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Notiziario Marketpress di Mercoledì 18 Dicembre 2013
GAS DA AZERBAIJAN: LA COMMISSIONE ACCOGLIE CON FAVORE LA DECISIONE FINALE DI INVESTIMENTO PER ESTRARRE GAS PER L´EUROPA  
 
Bruxelles, 18 dicembre, 2013 - La Commissione europea ha accolto con favore la decisione di investimento finale di ieri (Fid) per l´estrazione di gas dal giacimento di Shah Deniz Ii in Azerbaijan. Con questa decisione a lungo attesa, si conferma che l´Europa otterrà 10 miliardi di Cubics metri (miliardi di metri cubi) all´anno a partire dalla fine del 2019. Tutte le decisioni prese finora - tra cui scegliere Tap come gasdotto per portare il gas in Europa - era subordinata la decisione finale di investimento. Il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso ha dichiarato: " La decisione odierna della Shah-deniz-ii-consortium è un apriporta strategico per maggiore sicurezza energetica europea Costruire sulla dichiarazione congiunta ho firmato con il presidente Aliyev nel gennaio 2011, questo importante passo darà. L´accesso diretto all´Ue di gas dal bacino del Caspio. Questa è una pietra miliare importante per la diversificazione del nostro approvvigionamento energetico, a beneficio dei consumatori e delle imprese europee ". Il commissario europeo per l´Energia Günther Oettinger ha dichiarato: " La decisione di aprire corridoio meridionale del gas è una vera svolta Attraverso il suo ulteriore allargamento, il corridoio avrà il potenziale per soddisfare fino al 20 per cento del fabbisogno di gas dell´Unione europea a lungo termine.. " Una cerimonia ufficiale della firma si è svolta a Baku oggi alla presenza del Presidente dell´Azerbaigian Ilham Aliyev, il commissario europeo per l´Energia Günther Oettinger e altri. Più di 18 miliardi di euro sarà investito in piattaforme e pozzi sottomarini per estrarre 16 miliardi di metri cubi di gas in profondità d´acqua di 500 metri nel Mar Caspio. A seguito di accordi precedenti, a partire dalla fine del 2019 6 miliardi di metri cubi saranno consegnati alla Turchia, 10 miliardi di metri cubi per l´Europa. La decisione presa oggi è stata decisiva - come tutti gli accordi e gli intenti fatte prima erano subordinata alla Fid. Nel mese di giugno 2013, la Shah-deniz-ii-consorzio, che detiene la licenza per estrarre il gas dal giacimento di gas, aveva scelto il Pipeline Trans-adriatico (Tap) per portare il gas dal confine con la Turchia attraverso la Grecia e l´Albania in Italia . Anche gli accordi di vendita per i 10 miliardi di metri cubi promessi per l´Europa sono stati firmati già nel mese di settembre 2013. Nove società acquisterà il gas in Italia, Grecia e Bulgaria: Axpo Trading Ag, Bulgargaz Ead, Depa Public Gas Corporation of Greece Sa, Enel Trade Spa, E.on globale Commodities Se, Gas Natural Sdg Sa Aprovisionamientos, Gdf Suez Sa, Hera Trading srl, e Shell Energy Europe Limited. La risoluzione di costruire Tap è stato fatto anche quest´anno. Era stato inoltre deciso in precedenza che il gas verrà spedito via aggiornato "South Caucasus Pipeline" attraverso la Georgia e via Tanap, un nuovo 2.000-km-long-gasdotto, attraverso la Turchia fino a quando i suoi confini occidentali. Socar (Azerbaigian) è il principale azionista del gasdotto Tanap. I costi di investimento di costruzione e potenziamento di tutte le tubazioni e lo sviluppo del giacimento a gas si aggirano intorno a 30 miliardi di euro. L´azionista di Tap sono:. Bp, Statoil Socar, Fluxys, Total, E.on e Axpo Una delle principale azionista dello Shah-deniz-ii-consorzio è Bp.  
   
   
ENERGIA: SERRACCHIANI, IN FVG PIÙ PULITA E MENO CARA  
 
Trieste, 18 dicembre 2013 - ´´Il Friuli Venezia Giulia coglie la necessità della pianificazione e della programmazione energetica dando attenzione alle piccole località´´. Lo ha detto ieri a Trieste la presidente della Regione Debora Serracchiani intervenendo al convegno ´´Governance regionale e coinvolgimento degli stakeholder locali´´. Introducendo i lavori, Serracchiani ha ricordato che ´´come nel resto d´Italia anche in Friuli Venezia Giulia il costo dell´energia è circa del 28-30 per cento superiore alla media europea´´ e ´´specialmente in un territorio come il nostro, è importante prevedere un insieme di cluster energetici autonomi ed in grado di affrontare sia il tema della produzione energetica che quello del costo dell´energia e del suo relativo abbattimento´´. ´´Il tema è essenziale ed il convegno di oggi - ha osservato la presidente - ci consente di affrontarlo volgendo l´interesse alla produttività delle nostre imprese, ma anche ai cittadini ed all´aiuto che può derivare da interventi che hanno un impatto positivo sulle bollette energetiche´´. Il convegno, al quale hanno partecipato tecnici illustri come il presidente della Commissione scientifica del Jrc/iet (polo di riferimento scientifico della Commissione europea per l´energia) di Petten (Netherlands) Luigi Debarberis, di Sergio Oliviero, vertice di Energy & Security Research Area del Siti-istituto superiore sui Sistemi Territoriali per l´Innovazione, di Leon Hempel, capo dipartimento Energia Tub dell´Università di Berlino e di Pawel Zamojski del Comitato europeo delle Regioni, ha messo a fuoco le strategie in grado di dare al territorio il valore aggiunto dato dalle rinnovabili, gli approcci rapidi alla promozione di modelli integrati di governance per l´energia sostenibile in zone urbane e rurali, le prospettive di applicazione della ricerca scientifica e di nuove ipotesi di business in campo energetico e la valorizzazione di idee e proposte utili ad accedere ai fondi della Programmazione europea 2014-2020. In particolare Debarberis ha ricordato che la Comunità europea si muove da anni sul piano della competitività e che l´energia è un argomento fondamentale. A causa dell´ approvvigionamento energetico ´´centinaia di milioni di euro l´anno vanno fuori dall´Ue´´ ha detto Debarberis ricordando che l´altro tema è la riduzione delle emissioni di ossido d´azoto sino all´obiettivo ´´quasi zero´´ da raggiungere nel 2050 dopo averle dimezzate entro il 2030. I primi bandi per accedere ai fondi della nuova Programmazione europea sono stati pubblicati la scorsa settimana e per questo comparto sono a disposizione circa 80 miliardi di euro da distribuire sostanzialmente in base a tre grandi pilastri: energia sicura ed efficiente, smart grid, trasporto integrato.  
   
   
ENERGIA FVG: GOVERNANCE REGIONALE ENERGETICA PER UN FVG PIÙ EUROPEO  
 
Trieste, 18 dicembre 2013 - "Un Friuli Venezia Giulia molto più europeo: è a questo che porta l´attuazione sul nostro territorio di Rengov, un progetto comunitario che, oltre ad essere arrivato primo su 146 nella piattaforma della smart city in community, farà parte della Programmazione energetica regionale, ponendo il nostro territorio all´avanguardia in Italia". L´ha detto l´assessore regionale all´Ambiente e all´Energia Sara Vito a chiusura degli interventi che si sono susseguiti nel corso del convegno dedicato a "Governance regionale e coinvolgimento degli stakeholder locali" a Trieste. A parlare, dopo i tecnici che hanno avviato l´incontro e il collegamento in videoconferenza con Bruxelles, sono stati Ilaria Scarso del Comitato delle Regioni, Vittorino Boem, presidente della Iv Commissione consiliare regionale, il consigliere regionale Alessandro Colautti, il sindaco di San Daniele, Paolo Menis e il direttore di Bic Incubatori d´impresa Giorgio Gerometta. Interventi che nel complesso, ha osservato la stessa Vito, hanno evidenziato l´importanza di un Progetto che sta già avendo applicazione in alcuni Paesi della Comunità europea e che il Friuli Venezia Giulia ha sposato perché "porta ad una governance energetica integrata a livello locale tra pubblico e privato". Un modulo per noi ancora allo stato teorico "che sfrutta un sistema nuovo di pensare all´energia come una rete locale (smart grid) dove non si pensa più soltanto alla sua produzione - ha detto l´assessore - ma si ragiona sulla produzione di energia da fonti rinnovabili da mettere in rete con nuove infrastrutture energetiche meno impattanti". "Il Progetto dà inoltre risposta al problema, importantissimo, dello stoccaggio energetico a cui attingere nei momenti di picco di fabbisogno", ha continuato Vito, rilevando che "in questo modo si arriverà non solo ad un abbattimento dei costi, ma anche alla formazione di nuove figure occupazionali". "Alla Regione compete la costruzione della cornice di un quadro in cui ciascuno può trovare il proprio spazio in una sfida che è anche e soprattutto culturale e da oggi dobbiamo impegnarci tutti a capire che questa è un´occasione per creare sviluppo, oltre che la direzione che l´Europa ci indica" ha spiegato Vito, confermando di voler arrivare ad un primo business plan già nella primavere del 2014, per passare quindi alla sperimentazione. Revisione della legge regionale 19/2012, anche nell´ottica "di tradurre questa sinergia in un progetto normativo" ed un rinnovato impegno sul fronte dell´efficientamento energetico sono step necessari al percorso avviato per l´attuazione di un Progetto che parla di sostenibilità ambientale, sociale e d economica. "Oggi dobbiamo lasciarci con l´impegno di portare avanti - ha concluso Vito, rivolgendosi alla platea di pubblici amministratori, tecnici, rappresentanti delle banche, sindaci - un progetto di qualità, su cui puntare soprattutto nell´individuazione delle strategie energetiche che la regione vorrà mettere in campo in futuro, perché, come il resto d´Italia, in questo settore anche noi viviamo il momento di profonda trasformazione che coinvolge tutta l´Europa".  
   
