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MARTEDì

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Notiziario Marketpress di Martedì 26 Aprile 2005
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SECONDO LE CONCLUSIONI DI UN PROGETTO, I SISTEMI ASSISTENZIALI EUROPEI DEVONO POTER RISPONDERE ALLE ESIGENZE DEGLI UTENTI A RISCHIO  
 
Bruxelles, 26 aprile 2005 - Negli ultimi anni i sistemi assistenziali europei sono stati sottoposti a crescenti pressioni dovute a fattori quali la globalizzazione, l'invecchiamento delle popolazioni, l'aumento dei costi e i cambiamenti della vita familiare. Le ricerche esistenti in materia hanno già evidenziato quali riforme sono necessarie per rispondere ai nuovi rischi sociali, tuttavia risulta meno chiaro in quale modo possano essere attuate nei vari sistemi nazionali presenti in Europa. Per colmare tale lacuna, la Commissione europea ha fornito un contributo finanziario a un progetto relativo alla riforma dei sistemi assistenziali e alla gestione dei cambiamenti sociali noto con la sigla Wramsoc (Welfare Reform and Management of Societal Change), che è un'iniziativa intrapresa nell'ambito dell'azione chiave "Accrescere la base delle conoscenze socioeconomiche" del Quinto programma quadro (5Pq). Obiettivo del progetto era esaminare in modo approfondito i fattori che influiscono sulla politica di assistenza sociale in vari paesi europei al fine di offrire una nuova comprensione delle riforme attualmente in corso e individuare i metodi per incoraggiare riforme che promuovano la dimensione europea nei sistemi assistenziali. Le attività progettuali si sono concluse di recente con la pubblicazione della relazione finale. Con il coordinamento dell'Università di Kent (Regno Unito), i partner del progetto Wramsoc hanno esaminato i recenti sviluppi politici in sette paesi - Finlandia, Svezia, Francia, Germania, Spagna, Regno Unito e Svizzera - nonché a livello di Unione europea, attraverso più di 250 interviste a responsabili delle decisioni politiche e ad altri attori. Nell'attuale periodo postindustriale, oltre alle esigenze sociali tradizionali che i sistemi assistenziali iniziali cercavano di soddisfare, quali il pensionamento, la disoccupazione o l'invalidità, stanno emergendo nuovi rischi sociali. Secondo la relazione, tali rischi possono essere suddivisi in tre categorie principali: equilibrio tra le responsabilità lavorative e quelle familiari, ad esempio prendersi cura dei figli, mancanza delle competenze necessarie per ottenere un lavoro sicuro e adeguatamente retribuito e perdita dell'accesso a soddisfacenti prestazioni sociali a seguito di ristrutturazioni dei sistemi assistenziali quali le riforme delle pensioni. Nonostante il delinearsi di queste nuove esigenze assistenziali, i partner del progetto Wramsoc hanno operato una distinzione tra i costi percepiti per farvi fronte rispetto ai rischi più tradizionali. Mentre i costi dei sistemi assistenziali iniziali erano spesso percepiti come un onere per l'economia, i tipi di rischio che emergono ora offrono ai responsabili delle decisioni politiche l'opportunità di consentire l'ingresso di nuovi gruppi di popolazione nel mercato del lavoro retribuito, aumentando in tal modo la competitività e creando quello che la relazione definisce un "circolo virtuoso". Per quanto riguarda l'attuale realtà in Europa, il progetto ha evidenziato che i paesi nordici sono stati i primi a riconoscere i rischi sociali emergenti e a definire politiche per affrontarli. Nella relazione si afferma che nei paesi corporativi, che rappresentano la maggior parte dei sistemi assistenziali europei, le risposte ai nuovi rischi sociali indicano altre direzioni nel campo dell'assistenza sociale, tuttavia attualmente le riforme non sono ancora state completate e pertanto le dimensioni del cambiamento sono incerte. Per contro, nei paesi mediterranei l'elaborazione di politiche riguardanti i nuovi rischi sociali sembra per il momento limitata, aspetto, questo, dovuto però in parte alla persistenza di forti sistemi familiari che svolgono una funzione informale di cura dei figli e attenuano gli effetti dei tassi elevati di disoccupazione giovanile. I partner del progetto hanno constatato che, mentre i rischi sociali tradizionali interessano ampie fasce della popolazione, i nuovi rischi spesso hanno un effetto immediato su gruppi minoritari. Eppure, gran parte dell'elaborazione delle politiche relative ai nuovi rischi sociali è effettuata da "coalizioni di modernizzatori" costituite da politici e parti sociali, in particolare gruppi di imprenditori. "Tenuto conto che ad essere profondamente impegnati nelle riforme sono persone diverse da coloro che sono le vittime immediate dei nuovi rischi, i risultati tendono a riflettere gli interessi di tali persone in misura maggiore rispetto a ciò che di solito avviene nel caso dei vecchi rischi sociali", hanno concluso i partner del progetto. Sebbene la responsabilità politica della riforma dei sistemi assistenziali spetti quasi interamente agli Stati membri, la relazione individua possibilità di intervento a livello europeo. "L'unione europea ha grosse opportunità per essere coinvolta nelle nuove politiche, in particolare in relazione ai cambiamenti dei mercati del lavoro e all'accesso e alla posizione delle donne nel mondo del lavoro retribuito, in quanto le attività a livello nazionale in tali settori non sono molto sviluppate e i responsabili delle politiche nazionali non hanno ancora assunto posizioni consolidate". Secondo la relazione, l'Unione europea dovrebbe partecipare al processo di riforma attraverso il metodo di coordinamento aperto. Nonostante la difficoltà a valutarne l'efficacia e l'impatto nel campo della politica sociale, il gruppo incaricato del progetto ha concluso che il metodo di coordinamento aperto offre ai responsabili delle politiche nazionali preziose risorse e contribuisce ad accrescere l'importanza delle questioni sociali nei programmi politici e pertanto deve essere applicato ed esteso. Il gruppo ha tuttavia raccomandato all'Unione europea di valutare i motivi per cui tale metodo non riceve maggiore attenzione dai responsabili delle politiche nazionali. Le altre raccomandazioni che emergono dalla relazione finale del progetto Wramsoc si riferiscono direttamente alle conclusioni delle valutazioni politiche. Nella relazione si sostiene che le persone più esposte ai rischi derivanti dai problemi assistenziali emergenti devono essere coinvolte più direttamente nel dialogo politico, in modo da tener conto delle loro esigenze insieme a quelle di imprenditori, imprese e organizzazioni sindacali. Infine, più in particolare, i partner del progetto Wramsoc invitano l'Unione europea a valutare la possibilità di concedere ai lavoratori a tempo pieno che si occupano dei familiari più anziani lo stesso diritto ai congedi retribuiti previsto per i genitori. Per ulteriori informazioni e per accedere alla relazione consultare il seguente sito: http://www.Kent.ac.uk/wramsoc/index.htm  
   
   
IL COMMISSARIO KYPRIANOU SOLLECITA UNA MAGGIORE COLLABORAZIONE UE-USA NEL CAMPO DELLA SANITÀ PUBBLICA  
 
Bruxelles, 26 aprile 2005 - Culture differenti hanno indotto Unione europea e Stati Uniti a sviluppare strategie diverse per affrontare gli stessi problemi di sanità pubblica. Eppure le due entità avrebbero molto da imparare l'una dall'altra, e dovrebbero pertanto cercare di stabilire una collaborazione più stretta e mantenere gli impegni riguardo ad alcuni temi reciprocamente rilevanti, afferma il commissario europeo per la Salute e la tutela dei consumatori, Markos Kyprianou. In un intervento relativo ai problemi e alle politiche sanitarie europee e americane presso l'Istituto Europeo di Washington il 20 aprile scorso, il commissario Kyprianou ha invitato Unione europea e Stati Uniti a condividere idee ed esperienze su temi quali le minacce alla salute su scala globale, l'obesità, l'aumento delle spese sanitarie e il ruolo delle tecnologie sanitarie. Sull'argomento delle minacce alla salute su scala globale, il Commissario ha spiegato che l'Ue si sta impegnando per aumentare la disponibilità di vaccini e farmaci antivirali contro l'influenza pandemica. "Abbiamo proposto un partenariato pubblico-privato fra l'Ue, gli Stati membri e il settore dei vaccini per accelerare lo sviluppo dei vaccini pandemici e per imprimere impulso alla produzione", ha affermato il commissario Kyprianou. "Abbiamo proposto inoltre di finanziare i costi dei vaccini da usarsi in caso di pandemie, offrendo in tal modo un incentivo agli Stati membri affinché stipulino con le industrie produttrici contratti di acquisto anticipato, o affinché sviluppino proprie linee di produzione", ha aggiunto. Come ha spiegato il commissario Kyprianou, l'Ue non contribuisce soltanto al rinnovo delle riserve di antivirali o di altri farmaci da usare in caso di emergenze sanitarie, ma anche alla valorizzazione delle strutture sanitarie istituzionali comunitarie. Ha inoltre affermato che uno di questi nuovi organismi, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie è conseguenza diretta dei risultati positivi conseguiti dall'agenzia americana di Atlanta. "Mi auguro che si instaurino stretti legami fra i centri di controllo delle malattie comunitari e statunitensi - in particolare per impegnare i rispettivi settori sanitari e farmaceutici, stabilendo un programma di attività e creando una piattaforma operativa per una maggiore prontezza e capacità di risposta in caso d'emergenza", ha continuato. "L'unione europea e gli Stati Uniti lottano per rallentare e, si spera, invertire il corso dell'epidemia di obesità, oltre ai problemi di salute che ne sono la conseguenza [ ] e ci auguriamo di contribuire a una migliore cooperazione in futuro fra l'Ue e gli Usa", ha proseguito il commissario Kyprianou. Come ha spiegato il Commissario europeo, un altro grave problema che accomuna le due sponde dell'Atlantico è l'aumento della spesa sanitaria, fenomeno in parte dovuto all'innovazione progressiva delle tecnologie e delle tecniche mediche. "Le nuove tecnologie spesso rendono più efficace la cura, ma è altresì essenziale che il loro utilizzo sia basato correttamente su valutazioni e prove", ha affermato il commissario Kyprianou. "Si tratta di un altro ambito in cui desideriamo promuovere la condivisione di esperienze a livello europeo, e ritengo che la cooperazione fra Unione europea e Stati Uniti sia pertanto preziosa anche in questo caso. Si tratta di un contesto in cui gli Stati Uniti potrebbero essere interessati a conoscere meglio le agenzie stabilite in Europa che conducono analisi costo-utilità riguardo alle innovazioni recenti nelle strutture sanitarie esistenti. Un esempio è il National Institute for Clinical Excellence del Regno Unito. "Ribadisco, è un ambito in cui è possibile scambiare dati, analisi, buone pratiche ed esperienze", ha concluso il Commissario.  
   
   
SCIENZIATI EUROPEI SVILUPPANO UNA TECNOLOGIA PER LA DIAGNOSI PRECOCE DEL TUMORE AI POLMONI  
 
Bruxelles, 26 aprile 2005 - Un gruppo di scienziati dell'Università di Liverpool (Regno Unito), in collaborazione con un'impresa belga di nuova creazione attiva nel settore della genomica e con una società britannica di analisi genetica, ha sviluppato una tecnologia altamente innovativa in grado di individuare nei polmoni cellule potenzialmente cancerogene. I ricercatori usano una tecnica di analisi del Dna, chiamata analisi del profilo di metilazione, al fine di individuare i marcatori molecolari allo stadio iniziale del cancro ai polmoni. La metilazione è un meccanismo genetico che provoca l'alterazione di particolari geni nella struttura del Dna. Tale processo modifica il controllo del gene, e lo porta ad "attivarsi" e "disattivarsi" nel momento sbagliato del ciclo cellulare, trasformando così una cellula sana in una cancerogena. "Questa tecnica assume particolare importanza nella ricerca contro il cancro ai polmoni, poiché le alterazioni nello stato di metilazione del Dna sono considerate marcatori nella diagnosi precoce della malattia", afferma Lakis Liloglou, responsabile del Lung Cancer Molecular Biomarkers Group presso l'Università di Liverpool. "Benché l'analisi di metilazione del Dna sia già stata oggetto di ricerca, i metodi usati in precedenza presentavano una serie di limiti tecnici che ne hanno impedito qualsiasi effettivo impiego clinico. Questa nuova tecnologia supera molti dei problemi, abbinando alla precisione di potenti microscopi la possibilità di analizzare più campioni alla volta", aggiunge il dottor Liloglou. Parte della ricerca del gruppo si è concentrata sull'analisi del profilo di metilazione di 47 geni in campioni di polmone di 48 pazienti che hanno fumato per anni. Si sapeva che i geni selezionati erano coinvolti nella progressione del cancro e i ricercatori sono stati in grado di individuare in modo preciso la relazione tra la metilazione del gene nel tessuto normale e nel tessuto tumorale. Tale scoperta avrà, nel lungo termine, un valore enorme nell'individuazione di soggetti ad alto rischio.  
   
   
LA CAMPAGNA DI PREVENZIONE DEL RISCHIO ICTUS “LIFE FOR LIFE IN VIAGGIO CON LA PREVENZIONE”  
 
Milano, 26 aprile 2005 - L’iniziativa è patrocinata da Alice (Associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale), Siia (Società Italiana Ipertensione Arteriosa) e dai Comuni delle città ospitanti. Circa 190.000 nuovi casi in Italia ogni anno, un terzo dei quali mortali e altrettanti destinati a creare invalidità permanente. Con costi per il sistema sanitario che variano da 6.2 a 14.4 miliardi di euro l’anno. Sono le cifre dell’ictus cerebrale, lesione del sistema nervoso ancora poco conosciuta e soprattutto scarsamente “prevenuta” attraverso l’arma più efficace, cioè la riduzione della pressione arteriosa negli ipertesi. Per aumentare la conoscenza degli italiani sui rischi legati all’ipertensione e sulle correlazioni tra questo “killer silenzioso” e l’ictus partirà il 26 aprile da Aosta per terminare il suo percorso - dopo aver fatto tappa in 16 città italiane - a Milano il 20 giugno 2005, la campagna di prevenzione del rischio di ictus Life for Life, in viaggio con la prevenzione. L’iniziativa è patrocinata da Alice - Associazione per la lotta all'ictus cerebrale - e Siia - Società Italiana di Ipertensione Arteriosa - e realizzata con il contributo di Merck Sharp & Dohme e Neopharmed. Per quasi 2 mesi e in 16 piazze italiane un infotir sarà a disposizione di tutta la cittadinanza per distribuire materiale informativo sulla patologia e la sua prevenzione e per offrire gratuitamente - grazie alla collaborazione volontaria di medici specialisti appartenenti ad Alice e Siia - l’esame della pressione arteriosa, un’analisi personalizzata dei fattori di rischio ed eventualmente l'esame doppler carotideo, al fine di dare un’indicazione circa la via da percorrere – in accordo con il proprio medico – per una corretta prevenzione dell’ictus. Che deve mirare soprattutto al controllo pressorio. In Italia, secondo una ricerca recentemente pubblicata su Jama, attualmente è iperteso il 37,7 per cento della popolazione adulta e solo il 32 per cento è trattato. Per molti di questi soggetti in terapia il trattamento non consente comunque di ottenere i risultati voluti in termini di abbassamento della pressione stessa. "La campagna di prevenzione Life for Life, in viaggio con la prevenzione - afferma Gastone Leonetti, presidente Siia - nasce dalla volontà di unire le conoscenze della nostra società scientifica a quelle dell'associazione Alice, per cercare di raggiungere un fondamentale obiettivo comune: fare prevenzione per minimizzare il rischio di ictus." "E' da tempo che Alice si preoccupa di fare informazione su quali siano i fattori di rischio di ictus - aggiunge Giuseppe D'alessandro, presidente di Alice - e su come sia possibile identificarli. Questa campagna è parte integrante delle attività da noi svolte" L'ictus, con i suoi 194.000 nuovi casi l'anno in Italia, continua ed essere uno dei killer più spietati del mondo occidentale dove è la terza causa di morte e la prima di invalidità. Ed il controllo della pressione potrebbe ridurre di molto il numero dei nuovi casi oltre che contribuire ad abbassare le spese sanitarie. Sul fronte scientifico la semplice normalizzazione della pressione arteriosa porterebbe un calo del 59% dei casi di ictus, mentre le stime economiche dicono che pur considerando l’ipotesi di un corretto trattamento della pressione alta in tutti gli individui ipertesi (più o meno quindici milioni di italiani) il costo delle terapie sarebbe comunque inferiore alla spesa annuale per ictus. Diventa quindi fondamentale, a detta degli esperti, identificare i fattori di rischio e trattarli adeguatamente. In questo senso recenti studi hanno dimostrato che attraverso una terapia antipertensiva mirata alla prevenzione dell'ictus è possibile ottenere benefici aggiuntivi proprio su questo obiettivo, oltre a quelli generali riconducibili alla riduzione pressoria. Lo studio Life (Losartan Intervention For Endpoint reduction in hypertension B. Dahlof et al.; lancet 2002; 359:995 – 1003) - uno dei più ampi studi clinici mai condotti su pazienti ipertesi, con ipertrofia ventricolare sinistra - ha mostrato che, confrontando una terapia a base di atenololo con una a base di losartan, quest'ultima - a parità di efficacia nel ridurre la pressione - ha determinato un beneficio maggiore, con un'incidenza più bassa del 25 per cento, di ictus rispetto a quanto ottenuto con l'atenololo, consentendo il controllo dei fattori di rischio e del danno cardiovascolare e renale. Losartan è il primo farmaco antipertensivo che in Italia ha ricevuto dal Ministero della Salute l’indicazione per la prevenzione dell’ictus.  
   
   
ASPIRINA E PREVENZIONE DEI TUMORI: UN FUTURO PROMETTENTE  
 
Milano, 26 aprile 2005 - Pochi farmaci possono vantare la stessa longevità e la stessa vitalità di Aspirina. Dopo oltre cento anni di storia la molecola dell'acido acetilsalicilico continua ad essere uno strumento di cura e prevenzione insostituibile: per il dolore, per le malattie da raffreddamento e l'influenza, per ridurre il rischio ictus e infarti. Ma non solo. Da anni è osservata con attenzione anche dagli oncologi per la prevenzione dei tumori. Numerose ricerche indicano infatti che il suo utilizzo costante, anche in basse dosi, riduce il rischio di sviluppare diverse forme di cancro, in primo luogo quello del colon-retto. Oggi Aspirina è considerata uno dei farmaci più promettenti nella farmacoprevenzione dei tumori, cioè nell'uso di medicinali per prevenire la malattia in persone considerate a rischio. Questi possibili usi non rientrano ancora nelle indicazioni ufficialmente approvate di Aspirina: devono essere pertanto considerati con cautela ma anche con il giusto ottimismo. «Il cancro è una malattia con meccanismi complessi, e di conseguenza complesso è l'argomento della prevenzione. La farmacoprevenzione di alcuni tumori con Aspirina è una possibilità molto interessante, ma non si sostituisce alla regola di evitare gli stili di vita scorretti», puntualizza in proposito Andrea Decensi, direttore della Struttura complessa di Oncologia Medica e Preventiva dell'Ente ospedaliero Ospedali Galliera di Genova e direttore della divisione di farmacoprevenzione dell'Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano. Il futuro di Aspirina in questa direzione potrebbe coinvolgere milioni di persone e prevenire migliaia di casi di malattia ogni anno: tra i tipi di cancro che sembrano più sensibili alla sua azione di prevenzione ci sono infatti alcuni dei più diffusi e con alta mortalità, come il cancro dell'intestino (colon-retto) e della mammella. La nuova risorsa di un farmaco sorprendente. Perché un farmaco antinfiammatorio nato per curare febbre, dolore e raffreddori può avere un effetto di prevenzione così importante? «Esiste uno stretto legame tra infiammazione e carcinogenesi – spiega Decensi – che è già noto da tempo agli oncologi. Aspirina ha finalmente attirato l'attenzione su questo legame e ha fornito le prove cliniche della sua importanza: riducendo l'infiammazione si riduce anche il rischio di tumore». Colon retto: una certezza la prevenzione con Aspirina. Non ci sono più dubbi sulle possibilità di prevenire il cancro dell'intestino (colon-retto) con Aspirina a basse dosi. È stato dimostrato che Aspirina previene la formazione di nuovi polipi, spiega Andrea Decensi, che a volte possono degenerare in tumore maligno. Prevenirne la formazione significa quindi prevenire diversi casi di cancro. «Probabilmente entro dieci anni la prevenzione del cancro del colon retto con Aspirina sarà diventata una prassi abituale, proprio come la prevenzione degli infarti e degli ictus», aggiunge. Sarà riservata alle persone a rischio, come quelle che hanno già avuto un cancro dl colon retto o un polipo, oppure quelle con precedenti in famiglia. Secondo gli studi già completati l'assunzione di Aspirina riduce di almeno il 30 per cento la probabilità che si formino nuovi polipi. Le altre forme di cancro. Per altre forme di cancro, come quello della mammella, della prostata, dell'esofago e dello stomaco, esistono dati incoraggianti, secondo i quali chi consuma abitualmente aspirina (almeno una volta a settimana) è più protetto verso la malattia. «Ma non ci sono studi così importanti – precisa Decensi – come quelli che abbiamo sul colon-retto. Per dire qualcosa di certo sugli altri tumori ci vorranno almeno altri cinque anni». Tutti i vantaggi di Aspirina. Bassi dosaggi. Fare prevenzione dei tumori con Aspirina significa assumerla in modo costante per lunghi periodi, anche anni. Ci sono tutte le premesse per pensare, sostiene Decensi, che questo sarà possibile in tutta sicurezza, dal momento che sono sufficienti basse dosi giornaliere. Per i polipi intestinali, ad esempio, l'effetto di protezione compare a dosi di 80-100 mg al giorno, come quelle che sono prescritte per la prevenzione cardiovascolare. La protezione cardiovascolare. L'uso di Aspirina in prevenzione oncologica offrirebbe l'importante vantaggio di proteggere efficacemente anche dalle malattie cardiovascolari, ictus e infarti in primo luogo. Economica e reperibile. Aspirina è un farmaco di costo contenuto e facilmente reperibile. Anche con questo utilizzo potrebbe portare a grandi benefici in termini di salute pubblica. «Tenendo conto di tutti i benefici che Aspirina offre e che sono già certi – conclude Andrea Decensi – ora vale la pena di fare un grande sforzo per verificare se può contribuire alla prevenzione oncologica».  
   
