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MARTEDI

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Notiziario Marketpress di Martedì 10 Giugno 2014
ALL’EUROPA SERVE INTEGRAZIONE POLITICA, NON BUROCRATICA PAUL DE GRAUWE SPIEGA LA CRISI DELL’EUROZONA  
 
Trento, 10 giugno 2014 - A Palazzo Geremia Paul De Grauwe, economista belga della London School of Economics, ha illustrato, il 31 maggio le reali cause della crisi finanziaria che ha investito l’eurozona. “Bisogna cambiare il ruolo della Bce: senza un prestatore di ultima istanza i paesi europei sono alle mercé dei mercati finanziari”. A parere di De Grauwe, “con il programma Omt lanciato da Draghi la Bce ha salvato l’eurozona”, ma per scongiurare nuove crisi occorre “un governo dell’eurozona a cui la Bce sia subordinata”; solo colmando il gap di legittimità democratica dell’eurozona la si potrà rendere capace di resistere alle pressioni dei mercati finanziari: “l’integrazione burocratica dell’Europa ha fallito”. Bisogna ridisegnare l’Europa. Ripensare il ruolo della Banca Centrale Europea (Bce). Realizzare un vero coordinamento macro-economico all’interno dell’eurozona (l’insieme di paesi che utilizzano l’euro, Italia inclusa). Sono queste le priorità per l’Europa secondo Paul De Grauwe, docente di economia politica europea presso la prestigiosa London School of Economics.«bisogna passare da un’integrazione burocratica a un’integrazione politica», ha spiegato l’economista alla sua affollatissima lezione a Palazzo Geremia, in occasione della seconda giornata del Festival dell’Economia di Trento. De Grauwe ha ripercorso la genesi della crisi finanziaria europea. A suo parere il peccato originale dell’eurozona è l’assenza del cosiddetto “prestatore di ultima istanza” (lender of last resort). «Nei paesi europei che non aderiscono all’euro, come il Regno Unito e la Svezia, o negli Stati Uniti c’è un prestatore di ultima istanza che fornisce liquidità alle banche ogni volta che serve: questo ruolo è svolto dalla banca centrale, la Federal Reserve negli Stati Uniti e la Bank of England (Boe) nel Regno Unito. Con la nascita dell’eurozona questa capacità di prestatore di ultima istanza è stata eliminata. I vari governi nazionali, ad esempio quello italiano, non possono dunque più garantire a chi detiene il loro debito di avere il denaro necessario a pagarlo». La differenza tra l’Italia e il Regno Unito, quindi, è che l’Italia, appartenendo all’eurozona, non può più contare su un prestatore d’ultima istanza (la Bce non è stata pensata per questo ruolo), mentre il Regno Unito sì, grazie alla Boe. E in assenza di questa garanzia sono possibili crisi di liquidità che si auto-alimentano; i mercati finanziari si spaventano, questo fa crescere lo spread, i governi varano delle misure di austerity e questo genera una spirale negativa. «Gli Stati dell’eurozona sono indeboliti dal fatto che non c’è una banca centrale pronta a fornire loro supporto illimitato. Governano i mercati finanziari. Ciò non accade ai paesi che hanno le loro banche centrali che fungono da prestatori di ultima istanza; essi non possono essere gettati in una crisi di liquidità dai mercati finanziari». La Bce, dunque, deve diventare un prestatore di ultima istanza. E in effetti nel 2012, con il programma Outright Monetary Transaction (Omt), illustrato il 6 settembre dal presidente della Bce Mario Draghi, essa ha agito, de facto, proprio così. «Gli effetti dell’Omt sono stati spettacolari», ha sottolineato De Grauwe, che non esita a definire la Bce il vero salvatore dell’eurozona. «Purtroppo il ruolo della Bce è messo in discussione dalla Corte costituzionale tedesca, che ha dichiarato illegittimo l’Omt. La Corte chiede di imporre delle restrizioni all’Omt, restrizioni che lo renderebbero del tutto inefficace.» Oggi la Bce «ha tantissimo potere, ed è il garante ultimo del debito sovrano europeo, come la Fed o la Boe. Nel Regno Unito e negli Stati Uniti però c’è il primato del governo, mentre nell’eurozona i governi dipendono dalla buona volontà della Bce: essi non possono forzarla, neanche in tempo di crisi, a fornire liquidità.» D’altra parte la Bce è composta da funzionari non eletti, a differenza dei governi. «Fino a oggi c’è stato un aumento del potere della Bce e della Commissione europea, ma non c’è stato un aumento della loro accountability – ha sottolineato De Grauw – Finché le cose non cambiano, l’eurozona rimarrà fragile e il mercato dei titoli di stato resterà volatile.»  
   
