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MARTEDI

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Notiziario Marketpress di Martedì 19 Dicembre 2006
UE: STOP ALL’INTERVENTO PUBBLICO PER IL GRANTURCO PROPOSTA L’ELIMINAZIONE A PARTIRE DALLA CAMPAGNA 2007/2008  
 
 La Commissione europea ha proposto il 14 dicembre la soppressione del regime di acquisti all´intervento pubblico di granturco a partire dalla campagna di commercializzazione 2007/2008. Alla fine della campagna 2005/2006 le scorte di intervento di granturco nell´Ue avevano infatti raggiunto i 5,6 milioni di tonnellate, pari al 40% delle scorte totali di intervento. In assenza di cambiamenti all´attuale sistema di intervento si stima che tali scorte, acquistate e immagazzinate a spese pubbliche, ammonteranno a 15,6 milioni di tonnellate nel 2013. I possibili sbocchi per le sempre più consistenti scorte di intervento di granturco sono limitati e questo cereale non è adatto allo stoccaggio a lungo termine. Le regioni che storicamente esportavano granturco sul mercato mondiale ora consegnano una gran parte del loro raccolto direttamente all´intervento. L´esclusione del granturco dall´intervento consentirebbe al mercato Ue dei cereali di raggiungere un nuovo equilibrio e al regime di intervento di ritrovare la sua funzione originaria di rete di sicurezza. La proposta sarà ora trasmessa al Consiglio e al Parlamento europeo. “Gli agricoltori dovrebbero basare le proprie decisioni sui segnali del mercato invece di coltivare cereali unicamente per consegnarli all´intervento,” ha affermato Mariann Fischer Boel, commissaria europea per l´agricoltura e lo sviluppo rurale. “Questo è il principio fondamentale sul quale si fondano le riforme che abbiamo attuato dal 2003. Se non operiamo questo cambiamento, le scorte pubbliche non cesseranno di aumentare e molti agricoltori continueranno a coltivare granturco per consegnarlo all´intervento. L´esperienza maturata con la segale dimostra che l´esclusione di questo cerale dall´intervento nel 2003 si è tradotta in un mercato più dinamico e in prezzi più vantaggiosi per gli agricoltori. Anche con il cambiamento proposto per il granturco, i coltivatori di cereali continueranno a beneficiare del regime di intervento come rete di sicurezza per i principali tipi di cereali, compresi il frumento e l´orzo”. Logica della proposta - I possibili sbocchi per le scorte di intervento di granturco sono limitati. I prezzi del granturco a livello internazionale sono i più bassi fra tutti i cereali principali e la rivendita sul mercato mondiale comporta ingenti oneri finanziari. Lo smercio delle scorte di intervento nell´Ue è frenato dalle spese di trasporto elevate e potrebbe compromettere l´efficiente funzionamento del mercato interno. Il granturco non è adatto allo stoccaggio a lungo termine. La qualità può alterarsi rapidamente, causando il deterioramento biologico dei chicchi e la proliferazione di funghi e parassiti. Nonostante la Commissione abbia di recente adottato criteri di ammissibilità più rigorosi per garantire che il granturco conferito all´intervento sia più adatto allo stoccaggio, il problema dell´aumento delle scorte non è risolto definitivamente. La proposta migliorerà l´integrazione del mercato Ue dei cereali. La coltivazione del granturco nelle regioni eccedentarie dell´Europa centrale riacquisterà la sua competitività sia sul mercato interno che sui mercati mondiali. La proposta contribuirà inoltre a potenziare la competitività della produzione di suini e pollame in queste regioni grazie alla riduzione del costo dei mangimi, sostenendo così lo sviluppo economico. Il livello globale delle scorte di intervento si ridurrebbe sostanzialmente. Mentre il mantenimento del regime esistente porterebbe nel 2013 il volume totale delle scorte a 18,9 milioni di tonnellate (di cui 15,6 di granturco), l´esclusione del granturco dall´intervento permetterebbe di avere, nello stesso anno, scorte di 10 milioni di tonnellate. Inoltre le scorte sarebbero costituite esclusivamente da cereali adatti allo stoccaggio a lungo termine, che potrebbero essere collocati sul mercato a condizioni economiche migliori. Mentre con il mantenimento della situazione attuale la spesa annua per l´ammasso pubblico di cereali resterebbe al di sopra di 300 milioni di euro, l´esclusione del granturco dall´intervento consentirebbe un risparmio globale di 617,8 milioni di euro nel periodo 2008-2014. La spesa annua scenderebbe al di sotto di 300 milioni di euro a partire dall´esercizio 2008 e al di sotto di 200 milioni di euro a partire dal 2012. Il granturco è seminato esclusivamente in primavera. I tempi di presentazione della proposta sono pertanto del tutto adeguati per gli agricoltori che devono prendere una decisioni sulla semina del granturco nel 2007. Contesto del regime di intervento - Il regime di intervento Ue per i cereali prevede un prezzo unico di 101,31 euro/t che gli agricoltori ricevono per la consegna dei cereali all´intervento pubblico, qualora non abbiano trovato uno sbocco sul mercato. Esso si applica attualmente al frumento panificabile, al frumento duro, all´orzo, al granturco e al sorgo. Nella maggior parte degli Stati membri i prezzi di mercato sono generalmente superiori al prezzo di intervento. L´attuale regime di intervento riveste tuttavia particolare interesse nelle regioni con costi di produzione inferiori che si trovano lontano dalle principale zone di consumo. In queste regioni il regime di intervento non assolve più al compito originario di rete di sicurezza, ma è diventato un autentico sbocco commerciale. Ne deriva che zone deficitarie della Comunità sono penalizzate da prezzi elevati, mentre ingenti quantitativi di cereali sono conferiti all´intervento nelle regioni con produzione eccedentaria. .  
   
   
ALLA CONFERENZA REGIONALE SULL´AGRICOLTURA DAL VICEPRESIDENTE DELLA COMMISSIONE UE SECCO NO AGLI OGM UN INVITO ALLA DIFESA DELLE PRODUZIONI DI QUALITÀ, E ALLA CAUTELA NEI CONFRONTI DELLE SCELTE DEL WTO  
 
 Firenze- Difesa della qualità, dei prodotti biologici, lotta ad ogni costo contro gli Ogm. "Se ne stanno accorgendo anche le grandi catene della distribuzione. Ma attenzione, perché in questo percorso virtuoso si stanno insinuando i vecchi strateghi, pronti a conquistare una posizione dominante". E´ questo il consiglio, o meglio, l´avvertimento del vice presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo, il tedesco Friedrich zu Baringdorf espresso il 15 dicembre. Un´esortazione che arriva da un politico ma anche addetto ai lavori, in quanto titolare di una fattoria in Westfalia. "Il rapporto diretto con i consumatori è gradualmente svanito negli anni, per far posto ad una produzione di massa condotta dalle grandi aziende. Invece in questo percorso che lega produttori e consumatori senza troppi passaggi intermedi la Toscana ha fatto e sta facendo molto bene. E´ inutile negarlo, nel sud dell´Europa la cultura per il cibo è superiore rispetto al nord. Prendiamo la ´mucca pazza´: poteva succedere soltanto in un paese come la Gran Bretagna, dove si è cercato di rendere sempre più economiche le produzioni a scapito della qualità. I consumatori hanno perso fiducia ma allo stesso tempo c´è stato un movimento opposto da parte di tanti produttori che hanno deciso di farsi concorrenza sulla qualità e non sui prezzi. Però attenzione perché in questa strada virtuosa stanno cercando di inserirsi i vecchi strateghi". Due i pericoli dai quali mettersi al riparo: gli Ogm e le scelte del Wto. "Via gli ogm dalle coltivazioni. Nella mia fattoria, dove lavorano cinque dipendenti, non li voglio, non devono inquinare il mio terreno: preferisco la salute, la qualità. E anche il Wto, nelle proprie scelte, non può pregiudicare questa spinta verso la qualità delle produzioni agro-alimentari. Non voglio che la mia scelta verso il biologico venga rovinata. Coltivare il futuro, come recita lo slogan della conferenza, non è possibile senza cultura. Come dicono gli inglesi ´there´s no culture without agriculture´, non c´è cultura senza agricoltura". .  
   
   
IL MINISTRO PAOLO DE CASTRO OGGI ALLA CONFERENZA REGIONALE LA TOSCANA PUÒ DIVENTARE IL MODELLO DA SEGUIRE PER L´ITALIA TANTE LE MISURE A FAVORE DEL SETTORE AGRICOLO INSERITE NEL TESTO DELLA FINANZIARIA  
 
Firenze - Competitività internazionale, qualità e tutela dei prodotti italiani, Finanziaria. Nel suo intervento alla Conferenza regionale dell´agricoltura, il ministro all´agricoltura Paolo De Castro ha gettato uno sguardo a 360 gradi sul mondo agricolo, italiano e internazionale. Lanciando una proposta: far diventare il modello agricolo toscano quello da seguire per l´Italia. L´attualità più stringente convoglia il discorso del ministro sulla Finanziaria e sulle misure connesse riguardanti l´agricoltura. "Ci sono tanti aspetti che sono stati toccati nel testo che si spera possa essere approvato entro la prossima settimana. Si va anzitutto dalla garanzia di stabilità fiscale per gli operatori del settore e credetemi non è stato semplice. Poi ci sono misure relative alla vendita diretta, un tema da sviluppare considerata l´importanza che riveste in altri paesi e che può rivestire anche nel nostro, la multifunzionalità, attraverso la previsione di rapporti organici tra enti locali e agricoltori, i piani di settore, quello irriguo, quello forestale. Senza dimenticare - ha aggiunto De Castro - le società in agricoltura, ovvero la capacità di dare una nuova forma imprenditoriale a tante piccole e piccolissime imprese per consentire loro di superare tanti problemi legati alla dimensione". Dall´italia all´Europa, fino alla dimensione planetaria. Per affrontare soprattutto il delicato tema della competitività, reso ancor più pressante dopo l´entrata sui mercati mondiali di nuovi protagonisti come Sud America e Asia. "Ormai subiamo la concorrenza di forze nuove come la Cina - ha proseguito il ministro - che fino a pochi anni fa era soltanto un grosso importatore di prodotti agro-alimentari. Gli stessi Stati Uniti si ritrovano a fare i conti con una bilancia commerciale in deficit, un fatto inusuale. In un quadro del genere è sempre più vitale riuscire a governare il cambiamento tutti insieme, per riuscire a trasformarlo in opportunità. Occorre organizzarci in maniera diversa per riuscire a penetrare i mercati. Pensate che negli Stati Uniti quest´anno abbiamo esportato qualcosa come 2 miliardi e mezzo di euro di prodotti agro-alimentari e di questi un miliardo circa soltanto di vino. C´è richiesta, dobbiamo trovare il modo di soddisfarla in modo intelligente". Sapendo anche di aver a che fare con una concorrenza più forte caratterizzata dalla cosiddetta agro-pirateria. "Sempre per restare negli Stati Uniti - ha spiegato De Castro - 9/10 dei prodotti consumati venduti come prodotti italiani non hanno niente a che fare con noi. Quindi la qualità resta una condizione necessaria, ma non più sufficiente per imporci". La necessità di gestire il cambiamento deve coinvolgere anche il resto dei Paesi Ue, che tra pochi giorni diventeranno 27. "Credetemi - ha continuato - non è un compito facile, proprio perché manca una visione comune. La Pac riveste ancora una grande importanza ma dobbiamo anche riuscire a far capire a circa 400 mila cittadini perché circa il 50% del bilancio Ue, qualcosa come 53 miliardi di euro, vengono destinati alla politica comune in campo agricolo. Nel 2008-2009 ci sarà spazio per fare una riflessione sulla Pac, non dico una riforma. Ma occorre che questa politica sia in grado di dare certezze in uno scenario che ha subito mutamenti rilevanti. Saranno soprattutto i temi relativi alla qualità distintiva dei prodotti (etichettatura, denominazioni, trasparenza) ad assumere un´importanza sempre maggiore e ai quali sono legate le nostre chances di restare competitivi a livello internazionale". .  
   
