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MARTEDI

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Notiziario Marketpress di Martedì 01 Giugno 2010
LA RICERCA DI FRONTIERA PRODUCE SONDA NEUROLOGICA 3D  
 
Bruxelles, 1 giugno 2010 - Scienziati europei hanno creato un sistema pionieristico tridimensionale (3D) per sondare il cervello che può fornire nuovi indizi per comprendere la schizofrenia, la malattia di Alzheimer e altre patologie cerebrali gravi. Creata nell´ambito del progetto Neuroprobes ("Development of multifunctional microprobe arrays for cerebral applications"), che ha ricevuto quasi 10 milioni di euro nell´ambito dell´area tematica "Tecnologie della società dell´informazione" (Tsi) del Sesto programma quadro (6° Pq), la svolta neurologica ha già suscitato un notevole interesse in tutto il mondo. Il sistema multifunzionale Neuroprobes è in grado di rilevare e attivare le cellule cerebrali sia per via elettronica che chimica, e offre una grande promessa d´uso in una varietà di applicazioni correlate ai disturbi e alle patologie cerebrali. Ciò significa che i neurologi ora possono studiare come le diverse aree della corteccia prefrontale del cervello sono collegate tra loro, cosa che non poteva essere fatta con la risonanza magnetica funzionale esistente, per esempio. La corteccia prefrontale, che si trova di fronte al motore e le aree premotorie del cervello, è fondamentale per comprendere disturbi comportamentali come la schizofrenia e disturbo ossessivo compulsivo. Il coordinatore del progetto, il dott Herc Neves del Centro Interuniversitario di microelettronica in Belgio, ha spiegato che attraverso Neuroprobes si potrebbe, in teoria, spegnere una zona chimicamente e osservare come essa influisce sulle altre zone. ´Sappiamo bene quali aree del cervello sono implicate in questa o quella attività. Sappiamo perfino quali regioni relativamente piccola del cervello sono coinvolte in compiti di apprendimento e cognitive, per esempio, ´ha dichiarato il dottor Neves. ´Ma il ponte tra l´attività regionale e l´attività a livello cellulare è ancora incompleta. Ecco dove è importante avere questo tipo di sondaggio piattaforma. ´ Egli ha aggiunto che uno degli usi principale per il sistema sarà quello di fornire diagnosi precise prima della chirurgia del cervello, come nel caso di un paziente con epilessia. ´Hai un paziente che è in procinto di essere operato, e si desidera rimuovere il tessuto come il meno possibile. Individuando in cui il sequestro è generato, si rimuove solo quel tessuto. Significa più sicuro, meno invasiva la chirurgia, ´osservato il dottor Neves. Nel corso del progetto di quattro anni, il team hanno riguardato anche l´audizione dei processi del cervello. Essi credono Neuroprobes ha il potenziale di produrre nuove informazioni su quei processi più vicini alla corteccia. Nel caso di persone con danni ai nervi in questo settore, il sistema potrebbe contribuire direttamente ai modi per stimolare la corteccia uditiva. Ma il sistema ha inoltre la capacità di fornire una conoscenza comune, le attività quotidiane e il comportamento del cervello normale. Il professor Giacomo Rizzolatti da l´Università degli Studi di Parma in Italia ha spiegato come il sistema potrebbe rivelare informazioni sui neuroni specchio, neuroni che fire both when we perform qualcosa e quando osservare la stessa azione essere eseguita da un´altra persona. Questo ´effetto specchio´ si svolge come se l´osservatore è in realtà eseguendo l´atto per sé, in quanto è il caso quando abbiamo sognato un´azione. Il professor Rizzolatti ha detto che è questo tipo di ricerca che le sonde del sistema sono stati progettati per facilitare, e che le implicazioni per l´apprendimento a causa di Neuroprobes sono enormi. ´Questo, a sua volta, ha implicazioni per le persone con disabilità cognitive. Così, per esempio, potremmo capire molto di più su autismo se riuscissimo a capire meglio questi neuroni specchio ´, ha aggiunto il professor Rizzolatti. Future società start-up e spin-off sono tenuti a produrre le sonde e tenere il passo con l´enorme domanda prevista a livello internazionale. Il seguente tecnologica, partner scientifici e industriali collaborato nell´ambito del progetto Neuroprobes: Interuniversity Microelectronics Center (Belgio), Università di Leuven (Belgio), Philips (Belgio), Collège de France (Francia), Institut für Mikrosystemtechnik (Germania), Accademia Ungherese delle Scienze (Ungheria), Università di Parma (Italia), Institut für Mikrotechnik und der Informationstechnik Hahn-schickard-gesellschaft (Germania), Microfluidica Micronit (Olanda), Università Miguel Hernández de Elche (Spagna), Università Mälardalen (Svezia), Università di Neuchâtel - Imt (Svizzera), Università di Cambridge (Uk), e Centro di tecnologia cocleare (Uk). Per maggiori informazioni, visitare: Neuroprobes: http://naranja.Umh.es/~np/  Ict Results: http://cordis.Europa.eu/ictresults/index.cfm    
   
   
UE: DISABILITÀ IN PRIMA LINEA GRAZIE ALLE PETIZIONI  
 
Bruxelles, 1 giugno 2010 - 50 milioni di persone che vivono nell´Ue (il 10% del totale) sono disabili, secondo le stime dell´European Disability 50 milioni di europei sono disabili. Anche se i loro diritti verranno assicurati dalla proposta di direttiva Ue antidiscriminazione, alcuni pensano che ci sia bisogno di una legge specifica a riguardo, e la loro voce si fa sentire al Parlamento. Alcune delle petizioni ricevute sono state dibattute alla fine di aprile, ponendo la questione nell´agenda europea e aprendo la strada a una possibile legge. Un buon esempio di come i cittadini possano farsi ascoltare dall´Ue! Una compagnia di assicurazioni che rifiuta di pagare il sussidio di disoccupazione a un disabile, un ragazzo autistico escluso da una scuola, un autobus pubblico non accessibile per una sedia a rotelle: questi sono solo alcuni degli esempi di violazione dei diritti dei disabili discussi dalla commissione Petizioni del Parlamento lo scorso 26 aprile. Rappresentazioni diverse della stessa realtà, che evidenziano comportamenti discriminatori verso i disabili. Un possibile metodo per affrontare il problema era già stato proposto da una precedente petizione presentata dall´European Disability Forum, con il supporto di 1,3 milioni di cittadini Ue. Questa petizione dichiara che la direttiva Ue antidiscriminazione proposta dalla Commissione (ma attualmente bloccata dai paesi membri nel Consiglio) non è sufficiente a tutelare i diritti della popolazione disabile. Per questo i firmatari hanno chiesto una legge specifica per proteggere i diritti di queste persone. I prossimi passi - La commissione Petizioni ha deciso di proporre un´interrogazione al Consiglio, chiedendo di sbloccare il prima possibile la direttiva antidiscriminazione, e di scrivere alla commissione per le Libertà civili perché fornisca la propria opinione. Questo in pratica significa che i cittadini sono riusciti ad allertare l´Unione riguardo a una possibile lacuna nella legislazione europea su un particolare argomento. Ora, la Commissione europea dovrà valutare la necessità di sviluppare una legge ad hoc. Le petizioni - Ogni cittadino dell´Unione europea, o residente in un paese membro, può individualmente o in associazione con altri sottoporre una petizione al Parlamento europeo, su un soggetto che cade nell´area di competenza Ue e la influenza direttamente. Altri esempi di come le petizioni hanno plasmato l´agenda europea: I piani di un gasdotto progettato per collegare Russia e Germania passando per il mar Baltico sono stati messi in discussione da una petizione firmata da quasi 30.000 cittadini europei. L´argomento è stato dibattuto durante la plenaria dell´8 giugno 2008. Il Parlamento ha deciso di istituire una commissione d´inchiesta sulla crisi della Equitable Life Assurance Society, dopo che parecchie petizioni avevano denunciato perdite finanziarie a danno di più di un milione di titolari. La plenaria ha sostenuto con una maggioranza schiacciante la richiesta al governo britannico di compensare le vittime del quasi fallimento della compagnia.  
   
