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Notiziario Marketpress di Lunedì 25 Ottobre 2010
EOLICO SUI TETTI PERCHÉ NO? SE L’U.E. HA STABILITO CHE ENTRO IL 2021 I PALAZZI DOVRANNO CONSUMARE ENERGIA IN BASE A QUANTA NE PRODURRANNO PERCHÉ NON PENSARE ANCHE AL VENTO OLTRE AL FOTOVOLTAICO?  
 
 Lecce, 25 ottobre 2010 La rivoluzione delle fonti energetiche rinnovabili in ambito urbano potrebbe partire sin da subito in ogni angolo del globo, almeno a considerare una serie interminabile di articoli, indagini scientifiche ed inserzioni pubblicitarie reperibili su internet. La questione che però Giovanni D’agata, Componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” si pone è che il passaggio tra il dire ed il fare non appare di così immediata realizzazione, se si pensa che nella stragrande maggioranza della cittadinanza quando si parla di fonti d’energia pulita in ambito urbano scatta immediatamente il pensiero al fotovoltaico sui tetti, mentre concetti quale eolico o geotermico appaiono relegati nella mente dei cittadini nell’ambito ristretto ed allo stesso ingombrante per l’ambiente dei grandi impianti. Secondo alcuni studi, però, al calo della potenza media del vento negli ultimi 30 anni stimato nel 5-15% in conseguenza dei mutamenti climatici e all’infittirsi di piante ed edifici costruiti dall’uomo, nonostante ciò il rapporto sulle energie rinnovabili del Gse segnala l’incredibile crescita del settore, quantificata a 4.898 Mw di produzione con un aumento della potenza installata anche nel primo semestre del 2010 ancora del 10% sul territorio nazionale, a comprova che il vento è una preziosissima fonte di approviggionamento energetico costante. E se a ciò si aggiunge che la normativa europea imporrà entro il 2021 l’obbligo per ogni edificio di consumare energia solo in base a quanta ne saprà produrre, il passaggio a fonti alternative anche al “sole”, dovrà essere pressoché conseguente. Nell’immediato, quindi, dovrà mutare nell’immaginario degli italiani il concetto inculcato che solo il fotovoltaico = energia pulita nel contesto urbano e quindi dovrà essere incentivata anche da parte degli installatori l’opportunità dettata dagli impianti eolici da montare direttamente sul tetto del condominio. Non solo pannelli e pannelli ma come dovrebbe essere noto, grazie a una mini turbina eolica si può trasformare l’energia cinetica del vento in energia meccanica che, azionando l’asse di un alternatore, è in grado di produrre energia elettrica. Chiaramente gli impianti hanno una diversa dimensione in relazione all’energia che s’intende produrre e si distinguono in: micro eolico (0-qualche centinaio di Watt); mini eolico (1-20 kW); medio eolico (20-200 kW) e grande eolico (>200 kW). Sui palazzi tendenzialmente si posso montare impianti micro o mini eolici di potenza fino a 5 kW di picco. Sino ad oggi, il problema della loro poca diffusione è stata legata principalmente a fattori estetici e di decoro urbano anche perché siamo stati abituati a pensare a mastodontiche pale meccaniche sorrette da enormi pali di sostegno che come giganteschi mulini a vento turbano il paesaggio circostante. La soluzione tecnica pensata per risolvere tale problema che è anche una questione di difesa ambientale si è trovata attraverso la rotazione di 90° della turbina, disponendola orizzontalmente, e installandola sul tetto con le due estremità assicurate alla copertura e con costi di installazione per impianti mini - eolici che sono compresi tra i 2.000 ai 3.000 euro per kW. Ma v’è di più: una volta connessi alla rete tali impianti possono usufruire degli incentivi statali per le energie rinnovabili con un meccanismo simile al Conto Energia dedicato al fotovoltaico, garantendo una tariffa omnicomprensiva di 0,30 euro per ogni kWh di energia non consumata e immessa in rete per un periodo di 15 anni.  
   
   
ENERGIA SEMINARIO ENVE, CAPPELLACCI: "REGIONI PROTAGONISTE POLITICHE ENERGETICHE UE"  
 
Pula, 25 Ottobre 2010 - Il ruolo delle città e delle regioni nel trovare soluzioni integrate per la produzione e l’uso sostenibile dell´energia, i numerosi esempi di buone pratiche in materia a livello regionale e locale, il completamento del mercato interno dell’energia in Europa, la possibilità di creazione di un ´Fondo investimenti energia´ autonomo per eventuali prestiti a livello locale, l´importanza degli investimenti a favore dell’energia sostenibile per un’economia più competitiva, che coinvolga le piccole e medie imprese locali, le prospettive in vista dell’attuazione della ´Strategia Europa 2020´. Sono i temi principali che sono al centro del seminario internazionale dal titolo ´Modelli locali e regionali per l´energia sostenibile nel loro contesto socio-economico´. Il seminario è stato aperto il 22 ottobre dall´intervento di Ugo Cappellacci, in qualità di presidente della Regione Sardegna e vice presidente della commissione Enve (Ambiente, Cambiamento climatico ed Energia) del Comitato delle Regioni: "Il nostro incontro di oggi - ha detto - intende approfondire il ruolo centrale che, in tema di nuova strategia europea di intervento ambientale ed energetico, possono e devono svolgere le Regioni e gli Enti locali". Il presidente ha messo in luce l´importanza istituzionale nella rappresentazione delle istanze delle Comunità locali e regionali e il ruolo determinante nell’attività legislativa dell’Unione Europea da parte del Comitato delle Regioni. "Il Comitato - ha spiegato - ha competenza in un ampio ambito di politiche, comprese quelle riguardanti l’ambiente e lo sviluppo regionale, in particolar modo attraverso la Commissione Enve, interviene direttamente nella politica europea sull´ambiente e sulle energie sostenibili". Il governatore della Sardegna ha fatto riferimento al Trattato di Lisbona, che si occupa, tra le altre cose, della competenza congiunta tra l´Ue e i suoi Stati membri sulla politica energetica. L´articolo 194 del Trattato ha lo scopo di assicurare, in uno spirito di solidarietà tra gli Stati membri, il funzionamento del mercato dell´energia, la sicurezza dell’approvvigionamento energetico dell´Ue, la promozione della efficienza e del risparmio energetici e lo sviluppo di nuove forme di energia rinnovabile; promuove inoltre, la interconnessione delle reti energetiche. L´intento è quello di procedere verso un´economia verde a basse emissioni di anidride carbonica: "Combattere i cambiamenti climatici - ha evidenziato il presidente Cappellacci - è una delle maggiori sfide del nostro tempo e l’Unione europea è fortemente impegnata a sviluppare una politica energetica ed ambientale integrata basata su scadenze e obiettivi ben definiti per passare ad un´economia a basse emissioni di anidride carbonica (Co2) e risparmiare energia. Questa priorità è parte integrante della nuova strategia varata recentemente dalla Commissione europea e nota come ´Europa 2020´". "Anche la Sardegna - ha concluso il presidente Cappellacci - sta lavorando per individuare, definire ed implementare metodologie il suo modello di green economy per uno sviluppo organico e coordinato del proprio sistema energetico. Abbiamo obiettivi ambiziosi per rendere la nostra Regione leader nazionale ed internazionale nel settore della riduzione delle emissioni di gas clima alteranti e dello sviluppo energetico sostenibile. Per le nostre caratteristiche geografiche, economiche, sociali ed infrastrutturali possiamo e vogliamo assumere un ruolo di Regione pilota per l’implementazione di una serie di azioni integrate e coordinate di breve, medio e lungo periodo destinate a ridurre progressivamente il bilancio delle emissioni di Co2 della Regione Sardegna. Sono questi gli obiettivi strategici del nostro progetto che abbiamo chiamato Sardegna Co2.zero di cui oggi presentiamo lo stato dell´arte". La seconda sessione che è stata moderata da Javier Velasco Mancebo, si è occupata delle dotazioni finanziarie e dei problemi di finanziamento che investe la comunià internazionale. Mancebo ha introdotto il tema mettendo in luce "L’importanza di energia e di un’economia alternativa nell’attuale situazione di congiuntura economica in Europa e nel mondo". Il moderatore spagnolo ha poi dato la parola al membro del Comitato delle Regioni, Brian Meaney che ha esposto la sua relazione intitolata: "I Criteri di sostenibilità relativamente all’uso di fonti di biomassa". Meaney ha messo in evidenza l’esempio dell’attività in merito che si attua nella sua provincia situata nel nord ovest dell’Irlanda. L’esponente del Cdr ha poi chiarito quale valore abbia il raggiungimento degli obiettivi del trattato di Lisbona: "Bisogna sostenere una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, e un’economia basata sulla scienza e sulla coesione territoriale e sociale. Per raggiungere gli obiettivi di Europa 2020" sono fondametali i nessi strategici con la base, rappresentata dai territori. Anche nello sfruttamento delle biomasse la funzione locale è determinante". La parola è passata poi a Roman Doubrava, Direttore Generale Energia della Commissione Europea. "Dobbiamo sfruttare il coinvolgimento di persone competenti e di adeguati finanziamenti. Questi, che fanno parte del quadro generale in cui ci troviamo ora, sono gia stati attivati e trovano i primi importanti riscontri" ha sostenuto nella sua reazione Doubrava. "È stata attivata da tempo un’iniziativa legata al coinvolgimento di sindaci e città ma c’è bisogno di un impegno più forte da parte di esponenti politi locali e regionali. Il monitoraggio per che abbiamo attivato per individuare i problemi locali sul territorio ci hanno permesso di fare grandi passi avanti ma per non fallire i nostri obiettivi dobbiamo continuare l’esame dei 360 piani d’azione per analizzare il territorio". Il terzo relatore è stato Carlo Manna, responsabile degli uffici dell’Enea (Agenzia nazionale energia ambiente), Ente che supporta il Ministero dello Sviluppo economico nella strategia energetica nazionale con 3000 dipendenti impegnati su tutto il territorio nazionale. Manna ha posto l’accento su come "le tecnologie possono rispondere alle esigenze di riduzione delle emissioni di Co2, innanzi tutto attraverso l’efficienza nella generazione dell’energia elettrica, ma soprattutto nell’uso finale dell’energia stessa. In questo senso è fondamentale il ruolo di quelle rinnovabili". Successivamente l’esponente di Enea si è chiesto se la strategia energetica sia più un costo o più un investimento, affermando come risposta al quesito che gli investimenti prevalgono perchè rendono più sostenibile il futuro. Cappellacci presenta progetto Sardegna Co2.0 - "Vogliamo rendere la Sardegna regione modello nel campo delle energie rinnovabili e delle emissioni zero". Così il presidente della Regione, Ugo Cappellacci, ha introdotto l’illustrazione del progetto Sardegna Co2.0 al seminario ´Modelli locali e regionali per l’Energia sostenibile nel loro contesto socioeconomico´. "La nostra Isola - ha aggiunto il presidente -, con le sue caratteristiche morfologiche e climatiche e con le sue eccellenze in ambito di risorse umane, vuole recitare un ruolo da protagonista in materia di energie rinnovabili e nel perseguimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale. Abbiamo pensato di utilizzare le opportunità offerte dal Piano 20-20-20, unitamente alle potenzialità del territorio alla sua vocazione naturalistica, al capitale umano per orientare il passaggio da un modello di sviluppo economico basato sull’industria di base a un modello integrato con le tematiche della green economy. L´obiettivo è strategico e implementare un’insieme coordinato di azioni nel settore energetico che conduca a un bilancio di emissioni nullo. "Il progetto Sardegna Co2.0 è stato illustrato nei dettagli da Alfonso Damiano, docente della facoltà di ingegneria dell’Università di Cagliari. "Il nome del progetto ha lo scopo di evidenziare l’obiettivo sottintendendo l’uso di tecnologie nelle quali la Sardegna è già leader nazionale e internazionale, e il desiderio di anticipare l’avvio di processi di trasformazione delle reti energetiche. Le azioni previste tendono a coinvolgere tutti i comparti produttivi e intere comunità locali". In questa direzione si è giunti a definire il progetto di avvio denominato Comuni in classe A che individua il numero limitato di comunità "pioniere" rappresentative del contesto socioeconomico e di progetti dimostrativi volti al raggiungimento di un bilancio di emissioni di Co2 pari a zero. Gli effetti attesi sono di tipo economico, energetico e sociologico. È stato previsto lo sviluppo di un processo che, attraverso le comunità "pioniere", consenta l’affiancamento operativo e giunga alla definizione di un piano energetico locale che permetta di individuare azioni idonee allo sviluppo di Parternariati Pubblico Privati.  
   
   
TRENTO: UN BANDO PER CONTRIBUTI AGLI ENTI PUBBLICI PER IL RISPARMIO ENERGETICO  
 
Trento, 23 ottobre 2010 - Non si arresta l´impegno della Provincia sul versante del risparmio energetico, un impegno che in Trentino è iniziato già nel 1980 con la legge 14. La Giunta - su proposta del presidente Lorenzo Dellai - ha approvato oggi un bando avente ad oggetto “Contributi a Comunità, Comprensori, Comuni, loro forme associative o aggregazioni nell’ambito della Provincia autonoma di Trento per studi di fattibilità tecnico-economica e/o diagnosi energetica finalizzati al contenimento dei consumi energetici o per la redazione di Piani regolatori di illuminazione comunali o sovracomunali”. Il bando rientra nell´ambito del programma operativo Fesr 2007-2013 della Provincia autonoma di Trento, interessato alla diffusione della cultura della sostenibilità ambientale e del risparmio energetico, nel rispetto di quanto disposto dalla Strategia di Lisbona e dagli Orientamenti strategici comunitari per la coesione. Sono ammessi a contributo, ad esempio, piani energetici a livello sovracomunale o comunale, studi di fattibilità o diagnosi energetiche relative a produzione, recupero, trasporto e distribuzione di calore derivante da cogenerazione o dall’utilizzo di fonti rinnovabili, studi per la realizzazione dei piani regolatori di illuminazione. La sottoscrizione del trattato di Kyoto da parte dello Stato italiano ha rafforzato l’attenzione ai temi del risparmio energetico e della produzione di energia da fonti rinnovabili, sensibilizzando a tematiche di grande attualità come sviluppo sostenibile, prevenzione dell’inquinamento, uso efficiente e razionale delle materie prime e delle risorse. In quest’ottica la Provincia autonoma di Trento si è mossa con diversi strumenti, tra i quali la legge provinciale 14 del 1980 concernente il risparmio energetico e l’utilizzazione delle fonti alternative di energia, la legge provinciale 16 del 2007 relativa all’inquinamento luminoso, il Piano energetico-ambientale provinciale-Peap, approvato nel 2003, il Piano provinciale di intervento per la prevenzione e la riduzione dell’inquinamento luminoso, approvato nel dicembre 2009. Con gli strumenti di sostegno disponibili per l’incentivazione delle cosiddette “tecnologie energetiche pulite” si cerca di stimolare e diffondere la sensibilità per investimenti in fonti rinnovabili o in interventi mirati alla riduzione dei consumi energetici. Il programma operativo Fesr 2007-2013 della Provincia autonoma di Trento è interessato alla diffusione della cultura della sostenibilità ambientale e del risparmio energetico, nel rispetto di quanto disposto dalla Strategia di Lisbona e dagli Orientamenti Strategici Comunitari per la coesione. Coerentemente con la priorità 3 del Quadro strategico nazionale “Energia e ambiente: uso sostenibile ed efficiente delle risorse per lo sviluppo”, esso individua uno specifico Asse prioritario “Energia/ambiente e Distretto Tecnologico”, nel quale sono comprese diverse linee di intervento per la tematica energetico-ambientale; l’obiettivo operativo è quello di promuovere la sostenibilità nel campo dell’edilizia e della gestione del territorio. L’autorità di gestione del Fesr, il Servizio Rapporti comunitari e sviluppo locale, ha quindi predisposto il bando approvato oggi (n. 1/2010), avente ad oggetto “Contributi a Comunità, Comprensori, Comuni, loro forme associative o aggregazioni nell’ambito della Provincia autonoma di Trento per studi di fattibilità tecnico-economica e/o diagnosi energetica finalizzati al contenimento dei consumi energetici o per la redazione di Piani regolatori di illuminazione comunali o sovracomunali”. Sono ammessi a contributo, ad esempio, piani energetici a livello sovracomunale o comunale, studi di fattibilità o diagnosi energetiche relative a produzione, recupero, trasporto e distribuzione di calore derivante da cogenerazione o dall’utilizzo di fonti rinnovabili, studi per la realizzazione dei piani regolatori di illuminazione. Sono ammissibili i costi per l’effettuazione di analisi, valutazioni e pianificazione per una spesa minima di 5.000 euro ed un massimo di 100.000 euro, secondo le indicazioni del bando. Lo stanziamento complessivo previsto è di euro 1.121.992,36. La percentuale di contributo è pari al 90% della spesa ammessa nel caso di progetti sovracomunali e 80% nel caso di Comuni singoli. I modelli per la domanda e la documentazione sono disponibili in internet, all’indirizzo www.Modulistica.provincia.tn.it. La domanda deve essere corredata da una relazione descrittiva dell’iniziativa che espliciti ambiti d’intervento, contenuti, finalità e contributo richiesto, nonché, per soggetti riuniti in forme associative o aggregazioni, dai provvedimenti delle amministrazioni che autorizzano l’iniziativa e ne assumono i relativi oneri, designando l’ente capofila. Le domande e la documentazione devono essere presentate entro le ore 12.00 del 31 gennaio 2011 alla Provincia autonoma di Trento, Servizio Rapporti comunitari e sviluppo locale, Via Romagnosi, 9 (Centro Europa), 38122 Trento. La selezione delle iniziative avverrà secondo le modalità e i criteri indicati nel bando, sia con riguardo all’ammissibilità che all’analisi di merito ed attribuzione dei punteggi per la graduatoria finale. I beneficiari dovranno avviare le iniziative ammesse a finanziamento entro i sei mesi successivi alla data di ricevimento della comunicazione di concessione del contributo e la realizzazione dovrà essere completata entro un anno dalla stessa data. Per informazioni più dettagliate si invita a consultare il sito www.Puntoeuropa.provincia.tn.it  
   
   
MOLISE: ENERGIA RINNOVABILE, PRIMO PASSO PER LE NUOVE LINEE GUIDA REGIONALI  
 
Campobasso, 25 ottobre 2010 - Si è svolta il 22 ottobre una riunione, indetta dall´Assessore regionale all´Ambiente, Salvatore Muccilli, per la costituzione di un Tavolo tecnico in materia di fonti energetiche rinnovabili. Alla riunione hanno partecipato, oltre all´Assessore Muccilli, l´Assessore ai Beni Ambientali, Filoteo Di Sandro, il Consigliere delegato all´Energia, Adelmo Berardo, e i Dirigenti regionali Marcello Vitiello, Luigi Vecere, Armando Casacanditella e Rossella Perrella. "L´obiettivo - dichiara l´Assessore Muccilli - è quello di creare un luogo di coordinamento tecnico per giungere ad una proposta di adeguamento della Regione Molise rispetto alle Linee guida nazionali in materia di fonti rinnovabili. E´ stato, quindi, delegato ad un Comitato tecnico, composto dai dirigenti presenti e coordinato dall´Architetto Vitiello, l´elaborazione di una ipotesi di recepimento delle linee guida nazionale. Si tratta di un primo passo importante per arrivare ad una revisione della normativa sin qui vigente, esigenza che alla luce anche della novità nazionali è ormai largamente condivisa. Spero che questo iter possa portare in tempi rapidi a risultati concreti ed ad una pianificazione delle fonti rinnovabili accettata dalla collettività molisana e condivisa in tutti i suoi aspetti".  
   
