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MARTEDI

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Notiziario Marketpress di Martedì 15 Dicembre 2009
I RISULTATI DALL´UE APRONO LA STRADA A FARMACI PIÙ EFFICACI CONTRO ICTUS E INFARTI  
 
Bruxelles, 15 dicembre 2009 - Alcuni ricercatori, parzialmente finanziati dall´Unione europea, hanno ottenuto dei risultati che potrebbero aprire la strada allo sviluppo di nuovi e più efficaci farmaci destinati ai soggetti a rischio di ictus o infarto. I risultati, pubblicati questa settimana sulla rivista Cell, dimostrano la diminuzione dei livelli di un agente anticoagulante coinvolto nella formazione di pericolosi coaguli all´interno dei vasi sanguigni a cui, per la prima volta, non è associato un aumento del rischio di emorragia per le ferite superficiali. Il progetto E-rare ("Era-net for research programmes on rare diseases"), che ha contribuito al raggiungimento di questi risultati, ha ricevuto finanziamenti per l´ammontare di 2,18 milioni di euro in riferimento all´area tematica "Coordinamento delle attività di ricerca" del Sesto programma quadro (6° Pq). Il progetto mira principalmente a coordinare i programmi di ricerca già esistenti sulle malattie rare e ad approntare attività congiunte e strategiche coordinando i finanziamenti e sopperendo alla frammentazione esistente a livello nazionale tra i vari programmi di ricerca. Il progetto conta nove partner, provenienteti da sei diversi Stati membri, nonché Israele e Turchia. I ricercatori hanno scoperto che la molecola polifosfato è in grado di attivare un agente coagulante, definito "fattore Xii", coinvolto nella formazione di pericolosi coaguli all´interno dei vasi sanguigni. Tuttavia, il fattore Xii non provoca emorragia in caso di feriti superficiali. La carenza di questo agente, infatti, non è associata ad alcun disturbo emorragico né negli esseri umani né nei topi. Questo fattore è addirittura considerato ininfluente per quanto concerne il normale arresto del sanguinamento o di un´emorragia. I farmaci che riducono il rischio che all´interno dei vasi sanguigni si formino pericolosi coaguli (trombosi) diminuiscono il rischio di ictus o infarto. La trombosi - che può essere arteriosa o venosa - provoca ictus o infarto, che sono le principali cause di morte nei paesi industrializzati. I medicinali sviluppati per combattere la trombosi prendono il nome di anticoagulanti e hanno diversi effetti collaterali. Nei mammiferi la coagulazione del sangue coinvolge elementi cellulari e proteici, formati da piastrine e agenti coagulanti. Questo fa sì che i soggetti che assumono anticoagulanti, in caso di ferite, sono esposti a un grave rischio di emorragia,talvolta anche letale. "La sfida, nel mettere a punto farmaci anticoagulanti, è trovare il giusto equilibrio. È necessario individuare il livello o il target farmacologico che abbia un effetto anticoagulante sufficiente per la prevenzione di infarto e ictus, ma che non presenti il rischio di gravi emorragie tra gli effetti collaterali. "Il nostro lavoro evidenzia che il polifosfato o il fattore Xii potrebbero rappresentare nuovi target" - ha affermato il dottor Mutch - "considerato che non sembrano compromettere la capacità del nostro organismo di guarire da solo, i farmaci basati su queste molecole potrebbero migliorare significativamente i farmaci già in commercio". Per maggiori informazioni, visitare: Cell: http://www. Cell. Com/ E-rare: http://www. E-rare. Eu/ .  
   
   
RICERCATORI SVILUPPANO MODELLO DEL CICLO CELLULARE DEI MAMMIFERI  
 
Bruxelles, 15 dicembre 2009 - Il processo di divisione cellulare ha un ruolo importante negli organismi unicellulari e multicellulari, soprattutto per la trasformazione di ovociti fertilizzati in organismi maturi. Non riuscire a controllare il ciclo cellulare può risultare in una proliferazione dei tumori e nello sviluppo del cancro. Ricercatori dell´Université Libre de Bruxelles (Ulb) in Belgio hanno sviluppato un modello dinamico dettagliato per il ciclo cellulare dei mammiferi. Le scoperte, pubblicate nella rivista Pnas (Proceedings of the National Academy of Sciences), contribuiranno a sensibilizzare sul ruolo del ciclo cellulare negli organismi viventi, in condizioni fisiologiche e in presenza di patologie. La ricerca fa parte del progetto Biosim ("Biosimulation - a new tool in drug development") finanziato dall´Ue, che è stato finanziato con ben 11 milioni di euro nell´ambito dell´area tematica "Scienze della vita, genomica e biotecnologie per la salute" del Sesto programma quadro (6° Pq). Biosim è coordinato dal Politecnico della Danimarca, e include anche partner del Belgio, Germania, Spagna, Francia, Ungheria, Paesi Bassi, Slovacchia, Svezia e Regno Unito. Secondo i ricercatori, i dati raccolti negli ultimi 20 anni indicano che il ciclo cellulare è controllato dalla rete di proteine chinasi ciclina-dipendenti (Cdk). "La progressione nel ciclo cellulare è controllato dall´attuazione sequenziale transiente di una famiglia di Cdk, che permettono una successione ordinata delle fasi cellulari, anche se sembra esserci una certa sovrapposizione delle diverse cicline e Cdk", scrivono gli autori dello studio. "Le proteine Cdk sono attive soltanto quando formano un complesso con le relative cicline". I ricercatori dell´Ulb hanno tuttavia determinato che a causa della complessità del processo di regolazione della rete Cdk e della difficoltà di prevedere la sua evoluzione, le simulazioni al computer del comportamento ideale dei modelli fornirebbero le risposte che gli scienziati stanno cercando. Claude Gérard, un dottorando dell´Ulb, ha sviluppato un modello molto dettagliato che spiega le dinamiche del ciclo cellulare dei mammiferi. "Il modello contiene quattro moduli regolati dalla Cdk tramite fosforillizzazione reversibile, inibitori della Cdk, e sintesi o degradazione della proteina", hanno mostrato i ricercatori. "I fattori di crescita (Gf) provocano la transizione dallo stato quiescente e stabile, all´oscillazione autosostenuta all´interno della rete di Cdk. Tali oscillazioni corrispondono all´attivazione ripetitiva e transiente della ciclina D/cdk4-6 nella G1, della ciclina E/cdk2 nella transizione G1/s, della ciclina A/cdk2 nella S e nella transizione S/g2, e della ciclina B/cdk1 nella transizione G2/m. Il team ha evidenziato come il modello prevede che in presenza di un fattore della crescita oltre la soglia, le interazioni regolatrici nell´ambito della rete di Cdk può improvvisamente produrre grandi oscillazioni che corrispondono all´attivazione controllata e ripetitiva dei complessi ciclina/Cdk insieme ai processi dei cicli cellulari. "I risultati da noi ottenuti suggeriscono che l´attivazione sequenziale dei moduli Cdk nella rete di Cdk è provocata dall´autoregolazione temporale, che corrisponde all´operazione periodica globale del ciclo cellulare mammario", fanno notare gli autori. Per maggiori informazioni, visitare: Proceedings of the National Academy of Sciences: http://www. Pnas. Org/ Université Libre de Bruxelles: http://www. Ulb. Ac. Be/ .  
   
