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Notiziario Marketpress di Lunedì 20 Gennaio 2014
DICHIARAZIONE DEL PORTAVOCE DELLA COMMISSIONE EUROPEA SULL´INTERVENTO DEL PRESIDENTE AMERICANO OBAMA SULLA REVISIONE DEI PROGRAMMI DI INTELLIGENCE STATUNITENSI  
 
 Bruxelles, 20 gennaio 2014 - La Commissione europea accoglie con favore le osservazioni del presidente Obama e la direttiva presidenziale sulla revisione dei programmi di intelligence statunitensi. Noi in particolare Accogliamo con favore la volontà del presidente di iniziare ad affrontare le diffuse preoccupazioni relative alla raccolta di dati su larga scala dalla Nsa, le preoccupazioni che sono condivisi da molti cittadini europei. Il commento e l´azione del presidente Obama mostrano che le legittime preoccupazioni espresse dall´Unione europea sono stati ascoltati dal nostro partner degli Stati Uniti e che il dialogo transatlantico intenso su tali questioni è stata vera e sta cominciando a produrre risultati. Come la Commissione europea ha dichiarato il 27 novembre 2013 ( Ip/13/1166 ), la fiducia in flussi di dati Ue-usa è stata colpita da rivelazioni su questi programmi di intelligence e deve essere ricostruito. Nel riconoscere la necessità di un´azione, il presidente Obama ha compiuto passi importanti verso ricostruire questa fiducia. Accogliamo con particolare favore la volontà del presidente Obama di estendere garanzie attualmente a disposizione dei cittadini degli Stati Uniti per quanto riguarda la raccolta dei dati ai fini della sicurezza nazionale ai non statunitensi cittadini. Noi ora esplorare le implicazioni di questo impegno. Le osservazioni del Presidente aprono anche la strada per la discussione tra l´Ue e gli Stati Uniti su un uso più efficiente dei trattati di mutua assistenza giudiziaria e sulle norme di protezione dei dati che dovrebbero essere applicati per l´uso di dati di grandi dimensioni. Comunicazioni del Presidente rappresentano l´inizio di un processo importante per affrontare le preoccupazioni dell´Ue e non vediamo l´ora di ulteriori azioni da parte degli Stati Uniti in questo senso. Un certo numero di domande rimangono ancora aperte e dovranno essere affrontate in dettaglio. Saremo quindi continuare il nostro dialogo con gli Stati Uniti, secondo le linee stabilite nella comunicazione della Commissione del 27 novembre 2013 su "Ricostruire la fiducia in Ue-usa Flussi di dati", che comprende, in particolare: Un miglioramento del regime di Safe Harbour che affronti le questioni di sicurezza in un modo che rafforza la fiducia nei trasferimenti di dati transatlantici verso gli Stati Uniti nel settore commerciale. La rapida conclusione di un accordo quadro sulla protezione dei dati nel settore dell´applicazione della legge che garantisca i diritti applicabili per i cittadini dell´Ue, tra cui il ricorso giudiziario per i cittadini comunitari non residenti negli Stati Uniti.  
   
   
PER IL PARLAMENTO EUROPEO, LA CITTADINANZA EUROPEA NON DOVREBBE ESSERE IN VENDITA A NESSUN PREZZO  
 
Strasburgo, 20 gennaio 2014 - La cittadinanza europea non deve avere un "prezzo " ha affermato il Parlamento europeo in una risoluzione votata giovedì. I deputati sono preoccupati per i regimi istituiti da vari Stati membri dell´Ue e, in particolare, da Malta, che si traducono nella vendita della nazionalità e, quindi, della cittadinanza europea. Il Parlamento invita la Commissione a indicare chiaramente se questi sistemi rispettano la lettera e lo spirito dei trattati Ue e le norme Ue in materia di non discriminazione. Alcuni Stati membri hanno introdotto programmi che comportano "direttamente o indirettamente" la "vendita " della cittadinanza europea a cittadini di paesi terzi, anche se ogni Stato membro dovrebbe agire responsabilmente per preservare i valori e i risultati comuni dell´Unione. Questi sono inestimabili e "non possono avere un prezzo", ribadisce la risoluzione, che è stata approvata con 560 voti favorevoli, 22 contrari e 44 astensioni. La cessione a titolo definitivo della cittadinanza europea mina la fiducia reciproca su cui si fonda l´Unione. Il Parlamento sottolinea inoltre che i diritti conferiti dalla cittadinanza dell´Unione, come il diritto di circolare e soggiornare liberamente all´interno dell´Ue, non devono essere trattati come un "prodotto commerciale". La cittadinanza europea implica un interesse nell´Unione e dipende dai legami personali con cittadini dell´Ue e con i suoi Stati membri. Inoltre, la cittadinanza per un programma di investimento, permette "di ottenere la cittadinanza dell´Ue soltanto ai cittadini più ricchi di paesi terzi", senza che vengano presi in considerazione altri criteri. Malta è invitata a riallineare il suo programma di cittadinanza con i valori europei. Il documento evidenzia che Malta ha di recente adottato misure volte a introdurre un programma di vera e propria vendita della cittadinanza maltese, "che comporta automaticamente la vendita della cittadinanza dell´Unione, senza imporre alcun requisito di residenza". Inoltre, non è nemmeno chiaro se i cittadini maltesi beneficeranno di questa nuova misura, ad esempio tramite la riscossione delle imposte, dal momento che gli investitori stranieri non saranno tenuti a pagare le tasse. I deputati sottolineano che la cittadinanza "non comporta soltanto diritti ma anche responsabilità". Il Parlamento invita Malta ad allineare il suo attuale programma di cittadinanza ai valori europei. Gli altri Stati membri che hanno adottato programmi nazionali che consentono la vendita diretta o indiretta della cittadinanza dell´Ue dovrebbero fare altrettanto. Questi programmi sono compatibili con le norme Ue? Il Parlamento invita la Commissione europea a indicare chiaramente se questi programmi rispettino la lettera e lo spirito dei trattati dell´Ue e il codice frontiere Schengen, nonché norme Ue in materia di non discriminazione. Si chiede alla Commissione di formulare raccomandazioni per evitare che tali programmi pregiudichino i valori su cui si basa l´Unione europea, nonché orientamenti per l´accesso alla cittadinanza europea attraverso programmi nazionali.  
   
   
UE, UN PASSAGGIO ALL´EURO CON SUCCESSO IN LETTONIA  
 
 Bruxelles, 20 gennaio 2014 - Il passaggio della Lettonia da il lat all´euro è stato regolare e positivo. Dal 15 gennaio, non è più stato possibile effettuare pagamenti in lats lettoni, due settimane periodo di doppia circolazione aver terminato il 14 gennaio. Nessun grande problema è stato incontrato in banche, uffici postali e rivenditori che hanno affrontato bene il carico di lavoro supplementare causato dal processo di transizione e la gestione in parallelo di due valute. La quantità di contante in euro in circolazione ha superato la quantità di circolante lats contanti (valore in euro) il 10 gennaio 2014. Secondo un sondaggio della Commissione, Mercoledì 14 Gennaio 2014, più di nove cittadini su dieci hanno fatto pagamenti in contanti nei negozi solo euro. Tutti i clienti hanno cambiato in euro. Quasi tre su quattro cittadini intervistati dicono che trasportano solo contante in euro nei loro portafogli. Lats banconote e le monete possono essere scambiati al funzionario tasso di conversione (1 Eur = 0,702804 Lvl) e gratuitamente presso gli uffici postali fino al 31 marzo 2014 e presso le banche commerciali fino al 30 giugno 2014. Successivamente, dorsali possono essere scambiati per euro senza un servizio pagamento presso la Banca di Lettonia per un periodo illimitato di tempo. La doppia indicazione dei prezzi in euro continuerà fino al 30 giugno 2014.  
   
   
L´EUROPA ARRIVA IN CAMPANIA: A SALERNO IL DIBATTITO SUL FUTURO DELL’UNIONE E IL PUNTO SULLE OPPORTUNITÀ OFFERTE DALL’UE SUL TERRITORIO  
 
Salerno, 20 gennaio 2014 - “L’europa in Campania” è il nome dell’evento che si svolgerà il 20 gennaio 2014 alle 10.30 a Salerno, nella splendida cornice del Salone dei Marmi del Palazzo di Città (via Roma 76) con l´obiettivo di presentare le opportunità offerte dall’Europa nella regione e lanciare il dibattito sul futuro dell´Unione europea. L´europa arriva in Campania: a Salerno il dibattito sul futuro dell’Unione e il punto sulle opportunità offerte dall’Ue sul territorio. L’iniziativa, promossa dalla Rappresentanza in Italia della Commissione europea e dai centri d´informazione “Europe Direct” campani, vedrà la partecipazione diretta della Commissione europea, accanto a rappresentanti delle autorità regionali e locali, del mondo universitario e della società civile. In un momento particolare come questo la Commissione europea vuole andare al di là della tradizionale promozione dell´Europa “che c´è”: l’obiettivo è stimolare il dibattito su quale tipo di Europa vogliamo, consapevoli che non coincide necessariamente con l´Europa che c´è. Messaggio chiave: con il voto alle elezioni europee il cittadino ha in mano uno strumento democratico per plasmare le politiche europee secondo i valori in cui si riconosce. A Salerno verrà inoltre illustrata la nuova programmazione finanziaria 2014-2020 dei servizi offerti dai centri “Europe Direct” della Campania. Seguirà la presentazione di una nuova applicazione per individuare sul proprio smartphone le più vicine reti europee di consulenza gratuita. Il contesto - L’europa sul territorio: i centri d’informazione Europe Direct - Nel 2013, in occasione dell’Anno europeo dei cittadini, è stata rinnovata la rete dei centri d’informazione “Europe Direct” in tutti i 28 Stati membri dell´Unione europea. La nuova generazione di centri conta oggi 48 punti distribuiti capillarmente su tutto il territorio italiano. Grazie a tale rete – nonché alle reti tematiche – le istituzioni europee portano concretamente l’Europa vicino ai cittadini e alle imprese, coinvolgendoli direttamente nelle opportunità e nelle sfide per il futuro dell’Unione. In Campania esistono oggi quattro centri “Europe Direct”: due a Napoli, uno a Caserta e uno a Salerno. La Commissione europea vuole promuovere e lanciare questi centri per dare la possibilità a cittadini, Ong, imprenditori e amministratori di ottenere informazioni precise e tempestive sulle opportunità offerte dall’Ue nelle immediate vicinanze. Europa intorno a me - “Europa intorno a me!” ( http://www.Europaintornoame.eu/ ) è un portale internet e un’applicazione (disponibile per sistemi Android e iOs) che permette di geolocalizzare i servizi, i centri d’informazione e gli eventi riguardanti l’Unione europea. Il progetto è promosso dalle reti di informazione e assistenza dell’Ue ed è frutto della collaborazione tra i punti locali/nazionali, che provvedono a un costante e tempestivo aggiornamento delle informazioni di loro pertinenza.  
   
   
PARITÀ: LA NORMATIVA UE ANTIDISCRIMINAZIONE NEI 28 STATI MEMBRI  
 
Bruxelles, 20 gennaio 2014 - La normativa dell’Unione europea contro le discriminazioni fondate sulla razza o l’origine etnica, la religione o le convinzioni personali, la disabilità, l’età o l’orientamento sessuale è ormai recepita nel diritto nazionale di tutti gli Stati membri. Rimane ora da applicarla nella pratica. Sono queste le principali conclusioni cui giunge una nuova relazione pubblicata oggi dalla Commissione europea. La direttiva sulla parità in materia di occupazione e la direttiva sulla parità indipendentemente dalla razza, entrambe del 2000, sono state volute per combattere la discriminazione. È una buona notizia che siano adesso parte integrante del diritto nazionale di tutti i 28 paesi dell’Ue. Stando però alla relazione odierna, di fatto le autorità nazionali non garantiscono ancora una protezione efficace alle vittime di discriminazione. Le sfide principali sono la scarsa conoscenza che ha il pubblico dei propri diritti e il livello insufficiente di segnalazione degli eventi discriminatori. A sostegno di tale processo la Commissione eroga finanziamenti per sensibilizzare il pubblico e per formare gli operatori della giustizia sulla normativa in materia di parità. Sempre oggi la Commissione europea ha inoltre pubblicato degli orientamenti per le vittime di discriminazione (allegato 1 della relazione). “Il principio di non discriminazione è uno dei principi fondamentali dell’Unione europea. Tutte le persone sono uguali dinanzi alla legge ed ognuno ha il diritto di vivere una vita libera da discriminazioni” ha dichiarato Viviane Reding, Vicepresidente e Commissaria per la Giustizia. “È grazie alle norme antidiscriminazione dell’Ue e ai provvedimenti presi dalla Commissione per farle rispettare che i cittadini possono avvalersi di questi diritti in tutti i 28 Stati membri. La vera sfida è fare in modo che le vittime di discriminazione possano esercitare concretamente i propri diritti, che sappiano cioè a chi rivolgersi per assistenza e abbiano accesso alla giustizia.” La relazione esamina la situazione attuale 13 anni dopo l’adozione, nel 2000, delle due direttive epocali antidiscriminazione che vietano qualunque forma di discriminazione in ragione della razza o dell’origine etnica in una serie di ambiti fondamentali, e le discriminazioni sul luogo di lavoro per motivi di età, religione o convinzioni personali, handicap o tendenze sessuali. Entrambe le direttive sono state recepite nel diritto nazionale dei 28 paesi dell’Ue a seguito dell’intervento della Commissione (vedi “Contesto”). All’atto pratico, però, la corretta applicazione della normativa rimane difficoltosa. Non tutti infatti sono consapevoli dei diritti di cui godono, ad esempio non sanno che il diritto Ue li tutela dalla discriminazione da quando fanno domanda di lavoro fin sul posto di lavoro. Analogamente, la mancanza di dati sulla parità — della cui raccolta sono responsabili gli Stati membri — rende difficile quantificare e monitorare gli eventi discriminatori. È probabile che venga effettivamente segnalata solo una piccola percentuale di tali episodi, principalmente a causa di una carenza di consapevolezza. Per garantire che i diritti alla parità di trattamento sanciti dall’Ue siano adeguatamente applicati nella pratica, la Commissione raccomanda che gli Stati membri: continuino a sensibilizzare l’opinione pubblica sui diritti antidiscriminazione e si concentrino sulle persone maggiormente a rischio, coinvolgendo datori di lavoro e sindacati. La Commissione eroga finanziamenti a sostegno di questo genere di attività e ha pubblicato orientamenti concreti per le vittime di discriminazione (allegato 1 della relazione); agevolino la segnalazione delle discriminazioni, migliorando l’accesso delle vittime ai meccanismi di denuncia. Gli organismi nazionali per la promozione della parità rivestono un ruolo cruciale e la Commissione continuerà a sostenerne la rete e a garantire che svolgano efficacemente i loro compiti previsti dalla normativa Ue; garantiscano l’accesso alla giustizia a quanti hanno subito discriminazioni. Gli orientamenti della Commissione indicano in concreto come presentare denuncia e la Commissione finanzia formazioni sull’applicazione della normativa in materia di parità per gli operatori della giustizia e le Ong che rappresentano le vittime di discriminazione; affrontino la specifica discriminazione che subiscono i Rom nel quadro delle strategie nazionali per l’integrazione dei Rom, anche attuando gli specifici orientamenti della Commissione contenuti nella recente raccomandazione del Consiglio (Ip/13/1226). La relazione odierna offre inoltre una ricca panoramica della giurisprudenza sviluppatasi dall’adozione delle direttive (allegato 2 della relazione) e chiarisce soprattutto la nozione di discriminazione fondata sull’età, che ha dato luogo a un gran numero di sentenze fondamentali (allegato 3 della relazione).  
   