   
INAUGURATA A BOLOGNA LA CASA DELL´ENERGIA  
 
Bologna, 25 ottobre 2010 - E’ stata inaugurata il 22 ottobre dall’assessore regionale alle Attività produttive Gian Carlo Muzzarelli e dal presidente della Commissione assembleare Attività economiche Franco Grillini la Casa dell’Energia, che per due mesi ospiterà dibattiti, incontri, seminari. La “Casa dell’Energia” è uno spazio espositivo in via Aldo Moro 46, a Bologna, in cui sino a metà dicembre si terranno numerose iniziative legate al tema energetico (il calendario completo è scaricabile dal sito www.Regione.emilia-romagna.it/energia ). L´assessore Muzzarelli ha ricordato l’importanza del nuovo Piano attuativo triennale. “Lavoriamo per il Piano energetico in uno scenario europeo, la Regione Emilia-romagna nel suo rapporto con il mondo trae le nuove opportunità di sviluppo - ha sottolineato - L’impegno per le fonti rinnovabili, per un ambiente che diventa la più importante ricchezza regionale è un caposaldo del nuovo Piano attuativo, in cui vogliamo alzare ancora l’asticella, sino ad arrivare entro questa legislatura ai 1000 Megawatt di energia prodotta da fonti rinnovabili". "L’energia oggi è un fattore chiave per lo sviluppo economico, per la competitività e la sicurezza sociale - ha continuato l´assessore Muzzarelli - La Regione c’è e intende giocare questa partita: chiediamo a tutti coloro che in questi mesi vorranno confrontarsi insieme alla Regione su questi temi, di cogliere fino in fondo la sfida dell’economia verde, del risparmio energetico e della produzione di energia da fonti rinnovabili. Nella convinzione che non ci sono altre strade da percorrere, e che solo questa strada confermerà l’Emilia-romagna in un ruolo di leader in Europa e di locomotiva del Paese”. “Questa "Casa dell´Energia" diventerà un percorso nuovo per arrivare al Piano attuativo dell’energia per il triennio 2011-2013 - ha detto Grillini - E’ un metodo partecipato, con cui intendiamo coinvolgere tutti i soggetti interessati: cittadini, imprese, organizzazioni imprenditoriali, istituzioni. Vicende anche drammatiche come quelle che stanno avvenendo a Terzigno sono il segnale più evidente che occuparci di energia oggi significa occuparci di qualità ambientale e qualità della vita. E proprio in un momento difficile come questo anche per l´occupazione dobbiamo sostenere ricerca e innovazione, che devono essere i caratteri distintivi dello sviluppo”.  
   
   
A VENEZIA FIRMATO UN PROTOCOLLO A SOSTEGNO DEL SETTORE EDILIZIO  
 
Venezia, 25 ottobre 2010 - Far ripartire l’economia facendo leva sullo sfruttamento delle sinergie e della collaborazione interistituzionale nel campo dei Lavori pubblici. Con questo obiettivo Regione del Veneto, Regione Abruzzo, Consorzio Innovazione Sviluppo Edilizia Ambiente – Isea de l’Aquila e Associazione Costruttori Edili della Provincia di Venezia hanno firmato il 22 ottobre a Venezia un protocollo d’intesa per la promozione, con la formula del partenariato pubblico-privato, di una piattaforma di servizi nel settore delle costruzioni. E’, infatti, ormai chiaro che per superare l’attuale momento di crisi dell’economia è necessario cercare nuove opportunità e nuovi mercati, stringendo alleanze e innovando l’azione delle aziende venete attraverso l’adozione di strumenti, metodi e tecniche sempre più in grado di aumentarne la capacità competitiva. E’ il caso delle partnership pubbliche private, uno strumento oggi sempre più attuale nel panorama dei lavori Pubblici, che consente di cooperare con le amministrazioni al fine di cantierare opere la cui realizzazione sia in grado di portare benefici alle imprese e alle pubbliche amministrazioni. Con il protocollo, fortemente voluto dalle due Regioni e promosso dall’ Ance Venezia e dal Consorzio Isea, si intende realizzare una piattaforma di servizi integrati in grado di semplificare l’accesso delle imprese a tali opportunità. La cooperazione avverrà su vari livelli e in particolare per monitorare e fornire nuove opportunità di mercato, andando a supportare l’incontro tra domanda e offerta e incentivando la ricaduta economica sui territori interessati; per potenziare la rete tra i soggetti pubblici e privati che operano sul mercato delle costruzioni edili incentivando, affiancando e supportando strategie, azioni e piani di fattibilità in ottica di project financing; per supportare e incentivare obiettivi di Internazionalizzazione; per attivare un servizio di trasferimento di conoscenze e tecnologico, con il compito di orientarsi all’innovazione e far nascere nuove best practice esportabili come modello anche attraverso servizi di Euro-progettazione, Technical assistance e finanza agevolata; infine per migliorare la competitività delle imprese appartenenti alle singole aree territoriali anche attraverso l’apertura di nuovi mercati, creando strutture e processi di supporto in grado di guidare continuativamente tali esplorazioni. Particolare attenzione verrà riservata all’elaborazioni di progetti per la partecipazioni ai bandi europei e l’accesso ai relativi finanziamenti. “L’accordo – sottolinea l’assessore ai lavori pubblici e edilizia della Regione del Veneto, Massimo Giorgetti – che non comporta oneri per la Regione, rientra nell’ambito delle iniziative messe in atto per fronteggiare la crisi, che ha colpito in modo particolare il mercato della costruzioni, settore trainante per l’economia veneta. Siamo infatti convinti – conclude Giorgetti – che sostenere e supportare il comparto, perché superi l’attuale crisi economica, significa essenzialmente non perdere un tessuto socio economico, che altrimenti non sarebbe più recuperabile. Salvare un’impresa vuol dire prima di tutto valorizzare il nostro territorio e tutelare le nostre professionalità”. Da parte sua Lionello Barbuio, presidente di Ance Venezia, ribadisce che “La firma di oggi suggella l’intensa attività svolta in passato da Ance Venezia sul partenariato pubblico-privato, un metodo necessario in un periodo in cui le risorse pubbliche sono sempre più scarse. È anche un banco di prova per testare i nuovi rapporti tra le amministrazioni pubbliche e le imprese, rompendo i vecchi schemi del fronte contrapposto, rappresentato dalle classiche procedure di appalto”.  
   
   
PIRELLI & C. REAL ESTATE SPA ASSUME IL NUOVO NOME “PRELIOS SPA” , IN SEGUITO AL PERFEZIONAMENTO DELLA SEPARAZIONE DA PIRELLI & C.  
 
 Milano, 25 ottobre 2010 - Pirelli & C. Real Estate S.p.a.ha annunciato il 21 ottobre la modifica della denominazione sociale in “Prelios S.p.a.” per effetto del perfezionamento della separazione da Pirelli & C. Borsa Italiana modificherà, conseguentemente, la denominazione della Società sul listino a partire dal prossimo 25 ottobre 2010. Con Prelios - che sancisce il riposizionamento della società avviato con il piano industriale volto alla creazione di una “pure asset management company” - si posiziona sul mercato, in Italia e a livello europeo, uno dei principali gestori immobiliari con circa 15,6 miliardi di euro di patrimonio gestito, attraverso un modello distintivo basato sull’integrazione dei servizi specialistici funzionali alla gestione e alla valorizzazione dei portafogli immobiliari. Il Gruppo, attraverso la controllata Prelios Sgr (come verrà ridenominata contestualmente Pirelli Re Sgr) è anche leader nel mercato italiano del fund management con circa 6 miliardi di euro gestiti principalmente attraverso 21 fondi immobiliari. Il nuovo brand - La nuova denominazione “Prelios S.p.a.” era stata approvata dall’Assemblea degli Azionisti lo scorso 15 luglio 2010. Il nome unisce le prime lettere di “premium” con la parola “helios”, termine greco che designa il sole. Il nuovo brand Prelios è costituito da un lettering - sviluppato specificamente per Prelios con l’intento di comunicare solidità e dinamismo - abbinato al simbolo stilizzato di una “scintilla”, posta significativamente a esponente. Nel suo insieme il brand Prelios, semplice ed efficace, sottolinea come la Società nata da Pirelli Re ne raccolga e ne rilanci l’eredità verso il futuro, nel segno dell’eccellenza e dell’integrazione delle competenze che sono da sempre alla base della sua capacità di creare valore nel tempo. La conseguente attività di re-branding rappresenta un’opportunità per affermare e consolidare il posizionamento del nuovo marchio - interamente focalizzato nel settore real estate – allineandolo al nuovo modello incentrato sulla gestione immobiliare.  
   
   
IMPRESE E CRIMINALITÀ, SÌ DELLA REGIONE LIGURIA A PATTO DELLA LEGALITÀ CON GOVERNO: EDILIZIA SETTORE PIÙ A RISCHIO E IN CRISI, IN ARRIVO IL “PIANO CASA”  
 
 Genova, 22 Ottobre 2010 - “La lotta alle infiltrazioni mafiose e alla criminalità nel mondo imprenditoriale è ormai un percorso irrinunciabile. La Regione Liguria, su questo fronte è già impegnata dal protocollo d’intesa firmato a luglio con la Dia-direzione Investigativa Antimafia-centro Operativo di Genova per prevenire e contrastare tentativi di infiltrazione malavitosa e le irregolarità negli appalti pubblici e nei luoghi di lavoro, ma i rischi aumentano e credo che sia utile, come ha sottolineato il presidente di Confindustria Liguria Alessandro Cepollina, alzare ulteriormente il livello di attenzione con un patto forte tra tutte le istituzioni e il governo per contrastare le attività malavitose come in Sicilia e in Lombardia”. La Regione Liguria, con Giovanni Boitano, assessore all’Edilizia, uno dei settori più a rischio di “affari sporchi” della criminalità, condivide il grido di allarme lanciato da Confindustria cominciando dalle cose già fatte, in particolare dalla collaborazione fra l’Osservatorio Regionale dei Contratti Pubblici, istituito dalla Regione Liguria e la Dia che dalla struttura può acquisire i dati riguardanti lavori, servizi, forniture per la realizzazione di opere pubbliche nel settore della viabilità, sanitario ed edilizio. “Oggi più che mai- afferma Boitano- le imprese edili e non solo, in difficoltà con l’accesso al credito, devono poter lavorare in un mercato sano. Non possiamo lasciare le imprese sole. La Regione Liguria è per la totale trasparenza e la qualità degli appalti- i cui dati maggiormente significativi sono disponibili sul sito internet www.Appaltiliguria.it e attraverso il nuovo “piano casa” conta di attuare un percorso di semplificazione normativa per dare sviluppo al comparto dell’edilizia e al settore abitativo che vada incontro ai nuovi bisogni della società, giovani, famiglie, anziani” .  
   
   
PIRELLI: ASSEGNAZIONE DELLE AZIONI PIRELLI RE IL 25 OTTOBRE NUOVO CAPITALE SOCIALE PARI A EURO 1.377.878.879,78  
 
Milano, 25 ottobre 2010 - Pirelli & C. S.p.a. Comunica che, allo scadere dei termini di legge, non risultano opposizioni dei creditori della società all’operazione deliberata lo scorso 15 luglio di riduzione del capitale sociale tramite l’assegnazione, agli azionisti ordinari e di risparmio Pirelli & C., di n. 487.231.561 azioni ordinarie Pirelli Re (che assumerà, contestualmente alla predetta assegnazione, la denominazione Prelios S.p.a.) detenute dalla Società. L’assegnazione delle azioni ordinarie Pirelli Re, nel rapporto di n. 1 azione Pirelli Re per ogni n. 1 azione ordinaria e/o di risparmio Pirelli & C. Detenuta, avverrà a partire dal 25 ottobre 2010, in osservanza delle disposizioni regolamentari applicabili e tramite gli intermediari aderenti al sistema di gestione accentrata di Monte Titoli S.p.a. Dalla data del 25 ottobre 2010 le azioni Pirelli & C. Saranno pertanto negoziate in Borsa ex diritto di assegnazione. Il valore a fini fiscali delle azioni Pirelli Re oggetto di assegnazione sarà pari al valore normale delle azioni Pirelli Re, determinato in base alla media aritmetica dei prezzi delle azioni Pirelli Re rilevati nell’ultimo mese antecedente la data di assegnazione; il valore puntuale, pertanto, sarà comunicato successivamente all’assegnazione. Una quota parte del valore normale delle azioni Pirelli Re sarà qualificabile come dividendo in natura, costituendo reddito imponibile in capo agli azionisti e sarà assoggettata a tassazione secondo le regole ordinarie vigenti al momento dell’assegnazione in relazione alla qualifica soggettiva, allo Stato di residenza fiscale e ad altre specificità del singolo azionista. Gli azionisti Pirelli & C. Assegnatari di azioni Pirelli Re dovranno versare a titolo di imposta, previamente alla consegna delle azioni Pirelli Re, un importo, non significativo e corrispondente all’ammontare dell’imposta sostitutiva – solo nei casi in cui la stessa sia dovuta –, calcolato sulla base della quota parte del valore normale delle azioni Pirelli Re qualificabile come dividendo in natura. Dalla data di assegnazione il nuovo capitale sociale di Pirelli & C. Sarà pari a euro 1.377.878.879,78, suddiviso in complessive n. 487.991.493 azioni prive di indicazione del valore nominale, di cui n. 475.740.182 (euro 1.343.286.427,00) azioni ordinarie e n. 12.251.311 (euro 34.592.452,78) azioni di risparmio.  
   
   
CNA BASILICATA: GRAVE SITUAZIONE IMPRESE COSTRUZIONI  
 
Potenza, 25 ottobre 2010 - La presidenza nazionale di Cna Costruzioni, riunitasi nei giorni scorsi, ha esaminato la situazione del settore in relazione alla crisi economica ed ad alcune recenti novità normative. “La situazione delle imprese – afferma Leo Montemurro Segretario regionale Cna - è sempre più grave; non solo non si registrano ancora segni di ripresa, ma le difficoltà sono aggravate dal costante allungamento dei tempi di pagamento sia da parte dei privati che, cosa ancora meno accettabile, da parte delle pubbliche amministrazioni. Il settore – continua Montemurro - ha perso oltre 200 mila addetti e, per la prima volta da anni, è negativo il saldo tra iscrizioni e cessazioni di imprese. Gli impegni presi dal Governo in occasione degli “Stati Generali “ delle costruzioni dello scorso anno non sono stati rispettati, né in termini di risorse per le opere pubbliche, né in termini di semplificazione degli adempimenti. Al contrario le normative recenti, dal 10 per cento di deposito obbligatorio su lavori di ristrutturazione agevolati, alla Legge antimafia, aggravano ulteriormente la situazione. In questo quadro – conclude Montemurro – bene ha deliberato la Presidenza Nazionale quando ha deciso di partecipare all’organizzazione di una manifestazione unitaria di tutte le organizzazioni datoriali e i sindacati dei lavoratori della filiera delle costruzioni ( le stesse sigle degli “Stati Generali” dello scorso anno) da tenersi entro la fine di novembre”.  
   
   
RECUPERO ALLOGGI . APPROVATA DALLA GIUNTA PUGLIESE LA GRADUATORIA PROVVISORIA  
 
Bari, 25 ottobre 2010 - La Giunta regionale, su proposta dell’Assessore alla Qualità del Territorio Angela Barbanente, ha approvato la Deliberazione n. 2230 relativa alla graduatoria provvisoria degli interventi di cui al bando pubblico che metteva 10.014.651,85 di euro a disposizione di privati che intendessero recuperare alloggi da destinare alla locazione o a prima abitazione. La graduatoria è stata redatta secondo i puntuali criteri definiti dal Bando, quali: localizzazione dell’intervento (punti utili per la graduatoria sono riconosciuti agli interventi che ricadono in comuni capoluoghi di provincia, comuni non capoluogo ad alta tensione abitativa, comuni non ad elevata tensione abitativa con popolazione superiore a 20.000 abitanti o ancora in ambiti territoriali di rigenerazione urbana, nei centri storici); condizioni d’uso dell’alloggio (premiati gli interventi che interessano alloggi non occupati); disponibilità di permesso di costruire o di altro titolo abilitativo; maggiore capacità dell’intervento di assicurare livelli di sostenibilità ambientale e di efficienza energetica. Sono risultate ammissibili 423 domande, di cui - 143 per recupero di immobili da destinare alla locazione abitativa per un periodo non inferiore ad 8 anni, per un contributo pari ad € 3.873.989,79; - 280 per recupero di immobili da destinare a prima casa per sé o per parenti e/o affini entro il secondo grado, per un contributo pari ad € 3.159.382,14; «E´ la prima volta – commenta l´assessore Angela Barbanente – che la Regione, per rispondere al bisogno di alloggi sociali, si rivolge direttamente ai piccoli proprietari di immobili per il recupero di alloggi , spesso non occupati ed in condizioni fatiscenti. Il bando ha avuto successo e ci incoraggia a consolidare una politica che incentiva i privati a recuperare gli immobili per riportarli alla loro efficienza edilizia e funzionale e a rispondere al bisogno abitativo delle fasce sociali più deboli. Inoltre, con questa iniziativa – ha concluso l´assessore – sosteniamo in maniera concreta il settore edilizio, e soprattutto il sistema di piccole imprese particolarmente colpito dalla crisi, puntando sulla ristrutturazione edilizia del patrimonio immobiliare esistente delle città pugliesi, soprattutto dei centri storici».  
   
