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MARTEDI

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Notiziario Marketpress di Martedì 05 Giugno 2012
SPECIALE BILANCIO: LA CORTE DEI CONTI EUROPEA HA TROVATO UNA NETTA SEPARAZIONE TRA LA GESTIONE DEI RISCHI FINANZIARI E OPERATIVI ALL´INTERNO DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA (BCE)  
 
 Lussemburgo, 5 giugno 2012 - La Corte dei conti europea (Eca) ha esaminato l´adeguatezza del quadro di rischio complessivo della Bce di gestione e valutato se la Bce gestisce i rischi operativi e finanziari in modo efficace. La Corte ha concluso nella sua relazione annuale specifica che la Bce ha stabilito una struttura completa organizzativa , i ruoli e le responsabilità sono chiaramente assegnati , ma che c´è una forte demarcazione tra la gestione dei rischi finanziari e operativi della Banca. Questo aumenta il rischio che la vista delle esposizioni della Banca potrebbe non essere completo. Inoltre, i conti annuali della Bce contengono solo brevi informazioni su alcune questioni di gestione del rischio . La valutazione del quadro del rischio operativo ha mostrato che la Bce ha una chiara struttura organizzativa e ha stabilito operative adeguate politiche di gestione del rischio. Tuttavia, la Corte dei conti ha individuato alcuni punti deboli nella strategia della Bce di valutazione, monitoraggio e controllo / mitigazione dei rischi. La revisione del quadro finanziario di gestione del rischio finanziario ha indicato che la metodologia di gestione dei rischi destinato è sana e adeguata per la gestione degli investimenti e le operazioni di politica presso la Bce. Tuttavia, sono necessari miglioramenti nella applicazione pratica della metodologia. La Corte dei conti formula una serie di raccomandazioni alla Banca centrale europea a migliorare ulteriormente la gestione generale del rischio. Questi includono: considerando istituzione gerarchicamente indipendente, unico, funzione di risk management, come ad esempio un Chief Risk Officer o del comitato che concentrarsi unicamente sulla gestione del rischio e garantire una visione completa delle esposizioni della Banca; migliorando ulteriormente la comunicazione al pubblico delle pratiche di gestione del rischio a soggetti esterni nei conti annuali applicando le migliori pratiche, come ad esempio Ifrs 7. Background: I rischi sono gestite attraverso due distinti quadri presso la Bce. L´unità di gestione del rischio operativo (Orm / Bcm) copre tutti i rischi operativi tra cui business continuity. La divisione Risk Management (Rma) si occupa della gestione dei rischi finanziari, comprese le attività di investimento della Bce e delle operazioni di credito. La Corte europea dei conti (la Corte) controllo dell´efficienza operativa della Bce si basa sull´articolo 27 (2) del Protocollo sullo statuto del Sebc e della Bce. Il 2010 di revisione tratta le procedure di gestione del rischio e dei sistemi stabiliti dalla Bce e la loro applicazione.  
   
   
"LA DISCRIMINAZIONE RITARDA LO SVILUPPO": UNA NUOVA INIZIATIVA DI ANDRIS PIEBALGS CONTRO LA DISCRIMINAZIONE NEI PAESI IN VIA DI SVILUPPO  
 
 Bruxelles, 5 giugno 2012 - Il Commissario europeo Andris Piebalgs ha annunciato l’ 1 giugno un nuovo pacchetto di 20 milioni di euro a sostegno della lotta contro ogni tipo di discriminazione (per motivi di genere, orientamento sessuale, religione, convinzioni personali, razza, origine etnica, disabilità) di cui sono vittime milioni di persone in tutto il mondo. L’annuncio è stato dato in occasione di un incontro tenutosi alla Commissione europea. Oratori di alto profilo si sono espressi su come evolvere verso democrazie tolleranti e hanno riconosciuto il valore aggiunto della non discriminazione e della promozione dei diritti umani per lo sviluppo e la crescita inclusiva. Il nuovo pacchetto andrà a beneficio di Ong e organizzazioni della società civile che combattono sul campo ogni forma di discriminazione. Andris Piebalgs, Commissario per lo Sviluppo, ha affermato: "È evidente che nessun paese può svilupparsi nel lungo termine se alcune minoranze sono esposte a gravi minacce, intimidazioni o addirittura violenze a causa della loro diversità. Sin dall´inizio del mio mandato ho considerato la promozione dei diritti e lo sviluppo umano un elemento centrale della politica di sviluppo dell´Unione. Il nuovo pacchetto varato oggi lancia un segnale inequivocabile: l´Unione è decisa a lavorare con la società civile e con tutti i volontari perché la diversità sia non solo accettata ma anche riconosciuta come un asso nella manica delle nostre società." Michael Cashman, parlamentare europeo, si è così espresso: "Questo nuovo invito a lottare contro la discriminazione è espressione di una volontà, condivisa a livello mondiale, di promuovere democrazie tolleranti. La Commissione europea ha ragione a investire tanto nell´uguaglianza come elemento della strategia di sviluppo dell´Unione e il Parlamento europeo è in tal senso pienamente concorde. A breve saremo chiamati a approvare la seconda revisione dell’accordo di Cotonou e questo partenariato con i governi Acp e la società civile ci vede sinceramente coinvolti.” L´incontro di oggi, che ha favorito un scambio non solo di pareri ma anche di buone pratiche e testimonianze sul campo, sia all´interno che all´esterno dell´Ue, si è avvalso della partecipazione di Navanethem Pillay, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Liz Bingham, managing partner di Ernst & Young, e di rappresentati di Ong quali "Sexual Minorities Uganda" e "Coalition Advocating for the Inclusion of Sexual Orientation" (Caiso) di Trinidad e Tobago. Il nuovo pacchetto - Il nuovo pacchetto annunciato oggi, con uno stanziamento di 20 milioni di euro, è la prima misura finanziata dall´Eidhr in vigore che sostiene nello specifico la non discriminazione. I finanziamenti saranno erogati tramite inviti a presentare proposte della Commissione, che verranno lanciati nel 2013. Con lo strumento europeo per la democrazia e i diritti umani (Eidhr) l´Unione combatte peraltro attivamente il razzismo e sostiene gruppi minoritari, erogando ad esempio fondi per finanziare progetti della società civile in questo ambito. L´eidhr ha finanziato di recente un progetto per migliorare le condizioni di vita della comunità Rom in Bosnia ed Erzegovina. La sistematica discriminazione dei Rom in questi paesi è causa di povertà, disoccupazione, vagabondaggio e analfabetismo. Il progetto intendeva accrescere la rappresentanza politica della comunità Rom e promuovere l´inserimento dei diritti di questo gruppo minoritario nella costituzione nazionale; la dotazione di 90 000 euro tramite l´Eidhr è servita ad organizzare una serie di sessioni di formazione, workshop e dibattiti nazionali volti a incoraggiare la partecipazione politica dei Rom, e campagne di sensibilizzazione sull´importanza del voto. Risultato: alle elezioni amministrative ha partecipato il 90% della comunità Rom. L´eidhr sostiene anche i gruppi cosiddetti Lgbti (lesbiche, gay, bisessuali e transessuali) in tutto il mondo, monitorando le informazioni sui loro diritti, sensibilizzando l´opinione pubblica sul tema e sostenendo singoli casi, con visite nelle carceri e assistenza alle udienze nei tribunali. Lo strumento offre inoltre sostegno d’emergenza (assistenza psicosociale, cure mediche) ai più vulnerabili di questa categoria che versano in situazioni di bisogno. Le relazioni omosessuali sono tuttora penalizzate in circa 80 paesi e sono un reato punito con la pena di morte in ben sette paesi. Per ulteriori informazioni Homepage della Dg Sviluppo e cooperazione - Europeaid http://ec.Europa.eu/europeaid/index_it.htm    
   
   
LA COMMISSIONE EUROPEA E LA UEFA DANNO CONSIGLI PRATICI AI CONSUMATORI CHE SI RECANO A EURO 2012  
 
Bruxelles, 5 giugno 2012 - John Dalli, commissario europeo per la salute e la politica dei consumatori e Michel Platini, presidente della Uefa hanno lanciato l’ 1 giugno una campagna Ue – Uefa di informazione dei consumatori per consigliare i tifosi che si recano ai campionati europei di calcio Euro 2012.  E´ stato anche aperto un sito Web accessibile a partire dalla homepage Uefa Euro 2012 e da molti altri siti Web - come quelli dei Centri europei dei consumatori – che offre suggerimenti sul modo migliore per preparare il viaggio e su cosa fare se si incontrano problemi in quanto consumatori in Polonia (o al ritorno da tale paese)1. ( http://ec.Europa.eu/dgs/health_consumer/uefa_euro_2012/index_en.htm ). I servizi del centro di contatto Europe Direct risponderanno in 23 lingue a ogni domanda on-line sui diritti dei consumatori nella Ue, mentre una linea telefonica di informazione dei consumatori in inglese, gestita dall’organizzazione polacca di consumatori Federacja Konsumentów, darà consigli legali a chi incontrasse in Polonia problemi in quanto consumatore. Manifesti che pubblicizzano questi servizi saranno esposti a beneficio dei tifosi negli alberghi più disparati. Il commissario Dalli ha dichiarato: “So che i tifosi guardano solo ai risultati della loro squadra del cuore nel campionato europeo. A maggior ragione si deve garantire che nulla turbi il divertimento! I tifosi possono ottenere consigli pratici su come gestire problemi che incontrano in quanto consumatori, come ritardi dei voli, perdite di bagagli o servizi alberghieri che di fatto sono lungi dal mantenere le promesse sbandierate negli opuscoli.” Michel Platini, presidente della Uefa, ha affermato: “Sono lieto che la Uefa e la Commissione europea abbiano lavorato insieme e offrano assistenza e consigli pratici ai consumatori. L’iniziativa aiuterà i tifosi di tutti i paesi ad approfittare del loro soggiorno in Polonia e in Ucraina.” La linea d’informazione La linea d’informazione dei consumatori sarà attiva dall’1 giugno al 31 luglio 2012 e risponderà a ogni domanda che i tifosi potrebbero avere in Polonia, in quanto consumatori. Gestita dalla federazione polacca dei consumatori (Federacja Konsumentów), essa sarà finanziata dalla sede polacca dell’Ufficio per la concorrenza e la protezione dei consumatori e dalla Commissione europea. Essa offrirà consulenza legale su come risolvere casi concreti in Polonia. Infolinea gratuita: 800 007 707 (chiamata da telefono fisso polacco o da cellulare con operatore polacco) Linea d’informazione dei consumatori + 48 228 27 5474 (chiamata da cellulari con operatori stranieri; si applicano le normali tariffe, roaming compreso) Inoltre, Europe Direct fiancheggerà questo servizio, grazie alla sua capacità di affrontare questioni nelle 23 lingue della Ue. Interrogativi frequenti sui diritti dei consumatori spaziano da cosa fare se il proprio volo viene cancellato, se un prodotto acquistato risulta difettoso, se si deve consultare un medico o i documenti necessari per raggiungere l’Ucraina. Il modulo Web di assistenza Si può contattare Europe Direct con un servizio di informazione web nelle 23 lingue della Ue. Il servizio risponde, in media entro 3 giorni lavorativi, a interrogativi generali su questioni relative alla Ue e, se necessario, gira le domande ai servizi di assistenza competenti. Http://europa.eu/europedirect/  Ulteriori informazioni? La campagna Ue-uefa è organizzata con il sostegno della rete dei 29 Centri europei dei consumatori (Ecc Net). La rete Ecc-net può consigliare i tifosi riguardo ai diritti dei consumatori prima della loro partenza e garantisce ulteriore assistenza, contattando imprese o su denuncia non appena il tifosi tornano a casa. Indirizzo per contattare i 29 Centri europei dei consumatori: http://ec.Europa.eu/consumers/ecc/contact_en.htm    
   
   
MIGRAZIONE, ASILO E LIBERA CIRCOLAZIONE NELL’UE: PUBBLICATI UNA NUOVA RELAZIONE E UN SONDAGGIO  
 
Bruxelles, 5 giugno 2012 – La Commissione ha pubblicato l’ 1 giugno una relazione sugli sviluppi del 2011 nei settori dell’immigrazione e dell’asilo, insieme a un sondaggio Eurobarometro sulla posizione dei cittadini europei riguardo alla mobilità transfrontaliera, alla migrazione e alla sicurezza. Secondo il sondaggio, otto Europei su dieci ritengono che sia dovere degli Stati membri offrire protezione e asilo a chi ne ha bisogno e che le regole per l’ammissione dei richiedenti asilo debbano essere le stesse in tutta l’Unione. Per gran parte degli europei (67%) è poi importante poter viaggiare per l’Ue senza subire controlli alle frontiere interne. “Le cifre della relazione e il risultato del sondaggio confermano quel che la Commissione sa già: l’Unione europea ha bisogno di una politica di migrazione forte e coerente, che sappia rispondere alle esigenze sul breve e sul lungo periodo. Dobbiamo garantire una gestione efficace delle frontiere esterne, tutelare il diritto di libera circolazione all’interno del territorio dell’Unione e assicurare una reale protezione a chi ne ha bisogno, aprendo al tempo stesso canali di migrazione legale e mobilità”, ha dichiarato Cecilia Malmström, Commissaria per gli Affari interni. Di seguito alcuni dei contenuti della relazione e del sondaggio: Migrazione legale - Relazione: nell’Unione europea vivono circa 20,2 milioni di cittadini di paesi terzi, grosso modo il 4% della popolazione totale dell’Unione (502,5 milioni) e il 9,4% di tutti i migranti a livello mondiale (214 milioni secondo stime). Eurobarometro: il 68% del campione intervistato pensa che si debbano riconoscere agli immigrati legali gli stessi diritti di cui godono i cittadini. Quattro europei su dieci (42%) pensano che l’Unione europea debba incoraggiare la migrazione di lavoratori da paesi terzi per fronteggiare le sfide demografiche e le carenze di forza lavoro, mentre il 46% non é d’accordo. Migrazione irregolare - Relazione: nel 2011 sono stati negati 343 000 ingressi nell’Unione, con una diminuzione del 13% rispetto al 2010. Sempre nel 2011 sono state fermate 468 500 persone (in calo rispetto alle 505 000 del 2010), mentre gli Stati membri hanno rimpatriato circa 190 000 cittadini di paesi terzi (15% in meno rispetto al 2010). Eurobarometro: otto europei su dieci (80%) ritengono che l’Unione europea debba dare maggiore assistenza agli Stati membri nella gestione della migrazione irregolare. Il 78% pensa che il costo della gestione della migrazione irregolare vada suddiviso tra gli Stati membri. Integrazione - Relazione: nel 2010 il tasso medio di occupazione dei cittadini di paesi terzi compresi tra i 20 e i 64 anni era del 58,5%, rispetto al 68,6% della popolazione totale nella stessa fascia di età. Eurobarometro: il 53% del campione ritiene che l’immigrazione rappresenti un arricchimento economico e culturale. Il 60% degli Europei è consapevole che gli immigrati possano incontrare difficoltà d’integrazione legate alla discriminazione. Asilo - Relazione: nel 2011 le domande d’asilo presentate negli Stati membri sono state oltre 302 000, ben il 16,2% in più rispetto al 2010 ma pur sempre molte di meno del picco di 425 000 domande raggiunto del 2001. Eurobarometro: l’80% degli intervistati pensa che gli Stati membri abbiano il dovere di offrire protezione e asilo a chi ne ha bisogno. Otto europei su dieci ritengono che il numero di richiedenti asilo vada distribuito più equamente tra gli Stati membri dell’Unione. Schengen e libera circolazione - Relazione: nel 2011 sono stati rilasciati 12,7 milioni di visti Schengen, soprattutto nella Federazione russa (40,7%) ma anche in Ucraina (8,7%), Cina (8,1%) e Turchia (4,7%). Eurobarometro: per poco meno di sei intervistati su dieci (57%) i cittadini di paesi terzi dovrebbero poter viaggiare più facilmente per turismo o affari. La possibilità di spostarsi all’interno dell’Ue senza controlli alle frontiere interne è giudicata importante dal 67% degli intervistati. Contesto - Le relazioni annuali sull’immigrazione e l’asilo rispondono all’invito rivolto nel 2008 dal Consiglio europeo nell’adottare il patto sull’immigrazione e l’asilo. La terza di queste relazioni annuali (2011) mette in luce i principali sviluppi a livello nazionale e dell’Unione per affrontare le sfide del settore e assicurare che le opportunità di migrazione legale e mobilità rispondano alle esigenze dell’Ue; continuare a lavorare per un’integrazione efficace, così da trarre pieno vantaggio dal potenziale offerto dai migranti, non solo in termini economici ma anche da un punto di vista sociale e culturale; rispondere alle pressioni migratorie con un’attuazione efficace delle misure esistenti dirette a ridurre la migrazione irregolare, anche tramite il dialogo e la cooperazione con i paesi terzi, la solidarietà verso gli Stati membri maggiormente coinvolti, controlli alle frontiere esterne e procedure di visto che funzionino; realizzare nel 2012 un sistema europeo comune di asilo che assicuri protezione a chi ne ha bisogno. Solo con una politica coerente che ricomprenda tutti questi aspetti l’Ue potrà trarre pieno beneficio dagli apporti positivi della migrazione. In questo contesto, il sostegno dell’Ue nella forma di assistenza finanziaria in materia di migrazione e mobilità resta un aspetto importante della solidarietà tra paesi dell’Unione europea e della cooperazione con i paesi terzi (si veda il Memo/12/399). Per maggiori informazioni Terza relazione annuale sull’immigrazione e l’asilo: http://eur-lex.Europa.eu/lexuriserv/lexuriserv.do?uri=com:2012:0250:fin:it:pdf    
   
   
UE: IL COMITATO DI CONTROLLO DEI BILANCI APPROVA LA NOMINA DI ILIANA IVANOVA ALLA CORTE DEI CONTI  
 
Bruxelles, 5 giugno 2012 – Ieri è stata approvata dal Comitato di controllo dei bilanci del Parlamento europeo la nomina da parte della Bulgaria di Iliana Ivaonova ad aderire alla Corte dei conti europea. La Ivanova è attualmente un membro del Parlamento europeo per il gruppo del Ppe. La sua candidatura passa ora al Parlamento completo per una votazione finale il Mercoledì 13 giugno. Il risultato della votazione è stato 17 a favore, 2 contrari e 5 astensioni. Il Comitato aveva inizialmente previsto un altro voto, sulla nomina del candidato sig rumena Mircea Vasile Popescu, ma le autorità rumene hanno deciso la scorsa settimana a ritirarla. Procedura - I membri della Corte dei conti sono nominati per sei anni. Il Consiglio, previa consultazione del Parlamento europeo decide sulle proposte presentate da ciascuno Stato membro. Per prepararsi a un´audizione in Parlamento, un candidato viene chiesto di rispondere ad un questionario predisposto dal Comitato di Controllo dei bilanci. Nel corso dell´udienza, si può fare un cinque minuti di discorso di apertura, seguita da 25 minuti a sessione di domande e risposte con i membri della commissione. La commissione vota poi la nomina a scrutinio segreto. Se approvato in commissione, la nomina viene poi messa ai voti dal Parlamento nel suo complesso.  
   