   
I PAESI UE DEVONO RISPETTARE IL DIRITTO ALLA LIBERA CIRCOLAZIONE  
 
Strasburgo, 20 gennaio 2014 - Nella risoluzione adottata giovedì, il Parlamento contesta fermamente la posizione di alcuni leader europei che invocano modifiche e restrizioni alla libertà di circolazione dei cittadini. Le restrizioni temporanee alla libera circolazione per i lavoratori provenienti da Bulgaria e Romania sono scadute il 1° gennaio 2014. In una risoluzione comune presentata dai gruppi Ppe, S&d, Alde, Verdi/ale e Gue/ngl, il Parlamento invita gli Stati membri a rispettare le disposizioni del Trattato sulla libera circolazione, diritto garantito a tutti i cittadini europei. I deputati chiedono ai paesi Ue di astenersi da qualsiasi azione che ostacoli il diritto alla libera circolazione e di respingere qualsiasi proposta che limiti il numero di migranti in Europa e contraria al principio del trattato sulla libera circolazione delle persone. Il Parlamento osserva che con l´avvicinarsi delle elezioni europee, la libera circolazione dei cittadini comunitari si è trasformata in una questione di campagna elettorale per alcuni partiti politici e sussiste il rischio che questo dibattito possa portare all´aumento di razzismo e xenofobia. Si ricorda inoltre che alcuni politici europei di alto rango hanno recentemente fatto diverse dichiarazioni che minano il diritto alla libertà di movimento. La mobilità del lavoro incrementa l´economia comunitaria. Come si afferma nella risoluzione, recenti studi della Commissione hanno dimostrato che i lavoratori mobili sono contribuenti netti alle economie e ai bilanci dei paesi ospitanti. I deputati affermano che anche se solo il 2,8% di tutti i cittadini europei vive in un paese dell´Ue diverso dal proprio, essi sono comunque un elemento chiave per il successo del mercato interno e per il rafforzamento dell´economia europea. Combattere l´uso improprio dei sistemi di previdenza sociale senza discriminazione. I deputati invitano gli Stati membri a non discriminare i lavoratori mobili comunitari, in particolare quando si associa ingiustamente il diritto di libera circolazione per motivi di lavoro con il presunto abuso dei sistemi di sicurezza sociale. Il Parlamento ricorda agli Stati membri il ruolo di responsabilità sociale che verte sull´abuso dei loro sistemi di protezione sociale, indipendentemente dal fatto che esso sia commesso dai loro cittadini o da coloro che provengono da altri paesi dell´Unione.  
   
   
UE E IL KOSOVO: DISCUTERE DELLO STATO DI DIRITTO  
 
 Bruxelles, 20 gennaio 2014 - I rappresentanti del Kosovo e l´Ue si sono incontrati per la terza volta nel quadro del dialogo strutturato sullo stato di diritto a Bruxelles. Il Kosovo ha presentato una panoramica completa dei progressi ha fatto nella regola di diritto nel 2013. Come uscita chiave della riunione del Kosovo è quello di preparare una regola globale della strategia di legge e un piano d´azione entro la fine di aprile. Ciò consentirà l´Ue e gli altri donatori a fornire assistenza strategica mirata al Kosovo nel corso dei prossimi tre anni. Ciò dovrebbe anche permettere al Kosovo di assumere gradualmente regola delle responsabilità legali legate da Eulex. Il dialogo strutturato sulla Rule of Law offre l´opportunità di discussioni politiche di alto livello relative alla Giustizia, libertà e sicurezza, e giudiziario e diritti fondamentali. L´incontro di oggi ha caratterizzato discussioni riguardanti la magistratura e la riforma della giustizia, l´indipendenza del sistema giudiziario, la lotta contro la criminalità organizzata e la corruzione e l´efficace prevenzione della corruzione. Il Seae ha fornito un aggiornamento procedurale della prossima revisione dello stato di missione diritto in Kosovo, Eulex, che deve essere discusso in sede di Consiglio poco dell´Ue. La riunione è stata presieduta dal direttore generale per l´Allargamento della Commissione europea Christian Danielsson. Hanno partecipato anche rappresentanti della Commissione e il servizio europeo per l´azione esterna (Seae), il capo della missione Eulex Bernd Borchardt e il Rappresentante speciale dell´Ue / capo dell´ufficio dell´Ue in Kosovo Samuel Žbogar. La delegazione del Kosovo era guidata dal Vice Primo Ministro e Ministro della Giustizia Hajredin Kuçi. Oltre al Vice Primo Ministro Kuçi, i ministri Kosovo Bajram Rexhepi affari interni, e per l´integrazione europea Vlora Citaku, ha partecipato anche alla riunione. Sono stati raggiunti da membri dell´Assemblea del Kosovo, capi delle istituzioni incaricate della magistratura, forze di polizia e lotta alla corruzione, e altre parti interessate.  
   
   
PRESENTAZIONE DELLA RIFORMA EURES  
 
Bruxelles, 20 gennaio 2014 - Di seguito l’intervento di László Andor Commissario europeo responsabile per l´Occupazione, gli affari sociali e l´inclusione: “ Dare alle persone maggiori possibilità di scelta in termini di come e dove vivono la loro vita è una parte fondamentale importanza dell´Unione Europea e del suo mercato unico. Un settore in cui l´Ue ha dato alla gente più scelta è se vogliono lavorare in un altro paese dell´Ue. Con alti livelli inaccettabili di disoccupazione nell´Unione europea, sempre più persone sono alla ricerca di questa possibilità. In particolare per quanto si stima che ci sono ancora circa 2 milioni di posti vacanti nell´Ue, nonostante i livelli molto elevati di disoccupazione. La Commissione mira a garantire che le persone non si faccia alcuna discriminazione o ostacoli quando vanno a lavorare in altri Stati membri. A tal fine, la Commissione controlla la corretta applicazione delle norme di sicurezza sociale europei che garantiscono i lavoratori non vengano penalizzati quando si spostano da un paese all´altro. Abbiamo anche proposto una direttiva per imporre agli Stati membri di adottare misure di sensibilizzazione sul diritto per le persone provenienti da altri Stati membri per lavorare senza affrontare alcuna discriminazione relativa retribuzione, condizioni di lavoro e l´accesso ai posti di lavoro. Gli Stati membri dovrebbero inoltre essere obbligati a mettere in atto modi per le persone a ottenere un risarcimento se hanno fatto incontrare la discriminazione. Sono molto contento che la presente direttiva dovrebbe essere formalmente adottato dal Parlamento europeo e dal Consiglio dei ministri dell´Ue, nelle prossime settimane, a meno di un anno dopo abbiamo proposto di esso. Un altro modo in cui la Commissione aiuta le persone ad esercitare la loro scelta o meno di lavorare in un altro paese dell´Ue è quello di aiutarli ad essere consapevoli delle opportunità di lavoro in altri Stati membri. Da oltre 20 anni la rete Eures ricerca di lavoro pan-europei ha contribuito in cerca di lavoro europei a trovare un lavoro in un altro Stato membro, attraverso il suo portale web e la sua rete di 850 consulenti in tutta l´Unione, rappresentando circa 150.000 tirocini ogni anno. La mobilità del lavoro nell´Ue è aumentata notevolmente negli ultimi anni. Inoltre, con gli attuali alti livelli di disoccupazione è più che mai necessario per affrontare le carenze di manodopera che rendono alcuni posti vacanti difficile da colmare in alcuni luoghi. Oggi ho il piacere di presentare una nuova proposta per migliorare Eures sia per i cercatori di lavoro e datori di lavoro. Il nostro primo obiettivo è quello di garantire che chi cerca lavoro attraverso Eures può essere a conoscenza di un numero massimo di posti di lavoro vacanti in tutta Europa e che i datori di lavoro hanno accesso a un numero massimo di curricula dei cercatori di lavoro. A tal fine, proponiamo di aumentare il numero di offerte di lavoro disponibili attraverso Eures per esempio pubblicando offerte di lavoro che fino ad ora sono stati disponibili solo a livello locale o regionale. La proposta consentirebbe anche Eures per mostrare i dettagli delle offerte di lavoro disponibili attraverso i servizi di collocamento privati. Per aumentare il numero di Cv disponibili attraverso Eures di chi cerca lavoro, abbiamo proposto che possano essere inviati non solo direttamente da chi cerca lavoro stessi, come ora, ma possono anche essere inviati dai servizi pubblici per l´impiego fino a quando le persone in cerca diano il loro consenso. In secondo luogo, la proposta di facilitare il reclutamento con l´introduzione di abbinamento automatico di offerte di lavoro e curriculum attraverso Eures. Questo sarebbe basata sul nuovo sistema di classificazione per competenze e professioni, che la Commissione ha avviato nel mese di ottobre 2013. Questo sistema serve come un ´linguaggio comune´ tra le diverse classificazioni attualmente utilizzati dagli Stati membri. In terzo luogo, la proposta dovrebbe garantire che tutti in cerca di lavoro e datori di lavoro registrati presso i servizi di collocamento, ovunque si trovassero nella Ue, avrebbero ricevuto le stesse informazioni di base sui servizi Eures. In quarto luogo, la proposta di migliorare i servizi offerti a chi cerca lavoro, come ad esempio informazioni sul paese in cui vogliono spostare o assistenza con le loro domande di lavoro, nonché i servizi per i datori di lavoro, quali l´orientamento sul reclutamento all´estero e l´ulteriore integrazione di lavoratori. Infine, la proposta di facilitare lo scambio di informazioni tra gli Stati membri, vale a dire sulle eccedenze del mercato del lavoro e carenze, al fine di meglio indirizzare le attività della rete a terra. Se un individuo vorrebbe trasferirsi in un altro Stato membro per lavorare rimane una questione di scelta personale. Nessuno è obbligato a così. Ma per coloro che desiderano esplorare le opportunità di lavoro in un altro paese europeo, questi miglioramenti che abbiamo proposto di introdurre a Eures dovrebbero rendere più facile per loro di farlo.  
   
   
OCCUPAZIONE: LA COMMISSIONE PROPONE DI MIGLIORARE EURES, LA RETE PER LA RICERCA DI LAVORO  
 
 Bruxelles, 20 gennaio 2014 - Occorre rafforzare Eures, la rete paneuropea per la ricerca di lavoro, in applicazione di una proposta presentata recentemente dalla Commissione europea, onde migliorare l´offerta di lavoro, accrescere le possibilità di messa in contatto e corrispondenza delle offerte e delle domande di lavoro e aiutare i datori di lavoro, in particolare le piccole e medie imprese, ad assumere personale più competente e in tempi più brevi. Una volta adottata dal Consiglio dei ministri dell’Ue e dal Parlamento europeo, la proposta aiuterà i cittadini che si trasferiscono all’estero per motivi di lavoro ad operare una scelta più informata possibile. László Andor, commissario Ue responsabile dell´occupazione, degli affari sociali e dell´inclusione ha dichiarato: "La proposta della Commissione costituisce un passo ambizioso per lottare concretamente contro la disoccupazione. Essa contribuirà a correggere gli squilibri dei mercati del lavoro incrementando al massimo lo scambio di offerte di lavoro disponibili in tutta l’Ue e assicurando una maggiore corrispondenza tra offerte di lavoro e richiedenti lavoro. La nuova rete Eures faciliterà la mobilità lavorativa e contribuirà alla realizzazione di un mercato del lavoro dell’Ue pienamente integrato". Le nuove norme proposte rafforzeranno l´efficacia di Eures, miglioreranno la trasparenza delle assunzioni e intensificheranno la cooperazione tra gli Stati membri, consentendo in particolare alla rete: di pubblicare nel portale Eures un maggior numero di posti di lavoro disponibili nell’Ue, compresi quelli offerti dai servizi privati per l´impiego. I richiedenti lavoro di tutta l’Europa avranno accesso immediato alle stesse proposte e i datori di lavoro iscritti potranno attingere ad un vasto bacino di Cv; di realizzare la messa in contatto e corrispondenza automatizzata tra posti di lavoro vacanti e Cv; di fornire informazioni di base sul mercato del lavoro dell’Ue e su Eures ai richiedenti lavoro e ai datori di lavoro di tutta l’Unione; di offrire ai candidati e ai datori di lavoro servizi di sostegno alla mobilità al fine di agevolare l’assunzione e di consentire l’insediamento dei lavoratori nei nuovi posti di lavoro all’estero; di migliorare il coordinamento e lo scambio tra gli Stati membri di informazioni sulle eccedenze e sulle carenze di manodopera, integrando la questione mobilità nelle loro politiche a favore dell’occupazione. Tali miglioramenti avvantaggeranno i richiedenti lavoro e le imprese di ogni dimensione, ma in particolare le Pmi, che attualmente non sarebbero in grado di assumere personale all’estero senza i servizi che Eures fornisce loro gratuitamente. Contesto - Il proposto regolamento Eures costituisce una delle misure volte a facilitare la libera circolazione dei lavoratori, unitamente alla proposta della Commissione dell´aprile 2013 intesa a migliorare l’applicazione del diritto dei lavoratori alla libera circolazione (Ip/13/372, Memo/13/384), che dovrebbe essere adottata entro breve dal Consiglio dei ministri dell’Ue e dal Parlamento europeo, e alla comunicazione dello scorso novembre sulla libera circolazione delle persone (Ip/13/1151, Memo/14/9). Oggi, circa 7,5 milioni di europei lavorano in un altro Stato membro, vale a dire solo il 3,1% della forza lavoro totale. In media circa 700 000 persone si spostano ogni anno all’interno dell’Ue per lavorare all’estero, una percentuale (0,29%) molto inferiore a quella dell’Australia (1,5 % in 8 Stati) o degli Stati Uniti (2,4% in 50 Stati). L´osservatorio europeo delle offerte di lavoro mette in luce che, nonostante i livelli record della disoccupazione in Europa, nel corso del primo trimestre del 2013 erano disponibili 2 milioni di posti di lavoro. Se è vero che l’esistenza di posti vacanti è una caratteristica della dinamica dei mercati del lavoro, tale situazione può essere dovuta in larga parte alle carenze di manodopera, irrimediabili a livello locale. Tuttavia, la mobilità è notevolmente aumentata negli ultimi anni. Dal 2005 ad oggi sono aumentati fino a 4,7 milioni i lavoratori dell’Ue che esercitano la loro attività in un altro Stato membro. Sono inoltre sempre più numerose le persone intenzionate a spostarsi per lavoro: il numero dei richiedenti lavoro che si sono iscritti al portale Eures è aumentato vertiginosamente da 175 000 nel 2007 a 1 100 000 nel 2013. Istituita nel 1993, Eures è una rete di cooperazione tra la Commissione europea, i servizi pubblici per l´impiego degli Stati membri dell´Ue, nonché della Norvegia, dell’Islanda e del Liechtenstein, e altri organismi partner. Eures dispone di un rete di più di 850 consulenti, che ogni giorno sono in contatto con persone alla ricerca di un impiego e datori di lavoro in tutta l´Europa. La rete opera anche attraverso il portale Eures. Il portale è l´unico nel suo genere nell’Ue, in quanto offre un servizio gratuito che fornisce informazioni in venticinque lingue sulle condizioni di vita e di lavoro in tutti i paesi partecipanti. Il portale consente di accedere a oltre 1,4 milioni di offerte di lavoro e a 1,1 milioni di Cv in qualsiasi momento nell’arco di un dato mese. La rete Eures conta circa 150 000 collocamenti all’anno (50 000 attraverso i suoi consulenti e 100 000 tramite il suo portale).  
   