   
GIUNTA VENETA FINANZIA ABBATTIMENTO BARRIERE ARCHITETTONICHE.  
 
Venezia, 25 ottobre 2010 - 87 nuove opere di abbattimento di barriere architettoniche in edifici pubblici e in strutture di edilizia residenziale pubblica verranno realizzate in Veneto grazie ad uno stanziamento di un milione di euro, disposto dalla Giunta regionale su proposta dell’assessore ai lavori pubblici ed edilizia abitativa Massimo Giorgetti. Una riserva di 50 mila euro è stata assegnata direttamente alle Province per l’esercizio della delega loro assegnata su questa materia. Saranno sempre le Province ad utilizzare i rimanenti 950 mila euro per finanziare interventi nei Comuni di loro competenza. Si tratta di opere per la fruibilità degli edifici e spazi pubblici, nonché degli edifici di edilizia residenziale pubblica. In particolare sono previsti interventi di adeguamento strutturale degli edifici, dei percorsi pedonali, la realizzazione di rampe per l’accesso agli edifici, nonché l’installazione di ascensori, moto scale, servo scale e di pedane elevatrici. Il provvedimento prevede che le amministrazioni destinatarie del finanziamento, per affidare i lavori, applichino procedure negoziate, ovvero che al di sotto dei 100 mila euro i lavori siano assegnati direttamente, mentre per interventi di costo superiore, purché comportanti spese al di sotto dei 500 mila euro, l’affidamento avvenga in base ad una gara tra 5 ditte imprese invitate dall’ente appaltatore. “Si tratta di un meccanismo – precisa Giorgetti – che da un lato garantisce una velocizzazione per quanto riguarda l’attuazione dell’intervento, dall’altra contribuisce a dare risposte rapide e concrete al settore edile della nostra regione, che soffre particolarmente gli effetti della crisi”. Riferendosi poi alla natura del provvedimento, Giorgetti ha sottolineato che “permettere ai disabili di condurre una vita normale e senza barriere, non solo quando devono usufruire di strutture pubbliche, ma anche quando si trovano nell’androne del loro condominio o all’interno della propria abitazione, è un dovere di civiltà, che ben volentieri l’Istituzione regionale si assume, sulla base di una specifica strategia pluriennale di finanziamenti, che ha già consentito la realizzazione di centinaia di interventi. La Regione Veneto – ricorda poi Giorgetti - è stata tra le prime in Italia ad aver costruito un modello di riferimento per applicare i “Peba” - Piani per l’eliminazione delle barriere architettoniche - puntando a una progettazione accessibile di luoghi, ambienti ed edifici pubblici e privati. Crediamo infatti che eliminare ciò che rende non usufruibili i luoghi pubblici non sia unicamente un bisogno sociale, piuttosto un approccio che si deve avere quando si opera nel settore edilizio. Il Veneto è consapevole di questo principio e lo sta applicando ormai da moltissimi anni. E di questo siamo fieri.” Su base provinciale, 49.161 euro sono stati assegnati a Belluno per 9 interventi; 124.414 euro a Padova per 11 interventi; 40.142 euro a Rovigo per 6 interventi; 158.334 euro a Treviso per 15 interventi; 145.311 euro a Venezia per 8 interventi; 289.476 euro a Vicenza per 29 interventi; 145.540 euro a Verona per 9 interventi.  
   
   
TRENTO: INTERESSI SUI MUTUI CASA AGEVOLATI: CALA LO SPREAD DELLE BANCHE  
 
 Trento, 25 ottobre 2010 - La Giunta provinciale ha approvato il 22 ottobre, con una delibera firmata dall´assessore alle politiche sociali Ugo Rossi, il provvedimento che definisce i contenuti della convenzione con la quale le banche erogheranno i mutui agevolati con contributo provinciale. Migliorate le condizioni che le banche dovranno applicare. Al fine di garantire maggiore programmabilità delle risorse sul bilancio provinciale nonché responsabilizzare il cittadino nell’accesso al credito, si è stabilito che nel caso il contributo sia pari al 100% del tasso di interesse, è ammissibile la sottoscrizione di soli mutui a tasso fisso, mentre nel caso il contributo sia pari al 70% o al 50% sarà ammissibile la stipulazione di mutui sia a tasso fisso che a tasso variabile. In quest’ultimo caso l’intervento della Provincia non potrà abbattere un tasso superiore al 6%. Inoltre, nel caso in cui vi sia una percentuale di contribuzione pari al 50%, è ammessa anche la stipulazione di mutui a tasso variabile con la previsione di un tetto massimo (cosiddetto tasso Cap) che non potrà essere fissato in misura superiore al 6%, con un conseguente incremento degli spread massimi previsti. Ecco il confronto tra gli spread massimi ammissibili fino ad oggi e gli spread massimi fissati oggi dalla Giunta: Mutui a tasso variabile
Durata Parametro di riferimento Spread massimi applicabili per piano straordinario 2008 Spread massimi applicabili per piano straordinario 2010
Prestiti fino a 15 anni Euribor 6 mesi 360 1,65 1,50
Prestiti oltre 15 anni Euribor 6 mesi 360 1,90 1,80
Mutui a tasso fisso
Durata Parametro di riferimento Spread massimi applicabili per piano straordinario 2008 Spread massimi applicabili per piano straordinario 2010
Prestiti fino a 15 anni Irs 10Y 1,85 1,55
Prestiti oltre 15 anni Irs 20Y 2,10 1,75
A differenza di quanto stabilito nelle convenzioni in essere per il piano straordinario 2008 in materia di edilizia abitativa agevolata, è stato previsto anche che il beneficiario del contributo possa chiedere, quale nuovo parametro di riferimento, anche il Tasso Ufficiale di Riferimento (Tur o Bce) che potrà essere maggiorato degli spread stabiliti per i tassi variabili. Da notare che, a differenza di quanto avveniva fino ad oggi, non sarà in nessun caso ammessa l’applicazione di un tasso floor, cioè di un tasso minimo sotto il quale non può mai scendere il tasso da applicare ai mutui agevolati. Considerato inoltre che le condizioni ora pattuite risultano generalmente più favorevoli rispetto a quelle previste dalle convenzioni in essere, si è concordato che le stesse siano applicate anche ai mutui agevolati ai sensi del piano straordinario 2008 in materia di edilizia abitativa agevolata e non ancora sottoscritti. Si è stabilito infine che verrà data adeguata pubblicità sul portale web della Provincia alle banche che si impegnano ad applicare ai mutui agevolati condizioni di spread migliorative rispetto a quelle previste nell’accordo. Ai mutui agevolati non potranno comunque essere applicate condizioni peggiorative rispetto a quelle applicate agli eventuali mutui ordinari accesi sul medesimo investimento, oggetto di agevolazione.
 
   
   
MILANO, CASE POPOLARI: DIRITTO DI PROPRIETÀ IN VENDITA A PREZZI DIMEZZATI UN MODO PER AGEVOLARE LE FAMIGLIE A BASSO REDDITO IN UN MOMENTO DI CRISI  
 
 Milano, 25 ottobre 2010 - La Giunta, su proposta dell’assessore allo Sviluppo del territorio Carlo Masseroli, ha adottato il 22 ottobre un provvedimento che permetterà a 2500 famiglie milanesi, attualmente titolari del solo diritto di superficie in alloggi di edilizia economica popolare, di acquistare il diritto di proprietà ad un prezzo che corrisponde alla metà circa del valore dell’immobile. Contestualmente la Giunta ha revocato una delibera del 2009 che prevedeva condizioni meno vantaggiose per le famiglie, le quali avrebbero dovuto pagare, in un tempo molto ridotto, un costo più elevato dell’alloggio. Il provvedimento approvato dalla Giunta sarà esteso in poco tempo a 10mila alloggi delle periferie milanesi. In pratica, se per un appartamento di 90 metriquadri la spesa per l’acquisto del diritto di proprietà era pari a poco più di 34 mila euro, adesso il costo è quasi dimezzato. La trasformazione in diritto di proprietà potrà essere applicato solo dopo che saranno trascorsi trent´anni dalla stipula della convenzione. Trascorsi trent’anni, i proprietari, sciolti dagli obblighi convenzionali, potranno vendere l’alloggio al libero mercato. Se non saranno ancora decorsi 30 anni, i proprietari potranno chiedere, in casi eccezionali, una valutazione al Comune. “In un momento di profonda crisi – ha detto l’assessore Masseroli – abbiamo voluto agevolare le famiglie con bassi redditi in modo concreto ed innovativo”. I 2500 alloggi si trovano in via dei Missaglia (64 appartamenti), via Taggia (131), via Milly Mignone (278), via Pompeo Marchesi (207), via Fratelli Zoia (76), via Serrati (118), via Ceva (68), via Cascina dei Prati (100), via Anemoni (120), via San Dionigi (100), via Bolla (110), piazza Carrara (32), viale Famagosta (21), via Chiostergi (37), via Barona (16), via Val d´Intelvi (41), via Ghiotti (49), via Appennini (72), via Cascina Bianca (209), via De Finetti (73), via Danusso (86), via Monte Popera (96), via Cechov (70), via Russoli (133) e via Moncucco 145.  
   
   
CONTRIBUTI ALLE IMPRESE TRENTINE CHE AFFITTANO ALLOGGI A CANONE MODERATO  
 
 Trento, 25 ottobre 2010 - Dopo aver acquisito il parere favorevole del Consiglio delle Autonomie locali e della Iv commissione consiliare, la Giunta provinciale ha oggi assunto definitivamente, con una delibera che porta la firma dell´assessore alle politiche sociali Ugo Rossi, il provvedimento che definisce i criteri e le modalità con le quali sono concessi contributi ai soggetti che svolgono interventi edilizi finalizzati all’affitto a canone moderato. Le istanze per ottenere i contributi potranno essere presentate al Servizio politiche sociali e abitative a partire dal 15 novembre e fino al 15 gennaio 2011. Quello dell’incentivo alle imprese é uno strumento di breve periodo che la Giunta ha deciso di attivare per contrastare il “caro affitti” ed aiutare coloro che non riescono a soddisfare il loro fabbisogno abitativo sul mercato. E´ la cosiddetta "fascia grigia", nella quale rientrano quanti sono troppo poveri per sostenere le condizioni di mercato ma allo stesso tempo troppo ricchi per accedere all’edilizia residenziale pubblica strettamente intesa. Contestualmente l’intervento ha anche una indubbia valenza in funzione anticongiunturale per il settore delle costruzioni. Con questo nuovo intervento si dà ulteriore impulso all’attuazione di quanto previsto dal Piano straordinario di edilizia residenziale pubblica circa l’attivazione del “canone moderato”. Già sono stati attivati interventi con questa nuova formula a cura di Itea S.p.a. A Rovereto e a Nago-torbole. L’intervento viene proposto in attesa dell’attivazione del fondo immobiliare, che ugualmente sarà promosso dalla Provincia, e che sarà lo strumento che, “a regime”, dovrà dare impulso definitivo al cosiddetto “canone moderato”. Il Fondi immobiliari sono fondi comuni (strumenti finanziari che raccolgono beni di risparmiatori e ne affidano la gestione ad una società di gestione del risparmio (Sgr) con personalità giuridica e capitale distinti) che effettuano investimenti prevalentemente o esclusivamente in proprietà immobiliari. Nelle intenzioni dell’amministrazione provinciale questo strumento può mettere “a fattor comune”, il patrimonio immobiliare pubblico e privato esistente riqualificandolo e destinandolo a finalità di “social housing”. Chi può presentare domanda: le domande di richiesta di contributo potranno essere presentate da persone fisiche non esercenti attività d’impresa, imprese individuali e societarie, fondazioni e associazioni, organismi di diritto pubblico, (A.p.s.p.) dal 15 novembre 2010 al 15 gennaio 2011 al Servizio politiche sociali e abitative della Provincia, via Zambra n. 3 (Torre B Top Center). Per info serv.Politichesocialieabitative@provincia.tn.it  lorena.Selva@provincia.tn.it  - Telefono 0461/ 492724 Come verrà formata la graduatoria: sono previste delle graduatorie con attribuzione di punteggi per la localizzazione, la qualità, la tipologia, lo stato e la consistenza dell’intervento. Inoltre sono previsti dei punteggi come la residenza o la sede in provincia di Trento del soggetto attuatore. Che tipo di interventi sono ammissibili: sono ammessi a contributo il restauro, risanamento conservativo, ristrutturazione edilizia, sostituzione edilizia, demolizione e ricostruzione e la nuova costruzione. Nell’ambito di uno stesso fabbricato è ammissibile a contributo la realizzazione di non meno di 4 e non più di 20 alloggi. Le opere non possono aver raggiunto, alla data di apertura dei termini per la presentazione delle domande, uno stato di avanzamento superiore al 50%. Dove saranno realizzati gli interventi: Gli interventi dovranno essere realizzati nei 12 Comuni ad alta tensione abitativa e cioè a Trento, Rovereto, Pergine Valsugana, Riva del Garda, Arco, Mori, Lavis, Ala, Cles, Levico Terme, Borgo Valsugana, Mezzolombardo in quanto territori maggiormente interessati al “caro affitti”. Che caratteristiche dovrà avere l’alloggio: Ogni alloggio deve avere una superficie utile abitabile non inferiore a 35 metri quadrati e non superiore a 75 metri quadrati per gli interventi di nuova costruzione e a 100 metri quadrati per gli interventi di restauro, risanamento conservativo, ristrutturazione edilizia, sostituzione edilizia, demolizione e ricostruzione. Devono avere una dotazione di stanze, espressa in percentuale rispetto al totale degli stessi, pari a: 50% con una stanza da letto matrimoniale; 50% con due stanze da letto di cui una matrimoniale. A quanto ammonta il contributo: L’ammontare del contributo, che comunque non può superare il limite del 40% del costo medio di costruzione o di realizzazione degli altri interventi, è determinato in misura tale da assicurare l’uguaglianza del valore attuale della differenza tra canone di mercato e canone moderato e il valore attuale delle 15 annualità di contributo che verrà erogato in annualità. Si riporta un esempio: nuova costruzione di 10 alloggi con un costo di costruzione pari ad €. 1.450.000,00: verrà erogato un contributo provinciale pari a €. 25.500,00 annui per 15 annualità per un importo complessivo pari ad €. 382.500,00 (circa il 26% sul costo di costruzione) corrispondente ad un valore attuale di € 260.000,00 (circa il 18% del costo di costruzione). Con quali regole si disciplina il rapporto locativo - Gli alloggi sono destinati a soggetti che hanno un requisito Icef che va da 0,23 a 0,34 (nel nostro caso per un nucleo familiare di 3 persone si tratta di un reddito netto ai fini Icef che va da € 23.460 a € 34.680). Il rapporto locativo intercorre fra impresa beneficiaria del contributo e inquilino utilmente collocato in graduatoria. L’impresa beneficiaria del contributo si obbligherà con la Comunità, o l’ente gestore a locare ai soggetti collocati in apposita graduatoria formata sulla base di diversi fattori quali ad esempio la situazione economico-patrimoniale. Sono previsti punteggi di favore per le giovani coppie e per i residenti in Comuni dove insisteranno gli interventi. Novità per la scelta dei nuclei familiari: l’impresa potrà scegliere, all’interno della graduatoria stilata dall’Ente locale e per la metà degli alloggi agevolati, il nucleo familiare al quale locare l’alloggio. Nei casi in cui il nucleo familiare è individuato dall’Ente locale, la Pat garantisce l’adempimento del pagamento del canone per 12 mensilità. Il rapporto locativo è disciplinato dalle norme di diritto comune in materia (L. 431/98 e L. 392/1978).  
   
   
POLITICHE ABITATIVE IN LIGURIA: A DISPOSIZIONE PER UN CONFRONTO PER RISOLVERE IL PROBLEMA DELLE FAMIGLIE SFRATTATE DI PEGLIA  
 
Genova , 22 Ottobre 2010 - “La notizia della costituzione di una commissione della Provincia di Imperia per il problema delle famiglie sfrattate nella zona di Peglia è sicuramente positiva, al fine di avviare un percorso per la soluzione del problema e la Regione Liguria è a disposizione per un incontro con tutti i soggetti”. Lo ha detto l’assessore regionale alle politiche abitative, Giovanni Boitano a seguito della sentenza definitiva che impone lo sfratto a circa 70 famiglie di Peglia a Ventimiglia in quanto non viene loro riconosciuto il diritto di usucapione dei terreni sui quali oltre trent’anni fa hanno costruito la loro abitazione. “Come Regione – ha ribadito Boitano – vogliamo favorire una soluzione al problema di queste famiglie sfrattate, con particolare attenzione alle fasce deboli e a questo proposito siamo disponibili ad incontrare nei prossimi giorni la commissione”  
   
   
TRENTO, ZAMBANA VECCHIA: IL NUOVO INSEDIAMENTO VALUTATO CON IL SISTEMA LEED PER LA VALUTAZIONE DELLA SOSTENIBILITÀ DEGLI EDIFICI  
 
Trento, 25 ottobre 201 - Siglato il 22 ottobre dalla Giunta provinciale di Trento, con il suo presidente Lorenzo Dellai, e dal sindaco di Zambana Michele Moser, un atto integrativo al protocollo d´intesa già sottoscritto dalle due parti e riguardante lo sviluppo del nuovo insediamento urbano nell’area di Zambana Vecchia, progettato secondo i principi della sostenibilità ambientale e della qualità insediativa. Il nuovo testo stabilisce che l´insediamento verrà valutato secondo il sistema Leed–leadership in Energy and Enviromental Design, che la Provincia ha adottato come proprio standard per le nuove costruzioni di parte pubblica. "Con questo passaggio - ha detto il sindaco Moser - entriamo nella fase operativa del progetto, che quindi può iniziare a concretizzarsi. Da parte nostra la volontà c´è, e così anche da parte della Provincia. Contiamo quindi di vedere a presto i risultati". Lo schema di “Protocollo di intesa tra la Provincia autonoma di Trento ed il Comune di Zambana per lo sviluppo di un nuovo insediamento urbano nell’area di Zambana Vecchia progettato secondo i principi della sostenibilità ambientale e della qualità insediativa" era stato sottoscritto nel giugno 2007. In seguito la Giunta provinciale ha approvate le indicazioni programmatiche di interventi finalizzati alla conservazione, alla sistemazione e al ripristino del paesaggio, in attuazione del Fondo per la riqualificazione degli insediamenti storici e del paesaggio, individuando un elenco di ipotesi progettuali di fattibilità e di studi tecnici da realizzare per assicurare una politica attiva di ripristino paesaggistico, per una progettazione dell’area di Zambana Vecchia secondo criteri di alta qualità paesaggistica e di identità territoriale. Il Comune di Zambana ha adottato a sua volta la variante al Piano regolatore generale che ha modificato l’articolazione delle aree insediative in corrispondenza di Zambana Vecchia. In tali contesti è intervenuta la disciplina di principio introdotta dalla nuova legge urbanistica provinciale, riguardante la certificazione energetica degli edifici e la sostenibilità ambientale degli stessi. Inoltre la Provincia ha deciso di adottare il sistema Leed di valutazione della sostenibilità degli edifici ai fini della costruzione dei nuovi edifici di diretta competenza della Provincia autonoma di Trento e dei propri Enti funzionali. Questo l scenario nel quale è maturata la firma odierna, con la quale viene sancito che il nuovo insediamento urbano nell’area di Zambana Vecchia verrà progettato secondo i principi della sostenibilità ambientale e della qualità insediativa verrà valutato secondo il sistema Leed – Leadership in Energy and Enviromental Design. Il protocollo avrà durata sino al 31 dicembre 2013.  
   