   
"COLTIVARE IL FUTURO", I RISULTATI FINALI DELLA CONFERENZA REGIONALE "OLTRE A QUALITÀ E TIPICITÀ OCCORRE UNA FORTE SPINTA ALLA MODERNIZZAZIONE"  
 
Firenze - Nasce la consulta agroalimentare, come strumento di confronto del comparto agricolo e agrindustriale. Prende ufficialmente il via la dichiarazione unica aziendale, come strumento capace di semplificare tutte le procedure burocratiche e dimezzare i tempi di risposta. Si apre una fase di forte incentivazione alle politiche di aggregazione dei prodotti e delle filiere produttive per affrontare in maniera più efficiente la sfida dei mercati internazionali. Ecco, in estrema sintesi, alcuni dei principali risultati con cui si è chiusa il 15 dicembre la conferenza regionale dell´agricoltura. E´ stato il presidente della Regione Claudio Martini a completare il percorso della due giorni di lavori: "Il prezioso dialogo che è stato intessuto è servito a riconfermare che il filo conduttore della nostra agricoltura è rappresentato dalla scelta della qualità, della tutela della biodiversità e dalla tipicità, intesa come ricerca costante di un legame col territorio. Allo stesso tempo, però sono stati messi a fuoco, e condivisi, i principali obiettivi da perseguire sin dai prossimi mesi a sostegno della competitività del settore: dalla conferenza è partita una spinta verso una modernizzazione, da attuarsi sia alleggerendo grazie all´informatica il peso della burocrazia, sia investendo su ambiti innovativi e promettenti come quello delle cosiddette colture ´no food´, sia sostenendo con forza tutte quelle sinergie capaci di coordinare e rafforzare l´offerta di un settore dominato da aziende piccole e piccolissime, per renderla più visibile e competitiva. Questi due giorni, infine, ci consegnano un comparto sempre più deciso a uscire dal guscio e ad aprirsi all´intera società toscana. L´agricoltura è crocevia di tanti comparti, dal turismo all´ambiente, dalla salute al governo del territorio e perciò deve aprirsi agli altri comparti ma anche chiedere a tutte le politiche (economia, ambiente, turismo, formazione) di inglobare l´agricoltura e di valorizzarne le potenzialità". Nel merito dei principali risultati con cui si è chiusa la conferenza è poi entrata l´assessore regionale all´agricoltura Susanna Cenni. "La spinta in avanti che avevo chiesto in apertura dei lavori si è tradotta in una straordinaria ricchezza di spunti, di idee, di proposte, molte condivise, e in un dialogo cui hanno partecipato costruttivamente le oltre 2mila persone che hanno partecipato alla conferenza. La consulta agroalimentare è uno dei frutti più importanti di questo percorso. Si tratterà di una sede di confronto dei rappresentanti del comparto agricolo e agroindustriale aperta però a tutti quei settori e assessorati che presentano ambiti interdisciplinari all´agricoltura (governo del territorio, lavoro, sanità, ambiente, energia). Sarà in questa sede, per esempio, che potremo affrontare questioni come quella delle politiche di filiera, e dell´aggregazione dell´offerta, necessarie a far sì che le nostre produzioni di qualità possano penetrare sempre di più nei canali commerciali interni (penso alla grande distribuzione), sia perché riescano a far breccia in un export che sente fortemente il richiamo del made in tuscany". Sulla semplificazione delle procedure l´assessore ha ribadito l´avvio della Dua (Dichiarazione unica aziendale) "grazie alla quale - ha detto - una volta all´anno e una soltanto, senza far file, senza dialogare con più enti, senza muoversi da casa, l´agricoltore potrà concentrare tutte le sue richieste di aiuti e, presto, richiedere anche tutte le certificazioni che gli occorrono. E questo dovrà dare il via a un percorso di informatizzazione capace di coinvolgere in pochi anni, tutto il comparto e tutte le imprese". .  
   
   
NELLA PRIMA GIORNATA DELLA CONFERENZA REGIONALE DELLO SVILUPPO RURALE CINA E OLANDA: LE DUE FACCE DELL´AGRICOLTURA MONDIALE I MODELLI DEI DUE PAESI PRESENTATI DAL GIORNALISTA FEDERICO RAMPINI E L´ECONOMISTA JAN DOUWE VAN DER PLOEG  
 
Firenze - Due modelli estremi a confronto. Due Paesi dalla storia e dalla tradizione totalmente diversa che si affacciano oggi sui mercati globali con strategie ed esigenze diametralmente opposte. A presentarli alla Conferenza regionale dell´agricoltura e dello sviluppo rurale ed aprire il 14 dicembre così una finestra sugli scenari dell´agricoltura mondiale, sono intervenuti Federico Rampini, giornalista, scrittore ed esperto di economia asiatica, e Jan Douwe van Der Ploeg, docente di sociologia rurale dell´Università olandese di Wageningen. L´immagine dell´ecosistema e dell´agricoltura cinese descritta da Rampini nel suo intervento è quasi apocalittica. Il giornalista parla di 26 milioni di tonnellate di anidride solforosa disperse nell´atmosfera nel solo 2005, dell´impiego in un solo Paese del 26% di tutto l´acciaio prodotto in un anno nel modno, del 37% di tutto il cotone, del 47% di tutto il cemento, di una situazione ambientale disastrosa e di "mele, pomodori, piselli e carciofi cinesi, irrigati con le acque più inquinate del pianeta, che oltre ad essere consumati su posto vengono esportati e arrivano sui nostri banchi del mercato". "Di questa situazione - precisa Rampini - sono perfettamente consapevoli anche i cinesi, soprattutto il livello sociale medio alto che, un po´ per maggiore formazione culturale, un po´ per il fiorire di mode e status simbol, sono disposti a pagare a peso d´oro vini pregiati e frutta di importazione. E´ un peccato che questi vini siano solo francesi e californiani, e che l´Italia non stia sfruttando questa immensa opportunità di mercato. Il rischio che corriamo è che le esigenze di centinaia di migliaia di cosumatori interessati ai nostri prodotti siano soddisaftti non da noi, ma da chi adesso sta facendo la scelta di investire in quelle zone e presto si arricchirà, magari sfruttando un falso marchio made in Italy". Alla drammatica situazione raccontata da Rampini si oppone il modello olandese, presentato da Jan Douwe van Der Ploeg. La sua relazione parte dalla valorizzazione della figura dell´agricoltore, vero depositario del saper fare, che spesso rischia di restare ingabbiato nelle maglie della burocrazia. Partendo da una ricerca che mette a confronto i dati di sei Paesi europei, van Der Ploeg è planato sull´illustrazione del modello positivo rappresentato dall´Olanda, dove l´agricoltura biologica e le prodzioni di qualità stanno facendo passi in avanti enormi mosse dal presupposto che si debba investire per valorizzare ciò che non è importabile, vale a dire la tipicità, il paesaggio, le produzioni locali. "Recuperare il rapporto con la natura, scegliere la strada del biologico e delle bio energie - spiega l´economista olandese - permette di abbassare i costi e incidere in maniera positiva sull´economia nazionale. Se una società vuole aumentare la propria qualità della vita e vuole vincere le sfide della nuova economia globale, deve necessariamente investire in un´agricoltura di un certo tipo. Quello che era il modello ´toscano´ ora è diventato tipico in tutta Europa e questo vuol dire che in Toscana è necessario andare oltre e approfondire questo metodo che fa della natura un vero e proprio capitale ecologico". Tra gli esempi portati per illustrare il suo pensiero, l´economista si è soffermato sull´analisi compiuta dagli agricoltiri olandesi sul letame. Resisi conto che in base agli alimenti somministrati agli animali variava la percentuale di azoto nel letame, che che al variare di questa aumnetavano la produttività dei campi e la qualità dei prodotti coltivati, si è deciso di portare avanti queste ricerche e questo metodo, assolutamente ecologico e poco dispendioso, invece di priilegiarne altri. "Migliorando il processo produttivo nel rispetto del capitale ecologico - ha spiegato - si produce di più, si guadagna di più e si tutela di più la natura, e con essa la nostra qualità della vita". .  
   
   
"COLTIVARE IL FUTURO", LA CONFERENZA E LE PROSPETTIVE DELLE AGRIENERGIE UNA NUOVA COLTURA PER I PRODUTTORI TOSCANI: L´ENERGIA DALLE BIOMASSE AL BIODIESEL ECCO LE NUOVE OPPORTUNITÀ CHE SI APRONO IN TOSCANA  
 
Firenze Costa un terzo degli impianti a gasolio, diminuisce di 25 volte le emissioni di anidride carbonica, potrebbe già da oggi essere utilizzata da quasi mezzo milione di toscani. Sono queste le credenziali della nuova frontiera dell´agricoltura toscana: la produzione di energia da biomasse vegetali. E altre opportunità sono possibili grazie a un altro filone delle cosiddette colture ´no food´: quello della produzione di olio di girasole per la trasformazione in bio-diesel. Grazie a queste novità l´agricoltore che ´coltiva il futuro´, così come suggerito dalla conferenza, è certamente anche un agricoltore che produce energia. Dopo una prima fase sperimentale, l´energia da biomasse è divenuta ora un´opportunità concreta: la Regione ha già destinato nel 2006 4 milioni di euro alla realizzazione di impianti pubblici di teleriscaldamento (serviranno a riscaldare 1. 300 abitazioni e 25 tra scuole, ospedali, uffici) e promuoverà l´avvio di esperienze analoghe sia nel settore pubblico che in quello privato con le apposite misure inserite nel prossimo piano di sviluppo rurale. Obiettivo? Quello di offrire agli agricoltori una opportunità di diversificazione delle proprie attività utilizzando ciò che normalmente sarebbe scartato: i residui dei tagli selvicolturali e delle potature e, in questo modo, creando anche delle nuove occasioni imprenditoriali all´interno della filiera legno: in seguito allo sviluppo del settore potrebbero infatti nascere imprese su tutta la filiera produttiva, dalla raccolta della materia prima sino alla gestione degli impianti. Si tratta di un percorso già ben impiantato grazie al felice avvio di una serie di impianti pilota sperimentali a Rincine (Rufina), a Fivizzano (Massa), a Loro Ciuffenna (Ar), a Camporgiano (Lucca) a Monticiano e presto anche a Casole d´Elsa (Siena). Una settimana fa è stato inaugurato il primo impianto che riscalda un intero paese, quello di Cetica, in Casentino, presto toccherà a Pomino, nella montagna fiorentina, e successivamente a vari altri centri della Lunigiana, della Garfagnana, dell´Amiata, del Casentino. Che cos´è il cippato - Che con la legna si possa produrre energia termica non è certo una scoperta recente. Per comprendere la novità, più che della materia prima, bisogna perciò interessarci degli impianti di teleriscaldamento. Il legno che utilizzano è stato triturato in piccole scaglie di pochi centimetri (l´inglese chips diviene l´italiano cippato). Grazie alla tecnologia di cui è dotata la caldaia, è possibile modulare in maniera automatica tempi, modi e quantità di immissione delle scaglie nell´impianto; e così le scaglie possono essere utilizzate alla stregua degli altri combustibili (gasolio, Gpl, metano), di cui il cippato diviene quindi un temibile concorrente. L´interesse della Toscana per questo tipo di energia sta tutto nella sua vocazione forestale e agricola. Per realizzare il cippato si utilizzano infatti sia gli scarti della produzione forestale (interventi selvicolturali, diradamenti, ecc. ) che di quella agricola (vedi le potature di frutteti, di viti e di olivi). E la Toscana è, in entrambi i casi, ben fornita: basti pensare che circa metà del territorio regionale è boscato (oltre 1milione e 100mila ettari), e che quasi 180mila ettari del territorio ospitano colture agricole i cui scarti potrebbero servire a produrre biomasse. I vantaggi delle biomasse - Gli impianti a biomasse emettono anidride carbonica in misura 25 volte inferiore rispetto a un impianto a gasolio, non incidono sul patrimonio forestale (si utilizzano solo residui di lavorazione o tutt´al più ramaglie), anzi valorizzano materie prime presenti sul nostro territorio. E per di più costano meno: per riscaldare un appartamento di 100 metri quadri a gasolio o Gpl ci vogliono almeno 1. 000 euro l´anno, col metano almeno 600, mentre col cippato di legno se ne spendono 350 euro e il rendimento termico è pressoché identico. Certo, l´impianto è ancora più costoso (la tecnologia è evoluta), ma in 5-6 anni le spese possono essere totalmente ammortizzate per il risparmio che si ha nei consumi. Attualmente la quantità di biomassa legnosa che potrebbe essere destinata a uso energetico senza impoverire minimamente le nostre foreste supera il milione di tonnellate annue. Con queste cifre potrebbero essere realizzati impianti capaci di produrre oltre 2 milioni e mezzo di Megawatt di enegia, con cui servire oltre 125mila abitazioni (pari a circa 500mila abitanti) risparmiando rispetto ai costi attuali 200 milioni di euro annui e evitando l´immissione nell´aria di quasi 2 milioni di tonnellate di anidride carbonica. Le frontiere del bio-diesel - Il carburante degli autobus? Viene dai girasoli. E´ questo il primo, futuribile impatto del bio-diesel sulla vita pubblica toscana. E´ in corso infatti un progetto pilota a carattere sperimentale condiviso e cofinanziato dalla Regione e dalla Fondazione Monte dei Paschi che permetterà la sperimentazione dell´intera filiera produttiva del bio-diesel e che avrà come ricaduta finale l´utilizzo del carburante ecologico su alcuni autobus della Tra. In e sulle macchine pulitrici di Siena Ambiente. E´ un esempio concreto di quanto potrà essere realizzato in futuro utilizzando le coltivazioni di girasole; è soprattutto un´opportunità nuova che si apre specie a seguito delle novità introdotte dalla Pac e dal relativo disaccoppiamento che ha prodotto una netta diminuzione di alcune coltivazioni ´storiche´ (come quella dei cereali) che potrebbero essere quindi almeno in parte sostituite dalle colture ´no food´ come girasole, appunto o colza. A questo tema la Regione ha dedicato, attraverso l´Arsia, una particolare attenzione promuovendo un progetto di studio (denominato Activa) e una serie di ricerche condotte presso il centro di collaudo dell´innovazione di Cesa (Ar) e ora aperto le porte alla sperimentazione. Ad accelerarlo questo percorso notevolmente una direttiva comunitaria che fissa al 5,75 per cento la percentuale da riservare ai biocarburanti entro il 2010. L´utilizzo di biodiesel è infatti destinato a avere un triplice vantaggio per l´ambiente: non è nocivo all´ambiente (restituisce la quantità di anidride carbonica che ha assorbito durante la crescita della pianta), è rinnovabile (si ottiene dalla coltivazione di piante ad ampia diffusione) ed è biodegradabile (cioè se disperso si dissolve nell´arco di pochi giorni mentre gli scarti degli altri carburanti rimangono più a lungo). .  
   
