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Notiziario Marketpress di Lunedì 20 Maggio 2013
UN IMPONENTE STUDIO FA IL PUNTO SUI MARCATORI DI RISCHIO DEL CANCRO  
 
Bruxelles, 20 maggio 2013 - 1I ricercatori che si occupano di cancro hanno fatto un enorme passo avanti e gli scienziati adesso sono in grado di identificare oltre 80 marcatori genetici che fanno aumentare il rischio di cancro al seno, alle ovaie e alla prostata. L´iniziativa di ricerca Cogs è ritenuta la più grande del suo genere. Benché i risultati siano stati diffusi ampiamente, lo stesso non è avvenuto per l´impegno internazionale che sta dietro questa monumentale iniziativa, né per il finanziamento dell´Ue di 12 milioni di euro, che ha avuto un ruolo importante per lo straordinario successo di questa iniziativa globale. I principali risultati del progetto Cogs ("Collaborative Oncological Gene-environment Study") sono stati pubblicati in un numero speciale della prestigiosa rivista scientifica Nature Genetics dedicato ai fattori di rischio genetici per il cancro. La ricerca è stata condotta da scienziati del Karolinska Institutet in Svezia, dell´Università di Cambridge e dell´Istituto per la ricerca sul cancro (Icr) nel Regno Unito, con il sostegno di oltre 160 gruppi di ricerca in tutto il mondo. Questa rete internazionale ha riunito cinque studi globali su 100 000 pazienti affetti da cancro al seno, alle ovaie o alla prostata. 100 000 volontari sani hanno costituito il gruppo di controllo. Gli scienziati hanno prelevato Dna dai 200 000 soggetti e hanno confrontato quelli affetti da cancro e quelli sani per valutare il rischio ereditario di ciascun individuo. In generale, lo studio ha rivelato che una variazione genetica comune collega tutti questi tumori. Essa può essere descritta come un "errore di ortografia" genetico, a causa del quale una A, G, C o T del codice genetico è stata sostituita con un´altra lettera. L´errore di ortografia è chiamato polimorfismo a singolo nucleotide (Single Nucleotide Polymorphism - Snp). Si è osservato che ogni alterazione faceva aumentare il rischio di cancro alle ovaie, al seno o alla prostata di poco, anche se una piccola minoranza di uomini con diversi marcatori vedevano il loro rischio di cancro alla prostata aumentare di oltre 4 volte. Il cancro alla prostata è il secondo tipo di cancro più comune tra gli uomini in tutto il mondo, rappresentando il 14 % di tutti i nuovi casi di cancro. Si prevede che il numero di casi raddoppierà fino a raggiungere 1,7 milioni entro il 2030. I risultati degli studi sulle donne hanno rivelato che con alcuni errori di ortografia il rischio di cancro al seno, che colpisce il 28 % delle donne in Europa, aumenta di tre volte. Inoltre, il test ha anche identificato i soggetti con un rischio al di sotto della media di sviluppare il cancro. Il cancro al seno è di solito diagnosticato in uno stadio più avanzato, ma gli scienziati credono che questa ricerca potrebbe aiutare anche chi - una donna su 300 - è portatrice di un gene difettoso conosciuto come Brca1 o Brca2. Uno degli autori dello studio, il professor Doug Easton dell´Università di Cambridge che ha condotto diversi degli studi, ha detto: "Siamo vicini al poter usare le nostre conoscenze di queste variazioni genetiche per sviluppare un test che potrebbe integrare i controlli per il cancro al seno e portarci un passo più avanti verso un efficace programma di controllo per il cancro alla prostata". Con queste nuove informazioni, i ricercatori adesso hanno una visione più chiara del numero totale di cambiamenti genetici che possono spiegare il rischio di contrarre questi tipi di cancro. Il prossimo passo è calcolare il rischio di cancro individuale, cosa che aiuterà a capire meglio come queste forme di cancro cominciano e crescono, in modo da poter sviluppare nuove cure. Questo potrebbe portare allo sviluppo di un test di screening del Dna entro cinque anni. Il coordinatore di Cogs, il professor Per Hall del Karolinska Institutet, dice: "Cogs è il più grande progetto di genotipizzazione al mondo che mira all´identificazione di cambiamenti genetici che influenzano il rischio di forme comuni di cancro. Le attività di collaborazione sono state eccezionali e sono la chiave di questo successo". Altri contributi finanziari al progetto Cogs sono giunti dall´Iniziativa Marit e Hans Rausing contro il cancro al seno, dal Consiglio svedese per la ricerca, dal Cancer Research Uk e dal Cancer Risk Prediction Center (Crisp). Per maggiori informazioni, visitare: Cogs http://www.Cogseu.org  Nature Genetics http://www.Nature.com/icogs/    
   
   
A BRESCIA.CAFFARO,SCREENING PER ALTRI 2200 SOGGETTI FINANZIATO CON 600.000 EURO PROGETTO SANITARIO DELL´ASL AMBIENTE, SOTTOSCRITTE CONVENZIONI E CHIESTI FONDI A MINISTERO  
 
