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MARTEDI

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Notiziario Marketpress di Martedì 15 Dicembre 2009
BORGHEZIO: "L´UE CONSENTA L´USO ESCLUSIVO DELLA DENOMINAZIONE LOCALE O DIALETTALE DEI PRODOTTI ALIMENTARI"  
 
Bruxelles - L´on Borghezio, traendo spunto dalle recenti rigide applicazioni della norma del regolamento (Ce) numero 2065/2001 relativa all´informazione dei consumatori nel settore della pesca e dell´acquacultura sul punto relativo alla utilizzazione dei dialetti locali nella denominazione dei prodotti alimentari ha rivolto un interrogazione alla commissione ed al consiglio per chiedere se non intendano recepire l´indicazione che viene sia da parte dei rivenditori sia da parte dei consumatori " e consentire l´uso anche esclusivo della denominazione locale o dialettale sulle etichettature degli stessi prodotti alimentari?". Nella sua interrogazione Borghezio sottolinea che " gli stessi consumatori fanno rilevare che la denominazione tradizionale dei prodotti della pesca consente al più largo pubblico di poter individuare con certezza la specie, posto che in moltissimi casi il prodotto è conosciuto esclusivamente con la denominazione locale; La Commissione non intende recepire questa motivata indicazione da parte dei produttori e dei consumatori e consentire l´uso anche esclusivo della denominazione locale o dialettale sulle etichettature degli stessi prodotti alimentari?" .  
   
   
PARLAMENTO EUROPEO DISCUTE DELLA CRISI AGRICOLA  
 
Il tema della crisi agricola approda al Parlamento Europeo, grazie alle sollecitazioni delle Regioni italiane. In seguito alla audizione svoltasi a Bruxelles, voluta e richiesta dall´asessore Dario Stefàno nelle sue vesti di coordinatore della Commissione politiche agricole nazionale , nella Plenaria del 14 dicembre a Strasburgo è stato inserito un ordine del giorno relativo alla "Crisi dei settori agricoli diversi da quello del latte". Un appuntamento anticipato dallo stesso presidente della Commissione Agricoltura della Commissione Europea Paolo De Castro, dopo l’incontro dell’ 1 dicembre scorso a Bruxelles con l’Assessore alle Risorse agroalimentari della Puglia Dario Stefàno. “Grazie alla sensibilità del presidente De Castro e della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo – sottolinea Stefàno - possiamo immediatamente sperimentare, e ci auguriamo anche mettere a frutto, il meccanismo della codecisione introdotto dal Trattato di Lisbona dal 1 dicembre scorso e che ha consentito l’inserimento all’ordine del giorno di una "interrogazione orale" rivolta alla Commissione Europea sul tema della crisi nei settori cerealicolo, olivicolo e ortofrutticolo”. “Quella di di oggi è una data importante, oltre che storica – spiega Stefàno – perché il dibattito che scaturirà dalla Plenaria potrà consentire alla Commissione di proporre interventi o misure anticrisi analoghi a quelli già adottati per il latte. Sono particolarmente soddisfatto perché è un´ ulteriore conferma di quanto sia utile che tutto il Sistema delle Regioni continui a restare unito nel ricercare ogni risposta possibile alle difficoltà che il comparto agricolo sta vivendo”. .  
   
   
WORKSHOP DI INNOVAZIONE SUI NUOVI IMBALLAGGI ALIMENTARI  
 
Il 4 marzo 2010 si terrà a Brno (Repubblica ceca) un workshop di innovazione sui nuovi imballaggi alimentari. Il workshop di innovazione si articolerà in due sessioni: conferenze su nuove tecnologie e accettazione dei consumatori durante la mattinata e un evento di mediazione nel pomeriggio. Prima dell´evento, i partecipanti al workshop e altre aziende e istituti di ricerca orientati alla tecnologia interessati, sono invitati a presentare profili di cooperazione contenenti le loro specializzazioni e competenze, i loro più recenti sviluppi tecnologici e le loro idee di progetto. Questi profili saranno inclusi in un catalogo online. I partecipanti possono anche scegliere profili di interesse dal catalogo online e richiedere incontri bilaterali con le organizzazioni/ricercatori proprietari dei profili. Gli organizzatori coordineranno le richieste del meeting e invieranno programmi personalizzati a tutti i partecipanti. L´evento di mediazione è organizzato congiuntamente dal progetto Hightech Europe ("European network for integrating novel technologies for food processing"), finanziato dall´Ue, e dalla rete Enterprise Europe Network. Http://www. Enterprise-europe-network. Ec. Europa. Eu/public/bemt/home. Cfm?eventid=2203 .  
   
   
AGRICOLTURA, 1 MILIONE E 300 MILA EURO PER FACILITARE L’ACCESSO AI FINANZIAMENTI BANCARI  
 
Bologna – Un milione e 300 mila euro per le imprese agricole dell’Emilia-romagna. Dopo le misure sul credito varate nell’ultimo anno per i comparti maggiormente in crisi (lattiero-caseario, suinicolo e frutta), la Giunta regionale ha approvato oggi un nuovo programma operativo rivolto all’insieme delle imprese, senza distinzioni tra settori di produzione, attraverso la concessione di un aiuto de minimis sotto forma di concorso interesse sui prestiti di conduzione da concedere per il tramite degli Organismi di garanzia (Confidi agricoli). “L’obiettivo dell’iniziativa regionale è di aiutare le imprese agricole a superare le grosse difficoltà che incontrano ad accedere ai prestiti bancari - ha sottolineato l’assessore regionale all’Agricoltura Tiberio Rabboni - in conseguenza della stretta creditizia che caratterizza il mercato finanziario mondiale. In un contesto segnato anche da una consistente riduzione delle entrate e quindi dei redditi agricoli, i produttori devono ricorrere al credito per reperire i capitali di anticipazione necessari alla conduzione aziendale”. Il programma, che sarà pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione del prossimo 30 dicembre, ha una dotazione finanziaria di 1 milione e 300 mila euro che serviranno ad abbattere il costo del denaro fino a due punti percentuali rispetto ai tassi applicati normalmente dalle banche. E’ suddiviso in due graduatorie per dare una maggiore flessibilità temporale ai bisogni delle imprese che potranno così presentare domanda alla propria Banca e al Confidi di appartenenza fino al 30 aprile 2010. Il prestito alle imprese - Il sistema dei Confidi agricoli è sostenuto attraverso la legge regionale 43 del 1997 (e successive modificazioni) e composto, a seguito dei processi di fusione, da cinque Cooperative che operano a livello provinciale e interprovinciale. I Confidi provvedono direttamente all’istruttoria dell’istanza, alla concessione e alla liquidazione del contributo in conto interesse all’impresa beneficiaria utilizzando le risorse assegnate dalla regione. I prestiti, che sono a breve termine con durata fino a 12 mesi, coprono le spese che l’imprenditore agricolo deve anticipare per il completamento del ciclo produttivo-colturale fino alla vendita dei prodotti. L’importo massimo del prestito per azienda è di 150 mila euro ed è calcolato attraverso parametri definiti con riferimento alle superfici coltivate, ai capi allevati o alle attività svolte. Sono ammesse le imprese che presentano richieste non inferiori a 6 mila euro. Oltre all’abbattimento del tasso di interesse di due punti percentuali, i prestiti in questione beneficiano della garanzia offerta, con capitali propri, dai Confidi nonché delle condizioni di favore ricomprese all’interno delle convenzioni che gli stessi organismi hanno in essere con gli istituti bancari. . .  
   