   
COSTRUZIONI IN ABRUZZO: FUTURO IN COOPERAZIONE INTERREGIONALE INTESA CON REGIONE VENETO PER PARTNERSHIP E NUOVI MERCATI  
 
L´aquila, 25 ottobre 2010 - L´assessore ai Lavori pubblici, Angelo Di Paolo, ha firmato, il 22 ottobre a Venezia, un Protocollo d´intesa con la Regione Veneto, l´Ance della città lagunare ed il Consorzio Isea, per la promozione di una piattaforma di servizi nel settore delle costruzioni. "Considerata la perdurante crisi che colpisce il mercato edile in Abruzzo - spiega l´Assessore - la Regione, nell´ambito delle proprie competenze istituzionali, deve adoperarsi per mettere in atto ogni iniziativa utile al superamento dell´attuale fase congiunturale, essendo evidente il ruolo strategico del settore delle costruzioni per il sostegno dell´economia e per la salvaguardia dei livelli occupazionali". Due le finalità prioritarie dell´Accordo. La prima, promuovere partnership pubblico-privato, attraverso uno sforzo di cooperazione interregionale, per monitorare, o fornire, nuove opportunità di mercato. "Questo - argomenta Di Paolo - potrà attuarsi supportando ed incentivando l´aggregazione d´imprese e la collaborazione con gli attori pubblici in un´ottica di networking su una collaudata base fiduciaria. Ma sarà altresì importante - è ancora l´Assessore - attivare un servizio di trasferimento delle conoscenze scientifiche e tecnologiche, nonché definire opportune attività di visioning strategico in grado di migliorare la competitività delle imprese appartenenti alle singole aree territoriali, anche attraverso l´apertura di nuovi mercati". La seconda finalità, coinvolgere nella sperimentazione i portatori di interessi locali. Il Protocollo avrà durata quinquennale, con possibilità di rinnovo per periodi successivi di uguale durata.  
   
   
VENEZIA, CIAMBETTI SCRIVE A TREMONTI: “SALVIAMO IL PATRIMONIO ARTISTICO MANTENENDO LE AGEVOLAZIONI PER CHI RISIEDE IN EDIFICI STORICI”  
 
 Venezia, 25 ottobre 2010 - “Mantenere le agevolazioni fiscali, attualmente previste dalla normativa tributaria, per gli immobili di pregio artistico o storico, credo sia un dovere ben preciso”. Roberto Ciambetti, assessore veneto al bilancio, ha scritto al ministro Tremonti e al presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, caldeggiando la revisione della norma del federalismo municipale che a partire dal 2014, quando entrerà a pieno regime l’imposta unica, potrebbe creare non pochi problemi. “E’ vero che la norma sgrava dalla futura imposta municipale gli immobili adibiti ad abitazione principale del proprietario – scrive Ciambetti – però vi assoggetta quelli classificati come ville, castelli, palazzi con eminenti pregi artistici o storici, nelle categorie catastali A1, A8 A9”. Secondo l’assessore regionale “la possibilità che vengano meno le agevolazioni tributarie attualmente vigenti, derivanti dalla legge 2 agosto 1982 n. 512 sul Nuovo Regime Tributario dei Beni Culturali e ribadite dalla Corte Costituzionale con sentenza n. 346 del 2003, determinano un rischio grave: la sottrazione di risorse necessarie per il mantenimento di un patrimonio di straordinaria ricchezza artistica e culturale”. “Al di là della legislazione che fonda la sua logica nell’articolo 9 della Costituzione – spiega Ciambetti – c’è il problema concreto di cosa dobbiamo e possiamo fare per difendere questo patrimonio. Ribadendo che mi riferisco esclusivamente a vere e proprie residenze, cioè a edifici abitati, mi sembra che le agevolazioni fiscali per i beni architettonici o di pregio storico non rientrino in quelle forme di elusione fiscale sicuramente censurabili. Penso al mio Veneto, al patrimonio che sta alla base di quella che chiamiamo civiltà della villa; penso a quanto sta accadendo al Villino Forni Cerato a Montecchio Precalcino, opera attribuita al Palladio e tutelata dall’Unesco, ma in condizioni penose, fatiscente giacché la proprietà non sembra interessata a mantenere un bene così prezioso. Ma ci sono altre realtà dove i proprietari fanno l’impossibile per salvaguardare un bene prezioso che in verità appartiene a tutti”. “Ecco perché difendo il mantenimento dell’attuale previsione di agevolazione tributaria – conclude l’assessore –. Chiedo troppo? No, chiedo solo di aiutare a difendere il nostro patrimonio d’arte”.  
   
   
BOLZANO: SUCCESSO DEL SEMINARIO SULL´ARCHITETTURA ORGANIZZATO DAL DIPARTIMENTO EDILIZIA  
 
Bolzano, 25 ottobre 2010 - Ha riscosso un notevole successo il seminario organizzato recentemente dal Dipartimento edilizia della Provincia a Bressanone sul tema dell’architettura contemporanea al quale hanno preso parte circa 250 architetti, ingegneri, rappresentanti della Provincia, dei Comuni ed operatori del settore. Il convegno incentrato sull’architettura contemporanea tenutosi recentemente presso la sede di Bressanone della Lub ha riscosso un notevole successo ed ha visto la partecipazione di circa 250 architetti, ingegneri, rappresentanti della Provincia, dei Comuni ed operatori del settore. Tra i relatori erano presenti tre architetti molto noti Andrea Boschetti, Roman Delugan e Cino Zucchi che con i loro interventi hanno cercato di delineare gli orientamenti futuri dell’architettura. L’appuntamento, giunta alla sua decima edizione, ha lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sulle tematiche riguardanti l’architettura e di far conoscere anche a livello locale le nuove tendenze del settore. Dalla relazione dell’architetto Andrea Boschetti, che ha redatto il progetto per il piano regolatore di Milano ha posto in risalto il fatto che l’architetto deve dare il proprio contributo ad una nuova definizione del concetto di città. Attraverso l’architettura ed i grandi progetti è infatti possibile, secondo Boschetti, definire in maniera positiva la città ed i rapporti tra i singoli quartieri. I grandi progetti, secondo l’architetto, devono essere realizzati grazia alla collaborazione tra l’ente pubblico ed i privati. Al centro della progettazione deve essere comunque posto il miglioramento dei servizi a favore degli abitanti. Boschetti ha quindi prenotato nel corso del convegno altri suoi progetti urbanistici, tra i quali progetti in fase di realizzazione a Ravenna, New York ed anche a Bolzano. Un ruolo fondamentale nei progetti di Boschetti viene svolto dagli spazi pubblici che hanno lo scopo di favorire l’integrazione tra le persone. Anche l’architetto Roman Delugan ha sottolineato nel corso del suo intervento il ruolo fondamentale dell’architettura per rendere più vivibili le città e mettere al centro dell’azione l’uomo. Tra i progetti più prestigiosi di Delugan vi è indubbiamente il nuovo museo della Porche a Stoccarda che rappresenta ormai una sorta di simbolo per l’intera area. Infine l’architetto Cino Zucchi, che ha progettato tra l’altro, la nuova sede della Salewa di Bolzano ha posto l’accento sul tema dei rapporti all’interno della città tra pubblico e privato e che il benessere degli abitanti è influenzato positivamente dalla mancanza di gerarchie tra i due ambiti. Zucchi ha firmato i progetti del nuovo museo dell’automobile di Torino e di importanti strutture a Venezia ed Helsinki.  
   
   
MILANO: INAUGURATO RESIDENCE SAN VITTORE 49. MORATTI: “UN’OSPITALITÀ LOW COST DI QUALITA’”  
 
 Milano, 25 ottobre 2010 - Da oggi un nuovo spazio in città dove vivere, studiare, lavorare, ai livelli di qualità propri di una grande città europea. E’ il Residence San Vittore 49, realizzato dall’impresa sociale “La Cordata” e inaugurato, questo pomeriggio, alla presenza del Sindaco Letizia Moratti, del presidente de La Cordata Claudio Bossi e Don Andrea Lotterio, assistente ecclesiastico regionale Agesci Lombardia. “L’apertura del Residence San Vittore – ha detto il Sindaco - è un evento importante sia perché valorizza un patrimonio edilizio storico, quello di proprietà della Compagnia di Sant’orsola, nel pieno rispetto della identità architettonica del quartiere, sia per il metodo di lavoro e per la concezione abitativa messa in campo: restituire alla città spazi e servizi oggi sottoutilizzati per aprirla al mondo, alla cultura, ai giovani”. “E’ lo stesso metodo di lavoro – ha spiegato Letizia Moratti - che abbiamo messo al centro del nuovo Piano di Governo del Territorio. L’housing sociale è ormai diventato un vero “metodo Milano”: offrire abitazione e ospitalità low cost di qualità, diffusa nella città, in centro come in periferia, a costo accessibile”. “Vogliamo integrare l’housing sociale e la progettazione urbanistica – ha concluso il Sindaco - con l’offerta culturale e formativa della città. Milano avrà a disposizione oltre 30mila nuovi alloggi entro il 2020, costruiti con un nuovo mix sociale abitativo”. Il Residence San Vittore 49 offre più servizi: una formula residence, un pensionato e servizi meeting e convegni. Può accogliere 25 ospiti in camere singole e doppie, mini appartamenti tutti dotati di bagno privato, Tv, angolo cottura e connessione wi-fi gratuita. Ha 6 sale riunioni, e un’ area esposizioni.  
   
   
RITORNA ANCHE QUEST´ANNO L´APPUNTAMENTO CON L´EUROPA SYMPOSIUM, VERTICE EUROPEO PER UNA EDILIZIA SOSTENIBILE ED ECOCOMPATIBILE. BIOENERGY, BIOECONOMY, BIOARCHITETTURA SVILUPPARE FUTURO ATTRAVERSO SOLUZIONI PROGETTUALI INTELLIGENTI A BASSO IMPATTO AMBIENTALE  
 
 Bologna, 25 ottobre 2010 - Il convegno, giunto oggi alla sua 19^ edizione, sarà dedicato allo sfruttamento delle fonti energetiche rinnovabili e ai sistemi tecnologici e progettuali per il risparmio energetico e la Bioarchitettura. Progettisti, scienziati, ricercatori, politici, personaggi tra i più importanti della scena culturale europea potranno trovare qui occasione di incontro, di confronto, di verifica delle loro proposte ma anche sostegno e garanzia da parte di Aziende leader nell’ambito ecologico che hanno saputo legare il loro Logo e la loro immagine a questo Appuntamento internazionale a Bologna, Fiera Saie, Gallery Hall Pad. 21-22 Sabato, 30 ottobre 2010, dalle 9.30 alle 18.00 Quest´anno, ospiti dell´Europa Symposium saranno, tra gli altri, Lucien Kroll, Architetto, urbanista e padre della Progettazione Partecipata, Richard Bödecker, noto paesaggista e botanico, Mario Cucinella, Sergio Los e Christian Schaller. La giornata sarà anche occasione per presentare sia i lavori del Laboratorio di Bioarchitettura incentrati sulla progettazione urbana di Oriolo Romano, che quelli elaborati per il risanamento energetico della Sede Generale Inps a Roma, elaborati durante il Master Casaclima-bioarchitettura organizzato dall´Università Lumsa di Roma. Il convegno è dedicato allo sfruttamento delle fonti energetiche rinnovabili e ai sistemi tecnologici e progettuali per il risparmio energetico e la Bioarchitettura. Importanti indicazioni progettuali giungono da metodi e tecnologie sino a ieri sperimentali, oggi potenzialmente accessibili: è possibile produrre energia dal sole, dal vento, dalla geotermia attraverso impianti ad alto rendimento e facile applicazione. Risparmiare nella bolletta utilizzando materiali costruttivi biocompatibili non è più una utopia. Per la prima volta in Italia questo evento vede riuniti esperti specifici di notorietà internazionale su temi pressanti, diffusi, a cui si intende fornire indicazioni concrete, semplici ed effettivamente attuabili, superando quella cultura bioclimatica che, debitrice delle ricerche e delle applicazioni realizzate in ambito nordico, pone ancora l’accento sui problemi dell’isolamento termico e del recupero del calore. I temi sono incentrati sulla Bioarchitettura, intesa non come modello formale o semplice sommatoria di “tecnologie verdi”; ma come visione olistica dell’architettura che obbliga a confrontarsi con la specifica realtà, a scoprire con rinnovata sensibilità la continuità con la storia, le tradizioni, il paesaggio, da affrontare attraverso le nuove consapevolezze dell’eco-sostenibilità e della bio-compatibilità. Così progettisti, scienziati, ricercatori, politici, personaggi tra i più importanti della scena culturale europea potranno trovare qui occasione di incontro, di confronto, di verifica delle loro proposte ma anche sostegno e garanzia da parte di Aziende leader nell’ambito ecologico che hanno saputo legare il loro Logo e la loro immagine a questo Appuntamento internazionale. Se è molta la strada percorsa, tanto c’è ancora da fare. Come noto non tutti i materiali e le tecnologie risultano innocue per l’uomo e per l’ambiente, non sempre le risorse vengono utilizzate al meglio. Capita anche che la volontà di rinnovamento ed aggiornamento si scontri con ambiti di confusione e incertezza. Storia L’europa Symposium, vertice europeo per una edilizia sostenibile ed ecocompatibile giunto oggi alla sua 19^ edizione, nasce ad Aaachen, Germania, nel quadro dell’Iba Emscher Park, il più importante intervento di riqualificazione territoriale ed urbana mai prima tentato e portato al successo. Al Symposium hanno aderito nel corso degli anni, spesso con sessioni multiple tenutesi nello stesso anno nei diversi Stati, i Governi di Danimarca, Olanda, Svezia, Belgio e per l’Italia la Regione Emilia Romagna, con il supporto scientifico ed organizzativo dell’Institut für Bauwesen e dell’Istituto Nazionale Bioarchitettura. Www.bioarchitettura-rivista.it/    
   
   
LOMBARDIA: QUARTA TAPPA NEL MILANESE DELL´ASSESSORATO ITINERANTE  
 
 Parabiago/Mi, 22 ottobre 2010 - "Il sistema calzaturiero è evidentemente un settore che ha fatto la tradizione della Lombardia nella pelletteria e questa eccellenza si incrocia con il sistema del made in Italy: ovvero con la capacità che, attraverso un brand tutelato, gli imprenditori di estrazione e cultura artigiana possano continuare a portare avanti il loro lavoro". E´ quanto detto il 21 ottobre dal vice presidente di Regione Lombardia Andrea Gibelli, che ha visitato a Parabiago (Milano) il calzaturificio Valsecchi nell´ambito dell´iniziativa "assessorato itinerante". Il calzaturificio Valsecchi è uno dei laboratori storici della produzione delle scarpe in tutto l´importante distretto artigiano di Parabiago e produce sia per il mercato interno che per quello europeo. "Andando nei laboratori e nelle aziende artigiane, noi amministratori riusciamo a comprendere se le misure di Regione Lombardia che riguardano i programmi dell´innovazione riescono a essere intercettate dai piccoli imprenditori". "Molti di loro sono infatti grandissimi lavoratori - ha detto l´assessore - ma conoscono meno gli strumenti che gli enti pubblici mettono a disposizione. Interessandosi a loro - ha aggiunto il vice presidente di Regione Lombardia - si comprende come funzionano i diversi comparti produttivi e in che misura siano efficaci gli strumenti che sono stati pensati e mirati agli stessi settori produttivi". Anche nel corso di questa quarta tappa dell´assessorato itinerante l´assessore Gibelli ha voluto ritornare sul tema della concorrenza sleale. "Oramai - ha detto il responsabile dell´Industria e dell´Artigianato della Lombardia - visito di continuo laboratori artigiani e quello che gli operatori mi chiedono è di non essere continuamente vessati dalla concorrenza sleale. Gli imprenditori, anche i piccoli artigiani, non temono la concorrenza: sono forti del loro lavoro; tutti però dobbiamo lavorare con regole certe, senza continuamente subire colpi di slealtà di chi copia marchi, di chi fa politica sul prezzo assolutamente fuori dalle posizioni del mercato libero". "Un sistema di regole - ha concluso Gibelli - deve essere assolutamente indicato".  
   
   
FINANZE FVG: ACCORDO CON BANCHE SU FRIULIA HOLDING  
 
Trieste, 25 ottobre 2010 - Accordo raggiunto tra la Regione e le banche, gli azionisti privati della finanziaria regionale, sul nuovo assetto di Friulia Holding. E´ l´esito dell´incontro avvenuto il 21 ottobre mattina a Trieste tra l´assessore regionale alle Finanze, Sandra Savino, ed il Presidente della Cassa di Risparmio del Fvg, Giuseppe Morandini. "Un significativo passo in avanti verso l´obiettivo stabilito dal Consiglio regionale - ha precisato l´assessore - che consentirà il ritorno al sistema tradizionale, garantendo così un contenimento dei costi degli organi, che complessivamente vedranno una riduzione dei componenti". A breve seguiranno i successivi passaggi "per mettere a punto - ha spiegato l´assessore Savino - tutti gli adempimenti necessari alla formalizzazione della decisione che avverrà nell´assemblea degli azionisti" . Procede quindi il riposizionamento strategico della finanziaria regionale come stabilito dalle linee di governo presentate dal presidente Tondo, in base alle quali la Regione intende sostenere un ruolo delle finanziaria regionale sempre più vicina al sistema produttivo regionale.  
   
