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MARTEDI

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Notiziario Marketpress di Martedì 08 Marzo 2011
UN TEAM DI SCIENZIATI METTE IN DUBBIO IL RUOLO DELLE "SELECTIVE SWEEPS" COME MOTORE DELL´EVOLUZIONE UMANA  
 
Bruxelles, 8 marzo 2011 - Alcuni scienziati europei e statunitensi stanno facendo vacillare la nozione tradizionale di evoluzione dell´uomo: da 35 anni, i genetisti sostengono infatti che le cosiddette "selective sweeps" (letteralmente, "spazzate selettive"), cioè a dire il rapido diffondersi di una mutazione genetica positiva tra la popolazione umana, siano il motore primario della nostra evoluzione, ma uno studio pubblicato recentemente da "Science" suggerisce che tali eventi potrebbero essersi verificati soltanto raramente, e dunque avere un´influenza relativa sulla storia della nostra specie. Lo studio afferma che il ruolo di motore di cambiamento primario nei fenotipi umani potrebbe essere invece svolto da modifiche di minore entità in più geni e invoca nuovi modelli che permettano di tracciare nuovamente le fasi genetiche dell´evoluzione. In seguito all´esame delle sequenze di quasi 200 genomi umani, i ricercatori hanno affermato di aver trovato nuove prove contro il concetto di "selective sweeps" come modalità dominante di adattamento dell´essere umano. "I risultati da noi ottenuti indicano che in tempi recenti l´adattamento dell´uomo non è stato determinato dall´arrivo e dalla diffusione di singoli cambiamenti di grande impatto, ma piuttosto da modifiche della frequenza in molti punti del genoma", afferma Molly Przeworski, coautrice dello studio e professoressa di Genetica umana, ecologia ed evoluzione all´Università di Chicago (Stati Uniti). "Sembra proprio che l´adattamento dell´uomo, come peraltro accade con la gran parte delle più comuni patologie dell´uomo, abbia un´architettura genetica complessa". Il modello tradizionale delle "selective sweeps" prevede che un nuovo gene vantaggioso si diffonda rapidamente tra la popolazione e, di conseguenza, si fissi nel genoma umano con un numero di variazioni inferiore rispetto a un gene che, al contrario, si diffonde più lentamente. I genetisti hanno impiegato questo modello per ricercare segmenti genetici circondati da aree in cui la variazione fosse minore, cioè l´impronta teorica delle "selective sweeps". L´applicazione del modello ha permesso di identificare oltre 2.000 geni, pari al 10% circa del genoma umano: ciò faceva supporre che le "selective sweeps" fossero un evento frequente, responsabile del passaggio evolutivo dal primate all´uomo. "Da quando è stato presentato, nel 1974, il modello delle ´selective sweeps´ è stato ritenuto centrale", afferma Przeworski. "Si può infatti dire che si tratta del modello alla base di qualsiasi scansione genomica effettuata finora, sia nell´uomo sia in altri organismi". Le aree di ridotta diversità attorno ai segmenti genetici potrebbero però risultare anche da altri meccanismi evolutivi. Per capire se le "selective sweeps" siano state o meno la causa predominante della formazione di tali aree, l´équipe di ricerca ha utilizzato i dati di 179 individui inseriti nel progetto internazionale "1000 Genomes", volto a catalogare la variazione umana. "Si tratta di una raccolta di dati all´avanguardia, che ha permesso di eseguire un´analisi di questo tipo per la prima volta al mondo", dichiara Ryan Hernandez, professore di Bioingegneria e scienze terapeutiche alla University of California, San Francisco (Ucsf, Stati Uniti). Il team si è interessato ai geni contenenti sostituzioni specifiche dell´uomo, in cui la sequenza nucleotidica era differente da quella dei primati più vicini. "La variazione fenotipica negli esseri umani non è semplice come pensavamo", spiega Hernandez. "L´idea che l´adattamento umano possa essere il risultato di singoli cambiamenti a livello di amminoacidi è affascinante, ed è comunque fantastico disporre di alcuni esempi concreti di questi eventi, ma è una visione troppo semplicistica". Altre prove a sfavore delle "selective sweeps" sono state fornite dal confronto della variazione dei genomi in popolazioni differenti: poiché le popolazioni nigeriana, europea e cinese/giapponese si sono separate circa 100.000 anni fa, adattandosi ad ambienti diversi, frequenti "selective sweeps" avrebbero dovuto fissare differenze genetiche evidenti tra queste popolazioni. "Questi risultati mettono in dubbio non solo l´utilità futura dell´approccio delle ´selective sweeps´, ma anche la veridicità delle scoperte realizzate finora", conclude la professoressa Przeworski. A questo studio hanno contribuito esperti israeliani e britannici. Per maggiori informazioni: Science: http://www.Sciencemag.org/  University of Chicago: http://www.Uchicago.edu/index.shtml    
   
