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Notiziario Marketpress di Giovedì 09 Novembre 2006
INIZIATIVA DEL CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RICERCHE E DEL CONSORZIO INTERUNIVERSITARIO "ISTITUTO NAZIONALE BIOSTRUTTURE E BIOSISTEMI" AL VIA ACCORDO QUADRO PER PROGETTI SCIENTIFICI NELLE SCIENZE BIOLOGICHE E MEDICHE  
 
Roma, 8 novembre 2006 - Importanti prospettive di sviluppo, per la ricerca scientifica nell´ambito delle Scienze della Vita, si rinnovano fra il Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) - e il Consorzio Interuniversitario Inbb - Consorzio Interuniversitario “Istituto Nazionale Biostrutture e Biosistemi” (Inbb), nell’ambito di un accordo quadro siglato dai presidenti delle due istituzioni, rispettivamente Fabio Pistella e Gustavo Mita. In particolare, il Cnr e il Consorzio Interuniversitario I. N. B. B. - il cui scopo è quello di promuovere e coordinare le ricerche e le altre attività scientifiche ed applicative nel campo delle Biostrutture e Biosistemi tra le ventisei università consorziate (1) - si impegnano ad avviare forme di collaborazione scientifica tra Istituti del Cnr ed Unità di ricerca del Consorzio interuniversitario I. N. B. B. , in termini di: elaborazione ed attuazione di progetti scientifici nel settore delle Scienze Biologiche e Mediche; possibile interscambio di ricercatori nell’ambito di attività condivise; promozioni congiunte di forme organizzative innovative, nel quadro dei nuovi Regolamenti del Cnr. L´intesa, maturata dopo una proficua collaborazione fra i soggetti firmatari, sulla base di un precedente accordo quadro, si pone l´obiettivo del rafforzamento dell´impegno comune volto ad attuare Programmi, articolati in progetti scientifici, nel settore delle Scienze Biologiche e Biomediche. Allo scopo, saranno utilizzate congiuntamente le risorse strumentali, umane e finanziarie, ed anche le sedi, messe a disposizione dalle parti per la realizzazione dei programmi. Passo successivo sarà la valorizzazione - più efficace possibile - dei risultati scientifici delle ricerche svolte, al fine di aumentarne le possibilità di trasferimento al mondo produttivo, con benefici per l´intera collettività. Un Comitato di gestione, costituito da due delegati del Presidente del Cnr, due delegati del Presidente del Consorzio Interuniversitario Inbb. E da un Presidente del Comitato nominato congiuntamente dal Cnr e dal Consorzio Interuniversitario Inbb. , sarà l´organismo incaricato di regolare l’esecutività dei rapporti programmatici ed economici, previsti da Convenzioni operative. "L´accordo - ha affermato il presidente dell´Inbb, Gustavo Mita, durante i lavori del Vii Convegno Nazionale del Consorzio Interuniversitario Inbb sulle “Scienze della Vita”- prevedendo l’elaborazione e l’attuazione di progetti scientifici nel settore delle scienze biologiche e mediche, l’interscambio di ricercatori e la promozione congiunta di forme organizzative innovative, conferma la volontà politica del Cnr di ritenere i consorzi interuniversitari interlocutori privilegiati rispetto alle singole università. I consorzi, infatti, con la loro organizzazione tematica su tutto il territorio nazionale possono offrire allo stesso Cnr una rete già collaudata da affiancare alla propria, nell’ambito dei Dipartimenti scientifici". "In molte occasioni ormai si afferma che occorre creare in Italia una capacità di competizione in termini di sistemi aggregati, e che la competizione internazionale si gioca fra sistemi paese - ha aggiunto il presidente del Cnr Fabio Pistella. Con questi accordi si inizia a mettere insieme la "maglia" sistema ricerca nelle sue diverse componenti. Fra l´altro, va ricordato che all´interno dello Spazio Europeo della Ricerca, un 15% del budget va alle ideas, ma un 75% va alle iniziative di cooperation, che significano accordi, piattaforme". Lo stesso approccio va perseguito a livello nazionale. Il presidente del Cnr ha poi sottolineato che "uno dei punti dell´Accordo riguarda l´apporto anche finanziario dell´Ente per favorire l´attribuzione di assegni di ricerca a giovani meritevoli, che abbiano concluso il dottorato di ricerca. Un´iniziativa che il Cnr ha già promosso in analoghi accordi con Consorzi interuniversitari e che ha dato risultati molto positivi". Nell´intento di rendere quanto prima operativo l´Accordo quadro, su impulso dei rispettivi presidenti "sarà costituito in tempi strettissimi - ha concluso Mita - il Comitato di Gestione, che rappresenta il centro programmatico dell´iniziativa". .  
   
   
LE TERAPIE PALLIATIVE E LA GESTIONE DELLA FASE TERMINALE IN PEDIATRIA  
 
Milano 9 novembre 2006 - “A tutt’oggi “, dice la dott. Ssa Franca Fossati-bellani, Direttore del Dipartimento di Oncologia Pediatrica- Fondazione Irccs-istituto Nazionale dei Tumori,” le cure palliative in ambito pediatrico (età compresa dagli 0 ai 17 anni dei pazienti) costituiscono un problema clinico- assistenziale a cui mancano adeguate risposte sul territorio nazionale. I bisogni assistenziali dei bambini che non potranno guarire dipendono da svariati fattori. In primo luogo la storia particolare di ogni piccolo malato e la sua patologia con le specifiche esigenze di palliazione ad essa correlate. I campi di intervento variano dal settore oncologico, a quello neurologico, alle malattie genetiche e alle patologie degenerative. Oltre a ciò, si deve tenere conto dell’età del paziente (neonato o adolescente), delle condizioni sociali, economiche e culturali delle famiglie, che devono affrontare questa difficile realtà”. Gli obiettivi del meeting sono quelli di : esaminare l’entità della casistica pediatrica necessaria di assistenza palliativa sul territorio regionale e nazionale; identificare le maggiori aree pediatriche di intervento, in relazione alla gestione dei sintomi e dell’assistenza nella fase terminale. Sono stati presi in considerazione modelli di lavoro già attuati in altri paesi europei ed extra-europei per verificarne l’applicabilità in relazione a risorse economiche, culturali e sociali. “La realtà quotidiana conferma ,” dice la dott. Ssa Paola Facchin, “ che anche i bambini possono avere una malattia inguaribile e che, indipendentemente dall’età, essi sperimentano tutte le problematiche cliniche, psicologiche, etiche e spirituali che malattia inguaribile e morte comportano. Le cure palliative rappresentano in questo ambito la risposta più adeguata: offrendo cure competenti, globali ed organizzate, costituiscono un momento insostituibile e necessario nell’approccio al bambino ed alla sua famiglia”. L’oms definisce le cure palliative pediatriche come l’attiva presa in carico globale del corpo, della mente e dello spirito del bambino e che comprende il supporto attivo alla famiglia (1993). Il bambino con patologia cronica severa senza possibilità di guarigione e/o con disabilità rilevante e/o terminale è un paziente elettivo per le cure palliative: l’adeguato controllo dei sintomi, il ritorno a casa ed il reinserimento nella sua famiglia e nella sua socialità, rappresentano per bambino e famiglia un traguardo particolarmente positivo e costantemente richiesto. Il progresso medico e tecnologico ha permesso una sopravvivenza a neonati, bambini ed adolescenti portatori di malattie altrimenti letali, senza tuttavia consentirne sempre la guarigione. Nuove tecnologie e il miglioramento generale dell’assistenza hanno portato ad allungare progressivamente questa sopravvivenza in malattia. Ciò, congiuntamente con l’aumento del numero di nuovi bambini malati sopravviventi, ha portato alla crescita della prevalenza di minori bisognosi di cure palliative, anche per un lungo periodo di tempo, e attraverso diverse fasi della vita, dall’infanzia all’adolescenza e da questa all’età adulta. Quanti sono i bambini che necessitano di cure palliative, da che tipo di patologia sono affetti e di che intensità di cure essi hanno bisogno? “La quantità di bambini bisognosi di cure palliative”, dice la dott. Ssa Paola Facchin,” dipende dai criteri di eleggibilità utilizzati. La motivazione d’impossibilità di adottare direttamente i criteri di eleggibilità delle cure palliative dell’adulto a bambini e adolescenti deriva dal fatto che essi presentano storie di malattia molto differenziate. Proprio questa diversa distribuzione delle malattie è stata oggetto di valutazione e ricerca in vari Paesi, tanto da portare società internazionali e associazioni professionali a tentare una sistematizzazione descrivente le categorie o tipologie di minori che potrebbero aver bisogno di cure palliative”. Come per altri ambiti della tutela e promozione della salute, anche nel caso della richiesta di cure palliative pediatriche si può immaginare un continuo, che si estende con una crescente intensità di necessità specifiche e di competenze professionali nelle tre seguenti condizioni: 1. Approccio palliativo in caso di patologie relativamente frequenti e meno severe (primo livello di richiesta assistenziale: principi di cure palliative applicate da tutti i professionisti della salute), 2. Situazioni che coinvolgono professionisti con esperienza e preparazione specifica in cure palliative, anche se in esse impegnati non a tempo pieno (secondo livello o livello intermedio di cure palliative generali), 3. Situazioni più complesse, richiedenti professionisti dedicati e lavoro in équipe multiprofessionali (terzo livello o livello di cure palliative specialistiche). Probabilmente anche per la difficoltà di avere a disposizione uno o più criteri di eleggibilità condivisi e facilmente rilevabili in diversi contesti nazionali, non esistono, allo stato attuale, universalmente condivise e stabili stime di occorrenza internazionali, e soprattutto mancano stime, ufficiali e nazionali, di prevalenza di minori bisognosi di cure palliative in Italia. “Uno studio appena concluso in Veneto”, spiega la dott. Ssa Paola Facchin,”ha evidenziato, attraverso l’analisi delle schede di dimissione ospedaliera e dei dati di mortalità nei pazienti pediatrici negli ultimi cinque anni (2000-2004), una prevalenza di 15 minori su 10. 000 con bisogno di approccio palliativo e circa 7 su 10. 000 con necessità di cure palliative specialistiche. Infatti circa 1. 200 bambini/anno presentavano una situazione critica e 650 una patologia cronica inguaribile con condizioni particolarmente severe: di essi 60 sono andati incontro a morte nello stesso anno. Questi decessi sono avvenuti quasi tutti in ospedale e in precedenza solo il 15% dei soggetti aveva potuto godere di un’assistenza domiciliare integrata. Si sta attualmente svolgendo a livello nazionale una indagine in collaborazione tra il Ministero della Salute, l’Istat e la Commissione Cure palliative Pediatriche circa i decessi di minori che avrebbero necessitato di cure palliative. Risultati preliminari di tale ricerca indicano che ogni anno muoiono circa 1. 100 – 1. 200 bambini (0-17 anni) a causa di una malattia inguaribile e terminale, di cui circa 400/anno oncologica. Di questi il 40% muore a casa, con un evidente trend Sud-nord per il quale circa il 60% muore a domicilio nelle Regioni meridionali e solo il 10-15% in quelle settentrionali. Certamente motivazioni culturali, ma anche di organizzazione sanitaria e disponibilità di strutture condizionano questi dati. Sulla base di proiezioni di stime inglesi disponibili in letteratura, si può calcolare che in Italia esistano ogni anno circa 11. 000 bambini (età 0-17 anni) con patologia incurabile, utilizzando le stime venete questa prevalenza va da 15. 000 circa minori bisognosi di approccio palliativo e 7. 500 con bisogno di cure palliative specialistiche. “In ambito di cure palliative”, dice il dott Franco De Conno, responsabile dell’Hospice della Fondazione Irccs-istituto Nazionale dei Tumori, Presidente del Research Network dell’Associazione Europea Cure Palliative, Responsabile della Struttura Complessa di Cure Palliative dell’Int, Presidente onorario della Eapc-società Europea di Cure Palliative,” emerge una assoluta e incontrovertibile specificità, che definisce i bisogni e le richieste derivanti dalla fascia di popolazione dei bambini e adolescenti come del tutto dissimili da quelli derivanti dall’altra fascia di popolazione di adulti e anziani, certamente maggioritaria nel numero ma non nel diritto. La necessità di dare risposte specifiche a problemi specifici sta infatti proprio nella constatazione che anche questa fascia di popolazione è egualmente portatrice di diritti alla salute e all’assistenza, diritti riconosciuti sia da norme generali, sia da normative specifiche. Un principio fondamentale di equità obbliga a riprodurre anche per i minori il percorso positivo che è stato intrapreso per adulti e anziani, per i quali sono stati compiuti enormi sforzi sia dal punto di vista culturale, che da quello programmatorio, organizzativo ed assistenziale. Uno sforzo analogo deve essere intrapreso per le cure palliative a bambini ed adolescenti, al fine di poter dar loro risposte specifiche”. .  
   
