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MARTEDI

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Notiziario Marketpress di Martedì 10 Febbraio 2009
TRENTO: DT, ISTRUZIONI PER L’USO DEL DECODER E I CANALI DIGITALI IL PASSAGGIO DA TV ANALOGICA A TV DIGITALE RICHIEDE POCHI, SEMPLICI PASSAGGI GLI ESPERTI: “PRIMA DELL’ACQUISTO, VERIFICATE SE LA TV DOMESTICA NON SIA GIÀ INTEGRATA”  
 
Trento, 10 febbraio 2009 - – Dal 15 febbraio inizierà in Trentino l´era della televisione digitale. Fino al prossimo ottobre coesisteranno i due sistemi, quello analogico e quello digitale. La gestione dei canali analogici e di canali digitali richiede pochi, semplici passaggi. Il primo consiglio che arriva dagli esperti riguarda il televisore di casa: prima di procedere all’acquisto di un nuovo apparecchio o di un decoder, l’utente deve verificare se la tv che possiede non sia già del tipo integrato, ovvero contenga già il decoder che consente la ricezione dei nuovi canali digitali. Molti dei televisori costruiti negli ultimi anni sono dotati del doppio sistema di ricezione (analogico e digitale). Nel caso si disponga di un modello di questo genere non serve un ulteriore decoder. Dall’aprile 2009 – si tratta di una direttiva europea - i produttori non potranno più commercializzare televisori analogici. Insomma, la vecchia televisione va definitivamente in pensione. In Trentino, nel periodo di transizione tra il 15 febbraio e il 15 ottobre 2009, gli utenti avranno la possibilità di ricevere sia i programmi televisivi digitali che quelli tradizionali in analogico. Da ottobre si vedranno solo i canali digitali. Le emittenti che trasmettono in analogico si continueranno a vedere attraverso l’attuale televisore, mentre quelle digitali saranno visibili utilizzando il vecchio televisore collegato ad un decoder o il nuovo televisore con decoder integrato. Chi ha acquistato il televisore nell’ultimo anno, è opportuno che verifichi sul libretto delle istruzioni se eventualmente l’apparecchio non abbia già il decoder integrato, perchè in tal caso basta sintonizzare i nuovi canali televisivi. Come usare il decoder esterno. Montaggio. Una volta aperta la confezione ed estratto l´apparecchio, va inserito il cavo di alimentazione del decoder nella presa della corrente elettrica. Poi si prende il cavo dell´antenna e lo si collega al decoder. Un secondo cavo dell´antenna va collegato dal decoder alla televisione. Infine, si collega il decoder alla televisione con una presa scart. Nel caso dei decoder interattivi, l´apparecchio va collegato alla presa telefonica. Modalità d´uso. Una volta collegato, il decoder invia il segnale digitale alla televisione. Seguendo il libretto di istruzioni, l´utente deve provvedere alla selezione dei canali digitali disponibili. Come passare dai canali digitali a quelli analogici. Con il decoder esterno si hanno tre modi per passare dalla ricezione digitale alla ricezione analogica : 1. Decoder in stand-by. - Vale per il 90% dei casi ed è il sistema più facile: consiste nella semplice operazione di porre in stand-by il decoder. E´ sufficiente premere il pulsante di spegnimento posto sul telecomando del decoder perché il televisore commuti automaticamente sulla ricezione analogica. Si deve porre la massima attenzione al fatto che per ricevere il segnale analogico sul televisore, il decoder non va spento completamente ma lasciato nella condizione di attesa (stand-by) ed allacciato alla rete elettrica. Naturalmente, per accedere nuovamente alla ricezione digitale, basta riattivare il decoder. 2. Selezionare la sorgente video. Consiste nel selezionare la sorgente video da visualizzare, premendo sul telecomando del televisore domestico l’apposito pulsante. In questo caso il decoder può essere lasciato indifferentemente acceso o in stand-by ma comunque esso non va mai disalimentato. Per l’individuazione del pulsante si consiglia di consultare il libretto di istruzioni. Il tasto potrebbe essere contrassegnato dalla scritta “Av” oppure “Source” oppure da un’icona raffigurante un rettangolo con le lettere Tv all’interno o una freccia entrante. 3. Operare sul telecomando del decoder. Molti telecomandi di decoder dispongono di un apposito tasto che se premuto permette il passaggio immediato dalla ricezione digitale a quella analogica e viceversa. Il tasto potrebbe essere contrassegnato da varie simbologie ma usualmente il telecomando riporta un’icona rappresentante un cerchio con freccia sulla circonferenza oppure la scritta “Tv/stb”. Il libretto delle istruzioni dovrebbe comunque riportare le indicazioni per la sua rapida identificazione. Interattività Un´ultima considerazione riguarda l´interattività. Come già sottolineato, nel caso di televisore integrato (ultima generazione) non serve l’acquisto del decoder, a meno che l’utente non desideri sfruttare da subito l’interattività: in questo caso dovrà procedere in ogni caso all’acquisto di un decoder interattivo. In commercio esistono pochi televisori dotati già di decoder interattivo: si tratta di apparecchi di fascia alta, i cui costi superano i 1500 euro e che i produttori non hanno provveduto ad accreditare presso il Ministero dello Sviluppo Economico . .  
   
   
ALBERTO CONTRI (PUBBLICITA´ PROGRESSO): "I MASS MEDIA NON SI POSSONO CHIAMARE FUORI DAL CLIMA DI VIOLENZA".  
 
Milano, 10 febbraio 2009 - "I ragazzi che volevano provare emozioni forti, la mamma che difende il figlio violentatore dicendo che tanto lei ci stava. Paiono visitors senza cuore e cervello, incapaci di provare pietà e rispetto per la vita. Se sono così, è perché fin da piccoli sono stati educati anche dai mass media a vivere di brutali ed elementari riflessi condizionati ispirati dalla ricerca dell´audience". Così Alberto Contri, presidente di Pubblicità Progresso, commenta i recenti efferati atti di violenza come l´indiano bruciato e i minorenni violentatori, richiamando la responsabilità dei mass media nella mancata educazione di bambini e adulti al rispetto della vita. A dimostrarlo due scioccanti spot trasmessi dalla tv pubblica tedesca Swr e tratti dalla mediateca di Pubblicità Progresso, dove si vedono scene raccapriccianti riportate da film di normale programmazione, mentre la voce di un bambino conta le pecore nel vano tentativo di addormentarsi dopo aver visto tutta questa violenza. Gli spot saranno on line su www. Ilsussidiario. Net. .  
   
   
ALLA RICERCA DI NUOVI TALENTI LETTERARI.  
 
Roma 10 Febbraio 2009 - Nuovi talenti letterari alla ribalta, grazie a un´iniziativa congiunta Regione Marche-comune di Jesi. La Regione Marche grazie all´impegno dell´assessore a Cultura e Turismo Vittoriano Solazzi e dell´assessore comunale Valentina Conti, vuole scoprire e valorizzare giovani scrittori locali. Questo attraverso il Progetto ´Pagine Nuove´ che si propone di offrire una chiara opportunita` ai giovani che raccontano soprattutto la loro terra evidenziandone le tipicita`, i luoghi, il paesaggio, l´economia, l´industria e la cultura delle Marche. ´Raggiungere la notorieta`, per i giovani scrittori che abbiamo, non e` sempre facile. La Regione offre un percorso formativo e una prima selezione di merito´ ha dichiarato Solazzi ´ si tratta per questo assessorato alla Cultura, di un impegno mantenuto, alla ricerca di una nuova primavera letteraria delle Marche´. ´Il progetto e` un apporto originale ed inedito del genius che abita le Marche - ha detto Valentina Conti - una scommessa sul talento letterario ma anche il rilancio di un percorso di compartecipazione tra gli enti per ascoltare le voci piu` giovani e seminare di idee e di opere il nostro futuro´. I giovani under 40 che hanno testi, romanzi, opere, scritti vari da sottoporre alla critica di un´esperta giuria di narratori ed editor che li selezionera`, possono fin da adesso inviare il loro lavoro al Servizio Cultura della Regione Marche o alla Biblioteca Planettiana di Jesi. A marzo le opere migliori saranno pubblicate e diffuse ad un target di editori, produttori e registi che osserveranno con interesse i lavori e porteranno preziosi consigli partecipando a incontri, premiazioni, corsi di formazione e a un laboratorio di approfondimento delle tecniche narrative. Le opere rimarranno in un Archivio di Scritture a valenza tipicamente regionale con l´intento di costituire patrimonio storico di tutta la comunita` marchigiana. Tale Osservatorio letterario svolgera` la duplice funzione di costituire vetrina per chi ha l´ambizione di far leggere le sue opere ad un pubblico piu` vasto e di servizio, come monitoraggio del nostro genius loci, allo scopo di non perdere le testimonianze piu` spontanee delle produzioni di artisti esordienti. .  
   
