelli vasomotori, dell’ansia e dell’umore in generale, della libido e del sonno. Ovviamente la Tos va raccomandata in presenza di un’indicazione specifica e dopo un consulto ginecologico: per ottimizzarne l’impiego, oltre alla precocità di inizio del trattamento, è importante la selezione delle pazienti e la presenza di disturbi costituisce già un criterio clinico”. Il Congresso Mondiale di Roma rappresenta un rinascimento anche per la stessa figura del ginecologo, che si riappropria con forza della prevenzione. “Da quella cardiovascolare, a quella oncologica a quella dell’osteoporosi, noi siamo i medici della donna a 360° e dobbiamo vigilare in particolare in una fase così delicata come la fine dell’età fertile – conclude il prof. Genazzani -. Ci auguriamo quindi che questa importante assise globale, ospitata nel nostro Paese, sia l’occasione per rilanciare con forza una nuova cultura della menopausa, a partire dal superamento dei luoghi comuni e dei timori che frenano le donne nell’utilizzo di terapie che potrebbero invece garantire loro una migliore qualità di vita ed un invecchiamento più sano e soddisfacente, anche sotto il profilo relazionale e sessuale”.  
   
   
A TERAMO UN INCONTRO CON LE DONNE PER SCONFIGGERE L’INCONTINENZA URINARIA E IL PROLASSO UROGENITALE CONSEGUENZE DI GRAVIDANZE, PARTI E MENOPAUSA CHE AFFLIGGONO IN ITALIA CIRCA 5 MILIONI DI DONNE  
 
Teramo, 14 giugno 2011 - L’unita’ di urologia diretta dal professor Carlo Vicentini, direttore cattedra di urologia all’ università dell’ Aquila e l’unità di ginecologia diretta dalla dottoressa Anna Marcozzi dell’ospedale civile Giuseppe Mazzini di Teramo tra i centri di eccellenza italiani per il trattamento risolutivo - con nuove metodiche di lifting urogenitale - dell’incontinenza urinaria e del prolasso urogenitale incontrano le cittadine di Teramo per sconfiggere le due patologie che affliggono in Italia circa 5 milioni di donne. A fare il punto sull´argomento è l’iniziativa promossa dall’ Ospedale Mazzini in collaborazione con la Asl di Teramo che organizza sabato 18 giungo 2011 alle ore 10,30 presso la Sala Polifunzionale Provinciale, via Comi, n 1 di Teramo un incontro con la popolazione femminile condotto dal professor Vicentini e dalla dottoressa Marcozzi. “Moltissime donne” , precisano gli esperti, “subiscono questi disturbi per anni perché non sanno che esistono ora avanzati e risolutivi interventi di chirurgia mininvasiva che si effettuano a carico del Sistema Sanitario Italiano e cioè gratis per la paziente ”. “L’incontinenza urinaria e il prolasso urogenitale” dice il professor Carlo Vicentini, direttore cattedra di urologia università di Aquila e direttore unità operativa complessa di urologia, ospedale civile Giuseppe Mazzini di Teramo , “colpiscono in Italia circa 5 milioni di donne dai 35 anni in su e sono tra i problemi femminili più frequenti . Nonostante la diffusione di queste patologie che, con ansia, depressione, tendenza a isolarsi per il timore di improvvise fughe di urina ,e per il prolasso perdite vaginali e sanguinamenti , incidono pesantemente sulla qualità di vita sui rapporti sociali, l´intesa di coppia e la sessualità, solo una minoranza vincendo vergogna e imbarazzo si rivolge al medico mentre le altre si rassegnano ai pannoloni . L’incontinenza e il prolasso possono invece oggi essere risolti definitivamente con innovative tecniche chirurgiche mininvasive made in Usa di lifting urogenitale approdate recentemente nel nostro Paese e già in uso al Mazzini di Teramo . Le metodiche per l’incontinenza urinaria da sforzo “si chiamano Monarc e Miniarc e prevedono l´applicazione per via vaginale di sling - retine in polipropilene che poste sotto all´uretra risolvono il disturbo effettuando un vero e proprio restyling del pavimento pelvico . Le retine non agiscono solo da supporto ma intervengono nei processi di riparazione biologica ripristinando una sintesi di collageno la proteina che favorisce la cicatrizzazione ottimale dei tessuti. I vantaggi rispetto ai “vecchi” interventi invasivi, come la colposospensione che richiedeva un incisione addominale, anestesia generale, ricovero e convalescenza prolungati, , sono l’’efficacia dell’90%, la brevità degli interventi -circa 30- 40 minuti - che si effettuano in day hospital con anestesia locale o locoregionale e del recupero con un ritorno alle normali attività entro una settimana. L’incontinenza urinaria da sforzo nella donna, che si manifesta a seguito di un piccolo sforzo come un colpo di tosse, uno starnuto, il sollevamento di una borsa o un esercizio fisico, è causata principalmente dalle gravidanze e dal parto;le altre cause sono: menopausa , prolasso genitale, età, tosse cronica , fumo stipsi , attività pesanti e sportive ed esiti di chirurgia pelvica”. “Il prolasso genitale , spiega la dottoressa Anna Marcozzi, direttore unità operativa complessa di ginecologia, ospedale Mazzini , Teramo , “consiste nell’abbassamento dalla sede naturale e talvolta fuori dall´introito vaginale di una o più strutture pelviche - utero , vescica e retto - e riguarda 3 donne su 10 dopo i 50 anni in su e spesso si associa all’incontinenza urinaria. Le cause del disturbo sono le stesse dell’incontinenza . Le nuove metodiche di lifting genitale per il prolasso si chiamano Apogee e Perigee e si basano sull’uso di retine – mesh in polipropilene che inserite attraverso la vagina sostituiscono il supporto originario danneggiato del pavimento pelvico (l’insieme di muscoli e legamenti che sostiene gli organi genitali) con un’efficacia del 90%. Rispetto agli interventi invasivi tradizionali associati all´isterectomia (asportazione dell’utero) che prevedono la ricostruzione del pavimento pelvico con le sue strutture fasciali preesistenti spesso indebolite e causa di recidive nel 20 – 30% dei casi (1 donna su 5 ripresenta il problema e deve sottoporsi ad un altro intervento) le nuove tecniche consentono di non asportare sempre l’utero quando questo è sano , presentano un basso rischio di recidive - 4% dei casi e si possono effettuare in anestesia spinale consentendo così una rapida ripresa”. Presso l’ospedale G. Mazzini di Teramo e’ attivo anche il servizio di Riabilitazione perineale femminile primo approccio per l’ incontinenza urinaria e il prolasso genitale . La “ginnastica” del perineo”, spiegano gli esperti ,si basa su specifici esercizi di contrazione volontaria ripetuta dei muscoli del pavimento pelvico. Il trattamento riabilitativo che si avvale di 10- 20 sedute non pretende da solo di risolvere tutti i casi, ma associato a farmaci specifici e alla chirurgia consente di ottenere ottimi risultati”. “L’unità di urologia”, ricorda infine il professor Vicentini”, è anche l’unico centro in Abruzzo che effettua la neuro modulazione sacrale per le forme di incontinenza mista”. “L’incontinenza urinaria e il prolasso genitale ”, concludono gli esperti , “continuano a rimanere patologie nascoste a causa di una scarsa informazione alle pazienti che possono invece risolvere definitivamente questi disturbi come dimostrano i risultati della nuova chirurgia mininvasiva e la donna può ritrovare la sua integrità fisica e soprattutto la sua femminilità”.  
   