   
MARCELLO ORZATESI: LE CURE PALLIATIVE IN NEONATALOGIA  
 
 Milano, 9 novembre 2006 - Le cure palliative per il neonato presentano alcune peculiarità che riguardano: le dimensioni del problema, i pregiudizi e gli ostacoli culturali e le difficoltà applicative. Le dimensioni del problema. Ogni anno in Italia muoiono circa 2100 bambini nei primi 12 mesi di vita: di questi circa il 1600 (76%) sono neonati (primi 30 giorni di vita) ed almeno altri 200 sono bambini che decedono poco dopo il primo mese ma per cause di origine perinatale. Pertanto, circa l’85 % dei decessi in età infantile sono di origine perinatale (1800/anno). Secondo le statistiche correnti, circa l’80 % delle morti neonatali, che si verificano negli ospedali del mondo occidentale, sono precedute o accompagnate da qualche forma di limitazione dei trattamenti intensivi, a favore di quelli palliativi. Pertanto, circa il 70 % dei pazienti che muoiono in età infantile, (1400 bambini/anno), sono candidati alle cure palliative. I pregiudizi e le resistenze. Fino alla seconda metà degli anni ’60, nei comuni testi di pediatria, al neonato venivano addirittura negate alcune delle qualità tipiche della persona umana, ed è solo negli anni ’70 che queste qualità gli sono state riconosciute; ancora negli anni ’80, si dubitava o addirittura si negava che i neonati potessero provare dolore ed essi venivano sottoposti ad interventi chirurgici, anche invasivi e dolorosi, senza alcuna anestesia o solo con una blanda sedazione. Oggi sappiamo tutti che i neonati, anche quelli nati molto prima del termine, provano dolore e sono anche in grado di ricordare la sofferenza che questo provoca; tale è la consapevolezza dell’importanza del dolore in epoca neonatale, che si è addirittura costituito un gruppo di studio sul dolore nell’ambito della Società Italiana di Neonatologia. Eppure, nonostante questa consapevolezza, la terapia ed il controllo del dolore, e più in generale del “discomfort”, causati dalle manovre invasive tipiche della terapia intensiva neonatale, non sono ancora oggi sufficientemente diffusi nelle Utin del nostro Paese. Lo studio Euronic ha dimostrato che noi Italiani siamo i meno propensi a limitare i trattamenti intensivi a favore di quelli palliativi nei pazienti ormai senza speranza; soprattutto siamo poco propensi ad utilizzare una sedazione profonda per il controllo del dolore. Evidentemente è rimasto qualche retaggio del passato, che ci impedisce di attuare nella pratica ciò che a livello cognitivo sappiamo essere corretto e necessario. E qui ovviamente c’è ancora molto da fare. I problemi di ordine applicativo. Il neonato in condizioni terminali non si trova quasi mai a casa sua: è generalmente ricoverato in una Unità di Terapia Intensiva Neonatale (Utin). Chi conosce le attuali Utin, rumorose, trafficate, affollate di attrezzature e di strumentazioni high tech, in spazi relativamente ristretti, sa bene quanto esse siano poco adatte per assicurare quel clima di raccoglimento e di privacy richiesto per una applicazione piena e corretta delle cure palliative. Anche la presenza costante dei genitori vicino al loro bambino, peraltro altamente raccomandata e purtroppo non sempre applicata nelle nostre Utin, aumenta l’affollamento e rende difficile la creazione di un ambiente adatto per il bambino e per i suoi genitori. Ecco allora che anche il neonato terminale, che andrebbe accudito in modo diverso e meno invasivo, viene di fatto trattato come tutti gli altri suoi coetanei di Reparto. Eppure il già citato Studio Euronic ha dimostrato che i Neonatologi Italiani (come del resto i loro Colleghi Europei) ritengono in larga percentuale (quasi il 50%) che troppo spesso nelle nostre Utin si esageri con i trattamenti intensivi e quindi con l’accanimento terapeutico. Anche in questo caso notiamo una discrepanza tra le opinioni e i comportamenti. Conclusioni. In conclusione, è evidente che le cure palliative neonatali, rispetto al restante ambito pediatrico, pongono dei problemi particolari: quantitativi, per l’alta frequenza con cui sarebbero necessarie; qualitativi, per le modalità con cui dovrebbero essere attuate; culturali, per le resistenze alla loro diffusione; e infine contestuali, per la non idoneità degli ambienti in cui dovrebbero essere realizzate. Di tutto ciò si dovrà tenere debito conto nella realizzazione di un progetto di cure palliative pediatriche. .  
   
   
FRANCA FOSSATI-BELLANI: PROBLEMATICHE, GESTIONE DEI SINTOMI E DELLA FASE TERMINALE IN ONCOEMATOLOGIA PEDIATRICA  
 
 Milano, 9 novembre 2006 - Il 30% circa dei bambini/giovani con un cancro muore a causa della malattia La traiettoria che conduce all’exitus è in relazione alla situazione clinica della malattia oncologica e si può ricondurre a tre percorsi: morte improvvisa inattesa per tossicità da farmaci, quali sepsi fulminante in neutropenia, irreversibili cause metaboliche o manifestazioni emorragiche; graduale e costante declino per progressione della malattia neoplastica, dopo trattamenti di prima e seconda linea con farmaci, radioterapia o trattamenti sperimentali; malattia ad andamento cronico con lento declino e momenti di crisi o recupero. Nella relazione vengono presi in considerazione le patologie neoplastiche più gravate da mortalità e le relative sintomatologie, la modalità di assistenza (domiciliare, istituzionale, in hospice o in strutture ospedaliere) nell’esperienza di exitus della casistica dell’Istituto Nazionale Tumori. L’assistenza di bambini e adolescenti con malattie in fase terminale deve essere ancora sviluppata in relazione alle cause della terminalità, migliorando la formazione dei pediatri e delle strutture del territorio. Nella situazione attuale la decisione di organizzare l’assistenza di questi pazienti in ospedale o a casa richiede un’accurata valutazione del singolo caso, delle risorse esistenti e un costante impegno dell’equipe curante nello sviluppare e mantenere un’alleanza terapeutica con la famiglia. .  
   
   
MAURA MASSIMINO: LA SEDAZIONE NELLA FASE TERMINALE: UN MOMENTO CONDIVISO  
 
Milano, 9 novembre 2006 - Nella storia di un paziente affetto da neoplasia maligna, la possibilità che esista una fase terminale deve essere presente nella mente degli operatori sanitari. L’eventualità che la storia di cura finisca con la morte è infatti presente in tutte le malattie oncologiche tanto più se queste si presentano fin dal principio con una prognosi sfavorevole, correlata al tipo di tumore, all’estensione della malattia, alla sede del tumore. I momenti della diagnosi, della cura e della possibile evoluzione negativa sono sempre condivisi dai medici curanti, dal personale infermieristico e dall’intera equipe assistenziale. E’ importante che non venga violata questa condivisione che crea una “liturgia” di comportamento indispensabile per una corretta comunicazione con la famiglia. Talvolta questo momento finale può essere imprevisto ed acuto, altre volte è invece previsto, o addirittura atteso quando non esistano opportunità terapeutiche e la fase terminale ponga termine a sofferenze personali e familiari difficili da sostenere. Chi si occupa della fase terminale deve aver condiviso l’intera storia di malattia, breve o lunga che essa sia stata, averne apprezzato i successi, così come le difficoltà e l’attuale esito infausto per cercare di accettare e di far accettare che il tempo di malattia abbia comunque avuto un valore. E’ inevitabile per coloro che si dedicano alla cura dei pazienti affetti da tumore affrontare la delicata fase della terminalità, tanto più dolorosa se trattasi di un minore. Il ruolo degli infermieri si affianca a quello dei medici sia nella gestione pratica quotidiana,sia nell’aspetto emozionale. L’infermiere ha un ruolo specifico e si integra a quello medico per consentire la cura globale del paziente e dei suoi familiari. Pertanto è necessario che di ogni pz si conoscano tutte le problematiche cliniche, emotive per poter consentire gli interventi terapeutici in ogni tappa della terminalità. Incontri di discussione con le varie figure degli operatori dell’equipe, medico , psicologo e assistente sociale, possono consentire al gruppo di affrontare situazioni di impatto gestionale ed emotivo di rara difficoltà. Ci viene richiesto di condividere la parte più misteriosa e intima, a volte in modo improvviso e violento, a volte con un percorso imprevisto in cui i genitori si affidano a noi per gestire momenti in cui dolore e angoscia si alternano a momenti di accettazione e rassegnazione. Per fare ciò è necessario aver sviluppato con la famiglia capacità di interazione e fiducia tali da permettere di sopportare insieme la sofferenza e il declino globale del paziente, affinchè ogni atto assistenziale abbia come obiettivo un distacco pieno di affettività. Pazienti e genitori così, con un tacito e complice accordo, richiedono che la medicina e le mani operose,delicate e amorevoli dei sanitari possano veramente dare un senso dignitoso ad un addio altrimenti impossibile da affrontare per tutti. E’ inevitabile per coloro che si dedicano alla cura dei pazienti affetti da tumore affrontare la delicata fase della terminalità, tanto più dolorosa se trattasi di un minore. Il ruolo degli infermieri si affianca a quello dei medici sia nella gestione pratica quotidiana,sia nell’aspetto emozionale. L’infermiere ha un ruolo specifico e si integra a quello medico per consentire la cura globale del paziente e dei suoi familiari. Pertanto è necessario che di ogni pz si conoscano tutte le problematiche cliniche, emotive per poter consentire gli interventi terapeutici in ogni tappa della terminalità. Incontri di discussione con le varie figure degli operatori dell’equipe, medico , psicologo e assistente sociale, possono consentire al gruppo di affrontare situazioni di impatto gestionale ed emotivo di rara difficoltà. Ci viene richiesto di condividere la parte più misteriosa e intima, a volte in modo improvviso e violento, a volte con un percorso imprevisto in cui i genitori si affidano a noi per gestire momenti in cui dolore e angoscia si alternano a momenti di accettazione e rassegnazione. Per fare ciò è necessario aver sviluppato con la famiglia capacità di interazione e fiducia tali da permettere di sopportare insieme la sofferenza e il declino globale del paziente, affinchè ogni atto assistenziale abbia come obiettivo un distacco pieno di affettività. Pazienti e genitori così, con un tacito e complice accordo, richiedono che la medicina e le mani operose,delicate e amorevoli dei sanitari possano veramente dare un senso dignitoso ad un addio altrimenti impossibile da affrontare per tutti. .  
   