   
UNDICESIMA EDIZIONE PER IL PREMIO DI POESIA “ANTONIO ALBINI” I COMPONIMENTI VANNO SPEDITI ENTRO IL 30 APRILE  
 
Segrate, 10 febbraio 2009 - Gli aspiranti poeti potranno inviare i propri componimenti al concorso nazionale “Antonio Albini”. L’iniziativa giunta all’undicesima edizione è organizzata dall’Amministrazione Comunale in collaborazione con l’Associazione Antonio Albini e la Parrocchia Madonna del Rosario di Redecesio. La partecipazione, gratuita, è aperta ad autori con opere a tema libero, fino a tre inedite, non premiate o segnalate ad altri concorsi, scritte in lingua italiana. Due le sezioni in gara: “Ragazzi” (fino a 14 anni) e “Adulti”. Le opere, in un unico plico, vanno consegnate, dal lunedì al venerdì, dalle 17 alle 18, o spedite alla Segreteria del premio “Antonio Albini”, via Milano, 1 - Redecesio – Segrate, entro il 30 aprile. In caso di spedizione, farà fede la data di ricevimento del materiale. Per il primo classificato della sezione “Adulti” in palio 300 euro; per il secondo e il terzo classificato, 100 euro. I primi tre classificati nella sezione “Ragazzi” riceveranno una targa ricordo. Il testo integrale del bando è disponibile sul portale www. Comune. Segrate. Mi. It La cerimonia di premiazione avrà luogo domenica 31 maggio alle 17 nel Salone del Centro Educativo Parrocchia Madonna del Rosario, via Milano, 1 – Segrate. .  
   
   
AL TEATRO SAN BABILA CARLO BUCCIROSSO IN “VOGLIAMOCI TANTO BENE!”  
 
Milano, 10 febbraio 2009 - Vogliamoci tanto bene è il titolo di una canzone di Renato Rascel del ‘57 che prosegue nel canto dei versi “Abbracciati forte a me”… Ma è anche il titolo della commedia brillante di Carlo Buccirosso, nostro grande attore teatrale e cinematografico, qui nel triplice ruolo di autore, interprete e regista già celeberrimo per le molte interpretazioni dei ruoli stereotipati dell’uomo medio e piccolo-borghese, in teatro ma anche nei film e sceneggiati dei fratelli Vanzina. In questi suoi due atti di spettacolo mette in scena per il pubblico del San Babila l’esilarante storia di Mario Buonocore, depresso impiegato alle poste in malattia da un mese, che decide di tornare nella casa che fu dei suoi genitori e che ora ospita le sue due sorelle. Cosa non farebbe per ritrovare quel calore di famiglia ormai perduto da tempo! Perché “dicesi famiglia, un nucleo di persone, che accomunate allo stesso sangue, tendono a volersi bene, rimanendo unite sotto lo stesso tetto!” Ma il rapporto morboso che lo aveva sempre legato alle sorelle creerà non pochi problemi alla sua permanenza nella casa governata da Titina, che è ormai una benestante vedova, e da Teresa, ex insegnante di filosofia nonché anziana ed equilibrata zitella dai sani principi morali. La convivenza si farà sempre più difficile perché non c’è quasi più amore e i rapporti familiari sono dettati non dal bene ma dalle convenienze e dalla forma. Tuttavia lo spirito di superiore saggezza di Carlo Buccirosso riuscirà ad emergere tra le righe, come una lezione di vita e di compiuta umanità, che non rinuncia alle risate e ai colpi di scena per affrontare in maniera disincantata ma anche sorridente questo quadretto di famiglia, in cui la musica di Renato Rascel a sottofondo sembrerebbe oggi una burla. Infatti il povero Mario Buonocore capirà d´essere ritornato in una famiglia di quasi estranei, anche a causa della presenza costante dell´ispettore di polizia Nicola Formisano, dello squilibrato genero di Titina e di una enigmatica commessa di profumeria, che gli rivelerà insospettabili magagne. E seppur a malincuore, apprenderà che il virus della disonestà e il fascino della furbizia hanno inquinato anche quella, la sua, che considerava una perfetta famigliola. .  
   
   
AL TEATRO OSCAR MATEMATICA CON DELITTO: “IL DILEMMA DEL PRIGIONIERO” E “I 7 PONTI”  
 
Milano, 10 febbraio 2009 - Dopo il viaggio nel mondo dei numeri primi, delle geometrie non euclidee, delle probabilità, continua l’affascinante esplorazione teatrale del Progetto Teatro in Matematica, iniziata nel 2002 a Milano. Mettete insieme un’attrice, una regista, un drammaturgo e un matematico: il risultato di una delle equazioni possibili è un’ulteriore conferma che Arte e Scienza non viaggiano su binari separati. In scena, la matematica perde la dimensione di scienza austera e accessibile solo a pochi iniziati; emerge con forza la bellezza e il fascino che le sono propri e diventa materia esplorabile e comprensibile a tutti, rendendoci partecipi di un linguaggio universale. In unica serata due importanti teorie matematiche si fronteggiano. Due diversi modelli matematici della realtà, la Teoria dei Grafi e la Teoria dei Giochi, rivelate con differenti linguaggi teatrali, svelano i loro segreti. Due spettacoli, Il dilemma del prigioniero e I 7 ponti, uno tragico e l’altro comico, entrambi gialli, per accorgersi con divertimento e suspense che la matematica ci accompagna nella vita di tutti i giorni. Il dilemma del prigioniero Il titolo s’ispira a una delle più famose formulazioni della Teoria dei Giochi. Nata dalla mente di un matematico, Von Neumann, e di un economista, Morgenstern, e approfondita dal premio Nobel John Forbes Nash jr (a cui è stato dedicato il film A Beautiful Mind), la Teoria dei Giochi è divenuta la scienza del prendere decisioni in un ambiente competitivo, una raccolta di modelli con regole semplificate delle più grandi competizioni quotidiane. Una vicenda densa di mistero. I temi centrali introdotti dal geniale matematico, la cooperazione e il conflitto tra i due concorrenti, ben si prestano a una elaborazione teatrale. I due contendenti hanno due alternative: cooperare tra loro, cioè convivere pacificamente, o combattersi mantenendo così la scissione. Lo scontro tra le due parti lascia dietro di sé anche alcune vittime, in una storia piena di colpi di scena. Cosa è successo veramente in quella casa in montagna? Ludovico ed Emma avevano deciso di prendersi una vacanza per riprendersi dal dolore per la perdita del figlio, ma ben presto erano rimasti bloccati dalla neve. E cose strane avevano cominciato ad accadere…Era davvero un fantasma quello che si aggirava per casa, oppure uno dei due coniugi stava tramando qualcosa ai danni dell’altro? O c’era qualcun altro ancora, nascosto in quella soffitta? Una storia gotica, in cui è impossibile capire se chi ci sta davanti è un amico da proteggere o un nemico da eliminare. Quartetto del dilemma è il titolo delle musiche originali dello spettacolo composte da Maurizio Pisati. Quattro oggetti sonori concreti - telefono, radio, tempesta, rumori in soffitta – vengono elaborati elettronicamente, indagando le variabili offerte dalla Teoria dei Giochi e, più precisamente, da quello che è noto come il dilemma del prigioniero. Le trasformazioni del suono appaiono dapprima concatenate alle sole necessità teatrali, senza apparente connessione musicale o formale tra loro. Strada facendo danno invece origine a un teatro parallelo quasi indipendente: sequenze di suoni si ritrovano in una sorta di super-dilemma a quattro soggetti, che origina un quartetto di intrecci musicali e infinite soluzioni possibili. I 7 ponti Cosa hanno in comune il trasporto degli alunni, il Sudoku, l’organizzazione dei voli di una compagnia aerea, la pulizia della strade di una città, la metropolitana di Londra, una formula chimica, la colorazione delle carte geografiche, la rete Internet? Apparentemente nulla, in realtà uno dei più potenti strumenti che la matematica ha creato per rappresentare, studiare, risolvere i suoi problemi: i grafi. Così, la rete del metrò, con le sue fermate e le sue linee, costituisce un grafo: in esso vengono ignorate alcune informazioni, ad esempio le reali distanze tra le fermate, ma poste in rilievo altre, ad esempio le linee, rossa, verde, gialla, con i nodi d’interscambio. Ancora: gli scali aeroportuali sono i nodi e le tratte sono gli archi del grafo che rappresentano l’organizzazione di una compagnia aerea. I punti di raccolta degli scolari e i percorsi per raggiungerli rappresentano un grafo su cui è possibile risolvere il problema di trovare il percorso migliore, ad esempio il più veloce. Le molecole e i loro legami sono spesso rappresentate come grafi. La rete Internet è un caso forse più noto sotto gli occhi di tutti: il grafo evidenzia i nodi con gli indirizzi - ormai un numero elevatissimo - e gli archi con i link che collegano un sito a un altro; quando cerchiamo una parola con un motore tipo Google o Yahoo ci viene mostrata una lista di siti, che è creata in basa al numero di link che “chiamano” ciascun sito. Lo spettacolo viaggia nel mondo dei grafi sotto forma di un giallo, ambientato nella città di Konigsberg, dove nel 1736 nacque la teoria dei grafi ad opera del grande matematico svizzero Leonardo Eulero, che qui viveva. Una serie di misteri alla cui soluzione un impavido detective giungerà, dopo aver tentato varie strade, proprio grazie all’aiuto di un grafo. Una Konigsberg, la nostra, che non è quella reale, ma un’altra, immaginata, astratta, quasi stilizzata. Una serie di punti e di linee: o per meglio dire un grafo, appunto. Un modo divertente di esplorare un affascinante ramo della matematica che va sotto il nome di "teoria dei grafi" e che, dietro un nome all’apparenza misterioso, nasconde il segreto per trovare la “via maestra”, la via più breve, la via più ambita e ricercata da tutti gli uomini, dalla notte dei tempi ad oggi. Attraverso la matematica e per mezzo dei grafi potremmo non smarrirci più per vie traverse, sperperare tempo e danaro, prendere direzioni sbagliate senza poter tornare indietro. Info@tieffeteatro. It . .  
   