   
FVG: RIPRISTINARE CURE PER MALATI SCLEROSI MULTIPLA  
 
Trieste, 14 giugno 2011 - Un nuovo appello delle associazioni di malati di sclerosi multipla ci richiama all´urgenza di intervenire a tutela dei loro diritti. A dirlo è il consigliere del Pd Paolo Menis, che fa sapere di aver presentato in merito una interrogazione ricordando che la questione ruota attorno alla circolare n. 1685 del ministero della Salute, che con essa ha trasmesso alle Aziende sanitarie di tutto il Paese il parere del Consiglio superiore di sanità in materia di insufficienza venosa cronica cerebrospinale (Ccsvi) e sclerosi multipla (Sm). Secondo tale documento la Ccsvi non andrebbe, di fatto, riconosciuta come una patologia e pertanto non sarebbe operabile dal Servizio sanitario nazionale. Un parere controverso, e comunque non vincolante per le Regioni, in particolare non per il Fvg che non fa parte del Ssn - sottolinea Menis - ma che ha prodotto l´immediato blocco dei trattamenti presso le due Aziende ospedaliere universitarie di Trieste e Udine, dove venivano effettuati in precedenza. Una decisione probabilmente frettolosa, che ha provocato in molti malati sconforto e smarrimento. L´attuale situazione ha quindi provocato una preoccupante fuga di malati verso altre strutture, spesso private e sprovviste delle necessarie credenziali o addirittura all´estero, con costi - si va in media dai 150 ai 300 euro per l´indagine diagnostica e dai 3.000 ai 6-7.000 euro per il trattamento chirurgico - che aprono la strada a lucrose, quanto inaccettabili, speculazioni sulla salute. Paradossalmente proprio quanto il Consiglio superiore della sanità voleva scongiurare. Per evitare tutto questo sarebbe sufficiente consentire l´erogazione di queste prestazioni sotto la diretta responsabilità del medico, cosa peraltro possibile ancora oggi in molte altre regioni italiane. Stupisce quindi la meticolosità della nostra Regione nel recepire l´indicazione ministeriale, conclude il consigliere del Partito Democratico che per questo ha, come già detto, presentato un´interrogazione all´assessore Kosic per chiedere conto delle ragioni di questa scelta e di quali misure siano state adottate per arginare le conseguenze.  
   
   
DE FILIPPO RELATORE ALL’ASPEN INSTITUTE DI MILANO IL GOVERNATORE LUCANO SI INTERROGHERÀ SULLE AZIONI DA PORRE IN ESSERE PER RENDERE PIÙ VIRTUOSA E RAZIONALE LA SPESA SANITARIA RIDUCENDO GLI SPRECHI  
 
Potenza, 14 giugno 2011 - Il presidente della Regione Basilicata, Vito De Filippo, è da ieri mattina a Milano, presso la Triennale, per partecipare, in veste di relatore, ad una conferenza organizzata dall’Aspen Institute Italia, sul tema: “La salute dei cittadini e la sfida della sostenibilità”. Accogliendo l’invito rivoltogli dal ministro Giulio Tremonti, nella sua veste di presidente di “Aspen”, il governatore lucano si interrogherà sulle azioni da porre in essere per rendere più virtuosa e razionale la spesa sanitaria riducendo gli sprechi. Quali misure adottare? Come integrare pubblico e privato nell’erogazione dei servizi di assistenza? E ancora: è opportuno intervenire sull’attuale sistema di accreditamento? Ma soprattutto quali forme di sperimentazione gestionale e di project financing sul territorio si possono adottare? Come si vede sono temi di grande attualità, al centro del dibattito politico-istituzionale italiano che una prestigiosa Associazione privata internazionale come l’Aspen Institute Italia affronterà secondo quello che è, da sempre, il proprio metodo. E cioè, con un confronto costruttivo e concreto intorno ad un tavolo al quale siedono leader del mondo industriale, economico, finanziario, politico, sociale e culturale. Come è noto, l’Aspen Institute Italia annovera due presidenti onorari del calibro di Cesare Romiti e Carlo Scognamiglio, con il presidente Giulio Tremonti affiancato da altri quattro vice presidenti: John Elkan, Enrico Letta, Paolo Savona e Lucio Stanca.  
   
   
IL REGISTRO DONATORI MIDOLLO OSSEO E LA CROCE ROSSA CINESI IN VISITA AL GALLIERA  
 
Genova, 14 giugno 2011-  Il Registro Donatori di Midollo Osseo e la Croce Rossa cinesi sono in visita ufficiale da questa mattina al Galliera di Genova per un approfondimento sui temi organizzativi e gestionali relativi al Registro Nazionale Italiano Donatori di Midollo Osseo - Italian Bone Marrow Donor Registry, che ha sede presso l´ospedale genovese. In particolare gli ospiti hanno focalizzato l´attenzione - guidati dalla Responsabile del Registro Nicoletta Sacchi - i passaggi necessari finalizzati alla creazione di una banca dati donatori. Il Registro cinese - attualmente in forte espansione - domani sarà a Roma per visitare il Centro Nazionale Trapianti. La delegazione accolta dal Direttore Generale dell´Ente Adriano Lagostena ha visitato i laboratori del Registro e il servizio trasfusionale del Galliera, diretto da Giovanni Imberciadori.  
   
   
LAVORA PRESSO L’OSPEDALE DI BOLZANO L’UNICA UROLOGA PEDIATRA CERTIFICATA D’ITALIA  
 
Bolzano, 14 giugno 2011 - Evi Comploj è urologa pediatra riconosciuta a livello europeo ed è l’unica urologa con questa certificazione in Italia. L’assessore provinciale alla sanità, Richard Theiner, il direttore del Comprensorio Sanitario di Bolzano Umberto Tait e Armin Pycha, primario del reparto di urologia dell´Ospedale di Bolzano si congratulano con Comploj per la qualifica conseguita. Dopo due anni di specializzazione presso il Centro Europeo di Urologia Pediatrica di Linz Evi Comploj ha conseguito il titolo di Urologa Pediatra Europea. L’urologa di Merano lavora dal 2002 nel reparto di urologia dell’Ospedale di Bolzano con il primario Armin Pycha. “In tutta l’Italia ci sono attualmente soltanto sette urologi pediatri riconosciuti a livello europeo e Evi Comploj è attualmente l’unica donna in Italia che ha conseguito questa qualifica” sottolinea il primario Pycha. Insieme ad una formazione teorica complessiva gli urologi pediatri in formazione devono eseguire dei lavori scientifici e pubblicare i loro risultati su riviste internazionali. Per ottenere il titolo, Evi Comploj ha dovuto inoltre eseguire autonomamente e con successo più di 250 interventi chirurgici complessi. L’urologa pediatra provvederà ad intensificare la prevenzione, la diagnostica, la terapia e la riabilitazione delle malattie congenite ed acquisite, delle malformazioni e dei problemi funzionali del sistema urogenitale dei bambini e degli adolescenti. “L’urologia pediatrica può essere ben interpretata solo mediante un lavoro interdisciplinare tra neonatologi, pediatri, anestesisti ed urologi” dice Evi Comploj e spiega gli obiettivi del suo lavoro: “Abbiamo raggiunto un eccellente livello di collaborazione tra le varie discipline ma vogliamo ancora implementare le possibilità di trattamento e ridurre la burocrazia.”  
   