   
SANITA´ INLOMBARDIA, FORMIGONI: OTTIMO MIX PUBBLICO-PRIVATO  
 
Milano, 15 dicembre 2009 - La Lombardia non è la Regione italiana con la maggior presenza del privato in sanità - si classifica al settimo posto dopo Calabria, Lazio, Campania, Emilia Romagna, Sicilia e Abruzzo - ma è quella "in cui si realizza il miglior mix tra pubblico e privato". In sintesi è "il sistema che funziona meglio": il privato svolge un ruolo "importante" e il settore pubblico mantiene un ruolo "da protagonista". E´ quanto ha ribadito il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, intervenendo ieri mattina all´incontro di presentazione del volume "La sanità della Lombardia - Il sistema sanitario e l´attività ospedaliera nel periodo 2003-2008" e del Rapporto sull´attività ospedaliera in Italia e in Lombardia anno 2009, realizzato da Aiop (Associazione Italiana Ospedalità Privata). Al dibattito hanno partecipato anche l´assessore alla Sanità della Regione Lombardia, Luciano Bresciani, Gabriele Pellissero (curatore del volume e presidente di Aiop Lombardia), Beniamino Caravita di Toritto (Università la Sapienza di Roma) e Luca Ricolfi (Università degli Studi di Torino). "Le strutture private presenti in Lombardia - ha proseguito Formigoni - sono di assoluta eccellenza, quasi tutte hanno il pronto soccorso e comunque garantiscono l´intera gamma delle cure e hanno un elevatissimo case mix, cioè l´indice di complessità delle patologie trattate in ospedale". "La qualità del sistema lombardo - ha sottolineato il presidente - è testimoniata dal nostro indice di attrattività, che si conferma di gran lunga il migliore da sette anni a questa parte". Il saldo tra ingressi e uscite è infatti per la Lombardia di oltre 68. 000 unità annue, cifra superiore del 70% rispetto alla seconda regione, l´Emilia Romagna e quasi 4 volte superiore rispetto alle terze, Toscana, Lazio e Veneto. Formigoni ha anche ricordato la "progressiva riduzione dei tassi di ospedalizzazione" e il "perfezionamento del sistema dei controlli". Fin dal 2004 Regione Lombardia ha controllato un numero di cartelle pari a circa il triplo della percentuale del 2% stabilita dalla normativa nazionale. Con il 2009 è stata raggiunta una soglia di controlli pari al 10% delle prestazioni erogate sui ricoveri e al 3,5% sulla specialistica. Sempre in tema di appropriatezza, è stato inoltre introdotto nel 2009 l´accreditamento dinamico o a termine: in sostanza viene superata la logica dell´accreditamento a tempo indefinito per tutte le strutture, collegandolo invece a verifiche triennali sul rispetto del mantenimento di alti livelli qualitativi. Formigoni ha infine annunciato alcuni dei progetti per il 2010: mantenimento delle attuali fasce di esenzione ticket (70% delle prestazioni e più del 60% delle prescrizioni farmaceutiche); potenziamento con ulteriori risorse delle aree di maggior fabbisogno finanziario; realizzazione di alcuni progetti-pilota sperimentali per poi introdurli gradualmente su scala più vasta. Tra questi il presidente ha ricordato: dote sanitaria; digitalizzazione delle cartelle ciniche; assistenza domiciliare dei pazienti cronici tramite supporto informatizzato di rilevazione via web; potenziamento delle attività di monitoraggio costante dei tempi di attesa; replica del finanziamento regionale di 7 milioni di euro destinato alla ricerca indipendente. Nel suo intervento l´assessore Bresciani ha invece puntato l´attenzione sullo sviluppo tecnologico, ricordando il progetto regionale di messa in rete delle 6 Facoltà di Medicina delle Università, che hanno 14 macro aree di ricerca, 119 aree di ricerca e oltre 1. 200 prodotti certificati, "con lo scopo di creare un potente sistema di ricerca e sviluppo, coinvolgendo l´industria e Finlombarda per la parte finanziaria". .  
   
   
LECCO,IL 16 DICEMBRE PRIMO INTERVENTO CARDIOCHIRURGIA FORMIGONI: RISPOSTA ALLA DOMANDA DI INTERVENTI DELLA ZONA BRESCIANI E BOSCAGLI: SI COMPLETA L´OFFERTA DELL´OSPEDALE  
 
 Milano, 15 dicembre 2009 - Sarà effettuato il prossimo 16 dicembre il primo intervento di cardiochirurgia nel nuovo reparto dell´Ospedale Manzoni di Lecco. L´avvio del nuove servizio - che avrà un numero orientativo di 8 posti letto - è frutto di una collaborazione tra lo stesso Ospedale Manzoni e i Riuniti di Bergamo. Lo hanno annunciato oggi il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, e gli assessori Luciano Bresciani (Sanità) e Giulio Boscagli (Famiglia e Solidarietà sociale), in una conferenza stampa al Palazzo Pirelli, alla quale hanno partecipato anche i responsabili dei due ospedali. "Con questo progetto - ha detto Formigoni - si dà risposta alla ´domanda´ di interventi dell´area di Lecco, Como e Valtellina (1. 100. 000 abitanti) che non aveva ancora a disposizione una cardiochirurgia". Attualmente il 79% dei bypass e il 75% degli interventi valvolari relativi ai residenti delle Asl di Lecco e Sondrio vengono effettuati in quattro ospedali, due di Milano (Irccs Policlinico San Donato e Centro Cardiologico Monzino) e due di Bergamo (Cliniche Gavazzeni e Ospedali Riuniti). "Con l´apertura del nuovo reparto a Lecco - ha aggiunto il presidente - si calcola che, a regime, potranno essere effettuati tra i 320 e i 400 interventi all´anno, un numero sufficiente per garantire un adeguato livello di qualità". "In più - ha aggiunto Bresciani - oltre a realizzare una migliore distribuzione sul territorio, avvicinando la risposta ai bisogni, questo progetto ha lo scopo di sviluppare il sistema di ´reti´ tra gli ospedali e di completare e rendere più integrata l´offerta presso l´azienda ospedaliera di Lecco, che già dispone di due Unità operative di Cardiologia per ´acuti´ (Lecco e Merate), una Unità operativa di Chirurgia vascolare (Lecco) e una Unità operativa di Cardiologia riabilitativa (Lecco)". A queste strutture si aggiungono le 6 Unità operative di Cardiologia di Erba (Ospedale Sacra Famiglia Fbf), Como (Ospedale S. Anna, Ospedale Valduce), Gravedona (Ospedale Moriggia Pelascini), Sondrio (Ospedale Civile) e Sondalo (Ospedale Morelli). "Per Lecco - ha sottolineato Boscagli - è la conclusione di un percorso avviato alcuni anni fa. Con il nuovo reparto si completa l´offerta e c´è la possibilità di dare risposta a bisogni reali". Il progetto è di durata triennale e prevede un investimento di 8 milioni di euro. In particolare i Riuniti di Bergamo mettono a disposizione dell´ospedale di Lecco le proprie competenze tecniche e professionali, supportando l´avvio del reparto di cardiochirurgia, garantendo la formazione del personale medico e infermieristico, la consulenza sull´acquisto dei macchinari e sull´organizzazione e la definizione dei protocolli diagnostico-terapeutici. Bresciani ha voluto ringraziare in maniera particolare il personale dei Riuniti per "lo spirito di collaborazione e di sacrificio". L´ospedale di Lecco ha il compito di reclutare il personale necessario alla funzionalità del reparto e di mettere in atto gli interventi strutturali e impiantistici necessari, oltre che acquistare i macchinari e le apparecchiature. L´accordo tra i due ospedali fa nascere una vera e propria rete cardiovascolare, in cui ognuno dei due nosocomi vede riconosciute le proprie specifiche competenze: ai Riuniti rimarranno in capo i casi più complessi, i trapianti e la chirurgia pediatrica, mentre a Lecco sarà sperimentata una cardiochirurgia meno invasiva. .  
   