   
ALLA CARNIAGRICOLA UN NUOVO IMPIANTO ROBOTIZZATO GUIDA TUTTE LE FASI DI MUNGITURA, NONCHÈ DI TENERE SOTTO CONTROLLO ANCHE LE POSSIBILI CRITICITÀ DEGLI ANIMALI, LA LORO ALIMENTAZIONE ED I PERIODI DI FECONDAZIONE.  
 
Enemonzo - Il presidente della Regione Riccardo Illy e l´assessore alle Risorse Agricole Enzo Marsilio hanno visitato , 15 dicembre l´azienda "Carniagricola" di Enemonzo, che grazie alle risorse finanziarie regionali previste nella legge sull´Innovazione ha realizzato negli scorsi mesi un nuovo impianto robotizzato di mungitura. Grazie anche alle innovazioni tecnologiche introdotte nella fase di raccolta e di controllo della produzione, infatti, l´azienda intende ampliare il numero di capi, passando dai 130 attuali (tra fattrici dedicate al latte e quelle indirizzate alla macellazione) a circa trecento, ampliando spazi e stalle. Il nuovo impianto robotizzato (uno dei tre presenti oggi in Friuli Venezia Giulia) permette via computer, microchip e strumentazione laser di guidare tutte le fasi di mungitura, nonchè di tenere sotto controllo anche le possibili criticità degli animali, la loro alimentazione ed i periodi di fecondazione. .  
   
   
QUOTE LATTE,NIENTE CONTRIBUTI A CHI NON PAGA MULTE BECCALOSSI: LA NOSTRA LINEA APPROVATA DA TUTTE LE REGIONI  
 
Chi non paga le multe sulle quote latte non avrà più via d´uscita: il corrispettivo gli verrà trattenuto alla fonte sui contributi agricoli europei e nazionali. In questo modo viene data applicazione al principio compensativo proposto dalla Regione Lombardia. Lo annuncia la vicepresidente e assessore regionale all´Agricoltura, Viviana Beccalossi, dopo che la proposta della Lombardia - presentata in Conferenza Stato-regioni dall´assessore al Bilancio, Romano Colozzi - è stata fatta propria da tutte le altre Regioni italiane. "Un segnale importante per tutti i produttori onesti non solo della Lombardia ma dell´intero Paese - commenta Viviana Beccalossi - In pratica si tratta di una vera e propria compensazione tra dare e avere: chi non paga le multe non riceve contributi". "La Lombardia, regione leader nella produzione del latte con il 40% del totale nazionale - aggiunge Viviana Beccalossi - aveva formalizzato questa richiesta nei giorni scorsi al ministro delle Politiche Agricole, Paolo De Castro; oggi la Conferenza Stato-regioni ha dato il via libera ad una proposta che evita la prosecuzione di un atteggiamento che, fino ad oggi, suonava come un´autentica beffa". "Infatti le Regioni - conclude Viviana Beccalossi - con una mano firmavano i decreti relativi alle multe per le aziende che non rispettavano la legge sulla quote latte e con l´altra approvavano, per le stesse aziende, l´attribuzione di contributi nazionali e comunitari. Da oggi questa contraddizione dovrebbe non esistere più". .  
   
   
AGRICOLTURA, ZAIA: 914 MILIONI DI EURO PER CONSOLIDARE IL SISTEMA VENETO  
 
“Competitività, sicurezza alimentare, qualità e certificazione, aggregazione e sistema: sono questi gli obiettivi ai quali punta il prossimo Piano di Sviluppo Rurale 2007-2013 che avrà una dotazione finanziaria di 914 milioni di euro”. Lo ha ribadito il vicepresidente della Giunta regionale Luca Zaia, intervenendo i l 16 dicembre 2006 a Padova all’incontro conclusivo degli Stati Generali dell’agricoltura padovana e veneta, promossi dall’Associazione Realtà Veneta e dal Gruppo consigliare regionale di Forza Italia. Zaia ha colto l’occasione per una carrellata sulle prospettive del settore agricolo e agroalimentare regionale alla luce dell’evoluzione delle politiche comunitarie e dello sviluppo dei mercati mondiali. “Finchè sarà forte l’agricoltura veneta – ha sottolineato – sarà forte l’agricoltura nazionale. Per renderne più salde le prospettive lo strumento sarà il Psr, l’ultimo grande “treno” di opportunità finanziarie europee, che abbiamo costruito assieme al mondo agricolo e per il quale gli imprenditori devono prepararsi ad utilizzare il primo bando, pronto presumibilmente per il marzo prossimo”. “Vogliamo sostenere gli agricoltori veri, gli imprenditori. Abbiamo per questo operato sulla percentuale di cofinanziamento per appoggiare progettualità nelle quali l’imprenditore agricolo crede convintamene, favorendo i giovani e la montagna. Ma c’è in ogni caso la necessità di non andare sul mercato in ordine sparso; abbiamo l’obbligo di metterci assieme, perché da soli non si va da nessuna parte. E abbiamo anche l’obbligo di dire la verità per non creare illusioni”. Zaia ha infine confermato che oggi stesso ribadirà al ministro De Castro, a Conegliano, che il Veneto vuole a Verona la sede dell’Autorithy Nazionale per la sicurezza alimentare. .  
   
   
IDROENGINEERING PRESENTA HUMIX, UN SISTEMA ECONOMICO AD ALTA RESA PER IL COMPOSTAGGIO DI SCARTI E/O RIFIUTI ORGANICI.  
 
 Il sistema Humix è un processo di fermentazione di residui organici per la produzione di compost, caratterizzato da fermentazione in biocelle chiuse o aia coperta, con distribuzione ad alta efficienza dell’aria di ossidazione. Si tratta di un processo aerobico, termofilo, condotto in condizioni controllate. Insufflando aria nel cumulo di materiale organico, si attivano reazioni che sviluppano calore e raggiungono temperature molto elevate per alcuni giorni. Le alte temperature per prolungati tempi di contatto permettono di accelerare i processi di degradazione: si ottiene così un prodotto biologicamente stabile e igienizzato. Il processo Humix viene effettuato in due fasi: la prima, denominata fermentazione attiva (high rate), caratterizzata da un’intensa degradazione delle componenti organiche del rifiuto; la seconda, denominata maturazione (curing rate), nella quale si sviluppano le più lente reazioni di stabilizzazione. Impiegando rifiuti di tipo agroalimentare, verde e fanghi di depurazione, si può ottenere un compost di qualità; da rifiuti solidi urbani o da raccolta differenziata è invece possibile ottenere la stabilizzazione della matrice organica e la produzione di una frazione secca (Cdr) da inviare al recupero termico. Il sistema Humix è caratterizzato da un plenum di distribuzione aria ad alta efficienza, realizzato con pavimento rialzato e forato in c. A. , con sottostante camera di compensazione aria. Il pavimento viene realizzato con un sistema innovativo e molto semplice, costituito da appositi elementi plastici completi di ugelli tarati che, utilizzati come casseri a perdere e integrati da una semplice rete metallica, permettono una facile ed economica realizzazione di un pavimento forato in c. A. Con ugelli tarati di distribuzione aria carrabile ai mezzi pesanti (10. 000 kg/mq). La Fermentazione Humix In Biocelle - La biocella è un sistema chiuso, ed è quindi possibile controllare i parametri critici che governano il processo e conferire alla fermentazione uno sviluppo regolare ed uniforme in tutta la massa del rifiuto. Il mantenimento delle condizioni ideali di fermentazione, ottenuto con adeguata automazione, permette di ottenere in tempi ridotti un ottimo grado di stabilizzazione del materiale e una notevole riduzione dei volumi d’aria esausta da trattare. Il sistema è particolarmente indicato per la produzione di compost di qualità. La Fermentazione Humix In Aia Coperta - Il trattamento in aia è impiantisticamente più semplice di quello in biocelle, ma comporta la produzione di un compost qualitativamente inferiore per le minori possibilità di controllo. L’aia è una grande superficie ricavata all’interno di un capannone, dove viene effettuata la fermentazione attiva. La fermentazione aerobica viene attivata insufflando aria attraverso la platea aerata e utilizzando macchine rivoltatrici. .  
   
   
FORMAZIONE E AGGIORNAMENTO VALORE AGGIUNTO DELL´ECONOMIA DEL MARE CON I PROGETTI NET NAUTICA E ARGO COMPIUTO UNO SFORZO ENORME PER LO SVILUPPO DEL SETTORE  
 
 Firenze - "La formazione e l´aggiornamento professionali rappresentano il vero valore aggiunto di un settore che punta con sempre più insistenza sulla qualità delle risorse umane come componente decisiva dello sviluppo insieme all´innovazione, alla ricerca e ad un´elevata e costante attenzione all´ambiente". Questo uno dei passaggi principali dell´intervento con cui l´assessore regionale al bilancio, finanze e politiche del mare Giuseppe Bertolucci ha voluto dare il proprio contributo al convegno ´Dove va l´istruzione nautica in Toscana?´, che si è tenutosi il 15 dicembre pomeriggio a Livorno. Secondo l´assessore, mettere a disposizione sempre più risorse per la formazione e la qualificazione delle risorse umane impiegate nella nautica e nell´economia marittima in generale sarà uno degli obiettivi che impegneranno la Regione nei prossimi anni. Puntando però a trovare grande collaborazione anche da parte di altre istituzioni, pubbliche e private, che operano nel settore. "La formazione deve diventare un´area di investimento produttivo di lungo periodo considerato anche il carattere di forte integrazione esistente tra i settori che poggiano sull´economia del mare". Un´impostazione, questa della Regione, che trova piena sintonia con gli indirizzi contenuti nel Libro Verde della Commissione delle Comunità Europee sulla futura politica marittima dell´Unione approvato lo scorso giugno. "Debbo dire - ha aggiunto Bertolucci - che in quest´ottica la Toscana è, come spesso accade, all´avanguardia". A conclusione del suo intervento l´assessore Bertolucci ha brevemente ricordato gli interventi più significativi adottati dalla Regione riguardanti l´economia marittima in ambito formativo: il progetto Net Nautica (oltre 400mila euro di finanziamento pubblico) e il progetto Argo (600mila euro). "Con il primo, destinato all´aggiornamento del personale impiegato nell´industria nautica e concluso con successo l´anno scorso, abbiamo coinvolto circa 400 persone per un totale di 2000 ore di formazione e di accompagnamento in azienda. Il secondo ha permesso di riqualificare e riconvertire circa 100 lavoratori dei Cantieri Orlando, cantieri acquistati nel 2003 dalla Azimut-benetti, e di reinserirli tutti. Sono state create 11 figure professionali grazie a oltre 11 mila ore di formazione". .  
   
