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Notiziario Marketpress di Lunedì 19 Ottobre 2009
SCIENZIATI SCOPRONO UN GENE CHE CAUSA UNA FORMA RARA DI TUMORE  
 
Bruxelles, 19 ottobre 2009 - Scienziati europei hanno individuato un gene che è alla base del carcinoma adenoideo cistico. Il team auspica che la scoperta, pubblicata sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas, condurrà a nuovi test e trattamenti per la malattia. Il carcinoma adenoideo cistico (Acc) è una malattia estremamente rara che può colpire oltre 30 organi, con la maggiore incidenza (58%) alla testa e al collo; le ghiandole salivari sono colpite nel 34% dei casi. Il sistema respiratorio è colpito nel 17% dei casi, il seno nel 12% e il restante 13% riguarda altre parti del corpo. Anche se caratterizzato da una crescita lenta, l´Acc si rivela mortale nella maggior parte dei casi; l´80 - 90% dei pazienti affetti da Acc alla testa o al collo muoiono entro 10 - 15 anni dalla diagnosi. In generale, il tasso di sopravvivenza di 15 anni si aggira intorno al 40%. L´acc è trattato con interventochirurgico seguito da radioterapia. Nello studio in questione, scienziati nei Paesi Bassi e in Svezia rivelano che l´Acc è causato da un gene di fusione, che nasce dalla fusione di due geni sani. Essi sono giunti a questa conclusione dopo aver esaminato campioni tissutali di tumori Acc prelevati da diverse parti del corpo. Il fatto che tutti i campioni presentavano il gene di fusione - a prescindere dal fatto che derivassero da ghiandole salivari, seno o altro - indica che esso reppresenta un segno specifico della malattia - ha spiegato il team. I due geni che compongono il gene di fusione sono il Myb e il Nfib. Il Myb svolge una serie di funzioni nell´organismo: oltre a controllare l´accrescimento cellulare, aiuta a provocare la morte di cellule che non sono più necessarie. Generalmente, l´attività del Myb è soppressa nelle cellule più mature. I ricercatori ipotizzano che con la fusione di Myb e Nfib, la cellula perde la sua capacità di controllare l´attività del Myb. Di conseguenza, esso si attiva, provocando una sovrapproduzione massiccia di una proteina anomala che possiede proprietà cancerogene. "Già nel 1986 avevamo ipotizzato che il gene Myb fosse coinvolto in questa forma di cancro, ma soltanto recentemente abbiamo avuto accesso agli strumenti necessari per dimostrare la nostra tesi", ha commentato il professor Göran Stenman del laboratorio Lundberg per la ricerca sul cancro presso l´Università di Gothenburg in Svezia. "Ora che sappiamo a cosa è dovuto il tumore, possiamo anche sviluppare trattamenti nuovi e più efficaci per questa forma di cancro spesso estremamente maligna e insidiosa. Una possibilità sarebbe quella di sviluppare un farmaco capace di semplicemente disattivare questo gene". La ricerca getta anche nuova luce sul ruolo dei geni di fusione nel cancro. "Finora si pensava che i geni di fusione fossero responsabili quasi soltanto della leucemia, ma il nostro gruppo riesce ora a mostrare che questo tipo di gene canceroso è comune anche nei tumori ghiandolari", ha spiegato il professor Stenman. "Questa è una scoperta importante, visto che si tratta di un nuovo meccanismo che credo si rivelerà abbastanza comune in una quantità di tumori umani". Per maggiori informazioni, visitare: Pnas: http://www. Pnas. Org/ Università di Gothenburg: http://www. Gu. Se .  
   
   
STUDIO EVIDENZIA CHE UNA BUONA IGIENE DELLE MANI NON È SUFFICIENTE A PREVENIRE L´INFLUENZA SUINA  
 
Bruxelles, 19 ottobre 2009 - Proprio mentre l´influenza suina investe il mondo, un nuovo studio della London School of Hygiene & Tropical Medicine, nel Regno Unito, evidenzia che alcune delle misure raccomandate dagli esperti potrebbero rivelarsi inefficaci nel rallentare la diffusione dell´influenza suina sul lungo termine. Nello studio, presentato sulla rivista Bmc Public Health, i ricercatori ritengono che il risultato di una migliore igiene delle mani nelle scuole elementari potrebbe portare esclusivamente una breve "tregua" nella lotta per prevenire il diffondersi dell´infezione. I dati evidenziano che i bambini sono esposti a un rischio di contrarre l´influenza H1n1 doppio rispetto a quello corso dagli adulti. Questo recente studio pilota ha rilevato come i bambini non siano diligenti quanto gli adulti nell´adottare e mantenere le abitudini igieniche promosse dalle istituzioni che si occupano di salute perché ritenute efficaci nella prevenzione di questa e altre malattie. I ricercatori, coordinati dal dottor Wolf-peter Schmidt, hanno cercato di identificare qual è l´attuale necessità di migliori misure per l´igiene delle mani in modo tale da individuare i fattori che ne diminuiscono l´efficacia e per valutarne il grado di accettazione e di realizzabilità. Per analizzare quale percezione hanno insegnanti e bambini dei vari protocolli di igiene per le mani, i ricercatori hanno impiegato metodi qualitativi. I dati sono stati raccolti presso quattro scuole elementari situate nell´area orientale di Londra. La valutazione è stata effettuata anche sulla base di aspetti pratici e abitudini, di cui i ricercatori sono venuti a conoscenza mediante colloqui di gruppo, domande rivolte ai bambini e lezioni dedicate alle abitudini igieniche appositamente organizzate. I ricercatori hanno intervistato anche il personale che lavora nelle infermerie degli istituti. Sulla base dei dati raccolti, il team ha potuto determinare che la motivazione degli insegnanti affinché i bambini imparino e comprendano l´importanza di una buona igiene è maggiore di quella dei genitori. Quello che è necessario è però mettere a disposizione delle scuole prodotti che possano garantire l´efficacia delle pratiche igieniche. I risultati hanno dimostrato che nelle scuole vengono insegnate le basi per una buona igiene personale, in particolare ai bambini più piccoli. I ricercatori ritengono, tuttavia, che l´attuazione più intensiva di misure igieniche sia ostacolata da altre questioni legate alla salute e dalla mancanza di tempo. "L´obiettivo alla base dell´insegnamento e del potenziamento di buone abitudini igieniche è più pedagogico che legato alla volontà di controllare l´infezione. I bambini, a prescindere dall´età, hanno una buona conoscenza delle pratiche igieniche e di come avviene la trasmissione dei germi" si legge nello studio. "Gli interventi per l´igiene delle mani godono di un buon livello di accettanza e fattibilità, ma solo temporaneamente, in occasione di [una] particolare emergenza sanitaria come può essere un´epidemia di influenza ed esclusivamente se i disinfettanti per le mani consigliati non richiedono di essere risciacquati" ha affermato il primo autore dello studio, il dottor Schmidt. "In molti posti potrebbero esserci dei problemi logistici che ostacolerebbero la fornitura alle scuole dei prodotti adatti. L´igiene delle mani è importante soprattutto nella prevenzione delle infezioni gastro-intestinali. L´efficacia dell´igiene delle mani in riferimento alla diffusione dell´influenza non è altrettanto chiara, ma certo può essere promossa come misura precauzionale anche in assenza di prove evidenti dei suoi effetti", ha aggiunto. "Il nostro studio evidenzia i problemi pratici legati all´attuazione di pratiche migliori per l´igiene delle mani". Per maggiori informazioni, visitare: Bmc Public Health: http://www. Biomedcentral. Com/bmcpublichealth/ London School of Hygiene & Tropical Medicine: http://www. Lshtm. Ac. Uk/ .  
   