   
FVG: SANGUE, APPELLO AI DONATORI PER LE DONAZIONI ESTIVE  
 
Trieste, 14 giugno 2011 - Evitare che con l´arrivo dell´estate anche in una regione virtuosa come il Friuli Venezia Giulia vi sia un eccessivo calo nelle donazioni del sangue, tale da creare qualche problema nelle strutture ospedaliere. È l´intento dell´assessore regionale alla salute, Vladimir Kosic, che in proposito, proprio affinché sia assicurata l´autosufficienza estiva di sangue e di emoderivati durante la stagione estiva, quando in genere si assiste a un fisiologico calo delle donazioni, ha rivolto un appello alle Associazioni dei donatori in occasione dell´ultima riunione del Comitato tecnico di supporto alla programmazione delle attività dei servizi trasfusionali. L´organismo, presieduto dallo stesso Kosic, è composto dai direttori dei servizi trasfusionali regionali e dai rappresentanti di tutte le Associazioni e Federazioni del Volontariato del Sangue operanti in regione (Fidas e Avis). Nel corso dell´incontro si è discusso in particolare anche degli esami di laboratorio da effettuare ai donatori di sangue in occasione delle donazioni: il comitato tecnico ha definito un profilo di indagini di laboratorio, differenziato per tipologia di donazione, adatto a garantire con sicurezza la salute sia del donatore che del ricevente. Si è peraltro concordato sul fatto che analisi aggiuntive rispetto a quelle previste sono sempre fattibili, ma devono essere effettuate solo sulla scorta di evidenze epidemiologiche e scientifiche che ne dimostrino l´efficacia, al fine di evitare interventi sanitari inutili o, peggio, potenzialmente dannosi.  
   
   
COOPERAZIONE SANITARIA, IL MODELLO TRENTINO ALLA PROVA IN VIA DI COSTITUZIONE LA RETE PROMOSSA DAL PROTOCOLLO D´INTESA TRA PROVINCIA E AZIENDA SANITARIA  
 
Trento, 14 giugno 2011 - Mettere in rete le iniziative di solidarietà internazionale in ambito sanitario, favorendo la partecipazione di medici ed altro personale sanitario alla realizzazione di progetti nei paesi in via di sviluppo. Con questo intento l´Azienda provinciale per i servizi sanitari e la Provincia - Assessorato alla solidarietà internazionale hanno siglato lo scorso novembre un protocollo in materia di cooperazione sanitaria. Sono trascorsi solo pochi mesi, ma l´iniziativa - come si è appreso il 9 giugno nel corso di un incontro in Provincia al quale sono intervenuti gli assessori Lia Giovanazzi Beltrami e Ugo Rossi - ha già le gambe per far "correre" un nuovo modo di fare cooperazione sanitaria. Grazie a questa iniziativa - hanno affermato tutti i rappresentanti delle associazioni di volontariato coinvolte - il Trentino si distingue a livello nazionale, promuovendo sul posto la formazione di personale medico, in modo da assicurare poi ai progetti di cooperazione sanitaria attivati una vita autonoma. L´importanza del protocollo d´intesa è testimoniata dalla presenza, oggi nella Sala Belli della Provincia, di molte associazioni di volontariato trentine. Dallo Zimbabwe è arrivato il dottor Carlo Spagnolli, dal Mali il medico nefrologo Jean Marie Coulibaly, ospite a Trento per un periodo di formazione presso il reparto di Nefrologia dell´Ospedale S. Chiara diretto dal professor Giuliano Brunori, dal Kenia padre Gabriele Pipinato. Testimoni diretti di mille, spesso drammatiche emergenze sanitarie, ma anche della possibilità di affrontarle promuovendo proprio quel modello di cooperazione sanitaria che il Trentino sta sperimentando con successo. “Se vogliamo progredire in questo campo - ha affermato l´assessore Lia Giovanazzi Beltrami - dobbiamo coordinarci. Il primo passo, dopo la firma del protocollo firmato lo scorso anno, è la costituzione del comitato congiunto (due membri dell´Azienda sanitaria e due della Provincia) al quale è demandata la valutazione dei progetti di cooperazione sanitaria. L’idea di fondo è quella di arrivare a potenziare il nostro intervento investendo soprattutto nel campo della formazione, oltre che quello delle infrastrutture e dello scambio di esperienze tra personale sanitario. Rossi: noi pensiamo che per quanto riguarda il tema della solidarietà in generale, "La società civile - ha aggiunto l´assessore alla salute e politiche sociali Ugo Rossi - arriva normalmente prima del sistema pubblico, è più veloce ad organizzarsi e sa muoversi meglio. Nella logica di ottimizzare gli interventi noi abbiamo il compito di sostenere e favorire l’integrazione tra coloro che in forma volontaria e spontanea si sono organizzati, Questa convinzione è presente anche nell´approccio che abbiamo rispetto a tutto il tema del welfare provinciale, riconoscendo che l’autorganizzazione è molto più efficace dell’intervento diretto dell´ente pubblico, cosa che vale a maggior ragione per la cooperazione sanitaria". Il comitato tecnico - come ha poi spiegato Rosa Lia Malagò, componente dello stesso - è stato costituito all’inizio di quest´anno prendendo a cuore il coinvolgimento degli operatori sanitari, facendo in modo che non interrompessero il proprio rapporto di lavoro senza dover per forza andare in aspettativa senza assegni. Un problema che rischiava di limitare fortemente la disponibilità dei medici a prestare servizio all´estero. La soluzione è stata però trovata: sarà l´Azienda sanitaria, infatti, che rimborserà il medico dei costi sostenuti dallo stesso per riscattare ai fini previdenziali il periodo di lavoro prestato. Una modalità che l´assessore Beltrami ha annunciato verrà ulteriormente garantita con l´inserimento nella prossima finanziaria provinciale di un apposita norma. "Il nostro ruolo - ha aggiunto il dottor Michele Conti, direttore sanitario dell´Ospedale S. Maria del Carmine di Rovereto ed anch´egli membro del comitato tecnico congiunto - è vedere se i progetti possono poi camminare da soli, attivando quelli che garantiscono questa continuità, dando fiducia e mezzi alle persone e creando una forte professionalità. Abbiamo già visto che la gente ha fame di professionalità più che di risorse. Ci rendiamo conto di quanto sia difficile però insegnare una professione. Difficile ma ci fa scoprire le grandi professionalità che abbiamo nella nostra terra e che ci fa sentire orgogliosi di farne parte". La rete della cooperazione sanitaria - ha annunciato Michela Monterosso, dirigente del Servizio assistenza ospedaliera dell´dell´Apss - troverà entro l´anno un´arena di confronto e raccordo con le associazioni sul portale internet della Provincia. Ma altre iniziative sono in programma: Il prossimo 10 novembre si terrà a Trento un convegno (titolo provvisorio “Salute e solidarietà” in cui verranno presentate le esperienze di cooperazione internazionale ed anche locali, mentre a metà ottobre è in programma un analogo convegno promosso dall´associazione Fisioterapisti senza frontiere.  
   