   
PARTE L’8 MARZO IL PERCORSO UNICO SENOLOGICO PER TUTTA L’AREA FIORENTINA  
 
Firenze, 8 marzo 2011 – Un call center mammografico, due nuovi mammografi digitali, l’unificazione dell’offerta di senologia clinica delle tre aziende Ispo, Careggi, Asl 10. E’ il progetto del nuovo percorso unico per il tumore al seno per l’area metropolitana. Un percorso che prende il via l’ 8 marzo, coinvolge le tre aziende dell’area fiorentina, e abbraccia tutte le tappe: dagli interventi di screening alla terapia, fino alla riabilitazione e al follow up. Lo ha presentato ieri l’assessore al diritto alla salute Daniela Scaramuccia, con i tre direttori generali delle aziende: Ispo (Istituto per lo studio e la prevenzione oncologica), Gianni Amunni; Careggi, Edoardo Majno; Asl 10 di Firenze, Luigi Marroni. Le tre aziende hanno siglato un protocollo d’intesa, con l’obiettivo di offrire alle donne che risiedono nell’area metropolitana un nuovo percorso assistenziale. Tanti i vantaggi: certezza della presa in carico, velocizzazione dei tempi, ricchezza delle prestazioni, uniformità dei trattamenti. “Quello che prende il via domani – dice l’assessore Daniela Scaramuccia – è un progetto ambizioso, perché vuole affrontare l’intero percorso senologico, con consapevolezza e determinazione, portando gli stessi criteri di integrazione professionale e di equità di accesso anche nel momento della chirurgia, della terapia integrata, della ricostruzione chirurgica e della riabilitazione. La tre aziende, Ispo, Careggi, Asl 10, superano la logica della frammentazione e mettono in sinergia e integrazione le loro peculiarità come valore aggiunto all’offerta sanitaria”. Il percorso prevede la totale presa in carico della donna, dal momento dell’orientamento verso il tipo di controllo mammografico da effettuare, alle eventuali indagini per sospette patologie, fino a garantire, attraverso lo stesso canale, l’eventuale trattamento chirurgico, ricostruttivo, curativo, riabilitativo e di follow up. Il call center mammografico. Il call center utilizza il numero verde oncologico già in funzione dal novembre 2009. Il numero verde – 800880101 – è attivo 7 giorni su 7, dalle 8 alle 20. Gli operatori potranno interfacciarsi sia con la segreteria screening che con le agende metropolitane. Per le mammografie, si rende necessaria una più razionale separazione dell’offerta di screening (pazienti asintomatiche) e di senologia clinica (pazienti sintomatiche, in follow up, ad alto rischio, ecc.), pur ritenendo opportuno un accesso unico a questa diagnostica, in grado di indirizzare l’utenza secondo la tipologia della domanda, ed evitando sovrapposizioni nei due percorsi. Due nuovi mammografi digitali di ultima generazione, da installare su veicoli mobili, sono stati acquistati dalla Regione (600.000 euro) al fine di potenziare l’attività di screening. L’integrazione fra le tre aziende. Le agende per la senologia clinica di tutte e tre le aziende (Ispo, Careggi, Asl 10) saranno disponibili in maniera integrata, per ottimizzare i tempi di attesa ed evitare doppioni e sovrapposizioni. Ogni donna, dopo essere stata orientata all’indagine ritenuta più appropriata, potrà proseguire senza soluzione di continuità il percorso diagnostico. Se, dall’esito degli esami, si ritenesse necessario l’intervento chirurgico, la paziente verrà introdotta alla consulenza specialistica. L’offerta chirurgica sarà coordinata dalla Breast Unit costituita presso l’azienda ospedaliera Careggi, che assumerà le funzioni di Breast Unit di area metropolitana. Il percorso sarà assistito dalla presenza di psicologi e si completerà con la previsione del percorso curativo e riabilitativo. “L’obiettivo di questo progetto – chiarisce il direttore generale di Ispo, Gianni Amunni – è quello di offrire, secondo una progressione di azioni, un riferimento unitario e di alta qualità per tutte le donne coinvolte. La naturale evoluzione sarà la riunificazione di tutte le attività di diagnostica senologica in un’unica sede, per la quale si ipotizza una costruzione ex novo nell’area di Ponte Nuovo, disponibile nell’arco di 12-15 mesi, in cui si collocheranno tutti i professionisti e le attrezzature delle tre aziende”. “L’azienda ospedaliero universitaria Careggi – dichiara il direttore generale Edoardo Majno – è impegnata insieme a Ispo e Asl 10 nella difesa della donna a fianco dell’assessore Daniela Scaramuccia e condivide il lavoro per la realizzazione del percorso unico in area metropolitana nella lotta al tumore al seno. E’ questo un tema che sento particolarmente vicino alla mia storia di medico e manager, essendo stato per molti anni direttore sanitario dell’Istituto Tumori di Milano. Nell’area di Careggi-ponte Nuovo saranno riunite le attività cliniche in ambito senologico presenti nelle tre aziende per dare vita a un centro che intende valorizzare le grandi professionalità di cui dispone la sanità fiorentina e toscana, potenziando l’offerta di salute per la donna nella nostra Regione”. “La collaborazione tra le aziende è il modo migliore per rispondere ai bisogni dei cittadini in un settore di grande importanza – dice Luigi Marroni, direttore generale della Asl di Firenze – Si dovrà prevedere lo stesso tipo di operazione anche in altri campi della medicina, per riuscire a dare risposte sempre più attente e veloci”. Nel progetto si inserisce anche la scelta della Regione Toscana, attualmente allo studio di fattibilità, di estendere lo screening anche alle donne di 45-49 anni e over 70, con chiamata attiva per la coorte delle 44enni e accesso spontaneo per le 45-48enni. Il tumore della mammella rappresenta la neoplasia più frequente e la causa di morte per tumore più importante nel sesso femminile. Nell’area fiorentina i nuovi casi sono circa 900 l’anno, in tutta la Toscana circa 4.000: di questi, circa un terzo sono diagnosticati nell’ambito dello screening mammografico organizzato per le donne tra i 50 e i 69 anni. Gli studi epidemiologici rivelano che 8,4 donne toscane su 10 affette dal carcinoma alla mammella sopravvivono (il 4% in più rispetto alla media nazionale). Merito della prevenzione sempre più capillare, della diagnosi, che si serve di strumenti sempre più sofisticati e individua il tumore con sempre maggior tempestività, e delle strutture oncologiche, che intervengono sempre prima e con la terapia più adatta. La Toscana risulta all’avanguardia proprio per quel che riguarda la prevenzione dei tumori al seno: nella nostra regione negli ultimi anni la mortalità per i tumori alla mammella si è ridotta del 20% (rispetto a una riduzione nazionale del 13%). Questi i dati sugli screening contenuti nell’ultimo Rapporto annuale dell’Ispo (presentato nel dicembre scorso): la mammografia bilaterale è offerta ogni due anni alle donne tra 50 e 69 anni. Estensione (numero di donne invitate su quelle aventi diritto): anni 2008-2009: 92,7%; trend in aumento negli ultimi 4 anni, target regionale e nazionale raggiunti; superato di 20 punti percentuali il dato medio nazionale 2008. Adesione (numero di donne che hanno effettuato il test): 148.155 donne nel 2009 (70,8%); in leggero aumento negli ultimi tre anni; supera di 13 punti percentuali il dato medio nazionale del 2008.  
   
   
LE CONSEGUENZE DEI FARMACI SCARICATI NEI CORSI D´ACQUA  
 
Bruxelles, 8 marzo 2011 - Molti dei farmaci usati per prevenire o curare l´influenza sono ancora attivi quando entrano nel sistema delle acque di scolo e, in caso di pandemia, potrebbero esserci grandi quantità di tali sostanze dirette verso gli impianti di trattamento delle acque reflue. Gli impianti sarebbero in grado di gestirle? Un team internazionale di scienziati, finanziato in parte dall´Ue, ha esaminato la questione. Lo studio, che ha analizzato i rischi ecotossicologici della risposta medica a un´ipotetica pandemia di influenza, ha ricevuto il sostegno dell´Ue tramite tre progetti: Dinanets ("Computing real-world phenomena with dynamically changing complex networks"), Epifor ("Complexity and predictability of epidemics: toward a computational infrastructure for epidemic forecasts") e Epiwork ("Developing the framework for an epidemic forecast infrastructure"). Nel 2009, quando si è diffusa la pandemia di influenza H1n1, la comunità della salute pubblica ne ha seguito da vicino i progressi e ha cercato di mitigarne le conseguenze per la società. È stata però data poca attenzione alle conseguenze della risposta medica alla pandemia sull´ambiente. In questo studio ricercatori hanno esaminato la quantità di antivirali e antibiotici che potrebbero finire nelle nostre acque di scolo. Gli antivirali sono usati per prevenire o curare l´influenza e gli antibiotici potrebbero essere prescritti anche per far fronte a infezioni batteriche secondarie, come la polmonite. Il nostro organismo però non assorbe completamente i farmaci. Una grande porzione di queste medicine verrà, alla fine, scaricata attraverso il nostro sistema - rilasciando una potente miscela di sostanze biologicamente attive direttamente nel più vicino flusso di acque reflue. Nel caso di pandemia, il normale flusso di tali sostanze potrebbe trasformarsi in un torrente. Per valutare il rischio all´approvvigionamento di acqua, il team ha messo insieme un modello computerizzato che simulava le quantità di farmaci che sarebbero usati durante una pandemia di influenza di varia gravità e un modello della qualità dell´acqua per la zona di raccolta delle acque del Tamigi nel Regno Unito. Questo ha permesso ai ricercatori di prevedere le quantità di tali sostanze che probabilmente andrebbero a finire nel corso delle acque reflue. Un altro modello è stato usato per valutare i possibili effetti sui fiumi della zona e sugli impianti di trattamento delle acque reflue. Alte concentrazioni di antivirali e antibiotici potrebbero avere conseguenze per i microorganismi usati negli impianti di trattamento per eliminare sostanze nutrienti indesiderate dalle acque reflue, impendendone la crescita e riducendo l´efficacia della struttura. Ipoteticamente di conseguenza le acque reflue non sufficientemente trattate potrebbero entrare nei fiumi riceventi e questo, a seconda della portata del problema, potrebbe avere conseguenze significative per la qualità dell´acqua potabile e per l´ambiente, come eutrofizzazione o perdita della vita acquatica. I risultati ottenuti dal team, pubblicati sulla rivista Environmental Health Perspectives, indicano che le implicazioni ecotossicologiche di una pandemia lieve sono probabilmente trascurabili. Una pandemia moderata o grave potrebbe però causare problemi all´ambiente. Le proiezioni del team indicano che la soglia dell´inibizione della crescita microbica sarebbe superata per la maggior parte degli impianti di trattamento delle acque reflue nella zona di raccolta del Tamigi e ciò potrebbe avere conseguenze sulla qualità dell´acqua per una percentuale del fiume che va dal 5 al 40%. L´autore principale, Andrew Singer, del Centro di ecologia e idrologia nel Regno Unito, fa un´altra considerazione. "Il potenziale rilascio diffuso di antivirali e antibiotici nell´ambiente potrebbe accelerare lo sviluppo di patogeni resistenti con implicazioni per la salute umana durante, e potenzialmente ben oltre, la fine formale della pandemia. Detto questo, il dott. Singer sottolinea l´esigenza di ulteriore ricerca sull´argomento. "Dobbiamo sviluppare migliori conoscenze dell´ecotossicità degli impianti di trattamento delle acque reflue prima di poter valutare in modo affidabile i rischi causati dalla risposta medica a una pandemia di influenza," aggiunge. Nel caso di pandemia, i vaccini contro l´influenza ridurrebbero considerevolmente i rischi per la salute degli individui e il potenziale fardello sulla società e aiuterebbero anche a limitare qualunque danno correlato per l´ambiente. "[...]la produzione e la distribuzione efficace di vaccini pre-pandemici e pandemici contro l´influenza potrebbe contribuire significativamente ad alleviare tutti i problemi per l´ambiente e la salute pubblica identificati e messi in rilievo nel nostro articolo, con in più il vantaggio di ridurre la morbilità e la mortalità della popolazione del Regno Unito. Quest´ultima sfida della vaccinazione è probabilmente la più grande sfida della società," dice il dott. Singer, "ma è anche portatrice dei più grandi vantaggi." Dynanets, Epifor e Epiwork hanno ricevuto rispettivamente 2,8 Mio Eur, 684.000 Eur e 4,9 Mio Eur in finanziamenti nell´ambito del Settimo programma quadro (7° Pq) dell´Ue. Il contributo dell´Ue a Dynanets e Epiwork è stato attribuito come parte del sostegno del 7° Pq alla ricerca legata alle tecnologie dell´informazione e della comunicazione (Tic). I finanziamenti per Epifor hanno assunto la forma di Sovvenzioni per ricercatori indipendenti nella fase iniziale assegnate dal Consiglio europeo della ricerca (Cer) nell´ambito del programma "Idee" del 7° Pq. Hanno partecipato a questo studio anche ricercatori provenienti dall´Università dell´Indiana (Stati Uniti), dalla Fondazione Isi (Italia), dall´Unversità di Sheffield (Regno Unito) e dall´Università di Utrecht (Paesi Bassi). Per maggiori informazioni, visitare: Centre for Ecology & Hydrology (Ceh): http://www.Ceh.ac.uk  Per leggere il sommario in Environmental Health Perspectives, fare clic: qui: Progetto Dynanets: http://www.Dynanets.org/  Progetto Epifor: http://www.Epifor.eu/  Epiwork: http://www.Epiwork.eu/    
   
