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MARTEDI

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Notiziario Marketpress di Martedì 01 Febbraio 2011
FORMA POLITICA AGRICOLA: INTERVENTO DI DURNWALDER A BRUXELLES  
 
Tutela della qualità dei prodotti e della specificità del territorio di montagna, per evitarne lo spopolamento: sono due delle misure per rendere più efficaci la politica agricola comune (Pac) proposte il 27 gennaio a Bruxelles dal presidente della Provincia Luis Durnwalder nel suo intervento al plenum del Comitato delle Regioni, presente il commissario Ue all’agricoltura Dacian Ciolos. Al Commissario Durnwalder ha consegnato anche l’Agenda per la tutela del bosco elaborata dalle Regioni alpine. Come relatore della comunicazione sulla Pac dopo il 2013 nel Parlamentino delle Regioni, il presidente Durnwalder segue dall´inizio il dibattito sul futuro dell´agricoltura e dell´ambiente rurale, sull´importanza della sicurezza alimentare e della garanzia di reddito per le piccole imprese agricole. A questi temi Durnwalder si è richiamato nel suo intervento durante i lavori del Cdr, cui ha partecipato anche il commissario Ue Dacian Ciolos, che ha illustrato i piani dell´esecutivo per la politica agricola comune. "Soprattutto le Regioni di montagna vogliono tutelare la qualità dei loro prodotti e la specificità territoriale – ha sottolineato Durnwalder – e per questo chiediamo che la riforma dopo il 2013 possa riequilibrare gli aiuti a favore dell´occupazione ed evitare lo spopolamento della montagna, con un´attenzione particolare alle zone più disagiate, alla tutela ambientale e alle misure di compensazione.” Nel suo intervento nel plenum Durnwalder ha poi ricordato l’esigenza di garantire un’agricoltura più sostenibile, in grado di sfruttare in modo corretto le risorse naturali e di tutelare gli animali. “Il Comitato delle Regioni – ha concluso Durnwalder rivolto al commissario Ciolos – guarda con favore a una politica agricola comunitaria che sappia garantire un futuro dignitoso ai produttori, che sappia riconoscere il valore dei territori rurali, che favorisca l´innovazione tra i giovani agricoltori.” Al termine della sessione Durnwalder ha consegnato al commissario Ciolos anche l´Agenda per la tutela del bosco di montagna. Il documento elaborato dalle Regioni alpine contiene proposte di linee guida per la tutela e l´utilizzo del bosco di montagna nonché un pacchetto di misure per garantirne lo sviluppo sostenibile: vanno dalla funzione del bosco a difesa delle calamità naturali allo sviluppo sostenibile della gestione forestale, fino all´utilizzo del bosco montano come fonte del legno, "inteso non solo come materia prima durevole nell´edilizia ma anche a scopi energetici", ha sottolineato Durnwalder. Nell’agenda si chiede l´ampliamento del sostegno agli investimenti non produttivi per la cura del bosco e per la sua ricostruzione a seguito di incendi o calamità naturali e si punta sullo sviluppo di reti regionali: "I progetti a favore del bosco avviati in cooperazione tra i territori o attraverso le iniziative locali del gruppi di azione Leader meritano un adeguato sostegno a livello europeo", ha ribadito Durnwalder.  
   
   
SIGLATO ACCORDO PER EX ZUCCHERIFICIO DI BONDENO: SARÀ UN PASTIFICIO  
 
Bologna – E’ stato siglato il 28 gennaio in Regione l’accordo per la riconversione dell’ex zuccherificio di Bondeno, in provincia di Ferrara. Il testo conferma le indicazioni emerse nella riunione dello scorso 18 gennaio: sarà realizzato uno stabilimento per la produzione di pasta fresca, piatti pronti e pizza. L’accordo puntualizza gli impegni di tutte le parti, e in particolare prevede che i lavoratori dell’ex zuccherificio restino alle dipendenze di Finbieticola fino all’avvio delle attività nel nuovo impianto produttivo. Per l’avvio dei lavori si prevede di ottenere le autorizzazioni entro il 31 agosto, e saranno necessari circa 24 mesi di cantiere. “Con la firma dell’accordo – ha spiegato l’assessore regionale all’Agricoltura Tiberio Rabboni - parte il conto alla rovescia per la realizzazione di questa nuova attività manifatturiera, che darà uno sbocco occupazionale ai lavoratori dell’ex zuccherificio ma non solo, perché si daranno prospettive certe di lavoro a giovani e adulti del territorio. Vigileremo sullo stato di avanzamento dei lavori, l’accordo prevede che ogni sei mesi la Regione convochi una riunione verificare lo stato di attuazione”. All’incontro odierno erano presenti, oltre all’assessore Rabboni, il presidente di Finbieticola Guido Vivarelli Colonna, la presidente della Provincia di Ferrara Marcella Zappaterra, il sindaco di Bondeno Alan Fabbri, il presidente di Sipro Gianluca Vitarelli, i rappresentanti dei lavoratori e i sindacati di categoria.  
   
   
ANCHE PER ALIMENTI PUNTARE SU BRAND REGIONE LOMBARDIA VUOLE INTERNAZIONALIZZAZIONE MARCHI  
 
Villasanta/mb - "La Rovagnati è un´azienda importantissima e questi imprenditori, che hanno fatto la fortuna del made in Italy qui in Lombardia, sono industriali, perché utilizzano raffinate tecnologie, ma si sentono grandi artigiani, perché mettono insieme la passione e la capacità dell´uomo nel creare questi prodotti". Lo ha detto Andrea Gibelli, vice presidente della Regione Lombardia, nel corso della tredicesima tappa dell´´Assessorato itinerante´, che si è svolto il 27 gennaio nella provincia di Monza e Brianza. Il tour dell´assessore all´Industria e Artigianato, e già presidente della Commissione Parlamentare delle Attività Produttive, si è fermato a Villasanta alla notissima azienda Rovagnati, dove si producono insaccati noti in tutto il mondo. "E´ un incontro - ha detto Gibelli - con industriali che hanno saputo accettare le sfide, che hanno deciso di proporre prodotti di qualità su mercati internazionali, e di fatto sempre più presenti in Europa, e hanno deciso anche di andare su mercati extra europei, dimostrando che i programmi di internazionalizzazione dei nostri prodotti che puntano su brand riconoscibili sono la vera arma vincente sui mercati". "Regione Lombardia - ha detto ancora il vice presidente - sta varando misure più forti a favore degli imprenditori che vogliono far conoscere, sempre di più, i nostri marchi lombardi all´estero". Ad accompagnare il vice presidente in questa visita alla Rovagnati era presente anche il sottosegretario al Cinema della Giunta Regionale Massimo Zanello.  
   
   
I GENI DELLA FRAGOLA SULLA COPERTINA DI NATURE GENETICS  
 
Arriva un altro importante riconoscimento per l’Istituto Agrario di San Michele all’Adige. I 34.809 geni della fragolina di bosco hanno conquistato la copertina di febbraio della rivista Nature Genetics, lo stesso mensile scientifico del gruppo Nature dedicato alle eccellenze nel settore genetico e genomico, che nel numero di ottobre scorso aveva riservato la cover al genoma del melo. L’immagine è quella di una fragola intinta nella cioccolata. Un’associazione non casuale dato che la rivista ospita anche un articolo sul sequenziamento del genoma del cacao. L’annuncio della pubblicazione dell’articolo sulla versione on line della rivista risale al 26 dicembre scorso. Il progetto è durato due anni ed è stato realizzato da un consorzio internazionale formato da 37 istituzioni scientifiche, coordinate dall’università della Florida, dove l’Italia è rappresentata unicamente dall’Istituto di San Michele. L’articolo scientifico è firmato da 71 autori di 37 Istituzioni,. Gli autori italiani sono Roberto Viola (dirigente del Centro ricerca e innovazione), Riccardo Velasco (responsabile del dipartimento di genomica e biologica delle piante da frutto del Cri) e la ricercatrice Michela Troggio. La fragola sequenziata è la fragolina di bosco (Fragaria vesca), che ha contribuito per un quarto al genoma della fragola che troviamo sulle nostre tavole (Fragaria x ananassa). Http://www.nature.com/ng/index.html/    
   