   
“GUARIRE RIDENDO”: VENERDÌ 17 CONVEGNO AD ORVIETO  
 
Perugia, 14 giugno 2011 - Venerdì 17 giugno, alle ore 15 ad Orvieto, nel Palazzo dei Sette, si svolgerà il Convegno Guarire Ridendo: presupposti scientifici ed esperienze della comico terapia, organizzato dalla Federazione Internazionale Ridere per Vivere e l’Istituto di Ricerca, Documentazione e Formazione Homo Ridens, con il Patrocinio della Regione Umbria, della Provincia di Terni, del Comune di Orvieto e l’apprezzamento con messaggio augurale e Medaglia di Rappresentanza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Al convegno parteciperanno la Vicepresidente della Giunta regionale Carla Casciari, i massimi esperti italiani (Leonardo Spina e Sonia Fioravanti, pionieri della gelotologia italiana), esponenti del mondo della sanità (la dott. Francesca Giordano dell’azienda San Camillo-forlanini di Roma), psicologi (la dott. Elena Isola, autrice, assieme al prof. Mario Bertini di un articolo scientifico pubblicato dall’Oxford eCam Advance Access). Verranno proiettati alcuni cortometraggi sul lavoro in corsia e fuori, insieme a suggestive letture dai brani dei diari dei Clown Dottori. Verranno presentate anche due novità assolute: la prima scuola permanente in Italia per Clown Dottori, che sta nascendo sul Monte Peglia, non lontano da Colonnetta di Prodo, presso la Terra del Sorriso, ed il Dvd “Enciclownpedia Scientifica, ovvero tutto quello che avreste dovuto sapere sulla comicoterapia...”  
   
   
A CECINA: “PRONTO SOCCORSO, CONCLUSIONE DI UN PERCORSO DI RINNOVAMENTO”  
 
Cecina, 14 giugno 2011 – “Oggi si festeggia non solo l’inaugurazione del nuovo pronto soccorso, ma la conclusione di un percorso che in un anno ha visto il rinnovamento di tutto l’ospedale. Gli investimenti fatti qui a Cecina dimostrano come questo presidio rientri nel circuito dei grandi ospedali e non ci sia alcuna intenzione di tagliare. Ne sono una testimonianza, oltre a questo nuovo pronto soccorso appena inaugurato, anche la recente acquisizione di una nuova Risonanza magnetica, l’apertura della Rianimazione, la creazione di una eli-superficie o il prossimo arrivo di una nuova Tac”. L’assessore al diritto alla salute Daniela Scaramuccia ha partecipato ieri all’inaugurazione del nuovo pronto soccorso dell’ospedale di Cecina, che è tornato nei locali in cui si trovava originariamente, completamente rinnovati e ampliati. Il trasferimento era già avvenuto nella notte tra 7 e 8 giugno. Oggi, l’inaugurazione ufficiale, con l’assessore Scaramuccia, il direttore generale della Asl 6 di Livorno, Monica Calamai, la direzione aziendale e quella dell’ospedale, e una grande partecipazione di operatori e cittadini. Il pronto soccorso è passato da 500 a 800 metri quadrati, e si è arricchito di servizi innovativi come la Breve Osservazione, una sorta di nuovo mini-reparto all’interno della struttura, la separazione netta dei percorsi di accesso che distingueranno, anche fisicamente, i codici più importanti e urgenti rispetto a quelli di minore urgenza, l’aumento degli ambulatori di visita e il rafforzamento del personale. Così organizzato, il pronto soccorso avrà una maggiore capacità di reggere ai picchi di utenza del periodo estivo, e un nuovo approccio che permetterà al paziente di sentirsi, da subito e costantemente, accolto all’interno di un percorso di presa in carico. Questi i dati sugli accessi al pronto soccorso di Cecina. Nel 2009: 33.876 accessi annui, 93 accessi la media giornaliera. Nel 2010: 33.463, 92 la media giornaliera. In estate, la media giornaliera sale a 200 accessi. “In sanità non si può mai stare fermi – ha aggiunto l’assessore Scaramuccia – Per questo con la Asl 6, così come con le altre aziende toscane, stiamo lavorando al Piano socio sanitario integrato, che potrà definire nel dettaglio il futuro dei prossimi cinque anni. Dobbiamo sempre tenere conto che il nostro impegno è rivolto ad erogare salute e non servizi, questo comporta uno sforzo di appropriatezza raggiungibile rivedendo i comportamenti di ciascuno di noi, sia come pazienti che come professionisti”.  
   