   
TOYOTA SVILUPPA LA VERSIONE PIÙ AVANZATA DEL MODELLO UMANO VIRTUALE (THUMS, VERSION 4) PER LO STUDIO DEI TRAUMI AGLI ORGANI INTERNI DURANTE GLI INCIDENTI AUTOMOBILISTICI  
 
Roma, 1 giugno 2010 - Toyota Motor Corporation (Tmc) annuncia lo sviluppo dell’ultima versione del Thums1, il modello umano virtuale che permette analisi dettagliate dei traumi agli organi interni causati da incidenti automobilistici. La Versione 4 del Thums, che fa riferimento ad un individuo adulto di taglia media, di sesso maschile, ha permesso di aggiungere un numero ancora più elevato di elementi relativi agli organi interni, oltre agli altri relativi alle ossa e al cervello già sviluppati nelle precedenti versioni, e permette di estendere l’analisi dei traumi ad una quantità superiore di organi interni. Questi ultimi sono particolarmente vulnerabili durante gli urti, e rappresentano circa il 50% del totale dei traumi subiti in seguito ad incidenti automobilistici. Per sviluppare la Versione 4, Toyota ha lavorato con istituti di ricerca esterni, comprese le università, ed ha utilizzato uno scanner per la Tomografia Computerizzata (Ct) ad alta precisione che ha permesso di effettuare misurazioni dettagliate sulla struttura interna del corpo umano. La realizzazione di elementi precisi relativi ai vari organi interni, come le posizioni e le correlazioni tra essi, ha permesso a Toyota di creare un modello umano virtuale che aumenta di circa 14 volte la quantità di informazioni che si possono ottenere oltre a quelle già disponibili con la versione precedente. In sostanza, per l’analisi dei traumi interni, la Versione 4 può simulare con un dettaglio maggiore come si deformano le aree del dorso durante un incidente e come si danneggiano gli organi interni. Toyota continuerà ad utilizzare il Thums per analizzare i traumi interni derivanti di incidenti automobilistici e con i risultati di queste ricerche continuerà a sviluppare e migliorare i dispositivi di sicurezza come le cinture e gli airbag. Inoltre, Toyota intende sviluppare anche dei modelli virtuali riferiti a individui di sesso femminile, di piccola taglia, e maschili di grossa taglia per estendere la simulazione ad una casistica di incidenti ancora più ampia. Toyota Technical Development Corporation, che è una sussidiaria di Tmc, prevede di poter commercializzare la Versione 4 del Thums, a partire dal prossimo autunno.  
   
   
PROGETTO EDEN COMPIE PASSI DA GIGANTE NELLA RICERCA SULLE MALATTIE TRASMESSE DA VETTORI  
 
Bruxelles, 31 maggio 2010 - Nonostante gli sforzi intensivi compiuti per eliminare le malattie trasmesse dagli animali, rimane comunque irrisolta la questione su come queste malattie di fatto si diffondono. È qui che entra in scena il progetto Eden ("Emerging diseases in a changing European environment"), che ha ricevuto oltre 11 milioni di euro per catalogare, capire, modellare e mappare i fattori ambientali, economici e sociali che contribuiscono alla diffusione di tali malattie. Eden è coordinato dal Centre de coopération internationale en recherche agronomique pour le développement (Cirad), in Francia, e finanziato nell´ambito dell´area tematica "Sviluppo sostenibile, cambiamento globale ed ecosistemi" del Sesto programma quadro (6° Pq) dell´Ue. Raccogliendo le competenze di ricercatori provenienti da 49 istituti di ricerca pubblici e privati di 24 paesi, il progetto Eden ha cercato di individuare, valutare e catalogare come il cambiamento globale sta colpendo gli ecosistemi europei, in particolare riguardo al loro ruolo nel sostenere o rallentare la diffusione delle malattie trasmesse da vettori. Secondo il leader di Eden, il dottor Renaud Lancelot di Cirad, adottando un approccio europeo coordinato, il progetto sta fornendo modelli per prevedere la comparsa e la diffusione delle malattie trasmesse da vettori. Questi modelli includono strumenti e scenari per la prevenzione regionale e globale, la segnalazione precoce e la sorveglianza. Si tratta di strumenti avanzati che potrebbero avere un impatto significativo sul processo decisionale e sullo sviluppo di politiche europee, inoltre le agenzie nazionali e internazionali trarrebbero un enorme vantaggio dal loro impiego. Tra le altre cose, i partner del progetto hanno scoperto che i cambiamenti climatici non possono essere considerati gli unici responsabili dell´aumento o della comparsa di malattie trasmesse da vettori in Europa. Secondo il dottor Lancelot, la valutazione del team di casi di encefalite da zecche in Europa centrale e nei paesi baltici, hanno rivelato che i fattori socioeconomici - ad esempio la povertà - e il comportamento umano hanno avuto un impatto molto maggiore sul rischio di malattia. "Abbiamo visto che nei paesi dell´Europa centrale e del Baltico, a causa del crollo del blocco sovietico, gran parte della popolazione si è ritrovata in difficoltà economiche, perdendo il lavoro e rimanendo senza risorse", avrebbe detto il dottor Lancelot secondo euronews. "Così la gente si è recata nei boschi per raccogliere funghi, mirtilli, frutti di bosco. Questo contatto con la natura ha introdotto il contatto con zecche, insetti e roditori che possono trasmettere alcune malattie all´uomo". Tuttavia, il consorzio ha scoperto che un clima più caldo potrebbe aumentare il rischio di malattie trasmesse da roditori, come la febbre emorragica con sindrome renale (infezione da Hantavirus), in Belgio e in Fennoscandia (ossia la parte del nord Europa che comprende la Scandinavia e la Russia nord-occidentale). I ricercatori hanno trovato che mentre variano i fattori ambientali, quali l´alberatura (un fenomeno di semina intensiva presente in alcune specie vegetali) nei boschi di latifoglie in Belgio e la quantità di neve in Fennoscandia, il fattore determinante per i livelli di rischio di malattia sembra essere il comportamento umano. Il team Eden ha anche scoperto che il rischio di una recrudescenza della malaria nel bacino del Mediterraneo è molto basso. Tuttavia, mentre i cambiamenti climatici non hanno fondamentalmente alcun impatto sul rischio di un ripresentarsi della malaria in queste aree, il team ha scoperto che l´agricoltura e le politiche agricole influiscono su questo rischio. Ma la diagnosi precoce e il trattamento dei casi autoctoni (indigeni) gioca un ruolo enorme nel contribuire a prevenire la ricomparsa della malaria, una volta che il parassita è reintrodotto nella zona. Altrove, il progetto ha rivelato che le zanzare adulte (Culex spp.) possono garantire lo svernamento del virus West Nile (Wnv), che si è introdotto in alcuni paesi europei come la Spagna e la Romania. In altre parole, non è necessario che il virus si introduca dall´Africa attraverso uccelli migratori affinché possano emergere focolai di Wnv. I partner Eden sostengono che una migliore comprensione e una migliore quantificazione del rischio, nonché una maggiore sorveglianza dei ceppi Wnv in Europa e in Africa, potrebbero essere determinanti per prevenire o alleviare le epidemie estese di Wnv. I ricercatori hanno anche fatto progressi significativi nell´integrazione delle immagini satellitari a bassa e alta risoluzione - ha detto il dottor Lancelot -, così come nella modellazione statistica e matematica per lo sviluppo di modelli quantitativi e di previsione relativi all´instaurarsi delle malattie trasmesse da vettori. "Inizialmente il metodo è stato utilizzato per stabilire in primo luogo un modello predittivo per la comparsa della leishmaniosi canina nel sud della Francia", ha osservato il dott. Lancelot. "Questo modello può rappresentare i cambiamenti sia a livello locale che globale, e in futuro potrà essere esteso ad altre malattie trasmesse da vettori", ha aggiunto. "Quando saremo riusciti a capire cosa accade a livello locale in diverse parti d´Europa, nonché le altre cause ambientali dei modelli di malattia, allora saremo in grado di creare modelli predittivi e potremo compiere valutazioni del rischio per aiutare la gente ad evitare le malattie", ha spiegato il professor Heikki Henttonen dell´Istituto finlandese di ricerca forestale, uno dei partner Eden. In poco più di 5 anni, il progetto è riuscito inoltre a sostenere 60 studenti attraverso meeting di dottorato, workshop e corsi di formazione, offrendo loro i mezzi per condividere metodi e strumenti comuni, nonché a passare in rassegna i cambiamenti ambientali che influiscono sulle malattie trasmesse da vettori. Va notato che a partire dall´aprile 2010 il comitato direttivo ha approvato più di 200 pubblicazioni scientifiche su riviste peer-reviewed. I risultati del progetto saranno anche utilizzati da agenzie di sanità pubblica a livello mondiale, compreso il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc). Eden ha organizzato una conferenza internazionale sugli effetti dei cambiamenti ambientali sulla comparsa delle malattie trasmesse da vettori, tenutasi dal 10 al 12 maggio a Montpellier, in Francia. Durante la conferenza sono stati presentati i risultati del progetto. Per maggiori informazioni, visitare: Eden: http://www.Eden-fp6project.net/  Cirad: http://www.Cirad.fr/en    
   