   
MOBILITAZIONE REGIONALE UNITARIA IN PROGRAMMA MARTEDÌ 15 DICEMBRE PROSSIMO DI CIA, CONFAGRICOLTURA E COPAGRI EMILIA ROMAGNA PER SOSTENERE NUOVAMENTE LE RAGIONI DEL PROFONDO DISAGIO DEL SETTORE AGRICOLO  
 
Bologna - "Con una mobilitazione regionale unitaria in programma martedì 15 dicembre prossimo, in concomitanza con i sit-in di Roma davanti a Montecitorio, al Ministero dell’Agricoltura e al Ministero dell’Economia, Cia, Confagricoltura e Copagri Emilia Romagna sosterranno nuovamente le ragioni del profondo disagio del settore agricolo, riflesso di un fallimento sempre più prossimo. “Siamo alla paralisi dell´attività e si paventa diffuso l´abbandono". Le organizzazioni ritengono che "il maxiemendamento alla Finanziaria, pur rappresentando un passo in avanti ottenuto anche grazie alla nostra mobilitazione, non possa bastare e senza una risposta completa ed adeguata alla crisi in atto non escludiamo iniziative forti per garantire la sussistenza reddituale di migliaia di famiglie e potremmo essere costretti alla disobbedienza fiscale della rata contributiva del prossimo gennaio 2010 per mancanza di risorse”. Le Organizzazioni sottolineano inoltre che "tra le iniziative previste da Cia, Confagricoltura e Copagri Emilia Romagna per il 15 dicembre, un giorno di stop dell´attività aziendale e cooperativa a livello regionale e la marcia di centinaia di trattori lungo le principali arterie di tutte le province emiliano romagnole. In programma il raggiungimento della Prefettura di Bologna da parte di una delegazione unitaria". La mobilitazione è sostenuta dalle Centrali cooperative Fedagri-confcooperative e Legacoop Agroalimentare dell’Emilia Romagna con iniziative nelle strutture di lavorazione. .  
   
   
AGRICOLTURA, A BOLOGNA IL 16 DICEMBRE UN CONVEGNO PER FARE IL PUNTO SU PROSPETTIVE ED ESIGENZE DI RIFORMA. CONCLUDERÀ IL PRESIDENTE DELLA REGIONE VASCO ERRANI.  
 
Bologna - “Agricoltura e sviluppo rurale in Emilia-romagna: riformare per competere”. È il tema del convegno in programma a Bologna (Sala polivalente dell’Assemblea Legislativa , viale Aldo Moro 50) mercoledì 16 dicembre a partire dalle ore 9,30. Promosso dalla Regione, il convegno sarà l’occasione per fare il punto sullo stato dell’agricoltura regionale e sulle prospettive future nello scenario globale. Tra gli interventi, quello di Tiberio Rabboni, assessore regionale all’agricoltura , di Jean Claude Montigaud dell’Istituto di ricerca agronomica francese, di Gerrit Van Dijk dell’Università olandese di Wageningen, dei rappresentanti delle principali associazioni agricole. Presiederà i lavori Damiano Zoffoli, presidente della Commissione legislativa regionale politiche economiche. Concluderà intorno alle ore 12,30 il presidente della Regione Vasco Errani. /pf .  
   
   
CRISI AGRICOLTURA - LA GRANDE DISTRIBUZIONE ADOTTI UN "CODICE DI CONDOTTA" A FAVORE DEI PRODUTTORI.  
 
Bologna - Tempi di pagamento concordati entro un termine massimo; prezzi minimi netti che coprano almeno i costi di produzione, ma anche “angoli del contadino” gestiti direttamente dai produttori agricoli del territorio, per la vendita di frutta e verdura a km zero. Sono alcune delle buone pratiche che gli Assessori regionali all’agricoltura chiedono di adottare alla grande distribuzione italiana per fare fronte alla grave crisi del comparto agricolo. Il “codice di condotta” è al centro di una proposta al Governo, approvata il 10 dicembre con voto unanime dalla Commissione politiche agricole della Conferenza delle Regioni, su richiesta dell’assessore all’agricoltura della Regione Emilia-romagna Tiberio Rabboni. “Chiediamo alle principali catene distributive italiane un segnale di collaborazione e di responsabilità sociale - spiega Rabboni – il diverso potere contrattuale che esiste tra la grande distribuzione e il mondo agricolo infatti fa si che troppo spesso vengano imposte ai produttori condizioni di fornitura troppo penalizzanti che non fanno che accrescere le condizioni di difficoltà del settore. Il codice di condotta che ho proposto tenta di correggere almeno in parte questo squilibrio, in linea peraltro con le indicazioni date dallo stesso Parlamento europeo e con la discussione in corso in molti paesi dell’Europa alle prese con gli stessi problemi. Vorrei anche ricordare che in Italia si è già espressa positivamente al riguardo l’Autorità garante della concorrenza e del mercato. ” Il codice di condotta prevede anche l’obbligo di contratti scritti con condizioni di fornitura definite in dettaglio, compresi sconti e ristorni, e promozioni non più unilaterali ma concordate, anche in relazione a particolari congiunture climatiche o produttive. A favore delle catene distributive che accettano volontariamente di adottare le buone pratiche commerciali il Governo potrebbe prevedere “premi” quali ad esempio vantaggi di carattere fiscale o iniziative di comunicazione ai consumatori che riconoscano la responsabilità sociale delle catene aderenti. La proposta approvata oggi viene ora inoltrata al Governo cui si chiede un chiaro pronunciamento e la convocazione delle parti per mettere a punto l’accordo. /Pf .  
   
   
CONFEDERAZIONE ITALIANA AGRICOLTORI DELL’EMILIA ROMAGNA SU CODICE DI CONDOTTA TRA PRODUTTORI E GRANDE DISTRIBUZIONE  
 
Bologna - “Bene un codice di condotta tra produttori e grande distribuzione: la proposta, concertata all’interno della Consulta Agricola regionale e stimolata in particolare dalla nostra Organizzazione sugli effetti dell’accordo estivo sulle pesche e nettarine ‘difendiamo ciò che vale’ riprende i contenuti più volte da me rimarcati”. Lo precisa Nazario Battelli, presidente della Cia Emilia Romagna nel ricordare che la proposta è stata approvata all’unanimità dalla Commissione politiche agricole della Conferenza delle Regioni. “È stato molto importante richiamare l’attenzione su un tema di grande rilievo per il perseguimento e il mantenimento di uno sviluppo sociale equilibrato – prosegue Battelli - ovvero i rapporti tra il settore primario e la Grande distribuzione organizzata, che vende circa i 2/3 dei prodotti agroalimentari e che ha approcciato la grande crisi economica in atto solo con il tentativo di dimostrare alla propria clientela la convenienza degli acquisti, forzando il suo enorme potere contrattuale verso i fornitori. ” Battelli sottolinea inoltre che il sostegno dato a tutti gli Assessori regionali all’Agricoltura riguarda la necessità non solo di fare fronte alla crisi agricola, ma di valorizzare i comportamenti corretti e virtuosi all’interno delle relazioni di filiera, attraverso accordi scritti che stabiliscano tempi di pagamento concordati e trasparenti transizioni a prezzo netto, prezzi minimi che coprano almeno i costi di produzione ed angoli riservati ai prodotti del territorio, per valorizzare pienamente le marche dei produttori locali. “La proposta approvata viene ora inoltrata al Governo – conclude Battelli – e ci auguriamo che l’apprezzabile suggerimento venga accolto. ” .  
   
