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Notiziario Marketpress di Mercoledì 14 Ottobre 2009
UE, PANDEMIA INFLUENZALE: COME PROTEGGERE I CITTADINI  
 
Bruxelles, 14 ottobre 2009 - Il 12 ottobre il Consiglio "Salute" ha approvato una strategia per un approccio coordinato dell´Ue alla pandemia (H1n1). Essa affronta questioni fondamentali quali la disponibilità di vaccini, la cooperazione globale e la continuità dei servizi essenziali. I ministri hanno concordato che gli Stati membri che non hanno accordi per l´approvvigionamento dei vaccini dovrebbero prendere in considerazione la possibilità di raggruppare i loro bandi di gara. Quelli che dispongono già di accordi potrebbero valutare la possibilità di mettere i vaccini a disposizione di altri. L´unione europea ha ribadito la sua disponibilità a sostenere una più ampia cooperazione internazionale, sotto gli auspici dell´Onu. Per evitare che la pandemia causi perturbazioni nei trasporti (di generi alimentari, prodotti farmaceutici, combustibile ecc. ) nelle comunicazioni e nell´approvvigionamento energetico, gli Stati membri hanno convenuto di rafforzare il loro coordinamento multisettoriale. In base ai pareri degli esperti, il Consiglio ha confermato l´individuazione di tre gruppi prioritari della vaccinazione: le persone affette da patologie croniche, le donne in stato di gravidanza e il personale sanitario. In funzione dell´evoluzione della pandemia e delle diverse condizioni esistenti negli Stati membri, possono tuttavia essere necessari approcci specifici per determinati paesi. Recentemente sono stati autorizzati in Europa nuovi vaccini contro l´influenza. Poiché inizialmente la disponibilità dei vaccini non sarà sufficiente, gli Stati membri devono stabilire delle priorità. I ministri hanno ribadito il loro impegno a favore dell´applicazione delle solide procedure di regolamentazione esistenti che garantiscono la disponibilità di vaccini efficaci, sicuri e di elevata qualità in tutta l´Ue. .  
   
   
SCOPERTO NUOVO PEZZO DEL PUZZLE DELLE MALATTIE UMANE  
 
Bruxelles, 14 ottobre 2009 - Le scoperte fatte nell´ambito di uno studio finanziato dall´Ue sulle variazioni genetiche nelle misurazioni ematiche, potrebbero aiutarci a capire meglio il legame di quest´ultime con le più comuni malattie umane. In questo studio, svolto sull´intero genoma umano, sono state coinvolte migliaia di persone. I risultati sono pubblicati nella rivista Nature Genetics. Il lavoro è stato sostenuto dall´Unione europea attraverso i progetti Engage ("European network for genetic and genomic epidemiology"), Cardiogenics ("Identification of genetic roots of coronary artery disease by combining stepwise genome wide association studies with transcriptomic and functional genomic investigation of relevant genetic variants") e Genomeutwin ("Genome-wide analyses of European twin and population cohorts to identify genes in common diseases") che sono rispettivamente finanziati nell´ambito del 7°, 6° e 5° Programma quadro (7° Pq, 6° Pq e 5° Pq). Il volume e il numero delle cellule ematiche sono spesso usati come fattore per individuare malattie come l´anemia, le infezioni o il tumore delle cellule ematiche. Nello studio in questione, il team di scienziati provenienti dalla Germania, Regno Unito e Usa hanno misurato i livelli di emoglobina, il numero di eritrociti e leucociti, e il numero e il volume delle piastrine (cellule non nucleari che contengono Dna) in quasi 14. 000 persone. Hanno scoperto 22 regioni del genoma umano legate allo sviluppo delle cellule ematiche; 15 di queste regioni presentano caratteristiche individuate per la prima volta. Il team ha anche analizzato i dati genetici di 20. 000 persone malate e sane, per confrontare i dati relativi a queste regioni con quelli delle regioni legate al rischio di malattie cardiache. La loro ricerca ha rivelato che una delle varianti genetiche associate alla conta delle piastrine provoca un aumento del rischio di malattie cardiache. Essa è stata individuata in una regione del genoma umano che inluisce sul rischio di ipertensione, malattia celiaca e diabete di tipo 1. Il team ha anche osservato che questi fattori genetici sono tipici delle popolazioni europee. "Abbiamo scoperto una nuova variante che collega la conta piastrinica con l´infarto", ha detto Nicole Soranzo del Wellcome Trust Sanger Institute nel Regno Unito. "Un´ulteriore caratterizzazione delle regioni scoperte in questo studio offrirà la possibilità di migliorare le nostre conoscenze su come lo sviluppo delle cellule ematiche è legato alle malattie umane, tra cui anche il cancro delle cellule ematiche. " Sarà il primo studio di associazione sull´intero genoma delle misurazioni ematiche ad essere completato in gruppi con una tale mole di campioni. La dott. Ssa Soranzo ha sottolineato l´importanza dello studio di grandi campioni di partecipanti sani, per il fatto che possono essere misurati vari tratti. Separare i processi biologici che sono fondamentali per l´origine delle cellule ematiche (il nucleo della ricerca) non è molto semplice, ha spiegato il dottor Christian Gieger dell´Helmholtz Zentrum München in Germany. "Finora pochi studi di associazione sull´intero genoma hanno guardato al di là dei singoli tratti. Tuttavia, attraverso un´analisi sistematica dei tratti correlati possiamo iniziare a scoprire queste varianti genetiche condivise, creando le basi per capire come questi processi interagiscono, influendo su salute e malattia. " Le tecniche usate dal team, ha aggiunto il dott. Gieger, permetteranno ora ai ricercatori di indagare sulle basi genetiche di una serie di malattie umane. Per maggiori informazioni, visitare: Nature Genetics http://www. Nature. Com/ng/index. Html Wellcome Trust Sanger Institute: http://www. Sanger. Ac. Uk/ Helmholtz Zentrum München: http://www. Helmholtz-muenchen. De/en/start/index. Html .  
   
