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LUNEDI
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Notiziario Marketpress di
Lunedì 08 Aprile 2013 |
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USARE IL BIOVETRO PER FAR GUARIRE LE OSSA |
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Bruxelles,
8 aprile 2013 - Le ossa hanno una
sorprendente capacità di rigenerarsi dopo aver subito lievi danni. Oltre un
certo punto tuttavia, questo processo di guarigione naturale è messo davvero a
dura prova. Quando le fratture sono troppo grandi, le ossa necessitano di un
aiuto... Di una vite o di un chiodo.
Nonostante
vi siano stati grandi progressi nella medicina rigenerativa, gli inserti
metallici sono ancor oggi usati per riparare le ossa fratturate. Anche se
questi inserti hanno dimostrato nel tempo di essere efficaci nello stabilizzare
le fratture più grandi e nell´aiutare il nuovo sviluppo dell´osso, in seguito è
sempre necessaria una seconda operazione nella zona colpita, una volta guarito
l´osso, per rimuovere i chiodi o i supporti metallici.
Idealmente,
i materiali e gli impianti che non richiedono una seconda operazione sarebbero
un´opzione migliore. La ricerca per sviluppare simili materiali è stato
l´obiettivo principale del lavoro portato avanti da Jose Ramon Sarasua e Aitor
Larrañaga, ricercatori nel dipartimento di ingegneria dei materiali
dell´Università dei Paesi Baschi Upv/ehu.
I
due ricercatori spagnoli hanno studiato nuovi materiali o impianti, come
polimeri o biovetro, che potrebbero aiutare a far guarire le ossa. Gran parte
della loro ricerca si è concentrata sulla necessità che questi materiali
soddisfino un certo numero di requisiti prima di poter essere usati in
applicazioni terapeutiche.
Tra
le varie cose, i materiali devono essere biocompatibili; in altre parole, essi
non devono danneggiare le cellule o l´organismo stesso. La biodegradabilità è
un´altra proprietà potenzialmente interessante, poiché permetterebbe al corpo
di trasformare il materiale in prodotti metabolici non tossici. Anche altri
fattori, come la resistenza meccanica e la natura semplice del processo di
produzione, devono essere presi in considerazione.
I
ricercatori Upv/ehu stanno attualmente sintetizzando e dando forma a
bioimpianti su misura basati su un polimero biodegradabile. Questo materiale è
stato scelto per la sua capacità di scomparire gradualmente man mano che l´osso
occupa nuovamente il proprio posto. Si è scoperto che il polimero era troppo
morbido ed è stato quindi aggiunto il biovetro. Il biovetro è un agente
bioattivo che aiuta le ossa a rigenerarsi e fornisce al polimero proprietà
meccaniche di durezza. Ciò significa che il sistema composito biodegradabile
polimero/biovetro è più rigido e resistente rispetto al solo polimero.
Questi
sistemi compositi possono essere fabbricati mediante processi termoplastici che
usano il calore. Anche esaminare in che modo questi materiali rispondono alle
alte temperature è stata quindi una parte importante dello studio. I
ricercatori Upv/ehu hanno scoperto che i sistemi compositi biodegradabili
polimero/biovetro possiedono una stabilità termica più bassa rispetto ai
sistemi senza biovetro. Una reazione avversa, che degrada il materiale e
interessa il prodotto finale, è stata identificata. Ma la cosa più importante è
che quando l´impianto veniva innestato nel corpo, la reazione stimolava la
formazione di sottoprodotti potenzialmente dannosi per le cellule.
Questo
è il motivo per cui i ricercatori Upv/ehu stanno ora concentrando molta della
loro ricerca sul miglioramento della stabilità termica di questi sistemi. Uno
di questi studi, che è stato pubblicato nella rivista Polymer Degradation and
Stability, suggerisce che si potrebbe ottenere una trasformazione chimica della
superficie del biovetro mediante il plasma. Creando degli strati protettivi per
le particelle di biovetro, si impedisce la reazione al polimero e si garantisce
così che il prodotto finale rimanga integro.
"Questi
compositi che hanno una base polimerica biodegradabile sono dei candidati con
un futuro radioso nel campo della guarigione delle ossa fratturate o della
rigenerazione dei difetti ossei", dice il professor Sarasua.
In
effetti, dopo che il materiale ha sostituito temporaneamente l´osso e ne ha
stimolato la rigenerazione, esso gradualmente scompare mentre l´osso ritorna al
suo posto, rendendo così superflua una seconda operazione.
Per
maggiori informazioni, visitare:
http://www.elhuyar.org/
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REGINA ELENA: SARCOMI, RICERCA E CLINICA ALLEATE CONTRO UNA PATOLOGIA RARA E COMPLESSA |
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Roma, 8 aprile 2013 - L’osteosarcoma è il tumore maligno dello scheletro più
frequente in età pediatrica e giovanile;
in Italia si stimano 150 nuovi
casi l’anno. E´ una malattia complessa che va trattata esclusivamente in Centri
specialistici di riferimento, poiché necessita di un approccio multi
specialistico sia per la diagnosi che per la cura.
Da circa dieci anni
presso l’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena opera un team multidisciplinare
di clinici: “Gruppo Sarcomi”, coordinato dall’Ortopedia Oncologica e dalla
Oncologia Medica A, che garantisce ad ogni paziente un trattamento
personalizzato nell’ambito di protocolli di ricerca aggiornati, ed un percorso
assistenziale dedicato. “Questo gruppo, afferma il Prof. Francesco Cognetti
Direttore Dipartimento di Oncologia Medica, rappresenta l’unica realtà in
questa patologia in tutto il centro-sud e consente a giovani ammalati di questa
vasta area del territorio nazionale di evitare migrazioni verso altri centri
specializzati del Nord del nostro Paese”. La novità è che il gruppo è cresciuto
e ai 30 clinici, si affiancano anche 20 ricercatori di base e 2 farmacisti che
costituiscono un team oggi denominato Traslational
Group [Tg] Sarcomi. Questo ultimo
progetto è promosso da Ruggero De Maria, Direttore Scientifico Ire, con lo
scopo di implementare la ricerca clinica anche attraverso l’attivazione di
filoni di ricerca pre-clinica.
Coniugare innovazione nelle strategie di cura e di
ricerca e “attenzione” alla persona, giovane e ricoverata, non è facile. Per migliorare l’accoglienza dei
giovani pazienti del Regina Elena colpiti da osteosarcoma (o da altre neoplasie
muscolo-scheletriche) sono state pensate iniziative ad hoc. “Adottiamo un ospedale – insieme si cresce”,
nasce dalla collaborazione tra la scuola I.c. Frignani del Xii Municipio di
Roma e l’Ortopedia Oncologica Ire e l’Oncologia Medica A, per mettere al
servizio dei bambini e dei ragazzi ricoverati nel reparto, un team di docenti
volontari di scuola primaria e di scuola media. Gli insegnanti presenti in
campo e a distanza, contribuiscono a un processo curativo - educativo condiviso
con tutte le figure dell’Istituto, al fine di sostenere il percorso di crescita
dei ragazzi anche durante i ricoveri.
Grazie ad una webcam si realizza, così, un ponte tra la scuola e l’ospedale.
La Mostra di disegni artistici “Luna Maggi”, opera degli alunni dell’I.c.
Frignani è una ulteriore iniziativa che si inserisce nel percorso di
umanizzazione delle cure: i fondi ricavati dall’iniziativa andranno in favore delle attività della Cooperativa
“Ridere per Vivere” dei clown dottori che hanno il compito di
“distendere” l´atmosfera per i bambini
ricoverati nei reparti.
L’età media dei pazienti colpiti da Osteosarcoma è 19 anni. La
variante classica di questo tumore, che colpisce le estremità, ha una
probabilità di guarigione intorno al 70%, mentre peggiorano sensibilmente la
prognosi se le localizzazioni sono al bacino ed alle vertebre. Le metastasi
polmonari sono frequenti e abbassano la
possibilità di guarigione a meno del 50%.
Il trattamento dei sarcomi è multidisciplinare, la patologia è rara e complessa
sia per la diagnosi che per la terapia. L’ “ambulatorio
sarcomi” Ire segue a 360° l’intero percorso clinico-diagnostico del
paziente affetto dalla neoplasia. “Il nostro ambulatorio polispecialistico - spiega Roberto Biagini Responsabile
della Ortopedia Oncologica Ire – prevede un percorso clinico ben definito: il paziente esegue una serie di accertamenti
per la definizione del quadro di malattia. Nella stessa giornata è accolto in
un ambulatorio per la biopsia e la tipizzazione istologica.
Inoltre viene garantita la “consulenza
radiologica” per i casi complessi.”
“ Al termine degli accertamenti necessari – precisa la Dr.ssa
Virginia Ferraresi dell’Oncologia Medica - e dopo discussione interdisciplinare
nell’ambito di riunioni settimanali,
il paziente viene avviato al trattamento
ritenuto più adeguato. Le specialità e le competenze presenti nel nostro
Istituto consentono di trattare tutti i tipi di sarcomi, da quelli dell’osso a
quelli dei tessuti molli e viscerali”
Tutto questo è possibile grazie a
un team multidisciplinare di clinici. Dall’attività di questo gruppo collaudato, che ha permesso
la raccolta di dati clinici e di materiale biologico su pazienti affetti dal
tumore, è nato il Traslational Group Sarcomi,
che coinvolge anche i ricercatori di base.
"Oltre allo studio dei meccanismi alla
base della trasformazione neoplastica – spiega Ruggero De Maria - altre aree di
ricerca potranno aprire la strada a markers molecolari predittivi di
aggressività biologica, ad esempio nelle forme borderline o a bassa
aggressività, allo scopo di indirizzare la terapia antitumorale e a gestire nel
modo migliore i farmaci di nuova generazione."