   
I VETERINARI LUCANI AL SERVIZIO DEGLI ALLEVATORI  
 
Sono oltre tremila le aziende zootecniche della Basilicata che vengono assistite quotidianamente, in modo professionale, dai circa settanta veterinari lucani convenzionati con le Associazioni Allevatori di Matera e Potenza, tutti rappresentati dall’A. Lu. Ve. L. P. (presidente Domenico Urga; vicepresidente Michele Taccogna). Essi garantiscono servizi di assistenza tecnica capillari sul territorio che non sono frutto di improvvisazione ma la realizzazione di specifici programmi approntati dalle Apa e approvati e finanziati dalla Regione Basilicata. Servizi che, sin dagli anni ottanta, costituiscono il punto di forza delle aziende zootecniche lucane e grazie ai quali esse (nonostante l’attuale momento di difficoltà) riescono a mantenere quei livelli di efficienza sufficienti a tenerle sul mercato. Sono servizi tesi ad assicurare la sanità e il benessere degli animali, il miglioramento quali-quantitativo delle produzioni e il supporto ad una efficiente gestione aziendale. La qualità di questi servizi, non solo non è mai stata messa in discussione da quando essi sono stati avviati, ma è stata apprezzata anche fuori dai confini regionali. Infatti, alcuni di questi veterinari sono stati chiamati a collaborare, tramite le Apa competenti per territorio, anche in altre regioni e persino fuori dai confini nazionali. Ci è sembrato, pertanto, scorretto ed ingeneroso che Marcello Di Ciommo, promotore di una associazione concorrenziale alle Apa, abbia dichiarato che: ”Oggi non c’è la possibilità di scegliere le professionalità perché si impongono solo tecnici della regione”. Affermazioni che offendono gratuitamente i soggetti interessati e che cercano di mettere in discussione un enorme patrimonio professionale della nostra terra, senza una ragione oggettiva per altro ma solamente per ripicca personale conseguente alla propria mancata elezione alla guida dell’Apa di Potenza. Secondo la nostra esperienza, inoltre, è da respingere fermamente anche l’idea prospettata dallo stesso di un’assistenza “on demand” che risponderebbe solo alla esigenza del singolo allevatore e non dell’intero sistema zootecnico. Cosa quest’ultima che è, invece, garantita dai programmi ora attuati (di prevenzione e cura delle patologie, di miglioramento delle produzioni) e che hanno, appunto, la finalità di assicurare la crescita quali-quantitativa di tutto il comparto e non della singola azienda. Tutte cose note anche al Di Ciommo che per anni si è giovato di questi servizi, senza mai lamentare -come fa ora- una loro improbabile imposizione di “regime”. I veterinari lucani associati nell’A. Lu. Ve. L. P. Rivendicano, quindi, con orgoglio la propria professionalità e la qualità dei servizi erogati agli allevatori della nostra regione all’interno dei piani di assistenza aziendale per la zootecnia. Un impegno che continuerà così come è stato ribadito anche nell’incontro che si è svolto il 30 novembre scorso presso il Dipartimento Agricoltura della Regione con l’assessore Vincenzo Viti. Alla Regione Basilicata va il plauso per avere valorizzato in questo settore le risorse professionali locali evitando, con atti e comportamenti concreti, che tanti laureati prendessero la strada dell’emigrazione. Alla Regione Basilicata va, inoltre, l’apprezzamento per aver manifestato, nella stessa riunione prima richiamata, l’intenzione di proseguire sulla strada sin qui seguita a sostegno dell’intero comparto e l’impegno ad assicurare contestualmente un migliore riconoscimento economico alle professionalità impegnate in queste attività. . .  
   
   
LOMBARDIA: DISTRETTI AGRICOLI FONTE DI SVILUPPO IL NUOVO MODELLO PROMUOVE COMPETITIVITA´ ED ECONOMIA DI SCALA  
 
Milano - I distretti agricoli rappresentano per Regione Lombardia una potenzialità importante, da costruire e sfruttare per dare un valore aggiunto al sistema agricolo lombardo. E´ quanto emerso dai lavori del convegno "Distretti agricoli in Lombardia:opportunità di sviluppo e procedure di accreditamento", organizzato dall´assessorato regionale all´Agricoltura. "I distretti agricoli - dichiara l´assessore all´Agricoltura, Luca Daniel Ferrazzi - sono interessati da una delibera recentemente approvata dalla Giunta che definisce i requisiti attuativi di legge per il loro accreditamento e delinea linee di sviluppo per il futuro". "Il convegno - ha spiegato l´assessore - ha rappresentato una prima, vera, opportunità per confrontarsi con e tra gli stakeholder del territorio per valutare proposte, esigenze e opportunità di sviluppo". "Regione Lombardia con questa normativa - ha aggiunto Ferrazzi - intende offrire un importante strumento per avviare una nuova fase per il sistema agroalimentare lombardo, puntando sulla competitività e sull´innovazione delle imprese agricole in un´ottica di rete di imprese. Regione Lombardia ha a questo proposito integrato la propria normativa sulla competitività con le leggi nazionali sui distretti e ha incluso nella definizione di distretti anche quelli ´di filiera´". "Mi auguro che le imprese - ha aggiunto l´assessore - colgano le opportunità offerte dalla nuova normativa per puntare sempre di più sulla competitività della realtà agricola e agroalimentare lombarda. I soggetti pubblici diventano ´spettatori attivi´ e soggetti di riferimento per la definizione di strategie di programmazione territoriale, di definizione normativa e di regole per il buon funzionamento dei comparti". "Va precisato - ha concluso Luca Daniel Ferrazzi - che il distretto non può e non deve essere inteso come un semplice strumento finanziario, ma come una realtà in grado di agevolare i rapporti e gli accordi tra imprese e anche come fonte di riduzione dei costi e di diffusione di economie di scala che oggi devono necessariamente svilupparsi all´interno delle filiere". . .  
   
   
PIACE ANCHE ALL’EUROPA L’IDEA DI UN “ CODICE DI BUONA PRATICA COMMERCIALE” TRA PRODUTTORI E DISTRIBUZIONE LANCIATA DALL’ASSESSORE ALL’AGRICOLTURA DELLA REGIONE EMILIA ROMAGNA TIBERIO RABBONI  
 
Ferrara - L´areflh ( Associazione delle Regioni Agricole Europee ) esprime vivo apprezzamento all´Assessore Regionale all´Agricoltura della Regione Emilia-romagna, Tiberio Rabboni per l´iniziativa intrapresa a fronte della crisi del settore agricolo che prevede di sostenere i produttori nel rapporto commerciale con la Gdo attraverso la proposta di un " codice di condotta “,inoltrata al Governo tramite la Commissione Politiche agricole della Conferenza Stato Regioni " La Commissione Europea già sensibilizzata, anche dall´Areflh sul tema dei prezzi alla produzione dovrà prendere in visione le tematiche urgenti legate alla necessità di accelerare un processo di relazioni più stabili e durature fra i fornitori e le catene di distribuzione con l´obiettivo di favorire una maggiore trasparenza nei rapporti contrattuali che possano garantire una minore volatilità dei prezzi. L´areflh auspica una presa di posizione delle Istituzioni italiane, come peraltro già fatto da alcuni paesi europei, per una maggiore trasparenza . Il perdurare della attuale situazione mette in difficoltà i produttori che non vedono remunerati i propri costi ed i consumatori che non sempre trovano prezzi convenienti, con riflessi negativi sui i consumi di frutta ed ortaggi. Luciano Trentini, Presidente del collegio dei produttori di Areflh ,esprime soddisfazione per l´iniziativa e ritiene che la proposta di un "Codice di buona pratica commerciale", abbia risvolti positivi per l’intera filiera perché, anche attraverso una maggiore trasparenza si potrà continuare a garantire un futuro alla ortofrutticoltura italiana ed europea. .  
   