Brescia, 20 maggio 2013 - Il finanziamento di un nuovo progetto di monitoraggio sanitario su altre 2.200 persone e il ´ruolo di maggiore responsabilità nella gestione delle problematiche ambientali´ che Regione Lombardia intende assumere per quanto riguarda il sito di Brescia Caffaro. Questi i punti salienti di una delibera e di una comunicazione approvate il 17 maggio dalla Giunta regionale e presentati a Brescia dal presidente insieme al vice presidente e assessore alla Salute e all´assessore all´Ambiente, Energia e Sviluppo sostenibile. Gli Screening Sanitari - Il vice presidente ha annunciato lo stanziamento di 600.000 euro per la realizzazione di un progetto presentato dall´Asl di Brescia, che permetta di ´valutare l´esposizione nella popolazione e possibili effetti sulla salute riguardo al Pcb´. In concreto, il monitoraggio precedentemente effettuato su 1.200 persone ´sarà esteso ad altri 2.200 soggetti che, gratuitamente e spontaneamente, potranno sottoporsi a nuove indagini´. Il vice presidente ha spiegato che si intende coinvolgere nuove categorie quali i bambini, gli adolescenti e le donne in gravidanza. L´indagine - Lo screening si pone l´obiettivo di indagare il rapporto tra esposizione a Pcb e l´insorgenza di tumori ematici; tra melanoma e tumore della mammella, tutt´ora oggetto di dibattito scientifico. Il Ruolo Di Regione Lombardia - Gli esponenti della Giunta hanno spiegato ´di aver tenuto e di voler mantenere un ruolo che non sia solo di monitoraggio, ma anche propulsivo anche su aspetti che non sono di nostra stretta competenza, ma che ci riguardano in qualche modo´. ´La Regione si è dunque assunta la responsabilità - hanno sintetizzato - di far realizzare tutti gli interventi che fino a oggi sono rimasti sulla carta´. Le Richieste Al Governo - L´assessore all´Ambiente ha detto di aver chiesto esplicitamente al Governo (tramite il neoministro Orlando che ha incontrato lo scorso 14 maggio a Roma ndr) ´la conferma delle disponibilità finanziarie per sostenere i costi degli interventi di bonifica, a partire da quelli indispensabili per il mantenimento in funzione delle attività di messa in sicurezza´. Le Risorse Finanziarie - In particolare, Regione Lombardia ha chiesto che i progetti di bonifica dei siti contaminati siano inseriti nella nuova programmazione comunitaria 2014-2020, al fine di poter usufruire dei fondi europei di sviluppo regionale. E´ stata altresì avanzata la richiesta di garanzie riguardo la disponibilità dei fondi individuati e la conferma del programma di analisi e interventi approvati nell´Accordo di Programma, nonché la copertura finanziaria degli ulteriori interventi che si renderanno necessari; la possibilità di avvalersi degli Enti scientifici e sanitari di livello nazionale; la definizione di adeguamenti normativi che rendano più incisiva l´azione regionale e regolino i rapporti con i privati non responsabili della contaminazione. La Riperimetrazione Del Sin - L´area sarà riperimetrata, definendo criteri, condivisi con gli Enti locali, per l´individuazione delle aree che rimangono di competenza statale e quelle da riportare alla competenza regionale e comunale. In particolare, si terrà conto del ´nesso di causalità´ che lega l´inquinamento rilevato alla sorgente di contaminazione primaria. Conseguentemente saranno escluso dal Sin tutte le aree industriali la cui contaminazione non è ascrivibile alla ex società Caffaro e, forse, le aree di discarica di Castegnato e di via Caprera. I Vantaggi - La riperimetrazione potrebbe consentire il trasferimento di competenze sulle procedure di bonifica dallo Stato alla Regione, o dallo Stato ai comuni di Castegnato e Brescia. Tutto ciò favorirebbe l´accelerazione e lo snellimento delle procedure tecnico-amministrative per la bonifica. La Falda - Regione Lombardia si è anche detta disponibile a realizzare l´attività progettuale per messa in sicurezza della falda. Le Convenzioni Già Sottoscritte - Sono già state sottoscritte tutte le Convenzioni individuate dall´Accordo di programma e in particolare quella fra tra Ministero e Regione con Asl e Istituto superiore di Sanità (valutazione epidemiologica e biomonitoraggio e monitoraggio delle matrici ambientali); quella tra Ministero, Regione e Arpa (monitoraggio dell´aria nel Comune di Brescia e della qualità delle acque di falda nel Sin) e quella tra Ministero, Regione e Sogesid (società in house del Ministero, cui è stato affidato il compito di effettuare la bonifica).  
   
   
A BRESCIA,20 MLN PER ARREDI E ATTREZZATURE OSPEDALE  
 
Brescia, 20 maggio 2013 - Regione Lombardia ha definito uno strumento finanziario, che permette di mettere a disposizione degli Spedali Civili di Brescia 20 milioni di euro, che si aggiungono ai 10 già stanziati tra luglio e dicembre 2012, per dare piena copertura all´acquisto di nuovi arredi e attrezzature per lo stesso ospedale. Lo ha annunciato oggi il vice presidente e assessore alla Salute di Regione Lombardia, in occasione della seduta della Giunta a Brescia. ´Questi 20 milioni - ha spiegato il vice presidente - serviranno ad acquistare alte tecnologie radiologiche (tac, risonanze magnetiche, angiografie biplanari) e tutti gli arredi e le attrezzature necessarie a completare la riqualificazione del presidio´.  
   
   
PSICOLOGIA E ARTE RACCONTANO I DISAGI DELLA MODERNITA’  
 
 Milano, 20 Maggio 2013 – “Psicologia e arte raccontano i disagi della modernità” è il titolo del ciclo di incontri culturali organizzati dall’Ordine degli Psicologi della Lombardia che si terranno alle ore 21:30 di ogni martedì tra il 21 maggio e l’11 giugno 2013 (il 21/5, 28/5, 4/6 e 11/6), presso il Cinema Apollo di Milano (Galleria De Cristoforis 2, Mm San Babila), con ingresso gratuito e libero per il pubblico. Dopo il successo delle due edizioni precedenti, torna l’iniziativa culturale che intende avvicinare i cittadini a grandi temi della Psicologia, in particolare a quelli inerenti le difficoltà del vivere che, in questo momento di profonda crisi, sono quanto mai attuali e discussi. Alcuni grandi nomi della Psicologia e della Psicoanalisi, affiancati da esponenti dell’Arte e della Cultura, si serviranno di ciò che l’arte nella sua immediatezza mette a disposizione, attraverso l’uso di filmati, immagini fotografiche e teatro, per raccontare l’uomo alle prese con la contemporaneità. Il programma degli incontri (tutti al Cinema Apollo di Milano) è il seguente: Martedì 21 maggio ore 21:30 – Stefano Gheno (psicologo), con la collaborazione di Alfredo Angelici (attore e conduttore radiofonico), si occuperà di “Resilienza e felicità. Dialogo tra psicologia e drammaturgia”. A partire dalla lettura di alcuni grandi personaggi narrati in forma drammatica (ad esempio Amleto o Don Chisciotte) lo psicologo e l´attore dialogheranno su alcuni temi propri della psicologia positiva inerenti il disagio della modernità: il desiderio, il pensare positivo, le difficoltà soggettive e la resilienza; Martedì 28 maggio ore 21:30 – Luigi Zoja (psicoanalista): “Paranoia. Un male eterno e attuale, storico e politico”. Verranno utilizzati spezzoni di filmati relativi ai discorsi di alcuni dittatori contemporanei, ma anche fotografie e le parole di Shakespeare nell’Otello per raccontare questo tema; . Martedì 4 giugno ore 21:30 – Pietro Goisis (psicoanalista), con la collaborazione di Davide Pizzigoni (architetto, designer, pittore, scenografo, fotografo), si avvarrà dell’uso della fotografia e di alcuni filmati per parlare di: “Guardiani. Incontri con persone, storie, arte e psicoanalisi”. Verranno in particolare utilizzate le fotografie della mostra di Pizzigoni “Guardiani”, che ritrae i guardiani dei musei nel rapporto con le opere che custodiscono; Martedì 11 giugno ore 21:30 – Gustavo Pietropolli Charmet (psicoanalista), con la moglie, collega nonché fotografa, Marina Ballo Charmet, presenteranno un intervento dal titolo: “Psicoanalisi, fotografia e disagio della contemporaneità. Processo creativo e fruizione dell´immagine”. Durante la serata verranno proiettate le fotografie della dott.Ssa Ballo Charmet. Mauro Grimoldi, Presidente Ordine degli Psicologi della Lombardia, afferma che “grazie all’innovativa formula di questi incontri e all´esperienza culturale ricca ed unica nel suo genere che ne consegue, intendiamo avvicinare alla Psicologia un numero crescente di cittadini i quali posso trovare risposte e, magari, farsi nuove domande sui problemi che devono affrontare nella società attuale”. L’organizzazione degli incontri è curata dalla psicologa Chiara Marabelli.  
   