   
CRISI DELLA PESCA. L’ASSESSORE STEFÀNO SCRIVE AL MINISTRO GALAN  
 
Comunicato -->L’assessore alle Risorse Agroalimentari Dario Stefàno, ha indirizzato una lettera al Ministro per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Giancarlo Galan per sollecitare interventi e misure a favore della Pesca che possano alleviare gli effetti della perdurante crisi nella quale si dibatte l’intero Settore e per richiedere una più stretta collaborazione del Ministero con gli uffici regionali. Il testo della nota: “Onorevole Ministro, la crisi della pesca ha assunto dimensioni ormai strutturali e si è andata via via complicando in conseguenza di tutta una serie di aspetti congiunturali, entrati ormai da mesi anche al centro del dibattito delle singole comunità interessate. L’entrata in vigore del "Regolamento Mediterraneo", i ritardi nelle procedure per l’ottenimento delle deroghe consentite, le incertezze generate nella messa a punto del sistema informativo nazionale per l´attuazione della spesa del Fep, rappresentano aspetti peculiari che sommati alla crisi diffusa che ci sovrasta, hanno generato significative sofferenze anche nella economia regionale pugliese, che pur presenta punti virtuosi rispetto al contesto del Mezzogiorno d´Italia. “In questo quadro, al di là delle ragioni e delle responsabilità nei ritardi e nelle criticità registrati nei diversi livelli istituzionali o delle resistenze ai cambiamenti da parte del mondo della pesca, ai quali pure siamo chiamati, è comunque comprensibile l’apprensione dei nostri pescatori che si confrontano con uno scenario nuovo, dove sfumano le loro fonti di reddito. Mi riferisco, ad esempio, alla pesca del bianchetto che, al di là di un pur non proprio semplice inquadramento sul piano della gestione delle risorse, fa parte di un consolidato storico non facile da rimuovere. “Per tutto ciò, apprezzo sinceramente l´impegno sin qui profuso dalla Direzione Generale del nostro Ministero nella individuazione di soluzioni multiple per “mitigare gli effetti delle nuove misure”. Come pure voglio tributare, così come ho fatto pubblicamente in una riunione internazionale alcuni giorni fa, un plauso particolare al Direttore Generale della Pesca per lo sforzo compiuto nel cercare costantemente la collaborazione con i nostri uffici. “In questo quadro evolutivo di riferimento, comprenderà bene che per le Regioni, che si trovano in prima linea nei rispettivi territori, si appalesano sempre maggiori difficoltà nel dare risposte certe agli operatori in un contesto di incertezze crescenti, ed in una materia ormai in gran parte governata a Bruxelles. “Condizione quest´ultima che ci richiama alla opportunità - che è anche il mio auspicio - che si possa operare in un clima di sinergia ed in un quadro di leale collaborazione, a tutto beneficio dei nostri pescatori e della difesa dei nostri mari, migliorando la comunicazione ed impedendo, su temi così contingenti, strumentalizzazioni politiche di parte e di vecchia generazione. “Nello specifico, Le chiedo di metterci a parte con tempestività sulla evoluzione delle trattative con la Ue in materia di deroghe, ma anche di rinforzare il contatto tra le diverse Amministrazioni coinvolte per rendere più solleciti e virtuosi i processi di spesa delle risorse disponibili nell’ambito del Fep, almeno in questa fase finale del programma.”  
   
   
VINI E BOLLICINE DOC MADE IN PORTOFINO, REGIONE LIGURIA APPROVA NUOVO DISCIPLINARE VINI, NASCE LA DOC PORTOFINO, BOLLICINE COMPRESE.  
 
Sul monte di Portofino, dove già si produce olio, anche i vigneti cercano, insomma, un meritato spazio. Anche se la produzione interesserò un’area più vasta. La Regione Liguria, su proposta dell’assessore all’Agricoltura Giovanni Barbagallo, ha modificato l’attuale certificazione di tutti i vini del levante classificati “Doc Golfo del Tigullio” in “Doc Golfo del Tigullio-portofino” e ha accolto la richiesta di istituire la “Sottozona Portofino”. Un’area di produzione limitata ai territori dei comuni di Portofino, Camogli, Chiavari, Lavagna, Rapallo, Santa Margherita Ligure, Sestri Levante e Zoagli che sarà indicata anche nella retro etichetta delle bottiglie. Ammessa oltre ai vini bianchi, rossi e rosati, anche la produzione di spumante e passito. Tutti i comuni delle zone di produzione dei vini, compresi quelli della sottozona Portofino già citati, rientreranno nella certificazione “Doc Golfo del Tigullio-portofino. Sono: Avegno, Bargagli, Bogliasco, Borzonasca, Carasco, Casarza Ligure, Castiglione Chiavarese, Cicagna, Cogorno, Coreglia Ligure, Davagna, Favale di Malvaro, Leivi, Lumarzo, Mezzanego, Moneglia, Ne, Neirone, Orero, Pieve Ligure, Recco, San Colombano Certenoli, Sori, Tribogna, Uscio e una parte dei territori di Genova, Lorsica e Moconesi . Il documento approvato dalla giunta sarà ora inviato al Ministero delle Politiche Agricole come atto conclusivo dell’iter di approvazione del nuovo disciplinare. “Abbiamo definito una proposta condivisa da tutti i soggetti interessati, e accettate all’unanimità nell’ultima riunione della Filiera vitivinicola dell’11 gennaio scorso. Ora possiamo partire”, spiega l’assessore Barbagallo, impegnato da tempo con questa questa richiesta, avanzata fin dal 2009 dalle organizzazioni professionali agricole”. “È stato un positivo e continuo confronto con la filiera vitivinicola della Provincia di Genova, produttori e associazioni di categoria che ci ha fatto superare le contrapposizioni, un esame che ha richiesto una attenta valutazione politica e tecnica”, ha aggiunto Barbagallo.  
   
   
AGRICOLTURA IN LOMBARDIA: NUOVA FILIERA DOVE LA RICCHEZZA SIA DISTRIBUITA IN MODO EQUO  
 
Brescia - "Abbiamo bisogno di una filiera ´nuova´ in cui la ricchezza sia distribuita non in modo uguale, ma in modo equo tra i vari passaggi produttivi". Lo ha detto il 28 gennaio l´assessore all´Agricoltura della Regione Lombardia Giulio De Capitani, intervenendo oggi al convegno della Federazione provinciale di Coldiretti Brescia dal titolo "Costruiamo la nuova filiera agricola italiana: le imprese agricole bresciane sfidano il mercato globale". "Nel mio tour dell´ascolto tra le province - ha ricordato De Capitani - la richiesta ricorrente è stata la ripresa dei tavoli di filiera. Richiesta accolta. Il tavolo di filiera del latte, già fissato per il 22 febbraio a Milano, è infatti l´ultimo di una serie di tavoli che abbiamo convocato come assessorato all´Agricoltura". "Partecipando a questi tavoli - ha detto De Capitani - mi sono reso conto che gli imprenditori bresciani sono sempre in prima linea, in tutte le filiere. Una prima linea di eccellenza di produzioni a livello qualitativo e quantitativo". "Ma i tavoli non bastano - ha aggiunto l´assessore -. Occorre affrontare la filiera in modo nuovo, sia per quanto riguarda gli strumenti messi a disposizione sia per quanto riguarda l´impostazione stessa della filiera. Produzione e trasformazione sono infatti due degli attori principali, ma non sono i soli. La distribuzione e i consumatori devono essere coinvolti, se si vuole essere competitivi nella sfida lanciata dal mercato globale". "Per fare filiera - ha concluso l´assessore - occorre aggregarsi. Regione Lombardia ha messo a punto due strumenti per favorire la sinergia tra imprese: le organizzazioni di produttori e i distretti agricoli. Due strumenti sui quali anche la Commissione europea punta ancora molto nella predisposizione della Pac 2014-2020".  
   