   
PIÙ DI 8 MILIONI DI EURO PER IL PROGETTO DELLE IPPOVIE IN SARDEGNA  
 
Con l´arrivo di più di 8 milioni di euro, si aggiunge un nuovo tassello al progetto delle ippovie della Regione. Su proposta dell’assessore dell’Agricoltura, Andrea Prato, il 10 dicembre la Giunta regionale ha approvato due distinte delibere per destinare 1 milione (come previsto dal collegato alla Finanziaria) alla viabilità rurale dei territori nei Comuni della prima ippovia Alghero Badde ´e Salighes, mentre gli altri 7,2 milioni (provenienti da fondi statali) verranno indirizzati alle strade rurali degli altri percorsi sparsi in varie località dell’Isola, che partiranno dal Cagliaritano, dalla Gallura, dal Sulcis, dalla Baronia, dal centro Sardegna e dai luoghi “storici” della tradizione del cavallo, come Tanca Regia. “Quello delle ippovie è un progetto fondamentale e sul quale crediamo molto per rilanciare la ruralità della Sardegna e l’attività delle nostre aziende agricole anche in chiave turistica” ha detto il presidente della Regione Ugo Cappellacci. “Le infrastrutture delle campagne e in primis le strade rurali - spiega l’assessore Prato - sono la condizione necessaria non solo per facilitare il lavoro di agricoltori e allevatori, ma soprattutto per evitarne lo spopolamento e per agevolare la multifunzionalità delle nostre imprese. Ecco perché i finanziamenti approvati dalla Giunta saranno decisivi anche per il grande progetto delle ippovie, con la prima tratta da Alghero a Badde ‘ Salighes operativa il prossimo anno, e per il rilancio del turismo rurale su cui puntiamo molto”. In particolare, per quanto riguarda il milione di euro, i Comuni che riceveranno le risorse (proporzionalmente alla lunghezza dei tratti stradali interessati) sono: Alghero, Villanova Monteleone, Monteleone Roccadoria, Romana, Putifigari, Padria, Mara, Cossoine, Pozzomaggiore, Giave, Torralba, Bonorva e Bolotana. Lunedì prossimo l’assessore Prato farà il punto con gli amministratori di questi Comuni sullo stato di attuazione dell’ippovia Alghero-badde ‘e Salighes. .  
   
   
AOSTA: CONSEGNA DEGLI ATTESTATI AI BUCHERON FORESTIER  
 
L’assessorato dell’agricoltura e risorse naturali comunica che giovedì 10 dicembre 2009, l’Assessore Giuseppe Isabellon ha consegnato a sette operai idraulico-forestali del Dipartimento risorse naturali gli attestati di partecipazione al corso di formazione per bûcheron forestier organizzato dalla Direzione foreste e infrastrutture. Il corso teorico-pratico per bûcheron è organizzato periodicamente allo scopo di formare personale da impiegare nell’ambito delle attività dei cantieri di utilizzazione forestale. Il corso ha una durata di cinque settimane, da quaranta ore ciascuna, durante le quali sono impartite lezioni vertenti su abbattimento, sramatura, esbosco e accatastamento del legname. . .  
   
   
FAGIOLO ROSSO A BREVE IN ELENCO PRODOTTI TRADIZIONALI BASILICATA  
 
“Dopo il fagiolo di Sarconi e quello bianco di Rotonda il Dipartimento Agricoltura intende puntare anche sul Fagiolo rosso di Pignola per il quale stiamo seguendo l’iter di inserimento nella lista nazionale dei prodotti tradizionali del Ministero delle Politiche agricole ”. Lo ha dichiarato l’assessore regionale all’Agricoltura, Vincenzo Viti, intervenendo sabato alla Premiazione del Concorso per il recupero e la valorizzazione del Fagiolo rosso di Pignola organizzato dall’Azienda sperimentale "Pantano" dell’Alsia e dalla Comunità montana "Alto Basento". “Il Dipartimento che si è avvalso della collaborazione delle professionalità presenti nell’Alsia – ha aggiunto Viti- ha già dato impulso al fagiolo rosso inserendolo tra i suoi prodotti tradizionali regionali e dopo il riconoscimento del Mipaaf verificherà la possibilità per l’ottenimento di un vero e proprio marchio di qualità per una sua migliore collocazione sui mercati”. Nella serata di premiazione sono intervenuti, tra gli altri, l’assessore regionale all’Attività produttive, Gennaro Straziuso, il sindaco di Pignola, Ignazio Petrone, e il Commissario straordinario dell’Alsia, Paolo Galante, i quali hanno ribadito l’importanza del settore primario per l’economia dei centri interni della Basilicata ma anche delle varie fasi della filiera delle produzioni d’eccellenza che possono creare attività artigianali per la trasformazione. Sono state quindi illustrate le peculiarità e le tecniche di coltivazione e produzione del prodotto storicamente legato alla cultura e alla cucina soprattutto all’Area del Pantano di Pignola. .  
   
   
AGRICOLTURA: 680 MILA EURO PER L’APICOLTURA SICILIANA  
 
Palermo – È stato pubblicato il 14 dicembre nella Gazzetta ufficiale della Regione siciliana, a firma del dirigente generale del dipartimento Interventi strutturali dell’assessorato all’Agricoltura, Rosaria Barresi, il bando che stabilisce criteri e modalità per poter beneficiare dei contributi previsti dal regolamento comunitario 1234/2007, a sostegno del settore apicolo. L’investimento per il 2009-2010, cofinanziato dalla Ue e dallo Stato, tra spesa pubblica e privata, ammonta complessivamente a circa 680 mila euro. “Queste risorse – ha spiegato l’assessore regionale all’Agricoltura, Michele Cimino, saranno utilizzate per migliorare la filiera produttiva e commerciale del miele siciliano. Gli interventi saranno mirati, principalmente, alla riduzione dei costi di produzione, all´ottimizzazione della lotta alla varroa (il parassita che attacca le api), alla formazione per qualificare gli operatori del settore, privilegiando i giovani apicoltori. In ogni caso, si punta ad aumentare la qualità del miele: l’assessorato concederà il contributo solo a fronte della certificazione sanitaria del grado di purezza della razza di api acquistate”. Rosaria Barresi ha aggiunto “sciami e api regine dovranno avere una purezza almeno del 70% rispetto alla razza scelta, certificata dall’autorizzazione sanitaria rilasciata dai servizi veterinari delle Asl che attestano le condizioni igienico sanitarie. L’investimento per l’acquisto, per singola impresa, non potrà superare i 20mila euro, e comunque, non si potranno acquistare sciami oltre il 50% del patrimonio apistico già in possesso”. Nel caso in cui le richieste, infatti, superino la disponibilità prevista, nella fase della definizione della graduatoria, sarà assegnato un punteggio più alto alle forme associate la cui maggioranza dei soci non abbia compiuto i 40 anni o sia di genere femminile. Saranno finanziate diverse tipologie di interventi attraverso la concessione di contributi in conto capitale, da un minino del 50 ad un massimo del 100% delle spese sostenute. I beneficiari potranno essere: istituti di ricerca, enti specializzati del settore agricolo-sanitario e forme associate di apicoltori, enti pubblici e privati. Saranno messi in campo incontri periodici con gli apicoltori, presidi sanitari, indagini e interventi sul campo dal basso impatto chimico sugli alveari per combattere la varroa; saranno realizzate mappatura delle aree nettarifere e acquistate nuove strumentazioni, sciami e api regine. Le domande dovranno essere presentate utilizzando il modello predisposto dall’Agea, che si potrà scaricare dal sito www. Sian. It, e dovranno essere inviate entro e non oltre il sessantesimo giorno da quello successivo alla data di pubblicazione del bando. .  
   