   
VENETO, CONSULTAZIONI PIANO ENERGETICO: APPUNTAMENTO A SEDICO (BL) GIOVEDÌ 19 DICEMBRE  
 
Venezia, 18 dicembre 2013 - Si terrà giovedì prossimo, 19 dicembre, alle ore 16.00, presso Villa De Manzoni ai Patt di Sedico, in provincia di Belluno, l’incontro “Informazione e partecipazione: il percorso per il futuro energetico”, nel corso del quale sarà illustrato e discusso il Piano Energetico Regionale, recentemente adottato dalla Giunta veneta. “Abbiamo aperto la fase di consultazione sul documento che detta le linee di indirizzo e di coordinamento della programmazione in materia di promozione delle fonti rinnovabili, di efficienza e di risparmio energetico – spiega l’assessore regionale Massimo Giorgetti – e l’appuntamento di Sedico consentirà a tutti i soggetti interessati di dire la loro sul tema dell’energia nel Veneto. Il nostro obiettivo, infatti, è quello favorire il massimo coinvolgimento di quelli che saranno gli attori e i responsabili dell’attuazione del Piano, considerando prezioso il loro contributo non solo nella fase esecutiva, ma anche in quella di definizione delle linee pianificatorie”. Il Piano dovrà consentire il superamento della percentuale dei consumi energetici coperti in Veneto da fonti rinnovabili rispetto ai consumi complessivi, percentuale imposta per legge e nota come ‘burden sharing’. Il ‘burden sharing’ stabilisce in che misura ogni singola Regione debba concorrere al raggiungimento dell’obiettivo nazionale in materia di sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili, che per l’Italia, in base alla Direttiva europea 2009/28/Ue, è fissata al 17% del consumo energetico lordo. Il Veneto, in particolare, deve garantire che nel 2020 il 10,3% dell’energia termica, elettrica e dei trasporti, complessivamente consumata, derivi da fonti rinnovabili. All’incontro saranno presenti, oltre all’assessore all’energia Giorgetti, i tecnici della Regione e dell’Arpav.  
   
   
SISMA/LOMBARDIA MARONI FIRMA ORDINANZA SU CASE, IMPRESE E IMMBOILI  
 
Milano, 18 dicembre 2013 - Il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, in qualità di commissario delegato per l´emergenza sisma del 20 e 29 maggio 2012, ha firmato quattro Ordinanze, che riguardano i territori della provincia di Mantova colpiti dal terremoto. La firma è avvenuta a poche ore dall´incontro, in programma nel pomeriggio, tra gli assessori regionali Paola Bulbarelli (Casa, Housing sociale e Pari opportunità) e Gianni Fava (Agricoltura) con i sindaci dei Comuni del Mantovano. Ripristino Delle Abitazioni Civili - Con la prima Ordinanza si provvede, alla luce dello scarso numero di istanze pervenute e date le risorse ancora disponibili, a prorogare la data di ricevimento delle domande di contributo per il ripristino delle abitazioni civili. Per quanto riguarda gli interventi iniziati prima del marzo 2013, il nuovo termine per l´invio delle domande è perciò l´11 marzo 2014. Per gli interventi più complessi il termine ultimo è il 31 dicembre 2014, mentre per quelli di minore complessità la proroga vale fino al 30 settembre. L´ordinanza, che rappresenta un provvedimento molto atteso, è stata condivisa con i sindaci del territorio. La misura prevede, inoltre, che l´istanza debba essere obbligatoriamente preceduta da una forma di "prenotazione" da effettuare entro marzo 2014. Questa procedura consente alla Regione Lombardia di conoscere in anticipo la previsione massima di investimento e di spesa ed è utile perciò per le valutazioni sulla destinazione delle risorse ancora disponibili. Come conseguenza delle nuove scadenze, l´Ordinanza dispone poi l´adeguamento automatico di alcuni dei termini relativi alla concessione del Contributo di sistemazione autonoma (Cas). Ristoro Danni Alle Attività Produttive - La seconda Ordinanza firmata stamani dal presidente Maroni riguarda l´attività produttiva dei territori del Mantovano interessati dal sisma. In particolare, si allinea anche l´intervento relativo al ristoro dei danni subiti dalle imprese al termine del 31 dicembre 2014, data che coincide con la conclusione dello stato di emergenza. Anche in questo caso le risorse a disposizione sono maggiori rispetto al numero delle istanze pervenute a oggi. Il provvedimento, inoltre, modifica alcune delle procedure avviate per facilitare la presentazione delle istanze da parte dei beneficiari. Approvazione Dei Contributi - Con le Ordinanze n.35 e 36 vengono approvati i contributi stanziati con il provvedimento del 20 febbraio 2012, che permette di concedere contributi sulle strutture produttive colpite dal sisma, macchinari, attrezzature, scorte, delocalizzazione delle imprese e danni economici ai prodotti dei caseifici mantovani. Contributi Per I Caseifici Mantovani - In particolare, con l´Ordinanza n.35, si approvano contributi per il ristoro dei danni per i prodotti Igp e Dop. Si tratta, nello specifico, di 7 domande di Caseifici mantovani colpiti dal sisma, che usufruiranno della dotazione finanziaria di 12 milioni di euro prevista. La dotazione, disponibile dal Dl n.74/12, permette il finanziamento dell´80 per cento del danno subito alle forme di Grana e Parmigiano distrutte e danneggiate dal sisma. Il contributo è a fondo perduto e verrà liquidato direttamente ai caseifici che hanno visto le domande approvate. Per le altre tre ulteriori domande, approvate ma non finanziate per esaurimento fondi, è in corso la definizione di una dotazione finanziaria regionale aggiuntiva che permetta di esaurire la graduatoria. Contributi Per Le Aziende Agricole - Infine, con l´Ordinanza n.36 vengono approvate le prime 3 domande di finanziamento di riparazione di immobili danneggiati dal sisma sulle 134 domande di finanziamento presentate (comprese 21 rinunce). Nello specifico si tratta di tre aziende agricole che usufruiranno delle risorse messe a disposizione dalla Cassa depositi e Prestiti attraverso il Dl 95/12. I contributi sono pari al 100 per cento della spesa ammissibile e sono pari a 163.000 euro. A seguito dell´Ordinanza di finanziamento verrà comunicato alle banche il contributo. L´erogazione sarà diretta al beneficiario per le spese già sostenute e alle imprese che eseguiranno i lavori per le opere da realizzare.  
   
   
MILANO: RIPAMONTI 88. INIZIATA LA DEMOLIZIONE DELL´EDIFICIO ABBANDONATO, AL SUO POSTO UNO SPAZIO PER GIOVANI TALENTI  
 
Milano, 18 dicembre 2013 - Si abbatte uno stabile degradato e si realizza un nuovo spazio per sperimentare tecnologie innovative e sviluppare giovani imprese. Una bella notizia per la Zona 5 e per tutta la città. Da ieri sono iniziati i lavori di demolizione dell´edificio di via Ripamonti 88 che, da molti anni, versava in stato di abbandono e degrado. Al suo posto sorgerà “Smart City Lab”, il primo laboratorio interamente dedicato alla Smart City e alle start-up tecnologiche attive nel migliorare la vivibilità, l’accessibilità, il risparmio energetico e la tutela ambientale: in una parola, migliorare la vita della città e dei sui cittadini. “Abbiamo mantenuto la promessa che avevamo fatto ai cittadini - ha dichiarato la vicesindaco con delega all´Urbanistica Ada Lucia De Cesaris -. Abbiamo avviato la demolizione dello stabile di via Ripamonti 88, che da molto tempo era inutilizzato e che da qualche anno era diventato di proprietà comunale. La riqualificazione delle aree degradate è una priorità per questa Amministrazione, per la quale ci stiamo impegnando con determinazione". “Il progetto Smart City Lab – prosegue l’assessore alle Politiche per il Lavoro, Sviluppo economico, Ricerca e Università Cristina Tajani - oltre a offrire spazi e servizi per le start-up più innovative ed essere un punto di attrazione per investimenti e talenti, sarà il luogo dove le imprese potranno mostrare e ‘far toccare con mano’ le soluzioni per migliorare la qualità della vita dei cittadini: dalla domotica alla mobilità sino al risparmio energetico. Un progetto che vogliamo condividere con le università e i centri di ricerca, ma anche con le imprese, dalle multinazionali agli artigiani, favorendo la partnership tra pubblico e privato”. “Per la realizzazione del progetto – conclude Tajani - sono disponibili 5 milioni di euro, che l’assessorato alle Politiche per il lavoro, Ricerca e Università ha ottenuto dal Ministero dello Sviluppo economico, tramite la società strumentale Invitalia per creare il primo Smart City Lab che sarà attivo nel 2015”. "La demolizione di questo stabile - ha commentato il presidente di Zona 5 Aldo Ugliano - è motivo di grande soddisfazione per il Consiglio di Zona e per gli abitanti del quartiere, perché finalmente si mette fine ad una situazione di degrado e insicurezza, che persisteva da troppi anni. La soddisfazione maggiore arriva dal fatto che su questa area sorgerà uno spazio per giovani imprese, un fatto straordinario in un momento economicamente difficile come questo. Un intervento che s´inserisce molto bene nell´ambito delle trasformazioni urbanistiche in atto nella zona di via Ripamonti, che da industriale sta diventando a un quartiere polifunzionale, che ospita attività produttive ma anche tanti locali che attraggono giovani".  
   