   
UE, PACCHETTO MENSILE "INFRAZIONI": SONO I PARERI MOTIVATI PRESENTATI ALL´ITALIA  
 
Bruxelles, 5 giugno 2012 - Con il suo pacchetto mensile di decisioni di infrazione, la Commissione europea ha intrapreso un´azione legale contro determinati Stati membri per non aver rispettato correttamente i loro obblighi derivanti dal diritto dell´Unione. Queste decisioni che coprono molti settori mirano a garantire la corretta applicazione del diritto comunitario a beneficio dei cittadini e delle imprese. La Commissione oggi ha assunto 147 decisioni, di cui 27 pareri motivati ​​e 11 ricorsi alla Corte dell´Unione europea di giustizia. Per l´Italia, sono stati presentati tre nuovi pareri motivati: trasferimenti intra-Ue dei prodotti del settore della difesa, rifiuti collocati in discarica a Roma, sicurezza marittima. Libera circolazione delle merci: la Commissione invita l’Italia ad applicare le norme Ue sui trasferimenti intra-Ue dei prodotti del settore difesa - Fino a poco tempo fa, la frammentazione del mercato europeo della difesa e approcci nazionali divergenti hanno causato molti problemi all’industria europea della difesa. La direttiva 2009/43/Ce mira a semplificare le modalità e le condizioni dei trasferimenti di prodotti per la difesa all’interno dell´Ue. Gli Stati membri dovevano recepire nella legislazione nazionale la direttiva, adottando e pubblicando le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi a tale atto legislativo, entro il 30 giugno 2011, ma l’Italia non ha ancora comunicato l’adozione di tali disposizioni. La Commissione europea ha quindi deciso oggi di invitare l´Italia a recepire nella legislazione nazionale una serie di norme Ue relative a prodotti del settore difesa (direttiva 2009/43/Ce). La richiesta odierna adotta la forma del “parere motivato” ai sensi delle procedure di infrazione della Ue. Ambiente: la Commissione sollecita l´Italia a garantire un adeguato pretrattamento dei rifiuti collocati in discarica a Roma - La direttiva sulle discariche stabilisce che i rifiuti devono essere trattati prima di essere interrati e cioè devono subire processi fisici, termici, chimici, o biologici, inclusa la cernita, allo scopo di ridurne il volume o la natura pericolosa e di facilitarne il trasporto o favorirne il recupero. La discarica di Malagrotta nella Regione Lazio contiene rifiuti che non hanno subito il pretrattamento prescritto e la Commissione è preoccupata in quanto altre discariche situate nella Regione Lazio potrebbero trovarsi nelle stesse condizioni e costituire una seria minaccia alla salute umana e all´ambiente. Il 17 giugno 2011 la Commissione ha inviato all´Italia una lettera di messa in mora, sostenendo che i rifiuti interrati a Malagrotta dovrebbero essere considerati come se avessero subito un pretrattamento, in quanto sono stati sminuzzati prima di essere interrati. Tuttavia, secondo la Commissione, il fatto non è sufficiente in quanto occorre un trattamento meccanico-biologico dei rifiuti per stabilizzarne il contenuto organico, processo atto a ridurre il possibile inquinamento. Su raccomandazione del commissario all´ambiente Janez Potočnik la Commissione ha quindi deciso di inviare un parere motivato all´Italia nel quale si richiede l´adempimento entro due mesi. Sicurezza marittima: la Commissione invita l´Italia a conformarsi alle nuove norme per l´equipaggiamento a bordo delle navi - Nel 2010 la Commissione ha aggiornato le norme esistenti sull´equipaggiamento marittimo. Le modifiche avrebbero dovuto essere completamente recepite entro il 10 dicembre 2011, ma l´Italia non ha notificato alla Commissione le misure adottate per garantire il rispetto del regolamento aggiornato. La Commissione europea ha quindi invitato l´Italia ad adottare una legislazione nazionale che recepisca le ultime norme in materia di equipaggiamento marittimo introdotte dalla normativa Ue. La richiesta della Commissione è inviata in forma di parere motivato: se entro due mesi l´Italia non notificherà alla Commissione le misure adottate per garantire la piena conformità al diritto dell´Ue, la Commissione potrà adire la Corte di giustizia dell´Unione europea.  
   
   
A CASERTA E A NAPOLI IL VERTICE DEI MINISTRI EUROPEI DELLO SVILUPPO E IL CONGRESSO ASTRONAUTICO.  
 
Napoli, 5 giugno 2012 - Di seguito la dichiarazione dell´assessore ai Trasporti e alle Attività produttive della Regione Campania, Sergio Vetrella: “Due grandi avvenimenti dell’aerospazio nei mesi di ottobre e novembre prossimi in Campania, una regione che ha segnato con grandi scienziati, imprenditori, eroi, esploratori, lo sviluppo della conquista dell’aria e dello spazio. E’ stato confermato infatti che la Reggia di Caserta sarà la sede del prossimo Consiglio dell´Esa, l´Agenzia spaziale europea, che si terrà il prossimo novembre, e prevede la partecipazione dei ministri dello Sviluppo e della Ricerca scientifica degli Stati dell´Unione europea, per definire i progetti e i finanziamenti per le attività dell’agenzia. E´ la conferma del ruolo centrale che le realtà campane della ricerca e dell’impresa hanno avuto e hanno a livello mondiale nel settore aerospaziale, a cominciare dal Cira di Capua. Non a caso, anche la più importante manifestazione mondiale del settore, ossia il 63esimo congresso dell’Astronautica, si terrà il prossimo ottobre in Campania, a Napoli, con una esposizione delle conquiste tecnologiche più importanti nel mondo e la partecipazione dei vertici delle principali agenzie spaziali. Insomma, dopo l´estate e per due interi mesi, il nostro territorio diventerà la vera e propria capitale mondiale dell´aerospazio, con gli occhi di tutto il mondo del settore puntati sulla Campania e con notevoli ricadute in termini di economia e sviluppo. Basti pensare che solo il congresso mondiale dell’astronautica coinvolge ogni anno più di 4mila persone provenienti da tutto il mondo tra scienziati, industriali e operatori. La Regione, con l´accordo di programma ´Campaniaaerospace´ e con il contratto di programma sulla filiera di settore in corso di elaborazione, è impegnata a dare un concreto sostegno allo sviluppo e alla promozione di un sistema strategico, che rappresenta il 25 per cento dell’intero comparto aerospaziale italiano e conta 10mila addetti”.  
   
   
BOSNIA-ERZEGOVINA, RIDUZIONE SALARIO PARLAMENTARI  
 
Sarajevo, 5 giugno 2012 - Nei giorni scorsi la Camera dei Rappresentanti dell´Assemblea Parlamentare di Bosnia-erzegovina ha approvato il bilancio 2012, che include tra l´altro il taglio del 4,5 per cento dei salari dei dipendenti pubblici, inclusi i parlamentari. La Camera bassa del Parlamento ha così inserito la misura nel novero delle fonti per complessivi 485 milioni di euro; il ministro delle Finanze, Nikola Spiric, ha affermato che le misure previste non sono le più gradite, ma sono necessarie ad affrontare i gravi problemi che il Paese sta attraversando. Il bilancio ha ottenuto una maggioranza di 31 voti, sebbene i rappresentanti del Partito di Azione Democratica (Sda), di uno dei sei partiti che sostengono l´attuale Governo abbiano votato contro, sollevano l´ipotesi dell´uscita dalla maggioranza. L´sda ha votato contro, ritenendo che il bilancio sia di circa 20 milioni di euro al di sotto delle reali necessità del Paese; la stessa formazione aveva inoltre richiesto di esentare il personale di polizia dai tagli agli stipendi.  
   
   
CHI CI SALVERÀ DALLA CRISI? AI GOVERNI LA RESPONSABILITÀ  
 
Trento, 5 giugno 2012 - “Se la Grecia uscirà dall’euro noi siamo impreparati e corriamo forti rischi” è intervenuto così Alessandro Profumo, presidente di Monte dei Paschi di Siena, durante l’incontro odierno al Festival dell´Economia che portava l’omonimo titolo del libro della protagonista dell’evento, Diane Coyle, membro del consiglio di amministrazione della Bbc, “Economia dell’abbastanza”. Ed è proprio tra le pagine del libro dell’economista freelance – è così che ama definirsi – che si cela la soluzione alla crisi economica e che in sintesi può essere definita così: “I mercati funzionano bene quando i governi funzionano bene”. I governi hanno una grande responsabilità nell’equilibrio economico specialmente di fronte a un mercato ricco di barriere alla libera concorrenza: “Sono i governi a fornire infrastrutture, regole, controlli – spiega Diane Coyle - e quindi spetta a loro agire per garantire alla popolazione un’economia sostenibile”. La crisi odierna, riprendendo le parole della coordinatrice Tonia Mastrobuoni, giornalista de “La Stampa”, è “imbarazzante”. Non è stata prevista da nessun economista e ora ci si arraffa per trovare la medicina giusta senza tenere conto dell’attore principale: il governo. In linea con la visione di Diane Coyle, Alessandro Profumo sostiene che “le decisioni principali le devono prendere i politici. Bisogna scegliere, dobbiamo essere incisivi nell’agire. Rischiamo che nasca un effetto a catena negativo. Bisogna capire che meccanismi mettere in piedi per evitare di trovarci a discutere fra breve della situazione dell’Italia e del Portogallo”. Naturalmente per i problemi più consistenti non c’è una risposta facile, come ha sostenuto la relatrice Paola Pica, giornalista del Corriere della Sera: “Siamo di fronte a una nuova rivoluzione industriale che tocca tutte le sfere del vivere sociale”. Ma rispetto a qualche anno fa, oggi si inizia a comprendere con fiducia quali possono essere i prossimi passi curativi. Nel libro di Diane Coyle si evidenziano, infatti, tre aspetti principali da tenere in considerazione. Il primo fa riferimento alla necessità di creare nuovi indici per misurare l’economia reale. Non è dunque più sufficiente il Pil, bisogna misurare il patrimonio della nazione. “Nessun paese – sostiene Diane Coyle – ha questo indice nel bilancio. Eppure va misurato il patrimonio finanziario, il capitale umano e i beni naturali presenti”. Un secondo punto è rappresentato dalle istituzioni. Durante la rivoluzione industriale c’erano i sindacati che svolgevano un ruolo fondamentale nell’aggregazione di idee e persone, “oggi – prosegue l’economista Coyle – quali sono le istituzioni della generazione di Facebook? La classe dirigente si è sempre formata dalle istituzioni. Necessitiamo di istituzioni”. A concludere il quadro vi sono i valori: “Gli economisti si sono sempre disinteressanti dell’etica. Ma è dall’etica, dai valori che si possono comprendere le necessità, i bisogni della popolazione”. Dunque, è l’intero sistema che deve essere ripensato. Questo in sintesi il messaggio di Diane Coyle, condiviso da Alessandro Profumo che, però, riportando la discussione su un piano più terreno, sostiene: “Risolvere i problemi del mondo è troppo ambizioso. Per prima cosa pensiamo a salvare l’Europa. Ed è vero che le banche vanno disintermediate, ma non è un’azione subito realizzabile. Subentrano molti fattori, e sono molteplici i cambiamenti da mettere in atto”.  
   
   
CHIEDIAMOCI COSA PUO´ FARE LA SOCIETA´ PER I GIOVANI, PIUTTOSTO CHE PER GLI ANZIANI  
 
Trento, 5 giugno 2012 - Gli economisti (rappresentati da Alberto Bisin), i governanti (Cecilia Guerra, sottosegretario al ministero del lavoro e delle politiche sociali) e i sociologi (Chiara Saraceno e Antonio Schizzerotto), guidati da Agar Brugiavini, il 2 giugno si sono raccolti attorno al capezzale del rapporto tra generazioni per rispondere alla domanda "Ma che cosa devono fare i figli per i loro genitori?" Tutto parte dai risultati preliminari di un´indagine di laboratorio ancora in corso, condotta dagli studenti di economia di Ca´ Foscari di Venezia sul consumo responsabile ed equo di risorse rinnovabili da parte di una generazione, rispetto alle aspettative di analogo consumo da parte della generazione successiva. Dall´esperimento, che ha coinvolto 260 studenti, emerge chiaramente che da parte della cosiddetta prima generazione ci sia un comportamento di cosiddetta "equità miope", in quanto si lascia in eredità alla seconda generazione la possibilità di consumare una misura pari a quella che è stata consumata dalla prima generazione, senza quindi porsi il problema delle necessità che avranno le successive future generazioni e, in prospettiva, assottigliando progressivamente la "torta" delle risorse a nostra disposizione. Un secondo stimolo al dibattito è poi venuto da un´indagine campionaria effettuata sul sito del Festival dell´Economia, sempre in collaborazione con Ca´ Foscari, per approfondire il tema "Che cosa devono fare i figli per i loro genitori". Settecento sono state le interviste raccolte, da cui emerge che più del 50% degli intervistati si prende cura dei propri genitori o suoceri anziani, con un ruolo preponderante da parte delle donne. Alla domanda: "La donna deve prendersi cura dei genitori?", sia donne sia uomini in maggioranza hanno risposto affermativamente. Alla domanda "L´assistenza dei genitori nei confronti dei loro genitori, può essere di emulazione e di esempio per i figli?", la grande maggioranza ha risposto positivamente. Per quel che riguarda l´aiuto finanziario, le percentuali dei figli di qualsiasi età che sostengono il bilancio dei genitori è pari all´incirca al 25%. Anche in questo caso l´importanza dell´esempio in famiglia è fondamentale per indirizzare i comportamenti nei confronti dei genitori anziani bisognosi di aiuti economici. Per la sociologa Chiara Saraceno "la disponibilità alla responsabilità intergenerazionale, sia dentro la società sia dentro la famiglia, è un tema importante, ma anche complesso. I comportamenti intertemporali e intergenerazionali sono complicati dalla demografia, anche perché è la società stessa ad essere molto cambiata. Nell´arco di tre generazioni si è assistito ad esempio a un invecchiamento progressivo della popolazione: una volta una donna tra i 40-50 anni non aveva sopra di lei nessuno anziano, mentre oggi sono frequenti i casi di donne che in questa fascia d´età hanno addirittura tre-quattro anziani a cui accudire. E queste donne, in famiglia, non hanno mai avuto genitori dai quali mutuare l´esempio dell´accudimento. Oggi ci sono meno figlie e anche meno nuore, a causa dell´instabilità familiare che allontana ad esempio le nuore dai suoceri". L´italia è uno dei paesi in cui la solidarietà verso l´alto è più dettata dal bisogno: svedesi e tedeschi sono meno "generosi" coi genitori anziani, perché gli anziani hanno meno bisogno e meno necessità, mentre gli italiani e gli spagnoli hanno molto più bisogni da soddisfare e quindi la solidarietà integenerazionale è giocoforza un obbligo. "Avere cura dei propri genitori, poi, – ha sottolineato la Saraceno, – non è allungare ogni tanto un po´ di soldi a mamma e papà per ripagarli dell´ospitalità oppure far loro la spesa o un po´ di compagnia! È qualcosa di molto più complesso!" Il punto della discussione, quindi, è proprio questo: quanto lo Stato e quanto la famiglia dovrebbero farsi carico dell´accudimento dei bisogni in tutte le fasi della vita. A questo proposito Cecilia Guerra, sottosegretario al ministero del lavoro e delle politiche sociali, ha evidenziato che i rapporti intergenerazionali sono molto più diversificati rispetto a quel che emerge dalle ricerche compiute da Ca´ Foscari: c´è più mobilità geografica, mentre l´età media è notevolmente aumentata. "Tutto ciò cambia la prospettiva e rende più difficile comparare una generazione con la generazione successiva. A tutto ciò dobbiamo aggiungere anche la dimensione sociale del problema: in Italia abbiamo un welfare familistico negativo, che si appoggia moltissimo sulla famiglia senza essere poi sostenuta dallo stato. L´emergenza vera nel nostro paese è invece quella del lavoro di cura, sia nei confronti dell´alto, dei genitori, sia nei confronti del basso, dei propri figli: il primo è meno motivante rispetto al secondo, perché aver cura di un figlio è chiaramente sentito e vissuto come un obbligo più cogente, rispetto ad analoghe cure da prestarsi ai genitori. Questo aspetto della cura, però, non viene considerato dal welfare, che tende a mantenere attivo soprattutto il soggetto che lavora, prestando poca attenzione alla politica sociale nei confronti dei bambini, dei disabili... Fino a poco tempo fa ci si appoggiava sulle donne, mentre oggi questo non è più pensabile, visto che chiediamo loro di lavorare fino a 65 anni e oltre! Siamo un paese che sbaglia per quel che riguarda le politiche della non autosufficienza perché, non scegliendo di farsi carico delle componenti sociali della problematica, l´attuale normativa lascia tutto nelle mani dei sanitari, dei medici: spendiamo male, insomma, spendiamo molto e non diamo risposte ai problemi dei rapporti intergenerazionali!" Secondo il sociologo Antonio Schizzerotto "oggi il sistema normativo non dice che cosa i figli devono fare per i genitori, bensì quello che i genitori devono fare per i figli. Insomma, la dimensione della doverosità dei figli nei confronti dei genitori è andata perduta: ecco perché secondo me il titolo dell´incontro avrebbe dovuto essere che cosa possono fare i figli per i genitori! È questo il vero problema: noi abbiamo un welfare che di fatto tutela più gli anziani dei giovani; abbiamo strutturato forme di regolazione del mercato del lavoro e più in generale del sistema economico in modo tale che oggi i genitori si trovano in una situazione nettamente migliore rispetto ai figli, ad esempio per quel che riguarda la disponibilità finanziaria e patrimoniale; sono i figli ad aver bisogno del sostegno dei genitori, e non il contrario. Rimane da vedere quel che comunque i figli riescono a fare per i loro genitori: qui tocchiamo subito con mano il problema delle differenze di genere, per cui sono soprattutto le figlie a prendersi carico delle cure, soprattutto di quelle a lungo termine". Concludendo, per Schizzerotto "i figli sentono poco il dovere: sentono affetto, mettono in piedi comportamenti altruistici anche di elevato impegno nei confronti dei loro genitori, ma quello che possono fare è ben poca cosa rispetto alla necessità. Una società più equa e più equilibrata sarà il prodotto di un capovolgimento del nostro sistema di welfare e ciò avverrà quando cominceremo a chiederci che cosa può fare la società per i suoi giovani, piuttosto che per i suoi anziani!" Il dibattito è stato chiuso da Alberto Bisin, per il quale il problema dei rapporti generazionali è soprattutto di cultura e di politiche sociali. "La questione fondamentale è che stiamo vivendo in un mondo in rapido cambiamento: ci sono molti più anziani e molto meno giovani, gli anziani vivono più a lungo e spesso perdono l´autosufficienza e questo pone problemi di vincoli di bilancio. Oggi si spende molto per la sanità e poco, pochissimo per le politiche sociali e in questo concordo con quel che diceva il sottosegretario Guerra. Ancor più centrale è però la necessità di far interagire cultura e politiche sociali: la cultura tende a muoversi in modo molto lento, ma comunque viene continuamente influenzata dai cambiamenti delle politiche sociali. Viceversa, le politiche sociali che abbiamo sono il risultato di una ben precisa cultura. Ecco perché io trovo importante approfondire le interrelazioni tra welfare e cultura".  
   