   
AL VIA L´ATTIVITA´ INFORMATIVA SULLE AGEVOLAZIONI PRESSO LE ASSOCIAZIONI IMPRENDITORIALI SUL TERRITORIO SIGLATA LA CONVENZIONE FRA CONFINDUSTRIA PIEMONTE, REGIONE PIEMONTE E FINPIEMONTE S.P.A.  
 
Torino, 25 Ottobre 2010 - Un’informazione più capillare e costante per incrementare e, al contempo, facilitare l´accesso delle imprese del territorio ai finanziamenti e alle agevolazioni promosse dalla Regione Piemonte: questo è l’obiettivo della Convenzione firmatagiovedì 21 Ottobre, fra il presidente di Confindustria Piemonte, Mariella Enoc, il presidente di Finpiemonte S.p.a., Massimo Feira e l’assessore regionale allo Sviluppo Economico, Massimo Giordano. L’accordo prevede l’attivazione presso le Associazioni imprenditoriali territoriali appartenenti al sistema Confindustria Piemonte (Alessandria, Asti, Biella, Cuneo, Ivrea, Novara, Torino, Verbano-cusio-ossola e Vercelli-valsesia) di sportelli informativi dedicati alla promozione delle opportunità di finanziamento per le imprese, al fine di fornire il massimo sostegno al sistema produttivo regionale. Gli sportelli sono gestiti direttamente dal personale esperto delle Associazioni che, grazie alla elevata professionalità ed anche attraverso incontri di aggiornamento ad hoc, fornisce alle imprese un’approfondita informativa, oltre che sulla vasta gamma di agevolazioni che la Regione promuove, in merito alle modalità di presentazione delle domande, ai requisiti richiesti ai potenziali beneficiari ed alla durata dell’iter della procedura di erogazione. «Spesso non e´ sufficiente che le risorse siano state stanziate – ha commentato il presidente di Confindustria Piemonte, Mariella Enoc - ma è indispensabile altresì che l´accesso a queste risorse sia semplice, chiaro, mirato e soprattutto rapido. Questo è particolarmente vero nei periodi, come l´attuale, di crisi economica. La Convenzione tra Confindustria Piemonte, Regione Piemonte e Finpiemonte Spa è stata elaborata proprio con l´obiettivo di rispondere a queste forti necessità delle imprese: viene stabilito un rapporto continuo di aggiornamento, formazione e informazione tra gli Enti che governano e gestiscono gli interventi a favore delle imprese e gli esperti di incentivi e finanziamenti delle Associazioni del sistema Confindustria in Piemonte. Questo accordo integra e completa quello già in atto con la Rete di Monitoraggio di Finpiemonte, attraverso la quale la Confindustria Piemonte raccoglie dalle imprese suggerimenti, proposte e richieste di intervento che, portati alla Regione e a Finpiemonte, permettono di modificare procedure o di risolvere inceppamenti della macchina amministrativa, diversamente di difficile individuazione.» «L’apertura di sportelli informativi presso le varie sedi delle Associazioni imprenditoriali in tutte le province piemontesi – ha dichiarato il presidente della Finanziaria Regionale, Massimo Feira - è solo l’ultimo servizio pensato da Finpiemonte per cercare di essere presenti in maniera più capillare sul territorio, nel tentativo di assistere le imprese con maggiore tempestività, specie in una fase economica difficile come quella attuale». Ha commentato l’assessore allo Sviluppo Economico, Massimo Giordano: «È importante che le istituzioni e le associazioni datoriali si impegnino a fare informazione, quanto più diffusa possibile, affinché le imprese del nostro territorio siano in grado di sfruttare tutte le opportunità offerte loro. L’apertura degli sportelli informativi è certamente una valida soluzione per unire le forze e mettere a disposizione delle imprese tutti gli strumenti possibili per crescere». Nonostante il numero delle imprese che ogni anno beneficia di agevolazioni pubbliche sia in costante crescita (nei primi nove mesi dell’anno Finpiemonte ha erogato oltre 280 milioni di euro a circa 2.800 beneficiari), vi sono purtroppo ancora troppe aziende che non riescono ad accedere al credito a causa della scarsa informazione o dell’eccessiva burocrazia. L’alleanza sancita oggi fra Confindustria Piemonte, la Regione Piemonte e il suo braccio finanziario, si pone l’obiettivo di affiancare imprese del territorio lungo il cammino che porta ai finanziamenti e alle agevolazioni previste dalle leggi comunitarie, nazionali e regionali.  
   
   
BASILICATA: ARTIGIANCASSA, FINANZIATI INVESTIMENTI PER OLTRE 15 MEURO  
 
 Potenza, 25 ottobre 2010 - “Oltre 15,1 milioni di investimenti e 14,4 milioni di euro di finanziamenti sono i risultati dell’attività agevolativa del Comitato Tecnico Regionale, insediato presso Artigiancassa Basilicata, nel corso dell’ultima seduta di ottobre”. Lo fa sapere con un comunicato stampa il presidente del Comitato, Achille Spada. “La forza lavoro esistente nelle aziende artigiane prima degli investimenti esaminati – spiega Spada - è risultata di 841 unità occupate mentre a seguito dei finanziamenti, accordati dal sistema delle banche e delle società di leasing, sono aumentati a 1038 unità con un intervento agevolativo, da parte della Regione Basilicata, di soli euro 12.451 per nuovo occupato. L’attività del Comitato è stata conseguita con i fondi messi a disposizione della Giunta regionale della Basilicata, grazie alla sensibilità del Presidente Vito De Filippo e dell’Assessore alle Attività Produttive, Erminio Restaino, e all’interessamento delle Confederazioni artigiane lucane di Confartigianato, Cna e Casa Artigiani. La Ragioneria Generale della Regione, con competenza e professionalità, ha dovuto trovare poi le risorse nonostante le limitazioni imposte dal Patto di Stabilità. La Regione Basilicata, su proposta del Comitato Tecnico Regionale, poi, al fine di razionalizzare gli interventi di sostegno alle imprese artigiane, aveva definito i nuovi Regolamenti di credito agevolato e di locazione finanziaria, introducendo significative innovazioni. Innovazioni che hanno riguardato – continua Spada - la gamma degli investimenti agevolabili, nella quale risultano altresì ricompresi, oltre alle classiche destinazioni (acquisto, costruzione, ampliamento e ammodernamento laboratorio, acquisto di macchinari ed attrezzature nuove ed usate, formazione di scorte di materie prime e di prodotti finiti): l´acquisizione di servizi di formazione e qualificazione del personale, di marketing e di materiali promozionali; l’acquisto di aziende o loro rami; l’acquisizione di sistemi di qualità aziendali e servizi di certificazione normativa; le spese per investimenti in innovazione; acquisto di software, diritti di brevetto e licenze. L’importo ammissibile al contributo è stato aumentato ad Euro 500 mila e l’intensità della misura del contributo è stata rapportata al 100 per cento del tasso di riferimento europeo maggiorato di un punto”.  
   
   
CAMPANIA:INCENTIVI ALLE IMPRESE CHE RICADONO NEI TERRITORI DOVE SONO UBICATI GLI IMPIANTI  
 
Napoli, 25 ottobre 2010 - 2010 - "D´intesa con il presidente della Giunta Regionale della Campania, Stefano Caldoro e con l´assessore alle Attività Produttive, Sergio Vetrella, stiamo già valutando tutte le opportunità offerte dalle normative nazionali, regionali ed europee - ha riferito l´assessore all´Ambiente della Regione Campania, Giovanni Romano - per individuare misure di incentivazione economico-finanziaria alle attività produttive e turistico-ricettive che ricadono nelle aree dove sono ubicati impianti di trattamento rifiuti di tutta la Campania". "Non si tratta - ha aggiunto l´assessore Romano - di provvedimenti compensativi, ma di un sostegno agli imprenditori che potrebbero risultare penalizzati dalle attività connesse agli impianti, ossia di un segno di attenzione verso le imprese".  
   
   
COMMERCIO FVG: UN´AGENZIA PER RILANCIARE I CENTRI STORICI  
 
Udine, 25 ottobre 2010 - La città di Udine intende rilanciare la propria vocazione emporiale facendo del centro cittadino un "centro commerciale naturale" in grado di contrastare i centri commerciali sorti nella periferia. Per fare ciò ha ipotizzato la creazione di un´Agenzia in grado di guidare il processo. Il 22 ottobre , del progetto si è parlato nella ex chiesa di San Francesco a Udine, nel convegno "Da vocazione storica a sfida per lo sviluppo sostenibile della città", al quale, assieme ad esperti del settore e amministratori locali, è intervenuto anche il presidente della Regione, Renzo Tondo, che ha partecipato alla tavola rotonda assieme al sindaco Furio Honsell ed ai presidenti della Provincia, Piero Fontanini, della Camera di Commercio, Giovanni Da Pozzo, e della Fondazione Crup, Lionello D´agostini. Per Tondo il tema "della vivibilità dei e nei centri storici è generale: bene quindi ha fatto il Comune di Udine a proporre questo convegno dal quale possono venire indicazioni utili anche ad altri. L´attrattività del centro dipende dalla ricerca di relazioni umane prima ancora che commerciali. Quindi, il lato emporiale è valido se legato al dato sociale e relazionale". Secondo il presidente, per giungere a un rilancio dei centri cittadini vanno rimesse in circolo le volumetrie: se il privato fa la sua parte, anche il pubblico deve poter intervenire, magari con un progetto di sviluppo per le aree e le strutture dismesse. Vanno poi realizzate iniziative di richiamo: l´esempio viene da Bianco e Nero che la Regione ha voluto realizzare a Udine proprio per rilanciare la città. "Tutte queste iniziative, sia immobiliari che di richiamo turistico-culturale-sociale, possono trovare un momento di sintesi - ha sostenuto Tondo - nell´Agenzia, purché essa sia e rimanga una struttura snella. Circa poi i centri commerciali esterni, la Regione è attenta a non allargarli ulteriormente, mentre è in corso il dibattito sulle aperture domenicali, rispetto al quale vi sono posizioni differenziate e attese legittime di tutte le parti". Infine, un richiamo all´unità della regione: "La storia e la peculiarità friulana è una ricchezza, un valore aggiunto: essa va mantenuta e tutelata, ma va giocata in una visione generale del Friuli Venezia Giulia. Questa idea dei centri storici da Udine può espandersi ad altri contesti". E "se oggi appare prematuro giungere a delle conclusioni, va sicuramente valorizzato - ha concluso il presidente - il percorso di sinergie per dare alla società in generale la visione di un progetto globale per il futuro".  
   
   
DE TOMASO, SULLA FORMAZIONE INCONTRO A BRUXELLES AZIONE CON IL MINISTERO DEL LAVORO PER OTTENERE IL VIA LIBERA UE AI CORSI  
 
Firenze, 25 ottobre 2010 - Prosegue l´impegno della Regione per trovare una soluzione che consenta di realizzare i corsi di formazione per i lavoratori della De Tomaso di Livorno. «Siamo in continuo contatto con il ministero del lavoro - spiega l´assessore alle attività produttive, lavoro e formazione Gianfranco Simoncini - per arrivare ad uno sbocco positivo che porti la Commissione Europea ad autorizzare il finanziamento dei corsi. Trattandosi di un intervento molto rilevante e superando i vincoli comunitari sugli aiuti di stato alle imprese, l´intervento non può partire senza il nulla osta di Bruxelles. Lunedì, proprio a Bruxelles, si svolgerà una riunione nella quale saranno illustrate le risposte del ministero e delle Regioni Toscana e Piemonte alle osservazione della commissione». Nel frattempo, annuncia Simoncini, «continuerà l´azione di pres sione politica che congiuntamente stiamo portando avanti. Confermo, per altro, che entro ottobre la Regione Toscana pubblicherà un bando per la formazione di lavoratori e lavoratrici coinvolti da processi di ristrutturazione o di crisi, al quale la De Tomaso potrà partecipare». «L´auspicio e l´impegno della Regione – conclude Simoncini - è quindi che possano essere superati gli ostacoli che non hanno consentito l´avvio della formazione».  
   
   
EATON HA RITIRATO LE LETTERE DI LICENZIAMENTO ORA AVANTI CON LA BATTAGLIA PER LA REINDUSTRIALIZZAZIONE  
 
 Firenze, 25 ottobre 2010 - «Ho appena appreso che le ragioni dei lavoratori della Eaton sono state finalmente riconosciute. E´ veramente una bella notizia e non nascondo la soddisfazione ed anche l´emozione per questo esito. E´ una vittoria della ragione e del buon senso, che rende la lotta per il lavoro di cui sono stati protagonisti i lavoratori dell´azienda di Massa ancora più emblematica». Questo il primo commento del presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, alla notizia che la Eaton ha deciso di ritirare le lettere di licenziamento contro i dipendenti dello stabilimento apuano. «La multinazionale che ha abbandonato la fabbrica e lasciato i lavoratori senza futuro – prosegue Rossi - ha subito una sconfitta, è stata costretta a tornare indietro, a rispettare gli accordi e le leggi che nascono dalla nostra Costituzione. La lotta dei lavoratori, anche in un´economia globalizzata in cui le multinazionali dominano, spesso ignorando regole e diritti, ha questa volta costretto la Eaton a fare marcia indietro. Adesso – conclude il presidente - continueremo, lavoratori e istituzioni, la battaglia per la reindustralizzazione in maniera più serena ma anche più determinata. Insieme ce la faremo».  
   
   
SELEX ESEMPIO DI INNOVAZIONE  
 
 Nerviano/Mi, 25 ottobre 2010 - "E´ stata una visita di grande interesse. Selex Galileo è un esempio concreto di azienda innovatrice e tecnologicamente avanzata. Una realtà trainante anche all´interno del Distretto Aerospaziale". E´ quanto ha detto Andrea Gibelli, vicepresidente della Regione Lombardia e assessore all´Industria e Artigianato, il 21 ottobre a chiusura della visita al sito di Nerviano della Selex Galileo, società del gruppo Finmeccanica. "In Lombardia - ha proseguito Gibelli - l´Aerospaziale è sinonimo di tradizione, eccellenza e successo commerciale a livello mondiale: è quindi vitale salvaguardare questo settore". Nerviano è oggi il sito più importante di Selex Galileo in Italia, con oltre 750 dipendenti, un centro di eccellenza a livello internazionale per l´avionica e la radaristica. Lo stabilimento è anche fiore all´occhiello per le produzioni del settore Spazio e le attività di simulazione, settori nei quali il contenuto tecnologico è elevatissimo. Selex Galileo è parte del Distretto Aerospaziale Lombardo, assieme ad altre società di Finmeccanica (fra cui Agusta Westland e Alenia Aermacchi). Lo stabilimento di Nerviano di Selex Galileo è da quasi 40 anni parte fondamentale dell´industria lombarda, costituendo una delle realtà italiane più significative nel settore della difesa e della sicurezza. Tra le produzioni principali figurano il radar di controllo del tiro Grifo, il radar di sorveglianza Gabbiano e il sistema Irst per Eurofighter Typhoon, denominato Pirate. Per il settore Spazio, spiccano le produzioni dei pannelli solari, gli apparati di radio frequenza e per la generazione di potenza, i bracci robotici e l´orologio atomico Maser, al cuore della costellazione Galileo. Oggi il complesso di Nerviano, con un personale altamente qualificato e una superficie di 140.000 metri quadri, di cui 42.000 di uffici e laboratori, è uno straordinario centro di eccellenza per personale e produzione.  
   
   
COOPERATIVE O IMPRESE SOCIALI? A VENT’ANNI DI DISTANZA DALLA LEGGE 381: È NECESSARIO CAMBIARE, SE VOGLIAMO CHE LA NOSTRA ESPERIENZA POSSA PROSEGUIRE.  
 