   
SANITA’: REFERTI ON LINE ALL’ULSS 6 DI VICENZA INNOVAZIONE, IN LINEA CON I PIU’ MODERNI DETTAMI DELL’E-HEALTH PER SEMPLIFICARE LA VITA AGLI UTENTI  
 
Vicenza, 15 dicembre 2009 - “Con questa ottima iniziativa, l’Ulss 6 di Vicenza si allinea con i più moderni dettami della sanità internazionale, non più focalizzata sul semplice concetto di ‘sanità’, ma sempre più rivolta ad un innovativo e moderno concetto di ‘e-health’, ovvero di sistema caratterizzato da un sempre più alto contenuto informatico”. Lo ha detto l’Assessore regionale alla Sanità Sandro Sandri, commentando la presentazione, avvenuta ieri all’Ospedale San Bortolo, del nuovissimo sistema di refertazione “on line”, grazie al quale tutti i cittadini, utilizzando il proprio computer o rivolgendosi al medico di base o alla propria farmacia, possono scaricare nella massima riservatezza gli esiti dei propri esami medici. “Questo è il classico caso – ha aggiunto Sandri – nel quale un progresso tecnologico si traduce in un consistente miglioramento del rapporto che il cittadino ha con le strutture sanitarie. Se si facesse un calcolo di quanto tempo e di quanti chilometri di percorrenza da casa agli sportelli sanitari e viceversa il cittadino può risparmiare grazie a questa innovazione, verrebbero fuori cifre da capogiro”. “Il raggiungimento dell’obbiettivo di una sempre più diffusa informatizzazione – ha aggiunto Sandri più in generale – deve essere visto come una continua possibilità di migliorarsi ed innovarsi, attraverso nuovi servizi, come dimostrano altri due importanti esempi: l’avanzata sperimentazione in corso per l’invio delle ricette mediche con prescrizioni di esami direttamente dal medico di medicina generale al laboratorio; e la possibilità, a breve, di poter prendere visione on line anche delle radiografie, con un collegamento diretto all’archivio Pacs (Picture Archive Comunication System) dell’Ulss”. .  
   
   
ERBA, PRIMO OSPEDALE AMICO BAMBINI NEL NORD-OVEST RICONOSCIUTO PER LE 10 REGOLE D´ORO DI ALLATTAMENTO AL SENO FORMIGONI: ALTRO TASSELLO DELL´UMANIZZAZIONE DELLA SANITA´  
 
 Milano, 15 dicembre 2009 - E´ il "Sacra Famiglia" Fatebenefratelli di Erba il primo ospedale italiano del nord ovest (Lombardia, Piemonte, Liguria, Valle d´Aosta) "Amico dei Bambini". Lo ha comunicato ieri pomeriggio il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, durante una conferenza stampa cui hanno partecipato anche gli assessori alla Sanità, Luciano Bresciani e alla Famiglia e Solidarietà Sociale, Giulio Boscagli e i vertici del Fatebenefratelli. L´importante riconoscimento è stato recentemente assegnato dall´Unicef/oms perché la struttura ha correttamente e costantemente applicato dieci norme specifiche in favore dell´allattamento al seno. "La certificazione Unicef - ha detto Formigoni - rappresenta un riconoscimento internazionale all´attività di un reparto ospedaliero che si caratterizza da tempo per l´attenzione molto alta che garantisce al proprio utente". Il presidente lombardo ha anche sottolineato come "questa attività sia pienamente in linea con le direttive regionali nel settore, e come stia dando risultati straordinari anche dal punto di vista della motivazione e del coinvolgimento di tutto il personale dell´ospedale, che si presta a fornire prestazioni aggiuntive in modo gratuito con generosità e dedizione". Da qui i risultati lusinghieri raggiunti nel 2008: basti pensare che su 1. 100 bambini nati a Erba, il 90% è stato alimentato con allattamento esclusivo al seno dalla nascita alla dimissione. "Un´operazione virtuosa - ha aggiunto Bresciani - che restituisce a mamma e bambino quel rapporto simbiotico che li ha legati per tutta la gravidanza. E´ un altro importante tassello che aggiungiamo a quel processo di umanizzazione della sanità che è un punto fermo della nostra azione di governo. Fra l´altro posso confermare che l´allattamento al seno previene allergie, intolleranze, favorisce una corretto sviluppo dello stomaco e la formazione degli anticorpi". L´assessore Boscagli si è augurato, invece, che questo importante traguardo raggiunto da una struttura lombarda sia "un incentivo all´incremento delle nascite che, purtroppo, ultimamente, stanno facendo registrare un trend negativo". Ospedali Amici Dei Bambini - Dal 1992, anno in cui per la prima volta si è iniziato a parlare di Ospedali Amici dei Bambini, nei Paesi in cui gli ospedali sono stati certificati, è aumentato il numero di donne che allattano al seno ed migliorato lo stato di salute dell´infanzia. Questo perché il latte materno è perfetto per il neonato: la sua composizione cambia durante il giorno e nel tempo, seguendo i bisogni e la crescita del bambino. È completo, perché contiene la quantità d´acqua sufficiente per dissetare i bambini e gli anticorpi che li immunizzano da molte malattie e allergie. Ciononostante l´intervento dell´uomo e il ricorso al latte artificiale ha portato cambiamenti non sempre benefici. Le neomamme hanno iniziato sì a "sentirsi più libere", ma si è notevolmente amplificata una prassi scorretta. Con la conseguenza che i danni di questo cambiamento epocale si sono fatti vedere subito e in maniera drammatica, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo: l´inserimento del latte in polvere in un contesto caratterizzato da carenza di acqua potabile, povertà e carenza di infrastrutture sanitarie ha significato infatti la morte per denutrizione e malattie di milioni di bambini. Per fare fronte a questa situazione, l´Organizzazione Mondiale della Sanità e l´Unicef hanno lanciato nel 1990 una campagna mondiale di promozione dell´allattamento al seno, volta a invertire la tendenza all´uso dei surrogati del latte materno e a sostenere tutti gli sforzi mirati alla corretta nutrizione dei bambini. I Dieci Passi - L´organizzazione mondiale della sanità e l´Unicef hanno dunque deciso di promuovere negli ospedali di tutto il mondo 10 semplici linee da seguire per scongiurare il ricorso ad alimenti diversi dal latte materno. Eccole nel dettaglio: 1) Definire un protocollo scritto per l´allattamento al seno da far conoscere a tutto il personale sanitario; 2) Preparare tutto il personale sanitario per attuare compiutamente questo protocollo; 3) Informare tutte le donne in gravidanza dei vantaggi e dei metodi di realizzazione dell´allattamento al seno; 4) Aiutare le madri perché comincino ad allattare al seno già mezz´ora dopo il parto; 5) Mostrare alle madri come allattare e come mantenere la secrezione lattea anche nel caso in cui vengano separate dai neonati; 6) Non somministrare ai neonati alimenti o liquidi diversi dal latte materno, tranne che su precisa prescrizione medica; 7) Sistemare il neonato nella stessa stanza della madre (rooming-in), in modo che trascorrano insieme ventiquattro ore su ventiquattro durante la permanenza in ospedale; 8) Incoraggiare l´allattamento al seno a richiesta tutte le volte che il neonato sollecita nutrimento; 9) Non dare tettarelle artificiali o succhiotti ai neonati durante il periodo dell´allattamento; 10) Favorire la creazione di gruppi di sostegno alla pratica dell´allattamento al seno, in modo che le madri vi si possano rivolgere dopo essere state dimesse dall´ospedale o dalla clinica L´intero Dipartimento Materno Infantile dell´Ospedale "Sacra Famiglia" di Erba si è impegnato da tempo per il raggiungimento di questo obiettivo, costruendo un solido terreno culturale a favore dell´allattamento materno e sottoponendosi a un´accurata valutazione effettuata da un´équipe di esperti del Comitato Tecnico di Valutazione dell´Unicef Italia, con verifiche approfondite anche attraverso interviste alle madri e al personale, che hanno evidenziato la piena rispondenza alle norme previste dall´iniziativa internazionale. Secondo l´Unicef/oms "all´esito positivo della visita, con il livello complessivo che si è attestato su standard elevati", si è aggiunta una "particolare soddisfazione per aver rilevato eccellenze che fanno dell´ospedale un punto di riferimento per il rispetto della fisiologia dell´evento nascita e del primo puerperio, sia per quel che riguarda l´attenzione alle condizioni del parto, confermato da un tasso molto contenuto di tagli cesarei, sia per la completa assenza di inutili supplementazioni, con un tasso di allattamento predominante pari a zero nel corso dell´intero anno". "In ogni azienda - ha concluso Formigoni - l´elemento qualificante e in grado di fare realmente la differenza è il fattore umano, e la passione e la professionalità di chi ad ogni livello vi opera. A Erba succede esattamente questo. E un´ulteriore testimonianza arriva dal reparto materno-infantile dove è attivo l´´Ambulatorio per il neonato sano´, con puericultrici che garantiscono a tutte le mamme fino a un mese di vita del bambino un orario di apertura per visite e appuntamenti di 12 ore al giorno e un´ assistenza telefonica 24 ore su 24". Molto soddisfatti del risultato raggiunto anche i dirigenti del Fatebenefratelli che oggi hanno partecipato alla conferenza stampa. Nei loro interventi hanno sottolineato come "il cammino non sia stato né breve, né semplice" (è cominciato nel giugno del 2006), come siano stati "coinvolti tutti gli operatori del reparto materno-infantile" (anche coloro che non lavorano quotidianamente nel reparto di ostetricia e pediatria, gli anestesisti ad esempio) e come determinate sia stata "la formazione e motivazione costante del personale". .  
   