   
DEBITO PUBBLICO: MISURE AUSTERE , NO ALL’ECCESSO DI ZELO  
 
 Trento, 5 giugno 2012 - « Misure come il pareggio di bilancio in Costituzione rischiano di farci rincorrere la recessione, così come ulteriori tagli di spesa. Va bene rientrare ma non bisogna eccedere nello zelo». L’analisi e la critica dell’economista Giuseppe Pisauro, che ricostruisce la storia del debito pubblico italiano tra luci e ombre. «Gli impegni con l’Europa vanno rispettati, ma quella del pareggio di bilancio non deve essere una misura strutturale». La crescita del debito è da ricercare nella mancata sincronizzazione tra aumento della spesa e aumento delle entrate. L’evoluzione del debito dice molto sullo stato di salute di un’economia. Il suo andamento ha importanti implicazioni distributive tra le varie generazioni. Di debito, inflazione e misure per superare la recessione si è parlato il 2 giugno nell’ambito del Festival dell’Economia di Trento nell’incontro con l’economista Giuseppe Pisauro, rettore della Scuola Superiore dell’Economia e delle Finanze “Ezio Vanoni” che si è tenuto alla Facoltà di Economia dell’Università di Trento. Un problema, quello del debito pubblico che – come ha spiegato nel suo intervento Pisauro – che l’Italia, a differenza degli altri Paesi europei, ha conosciuto ben prima di questa crisi globale, con un rapporto debito pubblico/Pil che nel corso della sua storia unitaria ha superato il 60% in 111 anni su 150 e il 100% in 56 anni su 150. «La causa originaria della crescita del debito sta nella mancata sincronizzazione tra aumento della spesa e aumento delle entrate – ha spiegato Pisauro. La crescita della spesa pubblica inizia nella seconda metà degli anni ’60. È frutto di grandi riforme che riguardano l’istruzione, la previdenza, la sanità. Ad esempio, la scuola media unificata, il sistema pensionistico retributivo, il servizio sanitario nazionale: in una parola, la costruzione di un welfare state. La crescita delle entrate, invece, inizia solo dopo la riforma tributaria del 1974». «Le variabili cruciali – aggiunge Pisauro – sono il tasso di crescita del pil e quello di crescita del debito e la forbice tra di loro. A incidere in questo rapporto sono però anche gli interessi: sono questi ad aver determinato l’allargamento della forbice a cui abbiamo assistito negli ultimi anni. La prima metà degli anni ’60 e ´70 e gli anni ´80 sono stati i periodi di più intensa crescita. Negli anni ´70 e ´80, il disavanzo (l’indebitamento netto) è notevolmente aumentato. In una prima fase, a partire dalla fine degli anni ’60, l´aumento è stato determinato dalla componente "primaria“: nel 1975 il disavanzo primario tocca il livello record (8,1%). A questo punto, il debito accumulato è già diventato significativo e il suo servizio richiede una crescente spesa per interessi. Negli anni ´80, nonostante il dimezzamento del disavanzo primario, il debito cresce sempre più velocemente alimentato proprio dalla spesa per interessi. Negli anni ´90 si è iniziato a realizzare un rilevante avanzo primario, che si è riflesso in una diminuzione del disavanzo complessivo e, in un secondo tempo, dopo l´ingresso nell´Unione monetaria europea, della spesa per interessi. Negli ultimi sessanta anni, l´incidenza della spesa delle amministrazioni pubbliche sul Pil si è raddoppiata, passando dal 24 per cento del 1951 al 52,5 del 2009 al 50,5 del 2011. Nel 2015 è prevista al 49,1%». «Nel periodo 1992-2007 – prosegue Pisauro – si assiste ad un mezzo risanamento: dal 1992 si inizia a realizzare un rilevante avanzo primario e dal 1994 il debito/Pil inizia a scendere. L‘ingresso nell´Unione monetaria europea fa scendere rapidamente la spesa per interessi (il dividendo dell’euro) e il debito/Pil diminuisce più rapidamente. Ma all’inizio degli anni 2000, l’avanzo primario si riduce, fino ad annullarsi nel 2005. Gli anni 2000 rappresentano invece un’occasione perduta. Tra i Paesi europei che hanno ridotto il debito pubblico nel periodo 2000-2007, l´Italia è l´unica ad averlo fatto aumentando le spese e diminuendo le entrate. L´avanzo primario è sceso dal 6,7% del 1996 allo 0,2% del Pil nel 2005, quindi la diminuzione del debito è stata relativamente modesta (da 113,7 nel 1999 a 103,5 nel 2007 subito prima della Grande recessione)». Ma com’è cambiato l’andamento della spesa in termini reali? «Al netto dell’andamento dell’inflazione – spiega Pisauro – negli anni Ottanta la spesa pubblica è cresciuta del 4%. Poi, all’inizio degli anni Novanta si è registrato un calo per alcuni anni, ma con l’ingresso nell’Euro e per una decade si è visto un nuovo graduale aumento, arrestato solo da un paio di anni a questa parte. La previsione oggi è quella di avere una spesa pubblica decrescente costante in termini nominali per i prossimi anni: un’anomalia positiva nell’andamento italiano, anche rispetto alla situazione internazionale, ma forse tardiva. Per il futuro, tutto ruoterà attorno al nuovo Fiscal compact, un pacchetto di regole europee che introduce varie novità e impone alcune misure piuttosto rigide. La più significativa riguarda la riduzione del rapporto debito pubblico/Pil (verso il 60% del Pil) che deve essere graduale e costante e la misura del pareggio di bilancio in Costituzione. Misura che in Italia è stata varata con l’obiettivo del 2014. Se lavoreremo bene ci potremmo arrivare nell’arco dei prossimi vent’anni. Ma il problema è che per arrivarci, la regola del pareggio di bilancio potrebbe costituire un eccesso di zelo, così come ulteriori tagli alla spesa. È paradossale ma, rientrando troppo rapidamente, si rischia di rincorrere la recessione, invece di generare ulteriori benefici sull’andamento dell’economia. Certamente dobbiamo rispettare gli impegni presi con l’Europa, ma il pareggio di bilancio deve essere considerato una misura non strutturale, per evitare di bloccare lo sviluppo e di consegnare alle generazioni future un onere ancora maggiore».  
   
   
SARDEGNA E POLITICA COESIONE: PRESIDENTE CAPPELLACCI, PRIMI NELL´ACCELERAZIONE DELLA SPESA; ANTICIPAZIONE 8% EX FONDI FAS  
 
Cagliari, 5 Giugno 2012 - "La Sardegna è la prima Regione italiana ad aver chiesto un´anticipazione delle risorse dei fondi coesione e sviluppo (ex fondi Fas)". L´ha annunciato il presidente della Regione, Ugo Cappellacci, nel corso della conferenza stampa congiunta con il commissario europeo per le politiche regionali, Johannes Hahn, e col ministro della Coesione territoriale, Fabrizio Barca. "E´ la riprova - ha spiegato il governatore - di un percorso che abbiamo imboccato con determinazione e che intendiamo portare avanti con coerenza in un confronto leale di partecipazione alle scelte del nostro futuro". Il presidente ha voluto sottolineare l´idea di una Sardegna che intende essere protagonista delle strategie per lo sviluppo: "Le tappe di questa visita - ha detto Cappellacci, con riferimento a Sardegna Ricerche, Matrica e alle altre mete della visita del ministro -, questi luoghi, le idee e i progetti di cui andremo a parlare sono il simbolo di una Sardegna che non si rifugia nella cupa rassegnazione o nell’autocommiserazione, di un´isola e di un popolo che non cercano un assistenzialismo né interpretano un atteggiamento vittimista che non fa parte della nostra cultura. Sono il simbolo di una Sardegna e di un popolo che intendono essere protagonisti delle politiche di sviluppo nazionali ed europee, con progetti, idee e valori che nascono nella nostra terra e che possono essere forieri di benefici che vadano oltre il mero dato economico e determinino invece un miglioramento complessivo della qualità della vita dei cittadini, partendo dal rispetto e dalla piena effettività dei loro diritti". "Per perseguire questi obiettivi - ha puntualizzato il presidente - stiamo facendo la nostra parte, ma è necessaria un’azione condivisa e una leale collaborazione di tutte le Istituzioni. Il contributo delle Isole e del Meridione alla ripresa, allo sviluppo e alla crescita è fondamentale. Lo è soprattutto per un Governo che persegue un riposizionamento a livello europeo. Per questo ribadiamo ancora una volta che per avere più Italia in Europa occorre avere più Sardegna in Italia". L´esponente del Governo ha confermato che la Regione ha chiesto l´anticipazione dell´8% dei fondi coesione e sviluppo e ha ribadito che entro la fine dell´estate gli interventi che hanno già una maturazione progettuale potranno essere finanziati. Il ministro Barca, infine, ha espresso un giudizio positivo sul fondo di garanzie per le imprese, osservando che dopo qualche difficoltà iniziale sta entrando a regime e si configura sempre più come uno strumento operativo di erogazione di fondi per il sistema delle piccole e medie imprese.  
   
   
VENDOLA SU SPESA COMUNITARIA: "RAGGIUNTI OBIETTIVI DI SPESA AL 31 MAGGIO"  
 
 Bari, 5 giugno 2012 – “La Regione Puglia ha raggiunto e superato brillantemente tutti i target di spesa comunitaria nell’esame intermedio, concordato con il Ministro Fabrizio Barca, del 31 di maggio”. Ha dichiarato l’ 1 giugno il Presidente della Regione, Nichi Vendola. “In particolare per quanto concerne il Fesr, la spesa certificata relativa ai primi 5 mesi è pari a 108 meuro, con un ammontare complessivo che ha raggiunto 1.298 milioni di euro. Il target previsto è stato superato di circa 55 meuro (in termini di quota comunitaria, pari ad un incremento del 64%). Per quanto riguarda invece il Fondo Sociale, il target di maggio risultava già superato al 31 dicembre 2011 e si è registrato un ulteriore incremento di spesa di 26 meuro. Ancora una volta viene smentito quel luogo comune che attribuisce alle regioni, in testa quelle del sud, una colpevole incapacità di spesa. Appare assai comodo giocare con i pregiudizi e gli stereotipi piuttosto che confrontarsi con la realtà. Si abbia il coraggio di prendere atto della insopportabile discrasia tra regolamenti comunitari e normativa nazionale, si abbia la forza di affrontare il nodo dei contenziosi tra imprese che paralizza per anni, e talvolta per decenni, una porzione rilevante di investimenti per cantieri che rischiano di non partire mai, si abbia l’onestà di radiografare la realtà. La realtà è che siamo ancora oggi prigionieri del dogmatismo ideologico di chi con la corda del patto di stabilità interno sta soffocando qualunque prospettiva di crescita, rendendo anche gli obiettivi della spesa comunitaria una corsa a ostacoli. L’italia intera chiede di rivedere quei meccanismi demenziali, socialmente sadici ed economicamente disastrosi, che obbligano ad inserire nel calcolo del patto di stabilità non solo le spese correnti, ma anche le spese per investimenti. Le regioni sono taglieggiate dal patto anche quando devono attivare i cofinanziamenti necessari per inglobare le risorse europee, e spesso devono camminare sulla fune di un equilibrismo estenuante per evitare le sanzioni della violazione del patto e contemporaneamente per evitare di restituire a Bruxelles le risorse non spese proprio per non andare in violazione del patto. Ma ci si rende conto che l’ossessiva reiterazione delle politiche di austerità e i vincoli del fiscal compact stanno deprimendo l’economia e stanno schiantando qualunque prospettiva di ripresa della crescita?”.  
   
   
FONDI EUROPEI, LIGURIA: 8,5 MILIONI DI EURO DAI FONDI TEMATICI PER SMART CITY E ENERGIE RINNOVABILI REPORT DELL’ATTIVITÀ DELLA STRUTTURA REGIONALE DI BRUXELLES LIGURIA AI PRIMI POSTI IN EUROPA SU USO FONDI STRUTTURALI, MAI RESTITUITO NULLA  
 
 Genova, 5 Giugno 2012 - Città intelligenti e più sostenibili dal punto di vista ambientale legate ad un uso maggiore delle energie rinnovabili e ad una riqualificazione energetica, nuove professioni legate alle autostrade del mare e alla logistica sostenibile, tecnologie verdi per navi Ro-ro, sostegno ai pescatori dopo la riabilitazione della pesca dei rossetti. E poi un atlante web dei musei dedicato anche a coloro che non possono viaggiare. Sono alcuni dei progetti presentati dalla Regione Liguria in partenariato con i Comuni liguri, l’Università di Genova, il Porto di Genova, il Registro Italiano Navale, utilizzando l’ufficio di Bruxelles della Regione Liguria, che hanno ottenuto i finanziamenti dell’ Unione Europea, grazie ad una pianificazione strategica che ha visto il coinvolgimento di numerosi partner sul territorio. Un lavoro che è servito a far arrivare nelle casse regionali 8,5 milioni di euro di fondi tematici e non strutturali, destinati al territorio. Un’iniezione di risorse che consentirà di far partire sette progetti legati all’ambito dei trasporti, quello energetico, all’ambito della pesca e al socio-sanitario. Il progetto Trainmos per il quale l’Unione europea ha stanziato 1.255.000 euro, è il primo master, riconosciuto a livello europeo, legato alle nuove professioni delle Autostrade del mare. Prevede il coinvolgimento di sette Università europee, oltre a Genova, Madrid, Lisbona, Brema, Atene, Goteborg e Napier in Scozia. Al termine del corso è previsto uno stage dei partecipanti presso le aziende coinvolte nei circa 20 progetti di autostrade del mare approvati dalla commissione europea. Coordinatore del progetto l’Ateneo di Madrid e per la Liguria, traw gli altri, la Regione, l’Università di Genova, il consorzio Rina, il gruppo Grimaldi, il Comune e il Porto di Genova, Confitarma e l’Accademia del Mare. Il progetto Costa dedicato all’utilizzo del gas liquefatto nel Mar Mediterraneo. Per questo progetto il cofinanziamento europeo è di 1,5 milioni di euro per un costo complessivo di 3 milioni. Si tratta di uno studio sull’uso del Mediterraneo del gas naturale liquefatto, successivo allo studio lanciato l’anno scorso sul Baltico, a seguito delle direttive europee più stringenti in campo ambientale-marittimo e su prototipi innovativi di tecnologie verdi per navi Ro-ro. I progetti Smart City, città intelligenti, per i quali è previsto un finanziamento di 5,5 milioni di euro. Portati avanti dalla Regione Liguria e dal Comune di Genova si tratta di iniziative legate al tele-riscaldamento e al tele-raffreddamento. Genova progetterà una rete energetica locale alle Gavette, Staglieno, presso la stazione di arrivo del metano nell’impianto gestito da Genova reti Gas in Valbisagno. Saranno realizzati un impianto di turbo-espansione e una centrale di co-generazione nel sito dell’officina delle Gavette. Con la centrale sarà realizzata una nuova rete di tele-riscaldamento che dovrebbe servire le utenze industriali, commerciali e residenziali della zona. Le città coinvolte, oltre a Genova, Goteborg, Colonia, Rotterdam, Londra. Sempre nell’ambito dei progetti smart city è prevista la riqualificazione energetica della diga di Begato, attraverso il rifacimento dell’impianto energetico dell’edificio, la riqualificazione dei percorsi e il cambiamento dei sistemi di consumo. La ricaduta sarà una riqualificazione del social housing, sia dal punto di vista dell’ottimizzazione delle risorse, sia da quello della qualità della vita. Nell’ambito dell’invecchiamento attivo e del socio-sanitario la commissione europea ha selezionato il progetto Aida, coordinato dal dipartimento salute e servizi sociali della Regione Liguria e dall’agenzia regionale della sanità per il quale sono stati stanziati 209.000 euro. Il progetto che ha una durata di 24 mesi e coinvolgerà anche la Regione Veneto, prevede la realizzazione di un sistema informativo nazionale, d’intesa con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, sui servizi per la non autosufficienza. A questo proposito verrà proposto un modello organizzativo che affronti le condizioni di cronicità e disabilità, attraverso risposte erogate dai servizi pubblici e dal privato sociale per sostenere l’anziano non auto-sufficiente con una spesa equa individuata anche attraverso un’analisi comparata di 12 regioni italiane. “L’italia – ha spiegato l’assessore regionale al bilancio Pippo Rossetti – è uno dei Paesi che prende meno risorse dall’Europa sui fondi non strutturali, un ritardo dovuto alla difficoltà nazionale a fare sistema. Come Liguria vogliamo colmare il divario partecipando in modo adeguato alle reti che producono progetti”. “E a questo proposito – ha annunciato l’assessore – stiamo valutando la possibilità di aumentare il personale dedicato a Bruxelles su materie strategiche come il turismo, la cultura, i trasporti”.  
   
   
FONDI EUROPEI: RISPARMI PER 200 MILA EURO SULLA SEDE FISICA DI BRUXELLES DELLA REGIONE LIGURIA  
 
Genova, 5 Giugno 2012 - Ammontano a 84.000 euro i risparmi effettuati dalla Regione Liguria sulla sede di Bruxelles a cui si aggiungono 130.000 euro di risparmi sulla spesa di gestione per un totale di oltre 200 mila euro di tagli. Lo ha ricordato ieri mattina l’assessore regionale al bilancio Pippo Rossetti, a margine dell’illustrazione dei fondi tematici europei utilizzati dalla Regione per progetti legati alle energie rinnovabili e alle smart city, le città intelligenti. “Abbiamo chiuso la sede fisica di Bruxelles di proprietà di Filse - ha detto Rossetti - all’insegna del percorso di spending review e abbiamo ridotto la spesa di gestione, non intaccando però la funzione degli uffici e della rete che si è messa in piedi”. “L’italia – ha continuato l’assessore regionale al bilancio – è uno dei Paesi che prende meno risorse dall’Europa sui fondi non strutturali. Un ritardo che come Regione Liguria vogliamo colmare, stiamo valutando infatti la possibilità di dedicare più personale per partecipare a progetti europei e accaparrarsi finanziamenti preziosi per il nostro territorio”.  
   