   
ROMA - LE FAMIGLIE ITALIANE RISPARMIANO ANCHE SULLE RISTRUTTURAZIONI  
 
Roma, 18 dicembre 2013 - “Il 5,9% delle famiglie residenti nelle sei maggiori città italiane ha effettuato lavori di ristrutturazione nel biennio 2011-2012. In particolare: il 4,5% ha ristrutturato l’abitazione principale; lo 0,7% un altro immobile (casa in affitto, in comproprietà, di parenti prossimi, etc.); lo 0,5% una seconda casa e il restante 0,2% una seconda casa insieme a un altro immobile. Chi ha ristrutturato la prima casa non ha effettuato ulteriori lavori, evidentemente perché già assai invasivi e impegnativi anche economicamente”. Ad affermarlo è valter Giammaria, presidente di Tecnoborsa, commentando l´indagine Tecnoborsa 2013 sulle famiglie italiane ed il mercato immobiliare, a cura del centro Studi sull´Economia immobiliare - Csei Tecnoborsa. C’è da considerare che, rispetto alla percentuale delle famiglie che hanno acquistato un immobile nel periodo considerato – il 4,4% – la quota delle ristrutturazioni supera tale valore e, in particolare, circa il 20% di chi ha comprato casa l’ha anche restaurata. Le città più attive sotto questo profilo sono state Genova, Napoli e Palermo. Per quanto riguarda le parti dell’abitazione che sono state rinnovate, il 60,3% di coloro che hanno ristrutturato hanno eseguito lavori radicali in tutta la casa; a seguire, ma con notevole divario, gli interventi parziali hanno riguardato: per il 15,9% la cucina, per il 15% i bagni, per il 14% gli impianti, per il 13,9% gli infissi, per il 10,8% gli ambienti di soggiorno e, infine, per l’8,8% le camere da letto. Tra le motivazioni che hanno indotto le famiglie a intervenire nelle proprie case, al primo posto c’è il rinnovo strutturale, con l’82%; a seguire, ma con notevole distacco, c’è l’esigenza di una maggiore ergonomia dettata dal desiderio di maggior comfort e praticità al tempo stesso (24%); il 16,7% lo ha fatto per razionalizzare gli spazi; il 14,2% per avere una casa ecologica, nel caso di nuclei familiari particolarmente sensibili all’ambiente; il 6,8% per ricavare spazi per attività sportive o pro-fitness; infine, il 5,3% per avere una casa cablata. Da un focus sul 16,7% di coloro che hanno eseguito lavori per migliorare lo sfruttamento e la funzionalità dello spazio a disposizione, è risultato che il 35,8% di questi lo ha fatto per aumentare il numero delle stanze; il 29,5% per ampliare il soggiorno; il 17,5% per ricavare un angolo cottura/cucinotto; viceversa, il 10,5% per ricavare una cucina abitabile; infine, il 6,8% per ridurre il soggiorno a vantaggio di altri ambienti. “Spostando l’analisi dal lato dell’offerta – ha proseguito il Presidente – si nota che ha usufruito degli incentivi fiscali circa il 23% di chi ha ristrutturato. Chi, viceversa, vi ha rinunciato, nel 39% dei casi non lo ha ritenuto conveniente ma, in questo caso, non si può non pensare a un effetto dell’economia sommersa; il 34,6% ha dichiarato di non essere a conoscenza dei bonus statali; infine, il restante 26,5% ha affermato che l’iter burocratico è troppo complicato”. Le famiglie, in generale, cercano naturalmente anche di ottimizzare le spese di gestione e/o manutenzione della propria abitazione per difendersi dal carovita e Tecnoborsa è andata a indagare anche su questo aspetto. Concludendo, Valter Giammaria, ha affermato che: “Nell’ultimo anno, il 47,2% ha cercato di risparmiare sulle principali utenze; il 34,5% ha economizzato su telefono e connessione Internet; il 29,3% ha rivolto la propria attenzione alle spese di riscaldamento e/o condizionamento; il 28,4% ha risparmiato sul rinnovo dell’arredo; il 27,2% su quello degli elettrodomestici; infine, il 23,2% ha rinunciato ai piccoli interventi conservativi; tuttavia, bisogna sottolineare che al secondo posto si è manifestato un consistente 37,7% di famiglie che non si è neanche preoccupato ‘di fare economia in casa’”.  
   
   
PMI EUROPEE PIÙ VERDI PER UN USO PIÙ EFFICIENTE DELLE RISORSE  
 
Bruxelles, 18 Dicembre 2013 - Rispetto all´anno scorso, le Pmi europee sono diventate più efficienti sotto il profilo delle risorse e stanno contribuendo in misura notevole alla transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio. Lo dimostra l´indagine Eurobarometro 2013 su "Pmi, efficienza delle risorse e mercati verdi" pubblicata oggi. Ad esempio, secondo l’indagine il 42% delle Pmi dell’Ue risulta avere ora almeno un dipendente "verde"1 a tempo pieno o a tempo parziale. Si tratta di un aumento del 5% rispetto al 2012, superiore alle previsioni delle imprese di quasi due anni fa (Ip/12/316). Più di nove Pmi su dieci hanno inoltre adottato almeno una misura per migliorare la propria efficienza dal punto di vista delle risorse e il livello dei loro sforzi è aumentato dall’anno scorso. Le misure più comuni hanno riguardato la riduzione al minimo dei rifiuti (67%), il risparmio energetico (67%) e il risparmio dei materiali (59%). Almeno la metà delle Pmi, inoltre, ricicla riutilizzando materiali o rifiuti al suo interno o risparmiando acqua (ambedue 51%). La metà delle Pmi europee attive sui mercati verdi commercializza prodotti e servizi con caratteristiche ambientali quali la produzione biologica e l´etichettatura ecologica o la progettazione ecocompatibile (51%). Più di un terzo di esse (35%) offre prodotti o servizi nel settore dei materiali riciclati (il 6% in più rispetto al 2012). Costruzioni, cibi e bevande ed attrezzature e macchinari elettronici e meccanici costituiscono ancora i prodotti e i servizi ecologici più venduti. Antonio Tajani, Vicepresidente della Commissione europea nonché responsabile per l´Industria e l´imprenditoria, ha affermato: "Sono lieto di vedere che le Pmi stanno raccogliendo la grande sfida posta dal passaggio ad un´economia più verde. Dobbiamo tuttavia sostenere maggiormente i loro sforzi, in modo che possano trarre vantaggio dalle possibilità non sfruttate di ridurre i costi, incrementare le entrate e creare nuovi posti di lavoro "verdi". L´indagine mostra altresì che le Pmi degli Stati Uniti stanno rapidamente guadagnando posizioni, per cui dobbiamo stare attenti a non cullarci sugli allori. Abbiamo molto lavoro da compiere per diventare più competitivi in questo importante settore." L´efficienza delle risorse come effetto dell´aumento dei costi di energia e materiali - Per quanto concerne gli sforzi mirati a fare un uso più efficiente delle risorse, non soltanto sono più del 93% le Pmi che stanno già adottando misure, ma ben otto su dieci hanno in programma ulteriori iniziative in questo ambito nei prossimi due anni. Tale cambiamento è comunque in atto soprattutto a causa della pressione crescente esercitata sulle Pmi dall’aumento dei costi dell’energia e dei materiali, che le spinge a diventare più efficienti sotto il profilo delle risorse. Soltanto per il 28% delle Pmi l’ambiente è una delle maggiori priorità aziendali. Quattro Pmi su dieci (38%) non incontrano nessuna difficoltà quando provano ad implementare misure per favorire l´efficienza delle risorse. Tuttavia, la complessità delle procedure giuridiche o amministrative rimane un ostacolo per un quarto delle Pmi (26%). Economia verde ancora rivolta ai mercati interni - La quota delle Pmi europee che vendono prodotti o servizi verdi è rimasta invariata rispetto all’anno passato (26%), mentre è cresciuta negli Stati Uniti (34%). Nell’ue, la domanda della clientela continua ad essere per le Pmi il principale motivo per vendere prodotti e servizi ecologici (50%). Rivestono tuttavia una certa importanza in proposito anche i valori fondamentali delle imprese (33%) e la loro immagine (31%). I principali mercati dell´economia verde restano comunque per le Pmi i rispettivi mercati interni, considerato che almeno nove Pmi su dieci tra quelle che vendono prodotti o servizi verdi dichiarano che il proprio paese è il loro principale mercato in termini di fatturato annuo (91%). Quasi una Pmi su cinque (19%) dichiara che il suo principale mercato è il mercato unico. Solo il 7% delle Pmi verdi dell’Ue ha come mercati principali per i propri prodotti e servizi paesi terzi. Iniziative politiche più forti per contribuire a rendere più verdi le Pmi Determinate iniziative a livello politico possono contribuire a rafforzare la "crescita verde" delle Pmi dell’Ue. Gli incentivi finanziari sono visti dalle Pmi come il migliore strumento per aiutarle a diventare "più verdi" nel modo di operare e nei prodotti e servizi che offrono. - Più di un terzo (34%) delle Pmi considera contributi e sovvenzioni le iniziative politiche più adeguate a sostenere gli investimenti sull’efficienza delle risorse. - Secondo quasi la metà (46%) delle Pmi che già offrono prodotti verdi, gli incentivi finanziari per lo sviluppo dei prodotti rappresenterebbero il modo migliore di favorire l’ampliamento della loro gamma di prodotti o servizi ecologici. - Per il 29% delle Pmi che attualmente non commercializzano prodotti e/o servizi ecologici, gli incentivi finanziari costituirebbero il modo migliore di aiutarle ad approntare una gamma di prodotti o di servizi ecologici. Per le Pmi dell´Ue, tuttavia, quella degli incentivi finanziari non è l´unica iniziativa politica efficace. Un quarto delle Pmi reputa importante la consulenza su come migliorare l´efficienza delle risorse (25%), mentre il 22% vorrebbe ricevere consigli sulle possibilità di finanziamento degli investimenti in materia di efficienza delle risorse. Il 17% ritiene che l’assistenza nell’individuazione dei clienti o dei mercati potenziali potrebbe aiutarle ad avventurarsi nei mercati verdi.  
   
   
INDAGINE EUROBAROMETRO: QUANTO SONO VERDI LE PMI EUROPEE?  
 