   
LOMBARDIA. 4.500 EURO ALLA MAMMA CHE RINUNCIA AD ABORTIRE FONDO NASKO,CONTRIBUTO DI 250 EURO AL MESE PER 1 ANNO E MEZZO FORMIGONI E BOSCAGLI: UN AIUTO A POTER SCEGLIERE LA VITA  
 
Milano, 1 giugno 2010 - "Nessuna donna dovrà più abortire in Lombardia a causa delle difficoltà economiche". Il presidente Roberto Formigoni aveva indicato, dieci giorni fa, questo traguardo ideale. E la Giunta regionale ha varato oggi, su proposta dell´assessore alla Famiglia, Conciliazione, Integrazione e Solidarietà sociale, Giulio Boscagli, un provvedimento sperimentale di aiuto concreto in questa direzione. Si tratta di un assegno mensile di 250 euro per 18 mesi per quelle donne che rinunciano ad una interruzione della gravidanza che sarebbe stata determinata appunto da problemi economici. Il contributo, che arriva dunque fino a 4.500 euro, è reso possibile da un primo stanziamento di 5 milioni deciso dalla Regione, che ha versato i soldi sul Fondo "Nasko", appositamente creato. "Vogliamo aiutare - commenta Formigoni - la famiglia, la maternità e la natalità, rimuovendo il più possibile gli ostacoli, a cominciare da quelli di natura economica, che rendono più difficoltoso il fare una scelta a favore della vita". "Lo sforzo della Giunta - aggiunge l´assessore Boscagli - è tanto più significativo in quanto cade in un momento in cui la forte instabilità economica e sociale si può ripercuotere, più che in altri periodi, sulla scelta di molte donne di procrastinare o interrompere una gravidanza". Per realizzare gli interventi di sostegno alle madri in difficoltà, la delibera ha emanato delle linee guida. Esse prevedono che, quando una donna presenterà la richiesta di interrompere la gravidanza, qualora questa sia determinata soprattutto da motivazioni economiche, gli operatori del consultorio o i servizi ospedalieri che riceveranno la donna stessa per gli esami pre ricovero e per il colloquio, la metteranno in contatto con il Cav (Centro di aiuto alla vita) per consentirle di conoscere e valutare le opportunità di aiuto. Il Centro le presenterà gli interventi di aiuto che potrà offrirle, sia direttamente sia in raccordo con gli enti locali e le altre organizzazioni del terzo settore. A quel punto il Cav e il Consultorio familiare, se la donna accetta, stenderanno un "progetto personalizzato" che sarà sottoscritto anche dalla donna e nel quale saranno descritti i diversi interventi attivati o da attivare sia prima sia dopo la nascita del bambino. L´effettiva partecipazione della madre al progetto concordato sarà la condizione necessaria per ottenere il contributo, che potrà essere utilizzato per acquistare beni e servizi sia per la madre sia per il bambino.  
   
   
IL FUTURO DELLA SANITÀ 6° INCONTRO “LA SFIDA TECNOLOGICA NELLA MODERNA RADIOTERAPIA” DALLE ORIGINI ALLA RIVOLUZIONE CYBERKNIFE  
 
Milano, 1 giugno 2010 - “Il Futuro della Sanità”, l’incontro promosso il 26 maggio da Aldo Cerruti, Presidente e Amministratore unico di ab medica S.p.a., giunge oggi al suo sesto appuntamento. L’evento, che si svolge presso il Chiostro della Rocchetta del Castello Sforzesco, celebra l’eccellenza Italiana in un delicato campo della ricerca e delle nuove tecnologie e testimonia il contributo del nostro Paese al progresso scientifico mondiale. L’iniziativa ha ottenuto il Patrocinio del Comune di Milano, Assessorato alla Salute. Focus di questo incontro è la Radioterapia, dalle origini ai nostri giorni: relatori di fama internazionale illustrano lo stato dell’arte di questa Disciplina e le sue evoluzioni future in Italia, Europa e Usa, dai trattamenti intracranici alle applicazioni full-body. Ospiti del Meeting il Prof. Vincenzo Valentini (Roma), Presidente eletto della European Society of Therapeutic Radiology and Oncology (Estro), il Prof. Federico Colombo (Vicenza), uno dei massimi esperti al mondo nel trattamento delle malformazioni artero-venose cerebrali, Iris C. Gibbs, Md (Stanford, Usa), che utilizza il Sistema Cyberknife dal 1995, Eric Lartigau, Md (Lille, Francia), Presidente della French Society of Radiation Oncology (Sfro). Questi illustri relatori presentano un quadro generale sui limiti e i vantaggi delle tecnologie esistenti, le applicazioni full-body, casistica e follow-up, e il futuro della Radioterapia. La sfida tecnologica nella moderna Radioterapia - La Radioterapia è una disciplina clinica che si serve di radiazioni per la cura dei tumori; la moderna radioterapia utilizza alte energie e i fasci di radiazioni ionizzanti (meno lesivi e più efficaci perché permettono la morte delle cellule neoplastiche) senza la contemporanea necrosi (morte) delle cellule sane circostanti. La radioterapia non è invasiva e non richiede il ricovero del paziente, né tempi di recupero dopo il trattamento; inoltre permette di raggiungere zone del paziente talvolta difficilmente raggiungibili dalla chirurgia tradizionale. “La moderna radioterapia”, sottolinea il Professor Vincenzo Valentini, Presidente eletto della Società Europea di Radioterapia Oncologica, “offre ai pazienti affetti da tumore sempre maggiori opportunità di guarigione e di preservazione degli organi malati e della loro funzione. Questo miglioramento è ottenuto dalla integrazione di saperi diversi. La moderna radioterapia si avvale infatti dell’approfondimento delle conoscenze sull’interazione diretta o indiretta tra le radiazioni e i diversi processi metaboli della cellula neoplastica e del microambiente che la circonda, e sul ruolo delle nuove molecole nel potenziare la sua azione sulle cellule neoplastiche, come nel prevenirla sui tessuti sani.” Nella moderna radioterapia, nuove modalità di accelerazione di particelle (differenti dagli elettroni) rendono disponibili radiazioni dalle caratteristiche utili ad ulteriormente perfezionare l’irradiazione di bersagli complessi ed eterogenei nella loro sensibilità. Inoltre, continua il Professore, “la rappresentazione mediante un imaging non più solo morfologico, ma anche metabolico e funzionale, consente di identificare meglio i volumi a rischio di presenza di malattia, e di identificare - tramite la ripetizione degli stessi durante la terapia - se la neoplasia evidenzia sub volumi resistenti al trattamento, consentendo le necessarie ottimizzazioni.” La possibilità, quindi, di realizzare macchine ibride con diagnostiche disponibili nell’apparecchiatura di trattamento, o di montare unità di terapia in apparecchiature di diagnostica o su robot, favorisce il monitoraggio della corretta geometria del trattamento radiante durate tutta la sua durata e il governo della irradiazione di organi in movimento. Un tale approccio terapeutico sempre più “personalizzato”, spiega il Professore, è in grado di offrire ai Pazienti non solo maggiori possibilità di guarigione, ma anche una migliore qualità di vita. Infatti, nota il Professor Valentini, “la percezione da parte del Paziente della fondamentale importanza di identificare nell’equipe terapeutica dei sanitari vicini alle complesse dinamiche emotive ed organizzative nelle quali si trova a vivere, richiede l’esercizio di un sapere relazionale attento e competente”. Nella moderna radioterapia nuovi profili professionali e nuovi scenari organizzativi interagiscono con grande dinamicità e richiedono quindi di essere coordinati perché i Pazienti e gli operatori possano beneficiare di tutti i vantaggi di questa innovazione. Dall’intracranico al full-body - Una delle massime espressioni della moderna radioterapia è rappresentata dal Sistema Cyberknife, nato più di 15 anni fa come “radiochirurgia stereotassica guidata da immagini” per le applicazioni craniche, e poi sviluppatosi per applicazioni sul corpo intero. L’estensione al full-body contraddistingue e diversifica nettamente il Cyberknife rispetto a qualsiasi altro sistema di radioterapia e radiochirurgia stereotassica attualmente presenti in commercio, rendendone il potenziale unico. “L’efficacia clinica della radioterapia è ben dimostrata”, sottolinea la Professoressa Iris Gibbs, collega del famosissimo neurochirurgo americano John Adler (inventore del Sistema Cyberknife), e utilizzatrice del Sistema dal 1994 alla Stanford University. Per la Gibbs l’efficacia clinica di questa apparecchiatura per le lesioni cerebrali, come le metastasi cerebrali, le malformazioni arterovenose, i neurinomi acustici e i meningiomi è ben dimostrata, come viene evidenziato anche dal Professor Federico Colombo, uno dei massimi esperti al mondo, insieme al Dottor Adler, nel trattamento delle malformazioni arterovenose cerebrali. Proprio in questo ambito, egli spiega, “la percentuale di guarigione angiografica si è dimostrata elevata, paragonabile alle migliori esperienze con Gamma Knife o Linac.” Infatti, “la flessibilità della piattaforma Cyberknife”, puntualizza la Gibbs, “ha dato notevoli vantaggi, quali poter esplorare le strategie che utilizzano il frazionamento al fine di proteggere i tessuti critici sensibili, poter valutare il frazionamento per migliorare la conservazione dell’udito nel caso di neuromi acustici, e poter trattare target di maggior dimensione (quali i grandi meningiomi e le cavità delle resezioni metastatiche)”; inoltre, ha consentito alla radioterapia stereotassica corporea di “trattare target all’interno della colonna vertebrale, dei polmoni, dell’addome e delle pelvi”. Dal 1994 ad oggi l’evoluzione del Sistema Cyberknife, dal trattamento iniziale dei target intracranici, si è esteso alla colonna, al trattamento di tumori epatici, pancreatici e della prostata, campi di applicazione estremamente promettenti che sono esaminati nel corso dell’Incontro. Secondo il Professor Eric Lartigau, Presidente della Società francese di Radioterapia Oncologica, da un secolo la radioterapia si basa “sull´effetto differenziale, offrendo con il frazionamento, nel tempo, la capacità alle cellule sane di riparare i danni del Dna. La modifica del frazionamento influisce sul controllo del tumore e sulla capacità di riparazione dei tessuti sani” e, grazie al Sistema Cyberknife, “il tumore (…) può essere seguito nello spazio durante tutto il trattamento (tracciabilità), anche se è in movimento”. In particolare nei tumori del polmone che, in funzione degli atti respiratori possono spostarsi anche di due-tre centimetri, la tracciabilità del target in tempo reale nel Sistema Cyberknife è possibile grazie al Synchrony. “L´estrema precisione dei nostri nuovi sistemi di radioterapia”, continua il Professore, che è uno dei maggiori esperti nel trattamento del cancro polmonare e utilizza a Lille il Sistema Cyberknife, “combinati con una miglior definizione del tumore (creazione di immagini funzionali e morfologiche), consente al medico di poter accelerare significativamente il trattamento, erogando dosi più elevate per frazione.” Inoltre, nel passaggio dalla singola dose radiochirurgica alla radioterapia stereotassica corporea (Sbrt) (extracranica) ipofrazionata per target più grandi in movimento, (…) l´erogazione di una dose elevata per frazione e/o di una dose elevata totale per raggiungere la radiocurabilità dei tumori maligni conferisce non solo un beneficio biologico, ma anche vantaggi per il paziente (meno frazioni) e per le considerazioni medico-economiche”. Questo campo molto interessante della radioterapia oncologica può aver successo solo se si pone estrema attenzione nella selezione e nel follow-up dei Pazienti. Questo è il caso, per esempio, dei tumori polmonari localizzati per i quali l´erogazione di una dose molto alta in un periodo di trattamento completo assai breve “può portare a un controllo locale molto elevato”. Infatti, conclude il Professor Lartigau “i risultati degli studi prospettici iniziali, soprattutto per i pazienti non operabili, sono concordi e dimostrano un controllo locale del 90% a 1 anno” e sia in Europa che negli Stati Uniti sono iniziati 2 studi che confrontano la chirurgia con la radioterapia stereotassica. Attualmente la Chirurgia rappresenta il gold standard in molte di quelle patologie che, in un prossimo Futuro, potrebbero diventare appannaggio della Radioterapia.  
   