   
DOLORE CRONICO PER 1 VENETO SU 4. IL 18 MAGGIO A MOGLIANO VENETO, ORTOPEDICI “A SCUOLA” PER IMPARARE A GESTIRLO  
 
Mogliano Veneto (Tv), 20 maggio 2013 – Il 25% degli abitanti del Veneto combatte, più o meno frequentemente, contro una forma di dolore cronico non oncologico, che nel 67% dei casi è dovuto ad artrosi e osteoartrosi. La frequenza e la rilevanza del dolore nelle patologie osteoarticolari fa comprendere il ruolo centrale dello specialista ortopedico, chiamato sempre più spesso a gestire nella pratica clinica pazienti che soffrono. Per formare ortopedici e fisiatri a un adeguato trattamento del problema, Mogliano Veneto ha ospitato il 18 maggio il corso di aggiornamento “Il dolore in ambito ortopedico. Dalla diagnosi al trattamento.  “Un adeguato trattamento del dolore in ortopedia è essenziale”, dichiara Stefano Freguja, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Ortopedia e Traumatologia dell’Ospedale Civile di Venezia, tra i relatori dell’evento. “Per il paziente sottoposto a intervento chirurgico, un’efficace gestione del dolore postoperatorio permette una dimissione anticipata, meno complicanze e una riabilitazione precoce. Anche nelle operazioni in day surgery – ad esempio artroscopie, tunnel carpali e alluce valgo – che rappresentano il 40% degli oltre 1.000 interventi da noi condotti ogni anno, il dolore postoperatorio deve essere gestito con opportuni protocolli. Se così non fosse è l’esito stesso dell’operazione che rischia di venirne inficiato.” Ma non sono solo i pazienti sottoposti a intervento chirurgico a necessitare di un adeguato controllo della sintomatologia dolorosa. “Patologie croniche come mal di schiena - che interessa fino all’80% della popolazione - artrosi dell’anca, artrosi del ginocchio, non sempre necessitano dell’intervento chirurgico”, afferma Marzio Bevilacqua, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Terapia del Dolore dell’Ospedale di Treviso. “Anche in questi casi, il dolore richiede adeguati interventi, da quelli farmacologici alla neurostimolazione. È fondamentale restituire ai pazienti una migliore qualità di vita, una ritrovata capacità lavorativa, riducendo continui esami e accertamenti, situazioni di stress, depressione e isolamento sociale.” La Legge 38 sulla terapia del dolore e le cure palliative, varata nel marzo 2010, si è proposta di tutelare il diritto a non soffrire per i 15 milioni di italiani con dolore, attraverso un equo accesso a un’assistenza qualificata e un approccio terapeutico più appropriato. A questo proposito, i farmaci oppiacei rappresentano una valida alternativa per il trattamento del dolore d’intensità moderata-severa, ma il loro impiego nel nostro Paese è ancora limitato. “Oggi – continua Bevilacqua – nonostante l’aumentato consumo di oppiacei e l’attività di sensibilizzazione portata avanti sulla classe medica, occorrono ulteriori sforzi per una reale applicazione della normativa nella pratica clinica quotidiana. Un corso come quello del 18 maggio a Mogliano Veneto va proprio in questa direzione. Approfondendo le specificità del dolore in ortopedia, può costituire un modello da applicare anche ad altre aree specialistiche”.  
   
   
PIEMONTE: RETE OSPEDALIERA, IN COMMISSIONE RIBADISCE LA VALIDITA´ DELLA DELIBERA DEL 14 MARZO SCORSO  
 
 Torino, 20 maggio 2013 - L’assessore alla Sanità, Ugo Cavallera, è intervenuto il 20 maggio nella riunione della Quarta commissione per un’ulteriore informativa ai consiglieri sui Programmi operativi del Piano di rientro e di riqualificazione della spesa sanitaria. In particolare è stato ribadito- su richiesta di alcuni consiglieri- il crono-programma della riconversione di alcune strutture ospedaliere. “ Da questo punto di vista non ci sono novità rispetto a quanto stabilito dalla delibera del 14 marzo scorso, che abbiamo inserito all’interno dei Programmi operativi: si tratta ora, di attuare quanto previsto. Su questo aspetto, il Tavolo centrale di verifica della spesa sanitaria al quale abbiamo inviato la documentazione la scorsa settimana, richiede di essere precisi non solo dal punto di vista delle previsioni di spesa, ma anche del rispetto dei tempi per una coerente attuazione di quanto indicato nei documenti. Lavoriamo non solo per la riorganizzazione delle strutture, ma per la valorizzazione delle professionalità di chi lavora all’interno delle stesse e, in primis, delle cure appropriate e sicure del paziente, in tutte le sue fasi, dalla prevenzione alla continuità assistenziale”- sottolinea Cavallera. Questo il quadro della situazione ad oggi, in base alla delibera sulla revisione della Rete ospedaliera del 14 marzo scorso. Ospedali in fase di riconversione: · Avigliana: entro fine anno avviato il Centro di Assistenza Primaria · Venaria: progetto di Centro di Assistenza primaria e poliambulatori · Arona: avviato il Centro di Assistenza Primaria · Valdese · Giaveno · Castellamonte · Pomaretto · Torre Pellice · Caraglio · Valenza. Le attività di ricovero attualmente in esse svolte saranno trasferite nei presidi ospedalieri vicini Emergenza ospedaliera · Borgosesia: da Dipartimento emergenza e accettazione (Dea) a Pronto soccorso (Ps) · Valle Belbo: da Pronto Soccorso a Punto di primo intervento · Ovada: da Pronto soccorso a Punto di primo intervento · Fossano: chiusura del Pronto soccorso. Chiusura Punti nascita ( perché non rientrano nei parametri nazionali): · Carmagnola, Domodossola, Bra, Tortona, Acqui Terme. La riconversione di queste strutture comporterà un significativo risparmio di spesa nel triennio, che consentirà di potenziare i servizi territoriali: l’assistenza domiciliare integrata, la continuità assistenziale e la quota sanitaria delle Rsa per non autosufficienti. Per quanto riguarda le Emodinamiche, l’assessore Cavallera ha riconfermato l’intenzione di svolgere in tempo breve degli approfondimenti anche in riferimento alle esperienze di alcune regioni confrontabili con il Piemonte per dimensione territoriale e caratteristiche della struttura ospedaliera, per avere ulteriori parametri di riferimento e decidere in modo il più possibile oggettivo. Sul futuro delle Federazioni, l’assessore ha sottolineato l’esigenza di intervenire con un provvedimento legislativo ad hoc, salvaguardando l’operatività transitoria, mantenendo però come prioritario l’obiettivo di centralizzare gli acquisti di beni e forniture laddove possibile, conseguendo notevoli risparmi di spesa.  
   