   
AGRICOLTURA: “TAVOLO VERDE” IN UMBRIA  
 
Perugia - "Per creare nuove opportunità di sviluppo alle imprese agricole e agroalimentari e aiutarle a uscire dalla crisi, nel 2011 la Regione Umbria concentrerà le sue azioni e le risorse a disposizione in particolare per innovare il settore, agevolando la formazione dei giovani imprenditori, promuovere l´innovazione nelle filiere produttive, valorizzare e promuovere la qualità dei prodotti umbri". Lo ha sottolineato l´assessore regionale all´Agricoltura, Fernanda Cecchini, aprendo i lavori del "Tavolo Verde" che si è riunito il 28 gennaio nella sede dell´Assessorato regionale. Ai rappresentanti delle organizzazioni del comparto, l´assessore ha sottoposto innanzitutto la proposta di riaprire i termini per due bandi del Programma di sviluppo rurale ("Psr"). "Il primo - ha spiegato - vuol garantire la necessaria formazione ai giovani imprenditori agricoli, che si sono insediati avvalendosi delle misure del ´Psr´. Inoltre, per sostenere lo sforzo delle imprese umbre che vogliono investire in innovazione e competitività, intendiamo riaprire i termini del bando in materia di cooperazione per lo sviluppo di nuovi prodotti, processi e tecnologie nei settori agricolo, alimentare e forestale". Altro ambito di discussione, il rilancio della zootecnia. L´assessore ha relazionato sull´attività del gruppo di lavoro istituito dalla Giunta regionale che ha già iniziato a definire le linee direttrici del nuovo Piano zootecnico regionale con cui metteremo in campo le strategie di sviluppo del settore, condivise con organizzazioni di categoria e allevatori, coniugandole con la sostenibilità e la compatibilità ambientale". "Nel Piano - ha ricordato - intendiamo affrontare in particolare le problematiche della suinicoltura umbra, a cominciare da un´analisi della consistenza di capi suini e delle produzioni, prevedendo anche azioni di valorizzazione. Verranno esaminate anche le tecnologie che potrebbero essere utilizzate nel trattamento dei reflui di origine zootecnica, facendo fronte a un problema che sta condizionando il settore e che può trasformarsi in un´opportunità di crescita". Infine, l´Assessore ha reso noto lo stato di avanzamento dell´istruttoria regionale sulla modifica del disciplinare della "Dop" Umbria Olio ai fini del rilascio del parere vincolante da inviare al Ministero per le Politiche agricole per l´inoltro della proposta alla Commissione Ue.  
   
   
PERCHÈ MINISTERO AGRICOLTURA PENALIZZA PECORINO TOSCANO DOP?  
 
Firenze – Pecorino toscano Dop: perchè il Ministero dell’Agricoltura non ha onorato gli impegni? L’assessore all’agricoltura della Regione Toscana, Gianni Salvadori, esprime tutto il proprio sconcerto per il mancato provvedimento da parte di Agea circa il ritiro del pecorino toscano Dop per le forniture da destinare agli indigenti. “Nell’incontro che avevamo avuto a Roma, in sede ministeriale, alla fine dell’estate – ricorda Salvadori – le Regioni che producono il pecorino, compresa la Toscana, avevano chiesto che fosse destinata una quota di 25 milioni di euro per l’acquisto di formaggio pecorino Dop nell’ambito dei fondi Ue destinati agli indigenti. Si tratta di soldi – spiega l’assessore – che la Comunità Europea mette a disposizione con un duplice scopo: quello di fornire derrate alimentari alle organizzazioni che aiutano chi ha bisogno, come la Caritas, il Banco Alimentare e altri ancora, e quello di sostenere il mercato, garantendo un prezzo equo ai produttori di latte e di formaggio. Ci aspettavamo – prosegue Salvadori – che una quota di questi soldi fosse destinata anche al pecorino toscano Dop, invece scopro che Agea ha emanato il provvedimento solo per il pecorino romano Dop. Significa che il Ministero non ha mantenuto l’impegno e per questo esprimo tutto il mio disappunto e il mio sconcerto. In questo modo si crea una ingiusta disparità di trattamento e si penalizzano i produttori toscani, che vengono lasciati soli a subìre i contraccolpi del mercato. Voglio sperare – conclude Salvadori – che il Ministero si attivi al più presto e ripari all’ingiustizia commessa verso i produttori di pecorino toscano.”  
   
   
EMILIA ROMAGNA: BANDO REGIONALE PER PROGETTI DI RICERCA SU INNOVAZIONE COMPETITIVA  
 
Bologna - “Filippi ha preso l’ennesimo abbaglio e ora, conseguentemente, diffonde falsità”. Così l’assessore regionale all’Agricoltura Tiberio Rabboni risponde alle polemiche sollevate dal consigliere del Pdl e riportate dalla stampa. “A proposito di un bando regionale che finanzia progetti di ricerca per l’innovazione competitiva per 3,5 milioni di euro – spiega Rabboni – , ha preso carta e penna per accusare la Regione di favorire, come al solito, le ‘cooperative rosse’. L’accusa nasce dalla scoperta che il bando discende da una misura del programma di sviluppo rurale che si chiama ‘Cooperazione per lo sviluppo di nuovi prodotti, processi e tecnologie nel settore agricolo, alimentare e forestale’. Dunque, conclude Filippi, un bando solo per le cooperative! No, non è così. La cooperazione di cui parla il bando – sottolinea l’assessore – è quella prevista in tutti i 27 Paesi dell’Unione Europea tra le imprese agricole e alimentari, eventualmente beneficiarie dei finanziamenti, e gli enti di ricerca: il finanziamento riguarda infatti progetti di ricerca pre-competitiva promossi dalle aziende di produzione ma che si realizzano solo se c’è cooperazione con il mondo dei ricercatori. Ma gli abbagli di Filippi non finiscono qui: continua infatti a sostenere che i fondi dello sviluppo rurale regionale privilegiano le cooperative e trascurano gli agricoltori diretti. E ciononostante gli sia stato più volte spiegato che l’80% della disponibilità del Programma di sviluppo rurale, 1 miliardo e 50 milioni di euro, è destinato obbligatoriamente alle imprese agricole e forestali. La restante quota va invece alle imprese di trasformazione e al rafforzamento dei servizi e delle infrastrutture rurali. E’ il piano approvato da Bruxelles, non un’opinione. Infine, per il Parmigiano Reggiano dovrebbe essere noto anche a Filippi l’impegno finanziario straordinario attivato fin qui dalla Regione con il Programma di sviluppo rurale e con il bilancio regionale. Colgo comunque l’occasione – conclude Rabboni – per informare gli interessati che a breve uscirà un bando regionale riservato al settore lattiero-caseario con una disponibilità di 17 milioni di euro di risorse pubbliche”.  
   
   
IN TRENTINO NUOVE REGOLE PER LA FRUTTICOLTURA: NO ALLA GOLDEN IN FONDOVALLE CONTRIBUTO DEL 45 PER CENTO A CHI LA SOSTITUISCE CON ALTRE VARIETÀ BANDO "APERTO" TUTTO L´ANNO PER LA PRESENTAZIONE DELLE DOMANDE  
 
