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GIOVEDI

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Notiziario Marketpress di Giovedì 01 Dicembre 2011
PARLAMENTO EUROPEO, APERTURA PLENARIA: YEMEN, TURCHIA, EGITTO E MAROCCO  
 
Bruxelles, 1 dicembre 2011 - Nel discorso di apertura della sessione plenaria il Presidente del Parlamento, Jerzy Buzek, ha dato il benvenuto agli attivisti per i diritti umani provenienti dallo Yemen e presenti in Aula, stilato un resoconto sulla sua visita in Turchia e commentato le recenti elezioni in Marocco e Egitto, Il Presidente ha dato il benvenuto agli attivisti per i diritti umani Amal Basha, Esadin el Asbahi e Talakol Karman, sottolineando che quest´ultima, giornalista nonché coordinatrice della rivoluzione giovanile yemenita, è una delle tre donne che riceverà il Premio Nobel per la pace per la sua lotta per i diritti e la sicurezza delle donne sul lavoro. Turchia - Buzek avrebbe voluto che la sua visita ufficiale in Turchia avesse contribuito a rilanciare i negoziati fra governo turco e cipriota per trovare una soluzione alla questione di Cipro, prima che il paese assuma la presidenza del Consiglio Ue. Il Presidente ha incontrato il Presidente turco, è intervenuto al Parlamento per parlare delle riforme che la Turchia dovrebbe introdurre per garantire libertà d´espressione e diritti a donne e minoranze e ha infine discusso con il Patriarca Bartolomeo la situazione dei cristiani in Turchia. Egitto - Parlando delle elezioni parlamentari tenutesi in Egitto lo scorso 28 novembre, le prime dalla caduta di Mubarak, Buzek ha chiesto alle autorità politiche e alla società civile di lavorare insieme per garantire il rispetto dell´espressione popolare. Marocco - Per quanto riguarda il Marocco, dove il 25 novembre scorso si sono tenute le elezioni parlamentari, il Presidente ha sottolineato che una riforma costituzionale renderebbe maggiormente responsabile il Parlamento marocchino. Buzek si è anche rammaricato per il fatto che né l´Egitto né il Marocco abbiano invitato osservatori europei alle elezioni. Nuovi eurodeputati - Kent Johansson Mep (Alde, Se), è diventato eurodeputato con effetto dal 21 novembre, quando le sue credenziali sono state approvate. Cambiamenti all´ordine del giorno - Mercoledì 30 novembre - Le due relazioni sulla richiesta d´immunità di Viktor Uspaskich (Alde, Lt) sono state accorpate in una discussione congiunta, subito dopo l´apertura della sessione. Giovedì 1° dicembre - L´interrogazione orale sulla risposta globale dell´Ue globale all´Aids è ora una dichiarazione della Commissione. La relazione sulla richiesta di difesa dell´immunità di Luigi De Magistris (Alde, It) sarà inclusa direttamente nel turno di votazioni.  
   
   
SEMESTRE EUROPEO: UNA NUOVA STRUTTURA PER LA COORDINAZIONE MACROECONOMICA  
 
Bruxelles, 1 dicembre 2011 - La crisi economica ha evidenziato il bisogno di affrontare gli squilibri macroeconomici attraverso un approccio più sistematico. Lo scorso anno il Consiglio decise di creare un "Semestre europeo per la politica economica" per garantire che le politiche nazionali economiche e fiscali siano valutate a livello europeo prima di essere adottate dagli Stati membri. Mercoledì pomeriggio i parlamentari discuteranno una relazione della parlamentare Pervenche Berès, nella quale si sottolinea la posizione del Parlamento rispetto la nuova struttura per il coordinamento macroeconomico. Lo scopo del Semestre europeo è di fornire una struttura attraverso la quale gli Stati membri coordineranno le loro politiche di bilancio ed economiche in linea con il Patto di stabilità e crescita e con la Strategia Ue 2020 . Come funziona . Il semestre avrà inizio ogni anno a partire da gennaio quando la Commissione pubblica l´Analisi annuale della crescita, che sarà poi discussa dal Consiglio e dal Parlamento europeo in vista del Consiglio europeo di primavera, nel mese di marzo. Al Consiglio di primavera gli Stati membri identificheranno le sfide principali dell´Unione europea - sulla base dell´Analisi fatta dalla Commissione europea - e daranno consigli strategici riguardo le politiche. Gli Stati membri presenteranno e discuteranno le loro strategie di bilancio di medio termine attraverso Programmi di stabilità e convergenza e presenteranno l´azione che intendono intraprendere in settori quali l´occupazione, la ricerca, l´innovazione, l´energie o l´inclusione sociale ( programmi di riforma nazionali ). Questi due documenti saranno quindi inviati alla Commissione nel mese di aprile per una valutazione. Sulla base della valutazione della Commissione, il Consiglio emetterà delle guide specifiche per ogni paese tra giugno e luglio, inclusi quei paesi le cui politiche e bilanci non sono in linea. Ogni mese di luglio il Consiglio europeo e il Comitato dei ministri forniranno una consulenza politica prima che gli Stati membri realizzino la loro bozza di bilancio per l´anno seguente. Cosa abbiamo imparato dal primo Semestre europeo . Nella relazione della parlamentare Pervenche Berès , i parlamentari segnalano che la qualità dei programmi di riforma nazionali durante questo primo Semestre europeo variano molto quando si tratta di correttezza, trasparenza e fattibilità. Inoltre sollecitano gli Stati membri a migliorare la qualità e la trasparenza delle loro relazioni. Invitano poi la Commissione europea ad assicurarsi che i programmi di riforma nazionali degli Stati membri arrivino ad un livello che sia "sufficiente per raggiungere gli obiettivi Ue 2020". Un obiettivo non rispettato durante il primo Semestre europeo. I deputati propongono di organizzare (dal 2013) prima del Consiglio europeo di primavera ogni anno, un forum interparlamentare al Parlamento europeo per i membri delle commissioni parlamentari nazionali competenti, che sarà seguito da un secondo meeting interparlamentare dopo il Consiglio europeo di primavera, che unirà i presidenti delle commissioni responsabili del Semestre europeo nei singoli parlamenti nazionali e il Parlamento europeo. Infine, suggeriscono che il Parlamento europeo fornisca una valutazione complessiva alla fine di ogni Semestre europeo. I prossimi passi . L´analisi annuale della crescita realizzata dalla Commissione europea sarà presentata a gennaio 2012 e includerà una valutazione di come siano state implementate le raccomandazioni negli Stati membri. Il documento sarà il punto d´inizio per un nuovo ciclo del Semestre europeo.  
   
   
PLENARIA A BRUXELLES: I DEPUTATI EUROPEI VOTANO PER L´ADESIONE DELLA CROAZIA  
 
Bruxelles, 1 dicembre 2011 - Il primo dicembre il Parlamento voterà l´adesione della Croazia all´Unione europea. Dopo aver ricevuto il consenso del Parlamento europeo, il trattato di adesione della Croazia all´Unione europea è stato firmato e ratificato da tutti e 27 gli Stati membri. Come stabilito, entro 30 giorni dalla firma della suo trattato di adesione, la Croazia deve indire un referendum. Si prevede che il paese diventerà il ventottesimo Stato membro dell´Unione europea il primo luglio 2013. La proposta dell´approvazione del Parlamento all´adesione della Croazia, presentata dal parlamentare austriaco di centro sinistra Hannes Swoboda , , è stata approvata dalla commissione per gli Affari esteri il 17 novembre. Il deputato Swoboda si aspetta "una vasta maggioranza del Parlamento" a supporto della decisione della commissione. Il Parlamento europeo voterà una relazione di accompagnamento non vincolante, in cui i parlamentari incoraggiano la Croazia ad affrontare le rimanenti sfide, specialmente nel campo del sistema giudiziario, e la lotta contro la corruzione e il crimine organizzato. Qualche informazione in più - La Croazia ha fatto domanda di adesione all´Unione europea nel 2003. Il Consiglio europeo ha concesso alla Croazia lo status di paese candidabile nel 2004. Le negoziazioni per la sua adesione sono iniziate nell´ottobre 2005, dopo che il procuratore generale del Tribunale penale internazionale per l´ex-Jugoslavia (Icty) ha valutato la Croazia pienamente cooperante con l´Icty. Le negoziazioni per l´adesione sono terminate il 30 giugno 2011. L´unione europea è il partner commerciale più importante della Croazia. Il Pil croato pro capite è pari al 63,2% di quello medio europeo del 2008 (secondo i dati Eurostat). La Croazia è la diciottesima destinazione turistica più popolare al mondo.  
   
   
RISTABILIAMO LA FIDUCIA NEI BILANCI: LA COMMISSIONE EUROPEA PUNTA AD UN MERCATO DELLA REVISIONE CONTABILE APERTO, DINAMICO E DI QUALITÀ  
 
Bruxelles, 1 dicembre 2001 – La crisi finanziaria del 2008 ha portato allo scoperto disfunzioni non trascurabili del sistema europeo di revisione contabile. Dalle revisioni condotte appena prima, durante e dopo la crisi risultavano "a posto" alcuni grandi istituti finanziari la cui solidità era invece minata da gravi debolezze strutturali. Critiche alla qualità delle revisioni contabili sono giunte anche dalle autorità nazionali di vigilanza, contenute nelle ultime relazioni di ispezione. Grazie alle proposte adottate oggi dalla Commissione europea, questa situazione è destinata a cambiare: verrà infatti chiarito il ruolo dei revisori e saranno introdotte norme più severe per questo settore, che rafforzeranno l´indipendenza dei revisori e diversificheranno l´offerta in un mercato al momento fortemente concentrato. La Commissione propone inoltre di creare un mercato unico dei servizi di revisione legale, che consenta ai revisori abilitati ad esercitare la professione in uno Stato membro di esercitarla liberamente e senza difficoltà in tutta Europa. Si prospetta anche una maggiore vigilanza dei revisori nell´Ue, da effettuarsi in maniera più coordinata. Tutte queste misure dovrebbero, nell´insieme, migliorare la qualità delle revisioni legali condotte nell´Ue e ristabilire la fiducia nei bilanci sottoposti a revisione, in particolare quelli di banche, assicurazioni e grandi società quotate in borsa. Il commissario per il Mercato interno e i servizi, Michel Barnier, ha dichiarato in proposito: "La fiducia degli investitori nelle revisioni contabili è stata scossa dalla crisi e credo che sia necessario apportare cambiamenti in questo settore: dobbiamo ripristinare la fiducia nei bilanci delle società. Con le proposte di oggi si mette mano alle debolezze che caratterizzano oggi il mercato europeo della revisione contabile: saranno eliminati i conflitti di interessi, saranno garantite l´indipendenza e una robusta vigilanza, sarà favorita la diversità in quello che è ora un mercato troppo concentrato, in particolare nel segmento superiore". Contesto - La legge affida ai revisori contabili il compito di formulare un giudizio sulla verità e sulla giustezza del bilancio delle società sottoposte a revisione. La crisi finanziaria ha portato allo scoperto i punti deboli della revisione legale dei conti, in particolare quelle effettuate su banche e istituti finanziari. Da più parti sono emerse preoccupazioni sull´esistenza di conflitti d´interesse e sulla possibilità di accumulo di rischi sistemici, dal momento che il mercato è di fatto dominato da quattro società (note con il nome di "the Big Four"), cioè Deloitte, Ernst & Young, Kpmg e Pricewaterhousecoopers. Elementi chiave della proposta - Le proposte che riguardano le revisioni legali dei conti di enti di interesse pubblico, quali banche, assicurazioni e società quotate, prefigurano misure volte a rafforzare l´indipendenza dei revisori e a rendere più dinamico il mercato della revisione legale. Le misure più importanti su questo fronte sono descritte di seguito. Rotazione obbligatoria delle imprese di revisione: la durata massima di un incarico sarà di 6 anni, dopodiché l´impresa di revisione dovrà ruotare (sono previste alcune deroghe). Dovranno poi trascorrere 4 anni prima che un´impresa di revisione possa nuovamente effettuare la revisione legale dei conti del medesimo cliente. Il periodo al termine del quale è obbligatoria la rotazione può essere prolungato a 9 anni in caso di revisioni congiunte, ossia se l´ente sottoposto a revisione designa più di un´impresa per la revisione del proprio bilancio, il che dovrebbe di per sé migliorare la qualità della revisione (principio del doppio controllo). Le revisioni congiunte, non rese obbligatorie, sono però in tal modo incoraggiate. Gare d´appalto obbligatorie: al momento di selezionare un nuovo revisore, gli enti di interesse pubblico dovranno indire una procedura d´appalto aperta e trasparente. Il comitato per il controllo interno e per la revisione contabile (dell´ente sottoposto a revisione) dovrà avere un ruolo attivo nella procedura di selezione. Servizi diversi dalla revisione: le imprese di revisione contabile non potranno fornire ai loro clienti sottoposti a revisione servizi diversi dalla revisione. Inoltre, le grandi imprese di revisione saranno tenute a separare le attività di revisione dalle altre attività, onde evitare ogni rischio di conflitto di interessi. Vigilanza europea del settore della revisione contabile: dato il contesto mondiale in cui operano le imprese di questo settore, è inoltre importante garantire che il controllo delle reti di revisione sia coordinato e svolto in cooperazione, sia a livello unionale che internazionale. La Commissione propone quindi di affidare all´Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (Aesfem) il coordinamento delle attività di vigilanza dei revisori. Esercizio della professione di revisore in tutta Europa: la Commissione propone di creare un mercato unico delle revisioni legali, introducendo un passaporto europeo per la professione di revisore. A tal fine, in base alle proposte odierne, le imprese di revisione contabile potranno fornire i loro servizi in tutto il territorio dell´Ue e tutti i revisori e le imprese di revisione legali, nell´effettuare la revisione legale dei conti dei loro clienti, dovranno rispettare i principi internazionali di revisione. Riduzione della burocrazia per le piccole imprese di revisione: per le piccole e medie imprese la proposta consente anche di applicare le norme previste in modo proporzionato. Memo/11/856 Le proposte si possono consultare al seguente indirizzo: http://ec.Europa.eu/internal_market/auditing/reform/index_en.htm    
   