   
IL NORWEGIAN SEAFOOD EXPORT COUNCIL VA ON LINE DA OGGI SALMONE, STOCCAFISSO E BACCALÀ DI NORVEGIA SARANNO ON LINE SU SEAFOODFROMNORWAY.IT , UN NUOVO SITO RICCO DI INFORMAZIONI E CURIOSITÀ SU QUESTI PRODOTTI ITTICI D’ECCEZIONE  
 
 Milano - Da oggi è on line il nuovo sito italiano del Nsec - Norwegian Seafood Export Council, ricco di informazioni, consigli utili e ricette a base di prodotti ittici norvegesi. Cosa preparo stasera per cena? Che differenza c’è tra stoccafisso e baccalà? Qual è l’esportazione di prodotti ittici norvegesi in Italia? A queste e a tante altre domande da una risposta il nuovo sito del Nsec: seafoodfromnorway. It Il nuovo sito semplice, intuitivo e con una grafica accattivante, è diviso, infatti, in tre sezioni distinte, pensate per differenti target: consumatori, stampa e trade. Ciascuna ricca di informazioni specifiche. Tante curiosità e gustose ricette a base di salmone, stoccafisso e baccalà di Norvegia vi attendono nella sezione dedicata ai consumatori; le informazioni sul Norwegian Seafood Export Council e sulle iniziative di comunicazione in Italia saranno raccolte invece nella sezione dedicata alla stampa; infine per avere informazioni sugli esportatori e sul mercato dei prodotti ittici norvegesi si potrà navigare nella sezione dedicata al trade. Per i cuochi professionisti e per tutti coloro che amano la gastronomia e la cucina d’autore sarà possibile visitare una sezione speciale dedicata alla gastronomia con tante gustose ricette a base di prodotti ittici norvegesi preparate da grandi chef. .  
   
   
ISTITUITO NUOVO DISTRETTO DEL CAFFÈ IN PROVINCIA DI TRIESTE.  
 
La Giunta regionale, su proposta dell´assessore alle Attività Produttive Enrico Bertossi, ha istituito il 15 dicembre un nuovo distretto industriale, quello del caffè, in provincia di Trieste. Il distretto è stato istituito in base alla nuova legge sulle Piccole e Medie imprese (legge 4 del 2005), con la quale sono state tra l´altro ridefinite le norme per i distretti industriali del Friuli Venezia Giulia. A presentare la documentazione per ottenere il nuovo distretto sono stati l´Associazione Industriali della Provincia di Trieste, l´Associazione Caffè Trieste e la società consortile Qualicaf Trieste. Il territorio del distretto, dove sono presenti numerose aziende della filiera del caffè, comprende parte dei comuni di Trieste e Muggia ed i comuni di San Dorligo, Monrupino e Sgonico. .  
   
   
SABATO 16 DICEMBRE, DATA STORICA: SI “SFORNA” IL PANE ROMAGNOLO LA FARINA DI GRANO ROMAGNOLO VERRÀ USATA PER PRODURRE PAGNOTTE DA 150 GRAMMI IN VENDITA IN 54 FORNI ARTIGIANALI DELLE PROVINCE DI RIMINI, RAVENNA E FORLÌ-CESENA  
 
 C’era una volta il Grano Romagnolo, che divenne Farina Romagnola ed ora, c’è il Pane Romagnolo, anzi, per l’esattezza, Pane di Farina di grano romagnolo. Che da sabato 16 dicembre è in vendita in 37 panifici artigianali, assieme alle loro 17 rivendite nelle province di Forlì-cesena, Ravenna e Rimini. Il progetto è stato lanciato da “Cereali Romagna”, l’Op (organizzazione di Produttori) fondata dal Consorzio Agrario di Forlì-cesena e Rimini e da quello di Ravenna, anni fa, provando sul campo una varietà di grano adatto ai terreni romagnoli e da utilizzare per essere trasformato in farina per pane e pasta. Grazie all’adesione dei fornai artigianali si è fatto il passo successivo, mettendo in vendita un pane che è espressione della Romagna agricola. Ovviamente, solo l’impiego di farina di grano romagnolo consente di commercializzare il Pane Romagnolo. Le pagnotte da 150 grammi saranno riconoscibili dalla “R” in rilievo. L’adesione sin dall’inizio del progetto di 54 punti vendita, sui poco più di 300 fornai delle tre province, fa capire che si è partiti con il piede giusto. Nel cesenate ci sono in 15 punti vendita: 12 a Cesena, 1 a Macerone, 1 a San Vittore ed 1 a Svignano. Nel forlivese, hanno aderito 7 fornai: 2 a Civitella, 1 a Meldola, 1 a S. Maria Nuova, 1 Forlimpopoli, 1 a Vecchiazzano ed 1 a Forlì città. 29 forni sono nel ravennate: 5 a Faenza, 1 a Voltana, 1 a Lugo, 1 a Piangipane, 3 nei Lidi (Dante, Marina Romea e Adriano), 2 ad Alfonsine, 13 a Ravenna, fra cui i tre Forni La Ravegnana, i quattro Brunelli, i due Nonni e i quattro Biancanelli. A Rimini il Pane Romagnolo si trova nel Panificio Fellini in corso d’Augusto, Cupioli di via Michele Rosa e Roberto Cupioli in via Covignano. E’ stata studiata una immagine-simbolo molto accattivante, che è il leit motive della campagna stessa, che ha adottalo lo slogan “Mangia come parli”. I punti vendita sono riconoscibili da vetrofanie e locandine che li caratterizzano, il Pane verrà fornito dentro sacchetti con il simbolo e un volantino ne piegherà le specificità. Il Progetto ha avuto le adesioni di Associazioni di categoria delle tre province (Cna, Confartigianato, Confesercenti e Sindacato Panificatori Artigiani dell’Ascom- Confcommercio), il patrocinio della Regione Emilia Romagna e delle Amministrazioni provinciali di Forlì-cesena, Ravenna e Rimini. .  
   
   
VISITA DEL MINISTRO DE CASTRO AL CSO IL PRESIDENTE BRUNI ESPRIME UN GIUDIZIO POSITIVO SULLA FINANZIARIA APPROVATA AL SENATO, PER L’AGROALIMENTARE ITALIANO  
 
Ferrara - Una visita lampo, ieri 18 Dicembre ,del Ministro De Castro al Cso, riunito per il Consiglio di Amministrazione di fine d’anno. Allo scambio di auguri ha fatto seguito un intervento del Presidente Paolo Bruni che, ha valutato positivamente il testo della finanziaria presentata al Senato, con particolare soddisfazione per alcuni punti chiave della legge che potranno dare nuovo impulso al settore. “Si tratta – dichiara Bruni – delle azioni previste per lo sviluppo, con i crediti d’imposta per gli investimenti anche a favore dell’internazionalizzazione delle imprese, con il sostegno alla produzione di qualità, con i certificati verdi in cui l’agricoltore tornerà ad essere il fulcro attorno a cui far ruotare il sistema “ . Il Presidente in conclusione rimarca l’esigenza di incentivare le risorse per i piani operativi e sostenere le aggregazioni delle imprese cercando infine di applicare la nuova Politica Agricola Comunitaria ed in particolare la regola del disaccoppiamento con modalità ragionate e intelligenti. Il Ministro De Castro a conclusione del breve incontro con gli operatori dell’ortofrutta soci del Cso ha ripercorso il faticoso iter per raggiungere i positivi risultati della finanziaria, indicando il punto d’incontro iniziale con Padoa Schioppa come base di partenza per l’avvio delle dotazioni finanziarie grazie al recupero di fondi ottenuto attraverso il catasto e i falsi fabbricati rurali . Il Ministro annuncia che i finanziamenti e le opportunità previste dal piano di sviluppo della Finanziaria saranno sintetizzati in un vademecum entro fine anno. “ Per le prossime sfide che ci attendono sull’Ocm ortofrutta ( Organizzazione Comune del Mercato ) sarà importante lavorare in squadra, senza fughe un avanti, individuando le priorità e discutendole insieme nell’ambito del tavolo agroalimentare. ” .  
   