   
REGIONE LAZIO, GIUNTA APPROVA PROPOSTA ASSESTAMENTO BILANCIO 2012  
 
 Roma, 5 giugno 2012 - La Giunta Polverini ha approvato nella seduta dell’ 1 giugno la proposta di legge di assestamento per l´anno 2012, illustrata dalla presidente Renata Polverini e dall´assessore regionale al Bilancio, Stefano Cetica. La proposta di legge di assestamento, e questa rappresenta la prima novità, è stata approvata in anticipo rispetto agli anni passati perché la Regione Lazio, insieme alla Lombardia, la Basilicata, la Campania e la Sicilia, è ente sperimentale nell´ambito della riforma per l´armonizzazione dei nuovi schemi di bilancio (D.lgs 118/2011) . Altra novità, anche per il Rendiconto di Gestione 2011 i tempi sono anticipati e sarà approvato prima della Legge di Assestamento di Bilancio 2012, e non a dicembre come sempre accaduto in passato. La legge di assestamento, non presentando provvedimenti "collegati", rappresenta un momento di consolidamento della manovra di bilancio 2012 mantenendo una visione di prospettiva nonostante il difficile contesto della finanza pubblica. Un contesto aggravato, nei primi sei mesi dell´anno, da una serie di provvedimenti, dall´obbligo al pareggio di bilancio in fase anche di rendiconto, passando per le sentenze della Corte costituzionale e della Corte dei Conti avverse ad alcuni enti locali, fino alla spending review per via della quale si paventa un ulteriore taglio sul Fondo sanitario. Il principale elemento di criticità è dovuto al fatto che il tetto di cassa della Regione è pari al 44% del tetto di competenza, a fronte di un rapporto medio nazionale pari al 77%. Questo significa che ogni anno la Regione può pagare meno della metà di quanto viene impegnato.  
   
   
SPENDING REVIEW, IN LIGURIA DECISA SOPPRESSIONE CENTRO REGIONALE PER LA RICERCA E L’INNOVAZIONE  
 
 Genova, 5 Giugno 2012 - E’ stata approvata l’ 1 giugno in Giunta, su proposta dell’assessore al bilancio Pippo Rossetti, la soppressione del centro regionale per la ricerca e l’innovazione, Crri, le cui funzioni verranno esercitate dalla Regione e da Arsu, l’azienda regionale per il diritto allo studio. Si tratta di un ulteriore tassello sulla strada della riorganizzazione della spesa pubblica e del processo di semplificazione e riduzione dei costi che ha preso il via nei mesi scorsi. L’obiettivo è quello di ridurre la partecipazione della Regione nelle società partecipate. Già Filse, la finanziaria regionale, ha portato avanti un’opera di semplificazione delle sue partecipazioni: sono infatti in corso di fusione Infrastrutture Liguria, A.r.e, l’agenzia regionale per l’energia e Arred, l’agenzia regionale per il recupero edilizio. Inoltre sempre Filse sta incorporando Bic Liguria ed è prevista la concentrazione in Ips, società savonese per gli insediamenti produttivi della partecipazione in Cengio Sviluppo. Ha inoltre dismesso le partecipazioni in Aeroporto Villanova d’Albenga, in Multiservice Spa, nell’Azienda agricola dimostrativa Srl, e nel Centro alimentare Levante ligure e Lunigiana Srl ed ha portato a termine la fusione dei cinque Confidi, i fondi per i servizi finanziari alle imprese. “Si tratta di un processo che stiamo portando avanti – spiega l’assessore regionale al bilancio Rossetti – per semplificare le partecipate e le controllate. Alla soppressione di Crri che è un’agenzia del gruppo regionale allargato, seguiranno altri atti che coinvolgeranno altre agenzie regionali”. “Quello che non vogliamo fare – conclude Rossetti - è disperdere le competenze umane, faremo in modo infatti che la riaggregazione delle deleghe consenta di proseguire nelle attività, ma accorpando i costi degli uffici e dei revisori”.  
   
   
NAVETTA PER LE MISSIONI A ROMA. MARCHE: RISPARMI PER PROSEGUIRE LUNGO LA LINEA DEL RIGORE  
 
Ancona, 5 giugno 2012 - In missione a Roma con un bus navetta per contenere i costi delle trasferte. La decisione di istituire questo servizio per i dipendenti e gli assessori, è stata assunta ieri dalla Giunta regionale, delle Marche che si attende un risparmio annuo tra gli 11 e i 35 mila euro, in funzione delle persone in missione. “Anche questo – spiega l’assessore Luigi Viventi – contribuirà a razionalizzare le spese di gestione dell’Ente. Dopo un’analisi sulle esigenze di servizio e sull’attività degli uffici, abbiamo capito che le spese di viaggio potevano essere ulteriormente contenute (erano già in atto convenzioni con Trenitalia). Di qui, la decisione di partire con questa sperimentazione su Roma, dove ogni settimana si recano dipendenti e assessori per le attività istituzionali”. Il mezzo a disposizione sarà un Fiat Ducato in dotazione della Giunta, guidato da un autista in organico. Le analisi effettuate sull’attività degli uffici dello scorso anno indicano che ogni settimana va a Roma per servizio una ventina di dipendenti, con una spesa ferroviaria annua di circa 65 mila euro, a carico delle casse regionali. Le missioni sono concentrate nell’arco di tre giornate: martedì, mercoledì e venerdì. Già con almeno tre dipendenti trasportati, i costi della trasferta, in economia, sarebbero pareggiati. Con diciotto persone a settimana la Regione risparmierebbe 250 euro al giorno, pari al costo di tre biglietti ferroviari di andata e ritorno. “A ciò si aggiunge – conclude Viventi – il risparmio dei pernottamenti, che negli ultimi mesi a volte si sono resi necessari, dal momento che, dopo i tagli di dicembre di Trenitalia sulle lunghe percorrenze, l’ultimo treno da Termini per Ancona parte alle 17.25 e quindi in orario spesso non utile per coloro che devono partecipare a riunioni pomeridiane nella capitale”.  
   
   
RICERCA E SVILUPPO, INCONTRO IN REGIONE BASILICATA, NEL CORSO DELL’INIZIATIVA SI È DISCUSSO DEL PRIMO BANDO REGIONALE DI FINANZIAMENTO PER I PROGETTI INNOVATIVI  
 
Potenza, 5 giugno 2012 - Gli incentivi alla ricerca e allo sviluppo. E’ stato questo l’oggetto di un incontro che si è svolto l’ 1 giugno in Regione, al quale ha preso parte l’assessore Marcello Pittella. Nel corso dell’iniziativa, promossa dal Dipartimento Attività Produttive, Politiche dell´Impresa, Innovazione Tecnologica della Regione Basilicata in collaborazione con l’Agenzia per la diffusione delle tecnologie per l’innovazione e il Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione Economica, si è discusso del primo bando regionale di finanziamento per i progetti di ricerca e innovazione e sono stati presentati i risultati del Progetto di sostegno alle politiche di ricerca e innovazione delle Regioni, realizzato dall’Agenzia per la Diffusione delle Tecnologie per l’Innovazione del Ministero dello Sviluppo Economico. All’incontro hanno partecipato tra gli altri, i tecnici della Presidenza del Consiglio dei Ministri e i componenti dei Gruppi di lavoro. Prendendo la parola l’assessore Pittella ha detto che le risorse finanziare per investimenti in ricerca e innovazione delle imprese, assegnate al sistema produttivo negli ultimi due anni, ammontano a 65 milioni di euro. “Altri 3,6 meuro – ha annunciato Pittella - saranno messi a disposizione delle imprese a sostegno degli investimenti in attività di ricerca e sviluppo. Il bando sulla ricerca di prossima uscita – ha detto Pittella - finanzierà attività di ricerca industriale e sviluppo sperimentale delle imprese al fine di aumentare la competitività e le capacità innovative del sistema produttivo regionale. La Regione Basilicata – detto ancora Pittella - ha sostenuto la candidatura nell’ambito del bando Miur pubblicato il mese di marzo scorso un modello denominato Smart cities and smart communities ad hoc per la Basilicata, la cui proposta progettuale è stata approvata dal Miur. Ciò è il risultato di un lavoro congiunto tra Dipartimenti Attività Produttive e Ambiente della Regione, Comuni e Province che hanno sostenuto l’iniziativa e del partenariato costituito dal Consorzio Tern, dal Cnr, dall’Enea, dall’Università e dall’Enel. Ieri – ha annunciato inoltre Pittella - è stato pubblicato dal Miur il bando per il rafforzamento dei distretti - cluster nazionali. La misura è rivolta alla nascita e allo sviluppo di Cluster Tecnologici Nazionali da identificare come propulsori della crescita economica sostenibile dei territori e dell´intero sistema economico nazionale. La dotazione complessiva è di 368 milioni di euro. Ci aspettiamo – ha concluso Pittella - proposte valide che abbiamo ricadute significative sul territorio”. Sui temi della ricerca e dello sviluppo interviene anche il presidente della Regione Basilicata, Vito De Filippo. “Stiamo mettendo in campo – afferma De Filippo - un ambizioso tentativo di migliorare la gestione delle politiche per la ricerca e l’innovazione, al fine di trasformare l’intervento pubblico in una efficace leva per lo sviluppo. La ricerca e l’innovazione - aggiunge De Filippo - contribuiscono a creare posti di lavoro qualificati, a migliorare la qualità della vita ed a promuovere l’utilizzo sostenibile delle risorse. La Basilicata –osserva il presidente della Regione- non arriva impreparata a questa sfida, le basi sono state poste in questo ciclo di programmazione e trovano concreta traduzione nell’attività programmatica per il triennio 2007-2013. La Strategia regionale si è concretizzata in vari interventi tra cui: il Campus per l’innovazione del Manufactoring di Melfi, le attività propedeutiche alla creazione di un Polo delle biotecnologie verdi, il potenziamento del Distretto Tecnologico sull’Osservazione della Terra Sono state inoltre varate - conclude De Filippo - azioni di sistema tra cui il progetto Basilicata Innovazione, i Contratti di rete e le iniziative per l’accesso al credito oltre a numerosi bandi per incentivare gli investimenti delle Pmi lucane in innovazione, ricerca e internazionalizzazione”.  
   
   
PIEMONTE, RACCOLTA DI FONDI PER L’EMILIA  
 
Torino, 5 giugno 2012 - Il Comitato di solidarietà della Regione Piemonte ha proposto al Consiglio regionale, che lo ratificherà nella seduta del 6 giugno, di stanziare 100.000 euro per sostenere le popolazioni dell’Emilia colpite dal terremoto. Per coinvolgere nella raccolta dei fondi tutti i piemontesi è stato aperto un conto corrente in collaborazione con Poste Italiane: in qualunque ufficio postale è quindi sufficiente compilare un bollettino indicando il numero di c/c 1006613754, intestato a Consiglio regionale del Piemonte, causale pro sisma Emilia Romagna. Durante la riunione svoltasi il 1° giugno a Palazzo Lascaris, presieduta dal presidente del Consiglio regionale, Valerio Cattaneo, ed alla quale ha partecipato l’assessore alla Protezione civile, Roberto Ravello, è stato annunciato che i fondi stanziati fanno parte dei risparmi dell’assemblea e, come già avvenuto in occasione delle calamità che hanno colpito Abruzzo e Veneto, serviranno a finanziare progetti di pubblica utilità. In occasione della giornata di lutto nazionale per le vittime del terremoto che ha colpito l’Emilia Romagna istituita dal Consiglio dei ministri per lunedì 4 giugno, l’assessore regionale al Personale, Giovanna Quaglia, ha invitato i dipendenti della Regione ad osservare un momento di raccoglimento alle ore 12 nelle proprie sedi.  
   
   
SISMA/LOMBARDIA FORMIGONI: TAJANI HA GARANTITO L´AIUTO UE  
 
Moglia/Mn, 5 giugno 2012 - "L´europa è pronta ad aiutare concretamente le zone del mantovano colpite dal terremoto". Lo ha confermato il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni al termine della visita che il vice presidente della Commissione europea Antonio Tajani ha effettuato a Moglia, Pegognaga e Porto Mantovano accompagnato dall´assessore regionale alla Semplificazione e Digitalizzazione e presidente del Tavolo di Confronto di Mantova, Carlo Maccari. Tajani era stato invitato nel Mantovano nei giorni scorsi dallo stesso presidente lombardo. Il Settore Lattiero-caseario - "Abbiamo visitato la tendopoli allestita dalla Colonna mobile regionale della Protezione civile - ha spiegato Maccari - e poi l´ho accompagnato in due latterie sociali. I danni sono ingentissimi e il settore lattiero caseario è in ginocchio". Si stima infatti che siano circa un milione (Emilia Romagna e Veneto compresi) le forme di Parmigiano Reggiano (650.000) e di Grana padano (350.000) a terra. "Quella di Mantova - ha continuato Maccari - è l´unica provincia che vanta le 2 denominazioni e pertanto merita un´attenzione particolare. Serve davvero l´aiuto di tutti per trovare quelle misure che consentano quantomeno di limitare danni economici pesantissimi. Come Regione stiamo già valutando come poter intervenire sui fondi del Psr". Le Scuole - L´assessore ha manifestato tutta la preoccupazione anche per la riapertura delle scuole a settembre "gravemente compromessa dai danni che hanno subito le infrastrutture. "Rientrarvi appena possibile - ha detto - significherebbe iniziare a tornare a quella normalità di cui c´è tanto bisogno". Fra l´altro, quasi tutte le scuole, hanno chiesto la fine anticipata dell´anno scolastico. L´impegno Dell´europa - Tajani, che era affiancato dal parlamentare europeo Carlo Fidanza, ha auspicato il massimo del coordinamento chiedendo che ognuno faccia quanto di sua competenza e dettagli ciò di cui è a conoscenza, perché il terremoto in Europa è stato considerato come evento nazionale e non regionale e, pertanto, le Regioni dovranno essere quanto più precise possibili nel quantificare i danni che poi spetterà allo Stato presentare. Secondo Tajani, nel giro di 4° 5 mesi, potrebbero dunque essere sbloccati i fondi europei. Un Aiuto Anche Dalla Giunta Lombarda - Formigoni ha anche ricordato che domani, giorno di lutto nazionale per le vittime del sisma, i dipendenti della Giunta regionale "potranno devolvere il corrispettivo di un´ora di lavoro a favore delle zone terremotate della Lombardia. "E´ una raccolta fondi su base volontaria - ha detto Formigoni - e potranno parteciparvi tutti i dipendenti della Giunta, non solo i rappresentanti politici" La Situazione Odierna Centro Coordinamento Territoriale - Ieri è stato insediato a Moglia il Centro di Coordinamento Territoriale (Cct), con funzione di coordinamento delle attività di gestione per il territorio colpito fino al termine della fase emergenziale. Il Cct, presieduto da un Comitato di Coordinamento Responsabile dell´attuazione degli interventi, è composto dal prefetto di Mantova, dal presidente della Provincia di Mantova, dai rappresentanti dei Vigili del Fuoco, dell´Esercito e delle Forze dell´Ordine e dai Sindaci dei Comuni danneggiati, è organizzato in 4 funzioni di comando e controllo: - Funzione Sanità; - Funzione Assistenza alla Popolazione; - Funzione Verifica statica degli edifici; - Funzione Volontariato; Strutture Di Accoglienza - Sono oggi attive sul territorio 17 strutture di accoglienza in 13 comuni, 2 delle quali sono gestite dalla Colonna Mobile Regionale (Moglia) e dalle Colonne Mobili Provinciali (Bs, Cr, Mn, Mi, Mb, Pv) (San Giacomo delle Segnate). Il numero totale di ospitati è di 1947. E´ probabile che, con il completamento delle verifiche di agibilità, il numero possa diminuire presto. Gli ospiti nei campi sono così distribuiti: - Felonica: 16 (2 campi/strutture) - Gonzaga: 199 - Moglia: 297 (2 campi/strutture) - Pegognaga: 322 - Poggio Rusco: 388 (3 campi/strutture) - Quigentole: 48 - Quistello: 84 - San Benedetto Po: 27 - San Giacomo delle Segnate: 288 - San Giovanni del Dosso: 100 - Sermide: 83 - Suzzara: 63 - Villa Poma: 32 Volontariato - Rimangono attivi sul territorio circa 300 volontari della Colonna Mobile regionale, delle Colonne Mobili provinciali e dei gruppi comunali. Sono operativi su tutti i Comuni interessati dal sisma. Rilevamento Danni - Sul territorio sono operativi 14 tecnici per il rilevamento e le verifiche di agibilità, distribuiti sui territori di Moglia (6 squadre, di cui 1 impegnata per la verifica dell´impianto idrovoro delle Mondine e degli edifici pubblici) e San Giovanni del Dosso (1 squadra, richiesta dal Sindaco per verifiche sulle Ordinanze di inagibilità). I Comuni, fatte le verifiche di agibilità più urgenti ed emesse le Ordinanze di inagibilità, stanno valutando le ultime richieste di verifica su edifici pubblici e privati. Si conferma che gran parte dei Comuni interessati ha disposto la chiusura anticipata dell´anno scolastico.  
   