   
CERVELLO, EMOZIONI, MORALE 8 E 9 MARZO ALLA SISSA DI TRIESTE UN CONVEGNO INTERDISCIPLINARE PER DISCUTERE DI NEUROSCIENZE, NEUROPSICOFARMACOLOGIA E NEUROETICA  
 
Trieste, 8 marzo 2011 - Cosa sono le emozioni? E qual è il loro ruolo nei processi decisionali? Se le emozioni ci consentono di gestire i rapporti con l’altro, cosa succede quando interagiamo con sistemi artificiali? E cosa si intende per intelligenza sociale? Se ne discuterà a Trieste, alla Sissa (via Bonomea 265), martedì 8 e mercoledì 9 marzo in occasione del convegno “Il cervello, le emozioni, la morale: immagini, teorie e storie”. Organizzata dal Laboratorio Interdisciplinare della Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati, la due giorni riunirà studiosi italiani per discutere e riflettere sulla neurobiologia e la neurofarmacologia delle emozioni e dei comportamenti etici. «L’incontro sarà l’occasione per fare il punto sull’evoluzione delle scienze del cervello con particolare attenzione alla neuroetica e all’impatto che la rivoluzione psicofarmacologica ha avuto sulla comprensione delle emozioni e sul trattamento dei disturbi emotivi» precisa Stefano Canali, storico della scienza della Sissa e organizzatore del convegno. Dal linguaggio usato per descrivere e spiegare le emozioni alla metafisica delle passioni, dalle neuroscienze del pregiudizio alle emozioni artificiali: attraverso gli interventi in programma, si esploreranno le reciproche interazioni tra le neuroscienze affettive e le scienze psichiatriche, al fine di promuovere una consapevolezza critica del rapporto tra storia sociale, cultura, morale e scienze del cervello. «Il convegno – puntualizza Canali – è parte di un progetto più ampio che si articolerà anche nella produzione di una mostra multimediale. Vogliamo favorire lo sviluppo di una più matura percezione pubblica sul tema, contribuendo a migliorare la comprensione dei fenomeni affettivi e delle basi neurobiologiche dei comportamenti etici. Anche per contribuire ad attenuare lo stigma e i pregiudizi associati ai disturbi affettivi, e di conseguenza migliorare le scelte politiche relative alla gestione di tali disturbi». Martedì 8 marzo i lavori inizieranno alle 10 con la sessione “Evoluzione biologica, evoluzione culturale”. Se Bernando Fantini, dell’Institut d’histoire de la médecine et de la Santé e National Center of Competences on Affective Sciences di Ginevra, illustrerà lo sviluppo storico del dizionario delle emozioni — «i termini usati nei diversi periodi storici per parlare delle emozioni, descriverle, spiegarle ed eventualmente curarne le patologie – spiega- hanno dato significato diverso alle esperienze emozionali e permesso una strutturazione dei complessi fenomeni biologici e psicologici associati» —, Stefano Puglisi Allegra della Sapienza di Roma e Fondazione Santa Lucia metterà a confronto le emozioni negli animali e negli esseri umani, illustrando lo sviluppo del sistema nervoso nel corso dell’evoluzione. Di evoluzionismo ed emozioni parlerà anche Barbara Continenza dell’Università Tor Vergata di Roma, mentre Riccardo Luccio, dell’ateneo triestino, illustrerà il tentativo finora compiuto di misurare le emozioni, analizzando metodi fisiognomici, introspettivi, psicofisici e psicofisiologici. Nel pomeriggio, alle 14, sarà la volta della sessione “Tra biologia e filosofia”. «Il nostro rapporto con il mondo, prima che cognitivo, è intonato emotivamente» commenta Fabio Polidori dell’Università di Trieste. Il dibattito sarà allora l’occasione per illustrare la teoria freudiana delle emozioni — «l´approccio freudiano rivela alcune significative e pionieristiche affinità con gli scenari contemporanei della neuropsicologia e della neuropsicanalisi» precisa Yamina Oudai dell’Università Cà Foscari di Venezia —, per formulare una classificazione di tutte le possibili emozioni — «ricordiamo che in particolare le emozioni debbono essere distinte in base a due parametri: la coscienza della causa e quella dell´oggetto» precisa Simone Gozzano dall’Università di L’aquila — fino alle emozioni artificiali. Negli esseri umani, infatti, le emozioni sono un correlato imprescindibile di molte attività percettive e cognitive e ci consentono di gestire i rapporti con l’altro. Ma se l’altro è un artefatto robotico? «Nell’altro – commenta Giuseppe O. Longo dell’Università di Trieste - diamo per scontata la presenza di emozioni analoghe alle nostre: ne sono indizio le espressioni corporee. Se l’altro è un artefatto, spesso proiettiamo su di esso la nostra emotività, ma nei sistemi artificiali l’attività cognitiva può prescindere dalle emozioni». Mercoledì 9 marzo, giornata conclusiva del convegno, alle 9.30 inizia la sessione “Dai modelli neuropatologici al trattamento delle emozioni patologiche”. A Carmela Morabito, dell’Università di Tor Vergata, la parola in merito alla neuropsicologia delle emozioni, a seguire l’intervento di Stefano Canali per una riflessione, dalla clinica alla neuroetica, sulla biologia degli stati affettivi e le dipendenze — «Negli ultimi anni la ricerca neuroscientifica – dichiara - ha portato a una profonda rielaborazione del modello medico della dipendenza come malattia. Le evidenze di brain imaging suggeriscono infatti di considerare la dipendenza come un disordine dell’apprendimento e della memoria, un disturbo di tipo cognitivo il cui segno cardinale è la perdita del controllo volontario e razionale del comportamento». Di emozioni, cervello e cure se ne discuterà con Giuseppe Armocida, dell’Università dell’Insubria, mentre con Vittorio Sironi, dell’Università Milano Bicocca, si rifletterà sul ruolo della psicofarmacologia e sulla “nuova capacità” di controllo della mente che, come precisa, «non può non far riflettere per le sue positive implicazioni terapeutiche, ma anche per i suoi inquietanti risvolti di condizionamento chimico». Andrea Clarici, dell’Università di Trieste, chiuderà la sessione illustrando la metodologia psicoanalitca applicata allo studio di pazienti con lesioni cerebrali. Alle 14 ultima sessione del convegno: “Biologia delle emozioni e scienze umane”. Raffaella Rumiati, neuroscienziata della Sissa, illustrerà come le neuroscienze spiegano il pregiudizio, da quello sessista a quello nei confronti di gruppi etnici diversi dal nostro. Sarà poi la volta di Stefano Cappa del San Raffaele di Milano: qual è il ruolo delle emozioni nelle scelte economiche? «Oggi anche gli studi di psicoeconomia e neuroeconomia – precisa Cappa – hanno rivalutato il ruolo delle emozioni nei processi di decisione razionale, tanto che in una ideale valutazione della massima utilità le emozioni non vengono più considerate semplici fattori interferenti». Si parlerà inoltre di empatia, la capacità cioè di capire e condividere i sentimenti di un´altra persona: una delle componenti principali di ciò che è stata definita l´intelligenza sociale. «Le neuroscienze sociali – precisa Giorgia Silani della Sissa – hanno ormai cominciato a gettare luce sui meccanismi cerebrali alla base delle risposte empatiche osservabili nella popolazione, definendo le basi neuronali sottostanti i processi cognitivi ed affettivi associati a questa complessa emozione sociale». In chiusura, la giornalista Daniela Ovadia inviterà tutti a riflettere sul ruolo dei media nella divulgazione delle scoperte delle neuroscienze e delle loro ricadute etiche e sociali. La partecipazione al convegno è libera. È previsto il rilascio di un attestato di partecipazione agli interessati che desiderino utilizzarlo per richiedere il riconoscimento di cfu o altri tipi di crediti formativi.  
   