Non
solo percorsi di cura innovativi, i giovani pazienti del Regina Elena, sono
accolti in un reparto “a misura di bambino”. Videogiochi,
connessione Internet e ponte web con l’istituto I.c. “Frignani”, che consente
di seguire a distanza le lezioni e le attività dei coetanei, rendono la
permanenza in ospedale più lieve.
La stanza “Il giardino di
Valentina” è stata decorata con i fondi dell’Associazione di volontariato
“Rukije” e con il contributo di parenti
e amici di Valentina, una ragazza affetta da un osteosarcoma che l’ha
costretta ad un lungo periodo di ricovero e la cui dolorosa ma coraggiosa
esperienza ha lasciato un ricordo nel cuore di tutti.
“Garantire il diritto allo studio
– spiega Lucio Capurso, Direttore Generale degli Istituti - ovviare a situazioni di emarginazione,
contribuire alla guarigione del bambino, favorendo la realizzazione di
situazioni di normalità, sono le motivazioni che ci hanno spinto a realizzare
il gemellaggio con la scuola e ad abbracciare il progetto Adottiamo un ospedale – insieme si cresce…”
Dal “Gruppo Sarcomi” al “Traslational
Group Sarcomi” dell’Ire -
Nel 2004 è nato un gruppo
multidisciplinare prevalentemente clinico denominato “Gruppo Sarcomi” che si occupa di diagnosi, trattamento, prevenzione e ricerca sperimentale delle neoplasie mesenchimali dell’apparato
muscolo scheletrico e viscerali.
L’obiettivo è garantire ad ogni
Paziente un “trattamento personalizzato” nell’ambito di protocolli di ricerca
aggiornati o secondo linee guida riconosciute, all’interno di un percorso
assistenziale organizzato.
Organizzazione: Le
figure professionali che intervengono e collaborano nelle specifiche fasi sono
le seguenti:
-
Radiologo: fase della diagnosi, tipizzazione, valutazione della risposta in
corso di trattamento, follow up.
-
Anatomo-patologo: fase della diagnosi con tipizzazione, valutazione della risposta
ai trattamenti pre-operatori.
-
Chirurgo ortopedico/chirurgo generale/chirurgo specifico per
distretto:
fase della diagnosi, tipizzazione, trattamento e follow up.
-
Oncologo: fase della diagnosi,
trattamento e follow up.
-
Radioterapista: fase del trattamento e follow up.
-
Psicologo: dalla fase della diagnosi al follow up.
-
Fisioterapista: fase della riabilitazione motoria
-
Infermiera professionale dedicata all’ambulatorio sarcomi: fase della diagnosi,
trattamento, follow up
-
Case manager: ha la funzione di guida
del Paziente e di “collante” tra tutti
gli Specialisti in tutte la fasi del percorso diagnostico terapeutico.
Attività clinica
Accoglienza, diagnosi e prognosi -
Tutte
le attività di tipo ambulatoriale (prime
visite e controlli) si concentrano in un ambulatorio polispecialistico (ambulatorio
sarcomi) già attivo dall’ottobre 2009 e che accoglie i pazienti ogni mercoledì
mattina offrendo loro la possibilità di ricevere in giornata eventuali
consulenze necessarie. A seconda delle problematiche specifiche, il paziente,
attraverso un percorso clinico e amministrativo ben definito, esegue una serie
di accertamenti necessari per la miglior definizione del quadro di malattia.
Nella stessa mattinata del mercoledì è attivo un ambulatorio nel quale si eseguono biopsie per la tipizzazione istologica, si effettua “consulenza radiologica” per i casi
complessi e per quelli che necessitano di una prestazione di radiologia
“interventistica” e infine con i Fisioterapisti
si effettuano le rivalutazioni funzionali.
Terapia -
Al termine degli accertamenti
necessari e dopo discussione interdisciplinare nell’ambito di riunioni settimanali, il paziente viene
avviato al trattamento ritenuto più
adeguato, sia nell’ambito di protocolli di ricerca in corso, sia seguendo linee
guida riconosciute (interne e/o nazionali/internazionali) di trattamento. Il trattamento medico, a seconda
della complessità, viene effettuato in regime di Day Hospital o con ricovero
ospedaliero.
Ricerca -
Dall’attività di questo gruppo collaudato, che ha permesso
la raccolta di dati clinici e di materiale biologico relativo a pazienti
affetti da neoplasie rare come i sarcomi, è nato di recente, su iniziativa
della Direzione Scientifica Ire, un gruppo più esteso denominato Traslational
Group [Tg] Sarcomi, che coinvolge in maniera più consistente
anche i ricercatori di base. Ai 30 clinici si sono affiancati 20 ricercatori, 2
farmacisti e due statistici.
Scopo del Tg Sarcomi è l’implementazione della ricerca clinica attraverso
l’attivazione di filoni di ricerca pre-clinica con intento prettamente
traslazionale. Oltre allo studio di pathways
biologici attivamente coinvolti nella trasformazione neoplastica e nel
mantenimento del fenotipo trasformato, altre importanti aree di ricerca
potranno essere l’identificazione di markers molecolari predittivi di
aggressività biologica, ad esempio nelle forme borderline o a bassa
aggressività, allo scopo di indirizzare il clinico rispetto ad un trattamento
più o meno aggressivo o ad un follow up più o meno stretto o predittivi di
risposta ai trattamenti medici.
L’istituto collabora con i principali centri di ricerca coinvolti nel
trattamento delle neoplasie mesenchimali e partecipa a protocolli nazionali e
internazionali sia sui sarcomi dell’osso che dei tessuti molli. La attività
di ricerca è particolarmente importante quando si tratta della gestione di
pazienti con patologie rare.
Osteosarcoma -
L’osteosarcoma è un tumore maligno
dell´osso costituito da cellule mesenchimali che producono sostanza osteoide.
Può colpire tutti i segmenti ossei con una prevalenza per le metafisi delle
ossa lunghe.
La variante più frequente è quella classica ad alto grado di malignità;
esistono numerose altre varietà, tutte più rare, ma comunque maligne. Esiste
anche una rara forma di osteosarcoma centrale dell´osso a basso grado di
malignità.
Epidemiologia -
La sua frequenza è rara. L´incidenza annuale di tutti i tumori maligni
dell´osso è circa di meno di 1 nuovo caso/100.000 persone. L´osteosarcoma
rappresenta circa il 30% di questi casi per un totale di circa 150 nuovi
casi/anno in Italia. Nelle localizzazioni agli arti, la sopravvivenza a 5 anni
è di circa il 60% nelle forme localizzate all’esordio. Colpiscono sia maschi
che femmine senza una prevalenza di sesso. E´ il tumore maligno dello scheletro
più frequente in età pediatrica e tra i giovani adulti.
Fattori di
rischio -
E’ accertato che l´esposizione massiva a radiazioni può causare l’insorgenza di
Osteosarcoma.
Sono state inoltre individuate alcune mutazioni geniche: quelle a carico
del gene p53, che spesso comporta la Sindrome di Li-fraumeni (caratterizzata
dalla elevata incidenza di numerosi tumori) e quelle a carico del gene
oncosoppressore del retinoblastoma (gene Rb-1). L´associazione di
retinoblastoma, raro tumore infantile della retina, ed osteosarcoma non è rara.
Prevenzione -
Non esiste prevenzione per questo tumore e non vi sono programmi di screening.
Rimane importante la massima tempestività nella diagnosi.
Sintomi -
I sintomi sono essenzialmente:
a) il dolore, non associato a causa traumatica e che non si attenua con
l´assunzione di antinfiammatori. Esso può essere inizialmente contenuto ma si
accentua progressivamente, spesso indipendente dal carico;
b) la comparsa di una tumefazione che nel tempo aumenta progressivamente di
dimensioni;
c) la presenza di frattura patologica (avvenuta senza evento
traumatico) del segmento osseo colpito.
Diagnosi e stadiazione -
Il corretto iter diagnostico inizia con una radiografia. Vanno poi eseguite Tac con mezzo di contrasto e/o una
risonanza magnetica (Rmn) per una miglior definizione diagnostica e
localizzazione topografica della lesione.
Come successivo step dell´iter diagnostico va effettuata la biopsia.
Tale procedura Deve essere eseguita solo in ambiente specialistico e da un
chirurgo esperto in oncologia muscolo -scheletrica al fine di evitare
disseminazione di cellule tumorali, ematomi ed infezioni.
La classificazione istopatologica
delle varie forme di Osteosarcoma comprende:
Osteosarcoma centrale classico (osteo-, condro- o fibroblastico);
Osteosarcoma Emorragico o Teleangectasico;
Osteosarcoma Parostale;
Osteosarcoma Periosteo;
Osteosarcoma Centrale a basso grado di malignità;
Osteosarcoma Multicentrico;
Osteosarcoma da radiazioni;
Osteosarcoma secondario (in malattia di Paget, in displasia fibrosa, su infarto
osseo).
La classificazione istologica deve essere eseguita da patologi esperti in
patologia muscolo scheletrica e, come
altamente raccomandato da tutte le Linee-guida, sarebbe auspicabile ottenere
anche un secondo parere presso un Centro di alta specializzazione in oncologia
muscoloscheletrica.
La stadiazione radiologica
dell’osteosarcoma prevede, oltre alle indagini per lo studio della lesione
primitiva (Rx, Tc, Rmn), l’effettuazione di una Tc del torace e di una
scintigrafia ossea (o Pet) per valutare l´eventuale
interessamento dello scheletro sia in contiguità della lesione che a distanza.
