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Notiziario Marketpress di Lunedì 08 Aprile 2013
USARE IL BIOVETRO PER FAR GUARIRE LE OSSA  
 
Bruxelles, 8 aprile 2013 - Le ossa hanno una sorprendente capacità di rigenerarsi dopo aver subito lievi danni. Oltre un certo punto tuttavia, questo processo di guarigione naturale è messo davvero a dura prova. Quando le fratture sono troppo grandi, le ossa necessitano di un aiuto... Di una vite o di un chiodo. Nonostante vi siano stati grandi progressi nella medicina rigenerativa, gli inserti metallici sono ancor oggi usati per riparare le ossa fratturate. Anche se questi inserti hanno dimostrato nel tempo di essere efficaci nello stabilizzare le fratture più grandi e nell´aiutare il nuovo sviluppo dell´osso, in seguito è sempre necessaria una seconda operazione nella zona colpita, una volta guarito l´osso, per rimuovere i chiodi o i supporti metallici. Idealmente, i materiali e gli impianti che non richiedono una seconda operazione sarebbero un´opzione migliore. La ricerca per sviluppare simili materiali è stato l´obiettivo principale del lavoro portato avanti da Jose Ramon Sarasua e Aitor Larrañaga, ricercatori nel dipartimento di ingegneria dei materiali dell´Università dei Paesi Baschi Upv/ehu. I due ricercatori spagnoli hanno studiato nuovi materiali o impianti, come polimeri o biovetro, che potrebbero aiutare a far guarire le ossa. Gran parte della loro ricerca si è concentrata sulla necessità che questi materiali soddisfino un certo numero di requisiti prima di poter essere usati in applicazioni terapeutiche. Tra le varie cose, i materiali devono essere biocompatibili; in altre parole, essi non devono danneggiare le cellule o l´organismo stesso. La biodegradabilità è un´altra proprietà potenzialmente interessante, poiché permetterebbe al corpo di trasformare il materiale in prodotti metabolici non tossici. Anche altri fattori, come la resistenza meccanica e la natura semplice del processo di produzione, devono essere presi in considerazione. I ricercatori Upv/ehu stanno attualmente sintetizzando e dando forma a bioimpianti su misura basati su un polimero biodegradabile. Questo materiale è stato scelto per la sua capacità di scomparire gradualmente man mano che l´osso occupa nuovamente il proprio posto. Si è scoperto che il polimero era troppo morbido ed è stato quindi aggiunto il biovetro. Il biovetro è un agente bioattivo che aiuta le ossa a rigenerarsi e fornisce al polimero proprietà meccaniche di durezza. Ciò significa che il sistema composito biodegradabile polimero/biovetro è più rigido e resistente rispetto al solo polimero. Questi sistemi compositi possono essere fabbricati mediante processi termoplastici che usano il calore. Anche esaminare in che modo questi materiali rispondono alle alte temperature è stata quindi una parte importante dello studio. I ricercatori Upv/ehu hanno scoperto che i sistemi compositi biodegradabili polimero/biovetro possiedono una stabilità termica più bassa rispetto ai sistemi senza biovetro. Una reazione avversa, che degrada il materiale e interessa il prodotto finale, è stata identificata. Ma la cosa più importante è che quando l´impianto veniva innestato nel corpo, la reazione stimolava la formazione di sottoprodotti potenzialmente dannosi per le cellule. Questo è il motivo per cui i ricercatori Upv/ehu stanno ora concentrando molta della loro ricerca sul miglioramento della stabilità termica di questi sistemi. Uno di questi studi, che è stato pubblicato nella rivista Polymer Degradation and Stability, suggerisce che si potrebbe ottenere una trasformazione chimica della superficie del biovetro mediante il plasma. Creando degli strati protettivi per le particelle di biovetro, si impedisce la reazione al polimero e si garantisce così che il prodotto finale rimanga integro. "Questi compositi che hanno una base polimerica biodegradabile sono dei candidati con un futuro radioso nel campo della guarigione delle ossa fratturate o della rigenerazione dei difetti ossei", dice il professor Sarasua. In effetti, dopo che il materiale ha sostituito temporaneamente l´osso e ne ha stimolato la rigenerazione, esso gradualmente scompare mentre l´osso ritorna al suo posto, rendendo così superflua una seconda operazione. Per maggiori informazioni, visitare: http://www.elhuyar.org/  
   