Aquileia, 22 ottobre 2010 – Di seguito un intervento di riflessione del Presidente Legacoopsociali Friuli Venezia Giulia dott. Gian Luigi Bettoli. Non deve stupire questa citazione di un giovane che non è ancora diventato il portabandiera della sinistra socialista autonomista, il protagonista della contraddittoria stagione della programmazione economica del centro-sinistra dei primi anni ’60. Quello che nel 1945 sarà uno dei protagonisti del legale tirannicidio che avvia la ricostruzione democratica del nostro paese, nei primi anni ’20 è solo un giovane intellettuale tecnico, formatosi sui testi della Tomistica, che affida le sue riflessioni alle pagine del quotidiano della sinistra cristiana, nato dall’esperienza delle Leghe Bianche. Egli pone però questioni cruciali, ancor oggi attualissime. Ci ritornerò fra qualche momento: ma la riflessione lombardiana ci aiuta a contestualizzare un ragionamento che cerca di uscire dal cerchio della nostra significativa ma 1 Riccardo Lombardi, Le conquiste sociali e la produzione, in: «Il Domani d’Italia». Citazione tratta da: Miriam Mafai, Lombardi. Una biografia politica, Roma, Ediesse, 2009, seconda edizione, p. 21. Contraddittoria quotidianità, segnata da indubbi successi ma anche da una pesante sensazione di incertezza, quando non di frustrazione 2. La legge 381 ha vent’anni, e si vedono. Siamo cambiati, ma non sempre in meglio. Non voglio qui insistere sugli indubbi successi della cooperazione sociale, tanto scontati da rendere quasi privo di senso il soffermarsi su un dato che è sotto gli occhi di tutti: in piena crisi economica il nostro settore sembra ancora reggere, regredisce sul piano del fatturato in termini ancora quasi irrisori, mentre continua – seppure rallentata – la crescita occupazionale e quella del sistema di imprese. Sempre di più, le cooperative che nascono scelgono la forma della cooperativa sociale. Certo, il regresso della spesa pubblica e lo smantellamento del debole ed incompleto Welfare State 3 italiano fanno percepire questi elementi di tenuta - più che come certi elementi di solidità - come i pericolosi scricchiolii che possono anticipare lo schianto di una faglia sismica. E nessuno come noi, seduti tra gli epicentri di ricorrenti terremoti, ne può essere avvertito. Eppure le contraddizioni sono sotto gli occhi di tutti. Uno stesso sguardo superficiale all’Albo delle cooperative sociali fa nascere qualche dubbio: siamo del tutto certi che l’asse principale sia quello dei (relativi) benefici fiscali e contributivi sopravvissuti 4? Quanto hanno veramente di sociale esperienze aziendali segnate da pratiche di governo verticalizzate, difficilmente presentabili come modello di autogestione o di incremento del capitale sociale comunitario? In fondo, non si tratta di processi quasi “naturali”, paralleli a quelli che hanno interessato il consolidamento dell’economia cooperativa “tradizionale”? Certo, a volte capita di avere qualche dubbio, quando si promuove un sistema che dovrebbe ispirare intuitivamente l’idea della ricchezza e fantasia sociale, e si assiste a crisi di gruppi dirigenti cooperativi precipitati dall’esaurimento di leaderships carismatiche – dove non si riesce più a garantire il ricambio intergenerazionale - nello stallo di forme di gestione incapaci di fare il salto dallo spirito generoso dei pionieri alla alta professionalità necessaria per “stare sulla piazza”. Una professionalità per sua natura doppia: di operatori sociali che sono anche imprenditori, e viceversa. Alla ricerca delle cause di quella che può essere una mutazione genetica dell’esperienza storica della cooperazione sociale, non possiamo che tornare da dove siamo partiti, o almeno dalla tappa precedente: quella della regolamentazione legislativa del settore. Appare stridente l’attuale bipartizione della cooperazione sociale in due distinti pezzi, sempre meno comunicanti, imposti per di più per via amministrativa da un’interpretazione restrittiva della legge 381. E che oggi ci consegnano una realtà diversa da quella che avevamo immaginato alle origini. Da una parte, una cooperazione impegnata nella progettazione, realizzazione e gestione di servizi sociali, sanitari ed educativi, che ha visto lo sviluppo di grandi ed efficienti 2 Questo intervento si sofferma con maggiore estensione su alcune problematiche, trascurandone altre, sulle quali ci si è concentrati in altra sede. Non si è per altro rinunciato ad enunciarle, comunque: tanto per mettere alcuni punti di riferimento. 3 Che non significa - non stanchiamoci mai di ricordarlo - “stato sociale”, ma “Stato del Benessere”. Non per meno, i milioni di soldati britannici, dispersi da sei anni per il tutto il pianeta sui fronti della seconda guerra mondiale, mandarono a casa nel 1945 il pur vincitore Winston Churchill, per sostituirlo con un governo laburista che realizzò, con il Piano Beveridge, il modello moderno di Welfare State. 4 Penso in particolare alla trasformazione in cooperative sociali di istituti scolastici e centri di formazione professionale privati. Realtà aziendali, capaci di forza espansiva e di attirare al loro interno molte migliaia di giovani acculturati. Una nuova forma di cooperazione di servizi, sempre più distante nelle forme e nelle preoccupazioni dall’altra: quella di inserimento lavorativo – che, soprattutto nella nostra regione, era stata elemento fondativo primario della esperienza della cooperazione sociale italiana – visibilmente in crisi. La soluzione è semplice, a volerla praticare. Il primo tappo da far saltare: la divisione tra “A” e “B”. La divisione tra coop “A” e “B”, sancita per via di circolari, poteva avere allora una giustificazione urgente e credibile: serviva a creare un filtro, un ostacolo difensivo a protezione della cooperazione sociale di inserimento lavorativo, per lasciare a quest’ultima uno spazio di mercato apposito, impedendo il suo annullamento da parte di quell’altro tipo di cooperazione sociale, tanto più forte quanto più si usciva dai territori “primigeni” del movimento basagliano 5. Proprio settori minoritari del nostro mondo - rappresentati in particolare da un filone della psichiatria democratica - hanno teorizzato al contrario la necessità di mantenere uniti i due pezzi della cooperazione: indebolendo però la loro lungimirante intuizione con ipotesi velleitarie, in particolare quella (in realtà mutuata da un’esperienza piena di limiti, come quella delle comunità terapeutiche per le tossicodipendenze 6) della automatica assunzione nelle attività assistenziali dell’utenza 7. Cosa possiamo concludere oggi? Ci ritroviamo con: una cooperazione sociale di inserimento lavorativo ridotta a realtà minoritaria, con l’eccezione quasi solo del nostro contesto regionale; una crisi di senso delle poche esperienze di grande cooperazione sociale di questo tipo, votate o ad una regressione strutturale, o ad una assimilazione al modello della cooperativa multiservizi 8; un impoverimento dei quadri (quanti giovani generosi e motivati entrano oggi nelle cooperative sociali di inserimento lavorativo, a differenza del passato?). I dati sulla scolarizzazione nei due gruppi di cooperative sociali dimostrano una drammatica differenziazione, a tutto vantaggio della cooperazione di servizi sociali. Nel complesso, la suddivisione in “A” e “B” ha provocato una segmentazione delle varie fasi del lavoro sociale, facendone perdere il senso complessivo. Non ci si può stupire se, stando così le cose, il processo di omologazione della cooperazione sociale alle tipologie tradizionali di 5 Non solo Trieste e Pordenone: anche Venezia, Torino, Milano ed altri luoghi. Ma va detto che, in altre esperienze, come quella di Matera, la cooperazione sociale è fin dal principio invece soprattutto cooperazione tra operatori, utilizzando il veicolo delle cooperative di giovani, costituite grazie alle legge 285/1977. 6 Che tra l’altro parte da concetti direttivi che sono l’opposto del movimento di liberazione dalle istituzioni psichiatriche, e finisce per ricreare un circuito chiuso istituzionale, nel quale l’utente “curato” non fa altro che rimanere nel sistema, attraverso la sua nuova funzione di operatore. 7 Da questa teorizzazione è nata, proprio in un’area della nostra regione, una particolare esperienza di cooperazione “mista” A+b, con esiti valutati in modo diverso. Di altro tipo l’impostazione dell’esperienza di cooperazione sociale nata dai gruppi di auto-aiuto tra utenti psichiatrici - introdotta recentemente nel nostro Paese grazie alla Rete Toscana Utenti – che, riproponendo esperienze inglesi, mette al centro il paziente psichiatrico attraverso forti processi di empowerment. Nel Regno Unito questo movimento ha visto un coinvolgimento di primo piano delle Università, che hanno partecipato alla formazione dei gruppi di lavoro di utenti-ricercatori. 8 Fenomeno assecondato dalla “cooptazione” di alcune di queste esperienze nel Consorzio Nazionale Servizi, che le ha usate strumentalmente, senza offrire al settore una crescita collettiva. Anzi, teorizzando nella persona del suo attuale presidente l’inutilità della distinzione tra cooperative di servizi e sociali. Impresa economica è ormai molto avanzato. Dobbiamo scegliere se accodarci, prendendo atto del lento esaurirsi di una esperienza, oppure se tentare di invertire rotta: dalla nostra abbiamo ancora i numeri del bilancio economico, che non vedono del tutto consumata la fase dell’arretramento del settore, e notevoli risorse umane. Non è certo a livello aziendale o territoriale che si deve dare la risposta. Certo, possono essere date risposte parziali, anche se importantissime: la tessitura dei fili della rete infra- ed inter-cooperativa, fortificando i rapporti di collaborazione; la diversificazione dei settori di attività; la sperimentazione di nuovi percorsi, investendo in una fase di ridisegno complessivo dell’economia mondiale. Ma non si può far molto tra le maglie delle normative regionali, ingabbiate da una leggequadro nazionale: è il nostro documento fondamentale, la 381, che va ritoccato coraggiosamente. Ad iniziare dalla divisione in cooperative sociali “A” e “B”. La contraddizione tende inoltre a complicarsi, se teniamo conto delle proposte emerse dal dibattito congressuale di Federsolidarietà, molto più radicali di quelle discusse nel parallelo congresso di Legacoopsociali. L’allargamento delle attività tipiche della cooperazione sociale a sanità, istruzione e cultura, nell’allineare i settori previsti dalla 381 a quelli del decreto 460 per le onlus ed a quelli del decreto 155 per le imprese sociali, compie un atto di razionalità, ma finisce per scardinare inevitabilmente la divisione tra coop “A” e “B” 9. Solo per fare un esempio: chi sono le cooperative sociali che opereranno nell’istruzione e nella cultura? Oggi, nel settore della cultura, o sono cooperative non sociali, oppure sono – con importanti processi di diversificazione, di cui abbiamo testimonianza in regione – cooperative di inserimento lavorativo. Altrimenti, come facciamo ad offrire occupazione qualificata a giovani e meno giovani acculturati? Fra i quali ritroviamo un’utenza dei servizi socio-sanitari che ha livelli sempre più alti di qualificazione, e non è più quella non scolarizzata degli anni ’70 ed ’80. Oppure: che tipo di cooperative saranno quelle del settore esclusivamente “sanitario”? Saranno cooperative di professionisti, isolati nelle loro piccole torri d’avorio, o sarà una nuova leva di intellettuali e tecnici capace di potenziare tutta la rete dei servizi sociali e di inclusione? Il secondo: le categorie dello svantaggio. E’ ormai il caso di andare a fondo. Agire su questo piano non può che voler dire porre il problema delle categorie di svantaggio, ormai ristrettissime rispetto a quelle previste dalla (per altro mutevole) normativa europea 10. Su questo piano, la discussione rischia di apparire simile a quella medievale sul “sesso degli angeli”: è più opportuno tutelare – dopo - le categorie maggiormente svantaggiate (come i disabili e gli utenti psichiatrici), oppure è necessario allargare – prima - le politiche di prevenzione sociale e di regia complessiva dei sistemi di Welfare State, unendo in un unico programma operativo politiche occupazionali e prevenzione del disagio, come indicano le normative europee? Su questo piano, le proposte attuali delle associazioni della cooperazione sociale appaiono riduttive, limitandosi ad introdurre limitate 9http://www.Federsolidarieta.confcooperative.it/c11/documneto%20preparatorio%20assembl/document%20libr ary/Documento_preparatorio_2010.pdf, p. 21. 10 Cfr. I regolamenti Ce 2204/2002 ed 800/2008. Categorie di nuovo svantaggio 11. E lasciando, tra l’altro, del tutto aperta la situazione di grande confusione data dal sovrapporsi delle definizioni di svantaggio/disabilità offerte dalla legge 381/1991, dalla 68/1999, dal decreto legislativo 155/2006 e dai citati regolamenti europei. In fondo, basterebbe comprendere – utilizzando i meccanismi amministrativi previsti dallo stesso (solo parzialmente applicato) articolo 4 della legge 381 – le varie categorie europee di svantaggio, per assicurare con sicurezza a praticamente tutte le cooperative sociali il 30% minimo di inserimenti lavorativi. Nella realtà, lo sappiamo empiricamente, siamo già oltre. Ovviamente bisogna fare anche una scelta politica e di equità: se il disabile e l’utente in cura ai servizi socio-sanitari ha diritto ad una considerazione e protezione praticamente a tempo indeterminato, le categorie di svantaggio prive di attuale rilevanza socio-sanitaria dovrebbero essere considerate, ai fini del computo e degli sgravi contributivi, solo per periodi determinati, non eccedenti gli uno o due anni. In tal modo sarebbe possibile conciliare l’esigenza di ricostruire un minimo comun denominatore al settore, e contemporaneamente quella di evitare guerre tra poveri: gli “svantaggiati/disabili” che rubano il posto ai “lavoratori padri di famiglia” cassaintegrati, recentemente adombrata come chiave di lettura quasi acritica dei numerosi amministratori comunali componenti dell’Esecutivo dell’Anci regionale, nell’ambito della valutazione sui progetti relativi a Lsu ed Lpu. Terzo movimento: cavalcare la tigre. E’ proprio così difficile? In fondo, tecnicamente, basta un decreto ministeriale, che operi sulle categorie di svantaggio, e non si dimentichi di revocare quell’antica circolare che impone la divisione tra “A” e “B”, ripristinando così il 30% di svantaggiati su tutta la cooperazione sociale. D’altro canto, il rimettere in un unico calderone tutta la cooperazione sociale creerebbe senz’altro una dinamica magmatica, che però sarebbe senz’altro positiva sul medio-lungo periodo, e dovrebbe venire guidata da nuovi strumenti di valutazione sociale: dal Bilancio Sociale 12 alla programmazione dei Piani di Zona. Ovviamente è perfino pedestre dover ripetere che questi strumenti debbono essere gestiti sul piano politico, e non abbandonati alla dimensione meramente burocratica. I Bilanci Sociali non hanno senso se compilati da commercialisti, così come i Piani di Zona sono solo una perdita di tempo se vengono gestiti alla garibaldina come quelli del ciclo che si è appena concluso (con qualche novità positiva che emerge dall’anticipazione triestina del 2° ciclo). Cos’abbiamo da perdere, se non un destino di dignitosa, ma grigia omologazione tra le nebbie di un presente di generale decadenza sociale e produttiva? Certo, chi non ha per la testa altro che bilanci e gare d’appalto, si troverebbe frastornato ed in difficoltà. Ben diversamente, chi ha come priorità altre idee, che si chiamano Welfare State, Inclusione Sociale, Creazione di Capitale Sociale Comunitario, Responsabilità Sociale d’Impresa, avrebbe solo altra carta bianca su cui scrivere, disegnare o sognare. 11 Oltre al citato documento congressuale di Federsolidarietà, sempre a p. 21, cfr. Il documento congressuale di Legacoopsociali: http://www.Legacoopsociali.it/?action=congresso_2009, Documento politico definitivo, p. 4. 12 Che in Friuli Venezia Giulia è obbligatorio già da questo esercizio di bilancio per le cooperative sociali, con la sola eccezione delle microimprese, che hanno diritto alla proroga di un anno Certo, per vivere bisogna anche far quadrare i bilanci, e riuscire a presentare proposte giuste per le gare d’appalto. Anche, non solo. E’ possibile esercitare una funzione sociale, se non tengono più i parametri della democrazia economica? E veniamo all’applicazione della legge sull’impresa sociale. Partiamo da un dato di fatto: in Friuli Venezia Giulia l’idea stessa di i.S. 13 è nata nel mondo della cooperazione sociale. Forse per civetteria, forse non rendendosi conto dell’equivoco innescato ad orologeria, quel concetto ha dato anche il nome a pezzi della cooperazione sociale regionale, come se il termine “cooperativa” non bastasse più, non avesse già di per sé quei significati pregnanti che ha fin dalla sua origine, ben più impegnativi del termine “impresa”. Non c’è quindi da stupirsi se, in Friuli Venezia Giulia, cooperazione sociale ed impresa sociale sono vissute come la stessa cosa: in fondo, la stessa adozione del Bilancio Sociale con la legge 20/2006 rende unico obbligo per le cooperative sociali (se vogliono anche essere i.S.) il fatto di allungare alla loro già lunga ragione sociale (coop “xyz” soc. Coop. Soc. Onlus “impresa sociale” a r.L.). In attesa, ovviamente, di sapere quali ne siano i vantaggi. Ma, qui, appare urgente una chiarificazione. Vantaggi per chi, e per che cosa? I vantaggi offerti alle cooperative sociali (e alle onlus) sono evidenti: decontribuzione Inps e contributi ad hoc per le persone svantaggiate inserite (ma le norme regionali sul lavoro hanno allargato, giustamente, tali facilitazioni a tutte le imprese che assumono disabili); finanziamenti de minimis per investimenti; esenzione Irap a fronte del fatto che si lavora per il sistema sociosanitario regionale, e sarebbe assurda una tassa sul lavoro di collaboratori del Ssr; ecc. A chi vanno allargati questi vantaggi, in cambio delle deboli guarentigie imposte dalla legge sull’i.S. (risibili, se si pensa alle possibilità di aggirare i divieti di ricavare utili, attraverso le retribuzioni ed i benefits della loro tecnocrazia). Facciamo un esempio che è nelle teste di tutti gli operatori del settore, e non solo: quale sarebbe la prima i.S. Non cooperativa ad usufruire di benefici finalizzati, se non la spa “Sereni Orizzonti”, notoriamente collegata al consigliere regionale Massimo Blasoni, fondatore nel passato di quella cooperativa “Sanitalia” che – commissariata negli anni ’90 dalla Regione – rappresentò il più clamoroso caso nazionale di “deviazione” dalla mission di una cooperativa sociale? Stiamo parlando di quello stesso Blasoni che, ad ogni occasione gli viene fornita, cerca di utilizzare la sua funzione pubblica per riproporre l’esclusione della cooperazione sociale (ovviamente “A”: i suoi più diretti concorrenti) dalle normative a favore delle onlus 14. Al di fuori di questo esempio pur significativo, è evidente che l’i.S. Sociale rischia di costituire il vero e proprio “cavallo di Troia” di un’imprenditoria italiana in crisi d’identità, priva di una politica industriale che non sia quella del decentramento e della delocalizzazione produttiva, ma anche di una visione che punti alla difesa e qualificazione dell’istruzione di massa e della ricerca scientifica, ed in cerca semmai di rafforzare le posizioni di rendita. Se l’Italia è diventata una periferia economica della globalizzazione, è anche perché i capitalisti italiani sono più attenti agli investimenti finanziari nei servizi, e mirano quindi a spartirsi non più solo le opere pubbliche, ma anche la previdenza, la sanità, la scuola stessa: dalle autostrade di Benetton alle ferrovie private di Montezemolo agli alberghi di Marcegaglia, tanto per citare nomi noti. Da un progetto del genere non può emergere nuova vera impresa sociale, semmai un 13 D’ora in poi: impresa sociale. 14 Non dimentichiamo che, nella sola Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, per alcuni anni le cooperative sociali “di tipo A” hanno avuto il non ambito primato nazionale di essere considerate “profit” per legge: e non sappiamo ancora chi dobbiamo precisamente ringraziare (anche se poi questa enormità è stata risolta dalla Giunta Illy). “mercato dei servizi” limitato alle classi abbienti. Non è forse un caso l’attenzione verso il “terzo settore” – accolta senza una specifica riflessione critica dall’interno stesso del mondo no profit - prestata da uno dei massimi dirigenti della Fiat, Umberto Agnelli, nei suoi ultimi anni di attività, o l’inserto dedicato a queste tematiche dal quotidiano di Confindustria «Il Sole 24 Ore». Ma sono – dall’interno del settore - le motivazioni espresse da uno dei più autorevoli padri dell’i.S. A sollevare il massimo dissenso: come quando candidamente il prof. Borzaga dichiara 15 che la differenza tra i.S. E cooperativa sociale è che quest’ultima non permette la presa di decisioni veloci, tipiche della gestione monocratica (i francesi direbbero: padronale) dell’impresa non cooperativa. E qui casca letteralmente il palco: per quale motivo dovremmo equiparare società fondate sulla democrazia economica nella sua forma più allargata (“una testa un voto”, verifica e rinnovo democratico dei gruppi dirigenti; intergenerazionalità; divieto di profitto privato 16) a società prive di questi valori comportamentali? E’ o non è la cooperazione uno dei cardini – forse l’unico vivente – di quei principi di democrazia economica che sono fissati nel Capo Iii della Parte I della Costituzione Repubblicana, e che non si limitano solo al primo e secondo comma dell’articolo 45, quelli che stabiliscono che “1. La Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata. 2. La legge ne promuove e favorisce l´incremento con i mezzi più idonei e ne assicura, con gli opportuni controlli, il carattere e le finalità”, ma prevedono forme di responsabilità sociale dell’impresa e di partecipazione dei lavoratori alle scelte dell’economia che sono ancora tutte da attuare? Formule nuove, dal sapore irrimediabile d’antan. La domanda è ovviamente retorica. E si somma ad altri elementi di dissenso, come il fatto di aver previsto (al comma 2 dell’articolo 2 del d. Lgs 155/2006 17) una nuova forma di impresa di inserimento lavorativo, concorrente istituzionalmente sleale per le cooperative sociali “di tipo B”, in quanto aperta a quelle forme di svantaggio sociale che oggi non sono ancora riconosciute dalla legge 381. E con quelle altre – inaccettabili - previsioni degli articoli 5 e 10 del decreto 460/1997 sulle onlus, che sottraggono parte del mondo associativo alle necessarie verifiche di democraticità interna 18. 15 Intervento di Carlo Borzaga al seminario di Legacoopsociali «Impresa sociale: a che punto siamo?», Roma, 27 maggio 2010. Il prof. Borzaga per altro è lucido nella sua onestà intellettuale: in una edizione passata delle Giornate di Bertinoro ebbe occasione di rispondere personalmente ad un nostro intervento sull’applicazione del Ccnl, affermando che – se le cooperative sociali non costano di meno del personale dei committenti – non hanno ragion d’essere economica. 16 La Dichiarazione di identità cooperativa adottata dall’Alleanza Cooperativa Internazionale è leggibile su vari siti internet, come ad esempio: http://www.Modena.legacoop.it/updown/storia/storia-08.pdf 17 “2. Indipendentemente dall´esercizio della attività di impresa nei settori di cui al comma 1, possono acquisire la qualifica di impresa sociale le organizzazioni che esercitano attività di impresa, al fine dell´inserimento lavorativo di soggetti che siano: a) lavoratori svantaggiati ai sensi dell´articolo 2, primo paragrafo 1, lettera f), punti i), ix) e x), del regolamento (Ce) n. 2204/2002 della Commissione, 5 dicembre 2002, della Commissione relativo all´applicazione degli articoli 87 e 88 del trattato Ce agli aiuti di Stato a favore dell´occupazione; b) lavoratori disabili ai sensi dell´articolo 2, primo paragrafo 1, lettera g), del citato regolamento (Ce) n. 2204/2002.” In realtà il vantaggio teorico costituito dalla più larga platea di soggetti inseribili al lavoro è riequilibrato dal venir meno della lettera a), per la decadenza del Regolamento 2204 in seguito all’adozione del successivo Regolamento Ce 800/2008. 