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MARTEDI

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Notiziario Marketpress di Martedì 20 Novembre 2012
GLI ITALIANI E L´UE. UN RAPPORTO CHE CAMBIA? IL VICEPRESIDENTE TAJANI INTERVIENE ALLA PRESENTAZIONE DEL SONDAGGIO ISPO  
 
 Roma, 20 novembre 2012 - Come sta cambiando il rapporto tra gli italiani e l´Ue nel contesto della crisi? La risposta a questa domanda sarà contenuta nel sondaggio svolto dall´Ispo e commissionato dalla Rappresentanza, la cui presentazione si terrà il 21 novembre 2012, alle ore 18.00, nella sede di via Iv Novembre 149, piano terra – Spazio Europa. I dati emersi saranno presentati dal professor Renato Mannheimer, presidente dell´Ispo, e discussi dal vicepresidente della Commissione europea Antonio Tajani assieme ai giornalisti Massimo Franco, inviato de il Corriere della Sera e Roberto Sommella, condirettore di Milano Finanza. Introdurrà e modererà l´incontro Lucio Battistotti, Direttore della Rappresentanza in Italia della Commissione europea.  
   
   
ACQUISIZIONE DELLA CITTADINANZA NELL´UE -27 LA CITTADINANZA DEGLI STATI MEMBRI CONCESSO A CIRCA 810 000 PERSONE NEL 2010  
 
 Bruxelles, 20 Novembre 2012 - Nel 2010, 810 500 persone hanno acquisito la cittadinanza di uno dei 27 Stati membri. Il più alto numero di cittadinanze le ha concesse il Regno Unito (195 000 persone), Francia (143 000), Spagna (124 000) e Germania (105 000), che insieme rappresentano il 70% di tutte le cittadinanze concesse dagli Stati membri dell´Ue-27. Rispetto al 2009, il numero di acquisizioni è aumentato del 4% nella Ue-27 nel 2010, principalmente a causa di un aumento del numero di cittadinanze concesse dalla Spagna . I nuovi cittadini della Ue-27 nel 2010 è venuto da Africa (29% del numero totale di cittadinanze acquisite), Asia (23%), non-Ue27 Europa (19%), Nord e Sud America (19%), un altro membro Ue-27 Stato (9%) e Oceania (1%). Questi dati sulla acquisizione della cittadinanza degli Stati membri dell´Ue-27 sono tratte da un rapporto 2 rilasciato da Eurostat, l´ufficio statistico dell´Unione europea . Maggior numero di cittadinanze concesse per 1000 abitanti in Lussemburgo, Svezia, Belgio e Regno Unito - Nel confronto con la popolazione totale di ogni Stato membro, i tassi più elevati di cittadinanza concessi sono stati registrati in Lussemburgo (8,6 cittadinanze concesse per 1 000 abitanti), Svezia (3,5), Belgio (3.2) e il Regno Unito (3,1). Dodici membri Stati concesso meno di una cittadinanza per 1 000 abitanti. In media, 1,6 cittadinanze sono state concesse per 1 000 abitanti nella Ue27 . Il numero di cittadinanze concesse può anche essere correlato al numero di stranieri residenti ovvero cittadini stranieri residenti nello Stato membro. I tassi più elevati sono stati registrati in Portogallo (5,6 cittadinanze concesse per 100 stranieri residenti), Polonia (5,0), Svezia (4,9), il Regno Unito (4,6) e Malta (4.5), e la più bassa nella Repubblica Ceca (0,3), Slovacchia (0,4) e Lituania (0,5). In media, sono stati concessi 2,4 cittadinanze ogni 100 stranieri residenti nella Ue-27 . Più alto numero di cittadinanze nell´Ue-27 acquistata da marocchini, turchi, ecuadoriani e indiani - Nel 2010, i maggiori gruppi che hanno acquisito la cittadinanza di uno Stato membro dell´Ue-27 erano cittadini di Marocco (67 000 persone), la Turchia (49 900), Ecuador (45 200), India (34 700) e Colombia (27 500). Tra gli Stati membri con il più alto numero di cittadinanze acquisite, i più grandi gruppi del Regno Unito sono stati gli indiani (15% del totale delle cittadinanze acquisite) e pakistani (11%), in Francia , erano marocchini (19% del totale delle cittadinanze acquisite ) e algerini (15%), in Spagna , erano ecuadoriani (35%) e colombiani (19%) e in Germania erano turchi (25%). In alcuni Stati membri, una gran parte delle cittadinanze è stata concessa ai cittadini di un solo paese. Gli Stati membri con la più alta concentrazione sono l´Ungheria (65% da Romania ) e Grecia (65% da Albania ). In Lettonia e l´Estonia , 96% e 91%, rispettivamente, dei nuovi cittadini sono stati riconosciuti non cittadini 3 .  