   
GRADNIK: LA CURA DEI TUMORI CON I FARMACI BIOTECH  
 
Padova, 26 aprile 2005 - Roberto Gradnik, Presidente Assobiotec, ha sottolineato alla fiera “Bionova” gli obiettivi di Assobiotech, l’associazione delle aziende italiane che si occupano di biotecnologie nel settore della sanità, dell’agroalimentare e ambientale. Assobiotech vuole continuare ad interagire con le istituzioni perché vengano sempre di più attivate le norme, gli aiuti economici e i regolamenti per lo sviluppo del settore. Le Università sono il secondo importante interlocutore perché questo significa proseguire sulla strada della collaborazione. Comunicare i vantaggi e il potenziale delle biotecnologie a tutta la comunità è l’altro importante obiettivo di questa associazione, nata nel 1987. I progetti di Assobiotech – afferma Gradnik – riguardano soprattutto la ricerca in oncologia, nella cura delle malattie rare di base genetica, come quelle del metabolismo, nella produzione dei vaccini biotecnologici di qualità superiore a quelli tradizionali, perché più puliti e evitano il rischio di contagio. In campo oncologico i primi tumori affrontati con i farmaci biotecnologici sono la leucemia e i linfociti, ma quelli che si stanno sviluppando ora sono farmaci per la cura dei tumori solidi. I farmaci biotecnologici – come sottolinea Gradnik - danno meno problemi di quelli chimici, sono più potenti, naturalmente quando vengono usati nel modo corretto. L’importanza dei farmaci biotecnologici emerge dallo sviluppo delle aziende cha fanno ricerca nel Biotech.  
   
   
ARRIVANO I FARMACI MIRATI: MENO DEGENZE, MENO COSTI  
 
Padova, 26 aprile 2005 - Meno degenze e più brevi: questo il futuro nell’impiego dei medicinali biotecnologici. È quanto emerso dalla tavola rotonda che si è tenuta questa mattina all’interno di Bionova, salone internazionale delle biotecnologie alla Fiera di Padova che si è chiusa, venerdì 22 aprile. I farmaci sviluppati da biotecnologie saranno biocompatibili e attaccheranno soltanto i tessuti malati. Le lunghe degenze diminuiranno, abbattendo così i costi delle cure mediche. Il dibattito, organizzato da Farmindustria e Assobiotec, è stato moderato dalla anchor woman Cesara Buonamici e ha visto la partecipazione straordinaria di Marco Columbro, testimone diretto delle possibilità rivoluzionarie delle biotecnologie. L’agenzia Nazionale del Farmaco, nata per volere governativo come organo coordinatore degli sforzi di ricerca e la tutela dei pazienti, era rappresentata da Guido Rasi, che ha individuato nell’abbattimento dei costi la via da seguire. Stefano Inglese, Responsabile Nazionale del Tribunale dei Diritti del Malato, ha ribadito che costi più bassi permettano l’allargamento del bacino d’utenza dei farmaci biotecnologici. L’intervento del professor Leonardo Santi, Presidente del Comitato Nazionale per la Biosicurezza e le Biotecnologie, ha sottolineato che industria farmaceutica e istituzioni devono collaborare per fornire un’informazione puntuale. Già oggi 250.000 pazienti vengono inconsapevolmente curati ogni anno con farmaci biotecnologici. L’obiettivo deve essere la sensibilizzazione del grande pubblico. Secondo la professoressa Enrica Marra, Direttore della Divisione Ematologia dell’Ospedale Riguarda di Milano, si deve investire sulla formazione dei medici giovani, portandoli direttamente al letto del paziente. Solo attraverso una conoscenza puntuale le “straordinarie armi a disposizione della scienza medica” saranno utilizzate al meglio. A differenza delle terapie tradizionali, i farmaci biocompatibili saranno come “missili che colpiscono il bersaglio” senza distruggere i tessuti sani e sfateranno il motto “una medicina per ogni malattia”. La tendenza è la cura delle cause delle patologie, individuabili a livello genetico, piuttosto che i sintomi.  
   
   
LO YEBN LANCIA UN SONDAGGIO SULLA FUGA DI CERVELLI NEL SETTORE DELLE BIOTECNOLOGIE  
 
Bruxelles, 26 aprile 2005 - Lo Young European Biotechnology Network (Yebn), organizzazione che rappresenta i giovani ricercatori europei nel settore delle biotecnologie, ha avviato il progetto "European job migration" invitando gli interessati a rispondere a un breve questionario. Il progetto è stato ideato al fine di evidenziare alcuni dei principali ostacoli che giovani ricercatori e specialisti si trovano ad affrontare quando valutano le possibilità di carriera nel settore delle biotecnologie in Europa, nonché individuare aree e azioni in cui sia necessario l'intervento dei decisori politici europei. Lo Yebn si propone di esaminare le risposte di oltre 1.000 giovani ricercatori nel settore delle biotecnologie impegnati a tempo pieno nello studio o nell'attività lavorativa, e appartenenti a tutte le aree di specializzazione. Per maggiori informazioni e per rispondere al questionario consultare il sito: http://www.Yebn.org/portal/index.php?module=pnesp&func=view&sid=81  
   
   
ASSOBIOTEC E FARMINDUSTRIA A BIONOVA  
 
Padova, 26 aprile 2005 - Le aziende farmaceutiche del biotech sono pronte ad avviare una collaborazione sempre più proficua con le Istituzioni. Solo così si potranno rilanciare la ricerca e gli investimenti delle imprese nazionali e multinazionali e contribuire alla crescita economica e scientifica del Paese. L'invito al dialogo è stato lanciato dalle imprese biotech nel corso del convegno "Biotecnologie per la salute: le soluzioni di oggi e le opportunità per il futuro" che si svolge oggi a Padova nell'ambito di "Bionova – Salone Internazionale Biotecnologie e Bioingegneria". Puntare sul settore biotech significa consolidare i risultati sinora ottenuti nel campo della salute e aprire le porte a concrete speranze di nuove cure per il prossimo futuro. E questo è possibile con una politica nuova che consideri le imprese del farmaco una opportunità per l'Italia. Le imprese sono state chiamate, molte volte in questi anni, a contribuire al conseguimento di rigidi obiettivi di spesa, in via quasi esclusiva. Questi obiettivi sono stati raggiunti con sacrifici reali da parte delle singole aziende e del comparto nel suo complesso. E' ora, quindi, di concentrarsi sulla "catena di valore", anche economico, generato dall'industria farmaceutica e biotech. Le aziende sono pronte a fare la loro parte e a rispondere responsabilmente – come chiede anche l'Agenzia italiana del farmaco – per coniugare la gestione della spesa farmaceutica con la necessità di investire in ricerca. Le biotecnologie sono una parte fondamentale del presente e del futuro della ricerca farmaceutica e rappresentano un settore chiave per lo sviluppo socio-economico e per il miglioramento della qualità di vita di un Paese. In Italia le aziende biotech che si occupano di salute sono il 70% del totale delle imprese biotecnologiche presenti sul nostro territorio. Con 21 farmaci in via di sviluppo clinico il nostro Paese si colloca al 6° posto in Europa. Un esempio di Regione all'avanguardia è il Veneto: il 31% della spesa in ricerca industriale del territorio è effettuato dalle aziende farmaceutiche e biotech, dato che rappresenta il 14% della spesa globale regionale (pubblica e privata). L'italia può, quindi, aspirare a svolgere un ruolo trainante nello sviluppo della biomedicina creando le condizioni per attrarre gli investimenti in un campo ad alto rischio quale è quello della ricerca biotecnologica. Perché questo accada è necessario un quadro normativo stabile, una politica dei prezzi e norme fiscali, già presenti in altri Paesi industrializzati, che siano in grado di incentivare innovazione e ricerca. Da ultimo, dando atto al Governo dell'abolizione dell'Irap sugli addetti alla ricerca con la Finanziaria 2005, le aziende biotech auspicano che si concretizzi l'attuazione di una misura più ampia consistente nella soppressione dell'Irap nel suo complesso o quantomeno su tutto il costo del lavoro. Uno dei nodi più urgenti da sciogliere è l'implementazione della direttiva sulla protezione brevettuale per le invenzioni biotecnologiche che, pur approvata nel '98, non è stata ancora introdotta nell'ordinamento nazionale. La tutela della proprietà intellettuale è più che mai necessaria, perché senza il brevetto, e quindi senza una adeguata protezione degli investimenti in ricerca, le piccole imprese ed i centri di ricerca italiani non potranno partecipare adeguatamente all'innovazione biotech. I farmaci e i vaccini frutto della ricerca biotech sono circa duecento, utilizzati da più di 200 milioni di pazienti nel mondo. Inoltre, circa il 40% dei nuovi farmaci registrati sono "biomolecole": quindi, tra i farmaci approvati nel 2003, 2 su 5 sono di origine biotecnologica. Se poi si aggiungono anche le molecole di sintesi individuate grazie alle biotecnologie, il totale dei nuovi farmaci originati dall'applicazione delle moderne tecnologie biologiche sale ad oltre il 50%.  
   
   
NANO E BIOTECNOLOGIE: 42MLN DI EURO PER LE IMPRESE DEL VENETO LA REGIONE VENETO CON 18 PROGETTI PROTAGONISTA DELL’INNOVAZIONE TECNOLOGICA. COINVOLTE 39 IMPRESE E 40 REALTÀ DI RICERCA DI TUTTA LA REGIONE  
 
Padova, 26 aprile 2005 - È un segnale forte quello che il Nord Est ha voluto dare alla 4° edizione di Bionova, il salone internazionale delle biotecnologie che ha messo a confronto il mondo scientifico e le aziende con le più innovative scoperte in campo diagnostico, alimentare, farmaceutico. In particolare la Regione Veneto ha partecipato con un’iniziativa che vede coinvolti 18 progetti in avanzata realizzazione, 39 imprese venete e 40 realtà di ricerca. Un segno di attenzione e di concretezza che candida il Veneto come area privilegiata delle biotecnologie in Italia. Un settore che vede il nostro paese al sesto posto in Europa. Forte l’interesse per i progetti espresso da operatori e ricercatori presenti alla rassegna padovana in particolare nei settori agroalimentare, ambientale, chimico - farmaceutico e diagnostico. Nell’intervento di apertura è emerso come la Regione Veneto investirà sui progetti nano e biotecnologie 42 mln di euro nel prossimo triennio messi a disposizione da Regione e Miur Bionova si è conclusa oggi con oltre 6000 visitatori. Presenti oltre 110 espositori e 151 relatori da Europa, Usa, Canada, Israele. Oltre a temi significativi per l’economia, la medicina e la bioetica, tra cui: il finanziamento al settore biotech, i farmaci innovativi, nanotecnologie e nanoscienze e banca dati criminale del Dna, la manifestazione ha presentato molte curiosità come Il cuore tascabile, un sistema portatile di assistenza cardiaca che pesa mezzo chilo e che sostituisce il cuore malato; e Le mele senza macchia, che non ammuffiscono e che sono indenni da quelle antiestetiche macchioline nere che non piacciono al consumatore.  
   
   
LA CHEVROLET AVEO (KALOS) DEBUTTA AL MOTOR SHOW DI SHANGAI  
 
Roma, 26 aprile 2005 - Prima mondiale per la nuova Chevrolet Aveo (Kalos in Italia) all’Auto Shanghai 2005, il più importante salone automobilistico cinese dell’anno. La nuova berlina, sviluppata in Corea da Gm Daewoo Auto & Technology (Gm Daewoo) con il supporto del Pan Asia Technical Automotive Center (Patac) di Shangai, sarà messa in vendita in più di 120 paesi. La versione europea raggiungerà i mercati del Vecchio Continente nella primavera del 2006. La Aveo sarà costruita e commercializzata in Cina dalla Shangai General Motors che, come il Patac, è una joint venture tra Gm e la Shangai Automotive Industry Corp. Group (Saic). “La nuova Aveo è un esempio calzante di come Gm stia utilizzando le nostre risorse domestiche e globali per lo sviluppo di prodotti d’avanguardia personalizzati per i differenti mercati”, ha detto Troy A. Clarke, Vice Presidente Gm Group e Presidente di Gm Asia Pacific. “A completamento della nostra ampia gamma di prodotti costruiti localmente e importati, prevediamo di lanciare il nuovo modello in Cina entro il prossimo anno”. “Dal punto di vista stilistico, questa è un’automobile completamente nuova”, ha spiegato David Lyon, Direttore Esecutivo di Gm Asia Pacific Design e Gm Daewoo Design. “Abbiamo conferito all’esterno un look più dinamico. Gli interni, già di per sé piacevoli, sono stati ulteriormente arricchiti grazie all’adozione di una serie di soluzioni pratiche che ne migliorano il comfort complessivo”.La Aveo è un berlina dalle linee completamente nuove. I paraurti anteriori e posteriori, la griglia del radiatore, i fanali anteriori e posteriori, gli specchietti retrovisori, le maniglie, i cerchi in alluminio e i copriruota sono stati tutti disegnati per dare alla berlina un proprio carattere, differente dalla versione a due volumi. La Aveo presenta un passo di 2.480 mm e un’altezza di 1.495 mm. La lunghezza di 4.310 mm e la larghezza di 1.710 mm la pongono al vertice della sua categoria. Generose dimensioni esterne per un altrettanto generoso spazio interno. La struttura del telaio della Aveo adotta anteriormente sospensioni indipendenti con montanti Mcpherson e ponte semirigido al retrotreno. La scatola dello sterzo a cremagliera è montata sul sottotelaio anteriore, per un migliore assorbimento delle asperità del terreno nonché precisione e stabilità di guida. Il servosterzo idraulico garantisce alla Aveo un elevato comfort di marcia. Le carreggiate anteriori e posteriori (rispettivamente di 1.450 e 1.430 mm) sono tra le più ampie della categoria e forniscono un’ottima maneggevolezza e tenuta di strada. La Aveo commercializzata in Cina sarà disponibile con due motori da 1.4 e 1.6 litri a 4 cilindri, Dohc, e un cambio manuale a 5 marce o automatico a 4 rapporti.  
   
   
MERCEDES-BENZ CONSEGNA IN CINA 100 AUTOCARRI ACTROS SECONDO MAGGIORE ORDINE DELL'AZIENDA CINESE DEL GAS GUANGHUI LNG  
 
Stoccarda/Shanshan, 26 aprile 2005 - Cento autocarri Mercedes-benz Actros 2640 acquistati dalla società cinese Xinjiang Guanghui Liquefied Natural Gas Development Co., Ltd. (Guanghui Lng) sono stati consegnati all'inizio di Aprile nella provincia di Shenzhen/guangdong. Per raggiungere Shenzhen gli autocarri hanno attraversato, con un simbolico percorso, ben otto provincie della Cina. E' la seconda volta dal 2003 che la società cinese si rivolge alla Casa di Stoccarda dalla quale acquistò allora, per far fronte allo sviluppo dei suoi affari, 200 autocarri pesanti Actros 2040. "Mercedes-benz assicura al mercato cinese non solo i prodotti più affidabili, sicuri e tecnicamente avanzati, ma anche i migliori servizi di assistenza al cliente attraverso un costante sviluppo della sua attività nel settore dei veicoli industriali" ha commentato Thomas Nothdurft, Vice Presidente Daimlerchrysler China Ltd. Nel corso di un viaggio lungo oltre 4.500 chilometri attraverso 8 provincie della Cina, i 100 autocarri Mercedes-benz Actros 2640 si sono mossi in colonna dalla città di Shenzhen nella Cina meridionale lungo le provincie di Hunan e di Hubei e la pianura centrale della Cina, e quindi verso occidente dalla città di Zhengzhou lungo l'antica Via della Seta, l'Altipiano di Loess ed il Deserto dei Gobi, fino a raggiungente la Contea di Shanshan, dov'è la base industriale della produzione di gas liquido della società Guanghui Lng. Il "Source-tracing Journey" è stato organizzato da Daimlerchrysler e da Guanghui Lng. In Cina, dove l'intera società ha dato massima priorità alla protezione ambientale, il gas naturale è una fonte di energia verde che negli ultimi anni è stata oggetto di grande apprezzamento per le sue caratteristiche di pulizia, compatibilità ambientale ed efficienza. Per consolidare la sua posizione di costruttore mondiale di veicoli industriali, oltre a costruire in Cina pullman ed autobus attraverso società in joint-venture, Daimlerchrysler si sta preparando a collaborare con i suoi partner cinesi per costruire localmente autocarri e veicoli commerciali. I veicoli Mercedes-benz Actros, Axor, Atego ed Unimog hanno ottenuto grandi consensi fin dalla loro introduzione sul mercato cinese.  
   