   
ORIZZONTE 2020: LA COMMISSIONE EUROPEA PROPONE INVESTIMENTI PER 80 MILIARDI DI EURO ALLA RICERCA E ALL’INNOVAZIONE AL FINE DI STIMOLARE LA CRESCITA E L’OCCUPAZIONE  
 
Bruxelles, 1 dicembre 2011 - La Commissione europea ha presentato ieri un pacchetto di misure volte a rilanciare crescita, innovazione e competitività in Europa. La commissaria Máire Geoghegan-quinn ha annunciato Orizzonte 2020, un programma di 80 miliardi di euro1 destinati ad investimenti per la ricerca e l’innovazione. La commissaria Androulla Vassiliou ha presentato l’agenda strategica per l’innovazione dell’Istituto europeo di innovazione e tecnologia (Iet) che riceverà fondi per 2,8 miliardi di euro nell’ambito del programma Orizzonte 2020. Parallelamente, il vicepresidente Antonio Tajani ha annunciato un nuovo programma complementare volto a potenziare competitività e innovazione nelle Pmi dotato di un bilancio aggiuntivo pari a 2,5 miliardi di euro. I programmi di finanziamento corrono dal 2014 al 2020. Nel presentare Orizzonte 2020, la commissaria europea per la Ricerca, l’innovazione e la scienza Máire Geoghegan-quinn ha dichiarato: “Serve una nuova visione della ricerca e dell’innovazione europee in un contesto economico radicalmente mutato. Orizzonte 2020 stimola direttamente l’economia e ci garantisce la base scientifica e tecnologica e la competitività industriale per il futuro, con la promessa di una società più intelligente, sostenibile e inclusiva”. Per la prima volta Orizzonte 2020 raggruppa l’insieme degli investimenti dell’Ue per la ricerca e l’innovazione in un programma unico. Mette maggiormente in rilievo le possibilità di tradurre il progresso scientifico in prodotti e servizi innovativi che offrano opportunità imprenditoriali e cambino in meglio la vita dei cittadini. Nel contempo riduce drasticamente le formalità burocratiche semplificando norme e procedure per attirare più ricercatori di punta e una gamma più ampia di imprese innovative. Orizzonte 2020 concentrerà i fondi su tre obiettivi chiave. Sosterrà la posizione dell’Ue in testa alla classifica mondiale nella scienza, con un bilancio assegnato di 24,6 miliardi di euro, compreso un aumento pari al 77% dei finanziamenti al Consiglio europeo della ricerca (Cer) la cui missione è riuscita pienamente. Contribuirà ad affermare il primato industriale nell’innovazione con un bilancio pari a 17,9 miliardi di euro, che comprende un investimento sostanzioso - pari a 13,7 miliardi di euro - nelle tecnologie di punta, nonché più ampio accesso al capitale e sostegno alle Pmi. Infine, 31,7 miliardi di euro saranno dedicati ad affrontare i principali problemi comuni a tutti gli europei, ripartiti su sei temi di base: sanità, evoluzione demografica e benessere; sicurezza alimentare, agricoltura sostenibile, ricerca marina e marittima e bioeconomia; energia sicura, pulita ed efficiente; trasporti intelligenti, verdi e integrati; interventi per il clima, efficienza delle risorse e materie prime; società inclusive, innovative e sicure. Contesto Orizzonte 2020 è un pilastro chiave dell’“Unione dell’innovazione” un’iniziativa faro dell’Europa 2020 volta a potenziare la competitività globale europea. L’unione europea occupa una posizione di primissimo piano per molte tecnologie, ma è esposta sempre più alla concorrenza non solo delle potenze tradizionali, ma anche delle economie emergenti. La proposta della Commissione sarà ora discussa presso il Consiglio e il Parlamento europeo ai fini dell’adozione entro la fine del 2013. I finanziamenti offerti da Orizzonte 2020 saranno di più facile accesso grazie all’architettura semplificata del programma, ad una serie unica di regole e a meno formalità amministrative. In pratica, Orizzonte 2020 vorrà dire: radicale semplificazione dei rimborsi grazie ad un tasso forfettario unico per i costi indiretti e due soli tassi di finanziamento, rispettivamente per la ricerca e per le attività vicine al mercato; un unico punto d’accesso per i partecipanti; meno oneri burocratici nella preparazione delle proposte; niente controlli o revisioni inutili. Uno degli obiettivi chiave è ridurre i tempi di ricevimento dei finanziamenti, in seguito alla domanda di sovvenzione, di circa 100 giorni in media, il che significa l’avvio più rapido dei progetti. La Commissione si impegnerà al massimo per aprire il programma a più partecipanti di tutta Europa, valutando l’opportunità di sinergie con i finanziamenti a titolo della politica di coesione dell’Ue. Orizzonte 2020 individuerà potenziali centri di eccellenza nelle regioni meno sviluppate e offrirà loro consulenza e sostegno mentre i fondi strutturali dell’Ue possono essere sfruttati per ammodernare infrastrutture e attrezzature. 3,5 miliardi di euro saranno dedicati a sfruttare in modo graduale e ampio gli strumenti finanziari atti a potenziare i finanziamenti da enti del settore privato, che si sono rivelati estremamente efficaci nello stimolare gli investimenti privati in innovazioni che conducono direttamente alla crescita e a nuovi posti di lavoro. Le piccole e medie imprese (Pme) fruiranno di circa 8,6 miliardi di euro in forza del ruolo cruciale che svolgono nell’innovazione. Orizzonte 2020 investirà quasi 6 miliardi di euro nello sviluppo di capacità industriali europee nelle tecnologie abilitanti fondamentali. Tra queste: fotonica, micro- e nanoelettronica, nanotecnologie, materiali avanzati, fabbricazione e processi avanzati, biotecnologie. Lo sviluppo di queste tecnologie richiede un approccio multidisciplinare, a intenso tasso di conoscenza e capitale. In base alla proposta della Commissione, 5,75 miliardi di euro (+ 21%) saranno assegnati alle “azioni Marie Curie” che hanno sostenuto formazione, mobilità e sviluppo di capacità di oltre 50 000 ricercatori da quando sono state istituite nel 1996. In quanto parte integrante di Orizzonte 2020, l’Iet avrà un ruolo di rilievo nell’avvicinare tra loro istituti di eccellenza nell’istruzione superiore, centri di ricerca e imprese per creare gli imprenditori di domani e assicurare che il “triangolo della conoscenza” europeo sia all’altezza della concorrenza dei migliori nel mondo. La Commissione ha deciso di aumentare sensibilmente il sostegno all’Iet con una proposta di bilancio pari a 2,8 miliardi di euro nel periodo 2014-2020 (rispetto ai 309 milioni di euro erogati dalla fondazione nel 2008 a oggi). L’iet si basa sul concetto pionieristico dei centri di partenariato transfrontalieri privati-pubblici, noti come le Comunità della conoscenza e dell’innovazione. Le tre Comunità della conoscenza attualmente in essere, che vertono su energia sostenibile (Cci Innoenergy), cambiamenti climatici (Cci Clima) e società dell’informazione e della comunicazione (Eit/ict Labs), si amplieranno con la creazione di sei nuove Comunità nel periodo 2014-2020 (cfr. Ip/11/1479 e Memo/11/851). I finanziamenti per il Consiglio europeo della ricerca aumenteranno del 77%, pari a 13,2 miliardi di euro. Il Consiglio europeo della ricerca sostiene gli scienziati dotati di maggior talento e creatività nella ricerca di frontiera di altissimo livello in Europa, nell’ambito di un programma riconosciuto e apprezzato a livello internazionale. Orizzonte 2020 consentirà altresì di promuovere la cooperazione internazionale al fine di rafforzare l’eccellenza e l’attrattività dell’Ue nella ricerca, di dare risposte congiunte alle sfide globali e sostenere le politiche esterne dell’Ue. Il Centro comune di ricerca, servizio scientifico interno della Commissione europea, continuerà a offrire sostegno scientifico e tecnico all’elaborazione delle politiche dell’Ue, dall’ambiente all’agricoltura e alla pesca passando per le nanotecnologie e sicurezza nucleare. Orizzonte 2020 sarà corredato di ulteriori misure che integreranno lo Spazio europeo della ricerca, un mercato unico effettivo per la conoscenza, la ricerca e l’innovazione entro il 2014 (Ip/11/1025, Memo/11/597). Per ulteriori informazioni: Memo/11/848 Programma per la competitività delle imprese e per le piccole e medie imprese: Ip/11/1476 e Memo/11/852 Istituto europeo di innovazione e tecnologia (Iet): Ip/11/1479 e Memo/11/851 Orizzonte 2020: http://ec.Europa.eu/research/horizon2020/index_en.cfm?pg=home  Unione dell’innovazione: http://ec.Europa.eu/innovation-union  Europa 2020: http://ec.Europa.eu/europe2020/index_it.htm    
   
   
PLENARIA A BRUXELLES: CARLO CASINI: "VOGLIAMO REGOLE PIÙ CHIARE"  
 
Bruxelles, 1 dicembre 2011 - Il Parlamento europeo invita le altre istituzioni europee alla trasparenza e insiste sulla chiarezza dei conti. Risulta quindi fondamentale che il comportamento dei deputati sia ineccepibile. Come? É questa la sfida del nuovo codice di condotta per gli europarlamentari. Aspettando il voto in plenaria di giovedì, il deputato italiano di centro destra Carlo Casini, e relatore del nuovo codice di condotta, ci spiega quali saran no i cambiamenti. E avverte che "il guardiano ultimo della correttezza e della trasparenza è la coscienza individuale". Qual é stato il motivo che ha portato alla creazione di questo nuovo codice di condotta? Vogliamo introdurre l´obbligo di un comportamento trasparente dopo alcuni episodi che avevano preoccupato. Si tratta di rendere le regole chiare, facilmente leggibili, non farle dimenticare e introdurre un maggiore rigore. Quali sono i tre maggiori cambiamenti del nuovo codice? In primo luogo le sanzioni saranno maggiori, applicate dal presidente e non più dai questori del Parlamento. Poi l´esistenza di un comitato consultivo formato dai parlamentari permetterà di consigliare non solo chi applica le sanzioni, ma anche i parlamentari che hanno dei dubbi su come comportarsi. E infine sarà stabilito un limite di al massimo 150 euro per i regali d´uso. Cosa succede a un deputato che non rispetta il codice? Se si tratta di una violazione amministrativa ci sono le sanzioni. Questa vanno dalla censura alla sospensione dell´indennità giornaliera, fino alla revoca di un mandato elettivo all´interno del Parlamento, come la carica di vice presidente o presidente di commissione o di relatore. Non si può ovviamente revocare la carica di parlamentare perché si tratta di un mandato del popolo. E il Parlamento non può andare contro il popolo. Bisogna pensare però che nel caso di fatti gravi che toccano il codice penale allora sono i giudici nazionali che devono intervenire. Come risponde alle critiche secondo le quali il nuovo codice non é abbastanza severo? Non è vero. Sono critiche sbagliate perché il gruppo di lavoro ha consultato i codici di condotta di tutti i parlamenti (tutti quelli che ne possiedono uno), dei 27 paesi e posso dire che effettivamente questo è il più rigoroso. Fino a giungere a prescrizioni che qualcuno giudica un po´ eccessive o esagerate, come quella della regola dei 150 euro come valore massimo di un regalo d´uso. Si tratta del codice più rigoroso. E il rigore lo si deve valutare in rapporto al sistema complessivo e bisogna valutare che abbiamo già approvato anche il registro di trasparenza dei lobbisti, che prima non esisteva. Si tratta di un registro unico per Commissione e Parlamento. Crede che il nuovo codice sia abbastanza chiaro per evitare problemi futuri, come quelli che si sono riscontrati poco tempo fa? È assolutamente chiaro. Però bisogna rendersi conto che fatti come quelli che si sono verificati quest´anno possono verificarsi anche al di fuori del Parlamento, come per la strada o in un bar, o negli uffici nazionali. E il guardiano ultimo della correttezza e della trasparenza è la coscienza individuale: se un cittadino è onesto non ha bisogno di nessun codice di condotta. Se uno è disonesto nessun codice di condotta sarà sufficiente. Nonostante ciò i codici di condotta sono necessari.  
   