   
   
SETTEMBRE 2012 IL COMMERCIO DELL´AREA DELL´EURO INTERNAZIONALI DI MERCI SURPLUS DI 9,8 MILIARDI DI EURO, 12,6 MILIARDI DI EURO PER IL DISAVANZO EU27  
 
Bruxelles, 19 novembre 2012 - La prima stima per la zona euro 1 (Ea17) il commercio di beni con il resto del mondo nel settembre 2012 ha dato un surplus di 9,8 miliardi di euro, rispetto ai 1,7 miliardi di euro nel mese di settembre 2011. L´agosto 2012 il bilancio era di 5,2 miliardi di euro, rispetto ai -5,9 miliardi nel mese di agosto 2011. Nel mese di settembre 2012 rispetto a agosto 2012 , destagionalizzate le esportazioni sono diminuite del 1,1% e le importazioni del 2,7%. Questi dati vengono rilasciati da Eurostat, l´ufficio statistico dell´Unione europea . La prima stima per il 2012 settembre extra- Ue27 uno scambio di merci vi è stato un deficit di 12,6 miliardi di euro, rispetto ai -10,9 miliardi nel mese di settembre 2011. L´agosto 2012 2 bilancio era -13,2 miliardi di euro, rispetto ai -22,5 miliardi nel mese di agosto 2011. Nel mese di settembre 2012 rispetto a agosto 2012 , le esportazioni destagionalizzato è diminuito del 1,5% e le importazioni del 1,7%. Ue27 risultati dettagliati di gennaio ad agosto 2012 - Il Ue27 deficit di energia è aumentato (€ -277,0 miliardi nel periodo gennaio-agosto 2012 rispetto ai -252,5 miliardi nel periodo gennaio-agosto 2011), come ha fatto il surplus Per i prodotti fabbricati (232,9 miliardi di euro rispetto a 154,5 miliardi di euro). Ue27 Le esportazione verso la maggior parte dei suoi principali partner è cresciuta a gennaio-agosto 2012 rispetto a gennaio-agosto 2011, fatta eccezione per l´India (-5%). Gli aumenti più rilevanti sono stati registrati per le esportazioni verso la Russia e la Corea del Sud (entrambe +18%), Giappone (+17%), il Stati Uniti e il Brasile (entrambe +14%). Per quanto riguarda Ue27 importazioni, il modello è stato mescolato. I maggiori incrementi sono stati registrati per le importazioni dagli Stati Uniti (+11%) e Norvegia (+10%), e le maggiori diminuzioni con l´India (-9%) e Giappone (-5%). Il Eu27 L’ avanzo commerciale è aumentato con gli Usa (€ 56,1 miliardi a gennaio-agosto 2012 rispetto a 46,1 miliardi nel periodo gennaio-agosto 2011) e la Turchia (+17,9 mld contro 16,8 mld), ma è caduto con la Svizzera (+24,1 miliardi di euro rispetto ai 26,9 miliardi di euro). Il Eu27 deficit commerciale è diminuito con la Cina (-95,1 miliardi contro -103,7 miliardi), Russia (-58,2 miliardi rispetto a - 64,6 miliardi di euro) e il Giappone (-6,6 mld contro -14,4 mld), ma è aumentato con la Norvegia (-36,0 miliardi di euro rispetto ai -31,7 miliardi). Per quanto riguarda il commercio totale degli Stati membri, il maggiore surplus è stato osservato in Germania (€ 125,3 miliardi nel periodo gennaio-agosto 2012), seguita da Paesi Bassi (31,0 miliardi) e Irlanda (+29,3 miliardi di euro). Il Regno Unito (-101,2 miliardi) ha registrato il più grande deficit, seguita dalla Francia (-56,5 miliardi), Spagna (-23,8 miliardi) e Grecia (-10,2 miliardi).  
   
   
UE : LOTTA CONTRO IL TRAFFICO DI ARMI: A CHE PUNTO SIAMO?  