Prognosi -
L´osteosarcoma classico ad alto grado di malignità localizzato alle estremità
ha una probabilità di guarigione che si avvicina al 70%. Le localizzazioni al
bacino ed alle vertebre o la presenza di metastasi all´esordio peggiorano
sensibilmente la prognosi. Le metastasi polmonari isolate/limitate possono
essere comunque operate ma, pur essendo un sito prognosticamente “favorevole”
di disseminazione metastatica, la
possibilità di guarigione in questi casi si abbassa a meno del 50%.
L´osteosarcoma centrale a basso grado di malignità e molti casi di Osteosarcoma
Parostale hanno una prognosi di solito migliore.
Trattamento -
Il trattamento dell´Osteosarcoma Classico ad alto grado è multidisciplinare e
combina chemioterapia in fase preoperatoria, la chirurgia ortopedica e
ulteriori cicli di chemioterapia postoperatoria. Il trattamento chirurgico va
eseguito da chirurghi esperti in oncologia muscolo-scheletrica, perchè margini
chirurgici corretti sono estremamente importanti nel prevenire recidive locali
del tumore. Per le forme rare a buona prognosi (Centrale a basso grado e
Parostale) non è necessario il trattamento chemioterapico.
Chirurgia -
Fino a circa 30 anni fa, i pazienti con Osteosarcoma erano quasi
tutti soggetti ad amputazione, con gravi conseguenze, sia funzionali che
psicologiche. Dall´introduzione dei moderni trattamenti combinati, il numero di
amputazioni è enormemente diminuito, con conseguente aumento degli interventi
conservativi dell´arto, che richiedono però una particolare esperienza
specialistica. Il tumore deve essere asportato intero e chiuso altrimenti la
recidiva locale è estremamente probabile. Per la ricostruzione del segmento
scheletrico vengono utilizzate speciali
protesi (in alcune casi allungabili proporzionalmente alla crescita dei
giovani pazienti) o megainnesti ossei,
a volte associati a trasposizioni di perone autologo micro-vascolarizzato.
Chemioterapia -
Negli attuali protocolli terapeutici si utilizza la chemioterapia
in fase preoperatoria con lo scopo di circoscrivere maggiormente il tumore
ottenendo una sua maggiore ossificazione alla periferia che facilita le manovre
chirurgiche. Lo studio istologico e la quantificazione della necrosi sul pezzo
di resezione permettono un´ulteriore valutazione prognostica: una bassa necrosi
tumorale fa capire che le cellule
neoplastiche sono poco sensibili ai farmaci fino a quel momento utilizzati e
pertanto, in fase postoperatoria, è necessario cambiare farmaci chemioterapici.
I farmaci di dimostrata efficacia ed utilizzati in prima battuta per il
trattamento dell´Osteosarcoma sono il Metothrexate ad alte dosi, l´Adriamicina,
il Cisplatino e l´Ifosfamide. Nei pazienti di età inferiore ai 30 anni è stato
recentemente registrato per l’uso nel trattamento adiuvante un farmaco ad
attività immunomodulatrice chiamato muramiltripeptide.
I protocolli terapeutici sono generalmente differenziati a seconda dell’età del
paziente (superiore o inferiore ai 40 anni) in relazione alla potenziale
tossicità legata agli stessi. Gli schemi di trattamento sono, infatti, tarati
da numerosi effetti collaterali e tossicità e devono pertanto essere utilizzati
solo in strutture altamente specializzate sotto il controllo di Oncologi Medici
esperti in questi trattamenti. Nella malattia avanzata e come linee ulteriori
di trattamento hanno dimostrato attività farmaci come l’etoposide, il
carboplatino, la ciclofosfamide e la gemcitabina. Sono, inoltre, attualmente
attivi protocolli di ricerca volti alla valutazione dell’attività di farmaci a
bersaglio molecolare come sorafenib e everolimus.
Tumori Ossei Sarcoma Di Ewing -
Il
sarcoma di Ewing deve il suo nome al Dott. James Ewing, che ha descritto questa
neoplasia per la prima volta nel 1920. E´ un tumore che si può sviluppare in
qualsiasi parte del corpo, sebbene origini più frequentemente nell’osso. In
genere le pelvi, il femore e la tibia sono le zone più interessate. E’ il
secondo tumore più comune delle ossa dopo l´osteosarcoma.
Le cause che portano allo sviluppo del tumore di Ewing non sono ancora state
identificate con certezza.
Epidemiologia -
E’ meno frequente dell´Osteosarcoma. In Italia il numero di nuovi
casi/anno con interessamento scheletrico è di circa 60, di cui 2/3 di età
inferiore ai 20 anni. Colpisce con maggiore frequenza i maschi rispetto alle
femmine e quasi sempre in età giovanile e nell´adolescenza. Nelle
localizzazioni agli arti, la sopravvivenza a 5 anni è sovrapponibile a quella
dell´Osteosarcoma classico (circa il 60% nelle forme localizzate).
Può colpire tutti i segmenti ossei con una prevalenza per le ossa lunghe, ma
non è raro nel bacino, nelle vertebre e nelle ossa piatte. Non sono rare le
localizzazioni ai tessuti molli (sarcoma di Ewing extraosseo).
Molto
importante è l´estensione della malattia e la sede. La prognosi è leggermente
più favorevole in età giovanile che nell´adulto: la sopravvivenza a 5 anni nei
giovani con tumore localizzato alle estremità e senza metastasi e di circa il
70%. Se sono presenti metastasi all´esordio la sopravvivenza cala a meno del
40%.
Trattamento -
Il sarcoma di Ewing si avvale di un trattamento multidisciplinare che comprende
la chemioterapia sia in fase preoperatoria che postoperatoria, la chirurgia
ortopedica e, in qualche caso, anche la radioterapia. Infatti il Sarcoma di
Ewing è radiosensibile e, nella scelta del trattamento locale, la radioterapia
può, in sedi difficili da operare (pelvi, vertebre), essere utilizzata in
associazione alla chirurgia o, più raramente da sola. La chirurgia comunque
resta il trattamento locale di prima scelta in tutte le sedi facilmente
operabili.
Chirurgia -
I criteri di indicazioni, margini chirurgici e possibilità ricostruttive sono
identici a quelli descritti per l´Osteosarcoma. Si raccomanda sempre che il
trattamento chirurgico venga effettuato in Centri Specializzati e soprattutto
da chirurghi esperti in oncologia muscoloscheletrica. La resezione con margini
ampi è il trattamento raccomandato.
Chemioterapia
-
Il Sarcoma di Ewing è tumore
chemiosensibile: negli attuali protocolli terapeutici si utilizza la
chemioterapia in fase preoperatoria con lo scopo di ridurre sensibilmente le
dimensioni del tumore facilitando così l´escissione chirurgica. Lo studio istologico
permette un´ulteriore valutazione prognostica e, soprattutto, permette una
valutazione dell´efficacia dei farmaci usati in fase preoperatoria.
I farmaci di dimostrata efficacia ed utilizzati per il trattamento del sarcoma
di Ewing sono l´Adriamicina, l´Ifosfamide, la Ciclofosfamide, l´Etoposide, la
Vincristina e la Dactinomicina.
Nelle
localizzazioni a prognosi meno favorevole possono essere utilizzati trattamenti
ad alte dosi (Busulfano e Melfalan) e reimpianto successivo delle cellule
midollari del paziente.
Tali farmaci antiblastici a elevati dosaggi comportano numerosi effetti
collaterali e tossicità e devono pertanto essere utilizzati solo in strutture
altamente specializzate sotto il controllo di Oncologi Medici esperti in questi
trattamenti. Anche in questo caso il trattamento può portare ad infertilità.
Sarcomi
Dei Tessuti Molli -
I sarcomi dei tessuti molli costituiscono un gruppo
eterogeneo di tumori rari che hanno origine prevalentemente dal mesoderma di
ogni distretto anatomico (arti, tronco, cingoli, cavità addomino-pelvica,
massiccio cervico-faciale, visceri e vasi)
Il tipo
istologico di sarcoma non fornisce sempre informazioni sufficienti a prevedere
il decorso clinico della malattia ed a pianificare il trattamento. Molto
importante a tal fine è la definizione del grado di malignità, soprattutto per
valutare la possibilità di metastasi a distanza e di sopravvivenza. Mentre le
recidive locali dipendono essenzialmente dalla qualità dei margini di
resezione: distanza fra margine chirurgico
e limite della neoplasia.
Incidenza
-
La malattia rappresenta l’1% delle neoplasie dell’adulto ed il 15%
di quelle infantili. Non si evidenziano differenze di incidenza in rapporto al
sesso; il 21% si manifesta al di sotto dei 40 anni. Le sedi preferite sono:
estremità 50-60%, tronco 15-20%, retroperitoneo e addome 15-25%, distretto
cervico-facciale 5-10%.
Sintomi
E Segni -
Non esiste una sintomatologia tipica se non il dolore generato dall’effetto
compressivo/infiltrativo della lesione sulle strutture circostanti e, nel
caso degli arti o del tronco, la comparsa di una tumefazione palpabile con velocità di crescita correlata al grading istopatologico (velocità di
crescita generalmente più lenta nei bassi gradi di malignità e più rapida negli
alti gradi di malignità).
Cause
-
Dal punto di vista eziologico non si riscontrano agenti
specifici, mentre sono descritte numerose condizioni morbose associate ai
sarcomi dei tessuti molli. In particolare, vi sono malattie ereditarie che
comportano un maggior rischio di insorgenza di queste neoplasie quali:
neurofibromatosi, sindrome di Li-fraumeni, retinoblastoma, poliposi adenomatosa
familiare (Fap), sindrome di Werner, sindrome con predisposizione ai tumori
rabdoidi. Altri fattori importanti nella genesi della malattia sono:
radiazioni, agenti chimici quali cloruro di vinile, arsenico e thorotrast o il
linfedema cronico.