   
UE, OCCUPAZIONE: CHE COSA È EURES, LA RETE PANEUROPEA DI RICERCA DI LAVORO  
 
Bruxelles, 20 gennaio 2014 - Che cosa è Eures e che cosa fa? Eures (la rete europea della mobilità in cerca di lavoro) è una rete di cooperazione tra la Commissione europea ei servizi pubblici per l´impiego (Pes), dello Spazio economico europeo (See) Stati Uniti (gli Stati membri dell´Ue più la Norvegia, Islanda e Liechtenstein) e altre organizzazioni partner . La Svizzera partecipa anche alla cooperazione Eures. La rete Eures, istituito nel 1993, è responsabile per lo scambio di informazioni e che consenta la cooperazione tra i soggetti interessati, al fine di contribuire a rendere libera circolazione dei lavoratori una realtà. Eures promuove la mobilità e riduce le barriere per i lavoratori, contribuendo allo sviluppo di un mercato europeo del lavoro, che è aperto e accessibile a tutti, garantendo lo scambio delle offerte e delle domande di lavoro e la trasparenza delle informazioni sul mercato del lavoro. Eures fornisce assistenza gratuita ai candidati che desiderano trasferirsi in un altro paese e fornisce consigli su vita e di lavoro nel See. Si assiste anche i datori di lavoro che intendono assumere lavoratori di altri paesi e nelle regioni transfrontaliere. Le presenti Eures istituiti costituito da due componenti principali: la rete di ufficiali di lavoro che fornisce informazioni, orientamento e supporto ai candidati che desiderano lavorare in altri Stati membri e ai datori di lavoro in cerca di reclutare candidati adatti di altri Stati membri. Il portale Eures, che fornisce l´accesso a offerte di lavoro ed è un vero e proprio one-stop-shop per le informazioni sulla mobilità del lavoro in Europa. Esso fornisce una serie di altri strumenti utili per aiutare le persone a fare scelte informate sulle opportunità disponibili. Mobilità in Europa: fatti e cifre - Libera circolazione delle persone è una delle libertà fondamentali garantite dal diritto comunitario. Secondo uno studio Eurobarometro qualitativa condotta nel 2010, è il diritto dei cittadini dell´Ue a cuore i più, lo considerano praticamente sinonimo con il loro status di cittadini dell´Unione europea. Si è sancita dagli articoli 45 e 21 del trattato sul funzionamento dell´Unione europea (Tfue). Il trattato stesso e la Carta dei diritti fondamentali conferisce direttamente ai cittadini dell´Unione il diritto di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio dell´Unione, nonché il diritto alla parità di trattamento, come parte del loro status di cittadini dell´Unione. Secondo l´indagine sulle forze di lavoro (Eu-lfs), nel secondo trimestre del 2013 vi erano circa 7,8 milioni i cittadini dell´Ue economicamente attivi in ​​un altro paese dell´Ue, che rappresentano il 3,2% della forza lavoro dell´Ue. Questo rappresenta un notevole aumento rispetto al 2005 (circa 4,8 milioni nel 2005, o il 2,1% della forza lavoro dell´Ue), guidato in particolare gli allargamenti del 2004 e del 2007. Tuttavia, la crisi economica ha portato a una diminuzione dei flussi di mobilità tra i paesi dell´Ue - nel 2009-11, la mobilità intra-Ue flussi sceso di un terzo, rispetto al periodo 2006-08. Inoltre, tali stime aggregate non includono tutti i cittadini dell´Ue in quanto l´Ue-lfs riguarda soprattutto le persone che sono ´dimora abituale´ in un paese e non per esempio, i motori più recenti o dei lavoratori mobili a breve termine (ad esempio: stare solo un paio di mesi). Secondo l´Eurobarometro 2009 sulla mobilità geografica e del lavoro, circa il 10% dei cittadini europei ha dichiarato di aver già lavorato e vissuto in un altro paese a un certo momento, con il 51% di loro hanno lavorato per meno di due anni, e il 38% per meno di un anno. Secondo l´Eurobarometro 2011 sul mercato unico, il 28% dei cittadini in età lavorativa dell´Ue prenderebbe in considerazione lavorare in un altro paese dell´Ue in futuro. Inoltre, questa percentuale è particolarmente elevata (54%) tra i giovani (15-24 anni) e tra quelli di età 25-39 (38%). I confronti internazionali (quali l´Ocse Indagine economica dell´Ue 2012) indicano che la mobilità transfrontaliera tra gli Stati membri dell´Ue è limitato rispetto ad altre regioni (come Stati Uniti, Canada, Australia). Anche se questo può essere in parte spiegato dalla diversità linguistica molto ampia e vari quadri istituzionali, questi confronti suggeriscono ancora che più spazio esiste per una maggiore mobilità geografica nell´Ue. Inoltre, le lacune enormi attualmente esistenti tra paesi e regioni dell´Ue in termini di tassi di disoccupazione e tassi di posti di lavoro vacanti sono un altro segno che il potenziale della mobilità geografica dei lavoratori non è sufficientemente sfruttato (vedi il documento di lavoro sulle tendenze e sfide del mercato del lavoro che accompagnano aprile della Commissione 2012 pacchetto per l´occupazione ). Gli attuali livelli di mobilità sono ancora relativamente bassi rispetto alle potenzialità dell´Unione e non commisurato a quello che potrebbe essere previsto all´interno di un vero mercato unico del lavoro dell´Ue. Perché la Commissione incoraggia la mobilità all´interno dell´Ue lavoro? Mobilità geografica Limited è stata identificata nella annuale della crescita 2012 come uno dei motivi per il disallineamento strutturale tra offerta e domanda di lavoro, e quindi ostacolando il recupero e la crescita a lungo termine (cfr. Ip/11/1381 ). Nella situazione attuale di alta disoccupazione e una forte divergenza tra gli Stati membri, la mobilità del lavoro può svolgere un ruolo importante. Un numero significativo di posti vacanti in settori ad alta crescita convivono oggi con alto tasso di disoccupazione in altre parti dell´Ue. Mobilità del lavoro in grado di alleviare la pressione dell´occupazione nei paesi colpiti dalla crisi, anche in risposta alle esigenze del mercato del lavoro, dove c´è un elevato livello di domanda di lavoro. Secondo Eurostat, mentre i tassi di disoccupazione a novembre 2013 sono stati di circa il 5-6% in Lussemburgo, Austria e Germania, erano vicini al 15-19% in Portogallo, Cipro e Croazia e superiore al 25% in Spagna e in Grecia. Mobilità dei lavoratori all´interno dell´Ue può contribuire a squilibri di indirizzo e di sostegno all´occupazione, mentre il ripristino di dinamismo e alleviare la sofferenza sociale. La mobilità può anche contribuire a rilanciare di reclutamento e soddisfare le esigenze di numerosi datori di lavoro, fornendo loro la forza lavoro qualificata che cercano. I lavoratori, dal canto loro possono ottenere da una transizione positiva nel mondo del lavoro. Molti studi hanno dimostrato in passato, l´impatto positivo complessivo della mobilità sia per i lavoratori e le imprese. Ad esempio, la mobilità post-allargamento si stima sia aumentato il Pil di paesi dell´Ue-15 di circa l´1% nel 2004 al periodo 2009. Storie di Successo Eures - Ogni giorno il Eures-network aiuta molti in cerca di lavoro e datori di lavoro per trovare un lavoro e collaboratori qualificati. Ecco una selezione di alcune delle storie di successo a partire dal 2013. Una fiera del lavoro Lisbona porta ad un posto di lavoro nei Paesi Bassi. Pedro Pereira, un ingegnere elettrico portoghese licenziati a seguito della crisi, ha trovato una nuova posizione nei Paesi Bassi attraverso una fiera del lavoro a Lisbona. Https://ec.europa.eu/eures/main.jsp?lang=en&catid=10598&mycatid=10598&parentid=20&acro=news&function=
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 Un successo Job Day: 500 nuovi contratti in quattro paesi. Un recente fiera del lavoro nella città tedesca di Saarbrücken, vicino al confine francese, ha riunito oltre 6 500 visitatori e ha portato a 500 nuovi posizionamenti e contratti. Https://ec.europa.eu/eures/main.jsp?lang=en&catid=10629&mycatid=10629&parentid=
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 Aiutare i disoccupati bulgari a lavorare in Germania. La collaborazione tra Eures Germania e Bulgaria ha aiutato 208 in cerca di lavoro da Bulgaria a trovare un lavoro in Germania da gennaio a settembre 2013, soprattutto in posti che dove difficilmente colmabile nel mercato del lavoro locale. Https://ec.europa.eu/eures/main.jsp?lang=en&catid=10634&mycatid=10634&parentid=20&acro=
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 630 posti di lavoro vacanti in offerta a Giornata europea del lavoro in Irlanda. Eures Irlanda ha recentemente organizzato una Giornata europea del lavoro a Dublino per contribuire a combattere gli elevati tassi di disoccupazione su l´Isola di Smeraldo. Https://ec.europa.eu/eures/main.jsp?lang=en&catid=10637&mycatid=10637&parentid=20&acro=
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 Aiutare i lavoratori transfrontalieri. Eures ha un ruolo importante nel consigliare e sostenere i lavoratori transfrontalieri. A titolo di esempio, questo è il caso di un cercatore di lavoro belga di trovare una posizione appena oltre il confine tedesco . Https://ec.europa.eu/eures/main.jsp?lang=en&catid=10604&mycatid=10604&parentid=20&acro=
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 Gli ingegneri Portogallo trovare il successo in Norvegia. Negli ultimi due anni, un gruppo di ingegneria dalla Norvegia ha impiegato otto ingegneri portoghesi tramite i servizi Eures. Https://ec.europa.eu/eures/main.jsp?lang=en&catid=10609&mycatid=10609&parentid=20&acro=news&function=
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OCCUPAZIONE: LA COMMISSIONE PROPONE DI MIGLIORARE EURES JOB RETE DI RICERCA - DOMANDE FREQUENTI  
 
Bruxelles, 20 Gennaio 2013 - Perché c´è una necessità di una riforma? Eures ha già aiutato molti disoccupati a trovare lavoro in altri Stati membri e aiutato molti datori di lavoro a trovare il personale di cui hanno bisogno per riempire i loro posti vacanti. Tuttavia, la Commissione vuole migliorare ulteriormente il numero di posti vacanti in offerta ei servizi che Eures fornisce. Per farlo, è necessario modificare le norme giuridiche per la compensazione e scambio di informazioni tra gli Stati membri sulle opportunità di lavoro che non sono stati modificati dal 1992. In particolare, la Commissione propone di trasformare il Eures rete in uno strumento più attivo che è più reattivo e al mercato del lavoro, di concentrarsi maggiormente sui giovani e di estendere il numero di partner che offrono servizi di mobilità attraverso Eures. Nel corso del 2013, gli Stati membri hanno già iniziato ad attuare la decisione Eures dicembre 2012 (cfr. Ip/12/1262 ), e, in parallelo, ci sono stati miglioramenti apportati al portale Eures. È necessaria una revisione più completa del quadro normativo complessivo per riflettere i nuovi modelli di mobilità, nuovi requisiti per la "mobilità equa" (mobilità, che avviene su base volontaria e rispetta la legge e le norme del lavoro), cambiamenti nella tecnologia per i dati vacante job sharing , l´uso di una varietà di canali di reclutamento per i cercatori di lavoro e datori di lavoro e un ruolo crescente di altri intermediari del mercato del lavoro, oltre a servizi pubblici per l´impiego nella fornitura di servizi di reclutamento. Una volta che le nuove norme siano adottate dal Parlamento europeo e dal Consiglio, il dicembre 2012 la decisione della Commissione sarà abrogata. Quali sono i difetti affronta questa proposta? Le nuove norme proposte riguardano cinque carenze cemento: Mancanza di trasparenza dei mercati del lavoro : oggi, non esiste una piscina completa delle offerte e curricula accessibili a tutti nell´Unione europea. In media solo il 30% delle offerte di lavoro a livello nazionale sono resi disponibili sul portale Eures. Questo rapporto varia notevolmente da un paese all´altro per vari motivi. Non c´è strutturato scambio elettronico di Cv o di altro cercatore di lavoro informazioni del profilo a livello europeo, dal momento che i cercatori di lavoro caricare il proprio curriculum vitae sul portale Eures direttamente, di propria iniziativa. Equalizzazione del potenziale limitata: Attualmente, il portale Eures ha solo una limitata capacità di abbinare offerte di lavoro e Cv a livello Ue, a causa del limitato grado di interoperabilità dei dati provenienti dai sistemi nazionali di posti di lavoro vacanti. Necessità di mainstreaming: Vi è un accesso ineguale ai servizi Eures in tutta l´Ue, come in cerca di lavoro e datori di lavoro non ricevono sistematicamente tutte le informazioni necessarie su Eures, né ricevono un´offerta per ulteriore assistenza nella prima fase del reclutamento. Servizi di supporto limitate: Candidati e datori di lavoro che hanno indicato un interesse per la mobilità del lavoro transnazionale e transfrontaliera attualmente hanno solo un accesso limitato alla corrispondenza, il reclutamento e l´assistenza posizionamento (ad esempio informazioni e consigli sulla sicurezza sociale). Scambio di informazioni limitate e la cooperazione : Lo scambio di informazioni sulle carenze di manodopera e delle eccedenze tra gli Stati membri è inefficiente, ostacola più mirata la cooperazione pratica in rete Eures. Oggi non esiste un quadro appropriato per la condivisione di informazioni tra gli Stati membri. Quali miglioramenti la Commissione propone? Altre offerte di lavoro e Cv a disposizione di tutti in tutta l´Ue - Secondo le norme proposte, gli Stati membri sarebbero tenuti a mettere a disposizione del portale Eures tutte le offerte di lavoro che pubblicano a livello nazionale. Ciò dovrebbe includere offerte di lavoro attualmente disponibili solo a livello locale o regionale, e offerte di lavoro da parte di terzi, come i servizi per l´impiego privato e altre organizzazioni. Stati membri potrebbero escludere solo le offerte di lavoro che, per loro natura o alle norme nazionali, sono solo aperti a cittadini di un determinato paese. Il portale Eures continuerà a ricevere i Cv inviati direttamente da chi cerca lavoro, ma potrebbe anche ricevere quelle rese disponibili attraverso organizzazioni come servizi pubblici dell´occupazione e partner Eures (come agenzie di collocamento private), con l´esplicito consenso dei disoccupati e dei pieni diritti di protezione dei dati ( ad esempio, il ritiro, la cancellazione o la modifica dei dati). Automatizzata a livello Ue per facilitare la ricerca di lavoro e di assunzione - Le norme proposte consentirebbero di un processo di matching efficace a livello europeo tra le offerte di lavoro e candidati. Per consentire questa funzione, la Commissione ha messo a punto un sistema comune di classificazione delle professioni ( Esco ), in stretta collaborazione con le parti interessate e con il Centro europeo per lo sviluppo della formazione professionale (Cedefop). Rendere Eures più visibili e accessibili a livello nazionale - Ogni cercatore di lavoro e ogni datore di lavoro la registrazione con i servizi per l´impiego sarebbero diventano consapevoli di ciò che Eures può fare e avrebbero ricevuto un chiaro "Eures offerta" per ulteriore assistenza, se s / egli è interessato. Ciò garantirebbe che gli Stati membri diffondere le informazioni di base su Eures attraverso tutti i loro servizi per l´impiego. Servizi di supporto alla mobilità chiaramente definiti per chi cerca lavoro e datori di lavoro - Secondo le nuove regole, la rete Eures avrebbe offerto, gratuitamente, alcuni servizi di supporto minimo per l´Ue cerca di lavoro che desiderano trasferirsi e lavorare in altri Stati membri. Questi servizi includono: informazioni sulle condizioni di vita e di lavoro e sulle misure attive del mercato del lavoro - assistenza per la redazione di domande di lavoro e curricula per garantire la conformità con gli standard e formati europei, nonché con la loro caricato su importanti banche dati di ricerca di lavoro nazionale e il portale Eures, ove richiesto follow-up su possibili posizionamento intra-Ue nel quadro del piano d´azione individuale, se del caso rinvio ad un altro partner Eures, se del caso. Per i datori di lavoro , la rete Eures inoltre offrire servizi di supporto alla mobilità e di assistenza di reclutamento, che possono essere soggetti a una tassa. Questi servizi includono: informazioni sulle norme specifiche applicabili quando si impiegano i lavoratori - promozione della rete Eures e il database di Cv sul portale Eures come uno strumento per aiutare a coprire i posti vacanti di lavoro - informazioni e orientamento sui fattori che possono facilitare l´assunzione dei lavoratori e come sostenere la loro integrazione - informazioni e orientamento sulla formulazione di requisiti professionali individuali in un annuncio di lavoro, ove richiesto - assistenza sulla formulazione della offerta di lavoro, in conformità con gli standard e formati tecnici europei, ove richiesto assistenza per la registrazione come datore di lavoro sul portale Eures e rinvio ad un altro partner Eures, se del caso. Migliore scambio di informazioni e l´organizzazione del lavoro di Eures - Le norme proposte mirano ad aumentare lo scambio di informazioni tra gli Stati membri, in particolare sulle eccedenze e carenze sui mercati del lavoro nazionali. Questa intelligenza porrebbe Eures in una posizione migliore per organizzare e coordinare le attività di collocamento e di assunzione. Questo aiuterebbe gli Stati membri a includere le politiche di mobilità come parte integrante delle loro politiche sociali e occupazionali. Gli Stati membri possono adattare le loro politiche di mobilità alla luce degli sviluppi economici che riguardano i loro mercati del lavoro nazionali, ma questo non viene fatto sistematicamente e certamente non in consultazione con gli altri Stati membri. Libera circolazione dei lavoratori e alti livelli di occupazione sono strettamente collegati e rendono necessario che gli Stati membri a sviluppare politiche di mobilità a sostegno di un migliore funzionamento dei mercati del lavoro dell´Unione. L´informazione sarebbe stata utilizzata all´interno del ciclo annuale di programmazione e rendicontazione sulle attività Eures. Essa consentirebbe agli uffici nazionali di coordinamento, che agisce per conto degli Stati membri, di orientare l´attività della rete Eures come uno strumento orientato al risultato rispondente alle esigenze dei lavoratori in base alle dinamiche del mercato del lavoro. Chi sarebbe responsabile dell´attuazione dell´iniziativa? Nella maggior parte dei paesi, l´implementazione sarebbe la responsabilità dei servizi pubblici dell´occupazione , che Eures ospitanti. La rete Eures attuale consiste di Pes e la Commissione europea. Poiché la proposta è rilevante per lo Spazio economico europeo, la nuove regole diventano applicabili anche in Norvegia, Islanda e Liechtenstein . Tuttavia, la proposta prevede inoltre che gli Stati membri dovrebbero sviluppare misure per aprire la rete Eures ad altre organizzazioni di là dei servizi pubblici per l´impiego, in particolare altre tipologie di servizi per l´impiego, quali agenzie di collocamento private. Tali organizzazioni sarebbero accettati come partner Eures attraverso procedure nazionali di autorizzazione, conformemente ai criteri definiti nella proposta. Come potrebbero Eures funzionare in pratica sotto le norme proposte? La Commissione europea dovrebbe fungere da Ufficio europeo di coordinamento per fornire informazioni comuni, attività di formazione, strumenti e linee guida e sviluppare e mantenere il portale Eures Gli Stati membri avrebbero designano gli uffici nazionali di coordinamento a livello nazionale per fornire supporto e assistenza generale per tutte le organizzazioni che operano sul loro territorio di Eures e con le loro controparti negli altri Stati membri e all´Ufficio europeo di coordinamento. Le organizzazioni possono partecipare in qualità di partner di Eures se pubblicano offerte di lavoro, raccogliere curricula, fornire assistenza di corrispondenza, di collocamento e di reclutamento per i cercatori di lavoro e datori di lavoro e dare consigli e sostegno alla mobilità del lavoro all´interno dell´Ue all´interno della rete Eures, o una combinazione di uno dei sopra. La rete dovrebbe aprirsi ad altre organizzazioni in aggiunta a quelli attuali, come ad esempio esclusi i servizi dell´occupazione privati ​​(agenzie di lavoro interinale), altri servizi per l´impiego non pubbliche, sindacati, industriali e le associazioni dei datori di lavoro. Gli Stati membri sarebbero responsabili per la creazione di sistemi di autorizzare e monitorare l´attività di tutte le organizzazioni che operano sul loro territorio per Eures come partner Eures. Per operare come Eures Partners, le organizzazioni devono rispettare criteri minimi comuni e un set limitato di regole di base sul processo di autorizzazione, affinché le opportunità di trasparenza e pari quando si unisce la rete Eures, fatta salva la necessaria flessibilità per tener conto delle diverse modelli nazionali e le forme di cooperazione tra Pes e gli altri attori del mercato del lavoro negli Stati membri. Come faranno i Eures saranno portale migliorare? Parallelamente alla proposta di riforma Eures, il portale web Eures verrà aggiornato. Una nuova versione del portale sarà rilasciato nel 2014. Porterà nuove e migliorate funzionalità, come ad esempio un applicazione Cv on-line rinnovata per pubblicare e cercare Cv, e migliorate le funzioni di ricerca di lavoro. Settoriali "passaporto delle competenze" saranno introdotti dando in cerca di lavoro ei datori di lavoro attivi in ​​settori specifici la possibilità di presentare o la ricerca di competenze in modo più dettagliato adattato a tale settore. Un primo passaporto delle competenze per il settore dell´ospitalità sarà lanciato nella primavera del 2014. Altre caratteristiche saranno aggiunte al portale Eures gradualmente nel corso dei prossimi anni. Questi miglioramenti riguarderanno i seguenti: Una migliore corrispondenza tra domanda e offerta di lavoro : Eures strumenti di reclutamento on-line fornirà per corrispondenza automatica, basata su tecnologie avanzate semantiche e altri, tra i curricula e delle offerte di lavoro che sono stati pubblicati sul portale. Gli strumenti saranno anche aperti a apprendistati e tirocini. Nelle Eures lungo periodo si trasformerà in una piattaforma di corrispondenza che potrebbe essere utilizzato da attori come servizi pubblici dell´occupazione, servizi per l´impiego, datori di lavoro privati ​​e istituti di formazione, al fine di costruire nuovi servizi utilizzando la Application Programming Interface Eures. Mobilità : informazioni più complete sulle condizioni di vita e di lavoro nei diversi paesi sarà fornita attraverso una più stretta collaborazione con altri siti e fonti di informazione. Candidati saranno in grado di condividere informazioni e suggerimenti con l´altro. Apprendimento : il portale fornirà ulteriori informazioni e orientamento per aiutare chi cerca lavoro per determinare quali nuove competenze che possono avere bisogno e come ottenerli. La cooperazione di rete interna : il portale Eures fornirà i membri della rete Eures con gli strumenti necessari per aiutarli a svolgere i loro compiti in modo più efficiente e collaborativo, compresi strumenti per l´organizzazione di eventi virtuali e incontri web. Infine, un nuovo European Online Job Day sito sarà istituito per promuovere tutte le Giornate europee del lavoro (Ejd) organizzate in diversi paesi. Giornate europee del lavoro sono eventi volti a favorire la mobilità in tutta Europa. Ciò contribuirà eventuali organizzatori Ejd per costruire il loro proprio evento sia online che offline. Ci saranno funzioni di registrazione, informazioni sugli eventi, live streaming, live chat con gli espositori, un "offerte di lavoro", sezione nonché informazioni pratiche per il partecipante. C´è anche una funzione di intervista di pianificazione che consente ai datori di lavoro di prenotare colloqui con i potenziali candidati che sono stati preselezionati in anticipo.  
   