   
RICOSTRUZIONE,CHIODI:IL SISTEMA ABRUZZO STA FUNZIONANDO BENE  
 
L´aquila, 5 giugno 2012 - Il Presidente della Regione, Gianni Chiodi, ha inviato una lettera agli organi di informazione nella quale si dice stupito del trattamento ricevuto da alcuni media che, citando la gestione del post sisma all´Aquila, ne parlano come di un esempio di negatività. Chiodi: "Trovo queste affermazioni estremamente ingenerose nei riguardi di chi ha speso tante energie ed affatto veritiere. Non tengono conto in primis del fatto che quello dell´Aquila del 2009 è stato uno dei terremoti più violenti e devastanti degli ultimi decenni in Europa. L´aquila aveva uno dei centri storici più ricchi di storia, arte, architettura; il quarto d´Italia per estensione. L´epicentro del terremoto, quel tragico 6 aprile, fu localizzato a qualche chilometro di distanza da quel prezioso scrigno che ne uscì completamente in frantumi. Molti lo hanno già dimenticato e con troppa leggerezza, forse, azzardano paragoni inaccettabili perché il sisma dell´Aquila non ha eguali. Non solo quanto a danni materiali e morali, ma anche per efficienza ed efficacia della governance dell´emergenza, dell´assistenza e della ricostruzione. Tutte le polemiche, inopportune, che ne sono seguite, sono frutto solo di schermaglie politiche, di contrapposizioni ideologiche che con la rinascita dell´Aquila nulla hanno a che vedere. E così può far comodo dimenticare che nelle ore immediatamente successive alla scossa assassina, furono assistite centomila persone, rimaste fuori dalle loro abitazioni, sistemate nelle tende o negli alberghi, raggiunti grazie alla tempestiva attivazione dei mezzi delle autolinee regionali. Il Mondo intero, poi, ci ha osservato, elogiato, preso a modello quando, con gli alloggi del progetto Case, realizzati in pochi mesi, abbiamo dato un riparo confortevole a migliaia di famiglie. Purtroppo, tutto questo si è scordato facilmente. Ma i numeri parlano da soli: 12.000 cantieri finanziati e già chiusi per la ricostruzione di edifici con danni più lievi; la più grande operazione al mondo di messa in sicurezza di edifici di pregio (mille nel centro storico dell´Aquila); 7.000 progetti, relativi alle case classificate ´E´ (le più danneggiate), ammessi a contributo e in via di esecuzione. Oggi, dopo un complesso lavoro di scrittura normativa, possiamo dire che anche la ricostruzione pesante e degli immobili vincolati all´interno dei centri storici è ufficialmente partita. Certo, i risultati della prima fase, quella dell´emergenza, erano più immediati. Proprio per l´eccezionalità della situazione, c´erano deroghe legislative che rendevano tutto più fluido ed immediato. Poi la macchina burocratica è tornata nell´ordinarietà ed i tempi per le decisioni si sono allungati. Ma abbiamo fatto molto anche nel contesto della ricostruzione tout court, se è vero che oltre 40.000 persone sono rientrate nelle loro dimore. E tutto ciò, vigilando sulla legalità e trasparenza delle procedure, arginando e neutralizzando qualsiasi tentativo di infiltrazione malavitosa. Spesso si cita il Friuli come best practice. Lì hanno ricostruito dopo 4 anni; noi dopo tre, possiamo dire, orgogliosamente, lavorando sodo, di aver avviato la ricostruzione pesante e dei centri storici e di aver ridato una nuova speranza alla nostra gente. Ora il regime del commissariamento si avvia a conclusione e questo perché ha esaurito i suoi compiti di pianificazione, di progettazione e di indirizzo. Spetterà agli enti locali riportare in vita il patrimonio immobiliare di relative città, paesi e borghi amministrati e ridare una identità alla propria comunità. Ma il grosso è fatto. Le risorse sono state assicurate dal Governo e la filiera Fintecna, Cineas, Reluis è ben oleata ed in grado di ´lasciare´ ai Comuni solo pratiche ultimate. Come presidente della Regione Abruzzo, come Commissario delegato per la Ricostruzione, interpretando la forza d´animo, la determinazione, l´orgoglio degli abruzzesi e degli aquilani, non posso accettare che si venga additati come esempio da non seguire. Da noi sono stati impegnati esperti, studiosi, professionisti ed imprenditori seri ed altamente competenti e gli alti standard tecnici raggiunti hanno suggerito, in occasione di altre calamità nel mondo, di emularci. L´aquila, nella sua storia millenaria, è stata più volte ferita e sempre si è risollevata ed è tornata a vivere. Lo sta facendo anche ora. Non aiutata, in questo, da chi, strumentalmente, per mera vocazione distruttiva, cerca di minimizzare il successo del nostro processo di rinascita. Alla popolazione dell´Emilia saremo vicini col cuore e con tutti i mezzi possibili, dimostrando sul campo che la nostra, valida, esperienza può essere di vero aiuto e supporto. Auspichiamo altresì che il sistema Paese sostenga i singoli, le famiglie, il sistema produttivo locale. Come finora è stato fatto con noi. Tutti, indistintamente siamo chiamati a fare la nostra parte. Le polemiche sterili, fini solo all´impatto mediatico, amplificano solo gli effetti del terremoto. Enitamole per favore!  
   
   
CONSIGLIO DELLE AUTONOMIE LOCALI, CONVOCATE LE ELEZIONI PER IL 18 LUGLIO. NASCE IN CAMPANIA IL NUOVO ORGANISMO DI PARTECIPAZIONE E CONSULTAZIONE"  
 
Napoli, 5 giugno 2012 - Sono state convocate, con decreto del presidente Caldoro, le elezioni per i componenti del Cal, il Consiglio delle Autonomie locali. Si terranno mercoledì 18 luglio, dalle 9 alle 13,30, presso le sedi dei Consigli provinciali e dei Comuni della Campania. Parteciperanno al voto i consiglieri comunali e provinciali di tutta la regione, che eleggeranno 30 dei 40 componenti del Consiglio. In particolare, sarà eletto un rappresentante per le 5 Province, 17 per i Comuni fino a 5 mila abitanti (di cui 3 in provincia di Avellino, 2 in quella di Benevento, 3 in quella di Caserta, 3 per la provincia di Napoli e 6 per quella di Salerno) e 12 per i Comuni con oltre 5 mila abitanti (di cui 1 in provincia di Avellino, 1 in quella di Benevento, 2 in quella di Caserta, 7 in provincia di Napoli e 1 in quella di Salerno). Ai 30 eletti si affiancheranno, come membri di diritto, i sindaci delle città capoluogo e i presidenti delle province. Il Cal avrà sede presso il Consiglio regionale, che ne assicurerà il funzionamento, mettendo a disposizione la sede e le risorse strumentali, a partire dal personale interno. Il Consiglio eserciterà l´iniziativa legislativa ed esprimerà pareri sulle seguenti proposte: modifica dello Statuto; proposte di legge riguardanti le autonomie, ivi comprese quelle per il conferimento di funzioni; regolamenti sugli enti locali; programma regionale di sviluppo, documenti di programmazione economica, finanziaria e di bilancio. Con l´entrata in vigore del Cal, verrà soppressa la Conferenza permanente Regione - Autonomie locali. "Nasce - sottolinea l´assessore alle Autonomie locali Pasquale Sommese - il nuovo organismo di partecipazione e di consultazione della Regione, che concorrerà alle scelte e alle decisioni di crescita e di sviluppo dei territori. E´ un ulteriore passo in avanti - sostiene Sommese - che facciamo sulla strada della riforma delle autonomie, su cui abbiamo intensamente lavorato, con l´obiettivo di pervenire nei prossimi mesi all´approvazione del decentramento amministrativo che trasferirà alcune funzioni agli enti locali. Prosegue il nostro sforzo di modernizzazione della Pubblica Amministrazione, avviato con il nuovo ordinamento degli uffici della Giunta. Guardiamo al grande traguardo di una Regione Azienda, libera dai compiti di gestione, e restituita al suo autentico ruolo istituzionale di programmazione, pianificazione e controllo", conclude l´assessore.  
   
   
BOLZANO: DUBBI SULLA PARTECIPAZIONE DEI COMUNI NELLE SOCIETÀ IN-HOUSE  
 
 Bolzano, 5 giugno 2012 - I comuni possono far parte delle società in-house assieme alla Provincia, oppure devono vendere le proprie quote? Restano aperti i dubbi nati a seguito delle nuove linee guida tracciate dal governo Monti, che prevedono limiti sostanziali in questo settore. Prima di prendere posizione anche dal punto di vista legislativo, la Giunta provinciale vuole fare ulteriore chiarezza. Chi pensa che si tratti di una discussione meramente accademica o giuridica, probabilmente si sbaglia di grosso. La maggior parte dei comuni altoatesini, infatti, possiede quote azionarie di società partecipate che in molti casi hanno tra gli altri soci la Provincia. Tutto ciò, stando alle nuove indicazioni provenienti dal governo centrale, in futuro sarà fortememte limitato, e per i comuni con meno di 30mila abitanti sarà addirittura proibito. "Resterebbe aperta la possibilità della partecipazione in una società per i comuni compresi tra i 30 e i 100mila abitanti - ha aggiunto il presidente Luis Durnwalder - mentre le città di più grandi dimensioni non dovrebbero fare i conti con limiti di sorta". Paletti un po´ meno rigidi sono previsti nel campo dello smaltimento dei rifiuti, dove è prevista la possibilità di creare consorzi di comuni, ma solo al di sopra di una certa soglia di abitanti. La questione è stata discussa oggi (4 giugno) in Giunta provinciale, alla luce di una serie di pareri tecnici e legali che confermano l´obbligo di applicare le linee guida nazionali anche sul territorio altoatesino. "Dobbiamo discutere ancora con il Consorzio dei Comuni - ha proseguito Durnwalder - anche perchè c´è chi chiede alla Provincia di legiferare in materia. Il rischio, però, è legato ad alcune sentenze della Corte Costituzionale che si esprimono contro le nostre competenze. Prima di prendere ogni tipo di decisione, dunque, dobbiamo approfondire ulteriormente una materia molto delicata".  
   
   
PANIZZA: "IL TRENTINO È UN LABORATORIO DI CONVIVENZA"  
 
Trento, 5 giugno 2012 - Un folto pubblico ha fatto da cornice, l’ 1 giugno, alla presentazione dell’Almanacco delle Compagnie Schützen del Tirolo Meridionale, tenutasi presso l’hotel Eghel di Costa di Folgaria, preludio dell’Alpenregionfest, il grande raduno internazionale degli Schützen che ha portato sull’altopiano circa 5.000 Schützen e culminerà con la sfilata di domenica. "Occorre lavorare per un futuro che guardi alla crescita e non alle divisioni - sono state le parole dell´assessore Franco Panizza all´inaugurazione -. Il Trentino è un laboratorio di convivenza, qui tutti assieme dobbiamo cooperare per un´Europa unita, dove tutti i popoli coesistano in pace, per questo voglio ribadire la vicinanza alle popolazioni terremotate". Oggi pomeriggio la manifestazione entrerà nel vivo, con il ritrovo delle compagnie, la deposizione di una corona al monumento ai caduti e la consegna della bandiera dell’Alpenregion. Gli Schützen trentini si sono mobilitati per raccogliere fondi a favore dei terremotati, sia durante l´iniziativa che anche nei giorni successivi. "A Folgaria - ha proseguito l’assessore provinciale alla cultura, rapporti europei e cooperazione - vi sono ancora forti i segni del primo conflitto mondiale, perché qui correva il fronte di guerra, e non è un caso che proprio qui sia stato organizzato il 22esimo raduno dell´Alpenregion, perché vogliamo lanciare, altrettanto forte, un segnale di pace". L´assessore Panizza ha quindi ricordato il carattere internazionale dell’Alpenregionfest: un evento di importante aggregazione tra popoli che hanno condiviso secoli di storia e cultura, un’occasione importante di incontro tra comunità montane nella realtà europea di oggi, concludendo con la vicinanza alle popolazioni colpite dal terremoto: "Il sistema della protezione civile nasce dalla responsabilità verso il proprio territorio, questi sono gli stessi valori su cui si fondano gli Schützen nati storicamente per difendere il territorio". Accanto all´assessore Franco Panizza, vi erano lo storico Helmut Rizzolli, l’editrice roveretana Emanuela Zandonai - che ha promosso la pubblicazione del volume - il curatore dell´opera Lorenzo Baratter. A fare gli onori di casa Paolo Dalprà, comandante degli Schützen trentini e capitano della locale compagnia, che ha evidenziato come gli Schützen siano una realtà in costante crescita. Baratter ha quindi spiegato: "L´almanacco è un biglietto da visita delle diverse compagnie, si presenta la loro attività e le numerose iniziative, fra cui numerose di volontariato". Lorenzo Baratter ha poi ricordato che: "Identità differenti sono una ricchezza culturale, vogliamo condivisione e non divisione". Sono seguiti gli interventi di Emanuela Zandonai, che ha promosso questa pubblicazione nata dal contributo di tanti soggetti, e di Helmut Rizzolli, che ha illustrato i costumi storici degli Schützen. L’almanacco degli Schützen è la prima pubblicazione che presenta in maniera esaustiva la realtà delle associazioni Schützen diffuse sul territorio trentino: non solo fondamenti storici delle singole compagnie, ma un mondo di volontariato al servizio delle comunità e dei bisognosi. Gli Schützen sono anche e soprattutto questo: c’è chi restaura capitelli e ripristina sentieri e trincee, chi raccoglie fondi per la lotta contro i tumori o per altre iniziative, chi si attiva per i poveri della propria città e non dimentica gli anziani nelle case di riposo. Corredato di numerose piacevoli fotografie, l’almanacco racconta, compagnia per compagnia, la vita sociale dei tiratori del Trentino, non dimenticando di far conoscere al lettore il significato del costume che essi indossano e la ricerca storica che sta dietro ad esso. Oggi, dopo una mattinata dedicata alla visita dei forti e del patrimonio storico dell’altopiano, l’Alpenregionfest entrerà nel pomeriggio nel vivo, con il ritrovo delle compagnie e la deposizione di una corona al monumento ai caduti, e poi la consegna della bandiera dell’Alpenregion da parte della Compagnia Schützen di Fulpmes, paese della Stubaital che ha ospitato nel 2010 la precedente edizione. Domani infine il raduno, con il ritrovo delle compagnie Schützen a Costa di Folgaria, la messa celebrata dal vescovo di Trento monsignor Luigi Bressan, e i discorsi delle autorità: sono previsti infatti gli interventi dei presidenti delle provincie di Trento e Bolzano, Lorenzo Dellai e Luis Durnwalder, del presidente del Land Tirol Günter Platter e dei comandanti delle federazioni dei tiratori. Successivamente la sfilata verso Folgaria, con in testa la locale compagnia organizzatrice, alla quale seguiranno le compagnie bavaresi, tirolesi e trentine.  
   
   
PUBBLICATI SUL BURC DUE BANDI CHE PUNTANO ALLA RIPRESA E ALLO SVILUPPO DELL’ECONOMIA CALABRESE  
 
 Catanzaro, 5 giugno 2012 - L’assessore regionale alle attività produttive, Antonio Caridi, esprime particolare soddisfazione per la pubblicazione sul Bollettino ufficiale della Regione dell’ 1 giugno di due bandi “che – ha affermato Caridi -, nel quadro strategico delineato dalla Giunta guidata dal Presidente Scopelliti, rivestono notevole importanza per la ripresa e lo sviluppo dell’intero circuito economico calabrese”. Nello specifico i bandi riguardano il settore delle emittenti televisive, relativamente al rafforzamento tecnologico e organizzativo e la transizione al sistema digitale terrestre, e il progetto “Nuovi giovani imprenditori”, attraverso il quale la Regione intende attuare un processo integrato finalizzato ad accompagnare ed agevolare i giovani nell’avvio di nuove iniziative imprenditoriali che, oltre alla concessione di incentivi economici, prevede azioni di accompagnamento, sia propedeutiche che successive allo sviluppo del Piano di impresa. Su entrambe le misure, il cui termine per la presentazione delle domande è previsto per il 30 luglio prossimo, è stato sentito il partenariato istituzionale, economico e sociale “in un’ottica – ha specificato l’assessore regionale - di concertazione e di condivisione delle scelte finalizzate al rafforzamento del sistema economico dell’intero territorio calabrese. I due avvisi – ha aggiunto Caridi - puntano a scardinare le classiche logiche della finanza agevolata, che hanno spesso prodotto effetti distorsivi sul sistema economico regionale, sostenendo iniziative che nel lungo termine non sono state in grado di permanere sul mercato. Anzi, secondo la visione politica introdotta dal governo Scopelliti, rispondono ad obiettivi mirati tendenti a non generare mera attivazione di spesa pubblica, ma all’attivazione di azioni che possano creare reali condizioni di sviluppo e produttività in un’ottica di sostenibilità economica e di valorizzazione delle risorse disponibili: umane, culturali, naturali”. Il primo bando è rivolto alle Pmi calabresi titolari di emittenti televisive locali, le quali rivestono una funzione di forte rilevanza e di sicuro impatto in ordine agli aspetti sociali e culturali, con innegabili riflessi di natura economica. In un’ottica di sostegno del passaggio dal sistema analogico al digitale terrestre, l’obiettivo di questa misura è quello di agevolare la realizzazione di investimenti da parte delle piccole e medie imprese titolari di emittenti televisive locali e/o operanti nell’ambito della programmazione e trasmissioni televisive, per migliorare la tecnologia disponibile nel settore radiotelevisivo e favorire l’integrazione con il sistema economico e produttivo calabrese. Il bando sulla selezione e il finanziamento di nuove iniziative imprenditoriali promosse da nuovi giovani imprenditori, partendo dalla promozione della cultura d’impresa, punta, invece, a stimolare e rafforzare la capacità imprenditoriale dei neo-imprenditori, i quali potranno contare su una serie di interventi idonei a motivare ed assistere nell’avvio del percorso di imprenditorialità. La misura a sostegno della nuova imprenditorialità giovanile prevede, oltre al finanziamento delle idee imprenditoriali che hanno requisiti di fattibilità tecnica ed economica, attraverso contributi fino a 500mila euro, di cui il 70% a fondo perduto, l’assistenza ai giovani nella definizione del progetto imprenditoriale, l’attivazione di sistemi di condivisione delle progettualità definite, un supporto allo start-up dell’impresa, anche tramite sistemi di tutoraggio per l’assistenza tecnica ai giovani imprenditori. “Questo bando – ha detto infine l’assessore Caridi -, in coerenza anche con le linee del Piano strategico 2011-2013 delle attività produttive, riesce ad incidere sulle dinamiche macroeconomiche regionali attraverso la creazione di nuove imprese e la riduzione del tasso di disoccupazione giovanile, mediante percorsi assistiti di imprenditorialità”.  
   
   
MONTAGNA, FVG: 7 MILIONI PER OPERE IMMEDIATAMENTE CANTIERABILI  
 
Trieste, 5 giugno 2012 - Nelle variazioni di bilancio che approderanno in Consiglio regionale nel mese di luglio ci saranno 7 milioni di euro per lavori pubblici da effettuarsi nei comuni della montagna. Lo ha reso noto il 2 giugno il vicepresidente della Regione, Luca Ciriani, titolare della delega alla Montagna, che spiega come "questi 7 milioni derivano da un accurato lavoro di recupero di fondi non utilizzati dalle comunità montane. Abbiamo passato in rassegna ogni voce di bilancio e ora siamo pronti a rimettere in circolo queste somme". Gli uffici regionali stileranno una graduatoria dei progetti che i comuni presenteranno, in base a cui verranno ripartiti questi fondi, ma con una importante condizione: "voglio che questo nuovo riparto rappresenti un´iniezione immediata di liquidità nel nostro settore produttivo - afferma il vicepresidente -: per questo i progetti finanziabili saranno unicamente quelli immediatamente cantierabili, che i comuni quindi possono far partire entro l´anno". "Si tratta - ha concluso Luca Ciriani - anche di una prima rapida risposta alle richieste che ci hanno formulato recentemente le associazioni dei costruttori: queste risorse pubbliche infatti saranno messe nel più breve tempo possibile a disposizione delle attività produttive per dare una boccata d´ossigeno al settore delle costruzioni e, nel contempo, permetteranno di realizzare importanti interventi a vantaggio dei cittadini dei comuni della montagna del Friuli Venezia Giulia".  
   