Non esistono strumenti riconosciuti di prevenzione nei
sarcomi dei tessuti molli.
Diagnosi
-
Una
adeguata valutazione del paziente richiede la raccolta della sua storia clinica
e l’esame obiettivo.
Gli esami
radiologici comprendono una risonanza magnetica (Rm) con o senza tomografia
computerizzata (Tc) della parte interessata. Considerato che i sarcomi dei tessuti
molli degli arti spesso metastatizzano ai polmoni, è indicato eseguire una Tc
del torace.
Dopo gli
esami radiologici appropriati, è necessario programmare la biopsia della
lesione. Per avere informazioni sul tipo di tessuto tumorale del sarcoma e definirne
il grading. Da queste informazioni dipende la strategia terapeutica
complessiva. L’incisione bioptica deve essere piccola e accuratamente
programmata in maniera che l’intervento successivo possa includere
l’asportazione chirurgica di tutta l’area interessata dalla biopsia.
Terapia
·
Sarcomi Dei Tessuti Molli -
Prima di iniziare il trattamento, i pazienti dovrebbero essere
valutati da un team multidisciplinare di esperti. Dopo la valutazione
clinica, il paziente sarà assegnato ad uno dei seguenti tre gruppi: a) tumore
resecabile; b) tumore non resecabile senza metastasi a distanza; c) malattia
metastatica.
A)
Tumori resecabili
-
L’intervento
chirurgico rappresenta l’atto terapeutico più importante nel trattamento dei
sarcomi dei tessuti molli. I sarcomi dei tessuti
molli crescono in modo estensivo, ed alla periferia di essi le cellule tumorali
compresse ed uno strato di tessuto formano una sorta di capsula che crea la
falsa impressione di un processo circoscritto ma che, di fatto, non impedisce
la diffusione del tumore lungo i setti connettivali e tra le fibre muscolari. L’intervento appropriato è costituito dall’asportazione
completa en bloc del tumore, che
deve includere anche un margine di tessuto “sano”circostante il tumore, per
prevenire recidive.
Nel caso di sarcomi di dimensioni superiori a 5 cm il
trattamento di scelta è l’intervento chirurgico in associazione a radioterapia
post-operatoria.
Le evidenze disponibili attualmente in letteratura,
suggeriscono che una chemioterapia post-operatoria possa incrementare la
sopravvivenza libera da malattia in pazienti con alta probabilità di ripresa,
in buone condizioni generali e senza patologie severe concomitanti.
B)
Tumori non
resecabili senza metastasi a distanza -
Nei sarcomi dei tessuti molli localmente avanzati non
resecabili (non operabili), può essere preso in considerazione un trattamento
chemioterapico pre-operatorio che ha principalmente lo scopo di consentire
l’asportazione radicale della neoplasia attraverso un intervento non demolitivo
e, nel caso dei sarcomi dei tessuti molli delle estremità, può consentire di
preservare la funzionalità dell’arto.
Altre
opzioni sono una Radioterapia preoperatoria oppure la perfusione
ipertemico-antiblastica. Quest’ultima è una opzione terapeutica estremamente
valida che prevede l’incanulamento dei vasi afferenti all’arto sede del tumore.
Si crea così un circuito extracorporeo, per cui l’arto viene momentaneamente
isolato dalla circolazione sistemica, ed è così possibile utilizzare alte dosi
di farmaci antitumorali senza effetti collaterali sistemici rilevanti. Con la
perfusione ipertermica è stata ottenuta, in pazienti destinati all’amputazione,
la conservazione dell’arto nel 77% dei casi con un’incidenza di recidive locali
del 13% e con una tossicità loco-regionale generalmente di grado moderato.
C)
Malattia
metastatica -
I pazienti
con malattia metastatica rappresentano un gruppo eterogeneo. Se la malattia
metastatica è “limitata” e confinata ad un solo organo, può essere considerata
una terapia pre-operatoria eventualmente seguita da asportazione della
metastasi. Può anche essere considerata la chemioterapia postoperatoria con o senza
radioterapia. L’approccio terapeutico ottimale richiede la considerazione di numerose
variabili (intervallo libero da malattia, sede e numero delle metastasi, stato
di validità del paziente, precedente terapia), pertanto non è possibile
schematizzare in dettaglio le varie situazioni cliniche individuali.
Considerato l’approccio generale i dettagli vengono definiti dal gruppo
interdisciplinare che considera il singolo paziente.
Sarcomi
Gastrointestinali Stromali (Gist) -
Il tumore gastrointestinale stromale (Gist) è
un raro tumore ma è il più comune tumore mesenchimale del tratto
gastrointestinale e rappresenta lo 0.1-3% di tutti i tumori di questa sede.
I siti
anatomici di origine sono lo stomaco nel 40-60% dei casi, il piccolo
intestino nel 30-35%, il colon-retto nel 5-15% e l’esofago in non oltre l’1%
dei casi. Nel 5% circa dei casi si riscontrano tumori stromali
extragastrointestinali che, per definizione, originano dai tessuti molli dell’addome
e del retroperitoneo. L’incidenza annuale dei Gist è di 0.68-1.5 per 100,000
abitanti. L’età media di presentazione
è di 63-65 anni con una lieve predominanza negli uomini.
Sintomi
E Segni -
Nel 20-30% dei casi la neoplasia si scopre in modo incidentale
nell’ambito di accertamenti o interventi effettuati per altre cause, mentre nel
70% dei casi si presenta con una sintomatologia che compare generalmente per
lesioni che superano i 6 cm. I sintomi più frequenti sono: dolore addominale
e/o sanguinamento. Altri sintomi sono: senso
di sazietà, gonfiore addominale,
dolore pelvico, dolore pleurico toracico, ostruzione intestinale a carico del piccolo intestino, alterazione dei movimenti intestinali,
nausea, perdita di peso.
Risultano clinicamente maligni il 20-25% dei Gist gastrici e
il 40-50% dei Gist del piccolo intestino.
Sedi più frequenti di
localizzazioni a distanza della malattia sono la cavità addominale
e il fegato.
Cause
-
Dal punto di vista molecolare, i Gist sono dovuti alla presenza
di una mutazione attivante del proto-oncogene Kit che determina la
trasformazione tumorale. Alternativamente, anche se in una percentuale molto
più bassa, può essere riscontrata una mutazione del gene per il Pdgfralfa.
Meno del 5% dei Gist possono
essere associati ad una delle seguenti sindromi: la sindrome dei Gist
familiari, Neurofibromatosi di
tipo 1, Triade di Carney, Triade
di Carney- Stratakis.
Prevenzione
-
Non esistono strumenti riconosciuti di prevenzione nei Gist.
Diagnosi
-
La diagnosi di Gist è generalmente legata al rilievo
endoscopico di una lesione sottomucosa o al rilievo radiologico/laparotomico o
laparoscopico di una massa addominale. In caso di sospetto endoscopico di Gist
di dimensioni entro il centimetro, può essere accettabile anche una condotta di
solo controllo. In caso di dimensioni superiori ad 1 cm e/o in casi di
evoluzione clinica è necessario procedere con ulteriori approfondimenti
diagnostici. L’esame istologico può essere ottenuto con una biopsia
transcutanea o, in alternativa e in base all’esperienza dei centri, con una
chirurgia d’emblée.
La diagnosi istopatologica deve includere le dimensioni e
l’indice mitotico da correlare con la sede anatomica della neoplasia, poichè
questi tre fattori contribuiscono alla definizione della prognosi del
paziente.
Terapia
Malattia
localizzata -
La resezione chirurgica rappresenta l’atto
terapeutico più importante nei Gist se il tumore è resecabile.
L’intervento chirurgico deve essere il più completo possibile evitando la
rottura e la disseminazione intraperitoneale del tumore. La dissezione
linfonodale non è indicata poiché i Gist non si diffondono per via linfatica.
Approssimativamente il 50% dei pazienti operati sviluppa
successivamente una recidiva locale o metastasi a distanza, con un rischio
massimo nei primi due anni dall’intervento. Il rischio di ripresa di malattia è
legato ad alcuni fattori come le dimensioni tumorali, l’indice mitotico e la
sede anatomica di origine.
Nei casi di Gists radicalmente operati, con un rischio di
ripresa di malattia moderato o alto e portatori di mutazioni sensibili, il
trattamento precauzionale post-operatorio con imatinib deve essere preso in
considerazione. Sulla scorta dei risultati delle sperimentazioni cliniche
attualmente disponibili, tale trattamento andrebbe proposto, ad oggi, per la
durata di almeno tre anni.
Una resezione radicale al momento della diagnosi è possibile
in circa 85% dei Gists, mentre localizzazioni di malattia, a livello dell’esofago,
del duodeno o del retto, possono rendere l’approccio chirurgico difficoltoso,
aumentando il rischio di una rottura intraoperatoria della massa con
conseguente disseminazione peritoneale. In questi casi, un trattamento
sistemico pre-operatorio potrebbe contribuire a rendere l’intervento più
agevole e meno rischioso.
Malattia
localmente avanzata inoperabile/Malattia metastatica -
I Gists sono neoplasie altamente refrattarie ai trattamenti
chemioterapici. Il farmaco di riferimento per il trattamento di prima linea dei
Gists in fase avanzata inoperabile o metastatica è imatinib mesilato che
permette di ottenere un beneficio clinico in circa l’85% dei pazienti con
sopravvivenze mediane di oltre 5 anni rispetto ai 12-24 mesi dei controlli
storici trattati con sola chirurgia. In caso di progressione di malattia e in
presenza di determinate mutazioni, è possibile utilizzare sunitinib, un altro
inibitore multichinasico.