Nuove regole per la frutticoltura trentina. Le ha dettate la Giunta provinciale con due delibere, firmate dall´assessore all´agricoltura Tiziano Mellarini ed approvate il 28 gennaio, che fissano i criteri per la concessione alle aziende agricole singole ed alle cooperative delle agevolazioni previste per il rinnovo dei frutteti. La Golden delicious non sarà ammessa ad alcuna agevolazione sotto i 350 metri di altitudine, per chi nel fondovalle sostituirà tale varietà con altre il contributo sull´acquisto delle nuove piante sarà del 45 per cento. Novità anche per quanto riguarda i termini per la presentazione delle domande, che potranno essere presentate nel corso di tutto l´anno. Il provvedimento, arrivato all´approvazione della Giunta dopo essere stato condiviso dal Tavolo Verde, risponde all´esigenza di migliorare l´offerta frutticola provinciale, affiancando alle produzioni di pregio della Valle di Non (Golden delicious in particolare) una diversificazione varietale di qualità proveniente dalle zone frutticole del fondovalle. Ciò porterà ad una più variegata offerta commerciale sui mercati con un positivo effetto sugli stessi redditi agricoli. Le due delibere, come detto, disciplinano i criteri per il finanziamento del rinnovo dei frutteti operato dalle aziende agricole singole o dalle cooperative. Le novità introdotte sono significative e riguardano, in particolare, l´individuazione delle varietà di melo ammissibili sia per la Val di Non e Sole che per le restanti zone del Trentino, e l´inammissibilità al sostegno per gli impianti di Golden delicious sotto i 350 metri di altitudine sull´intero territorio provinciale. Ciò, è evidente, per rispettare quanto più possibile un principio di vocazionalità produttiva e varietale, incentivando la sostituzione di questa varietà con altre che meglio di adattano al fondovalle. Alla definizione dei nuovi criteri si è giunti attraverso la concertazione con il Tavolo Verde, che ha espresso altresì la volontà che vi fossero regole uguali per tutti, sia per le cooperative che per le aziende private: in tal senso è stata prevista una percentuale di intervento pari al 35 per cento per tutti coloro che faranno domanda per il rinnovo dei frutteti, non prevedendo più una differenziazione tra frutticoltori iscritti alla prima o alla seconda sezione dell´Albo delle imprese agricole o fra aziende private e cooperative. La percentuale d´intervento è aumentata di 10 punti (45 %) per tutte le imprese che nelle zone di fondovalle sostituiranno la Golden con altre varietà. Le varietà di melo ammissibili per la Valle di Non e la Valle di Sole sono le seguenti: Golden delicious, Fuji, Gala, Morgenduft, Red delicious, Renetta, Varietà resistenti. Per le altre zone (extra Valle di Non e Sole) le varietà ammesse sono: Fuji, Gala, Granny Smith, Morgenduft, Red delicious, Modì, Pinova, Cripps pink, Renetta, Golden delicious (ammessa sotto il 350 metri s.L.m. Solo per le aziende con una superficie investita a Golden pari o inferiore al 25 % della superficie frutticola aziendale), Varietà resistenti. Per il melo il limite massimo di spesa ammissibile è a 1,6 euro al metro quadro per melo (precedentemente era 1,4 euro). Novità anche per quanto riguarda l´apertura dei bandi. Vi sarà sempre la possibilità di presentare domanda di agevolazione: fino al 30 aprile - a partire da lunedì 31 gennaio - si potranno presentare domande per l´anno in corso, dal 1 maggio quelle per l´anno successivo. L´istruttoria avverrà in "tempo reale", sarà cioè subito comunicato al frutticoltore se la domanda è ammissibile o meno, dando certezza di finanziamento sul rinnovo frutticolo con un anno di anticipo. Il budget messo a disposizione dal bilancio provinciale per finanziare i rinnovi frutticoli è pari a 2 milioni di euro per le cooperative, 500.000 euro per le aziende singole.  
   
   
NUOVA PAC, DALL´EMILIA-ROMAGNA LE RICHIESTE PER L´ORTOFRUTTA  
 
Bologna - Reciprocità di regole qualitative, commerciali e fitosanitarie tra i paesi europei ed extraeuropei; un ruolo più forte delle Organizzazioni dei produttori anche su scala transnazionale per governare meglio l’offerta sui mercati; reti protettive per affrontare le crisi di mercato attraverso fondi mutualistici e possibilità di ritiro delle produzioni eccedentarie; trasparenza e nuovi strumenti contrattuali nei rapporti con la grande distribuzione; una politica più incisiva per contrastare il calo generalizzato dei consumi domestici di frutta e verdura. Sono queste le richieste a sostegno del comparto ortofrutticolo che arrivano dall’Emilia-romagna, in vista della definizione della nuova politica agricola comune 2014-2020. A formularle è stato ieri a Bologna l’assessore all’agricoltura Tiberio Rabboni che ha aperto i lavori del convegno “Nuova Pac ed ortofrutta: la posizione italiana” organizzato dalla Regione Emilia-romagna. “Nonostante i forti investimenti in qualità e innovazione, l’ortofrutta italiana ed emiliano-romagnola continua a soffrire di una bassa redditività - ha sottolineato Rabboni - Vogliamo che nella nuova Pac ci sia una risposta adeguata alle difficoltà di questo importante comparto. Perché ciò accada occorre però che l’Italia definisca proposte chiare e di alto profilo, con una posizione unitaria e condivisa nei confronti dell’Unione europea”. Di “gioco di squadra” ha parlato anche il presidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo Paolo de Castro. “E’ importante – ha detto, ricordando che dalla politica agricola comune arrivano all’Italia ogni anno 6,3 miliardi di euro - cercare di mettere insieme Stato, Regioni e noi parlamentari europei per cercare di difendere quella che oggi è la più importante politica dell’Unione europea sia in termini di risorse finanziare che di impatto economico sociale. Bisogna rafforzare il principio di una Pac che non serve solo agli agricoltori ma a tutti i cittadini europei e costruire un percorso che veda l’Italia protagonista”. Con una Plv pari a circa 1, 1 miliardi di euro, pari al 30% del totale regionale, l’Emilia-romagna è una delle regioni forti dell’ortofrutta europeo. Una realtà che in questi anni ha fortemente investito in qualità e organizzazione con 14 mila aziende, pari al 50% del totale, organizzate in Op, una produzione integrata che ha raggiunto i 96 mila ettari e un biologico in forte crescita. In Emilia-romagna hanno le loro radici alcuni grandi gruppi ortofrutticoli, leader a livello nazionale e internazionale e ogni anno si tiene, a Cesena, il Macfrut, la più importante manifestazione fieristica del settore a livello nazionale e la seconda in Europa. Al convegno sono intervenuti anche Mario Catania del Ministero delle politiche agricole, i rappresentanti nazionali di Coldiretti, Confagricotura, Cia, Copagri, Legacoop agroalimentare, Confcooperative Fedagri, e delle principali Unioni di prodotto.  
   
   
AGRICOLTURA: VIOLINO AL MONDO RURALE AD AGRIEST, ´FARE SISTEMA´  
 
Torreano di Martignacco - L´agricoltura del Friuli Venezia Giulia deve saper fare sistema e massa critica, condividere attraverso una forte concertazione i percorsi e le scelte che la Regione potrà individuare per favorire il rilancio del settore primario e l´uscita dalla crisi. Questo il messaggio che l´assessore regionale alle Risorse rurali, agroalimentari e forestali Claudio Violino ha rivolto il 27 gennaio a tutte le componenti del mondo agricolo in occasione del convegno inaugurale della quarantaseiesima Agriest, ´´Coltivare il futuro´´, rassegna dedicata quest´anno alla meccanica, all´enologia, alla zootecnia, alle biomasse, al valore dell´innovazione. Il convegno concluso da Violino, che si è poi recato a tagliare il nastro inaugurale della manifestazione, mirava a fare il punto sui risultati ottenuti attraverso la legge regionale anticrisi, alla quale ha assegnato un ruolo prioritario, nel momento più difficile della congiuntura economica sfavorevole per la civiltà contadina, al Fondo di rotazione per l´agricoltura. Infatti, la Regione, ha specificato l´assessore, nel volgere di un anno ha potuto, grazie all´efficienza degli uffici della direzione centrale dell´Agricoltura, e alla collaborazione del sistema bancario, raccogliere le domande di accesso al Fondo e provvedere ad erogare i finanziamenti relativi all´intero importo messo a disposizione dall´Amministrazione regionale. Tuttavia, come ha ricordato Violino con amarezza, queste importanti risorse sono servite alle imprese agricole solamente per consolidare la propria attività. Si tratterà ora, sempre secondo l´assessore, entro i prossimi cinque anni, di individuare una linea finanziaria integrata e atta ad accompagnare il sistema agricolo verso l´uscita dalla crisi. Diversamente, lo sforzo finora compiuto dalla Regione sarà vanificato. Violino ha pure sviluppato un´ulteriore riflessione sulle criticità dell´agricoltura del Friuli Venezia Giulia: non sono più le aziende zootecniche a dover ricevere l´attenzione prioritaria della Regione a causa della crisi, ma risente sensibilmente del momento non facile anche la vitivinicoltura. Ecco dunque, ha aggiunto l´assessore riprendendo un concetto che era stato espresso in precedenza dal presidente di Confocooperative Fvg, Franco Bosio (secondo il quale l´economia versa in un ´´sistema di globalizzazione imperante´´), che per rimettere in gioco il sistema agricolo regionale debbano essere impiegate tutte le opportunità derivanti dalla valorizzazione delle peculiarità. Ma, soprattutto, occorre fare sistema. Ed ha rivolto un ulteriore appello a concertarsi al mondo delle cooperative, che nel Friuli Venezia Giulia rappresenta una porzione importante delle produzioni, nei settori del latte, del vivaismo, della viticoltura. Ma va altresì ricercata una collaborazione efficace anche con il mondo della grande distribuzione, affinché le produzioni locali possano trovare adeguata collocazione sul mercati. Il marchio ´Tipicamente Friulano´ ha lo scopo di concorrere all´esaltazione delle peculiarità del territorio, più specificamente delle produzioni di pregio che possono far distinguere, e prediligere da parte dei consumatori, l´agricoltura del Friuli Venezia Giulia. Violino ha concluso il suo intervento richiamandosi alle parole del presidente di Udine e Gorizia Fiere Sergio Zanirato intervenuto in apertura dei lavori, riguardo alla situazione economica che si riflette anche sulla meccanizzazione agricola: è necessario che anche le rassegne fieristiche specializzate, come Agriest, compiano un salto di qualità e si evolvano in funzione dei cambiamenti e delle attese del mondo rurale. Nel corso del convegno, dopo i saluti delle autorità e del presidente della Federazione Banche di Credito Cooperativo, Giuseppe Graffi Brunoro (che assieme a Confcooperative Fvg ha collaborato con la Regione per la realizzazione delle assise), Francesco Miniussi, vicedirettore centrale delle Risorse rurali, agroalimentari e forestali, e Fabio Floreancig, del servizio Investimenti, hanno dettagliato gli esiti dell´operatività del Fondo di rotazione negli scorsi dodici mesi, mentre Giorgio Candusso, esponente del sistema bancario, ha comparato le potenzialità di intervento del Frie con quelle del Fondo di rotazione.  
   