   
POLITICA COESIONE UE: INCONTRI PRESIDENTE MARINI A PARLAMENTO EUROPEO  
 
 Bruxelles, 1 dicembre 2011 - Primo giro di consultazioni della presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, a Bruxelles, in vista della definizione del parere di cui è relatrice per il Comitato delle Regioni d´Europa sulla nuova politica di coesione dell´Unione per il periodo 2014-2020. La presidente ha infatti incontrato ieri in mattinata, nella sede del Parlamento europeo, i parlamentari della Commissione per le politiche regionali che hanno redatto la proposta di regolamento generale, Costanze Angela Krehl e Lambert van Nistelrooij. L´incontro è servito per uno scambio di informazioni ed opinioni e per definire una "azione" quanto più possibile condivisa tra Parlamento e Comitato delle Regioni, soprattutto sulla necessità che la nuova politica di coesione, e dunque l´utilizzo delle future risorse comunitarie, veda un maggior coinvolgimento delle realtà regionali. La presidente Marini ed i due parlamentari si sono trovati d´accordo nel ritenere necessaria la partecipazione diretta delle Regioni nella sottoscrizione dei futuri "contratti di partenariato" che la Commissione europea stipulerà con ogni Stato membro e che definiranno le risorse da destinare alle politiche di coesione ed alle iniziative da sostenere. Sarebbe anzi utile, hanno condiviso la rappresentante del Comitato delle Regioni e i componenti della Commissione per le politiche regionali, che le autorità regionali vengano pienamente coinvolte nella preparazione dei contratti ed in ogni fase dell´attuazione della politica di coesione, anche attraverso veri e propri patti territoriali locali. Successivamente la presidente Marini, in qualità anche di vice presidente del Gruppo Socialista del Comitato delle Regioni, ha partecipato ad una tavola rotonda, organizzata dal Gruppo Socialisti e Democratici del Parlamento europeo, cui sono intervenuti, tra gli altri, i parlamentari Patrizia Toia, Andrea Cozzolino, Salvatore Caronna, Francesco De Angelis, sempre sul tema della nuova politica di coesione. "Come Regioni d´Europa - ha affermato la presidente Marini, chiudendo i lavori dell´incontro- la questione delle risorse che devono comporre il nuovo budget per le politiche di coesione è di fondamentale importanza, soprattutto per l´Italia, perché sarà questa l´unica opportunità che in concreto consentirà di mettere in atto azioni concrete di stimolo allo sviluppo ed alla crescita. E la partecipazione delle Regioni in prima persona nella successiva fase è importante perché le Regioni, oltre ad essere i gestori finali degli interventi, in alcuni casi sono anche soggetti cofinanziatori". Lunedì 5 dicembre la presidente Marini svolgerà una prima relazione alla Commissione Coter (coesione territoriale) del Comitato delle Regioni per illustrare le linee generali del parere.  
   
   
DELLAI: "L´INNOVAZIONE E´ ANCHE STRUMENTO DI PACE" A ROMA EFI 2011, IL SECONDO FORUM EUROPEO PER L´INNOVAZIONE DELL´EAI  
 
Roma, 1 dicembre 2011 - "L´innovazione non nasce dal cielo, deve nascere dall´impegno delle persone e dei territori. Per questo abbiamo investito fin dagli anni 60´ in scuola, università e centri di ricerca. Un investimento che oggi sta dando i frutti attesi." Queste le parole pronunciate a Roma dal presidente Lorenzo Dellai, intervenuto ieri ad Efi 2011, il secondo forum europeo per l´innovazione dell´Eai, European alliance for innovation, che lo scorso anno era stato ospitato a Trento. Dellai ha ricevuto inoltre la conferma ufficiale - tramite un annuncio di Imrich Chlamtac, presidente del consorzio Create-net - dell´assegnazione di un award dal Peres Centre for Peace "per il suo personale impegno e quello della Provincia tutta verso i temi dell´innovazione sociale." L´evento si è aperto con il video messaggio della vicepresidente della Commissione europea, e commissaria per l´Europa digitale, Neelie Kroes, che Dellai ha incontrato lunedì a Bruxelles per illustrare il "modello trentino" nell´ambito dell´innovazione tecnologica e delle reti, e di Margherita Hack, che ha rivolto un caloroso incoraggiamento a "scommettere" con sempre maggior forza in ricerca e innovazione. Nel suo intervento, Dellai ha sottolineato come l´innovazione e le nuove tecnologie possono avere ruolo importante per la costruzione della pace e della stabilità politica in contesti difficili, come ad esempio quello mediorientale. "Siamo orgogliosi che la prima edizione di questo evento si sia svolta a Trento - ha detto Dellai - . L´esperienza del Trentino è di una piccola comunità autonoma collocata nell´arco alpino, che ha capito da tempo che sui temi che riguardano innovazione non si poteva attendere ma bisognava aprire nuove piste concrete. L´innovazione non nasce dal cielo, deve nascere dall´impegno delle persone e dei territori. Per questo abbiamo investito fin dagli anni 60´ in scuola, università e centri di ricerca. Più recentemente abbiamo deciso di scommettere anche sulla nostra capacità di realizzare sul territorio gli obiettivi della agenda digitale europea. Lunedì eravamo proprio a Bruxelles ad illustrare i nostri progetti. Non vogliamo essere prigionieri della cultura della crisi ma partire da essa per costruire nuovi meccanismi di sviluppo e occasioni di impiego qualificato. Ed è possibile fare questo anche all´interno di piccoli territori se l´agenda digitale non è solo uno slogan ma una pratica quotidiana nelle decisioni amministrative di agenzie e organizzazioni. Di fronte ai primi accenni della crisi abbiamo deciso di rinforzare i nostri sforzi dell´alta formazione e nella ricerca ed in particolare nelle Ict. E abbiamo deciso di lanciare tre programmi specifici: in primis, entro il 2018, tutte le famiglie e le imprese del Trentino dovranno avere accesso alla rete a larga banda con una capacita di almeno 100 megaytes. Non c´è futuro in montagna se poi le fibre collegano solo chi ha la fortuna di risiedere nei grandi centri metropolitani; in secondo luogo, abbiamo deciso di riorientare tutta la domanda di servizi verso forme particolarmente innovative, così da far crescere le attività ad alto valore aggiunto dentro la rete; in terzo luogo, vogliamo fare del Trentino un luogo dove le impresse nazionali e estere possano collocare attività, centri di ricerca e lavoratori, cercando di usare il Trentino come un grande laboratorio per testare e programmare prodotti e servizi da lanciare poi su scala globale. Su questa strada abbiamo conseguito un importante risultato: il Trentino è diventato il primo co-location centre della Eai in Italia e in tutta l´Europa meridionale, nel campo dell´information technology. Già importanti imprese operanti in questo settore hanno iniziato a collaborare. La comunità del Trentino è desiderosa di incontrare partner imprenditoriali in questo settore perché solo attraverso questo genere di incontri può scaturire vera innovazione." Dellai ha concluso sottolineando le forti aspettative che il Trentino nutre nei confronti di questa collaborazione con l´Eai nel campo delle Ict. "Innanzitutto ci auguriamo che ci aiuti ad essere sempre più aperti e internazionalizzati. Poi che ci aiuti a capire che ricerca e alta formazione devono avere un più forte orientamento in direzione dello sviluppo economico. Infine, che ci aiuti a capire come l´innovazione non sia solo un tema che riguarda le tecnologie, ma investa la cultura e la coscienza dei cittadini, così come la politica e l´organizzazione stessa della società. Il tema dell´innovazione richiama il tema del ´nuovo umanesimo´, che deve essere ritrovato se vogliamo superare la crisi non solo sul piano finanziario ma anche dal punto di vista della visione, dei valori, del senso di comunità." Dellai infine ha ringraziato per il riconoscimento arrivato al Trentino dal Peres Centre for Peace, per un progetto di collaborazione nel campo delle Ict come strumento per costruire la pace, avviato assieme a Create Net.  
   
   
APPALTI PULITI IN LOMBARDIA, FORMIGONI INSEDIA COMITATO 5 SAGGI PER TRASPARENZA DELLE GARE E SICUREZZA DEI CANTIERI  
 
Milano, 1 dicembre 2011 - Raccolta di tutte le informazioni e dei dati utili ai fini della valutazione della trasparenza degli appalti, segnalazione di eventuali problematiche promuovendo forme di comunicazione diretta ai cittadini attraverso il portale di Regione Lombardia, stretta collaborazione con la Giunta e il Consiglio, individuazione e diffusione di linee guida per semplificare, uniformare e supportare le attività delle stazioni appaltanti e degli operatori. Sono questi i compiti principali del Comitato per la trasparenza degli appalti e sulla sicurezza dei cantieri che, che il presidente della Roberto Formigoni ha insediato ieri mattina a Palazzo Lombardia, presenti fra gli altri il presidente del Consiglio regionale, Davide Boni, e il segretario generale della Giunta, Nicola Sanese, i presidenti di Infrastrutture Lombarde spa, Giovanni Bozzetti, e di Lombardia Informatica, Lorenzo Demartini. I 5 Membri Del Comitato - Istituito dalla legge 9 del 2011 d´iniziativa del Consiglio regionale, il Comitato è composto da 5 membri nominati con una delibera presentata dal presidente Roberto Formigoni e approvata pochi giorni fa dalla Giunta (2 di essi su indicazione delle minoranze consiliari). Ne fanno parte: Giampiero Benzoni (ingegnere civile), Alberto Beretta (avvocato del Foro di Milano, già consulente del Ministero della Giustizia), Nazzareno Giovannelli (manager pubblico, già ufficiale delle Forze dell´ordine), Giuseppe Grechi (magistrato) e Marco Re (già manager pubblico e amministratore locale). L´approccio Integrato Della Lombardia - La costituzione di un apposito Comitato - ha spiegato Formigoni all´insediamento - ´trae origine dalla ferma volontà di mettere in campo i migliori uomini e tutti i più efficaci mezzi utili a approfondire lo studio delle procedure di controllo per la prevenzione delle infiltrazioni della criminalità organizzata´. La provenienza dei 5 componenti dal mondo della Giustizia, delle Forze dell´ordine e dell´Amministrazione pubblica ´indica che Regione Lombardia vuole imprimere un approccio integrato al tema degli appalti pubblici e lo vuole fare con componenti esperti della materia e assolutamente indipendenti´. Nessuna Sovrapposizione Ma Sinergia - Questa iniziativa - ha proseguito Formigoni - ´non vuole in alcun modo sovrapporsi all´attività propria degli organi investigativi della magistratura e delle forze di polizia giudiziaria, ma si pone su un altro e diverso piano, quello del rafforzamento del presidio di legalità, svolto dall´interno del sistema, per incrementare la reattività nei confronti dei segnali di allarme´. Compito del Comitato sarà, infatti, quello di ´approfondire lo studio delle procedure per la vigilanza e la prevenzione, in modo da rafforzare ulteriormente il controllo su tutte le attività esercitate dalla Regione e dagli enti del sistema regionale, con particolare riguardo alle procedure di affidamento e gestione degli appalti e degli investimenti regionali´. L´impegno Della Regione - L´opera del Comitato non comincia da zero. Già a partire dal 2009 un Comitato di saggi aveva realizzato un monitoraggio analitico su tutte le attività di affidamento e gestione degli appalti esercitate dalla Regione e dagli Enti del sistema regionale e un attento esame delle procedure esistenti di controllo e prevenzione. Ciò è stato il presupposto per le successive azioni che Regione Lombardia ha intrapreso per la trasparenza negli appalti e il massimo di sicurezza e di contrasto al crimine nei cantieri: nel 2009, ad esempio, è stato sottoscritto, con il prefetto di Milano, Assimpredil-ance, Infrastrutture Lombarde spa e Fnm spa, il Protocollo d´intesa per la tutela della legalità nel settore degli appalti di lavori pubblici; il 3 maggio 2011 è stato siglato il Protocollo d´intesa con Atecap relativo alle funzioni di controllo sulle forniture di calcestruzzo preconfezionato; il 4 maggio 2010, infine, è stato adottato il Codice etico degli appalti regionali al fine di regolare i comportamenti delle imprese concorrenti e aggiudicatarie degli appalti di lavori, dei servizi e delle forniture indetti da Regione Lombardia.  
   
   
RIFIUTI, FORMIGONI: PROCEDURE REGIONE LOMBARDIA INECCEPIBILI  
 
Milano, 1 dicembre 2011 - ´E´ del tutto infondato e gratuito chiamare in causa la procedura autorizzativa della discarica di Cappella Cantone in relazione all´indagine che ha portato agli arresti odierni. Chi ha fatto simili illazioni mostra di essere più interessato a innescare polemiche politiche pretestuose, strumentali e fuorvianti che alla verità´. E´ quanto dichiara il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni. ´Nessuna fase o passaggio della procedura, che è sempre stata collegiale, - sottolinea Formigoni - ha visto la partecipazione, a nessun titolo, delle persone oggetto dei provvedimenti giudiziari. Non la Giunta dell´aprile di quest´anno, che ha varato una delibera in cui si stabiliva la possibilità di realizzare discariche di cemento-amianto anche se non previste dal Piano cave provinciale: delibera supportata da diversi autorevoli pareri positivi firmati da tecnici e giuristi, la cui piena legittimità e correttezza è stata peraltro ribadita da una sentenza del Tar che ha respinto un ricorso avverso. In settembre poi si è svolta la Conferenza dei servizi, organismo tecnico che in base alle legge Regione Lombardia ha convocato. In quella sede fu concluso l´iter dell´Aia (Autorizzazione Integrata Ambientale) e decisa la localizzazione a Cappella Cantone della discarica di amianto, dopo aver preso atto sia della sentenza del Tar, sia del rapporto tecnico favorevole dell´Arpa di Cremona che escludeva qualsivoglia pericolo per la falda. Della Conferenza facevano parte Provincia di Cremona, 6 Comuni (Cappella Cantone e altri 5 limitrofi interessati all´area), Arpa, e partecipò anche la ditta Lameri, rappresentata dal suo avvocato, come parte contro-interessata. Il successivo decreto autorizzativo dirigenziale del 26 settembre è stato l´atto finale e del tutto dovuto´. ´Come si vede - dice ancora Formigoni - tutto collegiale e perfettamente trasparente. In conclusione, confido in una rapida azione degli organi inquirenti e sono sicuro che le posizioni personali possano essere presto e positivamente chiarite´.  
   