   
BEAUTY SO DIFFICULT: NUOVE GENERAZIONI DI ARTISTI A CONFRONTO MILANO, PALAZZO DELLE STELLINE 28 APRILE - 23 LUGLIO 2005  
 
 Milano, 26 aprile 2005 - Il percorso espositivo è composto da due momenti temporalmente separati. La prima parte della mostra, dal 28 aprile all’11 giugno, curata da Michele Robecchi, presenta opere di Pavel Braila, Alex Cecchetti, Ceal Floyer, Chris Gilmour, Shirana Shahbazi. La seconda (16 giugno - 23 luglio), dal titolo Beauty Not so difficult, è curata da Marco Cingolani. L’iniziativa allestita negli spazi del Palazzo delle Stelline è promossa dalla Fondazione, con il contributo della Regione Lombardia e il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, della Provincia di Milano e del Comune di Milano. La mostra è inserita nell’evento “Arteaperta - seconda edizione”, organizzato da Provincia di Milano Assessorato alla Cultura, culture e integrazione in collaborazione con Fondazione Fiera Milano, che coinvolgerà giovedì 28 aprile, in occasione di Miart2005, gallerie e istituzioni milanesi, con l’apertura straordinaria fino alle ore 24. La Fondazione Stelline lancia alle giovani generazioni dell’arte contemporanea, attraverso la mostra Beauty So Difficult, la sfida di un confronto inedito con il tema della bellezza, chiedendogli di realizzare opere appositamente pensate per l’iniziativa e per gli spazi del Palazzo delle Stelline. Affinché questa sfida offra ai visitatori un ampio differenziato sguardo sul tema scelto, la mostra è stata concepita in due momenti distinti: la prima sezione, dal 28 aprile all’11 giugno è stata affidata alla cura di Michele Robecchi che ha selezionato cinque artisti italiani e stranieri; la seconda a Marco Cingolani che presenterà, dal 16 giugno al 23 luglio, i lavori di undici giovani artisti italiani. Il risultato, allestito nella sala del Collezionista e negli storici Chiostri potrà essere apprezzato da un pubblico che segue non solo l’arte contemporanea ma che guarda con passione e attenzione il fatto artistico nelle sue varie forme ed espressioni. “La bellezza, così ardua… – così va tradotto il verso inglese dei Canti Pisani di Ezra Pound “Beauty so difficult” che ha ispirato questa mostra – è un fatto che interroga tutti noi”. “Permane ancora nell’uomo e, quindi, soprattutto nell’uomo contemporaneo, un’esigenza insopprimibile di bellezza? Dire che la bellezza è difficile sottintende che la si stia cercando. E allora dov’è, andiamola a cercare, o meglio andiamo a vedere, le espressioni di oggi cosa ci mostrano”. Questo si sono chiesti Jean Clair, Claudia Gian Ferrari ed Elena Pontiggia che compongono il Comitato Scientifico della Fondazione. Il Comitato ha così suggerito alla Fondazione di affidarsi alla libertà interpretativa di due importanti critici, Michele Robecchi e Marco Cingolani, e al loro modo di concepire e di cercare un dialogo e un confronto sul tema, sia con il mondo dell’arte, sia con il singolo visitatore, arrivando a studiare nel percorso espositivo uno spazio per una buca delle lettere come strumento di raccolta di pensieri e giudizi, e che faciliterà una riflessione da parte del pubblico. Due sono perciò le rassegne, con due sottolineature e visioni che già da subito si presentano diverse tra loro. La prima Beauty, So Difficult con un respiro europeo; la seconda Beauty, Not So Difficult solo con italiani. Artisti tutti giovani, alcuni già affermati. Due tappe di un percorso su un unico tema ma due concezioni diverse a confronto fin dal titolo. “Una volta di più, la Fondazione investe per la città, per l’arte contemporanea e per la formazione di un dibattito, - sottolinea il Presidente Camillo Fornasieri – diventandone punto di riferimento e osservatorio privilegiato”. Si comincerà dunque il 28 aprile (fino all’11 giugno) con le opere di Pavel Braila, (vive e lavora a Chisinau, Repubblica Moldava), Shirana Shahbazi, (iraniana, vive e lavora a Zurigo), Ceal Floyer (pakistana, vive e lavora a Berlino), Alex Cecchetti (vive e lavora a Milano), Chris Gilmour (inglese, vive e lavora a Trieste). Robecchi, critico e curatore a livello internazionale, punta sulla contemporanea visione che nasce da culture del mondo diversissime proprio perché unite da questa comune tensione e afferma: “La bellezza non va indagata in un ritorno a espressioni tradizionali e confortanti, bensì in concezioni più personali solo in apparenza distanti” … “Perfino la bellezza cosiddetta “classica”, si è adattata all’evoluzione del mondo e dell’occhio di chi lo abita. La concezione del bello non è stata alterata o sostituita si è piuttosto aggiornata, arricchendosi lungo la strada degli stessi elementi che hanno dilatato il sapere e l’esperienza degli individui che l’hanno pensata”. Il video-documentario di Pavel Braila testimonia la storia degli abitanti di una comunità rom di Soroca, località nord-orientale della Repubblica di Moldavia: una decina di anni fa iniziarono a costruire in cima a una collina una serie di ville lussuose in stile barocco locale ma con la totale assenza di infrastrutture basilari come l’acqua corrente o l’impianto di riscaldamento! “Barons’ Hill”, e’ la sintesi perfetta dell’incongruente bellezza di questa nuova utopia architettonica, destinata a consegnarsi alla storia come un capitolo indecifrabile. Il filmato è proiettato simultaneamente su sei schermi, per glorificare il dispendio di energie e di mezzi impiegati per dare vita a un’oasi fantasma di benessere e potere senza enfatizzazioni, scorrendo su un binario parallelo fatto di ironia e malinconia. I paesaggi di Alex Cecchetti sono invece quasi l’opposto. Un soggetto affascinante e misterioso come il bosco - protagonista indiscusso dell’immaginario infantile e adulto – invaderà come pittura i muri della Sala restituendo la visione della natura cupa e tenebrosa, accentuando la solitudine dell’io-spettatore. Un’atmosfera falsamente statica, dove si ha in realtà la sensazione che qualcosa stia sempre per accadere. “Warning Birds” di Ceal Floyer, scultrice raffinata e minimale ha partecipato alla Biennale di Venezia (2003), realizzerà la forza delle idee a partire dalla loro dimensione naturale. Tutti i vetri del Chiostro dello storico Palazzo delle Stelline saranno invasi da stormi di falchi. Un fotogramma permanente nel cuore di Milano di migliaia Adesiviuccelli, i “warning birds” in cui ci si imbatte in qualche autostrada nostrana o europea. Da segnale di pericolo a poesia di una natura persa e adesso fortemente desiderata. Il mago-artista-artigiano del cartone, con cui fa ciò che vuole, Chris Gilmour esprime la sua visione di bellezza nobilitando l’estetica e la forma del materiale considerato comunemente secondario. Gilmour mette a dura prova le sue straordinarie abilità manuali costruendo, attraverso il costante ausilio della tenuta dello stesso supporto, la “qualsiasi cosa del nostro quotidiano”, una replica perfetta di una Fiat 500, una Lambretta, una macchina da scrivere, un pianoforte a coda e biciclette. Tematiche tipiche dell’antica iconografia artistica come la “natura morta” o “lo sposalizio” sono i soggetti cercati da Shirana Shahbazi, che ha partecipato alla Biennale di Venezia (2003). In una forma linguistica innovativa che mette a nudo la familiarità, facendo sbucare nel nostro tempo quel classico genere dell’arte, il ritratto. La serie “Real Love”, è una raccolta di immagini nuziali che l’artista ha fotografato per il mondo. Al catalogo della prima rassegna, a cura di Silvana Editoriale, disponibile all’inaugurazione, seguirà il secondo Catalogo che sarà raccolto in un unico cofanetto per essere distribuito nelle Librerie. Dal 16 giugno al 23 luglio toccherà a Marco Cingolani proporre il risultato della sua visione della bellezza: “Ma perché la bellezza dovrebbe essere difficile? Siamo noi ad essere difficili e diffidenti a una sua disponibilità; lei, la bellezza, è disponibile, nella quotidianità. Nel gesto domestico c’è la massima concentrazione di spiritualità e di bellezza.”. La sezione Beauty Not So Difficult sarà il risultato dell’incontro e delle discussioni di un gruppo di giovani artisti (Nunzio De Martino, Alessandro Di Giugno, Andrea Di Marco, Ciriaca Erre, Laura Fantacuzzi, Michela Forte, Glückstraße, Sabina Grasso, Andrea Mastrovito, Stefania Romano, Laboratorio Saccardi) selezionati dal curatore in questi mesi. Sono tutti italiani, giovanissimi, alcuni dei quali esordienti. Vivono a Milano e a Palermo. Www.stelline.it  
   
   
VITTORE FRATTINI. LUMEN E ALTRE IMMAGINI. IL LUNGO VIAGGIO DEL SEGNO, GALLERIA CIVICA D’ARTE MODERNA DI SPOLETO 21 MAGGIO - 18 GIUGNO 2005  
 
Milano, 26 aprile 2005 - Il giorno sabato 21 maggio, alle ore 18 presso gli spazi espositivi della Galleria civica d’arte moderna a Palazzo Collicola (piazza Collicola) a Spoleto verrà inaugurata la mostra antologica di Vittore Frattini. Lumen e altre immagini. Il lungo viaggio del segno, a cura di Martina Corgnati. In questa importante occasione verranno presentate circa ottanta opere, realizzate con le tecniche e i materiali più diversi, che rappresentano una selezione significativa dell’intera produzione dell’artista lombardo (nato a Varese nel 1937, dove vive e lavora) e consentono di ripercorre per intero il suo percorso incominciato alla fine degli anni Cinquanta sotto la guida del padre, lo scultore Angelo Frattini. Si tratta di opere che risentono dell’antica e complessa dedizione dell’artista non solo alla plastica ma alla pittura, alle arti applicate (bellissimi in particolare i suoi vetri) e al lavoro ambientale; opere che coniugano la lezione oggettuale della pop art nella decisa artificialità, ludica, del colore, al purismo concretista del colorfield americano nella versione più rigorosa, ad una certa fondamentale gioiosità e piacere della forma che caratterizza, si può dire, tutta la produzione di Frattini. Particolarmente significativa è la versatilità linguistica e il gusto sperimentale, che nel tempo ha portato l’artista in contatto con le tecniche espressive e, come si è detto, i materiali più diversi: non a caso in mostra verranno esposte terrecotte e legni, strutture tridimensionali in legno e tele dipinte, tradizionali disegni e dipinti su tela e carta, mosaici, vetri e poi le coraggiose strutture in metallo colorato, strutture aeree e leggere che consentono al segno di dispiegarsi libero, direttamente nello spazio, e che costituiscono forse il contributo più originale e caratteristico della ricerca di Frattini dalla fine degli anni settanta ad oggi. Va osservato però che, nel quadro di questa sistematica variazione e attitudine sperimentale, si esprime una lunghissima fedeltà a pochi elementi essenziali, e soprattutto alla vita di questo segno mosso e dinamico che, prendendo le mosse dal “gesto” informale, viene purificandosi e decantandosi fino a realizzarsi come elemento generativo di forma e di spazio, indipendentemente dai materiali scelti. Nel panorama attuale dell’arte italiana, Vittore Frattini è fra i pochissimi artisti ad aver provato a ripensare con coerenza e continuità al destino della forma plastica e della scultura, pur senza mai perdere di vista la delicatezza e la pregnanza dinamica del suo tipico segno, nemmeno nelle realizzazioni più apertamente monumentali. Fra queste si ricordano soltanto il Monumento a Giovanni Borghi (2001) nella piazza dello stadio di Varese, la Grande V per Malpensa (2002), che si innalza appunto presso l’aeroporto omonimo, e la Fontana del 2003-2004. Vittore Frattini ha esordito pubblicamente come artista nel 1960. Fra le sue principali mostre personali si ricordano quella al Museo della Permanente di Milano (1964), all’Atelier Donati di Zurigo (1975), ai Musei Civici di Villa Mirabello di Varese (1984), al Chiostro di Voltorre a Varese, presentato da Giuseppe Panza di Biumo (1988), alla Limn di San Francisco, Usa (1999). Decine e decine le collettive nei maggiori spazi espositivi, italiani ed europei. Nel 2002 la casa editrice Skira gli ha dedicato un’ampia monografia, presentata al Palazzo Delle Stelline di Milano. Oggi espone a Spoleto per la prima volta. La mostra sarà accompagnata da un catalogo, edito da Mazzotta, con la riproduzione di tutte le opere esposte, apparati e un testo critico della curatrice. La mostra rimarrà aperta da sabato 21 maggio a sabato 18 giugno 2005. E.mail: gcamspoleto@virgilio.It  spoleto@sistemamuseo.It  
   
   
UN METRO CUBO ESATTO  
 
Faedo Casa a Chiampo (Vi), 26 aprile 2005 - Il 14 maggio 2005 alle ore 18:30, nello spazio espositivo Faedo Casa a Chiampo (Vi), via Bruno Dal Maso 65, inaugurazione della mostra E1 metro cubo esatto. Capita spesso d¹incappare, nel vivere quotidiano, in metri cubi: nel consumo del gas metano conteggiato in una bolletta, nella cubatura di un immobile, nella quantificazione di una pioggia torrenziale, nel prezzo di vendita di un materialeŠ Questa precisa dimensione sfugge ai nostri sensi. Gli artisti interpreteranno a loro modo questa ingombrante misura volumetrica. I vari oggetti saranno sistemati lungo gli spazi arredati del negozio, al fianco dei mobili di design attuale. Tabula Rasa è un gruppo culturale d’una quarantina di soci tra architetti, designer, artisti, stilisti, grafici, che opera nel Veneto dal 2003. Il suo scopo è promuovere la creatività come mezzo di comunicazione, utilizzando spazi espositivi che prestano i loro luoghi, ove organizza eventi a tema. Nello spazio Faedo partecipano Elvezia Allari, Marco Noaro, Arcangelo Di Donato, Dino Bagnara, Mauro Cazzaro e Riccardo Fracasso, Alessandro Cardinale, Cristina Gori, Rossella Benetollo, Francesca Romana Corradini, Alessandro Miatto, Luisa Malatesta, Carlo Guazzo, Ivana Ceresa, Francesco Caberlon, Silvia Bonin, Stefania Lai, Andrea Moretto e Andrea Malacchini, Gruppodue, Assunta D'auria, Sandro Doralice, Defrag=alessandra Pasetti + Piero Cavagnoli, Andrea Fantinato e Manopolo L¹ideazione e grafica e¹ di Carlo Guazzo La Coordinazione di Francesca Romana Corradini, Elvezia Allari, Carlo Guazzo L¹organizzazione di Tabula Rasa. La mostra resterà aperta fino al 30 giugno 2005 con orario continuato 10:00 19:00 dal martedì al sabato compresi. Domenica e lunedì chiuso. Www.tabularasadesign.it  
   
   
LA SANTA CATERINA IN TRONO DI BARNABA DA MODENA GENOVA GALLERIA NAZIONALE DI PALAZZO SPINOLA 21 APRILE - 3 LUGLIO 2005  
 
Genova, 26 aprile 2005 - L’esposizione allestita presso la Galleria Nazionale di Palazzo Spinola è dedicata alla presentazione al pubblico della tavola raffigurante Santa Caterina in trono con devoti realizzata dal pittore Barnaba da Modena e di recente acquisita dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali per destinarla al museo genovese. L’evento si colloca nella scia della mostra “Joos van Cleve e Genova. Intorno al Ritratto di Joos van Cleve” (Genova, Galleria Nazionale di Palazzo Spinola, 31 gennaio-13 aprile 2003), manifestazione che costituì uno straordinario momento per sottolineare le scelte operative che contraddistinguono, soprattutto negli ultimi anni, l’allestimento della Galleria Nazionale della Liguria e gli incrementi conseguenti alle proposte inviate al superiore Ministero, ovvero il recupero di fondamentali tasselli delle vicende figurative che caratterizzarono l’ambiente culturale ligure, con particolare attenzione per quegli esempi limitatamente presenti nelle collezioni dei musei genovesi. L’esposizione, allestita in una delle sale del terzo piano della Galleria Nazionale di Palazzo Spinola, permetterà inoltre di illustrare sia gli esiti del restauro eseguito sulla tavola nel corso del 2004 da Franca Carboni sotto la direzione di Farida Simonetti, sia i risultati delle indagini diagnostiche (radiografia, riflettografia infrarossa, fotografia all’infrarosso in falso colore, fotografia a colori della fluorescenza da raggi ultravioletti, spettrofotometria di fluorescenza di raggi X, misure di riflettanza) effettuate per l’occasione da Danilo Cafferata e Silvia Romagnoli del centro diagnostico per i beni culturali Artemateria di Genova e Milano in collaborazione con l’Istituto di Fisica Generale Applicata dell’Università degli Studi di Milano (laboratorio di Archeometria diretto dal prof. Mario Milazzo), indagini i cui risultati permetteranno di raggiungere una maggiore conoscenza della tecnica pittorica del maestro e dei materiali utilizzati. In occasione della comparsa del dipinto all’asta dedicata alla pittura antica organizzata dalla Casa d’Aste Finarte di Milano il 27 marzo 2002, la Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico della Liguria inoltrò allo stesso Ufficio competente con sede a Milano una comunicazione con la quale richiedeva, in considerazione dell’importanza artistica e dell’alta rilevanza storica della tavola, l’avvio ai sensi di legge del procedimento di dichiarazione di interesse particolarmente importante. Nel maggio dello stesso anno la Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico della Liguria ha successivamente avviato con i proprietari del dipinto una trattativa privata, conclusasi il 3 dicembre 2002 con l’acquisto dell’opera da parte del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, per una somma ammontante a Euro 300.000,00, e la conseguente destinazione al museo statale genovese. Incontrastato esponente della produzione pittorica ligure della seconda metà del Trecento, Barnaba da Modena nacque nel centro emiliano con probabilità tra il 1328 e il 1330. La prima notizia attualmente nota sul maestro risale però solo all’ottobre del 1361, quando risulta attivo a Genova, città dove sicuramente alcuni anni prima si stabilì dando avvio ad una fiorente bottega. L’importanza raggiunta dalla sua produzione nell’ambiente artistico genovese è documentata da rilevanti commissioni, tra le quali si annovera l’incarico di decorare la cappella ducale, lavoro per cui venne retribuito nell’aprile del 1364. Il prestigio raggiunto dalle opere di Barnaba da Modena motivò l’invito, rivoltogli nel giugno del 1379, di recarsi a Pisa (dove sicuramente erano già stati inviati suoi dipinti) per completare nel Camposanto il ciclo di affreschi con le Storie di San Ranieri, intervento poi non realizzato ma che permise al pittore di instaurare ulteriori contatti con mecenati del luogo, per i quali realizzò la nota Madonna dei “Mercanti” (Pisa, Museo Nazionale di San Matteo) e il polittico raffigurante la Madonna col Bambino tra i santi Bartolomeo, Andrea, Pietro e Agostino della chiesa dei Ss. Andrea e Lucia di Ripoli di Cascina. Ritornato a Modena nel 1380 per curare la vendita di un immobile, tre anni dopo l’artista è nuovamente attivo a Genova, centro dove è attestato sino al 1386, anno in cui risale con molta probabilità la consegna del polittico raffigurante la Madonna col Bambino tra san Michele Arcangelo, san Dalmazio, san Pietro e san Paolo tuttora conservato nella chiesa di San Dalmazio a Lavagnola (Savona), una tra le opere cardini della sua produzione matura. Segnalata per la prima volta nel 1960 da Roberto Longhi sulla rivista “Paragone” quando si trovava presso la collezione Cruz di Santiago del Cile, la Santa Caterina in trono con devoti venne da allora ritenuta un fondamentale tassello del percorso artistico del pittore emiliano. Datata in seguito da alcuni studiosi, basandosi su un’errata interpretazione dei caratteri visibili ai lati del capo della santa, al 1352, la tavola è stata invece più correttamente collocata da Giuliana Algeri in prossimità del polittico eseguito da Barnaba da Modena per la chiesa di San Dalmazio a Lavagnola, realizzato secondo la studiosa nel 1386 e non nel 1376 come ritenuto in precedenza. La critica ha riconosciuto in questa preziosa testimonianza pittorica, presumibilmente scomparto centrale di un trittico smembrato, un significativo momento del percorso artistico del maestro modenese, personalità trainante dell’ambiente culturale genovese degli ultimi decenni del Trecento, dove Barnaba trovò un contesto culturale ricco ed eterogeneo, a cui egli affiancò i contatti con il Piemonte, il territorio pisano e la Spagna. La raffigurazione è connotata da una piena padronanza e una peculiare rielaborazione degli stimoli propri della particolare koinè di matrice toscana che dominò la produzione artistica ligure sino ai primi decenni del Quattrocento. La monumentalità della figura della santa, la raffinata profusione delle superfici dorate minuziosamente percorse da racemi, la doviziosa resa del tessuto che ricopre lo schienale del trono, la sinuosa definizione dell’andamento della veste, nonché la suggestiva stesura degli incarnati, palesano infatti una profonda riflessione su quanto prodotto negli stessi anni nell’area pisano-senese, pur non abbandonando elementi propri della cultura emiliana, assimilati da Barnaba nei primi anni di attività. L’ostentazione della ricchezza cromatica, abbinata ad una pur minima attenzione al dato naturalistico, percepibile in particolare nella costruzione dei tratti somatici del devoto - con probabilità identificabile nel priore della confraternita che commissionò il dipinto al pittore - inginocchiato assieme ai confratelli ai piedi del trono, sono componenti linguistiche che ben evidenziano come l’artista abbia saputo tradurre nelle sue opere il gusto ricercato dell’esigente clientela locale. L’appartenenza della tavola destinata alla Galleria Nazionale della Liguria alla fase matura dell’esperienza artistica del pittore Barnaba da Modena, collocabile tra l’ottavo e il nono decennio del Trecento, risulta alquanto attendibile ad un confronto con altre testimonianze pittoriche risalenti allo stesso momento e contraddistinte da analoghe scelte compositive e linguistiche. Tali peculiarità si individuano in particolare nella Madonna col Bambino proveniente da San Donato, originariamente conservata nella chiesa genovese dei Santi Cosma e Damiano, e nel dipinto di analogo soggetto ricordato all’inizio del Novecento nella Cattedrale di Ventimiglia e oggi trasferito nella cappella del vicino Vescovado. Se nella prima tavola si ritrova infatti una stesura pittorica alquanto simile in corrispondenza della resa del volto della Vergine, contraddistinto da tratti somatici pressoché identici a quelli della santa Caterina, e una stessa eleganza nella disposizione del capo e della braccia, nell’opera di Ventimiglia emerge anche la stessa preziosità cromatica e decorativa, percepibile in particolare nell’uso di un elaborato motivo fitomorfo che orna il drappo inserito in entrambe le opere alle spalle della Madonna. L’eccezionale accostamento in occasione della mostra allestita presso la Galleria Nazionale di Palazzo Spinola a fianco della Santa Caterina in trono con devoti di queste opere, rispettivamente datate dalla critica tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta del Xiv secolo, permetterà infatti di evidenziare l’esistenza di un profondo legame stilistico e cronologico, nonché di sottolineare l’ampio riscontro ottenuto dalle ieratiche composizioni di Barnaba da Modena in un ambito territoriale particolarmente vasto e presso committenze eterogenee, dai più importanti esponenti delle aristocratiche famiglie genovesi ai membri di confraternite o comunità religiose.  
   