   
PORTAMI TANTE ROSE.IT : COMMEDIA CON MUSICHE SUL PALCOSCENICO DEL TEATRO NUOVO DI MILANO  
 
Milano, 10 febbraio 2009 - Un gruppo di teatranti giovanissimi, giovani e meno giovani si incontra grazie alla disponibilità e all’entusiasmo di una signora che li ospita nella sua bella casa. Isabella (Valeria Valeri) è una donna elegante, generosa, anticonformista che si è goduta a pieno la vita e le occasioni dell’amore, senza mai sposarsi, convinta com’è che la marcia nuziale di Mendelson porti terribilmente iella. Benestante, spiritosa, contenta di sé, vive serenamente la così detta terza età : ha un solo rimpianto, quello di non avere avuto il coraggio di realizzare il suo sogno, quello di fare l’attrice. Per questo ospita questo strampalato gruppo di artisti che, aiutati e stimolati da lei, stanno mettendo su un musical: “Portami tante rose. It”, anche il titolo parte da lei, perché quella canzone le ricorda un giorno di tanti anni prima a piazza di Spagna…la giornata comincia in un clima allegro e solidale, ma ben presto arriva una cattiva notizia: Aulicino, il produttore dello spettacolo, è sparito, pare con i soldi della cassa e lo spettacolo è sospeso. Ognuno reagisce a suo modo: c’è chi pensa di tornare alle mal tollerate occupazioni di prima, chi non vuol saperne di arrendersi, chi si scoraggia. Ma Isabella sprona tutti a non rinunciare al loro sogno: i soldi si troveranno e lei è persino disposta a vendere la nuda proprietà della sua casa pur di produrre lo spettacolo. E così riprende il lavoro iniziato, facendo tesoro delle esperienze di vita di ciascuno, a partire dalle quali si prova, fra dubbi, speranze, illusioni. Il musical parlerà d’amore, dell’amore di ciascuno e di quello dei grandi personaggi della storia, ne parlerà in prosa e in musica. Il lavoro creativo va di pari passo con la vita di tutti i giorni di questa speciale comunità: scopriamo il carattere di ognuno, le affinità elettive, ma soprattutto le storie d’amore. In fase nascente, quella fra Gloria (Roberta Bonanno) e Ciro (Pasqualino Maione), consolidate come la vita coniugale, nutrita di affetto e di ironia di Francesco (Paolo Ruffini) e Lucrezia (Claudia Campolongo), quelle già un po’ logore come il rapporto fra Giampiero (Pierfrancesco Poggi) e Cinzia (Fanny Cadeo), quelle che vivacchiano fra le reciproche paure , come la storia contrastata fra Lella (Federica Capuano) e Fabio (Enrico Pittari). C’è Martina, (Samantha Fantauzzi) , una giovanissima single segnata da cattive esperienze con gli uomini che rinuncia all’amore per dedicarsi alla carriera e due ragazze, Giusi (Marina Marchione) e Laura (Susy Fuccillo) che scoprono, mano a mano, non senza difficoltà e resistenze, l’attrazione che le unisce. Il primo tempo si chiude con uno spartano (si sono dimenticati di fare la spesa), ma gioioso pasto a base di fusilli sconditi. “Quel che c’è, c’è… nella vita come nello spettacolo”, sentenzia Giampiero, il filosofo del gruppo. Il secondo tempo si apre con un discussione da fine pranzo che, fra il serio e il faceto, affronta l’impegnativo tema della paura della morte e della vecchiaia. Poi, dopo una disarmante telefonata del produttore fuggitivo, il lavoro riparte e ciascuno a suo modo presenta le proposte che vengono dalla propria esperienza e dai propri gusti. Nel frattempo Isabella si rende conto che i tempi della vendita della casa sarebbero lunghi e, per finanziare lo spettacolo, chiede un prestito alla banca che le viene inizialmente negato. Cinzia fa un tentativo con una sua vecchissima zia moribonda, che non ne vuole sapere di passare a miglior vita. Le prove continuano, senza nessuna certezza, ma con crescente entusiasmo. Pezzi recitati, canzoni, citazioni da celebri musical delineano sempre più precisamente la struttura dell’agognato spettacolo. Ma ecco che la notizia riportata da Lella di un provino per un l’edizione italiana di un grande musical americano porta scompiglio all´interno del gruppo. Da una parte l’incertezza che pesa ancora sul progetto teatrale e dall´altra l´ aspettativa di superare il provino: alcuni sono tentati, altri contrari o incerti. Torna Isabella con la bella notizia che Tirchiu, il direttore della banca, ha concesso il prestito, ma. Nell´appartamento sono rimasti solo Giampiero e Francesco. Come allora riportare l´allegria sul palco?! Semplice! Ricordando il perché si canta nelle commedie: “. Perché gli autori non sanno cosa dire … e si canta… Questa è la dura legge del musical”. Ecco allora il gran finale, una versione declinata secondo diversi generi musicali, (dal pop al rap, dal tango al melodico, al musical) di “Portami tante rose”. .  
   