   
L´INNOVAZIONE RENDE PIÙ REALISTICA UNA PROTESI DELLA MANO  
 
 Bruxelles, 14 ottobre 2009 - Le tecniche d´avanguardia nella produzione di arti artificiali continuano la loro ascesa in Europa e il progetto Smarthand ("The smart bio-adaptive hand prosthesis") ne è la dimostrazione. Finanziato nell´ambito dell´area tematica "Nanotecnologie e nanoscienze, materiali multifunzionali basati sulla conoscenza e nuovi processi e mezzi di produzione (Nmp)" del Sesto programma quadro (6° Pq), Smarthand combina la ricerca pionieristica compiuta in vari campi tecnologici con la neuroscienza. Il risultato del progetto, una mano artificiale funzionante come una vera mano, aiuterà le persone che hanno subito l´amputazione di un arto superiore a riacquisire la sensibilità tattile. Il progetto Smarthand è stato finanziato con un totale di 1,8 milioni di euro. Ciò che rende unico il prototipo sofisticato di mano artificiale sviluppato dai partner di Smarthand, è il fatto che non soltanto riesce a simulare i movimenti di una vera mano, ma offre altresì la sensazione, a chi la usa, di toccare e sentire. I ricercatori hanno detto che la mano funziona grazie a 4 motori elettrici e 40 sensori, che vengono attivati se premuti contro un oggetto. Questi sensori stimolano i nervi del braccio ad attivare una parte del cervello che permette ai pazienti di sentire gli oggetti. Robin af Ekenstam, un amputato svedese, è rimasto sbalordito dai risultati. Un tumore aggressivo diagnosticatogli sul polso ha costretto af Ekenstam all´amputazione della mano, per impedire che il cancro si diffondesse nel resto del corpo mettendo a repentaglio la sua vita. Attualmente usa una protesi elettronica, ma il problema con questo dispositivo è che non gli permette di sentire, e le possibilità di maneggiare oggetti sono minime. "Ora riesco ad usare muscoli che non avevo usato per anni", ha detto af Ekenstam - il primo amputato a provare la mano artificiale - al canale televisivo di notizie Euronews. "È molto difficile, ma se riesci a controllare un movimento, è fantastico. È una sensazione che non provavo da moltissimo tempo. Ma ora sono di nuovo in grado di provare questa sensazione, grazie ai piccoli motori che provocano una pressione su determinati punti della mia mano", ha detto. "Quando afferro un oggetto duro riesco a sentirlo nelle punte delle dita; è strano, visto che le dita non ce le ho più. È straordinario. " Guidati dall´Università di Lund, i ricercatori continuano a lavorare sul sistema di feedback sensoriale della mano robotica. L´ostacolo da superare è quello di riuscire a ridurre le dimensioni dei cavi e dei motori elettrici. La nanotecnologia potrebbe aiutare il team a risolvere alcuni dei problemi. In particolare, si potrebbero impiantare un´unità di elaborazione minuscola, una fonte energetica e un metodo di comunicazione transcutaneo nell´amputato per ottimizzare la funzionalità. Il dottor Göran Lundborg, un esperto sul tema di come il cervello controlla i movimenti della mano, ha detto a Euronews: "Sappiamo che applicando dei sensori sulle dita della mano artificiale, possiamo trasferire il segnale di pressione alle aree specifiche della pelle della mano rimanente. "Se si riescono ad individuare i punti giusti da stimolare, sappiamo che saranno attivate anche le aree della corteccia cerebrale giuste. In altre parole, se si esercita una pressione sull´indice della mano artificiale, sarà attivata l´area del cervello corrispondente all´indice di quella mano. " Il professor Fredrik Sebelius del dipartimento di misurazioni elettriche presso l´Università di Lund ha detto: "L´interfaccia neuronale del futuro potrebbe essere impiantata nel braccio, che a sua volta verrebbe collegato all´interfaccia periferica. " Il professor Sebelius, che è anche il coordinatore di Smarthand, ha aggiunto: "L´interfaccia interna potrebbe poi ricevere e misurare i segnali provenienti direttamente dal cervello e inviare allo stesso tempo segnali sensoriali al cervello. Via onde radio i segnali verrebbero trasmessi alle protesi esterne, le quali potrebbero così registrare la sensazione ed essere controllate. I partner di Smarthand sono l´Arts Lab, Scuola Superiore Sant´anna (Italia), l´Università di Aalborg (Danimarca), l´Università di Tel Aviv (Israele), il Tyndall Institute (Irlanda), Ossur (Islanda) e Scitech Link Hb (Svezia). Per maggiori informazioni, visitare: Smarthand: http://www-arts. Sssup. It/newcyberhand/smarthand/index. Htm Università di Lund: http://www. Lu. Se/lund-university .  
   
   
IN VENETO IL GOTHA MONDIALE DELLO XENOTRAPIANTO NUOVI PROGRESSI DA RICERCA SU PANCREAS E PARKINSON  
 
Venezia, 13 ottobre 2009 - Potrebbe non essere lontana (anche se di tempi certi è prematuro parlare) l’applicazione clinica dello xenotrapianto (trapianto d’organi o cellule tra specie diverse) per curare i danni creati al pancreas dal diabete mellito e per il trattamento del morbo di Parkinson utilizzando come “donatore” il maiale “ingegnerizzato” (trattato per evitare i rischi di incompatibilità e di rigetto). Ne sono convinti 640 ricercatori di 28 Nazioni, riuniti da ieri a Venezia per il Congresso Congiunto delle due maggiori Società Scientifiche internazionali sullo xenotrapianto (Ixa) e sul trapianto di pancreas (Ipita). L’evento, ed i progressi che ne costituiscono il tema portante, sono stati presentati a palazzo Balbi, sede della Giunta regionale del Veneto a Venezia, nel corso di un’affollata conferenza stampa, alla quale hanno partecipato l’Assessore regionale alla Sanità Sandro Sandri, il Sindaco di Venezia Massimo Cacciari, il Prof. Ermanno Ancona (responsabile dell’unico progetto autorizzato in Italia a studiare il trapianto di rene da maiale transgenico a scimmia in corso a Padova e del Progetto Europeo “Xenome”), il Presidente del Consorzio Veneto per la Ricerca sul Trapianto – Corit – Pilade Riello, il Presidente della Società Mondiale dei Trapianti Jeremy Chapman, il Presidente di Ipita Richard Bretzel ed il Presidente di Ixa Richard Pierson. “Gli anni di preziosa collaborazione con il Corit ed i Progetti portati avanti a Padova dal team del Professor Ancona – ha detto Sandri – sono la miglior testimonianza di come il Veneto voglia essere protagonista vero, anche con atti già assunti, di queste nuove frontiere della ricerca in sanità. Fatti salvi i limiti imposti dai Comitati di bioetica – ha aggiunto – sono convinto che nessuna strada vada tralasciata nel ricercare nuove e migliori cure per i malati, veneti e non, afflitti da patologie gravi ed invalidanti come, nel caso di oggi, i danni del pancreas legati al diabete ed il Parkinson. Siamo quindi grati agli organizzatori di questo incontro ai massimi livelli mondiali per aver scelto il Veneto e Venezia per il loro vertice e chiediamo loro di mantenere un rapporto di collaborazione costante, a cominciare dallo scambio di informazioni sull’evolversi delle ricerche”. Chapman, Bretzel e Pierson hanno illustrato i risultati sinora ottenuti, dei quali si discute nel Congresso di Venezia. Per quanto riguarda il pancreas, la sperimentazione di xenotrapianto di insule pancreatiche “sta facendo – hanno detto – grossi progressi soprattutto nella gestione delle insule trapiantate, il che fa sperare di non essere lontani dal momento dell’applicazione clinica”. Nei casi più gravi di diabete, infatti, la cura con iniezioni di insulina a volte non riesce a compensare la malattia, ed il trapianto di pancreas, in toto o di insule pancreatiche (alcune parti) può rappresentare la soluzione per i danni che il diabete provoca a quest’organo. Il gruppo di ricerca padovano del Professor Ancona, sostenuto dal Corit, è invece responsabile del progetto europeo “Xenome”, che coinvolge 12 paesi europei. In questo ambito il gruppo ha sviluppato l’unico modello esistente al mondo di trattamento del morbo di Parkinson nella scimmia con l’impiego di cellule neuronali di maiale ingegnerizzato. I dati presentati per la prima volta proprio nel Congresso di Venezia dimostrano in maniera inequivocabile un recupero significativo della capacità motoria (dal 30 al 60%) di tutte le scimmie parkinsoniane trapiantate con cellule neuronali di maiale. Sul fronte dei trapianti, il Veneto è Regione leader in Italia: sono infatti presenti 5 centri di trapianto di rene, di cui uno pediatrico, 2 centri di trapianto di cuore, 2 per il trapianto di fegato, 1 per il trapianto di polmone ed 1 per quello di pancreas. Nel 2008 in Veneto sono stati effettuati un totale di 335 trapianti. Padova è sede di uno dei centri trapianto di pancreas con maggior attività in Italia: dal 1991 sono stati eseguiti 113 trapianti combinati di rene e pancreas e 7 di pancreas isolato per il trattamento delle complicanze del diabete mellito. .  
   