   
LE RICETTE DEL MINISTRO PADOAN PER LA CRESCITA  
 
Trento, 10 giugno 2014 - Cosa fare per la crescita: a rispondere a questa domanda è stato chiamato, a Trento, il 31 maggio, il ministro dell´Economia del governo Renzi, Pier Carlo Padoan. Già vicesegretario generale e capo economista dell´Ocse, nonché direttore esecutivo italiano del Fondo Monetario Internazionale e consigliere economico dei governi D´alema e Amato, Padoan è stato protagonista di uno degli incontri più attesi di questa nona edizione del Festival dell´Economia. Introdotto da Tonia Mastrobuoni, e dialogando con Tito Boeri, responsabile scientifico del Festival, Padoan ha ribadito la necessità delle riforme strutturali, anche se esse producono i loro effetti sul medio-lungo periodo. Ciò vale anche con riferimento alle coperture di bilancio: le riforme producono effetti a cascata, tanto più ampi e più forti quando si accompagnano alla ripresa economica. "Una formula magica per l’occupazione non c’è l’ho - ha chiosato il ministro - , potete chiederla domani a Renzi. Posso dire però una cosa: in questa fase è importante ci siano misure che danno lo slancio all´economia sul breve termine ma anche misure che cambiano in profondità le regole del mercato del lavoro. In questo modo i benefici dovrebbero essere crescenti e visibili. Riguardo alla staffetta generazionale: non ho mai creduto che gli anziani rubano il lavoro ai giovani. Io non sono a favore non di una diminuzione dell’età pensionabile". Venendo all´Europa e al semestre di presidenza italiano, Padoan ha detto che "a me sembra normale che con questo nuovo Parlamento europeo, e una nuova Commissione in arrivo, si ponga il tema della crescita e dell’occupazione" . Ed ancora: va rivisto il Patto di stabilità interno, sia per le regioni a Statuto speciale sia per quelle a Statuto ordinario, pur nel rispetto degli impegni assunti dal Paese. Infine, una lancia spezzata in favore della Ragioneria dello Stato e della burocrazia in generale: "E´ spesso di altissima qualità. E non è vero che è reticente. A volte è la politica che non pone le domande giuste". La questione posta da Boeri in apertura è stata molto semplice e diretta: “Dove si trovano le coperture per il bonus di 80 euro del Governo Renzi? Le stime della Banca d’Italia hanno stimato un bisogno di circa 14 miliardi. Ad essi si sommano altre necessità e altre richieste: c’è chi ad esempio ha parlato di estendere il bonus ai pensionati. Dove reperire questi soldi?”. “I soldi li troveremo nella costruzione della legge di stabilità 2015 – ha detto il ministro Padoan - . Quanti dovranno essere ancora non si può dire. Però possiamo dire che tagli permanenti di imposte per essere credibili devono essere coperti da tagli permanenti di spesa. Quindi, la questione non si risolve in una settimana. Inoltre, è implicito sia un dialogo con gli enti locali sia un utilizzo incisivo della riforma della pubblica amministrazione. Ad esempio, il pagamento dei debiti della p.A. È legato all’introduzione della fatturazione elettronica. Non ci saranno scuse: se un’impresa emette una fattura, questa deve essere evasa in tempi certi. Questo secondo noi porta ad un abbattimento dei costi. Non solo: le riforme della p.A. Si sostengono a vicenda”. Il 2 giugno ci saranno le raccomandazioni dell’Europa all’Italia. Cosa attendersi e come impatteranno sul programma del Governo? “Le raccomandazioni della Commissione – ha detto Padoan – hanno a che fare con gli squilibri macroeconomici e le riforme strutturali che tutti i governi europei devono affrontare. Io mi attendo che si riconosca a questo Governo uno sforzo di riforma strutturale del sistema. Per quanto riguarda la finanza pubblica, è normale che ci siano diversità di opinioni. L’italia vuole avviare il semestre di presidenza ponendo una questione: cosa ha fatto l’Europa dall’inizio della crisi? Innanzitutto il risanamento fiscale. Ciò venne deciso nel 2009 nel corso del G20 in Canada: ma all’epoca si pensava che la crisi fosse ormai finita. Facemmo un errore di valutazione, tutti. Non capimmo che essendo questa una crisi finanziaria non sarebbe finita fin quando i bilanci di tutti, dalle banche alle famiglie, non fossero stati rimessi a posto. Gli Usa, infatti, scelsero una strada diversa. In un secondo tempo, finalmente si capì che bisognava affrontare la crisi finanziaria. Cosa manca ora? Mancano crescita e occupazione. La disoccupazione in Europa riguarda oggi milioni di persone. Perciò a me sembra normale che con questo nuovo Parlamento europeo, e una nuova commissione in arrivo, la presidenza dell’Unione ponga il tema della crescita e dell’occupazione. Dopodiché, la questione delle riforme strutturali rimane fondamentale. Il Patto di stabilità del futuro non può che avere una visione complessiva, che tenga conto di tutti questi fattori”. Incalzato da Boeri sul tema della crescita, il ministro Padoan ha detto che “innanzitutto l’evidenza mostra che l’impatto delle riforme strutturali genera benefici con il passare del tempo. Fra i 2 e i 3 anni si cominciano a vedere benefici in termini di pil e occupazione. La riforma della p.A. Rimane comunque fondamentale perché ad esempio si può fare una splendida riforma del mercato del lavoro, ma se l’amministrazione non riesce a tradurla in procedure applicabili, non funziona. Infine, l’impatto delle riforme è migliore quando l’economia è in espansione. "Questo- ha detto il ministro - mi porta a dire che siamo nella fase giusta, perché l’economia sta dando dei deboli segnali di ripresa, ma se le riforme a loro volta non accelerano la ripresa allora non raggiungeremo i risultati sperati. Ma la necessità di fare le riforme riguarda tutti, anche la Germania. E attenzione: se un paese fa le riforme e le riforme vanno a buon fine, gli effetti positivi ricadranno anche al di fuori dei suoi confini. Però ci vuole fiducia in seno all’Europa. Fiducia in un’idea comune di crescita in Europa”. In Germania nel frattempo alla destra della Merkel è sorto un partito euroscettico. Continua inoltre a pesare sul dibattito la questione del debito. L’talia è rigorosissima, oggi, ma il debito continua a crescere. “Italia e Germania – ha ancora il ministro – hanno in comune il fatto che in entrambi i Paesi a vincere le ultime elezioni sono stati i partiti di governo. Altrove non è stato così, e lo si capisce anche, visto ad esempio il livello di disoccupazione che si registra a livello continentale. Penso che anche in Germania oggi si pensi che deve essere rimesso in moto lo sviluppo, e questo non lo si può fare solo con le riforme strutturali. C’è anche da un lato il mercato interno, dall’altra le risorse private che possono essere mobilitate. Su questi temi in Germania c’è più ascolto di quanto non si possa pensare. Ma c’è un problema di fiducia. L’italia deve essere credibile, deve dimostrare che non fa certe proposte per ‘svicolare’. Ed ancora: una strada può essere far crescere l’inflazione, in maniera controllata, e l’economia reale. Se ciò avviene il debito scende per meccanismo spontaneo. Se non c’è crescita il surplus fiscale nella migliore delle ipotesi mantiene il livello costante”. Finché la disoccupazione rimane alta, però, è difficile fare ripartire la crescita con il mercato interno. Per recuperare competitività, si può pensare di adoperare la leva fiscale, ad esempio tagliando ancora le tasse sul lavoro? “Il taglio del cuneo fiscale è un fattore importante della competitività. Lo può essere anche un sistema della contrattazione a livello locale sviluppato. Ma non basta. Il vero dramma della competitività italiana è la dinamica calante della produttività. Ciò non significa che misure di carattere fiscali non possano essere utili. Ma saranno tanto più utili quando associate ad una crescita della produttività”. E i tagli alla spesa pubblica? Il monopolio sui dati qui è della Ragioneria dello Stato. “Carlo Cottarelli è alive and kicking – ha commentato scherzando il ministro – e la spending review, di cui è il Commissario, procede. In questo processo la Ragioneria è fortemente incriminata anche se io penso che le cose che si dicono della Ragioneria siano sbagliate. In generale mia impressione è che lo staff dell’amministrazione sia di altissima qualità. La ragione per cui sembra che l’apparato burocratico sia reticente dipende spesso dal fatto che le richieste della politica sono confuse o sbagliate. Se le richieste vengono fatte in maniera energica e semplice – e voi sapete che il mio capo è energico – le risposte arrivano. Certo, la responsabilità della burocrazia è di appoggiare il cambiamento. Ma la politica a sua volta deve fare le domande giuste”.  
   
   
GRAZIANO DELRIO E ALAN B. KRUEGER: QUALCHE CONSIGLIO AI CONSIGLIERI A CONFRONTO DUE FIGURE DI PRIMO PIANO DEGLI STAFF DI OBAMA E RENZI  
 