Il regorafenib è
stato di recente approvato dal Fda per l’uso in pazienti con malattia resistente
sia a imatinib che a sunitinib ed è attualmente disponibile in Italia tramite
un programma di accesso gestito al farmaco.
Alla luce delle evidenze della diversa potenzialità di
risposta agli inibitori tirosinchinasici dei pazienti in relazione alla presenza
di determinate mutazioni, è fortemente raccomandata l’esecuzione dell’analisi
mutazionale allo scopo di personalizzare il trattamento e poterne trarre il
miglior beneficio.
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STAMINALI. GENITORI MANIFESTANO A BRESCIA E IN ALTRE CITTA’ ITALIANE. GOVERNATORE DEL VENETO ZAIA : CONVINTO SOSTEGNO. RICONFERMO DISPONIBILITA’ STRUTTURE SANITARIE DEL VENETO, SE AUTORIZZATE. FARE PRESTO” |
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Venezia, 8 aprile 2013 -
“Pieno sostegno” ai genitori e ai parenti dei malati con malattie rare
e genetiche che oggi manifestano a Brescia e in altre città italiane per
chiedere l’avvio di un rapido percorso
di legge che consenta l’accesso, anche compassionevole, ai trattamenti con le
cellule staminali è stato espresso da Luca
Zaia Governatore del Veneto.
“Resto convinto – sottolineava il 6 aprile Zaia – che sia un atto di civiltà consentire,
laddove ne sia verificata la non nocività, l’erogazione di cure a base di
staminali ai tanti malati colpiti da patologie rare o genetiche. Ribadisco che
numerose strutture sanitarie e ospedaliere della mia regione sono pronte ad
effettuare, quando autorizzate, le sperimentazioni. Sperimentazioni per le
quali non c’è più tempo da perdere –
conclude Zaia - : occorre partire subito
perché ne va della vita di tante persone che forse avrebbero ancora qualche speranza”.
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PUGLIA: PIANO DI RIENTRO DEFICIT SANITARIO: CENTRATI TUTTI OBIETTIVI ECONOMICI |
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Bari, 8 aprile 2013 - La Regione Puglia ha partecipato il 4 aprile alla
riunione del “Tavolo Massicci” presso il Ministero della Salute per la verifica
dei conti delle aziende sanitarie, relativi al quarto trimestre 2012, in rapporto
alle prescrizioni previste dal piano di rientro. I conti sono sensibilmente
migliori rispetto a quanto previsto: il 2012 doveva chiudersi con un deficit di
51 milioni di euro, mentre si è chiuso a meno 41 milioni, con un miglioramento
rispetto al risultato atteso di dieci milioni di euro. La verifica complessiva
del piano di rientro è comunque prevista per il prossimo 15 giugno. Dalla
riunione di oggi è comunque emerso il completo raggiungimento degli obiettivi
economici previsti dal piano di rientro del deficit sanitario per la Regione
Puglia. Entro fine mese – si è convenuto – la Regione, avendo centrato gli
obiettivi economici – farà richiesta di un programma operativo per risolvere
alcune questioni più rilevanti, come il piano dell’Emergenza-urgenza e quello
per i laboratori di analisi. Il Ministero affiancherà la Regione per il
consolidamento dei risultati raggiunti con il piano di rientro sul piano
strumentale e organizzativo. Infine, oggi è stato dato il via libera definitivo
per le deroghe alle assunzioni in turn over, già presentate alla stampa, il che
consentirà, nell’immediato, l’avvio delle procedure per l’assunzione a tempo
indeterminato del personale necessario.
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SANITA’ IN VENETO: RAGGIUNTO ACCORDO SU BUDGET LABORATORI PRIVATI. 23 MILIONI IN PIU’ PER IL 2013 E 15 L’ANNO NEL 2014 E 2015. |
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Venezia, 8 aprile 2013 -
E’ stato definito e sottoscritto il 5 aprile, al termine di un incontro
tenutosi a palazzo Balbi, sede della Giunta regionale, un accordo triennale
(2013-2015) sui budget di spesa sanitaria assegnati dalla Regione agli
erogatori privati accreditati ambulatoriali. All’incontro erano presenti
l’assessore regionale alla sanità Luca Coletto, il Vicepresidente della Regione
Marino Zorzato, nella sua veste di coordinatore della cabina di regia a suo
tempo istituita, il segretario regionale per la sanità Domenico Mantoan, i
rappresentanti delle organizzazioni di categoria Anisap, Ansoc, Cuspe, Fiv e
Federlab.
L’accordo, che sarà ora fatto oggetto di una formale delibera della
Giunta regionale, è suddiviso in due parti: una specifica per l’anno 2013 ed
una seconda per gli anni 2014 e 2015. Per il 2013 si prevede un nuovo
nomenclatore tariffario con una diminuzione del 20% per i laboratori e del 2%
per le strutture operanti nelle altre branche e la conferma dei budget
assegnati ai direttori generali delle Ullss con la delibera 2621 del dicembre
scorso. La Regione ha peraltro messo sul piatto una ulteriore disponibilità di
23 milioni di euro per prestazioni che verranno erogate con un ulteriore sconto
tariffario del 20% per i laboratori e del 13% per le altre branche. Il tutto
nell’ottica di un riequilibrio complessivo del sistema.“Abbiamo raggiunto un
buon punto di equilibrio – ha sottolineato Coletto – che garantisce prima di
tutto la continuità dell’erogazione dei servizi ai cittadini ed una particolare
attenzione alle patologie più gravi come quelle oncologiche e cardiache”.
Secondo l’assessore, l’accordo “contiene però altre rilevanti partite: la
necessaria riduzione dei costi a fronte dei consistenti tagli piovuti da Roma;
la garanzia del mantenimento delle stesse prestazioni erogate l’anno scorso; la
definizione di un nuovo tariffario più conveniente per gli utenti; l’impegno da
parte dei privati a cessare le proteste, rivedere i licenziamenti e ritirare i
ricorsi presentati; l’avvio di un processo triennale di analisi della
situazione esistente e di sviluppo di una nuova organizzazione basata su
criteri di rete, sull’informatizzazione, sulla distribuzione delle strutture a
livello territoriale e sulla loro accessibilità, sulla qualità delle
apparecchiature”. Per il 2014 e il 2015 l’accordo prevede la conferma dei
budget assegnati per il 2013; una ulteriore disponibilità di 15 milioni di euro
extrabudget all’anno per i laboratori operativi e altri 5 milioni l’anno da
riservare alle nuove strutture accreditate; l’istituzione di una commissione
tecnica che definirà, tra l’altro, i criteri per i nuovi accreditamenti e per
l’assegnazione degli extrabudget. Tali criteri riguarderanno particolarmente
l’alta qualità, l’organizzazione, la formazione di una rete,
l’informatizzazione, la distribuzione territoriale delle strutture. “Tutti
questi extrabudget – sottolinea Coletto – sono il frutto delle economie
ottenute attraverso il quotidiano lavoro di razionalizzazione del sistema
sanitario veneto e di conseguenza non andranno ad incrementare la spesa”.
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RIUNITO IN REGIONE GRUPPO TECNICO SU NUOVO OSPEDALE DI PADOVA: APPROVATO ACCORDO. COSTO TOTALE DELL’OPERA STIMATO IN OLTRE 643 MILIONI. |
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Venezia, 8 aprile 2013 - Il gruppo tecnico istituito per la stesura
dell’accordo per la realizzazione del nuovo Ospedale di Padova ha concluso il 4
aprile i suoi lavori approvando all’unanimità e siglando un testo che definisce
le azioni di competenza di ciascun ente sottoscrittore.
Ne fanno parte la Regione, l’Azienda Ospedaliera di Padova, il Comune e
la Provincia di Padova, l’Università e l’Istituto Oncologico Veneto – Iov.
Il documento sarà ora sottoposto al vaglio del presidente della Regione
Luca Zaia, il quale provvederà alla convocazione dei vertici degli Enti
interessati per la firma ufficiale.
Il costo totale dell’investimento è stimato in oltre 643 milioni di
euro, di cui 318 milioni di finanziamento pubblico, anche utilizzando i fondi
Cipe “ex articolo 20” per l’edilizia sanitaria. Rispetto al totale, 410 milioni
costituiranno il costo di costruzione, 132 milioni il costo per attrezzature e
attivazione, a 55 milioni ammonteranno le spese generali, più Iva.
Per quanto riguarda le procedure per la realizzazione della struttura,
l’accordo prevede che si valuti prioritariamente la proposta di project
financing a iniziativa privata già pervenuta, per l’eventuale dichiarazione di
pubblico interesse. Nella valutazione dello strumento realizzativo si
applicherà la metodologia del cosiddetto “value for money”, ovvero un’analisi
comparata della proposta rispetto ad altre modalità procedurali o finanziarie.
Nell’ambito dell’accordo è tra l’altro previsto che Comune e Provincia
adottino tutte le modifiche indispensabili ai loro strumenti urbanistici,
viabilistici e relativi all’accessibilità.
Gli Enti si assumono l’impegno di predisporre un piano di
valorizzazione e dismissione delle strutture che saranno dismesse non appena il
nuovo ospedale sarà operativo.
La stazione appaltante sarà l’Azienda Ospedaliera, la quale si impegna
tra l’altro a valutare la sostenibilità dei costi del canone di concessione e
la durata del project.