   
MAESTRI A MILANO - UGO CELADA DA VIRGILIO, IRREALE REALTÀ - LUIGI VERONESI: MUSICA DELLE FORME ALLA ROTONDA DELLA BESANA  
 
Milano, 26 aprile 2005 - Si apriranno il 5 maggio presso la Rotonda di via Besana a Milano, promosse dall’Assessorato alla Cultura e Musei, le mostre Ugo Celada da Virgilio: irreale realtà e Luigi Veronesi: musica delle forme curate da Silvia Pegoraro. Le esposizioni sono una produzione di Palazzo Reale e rientrano nel ciclo “Maestri a Milano” - rassegna che punta a far conoscere al grande pubblico quegli autori che hanno scelto il capoluogo lombardo come sede principale della loro attività, contribuendo a qualificarlo come uno dei grandi centri artisti internazionali. Inaugurato alla Rotonda di via Besana nel 2003, il ciclo ha già presentato l’omaggio a Franco Rognoni e poi a Gianfilippo Usellini. Ugo Celada è un grande pittore figurativo, nato a Virgilio in provincia di Mantova nel 1895 e vissuto per ben cent’anni, fino al 1995, quasi sempre a Milano. Un grande artista sostanzialmente “dimenticato”, rimasto fuori dei grandi circuiti storici ed espositivi. E’ un unicum assoluto, che comprende cinquanta dipinti di Celada accuratamente selezionati, della cui opera non era stata data ancora una lettura completa ed esauriente. Nel catalogo, edito da Mazzotta, oltre a un testo della curatrice, un’antologia critica di testi sull’artista a partire dal 1908, fino al saggio di Flavio Caroli del 1995, che segna la vera riscoperta di Ugo Celada. Luigi Veronesi: musica delle forme offre un percorso attraverso il lavoro pittorico del maggior astrattista italiano in oltre 60 opere (dal 1932 al 1998, anno della morte) tra cui diversi inediti tratti dall’Archivio Luigi Veronesi di Milano. La mostra è stata realizzata in collaborazione con il Comitato Luigi Veronesi, presieduto da Luciano Caramel. Il catalogo della mostra, edito da Mazzotta, contiene, oltre testi critici della curatrice e di Luciano Caramel, un’antologia critica e apparati bio-bibliografici curati da Marco Vianello, membro del comitato Luigi Veronesi. Le mostre Ugo Celada da Virgilio - nato in provincia di Mantova ma vissuto a Milano per quasi tutta la sua vita ultracentenaria - è un esponente, tanto interessante quanto misconosciuto, della figurazione novecentesca. E’ rimasto 'escluso' dall’olimpo degli artisti più noti perché si presenta come un pittore difficile e singolare. La sua figura si staglia solitaria sullo sfondo dell'arte italiana: nonostante alcune affinità con importanti artisti che, come lui, parteciparono alle Biennali veneziane del primo dopoguerra, egli resta nella nostra storia dell'arte una presenza inquietante e originale. Il fatto che, a partire dagli anni Trenta, Celada ignori deliberatamente gli sviluppi di ricerca dei vari movimenti artistici, ne fa un autore completamente alieno al contesto storico relativo all’operare artistico. Non si tratta certo soltanto di un “pittore della realtà”, nonostante parta sempre da quest'ultima: qualcosa di eterno e “metafisico” lega tra loro le sue opere, che del resto si collocano rigorosamente nell’ambito dei “generi” della tradizione accademica: il ritratto, il nudo, il paesaggio, la natura morta. La mostra che il Comune di Milano dedica a Ugo Celada da Virgilio presso la Rotonda di via Besana, nell’ambito del ciclo “Maestri a Milano”, si propone come decisivo approfondimento della conoscenza di questo artista, fino ad oggi non sufficientemente valorizzato, e la cui opera è invece parte importante della produzione artistica milanese, dagli anni Venti agli anni Novanta del Xx secolo. La mostra intende affrontare un esame dell’intero percorso creativo di Celada, attraverso una scelta antologica di opere il più possibile rigorosa e significativa. Si vuole così mettere in luce l’autentica statura creativa di un grande “isolato” come Celada, tenendo presenti i vari aspetti della ricerca artistica nel contesto storico sullo sfondo del quale egli opera. La lettura critica del lavoro di Celada che qui emerge è, per così dire, “antirealistica”, tesa a mettere in luce gli aspetti che lo proiettano in un sfera onirica, deformata, allucinata, in qualche modo “surreale”, proprio per un apparente eccesso di realismo. Nel 2002 la Regione Lombardia conferì i Sigilli Longobardi alla memoria a Luigi Veronesi, scomparso nel 1998. L’artista milanese è considerato da gran parte della critica come il maggior astrattista italiano, ed è stato forse il solo, fra gli artisti italiani, ad aderire completamente alla lezione del Bauhaus e alla sua concezione dell’arte come ambito espressivo che coinvolge tutti gli aspetti della vita quotidiana e dell’esperienza estetica. Veronesi pensava che l’arte, attraverso l’interazione di più discipline, potesse portare a una sorta di democratizzazione della società, agendo sull’educazione quanto sul gusto, stimolando quel potente motore dell’individuo che è la curiosità. Un pensiero, il suo, permeato da una forte positività, molto lontano dalla frammentazione individualista della contemporaneità artistica. E così, rinnovando quell’idea di totalità che fu propria della “ricostruzione futurista dell’universo” quanto del Bauhaus, estese i confini dell’arte al design, alla grafica editoriale, alla fotografia, al cinema, alla musica. Assai rilevante, nel lavoro di Veronesi, anche l’ analisi del ruolo dell’arte in rapporto all’era della meccanizzazione. Di qui, quel legame fra arte e scienza che è al centro della sua riflessione estetica: “ed osservando la vita in tutte le sue forme, nella natura, nella scienza, nella società umana, credo di alimentare la mia fantasia”, affermava. La dimensione di profondo equilibrio a cui perviene è comunque, prima ancora che formale, logica e filosofica. Niente riduttivismo scientifico, dunque: nulla appare più lontano da quest’arte, che si risolve, sì, sul piano concettuale, ma non meramente razionale e geometrico. E’ in questo equilibrio che risiede il significato pieno del lavoro di Veronesi, a cui il Comune di Milano intende rendere omaggio con questa mostra inserita nel ciclo “Maestri a Milano”, nello splendido spazio della Rotonda di via Besana: una mostra che analizza tutto il suo percorso pittorico, dall’inizio degli anni Trenta all’anno della morte. Da questo percorso espositivo apparirà chiaramente come la sua pittura tenda non alla rappresentazione della realtà, ma piuttosto alla sua costruzione. Ed è esattamente questo, in ultima analisi, il messaggio che Veronesi intende trasmettere con la sua opera: l’uomo deve costruire con le proprie forze, a partire dalla caotica e inquietante incomprensibilità del reale, una superiore condizione di ordine e armonia, senza però mai escludere l’elemento irrazionale, la fantasia, l’immaginazione, a cui è dovuta la dinamicità del reale.  
   
   
TORINO INAUGURA LA SEDE ESPOSITIVA DELLA FONDAZIONE MERZ  
 
Torino, 26 aprile 2005 - La Fondazione Merz inaugura venerdì 29 aprile 2005 la propria sede espositiva, con la prima di una serie di retrospettive dedicate a Mario Merz, che segue le due mostre ospitate quest’anno dalla Gam - Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea e dal Castello di Rivoli - Museo d’Arte Contemporanea, come omaggio della città di Torino all’artista recentemente scomparso. La Fondazione nasce per ospitare il fondo di opere di Mario Merz, un patrimonio d’inestimabile valore storico, con lo scopo di conservarlo, tutelarlo, renderlo accessibile e comprensibile ad un pubblico sempre più ampio. Allo stesso tempo, ha come finalità il sostegno dello studio, della ricerca e la promozione di iniziative legate all’arte e alla cultura contemporanea. Presieduta e diretta da Beatrice Merz, la Fondazione si avvale della collaborazione di un comitato scientifico composto da Vicente Todolí (direttore della Tate Modern, Londra), Dieter Schwarz (direttore del Kunstmuseum, Winterthur) e Richard Flood (direttore del Walker Art Center, Minneapolis Usa). La sede della Fondazione, ex centrale termica Officine Lancia, è un edificio industriale degli anni Trenta di proprietà della Città di Torino, dato in concessione alla Fondazione Merz e situato in Borgo San Paolo, quartiere interessato agli interventi di riqualificazione urbanistica e culturale di Torino degli ultimi anni. Il progetto di ristrutturazione e restauro, sostenuto sia da fondi privati che pubblici (Città di Torino e Regione Piemonte), ha interessato l’intero edificio, ridefinendo gli spazi interni e tenendo conto delle finalità culturali per le quali la Fondazione intende operare. L’edificio ha una superficie complessiva di 3.200 mq dei quali 1.400 destinati ad area espositiva articolati su tre livelli e comprendenti un’area esterna. I servizi previsti (biblioteca, centro studi, bookshop e caffetteria) insieme al giardino e alla terrazza, saranno usufruibili dal pubblico dalla fine del 2005. La mostra inaugurale raccoglie lavori selezionati per la loro eccezionalità senza seguire un criterio cronologico, al fine di avvalorare uno dei tratti peculiari dell’artista, l’assenza del tempo. “Per me il tempo continua e non smette, quando ritorna è lo stesso tempo, anche se è diventato diverso. Questo senso di non avere il senso del tempo mi avvicina in modo non sistematico e mentale, soprattutto fisico, a certi modi di pensare orientali, che non hanno proprio il senso del tempo, che è scaduto” (Mario Merz). L’esposizione comprende più di 30 opere tra cui una selezione di installazioni, disegni e dipinti esposti nelle più rilevanti personali e collettive e fino ad oggi mai più presentate al pubblico. Rivivranno – su enormi tele – animali selvaggi preistorici come il rinoceronte, il coccodrillo, la tigre, il gufo, che dialogheranno con igloo e tavoli, strutture protagoniste da sempre dell’alfabeto merziano. La mostra nasce dall’importanza che il luogo e la sua intensa memoria rivestono nell’accogliere le opere e nell’interagire con esse. I lavori si inseriscono in tutti gli spazi, interni ed esterni, dialogano con la struttura, restituendo l’immediata sensazione di trovarsi in un vero e proprio “paesaggio” e rispettando la poetica dell’artista. “La casa è una relazione tra lo spazio e il tempo. Il tempo è creatore e distruttore di spazio. Lo spazio non è autonomo e statico. Lo spazio è controllato dal tempo” (Mario Merz). L’esposizione è la prima tappa di un percorso articolato che prevede di avvicendare, accanto ad opere in esposizione permanente, anche altre provenienti dalle più prestigiose collezioni internazionali. Per seguire lo straordinario modus vivendi di Mario Merz, la Fondazione non intende considerare il proprio spazio come una struttura “chiusa”, ma piuttosto come un luogo dove agevolare lo scambio tra diverse istituzioni, per dare la possibilità ai visitatori di ammirare di volta in volta lavori diversi provenienti da ogni parte del mondo. Alle mostre della collezione si alterneranno progetti espositivi a carattere di ricerca e legati a specifiche tematiche; gli artisti dialogheranno e si confronteranno così con lo spazio e i lavori di Mario Merz. Il nuovo centro ospiterà, inoltre, eventi ed attività educative, per diventare un luogo di incontro e confronto con altre discipline legate alla cultura contemporanea, ma soprattutto un punto di riferimento per la ricerca e l’approfondimento dell’arte, attraverso pubblicazioni e la creazione di un centro studi comprendente una biblioteca e un archivio. La mostra è accompagnata da un catalogo edito dalla Fondazione Merz e curato da Pier Giovanni Castagnoli, Ida Gianelli e Beatrice Merz, che restituisce una lettura del percorso artistico di Mario Merz con un taglio cronologico e critico. Il volume si avvale di un’ampia antologia dei testi più significativi sull’artista, dei contributi di Dieter Schwarz, Pier Giovanni Castagnoli e Carloyn Christov-bakargiev, di una cronologia curata da Marcella Beccarla e di una bio-bibliografia aggiornata. Accompagnano i testi circa 400 immagini in b/n e a colori, tra cui la documentazione fotografica delle mostre alla Gam, al Castello di Rivoli e alla Fondazione Merz e una selezione di foto d’archivio.  
   
   
“DA MARTINI A MITORAJ. LA SCULTURA MODERNA IN ITALIA 1950-2000” IN PROGRAMMA NELLA PRESTIGIOSA BASILICA PALLADIANA DI VICENZA  
 
 Milano, 26 aprile 2005 - In un momento di grande rivalutazione della scultura e in particolare degli scultori italiani, il Comune di Vicenza - Assessorato alle Attività Culturali, in collaborazione con la Regione Veneto e Arthemisia, presenta una nuova importante mostra collettiva dedicata alla scultura della seconda metà del Novecento: “Da Martini a Mitoraj. La scultura moderna in Italia 1950-2000”, in programma dal 28 maggio al 25 settembre 2005. Si tratta di una rassegna di indubbio fascino, allestita nel salone superiore della prestigiosa Basilica Palladiana, che garantisce ancora una volta la felice valorizzazione reciproca tra il monumento storico-architettonico (Patrimonio Mondiale Unesco) e i moderni capolavori legati alla tridimensionalità. La mostra consente inoltre di accedere con biglietto unico alla Basilica Palladiana, attualmente non visitabile dal pubblico. Dopo il successo delle mostre di scultura già allestite negli scorsi anni nella Basilica Palladiana, dedicate a Luciano Minguzzi, a Domenico Rambelli, a Giacomo Manzù e alla scultura moderna in Italia della prima metà del Novecento, la mostra attuale è una nuova occasione per riportare l’attenzione del pubblico sull’arte scultorea dei maestri più significativi del secolo scorso. In rapporto di continuità con l’ultima rassegna dedicata alla prima metà del Novecento, la mostra si snoda attraverso un percorso storico dagli anni Cinquanta fino alle soglie del 2000. L’esposizione, a cura di Alessandra Zanchi e con il contributo scientifico di Rossana Bossaglia, si compone di 42 capolavori emblematici di 25 artisti (una selezione tra i nomi più rappresentativi) provenienti da raccolte pubbliche, fondazioni e collezioni private degli artisti e di collezionisti. Il fine è di illustrare le caratteristiche e i cambiamenti della scultura nel cinquantennio successivo alla seconda guerra mondiale. Attraverso opere di grande impatto visivo per le notevoli dimensioni e per la qualità stilistica, la mostra illustra le problematiche formali e tematiche affrontate dagli artisti, che a partire dalle lezioni storicamente affermate di Arturo Martini, Marino Marini, Giacomo Manzù e Francesco Messina, si aprono a nuovi percorsi, fino alle tendenze più attuali. Il percorso si snoda attraverso tre sezioni: Gli esempi dei “classici” La mostra si apre con alcuni esempi dei “classici”: Arturo Martini, con la splendida terracotta Cavalla che allatta, dal Museo Civico di Vicenza; Marino Marini, Giacomo Manzù e Francesco Messina, con alcuni esempi emblematici della loro produzione. Artisti che costituiscono il trait d’union con la rassegna dedicata al primo Novecento e che sono i punti di riferimento per le generazioni successive. Lucio Fontana e Fausto Melotti sono i portavoci delle prime nuove ricerche alternative alla scultura tradizionale e sono presenti con le opere più significative e centrali della loro produzione in ambito informale e concettuale. Tra figurazione e astrazione 1960 – 1980. Il percorso della mostra entra nel vivo con gli esiti scultorei, in continua oscillazione tra figurazione antropomorfa e astrazione come linguaggio delle forme e dei materiali, dagli anni Sessanta in avanti, ad opera di artisti nati nel ventennio compreso tra il 1920 e il 1940. La tendenza aniconica è esemplificata dalla nuova ricerca di Pietro Consagra sulla scultura “frontale” anti-tridimensionale e socialmente impegnata. Fedeli d’altra parte alle tre dimensioni, le sculture in marmo di Andrea e Pietro Cascella, le opere di Francesco Somaini, tra cui la Grande traccia nascita di Venere, di Arnaldo Pomodoro, con la celebre Colonna del Viaggiatore e di Giò Pomodoro, sono opere che, nel loro insieme, esprimono il bisogno di una grammatica nuova: una evidente dialettica tra gesto sulla materia di matrice informale, spesso con derivazioni decorative, e le ritrovate esigenze costruttive e strutturali della forma piena, sovente con ascendenze primitiviste e con sempre più spiccata vocazione ambientale. La ricerca astratta prosegue inoltre con la produzione di Carlo Ramous, Giuseppe Uncini, Giuseppe Spagnulo, Mauro Staccioli; autori che si confrontano con la tecnologia contemporanea e l’uso di materiali industriali (ferro, acciaio, cemento, ecc.) creando opere sempre più elementari ed essenziali, spesso non estranee tuttavia, come nel caso di Spagnulo, ad una posizione di impegno e denuncia sociale. La figurazione come espressione diretta di un messaggio ideologico resta invece punto di riferimento per artisti quali Alik Cavaliere, Augusto Perez, Giuliano Vangi (in mostra la celebre Figura femminile 64) e Floriano Bodini (di cui è esposto il Ritratto di un Papa del 1968), che ripartono dalle tradizionali premesse plastiche e realiste per affrontare il tema dell’uomo contemporaneo con immagini “forti” che ne enunciano lo stato di tormento spirituale, inquetudine e desolazione. La scultura dell’immagine e dell’oggetto che risente delle influenze della Pop Art in Italia è esemplificata infine dai risultati originali, tra il rassicurante quotidiano e il fantastico inquietante, di Mario Ceroli e Valeriano Trubbiani, espressioni di una vita moderna sempre e costantemente al limite della contraddizione. Luciano Fabro, esponente dell’Arte Povera, traduce invece in scultura la purezza di immagini allo stato originario (come la stella e l’oblelisco). L’ultimo ventennio. La mostra si conclude con uno sguardo alle tendenze dell’ultimo ventennio e alle ricerche che nel panorama di un’arte ormai senza limiti di tecnica e di spazio si possa ancora definire scultura. L’esempio di Mimmo Paladino (tra gli eredi della Pop Art in Italia) illustra come la scultura possa essere (a partire dal 1985 con le grandi opere in bronzo) un tra le molteplici tecniche sperimentate e scelte dall’artista per esprimere il proprio mondo interiore. D’altro canto l’attività di un artista straniero in Italia quale Igor Mitoraj, con la sua rilettura e interpretazione della scultura classica, dimostra come questa forma artistica, nel senso tradizionale e con materiali storici come il bronzo e il marmo, possa ancora stupire oggi. E-mail: stampacultura@comune.Vicenza.it  
   