18 Articolo 5. Enti di tipo associativo: (…) “4-quinquies. Le disposizioni di cui ai commi 3, 4-bis, 4-ter e 4-quater (considerazione di alcune attività istituzionali come non commerciali, Nda) si applicano a condizione che le associazioni interessate si conformino alle seguenti clausole, In realtà, la finalità di una normativa come quella sull’i.S. – altrimenti incomprensibile - appare chiara se si pensa alle attuali tendenze allo smantellamento del Welfare State, che si manifestano sul piano internazionale. Recente è l’innamoramento provinciale per le melensaggini del nuovo premier inglese David Cameron, che con la sua idea di Open Society cerca di nascondere una nuova ondata di tagli alla spesa sociale; sulla stessa linea il Libro Verde del ministro italiano Sacconi. Quello che si ipotizza, di fronte alla consistente tutela - questa sì inossidabile – dei redditi da capitale, e di una torsione strutturale della spesa pubblica verso interessi lontani dall’utilità sociale 19, è un utilizzo della sussidiarietà – recentemente introdotta in Costituzione – come forma di delega generalizzata delle funzioni pubbliche ad una società impoverita, segmentata, abbandonata ad una “autogestione” dei servizi che non può essere che residuale. Per reggere questa vera e propria ondata controriformistica (se rimaniamo agli anni ’70 italiani, tanto aborriti dal citato Sacconi: ma verrebbe pure da definirla, per completezza di riferimenti al secolo che ci siamo lasciati alle spalle, controrivoluzionaria), è necessaria una fioritura di iniziative dal basso, incaricate non di gestire veramente servizi, ma di “mettere una pezza” al disastro sociale. Voglio concludere questo paragrafo con la citazione letterale di quello che ritengo un lapsus freudiano piuttosto rivelatore. Una nota ad una autorevole proposta dall’Agenzia per le onlus, recita (riferendosi a ciò che qualifica un soggetto del terzo settore): «Ad esempio, per un ente che opera a favore di indigenti non importa che i fondi siano raccolti con la vendita di uova pasquali o con attività abituale di ristorazione aperta al pubblico: ciò che conta è che gli indigenti abbiano il vestiario o il pasto caldo. Oppure, per un ente operante nel settore della prevenzione e recupero della tossicodipendenza, che i fondi provengano dalla vendita delle stelle di Natale o dalla raccolta di contributi, oppure dal commercio abituale di prodotti artigianali, non ha nessuna importanza. Anche in da inserire nei relativi atti costitutivi o statuti redatti nella forma dell´atto pubblico o della scrittura privata autenticata o registrata: (…) “c) disciplina uniforme del rapporto associativo e delle modalità associative volte a garantire l´effettività del rapporto medesimo, escludendo espressamente la temporaneità della partecipazione alla vita associativa e prevedendo per gli associati o partecipanti maggiori d´età il diritto di voto per l´approvazione e le modificazioni dello statuto e dei regolamenti e per la nomina degli organi direttivi dell´associazione; (…) “e) eleggibilità libera degli organi amministrativi, principio del voto singolo di cui all´articolo 2532, secondo comma, del codice civile, sovranità dell´assemblea dei soci, associati o partecipanti e i criteri di loro ammissione ed esclusione, criteri e idonee forme di pubblicità delle convocazioni assembleari, delle relative deliberazioni, dei bilanci o rendiconti; (…) “4-sexies. Le disposizioni di cui alle lettere c) ed e) del comma 4-quinquies non si applicano alle associazioni religiose riconosciute dalle confessioni con le quali lo Stato ha stipulato patti, accordi o intese, nonché alle associazioni politiche, sindacali e di categoria.” Articolo 10. Organizzazioni non lucrative di utilità sociale: “1. Sono organizzazioni non lucrative di utilità sociale (Onlus) le associazioni, i comitati, le fondazioni, le società cooperative e gli altri enti di carattere privato, con o senza personalità giuridica, i cui statuti o atti costitutivi, redatti nella forma dell´atto pubblico o della scrittura privata autenticata o registrata, prevedono espressamente: (…) “h) disciplina uniforme del rapporto associativo e delle modalità associative volte a garantire l´effettività del rapporto medesimo, escludendo espressamente la temporaneità della partecipazione alla vita associativa e prevedendo per gli associati o partecipanti maggiori d´età il diritto di voto per l´approvazione e le modificazioni dello statuto e dei regolamenti e per la nomina degli organi direttivi dell´associazione; (…) “ 7. Le disposizioni di cui alla lettera h) del comma 1 non si applicano alle fondazioni, e quelle di cui alle lettere h) ed i) del medesimo comma 1 non si applicano agli enti riconosciuti dalle confessioni religiose con le quali lo Stato ha stipulato patti, accordi o intese.” 19 Vedasi le crescenti spese militari legate alla gestione imperiale degli squilibri mondiali. Questo caso il solo elemento rilevante è che la ricchezza soddisfi la finalità costitutiva dell’ente e quindi persegua un’utilità sociale di rilevanza costituzionale» 20. Si tratta forse di una provocazione, da parte degli autori, ma non ne siamo certi. In ogni caso, se non è uno scherzo, siamo al “capitalismo compassionevole” di bushiana memoria. Non si sta parlando di diritti, dignità umana e di ogni essere vivente, mutualità, cooperazione e solidarietà: quella fraternité che stava sui gagliardetti tricolore dei sanculotti durante la Grande Révolution, a pari merito con liberté ed égalité. Si sta discettando elegantemente dell’esercizio di un’attività antica quanto la miseria e l’ingiustizia: la carità, quella che si possono solitamente permettere solo gli abbienti (illuminati). Dobbiamo uscire dalla marginalità produttiva, se vogliamo uscire dalla marginalità sociale. E’ evidente che non bastano le critiche all’ideologia solidaristico-pietista ormai dominante, ma bisogna darsi velocemente un piano d’azione per il futuro. Dobbiamo, come afferma il prof. Zamagni 21, certamente contribuire a mantenere il livello di un Welfare universalistico, anche attraverso un’offerta di servizi come quelli della sanità oggi esclusa dalle prestazioni del Servizio Sanitario Nazionale: fisioterapie, dentista, oculista… Per farlo, non abbiamo altra via che la creazione di nuova cooperazione sociale, allargando la platea dei tecnici che lavorano nel nostro sistema. Più in generale, abbiamo bisogno di creare alleanze, infra- ed inter-settoriali, per poter affrontare la dinamica delle centrali d’acquisto e della richiesta di global services per i quali le singole cooperative (e gli stessi consorzi, nel loro stadio attuale) non sono sufficienti. Ma dobbiamo anche avere chiaro che non esiste per noi un futuro chiuso solo nel mercato dei servizi. Non ha senso una proposta alternativa - di difesa del poco di Welfare che abbiamo, ma soprattutto di creazione di quello nuovo che non abbiamo mai assaporato – se non siamo capaci di creare nuova economia e nuova socialità. Con un’aggiunta non di poco conto: se siamo nati nel 1972 per dare dignità, retribuzione ed inquadramento assicurativo e previdenziale a chi faceva lavori umili nelle istituzioni totali, non è possibile che quasi quarant’anni dopo non siamo capaci di realizzare quel salto di qualità professionale che ogni sistema socio-economico, se non vuole cadere nella marginalità, deve saper compiere. C’è l’esigenza di valutare storicamente e di ridare un senso generale a canali di inserimento lavorativo che rischiano di apparire datati: quando le cooperative sociali nacquero inserendo le persone nel settore delle pulizie, contendevano il loro mercato – marginale rispetto a quello del lavoro “normale”, cioè in fabbrica e nel pubblico impiego – a lavoratori in gran parte irregolari, inquadrati come artigiani. Ma c’era una prospettiva: una volta “vissuta” la riabilitazione, si riapriva l’occupazione “normale”. Oggi invece i settori di servizi a basso contenuto tecnologico ed a bassa retribuzione vedono in concorrenza i soggetti deboli “indigeni” e quelli stranieri, oppure i lavoratori precarizzati dell’industria, andando ad 20 Agenzia per le onlus, Proposte per una riforma organica della legislazione sul terzo settore, 13 luglio 2009, cfr. In: http://www.Forumterzosettore.it/multimedia/allegati/20090728%20ag%20onlus%20doc%20riforma%20leg%20ter zo%20Settore.pdf, nota 4 a p. 17. 21 Faccio riferimento ad esempio al suo più recente intervento alle Giornate di Bertinoro dell’ottobre 2010: cfr. Http://www.legiornatedibertinoro.it/upld/news/doc/1.stefano_zamagni_gdb2010.pdf, pp. 12-14. Allargare a dismisura una bolla di sottoccupazione sempre più vasta (che tende a comprendere il precariato del pubblico impiego, delle “partite iva”, del lavoro interinale, dei nuovi settori “avanzati” tecnologicamente ma primitivi dal punto di vista delle relazioni industriali) senza sbocchi all’orizzonte. In poche parole: fare pulizie non è più una grande proposta di integrazione sociale, anche se la nostra contraddizione è che – almeno nel settore dell’inserimento lavorativo – viviamo soprattutto facendo pulizie. A maggior ragione abbiamo bisogno di creare alleanze anche con il settore dell’economia profit, contrattando la nostra “convenienza” economica con trasferimenti di capitali e soprattutto tecnologia e quadri che oggi non possediamo all’interno del nostro settore. Piccolo non è bello: è spesso, solamente, piccolo. Credo vada riconfermato innanzitutto il fatto che la pluralità e la diversità della cooperazione sociale è una ricchezza. E vada d’altro canto posto l’accento sui consistenti ed irrisolti problemi di governo democratico della grande cooperazione, ivi compresa quella sociale. Non possiamo assumere come una variabile indiscussa la scelta della grande impresa cooperativa, riaffermando che le scelte di costruzione di reti (consorzi, ma anche semplicemente reti informali, spesso altrettanto efficienti) è una soluzione flessibile e funzionale per i nostri problemi di scala dimensionale. Viceversa, va respinta l’ideologia del “piccolo è bello”, quando essa non sia verificata nella pratica, commisurata a precise ed efficienti scelte economiche, di nicchia qualitativa ma anche territoriale. Non è un caso che troviamo il rifiuto esplicito della grande dimensione cooperativa nel documento dell’Agenzia delle onlus, proprio subito dopo quella frase infelice sopra citata 22. Facile rispondere, sul piano tecnico, che le grandi cooperative sociali hanno per fortuna trovato nelle loro dimensioni quelle risorse economiche loro negate (per una ingiusta parificazione all’impresa profit) dal principio comunitario del de minimis. La questione, più generale, è che riemerge continuamente la dimensione tra la visione del capitalismo compassionevole (“fai del bene, perché/quindi sei una realtà del tutto fuori mercato”) e quella, efficiente oltre che solidale, dell’impresa autogestita. Ci si domanda come questa ideologia possa stare in piedi in un mondo in cui la scala dimensionale, sia dell’impresa che del “mercato” (compreso quello del lavoro), hanno assunto dimensioni fino a ieri impensabili. Che dire di dimensioni industriali come la Foxconn, la multinazionale cinese che controlla il 44% del reddito dell’intera industria elettronica mondiale con 900.000 operai, e che prevede di aumentare la propria occupazione a 1.300.000 dipendenti entro il 2013? 23 Beh, da parte nostra c’è innanzitutto da dire che quella è la ormai famigerata “fabbrica dei suicidi”, a causa di un regime di gestione del lavoro di tipo militare: lo stesso che una multinazionale italiana vorrebbe importare nel nostro paese. 22 Agenzia per le onlus, Proposte per una riforma organica della legislazione sul terzo settore, cit., pp. 18-19. 23 Cfr. Il rapporto Sacom (Students & Scholars Against Corporate Misbehaviour): «Workers as Machines: Military Management in Foxconn» del 12 ottobre 2010, in: http://sacom.Hk/wp-content/uploads/2010/10/report-onfoxconn- workers-as-machines_sacom3.Pdf Prima che sulle dimensioni, sarebbe importante che cooperatori, studiosi ed opinione pubblica iniziassero a volgere la loro attenzione maggiormente sulla qualità del lavoro, sul livello dei diritti, e sulle effettive esperienze di democrazia economica realizzate o da sperimentarsi nelle cooperative. Prima, appunto, di scoprire che abbiamo distrutto parte delle istituzioni totali, per ritrovarci chiusi in una grande istituzione globale chiamata “mercato”. Post scriptum: Quarto atto, le forme di affidamento. L’articolo 5 della legge 381 ha aperto possibilità ancora in gran parte inespresse di affidamento riservato alla cooperazione sociale “B”, introducendo una discriminazione attiva a favore della cooperazione di inserimento lavorativo. Tale normativa è stata valorizzata dalla nostra legislazione regionale, anche se dobbiamo ancor oggi lamentare un troppo limitato utilizzo di questa possibilità da parte delle amministrazioni locali. Eccezione positiva di grande rilievo è quella del Dipartimento Servizi Condivisi, su indicazione dell’Assessorato regionale alla Salute, che ha permesso importanti sperimentazioni nel campo delle pulizie sanitarie, della logistica, degli stampati (protagonisti in particolare i consorzi Cosm ed Hand), oltre ad altri affidamenti minori. La legge 328/2000 ha successivamente cambiato il quadro degli affidamenti relativi alla cooperazione sociale “A”, con il rafforzamento conseguente a livello locale a seguito della legge regionale 6/2006, ed in particolare dal suo articolo 35, che vieta l’affidamento al massimo ribasso ed introduce un rapporto minimo nel punteggio che lascia al prezzo solo un massimo di 15 punti percentuali. Anche in questo caso dobbiamo segnalare il mantenimento di una fascia di disapplicazione, soprattutto nell’area dei servizi rivolti all’infanzia. L’atteso Atto di indirizzo per gli affidamenti ai soggetti del terzo settore, applicativo del citato articolo 35, dovrebbe migliorare la situazione, fornendo indicazioni precise alle amministrazioni locali, soprattutto attraverso la fissazione di direttive vincolanti, se non autoritativamente, sul piano della formazione del personale delle autonomie locali. Ma ormai il quadro è radicalmente cambiato, in particolare con l’approvazione della Risoluzione del Parlamento europeo del 19 febbraio 2009 sull’economia sociale, che ha fissato importanti principi, che spingono sul piano dell’auspicata “fuoriuscita dalla necessità dell’appalto”. In tal modo si è andati molto oltre la conferma delle norme delle leggi 381 e 328 (oltre che di quelle regionali correlate), contenuta negli articoli 20 e 52 del decreto legislativo 163/2006 “Codice dei contratti”. Riportiamo di seguito solo una scelta di alcuni dei passi del dispositivo della Risoluzione, che implica anch’esso una rivisitazione coraggiosa dell’articolo 5 della 38: (…) 4. Ritiene che le imprese dell´economia sociale non debbano essere soggette all´applicazione delle stesse regole di concorrenza delle altre imprese e che esse necessitino di un quadro giuridico certo, basato sul riconoscimento dei loro specifici valori, che permetta loro di operare su un piano di parità rispetto alle altre imprese; (…) 5. Sottolinea il fatto che un sistema economico in cui le imprese dell´economia sociale ricoprono un ruolo più incisivo sarebbe meno esposto alla speculazione sui mercati finanziari dove operano società private non soggette al controllo da parte degli azionisti e alla vigilanza degli organi di regolamentazione; (…) 20. Sottolinea che l´economia sociale aiuta a rettificare tre tipi principali di squilibri sul mercato del lavoro: la disoccupazione, il precariato e l´esclusione sociale e dal mercato del lavoro dei disoccupati; rileva inoltre che l´economia sociale svolge un ruolo nel miglioramento dell´occupabilità, crea posti di lavoro solitamente non soggetti a delocalizzazione e contribuisce al conseguimento degli obiettivi della strategia di Lisbona; (…) 21. Ritiene che il supporto degli Stati membri alle imprese dell´economia sociale dovrebbe essere interpretato come un autentico investimento nella creazione di reti di solidarietà che possano rafforzare il ruolo delle comunità e degli enti locali nello sviluppo delle politiche sociali; (…) 27. Chiede ai governi degli Stati membri e alle autorità locali, nonché agli operatori del settore di promuovere e sostenere le possibili sinergie che possono realizzarsi nel campo dei servizi tra gli attori dell´economia sociale e la stessa utenza, ampliando l´ambito della partecipazione, della consultazione e della corresponsabilità; (…) 32. Sottolinea l´importanza dell´economia sociale nell´ambito dei servizi di interesse generale; evidenzia il valore aggiunto della creazione di reti integrate pubblico-privato, ma anche il rischio di strumentalizzazioni quali ad esempio le esternalizzazioni basate sulla riduzione dei costi a carico delle pubbliche amministrazioni, anche con contributi prestati sotto forma di volontariato; (…) 45. Chiede alla Commissione di mettere a punto un quadro giuridico dell´Unione europea favorevole alla costruzione e al mantenimento di partenariati territoriali tra il settore dell´economia sociale e le autorità locali, definendo criteri per il riconoscimento e la valorizzazione dell´economia sociale, per lo sviluppo locale sostenibile e per la promozione dell´interesse generale; (…) 24. Si tratta di indicazioni preziose, che vanno nel senso da noi più volte indicato: più che di imprese private con finalità sociale, le cooperative sociali - sommando la specifica mutualità allargata alle fasce deboli della società al carattere pubblico tipico della proprietà cooperativa - appaiono come vere e proprie realtà di pubblico autogestito. Fondamenti, quindi, di quella dimensione della pubblica amministrazione che non può essere espressa solo dalla struttura burocratica dello Stato e delle Autonomie Locali, ma deve veder compresa anche l’area dell’autorganizzazione da parte delle persone associate. Non possiamo dimenticare che sono ancora tutte da conquistare le fattive relazioni di alleanza tra cooperative sociali e pubbliche amministrazioni, che potrebbero essere sperimentate nella promozione di nuovi servizi di Welfare comunitario, a partire dalla ripresa di esperienze massicce di abitare sociale, nelle sue varie fasi correlate di cooperazione di costruzione, di abitazione e di gestione di servizi. 24 Cfr. La Risoluzione del Parlamento europeo del 19 febbraio 2009 sull’economia sociale (2008/2250(Ini)). Le relazioni industriali. Non possono essere trascurate infine alcune riflessioni sulle particolari relazioni industriali nella cooperazione sociale. La strutturazione di questa esperienza non a caso ha avuto come elementi fondativi due momenti ravvicinati, come l’emanazione alla fine del 1991 della legge 381 e la stipula nei primi mesi del 1992 del primo contratto collettivo nazionale del settore. Purtroppo però le relazioni industriali non sono cresciute parallelamente allo sviluppo della cooperazione sociale. Certo, dobbiamo autocriticamente prendere atto della mancanza di una cultura nelle stesse cooperative, per vari motivi (generazionali, culturali, di formazione dei quadri…). Ma sono stati fatti grandi passi avanti. Un settore che nel Friuli Venezia Giulia era a bassa contrattualizzazione dei lavoratori, oggi gode di un’applicazione contrattuale diffusa. Per quanto riguarda invece le organizzazioni sindacali, non si è andati oltre. Questo per vari motivi, il primo dei quali è sicuramente il fatto che le categorie che organizzano il settore sono soprattutto quelle del pubblico impiego (ed in minor partis dei servizi privati). L’idea di un sindacato generale che coprisse tutta l’area della funzione pubblica non era sbagliata in generale: peccato che sia stata globalmente amministrata in modo burocratico, non capendo le particolarità della cooperazione, men che meno di quella sociale. L’immaturità delle due parti ad instaurare mature e congruenti relazioni industriali ha prodotto una situazione di non applicazione nazionale del Ccnl, e d’altra parte uno stratificarsi di vari contratti collettivi della sanità ed assistenza privata, oltre che di un associazionismo sostanzialmente di nicchia (ad es. Anffas e Tavola Valdese, che organizzano poche centinaia di dipendenti). Mentre, sul piano interno al Ccnl della cooperazione sociale, esso è solo una brutta copia di quelli dell’assistenza privata, e non risolve problemi fondamentali, come l’inquadramento dei lavoratori del settore dell’inserimento lavorativo (non basta certo la “finestra” che rinvia ai Ccnl dei vari settori merceologici, soprattutto di fronte alle lavorazioni miste, molto diffuse nelle cooperative) oppure orari di lavoro connaturati alla strutturazione dei turni: chi è mai riuscito ad organizzare turni a ciclo continuo sulle 38 ore settimanali? L’ipotesi di nuove reti di i.S. Non farebbe altro che agire da detonatore in una situazione già delicata, dove il pericolo di deregolamentazione e concorrenza è già presente. Facciamo alcuni esempi, forse limite, come gli affidamenti diretti che (pochi) enti locali ed aziende sanitarie fanno ad associazioni di volontariato, che in realtà organizzano lavoratori irregolari – e qualche associazione è pure di emanazione sindacale! – oppure la presenza di più Ccnl in singole aziende: come la multinazionale Sodexho che applica negli asili nido (imitata da qualche cooperativa sociale “spuria”) il cosiddetto Ccnl Aninsei, firmato da Cgil-cisl-uil Scuola, molto più basso del Ccnl delle cooperative sociali. Di fronte a queste contraddizioni, non abbiamo potuto apprezzare una capacità di coordinamento adeguata da parte delle organizzazioni sindacali, anch’esse use ad accampare la scusa della “competenza”. Viceversa, a fronte di un’esperienza forse unica in Italia, di contrattazione permanente a livello di Comitato Paritetico Regionale (istituto previsto dal Ccnl della cooperazione sociale), abbiamo dovuto riscontrare un disimpegno sindacale in varie forme, nonostante la serie di buoni accordi sottoscritti su varie tematiche. E’ così restato sulle spalle delle associazioni regionali della cooperazione sociale l’onere di svolgere l’attività di Osservatorio sugli appalti, con decine e decine di contestazioni, ma anche consulenze, incontri, formazione congiunta con gli Enti Pubblici regionali, oltre che la contrattazione con l’Ente Regione degli investimenti a favore del settore. Nel dicembre dell’anno scorso, la manifestazione delle cooperative sociali in occasione della discussione in Consiglio Regionale del Bilancio preventivo 2010 ha visto l’autorganizzazione da parte delle cooperative, con una raggelante assenza delle organizzazioni sindacali. Oggi, come nel corso dei rinnovi precedenti, siamo di fronte ad una rappresentazione kafkiana, nella quale la trattativa non corrisponde alla realtà dei fatti, e le due parti trattano “senza fare i conti con l’oste” cioè la Pubblica Amministrazione, dalla quale deriva la gran parte degli affidamenti alle cooperative sociali. Chi ha lavorato seriamente per contrattualizzare il settore si sente rinfacciare le irregolarità di altre cooperative o territori, mentre chi professionalmente organizza i lavoratori dipendenti promette di farsi carico delle esigenze di pareggio economico delle cooperative, salvo – nella maggioranza dei casi – disinteressarsene appena firmato un accordo. L’esperienza delle relazioni industriali del settore ha un indice di variabilità quasi assoluto, difficilmente gestibile. Se tra i cooperatori c’è ancora chi non accetta il fatto che i lavoratori possano rivolgersi al sindacato (non capendo che questo è un elementare indice di mancanza di comunicazione, se non di democraticità, nella cooperativa), tra i sindacalisti si può oscillare tra l’economa di un istituto scolastico che organizza le gare al massimo ribasso (“tanto poi le coop pagano quello che vogliono la gente, lo so io che sono nella segreteria del mio sindacato!”) e la segreteria provinciale che interviene in surroga degli organismi della cooperativa, insegnando ai soci come far valere il loro voto durante le assemblee, fino a portare al rovesciamento di un gruppo dirigente ormai superato dagli eventi 25. Anche se generalmente la pratica sindacale si limita alla gestione delle sole vertenze individuali, oppure a sporadici momenti informativi, basati più sulla propaganda a fini di autolegittimazione che su una strategia organica. Da qualche voce del nostro settore è emersa l’esigenza (rivolta alle organizzazioni sindacali generali, quelle confederali come quelle del sindacalismo di base) di una diversa rappresentanza dei cooperatori sociali, che non sono dipendenti pubblici ma lavoratori sociali trasversali ai vari settori dei servizi e della produzione. Forse è il caso di ripresentarla oggi, anche se ogni riflessione costruttiva, ogni reale tessuto di relazioni industriali deve partire da un reciproco riconoscimento fra le parti: i cooperatori non hanno padroni, né controparti, ma vivono una duplice condizione di lavoratori ed imprenditori di se stessi, con una duplice identità anche sul piano della rappresentanza sociale. 25 E’ ovvio che la nostra preferenza va a questi intraprendenti sindacalisti fuori dal coro, non ristretti nella logica delle “competenze” e capaci di discernere tra le cooperative funzionanti e quelle ove – per usare un eufemismo alla moda – ci sono “problemi di governance”.  
   