Bruxelles, 18 dicembre 2013 - La Commissione europea ha pubblicato un´ampia indagine, la seconda di questo tipo, volta a comprendere le opinioni e gli atteggiamenti delle piccole e delle medie imprese (Pmi) nei confronti di tre tematiche ambientali fondamentali: i posti di lavoro verdi, l´efficienza delle risorse e i mercati verdi. Dai risultati emerge che nel 2013 le Pmi europee hanno aumentato i posti di lavoro verdi, hanno migliorato l´efficienza delle risorse e stanno contribuendo alla transizione verso un´economia a ridotte emissioni di carbonio. Per una transizione verso un´economia più verde è necessario il contributo delle Pmi - Si stima che nel 2012 le piccole e le medie imprese (Pmi) nell´Unione europea fossero 20,3 milioni, pari al 98% del totale delle imprese, per un´offerta complessiva di circa 90 milioni di posti di lavoro nel mercato unico (Ip/13/1156). Le Pmi sono la spina dorsale dell´economia europea e il loro contributo è essenziale per conseguire gli obiettivi di "Europa 2020", la strategia dell´Ue per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. Per le Pmi risulta tuttavia più difficile che per le grandi imprese conformarsi alla normativa ambientale. La mancanza di competenze, le lunghe procedure di approvazione dei prodotti nuovi e la mancanza di domanda dei consumatori sono gli ostacoli principali che impediscono alle Pmi di accedere ai mercati verdi. L´obiettivo di questa indagine Eurobarometro consisteva nel raffrontare l´attuale situazione delle Pmi europee, relativamente a posti di lavoro verdi, efficienza delle risorse e mercati verdi, rispetto ad un´indagine simile condotta all´inizio del 2012 (Memo/12/218). L´indagine ha coinvolto oltre 11 000 Pmi nei 28 Stati membri dell´Ue nonché in Albania, Islanda, Liechtenstein, ex Repubblica iugoslava di Macedonia, Montenegro, Norvegia, Repubblica di Serbia, Turchia, Israele e Stati Uniti. Prodotti e servizi verdi + efficienza delle risorse = posti di lavoro verdi - I prodotti e i servizi verdi sono quelli la cui funzione principale consiste nel diminuire il rischio ambientale e nel ridurre al minimo l´inquinamento e il consumo di risorse. Sono stati inclusi nell´indagine anche i prodotti con caratteristiche ambientali (progettati in modo ecocompatibile, aventi il marchio di qualità ecologica, ottenuti con metodi biologici e con una parte importante di contenuto riciclato). Secondo la definizione utilizzata in quest´indagine Eurobarometro, i posti di lavoro verdi sono: posti di lavoro connessi alla produzione di beni o all´offerta di servizi che arrecano benefici all´ambiente o che ottimizzano l´uso delle risorse naturali, oppure; posti di lavoro le cui caratteristiche implicano l´uso di pratiche e processi più rispettosi dell´ambiente o che utilizzano meno risorse naturali rispetto a oggi. Di conseguenza, il numero totale di posti di lavoro verdi misurato da quest´indagine Eurobarometro è legato sia ai processi che usano meno risorse e alla produzione di prodotti e servizi verdi che al rispetto della normativa ambientale. Rientrano tra gli esempi il perito chimico che sottopone a prova campioni di aria per verificare i livelli di emissioni inquinanti del processo di produzione, il lavoratore che contribuisce a produrre macchine che riducono le emissioni inquinanti o l´operatore di apparecchiature di produzione di energie rinnovabili per generare energia elettrica da usare nell´impresa. Secondo l´indagine, attualmente il 42% delle Pmi dell´Ue ha almeno un dipendente verde a tempo pieno o a tempo parziale — un aumento del 5% che ha superato le aspettative delle imprese espresse nel 2012 — per un totale di oltre 20 milioni di posti di lavoro verdi nel comparto delle Pmi in tutta Europa. Più della metà di questi posti di lavoro si trovano in Pmi che offrono prodotti e servizi verdi (uno ogni cinque Pmi), con 3 milioni di posti di lavoro verdi concentrati nelle Pmi attive nel settore delle ecoindustrie (controllo dell´inquinamento atmosferico, energie rinnovabili, efficienza energetica, gestione dei rifiuti, materiali riciclati, servizi rispettosi dell´ambiente). Rispetto all´ultima indagine del 2012, tuttavia, l´aumento dell´occupazione verde si registra per lo più nelle Pmi che non offrono prodotti e servizi verdi, in virtù della pressione crescente a diventare più efficienti sotto il profilo delle risorse legata all´aumento dei costi dell´energia e dei materiali. Le Pmi con almeno un dipendente verde sono generalmente più grandi della media e sono attive nel settore industriale. Se la percentuale di Pmi che impiegano almeno una persona a tempo pieno in un lavoro verde è aumentata, la percentuale di imprese che occupano da 1 a 5 dipendenti verdi è aumentata di tre punti. Queste tendenze hanno superato le aspettative delle imprese (il 39% delle Pmi con almeno un lavoro verde entro il 2014). Le imprese che hanno più probabilità di avere almeno un dipendente verde (74%) sono quelle che offrono prodotti o servizi verdi, seguite da quelle che prevedono di offrire tali prodotti o servizi (42%). Di contro, il 29% delle imprese che non prevedono di offrire prodotti o servizi verdi ha almeno un dipendente che svolge un lavoro verde. Le Pmi che offrono prodotti o servizi verdi hanno anche il numero medio più alto di dipendenti verdi (4,6 contro 1,1-2,0). Più un´impresa è attiva nel campo dell´efficienza delle risorse, maggiori sono le probabilità che abbia almeno un dipendente a tempo pieno che svolge un lavoro verde: il 54% delle imprese molto attive in questo ambito ha almeno un dipendente verde, contro il 16% delle Pmi inattive nel campo dell´efficienza delle risorse. Dai risultati per paese riguardanti tutte le Pmi emergono ancora una volta le differenze tra Ue e Usa. Sebbene la percentuale di Pmi con almeno un dipendente verde sia la stessa in entrambe le regioni (42%), il numero medio di tali dipendenti è più alto negli Usa che nell´Ue (3,7 contro 2,1). Rispetto all´anno scorso, le Pmi negli Usa hanno aggiunto in media più dipendenti verdi (+ 1,5) delle Pmi dell´Ue (+ 0,4). 2. Per le Pmi è importante essere efficienti sotto il profilo delle risorse Il 93% delle Pmi ha intrapreso almeno un´azione per essere più efficiente sotto il profilo delle risorse. Le azioni più comuni consistono nel ridurre al minimo i rifiuti (67%), nel risparmiare energia (67%) e nel risparmiare materiali (59%). Almeno la metà, inoltre, ricicla riutilizzando materiali o rifiuti al suo interno o risparmiando acqua (ambedue 51%). A ciò si aggiunge che otto Pmi su dieci hanno in programma ulteriori azioni in materia di efficienza delle risorse nei prossimi due anni, in particolare, risparmi energetici (58%) e riduzione al minimo dei rifiuti (56%). Circa la metà delle Pmi (49%) ha in programma di risparmiare materiali, mentre il 43% prevede di risparmiare acqua e il 41% di riciclare al proprio interno. 2.1. Per la maggior parte delle Pmi l´efficienza delle risorse è una necessità La maggior parte delle Pmi nell´Ue interviene per fare un uso più efficiente delle risorse al fine di ridurre i costi (63%), sebbene il 28% dichiari che l´ambiente è una delle priorità dell´impresa. Circa un quinto delle Pmi cita gli incentivi finanziari e fiscali o altre forme di sostegno pubblico (19%), l´ottenimento di un vantaggio competitivo/l´opportunità commerciale (18%) e la domanda di clienti o fornitori (23%) tra le ragioni che le hanno indotte a intraprendere azioni per migliorare la loro efficienza delle risorse. È meno probabile che a spingere le Pmi a migliorare l´efficienza delle risorse sia il desiderio di anticipare le prescrizioni legislative (10%) o le norme professionali/di prodotto future (10%). 2.2. Gli appalti pubblici verdi restano una sfida per le Pmi Solo il 12% delle Pmi ha partecipato a una gara d´appalto pubblica che includeva requisiti ambientali e il 7% l´ha vinta. Il motivo più comune alla base della mancata partecipazione a gare d´appalto pubbliche con requisiti ambientali è che le Pmi non si sono mai trovate di fronte a gare d´appalto di questo tipo (55%). Il 14% tuttavia non ha nemmeno provato a partecipare, perché ha ritenuto che fosse troppo complicato. Sussistono differenze piuttosto marcate tra i paesi. 2.3. La maggior parte delle Pmi non utilizza un sistema di gestione ambientale Oltre due terzi delle Pmi (67%) non utilizzano un sistema di gestione ambientale. Si registra un lieve aumento rispetto alla precedente indagine Eurobarometro pubblicata nel 2012 (+ 2 punti percentuali). In tutte le imprese, i sistemi di gestione ambientale più comunemente usati sono quelli nazionali o regionali (11%) e il sistema Iso 14001 (9%). Base: le Pmi che hanno intrapreso almeno un´azione finalizzata all´efficienza delle risorse = 10 511 3. Mercati verdi, un grande potenziale inutilizzato. 3.1. Un quarto delle Pmi offre prodotti o servizi verdi. Poco più di un quarto (26%) delle Pmi nell´Ue offre prodotti o servizi verdi, con un ulteriore 7% che ha in programma di farlo nei prossimi due anni. La maggior parte delle Pmi tuttavia non offre prodotti o servizi verdi e non ha in programma di farlo (59%). Nel complesso la situazione non è cambiata dal 2012. Permangono differenze sostanziali tra i paesi. 3.2. Principali settori verdi in cui operano le Pmi La metà delle Pmi nell´Ue che offrono prodotti o servizi verdi opera nel campo dei prodotti e dei servizi con caratteristiche ambientali. Il 35% offre prodotti o servizi verdi nel settore dei materiali riciclati e il 19% nella gestione dei rifiuti solidi. 3.3. I prodotti e i servizi verdi più comunemente venduti. Poco più di un quarto delle Pmi nell´Ue che offrono servizi o prodotti con caratteristiche ambientali opera nel settore delle costruzioni (26%). Quasi un quarto vende cibi e bevande (24%), mentre il 22% vende macchine e attrezzature elettroniche e meccaniche. Un quinto delle Pmi offre mobili e prodotti di legno e di carta (20%), mentre il 9% offre prodotti tessili, articoli di abbigliamento e di pelletteria. Il fatto che le Pmi offrano materiali da costruzione o servizi con caratteristiche ambientali è molto più usuale oggi che nel 2012 (+ 8 punti percentuali), mentre negli altri settori la percentuale di Pmi che offrono prodotti o servizi con caratteristiche ambientali è rimasta pressoché invariata. 3.4. Si è ridotto il fatturato attribuito ai prodotti e ai servizi verdi. Le Pmi che offrono prodotti e servizi verdi generalmente dichiarano che essi rappresentano il 30% o meno del loro fatturato (60%). In effetti, per un terzo delle Pmi verdi (34%) questi prodotti o servizi rappresentano dall´1 al 5% del loro fatturato annuo. È tuttavia opportuno sottolineare che vi è una percentuale considerevole di Pmi in questa categoria per la quale le vendite di prodotti e servizi verdi costituiscono almeno il 75% del fatturato (16%). La tendenza dall´ultima indagine evidenzia una diminuzione del fatturato attribuito ai prodotti e ai servizi verdi, con un numero maggiore di imprese che afferma che tali prodotti generano dall´1 al 5% del loro fatturato annuo (+ 4 punti percentuali). 3.5. Per le Pmi i mercati verdi sono prevalentemente nazionali. Almeno nove Pmi su dieci che vendono prodotti o servizi verdi dichiarano che il proprio paese è il loro principale mercato in termini di fatturato annuo (91%). Quasi una su cinque (19%) dichiara che il suo mercato principale è l´Ue e/o l´Islanda, il Liechtenstein, la Norvegia e la Svizzera. Solo il 7% afferma che il suo mercato principale è al di fuori dell´Europa. Inoltre, delle Pmi che esportano verso un altro paese dell´Ue, un quarto (24%) esporta anche verso paesi al di fuori dell´Ue. Dall´analisi per paese emerge che le Pmi negli Usa tendono maggiormente a dichiarare che il loro mercato nazionale è il loro mercato principale rispetto alle Pmi nell´Ue (99% contro 91%). 3.6. Il sostegno alle iniziative potrebbe aiutare le Pmi a diventare più verdi Le Pmi sono propense ad affermare che sovvenzioni e sussidi contribuirebbero a renderle più efficienti in termini di risorse (34%). Un quarto di esse vorrebbe consulenza su come migliorare l´efficienza delle risorse (25%), mentre il 22% desidererebbe consulenza sulle possibilità di finanziamento degli investimenti in materia di efficienza delle risorse. Poco meno di una Pmi su cinque dichiara che sarebbe notevolmente agevolata da dimostrazioni di nuovi processi o tecnologie di efficienza delle risorse o da una maggiore cooperazione tra imprenditori per nuovi processi di riduzione dei rifiuti (in ambo i casi il 19%). Il 16% delle Pmi auspica una banca dati dei casi di studio che mostri i benefici per l´impresa, e un altro 16% vorrebbe uno strumento di autovalutazione per misurare la propria efficienza delle risorse rispetto a quella delle altre imprese. 3.7. Gli incentivi finanziari sono fondamentali nel lancio di nuovi prodotti verdi. Alle Pmi che vendono prodotti o servizi verdi è stato chiesto quale tipo di sostegno le aiuterebbe maggiormente ad espandere la loro offerta verde. Quasi la metà (46%) ha risposto citando gli incentivi finanziari allo sviluppo di nuovi prodotti, servizi o processi di produzione. Gli incentivi finanziari sono menzionati molto più spesso rispetto all´assistenza nell´individuare mercati o clienti potenziali (27%), al sostegno tecnico o alla consulenza per lo sviluppo di nuovi prodotti, servizi o processi di produzione (22%) o alla consulenza in materia di commercializzazione o di distribuzione (19%). Dal raffronto tra paesi emergono le differenze tra le Pmi negli Usa e quelle nell´Ue che offrono prodotti o servizi verdi. Tendenzialmente le Pmi dell´Ue sono più inclini a citare gli incentivi finanziari (46% contro 42%), mentre le Pmi negli Usa tendono a citare l´assistenza nell´individuare mercati o clienti (39% contro 27%), il sostegno tecnico (29% contro 22%) o la consulenza in materia di commercializzazione o di distribuzione (24% contro 19%). Alle Pmi che attualmente non offrono prodotti o servizi verdi è stato chiesto che tipo di sostegno le aiuterebbe maggiormente a lanciare una gamma di prodotti o servizi verdi. Il tipo di sostegno maggiormente citato è quello degli incentivi finanziari per lo sviluppo di nuovi prodotti, servizi o processi di produzione (29%), seguito dall´assistenza nell´individuare clienti o mercati potenziali (17%), dal supporto tecnico e dalla consulenza per lo sviluppo di nuovi prodotti, servizi o processi produttivi (16%) e dalla consulenza in materia di commercializzazione o di distribuzione (12%). Tuttavia, oltre un terzo delle Pmi (37%) ha dichiarato che nessuna di queste opzioni sarebbe d´aiuto. Le differenze rispetto al 2012 sono minime, con le Pmi meno propense a menzionare gli incentivi finanziari (-2 punti percentuali) e più propense a menzionare il sostegno tecnico o la consulenza in materia di commercializzazione o di distribuzione (entrambi +2 punti). Le Pmi sono anche più inclini a dichiarare "nessuna opzione" (+5 punti). Le Pmi in tutti i paesi dell´Ue tranne due tendono a dichiarare che gli incentivi finanziari le aiuterebbero maggiormente a lanciare prodotti o servizi verdi. Le imprese in Grecia (48%) sono quelle che più di tutte citano gli incentivi finanziari, seguite da quelle in Polonia (43%), Bulgaria, Croazia e Regno Unito (tutte 38%).  
   