   
CSO, LE NUOVE TENDENZE DELL’ORTOFRUTTA IN EMILIA ROMAGNA  
 
Conta 49 soci che esprimono un fatturato di oltre 1,2 miliardi di euro La superficie della base sociale del Centro Servizi Ortofrutticoli rappresenta circa il 47% dell’ortofrutticoltura regionale Nell’ultimo quinquennio, in Emilia Romagna la superficie coltivata a frutteto è diminuita dell’11%, passando da 82. 200 a 73. 600 ettari (fonte Istat). Tra le specie più importanti e diffuse, soltanto il kiwi ha fatto registrare un incremento, con 500 nuovi ettari investiti (+15%), concentrati prevalentemente in provincia di Ravenna, un’area che nei prossimi anni assumerà un ruolo sempre più trainante nella frutticoltura regionale. Questo quadro del settore è stato delineato, nel corso di una conferenza stampa svoltasi a Bologna, da Valtiero Mazzotti, direttore del Centro Servizi Ortofrutticoli (Cso) di Ferrara, l’organismo fondato nel 1998, con il contributo della Regione Emilia Romagna, per sviluppare sinergie tra gli operatori atte ad aumentare la competitività del settore. Oggi il Cso (che comprende tre divisioni: statistica e osservatorio di mercato, valorizzazione, osservatorio legislativo) conta 49 soci che esprimono un fatturato complessivo di oltre 1,2 miliardi di euro; ben l’87% di questo fatturato è rappresentato dalla compagine emiliano-romagnola dell’ente, mentre il restante 13% è attribuibile ai soci operanti nelle altre regioni del paese. “In Emilia Romagna – ha dichiarato Mazzotti – la base sociale del Cso rappresenta circa il 47% dell’ortofrutticoltura regionale globalmente stimata dall’Istat, con un’incidenza particolarmente rilevante per il kiwi (circa 3. 000 ettari, pari all’86% del totale), per le pesche e nettarine (13. 800 ettari, pari al 50%) e per le pere (12. 400 ettari, pari al 47%). Ogni anno, il Cso nell’ambito di un progetto svolto in collaborazione con la Regione Emilia Romagna Assessorato Agricoltura, elabora una stima per valutare la produzione attesa a tre anni. “Tenendo conto della progressiva entrata in produzione degli impianti oggi in allevamento e di un coefficiente medio di abbattimento di ciascuna specie – ha affermato Mazzotti – tra l’inizio del 2006 e l’inizio del 2009 si ottengono risultati abbastanza interessanti. Aumenteranno in misura significativa le produzioni a kiwi (+15%), susino (+10%) e albicocco (+6%). Seppur di poco (+1%) cresceranno anche le nettarine, mentre pere e percoche diminuiranno probabilmente del 6%. La maggior contrazione di impianti interesserà le pesche comuni, la cui flessione è stimata all’11%. Nella prospettiva a tre anni, quindi, nell’ambito delle diverse specie coltivate dalla base sociale del Centro Servizi Ortofrutticoli di Ferrara, si registrerà un rafforzamento del kiwi che passa dall’attuale 8% al 9% del totale delle superfici in produzione, mentre il peso relativo delle altre specie rimarrà simile a quello del 2006. “Alla luce di questi dati – ha concluso Mazzotti – si può sottolineare che le difficoltà commerciali registrate negli ultimi anni hanno penalizzato maggiormente le produzioni a pesco e nettarine e tra queste quelle precoci. La base sociale del Cso si è gradualmente spostata su specie e varietà più tardive che grazie alla produttività permettono di salvaguardare maggiormente il reddito, e su specie invernali in cui il vantaggio gestionale insito nei sistemi organizzati ha permesso di cogliere i migliori momenti di mercato”. “Grazie alla sua ampia e qualificata rappresentanza – ha affermato il presidente Paolo Bruni – il Cso costituisce un importante ‘Tavolo’ per l’ortofrutta dell’Emilia Romagna. Uno strumento dal quale, come nel caso delle recenti crisi di mercato che hanno interessato la frutta estiva nel 2004 e nel 2005, è arrivato un significativo contributo a supporto della conoscenza dei fenomeni e della soluzione dei problemi”. “Le difficoltà del nostro sistema ortofrutticolo – ha proseguito Bruni – non derivano solo da cause congiunturali, ma sono legate anche a problemi strutturali, ormai noti, come la contrazione dei consumi, l’aumento dell’offerta, la globalizzazione dei mercati e la crescente concorrenza che deriva dai mercati emergenti”. “Per affrontare i nuovi scenari – ha affermato il presidente del Cso – la riforma dell’Organizzazione Comune di Mercato Ortofrutta, che vede nelle imprese di produzione e commercializzazione il perno del sistema, rappresenta una straordinaria occasione per correggerne il tiro e facilitare l’aggregazione. Innanzitutto il progetto Ocm va completato con nuovi strumenti di gestione delle crisi. Quelli attuali sono ormai superati a seguito degli impegni assunti a livello internazionale nell’ambito dell’Organizzazione mondiale del commercio (barriere tariffarie) e per l’impatto negativo che hanno sul contribuente europeo (ritiri). “Accanto all’azione di sollecitazione delle istituzioni per migliorare l’Ocm – ha proseguito Bruni – le imprese e le organizzazioni del settore devono però anche attuare adeguate scelte strategiche di tipo economico, finanziario, organizzativo e gestionale. L’obiettivo è uno solo: aumentare la competitività per migliorare la redditività delle produzioni”. La competitività passa anche attraverso un maggiore e migliore livello di aggregazione dell’offerta. “Un tema, quest’ultimo - ha sottolineato il presidente - che ci auguriamo possa essere stimolato e favorito aumentando l’aiuto comunitario dal 4,1% al 6% ed incrementando il finanziamento in caso di importanti obiettivi di concentrazione come le Aop nazionali e transnazionali o le fusioni tra Op”. Secondo il consigliere delegato del Cso Renzo Piraccini, di fronte all’attuale scenario, caratterizzato da un costante aumento della concorrenza e da una crescente concentrazione del sistema distributivo, la realizzazione di strumenti di aggregazione in grado di coordinare gli interventi a livello territoriale, sia in chiave di programmazione della produzione che di commercializzazione, può consentire di rispondere alle nuove esigenze dei consumatori e di vincere le sfide del mercato globale”. “Per poter ottenere i migliori risultati dalla commercializzazione della frutta prodotta dai nostri soci – ha ricordato poi Piraccini – è necessario anche spingere sempre più sull’internazionalizzazione, conquistando nuovi mercati, europei, ma soprattutto extra europei. A tale proposito, appare indispensabile superare le barriere sanitarie e fitosanitarie che ostacolano le nostre esportazioni in paesi quali Cina, Corea, Giappone e Messico. Puntare su una nuova ed efficiente organizzazione come sistema paese e come Unione Europea. Non comprendiamo come l’Unione Europea possa negoziare l’apertura dei nostri mercati e allo stesso tempo i singoli stati membri si debbano occupare, da soli, della rimozione degli ostacoli posti dai paesi terzi alle nostre esportazioni”. Occorre, tra l’altro, armonizzare, anche dentro gli stessi confini europei, i livelli massimi ammessi degli agrofarmaci sui prodotti ortofrutticoli immessi in commercio. Per evitare ostacoli al commercio e le strumentalizzazioni di associazioni che promuovono campagne scandalistiche, fin dal 2001 il Cso si è sobbarcato l’onere di una preziosa opera di armonizzazione per allineare i livelli massimi di residuo ammessi all’interno della Ue e in particolare sul nostro principale mercato di sbocco che è quello tedesco. Questa opera che va a vantaggio dell’intero mondo ortofrutticolo, non solo dei soci, va completata in modo organico e definitivo per cui chiediamo la completa attuazione del regolamento n. 396/2005 attraverso la definizione degli allegati mancanti. “Gli aspetti legati alla sicurezza alimentare rientrano ormai tra quelli che possiamo considerare prerequisiti del prodotto, quello su cui ci dobbiamo impegnare – ha concluso Piraccini – è la ricerca di una rinnovata competitività. Ogni azienda dovrà necessariamente ridurre i costi investendo in tutte le soluzioni tecnologiche maggiormente all’avanguardia e ricercando le idonee economie di scala in relazione ai prodotti che commercializza. La segmentazione e la differenziazione sono gli altri elementi chiave per competere. Nel nostro settore essi passano soprattutto attraverso un adeguato rinnovo varietale e sulla possibilità che si avrà di gestirlo in esclusiva attuando una idonea politica di marca”. Concludendo i lavori, l’assessore regionale all’Agricoltura, Tiberio Rabboni, ha evidenziato che, con un incidenza del 30% sulla Plv (produzione lorda vendibile), il settore ortofrutticolo rappresenta uno dei cardini dell’agricoltura regionale. Allo stesso tempo è uno dei comparti che per primo ha accettato la sfida del mercato. Competitività è anche una delle parole chiave del nuovo Piano di Sviluppo Rurale, che insieme alla riforma dell’Ocm Ortofrutta, rappresentano le due nuove opportunità per sostenere il settore ed affrontare le sfide future dei mercati. I dati presentati dal Cso sono la dimostrazione che alle crisi si sta reagendo con un certo dinamismo negli investimenti colturali. “La Regione – ha dichiarato infine Rabboni – supportando il Cso ha inteso dare continuità di azione ad aree di servizio informative e di marketing che sono andate maturando in esperienze sempre più complesse. Mi riferisco allo sviluppo delle politiche di marca consortile portate avanti dai due consorzi Igp della Pera dell’Emilia Romagna e della Pesca e Nettarina di Romagna e, a livello internazionale, alle relazioni con altri enti simili a Cso e alle relazioni con l’Unione Europea realizzate insieme all’Areflh (associazione delle regioni ortofrutticole europee). .  
   
   
IL DAVID DI MICHELANGELO TESTIMONIAL DEL PROSCIUTTO TOSCANO DOP  
 
Al via a dicembre la campagna affissione in otto città italiane. Protagonista il David di Michelangelo che, al posto dello zaino, porta in spalla il Prosciutto Toscano Dop Per promuovere il Prosciutto Toscano Dop il Consorzio di tutela ha scelto un testimonial d’eccezione, legato al territorio: il David di Michelangelo. Inquadrato di spalle, con un Prosciutto Toscano Dop a tracolla al posto dello zaino, è il protagonista dell’affissione che campeggerà sugli impianti di otto città italiane (Firenze, Pisa, Livorno, Bologna, Verona, Milano, Torino e Genova) a dicembre. La scelta è simbolica e ben meditata per tre motivi, spiega il Presidente del Consorzio Aldo Neri: ”Il primo è il legame con il territorio. Commissionato nel 1501 come simbolo della repubblica fiorentina, il David storicamente è sinonimo della Toscana, così come il nostro Prosciutto che in base al riconoscimento dei suoi legami col territorio ha ottenuto 10 anni fa la Dop a livello europeo. Il secondo motivo fa riferimento all’equilibrio di forme e proporzioni dell’opera d’arte che è stato declinato nel titolo della campagna: “Perfetto equilibrio del gusto” che caratterizza il Prosciutto Toscano Dop. Infine, il David che si appresta ad affrontare Golia è il sinonimo di un Consorzio di tutela che, seppur piccolo, si appresta ad affrontare la sfida del mercato nazionale, forte della sua grande qualità, confermata dal gradimento crescente dei consumatori. ” Questo investimento pubblicitario si colloca in un più ampio programma di promozione del Prosciutto Toscano che vedrà il Consorzio particolarmente impegnato nel 2007 in vista della celebrazione del decennale di inizio di produzione. Consorzio del Prosciutto Toscano Il Consorzio del Prosciutto Toscano, a cui aderiscono 23 Soci, è nato per salvaguardare e valorizzare il tipico prosciutto di questo territorio, che ha caratteristiche e peculiarità ben precise. I produttori, consapevoli della necessità di proteggere il Prosciutto Toscano dalla proliferazione incontrollata di altri prosciutti che avevano poco in comune con la tradizione toscana, hanno adottato un rigido disciplinare di produzione che prevede l’obbligo della “tracciabilità” dall’allevamento al consumo così garantire all’acquirente un prodotto di eccellenza. Nel 1996 il Prosciutto Toscano ha ottenuto l’ambito riconoscimento comunitario della “Denominazione di Origine Protetta”. Da quella data può fregiarsi di tale nome solo il prosciutto prodotto in Toscana seguendo le regole dettate dal Disciplinare di Produzione, che prevede la provenienza delle cosce esclusivamente da suini nati e ingrassati in Toscana o nelle regioni del centro-nord Italia, l’utilizzo di essenze aromatiche tipiche del territorio toscano e una lunga stagionatura. .  
   
   
IL CAPPUCCINO ITALIANO CERTIFICATO PRESENTATO ALLA CAMERA DEI DEPUTATI  
 
Il Cappuccino Italiano Certificato dell’Istituto Nazionale Espresso Italiano presentato in una conferenza stampa della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati. Il 19 dicembre sarà l’ospite d’onore della serata di gala organizzata dalla Commissione Agricoltura a Montecitorio. «L’istituto Nazionale Espresso Italiano ha ritenuto necessario tutelare e proteggere questa importante espressione della nostra cultura gastronomica» ha affermato Marco Paladini, presidente dell’Istituto. «Così all’azione di tutela del caffè espresso che portiamo avanti ormai da diversi anni, si affianca ora la protezione del cappuccino, prodotto che conosce notevole successo all’estero ma non sempre di adeguata qualità sensoriale. Siamo grati alla Commissione Agricoltura e al suo presidente, on. Marco Lion, per la prestigiosa occasione che fornisce all’Istituto per diffondere una maggiore cultura su questo simbolo del Made in Italy». L’istituto Nazionale Espresso Italiano, di cui fanno parte torrefattori, costruttori di macchine e macinadosatori e altri sodalizi che volgono la loro attenzione all’espresso di qualità, oggi conta 28 associati che insieme aggregano un fatturato complessivo annuo di più di 350 milioni di euro. Dal 1998 l’Istituto Nazionale Espresso Italiano si impegna a difendere l’espresso di qualità attraverso una certificazione riconosciuta dal Csqa (certificato di conformità numero 214 del 24 settembre 1999, Dtp 008 ed. 1) che prevede esclusivamente l’impiego di miscele certificate, macinadosatori e macchine qualificate e operatori abilitati. .  
   
   
NASCE LA SOCIETÀ DI GESTIONE DI CASA ARTUSI SARÀ IL PRIMO CENTRO NAZIONALE DI CULTURA GASTRONOMICA DOMESTICA IL PROGETTO DIVENTA REALTÀ.  
 
 Nei giorni scorsi si è costituita ufficialmente la società consortile “Casa Artusi”: a essa sarà affidato, di fatto, il compito di gestire quello che sarà il primo centro nazionale di cultura gastronomica domestica e che, secondo le previsioni, aprirà i battenti a Forlimpopoli in occasione dell’undicesima Festa Artusiana, nel giugno 2007. Tre i soci fondatori: accanto al Comune di Forlimpopoli, promotore dell’intero progetto e impegnato con una quota di 60. 000 euro, ci sono la Provincia di Forlì-cesena e la Fondazione Cassa di Risparmi di Forlì, ciascuna con una quota di 20. 000 euro. Come indica lo statuto, la società “Casa Artusi” dovrà essere strumento privilegiato di promozione e marketing territoriale in modo da sviluppare il turismo culturale ed enogastronomico del territorio attraverso la diffusione della cultura artusiana in ambito nazionale e internazionale. E questo avverrà attraverso l’organizzazione e la gestione delle molte anime di “Casa Artusi”: la biblioteca civica ed artusiana, la scuola di cucina artusiana, il centro di ristorazione e gli eventi dedicati all’attività del grande Pellegrino. Fra le mansioni della neonata società anche la valorizzazione dei prodotti enogastronomici di qualità connessa alla promozione culturale e turistica del territorio, con un occhio di riguardo, naturalmente, per la cultura del cibo. Alla guida della società un consiglio d’amministrazione composto da nove membri (5 indicati dal Comune di Forlimpopoli, 2 dalla Provincia e 2 dalla Fondazione Cassa dei Risparmi), tutti scelti sulla base di professionalità e competenze specifiche e che lavoreranno per la società a titolo completamente gratuito. Presidente è stato nominato Paolo Lucchi, consigliere regionale, membro della commissione Turismo, Cultura, Scuola, Formazione, Lavoro, Sport. “Sono molto orgoglioso e felice per questo incarico – ha commentato Lucchi – E’ una sfida importante, non solo per la provincia di Forlì-cesena, ma per l’intera Regione: credo che l’Artusi possa e debba infatti diventare il simbolo della gastronomia di tutta l’Emilia Romagna”. Gli altri consiglieri per la città artusiana sono: l’onorevole Sauro Sedioli, a lungo nella commissione Agricoltura della Camera ed esperto delle tematiche legate all’agricoltura; Laila Tentoni, Responsabile del settore Scuola, Cultura e Servizi Sociali del Comune di Forlimpopoli, da anni “anima” della Festa Artusiana e componente del Comitato che ha redatto il progetto Scientifico di Casa Artusi Gilberto Zangari, esperto di marketing turistico territoriale; Gabriele Locatelli, agronomo forestale, da anni consulente per la promozione del territorio e membro del Consiglio dei governatori di Slow Food Italia. I consiglieri indicati dalla Provincia di Forlì Cesena sono: Mario Riciputi, Presidente Sfir e Vice Presidente di Confindustria Emilia Romagna Maria Benedetta Borini, preside dell’istituto alberghiero Pellegrino Artusi e curatrice di progetti di vari educazione gastronomica tra Forlimpopoli e diversi paesi stranieri Infine, per la Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì sono presenti in cda: Dino Cappelli, Vice Presidente Vicario della Caviro-corovin Maria Grazia Silvestrini, amministratore delegato del gruppo Sgm Distribuzione – Marco Polo (entrambi fanno parte del consiglio generale della Fondazione dal 2001). L’incarico di revisore contabile è stato affidato alla dottoressa Elisa Toni. .  
   