   
FVG: TONDO INCONTRA CONSOLE GENERALE DI FRANCIA JOEL MEYER  
 
Trieste, 1 dicembre 2011 - Il presidente della Regione, Renzo Tondo, ha ricevuto ieri a Trieste, nella sede della Giunta di Piazza Unità d´Italia, il console generale di Francia a Milano, Joel Meyer, e il console onorario di Francia a Trieste, Christia Chiaruttini Leggeri. Sono 26 mila i francesi del Nordest, Emilia Romagna inclusa, che fanno riferimento a Meyer, profondamente interessato all´ordinamento del nostro Paese e in particolare alle Regioni a statuto speciale che, ha notato Tondo, sono tutt´altro che uguali tra loro e nei loro rapporti con lo Stato. Il presidente ha ricordato la doppia A del nostro rating, la gestione autonoma, portata avanti con successo dal punto di vista dei servizi e del bilancio, del nostro sistema sanitario, il ruolo di regione ponte verso i Balcani riconosciuto al Friuli Venezia Giulia dallo Stato con la Legge 19/91. Con Meyer il presidente Tondo ha parlato quindi del nostro sistema fiscale, di Euroregione e di internazionalizzazione d´impresa, auspicando una collaborazione con la Francia e in particolare con le regioni d´oltralpe interessate alla nostra economia e in sintonia con i nostri obiettivi di sviluppo. Il Friuli Venezia Giulia ospita una comunità di circa 2 mila francesi, molti con doppia nazionalità, tra cui si contano ricercatori, artigiani e altre figure professionali, ha spiegato il console onorario Leggeri, che ha confermato come i due terzi di questa comunità viva tra il Friuli e Pordenone e solo un terzo tra Trieste e Gorizia. Dopo aver ricordato i molti emigranti che hanno lasciato la montagna per la Francia, il presidente ha fatto l´esempio di quelli che sono tornati con l´accento ormai francese e con storie importanti, come quella di Prometeo Candoni, un carnico emigrato in Francia, dove avrebbe dato vita a un´azienda di accessori per auto, che al suo rientro fu il fondatore della Seima, diventata poi Automotive. Il colloquio si è concluso con il tradizionale scambio di doni: un libro sulla Parigi degli anni 50-60 per Tondo, due volumi, entrambi fotografici e dedicati alla Carnia, per Joel Mayer e Christia Chiaruttini Leggeri.  
   
   
EXPORT: UMBRIA E MARCHE A PECHINO PER FAR CONOSCERE PRODUZIONI DI QUALITÀ E PROMUOVERE SCAMBI CON LA CINA  
 
 Perugia, 1 dicembre 2011 - Il presidente della Regione Marche, Gian Mario Spacca, ed il Coordinatore dell´area imprese e lavoro della Regione Umbria, Luigi Rossetti, accompagnati dall´ambasciatore italiano in Cina Attilio Massimo Iannucci, hanno incontrato ieri a Pechino, nell´ambito di una missione economica congiunta, il direttore generale vicario per l´Europa del Partito comunista cinese, Zhang Jianguo. L´incontro, avvenuto nella sede del Comitato Pcc, rappresenta per Marche e Umbria un´apertura formale e dichiarata di attenzione da parte delle autorità centrali cinesi. Nel corso del colloquio si è discusso dei rapporti tra Italia e Cina, sia per quanto riguarda l´incremento degli scambi commerciali tra i due Paesi, "dalla crisi - è stato detto - si esce non solo attraverso la crescita quantitativa ma soprattutto qualitativa degli scambi", sia relativamente al rafforzamento e integrazione delle rispettive economie, anche attraverso investimenti in settori nevralgici in Italia. La delegazione umbro marchigiana ha poi incontrato il vicepresidente della Camera di commercio agroalimentare cinese Yu Lu, con deleghe all´agricoltura per l´intero Paese. Temi dell´incontro, le esportazioni di vino ed olio, la certificazione e la tracciabilità dei prodotti, le tecnologie di conservazione e distribuzione: settori in cui l´Umbria vanta grandi esperienze. La Camera di commercio agroalimentare ha mostrato particolare interesse per una maggiore presenza di prodotti italiani sul mercato cinese. La riconosciuta qualità della dieta mediterranea è infatti sinonimo di effettiva sicurezza alimentare. Per questo sono emerse interessanti prospettive di crescita sul mercato cinese non solo per l´industria manifatturiera, come testimoniato anche dai dati export in Cina delle imprese umbre che, nel primo semestre 2011, sono aumentati rispetto allo stesso periodo del 2010. Allo stesso modo sono stati illustrate a Yu Lu le qualità delle produzioni agroalimentari marchigiane, le numerose produzioni tipiche e le loro caratteristiche, peraltro conosciute ed apprezzate in Cina. E´ dunque in questo quadro di reciproco interesse che nei giorni scorsi sono stati fissati importanti impegni per le aziende agroalimentari marchigiane ed umbre. -Nella primavera 2012 è prevista un´iniziativa preliminare all´ambasciata d´Italia a Pechino dove gli imprenditori delle due regioni presenteranno vino, olio, cioccolato ed altre produzioni, mentre a novembre dello stesso anno Marche e Umbria saranno ospiti d´onore alla grande Fiera del vino di Pechino. Sempre nel 2012 Yu Lu visiterà Umbria e Marche per mettere in contatto le imprese esportatrici delle due regioni con i canali distributivi della Cina, oltre che per avviare scambi tra operatori umbri e marchigiani con la Camera di commercio agroalimentare di Pechino su procedure, qualità, certificazione, tracciabilità. La missione in Cina, organizzata delle Regioni Marche ed Umbria in collaborazione con il Ministero degli esteri italiano, ha l´obiettivo di contribuire al riequilibrio dello scambio commerciale attraverso l´incremento delle esportazioni italiane, come concordato nell´Accordo sottoscritto lo scorso anno tra i Primi Ministri dei due Paesi.  
   
   
ECONOMIA, SIGLATO IN REGIONE EMILIA ROMANGNA IL PATTO PER LA CRESCITA  
 
 Bologna, 1 dicembre 2011 – Lavoro, imprese, credito, relazioni industriali, legalità ma soprattutto occupazione delle nuove generazioni. È questo il cuore del Patto regionale per la crescita intelligente, sostenibile e inclusiva siglato, ieri in viale Aldo Moro, tra la Regione l’Upi, l’Anci, l’Uncem e la Lega Autonomie, l’Unioncamere, le associazioni imprenditoriali, le organizzazioni sindacali regionali, l’Abi e i rappresentanti del terzo settore. «Sono molto soddisfatto – ha dichiarato il presidente della Regione Vasco Errani - per l’esito di questo lavoro e non solo per l’importantissimo clima di condivisione che ha accompagnato il percorso di costruzione dell’accordo. Sono soprattutto soddisfatto perché in questo Patto si definiscono i criteri base necessari per affrontare la crisi: lavoro e impresa, qualità sociale e sostenibilità dello sviluppo». Per il presidente Errani «in questa sintesi si manifesta la forte responsabilità per promuovere tante politiche ma un unico progetto che individui un interesse di comunità. Inoltre questo lavoro di grande significato può rappresentare anche un’utile indicazione di metodo per il Paese, in un momento così difficile per tutti noi». Il nuovo accordo, nei fatti, supera il ‘Patto per attraversare la crisi’. Attraverso la partecipazione di tutto il sistema economico, sociale e delle autonomie dell’Emilia-romagna sono state definite le scelte strategiche generali: ciascun soggetto nel proprio ambito d’azione o di rappresentanza dovrà sostenerle ora non solo per proseguire il cammino per andare oltre la crisi, ma per cambiare passo e supportare una nuova stagione di crescita e sviluppo della società emiliano romagnola. Molti degli obiettivi rappresentati nel nuovo ‘Patto’ trovano una immediata applicazione nelle politiche già avviate dalla Regione: sul fronte delle risorse la copertura di diversi interventi è prevista nel bilancio di previsione 2012 della Regione che sarà approvato entro fine anno. «Abbiamo sostenuto il sistema regionale contro la crisi – ha ribadito l’assessore alle Attività produttive, Gian Carlo Muzzarelli -, salvando molte migliaia di posti di lavoro, ora abbiamo deciso di accelerare, promuovendo concrete azioni di sistema che sono il naturale proseguimento degli impegni presi negli anni trascorsi: ripartiamo dunque da noi stessi, dalle nostre forti potenzialità». Gli assi fondamentali su cui si vuole orientare lo sviluppo sono fondati sul sapere, sulla green economy e sul made in Italy. Centrale sarà, infatti, il sostegno dell’export, le riforme strutturali delle istituzioni e della pubblica amministrazione, del welfare e del mercato del lavoro ma anche una forte spinta alla ricerca e alla innovazione. La gestione del Patto dal punto di vista pratico sarà affidata anche a momenti tecnici di confronto tra le parti che dovranno verificarne, anche con tavoli di monitoraggio, la corretta applicazione. Le basi del nuovo patto Legalità - L’obiettivo è difendere e promuovere la legalità e sostenere l’economia sana. L’azione congiunta di istituzioni e società civile dovrà far emergere e debellare le infiltrazioni della criminalità organizzata, l’usura, il caporalato, l’evasione fiscale e contributiva e ogni altra manifestazione delle attività economiche illegali. La partecipazione degli enti locali al recupero dell’evasione potrà dare un contributo rilevante alla lotta al sommerso e alla giustizia fiscale. Le maggiori entrate saranno destinate agli investimenti per la crescita e l’occupazione e alla riduzione della pressione fiscale sul lavoro e le imprese. Con le leggi 11/2010 e 3/2011 la Regione si è dotata di ulteriori strumenti di contrasto alle infiltrazioni mafiose e criminali e di controllo della legalità e sicurezza sui cantieri edili. Nell’ambito delle competenze regionali, una nuova legge sarà introdotta per intervenire nei settori della logistica, dei trasporti, dei servizi e della distribuzione. In materia di appalti pubblici la Regione e le Autonomie Locali sono impegnate ad adottare le regole più stringenti consentite dalla normativa nazionale e comunitaria per impedire la concorrenza sleale e favorire la selezione delle imprese socialmente responsabili. In particolare le istituzioni regionali intendono verificare con il massimo rigore, negli appalti e sub-appalti, in attuazione delle norme del decreto sviluppo (Dl 70/2011), il rispetto del costo del lavoro stabilito dai contratti collettivi nazionali. Relazioni Industriali - La contrattazione è fondamentale per esaltare la centralità del valore del lavoro deve raggiungere risultati funzionali all’attività delle imprese e alla crescita di una occupazione stabile e tutelata e deve essere orientata ad una politica di sviluppo adeguata alle differenti necessità produttive, da conciliare con il rispetto dei diritti e delle esigenze delle persone. Fermo restando il ruolo del contratto collettivo nazionale di lavoro, lo sviluppo e la diffusione della contrattazione collettiva di secondo livello è essenziale per collegare gli aumenti retributivi alla redistribuzione del reddito, al raggiungimento di obiettivi di produttività, redditività, qualità, efficienza, efficacia ed altri elementi rilevanti ai fini del miglioramento della competitività e dell’andamento economico delle imprese. La Regione ritiene che tali principi siano bene interpretati, nella sua interezza, nell’accordo interconfederale del 28 giugno 2011, siglato il 21 settembre. Corrette ed avanzate relazioni sindacali sono parte integrante delle politiche di responsabilità sociale dell’impresa. Giovani E Lavoro - Obiettivo urgente è quello riscrivere il patto intergenerazionale. Altrettanti importanti sono le riforme del mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociali. L’investimento principale riguarda l’Università, la Scuola e la Formazione, innalzando le conoscenze e le competenze. E’ indispensabile raggiungere i traguardi europei in termini di giovani laureati e riduzione degli abbandoni scolastici; sostenere la cultura tecnica e i percorsi professionalizzanti, integrare formazione e lavoro e ridurre i tempi di transizione al lavoro. La Regione attiva per l’anno 2012 una misura di agevolazione finanziaria alle imprese che assumeranno con contratto a tempo indeterminato i giovani, compresi gli apprendisti, nel limite dei fondi previsti per il lavoro giovanile. Tutte le forme di incentivo terranno conto della differenza di genere per sostenere l’occupazione femminile. Nei bandi regionali per i contributi alle imprese sarà previsto un premio per le nuove assunzioni, la trasformazione dei contratti a termine in contratti a tempo indeterminato e l’assunzione di lavoratori che abbiano esaurito il periodo coperto dalla indennità di mobilità. Nel quadro della applicazione delle norme sul federalismo fiscale che entreranno in vigore nel 2013 la Regione si impegna ad esaminare la possibilità di ricorrere alla deduzione integrale a tempo dalla base imponibile Irap del costo del dipendente stabilizzato. Per il contratto di apprendistato sono previste risorse regionali a sostegno della dimensione formativa e un impegno congiunto per la sua diffusione ed il suo concreto utilizzo da parte delle imprese. Per i giovani fra i 30 e 34 anni (per i quali non è possibile l’accesso al contratto di apprendistato) la Regione prevede una misura formativa mirata per inserimento lavorativo accompagnata da un incentivo all’assunzione con contratto a tempo indeterminato. La priorità assegnata alla occupazione giovanile non esclude attenzione a tutti i lavoratori disoccupati, in mobilità e coinvolti in situazioni di crisi: in questa direzione sono perciò orientati gli strumenti formativi e i criteri premianti dei bandi e la formazione delle persone in mobilità sarà finanziata con i fondi nazionali che lo Stato ha assegnato alla Regione con l’accordo Stato-regioni del 12/02/2009. Nel settore agricolo si conferma la priorità ai giovani nell’accesso ai fondi del programma di sviluppo rurale che ha fin qui consentito di destinare agli under 40 il 19% delle risorse disponibili. Donne E Mercato Del Lavoro - L’aumento della presenza femminile sul mercato del lavoro è un indicatore di crescita economica e di crescita sociale e culturale. Oltre alla precarietà, è necessario rimuovere le discriminazioni di genere negli accessi e nelle carriere e promuovere una organizzazione del welfare e della società che non solo non scarichi sulla donna il peso del lavoro di cura ma ne valorizzi l’apporto favorendo la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Come per i giovani, la politica per l´occupazione femminile integrerà le azioni di formazione con quelle di inserimento nel mercato del lavoro e sarà sostenuto con interventi finanziari e formativi l´avvio di attività autonome e di nuove imprese.  
   