   
PUGLIA: CONCLUSA LA RICOLLOCAZIONE DEI 120 DIPENDENTI ENAIP  
 
Bari, 6 giugno 2012 - “Con la firma delle convenzioni tra Province ed enti di formazione professionale si è conclusa il 31 maggio la ricollocazione di 120 dipendenti Enaip dei centri per l’impiego. Resta in sospeso quella di altri tredici dipendenti, in attesa di chiarimenti da parte dell’Inps rispetto alla loro situazione contributiva.” Lo haq detto l’assessore al diritto allo Studio e Formazione Professionale, Alba Sasso, che così continua: “ Voglio ancora ringraziare le Associazioni degli enti di formazione professionale, i sindacati, la task force regionale e in particolare l’avvocato Sbarra, i dirigenti della formazione professionale e del lavoro, l’autorità di gestione per aver condotto in porto con grande equilibrio questa non facile operazione. “Si avvia ora, a seguito della sospensione dell’accreditamento nei confronti di Enaip, la riassegnazione, con procedure di evidenza pubblica, di tutte le attività di formazione ancora in essere e non concluse. “Per quanto riguarda i lavoratori del comparto Enaip,- dice ancora l’assessore- non appena saranno forniti dai sindacati i dati relativi ai titoli di studio, alle qualifiche, alla situazione contributiva sarà convocata una task force per affrontare le relative problematiche occupazionali. “Infine, è in fase di conclusione la valutazione delle proposte progettuali per la riqualificazione dei lavoratori degli enti di formazione.”  
   
   
DEBITI IMPRESE, AL VIA ATTUAZIONE INTESA CONTRO IL DISAGIO DELLE IMPRESE LIGURI E DELLE FAMIGLIE  
 
Genova, 5 Giugno 2012 - Prende forma l’intesa siglata un mese tra il presidente della Regione Liguria, Claudio Burlando e Equitalia per andare incontro alle esigenze delle micro e piccole imprese e dei cittadini in difficoltà nel pagare i debiti. L’ 1 giugno la Giunta regionale ha approvato, su proposta dell’assessore allo sviluppo economico Renzo Guccinelli, una delibera che recepisce i contenuti dell’accordo che diventa immediatamente operativo. L’obiettivo è quello di intervenire per attenuare il disagio di migliaia di famiglie debitrici, in stato di difficoltà economica e sociale, individuando alcune iniziative a supporto dell’imprenditorialità ligure. Sono operativi già da oggi gli “sportelli amici” presso le sedi di Equitalia in ciascuna delle 4 province liguri che avranno il compito di informare e supportare l’imprenditore nell’analisi delle problematiche e nell’attivazione delle misure necessarie. L’attività degli sportelli sarà svolta in rete con le Camere di Commercio e le associazioni regionali di categoria delle imprese e dei consumatori che diffonderanno in modo capillare l’iniziativa. Nei prossimi giorni, dopo la firma della convenzione con le banche, sarà attivo un fondo di garanzia, del valore di 3 milioni di euro, rivolto alle micro e piccole imprese liguri a garanzia dei mutui con un importo massimo di 25.000 euro, stipulati con le banche. Il fondo dovrà essere applicato in via prioritaria alle imprese che ne faranno richiesta, in situazioni di difficoltà economica con il pagamento per degli oneri nei confronti di Equitalia, dell’Agenzia delle Entrate e dell’Inps. L’intesa prevede inoltre l’avvio di procedure per agevolare il pagamento dei crediti che le aziende vantano nei confronti della pubblica amministrazione o del sistema sanitario regionale. Una volta certificato il credito il fornitore potrà scegliere se ottenere il pagamento dovuto nei tempi dell’amministrazione o se rivolgersi direttamente alle banche con cui verranno stipulati degli accordi per ottenere subito la liquidazione scontata della somma. Inoltre, a seguito delle richieste delle associazioni dei consumatori, sono allo studio forme di garanzia bancarie, anche per tutelare le famiglie più bisognose alle prese con i debiti.  
   
   
LECCE. VENDOLA CHIUDE BS CAMP: "POLITICHE GIOVANILI PER CAMBIARE AGENDA GOVERNO"  
 
 Bari, 5 giugno 2012 - “Cerchiamo di mettere in campo politiche giovanili che siano un modo di cambiare l’agenda di governo”. Così il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, intervenendo il 2 giugno a Lecce alla giornata conclusiva della quinta edizione del “Bollenti Spiriti Camp” nelle Manifatture Knos. “Qui c’è un grande mercato delle idee, un mercato che dà valore alle esperienze di solidarietà, socialità e innovazione. Tre parole che insieme rappresentano – secondo Vendola - l’unico modo per provare a costruire la tela della fuoriuscita dalla crisi. Credo che il Bollenti Spiriti Camp – ha aggiunto Vendola - sia una delle più belle esperienze che ci sono in Europa. Ora si tratta di non fermarsi qua. Di continuare a mettere in rete. Di costruire un gigantesco network di questo elemento che è economico e sociale, sul filo di un nuovo welfare. Noi cerchiamo di fertilizzare un terreno nuovo dell’economia: quello legato a creatività, conoscenza e solidarietà. E poi cerchiamo anche di accorgerci dei germogli e di farli crescere”. La terza ed ultima giornata del Bs Camp, dedicata alla cittadinanza, si è aperta con la presentazione del nuovo bando di Principi Attivi 2012 per le giovani idee innovative. Per questa terza edizione del bando sono disponibili 4,1 milioni di euro che consentiranno di finanziare un massimo di 165 progetti. “Il Bs Camp non ha tradito le attese - ha aggiunto l’assessore regionale alle Politiche Giovanili, Nicola Fratoianni – è stata una piattaforma aperta, uno spazio da condividere nel quale raccontarsi e confrontare le idee. Sono entusiasta perché in questi giorni c’è stata grande partecipazione. Ho visto tanti ragazzi esporre le proprie e poi ascoltare quelle degli altri, cercare alleanze e metter su relazioni. C’è stato un bel clima, davvero vivo”. Il Bollenti Spiriti Camp ha fatto incontrare centinaia di ragazzi e ragazze pugliesi impegnati nella realizzazione di progetti e attività nei campi del territorio, conoscenza e cittadinanza. Il Bs Camp è stato aperto a tutti quelli che hanno voluto imparare, incontrarsi e condividere in un ambiente libero. I giovani sono stati protagonisti grazie ad un programma che non è stato deciso in anticipo dagli organizzatori, ma costruito dai partecipanti. Negli spazi per le presentazioni e le esposizioni (come il ´mercato delle idee´) hanno potuto parlare agli altri della propria esperienza ed in quelli di approfondimento e discussione (come il ´pensatoio´), incontrare la comunità dei laboratori urbani di bollenti spiriti o quella che si occupa di politiche per i giovani. C’è stato modo anche d’imparare a fare antimafia sociale sul territorio grazie ad un workshop a cura di Libera e Flare. Nelle tre giornate le 227 associazioni, cooperative e imprese giovanili hanno esposto il loro progetto su banchetti mobili a forma di carretto. Alcune realtà ‘speciali’, distintesi per l´originalità dell´idea, il successo imprenditoriale e l´impatto sul territorio, sono invece state protagoniste di specifici momenti d’approfondimento. Nel ‘Cine Camp’, a cura di Apulia Film Commission, è stata proiettata una selezione di opere multimediali di giovani autori pugliesi. Il ‘Fuori Camp’ ha ospitato una serie di performance musicali, organizzate in collaborazione con Puglia Sounds. In particolare si sono esibiti l´orchestra giovanile Musicaingioco Momart e quattro giovani musiciste e autrici pugliesi: Carolina Bubbico, Erica Mou, Mama Marjas e Miss Mykela. Il Bs Camp è stato inoltre l´occasione per presentare i ´Laboratori dal Basso´, iniziativa realizzata con l´Agenzia regionale per la tecnologia e l´innovazione (Arti) per imparare a fare impresa sostenibile. Bollenti Spiriti Camp 2012 è stato ideato e organizzato dalla Regione Puglia, assessorato alle Politiche Giovanili e Cittadinanza Sociale. Le informazioni su bando e procedure sono disponibili su http://bollentispiriti.Regione.puglia.it    
   
   
OGGI A MILANO DIVERSITALAVORO, IL CAREER FORUM PER PERSONE CON DISABILITÀ, STRANIERI E PERSONE TRANSGENDER  
 
Milano, 5 giugno 2012 – Si svolge oggi a Milano, dalle 9.30 alle 16, l’ottava edizione del Career Forum Diversitalavoro, il progetto promosso da Unar (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali), Fondazione Sodalitas, Synesis Career Service e Fondazione Adecco per le Pari Opportunità, che ha come obiettivo quello di favorire l´inserimento nel mondo del lavoro di laureati/diplomati con disabilità, iscritti alle categorie protette e/o di origine straniera. La giornata – che sarà ospitata da Banca Popolare Milano (via San Paolo 12) – sarà aperta per la prima volta anche alle persone transgender e sarà arricchita dalla prima edizione del Diversity Inclusion Award, premio che verrà consegnato ad Abb, Allianz, Ibm e Roche che nel 2011 hanno creato occasioni di lavoro e incluso nella loro azienda persone incontrate durante le edizioni 2011 di Diversitalavoro. Nel corso dell’evento le aziende incontreranno i candidati selezionati tra le persone che avranno inviato il proprio curriculum sul sito www.Diversitalavoro.it  e che avranno ricevuto l’invito per partecipare al career forum. I partecipanti potranno incontrare i manager aziendali (area stand), sostenere un eventuale colloquio individuale (area colloqui) e beneficiare di una consulenza personalizzata su come scrivere il curriculum (cv check). Le offerte di lavoro - oltre 80 - delle aziende che hanno aderito alla giornata riguardano vari settori: marketing, risorse umane, logistica, vendita, finanza, crediti, legale, It, assicurazioni e altri. I profili sono ricercati in tutta Italia. Nell’arco della mattinata sono inoltre previsti seminari informativi per i visitatori del career forum ad ingresso libero e gratuito, della durata di 30 minuti ciascuno, su come redigere un curriculum vitae, come affrontare un colloquio di lavoro e sulle discriminazioni etniche del mondo del lavoro. Per aiutare le persone audiolese sarà messo a disposizione un servizio di interpreti Lis. La partecipazione è gratuita, la registrazione tramite il sito è consigliata, ma chi non riuscisse a farlo può registrarsi il giorno stesso dell’evento presentandosi alla reception. Come nelle edizioni precedenti, la location è messa a disposizione gratuitamente da una delle aziende partner. Quest’anno sarà Banca Popolare Milano ad aprire le porte della propria sede milanese a Diversitalavoro. Le imprese che hanno confermato la propria partecipazione all’edizione di Milano sono A2a, Abb, Allianz, Apple, Arval, Banca Popolare di Milano, Bnl Gruppo Bnp Paribas, Bosch, Ceva Logistics, Danone, Dell, Dow, Edison, Ernst & Young, Foster Wheeler Italiana, Henkel, Jt International Italia, Ibm, Intesa Sanpaolo, L’oréal, Luxottica, Mazars, Microsoft, Michelin Italiana, Pirelli, Quixa, Roche, Terna, Wolters Kluver Italia. Parteciperanno inoltre, con la modalità "Virtual Fair", Eni e Maggiore Rent. Per tutte le informazioni, gli utenti possono cliccare sul sito www.Diversitalavoro.it    
   
   
UMBRIA, SICUREZZA: MARINI, “PER POLITICHE SICUREZZA NECESSARIA L’AZIONE INTEGRATA DELLE ISTITUZIONI”  
 
 Perugia, 5 giugno 2012 - "Le istituzioni umbre hanno da sempre improntato la loro azione ai principi della leale collaborazione ed all´assunzione delle proprie responsabilità. Soprattutto sul delicato tema della sicurezza, che per i nostri cittadini è centrale. Oggi più che mai". E´ quanto affermato dalla presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, intervenuta ieri mattina all´assemblea dell´Anci Umbria (Associazione nazionale dei Comuni italiani), svoltasi alla sala dei Notari a Perugia, alla presenza del Ministro dell´Interno, Annamaria Cancellieri, che la presidente, assieme al Sindaco di Perugia, Wladimiro Boccali, al presidente della Provincia di Perugia, Marco Vinicio Guasticchi, aveva precedentemente incontrato per una riunione operativa sullo stato della sicurezza nel capoluogo di regione. Per la presidente Marini la questione della sicurezza urbana, in particolar modo a Perugia dopo i recenti e gravi fatti di cronaca, "assume ancor più rilevanza" in un periodo come quello attuale, caratterizzato dalla grave crisi economica, ed incide profondamente sullo stesso livello di coesione sociale: "di fronte ad una così pesante situazione economica il ´fattore sicurezza´ potrebbe mettere a rischio la nostra coesione sociale, e condizionare negativamente anche l´economia generale perché la sicurezza coinvolge i cittadini, il lavoro, le imprese". "Perugia - ha ricordato la presidente - è città universitaria, dove risiedono migliaia di studenti ed è nostro dovere garantire loro sicurezza e serenità ed, al tempo stesso, difendere l´immagine di Perugia città universitaria". "Questa - ha aggiunto la presidente Marini - è terra dove l´integrazione e l´inclusione sociale rappresentano un tratto fondamentale della nostra cultura, della nostra identità. In Umbria la comunità di cittadini immigrati regolari, che lavorano nelle nostre imprese, nelle nostre famiglie, conta ben 120 mila persone, mentre nelle scuole umbre la presenza di bambini e giovani immigrati raggiunge una delle percentuali più alte in Italia. Il 40 per cento, infatti, di quanti frequentano le nostre scuole elementari sono di origine extracomunitaria, in alcuni casi già di seconda generazione." "Noi non vogliamo rinunciare al nostro modello, quello dell´inclusione sociale, ma vogliano al tempo stesso - ha affermato la presidente - che la cultura della legalità prevalga sempre e comunque. Purtroppo negli ultimi tempi episodi come le drammatiche rapine in ville, l´uccisione del giovane Luca Rosi, il pesantissimo fenomeno dello spaccio della droga, stanno creando forti tensioni sociali e preoccupazioni per la tenuta della civile convivenza. Per questo, e per scongiurare l´aggravarsi di questo preoccupate quadro, occorrono non solo strumenti adeguati, come il Patto per Perugia sicura, e non basta la pur meritoria azione della magistratura e di tutte le forze dell´ordine. Ma serve una azione sinergica, appunto di leale collaborazione, tra lo Stato, le istituzioni locali e tutti i soggetti deputati a garantire la sicurezza pubblica affinché ogni cittadino a Perugia, come in tutta l´Umbria, si senta e sia sicuro". "L´integrazione degli strumenti e soprattutto l´integrazione degli attori, e dunque dei livelli istituzionali - ha proseguito la presidente - non è uno slogan fine a se stesso, ma è la chiave delle politiche di sicurezza. Per fare sì però che la risposta ai bisogni dei cittadini sia efficace e completa, è necessario l´impegno di tutti i livelli istituzionali, ciascuno per i propri poteri e per le proprie competenze, in un dialogo collettivo che non può vedere come unici partecipanti le città e il governo, ma che deve al contrario valorizzare il ruolo fondamentale di Province e soprattutto Regioni" La presidente ha voluto quindi citare l´impegno concreto della Regione Umbria, tra le prime in Italia a dotarsi di una legge regionale per la sicurezza urbana, grazie alla quale i Comuni hanno potuto accedere ai fondi messi a disposizione dalla Regione per attuare proprie politiche di sicurezza urbana che si sono tradotte nell´assegnazione di contributi per la realizzazione di progetti volti a migliorare la sicurezza delle comunità locali grazie ai quali sono stati finanziati 12 progetti dei 14 pervenuti. La Regione, inoltre, ha orientato la progettualità dei Comuni ponendo dei criteri di priorità verso specifiche aree progettuali quali: gli interventi nei confronti delle vittime dei fatti criminosi; i servizi/interventi a sostegno dell´operatività della polizia locale; gli interventi di prevenzione sociale nei confronti delle aree e dei soggetti a rischio di attività criminose. "Noi facciamo, dunque, la nostra parte, e non scarichiamo sullo Stato né su altri soggetti responsabilità e colpe, perché come Istituzioni regionali e locali ci sentiamo parte dello Stato. E per questo siamo e resteremo fedeli - ha concluso la presidente - al principio della cooperazione e collaborazione, ciò nell´interesse delle comunità che amministriamo".  
   