   
AIUTI DI STATO: LA COMMISSIONE EUROPEA CONSULTA SULLA BOZZA DI LINEE GUIDA SULLA NOZIONE DI AIUTO  
 
Bruxelles, 20 gennaio 2014 - La Commissione europea invita i commenti su un progetto di comunicazione volto a fornire indicazioni pratiche per individuare le misure di aiuto di Stato che devono essere notificati alla Commissione per approvazione prima di essere attuata, ai sensi dell´articolo 108 (3) del Trattato sul funzionamento dell´Unione europea Union (Tfue). Alla luce delle osservazioni, la Commissione intende adottare l´avviso di guida finale nel secondo trimestre del 2014. Se una misura costituisca aiuto di Stato o non è di fondamentale importanza sia per le amministrazioni ei giudici ´Stati membri nonché di business, in quanto determina se una misura è soggetta all´approvazione della Commissione prima che possa essere attuato. In risposta alle frequenti richieste delle parti interessate, la Commissione ha compilato un progetto di comunicazione di orientamento spiegare e illustrare i vari elementi costitutivi di un aiuto di Stato ai sensi del controllo comunitario degli aiuti di Stato: La presenza di un´attività economica (nozione di "impresa"); L´imputabilità del provvedimento allo Stato; Il finanziamento mediante risorse statali; La presenza di un vantaggio economico per il beneficiario; Selettività e Effetto sugli scambi e sulla concorrenza. Ad esempio, la carta aiuterà le parti interessate per stabilire se la vendita di un bene pubblico, un apporto di capitale di una società o di talune misure fiscali comporti aiuti di Stato che la Commissione deve valutare prima che le misure possono essere attuate, al fine di verificare che il misura non falsa indebitamente la concorrenza nel mercato unico. L´avviso è stato redatto in modo pragmatico, al fine di fornire risposte utili ai governi e ai giudici nazionali, così come le altre parti interessate, piuttosto che discutere questioni teoriche. Le osservazioni possono essere presentate fino al 14 marzo 2014. Il testo del progetto di comunicazione è disponibile all´indirizzo: http://ec.Europa.eu/competition/consultations/2014_state_aid_
notion/index_en.html
 
 
   
   
PER POTER ESSERE CONSIDERATO A CARICO DI UN CITTADINO DELL’UNIONE, UN DISCENDENTE DI ETÀ SUPERIORE A 21 ANNI, CITTADINO DI UN PAESE TERZO, NON È TENUTO A DIMOSTRARE DI AVER TENTATO CON OGNI MEZZO DI GARANTIRE IL PROPRIO SOSTENTAMENTO  
 
 Lussemburgo, 20 gennaio 2014 - Uno Stato membro non può esigere, ai fini della concessione del permesso di soggiorno, che il discendente dimostri di aver inutilmente tentato di trovare un’attività lavorativa o di ricevere un aiuto per il sostentamento nel proprio paese di origine. Il diritto dell’Unione 1 ha esteso il diritto di tutti i cittadini dell’Unione di circolare e di soggiornare liberamente sul territorio degli Stati membri ai rispettivi familiari, a prescindere dalla loro nazionalità. Sono considerati familiari, segnatamente, i discendenti diretti di età inferiore a 21 anni che siano a carico del cittadino dell’Unione. La sig.Ra Flora May Reyes, nata nel 1987 e cittadina delle Filippine, è stata affidata all’età di tre anni alla nonna materna, in quanto la madre si era stabilita in Germania per ivi svolgere attività lavorativa, ottenendo poi la cittadinanza tedesca. La nonna materna della sig.Ra Reyes ha provveduto alla sua educazione per tutto il periodo dell’infanzia e dell’adolescenza. Tra i 17 e i 23 anni la sig.Ra Reyes ha studiato, per un periodo di 2 anni, in un liceo, seguendo quindi 4 anni di studi superiori. Dopo aver compiuto una formazione comprendente tirocini, ha ottenuto la qualifica di infermiera ausiliaria diplomata/assistente paramedica. Sostenuti gli esami, si è dedicata ad aiutare la sorella occupandosi dei suoi figli. La madre della sig.Ra Reyes ha sempre conservato stretti vincoli con i propri familiari nelle Filippine, inviando loro ogni mese denaro per sopperire ai loro bisogni e finanziare i loro studi, nonché rendendo loro visita tutti gli anni. La sig.Ra Reyes non ha mai avuto un’occupazione e non ha mai chiesto aiuti socio-assistenziali presso le autorità delle Filippine. Nel 2009 la madre della sig.Ra Reyes si è stabilita in Svezia con un cittadino norvegese con il quale poi si è sposata nel 2011. Dal 2009, quest’ultimo, che dispone di risorse economiche derivanti da una pensione di vecchiaia, invia regolarmente denaro nelle Filippine alla signora Reyes nonché agli altri familiari della moglie. Nel 2011 la sig.Ra Reyes è entrata nello spazio Schengen. Ha chiesto un permesso di soggiorno in Svezia in qualità di familiare della madre, dichiarando di essere a suo carico. La domanda è stata respinta in base al rilievo che la signora Reyes non aveva dimostrato che il denaro, incontestabilmente versatole dalla famiglia, fosse stato impiegato per sopperire ai suoi bisogni esistenziali di vitto, alloggio e assistenza sanitaria nelle Filippine. Parimenti, non avrebbe dimostrato in qual modo il sistema socio-assistenziale del suo paese d’origine avrebbe potuto garantire l’assistenza a persone nella sua situazione. Per contro, essa avrebbe dimostrato di essersi diplomata nel proprio paese d’origine e di aver ivi compiuto tirocini. Per tutta la sua infanzia e adolescenza sarebbe stata peraltro a carico della nonna materna. Il Migrationsöverdomstolen (Corte di appello amministrativa di Stoccolma competente in materia di immigrazione), dinanzi al quale il procedimento è attualmente pendente, ha chiesto alla Corte di giustizia se uno Stato membro possa esigere che un discendente diretto, di età pari o superiore a 21 anni, debba dimostrare, per poter essere considerato a carico e ricadere, dunque, nella definizione di «familiare», di avere inutilmente tentato di trovare un’occupazione o di ricevere un aiuto al sostentamento presso le autorità del proprio paese di origine e/o di aver tentato con ogni altro mezzo di garantire il proprio sostentamento. Il giudice del rinvio chiede parimenti se, ai fini dell’interpretazione del requisito di essere «a carico», assuma rilievo il fatto che un familiare sia ritenuto in possesso di ragionevoli possibilità di trovare un’occupazione e intenda svolgere attività lavorativa nello Stato membro ospitante. Nella sentenza odierna, la Corte ricorda che, affinché il discendente diretto di un cittadino dell’Unione, di età pari o superiore a 21 anni, possa essere considerato «a carico» del medesimo, deve essere dimostrata l’esistenza di una reale situazione di dipendenza. Ai fini dell’accertamento di tale dipendenza, lo Stato membro ospitante deve valutare se, alla luce delle sue condizioni economiche e sociali, tale discendente non sia in grado di sopperire ai proprio bisogni essenziali. La necessità di sostegno materiale deve sussistere nello Stato d’origine o di provenienza del discendente stesso nel momento in cui questi chiede di ricongiungersi con detto cittadino. Per contro, non è necessario stabilire quali siano le ragioni di tale dipendenza e, quindi, del ricorso a tale sostegno. Orbene, il fatto che un cittadino dell’Unione effettui regolarmente, per un periodo considerevole, il versamento di somme di denaro al discendente, necessarie a quest’ultimo per sopperire ai suoi bisogni essenziali nello Stato d’origine, è idoneo a dimostrare la sussistenza di una situazione di dipendenza reale del discendente medesimo rispetto a detto cittadino. Non si può esigere dal discendente di fornire l’ulteriore prova di aver inutilmente tentato di trovare un’occupazione o di ricevere un aiuto al sostentamento dalle autorità del paese d’origine e/o di aver tentato con ogni altro mezzo di assicurare il proprio sostentamento. Infatti, il requisito di una siffatta prova supplementare, non facile da effettuarsi nella pratica, è rende eccessivamente difficile per il discendente medesimo di beneficiare del diritto di soggiorno nello Stato membro ospitante. Del resto, non è escluso che tale requisito implichi la necessità di effettuare passi più complessi, quali il tentativo di ottenere differenti attestazioni che certifichino di non aver trovato alcuna occupazione e di non aver ottenuto alcun assegno socio assistenziale rispetto all’azione consistente nell’ottenimento di un documento, da parte dell’autorità competente dello Stato d’origine o di provenienza, che attesti l’esistenza di una situazione di dipendenza, con riguardo alla quale la Corte ha già avuto modo di dichiarare che tale documento non può costituire condizione per il rilascio del titolo di soggiorno. La Corte conclude, quindi, che il diritto dell’Unione non consente ad uno Stato membro di esigere che il discendente diretto di età pari o superiore a 21 anni, dimostri, per poter essere considerato a carico e rientrare, quindi, nella nozione di «familiare» di un cittadino dell’Unione, di aver inutilmente tentato di trovare un’occupazione o di ricevere un aiuto per il proprio sostentamento dalle autorità del proprio paese d’origine e/o di aver tentato con ogni altro mezzo di garantire il proprio sostentamento. La Corte aggiunge che la situazione di dipendenza deve sussistere, nel paese di provenienza del familiare interessato, nel momento in cui chiede il ricongiungimento con il cittadino dell’Unione di cui sia a carico. Il fatto che un familiare sia considerato, alla luce di circostanze personali quali l’età, le qualifiche professionali e lo stato di salute, dotato di ragionevoli possibilità di trovare un’occupazione e, inoltre, intenda lavorare nello Stato membro ospitante resta irrilevante ai fini dell’interpretazione del requisito di essere «a carico». Importante: Il rinvio pregiudiziale consente ai giudici degli Stati membri, nell´ambito di una controversia della quale sono investiti, di interpellare la Corte in merito all’interpretazione del diritto dell’Unione o alla validità di un atto dell’Unione. La Corte non risolve la controversia nazionale. Spetta al giudice nazionale risolvere la causa conformemente alla decisione della Corte. Tale decisione vincola egualmente gli altri giudici nazionali ai quali venga sottoposto un problema simile.  
   