   
REGIONE ABRUZZO: CHIODI, OBIETTIVO TRASPARENZA INTESA CON UNITE PER COMUNICAZIONE E INFORMAZIONE CITTADINI  
 
L´aquila, 1 dicembre 2011 - Straordinaria operazione trasparenza della Regione Abruzzo. Palazzo Silone, sede della giunta, si trasformerà, simbolicamente, in un grande palazzo di vetro dove tutti i cittadini saranno messi in condizione di vedere ciò che avviene, monitorare le decisioni adottate dall´amministrazione per migliorare le condizioni di vita della comunità e far crescere il territorio. Tutta l´attività politica dell´Ente sarà condivisa, passo a passo, con la gente che giustamente esige chiarezza e partecipazione. Proprio per implementare l´attività di comunicazione istituzionale, offrendo un valido supporto informativo al cittadino, è nata l´idea di una convenzione che la Struttura speciale di supporto stampa della Regione Abruzzo si appresta a siglare con la Facoltà di Scienze della comunicazione dell´Università di Teramo. L´esigenza nasce anche dalla "straordinarietà" della situazione che si trova a vivere l´Abruzzo. A partire dal Commissariamento della Sanità, con la necessità di interventi, mirati alla riqualificazione della spesa, al risanamento ed alla riorganizzazione del sistema, che vanno a gravare inevitabilmente sulla vita quotidiana della comunità. Per passare poi attraverso la crisi economica generale, aggravata dalle terribili conseguenze del terremoto del 6 aprile 2009. Condizioni che impongono scelte difficili ma anche importanti che segneranno l´avvenire di tutta la collettività abruzzese, e che proprio per questo la Regione vuole trasformare in protagonista. Alla facoltà di Scienze della comunicazione è affidato il compito di redigere un "Progetto di comunicazione ed informazione ai cittadini Abruzzesi". "Sono particolarmente felice - dice Luciano D´amico, preside della Facoltà di Scienze della comunicazione dell´Università di Teramo - per la firma della convenzione con la quale si concretizza un dialogo e una collaborazione, che sarà certamente proficua, con la Regione Abruzzo che ha saputo cogliere la peculiarità della presenza del nostro indirizzo didattico. Per noi è una occasione straordinaria per avvicinare l´Università alla società, mettendo in gioco le eccellenze e le intelligenze creative della Facoltà di Scienze della Comunicazione e, soprattutto, per offrire ai nostri studenti l´occasione di una forte relazione con il territorio regionale e la sua massima Istituzione, rendendoli protagonisti di progetti ambiziosi e innovativi". La Facoltà è l´unica in Abruzzo ad annoverare il corso di laurea in Scienze della Comunicazione e dell´amministrazione. Attualmente è dotata di avanzate tecnologie per la comunicazione, struttura portante in quel processo di internazionalizzazione che ha visto l´Ateneo teramano al centro di un fitto rapporto di scambi ed accordi con Paesi di tutto il mondo.  
   
   
INIZIA LA COSTRUZIONE DELLA NUOVA SEDE UNICA DELLA REGIONE PIEMONTE I LAVORI DURERANNO TRE ANNI E RISPETTERANNO TUTTE LE NORMATIVE SULLA SICUREZZA DEI CANTIERI  
 
Torino, 1 dicembre 2011 - E’ partita all’insegna della sicurezza del lavoro la costruzione della sede unica della Regione Piemonte a Torino. Il 30 novembre, contestualmente alla consegna ufficiale del cantiere da parte del presidente della Regione, Roberto Cota, del responsabile regionale del procedimento, Luigi Robino, e del direttore dei lavori, Carlo Savasta, all’associazione temporanea di imprese vincitrice dell’appalto dell’opera (Torreregionepiemonte Soc. Cons. A.r.l.), l’assessore al Patrimonio, Giovanna Quaglia, ha firmato con i sindacati di categoria un accordo quadro che impegna le parti al rispetto rigoroso di tutte le normative vigenti in materia. In particolare, si identificano gli strumenti per garantire la prevenzione degli incidenti, il contrasto al lavoro nero e l’applicazione dei contratti collettivi nazionali. Il tutto accompagnato da un costante confronto e monitoraggio da parte di tutti gli attori interessati sul corretto andamento dei lavori. Il presidente Cota e l’assessore Quaglia hanno quindi effettuato una visita all’area su cui dovrà sorgere il nuovo edificio, inserito nel progetto di riqualificazione della zona urbanistica a sud della città, delimitata dalla ferrovia, dal Lingotto e dalle vie Nizza e Passo Buole. Qui, nell’arco di una decina d’anni, sorgerà un nuovo e moderno quartiere, in cui si concentreranno uffici, servizi, nuovi complessi residenziali e commerciali, oltre a un nuovo parco di 25mila metri quadrati, alla nuova stazione a ponte del Lingotto e al nuovo tratto di metropolitana Lingotto-bengasi. Contestualmente, si provvederà alla revisione dell’intera viabilità della zona, per agevolare il transito in questo tratto. Un’occasione, che, oltre a consentire il recupero e la valorizzazione di una vasta zona, costituirà un’opportunità di lavoro e sviluppo per diversi settori dell’economia, dall’edilizia, all’artigianato al terziario avanzato, con particolare attenzione alla ricerca. La realizzazione di questo imponente progetto è stata resa possibile da un accordo di programma stipulato nel novembre del 2009 da Regione Piemonte, Comune di Torino, Rete Ferroviaria Italiana e Società F.s. Sistemi urbani Srl, risultato ottenuto dopo anni di studi e di confronto su progetti e proposte. A dare il via all’opera di trasformazione urbana sarà proprio la costruzione della nuova sede della Regione, che sorgerà su una parte dei terreni dell’ex Fiat Avio. “Nell’ottica di una razionalizzazione delle spese - ha puntualizzato Cota - la nuova sede unica regionale rappresenta un’opportunità importante, che permetterà una strutturazione più organica dei nostri uffici e nello stesso tempo un risparmio rispetto ai canoni d’affitto che oggi dobbiamo pagare. Questa nuova grande opera pubblica dovrà essere l’inizio di nuova era, per una pubblica amministrazione moderna e efficiente. Ho anche dato precise istruzioni - ha annunciato il presidente - affinché la nuova sede possa rimanere a disposizione dei cittadini, anche nei week end, per visite che consentano a tutti, anche alle famiglie coi bambini, di godere dell’incredibile vista panoramica che si avrà dai 209 metri della struttura. Questo è anche un modo per far sentire l’ente meno distante ai cittadini". “L’inizio dei lavori - ha proseguito Quaglia - consentirà l’apertura di un grande cantiere nel cuore di Torino: un intervento di alto livello che potrà diventare modello di riferimento su scala nazionale per i molti aspetti connessi alla sua realizzazione, dalla riqualificazione ambientale, al risparmio energetico, alla creazione di una rete di servizi, alla messa in sicurezza dell’area. Un contesto in cui si inserisce anche la realizzazione della sede unica per gli uffici della Regione, un’opera pubblica rilevante, in grado di risolvere il problema dell’attuale frammentazione in molti sedi distaccate. Una soluzione che consentirà un notevole risparmio e l’iniezione di nuove risorse, grazie al mancato rinnovo delle onerose rate di affitto degli uffici e alla vendita degli immobili di proprietà. Voglio evidenziare in particolare l’impegno che la Regione Piemonte si è assunta in prima persona per dare priorità, nell’aggiudicazione di appalti e subappalti, alle ditte del territorio piemontese, perché quest’opera diventi occasione di rilancio concreto del nostro tessuto economico-produttivo. Senza contare che intorno all’area in questione si concentreranno notevoli possibilità edificatorie, che dovrebbero portare nei prossimi anni ad attrarre importanti investimenti”.  
   
   
VENDOLA POSA PRIMA PIETRA NUOVA SEDE REGIONE PUGLIA: "QUI,RAPPRESENTANZA DEMOCRATICA INTERESSI CITTADINI"  
 
Bari, 1 dicembre 2011 - “Per noi oggi è una giornata storica. E’ una giornata in cui diverse Amministrazioni possono brindare, in cui la politica celebra una tappa che ha un valore istituzionale. Oggi noi offriamo alla città di Bari un’opera di qualificazione urbanistica, attraverso un’opera architettonicamente prestigiosa”. Lo ha detto il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola intervenendo ieri mattina a Bari alla cerimonia per la posa della prima pietra che segna l’avvio della costruzione della nuova sede che, tra 24 mesi, ospiterà gli uffici del Consiglio regionale della Puglia. Un progetto fondamentale che – come ha ricordato Vendola - nasce con l’amministrazione di Raffaele Fitto mentre l’amministrazione Vendola lo avvia alla conclusione. “Tra due anni cioè – ha detto Vendola - il nastro verrà tagliato dalla Puglia e non da un colore politico. Noi oggi festeggiamo un risultato che non riguarda il centrodestra o il centrosinistra, ma un risultato per il bene complessivo della Puglia”. Un’opera però sulla quale - ha sottolineato Vendola – “c’è già qualche gossip soverchio: l’idea cioè che la casta si costruisca il proprio castello. Questo è sintomo di malafede e di ignoranza. Tremila lavoratori al servizio della comunità regionale lavorano, nella stragrande maggioranza dei casi, in condizioni di assoluto disagio e in condizioni di degrado inqualificabile. Nonostante questo però – ha detto il Presidente - la Regione Puglia riesce a produrre risultati straordinari grazie proprio allo spirito di abnegazione dei tremila dipendenti dell’Ente. Questi lavoratori hanno un ruolo particolarmente delicato: sono il punto di collegamento tra l’intera comunità regionale e l’esercizio dei pubblici poteri. Se si inceppa la macchina burocratica, il lavoro cioè di tremila persone, si crea un cortocircuito e la vita dei cittadini non è più in grado di far rimbalzare sugli amministratori i desideri, le contraddizioni, le condizioni di criticità”. Vendola poi ha sottolineato l’impossibilità di assolvere a compiti particolarmente importanti e gravosi per una regione come la Puglia che ha oltre quattro milioni di abitanti “senza avere nessun controllo della macchina e senza mettere la macchina in condizione di funzionare”. Infatti, per Vendola “ il risvolto negativo per i pubblici amministratori è di avere di fronte una polverizzazione dei luoghi in cui passano i flussi decisionali e gli iter amministrativi. Se non possiamo controllare difficilmente possiamo produrre trasparenza. La trasparenza è un prodotto della buona amministrazione, del diritto al lavoro in condizioni agevoli per coloro che militano nei ranghi dell’Amministrazione. Noi crediamo di poter far vivere in questo edificio che verrà - ha aggiunto Vendola - non una casta separata, ma la rappresentanza democratica degli interessi dei cittadini e tutti quei tremila lavoratori che hanno diritto a condizioni di lavoro agevole”. Infine per quanto riguarda la presenza evocata più volte di Raffaele Fitto, Vendola ha detto che “è segno di equilibrio e responsabilità riconoscere, soprattutto in continuità amministrativa, le cose buone fatte dai nostri predecessori mentre è sintomo di stupidità delegittimare ciò che è avvenuto in precedenza. Tutto questo - ha concluso Vendola - appartiene a una stagione della responsabilità che stiamo condividendo”.  
   