   
AGRICOLTURA IN VENETO : AGEA SIA PAGATA DA CHI NON HA CREATO ORGANISMI REGIONALI  
 
Venezia - “Federalismo significa stare a fianco dei propri cittadini e assumersi le proprie responsabilità. Chi non lo vuole fare, si paghi da solo i costi del centralismo e non chieda assurdità a chi già finanzia i propri organismi regionali”. La prende larga, l’assessore all’agricoltura del Veneto Franco Manzato, rispetto ad un tema che oggi considera non più ineludibile, quello degli organismi pagatori in agricoltura. “La costituzione dà alle Regioni competenze esclusive in materia agricola – ha ricordato Manzato – e sul tema degli organismi pagatori la Corte dei Conti ha censurato il comportamento di quelle Regioni che, violando un preciso obbligo di legge, non hanno costituito la loro struttura per pagare gli agricoltori. E meno male che Agea oggi può vantare maggiore efficienza di un tempo. Noi però abbiamo già dato”. A cosa si riferisca Manzato è chiaro: Avepa, l’agenzia veneta per i pagamenti in agricoltura, è stata una delle quattro riconosciute per prime a livello nazionale assieme a quelle di Lombardia, Toscana ed Emilia Romagna, e la prima autorizzata a livello comunitario. Il suo costo è sostenuto dalla Regione e dunque dalle tasse dei veneti, che già se ne vedono trattenere parecchie a Roma (circa 7 miliardi l’anno non tornano sul territorio regionale) e che devono anche pagare l’Agenzia nazionale, che opera principalmente per le Regioni che non hanno ancora provveduto ad attuare un preciso obbligo legislativo, “non una facoltà”, come ricorda Manzato. “Di fronte a questa situazione – ha concluso l’assessore veneto – intendo farmi promotore di un’iniziativa normativa affinchè a finanziare i costi di gestione di Agea siano le Regioni che non hanno istituito il loro organismo pagatore regionale”.  
   
   
PESCA IN DIFFICOLTÀ IN VENETO. A PALAZZO BALBI L’UNITÀ DI CRISI  
 
Venezia - Le difficoltà della pesca in Veneto sono prossime ad un punto di non ritorno e i rappresentanti dei Cogevo (Consorzi per la Gestione e la Tutela della Pesca dei Molluschi Bivalvi) di Venezia e Chioggia chiederanno a breve al Ministero delle Politiche il “riconoscimento dello stato di crisi del settore”. Lo hanno annunciato il 27 gennaio a Palazzo Balbi nel corso della riunione dell’Unità di crisi di settore, promossa dall’assessore regionale alla pesca Franco Manzato. All’incontro erano presenti i rappresentanti delle istituzioni, organizzazioni e organismi cooperativi interessati. E’ dal 2008 che il comparto risente delle gravi morie verificatesi sui fondali costieri veneti. La produzione del Cogevo di Chioggia, in particolare, è diminuita da 1.873 alle attuali 494 tonnellate, nonostante il fermo pesca e la diminuzione volontaria delle ore di attività per favorire il ripopolamento. Il quantitativo attuale non è ritenuto sufficiente a produrre oggi reddito, compromesso anche dagli elevati costi che gravano sulle attività di pesca, a partire dal gasolio. Nel corso della discussione è stata in proposito ribadita la necessità del coinvolgimento del comparto produttivo già nelle fasi preliminari di ogni attività che abbia impatti sui fondali o sull’ambiente marini, rendendo obbligatorio per chi esegue eventuali lavori di escavo provveda alla riqualificazione e al ripristino. Regione e Associazioni di Categoria hanno tra l’altro convenuto di avviare una procedura, da coordinare con il Ministero, che permetta di finanziare la demolizione di una ventina di imbarcazioni già adibite alla piccola pesca, impiegate per lo strascico entro le tre miglia, la cui posizione in graduatoria non ne permette attualmente il finanziamento, orientato soprattutto alle imbarcazioni maggiori. E’ stato infine comunicato che nell’ambito della programmazione 2007 – 2013 cofinanziata dal Fep, la Giunta regionale approverà entro la prima quindicina di febbraio tre bandi a sostegno della pesca professionale e dell’acquacoltura: misura 2.1 Acquacoltura, per circa 2,5 milioni; misura 2.3 Trasformazione e Commercializzazione, per circa 2 milioni; ; misura 3.3 Portualità per circa 1,5 milioni.  
   