   
MI AMI? DO YOU LOVE ME? UNO SPETTACOLO COMPORTAMENTALE DI ANTONIO SYXTY AL TEATRO LITTA  
 
Milano, 10 febbraio 2009 - Immagina un mondo virtuale con molteplici ipertesti: immagini, video, storie, suoni, playlist di canzoni, esperienze che si interfacciano e si sovrappongono. Immagina di fare zapping alla Tv. Immagina poi di entrare in teatro, sederti su una poltrona con il tuo Pc portatile e digitare su un motore di ricerca “Mi ami? Do you love me?”. Questo è lo spettacolo che stai per vedere… Il 10 febbraio 2009 debutta in prima nazionale la nuova produzione di Antonio Syxty, regista e co-direttore artistico del Teatro Litta di Milano: Mi ami? Do you love me?, in scena al Teatro Litta fino all’8 marzo, sui testi dello psichiatra scozzese Ronald D. Laing. Bill Viola, uno dei più importanti artisti americani di video-arte, afferma che “una medesima reazione emotiva viene attivata nel cervello di una persona in entrambi i casi: sia quando questa si trova a fare un’esperienza, sia quando la vede fare da qualcun altro”. Questo è dovuto al principio neuroscientifico definito ‘meccanismo specchio’. Con Mi ami? ho voluto catalogare comportamenti banali e reiterati di un Lui e di una Lei in una sorta di esperimento percettivo, prendendo a prestito i ‘dialoghi’ e le ‘poesie’ di Laing, basati a loro volta su comportamenti relazionali e rapporti intrapsichici di un Lui e una Lei immaginati e ‘trascritti’ dal grande psichiatra in forma di dialoghi compulsivi e frasi spezzate, deframmentate, afasiche. Fra il Lui e la Lei c’è X: un’incognita, un inconscio verbale e immaginario, un imbonitore/predicatore/falso profeta che si aggira incappucciato, proponendosi come ‘rumore bianco’, come ‘virus psicologico’ empaticamente evocato sia da Lui che da Lei, per scopi vagamente e banalmente esibizionistici ed emotivi. Alla fine, però, X è una porta ‘che non apre e che non chiude’. Ho impaginato tutto questo in un’ipotetica e virtuale pagina web (tale quale fosse Myspace o Facebook, tanto in voga di questi tempi), usando provocatoriamente e artisticamente il palcoscenico di un teatro, con l’intento concettuale di creare un cortocircuito fra illusione (finzione del teatro) e sparizione/illusione della realtà, così come viene percepita oggi: deframmentata, emotivamente instabile, certamente ipertrofica nella resa mediatica degli accadimenti, delle informazioni e delle identità. Nel perseguire questo intento mi sono ispirato anche a una frase di un artista italiano, Gino De Dominicis: "Cara, io penso che le cose non esistano. ". Ho cercato e voluto un collegamento con l’arte visiva e comportamentale in relazione alla vita emotiva e sentimentale, quasi che l’atto creativo artistico potesse trovare un corrispettivo speculare nell’atto amoroso. Per questo considero alcune sequenze di Mi ami? delle vere e proprie art-performances, come quando Lei balla sulle punte, mentre alle sue spalle scorre un video che ritrae solo banconote, o come quando Lui e Lei cercano un contatto fisico/amoroso, mentre sempre sullo schermo Jackson Pollock è intento nell’ action painting. E poi ancora: così come Warhol (occidente) e Beuys (oriente) si incontrano ‘storicamente’ nel 1979, Lui e Lei (nel 2009) non si incontreranno mai; mentre all’opposto, o per contrappasso, la coppia Gilbert&george riesce a realizzarsi tale nel campo dell’arte, ma anche nella vita, diventando scultura vivente e ‘testimonianza’ di un’unione e di un progetto artistico (e amoroso?). Il Denaro è un altro elemento ricorrente e portante dello spettacolo. Esso è il nesso per il quale ogni cosa si crea e ogni cosa si distrugge. Una vera e propria ‘identità divina e manifesta’ della nostra epoca fatta di oggetti, feticci, griffe, status symbol, comportamenti, carte di credito etc. , che continuano a scorrere sullo schermo creando una sorta di ‘catalogo amoroso’, pegno o sonetto neo-moderno e post-umano, per una ‘fotografia d’amore’. (Antonio Syxty). R. D. Laing : Psichiatra di origini scozzesi. Probabilmente il più conosciuto psichiatra radicale del nostro tempo, lavorò come terapista, nel campo della follia umana, lasciando un’impronta profonda con i suoi scritti. In alcuni saggi famosi propose un nuovo punto di vista sulla malattia mentale. In particolare scrisse sulla condizione schizoide e sulla psicosi. Nel suo primo libro, L’ io diviso (The divided self, Glasgow 1955) , pubblicato a soli ventotto anni, dichiarava apertamente di ispirarsi alla filosofia esistenzialista e definiva la sua prospettiva “psichiatria esistenziale”. Fu uno dei primi medici a descrivere la malattia mentale come una forma di “esperienza” esistenziale o punto di vista che, in linea di principio, è perfettamente comprensibile agli altri e dotato di senso. In particolare, nell´ Io diviso suggerisce come le problematiche inerenti all´insicurezza ontologica del singolo individuo si intreccino con la variegata fenomenologia delle turbe psichiche. Ha fatto parte dello staff della Tavistock Clinic, e ha diretto la Langham Clinic di Londra. .  
   
   
AL TEATRO FILODRAMMATICI “SESSO? GRAZIE, TANTO PER GRADIRE”, REGIA DI MILVIA MARIGLIANO, CON ALESSANDRA FAIELLA. UNO MONOLOGO ESILARANTE IDEATO PER RIDERE E RIFLETTERE SULL’AMORE NELLA SUA ACCEZIONE PIÙ FISICA.  
 
Milano, 10 febbraio 2009 - Lo spettacolo ha inizio con una fiaba medioevale che narra la storia di due innamorati che chiedono a un vecchio saggio come far durare per sempre il loro amore. Partendo da questo spunto, si dà l’avvio ad una serie di monologhi-dialoghi sulla verginità, l’orgasmo, l’impotenza, la frigidità, argomenti un tempo considerati dei tabù, ma che grazie all’umorismo del testo e all’interpretazione dell’attrice, non scadono mai nella volgarità e nella banalità. “Ricordo di avere visto Franca recitare questo testo al Teatro di Porta Romana circa una decina di anni fa: fu una folgorazione. Come era possibile, mi chiedevo, parlare di orgasmo, verginità, impotenza, frigidità senza mai una volta cadere nella volgarità, e, cosa ancora più difficile, senza mai divenire banali? E naturalmente facendoci rotolare per terra dalle risate. Rileggendo a distanza di anni questo testo, mi sorprendo ancora per la sua forza comunicativa e per l’attualità dei suoi temi: ovunque gli esseri umani continuano ad infliggersi guerre e violenze di ogni genere; al progresso tecnologico e scientifico non si è accompagnato un altrettanto profondo rinnovamento etico e spirituale e l’amore non riesce ancora a fare da antidoto alla violenza. Parlare di sesso, dice Franca Rame, è parlare d’amore, perché fare bene all’amore migliora la comunicazione e l’armonia tra le persone. Attraverso una sorta di “allegra terapia di gruppo” lo spettacolo propone una esilarante smitizzazione di tutti i tabù che ancora imperversano nella nostra cultura e che impediscono un approccio più libero alla sessualità e al rapporto fra i sessi. Sono molto orgogliosa dunque, che Franca e Dario abbiano accolto con piacere la proposta di farmi nuovamente interprete di un loro testo (avevamo lavorato insieme anche ne “ Il Papa e la strega”), e che Franca mi abbia così generosamente aiutato a metterlo in scena. “Far ridere facendo pensare” è sempre stata una mia fissazione: chi meglio di questi grandi autori poteva aiutarmi nell’impresa?” . .  
   
   
AL PICCOLO TEATRO AMLETO E LA CRISI DELL’UOMO MODERNO “ESSERE O NON ESSERE” SECONDO CARRIGLIO  
 
Milano, 10 febbraio 2009 - Il Piccolo Teatro si ferma, tra febbraio e marzo, a una nuova “stazione” dell’ideale percorso shakespeariano che ha avviato con il Sogno di Ronconi, i Sonetti letti da Marianne Faithfull, il Romeo & Juliet (are dead) del Charioteer Theatre e che si concluderà alle soglie dell’estate con il Mercante di Venezia della compagnia inglese Propeller. I versi del Bardo tornano dunque a risuonare nella grande sala dello Strehler, dal 24 febbraio all’8 marzo 2009, con l’Amleto del Teatro Biondo di Palermo. Già oggetto di un primo studio, presentato al festival delle Orestiadi di Gibellina nell’estate del 2006 e dedicato ad Agostino Lombardo, Amleto, tra le più conosciute e citate tragedie di Shakespeare, viene proposta ora in una veste compiuta e definitiva, nella traduzione di Alessandro Serpieri, con la regia e le scene di Pietro Carriglio, le musiche originali di Matteo D’amico, le luci di Gigi Saccomandi. E «con una magnifica compagnia di attori – scrive Alessandro Serpieri – il regista offre una lettura teatrale molto ampia, limpidamente fedele al testo e allo stesso tempo ricca di invenzioni funzionalizzate alla esplorazione di quel “mistero” che Amleto rinserra nelle sue molteplici quinte». Fin dall’inizio della sua attività registica, Carriglio ha dedicato un’attenzione particolare al teatro di Shakespeare. Non solo per la sua grandezza letteraria e drammaturgica, ma anche perché costituisce la più complessa espressione di un’epoca di grandi stravolgimenti – per certi versi paragonabile alla nostra – dove si assiste al crollo di valori e certezze, dopo il trionfo del Rinascimento. Amleto, in particolare, uno dei suoi capolavori, viene assunto come simbolo della crisi dell’uomo moderno di fronte al destino e alle proprie responsabilità, ma anche in quanto esemplare metafora del teatro come visione del mondo. Dopo la tappa milanese lo spettacolo è in tournèe a Venezia (10-15 marzo), Padova (17-22 marzo), Roma (24 marzo- 5 aprile), Trieste (14-19 aprile), Brescia (21-26 aprile). Www. Piccoloteatro. Org . .  
   