   
AIIPA PRESENTA IL CODICE DEONTOLOGICO PER I PRODOTTI PER LA PRIMA L’INFANZIA  
 
Aiipa, Associazione Italiana Industrie Prodotti Alimentari - Area Prodotti per l’infanzia (una delle principali associazioni dell’industria alimentare italiana, aderente a Federalimentare e a Confindustria), ha presentato oggi a Milano il Codice Deontologico Prodotti per la prima Infanzia all’On. Francesca Martini - Sottosegretario di Stato del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali -, alle più importanti Società di Pediatria (Fimp, Sin, Sinupe, Sio, Sip, Sipps) e all’Autorità Garante per la Concorrenza ed il Mercato. Il Codice si pone l’obiettivo di assicurare ai lattanti ed ai bambini una nutrizione sicura ed adeguata proteggendo, promuovendo e sostenendo l’allattamento al seno, assicurando l’utilizzazione appropriata dei sostituti del latte materno, ove necessario, sulla base di informazioni adeguate e attraverso forme appropriate di commercializzazione e distribuzione. Lo strumento comprende i principi fondamentali del marketing e delle informazioni sul prodotto, fornendo orientamenti in materia di etica delle pratiche relative a tali alimenti. Un impegno delle aziende che producono e commercializzano latti e alimenti per la prima infanzia, al quale possono aderire le aziende non associate ad Aiipa che operano sul mercato italiano. Il Codice è diretto a regolamentare i rapporti sul piano etico e deontologico tra le aziende aderenti ed il mondo scientifico sanitario. “Il Codice rappresenta il forte impegno dell’industria dei prodotti per la prima infanzia verso le Istituzioni, l’opinione pubblica e il mondo scientifico sanitario, andando oltre la già ampia e regolamentata normativa del settore. Un impegno basato sulle conoscenze scientifiche e una continua ricerca e sviluppo a testimonianza della sempre più grande rilevanza che una corretta nutrizione ha nei primi mesi di vita. ” - afferma Valerio Bordoni, direttore Aiipa - “Le aziende aderenti sono così tenute ad emanare specifiche direttive comportamentali interne coerenti con le previsioni del Codice, vincolanti per i propri collaboratori, e sono responsabili sul piano etico professionale, del comportamento di questi ultimi nello svolgimento della loro attività. Inoltre sono tenute a garantire che le imprese controllanti, controllate ed affiliate non adottino comportamenti in contrasto con il Codice. ” “I dati sul soprappeso e sull’obesità infantile, che fotografano la realtà italiana” – sottolinea il Sottosegretario alla Salute Francesca Martini – “hanno evidenziato che più di un bambino su 3 ha un peso superiore a quello che dovrebbe avere per la sua età. Inoltre i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità indicano che patologie cardiovascolari, oncologiche, il diabete, hanno come comune denominatori soprappeso e obesità conseguenti anche ad una alimentazione scorretta, povera di frutta e verdure. La consapevolezza dell’importanza dell’alimentazione all’interno della comunità e delle conseguenti responsabilità etiche e sociali delle aziende che vi operano nei confronti dei consumatori ha rappresentato la principale motivazione per la quale ho voluto l’istituzione, nel Ministero della Salute, di un tavolo tecnico per la definizione di un “codice etico per la commercializzazione di alimenti per l’infanzia”. “Il mio obiettivo primario” – continua l’Onorevole Francesca Martini – “è rendere comuni quei valori per cui esiste la consapevolezza che ad essere in gioco non sono soltanto gli interessi, i diritti e i doveri propri, ma anche quelli degli altri. Naturalmente penso che le responsabilità diventino più marcate quando gli “altri” sono i bambini”. "Gli orientamenti dell´Autorità lasciano ampio spazio per i contributi offerti dall´autoregolamentazione. ” – Afferma l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato – “In questa prospettiva il codice deontologico può essere senz´altro benvenuto purché rispettoso delle preoccupazioni manifestate dall´Autorità negli anni più recenti, nella consapevolezza che la tutela della concorrenza possa essere ampiamente coerente con gli obiettivi del codice, fermo restando che l´informazione e la comparazione tra prodotti sono ingredienti fondamentali per il confronto concorrenziale". Il rispetto del Codice Deontologico è demandato al Comitato di Controllo e al Collegio dei Probiviri Aiipa. Vengono previsti diversi livelli di sanzione fino alla sanzione pecuniaria da devolvere in beneficienza favore di iniziative a tutela dei bambini. Il Codice Deontologico entra in vigore a partire dal 1° gennaio 2010, fatte salve le manifestazioni congressuali già previste ed organizzate fino alla prima metà del 2010. Ad oggi ha ricevuto la sottoscrizione delle aziende che commercializzano con i seguenti marchi: Mead Johonson Nutrition Nutramigen/enfamil; Mellin, Aptamil, Milupa; Nestlè Nidina; Plasmon, Dieterba, Nipiol. La parola alle Società di Pediatria "Il codice deontologico Aiipa – afferma il Prof. Andrea Vania – membro del comitato direttivo della Sio - è sicuramente un grande passo avanti nel campo della tutela nutrizionale della prima infanzia. C´è ora da augurarsi che esso sia pienamente rispettato, e che anche le altre industrie di prodotti alimentari lo sottoscrivano, insieme a quelle che già lo hanno fatto. E’ mia personale opinione che, sebbene animate da scopi diversi, le società scientifiche che si occupano di alimentazione e nutrizione, e delle patologie ad esse correlate, e le industrie di prodotti alimentari possano e debbano collaborare sempre più affinché sul mercato siano presenti solo prodotti che, oltre a rispettare le normative, contribuiscano attivamente ad assicurare uno stato di salute ottimale nel bambino. Il codice deontologico dovrebbe, e credo potrà, contribuire in tal senso". “Apprezzamento, da parte della Società Italiana di Pediatria, per l’introduzione del “Codice deontologico per i prodotti per l’infanzia” messo a punto dall’Aipa. La corretta nutrizione dell’infanzia – ha sottolineato il neo-Presidente della Sip Alberto Ugazio – deve essere considerata un bene primario da difendere in ogni contesto e circostanza. La Società Italiana di Pediatria è storicamente strenue sostenitrice dell’allattamento al seno e le mamme – come risulta evidente da una indagine nazionale sull’allattamento che abbiamo realizzato lo scorso anno - riconoscono l’impegno dei pediatri in questa direzione. Registrare anche da parte delle aziende produttrici di alimenti per la prima infanzia (in particolare dei latti) un’attenzione etica e sostanziale alla promozione e al sostegno dell’allattamento al seno è un segnale di grande rilevanza che apprezziamo. Anche sull’allattamento al seno – conclude Ugazio – se vogliamo ottenere i risultati che auspichiamo è indispensabile che arrivi alle famiglie un messaggio autorevole e convergente. Ben venga, quindi, se Società scientifiche, istituzioni e Aziende inizino a parlare tutte la stessa lingua”. “Come Fimp” – afferma il presidente Prof. Giuseppe Mele – “ siamo presenti a questa conferenza stampa giacché la nostra Organizzazione è, da sempre, attenta a tutto ciò che “ruota” intorno a quello che abbiamo definito “Microcosmo del cuore”, cioè i nostri bambini. Nostri perché anche i pediatri sono genitori, nostri perché li assistiamo e accompagniamo nel percorso di vita più importante e formativo. Certamente, in tutto ciò, il fatto che l’Aiipa abbia deciso di realizzare un proprio codice deontologico specificamente dedicato all’infanzia deve far riflettere. Per la Fimp, assicurare una nutrizione sicura e adeguata, promuovendo l’allattamento al seno è questione addirittura regolata dallo Statuto sociale. Di conseguenza pensiamo che in un Paese com’è l’Italia, il contrario non dovrebbe avere diritto di cittadinanza. Nel merito del testo, premesso che è nostra funzione professionale e dovere deontologico vigilare affinché i nostri piccoli assistiti e le loro famiglie facciano sempre scelte consapevoli sulla base di informazioni adeguate e attraverso forme appropriate di informazione, che non può mai, e non dovrebbe, diluirsi con iniziative pubblicitarie aziendali, vogliamo precisare che non è nostra funzione dare a nessuno patenti di legittimità che, pertanto, non possiamo né vogliamo rilasciare. ” "L´iniziativa di un codice deontologico sul tema” – afferma il Prof. Paolo Giliberti, Presidente Sin – “viene valutata, da chi riveste la carica di Presidente di una Società Scientifica, con estrema attenzione e considerazione, apprezzandone completamente le intenzioni e gli obiettivi. Ci dichiariamo, pertanto, largamente disponibili per cercare, se necessario, di apportare elementi migliorativi, da condividere con le altre Società scientifiche, per dare al documento stesso una valenza ed un peso maggiore". “Il Consiglio Direttivo della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale – Sipps - si era già dato fin dal 2007 un codice di autoregolamentazione relativo all’organizzazione dei Congressi in Italia e all’estero molto simile a quello oggi approvato da Aiipa” - afferma il suo Presidente Dott. Giuseppe Di Mauro – “Siamo molto contenti che siano state definite da alcune aziende produttrici dei latti per l’infanzia regole e comportamenti virtuosi che condividiamo pienamente e che come Sipps non avremo difficoltà a rispettare. Ci auguriamo che al documento possano aderire a breve anche le Aziende che finora non lo hanno fatto”. .  
   