   
UNO STUDIO SULLE IGUANE FA LUCE SULLA RISPOSTA DEGLI ANIMALI SELVATICI AI DISASTRI  
 
Bruxelles, 1 giugno 2010 - Alcuni scienziati provenienti da Germania e Stati Uniti hanno ottenuto nuove informazioni sugli effetti dell´ormone dello stress, il corticosterone, sugli animali. Il loro studio, pubblicato sulla versione online della rivista Proceedings of the Royal Society B, mostra che quanto più velocemente un animale riesce a fermare il rilascio del corticosterone (simile al cortisolo umano) tanto maggiori sono le sue probabilità di sopravvivere a una situazione stressante. Lo studio è veramente provvidenziale perchè potrebbe aiutare a prevedere come gli animali selvatici reagiranno all´inquinamento causato dalla massiccia fuoriuscita di petrolio nel Golfo del Messico. "Nel momento in cui gli animali si imbattono nella macchia, rilasciano una grande quantità di corticosterone che li aiuta a far fronte ai problemi creati dal petrolio", dice il dott. L. Michael Romero della Tufts University di Medford, Stati Uniti, uno degli autori dello studio. "Però gli animali che riescono a fermare il corticosterone una volta passato il pericolo iniziale creato dal petrolio hanno maggiori probabilità di sopravvivere". Il dott. Romero e il suo collega, il professor Martin Wikelski dell´Istituto Max Planck di ornitologia a Radolfzell, in Germania, hanno basato le loro scoperte su uno studio da loro condotto sulle iguane marine (Amblyrhynchus cristatus) delle Galapagos. Nel 2002, poco prima dell´arrivo di El Niño, i ricercatori avevano catturato 98 iguane maschi e avevano iniettato ad alcune di loro un ormone sintetico che abbassa i livelli naturali di corticosterone attraverso un processo di feedback negativo. Quando i ricercatori hanno esaminato nuovamente gli animali dopo El Niño, 23 di essi erano morti di fame mentre 75 erano sopravvissuti. L´unica differenza tra i sopravvissuti era la loro capacità o incapacità a fermare lo stress. La risposta continua allo stress comportava livelli elevati di corticosterone. Di conseguenza questi animali consumavano tutte le loro riserve di proteine e diventavano sempre più deboli. La scarsità di cibo ha perciò avuto un impatto maggiore su di loro rispetto agli altri che sono stati in grado di fermare la risposta allo stress. "I risultati ottenuti per le iguane indicano che quanto più capace è un individuo a gestire lo stress - fermando la risposta il più presto possibile - tante maggiori probabilità ha di sopravvivere," commenta il dott. Romero. Le iguane marine si trovano solo nell´arcipelago delle Galapagos, dove vivono sulle rive rocciose delle isole. Queste lucertole sono ideali per questo tipo di studio poichè le loro condizioni di vita sono abbastanza prevedibili: Si cibano esclusivamente di alghe marine che crescono nei mari intorno alle isole. Il rischio di morte per fame dovuta a scarsità di cibo causata regolarmente da eventi climatici mondiali collegati a El Niño è di fatto l´unica minaccia naturale o fonte di stress. Questo permette di escludere tendenzialmente altri fattori di stress. Hanno anche una vita naturale relativamente lunga e tendono a rimanere nella stessa zona per la maggior parte della loro vita. Di conseguenza sono un modello eccellente di studio in generale e per determinare la funzione di un ormone dello stress in particolare. Per ulteriori informazioni, visitare: Proceedings of the Royal Society B: http://rspb.Royalsocietypublishing.org/  Tufts University: http://www.Tufts.edu/  Istituto Max Planck di ornitologia: http://www.Orn.mpg.de/    
   