   
LA SEDAZIONE NELLA FASE TERMINALE: UN MOMENTO CONDIVISO PUNTA DI VISTA DEL FILOSOFO SALVATORE NATOLI  
 
 Milano, 9 novembre 2006 - Una malattia letale rappresenta sempre un evento drammatico. Ogni uomo, infatti, amerebbe morire di buona vecchiaia senza dover patire ingiustificate sofferenze. Se, però, la malattia colpisce un bambino o un giovane essa appare come uno scandalo perché in essa sembra che la natura si tradisca nel suo inizio, la vita toglie se stessa nel suo sbocciare. La banale ovvietà del morire risuona qui come una beffa, come un’irrisone; viene da dire: ma vale proprio la pena nascere? La malattia nei bambini si presenta più che mai inaccettabile perché colpisce senza contropartita, non è compensata - ammesso che al dolore vi sia compenso - dal bene di una vita già vissuta. Se l’infanzia e la giovinezza sono promessa di futuro, che futuro ci può essere per coloro a cui questo è preliminarmente precluso. Certo il presente vale di per sé, ed è giusto che ogni uomo lo possa vivere per qualche è, a patto però che in esso si possa esperire un qualche bene, un certo piacere - per quanto breve – d’esistere. Dal momento che si nasce è giusto valorizzare la vita che ci è data e afferrarla indipendentemente dalla sua durata. Ma la vita non è solo durata, e se è solo durata perché prolungarla forzatamente? Di qui grandi dilemmi su come e quando intervenire, ma non v’è dubbio che ad ogni uomo – giovane o vecchio che sia – si deve evitare di soffrire inutilmente. Il vero problema è allora quello di come riempire il tempo che resta. Di sicuro in condizioni gravi e irreversibili è plausibile accelerare la fine, ma nella pediatria - nell’infanzia e nella prima giovinezza - chi è il titolare di questa decisione? E già complessa la questione dell’eutanasia per gli adulti, ma è di difficile soluzione se riguarda i bambini. Si tratta di decidere su chi debba prendere le decisioni. La constatazione della sofferenza dell’altro può essere un argomento sufficiente per decidere al posto suo? Questi sono i dilemmi morali a cui oggi bisogna dare risposta. Tuttavia vi sono almeno due cose che sembrano certe: 1: é necessario ed etico ridurre il più possibile il dolore quand’anche si accorci la vita; 2. Bisogna fare in modo che chi non ha avuto il tempo di apprendere adeguatamente che cos’è la morte – e con i bambini capita – la veda solo di striscio, possa uscire dalla vita quasi ignorandola. Bisogna inventare modi e forme perché i bambini possano vivere in un clima che sia di gioia; è necessario creare un ambiente dove i pazienti possano fruire non solo del tempo che loro resta, ma lo possano legare strettamente al tempo degli altri. Bisogna fare in modo che la continuità della trama della vita tenga sullo sfondo l’avanzare della morte. .  
   
   
UN NUOVA RICERCA IDENTIFICA UNO STRAORDINARIO MECCANISMO POTENZIATO DAGLI ESTROGENI CHE AUMENTA L’EFFICACIA DELLO XYOTAXTM NELLE DONNE  
 
 Praga, 9 novembre 2006 – In occasione del 18° Congresso annuale dell’Organizzazione Europea per la Ricerca e il Trattamento del Cancro, del National Cancer Institute e dell’American Association for Cancer Research (Eort-nci-aarc), i ricercatori di Cell Therapeutics, Inc. Hanno presentato nuovi dati, che illustrano il ruolo degli estrogeni nell’efficacia antitumorale, nella biodistribuzione, nell’assorbimento e nel metabolismo dello Xyotax (paclitaxel poliglumex, Ppx) e sul successivo rilascio intracellulare del paclitaxel libero. Le presentazioni hanno riepilogato un’analisi specifica per genere sulla base dei dati ottenuti nel corso degli studi clinici Stellar 3 e 4 sul carcinoma polmonare e hanno proposto nuovi dati preclinici. Questi dimostrano che la presenza di estrogeni favorisce la proliferazione del tumore e l’attività di un enzima che metabolizza lo Xyotax, la catepsina B, raddoppiando così l’attività antitumorale. Inoltre i dati preclinici confermano la distribuzione preferenziale dello Xyotax nel tessuto tumorale e l’assorbimento dello Xyotax da parte degli endosomi nonché il rilascio del paclitaxel libero da parte dello Xyotax coniugato da enzimi lisosomali. “I dati preclinici, presentati per la prima volta in occasione di un congresso medico, forniscono la base scientifica per osservare che le donne sottoposte a trattamento con Xyotax, e in particolare le donne con livelli di estrogeni normali, manifestano una percentuale di sopravvivenza superiore alle donne assegnate in maniera randomizzata alla chemioterapia standard negli studi clinici Stellar”, ha commentato il Dott. Jack W. Singer, dirigente medico presso la Cti. “Attualmente è in corso uno studio di fase Iii con lo Xyotax, noto anche come studio Pioneer, nelle donne con cancro polmonare in fase avanzata, con lo scopo di confermare i risultati clinici ottenuti in precedenza. “Lo Xyotax viene assorbito dalle cellule attraverso l’endocitosi e metabolizzato a livello cellulare per rilasciare il chemioterapico attivo, producendo così un “paclitaxel biologicamente potenziato”. L’aumento dell’efficacia dello Xyotax in presenza del recettore beta dell’estrogeno potrebbe aprire le porte ad una nuova terapia personalizzata a seconda del genere, maschile o femminile”, ha commentato Singer. “Gli studi preclinici dimostrano, nelle cellule tumorali, nelle colture cellulari e nei modelli animali, che Xyotax viene attivamente captato dalle cellule tumorali e metabolizzato nel tessuto neoplastico per consentire il rilascio di paclitaxel libero. Gli studi dimostrano che l’estrogeno promuove in maniera sostanziale la velocità di crescita del cancro polmonare e delle cellule del cancro del colon nei topi immunodepressi,” ha commentato la Dr. Ssa Gabriella Pezzoni, direttore scientifico senior di Cell Therapeutics Europe S. R. L. (Cti-europe). “Anche se gli estrogeni non hanno alcun impatto sull’efficacia del paclitaxel standard, sono in grado di amplificare l’efficacia dello Xyotax nei modelli animali, probabilmente aumentando l’attività del suo principale enzima metabolizzante, la catepsina B”. Effetto dell’estrogeno sull’attività della catepsina B ed efficacia antitumorale del paclitaxel poliglumex nel tumore umano Xenograft (abstract n. 633) - In una sessione poster il Dr. Stefano Di Giovine, Pharmacology Manager di Cti-europe, ha presentato dati relativi all’effetto dei livelli di estrogeno circolante sulla crescita del tumore e sui livelli di catepsina B nel tessuto tumorale. Lo studio ha dimostrato che in presenza di una somministrazione aggiuntiva di estrogeni, la velocità di accrescimento nel cancro al colon (Ht-29) e nei modelli con Nsclc (H460) aumentava sostanzialmente. Inoltre l’attività della catepsina B nei tumori aumentava del 35-40% in presenza di estrogeno. Lo studio ha dimostrato inoltre che in un modello di cancro del colon nei topi femmina che avevano ricevuto una supplementazione con estradiolo, l’attività antitumorale dello Xyotax era quasi raddoppiata rispetto agli animali che non avevano ricevuto tale supplementazione. Sono attualmente in corso degli studi per valutare l’effetto dell’estrogeno sull’attività dello Xyotax nel modello di tumore ai polmoni non a piccole cellule. Assorbimento dipendente dall’energia del Paclitaxel Poliglumex da parte di linee cellulari murine tipo macrofagi di carcinoma polmonare umano non a piccole cellule (Nsclc) (abstract n. 643) - Utilizzando un anticorpo monoclonale che riconosce specificatamente lo Xyotax, il Dr. Stewart Chipman, Vice Presidente dei Programmi di Ricerca di Cti, ha presentato dati che dimostrano che Xyotax viene assorbito nei macrofagi e nelle cellule tumorali del Ncslc tramite un meccanismo di endocitosi energia-dipendente a livello degli endosomi. Gli endosomi successivamente si fondono con i lisosomi, esponendo in questo modo lo Xyotax agli enzimi lisosomali e in particolare alla catepsina B, che metabolizzano il farmaco e danno luogo al rilascio di paclitaxel libero. Assorbimento cellulare del Paclitaxel Poliglumex da parte del tessuto sano e del tumore umano Xenograft: uno studio Ihc nei topi nudi (abstract n. 637) - In una sessione poster il Dr. Massenzio Fornasier, Toxicology Associate Director di Cti-europe ha presentato dati ottenuti con l’anticorpo monoclonale anti Xyotax per dimostrare la localizzazione a livello cellulare dello Xyotax nei topi affetti da tumore. Gli studi hanno confermato la distribuzione preferenziale dello Xyotax nel tessuto tumorale probabilmente attraverso la maggiore permeabilità e ritenzione (Epr), con accumulo nelle zone perinecrotiche. Lo Xyotax si localizzava inoltre nei macrofagi associati a tessuto al tumore e nei tessuti reticoloendoteliali, quali il fegato, la milza e il polmone. Effetto del genere sull’esito in due studi clinici randomizzati di fase Iii con il Paclitaxel Poliglumex (Ppx) su pazienti naive alla chemioterapia affetti da Nsclc di stadio avanzato e Ps scarso (abstract n. 645) - L’efficacia dello Xyotax, come trattamento in prima linea nel Nsclc avanzato, è stata valutata in due studi clinici randomizzati di fase Iii, noti come Stellar 3 e 4, su un totale di 781 pazienti. In una sessione poster tenuta dal Dr. Singer è stata presentata un’ipotesi che ha dato luogo ad un’analisi composita dei due studi. L’analisi composita è stata effettuata in quanto i due studi singolarmente avevano una potenza statistica limitata per un’analisi specifica per genere e in quanto gli studi avevano criteri di inclusione, di esclusione e stratificazioni identici e parametri demografici analoghi. L’analisi composita ha dimostrato un aumento statisticamente significativo della sopravvivenza nelle donne cui era stato somministrato Xyotax rispetto ai gruppi controllo, in cui pazienti di sesso maschile trattati con Xyotax avevano dimostrato risultati simili rispetto al gruppo che aveva ricevuto agenti comparatori. Il miglioramento più significativo nella sopravvivenza con Xyotax si è osservato nelle donne di età inferiore a 55 anni e nelle donne con livelli di estrogeni pre-menopausali, indipendentemente dall’età. .  
   