   
LOMBARDIA.SAN RAFFAELE,ASS.LAVORO: ACCORDO PORTA SERENITA´ REGIONE LOMBARDIA HA SEMPRE CREDUTO IN SOLUZIONE POSITIVA VERTENZA  
 
Milano, 20 maggio 2013 - ´La firma di oggi che sigla l´accordo per l´Ospedale San Raffaele rappresenta sia il rilancio dell´ospedale, sia una ritrovata serenità da parte di tanti lavoratori e delle loro famiglie e anche della proprietà´. E´ quanto detto dall´Assessore all´Istruzione, Formazione e Lavoro che a palazzo Lombardia ha firmato il 16 maggio l´accordo tra azienda e sindacati del San Raffaele con il quale sono stati scongiurati i 244 licenziamenti annunciati, nelle scorse settimane, dalla stessa proprietà. L´intesa, è stato detto nel corso della firma con tutte le organizzazioni sindacali, è valida a partire dalla giornata odierna. ´Sulla possibilità di un accordo - ha proseguito l´assessore lombardo - noi c´abbiamo creduto sempre fermamente. Abbiamo lavorato con forza perché fosse trovata una situazione positiva che è puntualmente arrivata. Tutto questo dà la dimensione anche del lavoro che ha fatto Regione Lombardia all´interno di questa crisi. Un primo banco di prova - ha proseguito la responsabile del lavoro - che è stato superato con grande successo e questa firma ne è il segno più evidente; tutto questo grazie anche all´impegno dell´Agenzia Regionale per l´Istruzione, la Formazione e il Lavoro´.  
   
   
DELEGAZIONI DEGLI OSPEDALI “EL CRUCE” DI BUENOS AIRES E “GASLINI” DI GENOVA A EMPOLI PER UN INTERSCAMBIO DI ESPERIENZE E PROGETTI  
 
Empoli, 20 maggio 2013 - Due delegazioni di manager sanitari, una di Buenos Aires e l’altra di Genova, il 15 maggio, hanno incontrato la direzione aziendale e gli operatori dell’Asl 11 per conoscere da vicino i punti di forza dell’organizzazione gestionale dei presidi ospedalieri aziendali e in particolare del “San Giuseppe” di Empoli. La prima delegazione, proveniente dall’Argentina e rappresentata dal dottor Arnaldo Darìo Medina direttore generale dell’ospedale di alta specializzazione per acuti “El Cruce” di Buenos Aires, (cui fa riferimento una rete di 7 ospedali provinciali che assistono un territorio di circa 2milioni di abitanti) e da altri professionisti della sanità del Sud America, ha visitato il Centro Direzionale di via dei Cappuccini e successivamente il “San Giuseppe” all’insegna di un proficuo interscambio di esperienze e progetti. La seconda delegazione, proveniente dall’ospedale pediatrico Gaslini di Genova e rappresentata, fra gli altri, dal direttore sanitario Silvio del Buono e dal direttore amministrativo Paolo Fioravalli, hanno incontrato stamani la direzione aziendale dell’Asl 11 nelle persone del direttore generale Eugenio Porfido, del direttore sanitario Renato Colombai, del direttore amministrativo Antonella Valeri e del direttore della rete territoriale Nedo Mennuti. La delegazione era interessata a conoscere il modello per intensità di cura sviluppato nell’ospedale empolese. Entrambe le delegazioni hanno mostrato vivo interesse non solo per la rete ospedaliera del territorio, ma anche e soprattutto per l’innovazione organizzativa e tecnologica del “San Giuseppe”, i cui assetti assistenziali sono sostenuti da strumenti informatici all’avanguardia. I direttori di dipartimento (medico, chirurgico, materno infantile, emergenza urgenza, professioni sanitarie e della rete specialistica) hanno accolto le due delegazioni, mostrando loro le aree di degenze e illustrando i programmi di breve e lungo periodo. La visita si è conclusa nella sala di controllo del “San Giuseppe”, ritenuta fra le più avanzate del sistema sanitario toscano.  
   
   
SERVIZI SOCIALI, VENETO: INCONTRA DIRETTORI SOCIALI AZIENDE ULLSS SU PROVVEDIMENTO CHE INSERISCE SERVIZI DOMICILIARI PER NON AUTOSUFFICIENTI E DISABILI DENTRO LIVELLI ESSENZIALI ASSISTENZA  
 
Venezia, 20 maggio 2013 - L’assessore regionale ai servizi sociali Remo Sernagiotto ha incontrato il 20 maggio a Venezia, nella sede della Giunta regionale del Veneto, Palazzo Balbi, i direttori dei servizi sociali delle Aziende Ullss del Veneto, ai quali ha illustrato il recente provvedimento approvato dal Governo veneto nell’ambito dei servizi sociosanitari con il quale si destina, in pratica per la prima volta in Italia, tutto il comparto delle prestazioni e dei servizi domiciliari del settore sociosanitario (non autosufficienza e disabilità) ai livelli essenziali di assistenza (Lea) e si istituisce la Icd impegnativa di cura domiciliare con cui, dal 1° luglio 2013, saranno unificati tutti questi interventi nelle Aziende Ullss. “E’ una rivoluzione culturale – fa presente Sernagiotto – perché fino a ieri con il fondo sanitario della sanità non si potevano erogare contributi o prestazioni a un non autosufficiente che stava in casa, ma li si potevano attribuire solo se stava in una casa di riposo o in un altro contenitore sociosanitario. Da oggi in poi, invece, il fondo sanitario sarà utilizzato anche per la domiciliarità. E’ una notizia fondamentale, per la quale ho lavorato in questi anni al fine di una migliore assistenza, una buona vita per queste persone mantenendole nel loro ambiente e del miglior sostegno sociosanitario alla persone non autosufficienti e alle loro famiglie. In più, il potenziamento della domiciliarità, in questi tempi di grande crisi, è indispensabile perché più sostenibile economicamente (costa circa un terzo in meno della residenzialità). Infatti – ha concluso - dobbiamo proseguire nel lavoro per far sì che il ricorso alla domiciliarità diventi prevalente rispetto alla residenzialità mentre attualmente nel Veneto il rapporto è ancora sbilanciato a favore di quest’ultima”. Il provvedimento regionale struttura cinque categorie di risposta al bisogno: basso bisogno assistenziale (bisogni rilevati dalla rete dei servizi sociali e dai medici di medicina generale); medio bisogno assistenziale (demenze con gravi disturbi comportamentali); alto bisogno assistenziale (disabilità gravissime con necessità di assistenza a domicilio h 24); grave disabilità psichica e intellettiva(che unisce in un’unica fattispecie gli interventi di promozione dell’autonomia personale e di aiuto personale); grave disabilità fisico-motoria (destinata agli adulti con capacità di autodeterminazione anche destinatari di progetti di Vita Indipendente)”. Oggi pomeriggio l’Assessore Sernagiotto illustrerà il provvedimento alla 5a Commissione consiliare per ottenerne il parere di legge.  
   