   
REGINA ELENA: SARCOMI, RICERCA E CLINICA ALLEATE CONTRO UNA PATOLOGIA RARA E COMPLESSA  
 
Roma, 8 aprile 2013 - L’osteosarcoma è il tumore maligno dello scheletro più frequente in età pediatrica e giovanile; in Italia si stimano 150 nuovi casi l’anno. E´ una malattia complessa che va trattata esclusivamente in Centri specialistici di riferimento, poiché necessita di un approccio multi specialistico sia per la diagnosi che per la cura. Da circa dieci anni presso l’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena opera un team multidisciplinare di clinici: “Gruppo Sarcomi”, coordinato dall’Ortopedia Oncologica e dalla Oncologia Medica A, che garantisce ad ogni paziente un trattamento personalizzato nell’ambito di protocolli di ricerca aggiornati, ed un percorso assistenziale dedicato. “Questo gruppo, afferma il Prof. Francesco Cognetti Direttore Dipartimento di Oncologia Medica, rappresenta l’unica realtà in questa patologia in tutto il centro-sud e consente a giovani ammalati di questa vasta area del territorio nazionale di evitare migrazioni verso altri centri specializzati del Nord del nostro Paese”. La novità è che il gruppo è cresciuto e ai 30 clinici, si affiancano anche 20 ricercatori di base e 2 farmacisti che costituiscono un team oggi denominato Traslational Group [Tg] Sarcomi. Questo ultimo progetto è promosso da Ruggero De Maria, Direttore Scientifico Ire, con lo scopo di implementare la ricerca clinica anche attraverso l’attivazione di filoni di ricerca pre-clinica. Coniugare innovazione nelle strategie di cura e di ricerca e “attenzione” alla persona, giovane e ricoverata, non è facile. Per migliorare l’accoglienza dei giovani pazienti del Regina Elena colpiti da osteosarcoma (o da altre neoplasie muscolo-scheletriche) sono state pensate iniziative ad hoc. “Adottiamo un ospedale – insieme si cresce”, nasce dalla collaborazione tra la scuola I.c. Frignani del Xii Municipio di Roma e l’Ortopedia Oncologica Ire e l’Oncologia Medica A, per mettere al servizio dei bambini e dei ragazzi ricoverati nel reparto, un team di docenti volontari di scuola primaria e di scuola media. Gli insegnanti presenti in campo e a distanza, contribuiscono a un processo curativo - educativo condiviso con tutte le figure dell’Istituto, al fine di sostenere il percorso di crescita dei ragazzi anche durante i ricoveri. Grazie ad una webcam si realizza, così, un ponte tra la scuola e l’ospedale. La Mostra di disegni artistici “Luna Maggi”, opera degli alunni dell’I.c. Frignani è una ulteriore iniziativa che si inserisce nel percorso di umanizzazione delle cure: i fondi ricavati dall’iniziativa andranno in favore delle attività della Cooperativa “Ridere per Vivere” dei clown dottori che hanno il compito di “distendere” l´atmosfera per i bambini ricoverati nei reparti. L’età media dei pazienti colpiti da Osteosarcoma è 19 anni. La variante classica di questo tumore, che colpisce le estremità, ha una probabilità di guarigione intorno al 70%, mentre peggiorano sensibilmente la prognosi se le localizzazioni sono al bacino ed alle vertebre. Le metastasi polmonari sono frequenti e abbassano la possibilità di guarigione a meno del 50%. Il trattamento dei sarcomi è multidisciplinare, la patologia è rara e complessa sia per la diagnosi che per la terapia. L’ “ambulatorio sarcomi” Ire segue a 360° l’intero percorso clinico-diagnostico del paziente affetto dalla neoplasia. “Il nostro ambulatorio polispecialistico - spiega Roberto Biagini Responsabile della Ortopedia Oncologica Ire – prevede un percorso clinico ben definito: il paziente esegue una serie di accertamenti per la definizione del quadro di malattia. Nella stessa giornata è accolto in un ambulatorio per la biopsia e la tipizzazione istologica. Inoltre viene garantita la “consulenza radiologica” per i casi complessi.” “ Al termine degli accertamenti necessari – precisa la Dr.ssa Virginia Ferraresi dell’Oncologia Medica - e dopo discussione interdisciplinare nell’ambito di riunioni settimanali, il paziente viene avviato al trattamento ritenuto più adeguato. Le specialità e le competenze presenti nel nostro Istituto consentono di trattare tutti i tipi di sarcomi, da quelli dell’osso a quelli dei tessuti molli e viscerali” Tutto questo è possibile grazie a un team multidisciplinare di clinici. Dall’attività di questo gruppo collaudato, che ha permesso la raccolta di dati clinici e di materiale biologico su pazienti affetti dal tumore, è nato il Traslational Group Sarcomi, che coinvolge anche i ricercatori di base. "Oltre allo studio dei meccanismi alla base della trasformazione neoplastica – spiega Ruggero De Maria - altre aree di ricerca potranno aprire la strada a markers molecolari predittivi di aggressività biologica, ad esempio nelle forme borderline o a bassa aggressività, allo scopo di indirizzare la terapia antitumorale e a gestire nel modo migliore i farmaci di nuova generazione." Non solo percorsi di cura innovativi, i giovani pazienti del Regina Elena, sono accolti in un reparto “a misura di bambino”. Videogiochi, connessione Internet e ponte web con l’istituto I.c. “Frignani”, che consente di seguire a distanza le lezioni e le attività dei coetanei, rendono la permanenza in ospedale più lieve. La stanza “Il giardino di Valentina” è stata decorata con i fondi dell’Associazione di volontariato “Rukije” e con il contributo di parenti e amici di Valentina, una ragazza affetta da un osteosarcoma che l’ha costretta ad un lungo periodo di ricovero e la cui dolorosa ma coraggiosa esperienza ha lasciato un ricordo nel cuore di tutti. “Garantire il diritto allo studio – spiega Lucio Capurso, Direttore Generale degli Istituti - ovviare a situazioni di emarginazione, contribuire alla guarigione del bambino, favorendo la realizzazione di situazioni di normalità, sono le motivazioni che ci hanno spinto a realizzare il gemellaggio con la scuola e ad abbracciare il progetto Adottiamo un ospedale – insieme si cresce…” Dal “Gruppo Sarcomi” al “Traslational Group Sarcomi” dell’Ire - Nel 2004 è nato un gruppo multidisciplinare prevalentemente clinico denominato “Gruppo Sarcomi” che si occupa di diagnosi, trattamento, prevenzione e ricerca sperimentale delle neoplasie mesenchimali dell’apparato muscolo scheletrico e viscerali. L’obiettivo è garantire ad ogni Paziente un “trattamento personalizzato” nell’ambito di protocolli di ricerca aggiornati o secondo linee guida riconosciute, all’interno di un percorso assistenziale organizzato. Organizzazione: Le figure professionali che intervengono e collaborano nelle specifiche fasi sono le seguenti: - Radiologo: fase della diagnosi, tipizzazione, valutazione della risposta in corso di trattamento, follow up. - Anatomo-patologo: fase della diagnosi con tipizzazione, valutazione della risposta ai trattamenti pre-operatori. - Chirurgo ortopedico/chirurgo generale/chirurgo specifico per distretto: fase della diagnosi, tipizzazione, trattamento e follow up. - Oncologo: fase della diagnosi, trattamento e follow up. - Radioterapista: fase del trattamento e follow up. - Psicologo: dalla fase della diagnosi al follow up. - Fisioterapista: fase della riabilitazione motoria - Infermiera professionale dedicata all’ambulatorio sarcomi: fase della diagnosi, trattamento, follow up - Case manager: ha la funzione di guida del Paziente e di “collante” tra tutti gli Specialisti in tutte la fasi del percorso diagnostico terapeutico. Attività clinica Accoglienza, diagnosi e prognosi - Tutte le attività di tipo ambulatoriale (prime visite e controlli) si concentrano in un ambulatorio polispecialistico (ambulatorio sarcomi) già attivo dall’ottobre 2009 e che accoglie i pazienti ogni mercoledì mattina offrendo loro la possibilità di ricevere in giornata eventuali consulenze necessarie. A seconda delle problematiche specifiche, il paziente, attraverso un percorso clinico e amministrativo ben definito, esegue una serie di accertamenti necessari per la miglior definizione del quadro di malattia. Nella stessa mattinata del mercoledì è attivo un ambulatorio nel quale si eseguono biopsie per la tipizzazione istologica, si effettua “consulenza radiologica” per i casi complessi e per quelli che necessitano di una prestazione di radiologia “interventistica” e infine con i Fisioterapisti si effettuano le rivalutazioni funzionali. Terapia - Al termine degli accertamenti necessari e dopo discussione interdisciplinare nell’ambito di riunioni settimanali, il paziente viene avviato al trattamento ritenuto più adeguato, sia nell’ambito di protocolli di ricerca in corso, sia seguendo linee guida riconosciute (interne e/o nazionali/internazionali) di trattamento. Il trattamento medico, a seconda della complessità, viene effettuato in regime di Day Hospital o con ricovero ospedaliero. Ricerca - Dall’attività di questo gruppo collaudato, che ha permesso la raccolta di dati clinici e di materiale biologico relativo a pazienti affetti da neoplasie rare come i sarcomi, è nato di recente, su iniziativa della Direzione Scientifica Ire, un gruppo più esteso denominato Traslational Group [Tg] Sarcomi, che coinvolge in maniera più consistente anche i ricercatori di base. Ai 30 clinici si sono affiancati 20 ricercatori, 2 farmacisti e due statistici. Scopo del Tg Sarcomi è l’implementazione della ricerca clinica attraverso l’attivazione di filoni di ricerca pre-clinica con intento prettamente traslazionale. Oltre allo studio di pathways biologici attivamente coinvolti nella trasformazione neoplastica e nel mantenimento del fenotipo trasformato, altre importanti aree di ricerca potranno essere l’identificazione di markers molecolari predittivi di aggressività biologica, ad esempio nelle forme borderline o a bassa aggressività, allo scopo di indirizzare il clinico rispetto ad un trattamento più o meno aggressivo o ad un follow up più o meno stretto o predittivi di risposta ai trattamenti medici. L’istituto collabora con i principali centri di ricerca coinvolti nel trattamento delle neoplasie mesenchimali e partecipa a protocolli nazionali e internazionali sia sui sarcomi dell’osso che dei tessuti molli. La attività di ricerca è particolarmente importante quando si tratta della gestione di pazienti con patologie rare. Osteosarcoma - L’osteosarcoma è un tumore maligno dell´osso costituito da cellule mesenchimali che producono sostanza osteoide. Può colpire tutti i segmenti ossei con una prevalenza per le metafisi delle ossa lunghe. La variante più frequente è quella classica ad alto grado di malignità; esistono numerose altre varietà, tutte più rare, ma comunque maligne. Esiste anche una rara forma di osteosarcoma centrale dell´osso a basso grado di malignità. Epidemiologia - La sua frequenza è rara. L´incidenza annuale di tutti i tumori maligni dell´osso è circa di meno di 1 nuovo caso/100.000 persone. L´osteosarcoma rappresenta circa il 30% di questi casi per un totale di circa 150 nuovi casi/anno