   
I RISTORANTI D’ITALIA DE L’ESPRESSO 2010: 32A EDIZIONE  
 
La Guida Ristoranti d’Italia da quest’anno è anche in versione “mobile” su iPhone con la localizzazione (una mappa interattiva individua tutti i locali segnalati in Guida, con indicazione delle distanze dal punto in cui ci si trova e del percorso da effettuare per raggiungere il ristorante); la consultazione (con tutti i dati della versione cartacea e con la possibilità di selezionare i locali anche per prezzo e per voto); i preferiti (l’utente può memorizzare i ristoranti visitati). I punteggi e i numeri. Sono 15 quest’anno i ristoranti che ottengono i “tre cappelli”, cioè un punteggio compreso fra 18/20 e 19,5/20, nessuna nuova entrata e uno in meno rispetto all’anno scorso, in conseguenza della chiusura del Gambero Rosso di Fulvio Pierangelini. Al vertice, con 19,5/20, si confermano Vissani di Baschi, Le Calandre (famiglia Alajmo) di Rubano e La Francescana (Massimo Bottura) di Modena. A 19/20 ancora l’Enoteca Pinchiorri di Firenze e La Pergola (Heinz Beck) del Rome Cavalieri di Roma. Sale a 18,5/20 Villa Crespi (Antonino Cannavacciuolo) di Orta San Giulio, che così si affianca a Dal Pescatore (Santini) di Canneto sull’Oglio, Cracco di Milano, Combal. Zero (Scabin) di Rivoli Torinese. Si confermano a 18/20 Il Canto della Certosa di Maggiano (Lopriore) di Siena, Uliassi di Senigallia, Duomo (Sultano) di Ragusa, Miramonti l’Altro (Piscini-léveillé) di Concesio, Perbellini di Isola Rizza, Torre del Saracino (Esposito) di Vico Equense. Sono poi 57 i ristoranti con “due cappelli”, cioè con punteggio compreso fra 16,5/20 e 17,5/20 e 227 quelli con “un cappello”, con punteggio fra 15/20 e 16/20. Fra le regioni si conferma al primo posto la Lombardia, tuttavia molto statica e senza novità di rilievo, con 50 locali con almeno “un cappello”. Seguono, entrambe in forte e costante crescita il Piemonte con 26 e la Campania con 23. Quindi l’Emilia Romagna, stabile; il Lazio, in calo; la Toscana e la Liguria, in calo. E poi, nell’ordine, il Veneto, l’Alto Adige, le Marche, la Sicilia (che ha rallentato la crescita dagli ultimi anni), la Puglia e l’Abruzzo e Molise, il Trentino e la Sardegna, l’Umbria, la Calabria, la Val d’Aosta e la Basilicata. In totale, sono schedati quasi 2. 900 ristoranti, di cui 2. 500 sono recensiti, con oltre 400 nuovi ingressi; sono evidenziati con il “salvadanaio” i locali nei quasi si può mangiare correttamente spendendo non più di 30 euro; sono segnalate 150 enoTavole, cioè luoghi dove il vino “comanda” sul cibo. Un capitolo a sé è dedicato alle “Tavole della Birra”, mentre per ogni regione è riportata la ricetta di un “panino d’autore” realizzato da un cuoco-top in collaborazione con Negroni. Sono inoltre evidenziati nelle relative schede i ristoranti che Riso Gallo ha selezionato per la propria Guida ai “risotti eccellenti”. La Guida contiene dieci recensioni anomale e senza voto, che si affiancano a quelle “regolamentari”: le ha scritte, scegliendo egli stesso i ristoranti, Stefano Bonilli, penna di riferimento della critica enogastronomica italiana, già direttore della Guida del Gambero Rosso. Guardare oltre il 2010. “Il 2009 sarà ricordato come annus horribilis anche dai ristoratori. E non è affatto detto che nel 2010 le cose cambieranno in meglio”, dice Enzo Vizzari, il direttore de Le Guide de L’espresso. “ Ed è condivisa la convinzione che nulla tornerà come prima: certi modelli e certe forme di ristorazione devono essere ripensati e adattati alla luce delle mutate condizioni, dei comportamenti e dei gusti del pubblico”, aggiunge Vizzari. “La domanda di qualità alta e costosa – sia per l’offerta gastronomica strettamente intesa, sia per tutto ciò che l’accompagna – si concentrerà verso un numero di locali ridotto rispetto al passato: le cattedrali del gusto e del lusso, quelle vere, continueranno a esistere ma per (relativamente) pochi, qualcuna chiuderà, molte dovranno cambiare formula. Anche la fascia medio-alta deve legittimare sul campo giorno per giorno le proprie ambizioni e pretese (prezzi) e le proprie prestazioni (qualità) nei confronti di un pubblico più attento nello spendere e più esigente nel distinguere il buono dal mediocre, l’autentico dal falso, l’originale dalla copia”, dice Vizzari. “Anche per la ristorazione, insomma, il 2010 si presenta come l’anno della resa dei conti e della svolta. All’insegna di poche certezze: la prima delle quali, banale banale, si riassume nell’imperativo di dare la miglior qualità possibile – in termini di cibo, di cantina, di servizio, di ambiente – al minor prezzo possibile”. Ma come si mangia nei ristoranti italiani al tempo della crisi? “In Italia oggi si può mangiare addirittura meglio di ieri nei locali buoni e ottimi, mentre si è accentuato il divario fra la fascia alta e quelle medio-bassa e bassa. Chi ha alle spalle capacità, esperienza, risorse umane ed economiche adeguate, non ha vita facile ma, moltiplicando l’impegno, mantiene la rotta; chi viceversa ha costruito anche apprezzabili imprese su fondamenta fragili o improvvisate, rischia di perdere il passo; chi, infine, ha sempre commisurato iniziative e obiettivi alle proprie effettive potenzialità stringe la cinghia ma procede sicuro per la propria strada”, sottolinea Vizzari. “Non sono questi i tempi più propizi per l’esplosione di clamorose novità, né per l’affermazione di talenti emergenti, né per l’apertura di nuove frontiere “creative”. Anzi. Semmai sono i valori sicuri (leggi i cuochi) che si confermano, dimostrando la solidità delle loro doti, mentre pagano dazio orecchianti e improvvisatori. E non sorprende che, guardando alle tendenze e agli stili di cucina, si avverta un ripensamento a proposito delle esasperazioni e delle provocazioni da parte di parecchi cuochi che si concedono ora una pausa per riflettere su ciò che si rischia di perdere quando si insegue “il nuovo a tutti i costi”. Come inevitabile è un ridimensionamento nella corsa esagerata al lusso e alla ridondanza negli ambienti, negli arredi, nelle stoviglie, nella dimensione delle cantine e delle carte dei vini”. Conclude Vizzari: “Conferma tutta la sua attualità il decalogo Per la “nuova cucina italiana”(allegato, n. D. R. ), stilato dalla Guida tre anni fa e nel quale sono sintetizzate le peculiarità che fanno grande la cucina italiana contemporanea”. Le tendenze e le regioni Ancora, come ormai da molti anni, in provincia si mangia meglio che nelle grandi città; cresce il numero di locali tendenzialmente low cost con formule diverse, menu fissi, servizio essenziale; rallenta, ma di poco, la moda dei sushi e dei sashimi; cresce ancora la “voglia di trattoria”. Anche i grandi hanno