   
IL CEM NON CHIUDERA’. C’E’ L’INTESA TRA CRI, REGIONE LAZIO E PREFETTURA  
 
Roma, 20 maggio 2013 - Il Cem, il centro per disabili gravi della Croce Rossa Italiana continuerà a prestare assistenza ai pazienti. Il rischio chiusura non c´è più. La conclusione della vicenda è stata sancita il 16 maggio nel corso di un incontro tra Regione, Asl Rmd, Croce Rossa e il Prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro. La decisione contribuisce a ridare tranquillità a pazienti e famiglie e prospettiva di lavoro agli operatori. Il Prefetto ha invitato la Croce Rossa a continuare l´erogazione del servizio e a rimuovere, nei termini, le carenze evidenziate. Nello stesso tempo, ha sollecitato la Regione a concludere entro breve tempo le procedure per la formalizzazione del titolo autorizzativo e l´accreditamento. "La prosecuzione del servizio offerto dal Cem è assicurata - ha detto il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti - siamo orgogliosi di aver mantenuto una promessa scongiurando la chiusura della struttura. Voglio ringraziare il Prefetto, la Croce Rossa Italiana e tutti gli attori in campo in questa trattativa per l´impegno e la disponibilità dimostrate. L´importante ora è aver assicurato servizi indispensabili per i pazienti e per le loro famiglie. Il Cem è una struttura d´eccellenza del nostro territorio e per questo era necessario salvaguardarla".  
   
   
SANITÀ: IMPEGNO CHE PREMIA LA LIGURIA  
 
Genova, 20 Maggio 2013 - “La nomina a presidente del comitato di settore Regioni-sanità premia la Liguria in un ruolo molto impegnativo dove mi occuperò del personale della sanità e delle Regioni”. Lo ha detto il 16 maggio il vicepresidente della Regione Liguria e assessore alla salute, Claudio Montaldo dopo la sua nomina, in sede di Conferenza delle Regioni. “Questa mia nuova funzione mi vedrà occupato nel rinnovo della convenzione della medicina generale – ha spiegato Montaldo – Auspico che il mio primo impegno possa essere il riavvio del confronto sul contratto di lavoro dei dipendenti, anche se siamo ancora in regime di blocco economico”.  
   
   
PRESENTATO AL SENATO IL 5° RAPPORTO SULLA CONDIZIONE ASSISTENZIALE DEI MALATI DI CANCRO “MENO OSPEDALE E PIÙ TERRITORIO PER CURARE I PAZIENTI MA IL TAGLIO DEI POSTI LETTO NON DANNEGGI I CENTRI MIGLIORI”  
 