   
DUE ITALIANI SU TRE FAVOREVOLI AI TRAPIANTI  
 
 Milano, 14 ottobre 2009 Presentata ieri a Palazzo Marino l’indagine “I trapianti: un’importante prospettiva di vita” svolta da Elma Research per O. N. Da, l’Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna con il patrocinio dell’Assessorato alla Salute del Comune di Milano. Dai dati emergono forti contraddizioni. Due italiani su tre (il 60%) sono favorevoli alla donazione dei propri organi dopo la morte. Solo l’8% è contrario. Il restante 32%, soprattutto giovani, non ha preso alcuna decisione o ancora non ci ha pensato. Eppure in Italia esistono lunghe liste di pazienti in attesa di ricevere un organo. Il motivo dell’incoerenza risiede principalmente in fattori culturali: la metà degli italiani non ne parla e non sa cosa ne pensano i propri familiari e pochissimi hanno messo per iscritto la propria scelta o l’hanno comunicata al proprio medico curante o all’Asl. Le donne, in particolare, da sempre custodi della salute della famiglia, sono le più restie a dare il consenso per la donazione di un organo di un familiare. Tra loro le più favorevoli sono le lavoratrici (impiegate, manager, libere professioniste), diplomate o laureate e con meno di 40 anni, le contrarie sono spesso casalinghe o pensionate, con un livello di istruzione inferiore e più avanti con l’età. La popolazione vuole però sentire la voce delle istituzioni: nel 70% dei casi attraverso la televisione, seguita dal proprio medico. Una prima importante iniziativa sul fronte dei trapianti è contenuta nel disegno di legge 1041 del 23 settembre 2008 presentato dalla senatrice Laura Bianconi. La proposta prevede che la carta d’identità indichi il consenso della persona a donare i propri organi in caso di morte. “Alla base dei notevoli progressi compiuti negli ultimi anni in Italia in materia di trapianti vi sono un’organizzazione su scala nazionale, interregionale, regionale e locale sempre più efficiente, campagne di sensibilizzazione mirate ed efficaci e un livello di formazione dei medici eccellente”, ha detto l’assessore alla Salute Giampaolo Landi di Chiavenna. “Tuttavia c’è ancora molto da fare e, dal momento che il trapianto di organi costituisce l’ultima terapia possibile quando tutte le altre cure non hanno dato risultati soddisfacenti è importante, alla luce dei dati presentati oggi, proseguire e intensificare le azioni di informazione per superare le paure e le diffidenze che ancora vengono rilevate nei confronti di un atto di vita”. Lo studio, svolto su 629 persone, metà uomini e metà donne, evidenza infatti proprio una carenza di informazione a livello istituzionale. Le istituzioni sanitarie, dal medico di famiglia all’Asl fino al Ministero insieme alle associazioni che si occupano di questo argomento, sono percepite come le ‘grandi assenti’. Con conseguenze immaginabili, prima fra tutte un numero di donazioni insufficienti rispetto alle richieste di trapianto. “Questa ricerca – afferma Francesca Merzagora, Presidente di O. N. Da – dimostra come gli italiani non abbiano gli strumenti necessari per passare dalla teoria ai fatti. Hanno le idee chiare e sono favorevoli al trapianto riconoscendolo come importante prospettiva di vita, ma non ne conoscono le regole. In particolare le donne sono le più restie proprio perché nel momento della scelta drammatica vengono assalite dalle incertezze. Più informazione, invece, aiuta a parlarne e a scegliere prima, colma questa lacuna e dirime i dubbi”. “In Italia – spiega Mario Scalamogna, responsabile del Centro di Immunologia dei Trapianti di organi e tessuti del Policlinico – come in molti Paesi del mondo, il numero di trapianti eseguiti non è sufficiente a soddisfare la richiesta e molti pazienti che ne hanno bisogno ne restano privi. Grazie a numerose iniziative intraprese a sostegno dell’informazione sulla donazione d’organi, nel 2009 la Regione Lombardia ha tuttavia registrato un rilevante aumento di attività. Il successo dei trapianti e la qualità dell’assistenza ai pazienti che ne hanno necessità fa aumentare costantemente la lista d’attesa e rende necessario aumentare il recupero degli organi attraverso una migliore identificazione dei potenziali donatori”. “La mia esperienza – spiega Consuelo Massazza, che ha subito un trapianto di rene – è fatta di lunghi anni di dialisi prima di eseguire l’intervento. Si parte con l’inserimento nella lista d’attesa, che avviene solo quando è conclamato che la vita dipende dall’attaccamento a una macchina, per poi aspettare un minimo di due, tre anni prima di essere sottoposti al trapianto. Nel mio caso sono entrata in lista d’attesa nel luglio 2003 e ho eseguito il trapianto nel luglio 2007, dopo quattro anni di attesa e una restrizione della qualità della vita notevole. Serve maggiore informazione, soprattutto su come scegliere preventivamente di donare un organo. Tanti vorrebbero farlo, ma non sanno come”. .  
   