   
ZAIA A ‘RADIO 24’: “L’ALLEANZA CON IL PDL IN VENETO E’ SALDA. IN PARLAMENTO LA LEGA E’ ALL’OPPOSIZIONE, MA SE MONTI DARA’ CORSO AI PROVVEDIMENTI SUL FEDERALISMO, LI APPROVEREMO”  
 
Venezia, 1 dicembre 2011 - “Confermiamo la nostra opposizione a livello nazionale e, come ha detto Maroni, da qui alle prossime elezioni verificheremo se esistono le condizioni per ricostruire con il Pdl un percorso comune. Nel Veneto, invece, Lega Nord e Popolo della Libertà mantengono salda la propria alleanza e hanno ben chiaro che innanzi tutto vengono gli impegni che abbiamo assunto nei confronti dei veneti”. Lo ha detto il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, intervenendo oggi alla trasmissione “24 Mattino” di Radio 24. “Oggi Monti trova in Parlamento tre posizioni distinte – ha evidenziato Zaia –. Quella della Lega che è all’opposizione e voterà di volta in volta in base ai provvedimenti presentati. Ad esempio, i nostri provvedimenti sul federalismo li approveremmo sicuramente. C’è poi Berlusconi che dichiara di votare solo all’insegna della continuità, e per contro Bersani che punta sulla discontinuità. Un panorama davvero variegato…”. Su quali debbano essere le priorità del Governo Monti, Zaia ha ribadito la necessità di dare un assetto federalista al nostro Paese: “L’italia ha 1900 miliardi di debito pubblico – ha ricordato – perché a qualcuno è stato permesso di vivere da cicala, mentre altre comunità hanno dovuto fare le formiche per pagare le spese accumulate da altri. La vera assunzione di responsabilità passa attraverso l’adozione dei costi standard. Non basta, insomma, una manovra di numeri, ci vuole anche una manovra di coraggio. Lo stesso Capo dello Stato dice che il federalismo non è più una scelta ma una necessità”. Alla domanda sull’esistenza della Padania, Zaia ha ricordato che la Lega sta cercando di realizzare esattamente quello che diceva Einaudi nel presentare la Costituzione Repubblicana nel 1948, cioè dare a ognuno l’autonomia che si aspetta. “Quindi – ha aggiunto – abbiamo una Costituzione scritta da autentici federalisti e noi oggi combattiamo la visione centralistica di gestione di questo Paese. Esiste una comunità, che è quella del Nord, che ha un profilo sociale ed economico che è riconosciuto a livello internazionale”. In riferimento alla scelta dei ministri chiamati a far parte del nuovo esecutivo, il presidente del Veneto ha detto che Monti “ha fatto una scelta sotto il profilo della finanza, dei banchieri e delle università private, cioè del mondo che conosce e di cui si fida. Le professionalità sono di elevatissimo spessore, però dobbiamo guardare ai risultati: già un sondaggio di ieri testimonia un calo della fiducia degli italiani verso l’attuale Governo e soprattutto sembrava che dal 12 novembre – giorno delle dimissioni di Berlusconi – lo spread avrebbe dovuto crollare e molti problemi essere risolti: le cose, invece, stanno andando nella medesima direzione di prima”. Il file audio dell’intervista integrale è disponibile al seguente link: http://www.Youtube.com/watch?v=3o2jokgwzf4    
   
   
PREVIDENZA: "VIA" AL FONDO COMPLEMENTARE TERRITORIALE DEL FVG  
 
Udine, 1 dicembre 2011 - Parte il percorso che porterà alla costituzione di un Fondo territoriale per la previdenza complementare, aperto a tutti i lavoratori del Friuli Venezia Giulia, dipendenti e autonomi, di tutte le categorie produttive e dei servizi. Ieri a Udine nella sede della Regione, presenti il presidente, Renzo Tondo, e l´assessore per il Coordinamento delle riforme, Andrea Garlatti, è stato costituito il Consiglio direttivo del Comitato promotore, che dovrà definire linee guida, statuto e regolamento. Il Fondo nasce su iniziativa dell´Amministrazione regionale e con il coinvolgimento e la piena condivisione delle organizzazioni dei lavoratori e delle associazioni di categoria, sulla base di alcune norme nazionali che consentono appunto alle Regioni di promuoverne la costituzione e di una specifica legge approvata in Friuli Venezia Giulia. "Oggi diamo un segno importante - ha detto il presidente Tondo - all´intera comunità regionale, il segno di una classe dirigente politica, economica e sociale coesa, che si dimostra capace di predisporre per tempo le condizioni per il cambiamento". "Viviamo in un periodo - ha aggiunto Tondo - in cui il cambiamento sta avvenendo in modo tumultuoso. Proprio per questo non bisogna attendere che le cose cambiano, subirle, ma bisogna saperle gestire e anticipare. E non c´è dubbio che il sistema pensionistico sia oggi uno degli elementi critici". Tondo ha citato, come capacità di gestire il cambiamento, le principali direttrici della politica attuata negli ultimi tre anni e mezzo dall´Amministrazione regionale, che si è concentrata sull´abbattimento del debito pubblico, sulle infrastrutture a adesso sulla riduzione delle tasse, con la manovra sull´Irap prevista nella Finanziaria per il 2012. Il presidente della Regione ha sottolineato il carattere "virtuoso" dell´iniziativa del Fondo, soprattutto perché sta nascendo con la più ampia condivisione di tutti gli attori, come ha dimostrato sin dall´inizio la partecipazione e l´interesse dei sindacati e delle associazioni dei datori di lavoro, che si sono riuniti in un Comitato promotore. Per questo l´assessore Garlatti ha parlato di "un collegamento nuovo fra Amministrazione regionale e forze economiche e sociali". Scopo del Fondo è favorire nel territorio regionale lo sviluppo della previdenza complementare, in modo da assicurare un più alto livello di copertura pensionistica ai lavoratori del Friuli Venezia Giulia, nel momento in cui si sta passando dal sistema retributivo a quello contributivo con la prospettiva di minori prestazioni da parte dei sistemi previdenziali pubblici. Il Consiglio direttivo del Comitato promotore sarà costituito da nove membri, così suddivisi: tre in rappresentanza dei datori di lavoro (industria, artigianato, agricoltura), tre dei lavoratori dipendenti (le tre principali sigle sindacali), tre dei lavoratori autonomi (commercio, artigianato, ordini professionali). La Regione avrà la presidenza tecnica del Consiglio. Sia i membri del Comitato promotore, sia quelli del più ristretto Consiglio direttivo, non percepiranno alcun compenso per il loro incarico.  
   
   
IVA. VENETO A MONTI: UN AUMENTO PUNIREBBE ANCORA LE FAMIGLIE E SOFFOCHEREBBE LA DOMANDA INTERNA, INCORAGGIANDO L’EVASIONE  
 
Venezia, 1 dicembre 2011 - “Un altro aumento dell’Iva non ci sta proprio: abbiamo già dato, e da poche settimane. Non solo le famiglie hanno sempre meno soldi (e questo sarebbe un ulteriore mano che fruga nelle tasche soprattutto dei redditi più bassi) ma, visto che nelle Regioni del Sud già si spende ufficialmente più del Pil prodotto, non vorremmo che l’unico a pagare i rincari fosse come sempre il Nord e che, ancora una volta, si desse ragione ai furbi che evadono”. Franco Manzato, assessore alla tutela del consumatore del Veneto, ripete al capo del governo tecnico Mario Monti l’appello inascoltato già formulato a Berlusconi tre mesi fa in occasione del recente ritocco all’insù di un punto dell’Imposta sul Valore Aggiunto. “Ma quale valore aggiunto – afferma Manzato – sono semplicemente soldi sottratti ai consumatori!”. “Posso capire le esigenze di cassa dello Stato – aggiunge Manzato – per un debito pubblico che dimostra come non siano stati gli italiani a vivere al di sopra delle loro possibilità, ma l’apparto governativo statale. Ma alzare l’Iva deprime ulteriormente, dal punto di vista economico e anche psicologico, un Paese che vorrebbe anche pensare allo sviluppo: senza crescita dei consumi è difficile che ci sia crescita del Pil, anzi a me non risulta sia mai accaduto”. “Se poi consideriamo che, mediamente, al Nord il costo della vita è superiore del 15 – 20 per cento rispetto al Sud Italia, si capisce quale sarebbe la parte d’Italia in ogni caso più penalizzata perché condannata a pagare di più – dice ancora Manzato – mentre un aumento dell’Iva rischia oggi di penalizzare di più proprio le nostre aziende, specie che fanno qualità, rispetto ai prodotti esteri a basso costo. Per non parlare dei tarocchi. Insomma, sul medio – lungo termine è certamente un autogol su tutta la linea, al di là di un momentaneo e solo apparente beneficio per le casse pubbliche, ma presumibilmente con meno introiti del previsto, dal momento che la maggior parte dei cittadini italiani non arriva a fine mese e dovrà rinuncerà agli acquisti, mentre chi di soldi ne ha tanti non accrescerà certo le entrate statali in maniera proporzionale alla loro ricchezza. L’effetto depressione –conclude l’assessore del Veneto – rischierebbe in definitiva di ripercuotersi a catena lungo tutte le filiere economiche e produttive: l’economia così non solo rischia di non decollare, ma si troverebbe ulteriore sabbia negli ingranaggi che pure molti imprenditori vorrebbero rimettere in movimento”.  
   
   
NUOVA FISCALITÀ LOCALE, OLTRE CENTO PARTECIPANTI A CORSO SCUOLA UMBRA AMMINISTRAZIONE PUBBLICA  
 
Perugia, 1 dicembre 2011 - Sono stati oltre cento i partecipanti al corso sulla gestione della "nuova" fiscalità locale che, organizzato dalla Scuola Umbra di Amministrazione Pubblica, si è svolto ieri a Villa Umbra. L´attività di accertamento, per consentire una sempre maggiore equità fiscale, e la riorganizzazione della riscossione delle entrate sono state rese quanto mai attuali dalla recente "rivoluzione" apportata con i decreti attuativi relativi al federalismo fiscale e la nuova normativa in materia di riscossione delle entrate degli enti locali. Da qui l´esigenza di organizzare una giornata formativa, gratuita per affrontare, ha sottolineato Alberto Naticchioni, amministratore unico della Scuola, le due fasi di gestione delle entrate, evidenziando profili sia teorici e sia pratici, con l´intento anche di fornire indicazioni operative agli addetti ai lavori. A breve, ha reso noto, sarà attivato il Forum dei dirigenti e responsabili degli Uffici Tributi per poter condividere consigli e buone pratiche. "Il settore dei tributi è uno dei principali e la nostra Scuola - ha detto Naticchioni - vuole impegnarsi con altri enti formativi specializzati in materia per poter arricchire l´offerta formativa". Il primo relatore, Giuseppe Tinelli, docente di Diritto Tributario all´Università di Roma Tre, coordinatore e responsabile scientifico dell´attività, ha introdotto il tema dell´accertamento dei tributi locali e la partecipazione dei Comuni alla verifica dei tributi erariali. Ha fatto chiarezza, inoltre, sulle responsabilità amministrative dei dirigenti e funzionari nella gestione della fiscalità locale. "Occorre rendere autonomo l´Ufficio Tributi - ha detto Fabio Saponaro, docente di Scienza delle finanze e Diritto finanziario dell´Università del Salento - da altri uffici, come l´Ufficio Ragioneria, a cui molte volte risulta incardinato, il cui responsabile area - ragioniere capo - rappresenta il soggetto apicale. Questa forma di dipendenza priva il responsabile della posizione organizzativa, nei Comuni privi di dirigente, ma crea quotidiana intromissione nella corretta gestione dei tributi". A suo avviso, si deve "investire sulla professionalità e sulla formazione del personale dell´Ufficio Tributario, in quanto il successo di qualunque amministrazione comunale sarà legato alla capacità dell´Ufficio Tributi di saper gestire l´utilizzo delle nuove imposte e di poter sfruttare adeguatamente i nuovi strumenti di accertamento e partecipazione all´attività di accertamento introdotti dalla riforma federalista". La gestione della riscossione e del contenzioso in materia di tributi locali sono stati illustrati da Angela Piri, avvocato, dottore di ricerca in Diritto tributario internazionale. Ha concluso la giornata formativa Stefano Baldoni, responsabile Servizi finanziari del Comune di Corciano, che ha esaminato la riscossione delle entrate dei Comuni dopo la riforma del Dl 70/2011. Baldoni ha parlato anche della cessazione degli affidamenti diretti ad Equitalia delle modalità di gestione della riscossione spontanea e coattiva delle entrate analizzando le possibili opzioni per gli Enti e dell´ingiunzione fiscale e le procedure per l´affidamento esterno della riscossione.  
   