   
CORTE DI GIUSTIZIA DELL’UNIONE EUROPEA: I PERIODI DI DETENZIONE NON POSSONO ESSERE PRESI IN CONSIDERAZIONE AI FINI DELL’ACQUISIZIONE DI UN TITOLO DI SOGGIORNO PERMANENTE NÉ PER LA CONCESSIONE DELLA PROTEZIONE RAFFORZATA CONTRO L’ALLONTANAMENTO  
 
Lussemburgo, 20 gennaio 2014 - La direttiva sul diritto di libera circolazione e di soggiorno consente ai cittadini dell’Unione, senza ulteriori condizioni o formalità a parte il requisito del possesso di un documento di viaggio, di recarsi e soggiornare nel territorio di uno Stato membro diverso da quello di cui hanno la cittadinanza per un periodo massimo di tre mesi. Tuttavia, se esercitano un’attività professionale o dispongono di risorse sufficienti per provvedere alle proprie necessità nonché di un’assicurazione malattia che copra tutti i rischi (ad esempio se sono studenti o pensionati), essi possono rimanere in tale Stato membro diverso per un periodo superiore. In tal caso anche i loro familiari, siano essi cittadini dell’Unione o meno, possono restare con loro in tale Stato, a condizione che la loro presenza non costituisca un onere per il sistema di assistenza sociale dello Stato membro ospitante e che dispongano di un’assicurazione malattia che copra tutti i rischi. I cittadini dell’Unione che hanno soggiornato legalmente in via continuativa per un periodo di cinque anni nel territorio dello Stato membro ospitante acquisiscono il diritto di soggiorno permanente in tale territorio. Tale diritto non è soggetto alle condizioni necessarie per rimanere nello Stato membro ospitante per un periodo superiore a tre mesi (esercizio di un’attività professionale, prosecuzione degli studi, ecc.). I familiari di tali cittadini che non hanno la cittadinanza di uno Stato membro e che hanno soggiornato legalmente con loro in via continuativa per un periodo di cinque anni nello Stato membro ospitante acquisiscono anch’essi il diritto di soggiorno permanente. In tale contesto, lo Stato membro ospitante non può adottare una decisione di allontanamento dal territorio nei confronti di un cittadino dell’Unione o dei suoi familiari, qualunque sia la loro cittadinanza, che abbiano acquisito un diritto di soggiorno permanente nel suo territorio, salvo che sussistano gravi motivi di ordine pubblico o di pubblica sicurezza. Analogamente, non è possibile adottare una decisione di allontanamento nei confronti di un cittadino dell’Unione che abbia soggiornato nello Stato membro ospitante nei dieci anni precedenti, salvo che tale decisione sia giustificata da ragioni imperative di pubblica sicurezza definite da tale Stato membro. Causa C-378/12 - In virtù di matrimonio con una cittadina irlandese che aveva esercitato il suo diritto di libera circolazione e di soggiorno nel Regno Unito, il sig. Onuekwere, cittadino nigeriano, ha ottenuto un permesso di soggiorno della validità di cinque anni in tale Stato membro. Durante il soggiorno nel Regno Unito in quanto familiare di un cittadino dell’Unione, il sig. Onuekwere è stato più volte condannato dai giudici britannici per diversi reati e ha trascorso in carcere un periodo complessivo di tre anni e tre mesi. Successivamente, il sig. Onuekwere ha richiesto una carta di soggiorno permanente, sostenendo che, poiché sua moglie aveva acquisito il diritto di soggiorno permanente, anche a lui doveva essere concesso tale diritto. Egli afferma peraltro che la durata totale del suo soggiorno nel Regno Unito (compresi i periodi di detenzione) supera ampiamente la durata di cinque anni necessaria per il conferimento di tale diritto. Sottolinea inoltre che, sebbene i periodi trascorsi in carcere non siano computabili a tal fine, la durata totale dei periodi trascorsi fuori dal carcere è superiore a cinque anni. In seguito al rigetto della sua domanda di carta di soggiorno permanente, il sig. Onuekwere ha adito l’Upper Tribunal (Immigration and Asylum Chamber), London (Regno Unito). Tale giudice chiede alla Corte di giustizia se i periodi di detenzione e i periodi di durata inferiore a cinque anni precedenti e successivi alla detenzione di un richiedente possano essere presi in considerazione ai fini dell’acquisizione di un titolo di soggiorno permanente. Nell’odierna sentenza la Corte ricorda in primo luogo che un cittadino di un paese terzo, familiare di un cittadino dell’Unione che ha esercitato il suo diritto di libera circolazione e di soggiorno, può computare, ai fini dell’acquisizione di un diritto di soggiorno permanente, soltanto i periodi trascorsi assieme a tale cittadino. Di conseguenza, i periodi durante i quali egli non ha soggiornato assieme a tale cittadino a causa della sua detenzione nello Stato membro ospitante non possono essere presi in considerazione a tal fine. La Corte constata peraltro che il legislatore dell’Unione ha fatto dipendere l’ottenimento del diritto di soggiorno permanente dall’integrazione dell’interessato nello Stato membro ospitante. Orbene, tale integrazione è basata non soltanto su elementi spaziali e temporali, ma anche su elementi qualitativi relativi al grado di integrazione nello Stato membro ospitante. Il fatto che il giudice nazionale abbia inflitto una pena detentiva senza sospensione dimostra il mancato rispetto, da parte dell’interessato, dei valori espressi dalla società dello Stato membro ospitante nel diritto penale di quest’ultimo. Pertanto, prendere in considerazione i periodi di detenzione ai fini dell’acquisizione del diritto di soggiorno permanente sarebbe manifestamente in contrasto con l’obiettivo perseguito dalla direttiva con la creazione di tale diritto di soggiorno. Infine, per le stesse ragioni, la Corte dichiara che la continuità del soggiorno di cinque anni è interrotta dai periodi di detenzione nello Stato membro ospitante. Di conseguenza, i periodi precedenti e successivi ai periodi di detenzione non possono essere sommati per raggiungere il periodo minimo di cinque anni necessario per ottenere un titolo di soggiorno permanente. Causa C-400/12 - La sig. G. È una cittadina portoghese che soggiorna dal 1998 nel Regno Unito, dove ha acquisito il diritto di soggiorno permanente nel 2003. Nel 2009 è stata condannata dai giudici britannici a 21 mesi di carcere per maltrattamenti nei confronti di uno dei figli. Inoltre, nel periodo in cui si trovava in carcere, le autorità britanniche hanno disposto la sua espulsione dal territorio del Regno Unito per ragioni di ordine pubblico e di pubblica sicurezza. La sig. G. Ha impugnato la decisione di espulsione dinanzi ai giudici britannici, sostenendo che, avendo soggiornato per più di dieci anni nel Regno Unito, doveva beneficiare del livello di protezione più elevato che il diritto dell’Unione riserva ai cittadini europei in materia di allontanamento. L’upper Tribunal (Immigration and Asylum Chamber), London, chiamato a dirimere la controversia, chiede alla Corte se, nonostante la detenzione, la sig. G. Possa beneficiare di tale protezione rafforzata contro l’allontanamento. Nella sua sentenza odierna, la Corte constata in primo luogo che, contrariamente al periodo richiesto per l’acquisizione del diritto di soggiorno permanente, che inizia con il soggiorno legale della persona interessata nello Stato membro ospitante, il periodo di soggiorno di dieci anni richiesto per la concessione della protezione rafforzata contro l’allontanamento dev’essere calcolato a ritroso, a partire dalla data della decisione di allontanamento di tale persona. La Corte rileva inoltre che tale periodo di soggiorno dev’essere, in linea di principio, continuativo. In secondo luogo, per quanto concerne il rapporto tra l’integrazione di una persona nella società dello Stato membro ospitante e la sua detenzione, la Corte dichiara che, per le stesse ragioni avanzate nella sentenza C-378/12, i periodi di detenzione non possono essere presi in considerazione ai fini del calcolo del periodo di soggiorno di dieci anni. Infine, la Corte constata che i periodi di detenzione interrompono, di massima, la continuità del soggiorno necessaria per la concessione della protezione rafforzata. La Corte ricorda tuttavia che, al fine di stabilire entro quali limiti la discontinuità del soggiorno impedisca all’interessato di beneficiare della protezione rafforzata, occorre procedere ad una valutazione complessiva della sua situazione. In occasione di tale valutazione complessiva, richiesta per stabilire se i legami d’integrazione tra l’interessato e lo Stato membro ospitante siano stati interrotti, le autorità nazionali possono tenere conto degli aspetti pertinenti della sua detenzione. Allo stesso modo, nell’ambito di tale valutazione complessiva, le autorità nazionali possono prendere in considerazione la circostanza che la persona interessata, come la sig. G., abbia soggiornato nello Stato membro ospitante durante i dieci anni precedenti la sua detenzione. Importante: Il rinvio pregiudiziale consente ai giudici degli Stati membri, nell´ambito di una controversia della quale sono investiti, di interpellare la Corte in merito all’interpretazione del diritto dell’Unione o alla validità di un atto dell’Unione. La Corte non risolve la controversia nazionale. Spetta al giudice nazionale risolvere la causa conformemente alla decisione della Corte. Tale decisione vincola egualmente gli altri giudici nazionali ai quali venga sottoposto un problema simile.  
   
   
UE: SERRACCHIANI, FVG PARTECIPA A PROGETTI COOPERAZIONE PER 430 MLN.  
 
Trieste, 20 gennaio 2014 - Quasi 430,50 milioni disponibili per i programmi transfrontalieri a cui partecipa anche il Friuli Venezia Giulia, pari a circa il 30 per cento in più rispetto al periodo 2007-2013. Si dichiara dunque "molto soddisfatta" la presidente della Regione Debora Serracchiani a conclusione oggi a Roma della riunione della Conferenza dei presidenti delle Regioni e delle Province autonome che ha sancito l´accordo sulle quote finanziarie riservate nella programmazione 2014-2020 alla cooperazione territoriale europea. "Un accordo unanime tra le Regioni", sottolinea Serracchiani, che di fatto vede il Friuli Venezia Giulia tra i "protagonisti" territoriali della nuova fase di programmazione, "con dotazioni finanziarie molto importanti ed in netto incremento rispetto ai precedenti sette anni". Ai programmi Italia-austria ed Italia-croazia sono stati infatti assegnati - rispettivamente - 54,80 e 172,06 milioni di euro; erano invece 37,68 ed 87,38 milioni di euro nella precedente programmazione Ue. Di utile risultato conseguito parla inoltre Serracchiani in merito al programma Italia-slovenia, passato da 92,4 a 66,02 milioni di euro, che sconta però la prevista contrazione di risorse a causa della più severa delimitazione delle aree interessate, oggi ristretta al solo Friuli Venezia Giulia ed alla Provincia di Venezia: "tale dote finanziaria rischiava una limatura ben superiore a favore di altri programmi - spiega Serracchiani- ad esempio di quello Italia-malta, ma il decremento è stato contenuto anche in virtù delle positive relazioni già in atto proprio tra la Regione Friuli Venezia Giulia e la Repubblica di Slovenia". "Rispetto alla proposta di riparto formulata dal ministero per lo Sviluppo economico, i correttivi approvati oggi dalla Conferenza delle Regioni - segnala la presidente Serracchiani - vedono poi una significativa maggior attribuzione di fondi al programma transnazionale Adriatico-ionico, al quale la nostra Regione partecipa con l´importante ruolo di coordinatore interregionale del settore ´Trasporti e Energia´: a questo programma sono stati complessivamente attribuiti 57,11 milioni di euro (43,05 nella fase 2007-2013), mentre poste finanziarie per 42,00 milioni di euro sono state infine allocate sul programma Spazio alpino, anche in questo caso con un incremento rispetto al periodo precedente di oltre 6 milioni di euro, e per 38,35 milioni sul programma Central Europe (32,9 in precedenza)".  
   
   
ROSSI: "SERVE UN SISTEMA ISTITUZIONALE PIÙ SOBRIO, EFFICIENTE E VICINO AI CITTADINI"  
 
Firenze, 20 gennaio 2014 - "La riorganizzazione del sistema istituzionale è indispensabile. Penso che serva un Senato più sobrio (ma non a scapito della democrazia), efficiente e vicino ai cittadini. La nostra colpa è stata quella di non essere sufficientemente reattivi rispetto alle spinte centralistiche e di non aver presentato una proposta delle Autonomie. Chi pensa rischia di pensare troppo e chi fa politica di pensare troppo poco: per questo occorre riavvicinare il dibattito teorico a quello politico". Lo ha detto il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, nel corso del convegno "Riforme costituzionali: il Senato delle Autonomie" organizzato dalla Regione Toscana in Palazzo Strozzi Sacrati. Rossi ha espresso un giudizio critico sulla fase di federalismo inattuato che abbiamo alle spalle, divisa com´è stata tra una visione leghista di Regioni come piccoli staterelli e una statale caratterizzata da un "federalismo per abbandono". Si è detto convinto che non sia possibile difendere l´esistente e che il Governo debba riscoprire gli obiettivi di collaborazione e cooperazione tra le Istituzioni che sono scritti nella Costituzione, ma banditi dal dibattito politico. "Occorre lavorare - ha proseguito - per riportare le istanze locali nel sistema istituzionale con la creazione di un Senato delle Autonomie. La legislazione deve essere il frutto del lavoro di una Camera che dà la fiducia politica entro un sistema in cui lo Stato detta i principi, ma lascia spazio alle legislazioni regionali. Dobbiamo superare l´impasse politico istituzionale in cui si dibatte il Paese e la mia volontà è di far sì che la Toscana sia protagonista di questa riforma istituzionale". Al termine dei lavori ha annunciato una nuova giornata di studio, stavolta dedicata in particolare a definitre i livelli di collaborazione tra Comuni e Regioni anche alla luce del superamento delle Province.  
   
   
UN SENATO DELLE AUTONOMIE CON POCHI MA RILEVANTI POTERI  
 
Firenze, 20 gennaio 2014 - "La mancanza di un Senato delle Autonomie ha determinato l´esplosione del contenzioso istituzionale con 111 leggi regionali dichiarate illegittime nel 2013 dalla Corte costituzionale. Servono quindi Regioni che non si sovrappongano alle strutture decentrate dello Stato, ma che le sostituiscano, attuando il principio della sussidiarietà". Ne è convinto il professor Gino Scaccia dell´università di Teramo, che è intervenuto al convegno sul Senato della Autonomie che si è svolto presso la presidenza della Regione Toscana, dove ha parlato dell´ente regionale fra mitologia federale e realtà costituzionale. Scaccia ha giudicato "artificiale e senz´anima" il progetto di riforma redatto dai saggi della commissione istituita nel giugno scorso dal presidente della Repubblica. Per il professor Raffaele Bifulco, della Luiss "Guido Carli", l´attribuire una funzione legislativa di carattere nazionale alle Regioni può essere un mezzo efficace per non restringere i canali democratici ed ottenere un bilanciamento dei poteri. "Condivido – ha detto il professore – la proposta centrale della commissione dei saggi, per una seconda Camera slegata dalla questione della fiducia e in grado di rappresentare le esigenze delle autonomie". Quanto alla sua composizione ha aggiunto di non credere alla necessità che vi siano rappresentati anche i Comuni e si è detto perplesso sull´elezione indiretta perchè è una decisione che verrebbe presa al di fuori dei Consigli regionali. "Il nuovo Senato – ha aggiunto il professor Simone Pajno dell´Università di Sassari – dovrebbe avere pochi ma rilevanti poteri, garantendo un peso al sistema delle Autonomie, cosa che l´attuale metodo delle Conferenze Stato Regioni Autonomie non riesce a fare". "Bisogna saper scegliere in tempo, non arrivarci per contrarietà – ha aggiunto il presidente di Anci Toscana, Alessandro Cosimi, citando il Guccini di "Eskimo" – e un Senato delle Autonomie eletto indirettamente è l´unica strada possibile per scongiurare il monocameralismo. Occorre fare una buona riforma, perchè se continuiamo solo a parlarne sarà la stessa credibilità delle istituzioni ad uscirne lesa". Giuliano Amato, nella sua qualità di giudice della Corte costituzionale ha detto di soffrire moltissimo per la conflittualità tra Stato e Regioni e di sperare che la riforma serva a ridurlo. "Ho sempre pensato – ha puntualizzato – che l´unico modo per per salvaguardare le Autonomie sia quello di farle entrare nel sistema della legislazione dello Stato, visto che oggi il loro punto di vista nella formazione delle leggi statali semplicemente non c´è". Amato si è detto convinto che serva una seconda Camera, quella delle Autonomie, eletta indirettamente e dotata di un adeguato potere legislativo. "Tutto ciò – ha concluso – servirà anche a dimostrare che l´Italia non è adatta soltanto al centralismo, che sarebbe la fine per il nostro Paese". Nel suo intervento il presidente emerito della Corte Costituzionale, Valerio Onida, componente del gruppo dei saggi voluto dal presidente Napolitano, ha affermato che la riforma del Senato è l´unica che ha la possibilità di essere approvata anche in questa tormentata legislatura. "Alle Regioni – ha aggiunto Onida – servono l´autonomia tributaria e quella finanziaria e un Senato delle Regioni non eletto direttamente dai cittadini è necessario per riportare le Autonomie al centro del processo decisionale, visto che la direttiva dell´articolo 5 della Costituzione (La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell´autonomia e del decentramento) è stata sempre disattesa".  
   
   
VALLE D’AOSTA: IL PRESIDENTE ROLLANDIN INTERVIENE IN CONSIGLIO SUI DECRETI DI ATTUAZIONE  
 
Aosta, 20 gennaio 2014 - In occasione di una risposta in Consiglio regionale, il Presidente della Regione Augusto Rollandin ha affrontato la questione della Commissione paritetica, per la quale si è in attesa delle nomine da parte del Governo. »L’esigenza di ricostituire rapidamente la Commissione Paritetica - ha spiegato il Presidente Rollandin - è stata rappresentata al Ministro Delrio nello scorso mese di settembre 2013 e, successivamente a fine ottobre 2013, anche a seguito delle assicurazioni che il Ministro aveva fornito in proposito. La questione è stata nuovamente affrontata, tra l’altro, nell’incontro con il Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, avvenuto ieri a Roma». Rollandin ha inoltre evidenziato le motivazioni che determinano l’urgenza della ricomposizione della Paritetica: «La nuova Commissione Paritetica avrà fin da subito sul tavolo alcuni argomenti da trattare con urgenza, a partire dal completamento del processo di attuazione del federalismo fiscale e le modalità di partecipazione della Valle d’Aosta agli obiettivi di perequazione e di solidarietà nonché all’assolvimento degli obblighi finanziari posti dall’ordinamento europeo. A tal fine abbiamo ricordato al Ministro Delrio che occorre procedere all’adozione delle necessarie norme di coordinamento tra le leggi statali di finanza pubblica e le leggi regionali in materia, comprese le norme che disciplinano l’esercizio della potestà legislativa regionale in materia di tributi regionali, provinciali e locali. La Commissione Paritetica dovrà inoltre riprendere la proposta di norma di attuazione su cui stava già lavorando in materia di soppressione della Commissione di Coordinamento». Allo stesso modo, Rollandin ha ricordato che la Commissione Paritetica dovrà occuparsi anche dei tre schemi di norma di attuazione già licenziati dalla Commissione e su cui il Consiglio regionale si è già espresso, ovvero le norme in materia di funzioni svolte dall’Istituto Superiore per la prevenzione e la sicurezza sul lavoro (ex Ispesl), in materia di ordinamento linguistico e in materia di archivi storici. «Abbiamo rappresentato al Ministro – ha aggiunto il Presidente della Regione - anche l’urgenza di concretizzare il trasferimento alla Regione delle funzioni in materia di sanità penitenziaria, non ancora effettivo perché manca un Decreto attuativo del Presidente del Consiglio dei Ministri. Così come abbiamo nuovamente segnalato come non sia più possibile procrastinare l’effettivo trasferimento delle funzioni catastali disposto con il decreto legislativo 142 del 2007 e il trasferimento delle funzioni in materia di trasporto ferroviario di cui al decreto legislativo 194/2010».  
   