in Italia. Nelle localizzazioni agli arti, la sopravvivenza a 5 anni è di circa il 60% nelle forme localizzate all’esordio. Colpiscono sia maschi che femmine senza una prevalenza di sesso. E´ il tumore maligno dello scheletro più frequente in età pediatrica e tra i giovani adulti. Fattori di rischio - E’ accertato che l´esposizione massiva a radiazioni può causare l’insorgenza di Osteosarcoma. Sono state inoltre individuate alcune mutazioni geniche: quelle a carico del gene p53, che spesso comporta la Sindrome di Li-fraumeni (caratterizzata dalla elevata incidenza di numerosi tumori) e quelle a carico del gene oncosoppressore del retinoblastoma (gene Rb-1). L´associazione di retinoblastoma, raro tumore infantile della retina, ed osteosarcoma non è rara. Prevenzione - Non esiste prevenzione per questo tumore e non vi sono programmi di screening. Rimane importante la massima tempestività nella diagnosi. Sintomi - I sintomi sono essenzialmente: a) il dolore, non associato a causa traumatica e che non si attenua con l´assunzione di antinfiammatori. Esso può essere inizialmente contenuto ma si accentua progressivamente, spesso indipendente dal carico; b) la comparsa di una tumefazione che nel tempo aumenta progressivamente di dimensioni; c) la presenza di frattura patologica (avvenuta senza evento traumatico) del segmento osseo colpito. Diagnosi e stadiazione - Il corretto iter diagnostico inizia con una radiografia. Vanno poi eseguite Tac con mezzo di contrasto e/o una risonanza magnetica (Rmn) per una miglior definizione diagnostica e localizzazione topografica della lesione. Come successivo step dell´iter diagnostico va effettuata la biopsia. Tale procedura Deve essere eseguita solo in ambiente specialistico e da un chirurgo esperto in oncologia muscolo -scheletrica al fine di evitare disseminazione di cellule tumorali, ematomi ed infezioni. La classificazione istopatologica delle varie forme di Osteosarcoma comprende: Osteosarcoma centrale classico (osteo-, condro- o fibroblastico); Osteosarcoma Emorragico o Teleangectasico; Osteosarcoma Parostale; Osteosarcoma Periosteo; Osteosarcoma Centrale a basso grado di malignità; Osteosarcoma Multicentrico; Osteosarcoma da radiazioni; Osteosarcoma secondario (in malattia di Paget, in displasia fibrosa, su infarto osseo). La classificazione istologica deve essere eseguita da patologi esperti in patologia muscolo scheletrica e, come altamente raccomandato da tutte le Linee-guida, sarebbe auspicabile ottenere anche un secondo parere presso un Centro di alta specializzazione in oncologia muscoloscheletrica. La stadiazione radiologica dell’osteosarcoma prevede, oltre alle indagini per lo studio della lesione primitiva (Rx, Tc, Rmn), l’effettuazione di una Tc del torace e di una scintigrafia ossea (o Pet) per valutare l´eventuale interessamento dello scheletro sia in contiguità della lesione che a distanza. Prognosi - L´osteosarcoma classico ad alto grado di malignità localizzato alle estremità ha una probabilità di guarigione che si avvicina al 70%. Le localizzazioni al bacino ed alle vertebre o la presenza di metastasi all´esordio peggiorano sensibilmente la prognosi. Le metastasi polmonari isolate/limitate possono essere comunque operate ma, pur essendo un sito prognosticamente “favorevole” di disseminazione metastatica, la possibilità di guarigione in questi casi si abbassa a meno del 50%. L´osteosarcoma centrale a basso grado di malignità e molti casi di Osteosarcoma Parostale hanno una prognosi di solito migliore. Trattamento - Il trattamento dell´Osteosarcoma Classico ad alto grado è multidisciplinare e combina chemioterapia in fase preoperatoria, la chirurgia ortopedica e ulteriori cicli di chemioterapia postoperatoria. Il trattamento chirurgico va eseguito da chirurghi esperti in oncologia muscolo-scheletrica, perchè margini chirurgici corretti sono estremamente importanti nel prevenire recidive locali del tumore. Per le forme rare a buona prognosi (Centrale a basso grado e Parostale) non è necessario il trattamento chemioterapico. Chirurgia - Fino a circa 30 anni fa, i pazienti con Osteosarcoma erano quasi tutti soggetti ad amputazione, con gravi conseguenze, sia funzionali che psicologiche. Dall´introduzione dei moderni trattamenti combinati, il numero di amputazioni è enormemente diminuito, con conseguente aumento degli interventi conservativi dell´arto, che richiedono però una particolare esperienza specialistica. Il tumore deve essere asportato intero e chiuso altrimenti la recidiva locale è estremamente probabile. Per la ricostruzione del segmento scheletrico vengono utilizzate speciali protesi (in alcune casi allungabili proporzionalmente alla crescita dei giovani pazienti) o megainnesti ossei, a volte associati a trasposizioni di perone autologo micro-vascolarizzato. Chemioterapia - Negli attuali protocolli terapeutici si utilizza la chemioterapia in fase preoperatoria con lo scopo di circoscrivere maggiormente il tumore ottenendo una sua maggiore ossificazione alla periferia che facilita le manovre chirurgiche. Lo studio istologico e la quantificazione della necrosi sul pezzo di resezione permettono un´ulteriore valutazione prognostica: una bassa necrosi tumorale fa capire che le cellule neoplastiche sono poco sensibili ai farmaci fino a quel momento utilizzati e pertanto, in fase postoperatoria, è necessario cambiare farmaci chemioterapici. I farmaci di dimostrata efficacia ed utilizzati in prima battuta per il trattamento dell´Osteosarcoma sono il Metothrexate ad alte dosi, l´Adriamicina, il Cisplatino e l´Ifosfamide. Nei pazienti di età inferiore ai 30 anni è stato recentemente registrato per l’uso nel trattamento adiuvante un farmaco ad attività immunomodulatrice chiamato muramiltripeptide. I protocolli terapeutici sono generalmente differenziati a seconda dell’età del paziente (superiore o inferiore ai 40 anni) in relazione alla potenziale tossicità legata agli stessi. Gli schemi di trattamento sono, infatti, tarati da numerosi effetti collaterali e tossicità e devono pertanto essere utilizzati solo in strutture altamente specializzate sotto il controllo di Oncologi Medici esperti in questi trattamenti. Nella malattia avanzata e come linee ulteriori di trattamento hanno dimostrato attività farmaci come l’etoposide, il carboplatino, la ciclofosfamide e la gemcitabina. Sono, inoltre, attualmente attivi protocolli di ricerca volti alla valutazione dell’attività di farmaci a bersaglio molecolare come sorafenib e everolimus. Tumori Ossei Sarcoma Di Ewing - Il sarcoma di Ewing deve il suo nome al Dott. James Ewing, che ha descritto questa neoplasia per la prima volta nel 1920. E´ un tumore che si può sviluppare in qualsiasi parte del corpo, sebbene origini più frequentemente nell’osso. In genere le pelvi, il femore e la tibia sono le zone più interessate. E’ il secondo tumore più comune delle ossa dopo l´osteosarcoma. Le cause che portano allo sviluppo del tumore di Ewing non sono ancora state identificate con certezza. Epidemiologia - E’ meno frequente dell´Osteosarcoma. In Italia il numero di nuovi casi/anno con interessamento scheletrico è di circa 60, di cui 2/3 di età inferiore ai 20 anni. Colpisce con maggiore frequenza i maschi rispetto alle femmine e quasi sempre in età giovanile e nell´adolescenza. Nelle localizzazioni agli arti, la sopravvivenza a 5 anni è sovrapponibile a quella dell´Osteosarcoma classico (circa il 60% nelle forme localizzate). Può colpire tutti i segmenti ossei con una prevalenza per le ossa lunghe, ma non è raro nel bacino, nelle vertebre e nelle ossa piatte. Non sono rare le localizzazioni ai tessuti molli (sarcoma di Ewing extraosseo). Molto importante è l´estensione della malattia e la sede. La prognosi è leggermente più favorevole in età giovanile che nell´adulto: la sopravvivenza a 5 anni nei giovani con tumore localizzato alle estremità e senza metastasi e di circa il 70%. Se sono presenti metastasi all´esordio la sopravvivenza cala a meno del 40%. Trattamento - Il sarcoma di Ewing si avvale di un trattamento multidisciplinare che comprende la chemioterapia sia in fase preoperatoria che postoperatoria, la chirurgia ortopedica e, in qualche caso, anche la radioterapia. Infatti il Sarcoma di Ewing è radiosensibile e, nella scelta del trattamento locale, la radioterapia può, in sedi difficili da operare (pelvi, vertebre), essere utilizzata in associazione alla chirurgia o, più raramente da sola. La chirurgia comunque resta il trattamento locale di prima scelta in tutte le sedi facilmente operabili. Chirurgia - I criteri di indicazioni, margini chirurgici e possibilità ricostruttive sono identici a quelli descritti per l´Osteosarcoma. Si raccomanda sempre che il trattamento chirurgico venga effettuato in Centri Specializzati e soprattutto da chirurghi esperti in oncologia muscoloscheletrica. La resezione con margini ampi è il trattamento raccomandato. Chemioterapia - Il Sarcoma di Ewing è tumore chemiosensibile: negli attuali protocolli terapeutici si utilizza la chemioterapia in fase preoperatoria con lo scopo di ridurre sensibilmente le dimensioni del tumore facilitando così l´escissione chirurgica. Lo studio istologico permette un´ulteriore valutazione prognostica e, soprattutto, permette una valutazione dell´efficacia dei farmaci usati in fase preoperatoria. I farmaci di dimostrata efficacia ed utilizzati per il trattamento del sarcoma di Ewing sono l´Adriamicina, l´Ifosfamide, la Ciclofosfamide, l´Etoposide, la Vincristina e la Dactinomicina. Nelle localizzazioni a prognosi meno favorevole possono essere utilizzati trattamenti ad alte dosi (Busulfano e Melfalan) e reimpianto successivo delle cellule midollari del paziente. Tali farmaci antiblastici a elevati dosaggi comportano numerosi effetti collaterali e tossicità e devono pertanto essere utilizzati solo in strutture altamente specializzate sotto il controllo di Oncologi Medici esperti in questi trattamenti. Anche in questo caso il trattamento può portare ad infertilità. Sarcomi Dei Tessuti Molli - I sarcomi dei tessuti molli costituiscono un gruppo eterogeneo di tumori rari che hanno origine prevalentemente dal mesoderma di ogni distretto anatomico (arti, tronco, cingoli, cavità addomino-pelvica, massiccio cervico-faciale, visceri e vasi) Il tipo istologico di sarcoma non fornisce sempre informazioni sufficienti a prevedere il decorso clinico della malattia ed a pianificare il trattamento. Molto importante a tal fine è la definizione del grado di malignità, soprattutto per valutare la possibilità di metastasi a distanza e di sopravvivenza. Mentre le recidive locali dipendono essenzialmente dalla qualità dei margini di resezione: distanza fra margine chirurgico e limite della neoplasia. Incidenza - La malattia rappresenta l’1% delle neoplasie dell’adulto ed il 15% di quelle infantili. Non si evidenziano differenze di incidenza in rapporto al sesso; il 21% si manifesta al