   
FVG: SERRACCHIANI, "AL VIA" IL PIANO DI SVILUPPO INDUSTRIALE  
 
Trieste, 18 dicembre 2013 - Parte il percorso che porterà a definire, con la partecipazione delle categorie economiche e delle parti sociali, un vero e proprio Piano di sviluppo industriale, premessa per ridisegnare complessivamente la normativa regionale del settore. La presidente della Regione Debora Serracchiani, affiancata dal vicepresidente e assessore alle Attività produttive Sergio Bolzonello, ha convocato ieri un Tavolo di concertazione per approfondire la situazione del comparto e indicare l´agenda del percorso che si concluderà a maggio. ´´Oggi abbiamo dato un primo segnale importante´´, ha detto la presidente Serracchiani. ´´In questi mesi stiamo agendo sull´emergenza: ci sono tanti tavoli di crisi aperti, abbiamo messo in campo azioni importanti per l´accesso al credito delle imprese e previsto un fondo globale. Nello stesso tempo - ha aggiunto - dobbiamo però definire le strategie della nostra politica industriale. E intendiamo farlo attraverso lo strumento della concertazione, assieme cioè a imprese e sindacati, assieme a chi vuole continuare a produrre´´. Tutti si sono detti d´accordo sulla scelta dell´Amministrazione regionale di affrontare in modo organico i problemi e gli strumenti di intervento per il manifatturiero, un settore portante per l´economia del Friuli Venezia Giulia che proprio nel primo semestre di quest´anno sembra aver toccato il punto più acuto della crisi, dal punto di vista dell´occupazione ma anche della capacità di esportazione, a parte alcune nicchie e filiere che si sono mostrate capaci di continuare a generare valore aggiunto. L´assessore Bolzonello ha indicato le tappe: nei mesi di gennaio e febbraio sarà definito il Piano da parte dell´Amministrazione; seguirà la fase di concertazione e di approvazione del documento, per la quale sono previsti altri due mesi, marzo e aprile; infine si punta ad arrivare in maggio alla presentazione e discussione in Consiglio regionale delle norme sul settore. L´approvazione dei nuovi strumenti legislativi coinciderà in questo modo, ha rilevato l´assessore Bolzonello, con l´avvio della Programmazione 2014-2020 dei fondi dell´Unione europea e con le variazioni di Bilancio della Regione. A quella data si dovrebbe insomma avere un quadro chiaro e completo sia sugli strumenti che sulle risorse a disposizione per rilanciare il settore industriale. La presidente Serracchiani e l´assessore hanno indicato già oggi alcuni temi di riflessione: per esempio la necessità di rivedere il ruolo dei Consorzi e dei Distretti industriali, così come di razionalizzare la rete dei centri di ricerca e di trasferimento tecnologico. Bolzonello ha anche anticipato che, nel programma di investimento dei fondi europei, saranno ridotte le linee di intervento, in modo da semplificare le procedure e soprattutto di concentrare le risorse sulle leve strategiche per far ripartire il settore. In occasione della riunione di oggi del Tavolo di concertazione, l´assessore alla Salute Maria Sandra Telesca ha avuto modo di illustrare le linee guida del Ssr-servizio Sanitario Regionale per il 2014 che, ha sottolineato, anticipano per alcuni aspetti la più complessiva riforma messa in cantiere dalla Giunta. Per esempio, le risorse alle singole Aziende sanitarie sono state assegnate per la prima volta in base ai costi standard e non solo sulla base della spesa storica.  
   
   
CRISI FVG: LA RESPONSABILITÀ D´IMPRESA È UN MODELLO PER LO SVILUPPO  
 
 Trieste, 18 dicembre 2013 - "La Responsabilità Sociale d´Impresa (Rsi) è un punto cardine della nuova evoluzione e dobbiamo lavorare affinché le nostre eccellenze siano in grado di migliorare il sistema regione, contribuendo in maniera significativa ed innovativa ad affrontare e superare la crisi". Intervenendo a Udine al worskshop "La responsabilità d´impresa modello per lo sviluppo: quando i valori diventano una guida per uscire dalla crisi", l´assessore al Lavoro del Friuli Venezia Giulia Loredana Panariti ha insistito sulla necessità di operare affidandosi a linee guida moralmente ed operativamente elevate quanto condivise, "cercando e favorendo un rapporto diverso tra il capitale lavoro e il territorio al fine di riprendere il percorso innovativo di cui questa regione ha già esperienza". "L´impresa - ha insistito Panariti - influisce direttamente sull´ambiente nel quale opera e non può quindi essere isolata dal suo contesto sociale". L´intervento di Nicolas Gibert-morin, capo unità della Direzione Generale Occupazione, affari sociali e inclusione, della Commissione europea, ha voluto aggiornare i presenti sullo stato delle politiche di Rsi in Europa oggi. Lo stesso ha dichiarato che "dal 2006 le cose sono cambiate, c´è stato un progresso di forte adesione da parte delle aziende alla Responsabilità Sociale d´Impresa; per evidenziare il fenomeno solo un dato: le imprese europee che hanno aderito al Global Compact delle Nazioni Unite sono passate da 270 del 2006 a 850 del 2011, un progresso tutto all´insegna della maggiore visione di responsabilità sociale. "Ma c´è ancora molto lavoro da fare per diffondere la cultura della Rsi - ha aggiunto Morin - perché la diffusione è ancora molto limitata, particolarmente nelle piccole e medie imprese".  
   