   
TUMORI: GRUPPO ONCOLOGICO MULTIDISCIPLINARE DELL´UMBRIA È CENTRO EUROPEO DI ECCELLENZA  
 
 Perugia, 8 marzo 2011 - L´oncologia umbra è di eccellenza. La Commissione scientifica dell´Enets (European Neuroendocrine Tumor Society) ha infatti giudicato l´organizzazione e l´attività clinica e scientifica del Gruppo oncologico multidisciplinare (Gom) regionale per la diagnosi e terapia dei tumori neuroendocrini meritevoli dell´attestato di Centro europeo di eccellenza. Il riconoscimento, arrivato al termine di una complessa procedura di valutazione conclusasi con un Audit da parte di esperti internazionali, conferma - secondo i responsabili - che la scelta della Ror di operare in modo multidisciplinare comincia a dare frutti anche sul piano internazionale. In Italia il riconoscimento ottenuto dall´Umbria, per la prima volta conferito ad un Gruppo regionale, è stato attribuito solo l´Istituto nazionale dei tumori di Milano e in Europa ad altri dieci Centri di importanti sedi universitarie e centri di ricerca (tra cui Uppsala, Berlino, Londra, Oxford e Parigi). Nell´esprimere "soddisfazione" per il risultato ottenuto, il Prof. Maurizio Tonato, coordinatore della Rete oncologica regionale dell´Umbria, ha rivolto un sentito ringraziamento a tutti i componenti del Gruppo. "Ritengo - ha detto Tonato - che ciò non possa e debba essere considerato come punto di arrivo, ma uno stimolo a migliorare ulteriormente la qualità del nostro lavoro e con essa il prestigio del gruppo, delle persone e delle strutture sanitarie che ne fanno parte". I tumori neuroendocrini costituiscono una patologia relativamente rara. Sono richieste specifiche competenze specialistiche che, se operanti secondo i principi della multidisciplinarietà, sono in grado di fornire risposte appropriate ed efficaci alle esigenze dei pazienti, altrimenti costretti a peregrinazioni inutili e costose. Il Gom regionale, costituito nel 2007, rappresenta il momento di aggregazione, di studio e di ricerca per tutti gli specialisti, a vario titolo coinvolti nelle fasi diagnostiche e terapeutiche. Il Gruppo (come riportato nel portale della Ror www.Reteoncologicaumbria.org) comprende specialisti endocrinologi, oncologi, radiologi, chirurghi, gastroenterologi, anatomo-patologi, medici nucleari di tutte le strutture ospedaliere ed universitarie della regione, così da realizzare sinergie per ottenere un significativo miglioramento della qualità dell´assistenza ed un ottimale uso delle risorse. Il Gruppo, di cui è referente il Dott. Piero Ferolla, rappresenta un punto di riferimento nazionale per questa patologia. Sono stati organizzati workshop internazionali, come quello tenutosi a Perugia nel dicembre 2010 che ha portato alla formulazione di Linee guida internazionali per i tumori neuroendocrini toracici, e condotte ricerche d´avanguardia, in collaborazione con altri Centri italiani ed esteri su nuovi approcci diagnostici e terapeutici. Nello svolgimento delle attività, importante è stato il supporto dell´associazione di volontariato "Vivere la speranza-amici di Emanuele Cicio" (www.Viverelasperanza.org). Ciò riconferma - sottolineano i responsabili - l´importanza della sinergia tra istituzioni pubbliche e società civile. L´attestato verrà consegnato al Dott. Piero Ferolla durante il congresso europeo in programma a Lisbona dal 9 marzo.  
   
   
ALLARME DEPRESSIONE IN ITALIA, + 15% NEL 2010 GLI ESPERTI: “PRIMA CAUSA E’ LA CRISI ECONOMICA”  
 
Roma, 8 marzo 2011 – Sono ormai circa 15 milioni gli italiani depressi, uno su quattro: non contano età ed estrazione sociale, ‘l’umor nero’ sembra essere il denominatore comune in un contesto dominato dalla mancanza di prospettive future, dall’incertezza economica, da rapporti interpersonali sempre più virtuali e fugaci. “Nella pratica clinica è molto frequente trovare una correlazione tra il ruolo di questi fattori e la comparsa della patologia depressiva – dichiara il prof. Eugenio Aguglia, presidente della Società Italiana di Psichiatria –. L’ambiente esterno gioca quindi un ruolo fondamentale, che va a sommarsi agli aspetti biologici e psicopatologici della persona. Pochi punti di riferimento, scarsa sicurezza personale e prospettive di realizzazione lavorativa sempre più incerte inducono in molti casi la comparsa della problematica depressiva”. Una situazione che tocca solo le fasce più deboli? “Assolutamente no, la maggiore vulnerabilità alla depressione – aggiunge il prof. Claudio Mencacci, direttore del Dipartimento di Neuroscienze, A.o. Fatebenefratelli-oftalmico-melloni di Milano – riguarda ormai tutti. La realtà di oggi richiede una capacità adattativa e una flessibilità a cui spesso non siamo in grado di rispondere. Tutte le fasce d’età sono quindi coinvolte: quelle giovanili, perché vedono il loro futuro incerto e limitato, l’età adulta, perché conosce nuove instabilità, e la terza età, perché soffre la difficile gestione di una vita in cui crescono i bisogni a fronte di possibilità economiche spesso molto limitate”. E il numero delle persone che conoscono il disagio mentale e chiedono aiuto allo psichiatra è destinato a salire: “Ho notato un incremento di oltre il 15% degli episodi depressivi nel 2010 – continua il prof. Mencacci –, un dato molto significativo perché coinvolge persone che prima ricavavano soddisfazioni dall’area professionale e da quella relazionale-emotiva, ora in crisi. I pilastri dell’esistenza, quindi, rischiano di andare in frantumi”. Anche in Italia, quindi, si registra l’aumento di un fenomeno che colpisce sempre di più i Paesi occidentali. In questo contesto la disponibilità di una nuova opportunità terapeutica può contribuire a migliorare l’esito delle cure, considerato che per molti pazienti la depressione è una malattia cronica e ricorrente. “Si tratta dell’agomelatina – dichiara il prof. Aguglia –, una molecola di prima scelta che può essere usata nel trattamento della patologia indipendentemente dalla gravità del fenomeno. Il farmaco agisce in alcune aree di efficacia che prima non erano coperte: mantiene inalterata la capacità cognitiva e soprattutto gioca un ruolo importante nella riduzione di effetti collaterali nell’area del desiderio sessuale o in quella dell’incremento di peso. Questo per il clinico è un elemento molto importante, perché porta vantaggi concreti a una terapia integrata, che sia quindi non solo psicofarmacologica ma anche psicoterapeutica”. Una molecola che può essere proposta anche in sostituzione di altri farmaci antidepressivi: “Il passaggio, però, non deve mai essere brusco – sottolinea il prof. Mencacci – ma sempre molto graduale. Non bisogna, in questo caso, essere amici della fretta e pretendere che il farmaco agisca immediatamente”. L’agomelatina, per il momento, è stata inserita in fascia C (a carico del paziente), anche se le Società Scientifiche auspicano un inserimento in fascia A. “Nella considerazione dei costi di una terapia antidepressiva – dichiara il prof. Aguglia – bisogna valutare non solo i costi diretti dell’acquisto del farmaco (accettabili comunque se consideriamo i costi delle sigarette o di altri beni voluttuari), ma anche quelli indiretti, che intervengono quando si verifica la sospensione precoce di un farmaco per insufficiente risposta o effetti collaterali difficilmente accettabili per il paziente. La sospensione precoce, infatti, presuppone un aumento dei costi indiretti in termini di giorni di lavoro persi e di peggioramento della qualità di vita per le ricadute della malattia depressiva, costi che hanno un impatto non solo per il paziente depresso, ma anche per i suoi familiari. In questo senso, agomelatina si pone come un farmaco che ha un migliore profilo di accettabilità e che può quindi garantire che il paziente mantenga il trattamento long term. Questo è sicuramente un elemento differenziale e aggiuntivo rispetto agli attuali antidepressivi Ssri”.  
   