   
CONTRIBUTI AI CONSORZI EXPORT, AGROALIMENTARI E TURISTICO ALBERGHIERI PIEMONTESI  
 
Su proposta dell’Assessore al Commercio, Giovanni Caracciolo, la Giunta regionale ha approvato i bandi relativi ai contributi ai consorzi export (Legge 83/89), agroalimentari e turistico alberghieri (Legge 394/81, art. 10) per le attività svolte nel corso dell’anno 2005. La normativa consente di erogare contributi finanziari annuali in rapporto alle spese che sostengono i consorzi regionali che hanno come scopo esclusivo l’esportazione di prodotti e l’incremento della domanda turistica estera. Lo scopo dei contributi è l’incentivo alla realizzazione di specifiche attività promozionali e alla realizzazione di progetti che favoriscano l’internazionalizzazione delle piccole e medie imprese. Le risorse a disposizione sono pari a 2. 500. 000,00 €. E’ stato inoltre approvato dalla Giunta Regionale per le stesse tipologie di consorzi il bando per l’utilizzazione del Fondo Unico regionale L. 83/89 e L. 394/81 per i contributi a progetti speciali che saranno realizzati nel corso del 2007. I criteri di valutazione sono fissati dalle disposizioni che riguardano l’applicazione delle leggi, in particolare il decreto legisaltivo 143 del 31. 3. 1988 (art. 22) ed il decreto ministeriale 25. 3. 1992. Tra le disposizioni è da notare la concessione di un contributo maggiore (fino al 70% delle spese promozionali) a quei progetti collocati in inziative che presentino caratteristiche multiregionali o che siano attuate nell’ambito di un programma nazionale (in collaborazione con Ice e/o Ministero Commercio Internazionale, e/o Mae) o che comunque rivestano un’importanza strategica nell’ambito delle linee guida della Regione Piemonte. La somma assegnata ai progetti speciali è di 1. 500. 000,00€. Il tempo a disposizione dei consorzi per la presentazione della domanda è di 30 giorni dalla data di pubblicazione sul Bollettino Ufficiale del 14 dicembre 2006. .  
   
   
PALCOSCENICO D’ECCEZIONE PER GLI OLI EXTRAVERGINI DI OLIVA DI CALABRIA. GLI OLI CALABRESI NEL CUORE DI MILANO.  
 
Nella caratteristica cornice dell’Oil Bar Restaurant Café Frantoi Celletti & Cultivar, Milano ha ospitato un simposio dedicato alla presentazione degli Oli Extravergini Monovarietali di Calabria e riservato ai giornalisti del settore agro-alimentare lombardo. La manifestazione, caratterizzata da due momenti differenti, ha inizialmente privilegiato i “Saperi”, con un breve, ma intenso, viaggio nel variegato mondo dell’olio, per poi passare ai “Sapori” della terra di Calabria, dove è stato possibile abbinare ai piatti della gastronomia calabrese gli oli monocultivar di terra bruzia, al fine di esaltarne le differenti peculiarità organolettiche. Il momento introduttivo e di saluto, è stato curato dal presidente dell’Associazione Saperi e Sapori - Domenico Fazari - ospite della manifestazione che ha spiegato la filosofia che spinge da ben 7 anni (questa del 2006 è la settima edizione delle “Giornate Internazionali per la Valorizzazione dell’Olivicoltura Mediterranea”) un gruppo di esperti, di imprenditori e di semplici appassionati, ad organizzare eventi che ruotano intorno al mondo dell’olio. In seguito, l’Assessore Regionale all’Agricoltura della Regione Calabria - On. Mario Pirillo – ha riferito del percorso che l’Ente regione ha tracciato per valorizzare l’intero comparto agro-alimentare calabrese, fatto di unicità e specificità universalmente riconosciute come l’olio, il vino, gli agrumi e quant’altro la generosa terra di Calabria offre. E’ poi toccato al dr Gino Celletti – padrone di casa e titolare dell’omonimo ristorante – introdurre i temi del contendere. Approfondita, semplice, e tecnica quanto basta, la descrizione delle caratteristiche degli oli monovarietali di qualità, affrontate da Celletti. Un panorama sul settore olivicolo italiano, sui suoi punti di forza (le circa 700 cultivar, o come lui preferisce chiamarle “monocultivar”) e quelle che alcuni settori del comparto olivicolo, in malafede, vogliono far passare come punto di debolezza: l’eccessiva caratterizzazione degli oli, tutti differenti ed “unici”. Tipicità (ed unicità) locali, riassunte nel motto della relazione: distinguersi per affermarsi! Dopo i dovuti cenni sulla chimica dell’olio e sulle caratteristiche salutistiche connesse all’utilizzo, non solo come semplice condimento, ma come potente alleato per la salvaguardia della nostra salute, è stata la volta del dr Flavio Zaramella, profondo conoscitore del settore olivicolo internazionale e presidente della Corporazione dei Mastri Oleari. Le frodi, molteplici e reiterate, apportate da “certa” distribuzione senza scrupoli – ha detto Zaramella - rischiano di penalizzare un mondo già in crisi come quello del settore primario e dell’olio in particolare. Punta quindi il dito sulle norme disattese, emanate dal Coi (Consiglio Oleicolo Internazionale) e dall’Ue (Unione Europea), a protezione della salute e, conseguentemente, di un settore importante qual’è il nostro agroalimentare “Made in Italy”. Dopo Fazari e le autorità, competente e qualificato è stato l’intervento dei tecnici dell’Arssa Calabria impegnati, da anni, sull’intero territorio calabrese, a tutela, salvaguardia e valorizzazione delle tipicità della regione. Il dr Rosario Franco – esperto di Analisi Sensoriale, ha posto l’attenzione sulla consistenza del patrimonio olivicolo calabrese, forte di quasi 200. 00 ettari di terreno utilizzati per la coltivazione dell’olivo e che, con i circa 2. 000. 000 di quintali di olio prodotto, pongono la Calabria ai vertici delle maggiori realtà produttive italiane. Prima di passare ad un iniziale momento di convivio e di degustazione, curato dalle cucine di Frantoi Celletti in collaborazione con i produttori calabresi, il dr Antonio Lauro - Esperto di Analisi Sensoriale del Settore Marketing dell’Arssa Calabria (Agenzia Regionale per lo Sviluppo e per i Servizi in Agricoltura) e redattore insieme al dr Rosario Franco, dr Walter Cricrì ed al p. A. Carmelo Orlando del libro “Gli extravergini calabresi – Guida agli oli regionali di qualità”, ha curato la descrizione degli oli extravergini di oliva in degustazione. Lauro ha quindi tracciato il profilo sensoriale degli oli, soffermandosi sulle varietà di olive che hanno dato origine all’olio monocultivar utilizzato, evidenziando i territori d’origine e gli areali di diffusione. A seguire l’aperitivo, servito all’Oil Bar ed impreziosito con tre oli monocultivar di Calabria ottenuti dalle varietà di olive Cassanese, Grossa di Gerace e Dolce di Rossano, il pezzo forte della serata: la “cena dell’olio”. Molto particolare e studiato il menù in degustazione, realizzato per esaltare gli abbinamenti tra le pietanze e le differenti varietà di oli (Ottobratica, Carolea, Tonda di Strongoli, Pennulara, Dolce di Rossano); differenze e particolarità ben illustrate, nel corso della cena, dal dr Celletti e dal dr Lauro. Sempre il dr Antonio Lauro, nel susseguirsi di piatti e di portate, ha solleticato la curiosità dei giornalisti presenti, invitandoli ad assaggiare “tal quale” l’olio negli appositi bicchierini di degustazione, al fine di coglierne anche le più piccole sfumature. Infine, prima dei saluti di commiato, all’Assessore Prof. Mario Pirillo, al dr Flavio Zaramella ed al dr Gino Celletti è stato consegnato il “Premio Primolio 2006”, a riconoscimento dell’impegno profuso nel corso del 2006 a salvaguardia e difesa dell’intera filiera olivicola; premio consistente nella riproduzione dell’opera, in terracotta e legno di olivo, vincitrice del concorso “Colori e forme dell’olivo e dell’olio”. A ricordo della serata, all’insegna dei prodotti agro-alimentari calabresi, è stato consegnato agli intervenuti un “promemoria” sulle specialità tradizionali della terra di Calabria: depliant e brochure descrittive dei prodotti, ma anche piccoli “assaggi”, tutti straordinari esempi di quel patrimonio storico ed ambientale che è la Calabria. .  
   
   
IL WELLNESSHOTEL KURHAUS CADEMARIO INVITA A SCOPRIRE LA SENSUALITA’ DEL CIOCCOLATO IN OCCASIONE DELLE CIOCCOLIADI DI LUGANO  
 
Sensualità è cioccolato, bevanda che evoca forti emozioni e sapori, prezioso e apprezzato privilegio degli imperatori aztechi, regalo ideale per ogni tipo di festa e ricorrenza, ma anche un massaggio con olii essenziali per prendersi cura del proprio corpo. Dove unire questi due aspetti apparentemente distanti della sensualità? Recandosi in Svizzera, la patria del cioccolato, e precisamente a Lugano, dove si svolgono le Cioccoliadi e dove si può anche approfittare di un percorso sensuale e goloso proposto dal Wellnesshotel Kurhaus Cademario La Svizzera, infatti, è uno dei maggiori produttori mondiali di cioccolato e fra i più grandi consumatori. E proprio la Svizzera, per la prima volta, organizza le Cioccoliadi, grande manifestazione dedicata al cioccolato rivolta a qualsiasi tipo di pubblico e a qualsiasi fascia di età. Lo spirito delle Cioccoliadi è strettamente legato a quello delle Olimpiadi. Allo stesso modo con cui si celebrano tutte le discipline sportive, infatti, la fiera si propone di presentare al pubblico ogni possibile uso di prodotti a base di cioccolato: pasticceria, estetica, moda, scultura e/o altre forme d’arte. In questo senso sarà possibile visitare stand dedicati alla pasticceria, ma anche all’estetica, alla scultura (fontane, body painting, sculture), film a tema e vari concorsi. Le Cioccoliadi si svolgeranno dall’8 all’11 febbraio 2007 presso il Centro Esposizioni di Lugano (il polo fieristico più rinomato del canton Ticino). Il Wellnesshotel kurhaus cademario, situato nel romantico villaggio ticinese di Cademario, è sicuramente l’Hotel più adatto per soggiornare durante questa manifestazione. Il percorso di benessere e sensualità inizia con un massaggio Stone con pietre laviche. Nello Stone Massage si utilizzano pietre nere, basaltiche e vulcaniche. Il trattamento consiste nell’applicazione di pietre laviche riscaldate in varie parti del corpo, associata ad un massaggio. Le pietre, per la loro inerzia termica, cedono il loro calore molto lentamente e le parti interessate si riscaldano gradualmente. Il trattamento lavora sui vari strati di energia dell’individuo agendo sui chakra e diffonde energia ad organi, muscoli, e tessuti interni. Inoltre lo Stone Massage è un validissimo aiuto per la psiche. Tel. +4191 610 29 40 .  
   