   
PRESIDENTE DEL PIEMONTE COTA: “ RIAFFERMO LA CORRETTEZZA DELLE MIE AZIONI E LA LIMPIDEZZA DELLE MIE INTENZIONI, FARÒ VALERE LE MIE RAGIONI CON FORZA ED IN OGNI SEDE”  
 
Torino, 20 gennaio 2014 - Il presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota , ha rilasciato il 16 gennaio la seguente dichiarazione: «Prendo atto senza alcuna sorpresa della richiesta di rinvio a giudizio presentata dai pubblici ministeri. Non commento la circostanza della richiesta di archiviazione dell’indagine di Mercedes Bresso, rinvio alla lettura delle disinvolte e benevole motivazioni del colpo di spugna. Registro che nessun esponente di una parte politica andrà a giudizio. Sarà un giudice a valutare la fondatezza di una linea interpretativa che vorrebbe scrivere delle regole del gioco nuove a partita finita, e che addirittura ignora la legge. Il problema dei costi della Politica è stato da subito affrontato in questa legislatura dal Consiglio regionale in modo risolutivo, caso unico e raro. I contributi ai gruppi politici sono stati praticamente cancellati, l´indennità dei consiglieri regionali, degli assessori e del presidente della Regione fortemente ridotta, il trattamento di fine rapporto dimezzato. Il Consiglio regionale costa oggi grazie alla mia maggioranza trenta milioni in meno, abbiamo addirittura eliminato la pensione per i consiglieri A fronte di questi fatti concreti, del mio comportamento di totale estraneità rispetto ad interessi di carattere economico di qualsivoglia natura è impensabile anche soltanto immaginare da parte mia un intento appropriativo. Riaffermo quindi la correttezza delle mie azioni e la limpidezza delle mie intenzioni, farò valere le mie ragioni con forza ed in ogni sede».  
   
   
PRESIDENTE MARINI A INCONTRO “CLUB AMBROSETTI”: TRA UMBRIA E MARCHE NUOVA E MAGGIORE COOPERAZIONE PER SVILUPPO  
 
Perugia, 20 gennaio 2014 - "Sono certamente i settori dell´internazionalizzazione delle imprese, dell´innovazione e della ricerca, e delle infrastrutture quelli che potranno rappresentare un buon terreno di prova di una politica comune di sviluppo di due regioni, l´Umbria e le Marche, nell´ambito di una nuova e maggiore cooperazione che sappia cogliere anche le opportunità che in tal senso verranno dalla prossima stagione della programmazione comunitaria 2014/2020". È quanto ha sostenuto il 17 gennaio a Fabriano la presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, che, insieme al presidente delle Marche, Gian Mario Spacca, ha partecipato all´incontro promosso dal "Club Ambrosetti", sul tema "nuovi modelli di sviluppo regionale: scenari di cooperazione innovativa". Un incontro seminariale, a porte chiuse, che ha visto i due Presidenti confrontarsi e discutere con numerosi rappresentanti del mondo delle imprese, di diversi comparti, operanti nelle due regioni. "Dobbiamo lavorare da subito - ha affermato la presidente - per definire insieme, Umbria e Marche, una comune strategia di sviluppo che faccia dell´´Appennino´ un elemento di unione e non di confine tra due realtà che presentano vari aspetti di similitudine". Per la presidente Marini, il tema dell´allargamento del processo di internazionalizzazione delle imprese può rappresentare, quindi, un primo aspetto della "cooperazione interregionale", soprattutto per i comparti del manifatturiero, dell´agroalimentare e del tessile di qualità. "Settori nei quali - ha argomentato Marini - è stato dimostrato che maggiore è stata la capacità delle imprese di investire in ricerca e produrre innovazione, maggiore è stata ed è la capacità di queste aziende di contrastare gli effetti della grave crisi economica". Dunque, definire anche per quel che riguarda l´innovazione e la ricerca "piattaforme" comuni tra Umbria e marche, a sostegno di quelle imprese che sceglieranno di investire in questi ambiti. Non secondario, a giudizio della presidente Marini, sarà il ruolo del credito nel processo di sviluppo e crescita che nuove politiche pubbliche devono favorire: "Occorre per il credito - ha affermato Marini - una strategia che superi la dimensione regionale e che, in forza di nuove iniziative di ingegneria finanziaria, dia ai sistemi economici delle due regioni una maggiore possibilità di accesso al sistema creditizio, soprattutto nella forma di ´garanzia´. Tutto ciò in un orizzonte comunitario che possa permettere alle nostre imprese di accedere ai benefici della stessa Banca Europea per gli Investimenti ed al Fondo centrale di garanzia". "Importantissimo poi - ha affermato la presidente Marini - il tema delle infrastrutture. Su questo specifico aspetto, l´Umbria e le Marche sono in forte connessione ed hanno già in parte realizzato iniziative di cooperazione interregionale. Ora occorre assolutamente completare le opere previste dal disegno che ha originato il progetto del ´Quadrilatero di penetrazione tra l´Umbria e le Marche´. Il completamento della Perugia-ancona e della Foligno-civitanova rappresenta per le nostre comunità un obiettivo strategico che segnerà una svolta storica e che contribuirà, soprattutto per la nostra regione, a superare un ritardo storico nella sua dotazione infrastrutturale che ha per decenni penalizzato l´economia e la mobilità regionale. Un completamento - ha aggiunto - che consentirà finalmente all´Umbria di essere in connessione diretta con le grandi dorsali di comunicazione, adriatica e tirrenica, e con i porti di Ancona e Civitavecchia". "Molte sono, quindi - ha proseguito Marini - le azioni che possiamo e dobbiamo mettere in campo per invertire una tendenza negativa dell´economia e dello sviluppo, consapevoli che le Regioni hanno limitate competenze. Ma convinti della grande importanza che rivestono le politiche dello sviluppo locale, contrariamente a quanto da più parti si sostiene. E posso dire che, grazie al confronto che abbiamo sviluppato oggi, sono ancor più convinta della necessità di politiche di sviluppo che servano a creare nuove imprese e nuovo lavoro, ma che allo stesso tempo consentano il mantenimento nei nostri territori di un sistema industriale che qui è nato e qui - ha concluso la presidente - deve continuare a poter operare, magari crescendo e sviluppandosi ulteriormente".  
   
   
BOLZANO, ELETTA LA NUOVA GIUNTA PROVINCIALE, 7 ASSESSORI A FIANCO DI KOMPATSCHER  
 
Bolzano, 20 gennaio 2014 - In mattinata il Presidente Kompatscher aveva presentato al Consiglio provinciale la nuova squadra di governo, illustrando anche la suddivisione delle competenze ai singoli assessori. Al termine del dibattito e della replica, nel pomeriggio si è passati al voto, con la nuova Giunta provinciale che è stata eletta grazie a 19 voti favorevoli e 16 contrari: da, giovedì 16 gennaio, la Provincia di Bolzano ha dunque un nuovo governo. Alla guida dell´esecutivo, per la prossima legislatura, vi sarà Arno Kompatscher, che oltre al ruolo di Presidente ricoprirà anche quello di assessore all´economia, alle finanze, all´innovazione e alle relazioni esterne. In concreto, ciò significa che il suo Dipartimento comprenderà i seguenti ambiti: commercio, artigianato, turismo, servizi, industria, appalti e infrastrutture, finanze, università e ricerca, direzione generale. Il primo vicepresidente della Giunta provinciale è invece Christian Tommasini, che continuerà ad avere le competenze della passata legislatura su scuola italiana, cultura italiana ed edilizia, alle quali aggiunge cooperative, opere pubbliche, nonchè catasto e libro fondiario. Il secondo vicepresidente è Richard Theiner, che con il suo Assessorato ad ambiente ed energia assumerà le competenze su urbanistica, tutela dell´ambiente e del paesaggio, Agenzia provinciale per l´ambiente, acqua ed energia. Ed ecco gli altri cinque membri della Giunta provinciale: Arnold Schuler diventa assessore ad agricoltura e foreste (compresa sperimentazione agraria e forestale), Protezione civile (incluse le opere idrauliche) e comuni, mentre Martha Stocker è assessore al Welfare, Dipartimento che comprende sanità, politiche sociali, sport e lavoro. Fra il pacchetto dei confermati in Giunta c´è l´assessore Florian Mussner, che in questa legislatura ha le nuove competenze su mobilità, musei e tutela dei beni culturali, che vanno ad aggiungersi a quelle ereditate dal passato governo, ovvero istruzione e cultura ladina, patrimonio, manutenzione opere edili e servizio strade. Volto nuovo è invece quello di Waltraud Deeg, che diventa assessore a famiglia e organizzazione dell´amministrazione, Dipartimento che comprende i seguenti settori: famiglia, organizzazione dell´amministrazione provinciale, personale, semplificazione procedurale e informatica. Il più giovane della nuova squadra di governo voluta dal Presidente Arno Kompatscher, infine, è Philipp Achammer (28 anni) che diventa assessore a scuola tedesca (compresa la formazione professionale), cultura tedesca e integrazione.  
   
   
SCENARI DI COOPERAZIONE INNOVATIVA: INCONTRO CON I PRESIDENTI DI MARCHE E UMBRIA, SPACCA E MARINI  
 
Ancona, 20 gennaio 2014 - Gestire il cambiamento veloce, in uno scenario che allarga sempre di più i propri orizzonti e richiede una architettura organizzativa anche istituzionale differente, che faccia leva sulla dematerializzazione e la sburocratizzazione dei processi. E’ il compito cui sono chiamate le Regioni in questa complessa fase attraversata dal nostro Paese. Di questo ha parlato il presidente della Regione, Gian Mario Spacca, nel suo intervento all’incontro con i presidenti di Marche e Umbria organizzato a Fabriano dal Club Ambrosetti “Nuovi modelli di sviluppo regionale: scenari di cooperazione innovativa”. Per la prima volta nella sua storia, il Club ha riunito due governatori regionali per avviare un ampio ragionamento congiunto sul futuro delle aree distrettuali. Quella di stamattina, alla presenza di imprenditori delle due regioni, è stata l’occasione per discutere dei possibili scenari di intervento sinergico e condivisione di iniziative strategiche. “Globalizzazione, velocità del cambiamento, dematerializzazione dei processi, decentramento amministrativo: sono i quattro ‘cavalieri dell’apocalisse’ che le Regioni si trovano ad affrontare – ha detto Spacca - Entro questi quattro punti cardinali la Regione Marche disegna la propria strategia di governo, con azioni che incidono in maniera trasversale su ciascuno di essi. Una delle principali, che condividiamo anche con l’Umbria, è la Macroregione adriatico ionica. Una strategia di allargamento degli orizzonti geografici che abbiamo perseguito a lungo e con tenacia. Per noi la Macroregione rappresenta l’occasione per realizzare progetti più grandi, in grado di raggiungere la massa critica necessaria per essere più incisivi”. Tra gli esempi citati da Spacca, la sanità, con la possibilità di mettere a fattore comune delle regioni dell’area adriatico ionica eccellenze come la Cardiochirurgia pediatrica degli Ospedali Riuniti di Ancona. Sempre in campo sanitario, si sta lavorando all’idea di un laboratorio di medicina molecolare che avrà maggiore efficacia se potrà divenire un progetto interregionale ed europeo. Altro tema, le infrastrutture: avere la possibilità di collocare gli assi viari nell’ambito di un più ampio corridoio adriatico, ne agevolerà la realizzazione. Quanto alle strategie di politica industriale, tema particolarmente sentito dagli imprenditori presenti al tavolo, la Regione Marche ha interpretato la velocità del cambiamento che sta interessando il settore, attraverso la forte spinta sull’internazionalizzazione, sull’aggregazione, sull’innovazione. Spacca ha ricordato, per il primo fattore, che la strategia regionale di internazionalizzazione non si basa più soltanto sulla promozione, ma anche sulle piattaforme logistiche. “E’ quanto stiamo facendo in Cina, con i nostri punti di assistenza alle imprese in Hunan, Shandong e Dalian, e in Ghana”, ha detto. Altro tema “sensibile”, il credito. Anche in questo caso, impegno forte della Regione Marche per favorire la liquidità, attraverso i Fondi di garanzia regionali, e per agevolare, grazie anche alla prossima programmazione delle risorse europee, strumenti finanziari innovativi. Tra i temi su cui Spacca e Marini sono stati sollecitati dagli imprenditori presenti, quello della sburocratizzazione (“Le Marche hanno già fatto molto, ma moltissimo deve ancora fare lo Stato”, ha detto), la tassazione (“Bisogna chiamare ognuno alle proprie responsabilità e alle proprie competenze: nelle Marche dal 2004 la pressione fiscale non solo non è aumentata ma è addirittura diminuita, con il taglio delle aliquote regionali Irap per alcune categorie di imprese, e Irpef, con circa il 50% dei marchigiani che non pagano un euro di addizionale”), l’integrazione tra Marche e Umbria (“Auspicabile perché consente di avere massa critica sufficiente per dare risposte migliori ai bisogni delle comunità e delle imprese”). Spacca ha definito particolarmente utile il confronto di questa mattina. “Le valutazioni emerse – ha concluso – sono uno stimolo per interpretare le nostre azioni di governo. Accanto alla forte decrescita del Pil nazionale, il vero problema che ci troviamo ad affrontare è la caduta di capitale umano, l’impoverimento del patrimonio di conoscenze nel Paese. Il tema cruciale, quindi è come ricostruire questo patrimonio. C’è bisogno di condividere progetti, mettere insieme le risorse. Tutti insieme dobbiamo fare uno sforzo comune per invertire la tendenza alla decadenza e risalire la china”.  
   
   
BILANCIO 2014, PIEMONTE: PRESENTERA’ SUBITO GLI EMENDAMENTI CON LE MODIFICHE NECESSARIE  
 
Torino, 20 gennaio 2014 - In relazione al parere dei revisori contabili sul bilancio di previsione 2014 della Regione, il Vice Presidente e assessore al Bilancio, Gilberto Pichetto Fratin , precisa quanto segue: « Il parere non favorevole scaturisce da un tecnicismo contabile che provvederemo subito a correggere. Nessun nuovo debito è stato contratto e nella sostanza la situazione è esattamente identica a prima. Come noto, abbiamo semplicemente usufruito delle anticipazioni di cassa previste dal decreto legge numero 35 del 2013, di cui non conoscevamo e non conosciamo ancora l’importo per il 2014. Sarà nostra cura porre rimedio all’osservazione formulata e la riscriveremo in bilancio così come da indicazioni ricevute. Ma ribadisco che, anche volendo, la Regione non può contrarre nuovi prestiti, per cui ogni accusa che ci viene rivolta in questo senso dagli avversari politici è assolutamente strumentale e ispirata a ragioni ben diverse dalle esigenze di correttezza formale di un bilancio pubblico. Rispetto alla stesura della bozza del bilancio di previsione 2014, che risale a due mesi fa, abbiamo assicurato la Commissione che entro i primi giorni della prossima settimana presenteremo gli emendamenti di variazione che recepiscono le modifiche necessarie».  
   
   
CAMPANIA: CALDORO, ANALISI SERIA E RIGOROSA CORTE CONTI SU PREVISIONALE 2013. DEBITO STORICO E RITARDI.  
 
Napoli, 20 gennaio 2014 - "Analisi seria e rigorosa dalla Corte dei Conti, nella prima occasione di esame dei bilanci regionali. E´ evidente che l’azione di risanamento avrà maggiori effetti sulla stabilizzazione dei conti nel previsionale 2014, presentato ed approvato dal Consiglio regionale per la prima volta con la certezza dell’equilibrio strutturale." Lo sottolinea il presidente della Regione Campania Stefano Caldoro in riferimento alla relazione della Corte dei Conti sul bilancio di previsione 2013. "I ritardi strutturali, il disallineamento dei dati ed il debito storico - dice il presidente - incideranno ancora per i prossimi anni. Conosciamo le criticità, grazie alla nostra azione, e riusciamo a governare queste enormi difficoltà. Siamo convinti si concluderà nel 2015 il percorso previsto nel piano di stabilizzazione finanziaria. Un percorso iniziato con l´ispezione della ragioneria generale del Ministero, richiesta da noi, e prevista nel decreto legge 78 che ha fotografato di fatto il fallimento del bilancio regionale nel 2010. Il percorso di risanamento avviato continua, è costantemente monitorato anche dai tecnici del Ministero della Economia", conclude Caldoro.  
   