   
EX INDUSTRIE DEL BASENTO, INCONTRO IN REGIONE BASILICATA DURANTE LA RIUNIONE È STATO COMUNICATO CHE A BREVE DOVREBBERO RISOLVERSI LE PENDENZE LEGALI SUL SITO PRODUTTIVO  
 
Potenza, 25 ottobre 2010 - L’amministratore delegato della Sinerfin, Costantino Di Carlo, ha ribadito la volontà di mantenere gli impegni derivanti dall’utilizzo del sito produttivo dell’Industrie del Basento di Potenza, che prevedono la ricollocazione dei ventuno lavoratori attualmente in cassa integrazione. E’ quanto è emerso il 21 ottobre , al termine di un incontro presso il Dipartimento Attività Produttive della Regione Basilicata, durante il quale, alla presenza delle rappresentanze sindacali e dei lavoratori, è stato fatto il punto sull’avvio del progetto della Sinerfin. Durante la riunione è stato inoltre comunicato che a breve dovrebbero risolversi le pendenze legali sul sito produttivo che impediscono la partenza del progetto della Sinerfin. Sul lotto industriale la società Sinerfin prevede di realizzare un complesso produttivo comprendente il settore commerciale, la lavorazione e il confezionamento di prodotti alimentari locali, nonché la logistica per la razionalizzazione di reti distributive. Al termine dell’incontro è stato deciso che le parti saranno riconvocate dopo la definizione delle controversie e comunque prima della scadenza della cassa integrazione.  
   
   
PROTEZIONE CIVILE: GABRIELLI, ITALIA PRENDA ESEMPIO DAL FVG  
 
Trieste, 25 ottobre 2010 - "Il Friuli Venezia Giulia e la sua Protezione Civile devono essere presi ad esempio da tutta Italia per la capacità che ha ed ha avuto in passato di imparare dalle sventure ad organizzare un servizio tra i migliori a livello nazionale, coltivando al contempo la solidarietà sociale". Nel corso dell´incontro del 22 ottobre a Pordenone con il vicepresidente della Regione e neoassessore alla Protezione civile, Luca Ciriani, il vice capo dipartimento della Protezione civile nazionale e già prefetto di L´aquila, Franco Gabrielli, ha espresso il suo apprezzamento nei confronti del lavoro svolto dalla Protezione civile dell´estremo Nordest, riportando anche le sue impressioni al termine della prima giornata di visita in regione in vista del passaggio di consegne con Guido Bertolaso. "Il Friuli Venezia Giulia - ha proseguito Gabrielli, salutato anche dal sindaco di Pordenone, Sergio Bolzonello, e dai volontari locali - ha saputo costruire una struttura di Protezione civile radicata ovunque sul territorio, ottimizzando in questo modo il lavoro efficacemente svolto sul campo nel contribuire a garantire la sicurezza dei cittadini in situazioni di emergenza". In mattinata, Gabrielli aveva dapprima visitato la sede regionale della Protezione civile a Palmanova e poi sorvolato in elicottero i luoghi dell´alluvione 2002 in Valcanale assieme al responsabile regionale, Guglielmo Berlasso. "In Friuli Venezia Giulia - ha affermato Ciriani, sottolineando l´importanza della visita di Gabrielli - la Protezione civile è una bandiera di cui andare orgogliosi, un patrimonio che è cresciuto con l´esperienza del terremoto e che va ben al di là della politica. E´ una realtà indispensabile su questo territorio nei momenti di calamità - ha aggiunto - ma anche a giorno dopo giorno a livello sociale nelle piccole comunità. Il mio ruolo - ha proseguito Ciriani - è quello di dare voce e rappresentanza alle migliaia di volontari sparsi in ogni comune della nostra regione. Il nostro obiettivo è quello di continuare a lavorare al meglio per essere un modello a livello nazionale perché - ha concluso - la nostra Protezione civile è un esercito della Solidarietà, sempre pronto ad intervenire con prontezza e capacità operativa". La visita di Gabrielli in Friuli Venezia Giulia è proseguita con altri due incontri con i volontari della Protezione civile di Prata di Pordenone e Brugnera. Domani, con Ciriani e Berlasso, il successore designato di Bertolaso completerà il sopralluogo nel Pordenonese e poi lungo le coste da Lignano a Grado fino all´Isontino ed al Carso.  
   
   
DESIGN, UN PROGETTO PER IL DISTRETTO DEL MOBILE IMBOTTITO  
 
 Matera, 25 ottobr e2010 - Sarà presentato a Matera, il 5 novembre prossimo, il progetto M/i/m - Mobile imbottito Matera, attuato da Sviluppo Basilicata - Società regionale per lo sviluppo, la ricerca e la competitività del territorio - nell´ambito degli interventi a sostegno della crescita delle competenze creative, progettuali e produttive del Distretto del Mobile Imbottito promossi dalla Regione Basilicata in base all´Accordo Quadro multiregionale denominato Sensi Contemporanei 2 - Promozione e diffusione dell´arte contemporanea e valorizzazione di contesti architettonici e urbanistici nelle regioni del Sud Italia - sottoscritto dalla Regione Basilicata con il Mise, il Ministero Beni ambientali e la Fondazione Biennale di Venezia. Il Progetto "M/i/m" individua il design come strumento vitale, a disposizione delle aziende del settore per il recupero della competitività e della visibilità in un contesto internazionale, attraverso una produzione perfezionata nell´idea creativa e potenziata nell´attrattività, idoneo ad uniformarsi appieno alle dinamiche della domanda primaria di mercato. "Sviluppo Basilicata realizzerà il progetto con un´associazione di imprese coordinate da Poli.design, il consorzio del Politecnico di Milano fondato nel 1999 per "dare impulso alla professione, alla ricerca e alla creatività, fornendo nuove risposte a un contesto tecnologico, produttivo e professionale in continua evoluzione". Il Prof. Arturo Dell´acqua Bellavitis, vicepresidente della Fondazione Triennale di Milano e professore ordinario di Disegno Industriale del Politecnico, è il responsabile scientifico del progetto. Completano la rosa dei partner: Arthur D. Little (filiale italiana della società di consulenza manageriale più antica del mondo), Proàgo (azienda di Lecce specializzata in consulenza, risorse umane e Ict) e Graficom (grafica, design, editoria e comunicazione sono gli ambiti di attività di questa azienda di Matera). A fronte delle linee-guida tracciate dagli estensori, nei mesi da novembre 2010 a gennaio 2011 saranno attivate diverse azioni operative, la maggior parte delle quali è rivolta a studenti, professionisti ed imprenditori lucani che vogliano approfondire ed implementare le proprie competenze professionali prevalentemente nel settore dell´interior e del product design. Uno dei capisaldi di tutto il percorso progettuale è rappresentato dai "Laboratori di Design" riservati a studenti, laureandi, laureati e appassionati di design per l´aggiornamento delle esperienze professionali, e qualificato dalla partecipazione di illustri esperti (la scheda di partecipazione sarà presto disponibile sul sito del progetto che sarà online dalla prossima settimana: www.Mimdesign.it). D´interesse precipuo figurano il "Design Campus", rappresentato da attività di sperimentazione progettuale e prototipazione di prodotti del settore, ed il seminario di chiusura, con la delineazione delle nuove prospettive di sviluppo strategico del delicato comparto produttivo. Un appuntamento per tutti, da non perdere, è la mostra-laboratorio che sarà allestita nel periodo natalizio nella splendida cornice di San Nicola dei Greci, con la rassegna delle opere del design provenienti dall´esposizione di Milano curata da Andrea Branzi per la Fondazione Design Museum della Triennale.  
   
   
TRENTO: UN NUOVO STATUTO PER LA COOPERATIVA ARTIGIANA DI GARANZIA  
 
Trento, 25 ottobre 2010 - La Cooperativa artigiana di garanzia della Provincia autonoma di Trento, la scorsa primavera, è stata ufficialmente riconosciuta dalla Banca d´Italia come intermediario finanziario. Per mantenere a pieno titolo l´iscrizione nell´elenco speciale degli intermediari finanziari la Cooperativa deve però assoggettarsi ad alcune disposizioni precise, tra cui la razionalizzazione del Consiglio di Amministrazione. Il 22 ottobre la Giunta provinciale, su proposta dell´assessore all´artigianato, industria e commercio Alessandro Olivi, ha approvato il nuovo statuto, in applicazione della normativa provinciale inerente gli adempimenti degli organismi di garanzia costituiti da imprese operanti in provincia di Trento. Questa sera si riunirà l´assemblea della Cooperativa artigiana di garanzia per ufficializzare davanti al notaio le nuove disposizioni statutarie e poter confermare in questo modo il proprio nuovo status di intermediario finanziario. La Cooperativa artigiana di garanzia è un ente intermediario senza fini di lucro, che esercita l’attività di garanzia collettiva dei fidi mediante prestazione di garanzie collettive, volte a favorire l’accesso al credito dei soci. I soci, il cui numero è illimitato e non può essere inferiore a 200, sono piccole e medie imprese artigiane, industriali, commerciali, turistiche, di servizi e agricole. Secondo il nuovo statuto approvato dalla Giunta provinciale, il Consiglio di Amministrazione scende da quindici ad undici componenti così scelti: il presidente e otto membri sono eletti dall´Assemblea tra i soci aventi diritto di voto, un componente è nominato dalla Provincia autonoma di Trento e l´ultimo dall´Associazione Artigiani e Piccole Imprese. Stasera l´Assemblea della Cooperativa sancirà il nuovo status di intermediario finanziario.