   
OSTEOPOROSI, ALLARME SIOMMMS PER LA GIORNATA MONDIALE IN ITALIA I MALATI SONO GIÀ 8 MILIONI. SENZA PREVENZIONE, TRA MENO DI MEZZO SECOLO I MILIONI SARANNO 24. ECCO LE INDICAZIONI DELLA SOCIETÀ SCIENTIFICA DELLE MALATTIE DELLO SCHELETRO  
 
Milano, 14 ottobre 2009 - Come in tutti i Paesi avanzati, anche in Italia l’invecchiamento della popolazione coincide con un aumento esponenziale delle malattie degenerative, patologie delle ossa comprese. La Giornata Internazionale dell’Osteoporosi, che il prossimo 20 ottobre si celebra anche nel nostro Paese su indicazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, acquista dunque, di anno in anno, crescente significato. Occorre infatti considerare che gli italiani ammalati, coscienti o meno di esserlo, sono già 8 milioni (per due terzi donne) e che aumenteranno fino a 24 entro il 2050. Il peso che queste patologie, osteoporosi in particolare, rappresentano per il sistema sanitario, minaccia perciò di essere, alla lunga, insostenibile, al di là dell’universo di sofferenze umane ed economiche che gravano sui pazienti e sulle loro famiglie. In vista della Giornata Internazionale dell’Osteoporosi, la società scientifica Siommms lancia dunque un nuovo allarme all’indirizzo del mondo della politica e delle istituzioni. Della Siommms (Società Italiana dell’Osteoporosi, del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro, www. Siommms. It) fanno parte, come noto, i vari specialisti di patologie delle ossa (endocrinologi, reumatologi, geriatri, ecc. ), che dal 18 al 21 novembre si riuniranno a Torino per il 9° congresso nazionale, secondo un programma di lavoro che indica nell’intensificazione della ricerca e nella prevenzione le sole possibili soluzioni. “Ogni anno”, spiega il Presidente, il reumatologo genovese Gerolamo Bianchi, “in Italia abbiamo oltre 80 mila fratture del femore, che solo di ospedale costano circa 800 milioni di euro. Costi che su scala Ue salgono a 4 miliardi. Le statistiche italiane parlano inoltre di 100 mila fratture vertebrali, che in realtà sono appena il 40% dei casi, perché molti sottovalutano mal di schiena anche molto dolorosi, non sospettando che si tratti di fratture”. Stando così le cose, aggiunge il professor Bianchi, è difficile immaginare di poter curare farmacologicamente il grande numero di malati che si prospetta: “La ricerca farmaceutica e clinica ha fatto passi da gigante, terapie e tecniche sono in grado di ottenere risultati impensabili solo pochi anni fa. Ricostruire il tessuto osseo perduto oggi si può. Ma questi farmaci sono costosi ed è impossibile usarli su larga scala. Da qui il valore strategico della prevenzione”. Negli ultimi mesi la Siommms ha varato una serie di importanti iniziative. Osteo Clinical Record, ad esempio, è una cartella clinica informatica standard per le patologie delle ossa, destinata a dar vita al primo Registro nazionale del settore. E’ stato poi lanciato Seisbo, uno studio epidemiologico sulla osteonecrosi della mandibola associata all’uso dei bisfosfonati nella cura dell’osteoporosi. E in proposito, inoltre, Siommms ha formalizzato con Andi (l’associazione nazionale dei dentisti) un accordo sulle modalità di prevenzione di questa patologia. “Tutto queste iniziative”, spiega il presidente Bianchi, “concorrono a creare una rete di conoscenze e di attività che ci aiutano a potenziare le capacità di intervento del sistema sanitario. Le istituzioni e il mondo della politica devono però impegnarsi maggiormente sia nel finanziare la ricerca, sia attraverso campagne di informazione rivolte alla popolazione. La prevenzione si fa infatti educando le persone ad assumere stili di vita adeguati: sana alimentazione, vita all’aria aperta, attività fisica, rifiuto di fumo e alcool, sono tutte abitudini che concorrono a tener lontana l’osteoporosi. Sarebbe opportuno che gli italiani ne fossero costantemente informati. Magari fin dai banchi della scuola”. .  
   
   
STA BENE E STA PER ESSERE DIMESSA LA GIOVANE DONNA TRAPIANTATA DI FEGATO CHE ERA RISULTATA POSITIVA, COME LA DONATRICE, AL VIRUS WEST NILE  
 
 Bologna, 14 Ottobre 2009 – Sarà dimessa la giovane paziente trapiantata di fegato il primo settembre scorso presso il Centro trapianti dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Bologna diretto dal professor Antonio Daniele Pinna. La paziente era risultata positiva al virus West Nile dopo un trapianto effettuato in emergenza, per la criticità delle condizioni della malata, grazie alla donazione dell’organo di una donna, non residente in Emilia-romagna ma deceduta in una Terapia intensiva regionale. Il Servizio di Sanità Pubblica dell’Assessorato regionale coordina, fin dal 2008, una sorveglianza entomologica e veterinaria, identificando in tempo reale ceppi di virus West Nile (Wnv) nelle zanzare, insetti responsabili della trasmissione dell’infezione. Dalla fine di luglio è poi in atto in Emilia–romagna uno specifico monitoraggio dei donatori di organi in merito all’eventuale positività per l’infezione da West Nile Virus. L’esecuzione degli esami per diagnosticare il Wnv nel sangue dei donatori è iniziata il 28 luglio scorso nelle province di Ferrara, Rovigo e Mantova ed è stata poi estesa ad altre aree regionali e nazionali, parallelamente alla progressiva identificazione delle zone a rischio. Nella provincia dove è stato donato il fegato in questione il monitoraggio dei donatori è iniziato il 3 settembre, 48 ore dopo il trapianto. Ciò nonostante allo scopo di avere la massima tutela della paziente trapiantata, si è deciso, in via precauzionale, di eseguire ugualmente il test sul sangue della donatrice conservato presso la banca regionale dei donatori di organi. L’esame sul sangue della donatrice ha dato esito positivo, così come il test eseguito sulla ricevente, dimostrando l’avvenuta trasmissione dell’infezione. Esiti confermati dai test eseguiti presso l’Istituto Spallanzani di Roma. La letteratura medica internazionale riporta ad oggi la trasmissione di malattia da Wnv da 2 donatori ad 8 riceventi; in 5 di questi si è manifestata la malattia con gravi sintomi neurologici (coma, paralisi). Nel caso della paziente trapiantata a Bologna, la tempestività della diagnosi ha permesso all’equipe trapiantologica di attuare una strategia terapeutica immediata. La paziente trapiantata non ha così presentato i sintomi della malattia da Wnv e i controlli sulla presenza del virus nel suo sangue hanno evidenziato la progressiva riduzione della carica virale e il contemporaneo sviluppo di propri anticorpi contro il virus. Il trapianto di fegato ha avuto un decorso favorevole, con completa ripresa funzionale dell’organo, e rapido recupero dello stato di salute della giovane paziente. Nell’esprimere l’augurio di una completa guarigione alla paziente, l’assessore regionale alle politiche per la salute Giovanni Bissoni ha rilevato che l’esito favorevole di questa rara e temibile complicanza dei trapianti d’organo è il risultato ottenuto dall’altissima qualità professionale e dall’efficiente rete di servizi e collaborazioni che caratterizzano la rete regionale dei trapianti e delle donazioni. . .  
   