   
CAMPANIA: TAGLI NAZIONALI E VECCHIE CRITICITÀ. NON NASCONDIAMO DIFFICOLTÀ MA RISANAMENTO E LEALTÀ SONO IN CAMPO  
 
Napoli, 20 gennaio 2014 - "La Corte dei Conti ha rilevato che l´Ente, con lealtà istituzionale, ha ribadito ancora una volta che il bilancio regionale versa in una situazione di difficoltà a causa della rigidità della spesa corrente storica, la cui copertura non è pienamente assicurata dal gettito delle entrate correnti." Così l´assessore al Bilancio Gaetano Giancane sul controllo da parte della Corte dei Conti sul bilancio di previsione 2013 della Regione Campania; controllo introdotto dal decreto legge n. 174 del 2012 per la verifica del rispetto da parte delle Regioni italiane degli obiettivi annuali posti dal patto di stabilità interno, dell´osservanza del vincolo previsto in materia di indebitamento e dell´assenza di irregolarità suscettibili di pregiudicare gli equilibri economico-finanziari dell´ente. "Tale criticità è aggravata dalla situazione economica nazionale che ha indotto il Governo, a partire dall’anno 2011, a ridurre sensibilmente i trasferimenti statali alle Regioni con gli intuibili effetti negativi sul territorio. "Il bilancio della Regione Campania versava nell´anno 2010 in una situazione fallimentare come si evince dalla relazione degli ispettori del Mef intervenuti a seguito dello sforamento del patto di stabilità per l’anno 2009. E’ stato necessario, dunque, mettere in sicurezza i conti, riducendo al minimo gli effetti negativi sui cittadini. "L’opera di risanamento è cominciata con l’approvazione del piano di stabilizzazione finanziaria concordato con il Ministero dell´economia e delle finanze e con la concreta attuazione del Piano di rientro sanitario. "Oggi non si fa più ricorso all’indebitamento per finanziare spesa di investimento, destinando alle politiche del territorio i fondi comunitari e quelli nazionali finalizzati alle politiche di azione e coesione e non viene utilizzato dall’anno 2011 avanzo di amministrazione per finanziare spesa libera. "Inoltre, dall´anno 2010 la Regione Campania ha sempre rispettato il patto di stabilità interno, destinando una quota considerevole di patto agli enti locali per la copertura delle spese di investimento. Il disavanzo sanitario è stato quasi azzerato. La Regione Campania ha anche assicurato nell’anno 2013 il pagamento dei debiti sanitari e non sanitari della pubblica amministrazione in base al decreto legge n. 35/2013, e continuerà anche nell’anno 2014 a completare il programma di pagamenti prefissato. "Il bilancio di previsione 2014 è stato approvato dal Consiglio Regionale nella seduta del 30 dicembre 2013, assicurando uno strumento di programmazione nei tempi e modi previsti dalla legge. "L´opera di risanamento della Regione Campania continua perciò affrontando e risolvendo progressivamente le gravi problematiche che la affliggono e che per la loro complessità non possono essere risolte con immediatezza, almeno in quei casi in cui si andrebbe a incidere su implicazioni sociali e occupazionali. Per tale motivo, il bilancio previsionale 2013, reca ancora alcuni aspetti suscettibili di miglioramento, come evidenziato dalla Corte dei Conti che allo stesso tempo ha preso atto anche della "lealtà istituzionale" della Regione nell’evidenziarne il non perfetto equilibrio strutturale. "In occasione del bilancio previsionale 2014, approvato il 30 dicembre 2013, rifuggendo da un possibile esercizio provvisorio, la Giunta ha dichiarato, con pari lealtà istituzionale, che è il primo bilancio forse della storia della Regione che si presenta in equilibrio strutturale poiché alle entrate di competenza, cui fanno riscontro altrettante spese, corrispondono effettive entrate di cassa senza dover ricorrere ad avanzo libero di amministrazione, ad indebitamento o a rifinalizzazione di spese, che creano o indebitamento o possibili scoperture di cassa. "In tema di salvaguardia degli equilibri di bilancio, proprio con legge regionale n. 5 del 6 maggio 2013 (bilancio di previsione 2013) la Regione Campania ha introdotto una norma con la quale si prevede, tra l´altro che la realizzazione delle spese finanziate dalle entrate generali di bilancio avviene nei limiti dei relativi stanziamenti di previsione e delle effettive disponibilità di cassa. "Con riferimento alle operazioni di chiusura del rendiconto 2013 attualmente in corso, giova evidenziare, per dare concretezza a quanto appena affermato, che l’utilizzo di entrate già accertate iscritte nel bilancio 2013 è di circa un miliardo di euro, a fronte dei tre miliardi e settecento milioni del 2012. Inoltre, si è avuta una riduzione delle variazioni al bilancio di previsione per circa quattro miliardi a fronte dei dieci miliardi euro dell’anno 2012. "Tutto ciò ha comportato un sostanziale equilibrio tra gli accertamenti e gli impegni di competenza ed una riduzione delle entrate incassate in partita di giro in attesa di imputazione; in poche parole, maggiore equilibrio di bilancio e leggibilità dei dati in esso contenuti", conclude l’assessore Giancane.  
   
   
PIEMONTE, LE DECISIONI DELLA GIUNTA REGIONALE: CONFERITO L’INCARICO PER IL RICORSO AL CONSIGLIO DI STATO  
 
 Torino, 20 gennaio 2014 - La Giunta regionale, il 13 gennaio durante la riunione coordinata dal presidente Roberto Cota, ha deciso di conferire all’avvocato Angelo Clarizia l’incarico di presentare ricorso al Consiglio di Stato, con eventuale sospensiva, contro la sentenza del Tar che ha annullato le elezioni regionali del 2010. Nel corso della seduta sono state anche approvate numerose delibere con carattere di urgenza e indifferibilità, tra le quali figurano: - su proposta dell’assessore Gilberto Pichetto, l’autorizzazione all’espletamente della gara per l’invio e la gestione della corrispondenza del bollo auto per il periodo 1° luglio 2014-30 giugno 2017, per un importo a base d’asta stimato in 9 milioni di euro, in quanto prima di arrivare alla piena attuazione del nuovo modello di gestione basato sulla dematerializzazione delle comunicazioni risulta necessario inviare ai contribuenti una notevole quantità di avvisi tramite posta ordinaria e raccomandata; - su proposta degli assessori Ugo Cavallera, Agostino Ghiglia e Claudia Porchietto, i primi indirizzi applicativi del regolamento regionale sull’attività funebre e sui servizi necroscopici e cimiteriali, che fornisce ai Comuni ed alle associazioni di categoria del settore le indicazioni necessarie per una corretta ed uniforme applicazione su tutto il Piemonte dell’attività di impresa funebre e della formazione del personale; - su proposta dell’assessore Ugo Cavallera, la proroga al 30 giugno 2014 dell’incarico di Paolo Giunta quale commissario dell’Opera Pia Lotteri di Torino; - su proposta dell’assessore Claudio Sacchetto, il programma di intervento per il 2014 dei Settori Antisofisticazioni vinicole delle Province.  
   
   
CALABRIA: APPROVATA DALL´O.I.V. LA RELAZIONE SULLO STATO DI ATTUAZIONE DEI CICLI DELLA PERFORMANCE  
 
Catanzaro, 20 gennaio 2014 - L´organismo Indipendente di Valutazione della Regione si è riunito sotto la presidenza di Attilio Gorassini e, tra l´altro, ha approvato la Relazione sullo stato di attuazione dei cicli della performance degli enti strumentali e il Documento metodologico per la valutazione della relazione sulla performance 2022. I documenti sono disponibili al seguente link: http://www.Regione.calabria.it/controlli/index.php?option=com_content&task=view&id=318&itemid=100    
   
   
VALLE D’AOSTA: NOMINE DI COMPETENZA REGIONALE  
 
Aosta, 20 gennaio 2014 - In applicazione alla legge n. 11 del 1997 – riguardante le nomine e le designazioni di competenza dell´Amministrazione regionale in società, enti, fondazioni, associazioni e istituti pubblici e privati – la Presidenza della Regione informa che è possibile presentare la propria candidatura per le cariche di: un Presidente del Consiglio di Amministrazione, un Presidente, due Sindaci effettivi e due Sindaci supplenti del Collegio sindacale della Società di Servizi Valle d’Aosta s.P.a. La documentazione e la modulistica sono a disposizione degli interessati presso l’Ufficio nomine della Segreteria della Giunta regionale, al quarto piano di Palazzo regionale, ad Aosta, (telefono 0165 27 38 34) e reperibili online sul sito della Regione Valle d’Aosta alla pagina http://www.Regione.vda.it/amministrazione/nomine/default_i.asp  nella sezione Amministrazione regionale>Nomine in scadenza.  
   
   
STEFANO RODOTA’ APRE IL SEMESTRE 2014 DELLA SCUOLA PER LA BUONA POLITICA CON UN APPELLO A “DIFENDERE LA COSTITUZIONE”  
 
Torino, 20 gennaio 2014 - Sarà il giurista, esponente politico ed ex Garante per la Privacy Stefano Rodotà ad aprire, giovedì 23 gennaio alle 17, il semestre 2014 della Scuola per la Buona Politica di Torino, che la Provincia ospita nella Sala Consiglieri della sua sede storica di Palazzo Dal Pozzo della Cisterna, in via Maria Vittoria 12. La Scuola, giunta al settimo anno di attività didattiche, è diretta dal professor Michelangelo Bovero, docente di Filosofia Politica all’Università degli Studi di Torino. Nata nel 2008, la prestigiosa istituzione culturale torinese persegue l’obiettivo della rivitalizzazione di un’opinione pubblica critica, diffusa ed estesa: non si rivolge in modo privilegiato agli studiosi, ma a tutti i cittadini, offrendo spazi e strumenti per la formazione e l’autoformazione democratica. Il programma del semestre didattico 2014 è dedicato al tema della Riforma della Costituzione ed ai pericoli per la democrazia in caso di scelte avventate. Per conoscere nel dettaglio i programmi e le modalità per l’iscrizione gli incontri ed ai seminari: www.Sbptorino.org Il tema dell’incontro con il professor Rodotà sarà “Difendere la Costituzione”. Come spiega il professor Bovero, “Il progetto di modifica della Costituzione oggi in discussione in Parlamento riguarda la seconda parte, dedicata all’ordinamento della Repubblica, ma comporta ovvie ricadute anche sulla prima, sui diritti e i doveri dei cittadini. Si tratta di un progetto di revisione radicale, di cui si è fatto promotore un Parlamento che non aveva ricevuto alcun mandato in tal senso, e che è stato oltretutto eletto con un sistema elettorale dichiarato incostituzionale. Tale progetto, mai discusso dai cittadini, appare ispirato a un ideale di governo ‘forte’, molto distante da quello immaginato dai costituenti. “A fronte di ciò, - prosegue il professor Bovero - e a costo di apparire conservatori, coloro che ancora si riconoscono nei principi della Costituzione vigente e nel modello di democrazia parlamentare da essa previsto non possono non esprimere una forte preoccupazione: per il metodo con cui è stato intrapreso un percorso di revisione tanto ambizioso e per i contenuti di una proposta per molti versi simile a quella elaborata dalle destre nel 2006, e poi bocciata con un referendum dai cittadini”. Il Programma Degli Incontri Successivi Del Semestre 2014 Della Scuola Per La Buona Politica - 13 febbraio alle 15: incontro con Fabrizio Barca sul tema “Democrazia senza partiti?”. I partiti politici non godono oggi di grande simpatia da parte dei cittadini. Le ragioni sono note, e in gran parte fondate: da “libere associazioni” che “concorrono con metodo democratico a determinare la politica nazionale” (articolo 49 della Costituzione), i partiti sono troppo spesso diventati macchine per la conquista e l’occupazione del potere, quando non vere e proprie associazioni a delinquere, dedite alla corruzione sistematica e alla dissipazione di denaro pubblico. Ciò deve condurci a esprimere un giudizio di inappellabile condanna nei confronti della stessa forma-partito? Si tratta di dichiarare definitivamente estinto il modello novecentesco di democrazia fondato sui partiti di massa, oppure di ripensarlo, anche radicalmente, prevedendo ad esempio una legge che regoli in senso democratico la vita interna dei partiti? E che dire del finanziamento pubblico? Basterà abolirlo o ridimensionarlo drasticamente per restituire moralità alla politica o non si rischierà, così facendo, di consegnarla ancora più di oggi alle lobbies e ai poteri forti? Segue alle ore 17 il seminario “Quali alternative ai partiti?” - 6 marzo alle 15: incontro con Livio Pepino su “Chi tutela i diritti? Il sistema delle garanzie”. Negli ultimi vent’anni il dibattito sulla giustizia è stato pesantemente condizionato dal modo in cui Berlusconi ha usato il potere politico per risolvere le proprie disavventure giudiziarie. La stessa parola “garantismo” ha finito con essere usata in un’accezione opposta a quella originaria, per teorizzare un presunto diritto dei potenti a sottrarsi al controllo di legalità, e non invece l’imposizione di limiti a tutti i poteri (non solo quello giudiziario), a tutela dei diritti di tutte le persone (in particolare le più deboli). Si è così evitato di affrontare i problemi veri della giustizia in Italia: i tempi intollerabilmente lunghi delle cause, soprattutto civili, il ricorso eccessivo alla carcerazione preventiva, l’ineffettività del diritto di difesa per i non abbienti, l’esistenza di leggi criminogene, che riempiono le carceri di tossicodipendenti e immigrati, mentre i reati dei “colletti bianchi” rimangono il più delle volte impuniti. È facile ravvisare le responsabilità della politica nella costruzione di una legislazione “forte con i deboli e deboli con i forti”. Che dire però della permeabilità della stessa giurisdizione alla cultura diffusa che tende a dipingere i poveri, i marginali, i ribelli, come “nemici” da combattere senza andare troppo per il sottile? Segue alle 17 il seminario “Carcere: l’emergenza continua” - 10 aprile alle 15: incontro con Lorenza Carlassare sul tema “Gli eletti e gli elettori: quale rappresentanza?”. La diffusa sfiducia dei cittadini nei confronti della politica e delle istituzioni, così come la crescita esponenziale delle astensioni e del voto di protesta, ci dicono che i classici istituti della rappresentanza democratica sono in condizioni di grave sofferenza. C’è allora chi propone di ripensare profondamente il rapporto tra eletti ed elettori, vincolando i primi ad attenersi rigorosamente alle istruzioni ricevute dai secondi. Si tratterebbe di mettere in discussione l’articolo 67 della Costituzione, che vieta il mandato imperativo, al pari di articoli analoghi previsti in tutte le Costituzioni della modernità. È una via sensata e percorribile? Sono ipotizzabili altri strumenti per rendere i cittadini maggiormente partecipi alle decisioni politiche (il referendum propositivo, su modello svizzero, l’istituto americano del recall, il voto attraverso Internet)? Sono auspicabili? Le degenerazioni oligarchiche della democrazia rappresentativa possono essere curate con iniezioni di democrazia diretta o il rimedio rischia di rivelarsi peggiore del male? Segue alle 17 il seminario “La democrazia secondo il Movimento 5 Stelle” - 8 maggio alle 15: incontro con Gaetano Azzariti sul tema ”Vincoli di bilancio e diritti sociali: due visioni incompatibili?”. Nell’aprile del 2012, nel colpevole silenzio della politica e degli organi di stampa, il Parlamento italiano ha modificato a larghissima maggioranza l’articolo 81 della Costituzione, introducendo l’obbligo del pareggio di bilancio e consentendo il ricorso all’indebitamento solo in casi eccezionali, da deliberare con procedure aggravate. Così facendo, l’Italia si è piegata ai diktat liberisti delle istituzioni europee, rendendo di fatto molto difficili – o, secondo alcuni, impossibili – politiche sociali di tipo keynesiano. Ma la Costituzione tuttora in vigore, nella sua prima parte, prevede un ricco catalogo di diritti sociali, che possono essere soddisfatti solo attraverso cospicui investimenti pubblici nei settori della salute, dell’istruzione, del lavoro. Come sono compatibili queste disposizioni costituzionali con la nuova formulazione dell’articolo 81? Come funzionerà concretamente la nuova disciplina, che entrerà in vigore a partire dall’esercizio finanziario del 2014? Segue alle 17 il seminario “La salute è ancora un diritto?” - 5 giugno alle 17: incontro con Gianni Ferrara sul tema “Addio al parlamentarismo?”. Il sistema parlamentare era stato scelto dai costituenti dopo l’esperienza del fascismo, perché appariva il meno esposto a rischi di degenerazioni autoritarie. Esso prevede la centralità del Parlamento, come sede di discussione e di determinazione dell’indirizzo politico, che i governi sarebbero tenuti essenzialmente ad “eseguire”. Oggi si vorrebbe abbandonare questo modello, a favore di una forma di governo di tipo presidenziale o semipresidenziale che permetta, la sera stessa delle elezioni, di individuare con chiarezza “chi ha vinto”. Verrebbe così restituito all’elettore il potere di decidere chi lo governa, non solo chi lo rappresenta in parlamento. Ma davvero l’elezione diretta del capo dell’esecutivo (sia esso concepito come Presidente della Repubblica o come Premier) accresce il potere degli elettori? E che dire della presunta maggiore efficienza e “governabilità” dei sistemi di tipo presidenziale?  
   