   
13 NOVEMBRE: I LABORATORI DI ANALISI ACCREDITATI BLOCCANO L’ATTIVITA’  
 
 Roma, 9 novembre 2006 - Lunedì 13 novembre, tutti i laboratori di analisi accreditati fermeranno l’attività per protestare contro la norma della Finanziaria che prevede di abbattere del 50% le tariffe di analisi ferme al 1996. Nello stesso giorno, alle ore 10, presso il Cinema Caprinica (Piazza Capranica), è stata inoltre organizzata la manifestazione nazionale dei laboratori di analisi accreditati (C. L. A. ). “I laboratori di analisi – dichiara la d. Ssa Claudia Melis, Presidente di Ursap-federlazio (Unione Regionale Sanità Privata Accreditata) - incidono sulla spesa sanitaria nazionale solo per l’1,5% circa, a fronte di un’occupazione di circa 70. 000 persone sparse nei 5. 000 laboratori di analisi in Italia (sia in ambito sanitario che nell’indotto) e di milioni di prestazioni rese al cittadino (almeno il doppio rispetto al servizio pubblico) con la metà della spesa”. “Quello previsto in Finanziaria – prosegue Claudia Melis - è un provvedimento che toglie al cittadino il diritto di scegliere la struttura dove fare le analisi per la prevenzione e cura della malattia e per la tutela della sua salute. Ancora una volta viene svenduto un patrimonio appartenente al cittadino italiano – conclude Claudia Melis - e questa volta non si tratta di un’impresa, ma di un patrimonio ancora più importante fatto di professionalità, esperienza, managerialità, competenza ultradecennale che ha contribuito ad allungare la vita media degli italiani e dell’Italia che è uno dei Paesi più longevi del Mondo”. Oltre alla serrata nazionale del 13 novembre ed alla manifestazione di Piazza Capranica, i titolari dei laboratori di analisi continueranno ad oltranza lo stato di agitazione della categoria a livello nazionale, con un calendario di manifestazioni che saranno preventivamente comunicate. .  
   
   
SANITÀ FERRARESE, A COM-PA LA MAPPA DI CRITICITÀ E PUNTI DI FORZA  
 
 Bologna, 9 novembre 2006 - Uno su quattro è un "grazie" per l´assistenza negli ospedali, per la professionalità degli operatori sanitari, per la modalità complessiva dell´organizzazione. Ma sono tanti anche i reclami, quasi il 54%. E´ una mappa delle criticità e dei punti di forza del Servizio Sanitario, quella che emerge dal report realizzato dagli Urp di Ferrara e provincia, che sarà discussa a Com-pa, il Salone Europeo della Comunicazione Pubblica, dei Servizi al Cittadino e alle Imprese (Bologna 7, 8, 9 novembre). Reclami, rilievi, elogi e suggerimenti diventano strumento di monitoraggio e di riflessione rispetto alle criticità, così come ogni osservazione diviene strumento di confronto per ripensare i procedimenti di fornitura dei servizi. Ecco i dati: il 23% delle segnalazioni complessive è costituito da elogi, il 53,7% da reclami e il 19% da rilievi (indicazioni di disservizio). L´86% degli elogi si riferisce all´assistenza erogata negli ospedali. Le segnalazioni (per tipologie di eventi) raccolte dagli Urp distrettuali sono al 33% relative agli aspetti tecnici professionali, ovvero alla modalità complessiva dell´assistenza del personale medico e paramedico. Il 19% riguarda gli aspetti organizzativi/amministrativi. L´11% si incentra sugli aspetti relazionali, punta cioè su variabili quali la cortesia e la gentilezza. Ancora, l´11% tratta gli aspetti economici: il ticket ed eventuali rimborsi. Il 9% si riferisce ai tempi, e dunque al gradimento degli orari di apertura, chiusura e attesa, e il 17% ad altri aspetti, strutturali e di adeguamento alla normativa. La distribuzione delle segnalazioni per dipartimento è al 28% relativo alle cure primarie, al 16% riguarda l´emergenza-urgenza (che si appropria di un buon 12% di elogi), e all´11% al reparto medico, determinato per oltre la metà da note positive. Di tutte le risposte, il 22% è considerato "chiarimento" (la spiegazione dell´utente sui percorsi e la fruizione dei servizi); l´8% "risoluzione", la comunicazione della soluzione adottata per risolvere il punto critico. Le segnalazioni sono arrivate sia per lettera che direttamente all´Urp, e anche attraverso gli organi di stampa. Il 44% degli elogi è stato raccolto nelle cassette del Comitato Consultivo Misto poste nei punti di accesso più frequentati dai cittadini utenti. Il 45% dei reclami giunge dal contatto diretto con l´operatore Urp e, il 39%, con lettere del Centro Tutela dei Diritti del Malato, mentre il 20% dei rilievi è stato segnalato dalla stampa. .  
   
   
COME COMUNICARE LA SANITÀ. PRESENTATO IL DOCUMENTO DI INDIRIZZO DELL´ASSOCIAZIONE COMUNICAZIONE PUBBLICA.  
 
 Bologna, 9 novembre 2006 - "Un raccordo tra le programmazioni alte, a livello nazionale ed europeo, e le attività delle Aziende sanitarie locali". Così Giuseppe Fattori, coordinatore della Commissione Sanità e Salute dell´Associazione Comunicazione Pubblica, ha presentato oggi pomeriggio a Com-pa, il Salone Europeo della Comunicazione Pubblica e dei Servizi al Cittadino e alle Imprese, il "Documento di indirizzo sulla Comunicazione pubblica in sanità", elaborato dalla stessa associazione. Un linea di indirizzo per comunicare correttamente ed efficacemente la sanità: i servizi e le prestazioni di assistenza, da una parte, e la salute in senso più ampio dall´altra. Che può diventare, in quest´ultima declinazione, leva strategica delle politiche di promozione della salute, secondo le indicazioni del Piano Sanitario nazionale 2003-2005 e delle Linee Generali del Piano Sanitario Nazionale 2006-2008. Una comunicazione che "fa parte - ha sottolineato Fattori - di una più ampia costruzione sociale della salute, in cui agiscono enti, istituzioni, cittadini e terzo settore". Il documento è stato consegnato ad Antonio Federici, del dipartimento Prevenzione e comunicazione del Ministero della Salute, che ha commentato: "Sarà attentamente valutato e credo potrà essere una base per un rapporto di collaborazione". Occasione per la presentazione del "Documento di indirizzo sulla Comunicazione pubblica in sanità" è stato il convegn! o dal titolo "Prevenzione e promozione della salute: il ruolo strategico della comunicazione pubblica", nel corso del quale Federici ha illustrato il progetto "Guadagnare salute - Rendere facili le scelte salutari", progetto europeo adottato dal Ministero della Sanità, per la prevenzione di malattie croniche che hanno a che fare con scorretti stili di vita. "Il punto cardine - ha spiegato Federici - è l´intersettorialità di questo progetto. Perché gli obiettivi che vengono posti non dipendono solo dalla sanià, ma coinvolgono molti altri soggetti". Salvatore Panico, del Comitato Scientifico Permanente del Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie del Ministero della Salute ha sottolineato poi come uno dei problemi, nella comunicazione di questi temi, siano gli "atteggiamenti contraddittori tra gli stessi professionisti della salute", così come i messaggi dei mass media, non sempre corretti. Per Francesco Ripa di Meana, presidente della Fiaso (Federazione italiana aziende ospedaliere), "ancora non è centrale il fatto di usare la comunicazione per la salute", mentre lo è, per esempio, per combattere l´immagine di malasanità di cui vengono investiti gli ospedali. Una comunicazione, quella della sanità pubblica, che ha molti punti critici di cui bisogna tenere conto. Ne ha parlato Pierluigi Macini, responsabile del Servizio Sanità Pubblica della Regione Emilia-romagna. Prima di tutto, il soggetto al quale si rivolge è plurimo, con le conseguenze che da ciò derivano. I contenuti, poi, sono delicati e incidono spesso sui valori personali delle persone. Senza dimenticare che in certi casi, si pensi alle vaccinazioni, il diritto di un singolo può essere limitato a favore della collettività. Fino ad arrivare ad un effetto paradosso, per il quale la comunicazione sulla prevenzione, per esempio, può aumentare il divario sociale, dal momento che le persone con un livello di istruzione più elevato recepiscono meglio il messaggio. .  
   
   
LA COMUNICAZIONE PUBBLICA PER IL REINSERIMENTO DEI DISABILI  
 
Bologna, 9 novembre 2006 - La comunicazione pubblica ha un ruolo fondamentale nel sostegno dei percorsi di riabilitazione e reinserimento dei disabili nella società. E´ questo il messaggio lanciato dal convegno "Riabilitazione e reinserimento: strategie e linguaggi di comunicazione" organizzato da Inail e Comitato italiano Paralimpico e svoltosi oggi a Com-pa, il Salone Europeo della Comunicazione Pubblica, dei Servizi al Cittadino e alle Imprese. Durante l´incontro che ha visto la partecipazione di Luca Pancalli, presidente del Comitato Italiano Paralimpico e da poche settimane commissario straordinario della Federazione italiana giuoco calcio (Figc), sono state portate due testimonianze concrete di come le iniziative di comunicazione possano sostenere e promuovere le politiche istituzionali per una diversa cultura della disabilità. Un modo diverso, per guardare alle potenzialità del disabile e favorire i percorsi che gli consentano di tornare ad esprimerle in pieno, nel suo interesse innanzi tutto ma anche della famiglia e della società. Due le iniziative di comunicazione particolarmente significative: la nuova edizione del portale Superabile. It e il libro fotografico sulle paraolimpiadi invernali di Torino 2006 dal titolo "Neve, Ghiaccio ed Emozioni momenti dell´Italia alle Paralimpiadi", di Michelangelo Gratton, edito da Inail e Comitato Italiano Paralimpico. "I percorsi di reinserimento della persona disabile attraverso la pratica sportiva, l´orientamento e l´avviamento allo sport dei disabili - ha ricordato nel suo intervento Luca Pancalli - costituiscono un bene pubblico che permette di recuperare e ridare dignità a persone colpite da infortuni e in questo modo permettono di abbassare i costi sociali per l´intera comunità. In tutto cìò la comunicazione riveste un ruolo importantissimo. Lo slogan lo sport non fa differenze lanciato in occasione delle Paralimpiadi di Torino, è la sintesi di tutto e allo stesso tempo il punto di partenza su cui costruire nuove basi per il futuro, nella convinzione che insieme sarà possibile centrare qualsiasi obiettivo". "A cinque anni e mezzo dalla sua nascita Superabile. It il portale italiano di riferimento per la disabilità si è rinnovato radicalemente" ha detto Stefano Trasatti, direttore editoriale del portale. Che ha aggiunto: "Oltre a garantire la capillare copertura giornalistica di tutto ciò che ha come protagoniste persone con disabilità o loro rappresentanti, il portale si proporrà sempre più come fonte per i mezzi di informazione generalisti, con l´obiettivo di suscitare dibattiti e riflessioni, e di far ascoltare una importante voce in più su quanto avviene quotidianamente nel Paese e fuori da esso". Il fotografo Michele Gratton, autore del libro fotografico sulle paraolimpiadi invernali di Torino 2006 dal titolo "Neve, Ghiaccio ed Emozioni momenti dell´Italia alle Paralimpiadi" ha invece illustrato l´opera, distribuita a tutti i presenti, composta di centoquindici pagine di foto di atleti disabili che si sono impegnati nelle varie discipline delle Paralimpiadi. Infine Simona Amadesi, responsabile della comunicazione del Centro protesi Inail di Vigoroso di Budrio (Bologna) ha ricordato i molti progetti realizzati negli ultimi anni dal Centro Protesi di Vigorso di Budrio che è diventata la struttura di supporto per molti nostri atleti paralimpici. .  
   