di sotto dei 40 anni. Le sedi preferite sono: estremità 50-60%, tronco 15-20%, retroperitoneo e addome 15-25%, distretto cervico-facciale 5-10%. Sintomi E Segni - Non esiste una sintomatologia tipica se non il dolore generato dall’effetto compressivo/infiltrativo della lesione sulle strutture circostanti e, nel caso degli arti o del tronco, la comparsa di una tumefazione palpabile con velocità di crescita correlata al grading istopatologico (velocità di crescita generalmente più lenta nei bassi gradi di malignità e più rapida negli alti gradi di malignità). Cause - Dal punto di vista eziologico non si riscontrano agenti specifici, mentre sono descritte numerose condizioni morbose associate ai sarcomi dei tessuti molli. In particolare, vi sono malattie ereditarie che comportano un maggior rischio di insorgenza di queste neoplasie quali: neurofibromatosi, sindrome di Li-fraumeni, retinoblastoma, poliposi adenomatosa familiare (Fap), sindrome di Werner, sindrome con predisposizione ai tumori rabdoidi. Altri fattori importanti nella genesi della malattia sono: radiazioni, agenti chimici quali cloruro di vinile, arsenico e thorotrast o il linfedema cronico. Non esistono strumenti riconosciuti di prevenzione nei sarcomi dei tessuti molli. Diagnosi - Una adeguata valutazione del paziente richiede la raccolta della sua storia clinica e l’esame obiettivo. Gli esami radiologici comprendono una risonanza magnetica (Rm) con o senza tomografia computerizzata (Tc) della parte interessata. Considerato che i sarcomi dei tessuti molli degli arti spesso metastatizzano ai polmoni, è indicato eseguire una Tc del torace. Dopo gli esami radiologici appropriati, è necessario programmare la biopsia della lesione. Per avere informazioni sul tipo di tessuto tumorale del sarcoma e definirne il grading. Da queste informazioni dipende la strategia terapeutica complessiva. L’incisione bioptica deve essere piccola e accuratamente programmata in maniera che l’intervento successivo possa includere l’asportazione chirurgica di tutta l’area interessata dalla biopsia. Terapia · Sarcomi Dei Tessuti Molli - Prima di iniziare il trattamento, i pazienti dovrebbero essere valutati da un team multidisciplinare di esperti. Dopo la valutazione clinica, il paziente sarà assegnato ad uno dei seguenti tre gruppi: a) tumore resecabile; b) tumore non resecabile senza metastasi a distanza; c) malattia metastatica. A) Tumori resecabili - L’intervento chirurgico rappresenta l’atto terapeutico più importante nel trattamento dei sarcomi dei tessuti molli. I sarcomi dei tessuti molli crescono in modo estensivo, ed alla periferia di essi le cellule tumorali compresse ed uno strato di tessuto formano una sorta di capsula che crea la falsa impressione di un processo circoscritto ma che, di fatto, non impedisce la diffusione del tumore lungo i setti connettivali e tra le fibre muscolari. L’intervento appropriato è costituito dall’asportazione completa en bloc del tumore, che deve includere anche un margine di tessuto “sano”circostante il tumore, per prevenire recidive. Nel caso di sarcomi di dimensioni superiori a 5 cm il trattamento di scelta è l’intervento chirurgico in associazione a radioterapia post-operatoria. Le evidenze disponibili attualmente in letteratura, suggeriscono che una chemioterapia post-operatoria possa incrementare la sopravvivenza libera da malattia in pazienti con alta probabilità di ripresa, in buone condizioni generali e senza patologie severe concomitanti. B) Tumori non resecabili senza metastasi a distanza - Nei sarcomi dei tessuti molli localmente avanzati non resecabili (non operabili), può essere preso in considerazione un trattamento chemioterapico pre-operatorio che ha principalmente lo scopo di consentire l’asportazione radicale della neoplasia attraverso un intervento non demolitivo e, nel caso dei sarcomi dei tessuti molli delle estremità, può consentire di preservare la funzionalità dell’arto. Altre opzioni sono una Radioterapia preoperatoria oppure la perfusione ipertemico-antiblastica. Quest’ultima è una opzione terapeutica estremamente valida che prevede l’incanulamento dei vasi afferenti all’arto sede del tumore. Si crea così un circuito extracorporeo, per cui l’arto viene momentaneamente isolato dalla circolazione sistemica, ed è così possibile utilizzare alte dosi di farmaci antitumorali senza effetti collaterali sistemici rilevanti. Con la perfusione ipertermica è stata ottenuta, in pazienti destinati all’amputazione, la conservazione dell’arto nel 77% dei casi con un’incidenza di recidive locali del 13% e con una tossicità loco-regionale generalmente di grado moderato. C) Malattia metastatica - I pazienti con malattia metastatica rappresentano un gruppo eterogeneo. Se la malattia metastatica è “limitata” e confinata ad un solo organo, può essere considerata una terapia pre-operatoria eventualmente seguita da asportazione della metastasi. Può anche essere considerata la chemioterapia postoperatoria con o senza radioterapia. L’approccio terapeutico ottimale richiede la considerazione di numerose variabili (intervallo libero da malattia, sede e numero delle metastasi, stato di validità del paziente, precedente terapia), pertanto non è possibile schematizzare in dettaglio le varie situazioni cliniche individuali. Considerato l’approccio generale i dettagli vengono definiti dal gruppo interdisciplinare che considera il singolo paziente. Sarcomi Gastrointestinali Stromali (Gist) - Il tumore gastrointestinale stromale (Gist) è un raro tumore ma è il più comune tumore mesenchimale del tratto gastrointestinale e rappresenta lo 0.1-3% di tutti i tumori di questa sede. I siti anatomici di origine sono lo stomaco nel 40-60% dei casi, il piccolo intestino nel 30-35%, il colon-retto nel 5-15% e l’esofago in non oltre l’1% dei casi. Nel 5% circa dei casi si riscontrano tumori stromali extragastrointestinali che, per definizione, originano dai tessuti molli dell’addome e del retroperitoneo. L’incidenza annuale dei Gist è di 0.68-1.5 per 100,000 abitanti. L’età media di presentazione è di 63-65 anni con una lieve predominanza negli uomini. Sintomi E Segni - Nel 20-30% dei casi la neoplasia si scopre in modo incidentale nell’ambito di accertamenti o interventi effettuati per altre cause, mentre nel 70% dei casi si presenta con una sintomatologia che compare generalmente per lesioni che superano i 6 cm. I sintomi più frequenti sono: dolore addominale e/o sanguinamento. Altri sintomi sono: senso di sazietà, gonfiore addominale, dolore pelvico, dolore pleurico toracico, ostruzione intestinale a carico del piccolo intestino, alterazione dei movimenti intestinali, nausea, perdita di peso. Risultano clinicamente maligni il 20-25% dei Gist gastrici e il 40-50% dei Gist del piccolo intestino. Sedi più frequenti di localizzazioni a distanza della malattia sono la cavità addominale e il fegato. Cause - Dal punto di vista molecolare, i Gist sono dovuti alla presenza di una mutazione attivante del proto-oncogene Kit che determina la trasformazione tumorale. Alternativamente, anche se in una percentuale molto più bassa, può essere riscontrata una mutazione del gene per il Pdgfralfa. Meno del 5% dei Gist possono essere associati ad una delle seguenti sindromi: la sindrome dei Gist familiari, Neurofibromatosi di tipo 1, Triade di Carney, Triade di Carney- Stratakis. Prevenzione - Non esistono strumenti riconosciuti di prevenzione nei Gist. Diagnosi - La diagnosi di Gist è generalmente legata al rilievo endoscopico di una lesione sottomucosa o al rilievo radiologico/laparotomico o laparoscopico di una massa addominale. In caso di sospetto endoscopico di Gist di dimensioni entro il centimetro, può essere accettabile anche una condotta di solo controllo. In caso di dimensioni superiori ad 1 cm e/o in casi di evoluzione clinica è necessario procedere con ulteriori approfondimenti diagnostici. L’esame istologico può essere ottenuto con una biopsia transcutanea o, in alternativa e in base all’esperienza dei centri, con una chirurgia d’emblée. La diagnosi istopatologica deve includere le dimensioni e l’indice mitotico da correlare con la sede anatomica della neoplasia, poichè questi tre fattori contribuiscono alla definizione della prognosi del paziente. Terapia Malattia localizzata - La resezione chirurgica rappresenta l’atto terapeutico più importante nei Gist se il tumore è resecabile. L’intervento chirurgico deve essere il più completo possibile evitando la rottura e la disseminazione intraperitoneale del tumore. La dissezione linfonodale non è indicata poiché i Gist non si diffondono per via linfatica. Approssimativamente il 50% dei pazienti operati sviluppa successivamente una recidiva locale o metastasi a distanza, con un rischio massimo nei primi due anni dall’intervento. Il rischio di ripresa di malattia è legato ad alcuni fattori come le dimensioni tumorali, l’indice mitotico e la sede anatomica di origine. Nei casi di Gists radicalmente operati, con un rischio di ripresa di malattia moderato o alto e portatori di mutazioni sensibili, il trattamento precauzionale post-operatorio con imatinib deve essere preso in considerazione. Sulla scorta dei risultati delle sperimentazioni cliniche attualmente disponibili, tale trattamento andrebbe proposto, ad oggi, per la durata di almeno tre anni. Una resezione radicale al momento della diagnosi è possibile in circa 85% dei Gists, mentre localizzazioni di malattia, a livello dell’esofago, del duodeno o del retto, possono rendere l’approccio chirurgico difficoltoso, aumentando il rischio di una rottura intraoperatoria della massa con conseguente disseminazione peritoneale. In questi casi, un trattamento sistemico pre-operatorio potrebbe contribuire a rendere l’intervento più agevole e meno rischioso. Malattia localmente avanzata inoperabile/Malattia metastatica - I Gists sono neoplasie altamente refrattarie ai trattamenti chemioterapici. Il farmaco di riferimento per il trattamento di prima linea dei Gists in fase avanzata inoperabile o metastatica è imatinib mesilato che permette di ottenere un beneficio clinico in circa l’85% dei pazienti con sopravvivenze mediane di oltre 5 anni rispetto ai 12-24 mesi dei controlli storici trattati con sola chirurgia. In caso di progressione di malattia e in presenza di determinate mutazioni, è possibile utilizzare sunitinib, un altro inibitore multichinasico. Il regorafenib è stato di recente approvato dal Fda per l’uso in pazienti con malattia resistente sia a imatinib che a sunitinib ed è attualmente disponibile in Italia tramite un programma di accesso gestito al farmaco. Alla luce delle evidenze della diversa potenzialità di risposta agli inibitori tirosinchinasici dei pazienti in relazione alla presenza di determinate mutazioni, è fortemente raccomandata l’esecuzione dell’analisi mutazionale allo scopo di personalizzare il trattamento e poterne trarre il miglior beneficio.  
   