Roma, 20 maggio 2013 – Serve un nuovo modello di assistenza per i pazienti colpiti dal cancro, meno centrato sull’ospedale e più orientato a forme alternative. Con ricoveri diurni, maggiore coinvolgimento dei medici di famiglia nelle fasi successive ai trattamenti nosocomiali e servizi ambulatoriali, domiciliari e residenziali. Ogni anno nel nostro Paese si registrano 364mila nuovi casi di tumore: 202.500 (56%) negli uomini e 162.000 (44%) nelle donne. La spending review può rappresentare un’occasione, purché la norma venga interpretata correttamente. Il taglio dei posti letto richiesto dal provvedimento non può essere realizzato senza considerare le esigenze dei malati oncologici. È concreto il rischio che, in assenza di verifiche, le Regioni operino, in modo uniforme e indiscriminato, riduzioni lineari, per rientrare nei valori previsti dalla legge. L’allarme arriva dalla Favo (Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia) nella Viii Giornata nazionale del malato oncologico ed è contenuto nel V Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici presentato oggi al Senato. “Il 30% dei pazienti con cancro muore in strutture ospedaliere destinate al contrasto di patologie acute, generando gravi sofferenze umane e familiari – afferma il prof. Francesco De Lorenzo, presidente Favo -. È chiara l’inappropriatezza di questi ricoveri. Vanno poi considerati gli alti costi pro-die delle degenze in centri complessi e ad alto tasso tecnologico, con il rischio aggiuntivo di sottrarre posti letto a malati oncologici in fase acuta, sicuramente recuperabili con interventi tempestivi ed appropriati, rispetto a quelli, notevolmente minori, dell’assistenza domiciliare e dell’accoglienza negli hospice”. Il Rapporto, predisposto dall’Osservatorio sulla condizione assistenziale dei malati oncologici, denuncia anche gravi carenze. Ad esempio, a fronte di 598 posti letto in hospice in Lombardia e 241 in Emilia Romagna, se ne registrano solo 20 in Campania e 7 in Calabria, mentre vi sono 27 strutture con servizio di radioterapia in Lombardia, 7 in Puglia e 3 in Calabria. E il fascicolo sanitario elettronico è utilizzato solo in 5 Regioni. Un gruppo di lavoro formato da esperti della Società Italiana di Chirurgia Oncologica (Sico), dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom), della Favo e da rappresentanti della Direzione Generale Sistema Informativo e statistico sanitario del Ministero della Salute ha individuato i parametri (con riferimento a quelli internazionali) per stabilire i volumi minimi di attività per singola neoplasia, al di sotto dei quali le strutture chirurgiche non dovrebbero essere abilitate ad affrontare le varie patologie. Rispetto ai 1.015 centri che si occupano di cancro del colon retto, solo 196 risultano adeguati; dei 906 del tumore della mammella, solo 193; dei 702 del polmone solo 96 e dei 624 della prostata solo 118. “Esistono criticità – spiega il prof. Stefano Cascinu, presidente Aiom - anche per alcune oncologie mediche, presenti in piccoli ospedali, prive degli indispensabili servizi di supporto e con casistiche assistenziali inferiori al minimo necessario per garantire esperienza sufficiente e trattamenti adeguati. Evidenze scientifiche dimostrano che strutture con bassi volumi di attività presentano statisticamente maggiori rischi per i malati con incrementi significativi della morbilità e mortalità specifiche. Queste criticità possono essere superate dalla costituzione delle reti oncologiche, unica modalità per fornire un adeguato supporto ai malati. Purtroppo, dopo tanti anni, solo poche Regioni si sono dotate di questi strumenti. Nel riesame delle dotazioni ospedaliere, le Regioni dovranno evitare di operare tagli lineari, che incidano contestualmente su strutture inadeguate e su centri oncologici di eccellenza”. “La parola ‘cancro’ – continua il prof. Francesco Cognetti dell’Oncologia Medica del Regina Elena di Roma - è stata per lungo tempo quasi impronunciabile, sostituita spesso con ‘male incurabile’, per indicare una malattia che non lasciava scampo. Ma la scienza medica negli ultimi anni ha compiuto progressi incredibili, rendendo cronica una patologia complessa, dall’importante peso sociale. È ormai un dato di fatto che di tumore si muore sempre meno, grazie a terapie innovative e a massicce campagne di prevenzione e informazione. Emerge infatti una riduzione significativa della mortalità complessiva per cancro, in entrambi i sessi. Il calo è del 12% nei maschi e del 6% tra le femmine. È anche vero, però, che il numero di casi continua ad aumentare. È evidente quindi come l’assistenza continua ai malati comporti costi economici sempre maggiori. La cronicizzazione della malattia, se ha risolto alcuni problemi, ha aperto poi altre questioni, ad esempio il reinserimento nella società dell’ex-paziente”. Nel nostro Paese, infatti, vivono circa 1 milione e 285mila persone che hanno superato la soglia dei 5 anni dalla diagnosi senza ricadute e tornano alla vita di tutti i giorni. Riprendono cioè il lavoro, praticano sport, fanno figli. “Il numero dei guariti – sottolinea il prof. De Lorenzo - aumenta in modo costante. All’esito positivo relativo alla fase acuta della malattia, si accompagna una preoccupante carenza dei servizi per i nuovi bisogni che insorgono nelle fasi, sempre più estese, della lungosopravvivenza. L’attività del volontariato, l’integrazione dei servizi socio-assistenziali degli enti locali e le provvidenze economiche dell’Inps riescono solo in parte a supplire alle carenti risposte del Servizio sanitario nazionale. Comprendiamo che il momento è difficile e che dobbiamo collaborare tutti ad eliminare gli sprechi e ad ottimizzare il sistema secondo principi di appropriatezza. Tuttavia, penalizzare i malati oncologici attraverso una riduzione orizzontale ed indiscriminata di servizi e prestazioni, non rappresenta una scelta etica, né foriera di reali risparmi. Già ora le famiglie devono sostenere oneri, anche economici, rilevanti e ulteriori penalizzazioni rappresenterebbero davvero una forte limitazione al diritto di cura dei cittadini. Per tutte le grandi malattie, a cominciare dal cancro, deve essere garantito l’accesso, senza partecipazione di spesa da parte del malato, a diagnosi, terapie e riabilitazione”. Un capitolo del Rapporto è legato all’assistenza farmaceutica. Il 18 novembre 2010 è stato siglato, nell’ambito della Conferenza Stato-regioni, l’accordo sull’accesso ai farmaci innovativi, pubblicato poi nella Gazzetta Ufficiale del 10 gennaio 2011. Tale accordo aveva l’obiettivo di eliminare le disparità di accesso nelle varie Regioni: da novembre 2010 in poi tutti i medicinali autorizzati e considerati da Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) dotati del requisito della innovatività terapeutica “importante” avrebbero dovuto essere disponibili, immediatamente, su tutto il territorio nazionale, anche senza il formale inserimento dei prodotti nei Prontuari Terapeutici Regionali (Ptr) ospedalieri. “Ma – conclude il prof. Cascinu - continuano a persistere ad oggi problematiche legate ai criteri con i quali l’Aifa considera innovativo un nuovo farmaco, al recepimento o meno di tale accordo da parte di tutte le Regioni dotate di Ptr, al non uniforme inserimento in tutti i Ptr dei farmaci antitumorali ad alto costo autorizzati da Aifa senza il requisito dell’innovatività. Già nell’analisi condotta da Aiom nel marzo 2011 era stato evidenziata una non uniformità nell’inserimento nei Ptr di 18 farmaci antitumorali ad alto costo autorizzati da Aifa prima del novembre 2010. I risultati dell’analisi, aggiornata da Aiom a febbraio 2012, hanno fatto emergere miglioramenti. L’aggiornamento al 31 dicembre 2012 evidenzia ancora alcune criticità: dalla mancanza di disponibilità costante e facilitata, ad esempio sui siti web regionali, dei Ptr, nella loro versione aggiornata, alla mancanza di un aggiornamento periodico, a cadenza predefinita, dei Ptr, fino alle tempistiche, a volte molto lunghe, tra le discussioni in Commissione regionale e le effettive pubblicazioni delle delibere, fondamentali per la concreta messa a disposizione del farmaco per i pazienti”.  
   
   
IL RUOLO DEL VOLONTARIATO NELLE CASE DI RIPOSO  
 
Trento, 20 maggio 2013 - In una situazione come quella attuale, in cui aumenta la domanda di assistenza nelle case di riposo e nel contempo si riscontra un progressivo restringimento delle finanze pubbliche, gli anziani possono diventare una preziosa risorsa, capace di generare relazioni umane, riscoprendo il valore del dono e la forza del volontariato. Su questo tema si sono confrontati oggi a Trento, presso la sala di rappresentanza della Regione, esperti ed operatori del settore nel corso di un convegno sul ruolo del volontariato e la sua organizzazione nelle Rsa promosso dalla Fap Acli, dall’Arof (Associazioni Rappresentanti degli Ospiti e Famigliari delle Rsa della provincia di Trento) e dall’Upipa (Unione Provinciale Istituzioni per l’Assistenza) con il patrocinio morale della Regione. Secondo i dati forniti dall’Upipa i volontari quotidianamente attivi nel sistema trentino sono circa 400, che svolgono da 1 a 10 ore di attività e di presenza alla settimana. A questi si aggiungono circa altri 800 volontari che sono attivi occasionalmente su progetti specifici in particolari periodi dell’anno, con una crescente domanda di volontariato da parte delle fasce di età 55-75 anni. Da queste cifre emerge come la risorsa anziani possa attivare molteplici e costruttive relazioni di mutuo aiuto che diventano poi indispensabili per gli anziani che vivono situazioni di difficoltà. Nel corso del convegno è stato discusso ed approvato un ordine del giorno (in allegato) rivolto a tutti i soggetti coinvolti che individua sette punti fondamentali da porre al centro delle politiche sociali nei prossimi anni e delle proposte di riforma del welfare. Fra questi vi è la necessità di effettuare una mappatura completa ed aggiornata delle mondo del volontariato e la possibilità di sviluppare atteggiamenti di stretta vicinanza, in ascolto dei bisogni e dei problemi delle persone fragili, al fine di poter cogliere e soddisfare al meglio le diverse necessità. Nell’ordine del giorno è stato poi evidenziato come sia necessario organizzare l’attività dei volontari con sistematicità, per renderla sinergica e coordinata e nel contempo tutelarla dal rischio di disincentivazione a causa di inopportuni gravami burocratici. Viene inoltre sottolineato che il volontario, per vivere una proficua e responsabilizzata relazione di appartenenza, deve essere coinvolto in forma partecipativa insieme agli altri attori istituzionali nella formulazione dei programmi e delle attività relazionali, di sostegno e accompagnamento. Si sostiene, inoltre, che il volontario deve essere messo nelle condizioni di agire con preparazione e professionalità; per questo vanno istituiti da parte delle Apsp-rsa processi di formazione permanente, anche col supporto dei sussidi regionali e delle iniziative messe in campo da Upipa. Infine, l’ordine del giorno ha evidenziato l’opportunità di una tutela del volontario contro i rischi derivanti dallo svolgimento del proprio servizio, chiedendo che le strutture possano predisporre le convenzioni necessarie per poter procedere al rimborso di polizze di assicurazione, oltre che di altre spese sostenute. L’assessora regionale alla previdenza sociale Martha Stocker, che ha concluso i lavori, ha fatto proprie le sollecitazione emerse dal convegno, auspicando che il mondo del volontariato sia sempre più strutturato ed organizzato ed offrendo la disponibilità della Regione ad investire nell’ambito della formazione dei volontari che rappresentano un valore aggiunto ed una risorsa di grande importanza sociale.  
   