   
MALTEMPO, LIGURIA: ALLEGGERITO ULTERIORMENTE PATTO DI STABILITÀ. SBLOCCATI 1,3 MILIONI DI EURO PER 7 COMUNI  
 
 Genova, 1 dicembre 2011. Alleggerito ulteriormente il patto di stabilità per consentire a sette Comuni liguri colpiti dall’alluvione di pagare le spese dei danni. Lo ha comunicato ieri l’assessore regionale al bilancio, Pippo Rossetti rendendo noto lo sblocco deciso dalla Ragioneria dello Stato, a seguito della richiesta della Regione Liguria. Cinque comuni della Provincia della Spezia e due della Provincia di Genova sopra i 5000 abitanti potranno così provvedere nei prossimi giorni al pagamento delle somme urgenze per l’alluvione del 25 ottobre e del 4 novembre. I Comuni interessati potranno così provvedere al ripristino dei danni subiti e al pagamento delle spese per un totale di 1,3 milioni di euro così suddivisi: 307.000 al Comune di Arcola, 45.000 a Lerici, 76.647 a Santo Stefano Magra, 96.700 a Sarzana, 206.644 a Vezzano Ligure, 400.000 a Sant’olcese e 188.211 a Lavagna. “Abbiamo accolto le richieste arrivate dai Comuni colpiti dal maltempo sopra i 5000 abitanti – spiega l’assessore regionale al bilancio, Pippo Rossetti – e dopo il parere positivo della Ragioneria dello Stato possiamo dare il via libera ai pagamenti, grazie all’alleggerimento del patto di stabilità”. “Questa è un’ulteriore possibilità di spesa per gli Enti locali – continua Rossetti - che si va ad aggiungere ai 63 milioni di euro già sbloccati a ottobre per 18 Comuni liguri per un totale di 64,3 milioni di euro”. Risorse che potranno essere messe in circolo grazie all’autorizzazione dei pagamenti delle spese sostenute per il ripristino dei danni. “In questo modo – conclude Rossetti – possiamo consentire a una parte dei Comuni colpiti soggetti alle regole del patto di stabilità di intervenire al più presto per effettuare ulteriori pagamenti in conto capitale”.  
   
   
FVG: MOBILITÀ ANCHE A CHI SI DIMETTE PER GIUSTA CAUSA  
 
Trieste, 1 dicembre 2011 - Potranno essere iscritti nelle liste di mobilità anche quei lavoratori dimessisi per giusta causa a seguito del mancato pagamento della retribuzione. Questa la decisione emersa dalla Commissione regionale per il Lavoro presieduta dall´assessore competente del Friuli Venezia Giulia, Angela Brandi. "Si tratta di una svolta - afferma Brandi - che consentirà a chi si è licenziato per non essere stato pagato di beneficiare degli incentivi previsti dalla legge. In questo modo è stato individuato un percorso che avvantaggia quei lavoratori alle prese con le insolvenze retributive delle aziende. Da un punto di vista giuridico - continua l´assessore - è stata fatta un´equiparazione con i licenziamenti per giustificato motivo". Il problema, è stato detto, era già stato affrontato nel 2009 dalla Regione e dalle Province ma, all´epoca, non venne individuata una soluzione favorevole ai lavoratori penalizzati dalle mancate retribuzioni. Gli enti coinvolti, infatti, condivisero un orientamento negativo espresso dal ministero del Lavoro. A distanza di due anni, però, grazie al pressing operato dalla Regione, l´ultima interpretazione del ministero del Lavoro ha superato i pronunciamenti più restrittivi espressi in passato. Nella fattispecie, appare legittimata la prassi amministrativa che include, quale requisito ai fini dell´accesso alle liste di mobilità, le dimissioni per giusta causa nel caso in cui siano state determinate da motivi imputabili a grave colpa del datore di lavoro. In tale senso è stato ritenuto di equiparare, ai fini dell´iscrizione nelle liste di mobilità, i lavoratori dimessisi per non aver ricevuto lo stipendio dopo almeno due mesi a quelli licenziati per giusta causa. Decisivo, comunque, è stato l´intervento dell´Inps regionale "che - spiega Brandi - ha formalizzato il proprio nulla osta alla possibilità di riconoscere il previsto sgravio contributivo anche alle aziende che assumono lavoratori inseriti nella lista di mobilità per dimissioni a seguito del mancato pagamento della retribuzione per due mensilità consecutive". Sotto il profilo del procedimento, infine, l´iter farà capo alle Province che potranno definire, alla luce dei principi condivisi in sede di Commissione regionale per il Lavoro, oltre alle nuove domande di iscrizione nelle liste di mobilità, anche quelle ancora pendenti.  
   
   
IMMIGRAZIONE, G.R. UMBRIA APPROVA PROGRAMMA 2011: INTERVENTI PER FAVORIRE MAGGIORE COESIONE SOCIALE  
 
Perugia, 1 dicembre 2011 - L´immigrazione non è più un´emergenza, occorre puntare sull´accoglienza, l´inserimento sociale e l´integrazione per costruire una convivenza basata sul dialogo, il confronto, il rispetto delle diverse culture, la tutela dei diritti umani e la condivisione dei valori costituzionali. Sono queste le linee guida a cui si attiene il Programma annuale 2011 degli interventi in materia di immigrazione che, su proposta della vicepresidente e assessore alle Politiche sociali Carla Casciari, è stato approvato dalla Giunta regionale dell´Umbria. "In Umbria - ha sottolineato l´assessore - i migranti rappresentano ormai l´11 per cento della popolazione complessiva. Una presenza crescente che richiede un approccio sinergico e complessivo, volto a sollecitare una riflessione costante e continua sui bisogni emergenti dalla società umbra nella sua composizione e complessità. In questo contesto, la Regione interviene per assicurare una maggiore coesione sociale tra nuovi e vecchi residenti, il rispetto delle regole, del principio di pari opportunità, l´accesso ai servizi e per facilitare la rimozione degli ostacoli che impediscono il loro pieno inserimento". Con il Programma 2011, per la cui realizzazione la Regione ha impegnato circa 425mila euro, "si risponde in modo unitario ai bisogni ed alle esigenze delle cittadine e dei cittadini stranieri immigrati - ha aggiunto - attraverso una azione coordinata di tutti i soggetti a vario titolo interessati dai processi migratori in atto, dai Comuni alle scuole, dal mondo dell´associazionismo e del volontariato al terzo settore. Questa tradizione umbra di ´governance´ del fenomeno della immigrazione, concertata con le diverse componenti sociali ed istituzionali, si è rivelata una risorsa di grande utilità - ha detto ancora l´assessore Casciari -e la collaborazione ha contribuito e contribuirà ad alleviare i numerosi problemi che contraddistinguono la difficile situazione di crisi economica che anche in Umbria stiamo vivendo". Oltre agli interventi diretti, in cui grande attenzione viene riservata alla conoscenza della lingua italiana e alla diffusione della conoscenza della normativa e delle norme civiche per una cittadinanza attiva e consapevole, per raggiungere gli obiettivi individuati nel programma, la Regione promuove e sostiene l´attività degli enti locali, delle scuole e degli organismi privati, pianificando interventi e azioni con particolare riferimento all´integrazione sociale, culturale e linguistica, alla formazione, all´informazione, al funzionamento di servizi per l´inserimento dei cittadini immigrati nel sistema Umbria. In totale sono stati esaminati 225 progetti, 220 dei quali sono stati valutati come ammissibili. La somma più cospicua, circa 209mila euro, è riservata al sostegno dei progetti proposti e realizzati da enti locali o da associazioni e organismi pubblici o privati relativi ad attività di educazione interculturale, tutela del patrimonio culturale di origine, informazione, ricerca, documentazione sull´immigrazione, iniziative sociali, culturali ricreative, diritto alla salute e assistenza sociale, diritto all´inserimento scolastico. Tra i progetti assunti in collaborazione con altri soggetti, per i quali è stato assegnato un contributo complessivo di quasi 190mila euro, in continuità con le scelte effettuate negli anni precedenti, un consistente ammontare di risorse è destinato al diritto allo studio e all´assistenza di studenti provenienti da Paesi extracomunitari, bisognosi e meritevoli, in considerazione delle maggiori difficoltà che incontrano rispetto agli studenti italiani. Gli interventi diretti della Regione, con un finanziamento di circa 26mila euro, sono a sostegno di progetti sociali, interculturali, formativi e di ricerca presentati da soggetti diversi (quali scuole, associazioni, cooperative)che si propongono di attivare azioni finalizzate, tra l´altro, a rendere più efficienti i servizi rivolti agli immigrati. Alcuni sono rivolti alle famiglie e alle donne straniere, altri individuano la scuola come luogo privilegiato e strategico per i processi di integrazione e altre ancora sono finalizzate al coinvolgimento attivo degli immigrati. La scheda. I dati relativi alla presenza delle cittadine e dei cittadini stranieri evidenziano un fenomeno articolato, diffuso in tutto il territorio e in costante crescita. Secondo le elaborazioni del Dossier Caritas 2011, gli stranieri regolarmente presenti in Umbria al 31 dicembre 2010 erano 99.849 (l´11%), una percentuale superiore alle medie italiana (che è del 7,5 per cento) ed europea. La loro incidenza colloca l´Umbria, anche per il 2010, al secondo posto fra le regioni italiane dopo l´Emilia Romagna. Degli attuali 99.849 immigrati, 77.430 vivono in provincia di Perugia e 22.419 in provincia di Terni. Tra le nazionalità più consistenti, al primo posto si colloca la Romania (24321 - 24,4 per cento), l´Albania (17021 - 17 per cento, il Marocco (10335 - 10,4 per cento), l´Ucraina (4855 - 4,9 per cento), la Macedonia (4804 - 4,8 per cento), l´Ecuador (3825 - 3,8 per cento), la Polonia (3007 - 3 per cento), mentre altre collettività incidono ciascuna per meno del 3 per cento sul totale degli stranieri residenti. Anche i minori nati in Umbria o arrivati per ricongiungimento familiare costituiscono una presenza molto significativa: alla fine del 2010 i minori residenti hanno raggiunto quota 21.124, oltre un quinto della popolazione straniera residente in Umbria. Il risultato è una crescente incidenza di allievi stranieri sul totale degli studenti che frequentano le scuole umbre. Secondo i primi dati del rapporto "Alunni con cittadinanza non italiana nelle scuole statali e non statali - anno scolastico 2010-2011", elaborato dal Ministero dell´Istruzione e dalla Fondazione "Ismu", in Umbria sono 16.282 gli stranieri iscritti. Analizzando l´incidenza percentuale degli alunni con cittadinanza non italiana sul totale, l´Umbria è la seconda tra le regioni italiane con la percentuale più elevata (13,3%), subito dopo l´Emilia Romagna (14,0%) e prima della Lombardia (12,5%). Rispetto alla percentuale degli alunni con cittadinanza non italiana nei diversi ordini e gradi di istruzione, l´Umbria detiene il primato, tra le regioni italiane, nelle scuole dell´infanzia ospitando il 14% di bambini con cittadinanza non italiana, mentre è al secondo posto nelle presenze degli altri ordini di istruzione. Degli alunni stranieri, i nati in Italia in Umbria sono il 43 per cento (al sesto posto a livello nazionale); solo nelle scuole di secondo grado la percentuale di questi è inferiore alla media italiana, mentre la percentuale più alta si riscontra nelle scuole d´infanzia, come peraltro in tutta Italia. Nella provincia di Perugia gli alunni stranieri iscritti sono 12.812, di essi 5.855 (45,7%) sono nati in Italia; in provincia di Terni sono 3470, di cui 1149 (34%) nati in Italia.  
   
   
USURA; ROMA CAPITALE PARTE CIVILE IN PROCESSO CONTRO USURAI GLI ACCUSATI CONDANNATI A PENE DETENTIVE E A RISARCIRE 20MILA € ALLA CITTÀ  
 
Roma, 1 dicembre 2011 - Ieri mattina, l’Avvocatura di Roma Capitale, su indicazione del sindaco Gianni Alemanno, ha chiesto ed ottenuto di costituirsi parte civile nei confronti di due imputati (B.a. E K. D) per reati di usura ed estorsione ai danni di due imprenditori (padre e figlio): analoga richiesta è stata avanzata (ed accolta) dalle parti offese, dalla Provincia di Roma e dall’Associazione Agisa (che gestisce uno degli sportelli antiusura istituiti dal Dipartimento Programmazione economica di Roma Capitale). Si tratta della prima iniziativa processuale dell’Amministrazione comunale sul tema. Nell’ordinanza del Gup che ha ammesso l’Amministrazione comunale quale parte civile è riconosciuto l’impegno che Roma Capitale ha sviluppato in concreto sul fronte antiusura, impegno concreto che è divenuto fonte e prova del danno rivendicato dall’Amministrazione e che ha reso ammissibile la operata costituzione. Gli imputati, all’esito del richiesto giudizio abbreviato, sono stati condannati alla pena - rispettivamente - di anni 3 e mesi 6 (oltre 8.000 euro di multa) e anni 4 e mesi 2 (oltre 10.000 euro di multa), ed al risarcimento del danno in favore di Roma Capitale nella misura di euro 10.000 ciascuno. Domani, 1 dicembre, riprenderà innanzi alla X Sezione del Tribunale Penale di Roma il giudizio ordinario nei confronti degli altri 9 imputati di usura ed estorsione ai danni dei medesimi imprenditori : anche in tale sede è stata richiesta la costituzione di parte civile (la decisione sull’ammissione arriverà domani). «La sentenza di oggi è un importante riconoscimento dell’impegno di Roma Capitale nel contrasto al fenomeno dell’usura – afferma l’avvocato Luigi Ciatti, delegato del sindaco Alemanno per l’antiusura e l’antiracket – e testimonia come l’Amministrazione capitolina sia al fianco delle vittime che denunciano questo odioso fenomeno. Gli sportelli di prevenzione dell’usura di Roma Capitale offrono infatti assistenza e consulenza gratuita a tutti coloro che sono a rischio usura o che sono già caduti nelle mani degli usurai e indirizzano coloro che possiedono i requisiti previsti dalla legge ai Fondi di prevenzione e di Solidarietà».  
   