   
GRAVIDANZA E MEDICINE COMPLEMENTARI  
 
 Torino, 8 marzo 2011 - Il ricorso alla medicina complementare ed alternativa è cresciuto notevolmente in tutto il mondo e sempre maggiore ne risulta l’utilizzo anche durante la gravidanza. Sebbene sia ormai chiara la necessità di sviluppare nei servizi sanitari per la maternità un approccio integrato (Dooley 2006) e sebbene sia stata dimostrata l’efficacia in gravidanza di alcune medicine non convenzionali (Fugh-berman & Kronenberg 2003, Huntley et al. 2004, Anderson & Johnson 2005, Smith & Cochrane 2009), si registra una scarsità di informazioni sulle terapie non convenzionali da parte degli operatori professionali. Ad attestarlo è il Journal of Advanced Nursing, rivista scientifica che ha pubblicato una revisione di ben 19 studi condotti tra il 1999 e il 2009 che riguardavano i punti di vista sulle medicine alternative da parte di oltre 3mila operatori del settore ostetricia e ginecologia. Secondo l’autore della revisione, il Dr. Jon Adams dell’Università del Queensland, Direttore del Network of Researchers in the Public Health of Complementary and Alternative Medicine (Norphcam), la causa principale potrebbe essere dovuta alla mancata formazione da parte di medici e ostetriche, oltre ad una mancanza di rispetto e cooperazione tra le parti coinvolte. “Da anni promuoviamo centinaia di giornate di formazione ogni anno, rivolte a medici e specialisti, rivendicando anche la necessità di includere la medicina complementare negli obiettivi formativi di diversi percorsi di studi come farmacia, veterinaria, medicina generale, odontoiatria, ecc., e questo studio non fa altro che confermare che le nostre rivendicazioni sono corrette, soprattutto se vogliamo tutelare la salute delle mamme e dei nascituri” ha commentato il Prof. Leonello Milani, medico, Vicepresidente A.i.o.t. E Vicepresidente dell´Accademia Internazionale di Medicina Fisiologica di Regolazione. “L’aumento dell’interesse e dell’utilizzo delle medicine complementari non può prescindere da una maggiore conoscenza delle stesse, sia da parte di chi le prescrive sia da parte di chi le utilizza. Mi auguro che questo nuovo studio possa essere di stimolo ad un dialogo più aperto e disponibile tra le istituzioni e la medicina tradizionale, nell’interesse della salute dei cittadini” ha commentato il Dott. Alessandro Pizzoccaro, Presidente di Guna S.p.a., azienda leader nel settore delle medicine complementari/non convenzionali in Italia.  
   
   
TOSCANA: “COOPERATIVE DI TIPO B, FIRMATO IL DECRETO CHE ACCELERA L’AFFIDAMENTO DI FORNITURE DA PARTE DELLE ASL”  
 
 Firenze, 8 marzo 2011 – “E’ già stato firmato il decreto di istituzione del gruppo tecnico che dovrà elaborare proposte e procedure per l’attuazione del protocollo approvato dalla Regione nel febbraio 2010, che prevede che l’8% di forniture di beni e servizi delle aziende sanitarie sia affidato alle cooperative di tipo B. Il gruppo comincerà a lavorare nel mese di marzo”. L’ha annunciato il 5 marzo l’assessore Daniela Scaramuccia, che nel pomeriggio ha partecipato al “matching” condotto da Paolo Ruffini all’interno del convegno “Uno sconosciuto lato B. Lavoro e solidarietà della cooperazione sociale”, organizzato al Saschall da Confcooperative e Lega delle Cooperative. Le cooperative di tipo B sono aziende non profit, senza scopo di lucro, che come finalità statutarie si propongono l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate. I soggetti svantaggiati devono rappresentare almeno il 30% dei lavoratori della cooperativa e, compatibilmente con il loro stato soggettivo, devono essere soci. “Occuparsi di chi è più fragile, di chi fa più fatica – ha aggiunto l’assessore – è un valore di per sé, che dovrebbe stare alla base di una società. Le cooperative sociali lo fanno con un ulteriore plusvalore e svolgono un ruolo di pubblica utilità”.  
   
   
LAZIO, POLVERINI: "INIZIATIVA CAMPER MEDICI DURERÀ PER TUTTA LA LEGISLATURA"  
 
 Roma, 8 marzo 2011 - - Camper medici nel Lazio per tutta la durata della legislatura. La presidente della Regione, Renata Polverini ieri mattina si è recata in visita presso il punto di prevenzione mobile a Rieti, nell’ambito dell’iniziativa sanitaria “Mi state a Cuore”. Dopo la campagna per la prevenzione dedicata alle donne, organizzata nel periodo delle feste di Natale, dal 28 febbraio l´iniziativa si sta ripetendo nei mercati del territorio regionale, questa volta con visite dedicate alla prevenzione per gli over 50. Polverini ha sottolineato che “Sono già oltre mille le persone che in pochi giorni sono accorse per farsi visitare. L’iniziativa continuerà per tutto il mese, qui a Rieti ma anche nelle altre province. Questa azione è stata molto apprezzata dai cittadini e durerà per tutto il mio mandato”. La presidente Polverini, accolta dal sindaco Giuseppe Emili e dal neo commissario straordinario Aldo Morrone, si è fatta visitare nel camper parcheggiato vicino al mercato rionale di Rieti dichiarandosi molto soddisfatta per la disponibilità e la professionalità degli operatori medici.  
   
   
I CASCHI DI JORGE E VALE PER L´OSPEDALE AMICO SU EMEDEA.IT ASTA ON-LINE PER LA NOSTRA FAMIGLIA: IN PALIO I CASCHI DI JORGE LORENZO E VALENTINO ROSSI, AUTOGRAFATI DAI CAMPIONI  
 
Bosisio Parini (Lc), 8 marzo 2011 - In occasione dell´incontro "Un Mondo Chiamato Motogp", serata con racconti, immagini e solidarietà per l´ospedale amico de La Nostra Famiglia, svoltosi lo scorso 26 novembre a Bosisio Parini, Yamaha Factory Racing Team ha donato all´Associazione due esclusivi caschi, da oggi all´asta sul sito www.Emedea.it/  Uno, autografato, è il ben noto modello Agv ´Five Continents´, ultimo casco Yamaha utilizzato da Valentino Rossi durante la stagione Motogp 2010. L´altro è il casco modello X-lite ´Por Fuera´ del Campione del Mondo Jorge Lorenzo, che il pilota spagnolo firmerà, a chi si aggiudicherà l´asta, al Gran Premio del Mugello del 3 luglio. Insieme al casco di Jorge, infatti, ci sono 2 pass per seguire le gare e le prove del Gran Premio d´Italia. Sempre per sostenere l´ospedale amico, all´asta ci sono anche due magliette originali, donate dal Fans Club Valentino Rossi: una con la scritta Bye Bye Baby, indossata a Valencia in occasione dell´ultimo Gran Premio corso in sella ad una Yamaha, l´altra con la scritta Torno Subito, con la quale Valentino aveva dato appuntamento ai suoi tifosi dopo l´incidente dell´estate 2010. La Nostra Famiglia, con i suoi Centri di Riabilitazione e 4 Poli Ospedalieri, ogni anno si fa carico di più di 30.000 bambini, ragazzi e giovani con disabilità. Partecipare all´asta sarà un importante contributo per la raccolta fondi "Facciamo crescere insieme l´ospedale amico", finalizzata ad ampliare l´offerta sanitaria e riabilitativa del polo di Bosisio Parini , vicino a Lecco: per rispondere sempre meglio alle necessità di tantissime famiglie provenienti da ogni parte d´Italia, è in corso di realizzazione un importante intervento di adeguamento e ristrutturazione, al termine del quale saranno disponibili complessivamente 243 posti letto, di cui 90 per ricoveri in Day Hospital e 12 ambulatori, rivolti a bambini e ragazzi con malattie neurologiche, autismo, disturbi dell´apprendimento e dell´emotività e con ritardo mentale. Il nuovo padiglione sarà anche presidio della rete regionale per le malattie rare, centro regionale di ipovisione dell´età evolutiva e centro regionale per le psicosi infantili.  
   