   
IN REGIONE VENETO LETTERE LAVORATORI ULLSS 18 E 19 CARENZE DI ORGANICO PRIORITA’ OGGETTIVA  
 
 Venezia, 14 ottobre 2009 - “Il personale è un elemento insostituibile per il buon funzionamento della macchina sanitaria veneta. Ne sono talmente convinto che una delle prime battaglie che ho portato avanti sin dal mio insediamento, sulla quale qualche seppur parziale risultato è stato raggiunto, è proprio quella riguardante la carenza di medici e di infermieri nei nostri ospedali, fatto che determina un sovraccarico di lavoro per chi vi opera, con conseguenze umane ed organizzative non indifferenti. Questa mia posizione è diventata in qualche modo patrimonio anche delle altre Regioni italiane proprio in queste settimane, nelle quali stiamo discutendo a Roma del nuovo Patto per la Salute”. Lo ha detto ieri l’Assessore alla Sanità della Regione del Veneto, incontrando i rappresentanti della Cgil Funzione Pubblica del Veneto e della provincia di Rovigo, che gli hanno consegnato una lettera nella quale circa 1. 200 dipendenti delle Ullss 18 di Rovigo e 19 di Adria fanno presente la situazione di difficoltà in cui si trovano ad operare e chiedono uno sforzo per affrontare le carenze di personale che stanno determinando numerose tensioni. Sandri ha riferito di aver avanzato una proposta, di fatto accolta da molte altre Regioni, per la creazione di una sorta di ‘trattamento premiale’ per le Regioni virtuose nel prossimo Patto per la Salute: “chi si è dato da fare per rimettere a posto i proprio conti e chi, come il Veneto, è riuscito a mantenerli tali – ha detto – deve poter ottenere dei vantaggi: per quanto riguarda il Veneto ho messo al primo posto la possibilità di rendere più elastico il Patto di Stabilità nazionale consentendoci di assumere il personale che manca (1000 medici e 2000 infermieri), oltre alla priorità nell’assegnazione dei fondi nazionali per l’edilizia ospedaliera”. “Della questione del personale – ha aggiunto Sandri – ho parlato nei mesi scorsi anche con il Ministro Brunetta e sono fiducioso che su questo fronte presto si possano avere degli sviluppi”. Altro argomento affrontato, quello della situazione degli Operatori Socio Sanitari Specializzati. “So che ancora non è così – ha detto Sandri – ma ritengo giusto individuare delle misure che diano una prospettiva a persone la cui formazione aggiuntiva va riconosciuta. In questo senso ho dato incarico agli uffici tecnici di presentarmi delle ipotesi concrete che costituiscano un chiaro segnale da parte della Regione”. .  
   
   
SI TERRÀ A FIRENZE IL SECONDO SEMINARIO RIVOLTO AI PAZIENTI AFFETTI DA MIELOMA MULTIPLO ORGANIZZATO DALL´ASSOCIAZIONE SCHIRINZI A. MARIO E LA INTERNATIONAL MYELOMA FOUNDATION  
 
Firenze, 14 ottobre 2009 - Il secondo seminario rivolto ai pazienti affetti da mieloma multiplo e ai loro familiari, ed organizzato dall´Associazione Schirinzi A. Mario e la International Myeloma Foundation, si terrà il prossimo 21 ottobre a Firenze. Sede del seminario è Villa "La Pietra" situata sulla Via Bolognese. Il mieloma è un tumore delle plasmacellule del midollo osseo. Mieloma è sinonimo di Mieloma Multiplo e di Mieloma Plasmacellulare. Le cause che possono provocare l´insorgenza del mieloma sono ad oggi sconosciute sebbene esistano deboli correlazioni fra fattori ambientali e l´insorgenza della malattia. Il seminario è rivolto a coloro che vogliono approfondire la conoscenza di questa patologia che da alcuni anni ha visto un aumento di casi in tutto il mondo. La Dott. Ssa Chiara Nozzoli del Reparto di Ematologia dell´Ospedale Careggi di Firenze insieme al Dr. Brian Durie del Cedars Sinai Hospital Outpatient Cancer Center di Los Angeles saranno i relatori del seminario durante il quale i partecipanti potranno rivolgere le loro domande e avere risposte concrete e precise sul mieloma multiplo. Il Dr. Brian Durie è il creatore insieme al Dr. Salmon del noto Durie-salmon Staging System un metodo di stadiazione preciso e obiettivo per valutare lo stato di avanzamento del mieloma multiplo. Da questa formula originale ed utilizzata per oltre venticinque anni è nata la International Staging System, un nuovo sistema di valutazione del mieloma che verrà utilizzato a livello mondiale per diagnosticare in maniera esatta il progresso della patologia. Questo il programma della giornata: Ore 15:00 Apertura Seminario Susie Novis, Presidente International Myeloma Foundation e Vittorio Schirinzi Presidente Associazione Schirinzi A. Mario; Ore 15:15 “Che cosa è il mieloma multiplo” Dr. Brian Durie, Cedars Sinai Hospital, Los Angeles; Ore 15:45 “Attività Mieloma Multiplo nell’Area Fiorentina e Novità nella terapia del Mieloma Multiplo” Dott. Ssa Chiara Nozzoli, Reparto di Ematologia Ospedale Careggi, Firenze; Ore 16:15 La parola ai pazienti: domande ai relatori 1° parte; 16:45 Coffee Break; Ore 17:15 La parola ai pazienti: domande ai relatori 2° parte; Ore 18:00 Chiusura seminario. Greg Brozeit, International Myeloma Foundation e Vittorio Schirinzi, Associazione Schirinzi A. Mario La partecipazione al seminario è totalmente gratuita. E´ necessario, tuttavia, confermare la propria adesione scrivendo a mielomahelp@gmail. Com o telefonando al 335-6184376. Per ulteriori informazioni: http://mielomahelp. Blogspot. Com .  
   
   
ASL DI VITERBO ENTRA NEL RECUP REGIONALE AUMENTA L´OFFERTA DI PRESTAZIONI SPECIALISTICHE: PER I CITTADINI CALL CENTER UNICO E SPORTELLI DI FRONT OFFICE.  
 