   
PERCHÉ I GIOVANI SONO PIÙ COLPITI DALLA VCJD  
 
Bruxelles, 19 ottobre 2009 - Determinate cellule del sistema immunitario potrebbero aiutare a spiegare perché le persone giovani sono più a rischio, rispetto a quelle più anziane, di sviluppare la variante della malattia di Creutzfeldt-jakob (vCjd). Le scoperte, pubblicate nella rivista Journal of Immunology, potrebbero eventualmente condurre a nuovi test per la malattia e a trattamenti per impedire ai prioni responsabili della malattia di diffondersi al cervello e al sistema nervoso centrale (Cns). Lo studio è stato in parte sostenuto dal progetto Neuroprion ("Prevention, control and management of prion diseases"), finanziato dall´Ue attraverso l´area tematica "Qualità e sicurezza alimentare" del Sesto programma quadro (6° Pq). La variante della Cjd è causata da una proteina anomala chiamata prione. L´uomo contrae l´infezione attraverso il consumo di prodotti alimentari derivati da bovini infettati dalla Bse (encefalopatia spongiforme bovina). Contrariamente ad altre forme di Cjd, i pazienti affetti da vCjd sono di solito piuttosto giovani: l´età media a cui si manifestano i primi sintomi è di appena 28 anni. Per molto tempo gli scienziati hanno cercato di trovare una risposta a questo enigma, ma le teorie basate sul fatto che i giovani consumassero più hamburger e salsicce (che di solito contenevano quantità maggiori di cervello e materiale spinale, prima che questi fossero proibiti per il consumo umano), non sembravano trovare riscontro, dato che anche gran parte del resto della popolazione consumava tali prodotti. In questo studio, ricercatori del Regno Unito hanno esaminato le cellule follicolari dendritiche (Fdc) di topi infettati da un tipo di scrapie, una malattia prionica. Le Fdc si trovano in tessuti come la milza, i linfonodi e le tonsille. Appena i prioni della malattia sono introdotti nell´organismo, le Fdc li attraggono e ne provocano la proliferazione. Nei topi più anziani, le Fdc sono notevolmente più deboli, risulta pertanto più difficile per loro attrarre i prioni. I ricercatori hanno scoperto che la milza dei topi più anziani conteneva livelli di prioni relativamente bassi e che nessuno di essi sviluppava i sintomi della scrapie. Al contrario, i topi più giovani di ammalavano. "Non è mai stato chiaro il perché i giovani fossero più suscettibili alla variante Cjd, e la tesi che fosse dovuto ad un maggiore consumo di carne di cattiva qualità, è troppo semplicistica", ha commentato il dott. Neil Mabbott del Roslin Institute presso l´Università di Edimburgo. "Capire cosa succede a queste cellule - importanti per la risposta immunitaria dell´organismo - potrebbe contribuire a sviluppare modi migliori per diagnosticare la variante Cjd o, addirittura, per impedire la diffusione dei prioni al cervello. Sarebbe altresì di aiuto per la creazione di un vaccino. " Lo studio solleva la preoccupazione che potrebbero essere infettate più persone di quanto non si pensasse finora. Anche se nessuno dei topi più anziani ha sviluppato i sintomi della malattia e i loro linfonodi sembravano privi di contagio, all´autopsia essi hanno rivelato segni della malattia nel cervello. Ciò è importante perché finora i ricercatori, per stimare il numero di persone che potrebbero essere infettate, hanno usato informazioni riguardanti la presenza di prioni nei campioni tissutali delle tonsille e dell´appendice. Queste ultime scoperte suggeriscono che i prioni vadano incontro a decesso nel tessuto linfatico, dopo essersi spostati al cervello. Inoltre, i risultati implicano che potrebbero esserci "livelli significativi della forma subclinica della malattia nella popolazione più anziana". Secondo i dati più recenti, ci sono stati in totale 170 casi di vCjd nel Regno Unito, da quando furono registrati i primi casi nel 1995. Sono anche stati registrati casi in altri 10 paesi; molti di questi pazienti avevano passato un periodo di tempo nel Regno Unito tra il 1980 e il 1996. Attualmente non esiste una cura per la vCjd; i pazienti muoiono in media dopo 14 mesi di malattia. Per maggiori informazioni, visitare: Università di Edimburgo: http://www. Ed. Ac. Uk Journal of Immunology: http://www. Jimmunol. Org/ .  
   
   
CURE ONCOLOGICHE MODELLO PER JOINT COMMISSION-1 PRIMO CERTIFICATO IN EUROPA PER ASSISTENZA PAZIENTI A CASA FORMIGONI: PREMIATO ALTO LIVELLO DI QUALITA´ E UMANIZZAZIONE  
 