   
DELEGAZIONE LIBANESE IN TOSCANA PER CONOSCERE IL SISTEMA REGIONALE DI WELFARE  
 
Firenze, 8 marzo 2011 – Una delegazione libanese composta da personale amministrativo e alcuni sindaci, ha partecipato ieri ad un seminario su “Il sistema di welfare in Toscana e il suo contributo nella cooperazione decentrata in Libano”. All’incontro, organizzato presso la sede di Arci Toscana a Firenze, erano presenti l’assessore al welfare Salvatore Allocca ed il consulente della Regione per la cooperazione internazionale Massimo Toschi. Alla delegazione, ha detto l’assessore Allocca, è stato illustrato il sistema di welfare toscano, spiegato il concetto di integrazione con il sistema sanitario, come funzione il sistema degli osservatori provinciali, quali sono le competenze istituzionali e la divisione di quelle tra stato, regioni e comuni.  
   
   
LA PROTEZIONE DELLA PROPRIETÀ INTELLETTUALE NELLE BIOTECNOLOGIE  
 
 Milano, 8 marzo 2011 -Seminario di aggiornamento organizzato da Fast nell’ambito di Enterprise Europe Network in collaborazione con Unimitt. Le biotecnologie rappresentano l’area in fase di maggior sviluppo tra quelle più avanzate. Ogni settore di tale comparto (red, green o clean biotech) ha proprie specificità relativamente alla proprietà intellettuale. L’evento si rivolge prevalentemente ai ricercatori del settore biotech per aiutarli ad inquadrare le questioni brevettuali specifiche di questo ambito. Fast, come partner della rete Enterprise Europe Network, dedica tradizionalmente molta attenzione al tema della proprietà intellettuale, in particolare affrontando temi “caldi” per le imprese e i gruppi di ricerca che sviluppano nuovi prodotti e processi nei settori tecnologicamente avanzati. Si tratta di un servizio che unisce l’informazione aggiornata e tempestiva da parte di esperti di massimo livello con un’assistenza dedicata per rispondere ai quesiti specifici dei ricercatori. A livello mondiale le biotecnologie rappresentano l’area in fase di maggiore sviluppo tra quelle più avanzate, e su cui sono fortemente impegnati numerosi gruppi di ricerca delle Università milanesi. Ogni articolazione del settore (red biotech, green biotech, clean biotech) presenta specificità dal punto di vista della proprietà intellettuale, che richiedono attenzione particolare e conoscenze specifiche per i gruppi di ricerca. Fast, in collaborazione con Unimitt, organizza questo seminario dedicato specificamente ai ricercatori del settore, destinato a inquadrare le questioni brevettuali tipiche del settore delle biotecnologie. Al termine dell’evento i partecipanti possono presentare e discutere con l’esperto brevettuale casi individuali durante incontri one-to-one da prenotare in precedenza. Seminario di aggiornamento sulla proprietà intellettuale 22 marzo 2011 http://www.Fast.mi.it/  
   
   
DARWIN E IL GENOMA: GENI DELLA SCIENZA E GENI DELL’UOMO  
 
 Gorizia, 8 marzo 2011 - Cosa sono i geni e come si è arrivati alla decifrazione del nostro genoma? Quali saranno gli effetti di questa conoscenza? Cosa differenzia un uomo da uno scimpanzé o, addirittura, da un topolino? In cosa consistono le anomalie genetiche? Sono solo alcune delle domande cui Edoardo Boncinelli darà risposta venerdì 11 marzo alle ore 18.00 nell’incontro pubblico dal titolo Geni della scienza e geni dell’uomo. Darwin e il genoma organizzato nell’ambito della mostra “L’albero della Vita. L’evoluzione attraverso gli occhi di Charles Darwin” aperta fino al 19 giugno 2011, a Palazzo Attems Petzenstein, in piazza De Amicis 2, a Gorizia. Offrendo la chiave per interpretare le fondamenta della nostra esistenza, spiegando il rilievo della ricerca genetica e capovolgendo luoghi comuni che tendono a demonizzarla, Boncinelli, fisico e biologo, autore di numerosi libri di divulgazione scientifica per il grande pubblico, illustrerà l’eredità di Charles Darwin e farà il punto sulla teoria dell’evoluzione, nata dalla mente di questo grande della scienza e perno concettuale attorno al quale ruota tutta la biologia moderna. L’incontro si svolge a Palazzo Attems Petzenstein, in piazza De Amicis 2, a Gorizia, alle 18.00. L’ingresso è libero. Per l’occasione la biglietteria della mostra chiude alle ore 17.00 ed è possibile visItare l’esposizione fino alle 18.00. Per informazioni: Tel 0481 547541 - 547499 info@alberodellavitadarwin.Org  | www.Alberodellavitadarwin.org    
   
   
FESTA DELLA DONNA DONNE DIPINTE – UN VIAGGIO AL FEMMINILE NELLA GNC COSENZA – PALAZZO ARNONE  
 
Cosenza, 8 marzo 2011 – Oggi alle ore 16.00, a Cosenza, Palazzo Arnone, la Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici della Calabria, diretta da Fabio De Chirico, presenta in occasione della Festa della donna, Donne Dipinte – Un Viaggio Al Femminile Nella Gnc. La Galleria Nazionale di Cosenza diventa spazio ideale per parlare di donne fuori dagli schemi. Attraverso un “viaggio” nell’arte lungo quattro secoli verranno difatti riletti al femminile capolavori che hanno per protagoniste donne, eroine, dee, sante, regine ritratte, fra gli altri, da Mattia Preti, Luca Giordano, Francesco Guarino, Frans Wouters, Gaele Covelli, Silvestro Lega, Umberto Boccioni. Un’attenzione particolare sarà dedicata all’unica artista donna presente nella Gnc, l’olandese Rachel Ruysch, che nella prima metà del Xviii secolo realizza il bel dipinto raffigurante Natura morta. La conversazione e il percorso guidato sono a cura di Rosanna Caputo, storico d’arte direttore coordinatore della Soprintendenza Bsae della Calabria. Seguiranno un reading di letture creative, a cura della Compagnia Libero Teatro di Cosenza e testimonianze e riflessioni sui diritti negati, a cura dell’associazione Angelina. L’iniziativa è frutto di una proficua collaborazione fra la Soprintendenza Bsae della Calabria, l’associazione socio-culturale Angelina di Cosenza e il Comitato Se non ora quando di Cosenza e mira a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla cultura di genere.  
   
   
JAN VAN DER PLOEG WALL PAINTING NO. 315 MILANO 25 MARZO – 5 MAGGIO 2011  
 
 Milano, 8 marzo 2011 - La Galleria Fabbri Contemporary Art presenta l’opera di Jan van der Ploeg, artista olandese alla sua prima mostra personale tenuta in una galleria privata italiana. L’artista nel corso della sua ormai lunga carriera internazionale (è nato ad Amsterdam nel 1959), si è dedicato in prevalenza alla pittura ambientale, dipingendo direttamente alle pareti degli spazi espositivi grandi forme astratte in colori acrilici, dinamiche nella struttura e ricche cromaticamente. Forme e colori arrivano così a trasfigurare la struttura architettonica che ospita l’opera dipinta interferendo con la sua percezione visiva. A contrasto con questi grandi exploits cromatici, Jan van der Ploeg usa esporre dipinti su tela altrettanto nitidi nella costruzione geometrica delle superfici e altrettanto spiazzanti visivamente per gli effetti quasi optical che raggiungono. In occasione della sua mostra milanese, l’artista presenterà una serie di lavori “site-specific”: una grande pittura murale studiata per la parete più ampia dello spazio (“Wal painting n.315”) e una serie di dipinti su tela inediti e pensati in relazione con questa pittura murale. Al piano inferiore della galleria sarà inoltre visibile una selezione di opere grafiche. La mostra sarà accompagnata da un catalogo che documenterà l’installazione delle nuove opere nello spazio e conterrà un testo critico del curatore Giorgio Verzotti. Jan van der Ploeg si diploma alla Gerrit Rietvield Akademie di Amsterdam nel 1982. Espone dal 1984 e recentemente un suo wall painting è stato realizzato al Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato in occasione della mostra “The Prato Project” realizzata con Thom Puckey.  
   