   
CONVEGNO FAP ACLI TRENTO “IL VOLONTARIATO NELLE APSP-RSA” ORDINE DEL GIORNO CONCLUSIVO  
 
Trento, 18 Maggio 2013 - Premessa - “Generare relazioni umane - attivare relazioni di mutuo aiuto”: il tema del Convegno odierno si è voluto incentrare sul volontariato, con la sua carica ideale e motivazionale, come relazione di solidarietà sul territorio, nell’‟umanizzazione del servizio”. Esso costituisce infatti il presupposto e il motore per la formazione della “welfare community“ basata sul principio di sussidiarietà, verso cui devono orientarsi i nuovi modelli di Welfare, date le difficoltà di tenuta di quello tradizionale, a causa dei processi di invecchiamento e di crisi economica in atto. La legge regionale 21 settembre 2005, n. 7 “nuovo ordinamento delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza – aziende pubbliche di servizi alla persona” all’art. 38 disciplina formalmente il ricorso alla collaborazione del volontariato per il conseguimento delle finalità statutarie di utilità sociale e la valorizzazione dell’attività degli enti: trattasi quindi di un investimento istituzionale, che però deve essere coltivato, indirizzato e supportato anche con l’ausilio di adeguati strumenti regolamentari ed amministrativi intesi a consentire il coinvolgimento dei volontari nella formulazione dei programmi e nell’organizzazione delle modalità di intervento dell’azienda, oltre alla stipula di convenzioni per il rimborso spese e di polizze di assicurazione stipulate a copertura dei rischi connessi col servizio prestato. Il tema trattato è uno di quelli che stanno particolarmente a cuore agli enti organizzatori del Convegno, come la Fap, impegnata per statuto sul fronte degli anziani e dei pensionati, considerati come grande risorsa per la società, l’Upipa, Unione Prov.le delle nostre Residenze Sanitarie, che nel proprio piano territoriale evidenzia la necessità di coltivare legami e relazioni sinergiche con le differenti forme di volontariato operanti nelle stesse, nonché l’Arof, associazione sorta a supporto e sostegno di una specifica funzione di volontariato rappresentativo entro le Apsp Rsa. L’innalzamento delle aspettative di vita e ai fattori di fragilità che ineluttabilmente ne derivano, portando sempre più spesso al decadimento nella non autosufficienza, che appesantisce le famiglie e il territorio, creano dei presupposti che mettono in difficoltà la sostenibilità del sistema basato sulle risorse pubbliche. Si impone dunque una svolta ai modelli di Welfare, mediante la realizzazione di una rete di protezione sociale fondata sulle energie del territorio e della comunità locale (welfare community), in primis quelle espresse dal volontariato; si tratta di puntare al miglioramento della qualità di vita, attraverso processi e servizi che trascendono il semplice atto del “curare”, per impegnarsi nello sforzo di soddisfare bisogni complessi, in primo luogo di relazionalità, con il “prendersi cura”. Le relazioni e gli interventi succedutisi nel corso della giornata del Convegno hanno concordemente insistito sulla necessità di realizzare i presupposti per la legittimazione e la valorizzazione del ruolo del volontariato, con l’attivazione di sistemi di mobilitazione, promozione ed incentivazione, oltre che di motivazione, coinvolgimento e formazione. Alla luce delle premesse sopra richiamate, i partecipanti al convegno convengono di formulare i seguenti auspici, e impegnano: la Regione Trentino A. Adige – la Provincia Autonoma di Trento – l’Azienda Prov.le per i Servizi Sanitari – le Aziende Pubbliche per i Servizi alla Persona Rsa – le Associazioni di Volontariato – i Volontari in servizio nelle Rsa. 1.- E’ necessario mobilitare le associazioni di volontariato, ma anche i singoli volontari presenti sul territorio, che abbiano nella propria “mission” l’obiettivo del servizio alla persona fragile. Per questo le singole Apsp Rsa devono effettuare e aggiornare una mappatura del volontariato da coinvolgere presente entro la propria comunità territoriale di riferimento e nel contempo le organizzazioni di volontariato devono saper incentivare e orientare i propri iscritti verso le forme di servizio, specie di “mutuo aiuto” che si richiedono sul territorio; questo processo non dovrebbe peraltro restringersi alla sole realtà istituzionalizzate, per non disperdere le opportunità di contributo derivanti dai molti volontari che operano all´interno delle Apsp Rsa, specie da quelli coinvolti in veste di volontari famigliari, che pertanto vanno quindi meglio tutelati. 2.- Il volontario, mosso da una forte motivazione personale, deve sapersi mantenere, con atteggiamenti di stretta vicinanza, in ascolto dei bisogni e dei problemi delle persone fragili, al fine di poter cogliere e soddisfare al meglio le diverse necessità. E’ indispensabile a questo riguardo comprendere l’efficacia della c.D. “relazione terapeutica “ sul benessere anche fisiologico della persona fragile, al punto da risultare come essenziale “investimento” in vista dei risultati attesi dalla struttura, e non come fattore di intralcio o di disturbo. 3.- L’azione del volontariato per risultare efficace non deve essere meramente sporadica, improvvisata o parcellizzata negli interventi, ma va organizzata con sistematicità, per renderla sinergica e coordinata con le proprie attività. Essa va nel contempo tutelata dal rischio di disincentivazione a causa di inopportuni gravami burocratici; va soprattutto orientata, coordinata e finalizzata, specie con l’intervento dell’”educatore professionale”, funzione preposta dalla struttura a questo precipuo scopo. 4.- Il volontario, per vivere una proficua e responsabilizzata relazione di appartenenza, deve essere coinvolto in forma partecipativa insieme agli altri attori istituzionali nella formulazione dei programmi e delle attività relazionali, di sostegno e accompagnamento; per questo specifico obiettivo è stata istituita ed è posizionata a fianco delle Apsp Rsa, l’associazione di rappresentanza Arof. 5.- Il volontario deve essere messo nelle condizioni di agire con preparazione e professionalità; per questo vanno istituiti da parte delle Apsp Rsa processi di formazione permanente, anche col supporto dei sussidi regionali e delle iniziative messe in campo da Upipa. La formazione dovrebbe favorire nelle fasi di inserimento la conoscenza della struttura, della tipologia di ospiti, degli spazi di attività realizzabili con il proprio contributo, mentre per i volontari e familiari già inseriti dovrà favorire l’acquisizione di competenze per lo svolgimento di attività mirate e specifiche; più in generale dedicati interventi volti a sostenere la dimensione umana del volontario nei momenti critici, anche attraverso la figura dello psicologo o di un operatore psico-sociale esperto. 6. Per rafforzare il senso di appartenenza e consapevolezza della vastità e dell’importanza della propria ‘mission’ da parte del volontario e degli altri operatori del sistema, è opportuno che la Apsp Rsa svolga opera di sensibilizzazione e informazione nei confronti di cittadini e Autorità circa le attività svolte, oltre a coltivare iniziative utili per la promozione di reciproca conoscenza e collaborazione con le attività del personale. 7.- Ai fini di una responsabile tutela del volontario contro i rischi derivanti dallo svolgimento del proprio servizio, le Apsp Rsa sono tenute a predisporre le convenzioni necessarie per poter procedere al rimborso di polizze di assicurazione, oltre che di altre spese sostenute.  
   