Milano, 19 ottobre 2009 - La Joint Commission International, l´ente statunitense che accredita le strutture sanitarie e ne accerta la qualità, ha assegnato a sette ospedali milanesi la prima certificazione a livello europeo per il progetto di assistenza domiciliare ai malati oncologici terminali, promosso e finanziato da Regione Lombardia. Il riconoscimento è stato attribuito il 16 ottobre al Belvedere del 31° piano del Grattacielo Pirelli dal presidente della Regione, Roberto Formigoni e dal presidente della Joint Commission, Anne Ronney al direttore generale degli Icp, ai direttori degli ospedali (Istituti Clinici di Perfezionamento, Fatebenefratelli, Niguarda Cà Granda, San Carlo, San Paolo, Sacco e Istituto Nazionale dei Tumori). "Si tratta di un altissimo riconoscimento, il primo in Europa, - ha commentato Formigoni - della qualità della sanità lombarda, e di un progetto emblematico della sua capacità di farsi carico di tutte le esigenze del paziente e della sua famiglia, secondo un concetto di umanizzaizone della cura che va ben al di là del semplice percorso terapeutico". La nascita del progetto risale al 2005 quando Regione Lombardia, con il coordinamento dell´Azienda Ospedaliera Istituti Clinici di Perfezionamento, ha avviato in via sperimentale - attraverso una apposita dotazione di fondi - uno specifico programma di lavoro per assicurare continuità di assistenza a domicilio ai pazienti oncologici terminali, integrando le prestazioni con la rete dei Servizi Sanitari già presenti nel territorio e concordando modalità comuni di azione. "La scelta operata da Regione Lombardia - ha ricordato Formigoni - ha voluto incentivare un modello di assistenza che privilegiasse la permanenza a domicilio dei pazienti fino alla morte. Si tratta di una condizione che, come hanno documentato numerosi studi clinici, consente un livello di assistenza medica pari a quello offerto dall´hospice o dal ricovero ospedaliero, ma è caratterizzata da una maggior qualità della vita. I pazienti infatti mantengono le proprie abitudini e sono a contatto con le persone care e le proprie cose". "E´ particolarmente importante - ha aggiunto il presidente - la certificazione che ci giunge dalla Commissione forse più severa e che detta soglie di valore assoluto a livello mondiale". La Rete Lombarda - Sulla base di questa importante e unica esperienza, il nuovo percorso "Ospedalizzazione Domiciliare di Cure Palliative Oncologiche" è stato esteso a tutta la Lombardia con l´approvazione di una delibera da parte della Giunta regionale, che ha permesso di ampliare la gamma di servizi della rete di cure palliative già esistente, integrando l´offerta di ricoveri effettuati sia nelle unità operative di cure palliative sia negli hospice, con l´obiettivo di garantire un´assistenza non solo clinicamente adeguata ma anche più attenta alle necessità familiari e psicologiche dei pazienti oncologici in fase terminale. Per il 2009, la Regione ha autorizzato 32 strutture sanitarie lombarde ad erogare le cure palliative oncologiche (per complessivi 5. 000 pazienti), secondo i criteri adottati in fase sperimentale dai sette ospedali milanesi. Il Servizio - L´ospedalizzazione domiciliare prevede: - un servizio attivo 24 ore su 24 e 365 giorni all´anno: dalle 8 alle 20 con visite programmate o estemporanee in caso di urgenza e dalle 20 alle 8 tramite una reperibilità telefonica; - la presa in carico dei pazienti da parte di professionisti sanitari esperti in cure palliative che si riuniscono settimanalmente per discutere le problematiche dei pazienti; l´assistenza psicologica per i familiari e i malati che ne facciano richiesta; la fornitura di farmaci o direttamente da parte dell´ospedale o tramite prescrizione su ricettario regionale; la possibilità di effettuare esami del sangue a domicilio; la fornitura gratuita di alcuni strumenti come pompe infusionali, materassi antidecubito, carrozzine, letti, ecc; il supporto, a richiesta, di volontari senza compiti sanitari, specificamente formati. Il Percorso Per La Certificazione Jci - Nel corso del 2006, in considerazione degli ottimi risultati ottenuti, il gruppo di lavoro della sette aziende ospedaliere milanesi ha deciso di impegnarsi nella realizzazione di un programma di miglioramento della qualità, molto innovativo e ambizioso, che avesse come punto di riferimento gli standard Jci previsti per la certificazione di specifici percorsi di cura. Recentemente, infatti, Jci ha messo a punto un programma di certificazione applicabile non alle istituzioni ma a percorsi di assistenza specifici per patologia (Disease or Condition Specific care). Questo tipo di programma interdisciplinare consente di focalizzare l´attenzione verso il miglioramento della qualità delle prestazioni erogate e in particolare verso l´esito finale delle cure. La certificazione consiste nel riconoscimento che il percorso di cura risponde a standard e requisiti di eccellenza, predefiniti sulla base delle migliori evidenze scientifiche disponibili e con particolare riferimento ai seguenti punti: -linee guida cliniche basate su prove di efficacia; procedure e processi di assistenza e organizzativi; modalità di arruolamento, selezione e valutazione del personale; percorsi di formazione su aspetti clinici, gestionali e organizzativi; gestione della documentazione clinica. Lo scorso mese di marzo, dopo tre anni di intenso lavoro che ha comportato la definizione e l´uniforme implementazione di moltissime procedure attinenti ai 30 standard e ai 150 elementi misurabili previsti dal sistema di certificazione, le sette Aziende ospedaliere milanesi sono state sottoposte ad una approfondita visita da parte di due esperti americani, che hanno verificato la totale adesione dei programmi di assistenza ai requisiti internazionali, anche attraverso la visita a domicilio dei pazienti in carico. Al termine dei lavori e della successiva valutazione del rapporto della visita ispettiva da parte dell´apposito board americano, Joint Commission ha comunicato l´avvenuta certificazione (prima in Europa) del programma di cure palliative coordinato dall´Azienda Istituti Clinici di Perfezionamento. Il progetto ha consentito di verificare e migliorare la qualità dell´assistenza domiciliare al paziente oncologico, con particolare riferimento: o alle modalità di assistenza per uguali livelli di gravità del paziente; o al contenimento dei tempi medi di presa in carico al di sotto dei tre giorni; o alla gestione della documentazione clinica; o alla verifica della soddisfazione dei pazienti (il 95% si è dichiarato soddisfatto o molto soddisfatto dell´assistenza ricevuta); o alle modalità di comunicazione con il paziente; o alla realizzazione di percorsi formativi per il personale. Il mantenimento degli standard di qualità previsti dalla certificazione, che ha una validità di tre anni, sarà oggetto di monitoraggio continuo in modo da stimolare il sistematico miglioramento dell´attività assistenziale. Attualmente, le strutture sanitarie lombarde accreditate Joint Commission International sono l´Ospedale Bassini, Humanitas, Istituto Europeo di Oncologia e ospedale di Casalmaggiore / Oglio Po. Su richiesta di Regione Lombardia, la stessa Joint Commission sta svolgendo un progetto di supporto alla promozione e alla diffusione di standard internazionali di qualità (170 standard) riguardanti aree quali la sicurezza del paziente, la gestione della documentazione sanitaria e la comunicazione con i pazienti ed i loro familiari. Questo progetto che terminerà nel 2011 ha come obiettivo prioritario quello di individuare degli spunti per integrare l´attuale sistema di accreditamento istituzionale con requisiti che siano finalizzati a promuovere - in modo più adeguato ai tempi e ai moderni contesti organizzativi - la qualità e la sicurezza delle strutture sanitarie. Questo l´elenco delle 32 strutture sanitarie lombarde che la Regione ha autorizzato per il 2009 a erogare le cure palliative oncologiche (per complessivi 5. 000 pazienti), secondo i criteri adottati in fase sperimentale dai sette ospedali milanesi, che hanno ottenuto la certificazione della Joint Commission International. Milano: Sacco - San Paolo - Niguarda Ca´ Granda - Fatebenefratelli - San Carlo - Istituti Clinici di Perfezionamento - Istituto Nazionale Tumori - Istituto Europeo di Oncologia - Istituto Clinico Humanitas - Ospedale Melegnano - Salvini di Garbagnate - Ospedale Civile di Legnano - Multimedia Sesto San Giovanni. Bergamo: Cdc Beato Palazzolo - Ospedali Riuniti. Brescia: Casa di cura Domus Salutis. Como: Sant´anna - Valduce. Cremona: Istituti Ospitalieri - Casa di cura Ancelle della Carità - Casa di Cura San Camillo - Ospedale Maggiore di Crema. Lecco: Azienda ospedaliera di Lecco. Lodi: Azienda ospedaliera di Lodi. Mantova: Carlo Poma. Monza: Ospedale civile di Vimercate - San Gerardo - Istituti Clinici Zucchì - Carate Brianza. Pavia: Fondazione Maugeri. Varese: Ospedale di Circolo Fondazione Macchi - Ospedale di Circolo di Busto Arsizio - Multimedica S. Maria Castellanza. .  
   
   
INAUGURATA DA FORMIGONI NUOVA TAC CASA CURA IGEA ESEGUE SCANSIONI IN TEMPI BREVISSIMI, OFFRE NOTEVOLI VANTAGGI NEGLI ULTIMI 12 MESI INVESTITI 300 MLN PER NUOVE TECNOLOGIE  
 
Milano, 19 ottobre 2009 - Acquisisce immagini del torace, del cuore, di entrambi contemporaneamente o di tutto il corpo in una frazione di secondo e con una dose di radiazioni quasi trascurabile. E´ la nuovissima Tac Somaton Definition Flash (la prima in Italia e l´ottava nel mondo) che il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, ha inaugurato il 16 ottobre presso la casa di cura Igea di via Marcona a Milano. Un apparecchio che rappresenta una vera e propria rivoluzione specialmente per soggetti anziani, bambini, malati gravi e pazienti in terapia intensiva che, proprio grazie alla velocità di scansione, non saranno più costretti a trattenere il respiro durante l´esame. Formigoni, complimentandosi per l´investimento fatto, ha evidenziato "la capacità che, ancora una volta, le istituzioni private e quelle pubbliche hanno avuto nel dare vita a una proficua collaborazione in grado di mettere a disposizione dell´intera popolazione prestazioni diagnostiche d´avanguardia". La nuova Tac sarà infatti a disposizione di tutti i cittadini: gli esami saranno effettuati in convenzione con il servizio sanitario regionale e garantiranno una metodica diagnostica di eccellenza. "Nel febbraio di quattro anni fa - ha ricordato Formigoni - sempre nella Casa Igea inaugurammo la Pet e poi la Tac a cielo aperto. Oggi, dunque, proseguiamo sulla direzione di continuo aggiornamento delle risorse tecnologiche, candidandoci ad attrarre un numero sempre maggiore di pazienti da tutta la Regione e dal resto d´Italia". Un percorso di miglioramento continuo che ben si inserisce nel complesso delle strategie sanitarie di Regione Lombardia che nasce dalla consapevolezza che la possibilità di disporre di diagnosi precoci e sicure permetta di migliorare le cure del paziente. Da qui anche i notevoli finanziamenti in questo settore: su 834 milioni di euro investiti, il 20% (150 milioni di euro) è stato destinato all´innovazione tecnologica. A questi se ne aggiungono altri 95 stanziati nel 2008 per l´acquisizione di alta tecnologia e ancora altri 50 riservati alle apparecchiature in leasing per i nuovi ospedali. "Complessivamente, dunque - ha concluso Formigoni - sono circa 300 milioni i fondi che Regione ha investito negli ultimi 12 mesi per l´ammodernamento strutturale e tecnologico: una cifra difficilmente rintracciabile nelle altre Regioni italiane e il cui indirizzo strategico è stato confermato dal Governo nazionale nel riparto dei fondi (30% dei finanziamenti per l´ammodernamento sanitario alla Lombardia)". .  
   