   
BUSTO ARSIZIO: INAUGURATO DA FORMIGONI NUOVO PADIGLIONE OSPEDALE  
 
Busto Arsizio/Va, 15 dicembre 2009 - Il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, ha inaugurato ieri mattina, insieme al direttore generale dell´Azienda ospedaliera, Pietro Zoia, il padiglione Bizzozzero dell´ospedale di Busto Arsizio. "Dopo la radioterapia del 13 novembre a Saronno - ha ricordato il presidente Roberto Formigoni - prosegue lo sforzo di Regione Lombardia sull´Azienda ospedaliera di Busto Arsizio per renderla più efficiente e moderna". Il presidente della Regione ha ricordato i numeri dell´impegno della Giunta lombarda per la sanità a Busto Arsizio: il nuovo Pronto Soccorso funzionante a pieno regime da 6 mesi, la nuova rianimazione, la chirurgia vascolare, l´urologia, la chirurgia generale, la nefrologia, la dialisi, le 4 sale operatorie e medicina legale oltre al day surgery. "A tutto questo - ha sottolineato il presidente - si deve aggiungere l´opera di ammodernamento ancora in corso e che riguarda i 3 piani del padiglione polichirurgico per il quale sono già stati stanziati 7 milioni di euro". Formigoni ha quindi ricordato la presenza, anche tra le proiezioni sulla facciata del grattacielo Pirelli dell´autoritratto di Biagio Belotti, opera di proprietà della quadreria dell´Azienda ospedaliera bustocca. "Solo dal 2005 a oggi - ha ricordato il presidente - Regione Lombardia ha investito a Busto Arsizio oltre 70 milioni di euro. È una cifra davvero considerevole che bene testimonia quanto il Governo regionale sia attento ai servizi sanitari di questo territorio. Per il nuovo padiglione Bizzozzero, in particolare, abbiamo investito 6,5 milioni di euro". "A Busto Arsizio - ha proseguito il presidente - installeremo entro giugno la Pet/tac (3 milioni): si tratta di una macchina molto importante che permetterà a questa azienda di fare un salto in avanti nel campo dell´oncologia clinica, della cardiologia e della neurologia. Ma c´è di più: arriverà anche un agiografo digitale che permetterà uno sviluppo integrato di chirurgia vascolare e radiologia interventistica (1,5 milioni)". .  
   