   
LA REGIONE SARDEGNA NEGLI USA PER IL RILANCIO DEL PECORINO E DELL´AGROALIMENTARE ISOLANO  
 
 New York - La Regione Sardegna vola negli Usa per riconquistare le quote di mercato perdute nel comparto ovi-caprino e consolidare la presenza anche degli altri prodotti eno-gastronomici isolani, grazie a contatti mirati con gli operatori statunitensi. In questi giorni a New York sono stati numerosi gli incontri istituzionali e con gli operatori per rafforzare soprattutto il primo mercato di alcune delle eccellenze agro-alimentari della Sardegna, in particolare i formaggi ovini. Tra l´altro, il Pecorino romano Dop è il formaggio italiano più esportato negli Usa, che si confermano il mercato di riferimento e quello sul quale la Regione vuole insistere sul fronte della promozione e per conquistare nuove piazze. Assieme all’assessore regionale dell’Agricoltura Andrea Prato erano presenti a New York alcuni produttori, presidenti di cooperative e Op lattiero-casearie e industriali caseari (Renato Illotto presidente per Cao formaggi, Salvatore Palitta Agriexport, Leonardo Tilocca vicepresidente Il Consorzio e presidente coop Anela, Nino Mura di Sardaformaggi, Alberto Auricchio titolare Foi di Macomer, Andrea Pinna dei Fratelli Pinna di Thiesi), il direttore generale del Banco di Sardegna Natalino Oggiano (che ha confermato il supporto del Banco alla filiera lattiero-casearia), il presidente del Consorzio di tutela del Pecorino romano Toto Meloni, importanti operatori commerciali e ristoratori Usa. Ieri sera si è inoltre tenuto un evento per la promozione dell´agro-alimentare sardo, in un hotel della catena Starwood a Manhattan, a due passi da Central park. Negli ultimi 2 anni i consumi della Dop italiana nel primo mercato di sbocco per il pecorino romano sono diminuititi del 30%. Una perdita che ha contribuito all´aggravarsi della crisi della pastorizia sarda e che in questi giorni la Regione Sardegna sta cercando di recuperare anche attraverso nuovi sbocchi commerciali nelle grandi catene alberghiere, nella grande distribuzione organizzata e tra i buyer del made in Italy. “Il crollo dei consumi statunitensi - ha detto l’assessore all’Agricoltura, Andrea Prato – ha causato un effetto domino che ha messo in crisi i nostri pastori. Occorre perciò aprire nuove opportunità di mercato per il comparto e insistere in quelle piazze, come gli Stati Uniti, dove le potenzialità dei nostri prodotti sono elevate. Rispetto al passato, anziché puntare su mille mercati che poi non portano alcun risultato, stiamo lavorando su quelli già presenti, specie quelli ricchi e freddi, che ci portano conseguenze positive e operiamo per affiancare i nostri imprenditori. Tutto questo per dare seguito ai primi segnali di ripresa generati dalle politiche di sostegno della Regione in favore di produttori e imprese cooperative”. Proprio in questi giorni, a New York sono stati chiusi accordi commerciali con catene alberghiere e non solo sul fronte dei formaggi. Gli attori presenti alla missione di New York hanno apprezzato il lavoro della Regione sul fronte del governo, della razionalizzazione e dell’unione tra gli attori del comparto ovi-caprino, che contribuirà a migliorare stabilizzazione e affidabilità sui mercati dei nostri prodotti agro-alimentari. Alcuni dati sull´export lattiero-caseario - Il Pecorino romano assorbe il 75% del latte ovino prodotto in Sardegna, regione leader per la produzione nazionale di latte ovicaprino. Il Pecorino romano (267.000 quintali l’anno) è prodotto per il 98% nei caseifici sardi (il restante 2% tra Lazio e Toscana). Gli Usa assorbono oggi il 50% del formaggio prodotto. Nell’ultimo decennio (1998-2007) sul mercato americano si è venduta una media stabile di 180mila quintali l’anno, ma in soli due anni si è passati a una diminuzione di quasi il 30% di prodotto venduto, con oltre 50mila quintali in meno. Gli Usa valgono per la Sardegna 70 milioni di euro, seguono Canada (4 milioni di euro), Francia, Germania, Grecia e Spagna con valori decrescenti tra i 3 e 1 milione di euro. Negli Usa il Pecorino Romano viene prevalentemente venduto come grattugiato utilizzato nelle miscele con altri formaggi, ma è obiettivo di Regione, produttori e Consorzio di tutela aumentarne la qualità insistendo anche nell’offrirlo “tal quale” per farlo diventare sempre di più un prodotto da tavola.  
   
   
OVI-CAPRINO, AGGREGAZIONE DELL´OFFERTA: PUBBLICATA LA GRADUATORIA PER 11 MILIONI. CAPPELLACCI E PRATO: "EVITATO CROLLO DEL PREZZO DEL LATTE"  
 
 Cagliari - È stata pubblicata sul sito della Regione Sardegna la graduatoria dei beneficiari per gli aiuti previsti dall’articolo 5 della legge regionale 15/2010 sull’agricoltura. Si tratta dei primi 11 milioni di euro (annualità 2010) che incentivano l’aggregazione e il miglioramento dell’offerta produttiva nel comparto ovi-caprino isolano. A beneficiare dei sostegni del bando regionale, curato dall’assessorato della Programmazione e dal Centro regionale di Programmazione, saranno 28 tra cooperative e consorzi e 3 industriali del comparto settore-caseario divisi in 4 gruppi: Agriexport, Il Consorzio, Consortile Montes, Consorzio latte. "È un altro tassello del mosaico che la Regione sta componendo per salvare e rilanciare il settore con interventi anticrisi ma soprattutto con azioni a medio e lungo termine”, commentano il presidente della Regione Ugo Cappellacci e l’assessore dell’Agricoltura Andrea Prato. La graduatoria inoltre dimostra come questo intervento non vada a favorire gli “industriali del latte”, ma vada a incidere sulle esigenze del sistema cooperativo lattiero-caseario sardo, che più di tutti ha attraversato momenti di difficoltà. Un punto di vista che il Presidente della Giunta e il suo assessore condividono: "Gli 11 milioni di euro previsti, insieme ai 16 milioni di euro erogati per le aziende agropastorali nell’ottica dell’aggregazione e del pagamento del latte a qualità, uniti al bando a favore degli indigenti per smaltire le eccedenze di formaggio, rappresentano interventi importanti per arginare la crisi degli ultimi anni. In particolare tali misure hanno scongiurato il rischio che molte imprese cooperative non aprissero la stagione casearia in corso ed evitato che il prezzo del latte, rimasto senza padrone, precipitasse". Dalle prime analisi effettuate a campione su alcuni trasformatori, si stima che il prezzo del latte a saldo dovrebbe attestarsi su un minimo di 75 centesimi. "Considerando lo scenario dell’anno scorso è già un risultato e dimostra come almeno il peggio sembri passato, anche se è solo un altro passo per archiviare definitivamente una delle crisi più pesanti dal Dopoguerra", continua l’assessore dell’Agricoltura. Per quanto riguarda in particolare la produzione di Pecorino romano, per il 2011 si prevede di produrne il 20 per cento in meno rispetto all’anno scorso e al prezzo minimo di 5 euro al chilo: ciò contribuirà sia ad accrescerne il valore, sia a stabilizzare il suo prezzo nel tempo. Parallelamente, partirà la produzione di formaggi alternativi (su cui l’agenzia Agris è già al lavoro), in grado di diversificare l’offerta e venire incontro alle esigenze del mercato e ai gusti del consumatore di oggi.  
   
   
ASSOSEMENTI: CONTRO IL RISCHIO DI SOSPENSIONI, DARE UN ASSETTO STABILE ALLE PROVE DEL REGISTRO VARIETALE  
 
 “E’ ora che Ministero delle politiche agricole e Regioni trovino insieme al Ministero dell’economia una soluzione stabile per il finanziamento delle prove del registro varietale nazionale. Gli ulteriori tagli alle risorse trasferite dallo Stato ci impongono di lanciare l’allarme sul rischio che queste prove non possano proseguire. L’aspetto paradossale – afferma Paolo Marchesini, presidente di Assosementi – è che non si tratta di individuare nuove forme di finanziamento, quanto di far si che l’Amministrazione indirizzi correttamente verso le prove i compensi che pagano regolarmente i costitutori di varietà”. “La tenuta del registro varietale è un obbligo comunitario e per sostenere il costo delle prove sperimentali le aziende sementiere versano al Tesoro le tariffe fissate dal Ministero delle politiche agricole. Se non si risolve presto il problema – aggiunge il presidente Marchesini - i costitutori di varietà si vedranno costrette a rivolgersi per le iscrizioni ad altri paesi, il Tesoro non incasserà più i relativi compensi, la rete di circa 40 strutture coinvolte nelle prove perderà interessanti opportunità di attività sperimentale, i nostri agricoltori non avranno a disposizione per le loro scelte dati di valutazione ottenuti nei nostri ambienti. Ed il nostro paese si coprirà di ridicolo!” “Il problema ha origine nel 1994, quando con la legge 537/1993 vennero trasferite alle Regioni le funzioni relative alle prove del registro, senza tuttavia modificare il capitolo di entrata dei compensi versati dai costitutori. Il coordinamento delle prove e la gestione del registro continuò comunque da parte del Ministero delle politiche agricole, così come è bene resti tale anche in futuro – sottolinea il presidente di Assosementi. Per anni il trasferimento dei fondi è avvenuto senza intoppi, fino al 2009 quando anche per sanare un arretrato che si stava accumulando venne stabilito un intervento congiunto tra Ministero e Regioni, queste ultime ricorrendo al decreto annuale di ripartizione delle risorse per le funzioni trasferite (dpcm). Ma la manovra decisa dal Governo l’estate scorsa per il rientro dal deficit ha tagliato ulteriormente le risorse a disposizione del Ministero, così come ha soppresso lo strumento di ripartizione del dpcm. Ecco quindi l’urgenza di trovare una soluzione definitiva, che scongiuri un danno pesantissimo per l’industria sementiera italiana, la quale pur pagando il servizio si vedrebbe bloccato l’accesso al mercato”.  
   