   
LOMBARDIA. INFLUENZA AH1NI, VA CURATA A CASA COMO, LA NONA TAPPA DEGLI STATI GENERALI DELLA SANITA´  
 
Como, 18 ottobre 2009 - Chi dovesse contrarre il virus della cosiddetta "nuova influenza" (A/h1n1) "non deve andare in pronto soccorso e deve curarsi a casa consultando il proprio medico di famiglia", tranne se dovessero comparire complicanze. Soprattutto per evitare di portare il virus in ospedale dove potrebbe essere pericoloso per le persone già ammalate. E´ questo l´appello rilanciato il 16 ottobre a Como dall´assessore alla Sanità di Regione Lombardia, Luciano Bresciani, in occasione della nona tappa degli "Stati Generali territoriali del Sistema socio-sanitario". L´iniziativa prevede un ciclo di incontri in forma di workshop nei territori delle quindici Asl della Lombardia durante tutto il 2009. Bresciani ha ricordato come la "nuova influenza" sia una malattia con un rischio molto basso, di gran lunga inferiore a quello provocato dall´influenza stagionale. Quest´ultima provoca un decesso ogni 1. 000 casi mentre l´influenza A/h1n1 0,4 decessi ogni 1. 000 casi. Confronto Col Territorio - Interrogato dai giornalisti sulla questione del monoblocco, Bresciani ha auspicato che si trovi una soluzione che tenga conto della volontà dei cittadini, in larga parte contrari all´abbattimento della struttura. Prima dell´inizio dei lavori è stato anche firmato un accordo tra l´Asl di Como e il Comune di Campione d´Italia per un miglioramento del servizio sanitario nello stesso Comune con l´introduzione di alcune agevolazioni per i cittadini. Scopo degli Stati Generali, cui partecipano Province, Comuni, Asl, Aziende ospedaliere, strutture socio-sanitarie, operatori sanitari e rappresentanti del volontariato e delle autonomie sociali e funzionali, come ha sottolineato Bresciani è "realizzare un incontro che permetta a chi ha la responsabilità delle politiche sanitarie di esporre i risultati ottenuti e le idee per il futuro e allo stesso tempo raccogliere i contributi sostenibili e responsabili sulle scelte da compiere, in una logica di concerto e non più di solismo. L´obiettivo di fondo resta quello di migliorare ulteriormente la qualità del nostro sistema, che ha già tanti elementi positivi". Bresciani ha citato poi la cronicità e la non autosufficienza come due delle sfide più importanti del presente e del futuro così come il progetto di "portare più medicina sul territorio". Realizzazioni - L´assessore ha poi passato in rassegna alcune delle realizzazioni raggiunte nell´ultimo periodo: abbattimento dei costi impropri innanzitutto, cioè "più soldi nelle tasche dei cittadini", che ha permesso, oltre ad avere un bilancio in pareggio per sei anni di fila, di ampliare la platea delle esenzioni e finanziare altri interventi. Anche con l´aiuto di Finlombarda la Regione è riuscita ad abbattere i tempi di pagamento per i fornitori che ora sono a 90 giorni. Ma anche miglior accesso ai servizi, attraverso l´abbattimento delle liste d´attesa, con la decisione per le prestazioni "extra budget", cioè senza limiti di risorse, di bloccare la libera professione (a pagamento) se non vengono rispettati i tempi stabiliti. Bresciani ha anche ricordato l´introduzione di nuove regole per l´accreditamento (diventato dinamico e a tempo) e di maggiori controlli, arrivati fino alla soglia del 10% (6,5 mirati e 3,5 random). Da ricordare anche il progetto regionale di messa in rete delle 6 Facoltà universitarie di Medicina delle Università, che hanno 14 macro aree di ricerca, 119 aree di ricerca, con lo scopo di creare un potente sistema di ricerca e sviluppo, coinvolgendo l´industria e Finlombarda per la parte finanziaria. Già 39 i progetti presentati su questa piattaforma, di cui 24 già attivi. A questo proposito, Bresciani ha annunciato che il 26 ottobre verrà firmato un accordo con il Canton Ticino su questi temi. "Per Regione Lombardia - ha detto l´assessore regionale Massimo Zanello, referente Tavolo Territoriale di Confronto di Como - la sanità è fondamentale ma qualunque sistema territoriale cresce solo se tutti i suoi fattori concorrono a questo sviluppo. Il Tavolo territoriale svolge, da questo punto di vista, un ruolo importante di regia". Situazione Socio-sanitaria - Nel corso dell´incontro, Roberto Antinozzi (direttore generale Asl di Como) e Andrea Mentasti (direttore generale Azienda Ospedaliera "Ospedale Sant´anna" di Como) hanno relazionato sulla situazione sanitaria e socio-sanitaria della provincia di Como. L´asl della Provincia di Como si estende su una superficie di circa 1. 200 kmq, con un bacino di utenza di circa 582. 000 assistiti ed è organizzata in quattro Distretti Socio-sanitari: Brianza (aree territoriali di Cantù, Mariano Comense ed Erba), Como, Medio Alto Lario (aree territoriali di Menaggio e Dongo), Sud Ovest (aree territoriali di Olgiate Comasco e Lomazzo-fino Mornasco) più il Distretto speciale di Campione d´Italia. Sono intervenuti anche, tra gli altri, Giuseppe Corsini (che ha letto un messaggio dell´assessore alla Famiglia e Solidarietà sociale Giulio Boscagli), Sante Frantellizzi (prefetto di Como), Antonio Pozzi (presidente Conferenza dei Sindaci), Stefano Bruni (sindaco di Como) e Alberto Zoli (direttore generale Areu). .  
   
   
SANITA´, FORMIGONI: NELLE ASL ISPEZIONI ´STRANE´ MEDICINALI IN FARMACIA: LEGITTIMO E A FAVORE DEI PAZIENTI  
 
Milano, 18 ottobre 2009 - "Una cosa ben strana". Così si è espresso, rispondendo alle domande dei giornalisti, il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, a riguardo delle ispezioni in alcune Asl per distribuzione di determinati farmaci attraverso le farmacie. Per Formigoni, "è la legge che consente questa scelta". Che costi una lira in più rispetto alla distribuzione diretta nelle Asl e Aziende ospedaliere "è tutto da dimostrare" (vanno infatti considerati i costi di personale e di logistica necessari). "Ma quand´anche così fosse, la priorità è guardare ai bisogni dei cittadini, che in questo caso sono pazienti spesso anziani e gravi: e costringerli a frequenti spostamenti e a lunghe code all´Asl o all´ospedale per ritirare i farmaci sarebbe disumano". La distribuzione di determinati farmaci, tramite le strutture delle Asl e delle Aziende ospedaliere o tramite le farmacie per conto delle Asl, è stata prevista sin dalla legge n. 405 del 2001, che è la legge fondamentale di riferimento. Essa dispone testualmente "di consentire agli assistiti di rifornirsi delle categorie di medicinali che richiedono un controllo ricorrente del paziente anche presso le farmacie". Lo spirito della legge e le stesse successive indicazioni dell´Aifa sono quelle di "non creare disagio al paziente ma di favorire il follow-up della patologia". "Non siamo comunisti: vorrei dirlo con chiarezza - ha sottolineato Formigoni - a chi ha ordinato l´ispezione. Abbiamo introdotto il principio della libertà di scelta e quindi sono i cittadini a scegliere. Che cosa vorrebbero insinuare coloro che hanno ordinato i controlli? Regione Lombardia ha il bilancio della sanità in pareggio, rispettiamo, quasi unici, l´obbligo costituzionalmente sancito. Ma all´interno di un bilancio sano possiamo scegliere di spendere una lira in più in un certo comparto, a condizione di pareggiare il conto in un altro comparto. Appunto non siamo né comunisti né centralisti, per i quali tutta la sanità dovrebbe essere organizzata nello stesso modo. Piuttosto - si chiede Formigoni - si stanno facendo le ispezioni in tutte le Regioni in deficit e in extra deficit?". "Quanto alla nostra Regione non posso non ricordare - ha detto infine Formigoni - che la Corte dei Conti, che giustamente controlla, come suo dovere, la sanità italiana, non ha mai sollevato obiezioni o mosso rilevi su questo metodo che adottiamo da anni. Lo stesso dicasi per le verifiche amministrative e contabili che il Ministero dell´Economia ha svolto nel 2008. Quindi proseguiamo sereni e tranquilli". Un Esempio: L´insulina - Se il criterio guida deve essere quello contenuto nella nota dell´ente regolatore Aifa - e cioè non creare disagio al paziente - ecco un esempio che rafforza la decisione di Regione Lombardia di distribuire un farmaco utilizzato da moltissimi pazienti diabetici - Insulina Glargine - tramite le farmacie. L´assunzione di questo farmaco è quotidiana ed una confezione dura 5 giorni. Tutti sanno che i follow - up di questi pazienti, soprattutto di quelli stabilizzati, hanno una frequenza ridotta (anche ogni 6 mesi). In questo caso si dovrebbero dare al paziente, tramite la distribuzione diretta, circa 40 confezioni! Evidente il disagio di tipo logistico, il rischio di sprechi e di perdite e, non ultimo, il problema di gestire le scadenze del farmaco. A ciò si aggiunga il fatto che la modalità di distribuzione tramite le farmacie porta ad un risparmio di 11 euro per pezzo rispetto a quanto verrebbe pagato con la distribuzione convenzionale (- 15,5%) e che il fatto di permettere al paziente di potersi rifornire presso la farmacia vicina a casa rappresenta un indubbio vantaggio logistico ed una possibilità di poter essere costantemente richiamato dal farmacista sulle corrette modalità di assunzione del farmaco. .  
   