   
MILANO, AL TEATRO I PICCHÌ MI GUARDI SI TU SI MASCULU? 10 15 FEBBRAIO SCRITTO, DIRETTO E INTERPRETATO DA GIANCARLO CAUTERUCCIO  
 
Milano, 10 febbraio 2009 - Un lavoro a difesa della diversità in tutte le sue forme, non solo sessuale ma anche razziale, politica, religiosa, psicologica, fisica. Presentato lo scorso giugno a Roma all’interno di “Garofano Verde”, rassegna dedicata agli scenari del teatro omosessuale e curata da Rodolfo Di Giammarco, Picchì mi guardi rievoca l’infanzia, i primi turbamenti che invasero il corpo e la mente del protagonista, in un turbamento fatto di stupore, sorpresa, paura. Un turbamento che nasce e vive nel cuore di un meridione ancora impermeabile alla diversità, dove i confini tra “masculo e femina” non possono essere valicati. Quello di Giancarlo Cauteruccio è un teatro che parla di fame, di cibo, di ricordi, di follia, di sesso, di poesia, attraverso un corpo “estremo”, malato. Un corpo esposto, disposto, urlato, avvolto e accompagnato questa volta dalla voce e dalla fisarmonica di Peppe Voltarelli, vero coprotagonista della perfomance di Cauteruccio, con le sue musiche che vibrano tra l’arcaicità di una lingua antica e la musica di un sentire moderno, dando origine a una lingua viva e intensa in un lavoro essenziale, silenzioso. “Picchì mi guardi si tu si masculu è un monologo scritto in calabrese, in cui indago attraverso la mia sessualità, nei conflitti di questo “corpo estremo” che instancabilmente porto in giro. E dove mi inoltro nel paesaggio degli istinti, in cui ricostruisco gli sguardi che si impigliano, i malesseri, i piaceri, le esclusioni, le negazioni, la voluttà, descrivendo con crudezza un’esperienza vitale per un artista e il suo destino”. Giancarlo Cauteruccio, regista-scenografo-artista visivo, è noto in Italia e all´estero per la sua particolare poetica basata sul rapporto tra arte e tecnologia. Il suo Teatro di Luce, gli ambienti video, le performances sul paesaggio appartengono ad una sperimentazione avviata fin dalla fine degli anni ´70. Sue opere sono state presentate nei maggiori teatri italiani e in capitali quali New York, Mosca, Oslo, Berlino. Negli ultimi anni Cauteruccio si è impegnato su una importante trilogia Beckettiana e sta attualmente lavorando alla preparazione di una trilogia Shakespeariana che si prevede ambientata in luoghi urbani e naturali, essendo il dialogo tra la parola, il corpo e il luogo altro centrale campo di ricerca dell´artista. La sede operativa stabile della sua compagnia teatrale Krypton è la modernissima struttura del Teatro Studio di Scandicci alle porte di Firenze. Info e prenotazioni tel. 02 8323156 _ info@teatroi. Org . .  
   
   
UNA MOSTRA DEDICATA A GRUAU A RIMINI, NEL CENTENARIO DELLA NASCITA  
 
Milano, 10 febbraio 2009 - La mostra “Gruau. Cent’anni di moda”, coordinata da Maria Giuseppina Muzzarelli ed Elisa Tosi Brandi, è stata ideata e curata da Zonemoda (l’insieme dei corsi di laurea triennale in “Culture e tecniche della moda” e magistrale in “Moda”, Facoltà di Lettere e Filosofia, Università degli Studi di Bologna, Polo Scientifico e Didattico di Rimini) e si è avvalsa della collaborazione di giovani in formazione e formatisi presso i corsi universitari riminesi della moda. La mostra ripercorre quasi cento anni di moda, vissuti da protagonista da René Gruau, attraverso la selezione di un centinaio di opere, anche inedite, dell’artista che ha operato dagli anni Venti agli anni Novanta del Xx secolo come illustratore per importanti riviste e come pubblicitario per le principali maison di moda e aziende del lusso. Il percorso espositivo, ideato da Francesca Iaconisi, Silvia Melatti, Marco Urizzi, prevede una “galleria della moda”, corredata da un video, che illustra il lavoro di Gruau tra gli anni Venti e gli anni Novanta e due sale tematiche. Nella prima è approfondito il tema del lusso, costante riferimento nella produzione di Gruau, e sono esposti alcuni abiti di haute couture. La seconda sala è dedicata all’inconfondibile segno di Gruau caratterizzato da pochi e sicuri tratti di pennello con i quali alludeva a figure o ad oggetti di desiderio a partire da particolari - una gamba che fa capolino da una porta socchiusa o una mano - oppure evocava icasticamente atteggiamenti e situazioni attraverso posizioni e movimenti del capo e del corpo. Patrocinio di Camera Nazionale della Moda Italiana. Promossa e sostenuta da Zonemoda e Assessorato alla Cultura del Comune di Rimini Comitato scientifico Maria Giuseppina Muzzarelli, Marcello Di Bella, Nicoletta Giusti, Gianluca Lo Vetro, Mario Lupano, Elisa Tosi Brandi, Alessandra Vaccari. Ideazione di Francesca Iaconisi, Silvia Melatti, Marco Urizzi. Ricerca di Francesca Iaconisi e Marco Urizzi. Progetto espositivo di Silvia Melatti Realizzazione della mostra Musei comunali di Rimini Opere in mostra di Trust René Gruau, Musei Comunali di Rimini Abiti in mostra di Cecilia Matteucci Progetto grafico e videomaker Luca Contieri, Girolamo Lanzafame Musica di Antonio Pagano. Fotografie per la cartella stampa di Gilberto Urbinati . .  
   
   
MORANDI: MAESTRO DELLA NATURA MORTA MODERNA PER LA PRIMA VOLTA IN 50 ANNI L’OPERA DELL’ARTISTA ITALIANO A WASHINGTON PHILLIPS COLLECTION, WASHINGTON, D.C.  
 
Milano, 10 febbraio 2009 - Giorgio Morandi (1890-1964), uno dei pittori di nature morte più ammirati del novecento, è noto per le sue composizioni al tempo stesso semplici e stupefacenti. Combinando sottigliezza di disegno e aura meditativa, la raffinatezza di Morandi non ha paragoni. Per la prima volta in 50 anni, una mostra retrospettiva della sua opera sarà presentata a Washington, D. C. Morandi: maestro della natura morta moderna presenterà una cinquantina di dipinti, la gran parte dei quali da collezioni italiane, con altre opere chiave provenienti da collezioni statunitensi. Attraverso le opere datate tra 1913 e 1960, la mostra offrirà una panoramica sullo sviluppo dello stile unico di Morandi. Morandi: maestro della natura morta moderna aprirà alla Phillips Collection dal 21 febbraio al 24 maggio, 2009. Lavorando nel suo studio bolognese, luogo che raramente abbandonava per più di brevi periodi, Giorgio Morandi dedicò la sua intera carriera ad una investigazione minuziosa di bottiglie, ciotole, barattoli e scatole. Tra le sue mani, questi banali oggetti domestici perdono la loro identità originaria. Ipnotizzanti e misteriosi, i dipinti di Moranti sono sospesi tra il fisico e lo spirituale, il tradizionale ed il moderno. Morandi: maestro della natura morta moderna svelerà la straordinaria e sorprendente freschezza di queste composizioni. Numerosi in mostra gli esempi delle prime opere di Morandi, che mostrano brevi esplorazioni stilistiche nei territori del cubismo, del futurismo e della metafisica. La mostra presenterà anche alcuni rari paesaggi, un auto-ritratto e un’importante selezione di acqueforti, che svelano l’eccezionale maestria di Morandi in questo campo. “Questa mostra ci fornisce una rara opportunità per studiare nuovamente le composizioni intimi e essenziali di questo grande maestro moderno”, dichiara Dorothy Kosinski, direttrice della Phillips Collection. “Fa luce anche in modo prezioso sullo sviluppo stilistico di Morandi tramite straordinari esempi della sua opera giovanile, un aspetto poco conosciuto e raramente visibile in questo paese”. Morandi, una persona di leggendaria riservatezza, visse in una modesta casa di Bologna per tutta la vita, assieme alla madre e a tre sorelle zitelle. Lavorava e dormiva in una sola stanza, in cui passava delle ore e anche giorni interi a muovere, studiare e dipingere con cura i semplici oggetti che disponeva ogni volta in composizioni leggermente diverse. Morandi distillava la loro geometria con l’utilizzo di tonalità armonizzanti di crema, rosa e marrone chiaro, trasformando le sue nature morte in espressioni luminosi ed eleganti che transcendono la realtà. “Si può viaggiare in tutto il mondo e non vedere niente”, diceva. “Per capire, non bisogna vedere tante cose ma guardare bene ciò che si vede”. Nel corso della sua lunga carriera produttiva, l’avanguardia italiana del tempo ebbe su di lui un impatto minimo. Morandi manifestava poco interesse per le forme dinamiche dei futuristi e fece solo brevi esperimenti con le immagini allucinatorie di artisti come Carrà e de Chirico. Le influenze maggiori che rivendicava erano quelle di Cézanne e Seurat, e di artisti del primo Rinascimento come Giotto, Piero della Francesca e Paolo Uccello, tutti pittori che hanno posto un accento particolare su equilibrio, forme e relazioni tonali. La Phillips Collection possiede due nature morte tarde di Morandi, ed entrambe saranno esposte. Duncan Phillips era solo uno dei tanti collezionisti americani che si interessavano a Morandi nella metà degli anni Cinquanta. Nel 1954, Phillips acquistò Natura morta (1953); tre anni più tardi, comprò un olio di qualche anno prima. Nel 1957, la Phillips Collection era il primo museo negli Stati Uniti a presentare una mostra del lavoro di Morandi. La capacità di Morandi di suggerire una presenza poetica negli oggetti curandone la disposizione e dipingendole in pallide tonalità ricordava molti dei pittori preferiti di Phillips: compresi Chardin, Corot, Giorgione, e Vuillard. I suoi dipinti rivelavano un temperamento artistico sensibile associato ad una forte individualità; qualità, queste, fortemente apprezzate da Phillips. .  
   