   
RIORGANIZZAZIONE ALLEVATORI: VIA LIBERA DELL’APA MATERA IL PRESIDENTE DELL’APA MATERA  
 
Nunzio Dimauro informa che l’assemblea dei soci ha dato il via libera alla riorganizzazione del sistema allevatori in Basilicata. Era l’ultimo tassello che mancava per il completamento dell’indirizzo politico agli organismi deputati ad avviare l’iter della costituzione dell’Ara (Associazione regionale allevatori) che prenderà il posto delle due Apa di Potenza e di Matera. Infatti, il Direttivo provinciale si era già espresso a favore di questo percorso così come lo avevano già fatto in precedenza l’Assemblea e il Direttivo dell’Apa di Potenza. Ampia è stata la partecipazione degli allevatori e dei rappresentanti delle Organizzazioni Professionali Agricole e durante il proficuo dibattito sono state dibattute anche talune perplessità che legittimamente sono affiorate di fronte ad un cambiamento di tale portata. Il processo di riorganizzazione si propone quindi il raggiungimento degli obiettivi prioritari del sistema: mantenimento del presidio operativo e associazionistico; riduzione dei costi e riqualificazione dei servizi verso le imprese zootecniche; conquista della fiducia del consumatore verso il prodotto "made in Italy" e specificamente “made in Basilicata”; estensione dei servizi presso tutte le imprese zootecniche; armonizzazione della presenza dell´allevamento sul territorio nel rispetto dell´ambiente; aumento del tasso di auto approvvigionamento dei prodotti zootecnici; conciliazione delle esigenze di sicurezza alimentare e benessere animale con la redditività dell´impresa; allargamento delle competenze alle nuove richieste in ordine alla sicurezza alimentare, al benessere animale, alla tracciabilità; integrazione delle attività di miglioramento genetico con le attività di assistenza tecnica.  
   
   
PROROGA AL 28 FEBBRAIO PER LA RICONVERSIONE DEI VIGNETI IN SARDEGNA  
 
Cagliari - A seguito dell´elevato interesse manifestato da diversi produttori per gli aiuti di ristrutturazione e riconversione viticola, l´Assessorato dell´Agricoltura ha ritenuto necessario concedere una proroga dei termini di presentazione delle domande. La nuova scadenza è fissata al 28 febbraio 2011. Ricordiamo che il sostegno che la Comunità europea concede ha l´obiettivo di aumentare la competitività dei produttori regionali di vino, adeguando le strutture viticole ai consumi. Sono ammessi al sostegno gli interventi finalizzati alla realizzazione di vigneti da iscrivere agli albi dei vini a denominazione d´origine o agli elenchi delle vigne ad indicazione geografica tipica. Per quest´anno, l´aiuto è erogato in forma forfettaria e distinto per tipologia di azione e intervento, rispettando il massimale medio di 9.500 euro ad ettaro. I conduttori che intendono presentare domanda di aiuto dovranno prima costituire e aggiornare il fascicolo aziendale. Il fascicolo aziendale rappresenta un contenitore omogeneo e certificato di informazioni che caratterizzano l´azienda agricola. Per la compilazione delle domande on line sul portale Sian: www.Sian.it gli interessati dovranno rivolgersi ai centri autorizzati di assistenza agricola autorizzati da Agea o ai liberi professionisti abilitati alla redazione dei progetti tecnici.  
   
   
CROAZIA, DJAKOVSTINA VENDUTA PER 26 MILIONI DI EURO  
 
La Djakovstina, azienda croata del settore della panificazione, è stata venduta all´asta per 26 milioni di euro. Il prezzo iniziale - riferisce l´Ice - era di 13,7 milioni di euro. La maggior parte degli asset, divisi in tre grandi unità tecnologiche, sono stati rilevati dalla Zito, azienda di Osijek, ex locataria dalla Djakovstina.  
   
   
LE ECCELLENZE DI ITALIA, SVIZZERA E SLOVENIA. UN GRANDE INCONTRO DI VINI A LUGANO AL PALAZZO DEI CONGRESSI, IL 13 – 14 MARZO 2011  
 
Nel 2011 il Ticino rappresenterà il luogo d´unione tra Italia, Svizzera e Slovenia. Merito di Gusto in Scena e di un centinaio di aziende vinicole che a Lugano, il 13 e il 14 Marzo, presenteranno i loro vini. La manifestazione, che prevede tre format Chef in Concerto, congresso di grandi chef, Seduzioni di Gola e I Magnifici Vini, si svolgerà al Palazzo dei Congressi. A I Magnifici Vini, grande banco d’assaggio aperto al pubblico, tra le cantine selezionate saranno presenti alcuni produttori di Merlot del Ticino. Questo vitigno, conosciuto in tutto il mondo, ha trovato qui uno dei terroir più interessanti e le cantine produttrici negli anni hanno raggiunto livelli qualitativi molto alti. Un territorio abbastanza vasto e un numero di cantine di tutto rispetto fanno del Ticino, una delle aree più importanti al mondo per il vitigno Merlot. Grandi protagonisti saranno, inoltre, i vini sloveni e italiani, con diverse decine di aziende, provenienti dalle principali aree vinicole del nostro Paese, dalla Valtellina alla Sicilia. Il pubblico potrà così compiere un giro dell’Italia, della Svizzera e della Slovenia nel bicchiere scoprendo emozioni diverse nei vini dei tre paesi. A Gusto in Scena si potrà inoltre partecipare ad alcuni momenti speciali, come le verticali di vini particolari, dall’Amarone di Tedeschi ad altre grandi sorprese che saranno in grado di trasmettere forti emozioni. Dopo due edizioni a Venezia, Gusto in Scena, evento ideato dal giornalista Marcello Coronini, si sposta a Lugano. Una scelta non casuale. Che il vino unisca i due paesi è dimostrato dal fatto che, fino al 1815, la Svizzera includeva nei propri confini anche la Valtellina, oggi uno dei territori viticoli italiani dotati di maggiore fascino. Inoltre, la terra elvetica è da sempre uno dei mercati più importanti per la nostra enologia. Su un’importazione totale di 176 milioni di litri (+ 3,1% rispetto al 2008), l’Italia rappresenta il primo fornitore con una crescita, anche nell’ultimo anno, di + 12,4%. Tra le regioni più apprezzate Veneto, Toscana, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Lombardia e Sicilia. Il mercato Svizzero è considerato uno dei mercati che meglio paga la qualità e questo è dovuto anche al grande lavoro fatto negli anni dagli importatori, che hanno mantenuto il giusto valore del vino. Oggi si può dire che in Svizzera c’è un’ottima cultura del vino. Gusto in Scena non è solo vino. Accanto a I Magnifici Vini, si terrà Chef in Concerto, congresso gastronomico dedicato quest’anno al tema “Cucinare con... Cucinare senza... ”, che permetterà ai cuochi di presentare studi mettendo a confronto situazioni contrastanti, ad esempio “con grassi… senza grassi” oppure “con addensanti… senza addensanti”. Sarà inoltre rafforzato il dialogo fra grande ristorazione e vino. Sul palco, ad ogni piatto presentato dagli chef relatori, sarà suggerito l’abbinamento con alcuni vini delle cantine presenti a I Magnifici Vini, creando così una forte relazione fra i due eventi. Accanto a Chef in Concerto, infine, Gusto in Scena presenterà la selezione di Seduzioni di Gola, dove saranno di scena i produttori di sfizi gastronomici che faranno conoscere sapori rari e prodotti preziosi, dai formaggi ai salumi fino alle mostarde e marmellate, ma anche dolci golosità e pregiatissimi tartufi  
   