   
PROGETTO A.M.O.R.E. ESSERE MAMME OGGI E´ POSSIBILE ANCHE DOPO UN TUMORE AL SENO  
 
Torino, 1 giugno 2010 - Essere giovani e combattere il tumore può essere una sfida difficile, ma con il progetto nazionale denominato A.m.o.r.e. (cArcinoma della Mammella nelle Giovani donne e pRoblematiche correlate alle gravidanzE) anche vivere scelte importanti come la gravidanza è possibile. Questo il messaggio fondamentale del progetto A.m.o.r.e. A favore delle giovani pazienti di tumore al seno che intendano vivere anche la loro vita di mamme. Il progetto è stato presentato a Torino a stampa, cittadini, associazioni, personale medico ed infermieristico nel corso di un convegno medico- scientifico e di una tavola rotonda aperta al pubblico in chiusura di giornata. Una sanità dunque più a misura delle esigenze del paziente che non si confronta solo con le patologie ma che valuta a 360 gradi la Persona e le Sue esigenze. “Oggi se c’è prevenzione le donne possono tutelare la loro capacità procreativa. Tra le varie patologie,” dice il dott. Piero Sismondi, Presidente del convegno” il cancro della mammella rappresenta ancora oggi, nonostante i molteplici progressi nel campo della prevenzione, diagnosi e trattamento, un evento tra i più traumatici. In particolare il cancro della mammella in giovane età si presenta con caratteristiche biologiche più aggressive e questo richiede il ricorso a trattamenti più impegnativi, nonché l’integrazione delle varie strategie di trattamento (chirurgia, chemioterapia, radioterapia, terapia endocrina). Attualmente è possibile trattare la neoplasia preservando il desiderio di maternità”. La scelta del trattamento in questo gruppo di età deve considerare non solo i comuni effetti della malattia e delle terapie, quali gli esiti spesso invalidanti degli interventi chirurgici, il dolore, la nausea e il vomito, l’anoressia, l’alopecia e l’astenia, ma anche le conseguenze del trattamento sulla fertilità. La capacità riproduttiva è una risorsa sia per l’aspetto strettamente procreativo, sia per le conseguenze psicologiche e fisiche. La paziente giovane che non ha ancora terminato il suo progetto riproduttivo è molto più fragile nelle sue scelte e deve essere valutata anche e soprattutto in questa ottica quando le si propone un trattamento precauzionale. Il progetto A.m.o.r.e. Nasce a livello nazionale con una serie di incontri regionali e locali per approfondire questo tema. L’idea di base da trasferire è che l’oncologo debba valutare il rischio di infertilità legato ai trattamenti oncologici, informare dettagliatamente la paziente di tale rischio ed effettuare la scelta terapeutica più adeguata in relazione al desiderio della paziente. Sarebbe auspicabile, inoltre che in ogni sala d’attesa di Oncologia Medica fosse esposto un apposito decalogo, che aiuti le giovani pazienti a manifestare le proprie problematiche e paure e che sia di monito e ricordo quotidiano per gli oncologi medici e per tutto il personale sanitario interessato. La diagnosi di cancro della mammella è senza dubbio un evento dirompente e traumatico per qualsiasi donna, tuttavia le donne in giovane età sembrano riscontrare alcune difficoltà specifiche, in parte differenti dalle donne in età matura o avanzata: problemi lavorativi, attenzione per l’immagine fisica e il benessere personale, progettualità futura, desiderio di maternità, presenza di figli piccoli, - problemi sessuali. Sembra inoltre che lo stress psicologico vissuto dalle donne giovani sia più intenso. Tutti questi aspetti costituiscono una sfida ulteriore per l’Oncologo, che si trova ad affrontare una situazione specifica più complessa, e necessità di affinare i propri strumenti comunicativi e le capacità empatiche. I Dati - Il cancro non determina in genere infertilità (escluse le neoplasie dell’apparato genitale); non è in genere una malattia trasmissibile geneticamente (salvo rare eccezioni); i trattamenti antitumorali possono determinare riduzione della fertilità in entrambi i sessi (per le donne l’età , il tipo di trattamento e la durata e la quantità di farmaco somministrata sono i fattori critici, per gli uomini lo sono il tipo e la durata del trattamento). Sono necessari ulteriori studi ma è importante che i pazienti siano, proprio per questo, affiancati sempre dal team medico a loro supporto. La radioterapia erogata sulle gonadi determina un rischio di sterilità permanente dose dipendente. Tutti i pazienti che non abbiano ancora completato il proprio percorso riproduttivo devono essere informati del rischio di infertilità collegato alle terapie oncologiche ed è necessaria una campagna di valutazione dell’attitudine ed una apposita sensibilizzazione degli oncologi medici italiani sull’argomento. Esiste infatti la possibilità di preservare il patrimonio germinale prima delle terapie (per la donna tramite criopreservazione ovarica o ovocitaria, per l’uomo tramite criopreservazione dello sperma). Sarebbe auspicabile un registro dei centri qualificati per entrambe le procedure e dei protocolli in corso. Esistono protocolli in corso per valutare l’impatto di terapie concomitanti alla chemioterapia, che riducano la tossicità gonadica del trattamento (Lhrh analogo nelle donne). La gravidanza o la paternità dopo diagnosi di cancro non sembrano peggiorare la prognosi anche delle pazienti affette da tumori endocrino responsivi (necessario continuare la raccolta dati prospettica per valutare l’impatto sui diversi tipi istologici e le diverse caratteristiche biologiche di ciascuna neoplasia). E’ indispensabile istituire registri prospettici che valutino gli esiti dei trattamenti sulla fertilità (sia maschile che femminile, coinvolgere anche gli ematologi e gli oncoematologi pediatri) ed istituire un registro nazionale sotto l’egida Aiom in cui vengano registrati tutti gli eventi gravidici che coinvolgano pazienti affetti da tumore ( gravidanze o paternità dopo diagnosi e terapia, diagnosi di tumore in corso di gravidanza). Decalogo – elaborato dagli esperti del progetto A.m.o.r.e. I Il cancro non determina in genere infertilità (escluse le neoplasie dell’apparato genitale). Ii Il cancro non è in genere una malattia trasmissibile geneticamente (salvo rare eccezioni). Iii I trattamenti antitumorali possono determinare riduzione della fertilità in entrambi i sessi (per le donne l’età , il tipo di trattamento e la durata e la quantità di farmaco somministrata sono i fattori critici, per gli uomini lo sono il tipo e la durata del trattamento. Sono necessari ulteriori studi). Iv La radioterapia erogata sulle gonadi determina un rischio di sterilità permanente dose dipendente. V Tutti i pazienti che non abbiano ancora completato il proprio percorso riproduttivo devono essere informati del rischio di infertilità collegato alle terapie oncologiche (è necessaria una campagna di valutazione dell’attitudine e una sensibilizzazione degli oncologi medici italiani sull’argomento). Vi Esiste la possibilità di preservare il patrimonio germinale prima delle terapie (per la donna tramite criopreservazione ovarica o ovocitaria, per l’uomo tramite criopreservazione dello sperma. Sarebbe auspicabile un registro dei centri qualificati per entrambe le procedure e dei protocolli in corso). Vii Esistono protocolli in corso per valutare l’impatto di terapie concomitanti alla chemioterapia, che riducano la tossicità gonadica del trattamento (Lhrh analogo nelle donne). Viii La gravidanza o la paternità dopo diagnosi di cancro non sembrano peggiorare la prognosi anche delle pazienti affette da tumori endocrino responsivi (necessario continuare la raccolta dati prospettica per valutare l’impatto sui diversi tipi istologici e le diverse caratteristiche biologiche di ciascuna neoplasia). Ix E’ indispensabile istituire registri prospettici che valutino gli esiti dei trattamenti sulla fertilità (sia maschile che femminile, coinvolgere anche gli ematologi e gli oncoematologi pediatri). X E’ indispensabile istituire un registro nazionale sotto l’egida Aiom (Associazione Italiana di Oncologia Medica) in cui vengano registrati tutti gli eventi gravidici che coinvolgano pazienti affetti da tumore (gravidanze o paternità dopo diagnosi e terapia, diagnosi di tumore in corso di gravidanza).  
   