   
BUONA INTESA REGIONI SU PATTO SALUTE. ACCOLTE PROPOSTE DEL VENETO PER MECCANISMI DI PREMIALITA’ ANTISPRECHI  
 
Venezia, 19 ottobre 2009 - “Un buon risultato, anche nei contenuti innovativi, alcuni dei quali da me proposti per conto del Veneto. Mi auguro che il prossimo confronto con il Governo possa concludersi positivamente”. E’ questo il commento dell’Assessore alla Sanità della Regione del Veneto, Sandro Sandri, che il 15 ottobre a Roma ha partecipato alla riunione della Conferenza delle Regioni che ha discusso sulle proposte da sottoporre al Governo rispetto al nuovo Patto per la Salute. “Considero raggiunto un accordo di massima importante – precisa Sandri – pur se la sua ufficializzazione avverrà nella prossima seduta”. Sandri pone l’accento su alcuni particolari che, ha detto, “sono particolarmente significativi e costituiscono di fatto una vittoria della propositività del Veneto”. “Ad esempio – continua Sandri – è passata la proposta, da noi avanzata, di eliminare il fondo specifico al quale far attingere le Regioni in difficoltà, inserendo invece meccanismi di premialità utilizzabili sia da queste, sia da quelle virtuose: le prime a patto che dimostrino di aver compiuto concreti passi avanti nel cammino di risanamento, le seconde se saranno in grado di mantenere la situazione sotto controllo”. “Rilevantissimo anche il fatto – aggiunge Sandri – che questa premialità potrà concretizzarsi in priorità alle Regioni meritevoli per l’accesso ai finanziamenti riservati all’edilizia ospedaliera dal cosiddetto ex articolo 20 e in una maggiore flessibilità in materia di assunzioni del personale rispetto al Patto di stabilità Nazionale, come avevo proposto”. .  
   
   
APPROVATO IL PIANO PER L´EDILIZIA SANITARIA INDIVIDUATE LE PRIORITÀ - BORGO E VILLA IGEA - NEL PIANO CHE CONFERMA GLI IMPEGNI GIÀ ASSUNTI PER AMMODERNARE LA RETE OSPEDALIERA TRENTINA  
 
Trento, 19 ottobre 2009 - Su proposta dell´assessore alla salute e politiche sociali Ugo Rossi, la giunta ha approvato il piano degli investimenti per l’edilizia sanitaria per la legislatura in corso. Il piano approvato completa il primo stralcio già approvato con il provvedimento di quest´anno che conteneva, fra l’altro, l’elenco degli interventi anticrisi. Prevede investimenti per 147,225 milioni di euro. "Fermo restando che proseguono i progetti già programmati su tutta la rete ospedaliera - ha spiegato l´assessore Ugo Rossi - la novità del provvedimento odierno sta nell´aver indicato all´Azienda provinciale per i servizi sanitari le priorità temporali degli interventi, a cominciare dai presidi di Borgo Valsugana e di Villa Igea" . Rispetto al precedente piano per la Xiii Legislatura sono stati previsti alcuni nuovi interventi sui principali ospedali della rete del Servizio Sanitario provinciale. Questi alcuni degli interventi previsti: Ristrutturazione E Riorganizzazione Funzionale Dell’edificio Ex Villa Igea. Intervento necessario a seguito del trasferimento del Cto presso l’Ospedale S. Chiara che prevede oltre alla creazione del Day Surgery, ed altri interventi sui piani, anche la previsione di 40 posti letto di lungodegenza per il soddisfacimento del fabbisogno provinciale che risulta sempre più in aumento. Ospedale Di Rovereto. Nell’ambito dell’intervento generale di ristrutturazione dell’ospedale, che prevede una serie di interventi relativi ai laboratori, alla nuova dialisi, con il presente piano viene data precedenza all’edificio degenze, con interventi di ristrutturazione delle stesse, mettendo in primo piano le esigenze di comfort dei cittadini. Ospedale Di Borgo Valsugana. Tenuto conto delle nuove valutazioni effettuate sulla riorganizzazione complessiva del nosocomio, con il presente piano viene data priorità all’ampliamento dell’edificio poliambulatorio, all’ampliamento dell’edificio principale nel quale, in continuità con l’esigenza di tutela primaria dei cittadini, viene data precedenza alle degenze. Queste alcune delle cifre previste: Totale Piano Xiv Legislatura euro 147,225 milioni di cui: totale area di priorità (opere finanziate) euro 105,359 milioni; totale area d’inseribilità (opere programmate) euro 41,866 milioni. Opere Nuove previste dal presente Piano: Sistemazione delle degenze dell’Ostetricia/ginecologia del S. Chiara (spesa euro 4 m. Ni); Riorganizzazione funzionale ex Villa Igea (spesa euro 10 m. Ni); Ristrutturazione degenze e interventi sui laboratori Ospedale Rovereto (spesa euro 16 m. Ni); Messa a norma complessiva del S. Chiara e dell’Ospedale di Rovereto (spesa euro 12 m. Ni); Realizzazione Casa della Salute di Predazzo (spesa euro 3 m. Ni); Riorganizzazione del Centro di Salute mentale di via Petrarca – Trento (spesa euro 1 m. Ne); Realizzazione nuova Rmn presso s. Chiara (spesa euro 1,5 m. Ni); Realizzazione nuova dialisi presso ospedale Rovereto (spesa euro 1,5 m. Ni); Interventi minori - compreso piano anticrisi (spesa euro 14,8 m. Ni) . .  
   
   
RIABILITAZIONE NEUROCOGNITIVA: DIRETTIVE PER IL CERIN DI ROVERETO PRESTAZIONI SENZA ONERI ANCHE PER I RESIDENTI FUORI PROVINCIA  
 
Trento, 19 ottobre 2009 - Su proposta dell´assessore alla salute e politiche sociali Ugo Rossi, la giunta provinciale ha autorizzato l´Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari a farsi carico temporaneamente degli oneri per le prestazioni erogate dal Centro di riabilitazione neurocognitiva “Cerin” di Rovereto a favore dei residenti fuori dal territorio provinciale che siano iscritti al Servizio Sanitario Nazionale, senza che sia necessaria l´autorizzazione preventiva da parte della loro azienda sanitaria di residenza. Questa scelta, motivata dalla volontà di dare ulteriore impulso all’attività del centro, è stata adottata in via sperimentale e per il solo periodo dal 15 ottobre 2009 al 28 febbraio 2010. In questo modo si ritiene possa essere dato stimolo all’attività del centro, in attesa di perfezionare intese con altre regioni e province e di far conoscere il centro anche a pazienti e professionisti al di fuori dei confini provinciali. Il Centro di riabilitazione neurocognitiva “Cerin” di Rovereto è un centro di ricerca, alta formazione e supporto all’attività clinica che si occupa di diagnosi e trattamento dei disturbi cognitivi, linguistici e motosensoriali in persone con danno neurologico, ad esempio perchè colpite da ictus. Si tratta, quindi, di un centro che eroga prestazioni ambulatoriali altamente specializzate. Nelle intenzioni dei promotori, Università di Trento, Provincia autonoma di Trento e Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari, dovrebbe essere un centro di ricerca ed attività clinica di riferimento per questo settore, e quindi avere un bacino di utenza sovra provinciale. Per gli utenti provenienti da fuori provincia, l’accesso alle prestazioni del Cerin avviene di norma previa acquisizione di autorizzazione da parte dell´azienda sanitaria di residenza e successiva fatturazione della prestazione da parte del Cerin alla stessa azienda sanitaria. Fino ad oggi l´accesso al centro da parte di persone che abitano fuori provincia è stato ridotto. .  
   