   
POST OLIMPICO - UN COMITATO PROMOTORE PER IL PROGETTO COVERCIANO DELLA NEVE  
 
Torino, 8 marzo 2011 - Sara´ presentata a Roma una mozione per lo sblocco dei fondi residui dell´Agenzia Torino 2006 Vertice dell’assessore regionale allo Sport e Turismo Cirio con Parcolimpico, i parlamentari piemontesi e i sindaci di valle: la prossima settimana sarà presentata a Roma una mozione per lo sblocco dei fondi residui dell’Agenzia Torino 2006. Vertice, ieri, in Regione sul nuovo progetto di rilancio del post-olimpico denominato “Coverciano della Neve”: all’incontro convocato dall’assessore allo Sport e Turismo Alberto Cirio erano presenti oltre a tutti i sindaci delle vallate olimpiche, Valter Marin di Sestriere, Francesco Avato di Bardonecchia, Lorenzo Colomb di Cesana, Gianni Arolfo di Pragelato, Franco Capra di Claviere e Mauro Meneguzzi di Sauze d’Oulx, anche la presidente e l’amministratore delegato di Parcolimpico, Elda Tessore e Roberto De Luca , e i parlamentari piemontesi bipartisan Enzo Ghigo , Osvaldo Napoli , Giorgio Merlo e Stefano Esposito . “L’eredità degli impianti olimpici è in una situazione d’emergenza perché in passato è mancata una seria politica che desse futuro agli impianti - commenta Alberto Cirio , assessore allo Sport e turismo della Regione Piemonte – Questa situazione richiede, adesso, un’immediata presa di posizione da parte di tutto il sistema Piemonte. L’incontro di oggi è servito per fare il punto della situazione e capire se esiste una volontà comune, bipartisan e trasversale, per candidarci a diventare la Coverciano della Neve, sia di fronte al Governo che con il Coni nazionale. L’esito è stato molto positivo: la prossima settimana i nostri parlamentari presenteranno una mozione a Roma per sollecitare lo sblocco dei dieci milioni di euro residui dell’Agenzia Torino 2006, risorse indispensabili per lo start up di questo rilancio. Parallelamente costituiremo un Comitato Promotore del progetto “Coverciano della Neve”, che avrà nei sindaci delle vallate un ruolo attivo e centrale, a differenza di quanto accaduto in passato. Abbiamo, anche, già in mente un presidente autorevole e stimato, legato alla tradizione olimpica invernale piemontese, ovvero Piero Gros”. Durante l’incontro, Roberto De Luca ha illustrato l’idea progettuale sviluppata da Parcolimpico relativamente agli impianti di montagna dati in gestione alla società, da estendersi a tutti i Comuni del territorio post olimpico. “ Abbiamo in mano un’opportunità unica per poter sviluppare il patrimonio post olimpico accumulato negli ultimi anni” ha ribadito De Luca “Si tratta di un’idea semplice ma efficace, che potrebbe partire in brevissimo tempo, per mettere a sistema i tre dei più importanti asset di sviluppo della regione: sport bianco, cultura e turismo. Tuttavia, per far ciò è necessario che tutti i soggetti coinvolti facciano la loro parte. In particolare, è necessario essere schietti nel ricordare che i siti post olimpici necessitano di ingenti risorse per essere mantenuti attivi in assetto sportivo invernale, risorse che Parcolimpico non è in grado né è tenuto a garantire, avendo noi presentato un piano industriale che prevede l’utilizzo esclusivamente estivo di tali impianti. Abbiamo partecipato con grande interesse alla gara per la gestione di questi siti per un solo motivo, forse banale, ma che rappresenta il cuore del nostro sistema: l’opportunità di sviluppare un significativo piano di affari, di fare business per dirla più semplicemente. La buona notizia, è che, come dicono spesso gli americani, il miglior business si fa sempre in due. Se vogliamo far fruttare il patrimonio post olimpico, questo business lo dobbiamo fare insieme a tutti i soggetti coinvolti .” De Luca ha chiuso l’intervento ricordando che, nonostante siano circolate indiscrezioni di un presunto abbandono da parte di Parcolimpico, del sito di Cesana Pariol, “ questo è assolutamente falso, visto che la struttura è sorvegliata e mantenuta in perfetta efficienza attraverso un sistema di vigilanza con telecamere e allarmi, e attraverso un sistema di conservazione dell’ammoniaca mediante lo stoccaggio in appositi serbatoi e sorveglianza degli stessi attraverso una società specializzata del settore. Stiamo garantendo il perfetto mantenimento dell’impianto, in attesa che le istituzioni definiscano un progetto di eventuale utilizzo futuro.”  
   
   
SALUTE E SPORT. A MILANO LA PRIMA MARATONA NOTTURNA ANTI-SBALLO  
 
Milano, 7 marzo 2011 - E’ stata presentata oggi a Palazzo Marino la Midnight Run, prima maratona notturna milanese anti-sballo che si svolgerà il 16 marzo, con partenza alle ore 24.00 dall’Arco della Pace. La corsa non competitiva prevede due percorsi: uno di di 3,5 km e l’altro di 7 km intorno al Parco Sempione. L’evento è promosso dall’Assessorato alla Salute e organizzato dall’Associazione Mentecorpo.il ritrovo è fissato all’Arco della Pace alle ore 23.00. Al termine è previsto un punto di ristoro e premi per i partecipanti messi a disposizione dagli sponsor. Lo slogan della maratona - “Corri e vivi positivo” - è rivolto soprattutto ai giovani. Più che una gara, la Midnight Run sarà un momento di aggregazione. Ci sarà anche la possibilità di scrivere un pensiero positivo su un cartoncino che i partecipanti troveranno nella sacca di gara. Le frasi saranno raccolte in un´urna alla partenza della maratona e parteciperanno a un sondaggio, la frase più bella verrà premiata e pubblicata sul sito di Midnight Run. “Abbiamo scelto la corsa in un´ora simbolo del sabato sera - spiega l’assessore alla Salute Giampaolo Landi - per lanciare un messaggio. Lo sport si conferma un terreno privilegiato perché il capitale sociale rappresentato dai ragazzi esprima e rafforzi le proprie risorse. Uno degli aspetti fondamentali della vita associativa, dello spirito di gruppo che è tipico e consustanziale dello sport, consiste infatti nel mettere i partecipanti in una condizione continua di scambio e interazione sociale, di perseguimento di obiettivi comuni, di condivisione. Midnight Run è un’alternativa sportiva allo sballo, un´occasione per divertirsi senza sballo, per ricordarsi che l’insolito e il sorprendente non vengono solo da una pasticca o da un viaggio alcolemico, ma soprattutto dal gusto della sfida e dell’avventura. Vogliamo dire ai ragazzi: uscite, fatevi una corsa in compagnia, nel verde. Non rinunciate ai vostri progetti in nome dell’apatia e dell’alcol”. “Abbiamo organizzato la Midnight Run - continua Landi - per dire forte e chiaro ai ragazzi che le istituzioni di Milano non si disinteressano di loro: l´Assessorato alla Salute c´è, e c´è per voi. Perché l´attività sportiva non è solo piacere di muoversi, ma anche contesto sociale. L´assessorato comunale non è nuovo a proposte originali per i giovani milanesi: consideriamo i ragazzi di Milano una generazione difficile e complicata, ma tutt´altro che imberbe e ingenua. Lo scoramento di quest´epoca - lo abbiamo verificato anche con l´indagine di Astraricerchesul fumo nelle scuole superiori milanesi - esiste, non c´è dubbio. Come esiste il binge drinking. Negli ultimi dieci anni, i dati italiani relativi alle modalità di assunzione dell´alcol da parte dei giovani, ci dicono che il 64,8% dei ragazzi e il 34% delle ragazze beve per ubriacarsi". Sarebbero 1,5 milioni i giovani che bevono con l´obiettivo di raggiungere nel più breve tempo possibile lo "sballo da ubriacatura", appunto il binge drinking. L´istituto superiore di sanità classifica l´alcol come "gateway drug", ossia una droga ponte che traghetta, con i suoi effetti psicotropi, verso la commistione di superalcolici con energy drink, per risollevare il tono dell´umore quando cala la prima ondata di euforia, e infine, sui tempi lunghi, verso le droghe sintetiche e la cocaina per superare la fase down del post sbornia. Tra questi, il 50% ha meno di 16 anni. A Milano, il 25% dei giovanissimi e dei giovani beve troppo, 280mila persone (dati 2010). Cosa bevono i ragazzi? Birra, soprattutto. Poi vengono i "premiscelati" a base di vodka, rum, tequila. E quindi lo spritz e il mojito (la menta favorisce l´assorbimento dell´alcol). La formula del "paghi 1 bevi 2" è diffusa soprattutto negli happy hour. Poi c´è il "drink as much as you can": 10-15 euro per bere senza limiti. Alcuni studi americani hanno dimostrato che lo sport è un contesto protettivo nei confronti dei comportamenti a rischio, compreso l´abuso di alcol. E la partecipazione sportiva risulta correlata a esiti scolastici e sbocchi occupazionali positivi. "La maturità non è sviare a suon di bottiglie di birra - conclude l’assessore Landi - bensì mettersi di fronte alle proprie carenze, alle proprie abilità, al rischio benefico di guardarsi con grande obiettività e senza protezionismi”. Andrea Colombo, responsabile del programma Corrichetipassa - che grazie al sostegno dell´Assessorato alla Salute ha portato più di 400 milanesi a correre nei parchi tutto l´anno e con qualsiasi temperatura - racconta così l´idea della prima corsa di mezzanotte di Milano: "La Midnight Run è una corsa non competitiva che nasce dallo spirito dell´Associazione Mentecorpo di cui faccio parte, un mix di allegria, divertimento e relazioni positive unite alla riflessione seria di ciò che, anche alla luce di numerose ricerche scientifiche, ci serve per essere felici. Prima di tutto serve la salute, che viene mantenuta facilmente se adottiamo uno stile di vita sano facendo movimento all´aria aperta; in secondo luogo serve avere relazioni positive, degli amici con cui condividere le nostre esperienze e ultimo, ma non in ordine di importanza, serve essere consapevoli di se stessi e delle proprie potenzialità per realizzare se stessi. La Midnight Run è una festa e un messaggio, che ci si può divertire e molto semplicemente correndo insieme a mezzanotte". Per ulteriori informazioni e iscrizioni www.Corrichetipassa.com/    
   