   
IPERTENSIONE POLMONARE, PROGETTO REGIONE LOMBARDIA -PFIZER  
 
Milano, 1 giugno 2010 - Individuare un percorso diagnostico-terapeutico per l´ipertensione polmonare arteriosa, una malattia rara caratterizzata da una prognosi infausta. E´ questo l´obiettivo del progetto "Percorsi diagnostico-terapeutici nell´ipertensione polmonare. Un approccio multidisciplinare". Si tratta di un programma triennale, che viene realizzato nell´ambito del più ampio "Progetto Virgilio", frutto della collaborazione tra Regione Lombardia e l´azienda farmaceutica Pfizer. Capofila dell´iniziativa è il San Matteo di Pavia che, attraverso un Gruppo di Approfondimento Tecnico istituito dalla Regione, coinvolgerà tutti gli ospedali e istituti di ricerca nei quali sono attive realtà cliniche nel campo dell´ipertensione arteriosa. "Si tratta di una progetto importante - ha detto l´assessore regionale alla Sanità, Luciano Bresciani, presentando oggi l´iniziativa - perché ha un approccio multidisciplinare e coinvolge in rete tutti gli attori del sistema, dai medici di medicina generale, agli specialisti, agli ospedali, alle strutture territoriali, e li fa lavorare in concerto". "Un altro elemento positivo del progetto - ha proseguito Bresciani - riguarda il fatto che il trattamento di questa malattia non viene legato solo alle cure ospedaliere ma va a coinvolgere anche il tema della cronicità, che va monitorizzata costantemente e che va curata sul territorio. L´obiettivo finale resta sempre il miglioramento della qualità". Il gruppo di lavoro prevede la realizzazione di un documento operativo, di un iter diagnostico-terapeutico, di un archivio di patologia e il potenziamento di attività di screening nelle diverse popolazioni a rischio per gettare le basi per la realizzazione di network di patologia. Sarà così possibile diffondere conoscenze e competenze in modo omogeneo sul territorio, consentendo ai medici e ai pazienti di orientarsi in maniera clinicamente più appropriata e consapevole. L´ipertensione polmonare colpisce un paziente su 100.000, con una mortalità che oscilla tra il 15 e il 30%. I sintomi della malattia sono poco conosciuti e aspecifici: stanchezza e sensazione d´affanno tra gli altri. Si calcola che il 40% dei casi sia tuttora sotto-diagnosticato. Una diagnosi tempestiva premette di individuare la terapia più appropriata, migliorandone la prognosi. L´ipertensione polmonare progredisce, ma un follow up costante e accurato può evitare o ritardare il più possibile il trapianto del polmone. Piattaforma Tecnologica - Il progetto sull´ipertensione polmonare è uno dei 30 presentati dalle industrie alla Regione sulla "piattaforma tecnologica" promossa dalla Regione stessa "per fare in modo che il sistema sanitario possa essere leva e motore di sviluppo per la comunità". Il punto di partenza è stato la messa in rete delle 6 facoltà di Medicina presenti in Lombardia - che vantano 14 macro aree di ricerca e 119 aree specifiche di ricerca - che ha portato poi al coinvolgimento dei ricercatori anche di altre discipline non strettamente mediche e alla collaborazione di Finlombarda per la parte finanziaria. Su questa piattaforma l´industria ha dunque deciso di presentare e finanziare vari progetti (30 appunto finora): "I vantaggi - ha spiegato Bresciani - sono per tutti. L´industria finanzia la ricerca in Università e, se il progetto è valido, il prodotto che ne scaturisce ottiene una certificazione dal sistema, che è una garanzia di qualità". "In questo modo - ha concluso Bresciani - il sistema sanitario è in grado di creare ricchezza e di essere leva e motore per lo sviluppo".  
   
   
TRAPIANTI: NESSUNA ESCLUSIONE IN VENETO  
 
Venezia, 1 giugno 2010 - “Da Ruzzante non prendiamo alcuna lezione di civiltà, tanto meno se preferisce ricorrere agli slogan e alle banalizzazioni del sentito dire invece che documentarsi. Non esiste in Veneto, nè mai è esistita, alcuna preclusione, tanto meno politica o ideologica, al trapianto d’organi a persone con gravi problemi psicologici o con malattie mentali. Lo dico e lo ripeto. E’ la letteratura scientifica internazionale, sono i documenti ufficiali che suggeriscono una attenta valutazione per intervenire su queste persone, perché per loro ci sono oggettive preoccupazioni sul come gestire al meglio il post-trapianto. Se qualche passaggio tecnico avesse potuto innescare equivoci, lo chiariremo con un intervento interpretativo in stretto contatto con il Centro Nazionale Trapianti”. Luca Coletto, assessore alla sanità del Veneto, non ci sta alla definizione di “criteri razzisti e discriminanti” data dal consigliere regionale del Pd su queste valutazioni scientifiche, trasferita tout court alla Giunta. “Secondo la letteratura medica – ribadisce Coletto – occorre infatti capire se questi pazienti saranno in grado di seguire le complicate terapie post intervento; se hanno o no una famiglia che li può assistere; se i comportamenti legati alla loro condizione potranno nuocere al buon esito del trapianto nel tempo; se sono necessari e possibili interventi di tipo assistenziale. Il trapianto non è un’aspirina, né è un intervento per il quale è sufficiente che sia “tecnicamente riuscito”, ma serve a salvare una vita umana e a renderla di qualità sufficiente a consentire un’esistenza normale. Un Sistema Trapianti all’avanguardia come quello veneto ha il dovere di porsi tutti i problemi che potrebbero ad un fallimento, tenuto conto della effettiva disponibilità di organi rispetto al numero di richiedenti. Vale per tutti, compresi i cosiddetti o sedicenti “geni”. Le linee guida regionali non fanno altro che tener conto di queste preoccupazioni”. “E’ in ogni caso mia intenzione portare la questione all’attenzione del coordinamento degli assessori alla sanità delle Regioni italiane, perché su questo delicato tema ci sia una espressione condivisa. Rispetto al tono di Ruzzante – conclude Coletto – c’è piuttosto da auspicare che per davvero tutt’imparino che è possibile un confronto più sereno, a partire dalla qualità delle parole e dalla oggettività dei documenti”.  
   
   
AL SAN CARLO DI POTENZA IL “DAY SERVICE IPERTENSIONE POLMONARE  
 
 ” Potenza, 1 giugno 2010 - Nel mese di giugno presso l’Ospedale San Carlo di Potenza, sarà attivato un ambulatorio per la diagnosi e il trattamento dell’ipertensione polmonare che si aggiunge a quelli senologico e ortopedico per patologie della spalla, avviati nei mesi scorsi. Il pacchetto di prestazioni ambulatoriali, tra cui la visita cardiologica, l’ecocardiogramma, l’elettrocardiogramma, il test del cammino, sarà erogato a favore di tutti quegli utenti che presentano specifiche condizioni cliniche. In particolare potranno usufruire, di norma nel corso di un unico accesso, del day service per la diagnosi e cura dell’ipertensione polmonare, tutti i cittadini che presentano patologie caratterizzate da una correlazione evidente con la insorgenza di ipertensione polmonare: cardiopatie congenite, valvulopatie e malattie del cuore sinistro, malattie del tessuto connettivo, ipertensione portale, Hiv, malattie polmonari, embolia polmonare e tutti coloro che presentano ipertensione polmonare già nota o ipertensione polmonare in trattamento farmacologico. In tutte queste situazioni la persona interessata non dovrà più effettuare la prenotazione della visita specialistica cardiologica e degli esami strumentali, ma sarà sufficiente, attraverso il medico di medicina generale, il medico ospedaliero o lo specialista convenzionato interno, attivare il day service, chiamando, dalle ore 9.00 alle ore 11.00 dal Lunedì al Venerdì, l’U.o. Di Cardiologia Medica dell’Ospedale San Carlo al numero telefonico 0971/612342. Il servizio prenderà in carico l’assistito concordando la data della visita cardiologica. Il paziente, informato correttamente sull’appuntamento e sull’ubicazione degli ambulatori del day service, dovrà presentarsi munito di ricetta riportante la richiesta di “Visita Cardiologica” con il sospetto diagnostico di ipertensione polmonare. Sulla base dei risultati emersi durante la visita, il team multidisciplinare provvederà alla programmazione degli ulteriori esami strumentali necessari a completare la diagnosi. Nel caso sia necessario effettuare un cateterismo cardiaco, sarà programmato un ricovero presso la U.o. Di Cardiologia Emodinamica Alla fine del percorso sarà formulata un’ipotesi diagnostica con eventuale indicazione della terapia medica. L’attività di day service migliora, quindi, la qualità del servizio reso all’utente in quanto garantisce la continuità del percorso assistenziale definito da un team di specialisti che interagiscono e si confrontano per una diagnosi corretta e una efficace terapia.  
   