   
FARMACI A BREVETTO SCADUTO: NESSUNA COMPARTECIPAZIONE  
 
Trento, 14 giugno 2011 - "Nell´attesa che le aziende farmaceutiche adeguino le tariffe in modo da non pesare sui cittadini, la Provincia non poteva certo stare a guardare e così ha stabilito che per un mese, dal 15 giugno al 15 luglio, le farmacie convenzionate nell’erogare i farmaci a brevetto scaduto compresi nell´elenco dell´Agenzia Italiana del Farmaco, non devono richiedere agli assistiti nessuna compartecipazione". Così Ugo Rossi, assessore alla salute e politiche sociali, spiega l´importante determinazione approvata oggi dalla Giunta. "Va sottolineato - aggiunge - che l´esenzione riguarda tutti gli assistiti, quindi cronici e non, purché il prezzo del farmaco erogato sia, al momento della consegna, il più basso fra quelli disponibili nel ciclo produttivo. Per questo periodo di "sperimentazione" il Fondo sanitario provinciale mette a disposizione 150 mila euro. Trascorso il mese di sperimentazione, tenuto conto di come si muoveranno i prezzi dei farmaci e di quali orientamenti verranno assunti a livello nazionale, valuteremo se adottare eventuali ulteriori azioni". Il provvedimento voluto dall´assessore Rossi e approvato il 10 giugno dalla Giunta nasce a partire appunto dalla determinazione dell’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) che ha disposto, a partire dal 15 aprile scorso, che i prezzi massimi di rimborso, da parte del Servizio Sanitario Nazionale (Ssn), sono definiti in un elenco. Per rideterminare i prezzi massimi di rimborso dei farmaci equivalenti in Italia sono stati presi in considerazione i prezzi degli altri mercati europei selezionando quei paesi comparabili all’Italia per dimensioni e dinamiche del mercato farmaceutico (Francia, Germania, Spagna, Regno Unito) e sono stati individuati i prezzi medi ponderati nei singoli mercati dei paesi presi in esame. Però a tutt’oggi, solo una parte delle aziende farmaceutiche che commercializzano i medicinali compresi nella determinazione Aifa dell’aprile scorso hanno adeguato i prezzi dei propri farmaci al prezzo massimo di rimborso da parte del Servizio sanitario nazionale. Il mancato adeguamento dei prezzi comporta la corresponsione, da parte dell’assistito, della differenza fra il prezzo di vendita e il prezzo massimo di rimborso stabilito dall’Aifa. In taluni casi la elevata quota a carico dell’assistito, per alcuni medicinali, può pregiudicare l’inizio o la continuità del trattamento farmacologico nelle fasce economiche più deboli della popolazione. Succede così che nel contesto di una categoria omogenea di farmaci, l’assistito è chiamato a contribuire in termini economici per avere farmaci non coperti da brevetto, mentre nulla è richiesto per i farmaci coperti da brevetto con attività terapeutica in molti casi sovrapponibile ma con prezzi decisamente superiori. Tutto questo può pregiudicare in modo determinante proprio l’impegno che la Provincia ha messo in campo per la promozione del farmaco equivalente e il relativo risparmio economico. Di qui la decisione odierna: si è ritenuto opportuno stabilire, in via temporanea per il periodo dal 15 giugno al 15 luglio 2011, che le farmacie convenzionate con il Servizio sanitario provinciale nell’erogare, con oneri a carico del Ssp, i farmaci a brevetto scaduto compresi nell´elenco Aifa, non dovranno richiedere all’assistito nessuna partecipazione alla spesa se il prezzo del farmaco erogato sarà, all’atto della consegna, il più basso fra quelli disponibili nel ciclo distributivo.  
   
   
ZAIA INAUGURA REPARTI OSPEDALE SAN MARTINO DI BELLUNO. IN UN ANNO MESSI A POSTO I CONTI E PRESSOCHE’ DEFINITO IL NUOVO PIANO SOCIOSANITARIO CHE ATTENDEVA DA 16 ANNI  
 
Belluno, 13 giugno 2011 - “C’è forse qualcuno capace di pensare che una Regione come il Veneto possa trascurare un territorio fondamentale e particolarissimo come la montagna? Non esiste! Stiamo per portare a compimento una grande riforma della sanità veneta, ma in questo cammino, incentrato sulla razionalizzazione, sui costi standard e sulla lotta alle liste d’attesa, le specificità della montagna, della laguna e del Polesine troveranno le giuste risposte”. Lo ha detto il presidente della Regione del Veneto Luca Zaia, inaugurando ieri all’ospedale San Martino di Belluno i rinnovati reparti di Anestesia e Rianimazione e di Gastroenterologia ed incontrando invitati a giornalisti alla presenza di numerose autorità, tra le quali il Vescovo Antonio Andrich (che ha benedetto personalmente le nuove strutture) il sindaco Antonio Prade, il presidente della provincia Gianpaolo Bottacin, il vicepresidente del Consiglio regionale Matteo Toscani, il Prefetto Maria Laura Simonetti ed il Questore Luigi Vita, il direttore generale dell’Ulss Antonio Compostella.. Zaia ha colto l’occasione per fare il punto sul cammino delle riforme in sanità avviate in poco più di un anno dalla sua Giunta. “Come si fa quando si entra in un’azienda nuova – ha detto Zaia – abbiamo iniziato accendendo la luce, guardando dentro a pregi e difetti del sistema e redigendo un libro bianco; poi abbiamo affrontato la questione dei conti: abbiamo risolto con il ministero il problema del miliardo 312 milioni di ammortamenti non sterilizzati, ottenendo una rateizzazione che ci consentirà ogni anno di dare sostegno agli investimenti nelle nostre Ullss; abbiamo portato anche avanti un grande lavoro di squadra sui conti del 2010, riuscendo a chiudere con un attivo di 12,5 milioni di euro, contro passivi che negli anni precedenti oscillavano tra 80 e 180 milioni; nel frattempo abbiamo lavorato al nuovo Piano Socio Sanitario, che manca da 16 anni, e che presenteremo a breve, appena concluso il confronto con tutti gli stakeholders del settore”. “Sarà un vero e proprio business plan della sanità – ha tenuto a sottolineare Zaia – che ci dirà quali sono le eccellenze da mantenere e sviluppare, quali le criticità su cui intervenire, quali le razionalizzazioni da mettere in campo. Nessuno avrà da temere nulla – ha proseguito – perché l’unico comun denominatore di questo lavoro sarà mantenere e rafforzare i servizi, dare ai cittadini l’assistenza che si meritano e a tutti i lavoratori del settore il riconoscimento delle loro professionalità. E se emergerà la necessità di qualche riconversione, la faremo in modo tale da non incidere sui servizi. In questo ambito – ha detto anche Zaia – continuerà ad avere la massima priorità l’accorciamento delle liste d’attesa sui cui lavoriamo da tempo, con buoni risultati che renderemo noti a breve.”. Le due unità operative inaugurate oggi da Zaia sono state interessate da interventi per un costo complessivo di oltre 2 milioni 250 mila euro (con un importante contributo della Fondazione Cariverona), che hanno consentito la realizzazione di opere in grado di porle ai massimi livelli di efficienza in assoluto. In un solo anno, la rianimazione del nosocomio bellunese ha ricoverato e assistito oltre 453 pazienti in gravi condizioni; la gastroenterologia ha effettuato oltre 250 ricoveri ordinari e 6.000 tra colonscopie, gastroscopie e visite specialistiche.  
   