 Trento, 10 giugno 2014 - I consiglieri del "Principe", ovvero di chi è deputato a prendere le decisioni - presidenti, capi di stato e quant´altro - sono elementi fondamentali nella politica contemporanea. Come operano, dunque, a queste figure strategiche, esse stesse parti integranti delle classi dirigenti che ci governano, anche se da posizioni di seconda fila? Se ne è parlato, il 31 maggio, all´auditorium Santa Chiara, con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio italiana Graziano Delrio, anche docente universitario nonché ex-sindaco di Reggio Emilia, e il noto economista Alan B. Krueger, già capo dei consiglieri economici del presidente Usa Barack Obama. Certamente il pubblico aveva una curiosità su tutte da soddisfare: come lavora un presidente come Matteo Renzi? "Renzi rappresenta quello che la meccanica quantistica ha rappresentato per la fisica tradizionale - ha detto Delrio - . Essa è esatta ma un po´ imprevedibile, disordinata". Riguardo alla burocrazia, Delrio ha ricondotto i suoi problemi innanzitutto ad una cattiva guida da parte della politica, che spesso non sa scegliere e non dà degli obiettivi chiari. "La burocrazia italiana - ha detto il sottosegretario - ha due resistente, una inerziale e una intenzionale. La seconda è la più grave: essa dipende dal fatto che in questo paese ci sono delle sacche di privilegio che non vogliono essere intaccate. Io sono molto autonomista, come sa il presidente di questa provincia Rossi; credo che le cose funzionino dove è la società nel suo insieme che vigila, che controlla l´operato degli amministratori e della burocrazia". Krueger ha parlato innanzitutto dell´impressione che ha ricevuto dal lavorare con Obama, del fascino anche personale emanato dalla sua figura, un presidente che coniuga un´acuta intelligenza e una forte carica di pragmaticità.Il consiglio di esperti che Krueger ha presieduto esiste dal 1946 e soddisfa la necessità, da parte della presidenza americana, di raccogliere e "macinare" una enorme massa di informazioni. Delrio a sua volta ha descritto i meccanismo della macchina di Palazzo Chigi. "Renzi _ ha detto - raccoglie molti input dall´esterno, che poi trasmette a me e agli altri collaboratori. Le riforme che stiamo sviluppando, lavoro, riforma fiscale, riforma dei pagamenti della pubblica amministrazione e così via, derivano da un´ampia raccolta preventiva di idee e richieste, come espresse dalla società civile. Gli stessi 80 euro nascono da qui. Tuttavia anche noi stiamo pensando ad un consiglio del presidente sul modello di quello americano di cui ci ha parlato Krueger, e in tempi stretti lo costituiremo". Con Krueger si è parlato anche di lotta alla disoccupazione, con risultati, negli ultimi anni, soddisfacenti, rispetto all´inizio della crisi, ottenuti attraverso un accorto mix di politiche finanziarie e fiscali. Le differenze con l´Italia, però, sono evidenti: nel nostro Paese, ha sottolineato Krueger, il peso della disoccupazione generatasi nei settori manifatturiero e delle costruzioni è maggiore. Le altre due categorie più esposte in Italia sono i giovani e i disoccupati del Sud. Il disegno di legge sul lavoro del Governo Renzi dovrebbe arrivare in autunno. Nel campo delle costruzioni e della casa in verità si assiste già oggi ad una ripresa, con una crescita della domanda dei mutui del 20% nell´ultimo periodo, che genera conseguenze positive anche sull´occupazione. Per quanto riguarda il Meridione, ci sono a disposizione fino al 2020 180 milioni di euro in fondi europei. "Una cifra enorme - ha sottolineato Delrio - ma siamo molto indietro nel loro utilizzo. La colpa è in primo luogo delle classi dirigenti e chi non ha fatto ciò che doveva fare dovrebbe chiedere scusa ai cittadini. Non c´è un fattore ambientale, genetico o antropologico". Bisogna, per il sottosegretario Delrio, smetterla con la cultura delle proroghe, introdurre criteri di valutazione rigidi e meccanismi di trasparenza e controllo sociale efficaci. "Ma attenzione: il Sud non è un buco nero, ci sono anche esperienze positive, che vanno valorizzate". Sempre su lavoro, Delrio ha parlato del progetto europeo "Garanzia Giovani", che ha avuto un immediato successo con 70.000 iscrizioni in pochi giorni. "Abbiamo iniziato a cambiare le regole anche sul contratto a termine e sull´apprendistato, come ci chiedevano gli imprenditori. Abbiamo provato a cambiare le cose. Bisogna fare così, provare pragmaticamente a riformare ciò che va riformato". Venendo infine alle elezioni europee, Delrio si è detto a favore di un´Europa "forte", che sviluppi strategie comuni in campi che vanno dalla difesa alle politiche energetiche. "L´europa è una grande potenza, capace di promuovere cultura, qualità della vita, innovazione. Noi siamo sognatori europeisti. Cosa può fare l´Italia? Un´iniziativa come gli eurobonds è possibile. E´ possibile ragionare su orizzonti di crescita in maniera più determinata. Nel semestre italiano queste cose si possono fare".  
   
   
MARONI: REGIONI VOGLIONO RIFORME CHE RAFFORZINO AUTONOMIE  
 
Milano, 10 giugno 2014 - "La Regione Lombardia partecipa al dibattito e al confronto sulle riforme insieme con le altre Regioni, con cui abbiamo una piattaforma comune, condivisa anche con l´Anci: questa estensione ai Comuni è stata una decisione che abbiamo preso per rafforzare la nostra posizione e per dire al Governo che il mondo delle autonomie, le Regioni e i Comuni, condividono una posizione, ovvero che vogliamo fare la riforma, non siamo conservatori, non siamo contro, ma deve essere una riforma che rafforza le autonomie e il principio di responsabilità e non il contrario". Lo ha spiegato il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, nel corso del suo intervento in Consiglio regionale, nella seduta, estesa anche ai parlamentari lombardi, dedicata al tema delle riforme istituzionali. No A Regioni "Super Prefetture" - "Noi - ha ribadito Maroni - siamo per la riforma ma non vogliamo che la riforma cancelli le Regioni, che invece verrebbero sostanzialmente cancellate per come è stata formulata la proposta del Governo, e trasformate in Enti amministrativi di attuazione di decisioni prese a Roma, trasformandole in una sorta di super Prefetture, come erano le Regioni all´inizio degli anni ´70. Noi non vogliamo tornare a quei tempi, ma vogliamo avere la responsabilità di decidere sulla base di un bilancio che ci viene assegnato e di competenze certe". Autonomie Favorevoli A Revisione Titolo V - "Per quanto concerne la riforma del Titolo V - ha sottolineato il governatore lombardo - e le competenze delle Regioni, noi siamo disponibili a discutere di superare le competenze concorrenti, va bene, purché il principio non sia che la maggior parte delle competenze vanno a Roma e delle poche residuali che rimangono alle Regioni lo Stato possa fare quello che vuole attraverso la cosiddetta ´clausola di supremazia o dell´interesse nazionale´, perché non siamo stati eletti per fare da passacarte o eseguire gli ordini che arrivano da Roma. Per cui nelle materie che ci verranno assegnate vogliamo la competenza esclusiva. Penso alle materie previste nell´Ordine del giorno del relatore Calderoli e, tra queste competenze esclusive regionali, vediamo il coordinamento della finanza locale, il coordinamento delle forme associative degli Enti locali e della disciplina degli ordinamenti dell´area vasta". Riforma Tenga Conto Di Evoluzione Macro Regionale In Europa - "La Macroregione - ha quindi rimarcato Maroni - è un tema di cui si discute da anni e che, a livello europeo, sta diventando realtà: è un progetto europeo che ha avuto la sua formalizzazione lo scorso 18 ottobre a Grenoble con la firma dell´accordo per dare vita alla Macroregione delle Alpi, costituita da 46 Regioni, di cui 7 italiane". "I prossimi 2 e 3 dicembre - ha ricordato il presidente - ospiteremo una riunione, qui in Lombardia, con i presidenti di queste 46 Regioni, con i 7 ministri dei Paesi coinvolti e con tutti gli stakeholders interessati, per approvare il piano strategico che è in corso di definizione e che sarà definitivamente approvato in sede europea a maggio del 2015, in modo che dal primo luglio 2015 la Macroregione delle Alpi sarà un´istituzione operativa, con un piano strategico e con dei rappresentanti che saranno gli interlocutori diretti con Bruxelles". "E´ una novità rilevante - ha sottolineato Maroni -, che metterà insieme un´area omogenea come l´area della Mitteleuropa, un´area orizzontale che va da ovest a est, da Rhone Alpes fino alla Slovenia, un´Istituzione che diventerà davvero il motore della nuova Europa delle Regioni". "E anche di questo - ha concluso - la riforma del Titolo V deve tenere conto, dell´evoluzione a livello europeo dell´Europa delle Regioni, altrimenti rischia di nascere già vecchia e superata".  
   