Roma, 14 ottobre 2009 - La Asl di Viterbo dal 12 ottobre, è entrata nel sistema Recup (Centro unico di prenotazione regionale), sia dal punto di vista tecnico, con l´accesso alle piattaforme tecnologiche e informatiche che lo regolano, sia per quanto riguarda il livello operativo, con l´ingresso nel sistema delle agende specialistiche, tramite il call center unico e gli sportelli di front office. L´operazione si è concretizzata in virtù del lavoro sviluppato dai professionisti di Lait spa, azienda di innovazione tecnologica della Regione Lazio, in collaborazione con il personale e i dirigenti dell´Azienda sanitaria. La gestione del servizio di prenotazioni di visite mediche specialistiche, tramite il Cup aziendale, era stata curata, finora, a Viterbo e provincia, autonomamente dalla Asl: un caso unico, nel panorama sanitario regionale pubblico. Da ieri, invece, anche l´Azienda sanitaria viterbese fa parte del sistema di prenotazione, con indubbi vantaggi in termini di ampliamento dell´offerta sanitaria specialistica, e di allineamento del servizio e delle tecnologie agli standard generali. "L´operazione che abbiamo attuato, d´intesa con la Asl di Viterbo, risponde agli indirizzi strategici della Regione Lazio, che puntano al potenziamento dei servizi sanitari territoriali. Grazie all´ingresso dell´Azienda nel sistema Recup aumenta l´offerta di prestazioni specialistiche, a vantaggio del cittadini e degli operatori del settore" ha sottolineato il presidente di Lait spa, Regino Brachetti. .  
   
   
RICONVERSIONE DELLA RETE OSPEDALIERA REGIONALE ABRUZZESE  
 
Pescara, 14 ottobre 2009 - "Credo che questa forma di protesta sia una manifestazione politica e strumentale, e non fondata su obiettivi principi tecnico-sanitari". Risponde chiaro e deciso, l´assessore alla Sanità, Lanfranco Venturoni, ai reclami degli ortonesi contro una ipotetica chiusura del presidio ospedaliero. "Intanto - chiarisce - non si parla di chiusura - e al momento non ci sono le condizioni per modificare alcunchè. L´ospedale di Ortona subirà un rimodellamento, ma sulla base di un progetto di riorganizzazione sanitaria , di cui evidentemente non si vogliono comprendere le ragioni". In conferenza stampa, l´Assessore ha più volte ribadito l´infondatezza della protesta, soffermandosi sulla spiegazione delle motivazioni che giustificano il Progetto riorganizzativo della rete ospedaliera abruzzese. "Attualmente vengono chiamati ed utilizzati - spiega l´Assessore - come ospedali (cioè strutture di ricovero per malati acuti) anche quelle strutture che ospedali non sono, perchè, ad esempio, sarebbero destinate al ricovero di malati cronici. Questo utilizzo improprio, non solo non è economico, ma riduce il livello di efficienza del servizio offerto agli utenti, anche perchè la cura delle patologie cambia nel tempo. Solo un esempio, per far conprendere meglio il concetto: anni fa occorreva il ricovero di una settimana per l´intervento di cataratta, oggi non è nenache più praticato in day ospital ma in ambulatorio. Per questo ragione - ribadisce Venturoni - stiamo lavorando ad un´opera di riconversione, localizzando le patologie acute negli ospedali, e "delocalizzando" le patologie croniche in strutture distrettuali ad hoc. Solo in questo modo si utilizzerà ciascuna struttura in base alla propria specificità, e si distribuiranno appropriatamente i ricoverati". Tornando al caso Ortona, dunque, "è vero che trattasi di un ospedale per acuti a rischio - riprende - ma non ora, perchè l´ospedale di Lanciano non è in grado di assorbire alcun reparto. Quando si creeranno le giuste condizioni si vedrà, in base alle specifiche esigenze, come riconvertire la struttura ortonese. Credo che alla città di Ortona, e al Sindaco - ha concluso l´Assessore - non competa occuparsi di quali reparti debbano o no restare attivi, ma piuttosto che il proprio ospedale o distretto funzioni a perfezione". .  
   
   
GIORNATA INFORMATIVA SULLE DIPENDENZE E GLI STILI DI VITA NELLE SOCIETÀ EUROPEE CONTEMPORANEE  
 
Bruxelles, 14 ottobre 2009 - La Commissione europea organizza una giornata informativa intitolata "Addictions and lifestyles in contemporary European societies", che si terrà il 27 ottobre a Bruxelles, in Belgio. "Dipendenze e stili di vita nelle società europee contemporanee" è una delle sfide sociali affrontate dal programma di lavoro 2010 del tema "Scienze socioeconomiche e scienze umane" del Settimo programma quadro (7° Pq). Essa richiede una varietà di approcci scientifici diversi e una forte interdisciplinarità. La giornata informativa è rivolta a tutte le università e centri di ricerca interessati, al fine di discutere i temi in questione e fornire informazioni su come gestire un progetto di ricerca con un contributo comunitario di almeno 6,5 milioni di euro. Ftp://ftp. Cordis. Europa. Eu/pub/fp7/ssh/docs/infoday_addictions_en. Pdf .  
   
   
BASILICATA INFLUENZA A H1N1, ANISAP: PARTE CAMPAGNA VACCINAZIONE  
 
Potenza, 14 ottobre 2009 - Con la consegna di ieri, in Basilicata, delle prime 5mila dosi del vaccino per l´influenza A H1n1 è partita anche nella nostra regione la campagna di vaccinazione. Il 21 ottobre verranno inviati altri 5mia flaconi alle strutture lucane. Le dosi rappresentano, tuttavia, solo una piccola quota rispetto alla richiesta di 80mila vaccini, necessari per tutelare i soggetti classificati “piu´ a rischio”. Secondo l’Istituto superiore di sanità ai primi di ottobre sarebbero una trentina i casi accertati in Basilicata (persone tutte guarite). Per l’Anisap Basilicata (Associazione Nazionale Istituzioni Sanitarie Ambulatoriali Private), associazione maggiormente rappresentativa a livello nazionale e locale, oltre che accreditata presso il Ministero della Salute, in attesa della vaccinazione, l’influenza A H1n1 si puo´ contrastare con semplici accorgimenti. Per questa ragione è sufficiente tenere conto di accorgimenti e procedure di igiene da seguire per ridurre il rischio di contrarre o trasmettere l´influenza. Si tratta dunque di semplici accorgimenti perche´ la migliore difesa dall´influenza sono le persone stesse: lavarsi accuratamente le mani, gettare i rifiuti, coprirsi la bocca e le vie respiratorie, evitare contatti con individui malati possono ridurre il rischio di contagio. L’anisap, nelle settimane scorse, ha espresso piena disponibilità, mettendo a disposizione tutte le strutture di sanità privata associate in Basilicata, per affiancare il Dipartimento Salute della Regione, le Aziende sanitarie di Potenza e Matera, istituzioni scolastiche, nell’attuazione del Piano operativo regionale messo a punto dallo stesso Dipartimento Salute, attraverso una campagna di informazione sul virus Ah1n1. Il “picco” di maggiore diffusione, secondo gli esperti, è previsto tra novembre 2009 e febbraio 2010 e pertanto la situazione richiede tempi rapidi di profilassi e piani di controlli attraverso l’intensificazione del sistema di sorveglianza, con esami di laboratorio per la conferma della presenza del virus Ah1n1 per monitorare casi di trasmissione locale ed eventuali cambiamenti nel genoma virale. La diagnosi di contagio infatti non è necessaria per prendere decisioni sul piano clinico poiché la malattia deve essere trattata come una normale influenza. Si conferma, in sostanza, che questa influenza si presenta con un quadro clinico molto leggero, ancora più blando dell’influenza stagionale, nella maggior parte dei casi con modesta febbre che si risolve nel giro di pochi giorni. Di qui – conclude la nota dell’Anisap – la totale disponibilità a collaborare con il sistema regionale di monitoraggio ed intervento regionale in tutte le fasi, dall’informazione, agli esami di laboratorio, alla somministrazione del vaccino, all’impiego di personale medico ed infermieristico delle strutture associate, da sempre impegnate alla tutela della salute dei cittadini. .  
   