   
VII RAPPORTO SULL´EVENTO NASCITA IN ITALIA: CONFERMATO IL RICORSO ECCESSIVO AL TAGLIO CESAREO MENTRE AUMENTANO LIEVEMENTE I NATI DA MADRI STRANIERE  
 
 Lecce, 14 giugno 2011 - Pubblicato il Vii Rapporto sull´evento nascita in Italia che senz’alcun dubbio rappresenta la più importante fonte a livello nazionale di informazioni sia di carattere sanitario ed epidemiologico sia di carattere socio-demografico e che riguarda l´analisi dei dati rilevati dal flusso informativo del Certificato di Assistenza al Parto (Cedap). I dati che Giovanni D’agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” riporta riguardano la rilevazione del 2008, che abbraccia ben 551 punti nascita, con un netto aumento della copertura rispetto agli anni precedenti: ben il 48% di schede in più rispetto al 2002, un numero di parti pari al 96,6% di quelli rilevati con la Scheda di Dimissione Ospedaliera (Sdo) e un numero di nati vivi pari al 95,8% di quelli registrati presso le anagrafi comunali nello stesso anno. Di seguito si evidenziano i dati più rilevanti. Più parti negli ospedali che nelle cliniche private - L´88,4% dei parti è avvenuto negli Istituti di cura pubblici, l´11,4% nelle case di cura e solo 0,2% altrove. Naturalmente nelle Regioni in cui è rilevante la presenza di strutture private accreditate rispetto alle pubbliche le percentuali sono sostanzialmente diverse. Il 67,0% dei parti si svolge in strutture dove avvengono almeno 1.000 parti annui. Tali strutture, in numero di 210, rappresentano il 37,3% dei punti nascita totali. Il 9,11% dei parti ha luogo invece in strutture che accolgono meno di 500 parti annui. Aumentano lievemente i nati da madri straniere - Nel 2008, il 16,9% dei parti è relativo a madri di cittadinanza non italiana (15,9% nel 2007). Tale fenomeno è più diffuso al centro nord dove quasi il 20% dei parti avviene da madri non italiane; in particolare, in Emilia Romagna, quasi un quarto delle nascite e riferito a madri straniere. Le aree geografiche di provenienza più rappresentative, sono quella dell´Africa (27,2%) e dell´Unione Europea (25,6%). Le madri di origine Asiatica e Sud Americana sono rispettivamente il 17,8% ed il 9,1% di quelle non italiane. Le italiane partoriscono più tardi delle straniere - L´età media della madre è di 32,4 anni per le italiane mentre scende a 28,9 anni per le cittadine straniere. I valori mediani sono invece di 32,2 anni per le italiane e 28,2 anni per le straniere. L´età media al primo figlio è per le donne italiane quasi in tutte le Regioni superiore a 31 anni con variazioni sensibili tra le regioni del nord e quelle del sud. Le donne straniere partoriscono il primo figlio in media a 27 anni. Scolarità medio-alta per il 45% delle mamme - Delle donne che hanno partorito nell´anno 2008 il 45,3% ha una scolarità medio alta, il 34,8% medio bassa ed il 19,9% ha conseguito la laurea. Fra le straniere prevale invece una scolarità medio bassa (45,6%). Il 59% delle donne che hanno partorito nel 2008 lavora - L´analisi della condizione professionale evidenzia che il 59,9% delle madri ha un´occupazione lavorativa, il 31,8% sono casalinghe e il 6,6% sono disoccupate o in cerca di prima occupazione. La condizione professionale delle straniere che hanno partorito nel 2008 è per il 56,6% quella di casalinga a fronte del 65,8% delle donne italiane che hanno invece un´occupazione lavorativa. Nella quasi totalità dei casi la donna ha accanto il marito - Nel 92,03% dei casi la donna ha accanto a sé al momento del parto (sono esclusi i cesarei) il padre del bambino, nel 6,7% un familiare e nell´1,25% un´altra persona di fiducia. La presenza di una persona di fiducia piuttosto che di un´altra risulta essere influenzata dall´area geografica. Confermato il ricorso eccessivo al taglio cesareo - Si conferma il ricorso eccessivo all´espletamento del parto per via chirurgica. In media, il 37,8% dei parti avviene con taglio cesareo, con notevoli differenze regionali che comunque evidenziano che in Italia vi è un ricorso eccessivo all´espletamento del parto per via chirurgica. Rispetto al luogo del parto si registra un´elevata propensione all´uso del taglio cesareo nelle case di cura accreditate in cui si registra tale procedura in circa il 60,5% dei parti contro il 34,8% negli ospedali pubblici. Il parto cesareo è più frequente nelle donne con cittadinanza italiana rispetto alle donne straniere, nel 28,4% dei parti di madri straniere si ricorre al taglio cesareo mentre si registra una percentuale del 39,8% nei parti di madri italiane. Troppi gli esami durante la gravidanza, prima visita più precoce per le donne italiane con scolarità medio-alta - Nell´84,6% delle gravidanze il numero di visite ostetriche effettuate è superiore a 4 mentre nel 73,2% delle gravidanze si effettuano più di 3 ecografie. La percentuale di donne italiane che effettuano la prima visita oltre la 12° settimana è pari al 4,4% mentre tale percentuale sale al 16,2% per le donne straniere. Le donne con scolarità bassa effettuano la prima visita più tardivamente rispetto alle donne con scolarità medio-alta: si sottopongono alla prima visita oltre la 12° settimana il 7,8% delle donne con scolarità medio-bassa, mentre per le donne con scolarità medio-alta la percentuale è del 3,3%. Per le donne più giovani si registra una frequenza più alta di casi in cui la prima visita avviene tardivamente (15,3% nelle madri con meno di 20 anni). In media, inoltre, sono state effettuate 14,7 amniocentesi ogni 100 parti. A livello nazionale alle madri con più di 40 anni il prelievo del liquido amniotico è stato effettuato in quasi la metà dei casi (42,71%). L´1,14% delle madri ha fatto ricorso alla procreazione medicalmente assistita - Per circa 6.227 parti si è fatto ricorso ad una tecnica di procreazione medicalmente assistita (Pma), in media 1,14 ogni 100 gravidanze. La tecnica più utilizzata è stata la fecondazione in vitro con successivo trasferimento di embrioni nell´utero (Fivet), seguita dal metodo di fecondazione in vitro tramite iniezione di spermatozoo in citoplasma (Icsi). Il 93% dei bambini nati pesa più di 2.500 grammi - L´1% dei nati ha un peso inferiore a 1.500 grammi ed il 6% tra 1.500 e 2.500 grammi. Nei test di valutazione della vitalità del neonato tramite indice di Apgar, il 99,3% dei nati ha riportato un punteggio a 5 minuti dalla nascita compreso tra 7 e 10. I bambini nati morti corrispondono al 2,79 ogni mille nati (media europea 2,89 per mille) - Sono stati rilevati 1.543 nati morti corrispondenti ad un tasso di natimortalità, pari a 2,79 nati morti ogni 1.000 nati (media europea 2,89 per mille), e 4.517 nati con malformazioni. L´indicazione della causa è presente rispettivamente solo nel 18,9% dei casi di natimortalità e nel 53% di nati con malformazioni.  
   