   
LA MARATONA DEL CIELO IN TV NEL FRATTEMPO SONO STATI DEFINITI I NUOVI PERCORSI DI MARATONA E MEZZA MARATONA  
 
Aprica, 8 marzo 2011 - Oggi dalle 19:45 alle 20:30, il Comitato Organizzatore della Skymarathon Sentiero 4 Luglio 2011, accompagnato da alcuni amministratori pubblici di Aprica e Corteno Golgi, sarà ospite dell’emittente Più Valli Tv per presentare in diretta uno speciale interamente dedicato alla Maratona del Cielo 2011. Tra le notizie dell’ultima ora, che saranno annunciate anche durante il collegamento, c’è la completa definizione dei percorsi, maratona e mezza maratona. È soprattutto quest’ultima a subire le modifiche più rilevanti rispetto al passato, con un percorso quasi interamente nuovo, anche se similare e dunque non tecnicamente stravolto. Se la gara lunga, infatti, sarà nuova solo nella parte dei dieci chilometri iniziali – in pratica fino allo Zappello dell’Asino – in virtù della nuova partenza da Aprica la gara breve sarà all’80% un’altra rispetto al passato. Il nuovo percorso salirà dapprima a Malga Palabione, raggiungerà il Ròccolo di Premàlt, scenderà al Rifugio Alpini di Campovecchio, raggiungerà il Ponte del Galina in val Brandét, salirà a Malga Barbione e alla Porta di Barbione (nuovo tetto della mezza a 2385 m.), indi scenderà a Malga Dosso e poi al Plinàs, dove s’immetterà definitivamente nel tracciato del Sentiero 4 Luglio e raggiungerà Santìcolo. Sono stati pubblicati sul sito Web dedicato e vengono inviati in allegato al presente comunicato i nuovi profili altimetrici e la cartina con i nuovi tracciati, compreso quello d’emergenza. Nel frattempo sono arrivate presso l’ufficio turistico di Aprica le prime decine di iscrizioni, frutto certo del prestigio tecnico della competizione e della grande stima che molti atleti hanno dell’organizzazione e dell’accoglienza. Ma frutto anche del nuovo corso organizzativo, che ha quasi dimezzato il costo d’iscrizione e allargato la platea dei premiati ad un numero di ben centodieci. Il montepremi totale che verrà distribuito sarà di 22mila euro, poco più della metà dei quali ai primi tre classificati uomini e donne nelle due competizioni; il resto ai piazzati e ai migliori delle numerose categorie d’età. Maratona Nel 2011* la partenza è da Aprica (1180) e l’arrivo a Santìcolo (900), con dislivello di ca. 2650 m. In salita e 2930 m. In discesa. Il percorso, da Piazza del Palabione nel centro della località valtellinese, compie dapprima un piccolo tour del paese di ca. 1,5 km su asfalto (Via Adamello, Via Ospitale, Via Europa, Via Magnolta). Dalla zona di partenza della Funivia Magnolta la strada, in terra battuta, prende quindi a salire con pendenza abbastanza regolare. Raggiunto il culmine della funivia, a poco meno di 1900 m., il tracciato attraversa la pista in direzione est e sale immergendosi nel bosco fino al ristoro, dove sbuca di nuovo sulla pista e imbocca il segnavia n. 341 (Sentiero del Legno), che abbandona alcune di centinaia di metri dopo per continuare lungo la skiway di collegamento con il Lago Palabione. In leggera salita, questa porta a incrociare e riprendere di nuovo, a quota intorno ai 2050 m., il Sentiero del Legno, scendendo ora decisamente al Rifugio Valtellina (1920). Si continua per il sentiero 341 in dolce salita fino al crinale che dà sulla Val Campovecchio in prossimità del disco orografico, a ca. 2000 m. Da qui il percorso riprende quello classico del Sentiero 4 Luglio. Si sale ancora poco, fino allo Zappello dell’Asino (2030), indi per continui saliscendi si arriva alla Val Rösa, dalla quale, su morene e terreno misto in salita accentuata, si giunge al Passo Telènek (2642). Successivamente, lungo un’impegnativa cresta, si raggiunge la vetta del Monte Sèllero (tetto della gara a m. 2744). Una discesa ripidissima ed esposta conduce quindi i concorrenti a Passo Sèllero (2440) e poi, proseguendo per facili creste e tratti di vecchie mulattiere, passando per il Bivacco Davide (2645), al Piz Tri. La discesa finale che porta a Santìcolo si snoda dapprima lungo mulattiere e sentieri, quindi su tratti di strada carrabile. Nel 2012 la partenza avverrà Santìcolo, con percorso in direzione contraria. Mezza Maratona Nel 2011(*) la partenza è da Aprica (1180) e l’arrivo a Santìcolo (900), con dislivello di ca. 1600 m. In salita e 1880 m. In discesa. Il percorso, da Piazza del Palabione nel centro della località valtellinese, va verso ovest in Corso Europa e poi in Via Magnolta per qualche centinaio di metri su asfalto, indi sale su sterrato alla loc. Bratta (fine della pista B) e poi, costeggiando a ovest l’Osservatorio eco-faunistico lungo la strada di servizio della B medesima, a Malga Palabione (1700 m.). Da qui c’è un attraversamento su sentiero in discesa, parte nel bosco e parte lungo tratti della pista Panoramica del Baradello, fino al Ròccolo di Premàlt (1555 m.), da dove si precipita fino al Rifugio Alpini di Campovecchio (1310 m.) lungo la prima parte del Sentiero 4 Luglio, percorsa al contrario. Da Campovecchio si raggiunge la Val Brandét attraverso la carrozzabile Via dei Cavalli e poi il Ponte del Galina (1337 m.), praticamente quasi in piano. Qui si attraversa il torrente e si inizia la ripida ascesa (oltre 1000 metri di dislivello), che porta prima a Malga Barbione (1958 m.), indi alla Porta di Barbione (2.385 m.). La successiva lunga discesa giunge dapprima a Malga Dosso (1700 m.), poi al Plaz di Stai (1482 m.) e finalmente al Plinàs (1400 m.), dove c’è l’innesto nel sentiero 4 Luglio e la discesa finale fino a Santìcolo. Nel 2012 la partenza avverrà Santìcolo, con percorso in direzione contraria. Http://www.voli.bs.it/4luglio-skymarathon