sofferto e soffrono: con pochissime eccezioni, è soddisfatto chi a fine 2009 avrà fatto un 20 per cento in meno rispetto al 2008. Le regioni di grandi lunga più dinamiche sono il Piemonte e la Campania. In Piemonte negli ultimi cinque, sei anni è fortemente cresciuta la qualità media e crescono tuttora le tavole eccellenti, anche al di fuori della tradizionale area privilegiata delle Langhe: dal lago d’Orta sino alle pendici del Monviso, accanto ai valori sicuri e collaudati, emergono nuove realtà. Le punte sono il Combal. Zero di Davide Scabin e Villa Crespi di Antonino Cannavacciuolo. Ancora più vistosa è l’inarrestabile crescita del numero di locali di qualità in tutta la Campania e non solo nelle tradizionali zone turistiche. La Campania è la regione trainante della “nuova cucina italiana”, in Campania si realizza al massimo livello l’equilibrio virtuoso fra l’eccellenza e la varietà dei prodotti e la spinta innovativa dei giovani cuochi: nel cuore dell’Irpinia, nel Cilento, sulla costa fra Sorrento e Amalfi, con straordinaria concentrazione fra Vico Equense (primo fra tutti Gennaro Esposito della Torre del Saracino) e Massa Lubrense. Chi sale, chi scende. E’ stato introdotto quest’anno come soglia d’accesso il punteggio 12/20 e di conseguenza molti punteggi sono stati riparametrati tendenzialmente verso il basso. Sono quindi molto numerosi i locali che troveranno un voto ridimensionato rispetto al passato, soprattutto nelle fasce basse. Molto pochi, viceversa, sono quelli il cui punteggio è aumentato. Glenmorangie per la Selezione di Distillati: Il Cecchini di Pasiano di Pordenone (Pn); un decalogo per la “nuova cucina italiana” 1) La “tavola di qualità” è quella che crea e trasmette i piaceri della tavola attraverso una pluralità di fattori che concorrono a determinare la piacevolezza complessiva dell’esperienza gastronomica: primo fra tutti la bontà dei cibi, unita poi ai vini e alle bevande appropriati, alla gradevolezza e al comfort dell’ambiente, alla professionalità e alla cortesia del servizio. 2) Ristoranti, trattorie, osterie, con caratteristiche differenti e ciascuno nella propria categoria, possono tutti rappresentare altrettante “tavole di qualità”, in grado di soddisfare le propensioni di clienti con gusti, disponibilità economiche, aspettative e stati d’animo i più diversi. 3) Il requisito primo e irrinunciabile della “tavola di qualità” – al di fuori e al di sopra di ogni distinzione fra stili di cucina: tradizionale o innovativa, conservatrice o sperimentale, di locale grande e lussuoso o piccolo e informale – è che sia “buona e sana”. “Buona” perché salvaguarda ed esalta le peculiarità delle buone materie prime che la compongono. “Sana” perché i prodotti e le tecniche impiegati rispettano i principi basilari della salubrità alimentare. 4) Il patrimonio fondamentale della cucina italiana è l’eccellenza dei prodotti, veri e primi protagonisti di ogni piatto, alla cui massima valorizzazione il cuoco subordina le capacità e le tecnologie di cui dispone. 5) Il cuoco che vive il suo tempo è aperto, curioso, privo di pregiudizi nei confronti di prodotti che vengono da lontano e di tecniche innovative o estranee alla propria cultura, non teme di rielaborare, di fondere, di copiare con buonsenso e misura, sa cogliere il buono della globalizzazione, filtra criticamente il nuovo e il diverso attraverso il proprio bagaglio di conoscenze e di esperienze. 6) Tratto distintivo della “nuova cucina italiana”, e dei cuochi che la rappresentano, sono le radici ben salde nelle rispettive cucine regionali di riferimento, nei prodotti, nei sapori, nei gesti che le hanno caratterizzate nel tempo. Su queste radici è innestato l’impiego di prodotti, di tecniche e di strumenti offerti oggi dalla scienza applicata alla gastronomia, fermo restando l’obiettivo di realizzare una cucina di forte e precisa identità, moderna e italiana, nelle materie prime, nei sapori singoli e nelle loro combinazioni, nelle forme: insomma nell’anima. 7) La cosiddetta creatività acquista senso nel momento in cui consente di esaltare le qualità e le caratteristiche d’un prodotto o ne fa scoprire potenzialità inedite. 8) Ha scarso o nullo valore gastronomico l’impiego di strumenti, di prodotti, di applicazioni chimico-fisico-tecnologiche finalizzati soltanto alla trasformazione delle consistenze, delle forme, dei colori, quando cioè non comportino reali e significativi cambiamenti nel sapore dei cibi. 9) La cucina non è “gioco” anche se può divertire, non è “arte” anche se i piatti possono assumere forme studiate e armoniche, non è “scienza”, anche se nasce da regole e reazioni chimiche e fisiche: può essere fonte di emozioni e di piacere, fisico e mentale, indotti essenzialmente dai sensi del gusto, dell’olfatto e del tatto. 10) I cuochi non sono quindi geni né artisti né attori, bensì artigiani, più o meno valenti: aiutiamoli, tutti, a restare tali. .  
   
   
IL MINISTRO ZAIA INVITA AD UN BRINDISI ITALIANO. MOTIVO D’ORGOGLIO SECONDO IL PRESIDENTE DELL’UNIONE ITALIANA VINI, ANDREA SARTORI  
 
“È importante e non così scontato che un ministro valorizzi con tenacia le nostre produzioni d’eccellenza; l’invito di Zaia a brindare con le bollicine italiane durante le festività è un segnale estremamente apprezzato da tutta l’imprenditoria vitivinicola”. Questo il commento del presidente dell’Unione Italiana Vini, Andrea Sartori, alla recente richiesta di Luca Zaia rivolta alle principali televisioni e radio italiane di scegliere per il tradizionale brindisi di fine anno i nostri spumanti, “uno dei prodotti simbolo dei territori e di tutta l’agricoltura italiana”. Il ministro intende regalare alle varie emittenti bottiglie etichettate con il logo del ministero delle Politiche agricole e il nome dell’iniziativa: “Spumante italiano”. “Quella del ministro, sottolinea Sartori, non è soltanto un’azione che può aiutare la nostra vitivinicoltura, oggi in parte coinvolta nella crisi economica generale, ma è soprattutto riconoscere a un comparto strategico del nostro Paese, quello vitivinicolo, la sua indiscussa distintività che è certamente motivo d’orgoglio. Un orgoglio dettato anche dai numeri: con un saldo positivo di 2,2 miliardi di euro ad agosto 2009 si riconferma infatti non solo una delle poche voci dell’agroalimentare in attivo, ma soprattutto quella che guida la classifica”. Le bollicine italiane rappresentano oggi un giro di affari superiore a 460 milioni di euro, con un sensibile incremento delle esportazioni nei primi nove mesi del 2009 (+14% rispetto a settembre 2008), mentre il mercato nazionale evidenzia una situazione stazionaria (-2% sia in volume che in valore). .  
   