   
NON AUTOSUFFICIENZA: PRESENTATI A PERUGIA PERCORSI E MODALITA’ PER ACCESSO A PRESTAZIONI DEL FONDO  
 
Perugia, 15 dicembre 2009 – “Un atto che dimostra come l’integrazione socio-sanitaria in Umbria funziona e dà risposte ai bisogni delle persone non autosufficienti presenti sul territorio in numero elevato e che ora potranno contare su aiuti per continuare a vivere nelle loro case o, quando ciò non sarà possibile, essere accolti in residenze protette, qualificate e accredidate”. Riassumono così gli assessori regionali alle politiche sociali e alla sanità, Damiano Stufara e Maurizio Rosi, il senso del nuovo assetto organizzativo per l’assistenza socio-sanitaria-assistenziale rivolta ai soggetti non autosufficienti e approvato recentemente dalla Giunta regionale. Ieri a Perugia, nel corso di una conferenza stampa, gli assessori Stufara e Rosi, hanno illustrato in modo dettagliato i percorsi e le modalità per l’accesso da parte dei cittadini non autonomi alle prestazioni del Fondo regionale previsto dalla legge “9/2008”. “Il documento approvato dalla Giunta – ha detto Stufara - stabilisce la programmazione delle risorse per gli anni compresi tra il 2008 e 2011 - pari a circa 114 milioni 404 mila euro - e la definizione dei riferimenti metodologici per la predisposizione dei documenti attuativi della programmazione locale (Piano attuativo triennale del Prina (Piano regionale integrato non autosufficienza) e Programma operativo del Prina), precisando che gli stessi costituiscono modello formale di riferimento e vincolo sostanziale di contenuto”. Stufara, dopo aver ricordato che la Regione Umbria è stata la prima in Italia a dotarsi di una legge sulla non autosufficienza, andando, con lo stanziamento di nuove risorse, controcorrente rispetto al Governo nazionale che continua a “tagliare”, ha precisato che “il provvedimento entro la fine di dicembre verrà pubblicato sul Bollettino ufficiale della Regione e, con la sua entrata in vigore, si passerà alla fase operativa della legge ’9/2008’ che dà risposte a circa 8 mila umbri non autosufficienti. Il documento operativo pone l’Umbria all’avanguardia – ha detto l’assessore – e smentisce le voci sui ritardi nell’applicazione della legge”. “Accanto alla Liguria e alle Marche, siamo la regione con il numero più elevato di anziani ultrasessantacinquenni – ha sottolineato l’assessore alla sanità, Maurizio Rosi – I vari Governo che si sono succediti negli anni passati hanno riconosciuto a queste Regioni stanziamenti più alti, cosa non confermata in questa legislatura anche se, è ormai noto, che gli anziani rappresentano una voce significativa per la spesa sanitaria e per i ricoveri. La legge regionale – ha aggiunto Rosi – permette ancora di assolvere ad un compito fondamentale verso questa fascia della popolazione non autonoma che potrà contare sull’assistenza domiciliare e su strutture protette che in Umbria, negli ultimi 5 anni, sono diventate 2mila280”. Nel corso dell’incontro sono stati illustrati i vari aspetti affrontati con il provvedimento che, oltre alle risorse, definisce anche le disposizioni per il monitoraggio delle prestazioni e degli interventi attivati mediante le risorse del Fondo regionale per le non autosufficienze adottando il Sistema Informativo Nazionale per il monitoraggio della non autosufficienza. Stabilito anche il nuovo nomenclatore tariffario degli interventi e prestazioni a favore di persone non autosufficienti anziani adulti e minori: per ciascuna tipologia di destinatari - anziani non autosufficienti, adulti non autosufficienti e minori non autosufficienti - vengono riportate le prestazioni erogabili, il costo massimo delle prestazioni di cui viene indicata la percentuale a carico del sistema sanitario e quella a carico del sociale, nonché i criteri di compartecipazione al costo delle prestazioni da parte dei soggetti non autosufficienti. In particolare a quest’ultimi sono garantite prestazioni in regime domiciliare, accoglienza in strutture diurne e ospitalità in strutture residenziali. Per favorire la permanenza delle persone non autosufficienti in famiglia, l’assistenza domiciliare prevede varie tipologie di interventi cumulativi tra di loro, in particolare: prestazioni di aiuto infermieristico e assistenza tutelare alla persona, servizi di aiuto e di sostegno familiare e domestico - come un assegno di sollievo (fino ad un massimo di euro 300 euro per due volte nei dodici mesi), contributo economico per la copertura dei costi per le attività di assistenti famigliari (fino ad un massimo di 300 euro per due volte nei dodici mesi), ricovero di sollievo presso struttura residenziale (fino a 30 giorni consecutivi), servizi di trasporto e accoglienza in centri diurni e altri interventi per facilitare la vita indipendente del soggetto non autosufficiente. Per i soggetti che non possono continuare a vivere in famiglia viene comunque garantita l’ospitalità presso strutture residenziali. In questi casi l’erogazione delle prestazioni viene garantita ai soggetti valutati non autosufficienti dall’Unità Multidisciplinare e sulla base della gravità clinica, della bassa redditualità dell’assistito e dell’alta fragilità sociale. Le prestazioni sono possibili dietro stipula del Piano Assistenziale Personalizzato e in via prioritaria si rivolgono alle persone con un alto bisogno assistenziale. Per la determinazione della compartecipazione alla spesa sono previsti tre livelli: esenzione totale, esenzione parziale, non esenzione. La novità apportata dalla legge regionale “9/2008” che istituisce il Fondo per la non autosufficienza e dal Regolamento di attuazione “4/2009” è che per la compartecipazione al costo della prestazione da parte del soggetto non autosufficiente, si tiene conto della situazione economica del solo assistito, valutando per la quota di reddito calcolata nell’Isee, il reddito disponibile. Sinora si teneva conto della situazione economica del nucleo famigliare. .  
   
   
DI CHE MORTE SI MUORE IN TERRA TOSCANA CARDIOPATIE PER GLI UOMINI E CEREBROVASCOLARI PER LE DONNE : IN 20 ANNI RACCOLTI DATI SU 880 MILA DECESSI  
 
 Firenze, 15 dicembre 2009 - Sorpasso, ma solo nella popolazione maschile, della mortalità per tumori sulla mortalità per malattie del sistema circolatorio. Lo rivelano, per il triennio 2005-2008, i dati del Registro di Mortalità Regionale (Rmr) che questa mattina sono stati presentati a Firenze (auditorium “Al Duomo”) nell´incontro annuale del Rmr organizzato da Ispo (Istituto per lo Studio e la Prevenzione Oncologica). Per le donne “quel sorpasso ancora non è evidenziato” ma – è stato riferito al convegno - “potrebbe osservarsi negli anni a venire se saranno confermato gli andamenti attuali, cioè una mortalità per malattie del sistema circolatorio in rapida diminuzione e una mortalità per tumori in lenta diminuzione”. Nel 2008, dai dati Rmr, risultano deceduti, in Toscana, 19. 683 maschi residenti (7. 050 per malattie del sistema circolatorio, 6. 757 per tumori, 1. 721 per malattie dell´apparato respiratorio e 938 per traumatismi e avvelenamenti. Le cause di morte fra gli uomini toscani vedono al primo posto le cardiopatie ischemiche (acute e croniche per un totale di 2. 442 decessi) seguite dalle malattie cerebrovascolari (2. 048 decessi) e dal tumore al polmone (1. 817 decessi). Lo stesso tipo di “classifica” per le donne modifica la graduatoria nelle prime tre cause di morte: al top le malattie cerebrovascolari (3. 276 decessi), la cardiopatia ischemica (2. 396 decessi) e il tumore alla mammella (798 decessi). Quanto a numero di decessi fra le donne, sempre nel 2008, il totale supera di oltre 1. 800 unità quegli degli uomini: sono stati infatti registrati 21. 669 decessi (di cui 9. 498 per malattie nel sistema circolatorio, 5. 230 per tumori, 1. 295 per malattie nell´apparato respiratorio e 909 per malattie delle ghiandole endocrine, compreso il diabete). Alcuni tumori – è stato rif erito – continuano a crescere: in particolare quello del polmone (nelle donne) e quello del pancreas (in entrambi i generi). In flessione la mortalità per il linfoma non Hodgkin Raccolti dal Registro regionale negli “archivi della mortalità” in ciascuna delle 12 aziende Usl toscane, questi particolari dati rivelano che cresce la mortalità per le malattie del sistema nervoso (compresa la malattia di Alzheimer) e per disturbi psichici (compresa la demenza senile). Nei 20 anni di attività del Registro toscano, risultano raccolti i dati su oltre 880. 000 decessi. .  
   