   
MARONI: SUPERARE PATTO STABILITÀ PER INVESTIMENTI PRODUTTIVI  
 
Milano, 10 giugno 2014 - "Ho sollecitato i parlamentari lombardi a intervenire sul Patto di stabilità. E´ una sollecitazione che ho fatto anche al sottosegretario Delrio, partendo da questo dato: i Comuni lombardi al 31 dicembre 2012 hanno avanzato un surplus di 8,5 miliardi di euro, soldi che non possono spendere per il Patto di stabilità e che servirebbero per investimenti. Per questo lancio la proposta di utilizzare una parte di queste risorse per generare una leva, che sarebbe enorme, per gli investimenti a favore delle imprese lombarde". Lo ha spiegato il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, incontrando i giornalisti al termine della seduta del Consiglio regionale, estesa anche ai parlamentari lombardi, dedicata al tema delle riforme istituzionali. Contrastare Delocalizzazione - "Possiamo fare un fondo regionale con 2, con 3 o con 4 miliardi, non con tutti gli 8,5 miliardi che i nostri Comuni hanno in cassa - ha spiegato il presidente -, un fondo cogestito dalla Regione Lombardia, da Anci Lombardia e dal Governo, per investimenti produttivi". "Questo fondo sarebbe veramente utile - ha aggiunto Maroni - per contrastare la delocalizzazione delle nostre imprese e per dare una boccata d´ossigeno al nostro sistema produttivo. Questi sono soldi nostri, avanzati dalla buona gestione dei sindaci lombardi e per questo chiedo a tutti i parlamentari lombardi, di qualunque schieramento, di darci una mano e sostenere in Parlamento questa richiesta che ritengo sacrosanta".  
   
   
PARTENARIATO E ALLARME PATTO. VENDOLA: "OCCORRE CAMBIARE CONDIZIONI DI CONTESTO"  
 
 Bari, 10 giugno 2014 - “Penso che portare in cabina di regia gli attori vitali di una società regionale, nell’opera di pianificazione e di programmazione della spesa comunitaria, sia molto importante. Per me non è un atto ornamentale o un rituale stanco. Io continuo a credere nella relazione con il partenariato per la qualificazione delle politiche pubbliche. In una società complessa, come quella in cui viviamo, il di più di democrazia e di rappresentatività nei luoghi della decisione rende più efficace la decisione”. Così il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola che ieri mattina, nel corso di una conferenza stampa insieme con la Vicepresidente Angela Barbanente, ha sottoscritto il protocollo d’intesa con le parti economiche e sociali per “dare vita ad un metodo di confronto che riconosca il ruolo del Partenariato economico e sociale durante l’intero periodo di realizzazione degli interventi (programmazione 2014/2020) e renda evidente la convenienza al confronto per tutte le parti coinvolte”. “Oggi sono molto contento – ha aggiunto Vendola – perché abbiamo firmato un protocollo con tutte le forze sociali e datoriali. Tutte, hanno condiviso con noi la pianificazione di quello che dobbiamo fare nei prossimi sette anni. Incontreremo prossimamente anche i rappresentanti del mondo associativo e culturale proprio perché noi vogliamo avere sul futuro uno sguardo ricco, vogliamo guardare il futuro con occhi collettivi. Poi chiederemo al partenariato anche la verifica dei risultati con il monitoraggio giorno dopo giorno”. Vendola ha sottolineato come “la firma del protocollo di questa mattina la si faccia all’indomani di un risultato importante”. “La Puglia – ha specificato il Presidente - si conferma infatti la migliore d’Italia nella spesa comunitaria ai target del 31 maggio, ma rischia di essere purtroppo solo una magra consolazione perché, mentre celebriamo questo successo, rischiamo di dover comunicare l’impossibilità di poter continuare nella spesa comunitaria. Non possiamo mettere più un euro nel cofinanziamento, perché siamo sotto questa ipoteca drammatica che si chiama Patto di stabilità. Una pietra sepolcrale che ci seppellisce. Aiutateci a liberarci”. Vendola quindi è tornato nuovamente a chiedere un intervento immediato al Governo e ai parlamentari pugliesi. “Occorre cambiare le condizioni di contesto – ha detto Vendola - noi vogliamo solo spendere i nostri soldi per aprire i cantieri e dare il lavoro ai giovani. Dateci una mano perchè tutta la Puglia è d’accordo con noi. Del resto – ha specificato Vendola – quello che noi diciamo da tempo, non ha mai incontrato nessuna contestazione di merito. Tutti ci dicono avete ragione. Oggi però questa ragione rischia di assomigliare molto alla partecipazione al cordoglio e francamente non vorremmo le condoglianze dagli altri livelli dello Stato, vorremmo più che altro un intervento salvavita”. “È un peccato – ha concluso Vendola – perché se cambiano le condizioni di contesto, possiamo ancora una volta fare della Puglia la differenza, cioè essere il Sud che non si arrende, che combatte e che trova le energie per reagire alla crisi”.  
   
   
UMBRIA, BALLOTTAGGI: COMMENTO PRESIDENTE MARINI  
 
Perugia, 10 giugno 2014 – "La riconferma dei sindaci Leopoldo Di Girolamo a Terni, Nando Mismetti a Foligno e Alfio Todini a Marsciano, così come l´elezione di Giuseppe Germani ad Orvieto e di Massimiliano Presciutti a Gualdo Tadino, non può far mettere in secondo piano la grave sconfitta politica del Pd a Spoleto e soprattutto a Perugia". E´ quanto afferma la presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, secondo la quale "la mancata rielezione di Wladimiro Boccali oltre ad essere ascritta ad un giudizio sul suo operato e quello dell´amministrazione comunale mostra un preoccupante allontanamento dell´elettorato del Pd dal candidato sindaco nel turno di ballottaggio. Il voto della città di Perugia coinvolge il Pd dell´Umbria nella sua interezza ed impone una analisi franca e trasparente senza la quale non sarà possibile nè svolgere la funzione di opposizione costruttiva nella città capoluogo di regione nè gettare solide basi politiche per il futuro a cui un partito di governo e riformista come il Pd è chiamato. Auspico quindi – prosegue Marini - , anche per la responsabilità politico istituzionale che ricopro, che la segreteria regionale del Pd si faccia carico di questo serio confronto politico al fine di esprimere una classe dirigente realmente adeguata ad affrontare i prossimi ed impegnativi appuntamenti elettorali". "Ai sindaci riconfermati alla guida delle rispettive città – aggiunge la presidente - , Todini, Mismetti, Ansideri, Di Girolamo, giungano i miei auguri di buon lavoro. Un ringraziamento particolare lo rivolgo ai neo sindaci Presciutti a Gualdo Tadino e Germani a Orvieto, che dopo un quinquennio di amministrazioni di centro destra riportano il centro sinistra alla guida delle rispettive città. Un augurio a Filippo Maria Stirati, neo eletto sindaco a Gubbio, alla guida di una lista civica e di centro sinistra. Un augurio di buon lavoro, confermando fin da ora la mia collaborazione istituzionale – conclude Marini - lo rivolgo ad Andrea Romizi, neo sindaco di Perugia e a Fabrizio Cardarelli neo sindaco di Spoleto, alla guida di coalizioni di centro destra".  
   