   
FIGLI E LAVORO, PUNTO CRUCIALE PER LO SVILUPPO DEL PAESE CHIARA VALENTINI: ESSERE MADRI E LAVORATRICI UNA SFIDA QUASI IMPOSSIBILE ANCHE NELL’ITALIA DEL TERZO MILLENNIO  
 
Trento, 5 giugno 2012 - Come mai se i figli sono considerati come uno degli aspetti più belli della vita di tutti noi, il mondo del lavoro ha una tale difficoltà nell’accettare la maternità? E ’questo uno degli interrogativi a cui cerca di dare una risposta il libro inchiesta di Chiara Valentini “O i figli o il lavoro”. Quella dell’ingresso delle donne nel mondo del lavoro e della possibilità di conciliare con questo il loro status di madre è una delle sfide più importanti a cui è chiamato il nostro Paese. O i figli o il lavoro per riprendere il titolo del libro, è la scelta che le donne di oggi giustamente vogliono respingere, perché le rimanderebbe addirittura a una condizione premoderna. E’ una sorta di guerra silenziosa alla maternità delle donne che lavorano quella che emerge dalla lettura di un libro come “O i figli o il lavoro” scritto per i tipi della Feltrinelli dalla giornalista e saggista Chiara Valentini. Un volume quanto mai ricco di spunti di riflessione di cui si è discusso per gli “Incontri con l’autore” proposti dal Festival dell´Economia nella Sala Conferenze della Fondazione Bruno Kessler. Presupposto fondamentale del dibattito l’impossibilità, o quasi, nel nostro Paese di conciliare lavoro e famiglia con le pesanti ricadute che questo ha sia per la nostra società che per la crescita stessa del sistema economico. Ad accendere il dibattito l’intervento di Andrea Ichino, professore ordinario di Economia presso l’Università di Bologna, che si è dichiarato “liberista di sinistra: “Non ci si deve nascondere il fatto che per le aziende e per la produttività i figli sono un costo notevole da sopportare”. Il problema è che in un contesto come quello italiano dove le donne devono fare tutto da sole ci si deve chiedere chi debba sopportare allora questo costo. Per Ichino i soggetti in campo sono quattro: la donna stessa, cui appunto in questo contesto va appunto tutto il peso della maternità, le aziende, lo Stato che in tempi di crisi non ha più risorse, e i padri mariti. E sono proprio questi ultimi a rientrare nell’idea del docente bolognese che guarda ad una ridefinizione del compiti famigliari con un punto di partenza : “Insieme ad altri economisti abbiamo proposto più volte anche al ministro Fornero l’idea della tassazione differenziata sul lavoro femminile. Questo potrebbe cambiare i rapporti di forza all’interno del nucleo famigliare stesso e favorire la donna in ambito lavorativo”. Su posizioni assai diverse, rispetto a quelle di Ichino che non ha dato particolare rilievo alle responsabilità delle aziende per la situazione, la sindacalista Valeria Fedeli, Vicesegretario generale Filctem-cgil che ha evidenziato come in Italia vi sia “un sistema malato nel profondo, come dimostrano ad esempio quelle dimissioni in bianco a cui moltissime lavoratrici devono sottostare, in un contesto in cui di fatto molte aziende discriminano le donne”. Per Valeria Fedeli un libro di inchiesta come quello di Chiara Valentini non fa altro che disvelare in maniera drammatica l’arretratezza culturale del nostro Paese mostrandoci un quadro davvero sconfortante. Anna Maria Tarantola, vicedirettore Generale della Banca d’Italia, ha posto invece l’accento sulla cultura familista di cui è impregnato il nostro Paese anche in questo terzo millennio e che vede la donna comunque inserita in un ruolo preciso e definito dalle convenzioni. Per Anna Maria Tarantola il vero problema si lega al non rispetto delle norme già vigenti in Italia: “Abbiamo delle regole buone nel nostro Paese, basterebbe applicarle ma soprattutto farle applicare e qui è necessario pensare a più controlli”. Il vicedirettore Generale della Banca d’Italia ha anche evidenziato con forza come ci sia la necessità di “una maggiore equità e parità fra uomo e donna anche perché questa avrebbe delle ricadute importanti sulla crescita del sistema Paese”. E’ chiaro, ha spiegato proprio Chiara Valentini nel suo intervento, come in Italia ci sia stata e ci sia anche oggi una politica senza strategie incisive in questo ambito: “I figli sono un bene sociale, un bene di tutti e non solo dei loro genitori ma in Italia a quanto pare se ne sono dimenticati tutti. Se ne è accorta, per fare un esempio, anche la cancelliera Merkel che in una situazione simile alla nostra ha affrontato di petto il problema della scarsa natalità con precise politiche sociali per conciliare il lavoro delle donne con il loro ruolo di madri”. Un esempio da seguire per uscire da una situazione che rende complicatissima la vita delle madri con la speranza di seguire la strada di altri Paesi europei nei quali la scelta di avere figli trova sostegno in politiche pubbliche che vanno dagli asili ai congedi parentali per madri e padri.  
   
   
LE DONNE, "CATEGORIA" SENZA DIRITTI DI CITTADINANZA TRA FAMILISMO E MANCATA LAICITÀ DELLO STATO  
 
Trento, 5 giugno 2012 - "Se un giovane di 28 anni in Inghilterra vive ancora in famiglia, ci si chiede cosa c’è che non va in quest’uomo, se accade in Italia ci si chiede cosa c’è che non va in questa famiglia." Differenze tra due diversi modelli di bamboccioni, uno anglosassone e l’altro mediterraneo? No, è il paradigma del familismo italiano secondo Chiara Saraceno, di uno Stato che ha rinunciato alla sua laicità e che scarica interamente sulla famiglia il peso del welfare e della redistribuzione sociale, restando tra chi in Europa, assieme a Grecia e Malta, spende meno in assoluto per la famiglia, anche tradizionalmente intesa. La sociologa della famiglia autrice di "Cittadini a metà" (Rizzoli) ha discusso l’ 1 giugno al Festival delll´Economia di diritti di cittadinanza negati, di welfare, di famiglia, di giovani e naturalmente di donne con Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, e con le giornaliste Chiara Valentini (l´Espresso) e Tonia Mastrobuoni (La Stampa). Chi sono oggi in Italia i "cittadini a metà", coloro ai quali sono riconosciuti minori diritti di cittadinanza? Chi ha la sfortuna di nascere al Sud, gli immigrati (che nemmeno votano), gli omosessuali, le coppie di fatto, i giovani, e appunto le donne, che sono il 52 % della popolazione e che fanno categoria sociologica a parte, come se le donne non potessero essere anche meridionali, giovani, migranti, omosessuali e non sposate. A negare loro diritti civili fondamentali (al lavoro, al voto, al reddito, alla sicurezza sociale, ma anche all´integrità fisica) è "la mancata laicità dello Stato" e l´imperante familismo di cui è connotata la cultura politica e sociale italiana. "Alla famiglia - afferma Chiara Saraceno - vengono affidati i meccanismi di redistribuzione e di protezione sociale degli individui, rafforzando con ciò le disuguaglianze e la mancata autonomia degli individui. Il problema non è però dato dal peso e dall´ingerenza della Chiesa, che fa quel che fa perchè, in Italia, se lo può permettere, ma è lo Stato, un paese nel quale un presidente del Consiglio appena nominato (Berlusconi) si reca in visita in Vaticano e, senza che vi sia alcuna sollevazione parlamentare, nemmeno da parte della sinistra, e dell´opinione pubblica, si impegna a non promuovere leggi che possano dispiacere al papa". Ma, tornando ai diritti negati, è sul welfare che si gioca il loro riconoscimento, immaginando che la funzione del welfare sia una funzione di cittadinanza piena: "Per quanto riguarda le donne - dice Susanna Camusso - è persino esagerato dire che siano considerate cittadine a metà. Una condizione che si gioca all´interno del rapporto, ambiguo, che c´è tra il pensiero ideologico della famiglia e ciò che lo Stato non offre sul piano del welfare. I singoli individui, non la famiglia, devono essere gli attori del patto sociale". Familismo, mancata laicità dello Stato, cultura maschilista spiegano così, per Chiara Valentini, perchè mai in Italia "il tema della donna sia quello peggio trattato". "Con il governo Berlusconi si è fatto di tutto per far tornare le donne a casa a gestire il welfare che lo Stato non voleva più assicurare perchè considerato un costo e quindi tagliabile, con il governo Monti e la ministra Fornero si è promesso di affrontare il problema ma invece lo si è complicato".  
   
   
FRA INFANZIA E FAMIGLIA LE SFIDE DA AFFRONTARE NELL’ITALIA DELLE DISUGUAGLIANZE  
 
Trento, 5 giugno 2012 - E’ un Paese chiamato a confrontarsi con croniche mancanze e problemi ormai non più procrastinabili quello che emerso nei primi tre “Incontri con l’autore” del Festival dell´Economia. I problemi sono quelli dei minori raccontati nel libro “Atlante dell’Infanzia (A rischio)” con dati inquietanti relativi alla povertà in questo terzo millennio. Altro aspetto importante è quello che lega la famiglia ed il welfare analizzato nel libro di Francesco Billari “Teniamo famiglia. Politiche di sostegno: che cosa si può fare di più e meglio”. E anche qui si evidenzia una situazione in progressivo deterioramento se non si prendono decisione coraggiose per una vera riforma. Daniele Cecchi nel suo “Disuguaglianze Diverse” propone un´analisi delle tante disuguaglianza, da quelle di reddito, di genere a quelle legate ai consumi, alla salute e della tassazione, con cui ci confrontiamo nel nostro quotidiano. E’ un ricerca che non può certo lasciare indifferenti quella proposta nel libro “Atlante dell’infanzia (A rischio)” scritto per Save The Children da Giulio Cederna e Raffaela Milano. Un volume che l’ 1 giugno è stato al centro del primo appuntamento del Festival per “Incontri con l’autore” nella Sala conferenze della Fondazione Kessler con la discussione animata anche, oltre che dagli autori, dagli interventi di Valeria Manieri e Giorgio Meletti. Nel libro si ricostruisce, con una mappa informativa accurata ed estremamente precisa, la storia dei bambini in Italia dal Risorgimento ai giorni nostri. Accanto a tante curiosità come quelle legate ai luoghi in cui giocano i bambini o magari a quante ore della giornata possano trascorrere davanti alla televisione, ci sono poi i dati più drammatici. Il primo, sottolineato anche da Valeria Manieri dirigente nazionale dei Radicali Italiani, è il fatto che almeno un quarto dei minori oggi in Italia siano, in questo 2012, a rischio povertà. Questo in un quadro, altrettanto grave, di una nazione divisa a metà in cui la grave situazione dell’occupazione femminile, nel contesto di un welfare sempre più debole, ha forti ed inevitabili ricadute anche sulla qualità della vita dei minori. Proprio quella del welfare diventa dunque una delle sfide più urgenti ma in questo momento di crisi e di mancanza di risorse la situazione di potrebbe ulteriormente deteriorare ed una povertà destinata a dilagare fra le famiglie che hanno più minori nel loro nucleo. Giorgio Meletti, giornalista de "Il Fatto Quotidiano", ha evidenziato invece alcune chicche del libro come quella legata al fatto che siano i bambini del Sud quelli ad uscire in maniera minore dalle mura domestiche per giocare mentre la provincia in cui i bimbi giocano maggiormente all’aperto è il Trentino. Sia Raffaella Milano che Giulio Cederna hanno voluto sottolineare come vi siano nodi irrisolti che l’Italia si trascina da anni e che devono essere risolti. Fra questi quello , eclatante, degli oltre cinquecentomila minori nati nel nostro Paese da immigrati e che non hanno diritto di cittadinanza. Nel pomeriggio Francesco Billari, ordinario di demografia all’Università Bocconi, ha presentato il libro “Teniamo famiglia. Politiche di sostegno: che cosa si può fare di più e meglio”, in un confronto con Lorenzo Robustelli, giornalista de “Il Secolo Xix” e Alessandro Rosina, demografo alla Cattolica di Milano. Un volume che fin dal titolo punta ad individuare un possibile nuovo modello di welfare in Italia in grado di rispondere ai nuovi modelli di famiglia. Modelli assai diversi da quelli del passato che richiedono nuove risposte magari guardando anche alle soluzioni collaudate da altre nazioni nel mondo. “In tempi di crisi, e di drastici tagli alla spesa pubblica - scrive Billari - dove resta ancor più centrale la politica verso le famiglie. Investire nei bambini, nelle donne e proteggere i soggetti deboli sono investimenti centrali per la società e per l’economia del presente e, soprattutto, del futuro”. Billari ha sottolineato come il suo libro sia basato sui dati del rapporto Ocse ed essi siano riferiti al periodo prima di questa crisi evidenziando come siano purtroppo da leggere in una maniera ancora più negativa per un’Italia quasi sempre fanalino di coda a livello globale quando si parla di welfare. Una sfida cruciale dunque quella legata alle politiche per la famiglia che deve portare anche a delle scelte importanti anche nell’analisi dei pro e i contro del modello liberale e del modello socialdemocratico. L’obiettivo è quello di per andare oltre, per sperimentare e tracciare nuove strade possibili. Ma una scelta va fatta ed appare sempre più urgente e non più procrastinabile. L’ultimo spazio della prima giornata del Festival per gli “Incontri con l’Autore” è stato dedicato a Daniele Cecchi e al suo “Disuguaglianze Diverse”. Insieme all’autore ne hanno discusso Andrea Brandolini, docente alla Statale di Milano, Linda Laura Sabbadini, del Dipartimento per le Statistiche sociali ed ambientali dell’Istat e Michele Salvati docente di Economia politica alla Statale di Milano. Tantissimi gli spunti offerti da un volume che affronta le diverse dimensioni in cui si manifesta la disuguaglianza nella vita delle persone in Italia. L’obiettivo principale è quello di mostrare come tale fenomeno non è riconducibile a una sola chiave di lettura, interrogandosi sulle politiche che possono essere intraprese per ridurlo a livelli accettabili. Fra i problemi più gravi quello legato alla mancanza di mobilità sociale in Italia come ha sottolineato Linda Laura Sabbadini:"questa mobilità non ci può essere senza un percorso equo nella formazione che nel nostro Paese è ancora condizionato pesantemente dalla classe sociale di appartenenza di ogni persona".Importante anche evidenziare come lo stesso concetto di disuguaglianza abbia più dimensioni e non si possa parametrare la qualità della vita delle persone solo in base al loro reddito.  
   
   
ADOZIONI: LE FUNZIONI AFFIDATE ALLA COMUNITÀ E AL COMUNE DI TRENTO  
 
 Trento, 5 giugno 2012 - La Giunta provinciale, su proposta dell´assessore alla salute e alle politiche sociali Ugo Rossi, ha confermato l’ 1 giugno l´affidamento di funzioni e compiti in materia di adozione al Comune di Trento e ad alcune Comunità di Valle, a partire dal 1° settembre 2012. "Quello di oggi è un passaggio importante - ha evidenziato l´assessore Rossi - perché affidiamo alle Comunità questo delicatissimo servizio e le mettiamo in grado di seguire con attenzione e competenza le famiglie adottive. E questo grazie anche a un incremento del monte ore per lo svolgimento dei compiti affidati importante, pari a quasi 100 ore alla settimana. Questo incremento consente di garantire continuità operativa tra la fase pre-adottiva e la fase post-adottiva e qualità e specializzazione di intervento in tutto il territorio provinciale, anche per gli interventi relativi all’accompagnamento e sostegno delle famiglie adottive nella delicata fase del post-adozione, attualmente affidati in molti territori della Provincia ad operatori non specializzati sull’adozione. La famiglia che adotta ha quindi la sicurezza di essere seguita in tutto il percorso dalla stessa figura professionale". "In materia di adozioni - ha quindi proseguito l´assessore Ugo Rossi - va segnalato anche che nella nostra realtà provinciale non si registra per il momento nessuna diminuzione del fenomeno, a differenza che nel resto d´italia". In Trentino, il numero di bambini adottati con adozione internazionale, in base al report annuale redatto dalla Commissione adozioni internazionali di Roma, è cresciuto nel 2011 (62 bambini) rispetto al 2010 (45 bambini). L’andamento del numero delle coppie di aspiranti all’adozione nel triennio 2008-2010 (il 2011 non è ancora disponibile) è stato rispettivamente di 72, 79 e 77 (con una diminuzione di 2 unità nel 2010 rispetto al 2009, ma un aumento di 5 unità rispetto al 2008). La deliberazione approvata oggi dalla Giunta provinciale è una prosecuzione attuativa di una precedente delibera (la n. 62 del 20 gennaio 2012) e va ad adottare e dettagliare le deroghe al blocco delle assunzioni da parte delle Comunità affidatarie, per consentire loro lo svolgimento dei compiti e funzioni affidate. L´assetto organizzativo della competenza sociale in materia di adozione nazionale ed internazionale e lo schema di disciplinare tra Provincia e Comunità prevede: l’affidamento tramite disciplinare di interventi di accompagnamento all’adozione nazionale ed internazionale a 6 Comunità, che devono realizzarli in tutto il territorio provinciale in regime di continuità operativa tra le due fasi del procedimento adottivo: pre-adottiva e post-adottiva. Questo per superare l’attuale situazione di disomogeneità territoriale. Si ricorda che l´affidamento è sperimentale per tre anni, per consentire la verifica sul campo della sua validità; il mantenimento in capo alla Provincia della titolarità della competenza con le conseguenti funzioni di programmazione, la gestione di alcune attività in base al criterio di efficienza (ad esempio l’informazione e preparazione degli aspiranti all’adozione) e la formazione continua del personale. Vengono inoltre assicurate le risorse e si prevede una deroga al blocco delle assunzioni da parte delle Comunità affidatarie per consentire l’assunzione o la sostituzione di personale. La deliberazione approvata oggi dalla Giunta provinciale, quindi, individua le 6 Comunità affidatarie (competenti anche per altre Comunità), fissa il monte ore per lo svolgimento dei compiti affidati a un totale di 237 ore settimanali complessive e le dettaglia per ciascuna Comunità: Territorio Valle dell’Adige: 90 ore settimanali. Bacino territoriale di riferimento: Territorio Valle dell’Adige, Comunità Rotaliana-konigsberg, Comunità della Paganella, Comunità della Valle di Cembra e Comunità Valle dei Laghi; Comunità della Vallagarina: 49 ore settimanali. Bacino territoriale di riferimento: Comunità della Vallagarina, Comune di Rovereto e Magnifica Comunità degli Altopiani Cimbri; Comunità Alta Valsugana e Bersntol: 36 ore settimanali. Bacino territoriale di riferimento: Comunità Alta Valsugana e Bersntol, Comunità Valsugana e Tesino, Comunità di Primiero; Comunità della Valle di Non: 24 ore settimanali. Bacino territoriale di riferimento: Comunità della Valle di Non e Comunità della Valle di Sole; Comunità Alto Garda e Ledro: 24 ore settimanali. Bacino territoriale di riferimento: Comunità Alto Garda e Ledro e Comunità delle Giudicarie; Comunità Territoriale della Valle di Fiemme: 14 ore settimanali. Bacino territoriale di riferimento: Comunità Territoriale della Valle di Fiemme e Comun General de Fascia.  
   