   
MACCHINA ESPRESSO PER CIALDE KIMBO KONSUELO  
 
Dopo il successo della macchina per cialde Kimbo Amstrad, oggi Kimbo lancia sul mercato una nuova macchina per cialde: Kimbo Konsuelo, un nuovo sistema per preparare e gustare un caffè e un cappuccino a regola d’arte. Caratteristiche Un semplice gesto ed ecco subito pronto un buon caffè, identico a quello del bar perfino nella cremosità, nella ricchezza del gusto e nell’intensità dell’aroma, da degustare a casa propria o in ufficio. E in più con la nuova funzione “vapore”, la macchina Kimbo Konsuelo permette di preparare anche cappuccino, caffè macchiato e altre bevande calde. Compatta ed elegante, studiata per occupare spazi minimi, Kimbo Konsuelo si presenta con un design accattivante dalle forme arrotondate, che ben si inserisce in tutti gli ambienti.  Prezzi E Distribuzione 1. Disponibile nei canali di vendita degli elettrodomestici e negli ipermercati con reparto dedicato agli elettrodomestici, offerta in abbinamento ad un elegante cofanetto da 60 cialde monodose, contenente 30 cialde Kimbo Gusto Classico e 30 cialde Kimbo Gusto Soave al prezzo di Euro 59,90. 2. Si può acquistare inoltre sull’e-shop Kimbo all’indirizzo www. Kimbo. It o tramite Call Center (al numero verde 800 377 977 da telefono fisso oppure al 199 189 999 non gratuito da telefono mobile). Offerta in abbinamento a due eleganti cofanetti da 60 cialde monodose cadauno, contenenti ciascuno 30 cialde Kimbo Gusto Classico e 30 cialde Kimbo Gusto Soave al prezzo di Euro 69,90. Per ulteriori informazioni sulla macchina Kimbo Konsuelo: servizioclienti@kimbo. It . .  
   
   
IL VETRO DI O-I CUSTODISCE L´ACQUA VOSS  
 
Pura, cristallina, norvegese. Tre aggettivi identificano immediatamente l´acqua sorgiva Voss. Un successo internazionale che molto deve al suo packaging. Come spiega Ole Cr. Sandberg, fondatore e presidente di Voss, il brief dato al designer Neil Kraft è stato preciso: "creare una bottiglia classica e senza tempo, ma nuova e moderna". Il progetto realizzato da Neil Kraft ha tenuto conto di un solo possibile materiale a cui affidare il compito di contenere questa preziosa acqua minerale. Il vetro. Altrettanto puro e trasparente, il vetro assomma in sé molte altre caratteristiche di qualità, igiene, sicurezza, ecologia apprezzate dai consumatori di tutto il mondo. Fra tutte le bevande il sapore dell´acqua dipende molto dal materiale di imballaggio. Esclusivamente la totale inerzia del vetro conserva, intatto il gusto di Voss. Lo straordinario progetto di design di Neil Kraft ha fatto leva su un altro paradigma del vetro: la sua infinita plasmabilità per realizzare una forma inedita. La bottiglia cilindrica di Voss è lussuosa nella sua squisita semplicità. Trasmette un messaggio sincero come l´acqua che custodisce. Contenuto e contenitore si fondono in perfetta armonia. Il packaging racchiude il delizioso sapore dell´acqua Voss che è una prelibatezza richiesta da gourmet, famosi ristoranti e hotel di tutto il mondo. La bottiglia di Voss è anche un oggetto di design da collezionare. Dietro le quinte di questo successo vi è il lavoro di O-i, leader mondiale del packaging in vetro che produce questa bottiglia in tre stabilimenti in Europa: Estonia, Germania e Finlandia nei formati da 375 ml e da 800 ml. Il passaggio dal progetto al prototipo e alla messa in produzione ha richiesto la cooperazione fra il designer e i tecnici di O-i che hanno trovato le soluzioni per rendere possibile la produzione in serie. Oltre 25 milioni di bottiglie vendute nel 2005 e 35 milioni nel 2006. Con un trend di crescita in espansione su tutti i mercati, in particolare in quello statunitense, europeo e asiatico. Da leader globale, O-i riesce a soddisfare con la sua produzione la crescente domanda, garantendo forniture, tempi e qualità ineccepibili in tutto il mondo. Il vetro di O-i fa giungere lontano l´acqua minerale Voss come appena sgorgata dalla fonte. .  
   
   
PER LA SALUTE E L’IGIENE ORALE PIERREL DENTAL LANCIA IL NUOVO DENTIFRICIO FORMULA PIERREL  
 
Pierrel Dental, società del Gruppo Pierrel specializzata nella produzione, distribuzione e vendita di prodotti dentali e per l’igiene orale, ha promosso un importante progetto con la Fondazione Andi Onlus. L’iniziativa prevede che Pierrel Dental devolverà, per ogni confezione del nuovo dentifricio Formula Pierrel, 25 centesimi di euro alla Fondazione Andi. I fondi raccolti grazie a questa iniziativa serviranno per finanziare alcuni progetti attivati dalla Fondazione Andi, in particolare progetti finalizzati alla ricerca scientifica, alla prevenzione e all’assistenza nell’ambito odontoiatrico. La Fondazione, nata nel 2005 per volontà di Andi – l’Associazione Nazionale Dentisti Italiani – ha voluto istituzionalizzare il proprio impegno verso il sociale attraverso interventi mirati alla ricerca, alla formazione ed alla cooperazione odontoiatrica in Italia ed all’estero. Tra le tante iniziative già attivate dalla Fondazione Andi si aggiunge oggi l’importante progetto con Pierrel Dental. Questa raccolta, che andrà avanti per i prossimi tre anni, ha l’obiettivo di trasformare quello che può apparire come un piccolo contributo in un investimento importante per il futuro di progetti di ricerca e di prevenzione verso la malattie rare e le infezioni virali nel campo odontoiatrico e il tumore del cavo orale. Il nuovo dentifricio Formula Pierrel, è disponibile presso le farmacie italiane, nelle due versioni classica, per uso quotidiano, e delicata, ideale in presenza di recessioni gengivali, abrasioni dello smalto, ricostruzioni in composito. La particolare formula brevettata a base di silicio e legami lipidici, rappresenta il punto di partenza di una nuova “generazione” di dentifrici innovativi, caratterizzati da un’azione preventiva antibatterica ed antiossidante più persistente ed efficace rispetto ai dentifrici tradizionali. “Grazie alla sensibilità dimostrata da Pierrel Dental verso le nostre iniziative – commenta Marco Landi, Presidente della Fondazione Andi Onlus - possiamo porre delle basi concrete ai nostri progetti. In particolare grazie alle donazioni saranno finanziati i progetti di ricerca e di prevenzione verso la malattie rare, le infezioni virali e il tumore del cavo orale. La nostra Fondazione – conclude Landi - è orgogliosa di poter contare sull’appoggio di un partner così prestigioso e siamo sicuri che la collaborazione che si svilupperà in questi tre anni porterà risultati concreti ed utili per la collettività”. “Siamo molto orgogliosi di promuovere questo importante progetto con la Fondazione Andi – afferma Canio Mazzaro, Presidente di Pierrel Dental – e siamo soddisfatti di poter contribuire, nel nostro piccolo, a sostenere progetti di ricerca e prevenzione delle malattie dentali rare”. .  
   
   
SUL NEW YORK TIMES L’OLIO “LE CONCHE” DI FRANCESCO PAGLIARO  
 
Le Conche” di Francesco Pagliaro, il New York Times del 5 novembre scorso. Il cronista Armand Limnander lo ha assaggiato a Milano presso uno dei ristoratori clienti dell’azienda agricola “Le Conche”. «Siamo particolarmente orgogliosi -- dice Francesco Pagliaro – che il New York Times abbia segnalato ai suoi lettori il nostro olio. In America, come in tutti i Paesi anglosassoni, l’olio di oliva sta conoscendo un vero e proprio boom. Ed è bello che un olio siciliano sia fra quelli considerati dalla fascia alta del mercato come può essere la clientela di New York». Da anni Francesco Pagliaro produce a Castelvetrano, nella calda Valle del Belice, dalle olive tipiche “Nocellara del Belice” e “Biancolilla” un olio extravergine pluripremiato (Gran Menzione 2002 e 2004 al Sol Italy per la categoria “fruttato medio”) dal sapore intenso e fine, che lo rende particolarmente adatto ai condimenti. «Per fronteggiare la concorrenza internazionale -- continua Pagliaro -- occorre produrre olii di grande qualità, cui le nostre terre sono naturalmente vocate; e quindi farli conoscere all’estero e presso i migliori ristoranti italiani per valorizzare un prodotto che fino ad oggi è stato poco considerato. Il modo migliore di farlo -- conclude l’imprenditore siciliano -- è attraverso un marketing nuovo, che associ alla formidabile qualità dei nostri prodotti il valore culturale, storico e paesaggistico dei nostri luoghi». Fra i clienti dell’azienda agricola “Le Conche” ci sono infatti alcuni grandi chefs come Claudio Sadler, titolare dell’omonimo ristorante 2 stelle Michelin di Milano; Bernard Fournier del "Da Candida" di Campione d´Italia; e Dario Ranza del prestigioso Hotel “Principe Leopoldo” di Lugano. L´olio di oliva è un grasso vegetale costituito prevalentemente da acidi grassi monoinsaturi. Una dieta ricca di olio d´oliva aiuta quindi a mantenere bassi i livelli di Ldl (il "colesterolo cattivo") mentre non diminuisce i livelli di Hdl (il "colesterolo buono", detto “spazzino delle arterie”), protetto dagli acidi grassi monoinsaturi di cui è ricco l´olio d´oliva. L´olio extravergine d´oliva ha un livello di acidità inferiore all´1% (1 grammo per ogni 100 gr) ed è l´olio migliore che può essere prodotto, non sottoposto ad alcun processo di lavorazione né raffinazione. Inoltre, la presenza di potenti composti antiossidanti come i polifenoli, la vitamina E e il carotene rende l´olio extravergine particolarmente benefico per la salute, specie per chi è sottoposto ai ritmi stressanti della vita moderna. L’olio “Le Conche” ha un´acidità bassissima, intorno (intorno a 0. 2) e un livello minimo di perossidi che ne fanno un alimento particolarmente sano e benefico. .  
   
   
COLLABORAZIONE TRA L´ISTITUTO DI GENOMICA APPLICATA (IGA) UD E ISTITUTO S.MICHELE TN  
 
 La volontà di cooperare nelle attività di ricerca e di sviluppare le opportune sinergie tra l´Istituto di Genomica Applicata (Iga) di Udine e l´Istituto Agrario di San Michele all´Adige (Trento) è stata confermata nel corso di un incontro tra l´assessore regionale alla Ricerca del Friuli Venezia Giulia Roberto Cosolini e l´assessore della Provincia autonoma di Trento, Gianluca Salvatori, il presidente dell´Iga Raffaele Testolin ed i responsabili scientifici del centro trentino. Ambedue gli istituti, infatti, sono impegnati negli studi d´eccellenza per il sequenziamento del genoma della vite, un progetto molto importante per il miglioramento della qualità delle produzioni enologiche e la creazione di vitigni più resistenti alle malattie e che vede l´Iga partner del progetto italo-francese che prevede di concludere la decodificazione di oltre 500 milioni di basi del Dna della vite. Ma la cooperazione tra i due centri di ricerca, è stato sottolineato nel corso della riunione promossa da Cosolini e Salvatori, potrebbe ampliarsi anche in altri campi della ricerca in agricoltura, come ad esempio il sequenziamento del genoma del melo e le biomasse, che vedono il comune interesse di Friuli Venezia Giulia e Trentino. . .  
   
   
PRESENTATO RAPPORTO SU PROSECCO DOC CONEGLIANO VALDOBBIADENE.  
 
“In pochi anni di attività il Distretto Produttivo del Prosecco ha raggiunto importanti risultati, come l’attivazione del prezioso Centro Studi che ha presentato il suo rapporto annuale. Adesso ha di fronte una nuova sfida: diventare anche strumento per contribuire a risolvere i problemi di filiera territoriale del Prosecco Doc; e in questo senso il tema che mi pare centrale è quello della denominazione di un prodotto che, come abbiamo visto dai dati, continua a mietere successi in Italia e all’estero e che può crescere ancora se saprà sempre di più essere filiera”. Lo ha detto l’Assessore regionale alle Politiche Economiche Fabio Gava, intervenendo 16 dicembre 2006 a Solighetto di Pieve di Soligo (Treviso) alla presentazione del nuovo rapporto del Centro Studi di Distretto del Prosecco doc Conegaliano Valdobbiadene. Gava non ha mancato di affrontare la discussa questione del prosecco in lattina, invitando a non eccedere nelle demonizzazioni: “meglio il prosecco in lattina – ha detto – che quello taroccato scoperto ad esempio nei giorni scorsi”. Gava ha posto poi l’accento sulla rilevanza dei risultati raggiunti dall’export in Paesi già tradizionalmente consumatori, come la Germania, ed in altri “emergenti” come il Regno Unito e si è detto convinto che nuovi successi si possano mietere anche sui mercati extraeuropei, a cominciare dalla Cina, dove si potrebbero anche “sfruttare” gli ottimi rapporti istituzionali in atto con immense Regioni come lo Jangsu e l’Hebei. Gava ha anche tenuto a sottolinearela realtà del Distretto delle “bollicine made in Treviso”, che a distanza di 3 anni dalla prima applicazione della legge sui Distretti (2003-2006) è stato riaccreditato a pieni voti dalla Regione per il prossimo triennio, “ed è da considerarsi un esempio per gli altri Distretti specifici italiani”. Quello di Conegliano Valdobbiadene è stato 3 anni fa il primo Distretto Enologico del Veneto ed il primo distretto spumantistico d’Italia. Oggi è una realtà economica estesa su una superficie di 4. 352 ettari (su 20. 000 totali), con 3. 500 viticoltori, 490 vinificatori e 135 case spumantistiche. Nell’ultima annata sono state prodotte più di 44 milioni di bottiglie, delle quali più del 35% esportate. . .  
   