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MARCHE: INCONTRO CON IL COORDINAMENTO ENTI SERVIZIO SANITARIO E RIORGANIZZAZIONE DELLA RETE DELL’EMERGENZA. |
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Ancona, 8 aprile 2013 - Preoccupazione
per l’andamento dei conti del sistema sanitario e avvio della riorganizzazione
della Rete dell’emergenza. Sono le due questioni che la Giunta regionale ha
affrontato il 4 aprile, nel corso di una riunione straordinaria, alla quale è
seguito un confronto con il Coordinamento dei direttori, presieduto da Paolo
Galassi. La Giunta ha analizzato l’evoluzione dei dati economici che evidenzia
una situazione più grave rispetto a quanto preventivato. È emersa la necessità
di procedere, con determinazione, nell’avanzamento dei Piani di Area vasta,
dando attuazione alle decisioni di riordino già previste. Contestualmente la
Giunta regionale ha preso atto della proposta di riorganizzazione dei 13
piccoli ospedali, presentata dal Coordinamento, e dato mandato al direttore
dell’Asur, Pietro Ciccarelli, di procedere a una verifica con i territori per
definire gli standard delle nuove strutture, in funzione delle singole esigenze
locali. I bisogni espressi localmente, è stato specificato, dovranno risultare
funzionali alla riorganizzazione del sistema sociosanitario in fase di
definizione. “A ogni comunità – è stato ribadito – verrà offerta una
disponibilità di servizi compatibile con gli interessi generali della nostra
regione. Solo dopo questo confronto si passerà all’adozione del provvedimento
amministrativo”. Nel corso della seduta, la Giunta regionale ha dato il “via
libera” al potenziamento della rete dell’emergenza e del soccorso delle Marche
(Potes), prevedendo più mezzi e più servizi soprattutto nelle zone
dell’entroterra. L’atto è stato trasmesso alla Commissione consiliare per
richiederne previsto il parere. Il Coordinamento degli enti del Sistema
sanitario regionale ha lavorato attraverso un’analisi dell’esistente e
nell’ottica di razionalizzare la rete ospedaliera e territoriale di soccorso ed
emergenza con l’obiettivo di migliorare i livelli qualitativi dei servizi ai
cittadini, nella consapevolezza che l’emergenza è un tema essenziale per
l’intero sistema sanitario. L’obiettivo principale è fornire la risposta più
appropriata e tempestiva nel luogo dove si verifica l’evento, garantendo il
supporto delle funzioni vitali, identificando nel minor tempo possibile i
bisogni diagnostici e terapeutici e trasportando in sicurezza il paziente nella
struttura più idonea per il trattamento definitivo. Per rispondere a queste
esigenze si è intervenuto su due versanti: quello dei mezzi e quello dei
servizi sul territorio. Per la valutazione teorica del fabbisogno di mezzi di
soccorso avanzati (equipaggio composto da medico, infermiere e autista soccorritore)
sono stati presi a riferimento i principali modelli standard, ma rielaborati in
considerazione della specifica orografia del territorio di ogni singola
Centrale operativa 118 e della relativa densità abitativa. Il Coordinamento ha
quindi definito un piano di riconversione e riorganizzazione delle Potes nei
numeri, nella tipologia, nella dislocazione e nella disponibilità oraria.
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I CONTI DELLA SANITÀ PIEMONTESE VANNO BENE |
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Torino, 8 aprile 2013 - I conti
della sanità piemontese sono in regola: è questa la conclusione a cui è giunto
il tavolo tecnico riunitosi il 4 aprile presso il Ministero dell´Economia alla
presenza di esponenti del ministero della Salute e dirigenti della Regione per
esaminare l´esercizio 2012, per quanto riguarda la quota del fondo sanitario
nazionale e il fondo d´integrazione regionale.
E’ stata accertato l´esistenza di una passività di 864 milioni di euro
relativa all´amministrazione regionale precedente, che la Giunta Cota si è
impegnata a coprire mediante un programma di rientro. Il piano operativo sarà
predisposto nelle prossime settimane e rimesso alla valutazione del Ministero
nel mese di maggio. L´assessorato alla Sanità è già al lavoro per la stesura
del nuovo programma operativo in collaborazione con l´Agenas.
Un responso che il presidente Roberto Cota ha accolto con
soddisfazione: "E´ indubbiamente un buon risultato, frutto di un duro
lavoro che si sta facendo per riportare il Piemonte in sicurezza e rilanciarlo
per il futuro. Mi complimento con tutti quelli che hanno lavorato e stanno
lavorando con impegno su questo fronte, senza farsi condizionare dalle polemiche
inutili".
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PUGLIA, OSPEDALE SAN SEVERO: NESSUN DECLASSAMENTO PER IL MASSELLI |
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Bari, 8 aprile 2013 - L’assessore alle Politiche della Salute, Elena
Gentile, ha diffuso la seguente nota: “Non posso che manifestare stupore e
sconcerto nei confronti dell’iniziativa che vede coinvolta l’Amministrazione
Comunale di San Severo, che legittima timori assolutamente infondati circa il
presunto declassamento dell’Ospedale Masselli.
Appaiono in effetti inspiegabili le preoccupazioni che stanno agitando
la comunità di San Severo, dal momento che il presidio cittadino è stato
identificato dalla programmazione regionale, anche grazie all’apporto dei
consiglieri regionali delle città, quale centro di riferimento dell’area dauna,
cui è stato associato funzionalmente anche lo stabilimento di Lucera: vengono
assicurate tutte le discipline già esistenti, estendendo l’offerta anche al
reparto di neonatologia in precedenza non previsto e ad attività di day surgery
e day service di oculistica e urologia”.
“La palese infondatezza del clamore suscitato – spiega - è evidenziata
dal fatto che nulla è detto circa eventuali carenze dell’offerta assistenziale,
che appare infatti disegnata intorno ai bisogni di salute della popolazione,
mentre si incentra l’attenzione sulle carenze di personale e in particolare di
primari”.
“Ben prima dell’Amministrazione Comunale – continua - è stato
l’Assessore alle Politiche per la Salute, insieme al Presidente Vendola, a
denunciare il gravissimo deficit di organici che affligge e non da oggi il
sistema sanitario pugliese, frutto prima di decisioni politiche del precedente
Governo regionale e poi dei vincoli imposti dal Piano di Rientro: oggi, grazie
al lavoro di ottimizzazione e riorganizzazione del sistema che ha visto
impegnato l’intero sistema, dall’assessorato ai management delle aziende, siamo
in condizione di sbloccare le prime 800 assunzioni di personale, che andranno a
rinforzare gli organici dei nostri ospedali, in funzione dell’identificazione
di priorità che mirano ad assicurare la compiuta erogazione dei livelli
essenziali di assistenza a tutto il territorio regionale”.
Conclude l’assessore Gentile: “Invito l’Amministrazione Comunale di San
Severo a non alimentare allarmi ingiustificati nella popolazione, con
l’auspicio che l’ospedale non diventi terreno di disputa politica con
un’esasperazione del fisiologico confronto tra le parti. Questo Assessorato
conferma il suo impegno a garantire dotazioni di personale e tecnologiche
adeguate ma anche la piena fiducia nell’operato dei sanitari che attualmente
stanno ricoprendo le funzioni primariali, assicurando il corretto funzionamento
dello stabilimento ospedaliero”.
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NUOVO OSPEDALE DI PISTOIA. AL VIA L’ALLESTIMENTO DELL’AREA MATERNO INFANTILE |
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Pistoia, 8 aprile 2013 - Sta
procedendo secondo il cronoprogramma previsto dai Gruppi di Lavoro (composti da
circa 200 operatori) l’allestimento interno del Nuovo Presidio Ospedaliero di
Pistoia.
Da fine marzo è iniziato il montaggio dei mobili al primo piano della
struttura (Livello di Intensità 3), e in particolare da oggi di quelli che
andranno ad arredare l’area materno infantile che comprende: l’ostetricia, il
blocco parto, la patologia neonatale e gli ambulatori specialistici.
Per le degenze della Pediatria (in totale 16 posti letto) sono stati
scelti mobili colorati (azzurri, arancioni, ecc…) e decorati (per esempio ai
testa letto sono state apposte delle grandi nuvole) e pertanto adatti ai piccoli
ricoverati. Innovativa è la presenza in tutte le camere, singole o doppie, del
fasciatoio e di un lavabo per dare alle madri la possibilità di accudire i loro
figli in totale intimità. I genitori potranno anche disporre di poltrone letto
per l’assistenza in camera ai loro figli. E’ inoltre prevista l’istallazione di
televisori e dispositivi informatici nelle sale giochi.
Nel Nuovo Ospedale saranno semplificate e ridotte anche tutte quelle
attività che oggi nel vecchio presidio tengono gli operatori lontani dalle
degenze. Un contributo nell’ottimizzazione dei tempi deriva anche dai nuovi
armadi all’interno dei quali sono stati predisposti vani per contenere il
materiale necessario e immediatamente disponibile alle cure del malato (dalle
lenzuola pulite ai materiali per le medicazioni, ecc…).
Complessivamente per arredare tutto il Nuovo Ospedale sono stati
stanziati 8 milioni di euro.
L’azienda sta rispettando anche la tempistica relativa agli incontri
programmati con gli operatori sull’organizzazione funzionale per Intensità di
Cure, che rappresenterà un’opportunità di crescita professionale per tutti. Il
nuovo modello organizzativo sarà approntato tenendo anche conto delle
statistiche relative ai ricoveri e il Nuovo Ospedale essendo stato concepito
come una struttura dinamica e flessibile potrà adattarsi ad una evoluzione
permanente, in pratica significa che potranno essere addirittura modificati gli
spazi e le aree operative nell’ottica di avere sempre un totale e pieno
utilizzo di tutta la struttura sanitaria.