   
UMBRIA, ASSEMBLEA CONFINDUSTRIA: PRESIDENTE MARINI “PASSI AVANTI CONCRETI PER LA SEMPLIFICAZIONE AMMINISTRATIVA”  
 
Perugia, 18 dicembre 2013 - “Sul piano della semplificazione si sta facendo un grande sforzo, culturale ed operativo. Tutta la struttura regionale è stata oggetto di sollecitazioni rispetto alla sfida di realizzare una macchina amministrativa adeguata alle esigenze del mondo esterno, concentrata sulle esigenze del destinatario dell’azione amministrativa, trasparente e maggiormente efficiente, di servizio”. È quanto affermato, lunedì 16 dicembre, dalla presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, nel corso del suo intervento all´assemblea annuale di Confindustria Umbria. Nel prendere atto delle parole di apprezzamento rivolte alla Regione Umbria dal presidente uscente di Confindustria, Umbro Bernardini, circa l´impegno della Giunta regionale nel processo di riforma e di semplificazione dei procedimenti amministrativi, la presidente Marini ha quindi aggiunto che “se pure i risultati possano sembrare ancora lontani dall’obiettivo, molti passi significativi sono stati fatti e di questi credo che debba esserne riconosciuta la validità e l’efficacia. Si tratta, in particolare, delle azioni di eliminazione di procedimenti (-30 per cento nell´ultimo anno), di riduzione dei tempi dei procedimenti amministrativi (-24 percento del tempo medio, con punte di -34 per cento nel settore agricolo e -38 per cento in quello delle attività produttive, ed un valore stimato di riduzione dei costi interni pari a 9 milioni di euro), della introduzione di nuove tipologie di processo, ovvero di tutte quelle azioni possibili, nelle condizioni date di sovrabbondanza normativa e relativi vincoli, multilivello istituzionale, scarsità di strumenti - ha concluso la presidente - e risorse adeguate”. Sollecitata dal direttore de Il Sole 24 Ore, Roberto Napoletano, sull’utilizzo delle risorse comunitarie, la presidente Marini ha sottolineato come “qui in Umbria le risorse comunitarie non solo le abbiamo utilizzate ma abbiamo cercato di indirizzarle il più possibile verso la ricerca, l’innovazione e l’internazionalizzazione delle imprese, così come giustamente l’Europa ci chiede di fare, perchè sono questi i punti decisivi per rendere più competitivo il nostro sistema economico. Non dobbiamo infatti guardare all’Europa “matrigna”, ma a quella “benigna”, cioè quella che ci indica obiettivi di un uso positivo delle risorse comunitarie da indirizzare sempre più verso la crescita”.  
   
   
CAMPANIA, RETI IMPRESA, STIPULATO NUOVO CONTRATTO  
 
 Napoli, 18 dicembre 2013 - È stato sottoscritto il contratto di rete di imprese "Sciteclabnet - Science & Technology Laboratory Network". L´obiettivo è sviluppare prodotti e servizi ad alto contenuto tecnologico, progetti di ricerca e innovazione, formazione e promozione internazionale, eventi e campagne di comunicazione, nei settori education e fruizione culturale, smart home e building management, inclusione e assistenza. La rete è costituita da 5 aziende: Centro per l´Autonomia Ausilioteca Campana Onlus, E-voluzione srl, Knowledge for Business Srl, Sael Sistemi e Automazione Srl, Tracs Srl, e si avvale dei servizi di assistenza erogati da Campania Innovazione nell´ambito del progetto "Piano di sviluppo e consolidamento di reti di imprese". Le reti d´imprese sono al centro della strategia programmatica della Giunta regionale quale strumento essenziale per migliorare la capacità innovativa e la competitività delle Pmi, attraverso la realizzazione di una forte azione sistemica tra le diverse aree distrettuali e filiere produttive e la promozione di una offerta di servizi avanzati per la competitività dei sistemi produttivi. Secondo i dati di distribuzione territoriale delle reti d´impresa di Infocamere, a novembre 2013 la Campania con 55 contratti di rete stipulati e 176 soggetti coinvolti è al nono posto nella classifica nazionale, seconda tra le regioni del Sud dopo la Puglia. Sono 12 i percorsi di affiancamento avviati dalla Regione Campania, attraverso l´agenzia Campania Innovazione, per la costituzione ed il consolidamento di reti di imprese, legati ai seguenti comparti: caffè, calzature e pellame, canapa, corallo, difesa, elettronica per la difesa, gelati, mare, nautica, packaging sostenibile, servizi di Innovazione, sicurezza; 118 le imprese complessivamente coinvolte in azioni di assistenza per la costituzione di reti. Ad oggi sono stati sottoscritti 5 contratti di reti di impresa: 1. Settore Calzaturiero: Napoli Shoes; 2. Settore Packaging sostenibile: Packaging Sostenibile 100% Campania; 3. Settore Caffè: Net Cafè; 4. Settore Difesa/sicurezza: Rete di Imprese Difesa e Sicurezza; 5. Settore servizi di Innovazione: Sciteclabnet. "La rete di imprese è uno straordinario strumento di politica industriale attraverso il quale le imprese diventano più forti, integrate e competitive. Allo scopo di sviluppare e consolidare l´aggregazione tra Pmi, abbiamo promosso una serie di azioni finalizzate ad attirare l´attenzione del tessuto produttivo locale. La risposta delle nostre imprese continua ad essere estremamente positiva: in pochi mesi abbiamo contribuito alla costituzione di 5 nuovi contratti di rete coinvolgendo oltre 100 piccole e medie imprese", commenta Fulvio Martusciello, assessore alle Attività produttive della Regione Campania. "Dobbiamo proseguire su questa strada di facilitazione e stimolo nei confronti del sistema produttivo campano: le imprese, soprattutto quelle di piccole e medie dimensioni, aggregandosi potranno presentarsi con maggiore solidità sui mercati dell’export, che rappresentano la strada principale verso l´uscita dall´attuale situazione di criticità", conclude Martusciello.  
   
   
MONZA E BRIANZA - 600MILA LAVORATORI LOMBARDI A RISCHIO TREDICESIMA  
 
Monza, 18 dicembre 2013 - Natale e bilancio di fine anno difficili per le imprese lombarde, che rischiano di non riuscire a pagare regolarmente le tredicesime ai dipendenti. A rischio il bonus di fine anno per più di 600mila lavoratori lombardi. C’è chi potrà pagare solo lo stipendio di dicembre (8,6%), chi né la mensilità né il bonus di fine anno e il 14,4% che chiude il 2013 con arretrati da pagare, compreso dicembre e la tredicesima. Difficoltà maggiori nel settore delle costruzioni con quasi 1 impresa su 2 che avrà problemi con i pagamenti, tra stipendi e tredicesima, meglio nel settore dell’industria (il 75,5% prevede pagamenti regolari), del commercio (68,3%) e dei servizi (67,5%). Le priorità per le imprese lombarde sono chiare. L’intervento più richiesto è la riduzione dell’Iva (la chiede il 36,5% degli imprenditori, in particolare il 43,3% nel settore costruzioni) per far ripartire i consumi, in secondo luogo abolire l’Imu sugli immobili di impresa (18,4%) e detassare le tredicesime (16,5%). Emerge da una stima e dalla indagine “Le imprese lombarde e le aspettative per il 2014” realizzata dalla Camera di commercio di Monza e Brianza che ha coinvolto circa 700 imprese lombarde. “Occorre mettere le imprese nelle condizioni di sostenere la ripresa perché le aziende devono fare i conti con un livello di tassazione e con una burocrazia non più sopportabile, oltre ad incontrare difficoltà nell´accedere al credito per effettuare nuovi investimenti - ha dichiarato Carlo Edoardo Valli, presidente della Camera di commercio di Monza e Brianza – È necessario quindi abbassare il più possibile il cuneo fiscale per incrementare il reddito disponibile delle famiglie, per creare nuovi posti di lavoro e quindi far ripartire il mercato interno”. A Milano solo un´impresa su quattro incontrerà difficoltà nei pagamenti di fine anno tra stipendi e tredicesime. Al Governo gli imprenditori della Brianza chiedono la riduzione dell’Iva (37,6%), a Milano meno tasse sulla tredicesima (20,4%), a Como e a Varese l’abolizione dell’Imu sugli immobili d’impresa (25,9%). Emerge dalla indagine “Le imprese lombarde e le aspettative per il 2014” realizzata dalla Camera di commercio di Monza e Brianza che ha coinvolto circa 700 imprese lombarde.  
   
   
PRODOTTI CINESI SEQUESTRATI A PADOVA (PD), ZAIA: TOLLERANZA ZERO PER CHI INQUINA IL NOSTRO MERCATO  
 
Venezia, 18 dicembre 2013 - “Voglio fare i miei complimenti alla polizia locale di Padova per l’importante operazione di oggi, che lancia un segnale forte e chiaro: non c’è spazio per chi non rispetta le regole nel nostro territorio. In particolare, gli articoli sequestrati non possedevano nessuna certificazione e potevano, quindi, rappresentare un pericolo per i clienti. Non bisogna abbassare la guardia, ma continuare con la strategia della tolleranza zero, nei confronti di questi commercianti disonesti”. Con queste parole il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, commentava ieri il sequestro di circa 11.000 prodotti elettrici in alcuni punti vendita all´ingrosso cinesi di Padova. “In un momento di crisi - sottolinea il Presidente - come quello che sta attraversando la nostra economia con i consumi che ristagnano, il periodo natalizio rappresenta un’importante opportunità per i nostri commercianti e produttori che lavorano rispettando regole. Per questo dobbiamo mettere fuori gioco chi inquina il mercato e inganna i consumatori”. “A tutti i soggetti istituzionali coinvolti nel progetto ‘Insieme contro la contraffazione’ - continua il Presidente - va il mio plauso più sincero perché sono iniziative come queste che testimoniano la vicinanza delle istituzioni ai cittadini e fanno della nostra regione un modello di riferimento, a livello nazionale, nella lotta all’illegalità”. “Il mio grazie - conclude Zaia - va anche agli uomini e alle donne impegnati in questa operazione e che ogni giorno lavorano per la sicurezza del Veneto e dei veneti ”.  
   