   
FUSIONE DISTILLERIE RAMAZZOTTI CON PERNOD RICARD  
 
L’amministratore Delegato Noël Adrian annuncia l’importante fusione fra due storiche Aziende di altissimo livello: da lunedì 1 gennaio 2007, le Distillerie Fratelli Ramazzotti S. P. A. Adottano la nuova denominazione sociale Pernod Ricard Italia S. P. A. , con sede in Corso Buenos Aires, 54 a Milano. Pernod Ricard Italia è il risultato dell’evoluzione delle Distillerie Ramazzotti, azienda fondata nel 1815 ed entrata nel Gruppo Pernod Ricard nel 1985: da allora ha registrato un rapido sviluppo in Italia grazie all’inserimento di marchi prestigiosi e, a livello internazionale, con Amaro Ramazzotti. A seguito delle acquisizioni di Seagram nel 2001 e di Allied Domecq nel 2005, Pernod Ricard Italia si è ulteriormente rafforzata attraverso la commercializzazione di prestigiosi marchi: Havana Club, Chivas Regal, Ballantine’s, Amaro Ramazzotti, Champagne G. H. Mumm e Perrier Jouët, Martell, Malibu, Ricard, Jameson, The Glenlivet, Beefeater, Wyborowa, Stolichnaya, Kahlua. Ha inoltre sviluppato un’efficace attività all’estero, raggiungendo le più alte posizioni commerciali in Germania, Olanda e Canada grazie ai marchi Amaro Ramazzotti, Canei e Sambuca. Pernod Ricard Italia è oggi leader nel segmento dei superalcolici con una quota del 7,9% e nelle principali categorie quali Rum (quota di mercato 28%), Vodka (25%), Whisky (23%), Cognac (40%). Il Gruppo Pernod Ricard nel mondo ha conquistato posizioni di grande rilievo e prestigio: è n° 2 al mondo nel settore vini e superalcolici è n° 1 in Europa è n° 1 in Sud America è n° 1 in Asia con 78 milioni di casse di superalcolici con 23 milioni di casse di vino con 17. 500 dipendenti con 80 filiali nel mondo con 102 siti produttivi. Convivialità, imprenditorialità, integrità e impegno sono i valori aziendali che caratterizzano il gruppo Pernod Ricard, per un futuro sempre più brillante. .  
   
   
L´ISTITUTO NAZIONALE GRAPPA OSPITE ALLA CAMERA DEI DEPUTATI  
 
Una selezione di grappe dell´Istituto sarà presente al brindisi organizzato dalla Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati Sarà organizzata a Roma il 19 dicembre la tradizionale serata di gala della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati a Montecitorio. I parlamentari brinderanno nell´occasione anche con una selezione di grappe dell´Istituto Nazionale Grappa. «Siamo onorati di essere stati invitati a presentare i nostri prodotti alla Camera dei Deputati. E´ un gesto che dimostra una notevole sensibilità nei confronti del nostro distillato nazionale» ha commentato Cesare Mazzetti, presidente dell’Istituto. Chi è l´Istituto Nazionale Grappa L’istituto Nazionale Grappa è stato fondato nel 1996. Attualmente, attraverso gli Istituti regionali aderenti o direttamente, l’Istituto Nazionale Grappa rappresenta circa il 70% della grappa distillata e oltre 100 aziende. All´istituto Nazionale Grappa aderiscono l’Istituto Grappa Piemonte, l’Istituto Grappa della Valle d’Aosta, l’Istituto Grappa Lombarda, l’Istituto Grappa Veneta, l’Istituto Tutela Grappa del Trentino, l’Associazione Produttori Grappa dell’Alto Adige e numerosi produttori singoli. Oltre alle organizzazioni regionali possono infatti aderire all’Istituto Nazionale Grappa le imprese che producono o commercializzano grappa con marchio proprio che hanno sede in una regione in cui non è presente un sodalizio associato all´Istituto Nazionale Grappa. .  
   
   
CESARINI SFORZA TRIONFA A EULDA 2006  
 
Cesarini Sforza, la grande Casa spumantistica di Ravina di Trento, ha trionfato al recentissimo Concorso Europeo Eulda 2006. Ma attenzione: a vincere non sono state le sue bottiglie, ma il design del suo marchio. Eulda 2006 (European Logo Design Annual, con il patrocinio di Icograda, Pda, Beda, Adce e di altre 40 associazioni europee di design) ha infatti selezionato e premiato le migliori realizzazioni europee nell’ambito del design di marchi e di loghi. Il Concorso ha accolto designer, agenzie e studi creativi europei, e per la sua prima edizione ha messo in competizione qualsiasi logo stampato, pubblicato o trasmesso (anche online) prima del 31 dicembre 2005. La giuria del Concorso, decisamente innovativa, è stata articolata su 3 livelli: 10 esperti di brand design, 10 marketing manager internazionali e 10 persone comuni, queste ultime a rappresentare il target dei consumatori. Grazie a un meccanismo “a imbuto”, prima i designer hanno deciso i loghi da proporre, poi i marketing manager hanno deciso quali presentare al pubblico, e infine il pubblico ha operato le sue scelte conclusive. I risultati di Eulda 2006 verranno pubblicati nell’Annual 2006, un ambizioso volume stampato con tecniche innovative e con materiali prestigiosi, che sarà distribuito in tutto il mondo e che costituirà un punto di riferimento per l’evoluzione della comunicazione visiva europea. Quella di Eulda 2006 è l’ennesima conferma del grande impegno, anche in termini di immagine, che ha segnato l’attività recente di Cesarini Sforza, egregiamente supportata in questo dall’agenzia milanese di brand design Rba. Gli spumanti Cesarini Sforza sono distribuiti in esclusiva per l’Italia dalla Fratelli Rinaldi Importatori di Bologna (tel. 051 4217811, fax 051 242328, e-mail info@rinaldi. Biz). .  
   
   
VARRAMISTA 2003, IL SYRAH IN PUREZZA NATO IN TOSCANA  
 
Fattoria Varramista, l’antica tenuta di Montopoli in Val d’Arno, presenta il proprio rosso di punta che quest’anno scommette al 100% sul Syrah, il vitigno scelto e voluto dal Dott. Giovanni Alberto Agnelli che –con una felice intuizione- ha colto la particolarità del terroir di Varramista, per la messa a dimora delle uve che avrebbero costituito “il vino di famiglia”. Varramista è una tenuta di charme, acquistata dal Dr. Enrico Piaggio negli anni ‘50, attualmente di proprietà della nipote Donna Chiara Visconti di Modrone. All’inizio degli anni ’90, l’idea di mettere a dimora dei vigneti di Syrah venne proprio all’altro nipote di Enrico Piaggio, il Dott. Giovanni Alberto Agnelli, che aveva avuto una felice intuizione a proposito della particolarità del terroir di Varramista. L’operazione mirava a riconvertire gli impianti già presenti con una varietà che potesse essere elevata ai massimi livelli qualitativi proprio dalle caratteristiche del terreno. E quella che poteva sembrare una scelta azzardata, in un momento in cui molti aziende si stavano concentrando su realtà legate alle zone di appartenenza, anno dopo anno, si è dimostrata una mossa vincente. Nei primi anni ‘90, la produzione era stata pensata per un uso esclusivamente privato. L’enologo Federico Staderini, già consulente di altri importanti produttori toscani, venne chiamato per impiantare la produzione della Fattoria Varramista. Il rosso della tenuta, era il “vino di famiglia” e possedeva, proprio per questa ragione, standard di eccellenza che si inserivano nella tradizione di alto lignaggio della tenuta. All’inizio degli anni ’90 si hanno le prime bottiglie prodotte, destinate per lo più al consumo familiare e di una ristretta cerchia di amici. Ma gli eccellenti risultati ottenuti hanno consentito l’ampliamento delle aree di terreno di proprietà adibite a vigneto, che attualmente raggiungono un’estensione di circa 15 ha. La qualità e la peculiarità di questo vino hanno permesso che si facesse notare da subito, ottenendo ottimi riscontri nella distribuzione selezionata, sia sul mercato nazionale sia su quello estero: attualmente Varramista viene infatti esportato anche in Inghilterra, Stati Uniti e Grecia. L’annata 2003, ricordata per aver avuto un’estate molto calda, ha regalato alla tenuta di Montopoli in Val d’Arno un raccolto eccellente che si rivela in maniera sorprendente nel bouquet di questo vino. Il Varramista 2003 è Syrah 100%, un vino giovane che può reggere tranquillamente un lungo periodo in bottiglia per evolvere ulteriormente. Tuttavia, se con un ulteriore invecchiamento, può diventare ancora più grande, questo rosso denota già un carattere deciso che incontra il favore anche dei palati più esigenti. Dopo la permanenza di 15 mesi in barrique e di altri 24 mesi in bottiglia, la selezione dei migliori grappoli di Syrah si presenta di un colore rubino profondo che al naso fa percepire sentori varietali fini ma al tempo stesso espliciti, in buon amalgama con gli aromi derivati dall’invecchiamento in rovere. Il gusto è caldo e armonico, con ritorni speziati al palato; il retrogusto è complesso e persistente. Per questo, il rosso Varramista 2003 si accompagna molto bene a piatti saporiti, adatti a bilanciare la sua personalità intensa: carni di tutti i tipi, di gusto deciso, arrosti alla griglia e formaggi stagionati. Può essere sorseggiato anche in abbinamento a salumi e formaggi, ma ciò che maggiormente valorizza le sue caratteristiche organolettiche è l’essere servito con la cacciagione in umido. Fattoria Varramista, per la terza volta consecutiva, è stata selezionata dalla giuria di Merano International Wine Festival & Culinaria per partecipare alla manifestazione. In occasione della Xv edizione appena conclusasi, l’azienda Toscana ha presentato nella categoria “Top Selected”, due rossi di terroir: Varramista 2003 e Frasca 2004 ottenendo riscontri decisamente positivi. Www. Varramista. It .  
   
   
SI CONCLUDE IN BELLEZZA L’ANNO 2006, RICCO DI EVENTI E DI SODDISFAZIONI PER LA FAMIGLIA BISOL. L’AZIENDA AGRICOLA BISOL REGALA 365 GIORNI DI CARTIZZE A UNA FAMIGLIA PADOVANA  
 
Durante una delle recenti trasmissioni di Porta a Porta, che affrontava il tema “Natale ricco o Natale povero” Gianluca Bisol, ospite insieme ad un delegazione della Confrérie du Sabre d’Or del salotto di Bruno Vespa, ha assicurato ad una famiglia padovana, con ben undici figli, una bottiglia di Cartizze per ogni giorno del 2007. Quest’anno anche i Calò potranno, malgrado i tanti impegni di una prole così numerosa, trascorrere un Natale ricco di sapori e di profumi perché riceveranno in regalo, oltre al Cartizze Bisol, una cena di Natale ed una di Capodanno preparati appositamente per loro da due grandi chef, Massimo Bottura e Mauro Oliassi. L’azienda Agricola Bisol è stato il main sponsor della Coppa del Mondo di Sci in Val Badia Per celebrare un appuntamento così importante, Bisol ha creato una bottiglia altrettanto preziosa, un’edizione d’oro di Vigneti del Fol Extra Dry Valdobbiadene Prosecco Doc 2005, una linea di soli 6000 esemplari che accompagnerà i festeggiamenti e, in generale, i momenti clou legati alla Coppa del Mondo 2006 in Alta Badia: dalle conferenza stampa di Roma e di Innsbruck alle esclusive cene di Gala presso il “Tenniscenter” di Corvara e il Rifugio Moritzino – Piz La Villa alle premiazioni dello slalom gigante, dello slalom speciale e del Dolomiti Super Trophy, il trofeo destinato al miglior atleta distintosi fra tutti i partecipanti alle gare organizzate in Val Gardena e in Alta Badia. .