   
LA GRANDE TRADIZIONE MAGIARA PROTAGONISTA MARTEDÌ 26 APRILE A LUGANO FESTIVAL LA BUDAPEST FESTIVAL ORCHESTRA  
 
Lugano, 26 aprile 2005 - Un assaggio della grandezza compositiva di Franz Liszt caratterizza l'apertura della serata odierna. Grandezza compositiva che risiede nella straordinaria capacità di creazione avendo come punto di partenza melodie tramandate dalla tradizione orale e probabilmente da ricondurre, per le loro peculiarità, alla cultura popolare ungherese ed anche rumena. Caratterizzata da una tranquillità fuori dell'ordinario, la Terza Rapsodia fa parte del copioso frutto di quel germoglio lungamente cresciuto in animo a Liszt e quindi risultato di una lenta ed importante maturazione. Certo, l'idea di lavorare sopra melodie popolari non era nuova, ma i compositori che vi si erano dedicati sino a quel momento non avevano dovuto confrontarsi con la forza insita nelle melodie tzigane. Chiarificatrice dello stato d'animo di Liszt è una frase tramandataci dal suo amico e direttore del Conservatorio di Budapest Gabriel Matray al quale Liszt disse: "Durante il mio soggiorno in Ungheria e in Transilvania, le melodie popolari sono divenute come il sangue della mia anima: quando le orchestre le eseguivano ne ho avuto grande godimento. Il magnifico caleidoscopio di situazioni quali la tristezza, la sofferenza, la profondità di spirito, la grazia, la memoria, la gravità, la melanconicità mi inducono a sentire il dovere di esprimere la poesia più intima, pulsante, libera, ricca e piena d'elevazione della nostra musica nazionale". Di qui le Rapsodie ungheresi che Liszt raccolse in quattro quaderni e che oggi possiamo considerare come il campo d'applicazione ideale della tecnica pianistica creata e messa a punto da Liszt. Le atmosfere popolari ungheresi non colpirono, naturalmente, solo Liszt. Celeberrime sono le composizioni uscite dalla mente e dalla penna di Johannes Brahms le cui Danze Ungheresi furono responsabili della grande fortuna del suo editore e della fama su vasta scala del compositore. La vicenda che portò alla creazione di queste Danze trova origine nel rapporto di Brahms con Eduard Remenyi, violinista ungaro-tedesco con il quale il compositore si esibiva in duo. Al termine dei concerti essi concedevano dei bis in forma di improvvisazione brillante su temi che il violinista componeva giorno per giorno durante le loro tournées ed ispirate a giochi e melodie tzigane. Brahms ricordava queste melodie e più tardi quando le trascrisse probabilmente risultarono un poco diverse da quelle originali. Coinvolgenti e accattivanti, le melodie conquistarono anche Clara Schumann che, insieme a Brahms, le eseguì nell'ottobre del 1868 a Oldenburg, esecuzione che i giornali dell'epoca ricordarono caratterizzata da "un'ispirazione e un fuoco che trasportavano gli ascoltatori". In effetti le 21 danze furono un successo straordinario, al punto che il pubblico richiese trascrizioni per formazioni strumentali le più diverse e persino delle versioni facilitate per le giovani pianiste della buona società borghese. Di fronte a tanto successo nacque però un vero e proprio scandalo che fece parlare tutto il mondo musicale. Il violinista Remenyi, che stava facendo una carriera internazionale, accusò Brahms di plagio e dichiarò al New York Tribune che il compositore non aveva fatto altro che copiare i brani di cui invece era egli l'autore. Fu una vicenda giocata male e sul filo delle questioni musicologiche. Brahms, in effetti, aveva riconosciuto come non si trattasse di materia propria quando presentando le Danze le annunciò "arrangiate per pianoforte" dimostrando implicitamente di essersi ispirato a compositori popolari, contemporanei e molto stimati in Ungheria. Così la n.1 è riconducibile alla Czardas sacrée di Sarkozy, la n.15 a situazioni tzigane delle operette di Johann Strauss e la n.11 tra le poche riconducibili ad anonimi compositori popolari in questo caso legati allo stile dorico tipico della musica zigana. Di qualche anno anteriore a questi fatti, trasformati in un caso dalla stampa internazionale, è invece l'abbozzo da parte di Brahms della Sinfonia n.1. Si era nel 1855, in pieno Romanticismo, anni per Brahms carichi di conflitti interiori che condizionarono certamente la lunga elaborazione dell'opera che giunse al termine alle soglie degli anni 70. Con lo sguardo di oggi si può certo dire che un così lungo lasso di tempo, se da una parte ha consentito a Brahms di lavorare con grande attenzione, di cesellarne ogni passaggio, dall'altra ha evidenziato l'oscura e a volte sovraccarica strumentazione ancor più evidente grazie allo stato d'animo malinconico e angosciato del primo movimento trasformandosi poi in altre atmosfere: ultima quella del celebre Adagio nel quale emerge il nobile tema in origine affidato al corno delle Alpi, scoperto da Brahms nel 1868, durante un soggiorno in Svizzera. Tema che apre le porte all'Allegro finale e che, nell'idea del compositore, segna la disfatta delle angosce umane. Budapest Festival Orchestra - È stata creata nel 1983 da Ivan Fischer e Zoltan Kocsis e composta da musicisti “scelti tra l'élite dei giovani musicisti ungheresi”. Attualmente l'orchestra non è solo una parte vitale del panorama musicale di Budapest, ma anche una formazione apprezzata e richiesta nel mondo intero. L’orchestra si esibisce regolarmente a Salisburgo, Vienna (Musikverein e Konzerthaus), Festival di Lucerna, Montreux, alla Tonhalle di Zurigo, alla Carnagie Hall di New York, a Chicago, Los Angeles, San Francisco, Montreal, Tokyo, Hong-kong, Parigi, Berlino, Monaco, Francoforte, Londra, Firenze, Roma, Amsterdam, Madrid, Atene, Copenhagen, Praga, Bruxelles, ecc. Dopo aver registrato con Hungaroton, Quintana, Teldec, Decca, Ponty e Berlin Classics, l'Orchestra ha firmato nel 1996 un contratto esclusivo di registrazione per la Philips Classics. Numerose figure di rilievo della scena musicale internazionale si sono prodotte con la Bfo, quali: Sir Georg Solti, che fino alla sua morte è stato direttore ospite onorario, Yehudi Menuhin, Kurt Sanderling, Eliahu Inbal, Charles Dutoit, Gidon Kremer, Sandor Vegh, Adras Schiff, Heinz Holliger, Agnes Baltsa, Ida Haendel, Martha Argerich, Yuri Bashmet, Rudolf Barshai, Kiri te Kanawa, Radu Lupu, Thomas Zehtmair, Richard Goode e altri. Molto è il rilievo dato all'esecuzione di musica contemporanea, prime mondiali e regolari incarichi di nuove composizioni. Iván Fischer nato nel 1951 ha iniziato gli studi musicali dedicandosi al pianoforte e al violino, passando poi al violoncello. Dopo gli studi di composizione a Budapest si è interessato alla direzione d'orchestra iscrivendosi alla prestigiosa classe di Hans Swarowsky a Vienna e divenendo per due stagioni assistente di Nikolaus Harnoncourt. Il successo mondiale di Iván Fischer quale direttore d'orchestra ha avuto inizio nel 1976 a Londra, dove ha vinto il concorso Rupert Foundation. Dopo un'ampia carriera internazionali è tornato in Ungheria e nel 1983 ha fondato la Budapest Festival Orchestra. Iván Fischer ha registrato le “Danze Ungheresi” di Brahms con una sua propria orchestrazione, integrando delle improvvisazioni di musicisti zigani con l'orchestra sinfonica. Quale direttore invitato Fischer è spesso chiamato dai Filarmonici di Berlino, dalla Royal Concertgebouw, alla New York Philharmony, o alla Cleveland Orchestra, all'Orchestre de Paris, ecc. E' particolarmente apprezzato per le sue interpretazioni delle opere di Bach, Mozart, Brahms, Mahler e Bartok. Ha ricevuto la medaglia d'oro dal Presidente della Repubblica Ungherese e il “Cristal Award” dal Forum Economico Mondiale per il suo impegno allo sviluppo culturale internazionale. Jozsef Lendvai senior - È il violinista leader della Budapest Gypsy Orchestra. Nel 2000 è stato insignito della medaglia d'oro al merito da parte del Presidente della Repubblica Ungherese. Jozsef Lendvai junior - Ha studiato al Conservatorio Béla Bartòk di Budapest e si è perfezionato presso l’Accademia F. Liszt della stessa città. I suoi maestri sono stati Miklos Szenthelyi e Ruggero Ricci. Nel 1992 ha vinto il premio “Salzburg Summer Academy” e nel 1996 il primo premio al prestigioso concorso internazionale per violino “Tibor Varga”. Nel 2003 è stato vincitore del premio per il miglior virtuoso al “Köln International Violin Competition”. Suona un violino Giovanni Testore (1777) di proprietà della Repubblica ungherese. Oszkàr Ökrös . Ha iniziato lo studio del cymbalom con suo nonno. A otto anni ha vinto la sua prima competizione di musica folk indetta dalla televisione ungherese, quale solista strumentale. Due anni più tardi è stato ammesso al Conservatorio. Dopo gli studi ha iniziato il suo lavoro con le più importanti formazioni di musica zigana esibendosi in tutto il mondo dall'America, al Vietnam, all'Australia. Nel 1974, in qualità di solita, è invitato ad esibirsi al Palladium a Londra, in occasione dei festeggiamenti per il compleanno della Regina Elisabetta Ii. In quell'occasione la stampa lo ha dichiarato il Liszt del cymbalom. Il suo primo album, uscito nel 1990, è intitolato “Cymbalom Wizard”. Ha partecipato a numerose altre registrazioni. Attualmente, è solista della Budapest Gipsy Orchestra; con questo gruppo si è esibito a Lisbona e al Concertgebow di Amsterdam, a Hollywood e al Palais des Congrés a Parigi. Nel 2001 è stato insignito della medaglia al merito della Repubblica ungherese. Appuntamento martedì 26 aprile alle ore 20.30 al Palazzo dei Congressi, Lugano. Per informazioni: +41 91 800.82.40 lunedì, martedì e giovedì dalle 14.00 alle 17.30.  
   
   
INCONTRO CON ANDREA GRIMINELLI ALL’ISTITUTO MUSICALE ORAZIO VECCHI  
 
Modena, 26 aprile – Andrea Griminelli, il più celebre tra i flautisti italiani, incontrerà gli studenti del Biennio di Secondo Livello dell’Istituto “Orazio Vecchi” mercoledì 27 aprile alle ore 14.30. Griminelli illustrerà alcune tappe fondamentali della propria carriera professionale, soffermandosi in particolare sulle sue esperienze con Jean-pierre Rampal e James Galway, i due maestri che hanno segnato la storia del flauto degli ultimi decenni. Ascolterà poi, coadiuvato dalla pianista Marta Cencini, alcuni giovani flautisti che frequentano i corsi di secondo livello e che gli sottoporranno musiche di Poulenc e Fauré. L’incontro, aperto al pubblico, si terrà nell’Auditorium del terzo piano dell’Istituto Musicale “Orazio Vecchi” in via Goldoni 8. Biografia di Andrea Griminelli- Acclamato dalla critica e dal pubblico per le sue sensibilissime interpretazioni e per la sua tecnica sorprendente, Andrea Griminelli è stato inserito dal New York Times fra gli otto artisti emergenti degli anni '90. Accostatosi al flauto all'età di dieci anni, studia con i leggendari Jean-pierre Rampal e James Galway, che lo ha definito "il più grande flautista salito alla ribalta della scena musicale da tanti anni". Durante gli studi con Rampal al Conservatorio di Parigi vince i concorsi di Stresa ed Alessandria. Nel 1983 e nel 1984 ottiene il prestigioso Prix de Paris. La sua carriera si arricchisce di importanti concerti e tournées in Europa, Giappone, Sud America, Stati Uniti e nel mondo intero, al fianco di artisti quali Pretre, Giulini, Metha, Krivine, Sutherland, Bonynge, Rampal, Rojdestvenski, Levine, Lu-ja, Ughi, Sado, Semkov e di Orchestre quali la Royal Philarmonic, la Berlin Symphony, la Muenchner Rundfunkorchester, la Philarmonia di Londra, la New York Philharmonic, la Rai di Torino, la Dallas Symphony e la Los Angeles Philarmonic. Nel 1984 è presentato al pubblico d'oltreoceano da Luciano Pavarotti, assieme al quale tiene il memorabile concerto londinese all’Hyde Park nel 1990 e successivamente al Central Park di New York nel 1993. Sempre con Luciano Pavarotti si esibisce presso la Tour Eiffel di Parigi e nella Piazza Rossa di Mosca. Nel 1991 il Presidente della Repubblica gli conferisce l’ onoreficenza di Cavaliere al merito della Repubblica Italiana. Nel 1995 si esibisce in una trionfale tournée di due mesi e quarantacinque concerti nelle maggiori città degli Stati Uniti con l’Orchestra da Camera di Monaco di Baviera; sempre nello stesso anno suona a Tel Aviv con Metha e con la Israel Philarmonic. Debutta quindi alla Scala con i Solisti Veneti diretti da Scimone. In prima mondiale a Torino, esegue il Concerto per flauto, violoncello e Orchestra di Ennio Morricone. Collabora a progetti umanitari con Sting, Elton John, James Taylor e Brandford Marsalis e con Red Ronnie lavora ad un importante progetto per i giovani di sensibilizzazione verso la musica classica, in onda nella trasmissione Roxy Bar su Telemontecarlo. Nel 1996 interviene come ospite solista al prestigioso concerto "The Annual Rainforest Benefit Concert" alla Carnagie Hall di New York, assieme a Sting, Elton John, Rostropovich. Nel 1999 il concerto di J. Ibert con l’Orchestra Sinfonica "G. Verdi", nonché in prima mondiale i concerti per flauto ed orchestra di Fabrizio Festa e Carlo Boccadoro. Nel 2001 in tournée con l’Orchestra Internazionale d’Italia nel Sud-est asiatico (Pechino, Macao, Hong Kong, Bangkok, Kuala Lumpur, Seul) ed in Giappone con la Tokyo Vivaldi Ensamble e i Tokyo Solisten. Tra gli ultimi progetti portati a termine con la Decca, il disco “Andrea Griminelli’s Cinema Italiano” dove le più note colonne sonore dei film italiani, riarrangiate da Bacalov e Morricone, sono da lui reinterpretate con Sting, Pavarotti, Lucio Dalla, Deborah Harry, Filippa Giordano. Ideatore e direttore artistico del Festival Musicare 2001, dove Ian Anderson, leader dei Jethro Tull, si esibisce per la prima volta in coppia con un flautista classico. E’ stato per diversi anni direttore artistico del "Concerto di Natale" in Vaticano. Dal 2001 al 2003 ha effettuato numerosi concerti in Giappone, Francia, Stati Uniti, Turchia, Sud America, Sud Est Asiatico ed una tournèe italiana con Ian Anderson. Nel settembre 2004 ha riscosso grande successo nel corso della sua tournèe in Cile dove fra l’altro si è esibito di fronte ad un pubblico di oltre ottomila spettatori, al Parco Balmaceda a Santiago. La sua discografia comprende i concerti per flauto di Vivaldi e Mercadante (Decca) con la English Chamber Orchestra diretta da Rampal, le sonate di Mozart (Agorà), i quartetti di Rossini e Mercadante (Dynamic). Nell’ottobre 2004 è uscito, edito dalla Decca, il suo nuovo Cd, l’opera omnia per flauto e orchestra di Wolfgang Amadeus Mozart, nel quale Andrea Griminelli è accompagnato dall’orchestra mozartiana per eccellenza, la Camerata Salzburg diretta da Sir Roger Norrington. In programma a partire da gennaio 2005 numerose incisioni pubblicate sempre per Decca: un Cd con musiche per flauto e pianoforte realizzato con Gianluca Cascioli, uno con musiche per flauto e chitarra insieme a Filomena Moretti, oltre alla riedizione dei concerti di Vivaldi e Mercadante con l’English Chamber Orchestra diretta da Jean-pierre Rampal.  
   
   
IN PRIMA NAZIONALE “LA TEMPESTA” DI SHAKESPEARE: UNO SPETTACOLO DI FERDINANDO BRUNI E FRANCESCO FRONGIA PER ATTORE OMBRE FANTOCCI FIGURE ANIMATE E MUSICA AL TEATRO ELFO DI MILANO  
 
Milano, 26 aprile 2005 - La Tempesta è un'incantata riflessione sui temi dell'amore, del perdono e della morte. È l'ultima opera di Shakespeare, un addio al teatro, all'arte, alla vita, un distacco sereno, un bilancio. Tutto si compie, si chiudono i conti, si rimarginano le ferite, si garantisce che il miracolo dell'amore perpetui la vita dopo di noi e si lascia che le cose finalmente fluiscano via, che le tempeste si plachino, che le parole tacciano e diventino musica, le marionette tornino nelle loro casse, le navi ripartano e l'isola sia di nuovo dominio degli spiriti. Cacciato dal proprio regno, naufrago su un'isola solitaria, Prospero, duca di Milano, attende il tempo della vendetta e del perdono. Da una baracca immersa nella sabbia, che nello spettacolo si trasforma ora in teatrino dei pupi ora in piccolo palcoscenico, il duca governa la natura e gli spiriti che popolano quella terra con il potere delle arti magiche. "Un caso fra i più strani" spinge i suoi nemici - il fratello Antonio e il re di Napoli, Alonso, con tutta la corte - verso le sponde dell'isola e qui la tempesta, "messa in scena" dal suo servo, lo spiritello Ariel, disperde i nobili e l'equipaggio, riducendoli a fragili pedine dei suoi disegni. Ferdinando Bruni dà voce e corpo ai personaggi della favola shakespeariana con una corte di fantocci, marionette e burattini che Giovanni De Francesco, giovane artista siculo-bergamasco, ha creato assemblando materiali di recupero, pezzi di bambola, conchiglie, coralli, ossa, teschi lavorati dal mare e dal tempo. Miranda, figlia di Prospero, il giovane principe Ferdinando suo innamorato, Alonso, Gonzalo, Sebastiano e Antonio sono surrogati di corpi, relitti trovati su una spiaggia, figure visionarie e oniriche che ricordano nelle dimensioni le marionette giapponesi del Bunraku e tornano in vita animate da due servi di scena. Le parti dei marinai Trinculo e Stefano e del mostro Calibano sono invece affidate a burattini a guanto e parlano, nella traduzione di Ferdinando Bruni, il dialetto salentino e un gergo marinaresco che ne riattualizzano la comicità concreta. Magie, visioni ingannatrici e, più di tutto, suoni e musiche incantatrici popolano l'isola, orchestrate dall'attenta regia di Prospero, per scompigliare i destini dei suoi amici e nemici, fino allo scioglimento finale, quando "un'armonia profonda che consola e che guarisce" si spargerà su tutti e tutto. Dopo il successo di Sdisorè, diretto da Francesco Frongia e interpretato da Ferdinando Bruni, un monologo con cui Testori esprimeva il suo atto di fede nel perdono cattolico, questo nuovo spettacolo propone una riflessione sulla possibilità di un perdono "laico", nel senso della riconquista di un equilibrio compromesso. Gli strumenti sono nuovamente quelli del teatro popolare e del coinvolgimento emotivo, seguendo la strada indicata da Shakespeare e riadattando il testo nella forma di un'opera musicale, che si avvale degli importanti contributi di Mauro Ermanno Giovanardi, voce e autore dei La Crus, Fabio Barovero, creatore dei Mau Mau, della Banda Jonica e già fisarmonicista di Sdisorè, e Gionata Bettini, compositore di musica elettronica e ingegnere del suono. Www.elfo.org  
   