   
LA NASCITA DI UNA NAZIONE FRA IDEALI E REALTA´  
 
Trento, 10 giugno 2014 - Alberto Maria Banti, docente di storia contemporanea all´università di Pisa, ha ripercorso le tappe che, il 31 maggio, hanno dato vita all´idea di nazione italiana in tutte le sue contraddizioni e scivolosità e al germogliare, dopo l´unificazione d´Italia, dell´anti-parlamentarismo e di quello che oggi chiameremmo sentimento dell´anti-politica. L´arco di tempo analizzato è quel groviglio di anni che vanno dal 1859 al 1861. Sono anni cruciali, in cui le divisioni fra nord e sud della penisola vengono azzerate da un movimento risorgimentale di massa, che trova le sue radici nell´affermazione di un preciso immaginario, seducente e ricco di pathos. Intellettuali come Foscolo, Manzoni, Leopardi, Verdi disegnano attraverso poesie, melodrammi, romanzi storici quella che George Mosse chiama “l´estetica della politica”: narrazioni che verranno poi tradotte in proposte politiche dai leader del tempo come Mazzini, Gioberti, D´azeglio. Il potere di queste opere non trova corrispondenza nella realtà sociale di fine Ottocento, ma contribuisce a costruire uno spazio simbolico ideale che ruota attorno ai temi della nazione come famiglia unita da legami di sangue, come comunità sacrificale, fatta di uomini e donne, disposta al martirio pur di veder trionfare gli ideali della Nazione. Dopo il 1861 questo sistema ideologico continua ad abitare la cultura ufficiale dell´Italia unificata, entrando nei programmi pedagogici e nella letteratura per la scuola, nell´arredo urbano, nei nomi delle strade, nella formazione di un esercito nazionale. La bellezza nobile dell´ideale nazionale descritta da De Amicis nel libro Cuore e coltivata nella scena pubblica va però a collidere contro un dilagante senso di disillusione nelle forme dello Stato. Il Parlamento appare ora come un luogo della divisione e della corruzione, degli interessi locali, professionali ed economici. Altre narrative si fanno strada, contribuendo a dar vita alla cifra ideologica del movimento fascista, che di lì a poco si affaccerà sullo scenario di un´Italia unificata, ma ancora piena di fragilità.  
   
   
ROSSI: L´AUTONOMIA NON E´ UN SEMPLICE INSIEME DI NORME  
 
Trento, 10 giugno 2014 - Il presidente della Provincia autonoma di Trento, Ugo Rossi, chiudendo il 31 maggio il confronto sulla pubblica amministrazione fra Sabino Cassese, Mauro Marcantoni, Innocenzo Cipolletta e Nadio Delai, ha evidenziato come l’Autonomia non sia un semplice insieme di norme, ma abbia l’ambizione di voler dare risposte ai bisogni e quindi di costruire il futuro. “Questo - ha detto Rossi - deve essere l’obiettivo comune della classe politica, che ha la responsabilità di indicare la strada, e della dirigenza, che deve mettere in campo competenza, fantasia e creatività, al fine di mettersi in presa diretta con i cittadini”. “La dirigenza della Provincia - ha detto Rossi - deve avere la consapevolezza dell’importanza del proprio ruolo, in quanto espressione di un’Autonomia come la nostra. Un conto sono le norme, un conto è quello che dobbiamo fare. Abbiamo l’ambizione di voler dare risposte ai bisogni dei cittadini, le norme arrivano dopo. Ribaltiamo l’approccio. C’è un problema che dobbiamo risolvere, cerchiamo di affrontarlo e chiarirlo, poi vediamo le norme che servono. Le norme si possono cambiare, soprattutto in un’Autonomia speciale come la nostra. Occorre, inoltre - ha proseguito il presidente - cercare i nostri clienti, ossia i cittadini. Bisogna essere in grado di prevenire i problemi prima che questi si presentino. La palestra migliore per realizzare tutto questo è il ´quotidiano´ che ci propone esempi concreti a tutti i livelli. Dobbiamo adattarci alle esigenze del cliente e non di chiedere a lui di adattarsi a noi. Bisogna, infine - ha concluso Rossi - mettersi in discussione e valutarsi: spesso ci diciamo che siamo i più bravi ed in molti casi è vero, ma non dobbiamo avere paura di cercare di confrontarci con chi fa meglio di noi, per migliorare la capacità di valutazione delle nostre performance. Essere competitivi serve a farci crescere e non dobbiamo avere paura di pronunciare le parole merito e mobilità ed eventualmente di modificare quelle norme che ingessano la possibilità di affermare queste due parole”.  
   
   
PATTO DI STABILITÀ. VENDOLA RINGRAZIA CONSIGLIERE REGIONALE: "BATTAGLIA CONDIVISA E DI TUTTI"  
 
Bari, 10 giugno 2014 - “Ringrazio il Presidente del gruppo di Forza Italia in Consiglio regionale, Ignazio Zullo per la sua dichiarazione di condivisione piena della battaglia sul Patto di stabilità e sulla nettizzazione del cofinanziamento nazionale della spesa comunitaria”. Così il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola ha inteso ringraziare il consigliere Ignazio Zullo per la sua dichiarazione di disponibilità a collaborare insieme per cambiare le regole del Patto di stabilità. “Questa battaglia, quanto di più diventa battaglia della Puglia e non di Vendola o di una parte politica – ha concluso il Presidente della Regione - tanto più la possibilità di guadagnare dei risultati diventa davvero concreta”.  
   
   
SBROCCA NUOVO SINDACO DI TERMOLI, FRATTURA: CON ANGELO PREMIATA LA POLITICA SERIA, TRASPARENTE E ONESTA DEL CENTROSINISTRA  
 
Campobasso, 10 giugno 2014 - "La vittoria di Angelo Sbrocca e del centrosinistra al Comune di Termoli conferma, ma soprattutto consolida, il rapporto di fiducia dei cittadini molisani nei confronti di una politica seria, sincera e trasparente, ancor più di fronte a scelte difficili ma avvertite dalla nostra collettività come giuste e necessarie. È il riconoscimento più bello offerto a persone credibili, pacate, mai interessate alle facili promesse, come hanno dimostrato di essere Angelo Sbrocca e i candidati del centrosinistra in una campagna elettorale vissuta con correttezza e onestà. Con l´elezione di Angelo a sindaco di una città punto di riferimento nel nostro Molise, il centrosinistra rafforza e completa la sua presenza sul territorio regionale. Dopo Isernia e Campobasso, dopo la stragrande maggioranza dei nostri centri, anche Termoli ha compiuto una scelta netta e chiara. Una scelta che risponde e sostiene la necessità del cambiamento, dell´archiviazione di logiche passate. Con il loro voto, i cittadini molisani ci hanno detto e ci dicono di andare avanti lungo il percorso di rinnovamento avviato per il bene della nostra regione. Ad Angelo e al nuovo consiglio comunale di Termoli, maggioranza e opposizione, gli auguri più sinceri di buon lavoro". Lo dichiara il presidente della Regione Molise, Paolo di Laura Frattura.  
   