   
A ROMA LA GRANDE MOSTRA “DIVUS VESPASIANUS. IL BIMILLENARIO DEI FLAVI”  
 
Milano, 10 febbraio 2009 - La Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Roma ricorda con una grande mostra la nascita dell’imperatore Vespasiano avvenuta 2000 anni fa Divus Vespasianus. Il bimillenario dei Flavi, è curata da Filippo Coarelli in collaborazione con la stessa soprintendenza, con il Comitato Nazionale per le Celebrazioni del Bimillenario e con Electa. Resterà aperta al pubblico dal 27 marzo 2009 al 10 gennaio 2010. Racconta le gesta degli imperatori flavi: di Vespasiano (69-79), del primogenito Tito (79-81) e del figlio minore Domiziano (81-96). Ritornato in città con una fama tale e tanto grande, (…) per tutta la durata del suo impero non ritenne nulla più importante del consolidare lo Stato, quasi umiliato e vacillante, e poi di abbellirlo. Realizzò anche nuove opere: il tempio della Pace, vicino al Foro, e quello del Divino Claudio sul Celio, iniziato da Agrippina (…) inoltre l’Anfiteatro al centro della città, avendo appreso che Augusto aveva concepito questo progetto. (De Vita Caesarum, Svetonio). Queste le parole usate da Svetonio per raccontare il regno di Vespasiano, di cui pochi conoscono il new-deal segnato dal suo avvento al potere. Vespasiano ha cambiato il volto dell’impero romano dal punto di vista istituzionale ed economico, oltre ad aver dato un nuovo impulso all’estensione dei confini. Schiacciato tra la fama di Nerone, dispotico personaggio di cui si sono impossessati il cinema e la letteratura, e la grandezza di Adriano, magnificata dalle Mémoires di Marguerite Yourcenar, Tito Flavio Vespasiano ha, con accortezza e decisionismo, saputo cambiare le regole della governance fino ad allora nelle mani dell’aristocrazia romana. Nato a Falacrinae in Sabina, un vicus del territorio di Rieti, esattamente il 17 novembre del 9 d. C. , Vespasiano è ricordato come uomo semplice e dotato di un notevole senso dell’umorismo. Proprio le sue modeste origini – sebbene il padre fosse un banchiere, per di più con sede in Svizzera – sono la vera rivoluzione. La sua ascesa rappresentò un evento traumatico e del tutto imprevisto, poiché alla dinastia giulio-claudia, appartenente alla più alta nobiltà repubblicana, si sostituiva una modesta famiglia del ceto equestre, di origini sabine (quindi provinciale). Insomma: la sua famiglia era decisamente priva di tradizioni aristocratiche. Vespasiano era quello che oggi si definirebbe un self made man. Quando arrivò alla massima carica dello Stato aveva già 60 anni. Dopo una lunga e onorata carriera al servizio degli imperatori giulio-claudii nell’ambito dell’amministrazione provinciale e dell’esercito, al momento della morte di Nerone - avvenuta nel 68 d. C. - Vespasiano si trova in Medio Oriente al comando dell’esercito incaricato di reprimere la grande rivolta giudaica, iniziata nel 66 d. C. E che culminerà con la distruzione del tempio di Gerusalemme, fruttando un ricco bottino come rappresentato sull’Arco di Tito, nel Foro. La scomparsa violenta in un solo anno, il 69 d. C. , degli imperatori Galba e Otone, e l’eliminazione di un terzo, Vitellio, da parte dello stesso Vespasiano, gli aprono la via al potere e nel 70 si insedia a Roma. Acclamato imperatore dall’esercito ad Alessandria, la sua nomina determina un deciso ridimensionamento del potere gestito dall’aristocrazia senatoria di Roma. La grande mostra al Colosseo, cui si aggiungono due ulteriori sedi espositive - alla Curia, nel Foro, riaperta al pubblico per quest’occasione, e al Criptoportico neroniano, sul Palatino - viene completata da un percorso che guida il visitatore alla scoperta dei monumenti flavi: dall’Arco di Tito alla Domus Flavia, dal Tempio del Divo Vespasiano al Tempio della Pace. .  
   
   
PARCO DEI TEATRI JAZZ: RIPARTE LA STAGIONE MUSICALE .  
 
Ancona, 10 Febbraio 2009 - Dopo il successo dello scorso anno torna protagonista la musica nera con la nuova stagione proposta da Parco dei Teatri Jazz. Soddisfatto l´assessore regionale alle Politiche giovanili, Sandro Donati, per la presentazione del progetto finanziato dal Pogas ´Giovani: Ri-cercatori di senso´, che prevede concerti distribuiti sul territorio marchigiano. Presenti in conferenza stampa, gli organizzatori dell´Amat e di Marche Jazz Network, circuito nato dalla collaborazione tra ´Ancona Jazz´, ´Fano Jazz´ e ´Tam - Tutta un``altra musica´. Ben trentanove concerti (il primo avvenuto il 23 gennaio scorso e l´ultimo e` previsto per il 24 aprile) si svolgeranno nei teatri di Jesi, Fano e quasi sicuramente quello di Ascoli (sono in corso i contatti) per rappresentare le molteplici sfaccettature di cui si arricchisce il jazz contemporaneo, tenendo conto sia della tradizione sia delle nuove tendenze legate ad altri universi musicali. Una ´rete´ di suoni riconducibili alla grande matrice musicale afro-americana, storicamente e culturalmente sensibile al confronto con tutte le ´musiche dal mondo´ con l´intento di coinvolgere pubblico e musicisti giovani nella fruizione e nello sviluppo di nuove idee musicali. ´Ancora una volta ´ ha detto Donati ´ l´iniziativa vuole rendere protagonista la risorsa creativa dei giovani. Il progetto, partito lo scorso anno, ha riscosso molti consensi da parte del pubblico e per questo che per il 2009 e` stato finanziato con 130mila euro e altrettanti saranno stanziati per il 2010. Si esibiranno nove gruppi composti da giovani marchigiani, di cui uno e` il vincitore 2008 del Premio ´Massimo Urbani´. La novita` di quest´anno e` il ´Concerto Latino´che vedra` l´Orchestra Filarmonica delle Marche eseguire arrangiamenti di Paolo Silvestri, con il sax soprano di Javier Girotto del gruppo musicale Aires Tango e la voce di Peppe Servillo degli Avion Travel´. Silvestri e Girotto con questo progetto melodico hanno voluto coniugare la tradizione musicale argentina con quella europea e con il jazz, attraverso la ricerca di un equilibrio tra scrittura musicale e improvvisazione. Questa collaborazione e` iniziata nel 2002 con "Aniversario", un disco registrato con il gruppo Aires Tango e l``orchestra sinfonica di Sofia. .  
   
   
MUSEO POLDI PEZZOLI: TERZA CONFERENZA SULLA MOSTRA NETSUKE. SCULTURE IN PALMO DI MANO I FIORI DELL’ANIMA IL SENTIMENTO DELLA NATURA E LE ARTI TRADIZIONALI IN GIAPPONE KEIKO ANDO  
 
Milano, 10 febbraio 2009 - Prosegue l’appuntamento con il ciclo di conferenze gratuite dedicate alla mostra Netsuke: sculture in palmo di mano, in corso al Poldi Pezzoli fino al 15 marzo 2009. I fiori dell’anima. Il sentimento della natura e le arti tradizionali in Giappone è il titolo dell’incontro in programma giovedì 12 febbraio alle ore 18. 00. Nel corso della conferenza, Keiko Ando, direttrice del Centro di Cultura Giapponese di Milano, approfondirà il legame, tipico della cultura nipponica, tra uomo e natura. Sin dalle origini infatti, come racconta il kojiki, il più antico testo sui miti della creazione e sulle origini della società giapponese, il sentimento dell’uomo verso la natura è profondamente legato al sentimento religioso. Con l’arrivo del Buddhismo in Giappone nel Vi sec. D. C. E in seguito sotto l’influenza dell’insegnamento dello Zen, il rapporto tra uomo e natura si è ulteriormente rafforzato, fino ad arrivare a concepire la natura quale “maestra di vita”. Da questo forte sentimento di compartecipazione nasce l’ikebana: letteralmente “via dei fiori“, questa antica arte allude a un percorso di ricerca per conoscere meglio se stessi. Gli appuntamenti proseguono il 19 febbraio con Matteo Cestari, ricercatore presso il Dipartimento di orientalistica dell’Università di Torino e si concludono il 5 marzo con Ikuko Sagiyama, professore ordinario di Lingua e letteratura giapponese presso l’Università di Firenze. Inoltre, prima di ciascuna conferenza, alle ore 17. 00, è in programma una visita guidata alla mostra tenuta dagli storici dell’arte del Museo. Informazioni Conferenza Sede: Museo Poldi Pezzoli, via Manzoni 12, Tel. 02/794889 – 02/796334 Ore: 18. 00 Gli incontri sono gratuiti e sono aperti a tutto il pubblico interessato. La disponibilità dei posti è fino ad esaurimento. .  
   