   
STAMINALI. GENITORI MANIFESTANO A BRESCIA E IN ALTRE CITTA’ ITALIANE. GOVERNATORE DEL VENETO ZAIA : CONVINTO SOSTEGNO. RICONFERMO DISPONIBILITA’ STRUTTURE SANITARIE DEL VENETO, SE AUTORIZZATE. FARE PRESTO”  
 
Venezia, 8 aprile 2013 - “Pieno sostegno” ai genitori e ai parenti dei malati con malattie rare e genetiche che oggi manifestano a Brescia e in altre città italiane per chiedere l’avvio di un rapido percorso di legge che consenta l’accesso, anche compassionevole, ai trattamenti con le cellule staminali è stato espresso da Luca Zaia Governatore del Veneto. “Resto convinto – sottolineava il 6 aprile Zaia – che sia un atto di civiltà consentire, laddove ne sia verificata la non nocività, l’erogazione di cure a base di staminali ai tanti malati colpiti da patologie rare o genetiche. Ribadisco che numerose strutture sanitarie e ospedaliere della mia regione sono pronte ad effettuare, quando autorizzate, le sperimentazioni. Sperimentazioni per le quali non c’è più tempo da perdere – conclude Zaia - : occorre partire subito perché ne va della vita di tante persone che forse avrebbero ancora qualche speranza”.  
   
   
PUGLIA: PIANO DI RIENTRO DEFICIT SANITARIO: CENTRATI TUTTI OBIETTIVI ECONOMICI  
 
Bari, 8 aprile 2013 - La Regione Puglia ha partecipato il 4 aprile alla riunione del “Tavolo Massicci” presso il Ministero della Salute per la verifica dei conti delle aziende sanitarie, relativi al quarto trimestre 2012, in rapporto alle prescrizioni previste dal piano di rientro. I conti sono sensibilmente migliori rispetto a quanto previsto: il 2012 doveva chiudersi con un deficit di 51 milioni di euro, mentre si è chiuso a meno 41 milioni, con un miglioramento rispetto al risultato atteso di dieci milioni di euro. La verifica complessiva del piano di rientro è comunque prevista per il prossimo 15 giugno. Dalla riunione di oggi è comunque emerso il completo raggiungimento degli obiettivi economici previsti dal piano di rientro del deficit sanitario per la Regione Puglia. Entro fine mese – si è convenuto – la Regione, avendo centrato gli obiettivi economici – farà richiesta di un programma operativo per risolvere alcune questioni più rilevanti, come il piano dell’Emergenza-urgenza e quello per i laboratori di analisi. Il Ministero affiancherà la Regione per il consolidamento dei risultati raggiunti con il piano di rientro sul piano strumentale e organizzativo. Infine, oggi è stato dato il via libera definitivo per le deroghe alle assunzioni in turn over, già presentate alla stampa, il che consentirà, nell’immediato, l’avvio delle procedure per l’assunzione a tempo indeterminato del personale necessario.  
   
   
SANITA’ IN VENETO: RAGGIUNTO ACCORDO SU BUDGET LABORATORI PRIVATI. 23 MILIONI IN PIU’ PER IL 2013 E 15 L’ANNO NEL 2014 E 2015.  
 
Venezia, 8 aprile 2013 - E’ stato definito e sottoscritto il 5 aprile, al termine di un incontro tenutosi a palazzo Balbi, sede della Giunta regionale, un accordo triennale (2013-2015) sui budget di spesa sanitaria assegnati dalla Regione agli erogatori privati accreditati ambulatoriali. All’incontro erano presenti l’assessore regionale alla sanità Luca Coletto, il Vicepresidente della Regione Marino Zorzato, nella sua veste di coordinatore della cabina di regia a suo tempo istituita, il segretario regionale per la sanità Domenico Mantoan, i rappresentanti delle organizzazioni di categoria Anisap, Ansoc, Cuspe, Fiv e Federlab. L’accordo, che sarà ora fatto oggetto di una formale delibera della Giunta regionale, è suddiviso in due parti: una specifica per l’anno 2013 ed una seconda per gli anni 2014 e 2015. Per il 2013 si prevede un nuovo nomenclatore tariffario con una diminuzione del 20% per i laboratori e del 2% per le strutture operanti nelle altre branche e la conferma dei budget assegnati ai direttori generali delle Ullss con la delibera 2621 del dicembre scorso. La Regione ha peraltro messo sul piatto una ulteriore disponibilità di 23 milioni di euro per prestazioni che verranno erogate con un ulteriore sconto tariffario del 20% per i laboratori e del 13% per le altre branche. Il tutto nell’ottica di un riequilibrio complessivo del sistema.“Abbiamo raggiunto un buon punto di equilibrio – ha sottolineato Coletto – che garantisce prima di tutto la continuità dell’erogazione dei servizi ai cittadini ed una particolare attenzione alle patologie più gravi come quelle oncologiche e cardiache”. Secondo l’assessore, l’accordo “contiene però altre rilevanti partite: la necessaria riduzione dei costi a fronte dei consistenti tagli piovuti da Roma; la garanzia del mantenimento delle stesse prestazioni erogate l’anno scorso; la definizione di un nuovo tariffario più conveniente per gli utenti; l’impegno da parte dei privati a cessare le proteste, rivedere i licenziamenti e ritirare i ricorsi presentati; l’avvio di un processo triennale di analisi della situazione esistente e di sviluppo di una nuova organizzazione basata su criteri di rete, sull’informatizzazione, sulla distribuzione delle strutture a livello territoriale e sulla loro accessibilità, sulla qualità delle apparecchiature”. Per il 2014 e il 2015 l’accordo prevede la conferma dei budget assegnati per il 2013; una ulteriore disponibilità di 15 milioni di euro extrabudget all’anno per i laboratori operativi e altri 5 milioni l’anno da riservare alle nuove strutture accreditate; l’istituzione di una commissione tecnica che definirà, tra l’altro, i criteri per i nuovi accreditamenti e per l’assegnazione degli extrabudget. Tali criteri riguarderanno particolarmente l’alta qualità, l’organizzazione, la formazione di una rete, l’informatizzazione, la distribuzione territoriale delle strutture. “Tutti questi extrabudget – sottolinea Coletto – sono il frutto delle economie ottenute attraverso il quotidiano lavoro di razionalizzazione del sistema sanitario veneto e di conseguenza non andranno ad incrementare la spesa”.  
   
   
RIUNITO IN REGIONE GRUPPO TECNICO SU NUOVO OSPEDALE DI PADOVA: APPROVATO ACCORDO. COSTO TOTALE DELL’OPERA STIMATO IN OLTRE 643 MILIONI.  
 
Venezia, 8 aprile 2013 - Il gruppo tecnico istituito per la stesura dell’accordo per la realizzazione del nuovo Ospedale di Padova ha concluso il 4 aprile i suoi lavori approvando all’unanimità e siglando un testo che definisce le azioni di competenza di ciascun ente sottoscrittore. Ne fanno parte la Regione, l’Azienda Ospedaliera di Padova, il Comune e la Provincia di Padova, l’Università e l’Istituto Oncologico Veneto – Iov. Il documento sarà ora sottoposto al vaglio del presidente della Regione Luca Zaia, il quale provvederà alla convocazione dei vertici degli Enti interessati per la firma ufficiale. Il costo totale dell’investimento è stimato in oltre 643 milioni di euro, di cui 318 milioni di finanziamento pubblico, anche utilizzando i fondi Cipe “ex articolo 20” per l’edilizia sanitaria. Rispetto al totale, 410 milioni costituiranno il costo di costruzione, 132 milioni il costo per attrezzature e attivazione, a 55 milioni ammonteranno le spese generali, più Iva. Per quanto riguarda le procedure per la realizzazione della struttura, l’accordo prevede che si valuti prioritariamente la proposta di project financing a iniziativa privata già pervenuta, per l’eventuale dichiarazione di pubblico interesse. Nella valutazione dello strumento realizzativo si applicherà la metodologia del cosiddetto “value for money”, ovvero un’analisi comparata della proposta rispetto ad altre modalità procedurali o finanziarie. Nell’ambito dell’accordo è tra l’altro previsto che Comune e Provincia adottino tutte le modifiche indispensabili ai loro strumenti urbanistici, viabilistici e relativi all’accessibilità. Gli Enti si assumono l’impegno di predisporre un piano di valorizzazione e dismissione delle strutture che saranno dismesse non appena il nuovo ospedale sarà operativo. La stazione appaltante sarà l’Azienda Ospedaliera, la quale si impegna tra l’altro a valutare la sostenibilità dei costi del canone di concessione e la durata del project.  
   
   
MARCHE: INCONTRO CON IL COORDINAMENTO ENTI SERVIZIO SANITARIO E RIORGANIZZAZIONE DELLA RETE DELL’EMERGENZA.  
 