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DISPOSITIVI MEDICI IN DIABETOLOGIA “PIÙ GARANZIE IN EUROPA, PRIMA E DOPO L’IMMISSIONE IN COMMERCIO” |
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Roma, 8 aprile 2013 - E’ necessario rivedere al più presto le normative
sui device in Europa. Se ne parla ogni volta che scoppia un caso ‘Pip’, le
famigerate protesi mammarie, o una protesi d’anca difettosa. Ma la Società
Italiana di Diabetologia (Sid), concorda con la recente posizione della Società
Europea di Diabetologia (Easd) che, giocando d’anticipo, chiede a gran voce un’attenta revisione del sistema di
autorizzazione all’immissione sul mercato, prima che si verifichi qualche
disastro anche ai danni delle persone con diabete.
“La tecnologia – afferma la dott.Ssa Daniela Bruttomesso, del gruppo di
studio intersocietario Sid-amd-siedp Tecnologia e Diabete – è entrata ormai a
pieno diritto nella diabetologia, e i dispositivi medici tecnologici
rappresentano un elemento fondamentale per la gestione di una patologia in
aumento epidemico a livello planetario. I dispositivi per il controllo della
glicemia, i microinfusori, i sensori in continuo della glicemia sono strumenti
entrati ormai a far parte delle strategie di trattamento del diabete e i
progressi della tecnologia fanno immaginare a breve risultati ancora più
importanti, quali i dispositivi ad ansa chiusa (il cosiddetto “pancreas
artificiale”). Questi strumenti consentono un più efficace controllo della
malattia, una maggior flessibilità e adattamento alle necessità individuali,
migliorando significativamente la qualità della vita della persona con
diabete”.
“Le tecnologie applicate al diabete – afferma il Professor Stefano Del
Prato, Presidente della Società Italiana di Diabetologia (Sid) – rappresentano
un enorme potenziale per i pazienti e non sono assolutamente da demonizzare,
anzi. L’idea della Sid, in sintonia con Easd, è quella di poterli utilizzare
con sempre maggiore sicurezza. Questo richiede che si adottino delle misure di
verifica di affidabilità e sicurezza più severe, sia in fase di autorizzazione,
sia dopo la loro immissione sul mercato. L’attuale normativa per l’approvazione
dei device in Europa non è sufficientemente adeguata alla complessità dei
device oggi disponibili, nel diabete come in altri campi”.
“E’ fondamentale – prosegue la dottoressa Bruttomesso – che il processo
di regolamentazione, immissione in commercio, verifica e sorveglianza
post-marketing di questi dispositivi sia il più efficace, scientifico e
indipendente possibile, per evitare abusi e leggerezze che possono
compromettere l’efficacia degli strumenti e la salute degli utenti.
Sollecitiamo pertanto, insieme agli esperti dell’Easd, una discussione a
livello europeo sulle regole di approvazione dei dispositivi e proponiamo
l’istituzione di un’agenzia centralizzata, che richieda e valuti i dati di
sicurezza e efficacia prima dell’approvazione. Tale agenzia dovrebbe essere
subordinata all’Agenzia Europea dei Medicinali (Ema), strettamente collegata
agli esperti del campo e sganciata dalle singole agenzie nazionali (i
cosiddetti Notified Bodies), che al momento emettono certificazioni con
percorsi variabili e non verificati a livello sovranazionale.”
Attualmente, per ottenere l’approvazione all’immissione in commercio di
un device, sia esso un glucometro o un microinfusore, l’azienda produttrice
sottopone il suo dossier ad uno degli oltre 70 enti di certificazione (Notified
Bodies), che lo esamina a fronte del pagamento di un fee e decide se quel
dispositivo risponde ai requisiti sufficienti per l’immissione in commercio.
Una volta ottenuto il marchio Ce (Conformité Européenne), quel prodotto può
essere messo in vendita in tutti gli Stati dell’Unione Europea. Alcuni enti
sono più propensi di altri a dare l’approvazione del dispositivo, e questo può
configurare percorsi “più facili” e comunque non confrontabili. Secondo molti
dunque, le maglie della rete di questo sistema sono troppo larghe, esponendo così
al rischio di abusi e di pericoli per il pubblico.
“Un modello alternativo a quello vigente esiste già – ricorda la
dott.Ssa Bruttomesso – ed è l’agenzia Skup (Scandinavian Evaluation of
Laboratory Equipment for Primary Care, http://www.Skup.nu/) che ha implementato
nei Paesi scandinavi un sistema di verifica continua dei misuratori di
glicemia, che si basa su agenzie esterne e pareri di esperti, certifica i vari
passaggi e rende pubblici tutti i dati acquisiti, promuovendo di fatto un
circolo “virtuoso” di controlli, verifiche e miglioramento del servizio agli
utenti”.
“Similmente a quanto dichiarato da Easd – prosegue il professor Del
Prato – Sid chiede che l’Unione Europea segua l’esempio delle nazioni
Scandinave (Norvegia, Svezia, Danimarca) che, oltre ad aver stabilito degli
standard per i device medici, attraverso la Skup conducono studi rigorosi per
assicurare che un dispositivo medico sia di facile utilizzo e, soprattutto,
sicuro. Se un device non supera gli standard richiesti dallo Skup, anche se
dotato del marchio Ce, non viene immesso sul mercato scandinavo”.
“Altrettanto importante – prosegue la dottoressa Bruttomesso – è una
valutazione post-marketing più attenta, periodica e indipendente, con controlli
a campione, banche-dati dei dispositivi in uso e criteri di verifica
centralizzati e periodicamente aggiornati. Per questo motivo, già alcuni mesi
fa, Sid, in associazione con Amd, aveva sollecitato l’istituzione di una simile
agenzia anche per l’Italia. Attualmente le agenzie per i medicinali e i
prodotti sanitari sono tenute a monitorare tutti i dispositivi, ma i requisiti
post-marketing sono limitati e poco rigidi. Anche le aziende serie del settore
vogliono una maggiore regolamentazione, per paura di produttori che ottengano
l’approvazione di prodotti non sicuri, e che possano potenzialmente danneggiare
la reputazione dell’intera classe dei dispositivi. In Italia ad esempio, in
caso di difetto di funzionamento delle pompe da insulina (microinfusori), nella
maggior parte dei casi, i pazienti si rivolgono direttamente ai produttori,
mentre sarebbe bene che segnalassero la disfunzione al proprio diabetologo. E’
necessario promuovere lo sviluppo di un registro nazionale o regionale per i
malfunzionamenti delle pompe. Anche per
quanto riguarda i glucometri dovrebbe esistere una sorveglianza
post-marketing (ad esempio dei controlli a campione su prodotti avviati alla
vendita), eseguita da parte di agenzie indipendenti.
Nel recente documento intersocietario Amd-sid-siedp-osdi- Sibioc-simet,
si indica l´opportunità che la valutazione dei glucometri sia affidata ad
un’Agenzia Nazionale super partes. In ogni caso, per i glucometri sarebbe
importante definire standard Iso più stringenti e clinicamente più adeguati”.
“La sorveglianza post-marketing è al momento molto insufficiente – afferma il
professor Del Prato – mentre sarebbe necessario monitorare cosa accade
quotidianamente in un contesto di vita reale, mettendo a punto dei modelli di
valutazione con immediata segnalazione di ogni avaria o difetto ai registri
nazionali ed europei. Al fine di acquisire la virtuosa collaborazione delle
aziende produttrici, ribadiamo l’invito, già formulato dall’Easd, di ammettere
al rimborso delle compagnie di assicurazione e dei sistemi sanitari nazionali,
solo i presidi tecnologici delle aziende sottoposte a questo monitoraggio.
Le persone con diabete, sia di ‘tipo 1’ che, soprattutto, di ‘tipo2’ –
conclude il professor Del Prato – sono in aumento in Europa e in Italia. Questo
significa che sempre più persone con diabete ricorreranno all’utilizzo di un
device. Oggi si tratta di microinfusori di insulina e di glucometri, ma presto
potrebbe trattarsi del cosiddetto ‘pancreas artificiale’, un sistema chiuso che
autonomamente misura la glicemia, sulla scorta della quale eroga le unità di
insulina, in quantità tale da garantire lo stretto controllo della glicemia. E’
necessario dunque che le normative e i controlli per l’immissione in commercio
di queste apparecchiature siano rigorose, a garanzia della salute della persona
con diabete”.
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APRILE, UN MESE ALL’INSEGNA DELLA PREVENZIONE ALCOLOGICA |
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Trento, 8 aprile 2013 - Anche
quest’anno i Servizi di alcologia dell’Apss aderiscono alla campagna di
promozione della salute «Less is better» ovvero «Alcol meno è meglio», indetta
dall’Istituto superiore di sanità e dall’Ufficio europeo dell’Organizzazione
mondiale della sanità che individua aprile come mese della prevenzione
alcologica. In tutto il Trentino si terranno iniziative di sensibilizzazione
per riflettere sul proprio consumo di alcol e sulla possibilità di scegliere
comportamenti che si rispecchino positivamente sulla qualità di vita
dell’individuo, della famiglia e della comunità.
Per tutto il mese di aprile in provincia di Trento avranno luogo eventi
con distribuzione di materiale informativo sulla prevenzione problemi
alcolcorrelati. Per diffondere il messaggio i Servizi di alcologia dell’Apss si
sono attivati con varie e diverse iniziative, pubblicizzate localmente, sulle
quali spiccano stand informativi nelle strutture sanitarie. Negli ospedali il
personale aderente all’iniziativa porterà un fiocchetto giallo e negli stand
verranno distribuiti palloncini gialli ai bambini.
Per il 2013 si è inoltre deciso di rinnovare il legame già esistente
tra pubblico e privato avvalendosi del prezioso contributo dell’Associazione
degli alcolisti anonimi (Aa) e dell’Associazione provinciale dei club
alcologici territoriali (Apcat). Uomini e donne che mettono in comune la loro
esperienza per affrontare e risolvere una problematica purtroppo già esistente
ma soprattutto per prevenirne l’insorgenza.