   
SAITTA “GRAZIE AI SENATORI PIEMONTESI, MA I TAGLI PER GLI ENTI LOCALI RESTANO DRAMMATICI”  
 
 Torino, 10 giugno 2014 - “I senatori piemontesi stanno lavorando con un impegno encomiabile per il territorio ed è doveroso dare atto di questo impegno. Oggi hanno permesso, con un emendamento al Decreto Legge 66 presentato dal sen. Federico Fornaro ed approvato dalla Commissione bilancio del Senato, di non conteggiare nel taglio di 440 milioni di euro sui bilanci 2014 delle Province le spese per servizi delegati dalla Regione Piemonte: trasporto pubblico locale e corsi di formazione professionale”. Lo dice il presidente della Provincia di Torino Antonio Saitta, preoccupato per il rischio default delle Province piemontesi, compresa quella di Torino che si appresta alla trasformazione in città metropolitana e rischia di cominciare il nuovo percorso istituzionale con una zavorra pesantissima. “Se la manovra passerà con i correttivi – spiega Saitta – il taglio sul 2014 per la Provincia di Torino che era di 19 milioni sarà contenuto a 7 milioni di euro. Sono sempre cifre drammatiche, che rischiano di mettere a rischio servizi pubblici indispensabili. Aspettiamo ancora che il Governo escluda le Province dal patto di stabilità sul tema dell’edilizia scolastica”.  
   
   
TROPPE TASSE IN ITALIA, MITO DA SFATARE? LA TESI DI CIPOLLETTA  
 
Trento, 10 giugno 2014 - "In Italia paghiamo troppe tasse. Falso!": un titolo forte per il libro di Innocenzo Cipolletta, che è stato al centro il 31 maggio dell´incontro con l´autore alla Facoltà di Giurisprudenza. Ha introdotto la discussione l´ex ministro dell´Economia e delle Finanze (del governo Letta) Fabrizio Saccomanni. Molti di noi credono di essere in credito con lo Stato perché ritengono di pagare più tasse di quanto ricevono in servizi. In realtà, questa la tesi dell´opera, per molti non è così. Equità sociale, margini di manovra della politica, buoni servizi: questi alcuni dei temi approfonditi nell´incontro. Nel libro, secondo Saccomanni, c´è l´acuta analisi politico sociale del nostro paese, composto in parte da gente benestante che ha perso il senso della solidarietà e del dovere di contribuire al benessere collettivo. Saccomanni ha spiegato che il libro contiene una tesi controcorrente: "Secondo l´analisi di Cippolletta lo spazio per ridurre le tasse e per ridurre le spese è molto modesto". Invece il margine per migliorare il sistema della spesa pubblica sarebbe enorme e non sufficientemente esplorato; inoltre, è stato ribadito, il ruolo dello Stato nell´economia è molto importante e c´è una domanda di servizi pubblici che non è comprimibile più di tanto. In Italia, ha aggiunto Saccomanni, non c´è abbastanza comprensione del fatto che il deficit annuale è strettamente collegato al debito pubblico, visto che lo genera. Sono i disavanzi a due cifre ad aver creato l´enorme debito italiano. Un altro problema è la sproporzione tra spesa corrente e spesa per investimenti, specie nei settori dove sono disponibili ingenti fondi europei. Da questo libro, secondo l´ex ministro, emerge un problema di fondo: ci troviamo di fronte a un bilancio pubblico che è piuttosto bloccato. C´è poca possibilità di utilizzarlo, se non limitatamente, per manovre anticicliche. Esiste quindi poco margine per la politica economica e tutto ciò, naturalmente, ha effetti anche nel campo della politica fiscale. La semplificazione, il dare maggiori certezze al contribuente, ha ricordato Saccomanni, sono operazioni fondamentali come pure l´impegno in materia di revisione della spesa pubblica e di miglioramento della sua qualità. "Non so, – ha quindi scherzato Cipolletta, – se tutte le persone che sono venute qui oggi sono d´accordo con me". Il libro, ha spiegato, è nato in occasione del dibattito sull´abolizione dell´Imu sulla prima casa. "In tutto il mondo - ha detto Cipolletta - si cerca di togliere tasse dai redditi e di spostarle sui beni. In questo modo si riescono a recuperare risorse e si fa emergere il sommerso". In realtà, ha detto Cipolletta, noi paghiamo le stesse tasse degli altri paesi al nostro livello di sviluppo. Esclusi i contributi sociali, che - ha detto - sono una sorta di risparmio forzoso, in qualche caso paghiamo meno degli altri paesi al nostro livello. Dobbiamo, secondo l´autore, rivedere le tasse, non ridurle. La leva della politica non può quindi essere solo la compressione della spesa pubblica, che è il primo strumento per togliere le diseguaglianze sociali. Secondo Cipolletta, anche se per molti è difficile accettarlo, "la maggioranza degli italiani riceve dallo Stato più di quello che paga". E questa è la conclusione: quando si propone di ridurre le spese pubbliche bisogna stare attenti a non tagliare il ramo su cui si è seduti. Per Cipolletta "è meglio vivere in un paese che ha buoni servizi piuttosto che in uno in cui si pagano poche tasse". Sono i nostri servizi che possono essere migliorati. La loro qualità, a macchia di leopardo, suggerisce a Cipolletta che non è il sistema ad essere sbagliato, ma il modo in cui viene interpretato e tradotto in fatti. "Spending Review – ha aggiunto – nella sua etimologia, non vuol dire tagliare la spesa, ma rivederla": si tratta di levare sprechi e corruzioni e concentrare la spesa nei servizi importanti per i cittadini. Sul piano istituzionale Cipolletta sottolinea che in Italia le spese sono decentrate, ma la raccolta delle tasse è centralizzata nelle mani dello Stato. Questo, secondo lui, non va bene perché induce le periferie a spendere tutto quello che hanno a disposizione o a scaricare altrove la responsabilità dei loro mancati interventi. Va data quindi maggiore capacità impositiva agli enti locali, questa la conclusione.  
   