Ancona, 8 aprile 2013 - Preoccupazione per l’andamento dei conti del sistema sanitario e avvio della riorganizzazione della Rete dell’emergenza. Sono le due questioni che la Giunta regionale ha affrontato il 4 aprile, nel corso di una riunione straordinaria, alla quale è seguito un confronto con il Coordinamento dei direttori, presieduto da Paolo Galassi. La Giunta ha analizzato l’evoluzione dei dati economici che evidenzia una situazione più grave rispetto a quanto preventivato. È emersa la necessità di procedere, con determinazione, nell’avanzamento dei Piani di Area vasta, dando attuazione alle decisioni di riordino già previste. Contestualmente la Giunta regionale ha preso atto della proposta di riorganizzazione dei 13 piccoli ospedali, presentata dal Coordinamento, e dato mandato al direttore dell’Asur, Pietro Ciccarelli, di procedere a una verifica con i territori per definire gli standard delle nuove strutture, in funzione delle singole esigenze locali. I bisogni espressi localmente, è stato specificato, dovranno risultare funzionali alla riorganizzazione del sistema sociosanitario in fase di definizione. “A ogni comunità – è stato ribadito – verrà offerta una disponibilità di servizi compatibile con gli interessi generali della nostra regione. Solo dopo questo confronto si passerà all’adozione del provvedimento amministrativo”. Nel corso della seduta, la Giunta regionale ha dato il “via libera” al potenziamento della rete dell’emergenza e del soccorso delle Marche (Potes), prevedendo più mezzi e più servizi soprattutto nelle zone dell’entroterra. L’atto è stato trasmesso alla Commissione consiliare per richiederne previsto il parere. Il Coordinamento degli enti del Sistema sanitario regionale ha lavorato attraverso un’analisi dell’esistente e nell’ottica di razionalizzare la rete ospedaliera e territoriale di soccorso ed emergenza con l’obiettivo di migliorare i livelli qualitativi dei servizi ai cittadini, nella consapevolezza che l’emergenza è un tema essenziale per l’intero sistema sanitario. L’obiettivo principale è fornire la risposta più appropriata e tempestiva nel luogo dove si verifica l’evento, garantendo il supporto delle funzioni vitali, identificando nel minor tempo possibile i bisogni diagnostici e terapeutici e trasportando in sicurezza il paziente nella struttura più idonea per il trattamento definitivo. Per rispondere a queste esigenze si è intervenuto su due versanti: quello dei mezzi e quello dei servizi sul territorio. Per la valutazione teorica del fabbisogno di mezzi di soccorso avanzati (equipaggio composto da medico, infermiere e autista soccorritore) sono stati presi a riferimento i principali modelli standard, ma rielaborati in considerazione della specifica orografia del territorio di ogni singola Centrale operativa 118 e della relativa densità abitativa. Il Coordinamento ha quindi definito un piano di riconversione e riorganizzazione delle Potes nei numeri, nella tipologia, nella dislocazione e nella disponibilità oraria.  
   
   
I CONTI DELLA SANITÀ PIEMONTESE VANNO BENE  
 
Torino, 8 aprile 2013 - I conti della sanità piemontese sono in regola: è questa la conclusione a cui è giunto il tavolo tecnico riunitosi il 4 aprile presso il Ministero dell´Economia alla presenza di esponenti del ministero della Salute e dirigenti della Regione per esaminare l´esercizio 2012, per quanto riguarda la quota del fondo sanitario nazionale e il fondo d´integrazione regionale. E’ stata accertato l´esistenza di una passività di 864 milioni di euro relativa all´amministrazione regionale precedente, che la Giunta Cota si è impegnata a coprire mediante un programma di rientro. Il piano operativo sarà predisposto nelle prossime settimane e rimesso alla valutazione del Ministero nel mese di maggio. L´assessorato alla Sanità è già al lavoro per la stesura del nuovo programma operativo in collaborazione con l´Agenas. Un responso che il presidente Roberto Cota ha accolto con soddisfazione: "E´ indubbiamente un buon risultato, frutto di un duro lavoro che si sta facendo per riportare il Piemonte in sicurezza e rilanciarlo per il futuro. Mi complimento con tutti quelli che hanno lavorato e stanno lavorando con impegno su questo fronte, senza farsi condizionare dalle polemiche inutili".  
   
   
PUGLIA, OSPEDALE SAN SEVERO: NESSUN DECLASSAMENTO PER IL MASSELLI  
 
Bari, 8 aprile 2013 - L’assessore alle Politiche della Salute, Elena Gentile, ha diffuso la seguente nota: “Non posso che manifestare stupore e sconcerto nei confronti dell’iniziativa che vede coinvolta l’Amministrazione Comunale di San Severo, che legittima timori assolutamente infondati circa il presunto declassamento dell’Ospedale Masselli. Appaiono in effetti inspiegabili le preoccupazioni che stanno agitando la comunità di San Severo, dal momento che il presidio cittadino è stato identificato dalla programmazione regionale, anche grazie all’apporto dei consiglieri regionali delle città, quale centro di riferimento dell’area dauna, cui è stato associato funzionalmente anche lo stabilimento di Lucera: vengono assicurate tutte le discipline già esistenti, estendendo l’offerta anche al reparto di neonatologia in precedenza non previsto e ad attività di day surgery e day service di oculistica e urologia”. “La palese infondatezza del clamore suscitato – spiega - è evidenziata dal fatto che nulla è detto circa eventuali carenze dell’offerta assistenziale, che appare infatti disegnata intorno ai bisogni di salute della popolazione, mentre si incentra l’attenzione sulle carenze di personale e in particolare di primari”. “Ben prima dell’Amministrazione Comunale – continua - è stato l’Assessore alle Politiche per la Salute, insieme al Presidente Vendola, a denunciare il gravissimo deficit di organici che affligge e non da oggi il sistema sanitario pugliese, frutto prima di decisioni politiche del precedente Governo regionale e poi dei vincoli imposti dal Piano di Rientro: oggi, grazie al lavoro di ottimizzazione e riorganizzazione del sistema che ha visto impegnato l’intero sistema, dall’assessorato ai management delle aziende, siamo in condizione di sbloccare le prime 800 assunzioni di personale, che andranno a rinforzare gli organici dei nostri ospedali, in funzione dell’identificazione di priorità che mirano ad assicurare la compiuta erogazione dei livelli essenziali di assistenza a tutto il territorio regionale”. Conclude l’assessore Gentile: “Invito l’Amministrazione Comunale di San Severo a non alimentare allarmi ingiustificati nella popolazione, con l’auspicio che l’ospedale non diventi terreno di disputa politica con un’esasperazione del fisiologico confronto tra le parti. Questo Assessorato conferma il suo impegno a garantire dotazioni di personale e tecnologiche adeguate ma anche la piena fiducia nell’operato dei sanitari che attualmente stanno ricoprendo le funzioni primariali, assicurando il corretto funzionamento dello stabilimento ospedaliero”.  
   
   
NUOVO OSPEDALE DI PISTOIA. AL VIA L’ALLESTIMENTO DELL’AREA MATERNO INFANTILE  
 
Pistoia, 8 aprile 2013 - Sta procedendo secondo il cronoprogramma previsto dai Gruppi di Lavoro (composti da circa 200 operatori) l’allestimento interno del Nuovo Presidio Ospedaliero di Pistoia. Da fine marzo è iniziato il montaggio dei mobili al primo piano della struttura (Livello di Intensità 3), e in particolare da oggi di quelli che andranno ad arredare l’area materno infantile che comprende: l’ostetricia, il blocco parto, la patologia neonatale e gli ambulatori specialistici. Per le degenze della Pediatria (in totale 16 posti letto) sono stati scelti mobili colorati (azzurri, arancioni, ecc…) e decorati (per esempio ai testa letto sono state apposte delle grandi nuvole) e pertanto adatti ai piccoli ricoverati. Innovativa è la presenza in tutte le camere, singole o doppie, del fasciatoio e di un lavabo per dare alle madri la possibilità di accudire i loro figli in totale intimità. I genitori potranno anche disporre di poltrone letto per l’assistenza in camera ai loro figli. E’ inoltre prevista l’istallazione di televisori e dispositivi informatici nelle sale giochi. Nel Nuovo Ospedale saranno semplificate e ridotte anche tutte quelle attività che oggi nel vecchio presidio tengono gli operatori lontani dalle degenze. Un contributo nell’ottimizzazione dei tempi deriva anche dai nuovi armadi all’interno dei quali sono stati predisposti vani per contenere il materiale necessario e immediatamente disponibile alle cure del malato (dalle lenzuola pulite ai materiali per le medicazioni, ecc…). Complessivamente per arredare tutto il Nuovo Ospedale sono stati stanziati 8 milioni di euro. L’azienda sta rispettando anche la tempistica relativa agli incontri programmati con gli operatori sull’organizzazione funzionale per Intensità di Cure, che rappresenterà un’opportunità di crescita professionale per tutti. Il nuovo modello organizzativo sarà approntato tenendo anche conto delle statistiche relative ai ricoveri e il Nuovo Ospedale essendo stato concepito come una struttura dinamica e flessibile potrà adattarsi ad una evoluzione permanente, in pratica significa che potranno essere addirittura modificati gli spazi e le aree operative nell’ottica di avere sempre un totale e pieno utilizzo di tutta la struttura sanitaria.  
   