   
LA PRIMA MOSTRA DEL PROGETTO MAG - MUSEO ALTO GARDA  
 
Trento, 10 febbraio 2009 - Estendere le sinergie e arrivare alla creazione di reti territoriali in ambito culturale, come già stanno facendo le Amministrazioni di Arco e di Riva del Garda: è stato questo il messaggio dell’assessore provinciale Franco Panizza, presente sabato 7 febbraio all’inaugurazione della mostra che la Galleria Civica G. Segantini ha dedicato alla figura di Giuseppe Angelico Dallabrida, primo degli eventi del progetto Mag - Museo Alto Garda. Ad accogliere l’assessore provinciale, nella sua prima uscita ufficiale ad Arco, vi erano il Sindaco di Riva del Garda Claudio Molinari e l’assessore alla cultura di Arco Ruggero Morandi, in rappresentanza del Sindaco Renato Veronesi, occanto ad altre autorità locali e provinciali e a un numerose pubblico. Circa 200 persone, infatti, hanno partecipato all’inaugurazione della prima mostra del progetto Mag, segno che il percorso intrapreso dalle Amministrazioni di Arco e di Riva del Garda è largamente condiviso. A ripercorrere le tappe del progetto è stato l’assessore alla cultura Ruggero Morandi, che ha ricordato prima la gestione associata delle attività culturali e poi la firma del protocollo per disciplinare i rapporti di collaborazione fra il Museo di Riva del Garda e la Galleria Civica di Arco: “Il 15 dicembre 2008 i due Sindaci delle nostre comunità – ha chiarito l’assessore Morandi – hanno sottoscritto il protocollo per il progetto Mag, che sta nascendo ora in via sperimentale e si concretizzerà nel corso dei prossimi mesi, integrando via via proposte che coinvolgano tutto il territorio dell’Alto Garda”. Il progetto Mag, infatti, si articola in precisi ambiti di attività: il Dipartimento archeologico e storico, il Dipartimento storico artistico, il Dipartimento artistico contemporaneo; i primi due fanno riferimento principalmente alle sezione di archeologia, di storia e alla Pinacoteca del Museo di Riva, mentre il terzo alla Galleria Civica di Arco. Ma accanto alle istituzioni, progressivamente si potranno coinvolgere anche le altre amministrazioni e soggetti culturali dell’area gardesana, in particolare le associazioni della zona. Anche il Sindaco di Riva del Garda, Claudio Molinari, ha ricordato il percorso comune delle due Amministrazioni, iniziato con la firma simbolica dei patti del Cretaccio (il luogo dell’acquedotto intercomunale) ad inizio consiliatura: “Si trattava di patti di collaborazione su larga scala tra le nostre due Amministrazioni comunali – sono state la parole del Sindaco – che si sono esplicitati in diversi ambiti, dalla costituzione della società per la gestione tributi al corpo unico della polizia municipale, fino all’unificazione dei servizi amministrativi della cultura dei due Comuni. Ed ora l’ultimo passaggio per porre in rete le istituzioni culturali già presenti sul territorio e avviare una programmazione unitaria di iniziative culturali”. Parole rieccheggiate anche nel discorso dell’assessore provinciale Franco Panizza: “Il Trentino è un territorio piccolo ma ricchissimo di iniziative culturali, su cui va trovata condivisione: vanno create reti territoriali come quelle già attuate qui dalle Amministrazioni di Arco e di Riva del Garda, vanno coordinate tra loro le diverse istituzioni culturali della Provincia e, soprattutto, bisogna cercare di portare la cultura all’interno delle nostre comunità, anche in quelle più piccole”. Queste le linee di indirizzo delle politiche culturali, che cercheranno, accanto agli eventi di respiro nazionale ed internazionale, anche di valorizzare le figure locali: “Abbiamo bisogno di far conoscere i nostri artisti – ha chiarito l’assessore Panizza – Dallabrida è un artista che ha un grande valore, capace di leggere e interpretare la natura del Trentino”. A delineare la figura di Giuseppe Angelico Dallabrida è stato, infine, il critico e giornalista Fiorenzo Degasperi, che ha spiegato la necessità di vagabondare da un luogo all’altro di Dallabrida, il suo amore per la natura e l’impressionismo che contraddistingue i suoi paesaggi indistinti. Mentre la direttrice della Galleria Civica G. Segantini Giovanna Nicoletti ha illustrato, in chiusura, le linee guida della mostra dedicata a Dallabrida, suddivisa in cinque sale e una quarantina di opere, provenienti soprattutto da collezionisti privati. Programma 2009 Progetto Mag - Museo Alto Garda Dipartimento storico-artistico La cultura figurativa fra Seicento e Settecento nell’area gardesana, a cura di Marina Botteri Ottaviani, Riva del Garda, Museo, 17. 07 – 01. 11. 2009. Dipartimento storico – archeologico: Gli scavi archeologici del 2007 al Brione, a cura di Elisabetta Mottes, In collaborazione con la Soprintendenza per i Beni archeologici della Provincia autonoma di Trento, Riva del Garda, Museo, 23. 05 – 01. 11. 2009. Insediamenti antichi e territorio attuale. Conoscere l’Alto Garda attraverso la carta archeologica in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni archeologici della Provincia autonoma di Trento Riva del Garda, Museo - Arco, Palazzo Giuliani, dicembre 2009. Prima della grande trasformazione. Raffigurazioni del territorio nelle mappe napoleoniche in collaborazione con la Fondazione Museo Storico del Trentino, Riva del Garda, Museo - Arco, Palazzo Giuliani, ottobre 2009. Memorie di tutti. L’eredità delle testimonianze evoca la storia del Novecento in collaborazione con la Fondazione Museo Storico del Trentino e l’associazione Mnemoteca del Basso Sarca Riva del Garda, Museo - Arco, Palazzo Giuliani, novembre 2009. Antiche strade dell’Alto Garda. Percorsi nel territorio fra storia e ambiente In collaborazione con le associazioni culturali R. Pinter, Il Sommolago, Gruppo culturale Nago-torbole Riva del Garda, Museo - Arco, Palazzo Giuliani, novembre 2009. Dipartimento del contemporaneo Giuseppe Angelico Dallabrida (Caldonazzo, 1874-1959) a cura di Giovanna Nicoletti Arco, Palazzo dei Panni, 8. 02 – 03. 05. 09. La Scuola Reale Elisabettina di Rovereto. Docenti e allievi nel contesto del primo Novecento In collaborazione con Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto Riva del Garda, Museo – Arco, Casa Collini, 27. 03-03. 05. 09. Profili 1 - Serse a cura di Giovanna Nicoletti Arco, Palazzo dei Panni, 24. 05 – 16. 08. 2009. Profili 2 - Nicola Samorì a cura di Giovanna Nicoletti Riva del Garda, Museo, 16. 05-05. 07. 09 - Nago, Forte Superiore, 16. 05-28. 07. 09. Profili 3 - Marcovinicio a cura di Giovanna Nicoletti Arco, Palazzo dei Panni, 23. 09-15. 11. 2009. Leonardo Bistolfi a cura di Germana Mazza e Giovanna Nicoletti Arco, Palazzo dei Panni, 29. 11. 09 - febbraio 2010. . .  
   