   
LA PIRAMIDE DEL GUSTO LIPTON  
 
L’idratazione è una parte fondamentale e irrinunciabile del nostro benessere. Ma quanto e come beviamo noi italiani? Ce lo rivela una ricerca condotta da Astraricerche per Lipton nel novembre 2010, tramite 1.130 interviste on-line a un campione rappresentativo della popolazione italiana tra i 18 e i 64 anni, pari a un universo di circa 37.9 milioni di adulti. Il risultato è che circa due terzi degli italiani, dunque, non arriva ad assumere 2 litri di liquidi quotidiani. Rispetto a questo dato, emerge una grande contraddizione con quanto invece viene dichiarato dagli stessi italiani sull’importanza di bere molto: il 73% sostiene infatti che assumere molti liquidi ogni giorno è un’abitudine positiva. Quale può essere la spiegazione di un’evidente incongruenza tra ciò che gli italiani giudicano positivamente, e che sanno essere tanto importante dal punto di vista del benessere e della bellezza, e quanto invece fanno – o meglio, non fanno, e cioè idratarsi a sufficienza? Il professor Eugenio Del Toma, docente di Scienza dell’alimentazione presso l’Università Campus Biomedico di Roma, individua alcuni punti critici: “tanto in fatto di cibo, quanto di bevande, molta importanza rivestono i contesti culturali e le abitudini che ne derivano. In Italia, ad esempio, spesso la colazione consiste in un caffè espresso bevuto fugacemente, a differenza dei paesi anglosassoni dove il momento del brunch prevede caffè lungo e succhi di frutta – con un contenuto di acqua ben più consistente che fornisce il primo, importante reintegro di fluidi dopo le ore notturne in cui non se ne assumono. Altro fattore importante è anche la distribuzione dell’assunzione di liquidi lungo la giornata: non è la stessa cosa concentrarla in pochi momenti invece di distribuirla uniformemente. Bisogna rendere l’acqua sempre biodisponile per far funzionare bene tutti gli apparati dell’organismo”. Bisogna pertanto, in maniera semplice, ricordarsi di bere, se possibile distribuendo l’assunzione di liquidi lungo l’intero arco della giornata. A volte però è difficile “mandar giù” 1,5/2 litri di liquido insapore ogni giorno, soprattutto nelle stagioni fredde in cui la perdita di fluidi può essere minore. È possibile coniugare equilibrio idrico e calorico con un modo di bere più gustoso, stimolante e “facile”, senza assumere calorie? Sì: basta scegliere tè, infusi e tisane vari che, se preparati senza zucchero, hanno la grande capacità di dare gusto all’acqua senza aggiungere calorie6. Partendo da questo, Lipton promuove da diverso tempo la cultura della corretta idratazione. Perché infusi, tisane e tè possono non solo rappresentare la migliore alternativa, dopo l’acqua, per idratarsi ma, se bevuti senza aggiungere zucchero, sono anche un’utile soluzione per quella “voglia di gusto” che spesso ci tenta al di fuori dei pasti e che ci porta a concederci break non proprio “light”. Negli scorsi mesi Lipton ha promosso presso nutrizionisti e dietisti la conoscenza delle “Linee Guida sul consumo di bevande” pubblicate sull’autorevole rivista scientifica “American Journal of Clinical Nutrition Consapevole di quanto sia importante l’idratazione per stare bene, quindi sentirsi al meglio e apparire in forma, Lipton ha pensato di dedicare a questi temi un intero mese: febbraio 2011 diventa così il Mese dell’Idratazione Lipton. Nell’ambito del Mese dell’Idratazione saranno promosse tante e diverse iniziative per invitare tutti a idratarsi di più e meglio, bevendo con gusto ma senza calorie! Si partirà presentando la piramide dell’idratazione e proponendola come “strumento” per sensibilizzare e informare sull’importanza di idratarsi correttamente. Ancora nell’ambito della ricerca condotta da Astraricerche, l’idea di Lipton ha già incontrato il favore degli italiani: l’83% considera la piramide dell’idratazione una proposta valida, con più del 50% che esprime giudizi molto positivi, con punte di vero e proprio entusiasmo. Durante il Mese dell’Idratazione sarà attivo un numero verde per prenotare un check up gratuito presso lo studio di un nutrizionista di Abni – Associazione Biologi Nutrizionisti Italiani. Lipton Pyramid, nuovi infusi e tè alla frutta Gusto, idratazione e zero calorie: c’è questo in una buona tazza di tè, ed è questa la ragione del successo che questa bevanda riscuote da sempre. Partendo da questo, nessuno meglio di Lipton poteva proporre una rivoluzione del modo di bere, basata sul gusto di infusi e tè senza zucchero. Litpon è infatti il marchio leader del mercato del tè, presente nel mondo da oltre 100 anni con le sue miscele di grande qualità. I suoi prodotti sono accomunati da una caratteristica importantissima: le incredibili e intense sfumature di gusto, dal classico tè nero Lipton Yellow Label, al Lipton Tè Verde Green, fino a Earl Grey e al nuovissimo Lipton Pyramid. Lipton Pyramid è la nuova gamma di tè fruttati e di infusi alla frutta che, grazie a foglie più grandi, veri pezzi di frutta e ad un filtro piramidale che lascia più spazio al suo contenuto per un’infusione più ricca, assicurano un gusto pieno e intenso. Per questo Lipton Pyramid è il tuo modo per concederti un momento di piacere irresistibile, lasciando letteralmente più spazio al gusto, finalmente senza calorie! Con Lipton Pyramid scoprirai tutta la straordinarietà del tè e degli infusi alla frutta, del loro gusto e delle loro qualità. Imparerai che il tè non è inglese, non va necessariamente bevuto né in tazze di porcellana né alle tradizionali 5 del pomeriggio. Che può essere buono, divertente, sorprendente, adatto ad ogni momento della giornata per dare gusto e originalità ad ogni piccola pausa che deciderai di dedicarti. E non solo il tè, perché chi preferisce potrà scegliere uno degli infusi alla frutta, naturalmente senza caffeina  
   
   
I VECCHI VITIGNI ESSENZA DELLE TIPICITA´ LOCALI  
 
Torreano di Martignacc - Una ricerca minuziosa durata otto anni e svolta dall´Ersa, Agenzia regionale per lo Sviluppo rurale, con la collaborazione del dipartimento di Scienze agrarie e ambientali dell´Università di Udine e del Centro di ricerca per la Viticoltura di Conegliano, ha portato a selezionare 38 varietà della vite non iscritte nel Catalogo nazionale della Vite e del Vino, precedentemente dimenticate, che possono essere considerate originali del Friuli Venezia Giulia. L´esito di questo accurato lavoro svolto nelle vigne, che ha consentito di individuare complessivamente ben 180 varietà della vite potenzialmente originali del Friuli Venezia Giulia, è stato presentato a Torreano di Martignacco, in occasione di Agriest, nel corso del convegno ´´Alla scoperta dei vecchi vitigni del Friuli´´. Si tratta di un risultato importante, secondo l´assessore regionale alle Risorse rurali, agroalimentari e forestali Claudio Violino, perché fa riscoprire com´era il vigneto del Friuli Venezia Giulia prima ´´dell´invasione´´ dei vitigni internazionali - il Merlot, lo Chardonnay, i Pinot - e della distruzione dei vigneti locali, causata nel Xix secolo dalla diffusione dell´oidio e della filossera. Le antiche varietà ora individuate, secondo l´assessore, offrono una rilevante base di studio di carattere storico, culturale, biologico su un aspetto importante della storia della civiltà contadina del Friuli Venezia Giulia, costituita proprio dalla viticoltura. Da questo studio è emerso, per esempio, che il Prosecco veniva coltivato sul territorio regionale già due secoli fa: sono state infatti individuate viti vecchie ottanta, cento anni. L´auspicio espresso da Violino è che ora, tra queste varietà, se ne possano individuare alcune atte a produrre vino con sufficientemente remuneratività. Non potranno certo servire per affrontare le grandi sfide dei mercati, ma potranno invece accompagnare le produzioni locali ormai consolidate e rappresentare un ulteriore richiamo, di nicchia, di carattere turistico: un ulteriore biglietto da visita del territorio, e in special modo, ha concluso Violino, delle sue specificità. Tra le varietà che potrebbero essere riprodotte nei vigneti vi sono il Refosco Bianco, il Fumat, il Cividin e la Sagrestana tra i bianchi, la Pevarina e la Sbuelzina tra i rossi.