   
ESCE SUL MERCATO EDITORIALE L´ATLANTE DEGLI SPUMANTI D´ITALIA - METODO CLASSICO.  
 
Si tratta di un´opera importante e completa (2 volumi indivisibili: "Metodo Classico di Territorio" e "Metodo Classico di Vitigno´ per un totale di 656 pagine in prestigioso cofanetto) che può contribuire a fornire chiarezza e un´ulteriore promozione al movimento produttivo delle bollicine italiane. Un lavoro di grande pregio, in conformità agli alti standard qualitativi delle pubblicazioni della nostra casa editrice. Il lettore potrà scoprire in quest´opera le migliori aziende produttrici di Spumante Metodo Classico - interpretate da Andrea Zanfi con la sua solita metodologia originale - e attingere altresì le informazioni complete sulla produzione degli Spumanti, sui territori, sui vitigni utilizzati, sulle fasi della vinificazione, le caratteristiche dei vini selezionati, la degustazione e molto altro. Hanno collaborato per i testi inseriti all´interno del doppio volume, il prof. Attilio Scienza dell´Università di Milano, la Ager s. C. Agricoltura e Ricerca, Giampietro Comolli del "Forum degli Spumanti d´Italia", gli enologi Stefano Capelli e Mattia Vezzola. Un libro da leggere, da consultare, da tenere in biblioteca, ma anche semplicemente da sfogliare e da gustare con gli occhi - grazie anche alle centinaia di splendide fotografie inedite di Giò Martorana. Un nuovo ed importante tassello che consente a tutti i lettori, siano essi semplici appassionati o professionisti del mondo del vino, di avere una fotografia dettagliata del movimento spumantistico italiano e dei suoi protagonisti. .  
   
   
I VIGNERONS D’EUROPE LANCIANO LA LORO SFIDA ALLA CRISI: IL VINO NON È UNA DERRATA ALIMENTARE QUALUNQUE. QUALITÀ, DIVERSITÀ E TERRITORIO SONO ELEMENTI VINCENTI  
 
Riuniti a Montecatini Terme nell’ambito della manifestazione toscana Vignaioli&vignerons, promossa da Regione Toscana e Slow Food, parlano i rappresentanti dei vignaioli europei Vignerons d’Europe, entra subito nel vivo. Dopo i saluti delle autorità ospiti e di Claudio Martini, presidente della Regione Toscana, i primi interventi hanno subito affrontato le principali problematiche e gli allarmi che oggi preoccupano i produttori. «Noi vignerons in Europa abbiamo un ruolo sociale ed economico, garantiamo la continuità tra terroir e prodotto, preserviamo paesaggi e cultura, eppure a livello europeo siamo gravemente minacciati. Sotto il nome accattivante di “armonizzazione legislativa” si vorrebbe inglobare il vino nei regolamenti applicati per gli altri prodotti alimentari, senza attenzione per le specificità. Etichettando il vino solo con un marchio e l’indicazione di ingredienti e calorie, si perde la possibilità di valorizzare il produttore come legame forte con il territorio, e questo legame deve essere chiaro. Non si può slegare il vino dal concetto di origine» E’ il francese Xavier de Volontat, presidente della Confédération Européenne des Vignerons independents, a farsi portavoce delle preoccupazioni rispetto alle recenti politiche europee. Il tedesco Hansjoerg Rebholz ha poi messo l’accento sulla necessità di costruire una rete basata sulla sostenibilità ambientale della vitivinicoltura. «La competizione imposta dalla globalizzazione impone di cooperare e di aprire la strada a un nuovo approccio verso i consumatori, acuendone la comprensione del nostro lavoro. Abbiamo un obbligo nei confronti delle generazioni future, ed è quello di garantire suoli e paesaggi integri. Sostenibilità ambientale ed ecologia ci rendono attori di primo piano nella lotta ai cambiamenti climatici e al degrado ambientale». I Vignerons d’Europe sono coloro che coltivano la loro vigna, ne raccolgono l’uva, la lavorano in cantina e infine vendono il proprio vino, controllando quindi l’intera filiera e potendo garantirne il percorso qualitativo. Ospiti della Città di Montecatini Terme e della Provincia di Pistoia, al Teatro Verdi di Montecatini Terme (Pt) domani proseguiranno la discussione. .  
   
   
TORRACCIA DEL PIANTAVIGNA ESPORTA UN NUOVO STILE ENOLOGICO PIEMONTESE NELLA TERRA DEI MAORI  
 
La Nuova Zelanda beve sempre più italiano: a contribuire a questa crescita è anche Torraccia del Piantavigna, azienda di Ghemme (No), che nel paese sta esportando, certo, i vini simbolo del territorio, primi fra tutti il Gattinara Docg e il Ghemme Docg, ma anche un vino moderno come il Barlàn, il Nebbiolo mascherato, rosato ottenuto da uve Nebbiolo al 100%. Nonostante siano ancora i vini australiani a dominare il mercato, in Nuova Zelanda la presenza di quelli italiani sta crescendo di anno in anno, come dimostrano i dati. In soli 5 anni l’importazione dal nostro paese è passata da 1. 380 milioni di litri a 1. 872 milioni di litri, risultato con cui l’Italia si colloca al 4° posto dopo Australia, Sud Africa e Francia. In questo contesto, Torraccia del Piantavigna sta contribuendo a far crescere l’immagine della nostra produzione enologica di qualità. L’azienda di Ghemme, presente solo nel canale Horeca, ha registrato un forte incremento. Proprio il rosato Barlàn è una delle etichette che sta avendo il maggiore successo, come dimostra l’ingresso in ristoranti prestigiosi come Andiamo, Prego, Monsoon Poon, Ponsonby Road Bistro, Vivace e La Zeppa. Ad apprezzarlo sono anche personaggi temuti come Michael Dearth, il miglior sommelier del Lewishams, che è stato il primo a credervi, inserendolo nella propria carta dei vini al Grove Restaurant. Complice del successo è anche l’ascesa del vino rosato nel mercato neozelandese, dove le vendite sono cresciute vertiginosamente, inaugurando una vera e propria moda. Da vino poco conosciuto o sottovalutato, considerato adatto solo ad un consumo giovane o poco impegnato, si è passati alla presenza di almeno un paio di etichette in tutti i punti vendita di qualità. Il grande interesse verso la tipologia è dato dalla ricerca da parte del consumatore di vini di maggiore immediatezza e bevibilità, caratteristiche del Barlan, che ha quindi incontrato subito il gusto del mercato. E se Barlàn sta regalando grandi soddisfazioni a La Torraccia del Piantavigna, il trend è positivo anche per i vini più importanti, come il Gattinara Docg, e il Ghemme Docg. “In Nuova Zelanda la cultura enologica si sta ancora affermando – afferma il Presidente Alessandro Francoli. – Oggi si consumano soprattutto vini e spumanti di qualità media, che sfiorano i 5,543 milioni litri all’anno. La preparazione dei consumatori, tuttavia, sta progressivamente crescendo e per questo è necessario investire in promozione e formazione. Noi lo stiamo facendo e i risultati non sono tardati ad arrivare”. .