   
EMILIA ROMAGNA- ESTATE 2011: LE LINEE GUIDA REGIONALI PER L´ASSISTENZA ALLE PERSONE ANZIANE, AI DISABILI, A CHI PIÙ RISENTE DELLE ONDATE DI CALORE  
 
Bologna, 14 giugno 2011 - Persone anziane, disabili, chi ha malattie croniche, persone che vivono sole, chi è più fragile per le proprie condizioni socio-economiche. La Regione Emilia-romagna ha disposto anche per l´estate 2011 le linee guida per l´assistenza alle persone che più risentono delle ondate di calore, già inviate alle Aziende sanitarie, ai sindaci, ai presidenti delle Province e delle Conferenze territoriali sociali e sanitarie. Il provvedimento definisce i piani locali che devono essere realizzati dalle Aziende Usl e dai Comuni, con la collaborazione di tutti i soggetti attivi nel volontariato: una rete di interventi a livello distrettuale, finalizzata al contrasto dell´isolamento e della solitudine, che si inserisce nel quadro più ampio degli interventi previsti dal Fondo regionale per la non autosufficienza. In base alle indicazioni regionali, ciascuna rete di intervento prevede: - centri di riferimento territoriali, con funzioni di coordinamento, gestiti in modo integrato tra Aziende Usl e Comuni; - la mappa delle situazioni a rischio; - il potenziamento dell’assistenza della popolazione già assistita a domicilio o nei centri diurni; - programmi di intervento per le strutture residenziali e diurne che accolgono anziani e disabili. Tra le azioni previste, il sistema di monitoraggio degli accessi e dei ricoveri in Pronto soccorso e la raccolta delle informazioni sulle dimissioni ospedaliere fino all´11 settembre delle persone con più di 75 anni: due strumenti che possono permettere di individuare condizioni di solitudine o di particolare fragilità. Una particolare attenzione è rivolta alle persone non note ai servizi, attraverso la collaborazione tra medici di famiglia, presidi ospedalieri e servizi sociali dei Comuni. Le linee guida regionali promuovono inoltre occasioni di incontro e socializzazione (anche in luoghi di aggregazione, come i centri sociali per persone anziane), attraverso le iniziative dei Comuni con le associazioni di volontariato e il privato sociale. In ogni realtà locale viene diffuso materiale informativo per i familiari e per le assistenti familiari anche straniere che assistono persone anziane e persone disabili. Arpa: tutti i giorni sul web le previsioni sulle ondate di calore Il sistema di allarme bioclimatico curato dall’Arpa (l’Agenzia regionale prevenzione e ambiente dell’Emilia-romagna) costituisce un punto fermo del programma di intervento contro i disagi provocati dalle ondate di calore ed è consultabile sul web all’indirizzo: www.Arpa.emr.it/disagio  Le previsioni riguardano le 72 ore e sono proposte tutti i giorni fino al 15 settembre. Per ogni provincia vengono fornite previsioni differenziate per le aree urbane capoluogo, le zone pianeggianti, collinari e montane. In quest’area del sito web dell’Arpa possono essere inoltre consultate altre informazioni utili sul tema: i consigli pratici per fronteggiare l’emergenza caldo, gli effetti delle ondate di calore sulla salute, i gruppi a rischio. Per ulteriori informazioni, rivolgersi al numero verde gratuito del Servizio sanitario regionale: 800 033 033 (attivo tutti i giorni feriali dalle ore 8,30 alle ore 17,30, il sabato dalle ore 8,30 alle ore 13,30). Il servizio, qualora sia necessario, può trasferire, sempre senza alcun onere per chi chiama, la telefonata all’Urp dell’Azienda sanitaria di riferimento. Nel Piano regionale della prevenzione 2010-2012, approvato dalla Giunta regionale, l´esperienza condotta in Emilia-romagna fin dal 2004 per contrastare i disagi provocati dalle ondate di calore, è inserita nel programma “le relazioni tra ambiente e salute”. L´obiettivo è strutturare ulteriormente l´organizzazione socio-sanitaria e i sistemi di monitoraggio sviluppati in questo campo.  
   
   
LEUCEMIA MIELOIDE CRONICA, MIGLIORA LA SOPRAVVIVENZA CON DASATINIB 3 PAZIENTI SU 4 SONO VIVI A 5 ANNI DALLA DIAGNOSI  
 
Londra, 14 giugno 2011 – Nuove conferme dell’efficacia di dasatinib nel trattamento dei pazienti adulti con Leucemia Mieloide Cronica Philadelphia + in fase cronica (Cp-lmc) resistenti o intolleranti alla attuale terapia standard con imatinib. A cinque anni dalla diagnosi la sopravvivenza globale per i pazienti trattati con dasatinib, farmaco sviluppato da Bristol-myers Squibb, è pari al 78% ed il 57% dei pazienti è libero da malattia. I dati emergono da uno studio (Ca 180-034) che ha coinvolto 670 persone, presentato oggi al Xvi Congresso della Società Europea di Ematologia (European Hematology Association - Eha) in corso a Londra, il più importante appuntamento continentale sulle malattie ematologiche. Evidenze cliniche indicano che la resistenza a imatinib può verificarsi nel 25% circa dei pazienti in fase cronica, nel 41% dei malati in fase accelerata e nel 92% di quelli in crisi blastica. “In questo studio, i dati a cinque anni dimostrano l’efficacia a lungo termine e il consistente profilo di sicurezza di dasatinib per le persone colpite da Leucemia Mieloide Cronica Philadelphia + in fase cronica precedentemente trattate con imatinib - spiega il prof. Neil Shah dell’Università della California, San Francisco, principal investigator dello studio -. I risultati del lavoro sono importanti perché forniscono un follow-up a lungo termine di questi malati che hanno sviluppato resistenza o intolleranza a imatinib”. I risultati della ricerca sono stati anticipati al 47° Congresso Asco (American Society of Clinical Oncology), il più importante meeting mondiale di oncologia che si è svolto a Chicago dal 3 al 7 giugno. Dasatinib ha avuto un percorso clinico di sviluppo tra i più rapidi della storia della medicina ed è già disponibile in Italia dal 2007 per il trattamento dei pazienti con Lmc Ph + resistenti o intolleranti a imatinib. Nel dicembre 2010 l’Agenzia europea per i medicinali (Ema) ha espresso parere favorevole per dasatinib nel trattamento dei pazienti adulti con Leucemia Mieloide Cronica Philadelphia + (Lmc Ph+) in fase cronica di nuova diagnosi. L’estensione dell’indicazione in prima linea è ora al vaglio dell’Agenzia Italiana del Farmaco per la definizione delle condizioni di rimborsabilità.  
   