   
GIOVANI E SALUTE: A PONTIGNANO IL FORUM OMS/HBSC FOCUS SULLE DISEGUAGLIANZE CHE PENALIZZANO BAMBINI E ADOLESCENTI PARTECIPANO PAESI MEMBRI DELLE REGIONE EUROPEA E ESPERTI INTERNAZIONALI  
 
Firenze, 19 ottobre 2009 - Si terrà presso la Certosa di Pontignano (Siena) nei giorni 19-20 ottobre 2009 il Terzo Forum internazionale Oms/hbsc (Health Behaviour in School-aged Children), con la partecipazione di rappresentanti di Paesi membri della Regione Europea dell’Oms e di esperti internazionali. L’evento, dedicato al tema dei determinanti socio-ambientali che possono generare disuguaglianze in termini di salute per bambini e adolescenti, ha come obiettivo quello di analizzare esperienze concrete e le rispettive implicazioni politiche possibili per la promozione della salute di bambini e adolescenti, andando ad agire sui determinanti socioeconomici di salute. Il Forum 2009 è organizzato dall’Ufficio Europeo dell’Oms e dalla Rete Hbsc, in collaborazione con la Regione Toscana, l’Azienda Ospedaliera Universitaria Senese e il Creps dell’Università di Siena. All’evento saranno presenti, oltre a numerosi esperti sulla materia oggetto del Forum, anche l’assessore al diritto alla salute della Regione Toscana, Enrico Rossi, il direttore dell’Ufficio Europeo per l’Ambiente e la Salute dell’Oms che ha sede a Roma, Francesca Racioppi e il direttore generale dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Senese, dr. Paolo Morello Marchese. .  
   
   
NOBEL 2009 E RIBOSOMI: DALLE RICERCHE ANCHE UN CONTRIBUTO ALLA PREVENZIONE DELL’INFLUENZA  
 
Milano, 19 ottobre 2009 - I ribosomi batterici, le strutture che producono le proteine nei microrganismi, sono l’affascinante oggetto di studio che ha portato il premio Nobel 2009 per la chimica all’inglese Venkatraman Ramakrishnan, allo statunitense Thomas Steitz e alll’israeliana Ada Yonath. I ribosomi dei batteri, è noto da tempo, sono cruciali nelle strategie per combattere le infezioni. Il lavoro dei tre premiati è di grande interesse proprio in questa prospettiva. Le loro ricerche hanno analizzato con precisione la forma di queste strutture a livello dei singoli atomi mettendola in relazione con la loro composizione: non un puro esercizio di ricerca di base, ma un passo determinante per disporre di nuove armi farmacologiche contro le infezioni più resistenti. Molti antibiotici infatti agiscono sui batteri bloccando i ribosomi: conoscere forma e struttura del sito dove un antibiotico deve agire potrebbe permettere di progettare molecole sempre più efficaci. Oltre a essere un bersaglio ideale degli antibiotici, i ribosomi batterici sono anche uno dei più efficienti “inneschi” per sollecitare la risposta immunitaria dell’organismo. Molto più dei microrganismi vivi, come hanno mostrato diverse ricerche, sollecitano una risposta immunitaria specifica e capace di mantenere nel tempo la memoria immunologica. Tale principio, analogo a quello dei vaccini, è alla base della formulazione del ”farmaco scudo” contro l’influenza, quell’immunomodulatore ribosomiale al quale proprio in questi giorni è stata dedicata attenzione dalla rivista scientifica Allergy and Asthma Proceedings, organo delle società allergologiche americane, per la sua capacità di ridurre il rischio di infezioni respiratorie in misura determinante, fino al 50 per cento, nelle persone che vanno incontro a diversi episodi ricorrenti durante la stagione fredda. Questo farmaco, che si assume per bocca, infatti, contiene ribosomi di batteri che sono frequenti cause di infezioni respiratorie gravi. La sua assunzione stimola le difese dell’organismo e riduce il rischio di infezioni causate da queste specie; grazie inoltre alla presenza di altre componenti provenienti dalla membrana batterica (l’involucro esterno dei microrganismi), la protezione si estende alla maggior parte di infezioni respiratorie, anche quelle causate dai virus influenzali e dai più comuni virus respiratori che circolano in autunno-inverno. .  
   
   
DA VELAZQUEZ A MURILLO IL SECOLO D’ORO DELLA PITTURA SPAGNOLA NELLE COLLEZIONI DELL’ERMITAGE PAVIA, PRESSO IL CASTELLO VISCONTEO  
 
Milano, 19 ottobre 2009 - Una selezione di circa cinquanta opere dell’importantissima collezione di pittura spagnola dell’Ermitage – storicamente il primo tra i grandi musei d’Europa ad aprire una galleria ad essa dedicata - sarà esposta fino al 17 gennaio 2010 a Pavia, presso il Castello Visconteo, in una sorprendente mostra curata da Ludmila Kagane e Susanna Zatti con la collaborazione di Svyatoslov Sovvateev, co-promossa dal Comune di Pavia con il Museo Statale Ermitage ed organizzata da Villaggio Globale International. L’esposizione – la prima mai realizzata all’estero sulle collezioni spagnole dal Museo russo - nasce grazie alla collaborazione scientifica e al protocollo internazionale siglato tra il Comune Pavia, con i suoi Musei Civici, il Museo Statale Ermitage e la Fondazione Ermitage Italia, e dal legame storico e culturale tra la Lombardia e la Spagna: un legame al quale la città pavese, insieme alla Università degli Sudi di Pavia, ha da sempre posto attenzione ma che si sta traducendo in una fondamentale relazione internazionale di studio e ricerca con la città e l’Università di Girona in Catalunya. Il siglo de oro verrà dunque fatto rivivere al Castello di Pavia grazie ad un importantissimo nucleo di opere, in gran parte inedite e mai esposte in Italia, rappresentative della migliore pittura spagnola del Xvi e Xvii secolo, tra cui tele di alcuni dei grandi protagonisti della scena artistica internazionale come Velazquez, Murillo, de Ribera, de Zurbaran e Pereda. Eccezionali testimonianze dello sviluppo dell’arte figurativa nella penisola iberica e in particolare nei maggiori centri della corte madrilena, di Toledo, di Siviglia e di Valencia, per una mostra promossa da Comune di Pavia, Associazione Pavia Città Internazionale dei Saperi, Fondazione Banca del Monte di Lombardia e Museo Statale Ermitage, con il patrocinio della Provincia di Pavia, la collaborazione della Fondazione Ermitage Italia e dell’Università di Pavia e il sostegno, come main sponsor, della Banca Popolare di Lodi: dal realismo rinascimentale – influenzato della pittura fiamminga e da quella veneziana – al grande trionfo barocco, assolutamente originale per ricchezza espressiva e tecnica sopraffina, apportatore di un’eredità luminosa per tutta la pittura seicentesca del vecchio e nuovo mondo. .  
   