   
WATERWALL: UNA CASCATA D’ACQUA, CORPI SOSPESI, E ALTALENANTI SUL PALCOSCENICO DEL TEATRO SMERALDO  
 
Milano, 26 aprile 2005 - Attualmente in tour in Messico, Cile, Argentina e Brasile “Waterwall” sarà al Teatro Smeraldo di Milano a partire dal 28 Aprile 2005. Una cascata di 16.000 litri d’acqua, 100 quintali di massa, 4 metri d’altezza e 10 di larghezza, 110 quintali di struttura metallica. Dopo aver conquistato il pubblico d’Europa e America, reduci dallo strepitoso successo in Corea, dopo aver vinto il Total Theatre Award 2003 al Fringe Festival di Edimburgo, aver partecipato all’Israel Festival 2004 e al Just for Laugh Festival 2004 di Montreal, Ivan Manzoni e il suo spettacolo “Waterwall” tornano in Italia, loro paese d’origine, per farci vivere nuove emozioni. Ivan Manzoni, direttore artistico e fondatore della Compagnia “Materiali resistenti dance factory”, formatosi professionalmente come ballerino con maestri di calibro internazionale, nel 1999 inizia a lavorare al suo progetto più ambizioso: tradurre sulla scena la volontà di superare le barriere architettoniche e linguistiche tradizionali della danza, sostituire la ricerca drammaturgica con lo studio delle po7tenzialità offerte dall’incontro/scontro tra la forza dell’acqua e le potenzialità del movimento. Da sempre, l’ingegnoso coreografo è stato affascinato dal possibile legame tra l’acqua e la danza. Dopo anni di studio a tavolino e ricerche preparatorie, alla fine degli anni Novanta riesce a realizzare praticamente ciò che per anni aveva solo immaginato: sperimentare la relazione tra i danzatori e una parete d’acqua. Grazie alle numerose persone che hanno creduto fin da subito al progetto e lo hanno finanziato, affitta un capannone fuori città e si mette al lavoro. Dapprima con un’equipe di ingegneri per risolvere le problematiche idrauliche della struttura in ferro e, successivamente, con un’equipe di light designer per creare effetti di colore e ritmo attraverso le luci sulla massa di acqua corrente. È poi la volta dello studio delle imbracature, ossia come permettere ai ballerini di compiere movimenti acrobatici sospesi in aria e della selezione dei ballerini che devono avere un fisico allenato per muoversi in apnea e sopportare la pressione dell’acqua. Oggi Ivan e il suo team sono costantemente impegnati su un duplice fronte: da una parte lo studio e la ricerca, dall’altra, portare lo spettacolo al pubblico di tutto il mondo. Un’imponente struttura metallica: è il cantiere aperto di un edificio mai costruito. Uomini in tuta da lavoro e casco con torcia elettrica si affaccendano per assicurarsi che tutto sia al proprio posto, sicuro, alla fine di una dura giornata di lavoro. La notte con i suoi sogni inizia a prendere il sopravvento sulla stanca realtà quotidiana e gli operai-danzatori si lasciano andare al gioco. Nascoste tubature perdono acqua. È divertente e liberatorio giocare con l’acqua, che lentamente comincia a impadronirsi della struttura metallica, con una forza sempre più dirompente, inarrestabile, fino a trasformarsi in una impetuosa cascata. Per i danzatori è l'ora di sperimentare la sua potenza. Acqua che zampilla, scorre, sempre più fragorosa fino a divenire torrenziale, una cascata impetuosa, un muro compatto, elemento naturale all’interno di un’impalcatura metallica. In un sogno all’interno del quale sembrano essere stati catturati, i corpi sospesi, altalenanti, immersi nello spazio fisico di aria, acqua e ferro si misurano con il brivido dell’altezza, sfidano le leggi della gravità per affrontare una nuova e suggestiva dimensione del movimento. Imbracature, corde elastiche e altalene costituiscono gli strumenti per affrontare questo spettacolare confronto. Giochi di luci e ombre, riflessi che modellano il flusso dell’acqua, mutandolo da velo trasparente a muro quasi impenetrabile, musica ipnotica e martellante sottolineano la ricerca di un gesto che si apre alle suggestioni dell'acrobatica. “Il linguaggio del corpo si articola sulla scena nella sua disarmante semplicità, la sperimentazione non segue il percorso della ricerca coreografica: quello che conta è creare un’emozione fatta di immagini, di colori e di musica scandagliati nelle profondità dei loro poteri ipnotici”. Questa è la ricerca secondo il coreografo Ivan Manzoni: serrato lavoro di rigore tecnico che trascende il linguaggio tradizionale della danza per costruirne uno nuovo, sorprendente, ai limiti dell'acrobazia. Coreografie nuove, estremamente diversificate, inserimento della danza in strutture architettoniche inusuali, duttilità che sa appropriarsi delle esigenze e delle sollecitazioni più svariate, passaggi ed ospitalità nelle città d'Europa, pubblici eterogenei: tutto questo è "Materiali Resistenti Dance Factory", officina dove la danza esplora le possibilità di rompere i confini che le sono stati imposti. Lo spettatore non deve far altro che lasciarsi catturare da un’intensa ed emozionante esperienza. Uno spettacolo di forte impatto visivo per un pubblico di ogni età. www.Smeraldo.it    
   
   
ETNIVAL IL PRIMO GRANDE FESTIVAL MULTIETNICO  
 
Milano, 26 aprile 2005 - Nasce Etnival, il primo grande festival multietnico: dal 20 maggio al 12 giugno prossimo, proprio nel centro di Milano nella storica piazza del Cannone, all’interno del Castello Sforzesco. Organizzato dall’Associazione Culturale Etnival il festival intende affermarsi come il primo Urban–event e ha l’obiettivo di promuovere incontri ed interscambi tra la cultura italiana e tutte le etnie attualmente presenti nel Bel Paese, creando una manifestazione innovativa da vivere quotidianamente dove la cultura, la musica, la letteratura, la danza, l’arte, la gastronomia, e molto altro ancora saranno le basi su cui si svilupperà questa prima edizione. Un insieme di emozioni che porteranno le persone ad orientarsi nel grande universo delle diverse usanze e dei differenti costumi dei popoli che saranno rappresentati, alla ricerca di un punto d’incontro. Oltre ai singoli stand che ospiteranno gli espositori, la ristorazione e il palco per gli spettacoli, è prevista anche un’area dedicata a corsi e conferenze ed una ludica per i bambini. Alcuni spazi poi si trasformeranno in luoghi magici e multimediali, dove storie appassionanti di miti e leggende di ogni paese verranno raccontate in un’atmosfera incredibilmente coinvolgente. Un festival per tutti, per grandi e piccini, giovani e anziani, all’interno del quale troveranno spazio giornate a tema che tratteranno i singoli paesi e le singole etnie, con programmazioni sia culturali che musicali, coinvolgendo il pubblico in diverse ore della giornata con corsi e intrattenimenti. Direttore culturale del Festival sarà Serge Cheikh Ngotty Fall, dell’Associazione Culturale “Interseco” di Torino (che da diversi anni opera, in collaborazione con l’Ufficio Stranieri di Torino, per promuovere l’integrazione delle culture di diverse etnie), e sarà proprio lui ad occuparsi dell’organizzazione di mostre, esposizioni, spazi letterari, meeting, conferenze, presentazioni di libri di autori internazionali, stage e lezioni pratiche di artigianato e tradizione. La direzione artistica sarà affidata a Federico Solari (operatore culturale che si occupa da più di 15 anni dell’organizzazione, produzione e promozione di eventi culturali di grande rilievo, sia italiani che stranieri) che - tra le altre cose – organizzerà il concerto di apertura e di chiusura del festival coinvolgendo big e gruppi internazionali. Il coordinamento Danza e Spettacoli sarà a cura di Mara Terzi (già ballerina classica e profonda conoscitrice del Flamenco, fondatrice dell’omonima compagnia di danza oltre che insegnante in due scuole cittadine) che coordinerà anche tutti gli stage di danza.  
   
   
PRESIDENT OF U.S.A AL TEMPO  
 
Gualtieri (R.e.), 26 aprile 2005 - Sabato 30 aprile al Tempo Rock di in un’unica imperdibile data italiana si esibiranno i Presidents of the United States of America. ‘Pazzoidi’ dotati di un talento irresistibile, i Presidents Of The Usa sono una delle formazioni più originali della scena statunitense degli anni novanta. I loro brani hanno scalato le classifiche americane, imponendosi anche nella vecchia Europa, grazie alla sapiente (o ingenua, chi lo sa?) fusione tra l’energia dell’hard rock e un potenziale melodico davvero notevole. Se aggiungete a tutto ciò dei testi davvero riusciti che si situano tra il demenziale, il surreale e l’ironico, capirete perché questa formazione ha riscosso tanto successo. Nata nel 1994 in quel crogiuolo che è stata Seattle durante le decade scorsa, la band si compone di Chris Ballew (voce/‘basitar’– un basso con sole due corde), Dave Dederer (‘guitbass’– ossia la chitarra, ma con tre corde in meno) e Jason Finn (batteria – normale, finalmente). Ballew dichiara di scrivere fin dall’infanzia dei brani che parlano di maiali, scimmie e polli, e che l’amore per questo genere di liriche, dopo qualche tentativo di buttare giù cose più serie, è rinato prepotentemente in lui dopo aver suonato nel Supergroup con l’ex-Morphine Mark Sandman. Insomma, dopo le ansie esistenziali del grunge, ritorna con i Presidents l’originaria ispirazione scanzonata e giocosamente eversiva del rock. Nel 1995 esce il geniale primo album (“The Presidents Of The United States Of America”), che contiene singoli folgoranti come “Lump” e “Peaches” (in cui viene presa in giro la ricerca affannosa del genuino e del naturale, e dopo una serie cantilenante e bucolica di: “Me ne vado a vivere in campagna, mi mangerò un sacco di pesche...” irrompono improvvisamente chitarre distorte a interrompere l’idillio, perché “le pesche sono in scatola, le ha messe lì un tipo nella fabbrica giù in città”). Venduti due milioni di copie e girato in tour mezzo mondo, i Presidenti incidono un ottimo secondo album (“Ii”, 1997), ma di lì a poco il gruppo annuncia ufficialmente lo scioglimento. Nel 1998 esce una raccolta di inediti, b-sides e cover che contiene il remake della celebre “Video Killed The Radio Star” dei Buggles, e a sorpresa nel 2000 la band si ripresenta con “Freaked Out And Small”. Ben presto però decidono di nuovo di abbandonare le scene… Di nuovo a sorpresa a febbraio 2005 sono tornati con un nuovo lavoro intitolato "Love Everybody". I Presidents rappresentano un'eccezione della scena grunge alternative di Seattle degli anni '90. Il trio Usa ha sempre puntato sull'ironia e l'assurdo più che sul tormento e l'autodistruzione. L'energica band ha raggiunto il successo nel '95 con l'album di debutto omonimo. Poi nel '97 la rottura e nel 2000 la reunion sotto il nome abbreviato a "Presidents". Il nuovo album è uscito il 28 febbraio, anticipato il 14 dal primo singolo Mr. Postman. La loro tournè si preannuncia scoppiettante come tutte le date dal vivo dei Presidents, hanno scelto l’Emilia come unica data italiana in modo che la venue del loro concerto sia raggiungibile anche dagli abitanti del centro-sud Italia! Il concerto in quel di Gualtieri avrà inizio alle ore 22.00 e come consuetudine del Tempo Rock al termine dell’evento live si potrà ballare su 5 piste dal rock all’elettronica, all’afro al metal, al revival. Www.temporock.it  
   
   
ROY PACI & THE ARETUSKA VENERDI' 21 MAGGIO 2005  
 
 Pordenone, 26 aprile 2005 - Un appuntamento unico per ascoltare dal vivo i pezzi del terzo album di roy paci & aretuska: "Parola d'onore",dove lo ska, dancehall, il reggae, lo scratch, la trance, il big beat, l'afro-funky e tanto altro si fondono e creano uno stile impressionista e immediatamente comprensibile a tutti gli ascoltatori. Roy Paci: Trombettista-compositore-arrangiatore nasce ad Augusta in Sicilia nel 1969. Dopo il primo approccio con la musica al pianoforte si accosta alla tromba all’età di dieci anni, entrando nella banda comunale di Augusta (Sr), sua città d’origine. A tredici anni è già prima tromba ed entra a far parte delle big bands siciliane di jazz tradizionale Hot Jazz Orchestra di Augusta e New Royal Big Band di Catania. Dopo pochi anni iniziano i primi tour nei più famosi Jazz Club italiani (tra i quali Capolinea di Milano, Alexanderplaatz di Roma, Cantine Bentivoglio di Bologna), con quartetti e quintetti capitanati da musicisti jazz sempre siciliani, quali Claudio Giglio e Gianni Cavallaro. Nell’86 l’incontro col compositore/sassofonista Stefano Maltese, che lo introduce verso direzioni musicali non convenzionali; col settetto "As Sikilli" (con tra gli altri Gioconda Cilio e Antonio Moncada) partecipa ad importanti festival nazionali ed internazionali quali: Verona Jazz, Bolzano Jazz, Mulhouse, Talos, ecc.. Nel 1990 si trasferisce in Sudamerica, suona con la Big Band di Stato Argentina e con gruppi di cumbia e con musica popolar do Brasil, esibendosi al fianco di Selma Reis. Forma il "T-rio Blanco" con Jorge Accaraz ed Angel Varela a Montevideo. Rientra in Italia non prima di aver sostato tra le Isole Canarie ed il Senegal suonando con la formazione di makossa di Papa Matelot Sabow. Riprende l’attività musicale con Stefano Maltese e contemporaneamente si introduce nel mondo del pop alternativo suonando per alcuni anni con la formazione ska dei Persiana Jones, con cui incide tre album. Nel ’94 guida il suo progetto sperimentale “Rosariosa acme project” e lo presenta al 19° Festival Jazz Junior a Cracovia, unico gruppo italiano, piazzandosi al 4° posto. Con alcuni musicisti (ancora siciliani) forma i Qbeta con i quali vince sempre nel ‘94 il Rockontest (Firenze); con questo progetto effettua in un solo tour italiano più di 100 date, al termine del quale vengono insigniti del premio "Il Paladino" settore musica, in Sicilia. Nello stesso anno incontra i Mau Mau ed intraprende con loro un lungo cammino, che lo porta a calcare le scene dei più importanti festival etnici europei quali Bam (Spagna), Paleo festival (Svizzera), Midem (Francia), Womad di Peter Gabriel (Canarie). Con i Mau Mau registra 4 album. Il forte interesse verso la musica improvvisata lo spinge a costituire organici sia di ricerca sperimentale di estrazione jazz che etnica, e con il contrabbassista Fred Casadei (con lui poi anche negli Aretuska) forma il duo “Hajjaj”, di sola improvvisazione, con il quale sonorizza dal vivo film muti e B-movie (tra gli altri “Tetsuo” del giapponese Shinya Tsukamoto). Nello stesso periodo, col suo quartetto Taranta, riesce a contaminare l’avanguardia jazz con le matrici balcanico-kletzmer. Partecipa in qualità di solista al progetto Hereo di G. Occhipinti, al fianco di Evan Parker e Barre Philips. Per quanto riguarda la ricerca sperimentale nel campo etnico assieme ai Mau Mau realizza l’evento “Radio Trance” che vede coinvolti gli Ohmega Tribe di Bologna (elettronica), il tablista indiano Indar “Goldfinger” Matharu membro dei Fundamental e i Gnawa Sidi Mimoun di Casablanca. Le registrazioni in studio nel frattempo si moltiplicano. Chiamato in qualità di trombettista e arrangiatore, mette a disposizione il proprio talento per numerose produzioni di genere vario quali ad esempio Africa Unite (reggae), Fratelli di Soledad (ska), Lou Dalfin (etno), Il Parto delle Nuvole Pesanti (rock-folk) ecc.. Dal ’96 ad oggi viene coinvolto in innumerevoli progetti musicali tra i più importanti ricordiamo: Orchestra Spaziale di Giorgio Casadei, Cristina Zavalloni Open Quartet con Michel Godard, Francesco Branciamore Trio, ecc.. Il movimento improvvisatori italiano A Bao A Qu lo annovera tra i suoi membri ed in occasione del festival Controindicazioni di Mario Schiano si esibisce in quartetto con Ekkerard Jost. Iniziano anche le collaborazioni della scena teatrale "off" allestendo lo spettacolo/performance con Paola Pace “Poesia e Andalusia” che verrà messo in scena nei maggiori festival di teatro d’avanguardia (Gibellina, Volterra, Radicondoli ecc.). Il suo rapporto col teatro e la musica sperimentale improvvisata sfociano nel progetto di Ivano Fossati “Scambi pressoché telepatici”, con l’attrice Elisabetta Pozzi, presentato in prima assoluta al Salone della Musica di Torino edizione 1998 tradotto in seguito in un libro+cd edito dalla Einaudi. Con l’amico Fabio Barovero (Mau Mau) sempre nel ’98 realizza, dopo una accurata ricerca, il progetto Banda Ionica che come primo progetto raccoglie le più importanti marce funebri del sud d’Italia, il primo lavoro al mondo nel suo genere. “Passione”, titolo del progetto, riscuote forti consensi sia tra gli addetti ai lavori che tra il pubblico; due brani del disco entrano a far parte della colonna sonora del film d’autore “La ragazza sul ponte” del francese Patric Laconte. Sempre nel ‘98 conosce tre membri della band romana Gronge con i quali fonda il quartetto Zu, arrivando presto alla pubblicazione del loro primo lavoro “Bromio”, che ottiene grande consenso tra gli addetti ai lavori nel versante dell’avanguardia jazz-core. Un anno dopo gli stessi Zu pubblicheranno il secondo lavoro di improvvisazione nato dall’incontro con il chitarrista americano Eugene Chadbourne dal titolo “The dark side of the Chadbourne”. Nel frattempo gli Zu girano l’Europa toccando Croazia, Slovenia, Olanda, Francia, Svizzera, Belgio, facendo da support band a The Ex, Half Japanese, No Means No, Ken Vandemark, Ruins, Plasticman. La sua passione per la musica lo porta a fondare alla fine del ’99 l’etichetta discografica Etnagigante, sotto l’egida della quale nasceranno progetti come “Conjura” (F.casadei, N.morgia, F.cusa, R.paci) e "On-ice" dell’area sperimentale e la produzione di gruppi siciliani ska-reggae come Cheech Skaos e Kebana. Costituisce nel frattempo l’Hajjaj Collective, ovvero un ensemble a numero variabile di improvvisatori siciliani per una serie di registrazioni incrociate con gruppi stranieri. Sempre nel ’99 avviene l’incontro con Manu Chao, col quale suonerà dal vivo (anche nella trasmissione Rai di Celentano) e registrerà “Proxima estacion… esperanza”, secondo fortunato lavoro da solista di Chao. Con altri spagnoli, i Macaco di Dani El Mono Loco, registra il loro secondo lavoro “Rumbo Submarino”. Intanto le collaborazioni si moltiplicano e nel giugno 2000 partecipa al progetto olandese “The Ex Orkestra”, accompagnandosi ad affermati talenti quali Jaap Blonk, Michael Moore, Gert Jan Bloom. Con Gianni Gebbia e Francesco Cusa forma il trio “Trionacria” (che pubblica anche un album su Etnagigante) partecipando a festival internazionali in Olanda, Germania, Belgio, Svizzera, Francia. Nel 2001 esce il secondo lavoro della Banda Ionica “Matri Mia” che raggiunge la top ten dei migliori dischi di world music europea, con ospiti di riguardo come Vinicio Capossela, Arthur H, Joe dei La Crus. Contemporaneamente sviluppa "Roy Paci & Aretuska", il suo primo progetto da solista, con tutti giovani musicisti siciliani. Sempre il 2001 lo trascorre interamente al seguito della carovana Radio Bemba di Manu Chao, in un tour di un centinaio di concerti in tutto il mondo, compresa la marcia per la pace a Genova durante il G8. Al termine del tour esce il primo lavoro discografico di Roy Paci & Aretuska “Baciamo le mani” (Viceversa/extralabels), una potente fusione di rock'n'steady, ska, soul, funk e melodie mediterranee: canzoni coinvolgenti, trascinanti, emozionanti, impreziosite dalle voci di Bunna degli Africa Unite, Dani dei Macaco, e l'inconfondibile Meg dei 99 Posse…. Nel 2002 con la band effettua un tour italiano ed europeo di più di cento concerti, partecipa a trasmissioni televisive come “Stasera pago io” di Fiorello, produce un nuovo singolo ("Cantu siciliano") e due video che vanno in heavy-rotation su Mtv e Rete All Music. Nel 2003 arriva “Tuttapposto”, il secondo lavoro a firma Roy Paci & Aretuska, prodotto da Etnagigante e distribuito da V2. L’album, il cui sound spazia fra calypso, rock steady, swing e sonorità caraibiche, vede Roy Paci alle prese tanto con brani propri che con nuovi arrangiamenti di brani della tradizione siciliana. Fra i vari guest dell’album vanno citati Grazia Negro, Cristina Cavalloni e il grande Tony Scott, nonché il sax di Chicco Montefiori. Poi arrivano altri concerti italiani e un tour europeo in cui Roy e gli Aretuska suonano in paesi come Francia, Danimarca, Olanda, Belgio, Germania, Svizzera, Austria e Macedonia… Nell’estate dello stesso anno arriva la partecipazione al Festivalbar, seguita dalla consegna a Roy del rinomato Premio Carosone e una collaborazione con il cinema: Roy e gli Aretuska riarrangiano per il film “Il paradiso all’improvviso” di Leonarxdo Pieraccioni lo storico brano “Besame mucho”, in una versione assolutamente trascinante. Ma Roy Paci non ha nessuna intenzione di fermarsi qui: nel 2004 nasce il progetto “Corleone” (www.Cor-leone.com) che inaugura la “terza dimensione” musicale di Roy, un’avventura in nuovi excursus musicali, sempre accompagnati dalla voglia di riscoprire una tradizione fortemente siciliana. Il sound di Corleone affonda le sue radici musicali in un calderone di sonorità non necessariamente jazz, ma che sembrano vivere in un mondo parallelo, privo di contatti con la pesantezza del mainstream quotidiano. In questo appassionante viaggio musicale, Roy ha al suo fianco musicisti eccentrici di indiscutibile valore e di altissima apertura, nonché grandi improvvisatori come Carlo Actis Dato, Mirko Sabatini, Maurizio Martusciello, Giorgio Giovannini, Sebastiano Bell’arte, Giovanni Lullo Mosso. E’ con loro che nell’ottobre del 2004 inizia le registrazioni di “Wei-wu-wei”, il primo album della formazione, seguito, a poche settimane di distanza, dall’inizio delle registrazioni del terzo album di Aretuska, “Parola d’onore”. Parallelamente, dalla fine del 2004, Roy è stato per un intero ciclo di trasmissioni ospite (gradito) del programma di Piero Chiambretti “Markette”, in onda su La7. Nella sua incredibile carriera, che ha da poco festeggiato i 25 anni (!!!), Roy ha arrangiato, scritto e suonato anche per Samuele Bersani, Piero Pelu’, Luca Barbarossa, Vinicio Capossela. Ha collaborato dal vivo tra gli altri con: Teresa De Sio, Manu Chao, Giorgio Conte, 99 Posse, Mau Mau, Eric Mingus, Carlo Actis Dato, Enrico Rava, Vinicio Capossela, Sean Bergin, Ned Rothemberg, John Edwards, Nicola Arigliano, Amy Denio, Cesare Basile, Han Bennink, Walter Weibous, Flying Luttembachers, Blue Beaters, New York Ska Jazz Ensemble, Zap Mama, Trilok Gurtu, Tony Levin, Macaco, Subsonica, e tanti altri. Calcola lui stesso di aver partecipato all’incirca a 300 diversi progetti discografici, della più svariata natura. Www.depositogiordani.it  
   