   
DISPOSITIVI MEDICI IN DIABETOLOGIA “PIÙ GARANZIE IN EUROPA, PRIMA E DOPO L’IMMISSIONE IN COMMERCIO”  
 
Roma, 8 aprile 2013 - E’ necessario rivedere al più presto le normative sui device in Europa. Se ne parla ogni volta che scoppia un caso ‘Pip’, le famigerate protesi mammarie, o una protesi d’anca difettosa. Ma la Società Italiana di Diabetologia (Sid), concorda con la recente posizione della Società Europea di Diabetologia (Easd) che, giocando d’anticipo, chiede a gran voce un’attenta revisione del sistema di autorizzazione all’immissione sul mercato, prima che si verifichi qualche disastro anche ai danni delle persone con diabete. “La tecnologia – afferma la dott.Ssa Daniela Bruttomesso, del gruppo di studio intersocietario Sid-amd-siedp Tecnologia e Diabete – è entrata ormai a pieno diritto nella diabetologia, e i dispositivi medici tecnologici rappresentano un elemento fondamentale per la gestione di una patologia in aumento epidemico a livello planetario. I dispositivi per il controllo della glicemia, i microinfusori, i sensori in continuo della glicemia sono strumenti entrati ormai a far parte delle strategie di trattamento del diabete e i progressi della tecnologia fanno immaginare a breve risultati ancora più importanti, quali i dispositivi ad ansa chiusa (il cosiddetto “pancreas artificiale”). Questi strumenti consentono un più efficace controllo della malattia, una maggior flessibilità e adattamento alle necessità individuali, migliorando significativamente la qualità della vita della persona con diabete”. “Le tecnologie applicate al diabete – afferma il Professor Stefano Del Prato, Presidente della Società Italiana di Diabetologia (Sid) – rappresentano un enorme potenziale per i pazienti e non sono assolutamente da demonizzare, anzi. L’idea della Sid, in sintonia con Easd, è quella di poterli utilizzare con sempre maggiore sicurezza. Questo richiede che si adottino delle misure di verifica di affidabilità e sicurezza più severe, sia in fase di autorizzazione, sia dopo la loro immissione sul mercato. L’attuale normativa per l’approvazione dei device in Europa non è sufficientemente adeguata alla complessità dei device oggi disponibili, nel diabete come in altri campi”. “E’ fondamentale – prosegue la dottoressa Bruttomesso – che il processo di regolamentazione, immissione in commercio, verifica e sorveglianza post-marketing di questi dispositivi sia il più efficace, scientifico e indipendente possibile, per evitare abusi e leggerezze che possono compromettere l’efficacia degli strumenti e la salute degli utenti. Sollecitiamo pertanto, insieme agli esperti dell’Easd, una discussione a livello europeo sulle regole di approvazione dei dispositivi e proponiamo l’istituzione di un’agenzia centralizzata, che richieda e valuti i dati di sicurezza e efficacia prima dell’approvazione. Tale agenzia dovrebbe essere subordinata all’Agenzia Europea dei Medicinali (Ema), strettamente collegata agli esperti del campo e sganciata dalle singole agenzie nazionali (i cosiddetti Notified Bodies), che al momento emettono certificazioni con percorsi variabili e non verificati a livello sovranazionale.” Attualmente, per ottenere l’approvazione all’immissione in commercio di un device, sia esso un glucometro o un microinfusore, l’azienda produttrice sottopone il suo dossier ad uno degli oltre 70 enti di certificazione (Notified Bodies), che lo esamina a fronte del pagamento di un fee e decide se quel dispositivo risponde ai requisiti sufficienti per l’immissione in commercio. Una volta ottenuto il marchio Ce (Conformité Européenne), quel prodotto può essere messo in vendita in tutti gli Stati dell’Unione Europea. Alcuni enti sono più propensi di altri a dare l’approvazione del dispositivo, e questo può configurare percorsi “più facili” e comunque non confrontabili. Secondo molti dunque, le maglie della rete di questo sistema sono troppo larghe, esponendo così al rischio di abusi e di pericoli per il pubblico. “Un modello alternativo a quello vigente esiste già – ricorda la dott.Ssa Bruttomesso – ed è l’agenzia Skup (Scandinavian Evaluation of Laboratory Equipment for Primary Care, http://www.Skup.nu/) che ha implementato nei Paesi scandinavi un sistema di verifica continua dei misuratori di glicemia, che si basa su agenzie esterne e pareri di esperti, certifica i vari passaggi e rende pubblici tutti i dati acquisiti, promuovendo di fatto un circolo “virtuoso” di controlli, verifiche e miglioramento del servizio agli utenti”. “Similmente a quanto dichiarato da Easd – prosegue il professor Del Prato – Sid chiede che l’Unione Europea segua l’esempio delle nazioni Scandinave (Norvegia, Svezia, Danimarca) che, oltre ad aver stabilito degli standard per i device medici, attraverso la Skup conducono studi rigorosi per assicurare che un dispositivo medico sia di facile utilizzo e, soprattutto, sicuro. Se un device non supera gli standard richiesti dallo Skup, anche se dotato del marchio Ce, non viene immesso sul mercato scandinavo”. “Altrettanto importante – prosegue la dottoressa Bruttomesso – è una valutazione post-marketing più attenta, periodica e indipendente, con controlli a campione, banche-dati dei dispositivi in uso e criteri di verifica centralizzati e periodicamente aggiornati. Per questo motivo, già alcuni mesi fa, Sid, in associazione con Amd, aveva sollecitato l’istituzione di una simile agenzia anche per l’Italia. Attualmente le agenzie per i medicinali e i prodotti sanitari sono tenute a monitorare tutti i dispositivi, ma i requisiti post-marketing sono limitati e poco rigidi. Anche le aziende serie del settore vogliono una maggiore regolamentazione, per paura di produttori che ottengano l’approvazione di prodotti non sicuri, e che possano potenzialmente danneggiare la reputazione dell’intera classe dei dispositivi. In Italia ad esempio, in caso di difetto di funzionamento delle pompe da insulina (microinfusori), nella maggior parte dei casi, i pazienti si rivolgono direttamente ai produttori, mentre sarebbe bene che segnalassero la disfunzione al proprio diabetologo. E’ necessario promuovere lo sviluppo di un registro nazionale o regionale per i malfunzionamenti delle pompe. Anche per quanto riguarda i glucometri dovrebbe esistere una sorveglianza post-marketing (ad esempio dei controlli a campione su prodotti avviati alla vendita), eseguita da parte di agenzie indipendenti. Nel recente documento intersocietario Amd-sid-siedp-osdi- Sibioc-simet, si indica l´opportunità che la valutazione dei glucometri sia affidata ad un’Agenzia Nazionale super partes. In ogni caso, per i glucometri sarebbe importante definire standard Iso più stringenti e clinicamente più adeguati”. “La sorveglianza post-marketing è al momento molto insufficiente – afferma il professor Del Prato – mentre sarebbe necessario monitorare cosa accade quotidianamente in un contesto di vita reale, mettendo a punto dei modelli di valutazione con immediata segnalazione di ogni avaria o difetto ai registri nazionali ed europei. Al fine di acquisire la virtuosa collaborazione delle aziende produttrici, ribadiamo l’invito, già formulato dall’Easd, di ammettere al rimborso delle compagnie di assicurazione e dei sistemi sanitari nazionali, solo i presidi tecnologici delle aziende sottoposte a questo monitoraggio. Le persone con diabete, sia di ‘tipo 1’ che, soprattutto, di ‘tipo2’ – conclude il professor Del Prato – sono in aumento in Europa e in Italia. Questo significa che sempre più persone con diabete ricorreranno all’utilizzo di un device. Oggi si tratta di microinfusori di insulina e di glucometri, ma presto potrebbe trattarsi del cosiddetto ‘pancreas artificiale’, un sistema chiuso che autonomamente misura la glicemia, sulla scorta della quale eroga le unità di insulina, in quantità tale da garantire lo stretto controllo della glicemia. E’ necessario dunque che le normative e i controlli per l’immissione in commercio di queste apparecchiature siano rigorose, a garanzia della salute della persona con diabete”.  
   