   
IL NOUVEAU RÉALISME (I CINQUANT’ANNI, 1960-2010) ALLA GALLERIA AGNELLINI ARTE MODERNA DI BRESCIA  
 
Milano, 19 ottobre 2009 - Una mostra storica per festeggiare i 50 anni del movimento: “Il Nouveau Réalisme (I cinquant’anni, 1960-2010)” è la brillante scelta della Galleria Agnellini Arte Moderna di Brescia che prosegue così con fermento l’importante attività espositiva. Divenuta ormai saldo punto di riferimento e di fiducia per gli appassionati dell´arte, propone dunque un’interessante quanto esaustiva collettiva curata da Dominique Stella. La rassegna riunisce tutti i più importanti esponenti di questo straordinario movimento ed è realizzata con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura e Turismo del Comune di Brescia, Sindaco On. Avv. Adriano Paroli e Assessore Andrea Arcai, e del Centro Culturale Francese di Milano. Una performance molto suggestiva animerà la sera dell’inaugurazione per celebrare la nascita del Nouveau Réalisme: Jacques Villeglé spegnerà le cinquanta candeline color blue klein della grande torta che rievoca quella realizzata da Raymond Hains nel 1970 a Milano, in occasione della cena che raccolse per l’ultima volta gli artisti del movimento. Saranno presenti anche Ginette Dufrêne e le autorità. La Galleria Agnellini Arte Moderna partecipa sabato 3 ottobre alla Notte Bianca dell’Arte di Brescia che si terrà in contemporanea con la Notte Bianca Internazionale a cui aderiscono Parigi, Bruxelles, Amsterdam, Madrid, Barcellona, Riga, La Valletta, Tel Aviv, Lisbona, Toronto, Miami Beach. Protagonisti assoluti della mostra sono i cosiddetti “Nouveaux Réalistes”, di cui si possono ammirare oltre cinquanta interessanti opere: Arman, César, Christo, Gérard Deschamps, François Dufrêne, Raymond Hains, Yves Klein, Martial Raysse, Mimmo Rotella, Niki de Saint Phalle, Daniel Spoerri, Jean Tinguely e Jacques Villeglé. Tutti i lavori selezionati, fra cui alcuni degli anni ’50, sono di grande valore artistico e storico. Per questa occasione Jacques Villeglé ha creato appositamente un inedito, che comprende tutti i nomi degli artisti presenti, realizzato tramite i suoi segni socio politici. César e Arman affrontano il problema della produzione industriale e del suo riciclaggio: l’invasione del prodotto di massa e dei relativi scarti sono i principali temi al centro della loro ricerca. Strumenti meccanici e motociclette ma anche oggetti di uso quotidiano, come utensili da cucina, tessuti, cartone, ferri e rottami, vengono compressi o assemblati, nell’esaltazione totale della “bellezza” industriale. A tale proposito, in mostra spiccano Compression de moto, compressione del 1970 di César e Accumulation colombienne, accumulazione di caffettiere del 1962 di Arman. Di grande rilevanza per la nascita del movimento del Nouveau Réalisme è stata la figura di Yves Klein, presente in mostra con alcune delle sue creazioni più significative tra cui La terre bleue realizzata nel 1957 e The Venus of Alexandria del 1960, espressioni della sua creatività, dell’invenzione di quell’inconfondibile blu che nel ‘56 fu depositato come brevetto industriale. L´azione di raccolta di Dufrêne, Hains, Rotella e Villeglé provoca la visione di un mondo “come un quadro”, come affermava Pierre Restany: gli “strappi” scaturiscono dalla volontà di accumulo di una realtà trascesa dall´appropriazione del gesto del “Lacéré anonyme” (Lacerato anonimo). Il Circo Orfei di Rotella (1963) o Rue du Poison di Villeglé (1954) ne sono un preciso esempio. Molto significativi i “quadri-trappola” di Spoerri che eleva il quotidiano e il banale al rango di oggetto d’arte: nelle sue tavole l´opera è costituita da oggetti casuali, posate e avanzi di pasto. L’artista ferma così una situazione, la fissa, non abbellisce, non aggiunge né toglie niente e dà vita, tra gli altri, a Variant d´un petit déjeuner (1965). Il lavoro di Raysse, anch’egli firmatario del manifesto nonostante alcuni punti di divergenza, si inserisce nel movimento apportando una prospettiva Pop che lo avvicina all´approccio degli artisti americani come Le seins du supermarché, assemblaggio di plastica del 1961. Raysse troverà, infatti, un riscontro favorevole negli Stati Uniti, a Los Angeles nel 1963. Niki de Saint Phalle e Deschamps si uniscono al gruppo dei Nouveaux Réalistes nel 1961: della prima in mostra si ammira Femme bleue luminaire del 1985, oltre ad una rara opera realizzata insieme a Jean Tinguely New Year’s Letter, tecnica mista del 1973; di Deschamps, si evidenzia Hello Amy, stracci assemblati su tela del 1963. Nel 1963 si unisce al movimento anche Christo che viene accolto per i suoi impacchettamenti, spesso monumentali, testimoni di uno stile estremista nel suo modo di appropriarsi degli oggetti: fra le diverse opere in mostra Package, tessuto e corda su legno del 1963. “Il Nouveau Réalisme”, commenta Dominique Stella, “è un movimento di pensiero che la personalità di Pierre Restany ha concettualizzato attraverso un discorso e una riflessione che hanno messo in discussione la pittura e le pratiche artistiche della fine degli anni ´50”. Infatti, la grandiosa avventura dei Nouveaux Réalistes inizia nell´immaginazione di Restany nel 1959, come lui stesso afferma: “in particolare in occasione della prima Biennale di Parigi in cui furono esposte una proposta monocroma di Yves Klein, la macchina per dipingere di Tinguely (Métamatic) e la Palissade di Raymond Hains, ho intuito il denominatore comune di queste ricerche estremamente diverse e che fino a quel momento avevano seguito evoluzioni indipendenti: un gesto fondamentale di appropriazione del reale, legato a un fenomeno quantistico di espressione (l’impregnamento del colore puro in Yves Klein, l´animazione meccanica in Tinguely, la scelta del manifesto lacerato in Hains)”. Dopo pochi mesi tale intuizione si concretizza con la pubblicazione del primo manifesto, firmato dallo stesso Pierre Restany, presso la Galleria Apollinaire a Milano il 16 aprile 1960. L’evento anticipa la creazione vera e propria del gruppo, il 27 ottobre 1960 presso il domicilio di Yves Klein, a Parigi. Dominique Stella prosegue: “I Nouveaux Réalistes hanno così preso coscienza della loro singolarità collettiva. Nouveaux Réalistes = Nuovi approcci percettivi al reale”. Accompagna la mostra un prestigioso libro bilingue, in italiano e francese, che racconta la storia del movimento tramite i testi critici di Grazia Chiesa, Marc Dachy, Pierre Restany e Dominique Stella, con foto storiche di Enrico Cattaneo, edito da Shin Production. .  
   
   
GENOVA RICORDA I 90 ANNI DALLA NASCITA DEL BAUHAUS CON LA PIÙ AMPIA RETROSPETTIVA MAI REALIZZATA SU OTTO HOFMANN (1907-1996), ARTISTA TEDESCO TRA I PIÙ INTERESSANTI DEL GRUPPO CHE CONDIVISE QUELL’ESPERIENZA NELLA CELEBRE SCUOLA A DESSAU.  
 