   
LOMBARDIA.OPG CASTIGLIONE, VICEPRESIDENTE: VA MANTENUTO L´ASSESSORE: MIGLIORAMENTI DA FARE MA NO ALLA CHIUSURA  
 
Castiglione delle Stiviere/Mn, 20 maggio 2013 - Nessuna previsione di chiusura, anzi ´una struttura da mantenere introducendo i miglioramenti che servono´ in una realtà ´che ha già elementi di modernità che vorremmo venissero trasferiti anche ad altre Regioni´. E´ quanto ha affermato il vicepresidente e assessore alla Salute di Regione Lombardia, che ha visitato il 16 maggio l´Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Castiglione delle Stiviere (Mantova), definito ´un luogo in cui si può guarire e dove si può lavorare per essere reinseriti´. La Visita - Accompagnato dal direttore generale dell´Azienda Ospedaliera Poma di Mantova, dal direttore dell´Opg e da diversi rappresentanti delle istituzioni tra cui il sindaco di Castiglione delle Stiviere e il sindaco di Mantova, il vice presidente si è recato inizialmente alla Sliev, la comunità inaugurata nell´aprile 2011 e ubicata fuori dal perimetro dell´Opg, dedicata all´esecuzione penale esterna di pazienti (al momento 45) di entrambi i sessi provenienti da tutte le regioni d´Italia. Il vice presidente ha poi visitato due reparti dell´Opg (che attualmente ospita circa 240 persone): il reparto femminile ´Arcobaleno´ e il reparto maschile ´Morelli´, che saranno i primi a essere ristrutturati (in base a quanto prevede la legge 9/12 e del Dm Salute del 01-10-2012). La visita, durata oltre un´ora, si è poi conclusa presso le strutture della riabilitazione (polo psico-pedagogico, palestra e Servizio di Continuità Riabilitativa). Tra i vari momenti, il vice presidente si è intrattenuto per alcuni minuti con un gruppo di pazienti impegnati in un laboratorio di lettura dei giornali e discussione sulle notizie e presso il vicino atelier d´arte. No A Tagli - ´Dopo la visita di oggi - ha sottolineato l´assessore alla Salute rivolgendosi al personale della struttura - sono ancora più convinto della bontà del provvedimento approva to martedì in Giunta con i finanziamenti per l´Opg di Castiglione delle Stiviere (16,7 milioni ndr)´. ´Con la delibera e la visita di oggi - ha aggiunto - voglio testimoniare l´interesse e l´attenzione della Giunta regionale per una delle dimensioni umane più complesse. Ho trovato in tutto il personale un entusiasmo nel voler mostrare i vari luoghi della cura, che vi fa onore. Confermo che questa è una struttura che va rimessa in ordine ma va mantenuta´. Il vice presidente, accennando da ultimo ai tagli imposti dal Governo, ha sottolineato come sia sbagliato ridurre i finanziamenti alle realtà che funzionano come quelle della Lombardia. ´Se c´è un ramo di un´azienda che funziona come ad esempio questa struttura - ha concluso - non si fanno tagli ma al contrario si investe´.  
   
   
ACCORDO IPAB-REGIONE LAZIO PER L’ASSOCIAZIONE PETER PAN. ZINGARETTI, ‘IMPEGNO MANTENUTO’  
 
Roma, 20 maggio 2013 - Il Consiglio di Amministrazione dell´Ipab Irai, proprietario dell´immobile che ospita l´associazione Peter Pan, in via San Francesco Di Sales a Roma, ha dato il via libera al protocollo d´intesa con la Regione Lazio che consentirà alla struttura lo svolgimento di tutte le attività in corso. Su indicazione della Regione Lazio, infatti, il Cda ha deciso di concedere l´immobile all´associazione. Si sta per chiudere una vicenda che nei mesi scorsi aveva generato preoccupazione tra le famiglie dei piccoli pazienti ospiti della casa che opera da anni nella Capitale. Peter Pan onlus è l´associazione nata nel 1994 per mettere a disposizione dei bambini malati di cancro il supporto necessario ad affrontare il lungo iter delle terapie. I bambini malati oncologici vengono infatti ospitati presso la sua struttura. A sostegno di questo progetto la Regione si impegna a fornire un contributo annuale a valere sul fondo della legge 27 del 2006. L´accordo avrà una validità di quattro anni e sarà rinnovabile per ulteriori quattro. "Sono soddisfatto perché abbiamo mantenuto l´impegno che avevamo preso - ha detto il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti - che era quello di dare tranquillità e serenità all´associazione Peter Pan, agli operatori, ma soprattutto ai bambini e alle loro famiglie che ne hanno estremo bisogno. Per tutte queste persone, questo di oggi è un risultato importante per il quale abbiamo lavorato fin dall´inizio: Peter Pan e i suoi ospiti avranno finalmente una casa senza temere sfratti".