 
 Bruxelles 19 novembre 2012 - Di seguito l’intervento di Cecilia Malmström Il commissario europeo per gli Affari interni in tema di “Lotta contro il traffico di armi: A che punto siamo?” Sono lieta di dare il benvenuto a tutti voi la nostra conferenza sulla lotta contro il traffico illecito di armi da fuoco, in Europa e non solo. Abbiamo in sala oggi alcuni dei maggiori esperti sul tema - di applicazione della legge, l´industria, i responsabili delle politiche e della società civile. Per voi, non è una sorpresa che la Commissione pone l´accento su questo tema organizzando questa conferenza. Tuttavia, vale la pena ricordare che , nonostante i ripetuti politici dichiarazioni al, a livello internazionale e comunitario, chiedendo «meno armi ´e´ sicurezza piu ´negli ultimi dieci anni, nonostante l´adozione di nuovi quadri giuridici limitare l´accesso legale ai tipi più pericolosi di armi da fuoco, e di rafforzare la lotta contro il traffico di armi da fuoco illegali, e nonostante il duro lavoro delle forze dell´ordine - tra cui le autorità di polizia e doganali - in molti paesi per far rispettare le leggi, le armi da fuoco continuano a causare gravi danni. Armi da fuoco ancora causare morti e danni fisici nell´Ue; si diffondono (più che mai, mi sembra) la paura , e minare la sensazione di sicurezza dei cittadini, in quanto sono ben visibili i simboli del potere di gruppi criminali, e generare grandi profitti per i gruppi criminali, aumentando il loro potere economico e la capacità di commettere altri crimini. La domanda è: che cosa fare al riguardo ! Ma prima di arrivare a questo, vorrei soffermarmi brevemente su tre punti: il danno causato da armi da fuoco nell´Ue, le misure adottate a livello comunitario in questi ultimi anni per limitare tale danno, e perché a mio avviso l´Ue deve fare di più. Il danno causato da armi da fuoco - Nel corso degli ultimi anni, gli attacchi pistola tragici hanno più volte richiamato l´attenzione dei media - in Norvegia, Belgio, Francia e Italia, solo per citarne alcuni. Sette vittime innocenti, tra cui tre bambini, sono morti a Tolosa e Montauban per mano del sig Merah. Cinque morti, e 120 sono rimasti feriti, a Liegi, in Belgio qui poco prima di Natale dello scorso anno. Nel mio paese, la Svezia, 81 persone sono state uccise l´anno scorso. 17 di questi (circa 20%) come conseguenza di violenza armata. Potrei, naturalmente, andare avanti e avanti. Purtroppo, questi casi sono solo sintomatici di una realtà più vasta, e veramente terribile: secondo l´Interpol, le armi da fuoco sono utilizzati in oltre 245.000 omicidi in tutto il mondo (esclusi i paesi in guerra) ogni anno. Nell´ue solo più di 5000 omicidi sono stati commessi con armi da fuoco (circa il 20% di tutti gli omicidi), lo scorso anno secondo l´ Unodc . E nessun paese dell´Ue non è influenzato dalla violenza delle armi da fuoco. E ´veramente un transfrontaliera, sfida comune. Non è quindi esagerato descrivere armi di piccolo calibro, come l´ex segretario generale dell´Onu Kofi Annan ha fatto una volta, come ´ armi di distruzione di massa ´ . Cosa è già stato fatto? Traffico di armi da fuoco illegali è stata all´ordine del giorno politico dell´Ue per almeno un decennio: Nel 2006 la Commissione ha suggerito di portare il diritto comunitario in linea con il protocollo delle Nazioni Unite sulle armi da fuoco Nel programma di Stoccolma a partire dal 2009, gli Stati membri dell´Ue ha sottolineato il traffico braccio come una sfida alla sicurezza costante per l´Ue. Più di recente, nel 2010, il Consiglio ha adottato un piano d´azione per combattere il traffico illegale nelle cosiddette " pesanti " armi da fuoco .Essa riflette un impegno politico degli Stati membri di adottare misure operative per contrastare efficacemente il traffico di armi da fuoco. Sulla base di tale impegno politico, un bel po ´ è stato realizzato negli ultimi dieci anni. In primo luogo, l´Unione europea ha aggiornato la sua legislazione in materia: Dal punto di vista del mercato interno, l´Unione europea la direttiva del 1991 sulla vendita possesso, e trasferimenti di armi tra gli Stati membri, è stato aggiornato nel corso del 2008, e le norme più rigorose in una certa misura. La direttiva prescrive che tutti gli Stati membri, entro il 2014, per creare una base di dati sui titolari ei trasferimenti di armi da fuoco