   
IN EMILIA ROMAGNA ARRIVATI 32.300 VACCINI CONTRO L´INFLUENZA A H1N1. INIZIA LA CAMPAGNA DI VACCINAZIONE. SI PARTE CON OPERATORI SANITARI E SOCIO-SANITARI.  
 
 Bologna, 14 ottobre 2009 - E’ arrivata ieri mattina a Bologna la prima tranche di vaccini contro l’influenza A H1n1. Si tratta di 32. 300 dosi che, già da oggi, saranno distribuite alle Aziende sanitarie dell’Emilia-romagna. Potrà così iniziare, già da giovedì 15 ottobre, la campagna di vaccinazione contro questa influenza, secondo le indicazioni e le priorità stabilite dal Ministero della salute. Il vaccino contro l’influenza A H1n1 è stato autorizzato dalla Commissione Europea il 29 settembre scorso, dopo il parere tecnico positivo dell’Emea (Ente europeo del farmaco), rilasciato sulla base degli studi eseguiti riguardo ad efficacia e sicurezza. In Italia l’autorizzazione all’immissione in commercio del vaccino è stata autorizzata dall’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) il 7 ottobre scorso. L’intera partita di vaccini contro influenza A H1n1, 610. 000 dosi, prevista per l’Emilia-romagna, sarà consegnata in tempi diversi; il completamento delle consegne è previsto entro la prima settimana di dicembre. I gruppi di persone a cui rivolgere l’offerta di vaccinazione gratuita e le priorità di vaccinazione sono state definite dal Ministero della salute. Si inizia, a partire da giovedì prossimo, con gli operatori sanitari e socio-sanitari (in Emilia-romagna sono circa 110. 000), a cui viene proposta la vaccinazione per evitare che i servizi assistenziali possano andare in crisi a causa delle assenze in caso di malattia, per ridurre la circolazione del virus e per ridurre la probabilità che siano gli stessi operatori fonte di contagio per i pazienti, soprattutto per i più vulnerabili. A questi operatori la vaccinazione sarà effettuata dai Servizi preposti direttamente nei luoghi di lavoro. A seguire, man mano che arriveranno le dosi di vaccino, la vaccinazione sarà proposta ad addetti a servizi di pubblica utilità (come personale di servizi pubblici, vigili del fuoco, personale della scuola, personale dei trasporti, donatori di sangue) per evitare di mettere in crisi servizi essenziali alla collettività. La vaccinazione sarà effettuata o all’interno dei luoghi di lavoro o presso i Servizi vaccinali delle Aziende Usl a seconda degli accordi che saranno stipulati con le Aziende e gli Enti datori di lavoro. La vaccinazione contro l’influenza A H1n1 sarà poi proposta alle persone dai 6 mesi ai 65 anni con patologie croniche o disturbi del sistema immunitario, a rischio quindi di sviluppare complicanze in caso di contagio; alle donne nel 2° e 3° trimestre di gravidanza, a cui è consigliata la vaccinazione in quanto diversi studi clinici hanno dimostrato una maggiore probabilità di complicanze in caso di malattia. Sarà proposta anche ai seguenti gruppi di persone, in quanto con più probabilità di contrarre l’infezione o a maggior rischio di complicanze: minori ospitati in strutture residenziali; bimbi che frequentano l’asilo nido; mamme di bimbi di età inferiore a 6 mesi; bimbi nati gravemente pretermine di età compresa tra i 6 e i 24 mesi. A tutti questi, l’invito alla vaccinazione sarà fatto dalle Aziende Usl di residenza, con chiamata attiva. Per tutti i gruppi citati, la vaccinazione contro l’influenza da virus A H1n1 sarà contestuale alla vaccinazione antinfluenzale stagionale: ad essi viene infatti anche offerta la vaccinazione antinfluenzale stagionale, in quanto il Ministero della salute ha indicato la possibilità di co-somministrazione dei due vaccini. Successivamente verranno interessate dal programma di vaccinazione contro l’influenza A H1n1 tutte le persone di età compresa fra i sei mesi e i ventisette anni, in Emilia-romagna circa un milione di persone. La vaccinazione contro l’influenza A H1n1 coinvolgerà quindi complessivamente 1. 600. 000 persone. Per le persone con più di 65 anni è già in corso, dai primi di ottobre, l’offerta di vaccinazione contro l’influenza stagionale, effettuata dai medici di famiglia. Non sono coinvolte dall’offerta del vaccino contro l’influenza A H1n1 poiché, in tutti i Paesi dove si sono sviluppate epidemie da A H1n1, le persone anziane sono risultate poco colpite da questo virus, molto probabilmente perché hanno “una memoria immunitaria” rispetto a virus analoghi, anche se non identici, circolati in epidemie verificatesi nella prima metà del secolo scorso. Al via una campagna di comunicazione L’influenza A H1n1 e l’influenza stagionale sono influenze normali. Si presentano con sintomatologia clinica lieve. Possono provocare complicazioni e peggioramento di patologie croniche preesistenti. Anche le modalità di trasmissione sono le stesse: per via aerea attraverso gocce di saliva provocate da starnuti o colpi di tosse di persone ammalate; per contatto con materiale infetto (ad esempio fazzolettini usati) o con superfici contaminate da secrezioni respiratorie; per contatti stretti con persone ammalate (baci, abbracci…). A giorni, per informare correttamente tutti i cittadini sulla influenza A H1n1e sull’influenza stagionale partirà una campagna di comunicazione con opuscoli e locandine diffuse nelle sedi dei Servizi delle Aziende sanitarie, negli studi dei medici e pediatri di famiglia, nelle farmacie, negli Uffici relazioni con il pubblico di Aziende Usl e di Enti pubblici, e in altri luoghi di grande afflusso di pubblico. Per avere informazioni, è possibile anche telefonare al numero verde gratuito del Servizio sanitario regionale 800 033 033 (attivo tutti i giorni dalle ore 8,30 alle ore 17,30 e il sabato dalle ore 8,30 alle ore 13,30). .  
   