   
COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO: 1,3 MILIONI DI € A FAVORE DI 50 PROGETTI  
 
Bolzano, 14 giugno 2011 - “L’africa rimane l’obiettivo principale della nostra attività nel campo della cooperazione allo sviluppo” ha dichiaratoli presidente Luis Durnwalder nel corso della seduta del 9 giugno della Consulta per la cooperazione allo sviluppo che ha preso in esame gli 84 progetti presentati da 64 organizzazioni per ottenere il contributo da parte della Provincia. “La Provincia erogherà un contributo di 1,3 milioni di euro a favore di 50 degli 84 progetti presentati da 64 diverse organizzazioni che operano nel settore della cooperazione allo sviluppo e che prevedono una spesa complessiva di 2,4 milioni di euro” con questi dati il presidente della Provincia, Luis Durnwalder ha riassunto sinteticamente l’attività della Consulta provinciale per la cooperazione allo sviluppo. Tredici questi progetti saranno realizzati in Asia, nove nell’America centrale meridionale, tre nell’Europa dell’Est e circa la metà dei progetti sarà realizzata in Africa. I Paesi africani interessati alla cooperazione provinciale sono principalmente il Burkina Faso, l’Uganda, il Kenia, il Sudan ed il Camerun. Il presidente Durnwalder ha inoltre precisato che la Provincia dedicherà un’attenzione particolare ai tre progetti che saranno realizzati nel Burkina Faso dove vi è una stretta collaborazione con la Fao per lo sviluppo nella Regione del Sahel. Gli interventi della Provincia mirano in primo luogo al sostegno di piccoli progetti sostenibili che mirano a rendere autonome le popolazioni locali e vengono realizzati in loco ad organizzazioni affidabili e ricche di esperienza. Al termine della seduta è stato annunciato che il convegno incentrato sulla cooperazione allo sviluppo si svolgerà l’8 ed il 9 dicembre a Bolzano e sarà incentrato sul tema “Senza donne non vi possono essere pace e sviluppo”.  
   
   
AGOSTINO FERRARI ESTRATEGIA DEL SIGNO (1962-2011) FUNDACIóN CULTURAL FRAX – ALTEA (SPAGNA) 17 GIUGNO 2011 – 28 AGOSTO 2011 A CURA DI MARTINA CORGNATI  
 
Altea (Spagna), 14 giugno 2011 - Estrategia del signo è la prima grande antologica di Agostino Ferrari in Spagna, prima occasione per ripercorrere, attraverso tappe esemplari, un itinerario che ha preso le mosse nel 1960 da un serrato confronto con Lucio Fontana, mentore e amico dell’artista milanese per il quale, da quel momento in avanti, la ricerca sul segno è divenuta cifra inconfondibile del fare creativo. Il suo percorso si è snodato in diverse stagioni coerenti ma al contempo evolutive: l’esplorazione del segno, da principio più analitica e concettuale, verso la metà degli anni Ottanta è diventata felicemente pittorica, profondamente personale e sempre “al limite” della scrittura. Le opere recenti esprimono particolari affinità elettive con la terra di Spagna, caratterizzate come sono da un uso del colore vibrante e solare. Blu, rossi e gialli squillanti fanno da sfondo a “scritture” illeggibili che testimoniano un’ininterrotta frequentazione e un dialogo costante con i diversi protagonisti dell’intensa stagione informale: in particolare Antoni Tàpies, le cui Calli-grafies dei primi anni Settanta sono direttamente evocate dai Palinsesti di Ferrari. Ma è soprattutto l’originale impiego della sabbia, così simbolicamente ed esplicitamente evocativo del Mediterraneo quale luogo d’incontro di popoli e culture, a rendere Altea sede ideale di una mostra che ripercorre tutti momenti più rappresentativi dell’opera del grande maestro italiano. La mostra è accompagnata da un catalogo bilingue (italiano e spagnolo) pubblicato per l’occasione da Giancarlo Politi Editore, con testi di Martina Corgnati, nota studiosa d’arte contemporanea docente titolare di Storia dell’Arte all’Accademia Albertina di Torino, e di Ugo Volli, semiologo di fama internazionale e professore ordinario di Semiotica del Testo all’Università di Torino. Agostino Ferrari nasce a Milano nel 1938. Nel 1959 inizia l’attività di pittore. Nel 1962 con i pittori Arturo Vermi, Angelo Verga, Ettore Sordini, Ugo La Pietra e il poeta Alberto Lùcia fonda il Gruppo del Cenobio, che lascia una traccia importante: è l’inizio della ricerca sul segno, filo conduttore di tutta la sua opera. Nel 1963 il segno si tramuta in una vera e propria scrittura. Nel 1964-1965, a New York, conosce l’ambiente della pop art e artisti come Lichtenstein, Rauschenberg, Jasper Johns, Billy Apple. Tra il 1966 e il 1967 inizia il ciclo del “Teatro del Segno”. Nei primi anni ‘70 si concentra su altri due elementi essenziali: colore e forma. Nel 1974 presenta la serie “Segno-forma-colore” al Museo della Scienza e della Tecnica di Milano. Nel 1975 realizza un’opera di grandi dimensioni: l’Autoritratto – che indaga la sua relazione psicologica con i colori – cui segue la sintesi costituita dall’Alfabeto. A partire dal 1978 il segno ritorna a predominare, sviluppandosi nei cicli “Eventi”, “Segno ravvicinato”, “Maternità”, “Oltre la Soglia” e “Interno-esterno. Nel 2005 viene invitato a esporre alla Quadriennale di Roma.  
   
   
SPORT FVG: 60 MILA EURO A CONI PROVINCIALI E UPI PER PROMOZIONE ATTIVITÀ  
 
Trieste, 14 giugno 2011 - Ammontano a circa 60 mila euro i fondi che l´assessorato regionale allo Sport ha messo a disposizione delle quattro federazioni provinciali del Coni e dell´Unione delle Province italiane per dare avvio a iniziative di promozione e sensibilizzazione nel campo dello sport. Con due distinti decreti, a firma del direttore centrale, la Regione ha dato avvio alla prenotazione dei fondi che rappresentano contributi straordinari per entrambe i destinatari. Nel primo caso all´Upi sono stati assegnati 30 mila euro, che serviranno per dare vita a iniziative di diffusione della cultura sportiva nel territorio regionale. Ventotto mila euro complessivi invece - ossia sette per ogni beneficiario - andranno ai comitati provinciali del Coni di Gorizia, Pordenone, Trieste e Udine per la realizzazione di iniziative di promozione sportiva ma anche per consentire l´aggiornamento del censimento degli impianti nel territorio del Friuli Venezia Giulia. Quest´ultima attività, iniziata tempo addietro, è infatti in fase di revisione e aggiornamento ed è consultabile nel portale dello sport all´indirizzo www.Sportfvg.it nella sezione dedicata alle strutture esistenti in regione. "Con queste due distinte operazioni - spiega l´assessore regionale competente, Elio De Anna - abbiamo voluto testimoniare la nostra attenzione verso le istituzioni sportive e all´Upi. Essendo le Province un ente di area vasta, queste possono contribuire a rendere un miglior coordinamento dell´attività nel campo dello sport non solo sotto il profilo amministrativo e contabile ma anche di promozione dell´attività". "Il sostegno ai quattro Coni provinciali permette inoltre di contribuire - afferma ancora l´assessore allo Sport - alla già importante azione da loro svolta sul territorio, quale ad esempio quella che ha a che fare con il grande lavoro di catalogazione di tutti gli impianti esistenti. Questa attività pone la nostra Regione all´avanguardia in Italia, grazie a un sistema georeferenziato, che permette di individuare su una mappa di Google il suo esatto posizionamento ma anche le tutte le caratteristiche tecniche della struttura".