   
TUTTI PROMOSSI ALL'ESAME DI STORIA... D'ITALIA GRANDE SUCCESSO PER L'ANTEPRIMA DELLO SPETTACOLO PRODOTTO DA ITALIA IN MINIATURA PRESENTATO SABATO MATTINA ALLE AUTORITÀ E ALLA STAMPA  
 
Rimini, 26 aprile 2005 - Circa 200 invitati, tra autorità, operatori dei media e della carta stampata, hanno affollato Sabato 23 aprile la conferenza stampa di inaugurazione della stagione 2005 di Italia in Miniatura, in concomitanza con l'Anteprima dello spettacolo "La Storia d'Italia". Era un Paolo Rambaldi orgoglioso e visibilmente emozionato, quello che in giacca e cravatta si è presentato sul palco per snocciolare un'agenda fitta di argomenti, di rivelazioni e di sorprese. Doppiamente fitta anzi, perché come ha avuto modo di sottolineare l'Amministratore Unico della S.e.p.a.r. Spa, la recente acquisizione dell'Acquario di Cattolica, che la società riminese gestirà per i prossimi quattro anni, prelude a un periodo di eventi eccezionalmente intenso. La prima novità a segnare la stagione 2005 di Italia in Miniatura è sicuramente la Scuola Guida Interattiva: un mini-circuito automobilistico dove grazie a un sistema satellitare Gps, macchinine "parlanti" suggeriscono e correggono le manovre dei piloti in erba. Con l'aumentare della temperatura e l'avvicinarsi dell'estate, Cannonacqua, l'attrazione che rivisita il classico "gavettone", sarà uno dei punti più frequentati del Parco. Rambaldi ha inoltre citato l'imminente apertura, prevista per il mese di giugno di "Minimundus Bodensee", il piccolo mondo in miniatura sul lago di Costanza, da parte di una società italo-austriaca di cui la S.e.p.a.r. Detiene una quota societaria. Minimundus sorgerà in un'area turistica particolarmente amata dai Tedeschi, e frequentata anche da Austriaci, Svizzeri e Italiani: un avamposto della genialità e della creatività italiana che per il suo legame con Italia in Miniatura avvantaggerà certamente anche il turismo in Riviera. Il trend di espansione europea non si ferma in Germania: a sorpresa è stata annunciato l'avvio dei contatti con San Pietroburgo per una collaborazione che vedrà la nascita di un Parco tematico a firma italiana anche nella città che fu di Lenin. La parola è poi passata a Lisa Rambaldi, responsabile Marketing del Parco, che ha annunciato per il prossimo mese di giugno l'appuntamento serale con il Dinner Show in Piazza Italia: dal 2 del mese e con cadenza quindicinale fino a settembre, sarà organizzata una cena di gala su prenotazione, allietata da comici e intrattenitori, durante la quale saranno servite preparazioni e pietanze tratte dalla cucina dell'Artusi: un omaggio di Italia in Miniatura a un Maestro romagnolo della gastronomia internazionale. Riparte in giugno il concorso "Vinci un soggiorno al giorno", che già l'anno scorso, in collaborazione con l'Acquario di Cattolica ha estratto e premiato 56 "fortunati" con un soggiorno di una settimana in un albergo della Riviera di Romagna. Lisa Rambaldi ha concluso con l'annuncio di una grande festa, che all'inizio del mese di luglio celebrerà il compleanno di Italia in Miniatura, nel 35 anno della sua fondazione, avvenuta il 4 luglio 1970. Microfono Ambra Orfei infine per l'attesa presentazione dell'anteprima assoluta dello spettacolo "La Storia d'Italia". Sottolineando il grande lavoro di preparazione, di ricerca, e di fusione armoniosa fra teatro, circo, danza, ricerca storica e tecnologia, Ambra, che dello spettacolo ha curato regia e musiche, ha ringraziato a uno a uno coloro che hanno collaborato alla messa in scena di uno spettacolo tanto complesso e per molti aspetti, unico. Quando le luci si sono abbassate, un pubblico attento e rapito ha avuto modo di apprezzare e godere uno spettacolo straordinario per bellezza ed eleganza, e di apprezzare il lavoro di tutti coloro che vi hanno lavorato: dallo scenografo e costumista del Teatro alla Scala di Milano Alfredo Corno, a Giuseppe Caniglia per i testi e le immagini, Antonio Cozzolino per il caleidoscopio di luci, Russel Bekins per l'apporto multimediale, naturalmente gli artisti del gruppo Nando Orfei (padre di Ambra, e grande amico di Federico Fellini che lo volle nel cast di "Amarcord" nel ruolo del "Pataca"), che hanno di fronte a sé ben 550 repliche da qui a settembre, e naturalmente la Famiglia Rambaldi, per avere avuto il coraggio di credere in un esperimento straordinario e portarlo fino in fondo. L'applauso scrosciante che ha concluso la rappresentazione ha dimostrato che hanno avuto ragione. Fino al 19 giugno, lo spettacolo "La Storia d'Italia" verrà replicato due volte al giorno nei giorni feriali, e tre volte (alle 11:30, 16:00 e 18:00) nei giorni festivi. Www.italiainminiatura.com  
   
   
XXII TROFEO ACCADEMIA NAVALE E CITTA’ DI LIVORNO: CONFERITI I PREMI PER I VINCITORI DELLE VARIE CLASSI DI REGATE  
 
Livorno, 26 aprile 2005 - Un vero fiume in piena, quello dei visitatori che, in questo quarta ed ultima attesissima giornata di competizioni, ha inondato gli stand del Villaggio della Vela. Mentre in Galleria Allievi, presso l’Accademia Navale, aprivano al pubblico la mostra “Il Mare e le Vele” e l’esposizione delle opere del maestro Marc Sardelli, alle ore 10.30 le imbarcazioni delle classi Ims ed Irc hanno preso il largo, inaugurando anche l’ultima delle sessioni di regate valide per assegnazione della Coppa Paul&shark. Alle ore 10.45 è lo start dato alle imbarcazioni della classe Optimist a canalizzare l’attenzione dei tanti appassionati che, già dalle 13.30, orario di fine regata, attendevano entusiasti la proclamazione del vincitore di questa Xvii Edizione del Trofeo Topolino Vela. Alle ore 11.00, il carnet delle partenze è ormai completato con l’avvio delle regate per le classi J24, Este 24, 2.4mR, Europa, Equipe, Vaurien e Laser. Trionfatori assoluti di questo Xxii Tan per la classe Ims, Telesia Sistemi (Ita14888) di Maffini Roberto e Bressani Lorenzo che, dopo un avvincente testa a testa con l’Ita235 di Sky, si è aggiudicata il podio e l’ambita Coppa Paul&shark. Alle ore 11.15, nella prestigiosa cornice della Terrazza Mascagni, protagonista la Fanfara dell’Accademia Navale che, diretta dal primo maresciallo musicante Giovanni Cosenza, ha allietato il numeroso pubblico, proponendo un ampio repertorio degno della più raffinata tradizione bandistica e musicale. Alle ore 17.30 nel piazzale allievi dell’Accademia Navale, aperta al pubblico per l’occasione, sullo sfondo dello storico brigantino interrato, alla presenza dell’Ammiraglio Comandante l’Accademia Navale, Ammiraglio di Divisione Franco Paoli, del Sindaco di Livorno Dott. Alessandro Cosimi, del Presidente del Comitato Organizzatore del Tan, Contrammiraglio Dario Patti, di numerose autorità civili e militari, nonché di illustri ospiti, ha avuto luogo la cerimonia di chiusura del Xxii Trofeo Accademia Navale e Città di Livorno. Durante la manifestazione, colorita dalla pittoresca presenza delle ben 25 Marine Estere presenti, si è proceduto, in un clima di generale euforia ed eccitazione, al conferimento dei premi per i vincitori delle varie classi di regate. Presso il sempre più gremito Villaggio della Vela però, gli appuntamenti non sono terminati. Alle ore 17.30 si è proceduto, nel brioso contesto dello spazio Incontro e Spettacoli, alla premiazione del vincitore del Primo Trofeo Triavela, originale novità di questo Xxii Tan; a seguire animazione e spettacolo, per una serata all’insegna del musica e del sano divertimento. L’ organizzazione del Tan porge un sentito ringraziamento a quanti hanno voluto concorrere alla brillante riuscita di questa Xxii Edizione del Trofeo Accademia Navale e Città di Livorno. Si segnalano per il particolare contributo: Paul&shark, Bnl, Oto Melara, Wass, Mbda, Ams, Autorità Portuale di Livorno, Generali, Camera di Commercio, Nissan, Avanade, Amga, General Cargo, Sammontana, Poralu Marine, Fincantieri.  
   
   
VELA: PRESENTATO A LIVORNO IL CAMPIONATO MONDIALE 2.4MR  
 
Livorno, 26 aprile 2005 – In occasione della giornata di apertura della XXII edizione del Trofeo Accademia Navale e Città di Livorno, il Circolo della Vela Marciana Marina ha presentato ufficiamente, il Campionato Mondiale 2.4mR, la manifestazione più prestigiosa del calendario agonistico 2005 e che vedrà la presenza, in qualità di main sponsor, della prestigiosa casa automobilistica Kia Motors. All’interno degli spazi espositivi di Tuttovela nel Porto Mediceo della città labronica, il presidente Piero Canovai e il direttore sportivo Ermanno Volontè hanno illustrato il Campionato Mondiale 2.4mR, che dal 20 al 25 settembre prossimi vedrà confrontarsi sul campo di regata elbano velisti normodotati e velisti disabili. Non è la prima volta che il Cvmm si trova a organizzare una manifestazione riservata alle “sorelline” dei 12m Si, protagonisti della Coppa America: già nel 1994 il campo di regata elbano ospitò il Campionato Italiano di Classe. A tutt’oggi hanno già confermato la loro partecipazione numerosi atleti provenienti da tutto il mondo: è prevista la partecipazione di un centinaio di timonieri di cui almeno il 35% disabili. All’incontro hanno presenziato anche il presidente internazionale della classe, il canadese Danny Mccoy (disabile) e quello della Classe Italiana, la milanese Elena Polo. Il Bando di Regata è visibile nel sito: www.Cvmm.it  
   
   
TEAM CAPITALIA ALL’ELBA CUP PER GLI UOMINI DI MASCALZONE LATINO È INZIATO IL CONTO ALLA ROVESCIA VERSO VALENCIA 2007  
 
Portoferraio, 26 aprile 2005 - Team Captialia-mascalzone Latino prenderà parte alla quarta edizione della Toscana Elba Cup – Trofeo Locman 2005. L’ equipaggio sarà guidato da Hamish Pepper. Al suo fianco, nel ruolo di tattico, Vasco Vascotto. Trimmer Jonathan Ziskind, alle drizze Antar Vigna, prodiere Alberto Barovier. In programma, -da mercoledì 4 maggio a sabato 7 maggio-, quattro giornate di scontri diretti nelle acque di Porto Azzurro. Attesi in campo grandi campioni di match racing e molti dei team impegnati nella preparazione della 32ma edizione dell’America’s Cup. Hamish Pepper, neozelandese, ha corso con Team New Zealand nel 2000 e 2003. Vasco Vascotto è uno dei più noti velisti italiani: al suo attivo 14 titoli mondiali e 22 italiano conquistati in diverse classi. Per Alinghi correranno Peter Holmberg ed Ed Baird e per Luna Rossa Challenge Francesco De Angelis e James Spithill. Presenti anche Bmw Oracle Racing con Gavin Brady, Emirates Team New Zealand con Ben Ainslie, K-challenge con Thierry Peponnet, Victory Challenge con Magnus Holmberg, Team Shosholoza con Ian Ainslie e +39 Challenge con Iain Percy. E, ancora,Pizza-la Sailing Team con Peter Gilmour. Per tutti però il grande avversario da battere sarà Russell Coutts, vincitore dell’ultima edizione dell’Elba Cup, in gara questa volta per difendere il trofeo con il team che porta il suo nome . Coutts ha conquistato tre volte il titolo di Campione del mondo di match racing (rispettivamente nel 1992, 1993 e 1996) ed ha già dominato nel 2001 la Swedish Match Cup. Il programma della manifestazione prevede per mercoledì 4 e giovedì 5 maggio i Round Robin eliminatori, per venerdì 6 maggio i quarti di finale e la prima semifinale, e per sabato 7 maggio la seconda semi finale e lo scontro decisivo tra i due finalisti. I team si confronteranno a bordo di Sm 40 (lunghezza 12 metri), monotipo progettati da Pelle Petterson con la collaborazione Paul Cayard e Magnus Holmberg. La Toscana Elba Cup è la quinta tappa -e unica tappa italiana- dello Swedish Match Tour 04/05, il circuito mondiale riservato a eventi Isaf di grado 1 che riunisce i nove più importanti eventi di match racing. Team Capitalia-mascalzone Latino ha inziato l’8 aprile a lavorare nelle acque di Porto Ferraio con i Classe Coppa America Usa 66 e Ita 72. E, dal 16 giugno prossimo, sarà impegnato a Valencia nei Louis Vuitton Acts 4&5.  
   
   
GOLF - ASSEGNATI SETTE TITOLI TRICOLORI  
 
Milano, 26 aprile 2005 - Nel Campionati Nazionali Match Play sono stati assegnati i titoli nelle Serie A2, A3 e A4, mentre la serie A1 e alle semifinali. Sono scese in campo complessivamente 133 formazioni. Serie A1 - Sul percorso del Golf Club Le Querce la formazione di Torino ha travolto nel primo turno di match play Biella con un secco 7-0 Biella. Doppio successo per Edoardo Molinari/matteo Del Podio e per Antonio Garbaccio/benedetto Pastore in doppio e singolo, e un punto per Stefano Bono nel singolo. I campioni uscenti troveranno in semifinale Biella, che ha superato per 4-3 l’Olgiata. Dopo le 0-2 nei doppi, i romani hanno tentato la rimonta, ma sono stati stoppati dai successi dei piemontesi Leonardo Motta e Alan Mosca. Nell’altra semifinale Rapallo affronterà Varese. I liguri hanno superato Modena grazie al successo nell’ultimo incontro di Matteo Avanzino su Federico Pollastri dopo una buca di spareggio. Sul filo dell’ equilibrio anche il match tra Varese e Alpino (4-3), con i punti decisivi per i vincitori conquistati da Marco Longari, Filippo Clerici e Stefano Begnis. Il “derby” fra Torino e I Roveri e lo scontro Asolo-la Margherita nelle semifinali del torneo femminile, dove è apparsa evidente la superiorità delle formazioni piemontesi. Successi chiari per tutte e quattro le promosse. Torino ha superato Bergamo (4-1) senza perdere nessun incontro, ma concedendo alle avversarie due pareggi ottenuti dalle lombarde Laura Rendina e Roberta Ferrari con Anna Roscio e Giulia Garbaccio. Gli altri tre punti per le campionesse uscenti sono stati conquistati da Alessandra Salvi, Giulia Carando e dalla coppia Garbaccio-roscio nel doppio. Identico 3,5-1,5 per le altre tre squadre vincitrici, I Roveri, Asolo e La Margherita rispettivamente contro Olgiata, Monticello e Varese. In evidenza nei Roveri Chiara Campanile ed Emma Perracchione; a sorpresa il 5/4 che Alessandra De Luigi ha inflitto ad Anna Rossi conquistando l’unico punto pieno di Monticello; en plein di Vittoria Valvassori e Roberta Polloni prima in doppio e poi nei due singoli che hanno dato tre punti fondamentali a La Margherita. Serie A2: Vincono Asolo E Rapallo -Sul percorso del Golf Club La Margherita il torneo maschile di Serie A2 è stato vinto con 692 colpi (224 235 233) dalla compagine di Asolo (Luca Carlin 75 81 82, Paolo Zanesco (79) 82 (82), Joon Kim 74 72 74, Jacopo Aggio 75 (91) 77) con otto colpi di vantaggio su Roma (700 - 236 238 226). Sono stati promossi in A1 anche i team di Sanremo, terzo con 702, e Milano, quarto con 705. Al quinto posto Parco di Roma con lo stesso 705 di Milano e peggiori punteggi scartati. Sono retrocesse in Serie A3 le quadre classificate dal 19° al 24° posto: Villa Condulmer 729, Villa d’Este 730, Parco de’ Medici 751, Barlassina 758, Marco Simone 759, Dei Laghi 760. La gara si è disputata su 54 buche medal con 24 squadre al via. Nel campionato femminile successo annunciato di Rapallo con 484 colpi (158 168 158) dopo una gara di testa (Anna Paola Tiscornia 75 86 83, Chiara Brizzolari (83 (88) (83), Alessandra Gallo 83 82 75). Al secondo posto Villa Condumer con 495 (166 168 161), al terzo Milano con 501, al quarto Le Rovedine con 509. Queste quattro formazioni sono state ammesse alla serie A1. Sono retrocesse in A3: Castello di Tolcinasco 599, Menaggio 567, Le Querce 573. Al torneo hanno preso parte le 12 formazioni previste dal regolamento. Serie A3: Titoli A La Margherita E Venezia - Sul tracciato del Golf Club Crema il campionato maschile è stato appannaggio con 459 colpi (156 152 151) del Golf Club La Margherita (Ludovico Righetto 79 (78) 78, Massimo Valvassori (80) 75 (78), Marco Giraudo 77 77 73) che ha distanziato di sette lunghezze Le Rovedine (466 - 153 162 151). In Serie A 2, classificate nell’ ordine, anche Castello di Tolcinasco 467, Colline del Gavi 470, Vigevano 473, Perugia, 476. Retrocesse: Trieste 491, Le Fronde 494, Cervia 497, Albarella 502, Margara 506, Piandisole 513. Il torneo si è disputato su 54 buche medal con la partecipazione di 24 squadre. Venezia (Marianna Causin 74 74 76, Ghislaine Tiozzo 86 86 (83), Caterina Parpajola (89) (88) 80) ha letteralmente dominato il torneo femminile (476 - 160 160 156). A quattordici colpi Parco di Roma (490 (164 167 159), a trenta Margara (506). Queste tre compagini sono state promosse in A2, mentre non ci sono retrocessioni. Alla partenza 15 team. Serie A: Successo Di Verona - Con lo score di 307 colpi (154 153) la squadra del Golf Club Verona (Federico Malossini 79 78, Francesco Mazzi (84) (87), Andrea Zanibellato 75 75) ha vinto il titolo Serie A4 sul percorso del Golf Club Conero. Gli scaligeri sono riusciti a prevalere in un gruppo di almeno dieci compagini che erano in condizioni di imporsi dopo il primo giro con graduatoria molto corta. Insieme ai neo campioni sono saliti in Serie A3, classificandosi nell’ordine, Poggio dei Medici con 310 (154 156), Bogogno con 312 (155 157), Versilia con 313, Udine e Garlenda con 316. Queste ultime due formazioni hanno terminato con lo stesso punteggio di Castel d’Aviano, settimo e rimasto in A4 per gli scores scartati peggiori. In ottava posizione San Domenico Golf con 317, quindi Venezia e Argenta con 320. Si è giocato sulla distanza di 36 buche con la partecipazione di 33 squadre.  
   