   
DEBITO PUBBLICO: DUE OPPOSTE TEORIE PER USCIRE DALLA CRISI  
 
Trento, 10 giugno 2014 - L´italia è schiacciata da un debito pubblico di circa 2100 miliardi. Un debito accumulato negli anni 80 che ha sottratto risorse alle future generazioni. Come è possibile stimolare la crescita continuando a pagare gli interessi su tale debito? Su questi temi si sono confrontati oggi al Festival dell´Economia Paolo Manasse e Francesco Gesualdi che hanno proposto ricette e soluzioni diametralmente opposte. E’ giunto il momento, secondo Gesualdi, che anche i creditori si accollino una parte di questo debito. Un’operazione pericolosa secondo Manasse, che potrebbe alla fine distruggere l’economia. Un confronto serrato fra teorie economiche differenti, quello andato in scena il 31 maggio durante il dibattito “Fuori dal debito oltre la crescita” a cura dell´Associazione Trentino Arcobaleno. Protagonisti l’economista Paolo Manasse e Francesco Gesualdi, coordinatore del Centro Nuovo Modello di Sviluppo di Vecchiano - Pisa. Stimolati dalla giornalista Monica Di Sisto i due relatori si sono confrontati su una domanda in particolare: quale via d’uscita imboccare di fronte all’austerity imposta dalla finanza globale? Gesualdi ha ricordato che il debito italiano è arrivato agli attuali 2100 miliardi soprattutto per colpa degli interessi e che adesso è giunto il momento di porsi la domanda se oggi debbano prevalere i diritti dei creditori o quelli dei debitori, ovvero dei cittadini. “L’economia del debito, ha detto Gesualdi, produce povertà, aumento delle disuguaglianze e disoccupazione”. Per uscire da questa situazione, ha continuato, si cerca di stimolare la crescita aumentando la produttività a discapito dei diritti dei lavoratori. “Dobbiamo cominciare a dire, ha proseguito, che non debbano più essere solo i cittadini, ovvero i debitori a pagare, ma che anche i creditori, che negli ultimi 30 anni hanno ricevuto 2230 miliardi di interessi, debbano accollarsi la loro parte”. La proposta di Gesualdi è quella di creare un tavolo a livello europeo in cui si possa ristrutturare il debito. “Tutto questo sarà possibile, ha concluso, se l’economia metterà al centro gli interessi della persona”. "La soluzione non è così semplice” ha controbattuto l’economista Paolo Manasse dell’Università di Bologna. “Se un debito non viene onorato, quando poi si avrà ancora bisogno non si riceverà più niente”. “Il debito accumulato negli anni 80 da governi corrotti, ha detto Manasse, ha impoverito le generazioni successive; hanno preso risorse dal futuro per spenderle nel presente”. Come si può uscire da questa situazione? Le soluzioni, secondo Manasse, sono sostanzialmente tre: ridurre le spese, aumentare le entrate e stimolare la crescita. Per quest’ultima occorre aumentare la produttività o spostarsi verso produzioni di avanguardia, che non temano la concorrenza dei Paesi emergenti. Su un unico punto Manasse si è detto in accordo con Gesuladi, ovvero sulla possibilità di arrivare ad un accordo di compromesso fra debitori e creditori. “Ma si tratta di un’operazione molo delicata, ha concluso, che potrebbe poi avere gravi conseguenze, se le banche, che detengono il 30% del debito, entrassero in crisi, ci sarebbero ripercussioni sulle imprese che non avrebbero più accesso al credito e sulle famiglie che potrebbe veder compromessi i propri depositi.  
   
   
BOLZANO: POTENZIALE INNOVATIVO PER IL LAVORO NEL SOCIALE  
 
Bolzano, 10 giugno 2014 - “Innovazione nel lavoro sociale” è questo il tema su cui si è incentrato questa mattina il convegno organizzato dal Dipartimento sanità, sport e lavoro della Provincia in collaborazione con la Libera Università di Bolzano tenutosi presso la sede della Lub. A seguito degli sviluppi economici, sociopolitici e organizzativi degli ultimi anni si sono manifestate esigenze nuove nell´ambito sociale. I servizi sociali dell´Alto Adige sono alla ricerca di percorsi nuovi nello sviluppo della qualità, nell´efficienza dei servizi e nel finanziamento, come anche nella professionalizzazione di chi opera nel lavoro sociale. Ciò richiede alle organizzazioni sociali oltre ad uno spirito di adattamento e d´innovazione anche una riflessione comune sulla gestione del sociale. La Provincia e la Libera Università di Bolzano hanno quindi ritenuto importante organizzare una giornata di studio sul tema "Innovazione nel lavoro sociale" per discutere insieme di tali sfide ed offrire una possibilità di scambio tra operatori sociali, personale docente e della ricerca e studenti, personale dirigente delle politiche sociali e dare impulsi per la gestione futura dell´ambito sociale. Nel corso del suo intervento l´assessora Martha Stocker ha posto l´accento sulle nuove sfide con le quali si deve confrontare il settore sociale anche in Alto Adige ed ha augurato a tutti i partecipanti di trarre stimoli positivi dall´incontro. Susanne Elser, docente di pedagogia sociale, ha affermato che in Alto Adige vi sono già ora numerosi modelli nel campo dell´innovazione sociale e tra questi ha citato come esempi l´iniziativa "Cultura Socialis",le cooperative sociali e le Banche del Tempo. Nuovi spunti vengono attualmente dalla creazione di posti di lavoro orientati a specifici fabbisogni, di comunità alloggio o di lavori orientati allo sviluppo. Nel suo intervento il direttore della Ripartizione politiche sociali, Luca Critelli, ha sottolineato che le singole esperienze che vengono realizzate in tema di innovazione nell´attività quotidiana, possono trovare una loro collocazione in un progetto complessivo ed essere quindi utili alla società nel suo complesso.  
   
   
"GIOVANISÌ IN TOUR", AD AREZZO SECONDA TAPPA DEL VIAGGIO CON IL PRESIDENTE ROSSI  
 
Firenze, 10 giugno 2014 - Dopo il successo della prima tappa a Pisa, riparte da Arezzo "Giovanisì in tour", il viaggio del presidente della Regione Enrico Rossi sul territorio toscano per raccogliere nuove idee, spunti e suggerimenti ed aiutare i giovani toscani nel percorso di conquista della loro autonomia. La tappa di Arezzo di Giovanisì in tour si svolgerà mercoledì 11 giugno. Le tre parole chiave, oltre a #Giovanisì, saranno: #Culture, #Artigianato e #Mobilità. Durante l´incontro ogni partecipante potrà esprimere in 2 minuti (Pitch) proposte, idee o criticità su questi temi: il presidente Rossi proverà a rispondere agli interrogativi e alle critiche, dando priorità all´ascolto. "Come tutti i progetti anche Giovanisì, per essere efficace, deve essere costruito insieme a chi lo userà", sottolinea il presidente Rossi. "E´ per questo che a tre anni dall´avvio abbiamo pensato fosse giusto andare a cercare i giovani, e chiedere il loro punto di vista, le idee e le proposte per il futuro ed affrontare con loro le criticità. Mi aspetto cose importanti da questi incontri sul territorio, perchè Giovanisì continua ed è un modo concreto per assicurare ai giovani dei veri diritti". L´incontro si svolgerà dalle 21 alle 23 alla Casa delle Culture (piazza Fanfani 5). Il luogo può accogliere un massimo di 100 persone ed è quindi obbligatorio prenotarsi inviando una mail a iscriviti@giovanisi.It. L´hashtag per seguire l´evento su twitter sarà #Giovanisìtourar. Lo staff selezionerà da twitter 2 domande a cui il presidente risponderà durante l´incontro. Il progetto Giovanisì (www.Giovanisi.it), giunto al terzo anno di esperienza, è un pacchetto di opportunità di livello europeo, finanziato da risorse regionali, nazionali e comunitarie. Oltre 400 milioni di euro e 108.000 giovani beneficiari del progetto. I destinatari diretti e indiretti sono i giovani dai 18 ai 40 anni per alcune delle opportunità elencate non c´è limite d´età per donne, svantaggiati e categorie protette. Da maggio 2014 le misure del progetto Giovanisì sono state affiancate dalla Garanzia Giovani.  
   