   
VENETO, INCONTRO CON DIRETTORI SERVIZI SOCIALI AZIENDE ULLSS  
 
Padova, 15 dicembre 2009 - La prossima elaborazione dei piani di zona (il piano regolatore dei servizi sociali dei territori compresi dalle diverse Conferenze dei Sindaci), la legge regionale che istituisce il fondo veneto per la non autosufficienza, la confermata della validità del modello veneto di integrazione tra i servizi sociali e i servizi sanitari, le criticità tuttavia presenti nei comuni e tra comuni nell´attività dei servizi e nell´erogazione delle prestazioni sociali. Questi i temi al centro dell´incontro, che si è tenuto ieri a Padova, nella nuova biblioteca Barison del complesso sociosanitario ai Colli, tra l´Assessore regionale alle politiche sociali Stefano Valdegamberi con i direttori dei servizi sociali delle Aziende Ullss del Veneto, presenti il segretario regionale alla sanità Giancarlo Ruscitti e il dirigente regionale dei servizi sociali Michele Maglio. C´è stato un approfondito scambio d´idee tra i responsabili del sociale delle Ullss in merito soprattutto all´esigenza di attivare flussi informativi omogenei sulle varie voci del settore sociale (dagli anziani non autosufficienti, ai minori, ai disabili, alle nuove povertà) per utilizzare al meglio le risorse destinate, senza troppi dislivelli tra comuni. Tra i compiti che spettano ai servizi sociali per il 2010 sono stati indicati: l´applicazione della neolegge regionale sulla non autosufficienza con gli impegnativi percorsi di gestione che essa prevede, con risorse finanziarie che risentiranno non poco della fase di crisi che si sta attraversando, e al contempo con una richiesta di aiuti sociali moltiplicati che arrivano ai livelli territoriali dalle famiglie e dai singoli in difficoltà. L´assessore regionale ha tenuto a sottolineare che il modello d´integrazione dei servizi sociali e sanitari del Veneto rappresenta un esempio per tutto il Paese per quanto riguarda lungimiranza, funzionalità ed economie di spesa “perchè – ha detto – investire sul sociale significa, alla fin fine, diminuire la spesa nel sanitario e quindi sgravare un settore che è il più importante della spesa regionale. Ma non possiamo nasconderci – ha continuato – e ciò è amaro che questo non viene ancora capito e fa fatica ad affermarsi del tutto. Credo che il nuovo piano sociosanitario che la prossima legislatura regionale dovrà scrivere farà bene a riconfermare e a scommettere su questa linea veneta, magari rafforzandola”. .  
   
   
PROGETTO RELI: 8,5 MILIONI DI EURO PER IL REINSERIMENTO SOCIOLAVORATIVO DEGLI EX TOSSICODIPENDENTI IN SARDEGNA  
 
Cagliari, 15 Dicembre 2009 - La Giunta regionale - su proposta dell’Assessore regionale dell´Igiene e Sanità e dell´Assistenza sociale, Antonello Liori – ha approvato,l’ 11 dicembre lo schema dell’Accordo di collaborazione tra l´Assessorato regionale della Sanità ed il Dipartimento nazionale delle Politiche antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Tra i programmi del Dipartimento è prevista anche l’attivazione del Progetto Reli, per il reinserimento socio-lavorativo degli ex tossicodipendenti attraverso l´attivazione di una rete di comunità e di cooperative sociali in grado di promuovere concrete opportunità lavorative, anche con metodi e gestioni dell’imprenditoria sociale finalizzati alla creazione di condizioni virtuose di autofinanziamento. "La quinta Conferenza nazionale sulle droghe – ha spiegato l’Assessore Liori – ha fortemente raccomandato l’incentivazione e la promozione delle attività di reinserimento socio-lavorativo. A questo richiamo non possono sottrarsi le Amministrazioni pubbliche, sollecitate a cooperare con gli operatori del settore ed a sostenere la loro importante attività con azioni concrete, a partire dal coordinamento di specifiche attività di reinserimento sino all’affidamento di commesse lavorative con procedure agevolate". Con queste finalità, la Regione ha ottenuto di attivare il Progetto, assumendo il coordinamento del progetto a livello nazionale e ottenendo un finanziamento di 8,5 milioni di euro. "Si tratta di fondi – ha ricordato l’Assessore Liori – che la Giunta Soru non aveva mai preso in considerazione. Oggi la Sardegna non solo ottiene un importante e cospicuo finanziamento con rilevanti finalità sociali, ma diventa anche la Regione capofila di questo progetto nazionale". Il progetto - che è stato proposto come obiettivo progettuale nel Piano Regionale Sanitario - prevede una durata di due anni, con possibilità di finanziamento per un’altra annualità sulla base dei risultati raggiunti. . .  
   
   
INAUGURATO PRONTO SOCCORSO OSPEDALE LEGNAGO (VR). TRAUMA CENTER DI LIVELLO EUROPEO AL SERVIZIO DI 200.000 CITTADINI  
 
Legnago (Verona), 15 dicembre 2009 - “Siamo di fronte ad una struttura di livello europeo, con tutte le caratteristiche di un moderno trauma center, che costituisce un altro fiore all’occhiello della sanità veneta, ma soprattutto un fondamentale salto di qualità nell’offerta sanitaria ospedaliera della Bassa veronese in un settore come quello dell’urgenza-emergenza al quale la gente si rivolge nelle situazioni più delicate e spesso drammatiche. In questo caso stiamo parlando di non meno di 200 mila cittadini veronesi!” Lo ha detto l’assessore regionale alla sanità Sandro Sandri, inaugurando ieri il nuovo Pronto Soccorso dell’Ospedale di Legnago, realizzato in poco più di un anno di lavori, con un finanziamento regionale di oltre 2 milioni 500 mila euro. La struttura, ampliata fino ad un totale di 1. 500 metri quadri, è organizzata per poter assistere nel migliore dei modi e in diverse aree riservate i pazienti a seconda della loro gravità; è inoltre dotata di ambulatori per i codici rossi (i più gravi) in grado anche di compiere veri e propri interventi chirurgici d’urgenza per la stabilizzazione del paziente. Il pronto soccorso sarà a brevissimo dotato anche di un ecografo d’urgenza, di una radiologia diagnostica digitale e di una nuova tac di ultima generazione, già autorizzata con delibera regionale fatta approvare qualche settimana fa dall’assessore Sandri. L’osservazione breve intensiva è dotata di 10 posti letto, di cui tre per pazienti intensivi. Tutti i letti sono assistiti da monitor collegati con la rianimazione. Il Pronto Soccorso di Legnago serve un bacino d’utenza di circa 200 mila persone. Gli accessi sono circa 85 mila all’anno. .  
   