I camper attrezzati di «Frena l’alcol… fai correre la vita» saranno a
Trento tutti i sabati di aprile, dalle ore 14.30 alle ore 16.30, in piazza
Cesare Battisti il 6 aprile (alcol e guida) e il 27 aprile (alcol e giovani) e
in piazza Pasi il 13 aprile (alcol e famiglie) e il 20 aprile (alcol e lavoro).
A Pergine sarà allestito uno stand informativo all’entrata del
Distretto sanitario est due volte in settimana (martedì e giovedì) per tutto il
mese di aprile.
A Rovereto il 9 aprile, dalle ore 9 alle ore 13, all’incrocio tra via
delle Scuole e via Mazzini ci sarà un punto informativo su alcol, stili di vita
e salute in collaborazione con Acat Vallagarina e Montealbano e Associazione
Ubalda Bettini Girella e saranno inviati a medici, pediatri, farmacie e scuole
superiori opuscoli informativi.
A Malè mercoledì 10 aprile e il martedì 16, dalle ore 8 alle ore 9.45,
al poliambulatorio di Malè sarà allestito uno stand di sensibilizzazione
alcologica e giovedì 11, dalle ore 8 alle ore 10, la stessa iniziativa sarà nel
poliambulatorio di Pellizzano.
A Cavalese all’ospedale ci saranno due punti informativi organizzati
dai referenti algologici di reparto (Rar) e sono stati programmati incontri di
peer education nelle scuole superiori e incontri con genitori, adulti di
riferimento e di comunità.
Ad Arco il 9 aprile ci sarà un punto informativo nell’ospedale, il 19
aprile a Palazzo Panni si terrà un incontro rivolto alla popolazione e nei
giorni 22-24 aprile alle Scuole medie sarà sviluppato il progetto «Mi sento
informato, Balla senza sballo» mentre nei giorni in cui si tiene il mercato ad
Arco, Riva e Torbole vi sarà la presenza di uno stand informativo sulle
problematiche alcol correlate.
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SPORT: 435MILA EURO AD EVENTI TOP DEL FVG |
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Trieste, 8 aprile 2013 - Ammontano a 435 mila euro i fondi che
l´assessorato allo Sport ha assegnato per il 2013 a 23
istituzioni pubbliche e private, società e associazioni sportive
e gruppi ricreativi aziendali senza fine di lucro, per sostenere
l´organizzazione delle manifestazioni sportive To" ossia a quelle
più importanti e prestigiose del territorio regionale. La
delibera di riparto è stata approvata quest´oggi dalla giunta,
dando così il via libera alle assegnazioni.
Per giungere alla definizione della griglia e delle relative
spettanze a favore delle singole società, è stato creato un
apposito schema. Quest´ultimo tiene conto tra l´altro
dell´internazionalità della manifestazione, del suo valore
nell´ambito della promozione della disciplina, della storicità
dell´evento, nonché della sua ricaduta mediatica. Questi criteri
generali sono stati quindi condivisi e applicati dalla
Commissione per la governance dello sport, di cui fanno parte -
oltre alla Regione - i rappresentanti di Upi, Anci, Coni e del
mondo della scuola.
Al termine del percorso sono stati individuati otto indicatori
tutti misurabili, in base ai quali il gruppo di lavoro ha
definito tre fasce di intervento. Nella prima, compresa tra i 30
e i 25 mila euro, fanno parte due manifestazioni: la Bavisela (37
mila 400 euro) e la 28. Edizione degli Internazionali e open
mondiale di Karate organizzata dal Comitato regionale della
Fijlkam (27 mila 300 euro). Quindi altre 3 manifestazioni sono
state inserite in una seconda fascia, dove sono previsti
contributi compresi tra i 25 e i 20 mila euro; infine una terza
fascia (18 beneficiari) con un sostegno della Regione pari dai 20
a 14 mila euro.
Rispetto al passato, il numero delle associazioni sportive che
potranno contare sui contributi della Regione è sceso da 32 a 23;
ventisei manifestazioni sono state inserite direttamente a
capitolo in occasione dell´approvazione della legge finanziaria
del 2013 licenziata dal Consiglio a dicembre dello scorso anno
per complessivi 590 mila euro. A ciò si aggiungono poi i 440 mila
euro destinati alle tappe del Giro d´Italia per un totale
complessivo di 1 milione 465 mila euro.
Di seguito la tabella di riparto con beneficiari e manifestazione
finanziata. Bavisela, Maratonina d´Europa: 37 mila 400 euro.
Fijlkam Comitato regionale, 28. Edizione internazionali e open
mondiale Karate: 27 mila 300 euro. Asd Sci club Due Us Acli
Monfalcone Ronchi, European
cup 2013 Alpine skiing for disable 8.
Trofeo Erlacher: 21 mila euro. Gs Caneva Granciclismo, 34° Giro
del Fvg campionato Italiano su strada professionisti: 22 mila 100
euro. Apnea Academy
Competition, Europe evolution cup 2013: 22
mila 100 euro. Asd Polisportiva Digiemme, Finali nazionali basket
maschile under 19: 19 mila 550 euro. Asd Chiarcosso - Help Haiti,
21. Corsa per Haiti: 19 mila 550 euro. Asd Gruppo ciclistico del
Fvg, 40. Giro ciclistico del Fvg: 19 mila 550 euro. Cisa Asd, 4.
World Cisa Symposium: 14 mila euro. Asd Amici della pista, Tre
sere Internazionali Città di Pordenone: 17 mila euro. Asd Torneo
internazionale giovanissimi, Torneo internazionale calcio
giovanile Via di Natale - Memorial Franco Gallini: 17 mila euro.
Associazione per il torneo giovanile internazionale
dell´Amicizia, 15. Torneo giovanile internazionale dell´Amicizia:
17 mila euro. Associazione Eventi, 2. Edizione torneo di calcio
Under 15 Maschile Uefa Bruno De Marchi: 17 mila euro. Comune di
Sequals, 28. Edizione Trofeo Carnera: 17 mila euro. Asd
Polisportiva Trivium, Tiliment Marathon Bike: 14 mila euro. Asd
Evinrude, Euromarathon Muggia - Koper: 17 mila euro. Associazione
culturale Playground, Sport village 2013: 17 mila euro. Società
scacchistica triestina Asd, 15. Festival scacchistico
Internazionale di Trieste: 16 mila 800 euro. Associazione
polisportiva dilettantistica Ludos, Beach soccer 2013: 17 mila
euro. Asd Libertas Majano, 22. Meeting Internazionale Giovanile
di atletica leggera "Città di Majano": 17 mila euro. Asd
Polisportiva Dopolavoro ferroviario gruppo judo, 18. Torneo
Internazionale judo Alpe Adria: 17 mila euro. Apd Overtime, 11.
Edizione Basketball summer league: 17 mila euro. Forum Iulii
rugby football club Asd,
finale Coppa Europa beach rugby: 14 mila
euro.
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VELA/ELBA: A MARCIANA MARINA IL TROFEO RUFFILLI MARCIANA |
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Marina, 8 aprile 2013 – Nel giorno di Pasquetta si è disputato
al Circolo della Vela Marciana Marina la Xix edizione del Trofeo Piercarlo
Ruffilli, regata valida quale prima prova del Campionato Elbano Derive 2013,
manifestazione organizzata dal Comitato Circoli Velici Elbani.
La giornata è stata caratterizzata da un forte vento di scirocco con
intensità fino a 10/12 in aumento nel primo pomeriggio tanto da costringere il
comitato di regata, presieduto dal giudice portoferraiese Alessandro Altini, a
ridurre il percorso per i più giovani timonieri della classe Optimist Cadetti e
L’equipe Under 12 nell’unica prova disputata.
Nella classe Optimist Cadetti il primo a tagliare la linea d’arrivo era
Lorenzo Calderara, portacolori del Club del Mare di Marina di Campo, terzo
posto per il timoniere Cvmm Edoardo Gargano.
Nella Classe Optimist Juniores, con due manche disputate, la vittoria
finale è andata a un altro timoniere del Club Del Mare, Jonathan Romano, primo
sulla linea d’arrivo in entrambe le regate. Per quanto riguarda i giovani
velisti del Cvmm terzo posto per Antonio Salvatorelli (2-3) e quinto posto per
Matteo Pagnini costretto al ritiro nella seconda prova dopo essersi rovesciato
e aver imbarcato acqua nello scafo. Matteo Pagnini si aggiudicava peraltro il
Trofeo Piercarlo Ruffilli, premio aggiudicato per la costanza, la forza e la
volontà di andare avanti e non mollare il campo di regata anche nelle
condizioni più impegnative.
Anche nella classe L’equipe Under 12 è stato possibile concludere una
sola manche appannaggio dell’equipaggio Di Pede/vitiello del Club del Mare che
precedeva in classifica il team marinese composto da Lorenzo Marzocchini e
Paolo Arnaldi.
Infine nella classe L’equipe Evo, dove si registrava una grande lotta
fra tutti gli equipaggi in gara nelle due prove portate a termine, il primo
posto della classifica andava
dall’equipaggio marinese Samuel Spada/jacopo Peria che precedeva altri
tre equipaggi portacolori del Cvmm. Al secondo posto
Giulia Arnaldi e Ludovica Di Tavi (1-2), al terzo Ruben Spechi e
Lorenzo Sardi (3-3), al quarto Riccardo Groppi e Dennis Peria, questi ultimi
con una sola prova al loro attivo poiché un problema allo scafo li fermava
nella prova conclusiva della giornata.
Si è comunque trattato di un ottimo allenamento in vista del prossimo
impegno, la Regata Nazionale L’equipe del 12-14 aprile organizzata a Marina di
Campo dal Club del Mare.
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