   
SPORT PER SALVARE I GIOVANI DAL TABAGISMO PÈINO SOSTEGNO A CAMPAGNA "SPEGNI IL FUMO, ACCENDI LA VITA"  
 
 Milano, 1 giugno 2010 - "Spegni il fumo, accendi la vita". Questo lo slogan della campagna anti tabagismo di Reach Italia onlus e del Comune di Milano sostenuta dall´assessorato allo Sport della Regione Lombardia. La campagna è stata presentata iri a Palazzo Marino dall´assessore allo Sport e ai Giovani della Regione Lombardia, Monica Rizzi, testimonial dell´iniziativa. Con lei il Presidente del Consiglio comunale di Milano, Manfredi Palmeri, e i rappresentanti di Reach Italia onlus. "Le indagini - ha detto l´assessore Monica Rizzi - dicono che in Italia fuma 1 giovane su 3 e i dati lombardi sono molto simili. Si tratta di un dato allarmante che deve far riflettere tutti, a cominciare dalle istituzioni". "Come assessore allo Sport e ai Giovani della Regione Lombardia - ho proseguito Rizzi - ritengo doveroso sostenere e incentivare iniziative volte a sensibilizzare i cittadini sui danni alla salute derivanti dal fumo. Lo sport può e deve essere un valido strumento di prevenzione. La promozione di uno stile di vita sano, che è proprio degli atleti, soprattutto tra i giovani è una delle priorità del mio impegno istituzionale". "Ritengo che un´altra leva sulla quale si potrebbe agire - ha aggiunto l´assessore Rizzi - sia quello di disincentivare le sponsorizzazioni di eventi sportivi da parte delle multinazionali del tabacco. Non sarà una sfida facile, ma Regione Lombardia è pronta ad affrontarla al pari della battaglia per il divieto del fumo mentre si guidano autoveicoli". La campagna "Spegni il fumo, accendi la vita" consentirà di utilizzare i soldi non spesi nell´acquisto del "veleno fumo" in progetti di sostegno a distanza di bambini in difficoltà che vivono in Burkina Faso, Capo Verde, Congo, Guinea Bissau, Mali, Niger, Ruanda e Indonesia. "Come assessore allo Sport e ai Giovani - ha concluso Monica Rizzi - sono pronta, fin da questo momento, a realizzare un tavolo per studiare le iniziative che disincentivino l´acquisto di sigarette e l´uso di nicotina. Basti pensare al male alla salute causato dal fumo e al fatto che soli 83 centesimi di euro al giorno garantiscono, a un bambino dei Paesi aiutati dalla campagna, scuola, cibo, vaccinazioni e formazione al lavoro per ben sei anni".  
   
   
GIORNATA MONDIALE CONTRO IL FUMO IN PIEMONTE CALA IL CONSUMO DI SIGARETTE  
 
Torino, 1 giugno 2010 - In Piemonte cala la percentuale di fumatori, in particolare nella classe di età 18-34 anni in entrambi i sessi. Il dato, reso noto in occasione della Giornata mondiale contro il fumo, deriva da Passi (Progressi delle aziende sanitarie per la salute in Italia), il sistema di sorveglianza della popolazione adulta che coinvolge 139 Asl in Italia, comprese tutte quelle piemontesi. Nel 2009, nella nostra Regione, sono state effettuate 4253 interviste a un campione di residenti di età compresa tra i 18 e i 69 anni. La ricerca ha evidenziato come, nel triennio 2007-2009, sia calata la percentuale di coloro che si dichiarano fumatori: 29,0% nel 2007, 28,8% nel 2008 e 26,7% nel 2009. In Italia i fumatori rappresentano, nel 2009, il 29% degli intervistati. L’abitudine al fumo è significativamente più diffusa negli uomini (33% contro il 21% delle donne), nelle persone sotto i 35 anni e in quelle con difficoltà economiche. Il numero medio di sigarette consumate ogni giorno è 13 (11 per le donne, 15 per gli uomini) e i forti fumatori – coloro, cioè, che fumano più di 20 sigarette al giorno – è pari al 7% del totale. Nel confronto tra Asl si evidenziano differenze significative nella prevalenza dei fumatori: il valore più alto è stato registrato nel territorio dell’azienda sanitaria di Novara (34%), mentre quello più basso nell’area di competenza della Cn1 (21%). Negli ultimi 12 mesi, il 39% dei fumatori ha tentato di smettere. Poco più di quattro persone su dieci (41%) riferiscono che, nel 2009, un medico o un operatore si è informato sulla loro abitudine al fumo. La quasi totalità degli ex fumatori (95%) dichiara di avere smesso da solo. Il contrasto all’esposizione al fumo passivo registra attualmente buoni risultati per quanto riguarda il rispetto della legge 3/2003 (Legge Sirchia). La maggior parte degli intervistati, infatti, riferisce che il divieto di fumare viene rispettato sia nei locali pubblici (94% contro l’86% del dato nazionale) sia nei luoghi di lavoro (90% in Piemonte, 88% in Italia). In particolare, gli intervistati che considerano rispettato (“sempre” o “quasi sempre”) il divieto di fumare nei locali pubblici variano dal 97% della Asl No al 91% dalla Asl To4 e quelli che lo ritengono rispettato sul luogo di lavoro variano dal 96% della Asl To3 all’84% della Asl Vc. «I dati epidemiologici sul tabagismo – afferma Caterina Ferrero, assessore regionale alla tutela della salute e sanità -, se da un lato evidenziano la progressiva diminuzione della prevalenza negli ultimi anni, dall’altro mostrano una percentuale comunque rilevante del numero di fumatori. E’ importante proseguire e potenziare tutte le iniziative di prevenzione, in particolar modo tra gli adolescenti, affinché l’abitudine al fumo di tabacco continui a diminuire e si diffondano il più possibile stili di vita sani».  
   
   
FINAZZER FLORY A NEW YORK PER LA MOSTRA “MIMMO ROTELLA AND CINEMA”  
 
Milano, 1° giugno 2010 – Oggi all’Istituto di Cultura italiana di New York (686 Park Avenue), l’assessore alla Cultura Massimiliano Finazzer Flory parteciperà all’anteprima della mostra “ Mimmo Rotella and Cinema”. Aperta al pubblico dal 3 giugno all’8 luglio, l’esposizione ospita più di 20 opere dell’artista. L’iniziativa è promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano, in collaborazione con l’Istituto italiano di Cultura di New York, Spirale Milano, Miniaci Art Galley, la Camera Nazionale della Moda ed è curata da Elena Pontiggia. “Cinema e arte contemporanea – spiega l’assessore Finazzer Flory - sono motori narrativi delle nostre città, processi e prodotti di sviluppo urbano. Da questa relazione, infatti, si originano conoscenza, sentimenti, azioni. Per di più nell’opera di Mimmo Rotella la pluralità dei generi e delle arti è chiave di lettura essenziale per comprendere il significato del suo innovativo percorso d’artista”. “Con questa esposizione – aggiunge l’assessore – Rotella è ambasciatore di un più ampio progetto che l’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano promuove nel 2010. In questo anno dedicato alla conoscenza intesa come convergenza dei saperi, il progetto ‘Milano-mondo’ diviene fattore strategico di arricchimento e crescita all’interno dell’intenso e dinamico dialogo fra New York e Milano”. “Cinema e letteratura, scritte e linee, pieni e vuoti, colori e strati di rivestimento sono gli elementi che costituiscono le vie dell’incessante ricerca di Rotella condotta sulle strade urbane e sui media – conclude Finazzer Flory -. Fra opere uniche e multipli décollage, la tecnica si fa qui storia e narrazione di un universo di sogni, di pensieri, di emozioni”. Le opere in mostra 20 multipli decollage cm 70x100 in cornice - “Blue Hawaii”, “C’era una volta”, “Casablanca”, “King Creole”, “La gatta sul tetto che scotta”, “La magnifica preda”, “Lassù qualcuno mi ama”, “Ombre rosse”, “Orchidea bionda”, “Pazzo per le donne”, “Per un pugno di donne” “Pugno proibito”, “Tenera è la notte”, “Caccia al ladro”, “Circo Orfei 2”, “Nessuno mi fermerà”, “Circo Orfei”, “Gilda”, “I comanceros”, “La magnifica preda 2”. 3 opere uniche cm 140x200 “La Ciociara”, “Vera Cruz”, “Via col vento” . Mimmo Rotella - Nasce a Catanzaro il 7 ottobre 1918. Studia arte a Napoli e successivamente si trasferisce a Roma. Qui conduce ricerche ed esperimenti in varie direzioni: fotografie, foto-montaggi, decollages, assemblages di oggetti eterogenei, poesia fonetica, musiche primitive. Nel 1951-52 é negli Stati Uniti grazie ad una borsa di studio della “Fullbright Foundation” di Kansas City ricevuta dapprima come studente e poi come artista. Nel 1954 Emilio Villa lo invita ad esporre in una mostra collettiva i suoi manifesti lacerati. Le opere di Rotella si imposero subito all’attenzione della critica e del collezionismo d’avanguardia ed a questa prima mostra ne seguirono molte altre. Nel 1961 partecipa su invito del critico francese Pierre Reastany al gruppo Noveaux Rèealistes (Arman, Cesar, Deschamps, Dufrène, Hains, Yves Klein, Martial Raysse, Niki de Saint-phalle , Spoerri, Tinguely, Villeglè). Nel 1963 realizza le prime opere di arte meccanica ( Mec_art ) stampando immagini fotografiche su tela emulsionata. Alla fine degli anni ´60 realizza gli artypoplastiques, prove di stampa, colori, percezioni, riportate su rigidi supporti di plastica. Negli anni ’80 si trasferisce definitivamente a Milano dove partecipa attivamente alla vita artistica della città. Rotella si è imposto per avere fatto dell’arte un comportamento: “Giocando con l’erotismo e la speculazione intellettuale Rotella è un agitato che passa attraverso vari stili con un distacco da dandy” scrisse Otto Hahn. E questa sua "vitale agitazione" lo porta nel 1990 ad una riappropriazione della pittura dipingendo su decollages i ritratti dei Maestri dell´arte del ‘900. Nel 1992 riceve da parte del Ministro della Cultura francese, Jack Lang, il titolo di Officiel des arts et des Lettres. E’ invitato al Gugenheim Museum di New York nel 1994 in “Italian Metamorphosis” ,ancora al Centre Pompidou nel 1996 in “Face à l’Histoire”, e nel 1996 al Museum of Contemporary Art Di Los Angeles in “Halls of Mirror”, una mostra che farà il giro del mondo. Mimmo Rotella è tra i più importanti artisti italiani del novecento, le sue opere sono presenti nelle collezioni pubbliche e private di tutto il mondo. Rotella muore a Milano nel Gennaio 2006.  
   