   
CHRISTIANE BEER ORTZEIT MILANO, 15 OTTOBRE-21 NOVEMBRE 2009  
 
Milano, 14 ottobre 2009. La galleria “Fabbri Contemporary Art” nasce dalla grande passione per l’arte contemporanea da sempre coltivata dalla sua giovane titolare, Renata Fabbri. Una passione ereditata dalla famiglia, soprattutto dal padre Andrea (noto collezionista e mercante d’arte), e che si accompagna al desiderio di studiare a fondo il profilo identitario dell’arte contemporanea e di farne conoscere le molteplici espressioni ad un pubblico più vasto. L’interesse della galleria si orienta in particolar modo verso la dimensione aniconica dell’arte, verso l’astrattismo e il minimalismo in tutte le loro varietà e sfumature, senza però escludere altre forme espressive più vicine alla figurazione. Renata Fabbri ha intenzione di valorizzare particolarmente, nell’ambito della sua attività, anche il significato del rapporto tra l’arte contemporanea intesa come ricerca linguistica e sperimentazione a oltranza, e il linguaggio di quella che può dirsi ormai “tradizione” pittorica, sia pure una “tradizione del nuovo”. In altre parole: porre in relazione in modo stimolante e vitale, la storia del Xx secolo, come insieme di idee e di atti creativi sedimentati nel tempo, e il presente dell’arte, la sua attualità più immediata, i suoi vari modi di essere “attuale”. Una ricerca della “modernità” e della sua essenza attraverso il lavoro di diverse generazioni di artisti, tutti a loro modo intenti a cercare di comprendere ed esprimere la complessità di ciò che potrebbe forse ancora chiamarsi “bellezza”, magari attraverso stili inediti, inattesi e sorprendenti. L’attività della galleria si esplicherà nell’organizzazione di mostre nei propri spazi, ma anche in spazi pubblici e nella partecipazione a importanti manifestazioni di arte contemporanea. Un particolare impegno sarà profuso anche nella realizzazione di eventi culturali di vario genere, volti a promuovere la comprensione e l’apprezzamento dell’arte presso il pubblico. Christiane Beer – Ortzeit - La giovane scultrice tedesca presenterà presso la Fabbri Contemporary Art, in occasione della sua personale, una dozzina di grandi sculture, alcune delle quali appositamente realizzate per questa mostra, e una serie di opere su carta eseguite a matita, pigmento bianco e polvere di marmo. Il titolo della mostra, “Ortzeit”, è una parola che non esiste, una parola inventata, ma che è frutto della fusione delle due parole in lingua tedesca :“Ort” , “luogo”, e “Zeit”, “tempo”. “Ort” è il luogo come orizzonte e orizzontalità assoluta, luogo del corpo che riposa sulla terra, che a lei come mater materia è fisicamente, irresistibilmente legato. “Zeit” è il tempo come verticalità, proiezione verso un altrove, elevazione metafisica verso la conoscenza e la spiritualità . Come l’artista stessa ci dice, “da una parte l’attrazione per l’idea, l’astrazione, la verità, il nulla, la struttura e dall’altra l’esperienza diretta, la soggettività, fisicità, sensualità…”. E proprio in queste due fondamentali direzioni - orizzontalità assoluta e verticalità assoluta – si sviluppa con forza la scultura - essenziale, più ancora che minimale - in cemento o in ceramica sitetica, da parete o da terra, di Christiane Beer. E’una peripezia attorno al peso e alla leggerezza della materia, che fa approdare all’affascinante paradosso di una scultura capace di affermare la sua forza con un sottile e accanito procedimento di sottrazione, riduzione, variazione, in un intenso dialogo con l’architettura e con la musica. Si avverte qui la consapevolezza che lo spazio è uno di quei fenomeni-concetti originari capaci di provocare nell’uomo, come afferma Goethe, una profonda inquietudine: lo spazio è ciò che cattura totalmente. L’universo cromatico di Christiane Beer è frutto di un’austera limitazione che è insieme possibilità di inedite, intense emozioni coloristiche: la luce assoluta del bianco, come pienezza del vuoto, come purezza, solitudine, silenzio; e poi il grigio, secondo Baudelaire somma di tutti i colori, dunque colore della natura nella sua globalità, secondo Paul Klee “punto cruciale tra divenire e svanire“: ambivalenza, confine, molteplice appartenenza, differenza non riducibile ad una totalità dialetticamente placata, ma anche possibilità originaria della forma, dell’armonia e dell’ordine. Le opere della scultrice tedesca sono strutture ambientali e percorsi di luce, luce come vibrazione ottica e come luogo simbolico, luogo del pensiero e delle idee. Coinvolgono la materia come idea di spazio, il luogo come progetto, il progetto come tempo. Ci aiutano a ricordare quanto scrive Heidegger: “Dovremmo imparare a riconoscere che le cose stesse sono i luoghi, e non solo appartengono a un luogo”. Grazie a queste sculture che sono luoghi, e non appartengono a nessun luogo, lo spazio custodisce l’utopia dello sguardo e consente al possibile e al nascosto di sopravvivere. Nota biografica - Christiane Beer è nata a Plauen, in Sassonia, nel 1965. Ha studiato scultura con Giuseppe Spagnulo alla Staatlichen Akademie der Bildenen Künste di Stoccarda, dove si è diplomata nel 1986. Nel 1993, vinta una borsa di studio del Ministero della Cultura del Baden-württemberg, si è trasferita a Milano dove ha vissuto fino al 1994. Nel 1999 ha vinto una seconda borsa di studio dello stesso Ministero, e nel 2002 una borsa di studio del Ministero della Cultura della Baviera. Tra le principali esposizioni personali recenti, da ricordare quelle alla Galleria Sophien-edition, Berlino, alla Galleria Mitten, Wasserburg, alla Galleria Gedok-galerie, Stoccarda , alla Galleria Grossetti Arte Contemporanea, Milano, alla Galleria Artesilva, Seregno (Mi). Attualmente vive e lavora tra Monaco di Baviera , Milano e la provincia di Cuneo. Di recente il suo lavoro è entrato a far parte della prestigiosa collezione Panza . .