   
SAMURAI: OPERE DALLA COLLEZIONE KOELLIKER A MILANO, PALAZZO REALE  
 
Milano, 10 febbraio 2009 - Palazzo Reale e la Fondazione Antonio Mazzotta presentano la prima mostra in Italia dedicata al complesso mondo dei samurai, alla loro storia, al loro mito. Attraverso l’eccezionale nucleo di armature, elmi e accessori della collezione Koelliker di Milano, oltre a una serie di opere provenienti dalle Raccolte d’Arte Orientali del Castello Sforzesco, verrà ripercorsa la storia sociale, politica ed economica del Giappone e della classe sociale che lo governò per quasi settecento anni. L’esposizione, promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano, è prodotta da Palazzo Reale in collaborazione con la Fondazione Antonio Mazzotta. L’allestimento presso l’appartamento della Reggia di Palazzo Reale e i percorsi didattici assumeranno un ruolo essenziale in questa mostra. Numerosi eventi collaterali coinvolgeranno la città di Milano nell’esplorazione dell’immaginario samurai che in Occidente suscita da sempre un grande fascino e curiosità e che ancora sopravvive quale modello strutturale per aspetti importanti della società giapponese contemporanea come alcune grandi aziende che dalla tradizione samuraica provengono. Contenuti. Per sette secoli il Giappone è stato governato da una casta militare - i bushi ovvero la classe dei samurai – che ha lasciato di fatto all’imperatore una sovranità di tipo sacerdotale. L’abbigliamento da guerra dei samurai è quindi sempre stato considerato, anche in periodo di pace, come un importante segno di comando e di condizione sociale. La necessità di distizione della casta di potere ha talvolta, a seconda dei periodi storici, prevalso sulla funzione protettiva dell’armatura, portando alla realizzazione di armature dalla bellezza stupefacente, impreziosite da ornamenti di pregevole fattura. La Collezione Koelliker di armature giapponesi costituisce una raccolta pressoché unica in Europa per numero e qualità dei pezzi, certamente una delle più importanti al di fuori del Giappone. Gli esemplari sono tutti in ottimo stato di conservazione e provengono esclusivamente da samurai di alto rango, se non da daimyo (signori feudali). Completano la rassegna alcuni oggetti provenienti dalle Raccolte d’Arte Orientali del Castello Sforzesco, tra cui una bardatura da cavallo completa di armatura e maschera da guerra. L’esposizione presenta quindi una selezione di circa novanta pezzi tra armature complete, elmi, forniture per spada e altri accessori per samurai, realizzati tra il periodo Azuchi Momoyama (1575 – 1603) e il periodo Edo (1603 – 1867). In questo secondo periodo vissero samurai leggendari come Miyamoto Musashi, il più grande maestro dell’arte della spada e protagonista del famoso romanzo di Yoshikawa Eiji, venduto in oltre centoventimilioni di copie e ispiratore di almeno quindici versioni cinematografiche. I samurai avevano il privilegio di portare due spade, il cognome e avevano il diritto di “uccidere e andarsene” (kiritsuke gomen). In seguito alla diffusione in Giappone del buddismo zen i samurai si dedicarono alle tecniche di meditazione per acquisire maggiori poteri intuitivi e conoscitivi, ma anche per cancellare paure ed esitazioni, per raggiungere un totale autocontrollo, accettando il flusso degli avvenimenti non opponendosi a essi con violenza. La mostra consentirà di ammirare straordinari esempi di tosei gusoku (“armatura moderna”) e di conoscerne la storia, le tecniche costruttive, le principali scuole di armaioli e infine scoprirne gli elementi da cui sono formate (dô, menpô, kote, haidate ecc). La tosei gusoku sostituisce la ô-yoroi (letteralmente “grande armatura”) del periodo medioevale, in quanto più agevole in battaglia, ma anche più resistente e confortevole. Concepita per far fronte a una situazione di guerra civile, paradossalmente rimase in voga anche per il successivo periodo di pace, diventando un importante simbolo di status sociale e non più un mezzo di difesa. Lo sfarzo di lacche e legature colorate, l’impiego di bordure e ornamenti cesellati e dorati e la continua ricerca di decori insoliti sono la vera caratteristica delle armature tosei gusoku. L’elmo giapponese, il kabuto, costituisce una sezione a parte della mostra per la sua particolare qualità. Il kabuto è l’elemento dell’armatura che da sempre ha suscitato maggiore ammirazione, non solo per l’elevato potere di espressività delle sue forme, ma anche per le raffinate soluzioni tecniche adottate nella sua realizzazione. Il Kabuto è tra gli elementi più importanti del corredo armato, il primo che istintivamente si nota, ed il primo che tradizionalmente viene indicato nello studio critico del corredo. In mostra si potranno ammirare alcuni esempi di kawari kabuto (“elmi straordinari”) dalle forme e dagli ornamenti eccentrici e spettacolari generalmente ispirati a oggetti sacri o a elementi della natura (draghi, animali, frutti. ). Completano il percorso espositivo alcuni accessori per samurai di straordinaria qualità (spesso lavorati a sbalzo) come maedate (ornamenti per elmi), montature per spade, e alcune lame di katana, l’arma per eccellenza dei samurai. L’eroe samurai nella cultura grafica giapponese: manga, anime e Goldrake generation L’allestimento dell’ultima sala della mostra, curato da Yamato Video, sarà dedicato all’estetica e allo spirito dei samurai che rivive oggi nelle moderne raffigurazioni proposte da fumetti e disegni animati. I super robot, come Goldrake e Gundam, si possono considerare eredi della tradizione marziale giapponese: enormi samurai d’acciaio concepiti dal Giappone più tecnologico. In questi robot, dalle dimensioni improbabili (alcuni superano i 100 metri di altezza), si condensa tutto lo spirito, tradizionale e moderno, del Sol Levante: a una tecnologia fantastica e d’avanguardia si coniuga l’antico rispetto per l’arte della guerra, la passione per i karakuri (gli automi antichi) e l’ottemperanza per l’etica che costituisce lo Yamatodamashi, il cosiddetto “Spirito del Giappone”. I super robot sono, a tutti gli effetti, delle armature gigantesche “indossate” da giovani e abili piloti, che lottano fedeli agli ideali espressi nel bushidô, la “Via dei samurai”. Actarus, il pilota di Goldrake, negli anni Settanta, rappresenta il nuovo genere di eroe combattente esportato in Occidente attraverso i disegni animati. Il suo approccio drammatico e meditativo di fronte alla battaglia appare subito in conflitto con i tipi di combattenti, più sicuri di sé e arroganti, che permeano la storia e la tradizione occidentale. Scomparsi i samurai, la loro arte è entrata nelle strutture sociali del Giappone moderno, governando i rapporti dall’interno; si tratti della scuola, del luogo di lavoro o delle organizzazioni statali. Actarus, alla guida del suo robot gigante è l’espressione di questo spirito che cerca di sopravvivere, nonostante la modernità, nonostante tutto. Il catalogo. Il catalogo della mostra proposta a Palazzo Reale, edito da Mazzotta, mira a divenire uno dei testi di riferimento essenziali nella letteratura internazionale sull’argomento, venendo così a “togliere un velo” su quegli aspetti sociali e culturali che ruotano intorno alle figure mitiche dei Samurai. Il volume, a cura di Giuseppe Piva, prevede un saggio tecnico descrittivo delle armature giapponesi e una storia di questa parte della Collezione Koelliker, con la riproduzione a colori di tutti gli oggetti esposti, nel loro assemblaggio completo e nei dettagli. Altri studiosi sono stati chiamati a partecipare al progetto, tra cui Francesco Civita, curatore della sezione giapponese del Museo Stibbert di Firenze, per una storia del collezionismo europeo in questo settore, e Gianni Fodella, per un’inquadratura storico – economica della società giapponese del periodo Edo. .  
   
   
OPPIDO LUCANO, IN SCENA STORIE DI DONNE  
 
Potenza, 10 febbraio 2009 - - Sul palco del teatro Teatro Obadiah di Oppido Lucano, nuovo appuntamento con lo spettacolo "Le Voci di Sally". Una produzione Fimgroup - Rossoarancia Records inserita nel cartellone della stagione 2009 di "Voglia di Teatro" e che trova anche la collaborazione di Cose di Teatro e Musica. Si tratta di un vero e proprio viaggio nell´universo femminile raccontato da Fabrizio De Andrè. Lo spettacolo porta in scena storie di donne di ieri e di oggi, donne protagoniste in molte canzoni di Fabrizio De Andrè. Il grande cantautore genovese ha saputo cogliere l´essenza femminile e descriverne in maniera mirabile e con profondo realismo i dettagli e le sfumature, senza ipocrisie nè pregiudizi ma sempre con grande sensibilità e comprensione umana delle debolezze. Le donne di De Andrè sono donne la cui fragilità diventa la forza trainante delle loro vite. In queste storie l´essenza della persona conta più delle sue azioni e del suo passato; ed è proprio attraverso le donne che vengono innalzati i tratti nobili ed universali degli sconfitti, degli indesiderabili, degli emarginati. Alla parte musicale (le canzoni) si alternano elementi teatrali. Testi dello stesso De Andrè, altre riflessioni e commenti vengono recitati per guidare l´ascoltatore attraverso una riscoperta del valore dell´opera musicale e testuale, alla ricerca delle mille sfumature e significati della realistica quotidianità cantata dall´autore. L´ensemble: Iole Cerminara - voce, Marina Lorusso - chitarra , Paola Romano - violino, Marien Abreu - violoncello, Agnese Bonomo - clarinetto eRaffaella Bonomo - fagotto. .