   
PINO PEDANO: ORIZZONTE 1975 – 2010 MILANO, VILLA CLERICI 11 GIUGNO - 23 OTTOBRE 2010  
 
Milano, 1 giugno 2010 - Trentacinque anni dopo il suo esordio, Pino Pedano fa il punto del suo percorso artistico con una grande mostra nelle prestigiose sale di Villa Clerici. Le opere dello scultore che meglio di chiunque altro ha saputo cogliere la vitalità del legno, la sua storia e la sua memoria rendendolo materia d’opera d’arte, dialogano con gli ambienti settecenteschi e le opere della Galleria d’Arte Sacra dei Contemporanei. Dopo l’anteprima in occasione della Giornata di Primavera del Fai, a cui hanno partecipato oltre tremila persone, dall’11 giugno apre al pubblico negli ambienti del piano nobile della settecentesca villa di Niguarda la retrospettiva di Pino Pedano “Orizzonte”. Quarantacinque opere, di cui dieci realizzate per l’occasione, ricostruiscono il percorso creativo dal 1975 a oggi dell’ “artista del legno interiore”, come l’ha definito Tommaso Trini. Presenti nella mostra, curata da Giovanni Gazzaneo, le ormai classiche sfere, i totem, le madri. Ma anche l’imponente “Porta del Paradiso”, realizzata da Pedano per la personale del 2008 alla Chiesa Rossa in dialogo con i neon di Dan Flavin. Tra gli inediti i totem “Passio”, “Trinitas” e il dittico in pioppo “Orizzonte”, che dà il nome alla mostra. In bilico tra alta ebanisteria e scultura, arte e raffinatissimo artigianato, Pedano lavora il legno a partire dal suo interno, sezionato e ricomposto alla ricerca di un’armonia perfetta di forme, ritmi, colori. Una “scultura ecologica”: per le sue opere non è mai stato abbattuto un albero ma utilizzati solo materiali di recupero. Una “scultura interiore”: porta in superficie l’anima del legno, “perché – racconta l’artista – la sua vita non muore nonostante tagli, manipolazioni, trattamenti industriali”. “Pino Pedano – scrive il teologo Pierangelo Sequeri nel testo in catalogo, che contiene scritti tra gli altri di Antonia Arslan, Pierluigi Lia, Gabriel Mandel, Inge Feltrinelli – si rivolge con gratitudine e rispetto al racconto del legno. Più che scolpirlo, se ne lascia colpire. Lo asseconda, con animo vergine (ma non ignaro: l’uomo conosce il doloroso passaggio dalla tragica imminenza del congedo alla grazia inattesa di una “vita nuova”). Pedano ha la pazienza del vero ascoltatore, la tenacia senza tempo del contemplativo autentico. È così che si merita le rivelazioni dell’anima del legno, che incantano anche noi. Entriamo così, anche noi, nel “giardino segreto”, in cui l’albero-legno offre i suggestivi incanti della sua seconda vita. L’ingrandimento dei dettagli mostra qui un continuum variegato, che si rinnova incessantemente e sconfina – letteralmente – all’infinito. Non è scultura in legno, questa. Qui è proprio il legno che scolpisce te, semplicemente rivelandosi”. La mostra, patrocinata dalla Regione Lombardia, è promossa da Crocevia – Fondazione Alfredo e Teresita Paglione e realizzata in collaborazione con “Luoghi dell’Infinito”, mensile di arte e cultura di “Avvenire”.  
   
   
IX TORNEO INTERNAZIONALE DI TENNIS "REGIONE MOLISE", TUTTO PRONTO SI SVOLGERÀ SU CAMPI DI VILLA DE CAPOA A CAMPOBASSO DAL 6 AL 13 GIUGNO.  
 
Campobasso, 1 giugno 2010 - Nathalie Vierin. Finalista lo scorso annoChe ritmo all´Associazione Tennis Campobasso! E che risultati! I Campionati Nazionali Universitari di Tennis, che si sono conclusi appena sabato scorso, sono stati un autentico successo per il team dell´Associazione che ha ricevuto i complimenti dai vari Cus e dal Cusi per aver trovato organizzazione ed impiantistica degne di città più blasonate. Ma non c´è tempo per lo staff organizzativo di Villa De Capoa di cullarsi sugli allori. Un altro grande evento è alle porte; evento sul quale l´Ente Regione ha scommesso non poco, patrocinando e finanziando un appuntamento sportivo fra i più rilevanti nel Molise anche sul piano del suo marketing territoriale: il Ix Torneo Internazionale di Tennis "Regione Molise", inserito nel prestigioso circuito femminile dell´Internazional Tennis Federation, con un montepremi di venticinquemila dollari, che si terrà a Campobasso dal 6 al 13 giugno. Giovedì 3 giugno, presso la sede dell´Associazione in Villa De Capoa, ci sarà la conferenza stampa di presentazione. Intanto, la Federazione Internazionale ha già pubblicato una lista di circa trecento tenniste, ma il numero è destinato a diminuire in quanto molte di esse sono iscritte anche ad altri tornei concomitanti con gli internazionali "Regione Molise". Entro domani, si saprà ufficialmente quali e quante tenniste prederanno parte agli internazionali di casa nostra. Le indiscrezioni dell´ultima ora confermerebbero la presenza a Campobasso di una cinquantina fra le prime trecento tenniste al mondo. I riflettori sono puntati sulla ceca Renata Voracova, numero ottantotto del ranking mondiale, semifinalista a Campobasso nell´edizione del 2006. Confermata anche la presenza dell´ucraina Irina Buryachok, vincitrice dell´edizione dello scorso anno e che ora ha tutta l´intenzione di riprovarci. Tornerà anche l´italiana Nathalie Vierin, con spirito di rivalsa, dal momento che nel 2009 è stata battuta in finale proprio dalla Buryachok. Le altre italiane di spicco sono Anna Floris, Romina Oprandi e Corinna Dentoni, rispettivamente 149^, 156^ e 173^ nella classifica mondiale. Passando a qualche dato statistico, va detto che, a partire dal 2002, le edizioni sono state otto, di cui le prime tre con un montepremi di diecimila dollari, le successive di venticinquemila dollari. Le italiane non hanno mai vinto e si sono dovute accontentare di un secondo posto lo scorso anno, con Nathalie Vierin appunto, e nell´edizione del primo anno. Per ben due volte, il Torneo è stato vinto da tenniste di nazionalità ucraina; Argentina, Colombia, India, Russia, Ungheria e Slovenia se lo sono aggiudicato una sola volta.