   
MILANO - "MINI-BOND MEETING"  
 
 Milano, 18 dicembre 2013 - Cosa sono i mini-bond? Chi può emetterli? Quali i vantaggi fiscali per le piccole e medie imprese? Sono questi alcuni dei temi che saranno trattati, 18 dicembre, in Camera di Commercio di Milano nel corso del convegno "Mini-bond meeting" alla presenza, tra gli altri, di Carlo De Albertis, membro di giunta della Camera di Commercio di Milano, Alessandra Bechi, Aifi, e Carlo Bonomi, Assolombarda. L´incontro si terrà a Palazzo Turati, Via Meravigli 9/b, dalle ore 9.45 alle 13.00. In allegato il programma del convegno.  
   
   
LODI - START UP GIOVANILI IN CRESCITA NEL TERRITORIO  
 
Lodi, 18 dicembre 2013 - A fronte di una congiuntura economica non favorevole, che nel territorio lodigiano rispecchia esattamente la situazione nazionale, la Camera di Commercio di Lodievidenzia una lettura favorevole per quanto riguarda i dati relativi alle start up giovanili. Sulle 1.485 nuove aziende nate nel corso del 2013, ben 369 (il 25%) hanno alla guida uno o più giovani con meno di 39 anni di età. I settori di attività in cui i giovani sembrano individuare le maggiori probabilità di successo sono quelli del commercio e dei servizi, in cui si è concentrato il 69% delle nuove attività, seguiti dall’artigianato (18%). Nella quasi totalità dei casi si tratta di imprese individuali, la forma più giuridica più semplice per iniziare a operare sul mercato: nessuno ha scelto la forma della società di capitale. Il confronto con i dati dell’anno precedente fa emergere un’incidenza inferiore nella nascita delle start up giovanili. Il 2012 ha registrato sì un numero nettamente inferiore di nuove aperture pari a 957 unità, di cui però ben 322 intestate a imprenditori under 39 (33%). In numeri assoluti però la quota di nuove imprese giovanili è aumentata rispetto al 2012, con 47 posizioni in più. Rilevante a tal fine anche lo stanziamento del Bando Start up della Camera di Commercio, che ha ricevuto 45 domande totali, di cui 20 finanziate. “Il saldo totale tra le aperture e le chiusure nel nostro territorio è negativo, con le seconde che superano le prime di 78 unità, ma quest’anno c’è stata una maggiore propensione all’apertura di nuove imprese, rispetto allo scorso anno. Se da una parte la disoccupazione, soprattutto giovanile, risulta in crescita e i consumi sono stimati ancora in calo del 2%, dall’altra possiamo contare su una generazione di giovani che non si rassegna e si rimbocca le maniche per costruirsi un futuro e guardare con coraggio al domani”, ha dichiarato Alessandro Zucchetti, Presidente della Camera di Commercio di Lodi.  
   
   
MILANO - NATALE: ACQUISTI SOPRATTUTTO PER ABBIGLIAMENTO E GIOCATTOLI  
 
Milano, 18 dicembre 2013 - Quanto si spenderà questo week end a Milano per il Natale? Circa 30 milioni. I regali di Natale 2013 saranno soprattutto abbigliamento (30,1%), soldi (12%), giocattoli (11,2% rispetto al 10,2% italiano), e subito dopo ecco l’elettronica (8,9%: 6,9% il dato italiano) che supera quest’anno cibo e dolci (8,1%). Molto richiesti anche i libri: 7,3% (rispetto al 5% italiano). La crisi si fa sentire (per il 72,7% dei milanesi), ma meno dello scorso anno (era l’85%). Il dono più desiderato? Da circa un milanese su due la salute, ma quest’anno cresce anche la richiesta di soldi (per il 12% rispetto al 9,5% dello scorso anno). Natale si conferma la festa della famiglia: il 93,5% dei milanesi lo passerà con parenti (a casa propria a casa dei parenti). Emerge da un’indagine condotta dalla Camera di Commercio di Milano attraverso Digicamere con metodo Cati su 801 italiani, 267 nel comune di Milano, 267 in quello di Roma e 267 in quello di Napoli a dicembre 2013. Il dono più richiesto, se Babbo Natale esistesse, quest’anno ancora una volta sarebbe la salute (43,1%). Ma si vorrebbe anche la pace (nel mondo e a casa propria: 12,7%), mentre cresce la percentuale rispetto allo scorso anno di chi vorrebbe soldi (12%) o lavoro (10,9%). La spesa del Natale: 200 euro a testa. Complessivamente i milanesi spenderanno in media circa 224 euro a testa e in poco più di un caso su 100 tra 1.000 e 2.000 euro. Natale e crisi: sette milanesi su 10 attenti al risparmio. La crisi influirà sul Natale per il 72,7% dei milanesi, un dato comunque in discesa rispetto all’85% dello scorso anno, ed inferiore sia al dato di Roma che di Napoli. Chi non festeggia il Natale: circa il 3% dei milanesi, un dato anche in questo caso in discesa rispetto al 4,4% del Natale 2012. La tradizione più amata di Natale. I milanesi sono soprattutto legati al pranzo di Natale (39,8%) che supera la cena della Vigilia (25,9%), un dato opposto a quello che accade a Roma e a Napoli. I napoletani innamorati del Presepe (6,7%), i milanesi della preparazione dell’albero (4,6%), i romani dello stare assieme (12,9%).  
   
   
ACEN: CALDORO. INSIEME PER ´VERTENZA CAMPANIA´. SU TERRITORIO REGIONALE CENTINAIA DI CANTIERI IN PROSSIMI DUE ANNI  
 
Napoli, 18 dicembre 2013 - "A Francesco Tuccillo i più sinceri auguri." Cosi il presidente della Regione Campania Stefano Caldoro. "Insieme - sottolinea il presidente - dobbiamo continuare e rafforzare il percorso avviato. Sono certo si lavorerà in questa direzione che è la stessa che con responsabilità e competenza ha tracciato il presidente Girardi. La ´Vertenza Campania´ è centrale per tutti noi. Con questo spirito abbiamo sottoscritto il ´Contratto Campania´, dobbiamo insistere con maggiore determinazione su questa strada. La crisi ha effetti molto duri, in particolare al Sud, dove si concentrano ritardi storici e strutturali. Dobbiamo ripartire con gli investimenti, avere deroghe al Patto di stabilità. Bene ha fatto, dunque, il presidente a chiedere un intervento in questa direzione. Quanto prima ci incontreremo - ha concluso il presidente Caldoro - per fare il punto sui grandi progetti europei, sulla accelerazione della spesa e per parlare dei primi effetti del Dl 35. I prossimi due anni saranno caratterizzati in Campania, per merito della programmazione condivisa, da centinaia di cantieri aperti sul territorio."  
   