   
KG DI TROPPO E OBESITÀ SI ANNIDANO IN PROVINCIA  
 
 Bologna, 9 novembre 2006 - Secondo i nuovi dati elaborati dall’Osservatorio Nutrizionale Grana Padano, sviluppato in collaborazione con i medici della Società Italiana di Medicina Generale (Simg) e della Federazione Italiana Medici Pediatri (Fimp), il problema del sovrappeso e soprattutto dell’obesità colpisce più i piccoli centri che le grandi città. Colpevole un’alimentazione meno salutare. A due anni dalla sua nascita l’indagine dell’Osservatorio Grana Padano conferma che il 51 per cento della popolazione italiana soffre di problemi di peso. Nei paesi in provincia di Prato, Caserta, Parma il consumo di pasta, pane e patate è il più alto d’Italia; le verdure sono bandite in molti centri di Abruzzo, Molise e Calabria; il pesce si trova con più facilità sulle tavole delle grandi città insieme a un numero abbondante di porzioni di frutta. Sono quasi due anni che le abitudini a tavola degli italiani sono seguite da vicino dall’Osservatorio Nutrizionale Grana Padano grazie alla collaborazione, fino ad oggi, di 394 medici, di cui 134 Pediatri e 260 Medici di Medicina Generale, che hanno raccolto 12. 092 questionari. I dati analizzati denotano differenze dell’eccesso di peso tra i comuni capoluogo di provincia e i comuni non capoluogo. L’obesità e il sovrappeso sono più frequenti nei comuni non capoluogo, sia per le fasce pediatriche che per gli adulti. Le differenze sono più evidenti per i dati sull’obesità, meno per il sovrappeso. “La spiegazione potrebbe essere il regime alimentare, che i dati raccolti hanno dimostrato essere differente tra i piccoli centri e i capoluoghi di provincia”, ha dichiarato Claudio Maffeis, Docente di Pediatria presso l’Università degli Studi di Verona e componente del Comitato Scientifico dell’Osservatorio. “I capoluoghi di provincia, ad esempio, fanno rilevare un consumo di pesce mediamente più alto, che si traduce in 14,4 porzioni in più all’anno rispetto ai comuni non capoluogo e una maggior presenza sulle tavole di frutta e verdura, con 6 porzioni in più al mese rispetto ai comuni non capoluogo” precisa Maria Letizia Petroni, Responsabile Nutrizione Clinica dell´Istituto Auxologico Italiano di Piancavallo (Vb) e componente del Comitato Scientifico dell´Osservatorio Grana Padano. La carne, inoltre, sembra essere preferita nei comuni non capoluogo dove si mangiano mediamente quasi 15 porzioni, a testa, in più ogni anno, rispetto ai capoluoghi di provincia. “Sembra che la cultura alimentare mediterranea e le buone tradizioni locali siano paradossalmente meglio seguite nei grandi centri che non in provincia, in contrasto con uno stile di vita che appare più stressante e meno ‘umanizzato’ nelle metropoli rispetto ai piccoli centri” conclude la Petroni. Ma l’allarme peso scorre lungo tutta la penisola Dall’analisi del Bmi (Indice di Massa Corporea), relativo ai 12. 092 soggetti analizzati finora dall’Osservatorio Grana Padano, emerge una realtà preoccupante. L’obesità colpisce il 14,2 per cento della popolazione pediatrica e il 14,5 per cento di quella adulta. Il sovrappeso, senza obesità, privilegia gli adulti con un 36,5 per cento della popolazione campionata, rispetto alle età pediatriche che registrano comunque un 23 per cento di soggetti con sovrappeso. Considerando l’eccesso ponderale globale, sovrappeso più obesità, esso interessa il 37,2 per cento dei bambini e il 51 per cento degli adulti; il Sud appare più colpito dall’eccesso di peso, con il 41,8 per cento della popolazione pediatrica e il 56,2 per cento di quella adulta. Il Centro e il Nord non sono, comunque, indenni dagli eccessi ponderali che colpiscono quasi un terzo dei bambini e più del 45 per cento degli adulti. Le bambine presentano una frequenza di eccesso ponderale maggiore dei loro coetanei. La fascia più colpita dall’obesità, in età pediatrica, è quella compresa tra i 7 e i 10 con un 18,8 per cento delle bambine e un 17 per cento dei bambini. Anche al Sud, come per l’Italia, la fascia più colpita resta quella tra i 7 e i 10 anni, ma con maggior interessamento del sesso maschile (23,4 per cento del campione). "L’eccesso ponderale e l’obesità – ha commentato Maffeis - una volta consolidati, sono difficili da correggere e, se compaiono durante l’infanzia, tendono a persistere in età adulta. È stato documentato che più del 60 per cento dei bambini in sovrappeso ha almeno un fattore di rischio addizionale per malattie cardiovascolari, ipertensione, iperlipidemia e diabete. " “Oltre la metà degli adulti del nostro paese – prosegue Maffeis - è quindi soprappeso e altrettanto preoccupante è che più di un bambino su tre ha lo stesso problema. Se la situazione persiste le nuove generazioni porteranno ancora più in alto le percentuali di sovrappeso degli adulti innalzando di conseguenza i rischi di patologie croniche e quindi i costi socio sanitari. E’ quindi necessario intervenire tempestivamente per diffondere la cultura della prevenzione a partire dalla tavola privilegiando cibi sani senza dimenticare l’attività fisica”. Le donne sottopeso abitano al Nord “Poco meno di 48 kg per 165 cm prevalentemente tra i 30 e i 40 anni. Questo l’identikit dell’adulto medio sottopeso italiano, quando per sottopeso si intende un Indice di massa corporea (Bmi) minore di 18,5. Una situazione che interessa soprattutto il Nord con un 3,2 per cento della popolazione campionata, che arriva al 7 per cento se si considerano le sole donne tra i 30 e 40 anni, mentre al Sud il valore scende all’1 per cento”. Sottolinea Domenico Tiso, coordinatore scientifico dell’Osservatorio. “L’esperienza ed i dati di letteratura – prosegue Tiso - evidenziano che in questa popolazione, al di là delle rare magre costituzionali, vi siano molte donne che cercano volontariamente, sottoponendosi ad iperattività fisica e diete sbilanciate, di mantenere un peso inferiore al loro peso biologico, con rischi per la loro salute”. Altri dati, errori, curiosità rilevati dall’Osservatorio Nutrizionale Grana Padano - Pesce - E’ stato evidenziato un basso consumo di pesce nella popolazione e, di conseguenza, un ridotto introito di nutrienti fondamentali come gli acidi grassi polinsaturi. Il consumo nazionale di pesce si posiziona sul valore medio di 2,2 porzioni a settimana: per gli adulti la media è di circa 2,4 porzioni, mentre in età pediatrica si consumano mediamente 1,9 porzioni a settimana. Il 68,5 per cento del campione analizzato consuma meno di tre porzioni a settimana, come invece raccomandato dalla Autorità Sanitarie. Carne - Il consumo medio di carne, in Italia, è pari a 5 porzioni settimanali. Alcune regioni si posizionano ben sopra la media, tra queste l’Umbria (6,1 porzioni settimanali), la Sardegna (5,7), il Friuli (5,6) e il Piemonte (5,6). Non esistono differenze significative tra i consumi medi nazionali di carni rosse e carni bianche ma si sottolinea l’evidenza di un maggior consumo di carne rossa in Umbria (3,4 volte a settimana) e un più elevato introito di carne bianca in Friuli, Veneto e Sardegna (circa 3 porzioni a settimana). Frutta e verdura - La maglia rosa del consumo di porzioni giornaliere spetta al Lazio che, con 4,4 porzioni al giorno, supera abbondantemente la media Italia delle 3,4 porzioni giornaliere. Risultato di tutto rispetto che si avvicina alla ormai nota regola cosiddetta del five a day da cui le alte regioni sono ben lontane. I dati dell’Osservatorio fanno emergere un consumo di frutta e verdura con piccole differenze tra le tre aree geografiche ma con una realtà dove il Nord e il Centro si posizionano sopra la media nazionale, mentre il Sud è sotto media. Tra le regioni che concedono meno spazio ai vegetali, paradossalmente, si distinguono quelle del mezzogiorno. Latte e formaggio - Per il latte, in media, non si raggiunge il bicchiere al giorno. Ci sono regioni che si pongono sopra la media nazionale, ma comunque lontane dalla raccomandazione di due bicchieri al giorno di latte. Per quanto riguarda i formaggi L’osservatorio Grana Padano fa emergere un consumo medio nazionale pari a 5,3 porzioni settimanali. In merito al Formaggio Grana, l’Osservatorio rileva un consumo medio nazionale di 1,6 porzioni settimanali con picchi, che vanno oltre le due porzioni, in Lombardia e Val d’Aosta. Il consumo del Grana grattugiato raggiunge la media di 4,3 porzioni settimanali, ma nei bambini oltrepassa le 5 porzioni, anche perché viene utilizzato per insaporire i cibi al posto del sale da cucina ed integrare l’apporto di proteine e di calcio. Calcio e vitamina D - L’introito di calcio è basso per tutti i cluster considerati. Da 3 a 6 anni si assumono poco più di 400 mg anziché gli 800 mg raccomandati. Da 7 a 10 il fabbisogno giornaliero sale a circa 1. 000 mg ma l’assunzione di calcio rimane invariata. Più alto è l’introito nella fascia che va dagli 11 ai 14, ma sempre distante dai fabbisogni medi raccomandati di circa 1. 200 mg al giorno. Stessa situazione di carenza calcica si evidenzia tra gli adulti dove colpisce, particolarmente, il quadro delle donne in età perimenopausale in cui l’introito di calcio alimentare è meno della metà del fabbisogno raccomandato. Carente anche l’assunzione di vitamina D. L’unica fascia d’età in cui l’assunzione di vitamina D alimentare si avvicina ai valori raccomandati è quella tra i 30-40 anni. .  
   