   
APRILE, UN MESE ALL’INSEGNA DELLA PREVENZIONE ALCOLOGICA  
 
Trento, 8 aprile 2013 - Anche quest’anno i Servizi di alcologia dell’Apss aderiscono alla campagna di promozione della salute «Less is better» ovvero «Alcol meno è meglio», indetta dall’Istituto superiore di sanità e dall’Ufficio europeo dell’Organizzazione mondiale della sanità che individua aprile come mese della prevenzione alcologica. In tutto il Trentino si terranno iniziative di sensibilizzazione per riflettere sul proprio consumo di alcol e sulla possibilità di scegliere comportamenti che si rispecchino positivamente sulla qualità di vita dell’individuo, della famiglia e della comunità. Per tutto il mese di aprile in provincia di Trento avranno luogo eventi con distribuzione di materiale informativo sulla prevenzione problemi alcolcorrelati. Per diffondere il messaggio i Servizi di alcologia dell’Apss si sono attivati con varie e diverse iniziative, pubblicizzate localmente, sulle quali spiccano stand informativi nelle strutture sanitarie. Negli ospedali il personale aderente all’iniziativa porterà un fiocchetto giallo e negli stand verranno distribuiti palloncini gialli ai bambini. Per il 2013 si è inoltre deciso di rinnovare il legame già esistente tra pubblico e privato avvalendosi del prezioso contributo dell’Associazione degli alcolisti anonimi (Aa) e dell’Associazione provinciale dei club alcologici territoriali (Apcat). Uomini e donne che mettono in comune la loro esperienza per affrontare e risolvere una problematica purtroppo già esistente ma soprattutto per prevenirne l’insorgenza. I camper attrezzati di «Frena l’alcol… fai correre la vita» saranno a Trento tutti i sabati di aprile, dalle ore 14.30 alle ore 16.30, in piazza Cesare Battisti il 6 aprile (alcol e guida) e il 27 aprile (alcol e giovani) e in piazza Pasi il 13 aprile (alcol e famiglie) e il 20 aprile (alcol e lavoro). A Pergine sarà allestito uno stand informativo all’entrata del Distretto sanitario est due volte in settimana (martedì e giovedì) per tutto il mese di aprile. A Rovereto il 9 aprile, dalle ore 9 alle ore 13, all’incrocio tra via delle Scuole e via Mazzini ci sarà un punto informativo su alcol, stili di vita e salute in collaborazione con Acat Vallagarina e Montealbano e Associazione Ubalda Bettini Girella e saranno inviati a medici, pediatri, farmacie e scuole superiori opuscoli informativi. A Malè mercoledì 10 aprile e il martedì 16, dalle ore 8 alle ore 9.45, al poliambulatorio di Malè sarà allestito uno stand di sensibilizzazione alcologica e giovedì 11, dalle ore 8 alle ore 10, la stessa iniziativa sarà nel poliambulatorio di Pellizzano. A Cavalese all’ospedale ci saranno due punti informativi organizzati dai referenti algologici di reparto (Rar) e sono stati programmati incontri di peer education nelle scuole superiori e incontri con genitori, adulti di riferimento e di comunità. Ad Arco il 9 aprile ci sarà un punto informativo nell’ospedale, il 19 aprile a Palazzo Panni si terrà un incontro rivolto alla popolazione e nei giorni 22-24 aprile alle Scuole medie sarà sviluppato il progetto «Mi sento informato, Balla senza sballo» mentre nei giorni in cui si tiene il mercato ad Arco, Riva e Torbole vi sarà la presenza di uno stand informativo sulle problematiche alcol correlate.  
   
   
SPORT: 435MILA EURO AD EVENTI TOP DEL FVG  
 
Trieste, 8 aprile 2013 - Ammontano a 435 mila euro i fondi che l´assessorato allo Sport ha assegnato per il 2013 a 23 istituzioni pubbliche e private, società e associazioni sportive e gruppi ricreativi aziendali senza fine di lucro, per sostenere l´organizzazione delle manifestazioni sportive To" ossia a quelle più importanti e prestigiose del territorio regionale. La delibera di riparto è stata approvata quest´oggi dalla giunta, dando così il via libera alle assegnazioni. Per giungere alla definizione della griglia e delle relative spettanze a favore delle singole società, è stato creato un apposito schema. Quest´ultimo tiene conto tra l´altro dell´internazionalità della manifestazione, del suo valore nell´ambito della promozione della disciplina, della storicità dell´evento, nonché della sua ricaduta mediatica. Questi criteri generali sono stati quindi condivisi e applicati dalla Commissione per la governance dello sport, di cui fanno parte - oltre alla Regione - i rappresentanti di Upi, Anci, Coni e del mondo della scuola. Al termine del percorso sono stati individuati otto indicatori tutti misurabili, in base ai quali il gruppo di lavoro ha definito tre fasce di intervento. Nella prima, compresa tra i 30 e i 25 mila euro, fanno parte due manifestazioni: la Bavisela (37 mila 400 euro) e la 28. Edizione degli Internazionali e open mondiale di Karate organizzata dal Comitato regionale della Fijlkam (27 mila 300 euro). Quindi altre 3 manifestazioni sono state inserite in una seconda fascia, dove sono previsti contributi compresi tra i 25 e i 20 mila euro; infine una terza fascia (18 beneficiari) con un sostegno della Regione pari dai 20 a 14 mila euro. Rispetto al passato, il numero delle associazioni sportive che potranno contare sui contributi della Regione è sceso da 32 a 23; ventisei manifestazioni sono state inserite direttamente a capitolo in occasione dell´approvazione della legge finanziaria del 2013 licenziata dal Consiglio a dicembre dello scorso anno per complessivi 590 mila euro. A ciò si aggiungono poi i 440 mila euro destinati alle tappe del Giro d´Italia per un totale complessivo di 1 milione 465 mila euro. Di seguito la tabella di riparto con beneficiari e manifestazione finanziata. Bavisela, Maratonina d´Europa: 37 mila 400 euro. Fijlkam Comitato regionale, 28. Edizione internazionali e open mondiale Karate: 27 mila 300 euro. Asd Sci club Due Us Acli Monfalcone Ronchi, European cup 2013 Alpine skiing for disable 8. Trofeo Erlacher: 21 mila euro. Gs Caneva Granciclismo, 34° Giro del Fvg campionato Italiano su strada professionisti: 22 mila 100 euro. Apnea Academy Competition, Europe evolution cup 2013: 22 mila 100 euro. Asd Polisportiva Digiemme, Finali nazionali basket maschile under 19: 19 mila 550 euro. Asd Chiarcosso - Help Haiti, 21. Corsa per Haiti: 19 mila 550 euro. Asd Gruppo ciclistico del Fvg, 40. Giro ciclistico del Fvg: 19 mila 550 euro. Cisa Asd, 4. World Cisa Symposium: 14 mila euro. Asd Amici della pista, Tre sere Internazionali Città di Pordenone: 17 mila euro. Asd Torneo internazionale giovanissimi, Torneo internazionale calcio giovanile Via di Natale - Memorial Franco Gallini: 17 mila euro. Associazione per il torneo giovanile internazionale dell´Amicizia, 15. Torneo giovanile internazionale dell´Amicizia: 17 mila euro. Associazione Eventi, 2. Edizione torneo di calcio Under 15 Maschile Uefa Bruno De Marchi: 17 mila euro. Comune di Sequals, 28. Edizione Trofeo Carnera: 17 mila euro. Asd Polisportiva Trivium, Tiliment Marathon Bike: 14 mila euro. Asd Evinrude, Euromarathon Muggia - Koper: 17 mila euro. Associazione culturale Playground, Sport village 2013: 17 mila euro. Società scacchistica triestina Asd, 15. Festival scacchistico Internazionale di Trieste: 16 mila 800 euro. Associazione polisportiva dilettantistica Ludos, Beach soccer 2013: 17 mila euro. Asd Libertas Majano, 22. Meeting Internazionale Giovanile di atletica leggera "Città di Majano": 17 mila euro. Asd Polisportiva Dopolavoro ferroviario gruppo judo, 18. Torneo Internazionale judo Alpe Adria: 17 mila euro. Apd Overtime, 11. Edizione Basketball summer league: 17 mila euro. Forum Iulii rugby football club Asd, finale Coppa Europa beach rugby: 14 mila euro.  
   
   
VELA/ELBA: A MARCIANA MARINA IL TROFEO RUFFILLI MARCIANA  
 
Marina, 8 aprile 2013 – Nel giorno di Pasquetta si è disputato al Circolo della Vela Marciana Marina la Xix edizione del Trofeo Piercarlo Ruffilli, regata valida quale prima prova del Campionato Elbano Derive 2013, manifestazione organizzata dal Comitato Circoli Velici Elbani. La giornata è stata caratterizzata da un forte vento di scirocco con intensità fino a 10/12 in aumento nel primo pomeriggio tanto da costringere il comitato di regata, presieduto dal giudice portoferraiese Alessandro Altini, a ridurre il percorso per i più giovani timonieri della classe Optimist Cadetti e L’equipe Under 12 nell’unica prova disputata. Nella classe Optimist Cadetti il primo a tagliare la linea d’arrivo era Lorenzo Calderara, portacolori del Club del Mare di Marina di Campo, terzo posto per il timoniere Cvmm Edoardo Gargano. Nella Classe Optimist Juniores, con due manche disputate, la vittoria finale è andata a un altro timoniere del Club Del Mare, Jonathan Romano, primo sulla linea d’arrivo in entrambe le regate. Per quanto riguarda i giovani velisti del Cvmm terzo posto per Antonio Salvatorelli (2-3) e quinto posto per Matteo Pagnini costretto al ritiro nella seconda prova dopo essersi rovesciato e aver imbarcato acqua nello scafo. Matteo Pagnini si aggiudicava peraltro il Trofeo Piercarlo Ruffilli, premio aggiudicato per la costanza, la forza e la volontà di andare avanti e non mollare il campo di regata anche nelle condizioni più impegnative. Anche nella classe L’equipe Under 12 è stato possibile concludere una sola manche appannaggio dell’equipaggio Di Pede/vitiello del Club del Mare che precedeva in classifica il team marinese composto da Lorenzo Marzocchini e Paolo Arnaldi. Infine nella classe L’equipe Evo, dove si registrava una grande lotta fra tutti gli equipaggi in gara nelle due prove portate a termine, il primo posto della classifica andava dall’equipaggio marinese Samuel Spada/jacopo Peria che precedeva altri tre equipaggi portacolori del Cvmm. Al secondo posto Giulia Arnaldi e Ludovica Di Tavi (1-2), al terzo Ruben Spechi e Lorenzo Sardi (3-3), al quarto Riccardo Groppi e Dennis Peria, questi ultimi con una sola prova al loro attivo poiché un problema allo scafo li fermava nella prova conclusiva della giornata. Si è comunque trattato di un ottimo allenamento in vista del prossimo impegno, la Regata Nazionale L’equipe del 12-14 aprile organizzata a Marina di Campo dal Club del Mare.