   
“IL LAVORO PRENDE FORMA…NELLE PROVINCE PUGLIESI”  
 
Bari, 1 dicembre 2011 - E’ la vicepresidente e assessore allo Sviluppo economico Loredana Capone ad intervenire al seminario di formazione e informazione sul Piano per il Lavoro in programma l 1 dicembre 2011, dalle 8,30 alle 18,00, alle officine Cantelmo di Lecce. Si tratta del terzo seminario in(formativo) sul Piano del Lavoro organizzato in Puglia. Il ciclo di appuntamenti, che si intitola “Il lavoro prende forma…. Nelle Province pugliesi”, ha l’obiettivo di formare e informare tutti i protagonisti della Rete dei Nodi per l’animazione del Piano per il lavoro perché a loro volta informino e offrano assistenza operativa ai propri utenti sulle numerose opportunità offerte dal Piano straordinario per il lavoro in Puglia. Una possibilità che Loredana Capone ha voluto rimarcare: "In un momento di crisi così grave in cui le amministrazioni pubbliche non assumono e spesso licenziano i precari e le aziende fanno fatica a rimanere aperte - ha detto - parlare di aumentare il lavoro può sembrare una sfida impossibile. La regione Puglia invece ha voluto provarci e ha varato un piano straordinario per il lavoro che vale 340 milioni di euro e si rivolge ad oltre 52mila destinari. Ad oggi con 23 bandi già lanciati, un successo superiore alle aspettative per la dote occupazionale ed una partecipazione straordinaria al bando Partenariati per l´Innovazione ci permettono di dire che avevamo visto giusto. L´incontro di oggi serve per diffondere al massimo le informazioni tra tutti coloro che possono aiutarci a comunicare i nostri interventi. Vogliamo aprire centinaia di sportelli sparsi sul territorio che forniscano aiuti e assistenza ai giovani che hanno bisogno di lavoro ma anche di informazioni. E lo stesso vogliamo fare per le imprese, perché sappiano che, se vogliono investire, la Regione le sostiene purché assumano i lavoratori con contratti a tempo indeterminato. Dai sindacati alle associazioni di categoria, dai Gal alle università, alle scuole, un´informazione massiccia che faccia da premessa per un´azione intensa di promozione del lavoro e di valorizzazione del merito e dei curricula. Guai a scoraggiarsi per la crisi, ma aiutare la Puglia ad uscirne: questo è il nostro obiettivo". Al seminario di domani potranno partecipare gli uffici di relazione con il pubblico degli enti locali (informagiovani, Urp, sportelli sociali), strutture del terzo settore, soggetti gestori dei laboratori urbani, scuole secondarie superiori, università e i sindacati, ma anche i patronati, i Caf, i confidi e le associazioni di categoria, gli ordini professionali, i centri servizi volontariato, la consigliera provinciale di Parità, i distretti produttivi e tecnologici, l’Anci e i gruppi di Azione locale, gli enti bilaterali, le agenzie per il lavoro; in pratica tutti i soggetti che hanno aderito (o che hanno intenzione di farlo) al primo e al secondo avviso per la costituzione della Rete dei Nodi per l’Animazione del Piano Straordinario per il Lavoro. Gli incontri sono promossi dalla Regione Puglia, in collaborazione con le sei Province pugliesi e con l’Assistenza tecnica di Italia Lavoro, braccio operativo del ministero del Lavoro per la promozione e la gestione di azioni nel campo delle politiche del lavoro, dell’occupazione e dell’inclusione sociale; partecipano anche le società regionali Innovapuglia e Puglia Sviluppo. Il programma del seminario di domani prevede interventi finalizzati a presentare le caratteristiche del Piano del Lavoro regionale 2011, del portale dedicato al piano per il lavoro, dei bandi attualmente aperti, come Dote occupazionale, Progetto Rosa, Tirocini Formativi, Imprese Innovative, Apprendistato professionalizzante, e bandi ed opportunità previste dalla programmazione delle Province e di Italia Lavoro. Nel pomeriggio, inoltre, è previsto un intervento di formazione formatori che ha lo scopo di approfondire le tecniche di ricerca del lavoro: come redigere un curriculum vitae europass, come affrontare un colloquio di lavoro e come avviare un lavoro autonomo o creare un’impresa utilizzando agevolazioni nazionali e regionali. Info e programmi dei seminari in(formativi) sono su http://pianolavoro.Regione.puglia.it , alla pagina “I Nodi della Rete”. Sempre dalla stessa pagina i referenti dei Nodi possono accreditarsi al sistema e pubblicare autonomamente una scheda di autopresentazione. I prossimi incontri sono programmati nei seguenti luoghi e date: -2.12.2011 (venerdì) Seminario Provincia di Brindisi (h. 8.30-18.00) c/o il Museo Provinciale. -5.12.2011 (martedì) Seminario Provincia di Taranto (h. 8.30-18.00) c/o Salone di Rappresentanza della Provincia di Taranto. -6.12.2011 (lunedì) Seminario Provincia di Bari (h. 8.30-18.00) c/o Sala Consiglio della Provincia di Bari.  
   
   
“COSTRUIAMO IL FUTURO CON SPERANZA” PRESENTATA IN PROVINCIA LA IV ANNUALITÀ DEL PROGRAMMA PROVINCIALE ORATORI PROMOSSO DALLA PROVINCIA CON LE DIOCESI DI PARMA, FIDENZA E PIACENZA  
 
Parma, 1 dicembre 2011 – “Diamo un contributo valorizzando questi presidi sociali che portano orientamenti positivi, nel segno della collettività”. Per il quarto anno consecutivo la Provincia di Parma promuove il Programma Oratori, una vera e propria rete sul territorio di luoghi in cui bambini e ragazzi possono incontrarsi, socializzare e crescere con consapevolezza partecipando alle attività educative e formative a loro destinati. Oggi in Provincia in occasione dell’avvio della Iv annualità del Programma si è svolto un seminario sui risultati ottenuti con questa esperienza, un momento in cui i promotori hanno sottolineato contenuti e ragioni della scelta operata nel 2008. “Il ruolo degli oratori nel territorio è di grande rilevanza sociale – ha spiegato il presidente della Provincia Vincenzo Bernazzoli – Oggi in un momento particolarmente difficile e critico della nostra società in cui è evidente che la caduta dei valori ha provocato un cambio di cultura orientato all’individualismo, fornire ai bambini e ai ragazzi occasione di aggregazione, socializzazione e orientamento educativo rispetto a valori importanti sia prezioso”. Una scelta che, ha commentato, il presidente, “non può non avvenire senza i “piloni” su cui questa esperienza è fondata: le parrocchie e Fondazione Cariparma”. L’investimento della Provincia realizzato con il sostegno di Fondazione Cariparma, è di 400mila euro: 236mila per il progetto attivato nella Diocesi di Parma, 92mila euro per quello “Oratorinsieme” della Diocesi di Fidenza (Progetto Link), 72mila euro per progetto “Oratoriamo” della Diocesi di Piacenza. “Abbiamo aderito a questa iniziativa con grande entusiasmo riconoscendo in queste strutture uno dei valori fondanti della nostra società. Gli oratori sono culle dove crescere” – ha sottolineato il presidente di Fondazione Cariparma Carlo Gabbi annunciando che nella giornata di domani l’istituzione che presiede riceverà a Milano un premio importante assegnatole per il miglior bilancio per trasparenza e contenuti. “E’ bello pensare che la democrazia di questa Fondazione derivi dalla propria capacità di comunicare alla città quello che facciamo, salvaguardando il bene comune” ha osservato Gabbi. “ Stiamo parlando di 6000 ragazzi, 50 parrocchie, 500 volontari, 50 educatori, 31 comuni coinvolti. Sono numeri che danno il senso di un territorio che ha trovato una grande occasione – ha ricordato l’assessore provinciale alle Politiche sociali Marcella Saccani – Dobbiamo continuare perché i ragazzi coinvolti siano di più e sia possibile arrivare in altri luoghi del territorio”. “Questa proposta viene incontro a bisogni e alle esigenze della gente – ha detto il vescovo di Parma Enrico Solmi - Gli oratori orientano la crescita dei minori e sono un aiuto alle esigenze educative e alle famiglie. Essere in un ambiente buono e crescere come persone in mezzo agli altri, significa prevenire i problemi, integrare e far interagire i ragazzi. Mi piace molto la sinergia che il progetto mette insieme”. “ L’oratorio è una realtà molto complessa che fa tante cose, da quelle più semplici, fino a educare una leadership che possa dirigere la comunità – ha affermato il vescovo di Fidenza Carlo Mazza – In questi tre anni abbiamo potuto notare come questo progetto abbia mostrato credibilità e autorevolezza crescente. Occorre dargli continuità perché solo nella continuità cambiano le persone. Costruiamo il futuro e lo costruiamo con speranza”. Un grazie per il coinvolgimento della parte del territorio che ricade nella diocesi di Piacenza è venuto da don Angelo Busi, delegato del vescovo di Piacenza e Bobbio, vicario Alta Val Taro. “ Il territorio è la discriminate non il campanile. Non è più possibile che una parrocchia vada da sola e per fare l’oratorio non basta più il solo pallone. Nella nostra zona stiamo osservando la nascita di gruppi di genitori, si mettono in gioco per essere punti di orientamento, un fatto che testimonia la positività del progetto”. Il Programma provinciale Oratori: la storia - Il Programma provinciale Oratori nasce nel 2008 per volontà della Provincia di Parma ed è composto da tre differenti progetti presentati dalle Diocesi di: Parma, Fidenza e Piacenza e riguardanti attività di aggregazione per minori svolte negli Oratori, A partire dal Progetto Oratori attivo della Diocesi di Parma dal 2000, la Provincia di Parma nel 2008 ha voluto creare, in accordo con i quattro Comitati di Distretto e i rispettivi Uffici di Piano, una rete tra le quattro zone sociali e le altre due Diocesi presenti sul territorio provinciale, dando la possibilità di incrementare o attivare progettualità analoghe, puntando sull’Oratorio quale punto di riferimento, luogo di ritrovo e di aggregazione per bambini e ragazzi del quartiere o centro in cui è inserito, anche in territori della provincia non rientranti nella Diocesi di Parma. Sono così nati i progetti oratori delle Diocesi di Fidenza e Piacenza e ciò ha prodotto una significativa espansione del progetto anche in parrocchie e Comuni precedentemente non coperti, anche nella stessa Diocesi di Parma. Il Programma provinciale Oratori: gli obiettivi - Frutto della collaborazione tra le 3 Diocesi, 50 Parrocchie in cui verranno realizzate le azioni, 31 Comuni, il Programma Oratori della Provincia è realizzato in collaborazione con i 4 Distretti. Con i quali viene mantenuto un forte raccordo. Tali soggetti firmano con la stessa Provincia e le Diocesi gli accordi per la realizzazione dei progetti, sempre inseriti nei Piani di Zona distrettuali. Il progetto mette a disposizione delle comunità giovanili attività di vario genere: giochi, tornei sportivi, eventi a tema, gite, uscite e soggiorni fuori parrocchia; l’organizzazione di attività laboratoriali e di sostegno allo studio. L’obiettivo è quello di fornire una pluralità di risposte per esigenze di fasce di età diverse, il più possibile adeguate al cammino di vita e all’esperienza del soggetto, badando all’inclusione di bambini e ragazzi immigrati o con difficoltà famigliari. La comunità adulta, oltre che nei momenti conviviali, viene coinvolta nell’elaborazione del progetto educativo insieme agli educatori e alle realtà presenti nella comunità. Per il personale impegnato nel progetto sono previsti programmi di formazione mirata e continua, momenti di confronto tra i soggetti coinvolti e tra i destinatari diretti del progetto e il gruppo tecnico di coordinamento. Responsabili della conduzione del progetto sono le 3 Diocesi a cui spetta di delinearne gli orientamenti, coordinare l’attività delle parrocchie e approvare il piano formativo. Ogni Diocesi individua una Cooperativa Sociale / Associazione con il ruolo di Ente gestore, che con i propri Educatori e Coordinatori gestisce in prima persona le attività oratoriali. Le Diocesi lavoreranno in collaborazione con i Comuni interessati e con gli altri soggetti presenti sul territorio, in particolare associazioni e scuole. Appositi momenti di confronto e valutazione sull’andamento del progetto saranno organizzati dalla Provincia a cui spetta anche il compito del controllo sull’attuazione del progetto. Destinatari e attività Oratori 2010-11 - Mediamente gli Oratori risultano aperti 2/3 giorni a settimana e quasi sempre di pomeriggio. Complessivamente gli Oratori dei 3 progetti impegnano quasi 50 Educatori, circa 470 volontari, quasi 6.000 ragazzi. Le principali attività proposte sono di tipo: ludico-ricreativo, laboratoriale, di supporto scolastico, animazione, sport, formazione, gioco, e così via. La collocazione fisica degli Oratori è presso le parrocchie. Destinatari e attività Gr.est 2011 - I 33 Gr.est attivi nell’estate 2011 risultano in media aperti 5 giorni a settimana (dal lunedì al venerdì) e quasi sempre tutta la giornata. Complessivamente la loro gestione ha impegnato 45 educatori, circa 660 volontari, quasi 5.300 ragazzi. Le principali attività proposte sono dello sesso tipo di quelle degli oratori così come la collocazione fisica dei Gr.est è presso le stesse parrocchie.