   
GOLF - IN CINA VINCE ADAM SCOTT, 23° EMANUELE CANONICA LPGA TOUR: IN MESSICO GIULIA SERGAS AL 16° POSTO DOPO TRE GIRI  
 
Milano, 26 aprile 2005 - Adam Scott si è imposto con 270 colpi (63 66 69 72) nel Johnnie Walker Classic, torneo dell’European Tour terminato sul tracciato del Pine Valley Golf Resort di Pechino. Il venticinquenne australiano ha dominato nettamente la gara lasciando a tre colpi il sudafricano Retief Goosen (273 - 68 67 68 70) e a cinque il neozelandese Michael Campbell (275), lo svedese Henrik Stenson e il sudafricano Richard Sterne. Subito dietro gli altri bigs: al 6° posto con 276 Ernie Els e Colin Montgomerie insieme a Brett Rumford, al 9° con 277 Luke Donald, al 10° con 278 Sergio Garcia. Alti e bassi per Emanuele Canonica, 23° con 282 (72 66 68 76), dopo essere salito al 12° posto nel terzo giro, concluso in mattinata a causa delle interruzioni nei giorni precedenti per maltempo. In questa fase il torinese ha segnato quattro birdie nelle ultime sei buche, ma nel quarto turno ha perso lucidità e nove posizioni per un 76 (un eagle, sei bogey). Al torneo ha preso parte anche Costantino Rocca, che non ha superato il taglio (118° con 147 - 74 73). Lpga Tour: Giulia Sergas 16ª - Giulia Sergas affronterà al 16° posto con 218 colpi (69 74 75) l’ultimo giro del Corona Morelia Championship, torneo del Lpga Tour che si disputa sul percorso del Tres Marias Residential G.c. A Michoacan, in Messico. E’ in 45ª posizione Silvia Cavalleri con 224 (74 72 78). In vetta alla graduatoria la svedese Carin Koch (208 - 68 69 71) è stata raggiunta da Wendy Ward (71 69 68), vincitrice la scorsa settimana del Takefuji Classic. Terza con 213 Natalie Gulbis, quarte con 214 Stacy Prammanasudh e Catriona Matthew. Nessuna chance di successo per la messicana Lorena Ochoa, 20ª con 220, molto attesa dal pubblico locale. Non è stato un giro facile per le due italiane, La Sergas, che ha perso undici posizioni, ha segnato per il suo 75 due birdie e cinque bogey; nel 78 della Cavalleri, che è scesa di otto posti, un birdie e sette bogey. U.s. Pga Tour: Vijay Singh Torna In Vetta - Vijay Singh è tornato in vetta con 205 colpi (64 71 70) alla pari con Gavin Coles (65 69 71) dopo il terzo giro dello Shell Houston Open, torneo dell’U.s. Pga Tour in svolgimento sul percorso del Redstone Gc a Humble, nel Texas. Al terzo posto con 206 Greg Owen, al quarto con 207 José Maria Olazabal e Brett Quigley, al sesto con 208 Tom Byrum, Joe Ogilvie e John Daly, tutti in lotta per il titolo. Cavalier Classic: Italia Quarta - L’italia (Andrea Signor 72, Nunzio Lombardi 74, Lorenzo Scotto 75, Andrea Perrino 75, Alberto Zani 80) è al quarto posto con 296 colpi dopo il primo giro del Cavalier Classic, che si sta disputando al Golf Club Birdwood di Charlottesville, in Virginia. Al comando l’Università della Virginia con 289, seguita da Università North Carolina con 291 e William con 293. Al torneo prendono parte undici formazioni universitarie e la compagine azzurra. La competizione è a squadre e per la classifica sono validi quattro risultati su cinque. Verrà anche stilata una classifica individuale.  
   
   
GOLF - ANCHE IL SUDAFRICANO DAVID FROST (10 TITOLI NELL’U.S. PGA TOUR) AL TELECOM ITALIA OPEN  
 
Milano, 26 aprile 2005 - Si sono chiuse le iscrizioni del Telecom Italia Open e un altro campione, dopo Mark Calcavecchia (11 titoli nell’U.s. Pga Tour e un Open britannico) e Ian Woosnam (44 vittorie nel mondo e un Masters), si è aggiunto alla lista dei protagonisti del torneo in programma dal 5 all’8 maggio sul percorso del Castello di Tolcinasco Golf & Country Club. E’ il sudafricano David Frost, una prestigiosa carriera nel circuito statunitense con ben dieci successi e altri dodici fuori tour, tra i quali tre nel Nedbank Dollar Challenge, record per la gara che si svolge ogni anno a Sun City condiviso con Nick Price ed Ernie Els. Inoltre è uno dei pochissimi giocatori sudafricani che ha centrato il South African Open, il South African Masters e il Pga Championship nel tour di casa, una tripletta che rappresenta per loro un autentico vanto e che hanno colto solo campioni del calibro di Gary Player ed Ernie Els. Nel field anche Graeme Mcdowell, il nord irlandese campione uscente che dopo la vittoria dello scorso anno ha avuto una carriera in crescendo. Nella stagione in corso ha anche partecipato ad alcune gare nell’U.s. Pga Tour con un secondo posto (Bay Hill Invitational) e un ottavo (Pebble Beach Pro-am). Da seguire le prove dell’irlandese Paul Mcginley, che ha preso parte nel 2004 alla Ryder Cup vinta dalla compagine europea su quella statunitense (18,5 a 9,5), gli svedesi Joakim Haeggman e Robert Karlsson, il sudafricano Richard Sterne, gli argentini Eduardo Romero, Angel Cabrera e Ricardo Gonzalez, tre vincitori stagionali quali l’inglese Paul Broadhurst, l’altro svedese Niclas Fasth e il ventunenne Charl Schwartzel, che dopo essersi imposto nel Dunhill Championship, nel natìo Sud Africa, è stato per qualche settimana in vetta alla money list. Al momento sono venti i giocatori italiani iscritti, 17 professionisti e tre dilettanti, ma potrebbe aggiungersi ancora qualche amateur dopo la prova di selezione del 30 aprile sul percorso del Castello di Tolcinasco G&cc, che assegnerà tre posti ai primi tre classificati. Questi i professionisti: Costantiino Rocca, Emanuele Canonica, Alessandro Tadini, Francesco Molinari, Andrea Maestroni e Marco Bernardini, che hanno la “carta” per il circuito, quindi Massimo Scarpa, Massimo Florioli, Gregory Molteni, Alessandro Napoleoni, Federico Bisazza, Gianluca Pietrobono, Massimiliano Secci, Stefano Reale, Gianluca Baruffaldi, Marco Crespi e Massimo Mannelli, ultimo vincitore italiano dell’Open nel 1980 a Roma. I tre amateurs scelti dalla F.i.g.,sono Edoardo Molinari, Matteo Del Podio e Lorenzo Gagli. Il torneo, che è staqto anticipato mercoledì 4 marzo dalla Tnt Pro-am, si disputerà sulla distanza di 72 buche: dopo le prime 36 il taglio lascerà in gara i primi 70 classificati, i pari merito al 70° posto e i dilettanti che rientreranno nel punteggio di qualifica. Il montepremi è di 1.300.000 euro, con un aumento di 100.000 rispetto allo scorso anno. Il vincitore riceverà 216.660 euro, contro i 200.000 del 2004. Quattro i premi speciali: il Trofeo Aedes, per il giocatore italiano meglio classificato; il Trofeo Jameson Whiskey per l’autore del miglior score nel quarto giro; una Bmw 645Ci Cabrio per il primo giocatore che effettuerà in un solo colpo la buca 16 (metri 188, par 3); il Premio Progetto Italia al più giovane giocatore classificato. Oltre al title sponsor Telecom Italia altre aziende di prestigio sostengono la manifestazione: i major sponsor Aedes e Jameson Whiskey; gli sponsor Bmw, Bnl, Casinò di Campione, Grana Padano, Robe di Kappa, Rolex; lo sponsor della pro-am, Tnt; i fornitori ufficiali Acqua Norda, Berlucchi, Del Monte, Epson, Hertz, Integra Sport, Lindt & Sprungli, Segafredo Zanetti, Titleist, Town Life, Unisys. Partner media: la Tv satellare Sky, che manderà in onda l ’evento sul territorio nazionale sul canale 224-16/9, Radio Capital, La Gazzetta dello Sport, Virgilio.it.  
   
   
GOLF - GIULIA SERGAS 11ª IN MESSICO: TITOLO A CARIN KOCH  
 
Milano, 26 aprile 2005 - Giulia Sergas si è classificata all’11° posto con 291 colpi (69 74 75 73) nel Corona Morelia Championship, torneo del Lpga Tour che si è svolto al Tres Marias Residential G.c. A Michoacan, in Messico. A metà classifica Silvia Cavalleri, 36ª con 298 (74 72 78 74). Ha ottenuto il secondo titolo nel circuito la trentaquattrenne svedese Carin Koch (279 - 68 69 71 71) con un vantaggio di sei colpi sulla ventiseienne francese Karin Icher (285 – 73 72 70 70). Al terzo posto con 286 la scozzese Catriona Matthew e la statunitense Wendy Ward, crollata con un 78 dopo esser partita per il turno finale al comando insieme alla Koch. Solamente 16ª con 293 Lorena Ochoa, che anche nel secondo appuntamento stagionale in Messico non è riuscita a esprimersi ai suoi livelli. Giulia Sergas ha iniziato con il quarto posto, poi su un percorso dove solo nove concorrenti hanno chiuso entro il par, ha avuto qualche difficoltà, tuttavia è rimasta sempre in alta classifica. Sedicesima dopo il terzo turno ha recuperato cinque posizioni grazie anche a una prodezza alla 17ª buca (par 4) quando ha imbucato il secondo colpo dalla distanza per l’eagle. Nel suo 73 tre birdie, quattro bogey, un doppio bogey, oltre all’eagle. Ha guadagnato 17.468 dollari. La Cavalleri è stata piuttosto altalenante con parecchi problemi nel terzo turno (78), ma ha avuto il merito di non disunirsi e di recuperare nel giro finale (74 con 2 birdie, 4 bogey) nove posizioni, raccogliendo 5.313 dollari quanto mai utili per la money list. U.s. Pga Tour: In Texas Vince Singh In Play Off - Vijay Singh ha firmato la vittoria numero 26 nell’U.s. Pga Tour imponendosi nello Shell Houston Open, sul percorso del Redstone Gc a Humble, nel Texas. E’ il secondo titolo consecutivo in questo torneo e il terzo in quattro anni. Concluse le 72 buche con lo score di 275 (64 71 70 70) alla pari con John Daly (68 67 73 67) ha colto il successo alla prima buca di play off complice il suo avversario, che ha spedito la palla in acqua con il drive e il colpo successivo oltre il green. Al terzo posto lo spagnolo José Maria Olazabal (277 – 70 67 70 70), tornato in questa stagione a buoni rendimenti dopo un periodo difficile, al quarto con 278 Darren Clarke e Greg Owen, al sesto con 279 Joe Ogilvie. Con questo successo Singh si è portato al secondo posto della money list statunitense circa 6.000 dollari di distacco da Phil Mickelson e ha superato i 40,5 milioni di dollari vinti in carriera. Solo Woods ha fatto meglio (48,8 milioni). Nella classifica mondiale è rimasto al secondo posto, ma ha recuperato oltre mezzo punto su Woods (13,49 punti contro 12,51). Cavalier Classic: Italia Settima - L’italia ha concluso al settimo posto con 925 colpi (296 318 311) il Cavalier Classic, torneo che si è disputato al Golf Club Birdwood di Charlottesville, in Virginia, e al quale hanno preso parte undici formazioni di università statunitensi e la compagine azzurra. Si è imposto con 892 colpi (293 299 300) il team del William & Mary College davanti alla Virginia University (893) e alla North Carolina State University, al terzo posto con lo stesso score. Nella classifica individuale successo di Gary Barton (William & Mary College) con 218 (74 73 71) che ha battuto in play off Taylor Crosby (Nc State - 71 73 74). Così gli azzurri: 13° Andrea Signor 228 (72 81 75); 24° Andrea Perrino 233 (75 81 77); 28° Lorenzo Scotto 234 (75 77 82); 38° Alberto Zani 237 (80 80 77); 44° Nunzio Lombardi 239 (74 80 85).  
   
   
20/21 AGOSTO 2005 WORLD CUP PILA DOWNHILL E 4CROSS  
 
Pila, 26 aprile 2005 - Nell’estate 2005 Pila ospiterà la prima edizione della World Cup Pila downhill e 4cross. La gara di Coppa del Mondo, che si svolgerà il 20/21 agosto, è una competizione decisiva in previsione dei Mondiali di Livigno. Nel corso delle selezioni saranno identificati, infatti, gli atleti che rappresenteranno l’Italia alla manifestazione iridata. Pila e la passione per la mountain bike La vocazione di Pila per gli sport è ben nota. Sciolta la neve, con l’arrivo della bella stagione la conca valdostana si dà al ciclismo. L’apertura estiva delle seggiovie e la predisposizione per il trasporto delle biciclette si è rivelata la vera carta vincente della stazione, che si è imposta come una delle capitali alpine delle due ruote. Impianti aperti significano meno fatica e maggiori possibilità per tutti. Gli appassionati di mountain bike trovano ben quattro piste, in grado di appagare i differenti livelli di competenza. Ad ogni stagione l’appassionato lavoro dell’equipe dei tecnici di Pila e la consulenza di Corrado Herin, campione del mondo nel 1997, apportano modifiche e migliorie ai tracciati di discesa. I percorsi, che si sviluppano lungo la pista del Bosco, servita dalla seggiovia di Chamolé (quota partenza 2311 m arrivo 1860 m), sono: uno di downhill molto tecnico, riservato ai più esperti (lunghezza 2,10 km), mentre gli altri tre sono di free-ride, accessibili a chiunque voglia assaporare il brivido della velocità (lunghezza variabile dai 3 ai 5 km). Tutti i tracciati sono permanenti, segnalati e in alcuni tratti delimitati. I bikers possono caricare le bici sulla veloce telecabina che sale da Aosta e quindi sulla seggiovia di Chamolé. Dall’arrivo ci si può lanciare subito nelle discese di downhill, ma volendo si può anche inoltrare alla scoperta dei numerosi itinerari che seguono le strade interpoderali. Gli straordinari panorami sui 4000 valdostani che hanno reso celebre Pila saranno dei piacevoli compagni di gita. Alla partenza della seggiovia di Chamolé troverete un attrezzatissimo centro per il noleggio delle biciclette e dell’equipaggiamento necessario. Infine il trasporto bici è gratuito e per i bikers sono stati studiati appositi abbonamenti: giornaliero 15,00 €, mezzo giornaliero 10,00 €. Per le risalite sulle seggiovie e sulla telecabina Aosta-pila sono in vendita anche tessere a punti e corse singole. Un’ampia scelta di itinerari in bicicletta nella conca di Pila si trova in www.Pila.it. Per informazioni sulle piste rivolgersi alle Funivie di Pila, tel. 0165 521148, mentre per il noleggio, l’accompagnamento tel. 347 4110227.  
   
   
CHEVROLET RACING: INIZIA IN FRANCIA L’IMPEGNATIVO MESE DI MAGGIO SECONDA GARA A MAGNY-COURS  
 
 Roma, 26 aprile 2005 - Le Chevrolet Lacetti Wtc affronteranno, nel weekend di fine mese, i round tre e quattro del Campionato Mondiale Turismo 2005 a Magny-cours, in Francia. La culla del Gran Premio di Formula 1 francese, come Monza lo è per l’Italia, è una pista che si gioca sulla velocità più che sulla maneggevolezza. Ciònondimeno, dopo gli approfonditi test della scorsa settimana a Brands Hatch, la squadra è convinta di poter ottenere migliori risultati nelle prossime gare. “A Brands Hatch, dove Rob e Alain hanno guidato, ci siamo concentrati sullo sviluppo di freni e frizione, in seguito ai riscontri ricevuti dai piloti e dall’auto stessa. Ora, abbiamo trovato una base comune per preparare tutte e tre le vetture per l’appuntamento francese”, ha spiegato il Team Manager Mark Busfield. “Al tempo stesso, la prova ha anche consentito di definire le linee guida da seguire per le evoluzioni future”. Con due round all’attivo, la squadra doveva svolgere un lavoro tarato sui feedback ricevuti dalla gara di Monza. “Dopo ogni corsa stiliamo una serie di punti che necessitano di essere risolti prima della competizione successiva”, ha continuato Busfield. “Solitamente la lista è composta da 25-30 problematiche. Dopo Monza ne avevamo circa 160. In altre parole: siamo ancora lontani dal podio ma, contemporaneamente, siamo sicuri che l’elenco si assottiglierà di volta in volta. Questo progetto è talmente nuovo che le auto migliorano tra la prova e la gara, come è successo a Monza dove hanno girato più rapidi in corsa che nelle qualificazioni”. Lo sviluppo del motore è ancora il primo punto della lista e fa parte di un programma già avviato mentre freni e frizione sono stati verificati con le prove di Brands Hatch. A Magny-cours, la squadra correrà sotto l’occhio vigile di Nick Reilly, Amministratore Delegato di Gm Daewoo Auto & Technology. “Faremo del nostro meglio per fare bella figura davanti al ‘capo’”, ha continuato Busfield. “Realisticamente, è possibile conseguire una migliore posizione nelle qualificazioni rispetto a Monza. Puntiamo ad essere tra i primi 15, mentre a Monza eravamo fuori dai top 20 per due decimi di secondo. Riguardo alla competizione, ovviamente speriamo di portare a termine con tutte e tre le auto entrambe le gare ma, come capitato a Rob in Italia, talvolta gli incidenti possono pregiudicare anche una gara perfetta in cui il traguardo sembra sicuro”. Rob Huff debutterà in Francia con una nuova auto (telaio n. 4), visto il serio danno riportato in gara 2 a Monza. “Il frontale della vettura è stato molto danneggiato, quindi Rob ne avrà una nuova per correre a Magny-cours e in futuro. La ‘telaio n. 1’ verrà riparata ma utilizzata solo come ‘macchina di scorta’ d’ora in poi”, ha spiegato Busfield. La gara in Francia segnerà l’inizio del periodo più intenso del campionato 2005, con le squadre attese in Gran Bretagna (Silverstone) due settimane dopo e poi di nuovo in Italia (Imola) dopo altri 15 giorni. Wtcc 2005 Classifica Piloti 1. D Müller (Bmw), 18 punti; 2. Thompson (Alfa Romeo), 12; 3. Garcia (Bmw), 10; 4. Priaulx (Bmw), 9; 5. Tarquini (Alfa Romeo), 8. Wtcc 2005 Classifica Costruttori 1. Bmw, 29 punti; 2. Alfa Romeo, 28; 3. Seat, 15; 4. Chevrolet, 6. Programma Wtcc Magny-cours Sabato 30 Aprile: Prove Libere 1; 12.30-13.00 Prove Libere 2; 15.15-15.45 Qualificazioni. Domenica 1 Maggio: 09.20-09.35 Warm Up: 15.10-15.35 2005 Wtcc Gara 1 (12 giri = 52.920 km); 16.15-16.40 2005 Wtcc Gara 2 (12 giri = 52.920 km). Entrambe le gare e il warm up saranno trasmesse in diretta da Eurosport (via satellite) e Sport Italia.