   
FORLÌ-CESENA - BANCHE E IMPRESE: ECONOMIA LOCALE ANCORA IN SOFFERENZA  
 
Forli-cesena, 18 dicembre 2013 - La Cdc di Forlì-cesena diffonde i dati relativi al credito e al rapporto imprese e banche, relativi al primo semestre 2013, elaborati sulla base di fonti autorevoli quali la Banca d’Italia e l’indagine promossa dal Sistema Camerale e dall’Istituto Tagliacarne. I dati confermano segnali di sofferenza diffusi in un quadro fortemente condizionato dal contesto economico negativo. La contrazione del credito erogato alle imprese della provincia è però complessivamente in linea con quella rilevata a livello regionale e, per certi aspetti, lievemente meno marcata: l’incremento delle nuove sofferenze, per quanto significativo anche nella nostra provincia, si attesta su valori inferiori alla media regionale. I segnali di sofferenza, secondo le dichiarazioni delle imprese, sono più accentuati nel settore delle costruzioni e del commercio. Nella maggior parte dei casi i finanziamenti bancari sono stati destinati al sostenimento delle spese correnti e sono state invece penalizzate le strategie destinate ad accrescere la competitività. La percentuale di imprese provinciali che nel corso della propria attività hanno fatto ricorso ai Confidi risulta superiore a quella media regionale. “In un contesto di crisi perdurante - dichiara Alberto Zambianchi, presidente della Cdc di Forlì-cesena - la divulgazione di dati sul credito, uno dei temi economici più rivelatori, aiuta a delineare con precisione il quadro della situazione economica generale. C’è grande impegno da parte dalle Camera nel monitorare le principali dinamiche ed è condizione indispensabile per progettare iniziative, come nel caso del Fondo di controgaranzia recentemente varato assieme alla Fondazione della Cassa dei Risparmi di Forlì e al Comune di Forlì. Il rapporto tra imprese e banche è infatti da sempre un elemento strategico per l’equilibrio e lo sviluppo del nostro sistema economico e il credito e la finanza d’impresa sono linee prioritarie di intervento individuate nel Programma Pluriennale approvato dal Consiglio Camerale per il mandato 2013-2018. Pertanto l’impegno della Camera continua ad essere rivolto ad agevolare l’accesso al credito delle imprese, a promuoverne l’equilibrio finanziario e patrimoniale e ad alimentare i processi di investimento funzionali all’innovazione, alla crescita ed allo sviluppo. Particolare attenzione è rivolta inoltre a potenziare la funzione finanza all’interno delle imprese e alla ricerca di canali di finanziamento alternativi al credito bancario”. I dati di contesto sul credito alle imprese (fonte Banca d’Italia ) - Al 31 agosto 2013 i “prestiti vivi” erogati dal sistema bancario al totale delle imprese nella provincia hanno registrato una contrazione del 3,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La diminuzione è stata maggiore per le imprese meno strutturate: -4,6% per le famiglie produttrici e per le piccole imprese. A livello regionale la contrazione dei prestiti vivi alle imprese è stata leggermente più marcata e pari al 3,9% (-5,4% per le imprese di piccola dimensione, -4,6% per le famiglie produttrici). In provincia, secondo i dati della Centrale dei Rischi, i prestiti alle imprese erogati complessivamente da banche e società finanziarie hanno fatto rilevare una decisa contrazione nel settore delle servizi (-4,1%), seguito dalle attività manifatturiere (-3,7%) e dalle costruzioni (-2,4%), comparto quest’ultimo che già ha risentito in anni precedenti di pesanti restrizioni nell’erogazione del credito. La contrazione complessiva è stata pari al 3,1% (-3,0% in Emilia Romagna). In regione le dinamiche sono state rispettivamente: attività manifatturiere -5,9%; costruzioni -3,2%; servizi -5,6%. Sul fronte della qualità del credito (dati riferiti al secondo trimestre 2013), il rapporto tra sofferenze e impieghi totali in provincia di Forlì-cesena si attesta al 6,8%, inferiore al livello regionale (7,0%) e nazionale (7,1%). Per il secondo trimestre 2013, invece, le nuove sofferenze sono il 2,6% dei prestiti totali provinciali, contro una media regionale del 2,8%. Con riferimento alle imprese, le nuove sofferenze in provincia sono pari al 3,0% (in crescita da giugno del 2012); dato rilevante ma nettamente inferiore alla media regionale risultata pari al 4,0% (con trend crescente da 12 mesi). Principali risultati relativi alla provincia di Forlì-cesena e confronto regionale (giugno 2013) sul rapporto Imprese e Banche (Indagine Camere Commercio -Unioncamere Emilia Romagna - Ist. Tagliacarne). Le imprese e la crisi L’indagine banca-impresa relativa al primo semestre del 2013 conferma una contrazione del fatturato per una alta quota di aziende intervistate (il 45%), in accordo anche con la rilevazione congiunturale condotta e gestita dalla Camera di Commercio di Forlì-cesena. I segnali di sofferenza, seppur diffusi, sono maggiormente significativi nel settore delle costruzioni e del commercio e fra le piccole imprese che – va sempre ricordato – rappresentano il 94% delle imprese iscritte. L’accesso al credito - Il principale strumento di reperimento delle risorse finanziarie, utilizzato dalle imprese della provincia per sostenere la gestione corrente, è risultato l’anticipo fatture al salvo buon fine (54,5% dei casi, in aumento rispetto al 2012); il valore a livello regionale è pari al 46,3%. Tale modalità di finanziamento, nel corso degli ultimi anni, ha registrato una crescita generale a seguito dell’allungamento dei tempi di riscossione dei crediti commerciali e in quanto meno oneroso per le imprese (richiedendo minori accantonamenti bancari). Ampiamente utilizzate sono anche le aperture di credito in conto corrente (25,6%) ed i mutui ipotecari (37,2%). Nella maggior parte dei casi le risorse finanziarie reperite per mezzo dei finanziamenti bancari sono state destinate al sostenimento delle spese correnti (59,2%, in aumento sul 2012), in particolare per l’acquisto di materie prime e semilavorati (62,8% in aumento) o costi del personale (54,5%). Fortemente penalizzate sono state, purtroppo, le strategie delle imprese volte ad accrescere la competitività: le risorse destinate a investimenti in innovazione (di prodotto e di processo), in ricerca e sviluppo, in formazione e in acquisto di immobilizzazioni tecniche sono state l’8,3% del totale dei rispondenti (rispetto alla media regionale del 10,5%). Circa il 60% degli imprenditori intervistati individua nel ritardo dei pagamenti da parte dei clienti le situazioni di disequilibrio finanziario; maggiori i ritardi da parte dei clienti privati piuttosto che dalla P.a. Il 64,1% delle imprese della provincia giudica inadeguato il livello quantitativo di credito, così come il 59% ritiene gli strumenti di credito offerti non adeguati, il 60,9% giudica i tempi di istruttoria troppo lunghi e il 74,4% ritiene che il costo del finanziamento (in termini di tasso di interesse) sia troppo oneroso: il 57,1% delle risposte rileva un aumento del tasso di interesse applicato rispetto al 2012, situazione determinata in primis da un peggioramento generalizzato del livello medio del rating delle singole imprese. Anche sul fronte delle garanzie richieste, il 71,8% dei rispondenti le ritiene eccessive (seppur la loro richiesta sia percepita come stabile), mentre il 75% delle imprese giudica, complessivamente, il costo del finanziamento troppo elevato ed è percepito in aumento rispetto al 2012. Sempre nell’ambito delle percezioni rilevate, il 59,7% degli intervistati riporta una sostanziale stabilità delle proprie richieste di credito (in aumento nel 29,4% dei casi e in calo per il 10,1%) a fronte di una stabilità ben più netta rilevata a livello regionale (73,4% stabile, 15,9% aumento e 9,1% riduzione). Gli effetti di un sistema più rigido del passato nel controllo degli sconfinamenti, imposto alle banche dalla normativa europea, sono confermati da quanto emerso: il 25,2% delle imprese della provincia con una linea di credito aperta, nel corso del primo semestre 2013, ha sconfinato a fronte del 48,2% del 2012; in regione la percentuale è pari al 24,7%. In particolare, nel 17,6% dei casi totali, lo sconfinamento ha comportato una richiesta di rientro da parte dell’istituto di credito (il 16,1% in regione), mentre nel 7,6% dei casi l’impresa, pur non avendo rispettato i tempi di pagamento, non ha ricevuto alcuna richiesta di rientro (l’8,6% in regione); tali differenze possono essere riconducibili ai tempi e all’entità dell’importo sconfinato. La quota di imprese provinciali che invece è riuscita a rispettare i tempi di pagamento risulta pari al 72,3% (in aumento rispetto al 2012), dato leggermente migliore di quello regionale (71,7%). Nel corso dei primi sei mesi del 2013 la principale criticità che è emersa nel rapporto con le banche consiste nel generalizzato aumento delle commissioni passive (per il 36,7% dei casi) e nell’aumento del tasso di interesse applicato (per il 20%); aspetto spesso legato al deterioramento generalizzato del rating delle imprese. In merito alle previsioni dei rispondenti circa l’ampliamento delle proprie linee di credito, il 71,2% degli intervistati non intende richiedere nuovo credito per il secondo semestre del 2013. La percentuale di imprenditori intenzionata a chiedere nuovi finanziamenti (il 28,8%) è motivata dalla copertura del fabbisogno finanziario della gestione corrente (per il 66,7%); il 24,4% per realizzare nuovi investimenti e il 13,3% per far fronte ai ritardi di pagamento dei propri clienti. I rapporti con il sistema dei Confidi La quota di imprese provinciali che hanno fatto ricorso ad un Confidi risulta pari al 34%, valore ampiamente superiore a quello medio regionale (26,3%). La percezione delle imprese sui servizi erogati dai Confidi è positiva per il 77,4% degli utilizzatori (il 73,7% in regione). Il 32,1% delle imprese che fanno ricorso ai Confidi ottiene condizioni migliori rispetto a quelle ottenibili senza l’intervento del Confidi e il 30,2% nel tasso applicato.  
   
   
EXPORT MODENESE: LIEVE RALLENTAMENTO III TRIMESTRE 2013  
 
Modena, 18 dicembre 2013 - Dai dati diffusi da Istat emerge che le esportazioni della provincia passano da 2.778 milioni di euro nel secondo trimestre 2013 a 2.614 milioni nel terzo trimestre, con una diminuzione pari al -5,9%. Tale calo è in parte fisiologico in quanto coincide con il rallentamento dell’attività produttiva durante il periodo estivo, tuttavia la flessione risulta leggermente più marcata di quelle verificatesi negli anni precedenti. Ciononostante la variazione rispetto al terzo trimestre 2012 mantiene ancora il segno positivo (+3,6%). Comunque il quadro completo dell’andamento delle vendite all’estero si ricava esaminando i primi nove mesi del 2013: il confronto con il 2012 è positivo per la provincia di Modena (+3,0%) e per l’Emilia Romagna (+2,0%), mentre il dato nazionale è in leggera diminuzione (-0,3%). Tra le province dell’Emilia Romagna, Modena risulta al quarto posto per tasso di crescita, dopo Piacenza (+7,4%), Forlì (+6,3%) e Parma e Ravenna (+3,8%). Andamento negativo per Rimini (-2,1%) e Ferrara (-7,5%). L’analisi dei diversi settori economici, sempre considerando i primi nove mesi del 2013, mostra il buon andamento dell’agroalimentare, in crescita dell’11,0% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente; positive anche le macchine e apparecchi meccanici (+5,6%), la ceramica (+5,5%) e il biomedicale (+4,8%). Pressochè stabili i mezzi di trasporto (+0,1%) e il tessile abbigliamento (-0,1%), mentre sono in calo già da parecchi trimestri i trattori (-7,3%). Uno sguardo alle aree geografiche verso cui sono rivolte le esportazioni vede l’Unione Europea a 15 paesi stabile rispetto al 2012, mentre i 13 nuovi paesi entrati dopo il 2004 sono in calo del -5,4%; male anche l’Asia (-5,8%) in cui il paese principale di sbocco risulta la Cina. Buona invece la performance delle aree più lontane, come l’America Centro Sud (+20,9%), il Medio Oriente (+14,7%) e gli Stati Uniti (+13,5%). Più nel dettaglio la classifica dei primi dieci paesi per volume di export mostra gli andamenti più vivaci negli stati extraeuropei: il Brasile segna un +49,3%, trainando di conseguenza anche tutta l’area del Sud America. Buono anche l’andamento della Russia (+16,1%) e degli Stati Uniti, che tuttavia nel confronto del singolo trimestre rallentano un po’ (-4,6%). All’interno dell’Unione Europea continua la crescita del Regno Unito (+4,7%), mentre rallenta la Francia (-4,5%).