   
ADOZIONI INTERNAZIONALI, REGIONE TOSCANA A SOSTEGNO DELLE COPPIE CHE HANNO CONTRATTO PRESTITI  
 
 Firenze, 5 giugno 2012 – Un contributo di 200 mila euro messo a disposizione dalla Regione per la copertura degli interessi maturati sui prestiti contratti dalle coppie residenti in Toscana durante il percorso di adozione internazionale. Pochi giorni fa è stato pubblicato sul Burt il bando contenente le modalità per accedere al finanziamento regionale. Per la presentazione delle domande c’è tempo fino al prossimo 28 agosto. Nel bando sono previste due diverse graduatorie, a seconda della posizione delle coppie, rispetto al procedimento adottivo, al momento in cui è entrata in vigore (il 10 dicembre 2009) la legge regionale 70 che disciplina gli interventi di sostegno nei casi di adozioni internazionali. La prima graduatoria riguarda le coppie che in quella data avevano ottenuto il decreto di idoneità ad adottare, senza aver tuttavia concluso il procedimento con la trascrizione del provvedimento di adozione. La seconda invece riguarda le coppie che, dopo il 10 dicembre 2009 (e fino al periodo di validità del bando), hanno già concluso il procedimento avendo ottenuto il decreto di idoneità ad adottare e la trascrizione del provvedimento di adozione. Requisiti di entrambi i componenti della coppia per avere accesso alle graduatorie: residenza in un Comune toscano, titolarità di un reddito imponibile complessivo, ai fini Irpef, non superiore a 70 mila euro, conferimento di incarico ad un Ente Autorizzato all’adozione internazionale, attivazione di un prestito per la copertura delle spese, ottenimento del decreto di idoneità ad adottare e, solo per la seconda graduatoria, trascrizione del provvedimento di adozione nei registri dello Stato Civile. La presentazione della domanda al Settore ‘Politiche di contrasto al Disagio Sociale’ della Regione Toscana (via di Novoli 26, 50127 Firenze) può avvenire in vario modo: posta ordinaria, consegna manuale, posta certificata, fax. Informazioni, orientamento e assistenza per compilare le domande si possono ottenere contattando l’Urp della Regione Toscana (Numero Verde 800 860070, urp@regione.Toscana.it , aperto lunedì, mercoledì e giovedì dalle 9 alle18 ed il martedì ed il venerdì dalle 9 alle 13,30), visitando il sito del Centro Regionale di documentazione per l’infanzia e l’adolescenza oppure presso i Centri Adozione di Area Vasta: Centro Adozioni Firenze, Via Palazzuolo 12 tel. 055.2616414 / 416, centro.Adozioni@comune.fi.it  Centro Adozioni Pisa, Via Saragat 24 tel. 050.954116, ml.Ciompi@usl5.toscana.it  Centro Adozioni Prato, Via Roma 101 tel. 0574.1836479, apmf@po-net.Prato.it  Centro Adozioni Siena, Via dei Pispini 162 tel. 0577.40799, centro.Adozioni@comune.siena.it  Bando, modulo domanda e lista documenti da presentare http://toscana-notizie.It/wp-content/uploads/2012/06/adozioni-internazionali.pdf     
   
   
L’ITALIA? UN PAESE ANCORA MASCHILISTA  
 
 Trento, 5 giugno 2012 - L’articolo 56 del decreto legge sul lavoro del ministro Elsa Fornero prevede un giorno di assenza obbligatoria dal lavoro per i neo papà, iniziativa già indicata nei blog “papà per un giorno”, e che l’ 1 giugno al Festival dell’Economia di Trento, durante l’incontro “Stabilità della famiglia e rivoluzione nel ruolo delle donne”, grazie all’intervento di Gosta Esping Andersen, dimostra di essere in linea con le tendenze dell’evoluzione della famiglia italiana. “In Italia – spiega Andersen – la rivoluzione femminile non è ancora matura”. Per avere tassi di natalità più alti e matrimoni più duraturi infatti, gli uomini dovrebbero iniziare ad apportare il loro contributo alla famiglia. In altre parole le pari opportunità devono entrare nelle dinamiche famigliari. L’incontro, mediato dalla giornalista dell’Unità, Maria Serena Palieri, ha messo in luce come negli ultimi dieci anni le statistiche dimostrino un’inversione di rotta nei paesi scandinavi, mentre nell’area sud dell’Europa, con particolare riferimento all’Italia seguita da Spagna e Portogallo il trend è rimasto lo stesso di quarant’anni fa. Gøsta Esping-andersen, direttore dell’unità di ricerca del Demosoc all’Università Pompeu Fabra di Bercellona, ha così parlato di “abisso italiano” in merito alla capacità della nostra società famigliare di cambiare tendenze. “Il contributo maschile alle attività domestiche – spiega il professore – è solo del 20 % in Italia. A differenza della Danimarca che ha un tasso pari al 42% e della Germania che raggiunge il 35%”. Conseguentemente la natalità in Italia è ancora bassa con 1,3 bambini per famiglia, negli Stati Uniti e in Danimarca si raggiunge quota due bambini per famiglia. Per spiegare questa grande inversione di rotta di alcuni paesi occidentali il professore Andersen ha evidenziato come il ruolo della donna nella società abbia avuto una fortissima influenza. Quarant’anni fa, infatti, le donne istruite erano quelle che riscontravano una vita matrimoniale poco soddisfacente, che andavano incontro a maggiori divorzi e che registravano un bassissimo tasso di natalità. Al contrario, la donna poco istruita che svolgeva prevalentemente un ruolo domestico, poteva vantare matrimoni duraturi e capaci di portare a nuclei famigliari ampi. Insomma, maggiore istruzione voleva dire un minor tasso di natalità. Sorprendentemente però, ciò che sembrava ormai essere una catastrofica tendenza, ha virato in favore delle donne con un elevato tasso di istruzione. Per esempio “negli Stati Uniti – evidenzia Andersen – chi ha un basso livello di istruzione registra una percentuale di divorzi pari al 40%, al contrario di chi ha un alto livello di istruzione che ha solo il 20% di possibilità di andare in contro a una separazione”. I paesi dell’area iberica però hanno ancora da mettere in atto questo cambiamento. È sufficiente guardare come rispondono le donne della Danimarca alla domanda “Non vuole dei figli?”, nessuna ha risposto positivamente al contrario della Spagna, dove il 5% ha risposto “sì”. Andersen però rivela un cambiamento positivo. Infatti, i nostri paesi non ridurranno la loro popolazione a un quarto di quella odierna. Sarà sufficiente apportare delle modifiche nei nostri comportamenti e attendere, quindi, che la rivoluzione femminile giunga al termine. Per questo il professore ha concluso il suo intervento parlando del ruolo che devono avere le istituzioni in una società: “ È necessario apportare qualche accorgimento a favore della nuova famiglia. Una famiglia dove entrambi i genitori lavorano e che quindi hanno bisogno di strutture e provvedimenti di appoggio”.  
   
   
GIOVANI:SCELTE SU FUTURO SIANO LIBERE  
 
Milano, 5 giugno 2012 - ´La famiglia non proietti le proprie aspirazioni sulle scelte dei figli. È giusto che i giovani siano protagonisti delle loro scelte ed esprimano le proprie attitudini´. Lo ha detto l’ 1 giugno l´assessore regionale allo Sport e Giovani, Luciana Ruffinelli, intervenendo in occasione di uno dei workshop, promossi da Regione Lombardia, che animano gli ostelli milanesi in concomitanza con l´Incontro mondiale delle famiglie. Oggi, infatti, l´assessore Ruffinelli ha visitato due delle strutture cittadine: l´ostello Olinda e la Sosta Solidale. All´ostello Olinda, nella mattinata di oggi, si è svolto il Laboratorio, ´Raccontami la tua scelta´, dedicato al ruolo della famiglia nella definizione del cammino formativo e professionale dei figli. Luciana Ruffinelli, insieme a esperti del mondo dell´orientamento, della formazione e dell´educazione, ha ascoltato le osservazioni dei giovani presenti e illustrato l´insieme dei fattori che possono aiutare a sviluppare le proprie attitudini per accedere al mondo del lavoro in modo conforme alle proprie scelte. ´Queste iniziative - ha ribadito l´assessore - sono la dimostrazione tangibile della forte attenzione della Regione nei confronti dei giovani, sia quelle organizzate nel contesto dell´Incontro mondiale delle Famiglie, sia tutte le altre, che appartengono alla policy di Regione Lombardia. In questo momento, oltre a quelle rivolte, nello specifico, ai giovani, sono in atto azioni di sostegno alla formazione, allo start-up di nuove aziende, ai talenti emergenti nei campi della moda e della musica e, non ultimo, alle case destinate alle giovani coppie´. ´I giovani - ha detto in conclusione Luciana Ruffinelli -devono maturare in se stessi le loro scelte e la famiglia deve considerarle non come una proiezione delle proprie aspirazioni, ma come espressione delle inclinazioni dei figli. Solo così, la futura società potrà essere costituita da giovani uomini e donne che esplicano appieno le proprie caratteristiche e attitudini´.  
   
   
DAL WELFARE ALLA VECCHIA, CARA SOLIDARIETA´ FAMILIARE  
 
Trento, 5 giugno 2012 - La crisi ci sta facendo capire che il modello economico degli ultimi decenni con il suo crescendo di consumismo non può durare all’infinito. E’ necessaria una redistribuzione dei beni materiali e immateriali tra le generazioni. Com’è cambiata la solidarietà intrafamiliare negli ultimi decenni? Con la crisi economica che ha mandato in tilt anche il welfare che ci eravamo faticosamente costruiti, la famiglie hanno l’ingrato compito di riprendere in mano quella solidarietà intergenerazionale che era proprio del passato. Basti pensare all’aiuto necessario alle giovani coppie da parte di genitori o suoceri per l’acquisto della prima casa. Per moltissimi senza quel “regalo” non si compra. E’ stata, al Festival dell´Economia, l’ 1 giugno una lezione di vita quello di Remo Bodei – che insegna filosofia alla Ucla, dopo molti anni alla Normale di Pisa – nel senso che ha parlato della vita dell’essere umano, delle sue varie fasi e di come queste sono variate nel corso della storia per arrivare ai giorni nostri. Ma a che età si diventa adulti oggidì? A 30, a 35 a 40 anni? I rivoluzionari cambiamenti della società – spesso indotti dalle nuove tecnologie - hanno profondamente cambiato riti e tempi che erano rimasti inalterati per secoli. Il filosofo ha preso a modello le tre fasce di età di aristoletiana memoria. “Ma le fasi della vita si sono modificate. Oggi l’infanzia e la vecchiaia si sono allargate a discapito della età di mezzo, quello che noi chiamiamo età adulta. Non solo in quantità – ha rincarato Bodei – ma anche in qualità: pensate alla tragica ironia di dire oggigiorno che i giovani sono quelli che hanno più speranza per il futuro!” Ben introdotto da Armando Massarenti – responsabile delle pagine di scienza e filosofia del Sole 24 Ore – Remo Bodei si è poi soffermato sul welfare, partendo dalle sue origini: “Non tutti sanno che il suo ‘inventore’ fu Bismarck che creò le pensioni di vecchiaia e di malattia e che la sua introduzione in Italia fu opera di Giolitti, nell’anno 1900, con il chinino di Stato”. Ma da uno stato sociale che funziona si passa ai problemi dei giorni nostri. E infine – il folto uditorio che ha riempito gli oltre 100 posti del salone di palazzo Geremia probabilmente la stava aspettando - non poteva mancare la famigerata “crisi”: “Il drastico ridimensionamento che stiamo vivendo ha messo un crisi un secolo e mezzo di conquiste sindacali ed economiche, costringendoci a dare più considerazione ai valori immateriali come ad esempio l’amicizia, lo sport: quelli per intenderci che non si misurano con il Pil”. Ma non solo, la crisi ha anche scardinato secondo il filosofo, il rapporto intergenerazionale “figlio – padre – nonno”: “E’ tornata d’attualità la cosiddetta solidarietà familiare che si esplica sia dal punto di vista affettivo che da quello economico”. Un passaggio tra generazioni che non riguarda solo le persone ma anche le cose: “Gli oggetti, con le eredità, vivono più vite e attraversano le generazioni. Questa – chiamiamola – cultura della generosità circolare diventa fondamentale in tempi di crisi. Abbiamo capito – ecco il nocciolo della lezione di Bodei – che questo sistema economico d’accaparramento materiale non può durare all’infinito: serve una redistribuzione dei beni materiali e immateriali tra le generazioni. Una sorta di etica della redistribuzione in cui tutti cercano di dare per quanto hanno ricevuto se non di più. Una grandezza d’animo che risolverebbe molti problemi”. Una chiusura che il lungo applauso finale ha ben sottolineato.  
   
   
CONTRO LE DISEGUAGLIANZE INVESTIRE IN UNA FORMAZIONE DI QUALITA´  
 
Trento, 5 giugno 2012 - “Sempre più divisi: perché le disuguaglianze continuano a crescere”. Negli ultimi trent’anni le disuguaglianze sono aumentate in tutti i Paesi dell’Ocse, anche nei paesi più talentuosi come quelli scandinavi. Molteplici le cause: la globalizzazione, i mutamenti all’interno della famiglia, la riduzione dei salari. La più grave però, riguarda la discrepanza tra le competenze di coloro che cercano lavoro e le figure professionali di cui le imprese hanno bisogno. Questo è il contesto in cui si è sviluppato il rapporto Ocse sulle disuguaglianze, presentato nell’incontro dell’ 1 giugno proprio presso la sede di Trento, nell’ambito del Festival dell’Economia 2012. Di fronte a questo trend negativo, come agire? Secondo l’Ocse non esiste un’unica ricetta, ma sicuramente la chiave di volta è investire nelle persone e nella formazione di qualità. Barbara Ischinger, direttrice del Dipartimento Educazione Ocse spiega come l’azione debba partire fin dalla scuola dell’infanzia e come gli insegnanti giochino un ruolo fondamentale. In riferimento a questo ha portato l’esempio degli istituti scolastici considerati virtuosi perché hanno un basso, o addirittura nullo, tasso di bocciature: “In questo caso” ha spiegato la direttrice, “gli insegnanti, conoscendo gli alunni e riconoscendone fin da subito i deficit, danno loro un’assistenza speciale”. Sempre in riferimento al ruolo degli insegnanti, Barbara Ischinger spiega: “Oltre a dare le competenze generiche di base, come leggere, scrivere e far di conto, gli insegnanti devono aiutare i bambini ad essere creativi, ad analizzare i problemi e ad essere flessibili, perché le professioni del futuro saranno caratterizzate dalla flessibilità”.Bruno Dallago, preside della Facoltà di Sociologia dell’Università di Trento, ha presentato il contesto storico e sociale studiato dal rapporto Ocse. “Le diseguaglianze rappresentano il problema centrale della crisi in atto. Questo, nel nostro Paese, è un dato meno pesante ma la crisi lo sta acuendo. La preparazione delle nuove generazioni è determinante. L’approccio educativo deve essere quello del problem solving, bisogna insegnare le procedure dell’apprendimento e a saper interpretare il problema”. Sergio Arzeni, direttore del Centro per l’Imprenditorialità, le Pmi e lo Sviluppo Locale dell’Ocse a Parigi, ha concluso portando una riflessione incentrata su dati di confronto con gli altri paesi europei, sottolineando le esperienze talentuose, come il sistema duale alla tedesca e l’investimento sull’esperienza lavorativa in età precoce (14 anni) che porta l’Olanda ad avere il minor tasso di disoccupazione giovanile in Europa.  
   
   
INVESTIRE SUI GIOVANI: LA STRATEGIA ANTI-BAMBOCCIONI  
 
Trento, 5 giugno 2012 - Dito puntato sulla cultura tutta italiana, che legge l’allontanamento dalla casa dei genitori come un dramma. Ma anche sulle scelte politiche e sulla difficile condizione economica che pesano soprattutto sulle spalle dei giovani italiani. Per il demografo Francesco Billari, dati alla mano, i bamboccioni in Italia esistono davvero. Le conseguenze sono un alto costo sociale, uno sviluppo frenato e nuove fratture create da diseguali opportunità. La soluzione? Estendere con coraggio i diritti di partecipazione dei giovani alla vita pubblica e investire in formazione, importando le migliori pratiche dai Paesi nordici e dal mondo anglosassone. Da una discussa definizione dell’ex ministro Padoa Schioppa, a un fenomeno che è alla radice della deriva economica italiana: i “bamboccioni” conquistano l’attenzione del Festival dell’Economia di Trento, che dedica proprio a loro il primo degli incontri del ciclo “Parola chiave”. Un fenomeno tipicamente italiano, quello dei giovani tra i 18 e i 34 anni che stentano a lasciare la casa dei genitori: sono ben oltre il 50%, una quota che assegna al nostro Paese un poco lusinghiero primato di immobilismo sociale. Ma siamo davvero bamboccioni? «I dati confermano che purtroppo questo fenomeno esiste nel nostro Paese – ammette l’ 1 giugno il professor Francesco Billari dell’Università Bocconi di Milano. I giovani sono pochi e mal utilizzati. Con circa 9,5 milioni di giovani (dati 2010), l’Italia è infatti il Paese con la minor popolazione giovanile del mondo. Le ragazze italiane escono da casa mediamente a 27 anni, in netto aumento rispetto ai 23 anni, età in cui si usciva negli anni ‘40. Il primo figlio oggi arriva a 32 anni, rispetto ai 25 degli anni ’40. Una media che, in effetti, rileva una diversità italiana rispetto all’Europa, soprattutto rispetto ai Paesi nordici in cui l’uscita di casa avviene attorno ai 19-20 anni». Ma di chi è la colpa? Dei giovani o del sistema? «Il fenomeno dipende sia dai fattori di spinta ad abbandonare il luogo di partenza, sia da quelli di attrazione, verso altre mete», ha commentato Billari. «La colpa è in parte da attribuire ad un substrato culturale: la naturale insofferenza degli italiani rispetto all’idea di partire; un’alta soddisfazione di chi co-risiede (soprattutto delle madri); una bassa mobilità territoriale e invece un’alta prossimità abitativa quando si lascia. Tuttavia incidono anche altri fattori di tipo economico e politico, come un mercato del lavoro segregato e un alto tasso di disoccupazione giovanile, la mancanza di abitazioni di affitto e la presenza di un sistema universitario che non incentiva la mobilità (la cosiddetta “università sotto casa”). La lunga transizione dei giovani ha un costo economico enorme per il nostro Paese e introduce una forte diseguaglianza nelle opportunità. Il problema alla base è lo scarso investimento in capitale umano. Si stima infatti che ogni anno in più trascorso a casa dai genitori causi una perdita di capitale umano pari a circa quattro mesi di studio in meno. Ma occuparsi dei giovani è fondamentale perché alcune cose si fanno efficacemente solo da giovani. Tra queste l’istruzione: o si investe in modo convinto sul lifelong learning oppure si deve puntare in modo più deciso e capillare alla formazione dei giovani». Billari ha citato a questo proposito il caso della Corea del Sud, dove l’investimento in istruzione pianificato a partire dagli anni ’70 si sta ripagando oggi con una popolazione quasi completamente scolarizzata. Una situazione che, invece, in Italia non si avvererà per la mancanza di investimenti fatti al momento giusto. Ma come funziona negli altri Paesi? «Nei Paesi nordici è alto il sostegno ai giovani con borse di studio e incentivi alla mobilità fino all’ingresso nel mondo del lavoro: un modello efficace ma piuttosto costoso – commenta Billari. Un altro modello, liberista, che funziona è quello anglosassone dove i giovani vengono incoraggiati ad uscire dalla casa dei genitori. È poi il mercato che, attraverso un sistema di prestiti e agevolazioni, seleziona il merito. Ma questa opzione però lascia aperte questioni di disuguaglianza sociale. Possiamo senz’altro prendere spunto da queste esperienze, ma anche agire su alcune anomalie tipiche del nostro Paese. In Italia, in termini di pieno godimento di tutti i diritti, ad esempio, si diventa davvero adulti a 40 anni. Pensiamo all’opportunità di candidarsi per il Senato. Ecco qualcosa su cui possiamo più velocemente intervenire. Anche perché questo tema, del resto, ha molto che vedere anche con l’immagine stessa del nostro Paese».