   
PUGLIA: FIRMATO ACCORDO SU PROROGA AMMORTIZZATORI SOCIALI IN DEROGA  
 
Bari, 20 gennaio 2014 - L’assessore al Lavoro, Leo Caroli, comunica che è stato firmato l’Accordo sulla proroga degli ammortizzatori sociali in deroga per i primi tre mesi del 2014. “Ringrazio le parti sociali – scrive Caroli - per il positivo contributo offerto in una situazione di estrema delicatezza, resa ancor più difficile dalla assoluta mancanza di indicazioni sulle regole da seguire per i rinnovi degli ammortizzatori da parte del Governo nazionale. Aspettiamo da un anno il decreto Ministeriale che dovrebbe fissare i criteri per la concessione degli ammortizzatori in deroga, decreto la cui bozza presentata dal Governo è stata ritenuta irricevibile sia dalle Regioni che dalle parti sociali”. Prosegue: “all’incertezza sulle risorse – mancano ancora i finanziamenti per la chiusura del 2012 e del 2013 – si aggiunge, quindi, quella sulle regole. In questo quadro le parti sociali della Regione Puglia hanno inteso offrire un’ancora di certezza alle imprese e ai lavoratori pugliesi, almeno con riferimento alla Cassa Integrazione in deroga, prevedendo la proroga delle regole stabilite per il 2013 al primo trimestre del 2014. Le imprese potranno quindi presentare le domande di Cassa in deroga per il periodo 1 gennaio – 31 marzo 2014 secondo le procedure che ben conoscono avendole già utilizzate lo scorso anno”. “Quanto alla mobilità in deroga – continua - le parti sociali e la regione, dopo aver ribadito la necessità che il Governo provveda ad assicurare finanziamenti adeguati per la copertura integrale delle istanze 2013, hanno concordato di rinviare, per la definizione della relativa disciplina, ad un nuovo incontro che si terrà a metà del mese di febbraio 2014”. “La Regione Puglia – conclude - continuerà la battaglia insieme alle parti sociali per cambiare le politiche di protezione del lavoro da parte di questo governo, che oggi determinano un abbandono delle aziende in difficoltà e che corrono il rischio di lasciare nella disperazione migliaia di lavoratori”.  
   
   
DISOCCUPAZIONE GIOVANI. VENETO CONTRO RIPARTO GOVERNO FONDI EUROPEI  
 
Venezia, 20 gennaio 2014 - “Non condividiamo assolutamente la spartizione dei fondi effettuata dal governo sul programma europeo Youth Guarantee (Garanzia Giovani) per affrontare la grande emergenza della disoccupazione giovanile. Un ragazzo su quattro sotto i 30 anni è disoccupato e due sono precari. Questi sono i dati del Veneto. Vengono invece premiate le solite regioni, dove innegabilmente c’è un problema di occupazione giovanile, ma è altrettanto vero che si tratta di un problema organico non dettato solo da questo momento di crisi. Per cui chiediamo che il Veneto e le altre Regioni penalizzate abbiano uguale trattamento”. A manifestare la contrarietà del Veneto alla ripartizione dei fondi del programma europeo Youth Guarantee è il presidente della Regione Luca Zaia. Sulla base di un criterio percentuale di disoccupazione dei territori per accedere alle risorse disponibili (per l’Italia 1,5 miliardi di euro), al Veneto vengono assegnati circa 28 milioni, mentre ad esempio alla Sicilia 200 milioni, alla Lombardia 200, alla Campania 215, al Lazio 153, all’Emilia Romagna 83. L’assessore regionale al lavoro Elena Donazzan conferma di essersi battuta in commissione contro questo riparto e i criteri con cui è stato determinato. “Il Veneto – fa rilevare - viene escluso perché ha una percentuale inferiore a livello regionale al 25% di disoccupazione giovanile, nonostante avessimo dimostrato che tendenzialmente nel 2013 la percentuale è purtroppo aumentata. Nonostante l´intervento a nostro favore del presidente della Conferenza delle Regioni Errani, il governo ci ha escluso, salvo inserire le tre province di Belluno, Venezia e Rovigo con un finanziamento minimo. Il governo però trattiene per sue iniziative nazionali una cifra spaventosa, circa 100 milioni, che non sarà destinata ad interventi diretti ai giovani ma di assistenza tecnica”. Le risorse assegnate alle Regioni saranno gestite con un programma operativo nazionale (apprendistato, tirocini, bonus assunzione, autoimprenditorialità, formazione specialistica) destinato a giovani tra 15-24 anni che non lavorano e non studiano (Neet). Il dato per le province di Belluno, Venezia e Rovigo, le sole al momento ammesse al programma, è di 22.935 giovani come target da raggiungere (per l’Italia il target è di 1.508.911). Il dato di tutto il Veneto – conclude l’assessore Donazzan - è di 67.655 giovani, quindi ne restano fuori 44.720 nelle altre 4 province venete escluse. Comunicato n. 101/2014 Presid./lav.  
   
   
LAVORO: ACCORDO COLLABORAZIONE CON ORDINI CONSULENTI FVG  
 
Trieste, 20 gennaio 2014 - L´assessore al Lavoro del Friuli Venezia Giulia, Loredana Panariti, ha sottoscritto un accordo di collaborazione in materia di lavoro con i quattro presidenti degli Ordini provinciali dei Consulenti del lavoro, ovvero Erika Damiani (Trieste), Sandro Benigni (Gorizia), Pierluigi Giol (Pordenone) e Stefano Sassara (Udine). Nel corso dell´incontro, cui ha partecipato anche il consigliere nazionale dell´Ordine, Massimo Iesu, le parti hanno evidenziato le tappe della lunga collaborazione esistente tra la Regione e i professionisti, sviluppatasi in vari ambiti (stesura della legge regionale 108/2005, attivazione della comunicazione unica in via informatica, tirocini, partecipazione al tavolo regionale di concertazione) e che ha consentito di utilizzare in favore del territorio le rispettive competenze, sia sotto il profilo istituzionale e che sul versante professionale. I prossimi ambiti di collaborazione vedranno le parti attive nello scambio di informazioni relative al mercato del lavoro, ai programmi di informazione, soprattutto su incentivazioni per l´assunzione di personale, alle buone pratiche in materia di sicurezza, formazione continua e pari opportunità e agli interventi per fronteggiare le gravi situazioni occupazionali. I consulenti hanno presentato a Panariti l´accordo appena definito tra il ministero del Lavoro e il Consiglio nazionale dell´Ordine, finalizzato all´asseverazione della regolarità contrattuale delle imprese in materia di contribuzione e di retribuzione ma anche allo sviluppo ed alla diffusione della cultura della legalità ed alla semplificazione degli adempimenti a carico delle imprese.  
   
   
IMMIGRAZIONE E MEDIA, LA REGIONE VENETO CAPOFILA DI UN PROGETTO EUROPEO  
 
 Venezia, 20 gennaio 2014 - “Il Veneto si conferma un laboratorio e un esempio all’avanguardia per quel che riguarda l´integrazione. E questo progetto è la testimonianza concreta dell´impegno di questa Giunta regionale su un tema che riveste un ruolo fondamentale oggi e per il futuro”. Con queste parole il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, commenta il progetto ´´Beams´´ di cui il Veneto è capofila con la Direzione Flussi migratori. Il progetto, della durata di due anni e unico nel suo genere nel panorama europeo, è finanziato dalla Commissione europea attraverso il programma “Diritti fondamentali e cittadinanza” e vede coinvolti, tra i partner italiani, Unar - Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali Associazione 2050, Associazione Sucar Drom, Veneto Lavoro, oltre a numerosi altri partner da Romania, Ungheria, Austria, Repubblica Ceca, Olanda, Gran Bretagna, Spagna e Francia. Due le fasi di lavoro. La prima, appena conclusa, ha visto i partner analizzare film, programmi televisivi, fotografie e canzoni popolari, nonché intervistare gli stessi "produttori" e autori dell´industria culturale per capire come i media, nell’arco di due decenni, abbiano riflesso e amplificato gli stereotipi su immigrati e minoranze. E come questi stereotipi, diventati ricorrenti grazie all´eco dell´industria culturale, possano ostacolare spesso il processo di integrazione sociale e l´accesso ai diritti nella vita quotidiana. Il Veneto, ad esempio, si è concentrato sulla tipizzazione dei personaggi secondari della commedia italiana, prendendo in esame 60 film prodotti in Italia negli ultimi vent’anni e le prime serie della nota fiction tv “Don Matteo”. La donna di servizio “filippina”, la badante “romena”, il “piccolo delinquente” comunque “immigrato”: nei film di ieri erano ruoli che si richiamavano a provenienze regionali. In quelli di oggi la provenienza straniera si è trasformata in un’etichetta passata poi nell’immaginario collettivo. La seconda fase del progetto vedrà protagonisti studenti e gruppi di giovani in tutta Europa: saranno coinvolti in laboratori didattici e iniziative per creare nuovi “prodotti culturali” capaci di sfatare rappresentazioni stereotipate e discriminatorie delle minoranze. “Mi auguro - conclude Zaia - che questo progetto serva ad abbattere anche quello stereotipo di in Veneto razzista e incapace di includere. Al contrario la nostra Regione è impegnata a tutto campo per favorire quei tanti tantissimi immigrati che lavorano e sono perfettamente inseriti nella vita delle nostre comunità”.  
   
   
VOLONTARIATO FVG: GIOVANI, FAMIGLIA E COMUNITÀ PRIORITÀ 2014  
 
Trieste, 20 gennaio 2014 - Giovani e scuola, funzione educativa della famiglia e percorsi di comunità sono i tre settori progettuali prioritari per gli interventi relativi al volontariato in Friuli Venezia Giulia. In particolare, su proposta dell´assessore alla Solidarietà, Gianni Torrenti, la Giunta regionale ha individuato le azioni da sostenere nel 2014 nell´ambito di temi di stretta attualità quali, nell´ordine, i giovani e la scuola per lo sviluppo della cultura della solidarietà, della cittadinanza attiva e del volontariato, la funzione educativa e di cura della famiglia a rischio di povertà e di marginalizzazione per una piena inclusione sociale di ogni persona e, infine, l´attivazione di percorsi di comunità per favorire processi di riflessione, confronto e partecipazione al fine di rinsaldare i legami sociali e promuovere l´integrazione, l´inclusione sociale, la valorizzazione di beni comuni e l´economia solidale.  
   
   
TRENTO: "SCUOLE MATERNE EQUIPARATE ESEMPIO DI AUTONOMIA"  
 
Trento, 20 gennaio 2014 - Ha esordito con un “grazie a ciascuno di voi”, il presidente della Provincia autonoma di Trento, Ugo Rossi, che ha partecipato oggi all´assemblea della Federazione Scuole materne, affiancato dalla dirigente generale del Dipartimento della conoscenza Livia Ferrario e dal dirigente del Servizio istruzione Roberto Ceccato. “Qui c’è un valore intrinseco e inestimabile – ha spiegato il presidente Rossi -, le vostre scuole sono l’espressione, oggettiva e reale, di una grande capacità che ha il nostro territorio: ovvero la presenza di cittadini liberi e responsabili che, senza aspettare nessuno, si organizzano attorno ad un bisogno che hanno saputo riconoscere. Questo è in sintesi l’autogoverno, il significato della nostra autonomia. È un valore che non ha bisogno di un riconoscimento istituzionale: la collaborazione fra il privato sociale e il pubblico è assolutamente una delle cifre del nostro impegno futuro, non possiamo immaginare di migliorare la qualità della vita sul nostro territorio, in un’epoca di risorse scarse, garantendo al contempo la qualità, se non ci fosse sinergia fra pubblico e privato”. Il presidente Ugo Rossi, ha quindi proseguito spiegando come sarà impostato il lavoro dei prossimi anni: “Due le parole che dovremo utilizzare, già presenti nello slogan di questa assemblea, ovvero ‘trasparenza’ e ‘responsabilità’, perché dobbiamo essere il più possibile trasparenti, soprattutto sul fronte delle risorse, e responsabili. In futuro cercheremo di garantirvi un po’ più di certezza in termini programmatori, ovvero darvi un quadro certo delle risorse articolato su più anni, inoltre vorremmo poter valorizzare gli sforzi che avete fatto per una gestione oculata e per migliorare la vostra organizzazione, secondo una logica del merito che premia le capacità”. Due le questioni sulle quali il presidente Ugo Rossi si è impegnato, da un lato i bisogni educativi speciali, dall’altro il tema delle lingue straniere: “Sul fronte dei bisogni educativi speciali è necessario integrare al meglio i diversi servizi, ovvero scuola, sanità, amministrazioni, per offrire risposte certe. Sul tema delle lingue vi è un’opportunità straordinaria, sulla quale voi siete già avanti, che è quella di una alfabetizzazione collettiva, di lungo respiro, nella quale potete davvero essere punto di riferimento; e in questo senso abbiamo già individuato risorse aggiuntive”. Infine nelle sue ultime considerazioni il presidente Rossi ha spiegato: “Voi avete un presidente che è anche assessore all’istruzione. Voglio essere franco, non vi nascondo che è una scelta dettata da due ordini di considerazioni. La prima è contingente, ovvero vi è una Giunta provinciale più corta, le competenze sono tante e abbiamo dovuto reciprocamente strutturare l’assegnazione, chiedendo a ciascuno qualche sacrificio aggiuntivo. Vi è poi un altro aspetto, collegato a una scelta di fondo: il sistema educativo è assolutamente al centro del nostro programma e della nostra visione strategica per i prossimi anni, vogliamo puntare con forza sul nostro capitale umano e le scuole materne, da questo punto di vista, hanno un lavoro decisivo da fare. Abbiamo un impegno davanti, che è quello di garantire le condizioni perché i nostri bambini e ragazzi siano, un domani, uomini e donne responsabili e maturi, in grado di relazionarsi con gli altri e di riconoscersi nel territorio in cui vivono, capaci, anche di essere protagonisti di una dinamica globale che non può e non deve schiacciarli. In una frase: in grado di essere autonomi e protagonisti del loro destino”. Il tema dell´assemblea annuale, che si è tenuta presso le Cantine Ferrari di Ravina di Trento, era: "Un bilancio sul futuro. Costruire trasparenza e tangibilità della propria responsabilità e della propria azione educativa". Nel corso della sua relazione, il presidente della Federazione Giuliano Baldessari, ha presentato il sistema delle scuole dell’infanzia equiparate associate alla Federazione, che si compone di 135 scuole organizzate in 21 circoli di coordinamento, 379 sezioni per 8.905 bambini, di cui 1.128, cioè il 12,67%, provengono da 56 nazionalità diverse, 1.148 insegnanti e 612 tra operatori d’appoggio e cuochi. Nell´ambito dei servizi socio-educativi rivolti alla prima infanzia (0-3 anni) fanno parte di questo sistema, in collaborazione con la Cooperativa Bellesini e con “Prospettiva Bambini s.R.l.”, 19 nidi d’infanzia per 525 bambini, 125 tra educatrici e coordinatrici interne e 73 tra ausiliari e cuochi. Fra gli aspetti affrontati anche i rapporti con il mondo scientifico, socio-culturale e politico-istituzionale, la necessità di innovare su tutto il fronte della formazione e l´attenzione da rivolgere all´ambito gestionale e amministrativo, in particolare all´aggiornamento del software per la contabilità delle scuole. Baldessari ha quindi concluso ricordando il primo positivo incontro con il presidente Ugo Rossi: "Si è trattato di un confronto conoscitivo sulla nostra realtà associativa, sull´impostazione dei vari livelli di interlocuzione fra Federazione e Provincia su temi e azioni che andranno via via affrontati. E abbiamo trovato attenzione, apertura, disponibilità a definire proposte e soluzioni". Fra le questioni che si profilano per il futuro, vi è in particolare il progetto di accostamento alla lingua straniera nella scuola dell´infanzia, che vede attualmente impegnate 80 scuole: "Sappiamo - ha ricordato Giuliano Baldessari - che su questa partito il presidente Rossi ha già dichiarato in modo esplicito un preciso impegno nel suo programma di governo".