   
CELL THERAPEUTICS, INC. (CTI) PRESENTA I RISULTATI FINANZIARI RELATIVI AL TERZO TRIMESTRE 2006  
 
Seattle e Bresso, 7 novembre 2006 - Cell Therapeutics, Inc. Ha presentato I risultati finanziari per il trimestre chiuso 1 luglio-30 settembre ed i nove mesi 1 gennaio-30 settembre 2006. La perdita netta del trimestre ha totalizzato28. 2 milioni di Us $ (0. 25 Us $ per azione) comparata con la perdita netta di 8. 5 milioni di Us $ (0. 13 Us $ per azione) nello stesso trimestre del 2005. Per i nove mesi chiusi al 30 settembre 2006, Cti ha registrato una perdita netta di 102. 4 milioni di Us $ (1. 00 $ per azione) comparata con 83. 8 milioni di Us $ (1. 32 Us $ per azione) con lo stesso periodo chiuso al 30 settembre 2005. La perdita netta per entrambi terzo quarter e primi nove mesi del 2005 includeva 30. 5 milioni di Us $ di profitto relativo al disinvestimento di Trisenox a luglio 2005. La Società ha chiuso il trimestre con circa 68. 1 milioni di Us $ in disponibilità liquide e mezzi equivalenti a liquidità, titoli disponibili per la vendita e ratei attivi per interessi. “Abbiamo continuato a ridurre le nostre spese operative e focalizzato le nostre risorse sugli ambiti più prossimi di opportunità di prodotto con le probabilità più elevate di successo” ha dichiarato James A. Bianco, M. D. , President e Ceo di Cti. “Chiudendo il quarter con 68 milioni di Us $ considerati assieme ai 15 milioni di Us $ addizionali di investimento da parte di Novartis abbiamo inoltre rafforzato il nostro bilancio. ” Eventi recenti - Annunciato un esclusivo accordo mondiale di licenza con Novartis per un valore fino a 405 milioni di Us $ per Xyotax e pixantrone, incluso la partecipazione nel capitale Cti di 15 milioni di Us $. Raccolti proventi netti per circa 34. 9 milioni di Us $ tramite offerta di azioni ordinarie al prezzo di 1. 73 Us $ per azione con offerta registrata, incluso azioni e diritti d’opzione riacquistati a Ottobre 2006. Annunciato l’archiviazione con facoltà di ricorso della citazione in giudizio derivata di un azionista e l’archiviazione di una Class Action privata per frode relativa a private securities. Annunciati risultati interim e continuazione dello studio clinico in fase Iii di pixantrone sul linfoma non-Hodgkin’s recidivo. La Società prevede di condurre una seconda analisi interim dopo il completamento della terapia su circa 100 pazienti. Riportato i dati pubblicati in Agosto sull “ American Journal of Clinical Oncology” in cui è stato osservato una generale oggettiva risposta del 91 % nello studio in fase I di Xyotax settimanale combinato con radioterapia su pazienti con tumore esofageo o gastrico. Nominato un nuovo senior management team in Cell Therapeutics Europe S. R. L. , composto da Mauro G. Premi, Acting Managing Director e Director of Finance and Accounting, Giovanni Ravaioli, Human Resources Director, e Gabriella Pezzoni, Scientific Director and Senior Director Preclinical Development. .  
   
   
I PARCHI DEL VENETO A FIERACAVALLI  
 
Venezia, 9 novembre 2006 - “La Regione del Veneto partecipa convintamente a Fieracavalli, dove ha allestito un proprio stand nel quale saranno proposti ai visitatori della grande rassegna veronese gli aspetti più significativi del sistema dei parchi regionali”. Lo sottolinea Stefano Valdegamberi, assessore alle aree protette del Veneto, nel presentare l’iniziativa. Lo spazio regionale è ospitato nella Tensiostruttura A, settore F6, proprio di fronte all’ingresso principale della Fiera. Lo stand è allestito dal coordinamento Parchi e con la partecipazione attiva del Parco del Delta del Po, i cui cavalleggeri sfileranno nei prossimi giorni nell’ambito della manifestazione. “Abbiamo voluto essere presenti in maniera significativa –aggiunge Valdegamberi – perché siamo convinti che il connubio parco – cavallo sia vincente, sia dal punto di vista della visitazione di luoghi stupendi, sia come momento capace di creare economia in funzione della protezione del territorio. Tenuto conto inoltre dall’elevato numero di visitatori di Fieracavalli, potremo far meglio conoscere l’unicità della natura e del territorio veneto,attraverso informazioni dettagliate per ciascuno dei parchi che insistono sul territorio regionale: la Lessinia, le Dolomiti D’ampezzo, il fiume Sile, i Colli Euganei, il Delta del Po, il Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi e l’Area Naturale Protetta del Cansiglio. Attualmente – conclude Valdegamberi – il “sistema dei parchi” interessa 67 comuni veneti e una superficie protetta di oltre 88 mila ettari, che va considerata non un “recinto chiuso”, in un’ottica di pura conservazione fine a se stessa, ma un sistema aperto, capace di creare un valore aggiunto per l’offerta turistica del territorio, nell’ambito di una filiera nuova quale quella dell’ecoturismo”. .  
   
   
LEGNO&EDILIZIA MOSTRA INTERNAZIONALE SULL´IMPIEGO DEL LEGNO NELL´EDILIZIA VERONA 15-18 FEBBRAIO 2007 QUATTRO GIORNI DI MOSTRA, INCONTRI ED INIZIATIVE SPECIALI  
 
Verona, 9 novembre 2006 - Molte le novità e le iniziative speciali tecnico-culturali alla prossima 5^ Mostra internazionale sull´impiego del legno nelle costruzioni Legno&edilizia in programma alla Fiera di Verona dal 15 al 18 febbraio 2007. L’esposizione 2007 della biennale ,che avrà un occhio di riguardo per l’impiego del legno nelle ristrutturazioni, potrà contare su due nuovissimi padiglioni di Veronafiere, su un ampliamento della superficie ( 16. 000 mq la scorsa edizione) e su una crescita del numero di espositori (già 245 provenienti da 13 paesi europei, con oltre 17. 000 operatori professionali presenti nel 2005. A Legno&edilizia saranno in mostra sia le case prefabbricate, sia una panoramica di prodotti di carpenteria, travature e pannelli, sistemi di fissaggio, strutture (pavimenti, scale, coperture per tetti), tecnologie (sicurezza, software, studi di progettazione, certificazioni), essenze, colle, vernici e macchine ed accessori per la lavorazione del legno. Rivolta alle aziende dell’edilizia, ai progettisti e a quanti operano nel settore legno, la rassegna si propone anche come momento di riflessione e di aggiornamento su materiali, tecnologie, sulla legislazione in materia. In proposito, tra i numerosi convegni che la caratterizzeranno (nel 2005 i convegnisti furono 900), si segnala venerdi´ 16 febbraio, il Seminario intensivo sulle costruzioni di legno: scenari ed innovazione possibile tenuto da docenti delle Università di Venezia, Padova, Trento, più esperti di aziende private. Rivolto in particolare a progettisti e prescrittori, il corso intende esplorare i futuri scenari costruttivi, ipotizzare possibili innovazioni, approfondire i temi più attuali (tra tutti quello del rumore, della protezione sismica, del recupero e di nuovi concetti del prodotto). Vista, tatto, udito, olfatto, gusto: è il titolo della mostra speciale allestita dall’architetto Daniele Menichini. I cinque sensi del legno sarà un curioso percorso emozionale organizzato dalla Segreteria di Legno&edilizia e dalla rivista Progetto Legno-reed Business Information - per un coinvolgimento totale nella materia legno. All’interno di uno spazio di 200 mq il visitatore potrà ricostruire nella memoria e rivivere i lontani suoni del bosco, delle foreste ed i rumori della segheria, potrà sentire l’odore delle essenze, e passare le mani sulle superfici delle diverse lavorazioni del legno ed anche assaporare (con il gusto) il succo d’acero. Gli occhi poi serviranno a collocare idealmente strutture, superfici e colori in una “dimora” personale (personal surrounding) o, per il professionista, ricavare tutte le motivazioni da presentare ai clienti più attenti alle qualità e alle caratteristiche del legno. In un apposito spazio,poi,un´ampia visibilita´ sara´ destinata ai progetti vincitori del Concorso Riabita che, nell´ultima edizione, ha avuto come oggetto la ristrutturazione della casa di vacanza,seconda casa. E´ una mostra dalla quale si potranno ricavare alcune interessanti indicazioni sulla trasformazione di spazi anonimi in godibilissime case per vacanze. Nuova nella formulazione anche l’iniziativa Legnopareteevoluzione, logica prosecuzione di “Legnopareteinnovazione” realizzata nel 2005 e sempre coordinata dall’architetto Franco Ficchì, quale presentazione di aziende internazionali impegnate nella ricerca di materiali per realizzare moderne strutture. A completamento dell´iniziativa , giovedi´ 15 febbraio alle ore 10. 30 un convegno sulle Applicazioni delle parete in legno nell´edilizia in cui vi sara´ un confronto con esperienze dirette e concrete dell´evoluzione edilizia . Altre iniziative riguarderanno sabato 17 febbraio un convegno sulle case prefabbricate e il concorso fotografico Click Legno aperto agli studenti delle Scuole superiori e universitari, per documentare particolari impieghi edili, dettagli costruttivi, ma anche curiose situazioni che vedano il legno come protagonista. .  
   
   
SI È CHIUSA LA SECONDA EDIZIONE DI “FA’ LA COSA GIUSTA! TRENTO”  
 
Trento, 9 novembre 2006 - Si è chiusa domenica 5 novembre alle ore 19 in punto la seconda edizione di “Fa’ la Cosa Giusta! Trento”, con il tradizionale applauso ai volontari, vero rito liberatorio dopo 3 giorni di intenso lavoro per tutti. E se per una fiera tradizionale può sarebbe quantomeno strano iniziare le valutazioni a partire dai volontari, per questa manifestazione, che ha saputo confermarsi dopo la sorpresa della prima edizione, è invece doveroso, non solo per riconoscenza. È stato infatti grazie all’impegno delle 72 persone che hanno voluto dare il proprio contributo attivo alla fiera del consumo critico e degli stili di vita sostenibili, che questa manifestazione è riuscita ad essere diversa dalle altre. Senza di loro non sarebbe infatti stato possibile raggiungere i numeri che stavano più a cuore degli organizzatori: 170 bambini accolti ed animati nello spazio a loro dedicato, 1555 bicchieri di vetro lavati e riconsegnati agli espositori per una riduzione della produzione dei rifiuti non riciclabili di 31 kg di bicchieri di plastica (che impilati uno sull’altro avrebbero dato una torre di 15,5 metri di altezza, mentre buttati nel bidone del residuo ne avrebbero riempiti 15 e mezzo!), 8500 borse in mater bi fornire agli espositori con una riduzione nella produzione di imballaggi non biodegradabili di 170 kg, oltre 600 pass distribuiti per permettere agli standisti dei 157 stand e alle altre 18 associazioni ospitate in vari stand, di darsi il cambio nei tre giorni. E poi ancora 23 ore di sorveglianza ai 3 eco corner, che hanno permesso di ottenere al termine della manifestazione una raccolta differenziata (quasi) perfetta, 23 ore di gestione della cassa sempre con il sorriso sulle labbra, altrettante ore di servizio all’info point per rispondere alle più svariate domande dei visitatori e degli standisti, 400 questionari consegnati o compilati insieme ai visitatori per capire se la fiera gli era piaciuta, 160 questionari consegnati agli espositori per avere la loro valutazione, 16 eventi culturali da introdurre e accompagnare (con l’acqua in brocca e i bicchieri lavabili), 708 pasti da distribuire per aiutare la cucina a stare dietro ai clienti, senza contare il servizio alle porte di entrata e uscita, il supporto agli espositori, il facchinaggio in giro per la fiera e il lavoro oscuro di montaggio e smontaggio della fiera. E proprio i volontari hanno permesso di centrare , a detta di visitatori ed espositori, il principale obiettivo di questa seconda edizione, ovvero conservare il clima di grande entusiasmo, concretezza e calore che aveva contraddistinto l’edizione 2005 di “Fa’ la Cosa Giusta! Trento”, e che è il vero valore aggiunto delle manifestazioni che anche in altre parti d’Italia portano questo nome. I numeri ufficiali, quelli che interessano alle altre fiere, parlano di 8013 biglietti staccati, di cui 6041 adulti e 1972 minori, dato quest’ultimo che comprende anche gli oltre 800 studenti che hanno visitato la fiera all’interno di un percorso didattico specifico. Per gli amanti delle statistiche, il 7,2% in più dello scorso anno, poco per chi ritiene che l’importante sia crescere a tutti i costi, moltissimo per gli organizzatori che avevano la consapevolezza che la vera sfida era riuscire a confermare i numeri dello scorso anno. Se quello dei numeri è presto fatto, il bilancio vero di questa manifestazione, quello che parla di quanto sono stati raggiunti gli obiettivi che “Fa’ la Cosa Giusta! Trento” si poneva, è un lavoro che andrà avanti almeno fino alla prossima edizione. Solo allora infatti si potrà capire, forse, se davvero i visitatori di quest’anno sono diventati consumatori un po’ più critici, se le filiere si sono un po’ accorciate, se qualche piccola aziende ha iniziato a collaborare con qualche altra, e se il traguardo di un distretto di economia solidale in Trentino è un po’ più vicino o meno. Fino ad allora, l’unica cosa sicura è che chi volesse continuare ad approfondire i temi incontrati in fiera, oltre alla guida “Fa’ la Cosa Giusta!” e a tutte le 400 realtà in essa censita, potrà contare dal 16 novembre sul nuovo sportello “Fa’ la Cosa Giusta!”, che sarà attivo in Piazza Venezia 39 vicino a port’Aquila a Trento. Promosso da Trentino Arcobaleno, Consolida e l’associazione Piazza Grande, e co-finanziato dall’assessorato alla solidarietà internazionale, lo sportello “Fa’ la Cosa Giusta!” sarà aperto il giovedì dalle 10 alle 13, il venerdì dalle 16 alle 19, e il sabato dalle 10 alle 13 e sarà luogo di raccolta di informazione, ma anche di promozione di progetti di filiera corta e di eventi culturali. Www. Trentinoarcobaleno. It .  
   