Milano, 19 ottobre 2009 - L’iniziativa, oltre a essere un diretto riconoscimento alla memoria di Otto Hofmann (1907-1996) - di cui è ricorso nel 2007 il centenario della nascita - rappresenta l’occasione per approfondire gli aspetti poetici dell’arte astratta nel Xx secolo, attraverso l’opera di un artista che ben rappresenta quelle caratteristiche di interdisciplinarietà che hanno segnato le avanguardie europee del secolo scorso. L’esposizione, ideata e curata da Giovanni Battista Martini, promossa da Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura in collaborazione con Goethe Institut Genua, con il sostegno della Compagnia di San Paolo, prevede una esaustiva lettura dell’opera dell’artista e del suo percorso storico e creativo dagli anni 20 agli anni 90. Le prime opere documentano il periodo della permanenza al Bauhaus di Dessau (1927-1930), nel cui edificio tenne la prima mostra personale, ai primi anni 30, e l’attività svolta in Germania, dove gli vennero dedicate importanti esposizioni pubbliche, prima che la ferrea censura Nazista gli notificasse il divieto di dipingere e che i suoi quadri, precedentemente acquistati da diversi musei tedeschi, venissero confiscati come Arte Degenerata. Il periodo trascorso al Fronte e in prigionia in Russia (1940-1946) è documentato da una serie di preziosi acquarelli di intensa e struggente bellezza eseguiti sulle lettere inviate alla moglie e agli amici artisti, testimonianza della sua intima estraneità alla guerra e dell’orrore provato durante il conflitto. Seguono le opere che vanno dall’immediato dopoguerra, realizzate al suo ritorno dalla Russia in Turingia, in un clima di sofferenza a causa delle crescenti divergenze di ordine politico con la nuova classe dirigente comunista, a quelle realizzate nel 1950/1951 appena arrivato a Berlino Ovest dopo aver lasciato precipitosamente la Germania Orientale, abbandonandovi ogni avere e la quasi totalità delle opere. Il percorso della mostra continua attraverso dipinti, disegni e oggetti, a testimoniare i vari spostamenti dell’artista tra Berlino, Parigi e il Canton Ticino, documentando anche la sua attività nel campo del design (porcellane e ceramiche realizzate per le manifatture Hutschenreuther e Rosenthal), della grafica (xilografie e litografie realizzate negli anni 40), fino all’ultimo ventennio vissuto in Italia, a Pompeiana, piccolo comune della Riviera Ligure dove si era stabilito, come tanti altri prima di lui, basti pensare al soggiorno di Monet a Bordighera, attratto dalla luce e dalla bellezza del paesaggio. Per una maggiore comprensione della complessità didattica del Bauhaus, la mostra è supportata da una rassegna fotografica con 50 fotografie originali di molti artisti Bauhaus (Moholy-nagy, Lucia Moholy, Florence Henri, Walter Peterhans, Lux Feininger, Piet Zwart, Franz Roh, Greta Stern… e naturalmente Hofmann). Questo ulteriore contributo mette in luce come tra le due Guerre sia nata in Europa e in particolare in Germania l’esigenza di definire la fotografia come un elemento autonomo, sia come fatto espressivo rispetto alla pittura, sia rispetto a un uso descrittivo e documentaristico del mezzo fotografico. Gli artisti del Bauhaus svolgono un’intensa sperimentazione in questo settore e Laszlo Moholy-nagy è il precursore e la figura chiave di questa nuova ricerca. Essi elaborano l’immagine fotografica creando prospettive inusuali, tagli insoliti e con riprese estremamente ravvicinate ci restituiscono un’interpretazione del mondo circostante, della vita quotidiana, che determina l’affermarsi di nuovi codici formali nell’ambito dei linguaggi artistici. Anche Hofmann aderisce a questa sperimentazione, ottenendo risultati importanti, come testimoniano alcune sue foto esposte. La mostra è divisa sostanzialmente in cinque sezioni ed è composta da circa quattrocento opere tra dipinti, disegni, fotografie, ceramiche, oggetti, lettere e documenti provenienti da diversi Musei europei, da collezioni pubbliche e private, nazionali e internazionali, e dallo studio dell’Artista. Alcuni di questi lavori erano andati dispersi a causa della vicenda personale di Hofmann e degli avvenimenti politici nella Germania del dopoguerra e vengono riuniti per la prima volta dopo il loro ritrovamento, avvenuto in tempi recenti, a seguito della caduta del Muro. Tra i documenti esposti sono da segnalare i quaderni di studio illustrati dall’Artista durante le lezioni di Klee e Kandinskij, tenute al Bauhaus dal 1928 al 1930, e alcune pubblicazioni d’epoca che contestualizzano l’opera di Otto Hofmann nel suo tempo. Nel corso di questi ultimi anni, anche a seguito del sempre maggiore interesse della critica e del pubblico internazionale per l’esperienza del Bauhaus e per i suoi esponenti, sono state dedicate ad Otto Hofmann numerose mostre personali in diversi Paesi europei, che consentono una migliore e più approfondita lettura del suo ruolo e del suo linguaggio così emblematico di una ben determinata poetica dell’astrazione. La mostra è stata presentata con una selezione di 80 opere nel 2007 a Jena presso il Kunstsammlung und Galerie im Stadtmuseum / Städtische Museen, e nel 2008 a Dessau nelle case dei maestri Klee e Kandinskij progettate da Gropius. .  
   
   
E’ APERTA AL PUBBLICO LA CASA BOLOGNESE DI GIORGIO MORANDI, OGGI LUOGO DI APPROFONDIMENTO E STUDIO SULL´OPERA DELL´ARTISTA.  
 
Milano, 19 ottobre 2009 - Conclusi i lavori di restauro, realizzati dal Comune di Bologna con il sostegno di Unindustria Bologna su progetto dello Studio d´Architettura Iosa Ghini, l´abitazione in cui Giorgio Morandi visse e lavorò fino al 1964 è visitabile e arricchisce lo straordinario patrimonio del Museo Morandi, ampliandone il percorso espositivo con questa sede esterna, designata quale luogo di memoria e di studio. L´apertura di Casa Morandi segna idealmente una nuova tappa del percorso di valorizzazione della figura del maestro bolognese, che ha visto il raggiungimento di significativi traguardi come la mostra antologica Giorgio Morandi 1890-1964, frutto della collaborazione tra Mambo e Metropolitan Museum di New York, cui hanno fatto seguito i rinnovati allestimenti del Museo Morandi e le mostre da questo ospitate di artisti molto diversi ma in grado di dialogare con la poetica morandiana, quali Bernd e Hilla Becher e Filippo De Pisis. Per i visitatori, il restauro di un luogo che fu al contempo abitazione, spazio degli affetti familiari e atelier riporta alla luce l’atmosfera del passato, con oggetti e strumenti di lavoro appartenuti all´artista visibili nella loro collocazione originale, mentre le installazioni audio–video, tecnologie multimediali, la biblioteca, la sala polivalente per incontri, seminari e iniziative ne attualizzano la figura e l´opera. Nell´appartamento di via Fondazza 36, all´epoca di proprietà della famiglia Ricci Signorini, Giorgio Morandi visse con le sorelle dal 1910 al 1964. Il Comune di Bologna lo ha acquistato nel 1999 e nel 2008 sono iniziati i lavori di recupero architettonico, che ha inteso valorizzare le diverse funzioni degli ambienti, alcuni dei quali (studio, ripostiglio, anticamera) sono stati riportati in vita con l´intenzione di restituire simbolicamente luoghi perduti. Il percorso espositivo vede fare da nucleo fisso dell´allestimento le sale a sinistra della reception, che di Morandi ricostruiscono la vita, la formazione artistica, i rapporti con la famiglia e con gli amici, il lavoro nello studio. Il corridoio anteprima ospita alcune vetrine contenenti foto di famiglia, ex voto, libri studiati, foto di compagni dell´Accademia. Si prosegue poi attraverso la “sala delle fotografie” che documenta i rapporti che Morandi ebbe con l´avanguardia artistica, il cinema, i critici d´arte, mentre le fotografie dell´atelier, ripreso da autori del calibro di List, Monti, Vitali, Calzolari, Ghirri, Berengo Gardin, Folon, Lionni, Ferrari, Masotti e Michaels, introducono alla visita dello studio, in cui Morandi orchestrava minuziosamente le sue composizioni prima di immortalarle. L´anticamera raccoglie le opere di arte antica della famiglia, gli arredi e gli oggetti originali, custoditi dal garante della donazione Carlo Zucchini, il corridoio adiacente è invece dedicato all´opera incisoria di Morandi, con un´opera originale accompagnata da strumenti utilizzati dall´artista, modelli di studio, la riproduzione di una lastra e una fotografia del torchio che adoperava. Dal corridoio si scorgono due celeberrime vedute: il piccolo giardino con l´albero di ulivo - impresso in un´ incisione giovanile - e il “Cortile di via Fondazza”, più volte raffigurato dall´artista. La sala lettura ospita i volumi della biblioteca di Morandi (consultabili su prenotazione), i libri d´arte e cataloghi di mostre, mentre una sala polivalente è deputata a ospitare conferenze, incontri e attività culturali, ribadendo il carattere conservativo, ma al tempo stesso dinamico che ha guidato questo intervento, che va oltre la definizione di semplice restauro, per mettere a disposizione del pubblico, degli studiosi e degli appassionati che vogliano conoscere la ricerca artistica e la biografia di uno dei grandi protagonisti del Novecento uno spazio dedicato alla ricerca. Su Morandi il Dipartimento educativo del Mambo organizza attività didattiche per adulti e ragazzi. .