   
DA REGIONE SICILIA 4 MLN PER IL BUONO SOCIO-SANITARIO  
 
Palermo, 15 dicembre 2009 - In arrivo 4 milioni di euro per il buono socio-sanitario, quale acconto del 2009. L’assessore regionale della Famiglia, delle Politiche sociali e delle Autonomie locali, Caterina Chinnici, ha firmato il decreto che ripartisce la somma tra i 55 distretti socio-sanitari della Sicilia. “Tra le linee programmatiche del Governo - afferma l’assessore - c’è certamente l´attenzione nei confronti della famiglia, delle categorie deboli, disagiate e dei soggetti disabili o non autosufficienti. In quest’ottica si inserisce il buono socio-sanitario, come segno tangibile dell’attenzione della Regione verso i meno fortunati”. Le istanze presentate, da disabili gravi, anziani e persone non autosufficienti, sono 20. 917 (di più rispetto al 2008, quando erano state 20. 065). A ciascuno dei beneficiari, attraverso i distretti socio sanitari, verrà erogata un’indennità di 191,23 euro. Si tratta di un acconto al quale andrà, successivamente, ad aggiungersi la quota di cofinanziamento nazionale (Fondo per la non autosufficienza e Fondo nazionale per le politiche sociali) pari a circa 30 milioni di euro. “E’ un provvedimento - riprende l’assessore - che si rivolge a persone che vivono in situazioni di grande difficoltà, non solo economica, e che grazie al buono erogato dalla Regione potranno provvedere ad affrontare con maggiore serenità i problemi più gravi”. Il distretto siciliano ad aver raccolto il maggior numero di richieste è quello che vede come capofila il comune di Palermo (numero 42) con 4. 484, per le quali riceverà 857mila euro. Numeri decisamente inferiori nei rimanenti distretti, che vedono come capofila gli altri 8 capoluoghi di provincia: Agrigento (n. 1) ha ricevuto 660 richieste, Caltanissetta (n. 8) 355, Catania (n. 16) 657, Enna (n. 22) 160, Messina (n. 26) 751, Ragusa (n. 44) 119, Siracusa (n. 48) 368, Trapani (n. 50) 387. Scheda Sul Buono Socio Sanitario - L’intervento è previsto dalla legge regionale 10/2003 e si colloca nell’ampio quadro del sistema degli interventi integrati socio-sanitari in favore delle persone non autosufficienti o disabili, varato dalla legge nazionale 328/2000. Il buono viene concesso, in alternativa al ricovero nei presidi residenziali, alle famiglie che mantengono nel proprio contesto l’anziano non autosufficiente o un soggetto con gravi disabilità. Il “buono” può essere di tipo sociale o di servizio. Nel primo caso si tratta di un beneficio di carattere economico a supporto del reddito familiare. Il buono di servizio, o voucher, è un titolo per l’acquisto diretto di specifiche prestazioni domiciliari erogate da organismi o enti no profit o da strutture e operatori delle Ausl, liberamente scelti dalle famiglie o messi a disposizione dalle stesse aziende. .  
   
   
DDL SU FISIOTERAPIA: SIMMFIR BASILICATA-CAMPANIA  
 
 Potenza, 15 dicembre 2009 - In riferimento alla notizia di avvenuta approvazione in Iv Commissione del Consiglio Regionale di Basilicata del ddl inerente la deregolamentazione delle autorizzazioni all´esercizio delle attività di fisioterapia attraverso la non assoggettabilità all’autorizzazione ai sensi della L. R. 28/2000 degli studi privati dei fisioterapisti anche in presenza di strumentazioni di terapia fisica, il Sindacato Italiano dei Medici di Medicina Fisica e Riabilitativa (Simmfir) – Gruppo Regionale Campania e Basilicata - esprime preoccupazione per la tenuta stessa dell´impianto della legge 28/2000 emanata “al fine di garantire agli utenti prestazioni affidabili secondo livelli di efficienza, qualità ed uniformità su tutto il territorio regionale” con “definizione dei requisiti minimi strutturali, funzionali ed organizzativi delle strutture sanitarie pubbliche e private”. La stessa legge all´art. 4 limita il medico nell’esercizio della propria attività all’uso di diagnostica strumentale semplice e non invasiva, che non comporti un rischio per la sicurezza del paziente, e non gli permette l’uso di strumentazione terapeutica. Il disegno di legge approvato dalla Iv Commissione autorizza non medici all’uso di strumentazioni terapeutiche che per selezione dei pazienti, per indicazioni terapeutiche e per criteri di applicazioni presentano controindicazioni assolute e relative. Per la Simmifir non c’è alcuna reale garanzia di tutela per il paziente rilevato che nel disegno di legge il fisioterapista può sottoporre autonomamente a trattamento una persona affetta da patologia solo sulla base di indicazione (“prescrizione”) medica non specialistica e non vagliabile dallo specialista di branca (fisiatra) al momento dell´ingresso in terapia, così come avviene ai sensi della legge 28/2000, in tutte le strutture di recupero e rieducazione funzionale e di riabilitazione. L´emendamento introduce confusione tra studio professionale e struttura (ambulatorio) già oggetto di specifiche norme legislative e pronunce giurisprudenziali. Da qui la preoccupazione e l´auspicio della non approvazione in Consiglio Regionale del disegno di legge in questione. .  
   
   
LE COOPERATIVE SOCIALI MANIFESTANO DAVANTI AL CONSIGLIO REGIONALE DEL FVG PER UNA REVISIONE DELLA FINANZIARIA, DEL PIANO SOCIO SANITARIO, PER SCONGIURARE LA CRISI,  
 
Trieste 15 dicembre 209 – Oggi ore 8, Agci-solidarietà, Federsolidarietà-confcooperative e Legacoopsociali del Friuli Venezia Giulia Le Cooperative sociali manifestano davanti al Consiglio regionale. La Regione taglia i finanziamenti alla Cooperazione sociale, a rischio la sopravvivenza di 200 Cooperative sociali del Friuli Venezia Giulia ed i posti di lavoro di 9 mila soci lavoratori. Appello al governatore Renzo Tondo, alla giunta regionale ed all’intero Consiglio anche perché il pericolo maggiore lo stanno correndo in verità le svariate decine di migliaia di utenti che usufruiscono dei servizi delle Coop sociali. Ovvero tutte quelle famiglie che – tramite i Comuni, le Aziende sanitarie, i Dipartimenti di salute mentale, i Sert e tutti i Servizi territoriali – hanno a che fare con i soci lavoratori delle Cooperative sociali perché un loro familiare sia accolto in una Casa anziani, in un Centro diurno, riceva cure ed assistenza attraverso i vari Servizi di assistenza domiciliare. Manifestazione martedì 15 dicembre alle 8 davanti alla sede del Consiglio regionale in piazza Oberdan promossa . Le Cooperative sociali sono delle imprese cooperative che perseguono l’interesse della comunità alla promozione umana e all’integrazione sociale dei cittadini. Raggiungono questi scopi attraverso la gestione di servizi sociali ed educativi o inserendo nel mondo del lavoro soggetti svantaggiati. In questi anni le Cooperative sociali sono cresciute per quantità e qualità ed oggi danno lavoro nella nostra regione a circa 9 mila persone, gestendo una buona parte dei servizi sociali regionali e inserendo nel lavoro migliaia di disabili, ex utenti psichiatrici, ecc. “Le politiche delle Amministrazioni regionali che in questi anni si sono succedute, sia di centro-sinistra che di centro-destra, hanno favorito la crescita di questo importante settore, ritenendo che il loro consolidamento e sviluppo fosse utile a tutti i cittadini della nostra Regione – affermano Agci-solidarietà, Federsolidarietà-confcooperative e Legacoopsociali del Friuli Venezia Giulia -. In questi ultimi tempi dobbiamo però registrare da una parte una crescente difficoltà di confronto con l’Amministrazione regionale dovuta anche al fatto che dobbiamo rapportarci con 6 diversi Assessori, dall’altra poiché – inseriti nel Bilancio delle attività produttive – constatiamo come la finanziaria regionale in discussione in questi giorni preveda un taglio alle Cooperative Sociali del 43% dei già contenuti finanziamenti che sono stati concessi negli anni precedenti. Ci troviamo quindi nella situazione paradossale che, mentre la Giunta Tondo ha lodevolmente mantenuto intatto il finanziamento per il Sociale, la Cooperazione Sociale che è un pezzo determinante di questo settore viene pesantemente colpita”. Allo stesso tempo “assistiamo sempre più frequentemente ad amministrazione pubbliche (le Cooperative Sociali in stragrande maggioranza acquisiscono le proprie attività attraverso gare d’appalto con Comuni, Aziende sanitarie, ecc. ), che riducono sempre di più le basi d’asta, spesso non permettendo nemmeno a coprire il semplice costo del lavoro, in alcuni casi tentando di assegnare i servizi al massimo ribasso, o aggirando la normativa regionale che premia la qualità”. “Le paghe dei nostri soci-lavoratori sono più basse dei dipendenti pubblici – incalzano le tre Associazioni regionali delle Cooperative sociali -, e giustamente, ad ogni scadenza del contratto di lavoro ci vengono richiesti consistenti aumenti economici: siamo d’accordo ma in una situazione in cui non siamo in grado di richiedere la revisione dei prezzi, unitamente ai due punti descritti precedentemente. Rischiamo la crisi generalizzata del settore. In questo caso molte delle cooperative sarebbero costrette a dichiarare una crisi aziendale con riduzioni della retribuzione e possibili licenziamenti”. E rivolgendosi “alle famiglie che hanno un genitore in Casa di Riposo, un bambino in asilo nido, un parente in domicilio assistito dai servizi sociali, un diversamente abile assistito in un Centro, tutte le famiglie che in questi anni hanno visto qualche loro caro inserito al lavoro dopo avere trovato tutte le porte chiuse”, dicono: “sappiate che il più delle volte questo è stato fatto dalla Cooperazione Sociale. Una Cooperazione sociale debole, costretta alla crisi, comporterebbe una minore qualità nei servizi e nelle opportunità di lavoro. Meno risorse e regole per la cooperazione sociale significa meno risorse per tutta la comunità”. “Per questo - concludono Agci-solidarietà, Federsolidarietà-confcooperative e Legacoopsociali del Friuli Venezia Giulia - siamo costretti a portare la nostra voce di fronte al consiglio regionale. Invitiamo i soci-lavoratori ed i cittadini a partecipare ad una manifestazione, martedì 15 dicembre in Piazza Oberdan a Trieste, davanti alla sede del Consiglio Regionale. L’incontro, che inizierà alle ore 8. 00 con una colazione sociale – con l’offerta dei prodotti di alcune coop sociali di inserimento lavorativo - proseguirà per tutta la mattinata”. .  
   