   
BTOBE , PRIMA FIERA DELL’IMPRENDITORIA E DELLE OPPORTUNITÀ DI BUSINESS IN BASILICATA, RICEVE IL PATROCINIO DEL SENATO DELLA REPUBBLICA  
 
 Potenza, 9 novembre 2006 - E’ un riconoscimento di grande importanza, che, ricevuto a pochi giorni dalla edizione inaugurale della manifestazione, acquista un valore ancora più forte. Btobe darà voce alle imprese operanti in Basilicata e nelle regioni limitrofe, conciliando il legame con il territorio d’origine ad una forte vocazione nazionale. Un profilo locale, quello dei servizi alle imprese, inquadrato nel più ampio contesto del mondo imprenditoriale e delle sue declinazioni. Attraverso un approccio moderno e innovativo, Business to Business si propone come spazio privilegiato per dare visibilità ad aziende che offrono prodotti e servizi alle imprese, facilitando l´incontro tra domanda e offerta nel settore. Il calendario comprende seminari dal taglio molto concreto e laboratori su tematiche di attuale interesse: finanza, comunicazione, lavoro, tecnologia, marketing. Btobe si terrà dal 24 al 26 novembre presso il Polo Fieristico dell’Efab. L’iniziativa ha ricevuto la medaglia della Presidenza della Repubblica e ha il patrocinio di : Senato della Repubblica, Ministero per lo Sviluppo Economico, Regione Basilicata, Regione Basilicata - Assessorato alle Attività Produttive, Provincia di Potenza - Assessorato alle Attività produttive, Camera di Commercio di Potenza, Api - Associazione delle Piccole e Medie Imprese. Www. Btobe. It .  
   
   
MOSTRA SMALTO 6 DICEMBRE 2006 AL 30 GENNAIO 2007 GALLERIA CORSOVENEZIAOTTO  
 
Milano, 9 novembre 2006 - Lo smalto fa pensare irrimediabilmente alla seduzione. A ragazze pronte per uscire la sera che si colorano le unghie e catalizzano la nostra attenzione sulle loro mani, affusolate e sensuali. Uno specchio dell’anima. Rosso, ma non solo rosso: come non pensare alle dita viola o nere di Uma Thurman in Pulp Fiction o ai piedini, e questa diventa materia per gli amanti del feticcio, che esibiva maliziosi nel Grande Lebowsky? Dal punto di vista chimico, lo smalto partecipa alla “formazione” del colore che il nostro occhio vede perché devia la luce in infiniti modi. Determina perciò la lucentezza, la brillantezza, che sono poi altri modi per chiamare il talento. Quella marcia in più che sempre più spesso le giovani artiste di tutto il mondo dimostrano nei confronti dei loro omologhi maschi. Soprattutto, la voglia di mettersi in gioco, utilizzando registri poetici vari e contraddittori, dall’ironia all’impegno (quasi mai la seriosità), dalla leggerezza al concentrato di concetti, dalla sensualità alla determinazione, dalla seduzione all’intelligenza. Smalto –il titolo della mostra è stato scelto da Alessandra che di femminilità se ne intende- è l’ideale chiusura di un anno che mi ha visto riflettere a lungo su questo aspetto della creatività. Prima con Il potere delle donne, un progetto condiviso con Fabio Cavallucci e due curatrici donne –Francesca Pasini e Caroline Bourgeois- alla Galleria Civica di Trento. Poi ne La donna oggetto, un’esauriente rassegna al Castello Sforzesco di Vigevano dove il femminile diventava il luogo di riflessione da parte di autori di entrambi i sessi, dai primordi del Xx secolo a questo nostro inizio di terzo millennio. Quest’ultima “raccolta” è invece dedicata a otto giovani artiste italiane. Ognuna di loro racconta la propria storia, attraverso dipinti e fotografie, performance e video, disegni e sculture. Tra immagini e astrazioni, spazi aperti e stanze chiuse, ritratti e autoritratti, luoghi pubblici e viaggi lontani. La sensibilità pittorica di Francesca Forcella che guarda lontano, oltre paesaggi di neve immacolata; la ricerca fotografica di Donatella Spaziani incentrata sulla sperimentazione delle forme e dei limiti del proprio corpo nello spazio; l’erotismo talora sottile, talora esplicito, nelle visioni iperrealistiche pittoriche e fotografiche di Sabrina Milazzo; le campiture monocrome, leggere tessiture di grigi a sfondo autobiografico di Imma Indaco; le atmosfere intime e private di Elisa Rossi che indagano una femminilità quotidiana; le composizioni cyber-astratte di Laura Viale che reinventano un nuovo concetto di decorativismo; l’estetica della distruzione di Loredana Longo; i disegni, minuziosi e calligrafici di Maria Francesca Tassi. Dalle loro opere trapelano il respiro, la forza e la passione dell’animo femminile, il potere della bellezza e dell’ambiguità, dell’eleganza e della trasgressione. Mostrano un’arte capace di catturare, sedurre e conquistare lo sguardo e la mente di chi osserva. Ognuna con il suo “smalto”, con la propria cifra stilistica. Francesca Forcella è nata nel 1974 ad Atri (Teramo), vive e lavora a Torino. Imma Indaco è nata nel 1969 a Napoli, dove vive e lavora. Loredana Longo è nata nel 1967 a Catania, dove vive e lavora. Sabrina Milazzo è nata nel 1975 a Torino, dove vive e lavora. Elisa Rossi è nata nel 1980 a Venezia, vive e lavora a Modena. Donatella Spaziani è nata nel 1970 a Ceprano (Frosinone), vive e lavora tra Frosinone e Parigi. Maria Francesca Tassi è nata nel 1977 a San Pellegrino Terme (Bergamo), vive e lavora a Milano. Laura Viale è nata nel 1967 a Torino, dove vive e lavora. .  
   
   
STA ARRIVANDO IL SETTIMO SPLENDORE PALAZZO DELLA RAGIONE, VERONA 25 MARZO - 29 LUGLIO 2007  
 
Verona, 9 novembre 2006 - Centottanta capolavori, suddivisi in 6 sezioni, saranno esposti a Verona a partire dal 25 marzo del prossimo anno. Le opere sono di Botticelli e del Pontormo, di Giorgione e del Lotto, di Tiziano e del Tintoretto, di Parmigianino e del Carracci, di Caravaggio e del Guercino, di El Greco e del Fetti, di Canova e di Piranesi, di Böcklin e di de Chirico, di Modigliani e Carrà, di Paolini e Pistoletto, di De Dominicis e Barni, e di molti altri ancora, Michelangelo compreso, presente in mostra con uno studio di testa per la Cappella Sistina in San Pietro, che contrassegna la malinconia profonda di un artista che nell’oscurità della materia trova il segreto miracolo della forma. Titolo: Il Settimo Splendore. Sottotitolo: la modernità della malinconia. Sede: il restaurato Palazzo della Ragione, riportato all’antica bellezza grazie all’intervento di recupero realizzato da Tobia Scarpa, un architetto di fama e un cognome di casa a Verona, attraverso l’opera di suo padre Carlo che a suo tempo ripristinò la vibrante bellezza di Castelvecchio. Ma la mostra non si segnala come l’evento più importante ed impegnativo del 2007 solo per il fatto di presentare al pubblico i 180 lavori che rimarranno esposti per 4 mesi, sino alla fine di luglio. Si tratta infatti del risultato di un lavoro di 4 anni condotto dal direttore di Palazzo Forti, Giorgio Cortenova, che dell’esposizione è l’ideatore e il curatore, attraverso lunghe ed accurate ricerche attorno ai temi che contrassegnano la modernità: primo fra tutti, appunto, quell’intreccio di amore ideale, di malinconia e di meditativa riflessione che caratterizza il cielo dantesco, il settimo cielo o, meglio ancora, “il settimo splendore” del paradiso dell’Alighieri. L’articolato impianto storico e teorico costituisce il piatto forte a livello dialettico della straordinaria rassegna veronese, cui hanno aderito i maggiori musei italiani ed europei, da Budapest a Dresda, da Roma a Milano, da Parigi a Zurigo, da Firenze a Londra, con prestiti perfino stupefacenti in questi tempi così avari di collaborazione culturale. La mostra ravvisa nei temi della riflessione malinconica i principi stessi della sensibilità moderna; e per certi versi polemicamente ne rivendica le origini italiane e mediterranee, sviluppatesi a partire dall’entourage fiorentino promosso da Lorenzo de’ Medici, dal “pellegrinaggio” di un Lorenzo Lotto, dall’appartata sensibilità psicologica di un Savoldo, dalla consapevolezza della “vanitas” che alimenta alcune delle più alte espressioni dell’arte seicentesca. Fino ai giorni nostri: attraverso una continuità che si propone nelle diverse sfaccettature della storia e della cultura, che riannoda i fili di un percorso ora incline alla bellezza come ideale di una suprema e sacra armonia, ora rivolto ai brividi e agli allarmi della psiche contemporanea. A testimonianza della ricerca e delle tesi che ne hanno supportato l’impegno sarà dato alle stampe un esauriente catalogo che, oltre alle riproduzioni di tutte le opere in mostra e al saggio del curatore, conterrà puntuali ed approfonditi contributi critici dei più importanti studiosi in materia. .  
   