   
AIUTI ALLE FAMIGLIE TOSCANE, RENDIAMOLI PIÙ EFFICACI  
 
Firenze 10 giugno 2014 – La Toscana a fianco di famiglie, cittadini e lavoratori in difficoltà. Un sostegno che si è concretizzato, a partire dallo scorso ottobre, con varie misure finanziate con 20 milioni di euro messi a disposizione dalla Regione con la legge regionale 45 del 2013. A più di 8 mesi dall´attivazione di ´Toscana Solidale´ la giunta regionale ha fatto un primo bilancio, per il periodo che va dal 7 ottobre 2013 al 31 gennaio 2014. Una relazione dettagliata che è stata approvata stamattina durante la seduta di giunta e che successivamente è stata illustrata nel corso di una conferenza stampa. "L´impegno della Regione - ha sottolineato la vicepresidente Stefania Saccardi - è stato davvero rilevante in questa fase sperimentale. Uno sforzo indispensabile in una fase di straordinaria crisi che sta insidiando, come non avveniva da tempo, la tenuta economica e sociale dell´insieme delle famiglie toscane. Uno sforzo – ha aggiunto – importante anche sul versante della comunicazione ed informazione, per raggiungere il maggior numero possibile di potenziali utenti su tutto il territorio. Ma anche per creare una rete regionale interistituzionale che ha visto la partecipazione attiva di tutti i soggetti coinvolti". Della somma complessiva messa a disposizione sono stati liquidati quasi 13 milioni di euro, per oltre 18 mila domande complessive. "Siamo soddisfatti – ha concluso la vicepresidente - anche se adesso si apre la fase della riflessione e della valutazione, per capire quali adeguamenti apportare alla legge alla luce dei cambiamenti che dovranno avvenire anche a livello nazionale, con la riforma dell´Isee, e soprattutto per dare maggior efficacia alle varie misure. Per la Toscana la famiglia deve avere un posto centrale nelle politiche di welfare". Gli aiuti hanno riguardato famiglie toscane con nuovi bambini nati, quelle numerose, quelle con un figlio disabile e quelle impossibilitate ad ottenere credito dalle banche. Un´altra misura, destinata a tutti i lavoratori e lavoratrici messi in ginocchio dalla crisi, è stata illustrata dall´assessore alle attività produttive Gianfranco Simoncini. Nuovi nati 700 euro (una tantum) per il triennio 2013-2015 a favore dei figli nuovi nati, adottati o collocati in affido preadottivo. Nel periodo considerato è stata la misura che generato il maggior numero di contributi regionali: 11.562 (di cui 11.264 liquidati). Contributi totali liquidati: 8.046.500 euro. Famiglie con figli disabili Anche in questo caso, sempre per il triennio 2013-2015, il contributo per le famiglie con figlio disabile a carico ed in presenza di un´accertata sussistenza nel disabile della condizione di handicap permanente grave è di 700 euro (annuali). Le domande presentate sono state 3.745 di cui 3.691 liquidate. Contributi totali liquidati: 2.169.325 euro. Famiglie numerose Sempre per il triennio 2013-2015, quelle con almeno 4 figli hanno diritto a ricevere 700 euro (annuali) con un incremento di 175 euro per ogni figlio oltre il quarto. Domande presentate 2.760, 2.700 quelle liquidate. Contributi totali liquidati: 2.594.100. Garanzie integrative sui mutui immobiliari 1,5 milioni di euro dalla Regione alla Fondazione toscana per la prevenzione dell´Usura Onlus per al costituzione di un fondo destinato a rilasciare garanzie in favore delle famiglie toscane che non riescono a ottenere il credito bancario ordinario per fronteggiare situazioni di indebitamento. Ad oggi, senza contare le domande ancora in fase istruttoria da parte della Fondazione, è stato impegnato a garanzia quasi 1,1 di euro per la concessione di 49 mutui ipotecari per un importo complessivo di quasi 4,5 milioni di euro. Il presidente della Fondazione Lelio Grossi ha però specificato che con le domande che saranno istruite il contributo regionale è stato interamente utilizzato. Comunicazione ed informazione Toscana Solidale, la sezione del sito della Regione Toscana dedicata al progetto (http://www.Regione.toscana.it/toscanasolidale), a partire dall´attivazione (7 ottobre 2013) ha avuto i seguenti dati di accesso: oltre 55 mila visualizzazioni di pagina e quasi 30 mila visualizzazioni di pagina uniche. L´urp della Regione ha ricevuto nello stesso periodo oltre 1.000 richieste di informazioni, oltre il 75% dei quali al numero verde. Quasi 5 mila richieste, attraverso email e telefonate, sono arrivate direttamente agli uffici regionali competenti. 60 mila depliant informativi e alcune centinaia di locandine sono stati consegnati agli Urp dei comuni toscani, alle Aziende sanitarie, ad Enti ed Associazioni. Da segnalare anche inserzioni sui maggiori quotidiani e la trasmissione di spot televisivi e radiofonici che hanno coinvolto rispettivamente 22 emittenti tv presenti sul digitale e 17 emittenti radio.  
   
   
TRENTO: SCUOLA DELL’INFANZIA, APPROVATO IL PIANO 2014 - 2015  
 
Trento, 10 giugno 2014 - Nella seduta di ieri la Giunta provinciale ha approvato la deliberazione proposta dal presidente, Ugo Rossi, riferita all’adozione del Programma annuale della scuola dell’infanzia per l’anno scolastico 2014-2015. L´impegno di spesa ammonta a 91.500.000,00 euro. Il provvedimento è in continuità con il programma annuale dell’anno scolastico in corso e conferma anche l’impianto delle assegnazioni d’organico flessibili nelle scuole dell’infanzia a cosiddetta sezione “ridotta”, dove una sezione viene mantenuta o attivata per un numero contenuto di bambini. Sono 16.142 i bambini iscritti alle scuole dell’infanzia per l’anno scolastico 2014-2015: 10.012 frequenteranno le scuole equiparate e 6.130 le scuole provinciali. Rispetto all’anno scolastico 2013-2014 si registra una flessione delle iscrizioni pari allo 0,8%. I bambini stranieri sono complessivamente 2.354 e rappresentano il 14,58% del totale. I bambini iscritti al prolungamento d’orario, che è offerto fino a tre ore ulteriori rispetto alle sette ore giornaliere di servizio ordinario, sono 8.065. Il servizio di prolungamento è pertanto richiesto da poco meno del 50% degli iscritti. Nell’anno scolastico 2014-2015 saranno 275 le scuole dell’infanzia distribuite sul territorio provinciale; di cui 157 equiparate e 118 provinciali. Per la determinazione del numero di sezioni sono stati seguiti i criteri già applicati negli ultimi due anni scolastici. Le sezioni attivate saranno 745: 288 nelle scuole provinciali e 457 nelle scuole equiparate. Infine gli insegnanti assegnati sono 1.490: 576 nelle scuole provinciali e 914 nelle equiparate, mentre il personale non insegnante (cuochi ed operatori d’appoggio) ammonta a 745 unità: 288 per le scuole provinciali e 457 per le scuole equiparate. La delibera integrale sarà consultabile sul portale della scuola trentina all’indirizzo www.Vivoscuola.it  a partire dal prossimo mercoledì 11 giugno.