legali all´interno dell´Ue. Sul fronte del commercio estero, un nuovo accordo Ue regolamento sul rilascio delle licenze e controlli con i trasferimenti di armi dentro e fuori l´Unione europea è stata adottata all´inizio di quest´anno. Esso migliorerà la tracciabilità e il controllo delle armi da fuoco civili importazione, esportazione da e transito attraverso l´Ue. Ciò dovrebbe consentire all´Ue di ratificare finalmente il Protocollo delle Nazioni Unite il prossimo anno. In secondo luogo, le autorità degli Stati membri hanno rafforzato, in una certa misura, la pratica applicazione delle norme comunitarie e nazionali. Solo per citare il esempio: oltre 18.000 agenti di polizia, i funzionari doganali e guardie di frontiera hanno unito le forze per 24 ore per l´esecuzione dei controlli in loco di furgoni e bus in tutta l´Europa alla ricerca di armi nel 2010. Doganali autorità usano dell´Ue comune del rischio quadro doganale di gestione (Crmf) per limitare i rischi di armi illegali che entrano o escono Ue sulle nostre frontiere esterne. Le misure preventive sono state messe in atto attraverso la legislazione dell´Ue in materia di sicurezza dei porti e delle navi . Le forze dell´ordine e le agenzie dell´Ue hanno messo in comune le competenze all´interno del gruppo europeo di esperti sulle armi da fuoco (Efe), che agisce come un importante forum per la condivisione delle migliori pratiche. Infine, abbiamo intensificato la cooperazione con i paesi a noi limitrofi , in particolare con i paesi dei Balcani occidentali . Studi recenti degli Stati membri dell´Ue, e di Europol organizzata valutazione della minaccia rappresentata dalla criminalità a partire dal 2011, ha evidenziato i rischi che in particolare le armi di grado militare trafficate dai Balcani occidentali rappresentano per la sicurezza interna dell´Ue. La cifra di 4 milioni di armi da fuoco illegali non registrati di guerra nei Balcani è ben noto, ma resta molto preoccupante. Occasione del vertice Ue-balcani occidentali Gai Minis riale Forum all´inizio di questo mese l´Unione europea ei paesi dei Balcani occidentali hanno pertanto convenuto di comune mappare la struttura del commercio illegale di armi da fuoco e di migliorare la gestione delle armi scorte . La dichiarazione concordata a Tirana sottolinea inoltre l´importanza di rafforzare i controlli , migliorare la raccolta e lo scambio di informazioni , nonché di polizia cooperazione operativa . Infine, si riconosce che la normativa in paesi dei Balcani occidentali devono essere, se non è già il caso, essere rese del tutto in linea con l´Ue e gli standard internazionali. La necessità di ulteriori azioni - Detto questo, vi è la necessità di ulteriori azioni a livello Ue (per integrare l´importante lavoro svolto a livello internazionale e degli Stati membri). Vi è, molto semplicemente, non risulta che le armi da fuoco causano meno danni o insicurezza nella Ue oggi che, ad esempio, cinque o dieci anni fa . La tendenza appare, infatti, per andare nella direzione opposta! Chiaramente, la situazione sarebbe stata peggiore se non l´Unione europea ha agito questo ultimo decennio, ma questo non è abbastanza buono.Niente di più falso. Armi legalmente detenute nell´Unione europea continuare ad alimentare il mercato illegale, armi potenti e altamente pericolosi continuano ad essere contrabbandate - apparentemente senza grandi difficoltà - oltre le nostre frontiere esterne, in particolare dai paesi limitrofi dell´Unione europea, in cui la gestione debole delle scorte, saccheggi, e corruzione alimentano il mercato illecito. Ci sono prove che i gruppi criminali sfruttare creativamente le nuove tecnologie, ad esempio, realizzazione e distribuzione di armi da pezzi di ricambio acquistati legalmente su Internet, convertendo i fucili ad aria compressa legali in più armi pericolose, e con armi neutralizzati ri-attivazione acquistato sia all´esterno che all´interno dell´Ue Come risultato, armi da fuoco illegali sono troppo facilmente disponibili. Le statistiche sono difficili da trovare in questo settore, ma il numero di armi da fuoco illegalmente in circolazione nella Ue oggi probabilmente superano di gran lunga il numero di cacciatori e tiratori sportivi registrati che, secondo le Ieacs, l´Institut Européen des Armes de Chasse et de Sport supera i 10 milioni in Europa. E per citare