   
BOLZANO: “IN-KONTRO“: GIORNATA FORMATIVA PER OPERATORI SOCIALI DI ENTI PUBBLICI E PRIVATI  
 
Vipiteno, 15 dicembre 2009 - Si svolge oggi a presso la sede del Servizio Giovani dell’Alta Val d’Isarco, in Vicolo Streunturn,5, la Giornata formativa rivolta ad operatori ed operatrici sociali di enti pubblici e privati ed incentrata sul tema “Esperienze di cittadinanza nel sociale”. Anche l’ottava edizione di “In-kontro” che si svolge oggi martedì 15 dicembre, sarà caratterizzata dalla particolare formula “migrante”. La giornata formativa rivolta ad operatori ed operatrici sociali di enti pubblici e privati avrà infatti inizio alle ore 7,50 alla Stazione ferroviaria di Bolzano e condurrà i partecipanti a conoscere da vicino il “Progetto Jawa” presso la sede del Servizio Giovani dell’Alta Val d’Isarco, in Vicolo Streunturn,5 a Vipiteno. Al centro della giornata formativa dedicata anche alla conoscenza reciproca ed al confronto tra gli operatori del sociale vi sarà il tema “Esperienze di cittadinanza nel sociale”. Quali sono le nostre esperienze concrete di cittadinanza nel Sociale? E quali formule di cittadinanza oggi possono essere incentivate? Il confronto delle esperienze e delle proposte di coloro che lavorano nel sociale enti potrà stimolare, negli intendimenti degli organizzatori, nuovi interventi o una nuova lettura della comunità in cui operano. .  
   
   
A 180.000 FAMIGLIE VERONESI UNA GUIDA AI SERVIZI 118  
 
Verona, 15 dicembre 2009 - Tutte le famiglie di Verona capoluogo e dei comuni dell’Ulss 20, circa 180. 000, riceveranno a partire da domani, a cura di Poste Italiane, un innovativo opuscolo sul corretto uso dei servizi d’emergenza garantiti dal 118, tradotto in 8 lingue e scaricabile anche dal sito www. 118verona. It. L’iniziativa è stata presentata ieri nella sede dell’Ulss 20, alla presenza, tra gli altri, dell’Assessore regionale alla Sanità Sandro Sandri, del Direttore Generale dell’Ulss 20 Giuseppina Bonavina, del responsabile del Suem 118 di Verona Giovanni Cipollotti e del dirigente di Poste Italiane Dario Chiarin. “Iniziativa estremamente utile e positiva – ha detto Sandri – per un duplice motivo: da un lato si aiutano i cittadini ad usare più in fretta e meglio questi servizi; dall’altro si darà un notevole contributo a rafforzare l’appropriatezza delle richieste e quindi l’efficienza e la tempestività dell’intervento”. Il tutto nasce da un importante lavoro sperimentale realizzato dalla Centrale 118 di Verona che ha portato a risultati rilevanti sia per quanto riguarda la reale rappresentazione dell’intero processo del soccorso, sia per tutti i miglioramenti che potrebbero essere apportati in ogni sua fase. In quest’ambito, la corretta informazione è stata individuata come cardine per il miglioramento dell’intero sistema 118: da qui la decisione di realizzare l’opuscolo rivolto agli utenti. L’obbiettivo principale, oltre ad informare la popolazione sul giusto approccio ai servizi offerti, è quello di diminuire le ancora troppe chiamate improprie, che sono attualmente il 10-15% del totale e spesso incidono pesantemente nella gestione dell’intero sistema. L’esperienza è già stata attuata con successo dagli operatori anglosassoni, che ne hanno verificato l’efficacia attraverso precisi indicatori di risultato. La centrale del 118 di Verona riceve e fa circa 500. 000 telefonate l’anno, delle quali 160. 000 sono effettive richieste d’intervento di un mezzo di soccorso. .  
   
   
CONTRIBUTI A SOSTEGNO DELLE ATTIVITÀ SPORTIVE PER I DISABILI DELLA SAREDEGNA  
 
Cagliari, 15 Dicembre 2009 - L´assessorato regionale competente in materia di sport informa le associazioni sportive affiliate al Comitato italiano paralimpico (Cip) che entro il prossimo 21 dicembre possono essere presentate le domande di contributo per il sostegno delle attività sportive per i disabili. Le associazioni e le federazioni devono essere iscritte all´Albo regionale delle associazioni sportive e all´anagrafe delle Onlus (istituita presso il Ministero dell´economia e finanze) o presso il Registro generale del volontariato (settore sociale). In particolare l´intervento è rivolto a: − rilevare i nuovi bisogni di sport da parte dei cittadini con disabilità di ogni età, sesso e condizione sociale con particolare attenzione alle persone che non praticano attività sportive e maggiormente esposte a rischi di emarginazione sociale; − sensibilizzare l´associazionismo sportivo all´importanza della pratica sportiva per persone con disabilità come occasione d´impegno sociale e crescita dei diritti civili; − valorizzare le specifiche competenze ed esperienze delle associazioni sportive, sviluppate nei diversi ambiti d´impegno, per migliorare la qualità delle iniziative proposte in favore dei disabili. .