   
DAL 12 AL 19 NOVEMBRE 2006 - MANTOVA SEGNI D´INFANZIA FESTIVAL INTERNAZIONALE DI ARTE E TEATRO PER L´INFANZIA PRIMA EDIZIONE  
 
Mantova, 9 novembre 2006 - Promosso dal Comune il festival rientra in ´Mantova città dei Festival´ iniziativa della stagione culturale cittadina che comprende un ricco palinsesto, con a fianco di ´Segni d´infanzia´, il ´Mantova Musica Festival´, ´Teatro, festival europeo di teatro e di strada´ e ´Festivaleletteratura´. Alla presentazione sono intervenuti Dario Moretti, ideatore del Festival, Cristina Cazzola, direttore artistico della rassegna e Azio Corghi, compositore e autore della fiaba musicale ´Le due Regine´ che debutterà in anteprima assoluta lunedì 13 novembre al Teatro Bibiena di Mantova. Cristina Cazzola ha illustrato doviziosamente il ricco programma sottolineando innanzitutto il valore artistico della veste grafica con cui il festival si presenta. Una scelta precisa proprio nel segno di un´attenzione voluta e dettata dalla sapienza pittorica di Dario Moretti stesso che ha lavorato insieme ai bambini veri protagonisti del festival. Dario Moretti ha spiegato l´origine del festival che è il risultato del felice incontro tra la creatività di Teatro all´improvviso, compagnia attiva da più di venti anni nel campo del teatro per l´infanzia, e la volontà dell´Amministrazione Comunale di Mantova di alimentare un grande progetto rivolto ai più piccoli. Dario Moretti ha dichiarato : ´All´interno del Festival ci saranno artisti provenienti da tutta Europa che lavorano da anni con e per i bambini. Saranno presenti 12 compagnie da Canada, Belgio, Francia, Germania Lussemburgo Spagna con spettacoli inediti per l´Italia. Abbiamo inoltre voluto fortemente coinvolgere una personalità di spicco assoluto della musica contemporanea quale Azio Corghi al quale abbiamo chiesto di confrontarsi con un pubblico per lui insolito quale quello dei bambini. Corghi ha accettato con entusiasmo la curiosa proposta. Il risultato è la fiaba muscaile ´Le due Regine´ in cui Corghi ha riletto la Serenata K. 525 Eine Kleine Nachtmusik di Mozart. Sonia Bergamasco, che ha appena concluso le repliche del ´Dissoluto Assolto´ di Corghi al Teatro della Scala sarà l´interprete di eccezione di questo nuovo lavoro. ´ Azio Corghi ha raccontato con grande passione il perché di questo suo impegno. ´ Io ho detto di si per tanti motivi ma soprattutto perché ho conosciuto Dario Moretti, una persona simpatica con la voglia di fare qualcosa di nuovo. Dunque mi sono detto Azio scendi dal piedistallo del compositore d´avanguardia e fai qualcosa di bello per la tua nipotina e per tutti i bambini. Moretti mi ha fatto leggere un testo che in origine si intitolava ´I due Re´ e che sviluppava il tema dei generi musicali e io l´ho trasformato ne ´Le due regine´ e sono andato alla base degli elementi musicali : melodia, ritmo e armonia. Ora aspetto il verdetto del pubblico più serio e difficile, quello dei bambini. Il 13 novembre sarò più emozionato di tante altre mie prime considerate più prestigiose. ´ L´azione scenica de ´Le due regine´ sarà accompagnata dalla performance pittorica di Dario Moretti che di serata in serata illustrerà la fiaba. La produzione sarà arricchita da un cd pubblicato da Ricordi e da un volume edito dalle edizioni Panini. Mantova in otto giorni sarà invasa da parate, laboratori, spettacoli e mostre pensate per l´infanzia ma non solo. E così, come in una risonanza, queste compagnie incontreranno i luoghi di una città divenuta in questi anni uno degli spazi urbani per culture ed eventi tra i più importanti del nostro Paese. Nei giorni del festival Mantova sarà attraversata dalla Compagnia catalana Xirriquitela, con Girafes, spettacolo di cui sono protagoniste una famiglia di giraffe che , in compagnia dei loro amici musicisti percorrerà per le strade della città coinvolgendo i passanti; così anche la compagnia francese Theatre de la Topine con Les Champignons si aggirerà festosamente per le strade in forma di ´funghi percussionisti´ meravigliati dal caos della città Il tema della fiaba sarà interpretato da Chaperon Rouge vale a dire Cappuccetto Rosso nella versione minimalista dei belgi Traffik Theatre; incontreremo poi Alice una favola musicale liberamente ispirata ad ´Alice nel paese delle meraviglie´ di Lewis Carrol che verrà narrata con l´ausilio di video e musica dal canadese Arsenal à Musique. Un altro degli eventi degni di attenzione è certamente Romanzo d´Infanzia di Bruno Stori, Antonella Bertoni, Michele Abbondanza e Letizia Quintavalla, che giunge a Mantova ricco di centinaia di repliche in tutto il mondo. La tedesca Catharina Gadelha propone due spettacoli di danza : Lilou dedicato a tutti i bambini che vivono nelle strade e Dimenticati - Forgotten dedicato alle vittime di tutte le guerre . ´Segni d´infanzia´ dedica anche spazio e attenzione a percorsi d´arte come quello dello spagnolo Josè Antonio Portillo che in Artilugio con l´ausilio di un attore illustrerà i suoi libri d´artista pezzi unici prodotti con carte preziose e non mentre i francesi Acta condurranno i bimbi attraverso un gioco di specchi e fotografie alla scoperta del doppio al confine tra apparenza e realtà. Lo stesso tema lo ritroveremo diversamente reinventato dalla francese Compagnia Skappa con Meta´ Meta´. Ulteriore tappa del composito festival la mostra I Colori Del Buio disegni di bambini giapponesi e italiani realizzati alla fine degli anni trenta del secolo scorso in occasione di uno scambio culturale che in quegli anni si stava instaurando tra bambini di sue paesi così lontani e diversi. La mostra curata da Gloria Levoni che ne ha curato il progetto, si inaugurerà domenica 12 novembre, in apertura del Festival presso la Galleria Disegno di Mantova. Così Mantova, nello scorcio del prossimo autunno, si fa specchio per i segni dell´infanzia offrendosi in questa nuova e originale forma a un pubblico di adulti e bambini. Www. Segnidinfanzia. Org .  
   
   
GOLF - LET: BELL’INIZIO DELLA DILETTANTE ANNA ROSSI NELLO STAGE 1 DELLA QUALIFYING SCHOOL AL GC LE FONTI  
 
Milano, 9 novembre 2006 - Bell’inizio per la dilettante Anna Rossi, quarta con 69 colpi, e per la proette Eva Nardi, 14ª con 71, nello Stage 1 della Qualifying School iniziato sul percorso del Golf Club Le Fonti a Castel San Pietro Terme (Bo). Discreta partenza anche Anna Daffan, 38ª con 74, mentre si è fatto subito complicato il cammino dell’altra amateur Lavinia Floris, 94ª e ultima con 88. Due dilettanti al proscenio: al comando con 66 l’inglese Sophie Walker, seguita dalle francese Melodie Bourdy (67) mentre al terzo posto è l’altra transalpina Jade Schaeffer (68). In buona posizione anche la svedese Louise Stahle, settima con 70, costretta alla qualificazione malgrado abbia già vinto nel Let. Ha tentato senza fortuna la via del circuito statunitense e ha perso anche la “carta” in Europa. Il torneo si disputa sulla distanza di 72 buche. Dopo il terzo giro verrà effettuato il taglio che lascerà in gara le prime 65 classificate e le pari merito al 65 posto, mentre alla conclusione della gara le prime 43 e le pari merito al 43° posto saranno ammesse alla finale della Qualifying School che si disputerà dal 22 al 25 novembre al La Cala North Course di Mijas nella Costa del Sol spagnola. Campionato Professionisti Veneto Ad Albarella - Sul percorso del Golf Club Albarella prende il via il 2° Campionato Veneto Professionisti, riservato a giocatori che risiedano o che svolgano attività nella regione. Si gioca sulla distanza di 36 buche con formula pro am medal a squadre di due giocatori, un pro e un dilettante, con due classifiche separate. Il punteggio individuale del professionista sarà valido per l’assegnazione del titolo. Tra i favoriti Giorgio Grillo, Federico Bisazza, Antonio Dissette, Vittorio Mori, Massimo De Vidal. Roberto Paolillo e l’inglese Duncan Muscroft. .  
   
   
GOLF - L’EUROPEAN TOUR RIPARTE DALLA CINA, IN CAMPO TIGER WOODS QUATTRO ITALIANI ALLA FINALE DELLA QUALIFYING SCHOOL EUROPEA  
 
Milano, 9 novembre 2006 - Ad appena due settimane dal termine del circuito 2006 riparte l’European Tour, come ormai consuetudine dall’Oriente e con notevole anticipo sull’anno solare. Si disputa l’Hsbc Champions allo Sheshan International Gc di Shaghai in Cina con la partecipazione di 75 giocatori, tra i quali Francesco Molinari. Stella del torneo Tiger Woods, ma ci saranno altri campioni quali gli statunitensi Jim Furyk e Chris Dimarco, l’irlandese Padraig Harrington, numero uno europeo, lo scozzese Colin Montgomerie, gli inglesi Luke Donald e Paul Casey, gli indiani Jyoti Randhawa e Jeev Milkha Singh. Il montepremi è di ben cinque milioni di dollari (euro 3. 911. 140). Finale Qualifying School Europea Con Quattro Italiani - Massimo Scarpa, ammesso di diritto, Paolo Terreni, Michele Reale e Andrea Maestroni, che hanno superato la Stage 2, sono tra i 156 giocatori che prendono parte alla finale della Qualifying School Europea (9-14 novembre) in programma sui due percorsi, l’Old e il New, del San Roque Club, nei pressi di Cadice in Spagna. Si gioca sulla distanza di 108 buche con taglio dopo le prime 72 che lascerà in gara 70 concorrenti e i pari merito al 70° posto. Costoro si contenderanno le trenta “carte” in palio (o di più per gli eventuali pari merito al 30° posto della classifica finale) per l’European Tour 2007. Si Conclude Il Seniors Tour Europeo - Con l’Arcapita Championship (9-11 novembre, 54 buche) si conclude il Seniors Tour europeo sul tracciato del Riffa Views a Bahrain. In campo 48 giocatori, tra i quali sei dilettanti, con Giuseppe Calì che recita un ruolo da favorito insieme a Sam Torrance, sicuro vincitore dell’ordine di merito, Carl Mason, Des Smyth, Juan Quiros, José Rivero, Tony Johnstone, Luis e Horacio Carbonetti. Il montepremi è di 393. 521 euro dei quali 63. 393 andranno al vincitore. Lpga Tour Senza Italiane - Nessuna proette italiana scende in campo nel Mitchell Company Tournament of Championship (9-12 novembre) al Robert Trent Jones Gt e al Magnolia Grove Gc di Mobile, in Alabama. Assenti Annika Sorenstam e Karrie Webb, la favorita è la messicana Lorena Ochoa che si appresta per la prima volta a imporsi nella money list. Il montepremi è di un milione di dollari. Nota Per Le Redazioni: nel tardo pomeriggio le notizie sulllo Stage 1 della Qualifying School del Ladies European Tour che si svolge sul percorso emiliano del Gc Le Fonti. .