un solo Stato membro: una relazione francese sul traffico di armi nei Balcani occidentali riportati nel maggio di quest´anno 3910 che le armi da fuoco sono stati sequestrati nel 2011, nella sola Francia, il 40% in più rispetto all´anno precedente. Né vi è alcun segno che il traffico illecito di armi è sempre meno redditizio per i gruppi criminali, che spesso si combinano con altre attività criminali transnazionali, come il traffico di droga e di esseri umani. Il valore globale del traffico illecito di armi da fuoco, è stato stimato tra i $ 170 milioni e 320 milioni dollari all´anno. Per l´Ue, non ci sono buone stime, che è di per sé una sfida. Abbiamo bisogno di sapere di più circa il problema se vogliamo risolverlo. La nostra idea per il futuro - Dove andiamo da qui, allora? Come dobbiamo affrontare queste grandi sfide? Non cercherà di fornire tutte le risposte di oggi. Lo scopo di questa conferenza è quello di stimolare il dibattito e raccogliere le vostre idee in qualità di esperti del settore. Dal punto di vista della Commissione, due cose sono senza ombra di dubbio: In primo luogo, dobbiamo seguire da vicino con i Balcani occidentali, paesi nei prossimi mesi, e di valutare se le lezioni apprese in tale contesto sono rilevanti per gli altri paesi a noi limitrofi. Il rischio di grandi scorte di armi ´fuoriuscita´ una volta e finisce conflitto armato può, purtroppo, essere presenti anche per le parti del Nord Africa. In secondo luogo, anche se si sono concentrati i miei commenti sulle azioni all´interno dell´Unione europea, dobbiamo continuare gli sforzi globalipure. L´ue è fortemente impegnata a regolare il commercio internazionale delle armi, e sosteniamo pienamente la conclusione positiva dei negoziati sul trattato sul commercio delle armi in occasione della Conferenza delle Nazioni Unite sui 18-28 Marzo 2013. Ma è altrettanto chiaro che dovremo intensificare gli sforzi all´interno dell´Ue, a partire con la costruzione - in particolare con l´aiuto delle forze di polizia degli Stati membri, in particolare - una migliore comprensione di dove armi illegali in circolazione nella Ue di provenienza, e come sono distribuiti. Per stimolare il dibattito su come andare avanti, vorrei fare alcune domande: Abbiamo bisogno di stringere la direttiva sul mercato interno sul possesso di armi negli Stati membri? Per esempio: Ci sono alcuni - particolarmente pericolosa - ty pes di armi, che non dovrebbe più essere consentito per uso civile? La Commissione ha concluso in un rapporto pubblicato di recente che non ci sarebbe stato un chiaro beneficio nel semplificare e ridurre il numero di categorie di armi da fuoco elencate nella direttiva, ma dovrebbero certi tipi di armi da fuoco, viene trasferito nella categoria regina del ´armi da fuoco proibite´. Ciò potrebbe ridurre il rischio che tali armi a trovare la loro strada verso le nostre strade. In secondo luogo, sono necessarie norme comuni dell´Ue per affrontare questioni come la disattivazione delle armi da fuoco? Secondo la direttiva un´arma disattivata è uno che è stato reso definitivamente incapace di essere licenziato ed è stato verificato come tale da un´autorità nazionale competente. La direttiva chiede alla Commissione di ´orientamenti comuni´ di emissione su disattivazione. Ma abbiamo bisogno di andare oltre e considerare vincolanti a livello europeo norme in materia di disattivazione? Che dire lo sviluppo di norme comuni vincolanti tecniche per la disattivazione e la marcatura? Inoltre, abbiamo bisogno di riflettere sulla necessità di norme comunitarie in materia di caratteristiche tecniche di sicurezza , per garantire che solo i legittimi proprietari di armi da fuoco può effettivamente usare? Si tratta di questioni, la Commissione dovrà affrontare prima o poi [ La Commissione presenterà una relazione sul funzionamento della direttiva è stata recepita dagli Stati membri nel luglio 2015 ]. Vi è la necessità di adottare la legislazione Ue con norme minime comuni relative a sanzioni penali per il traffico illecito di armi da fuoco, come il trattato di Lisbona consente, per essere sicuri che la deterrenza funziona in tutti gli Stati membri e che non ci sono scappatoie legali per i trafficanti? Se guardiamo le azioni operative Stati membri hanno concordato nel piano d´azione a partire dal 2010 , per verificare cosa è stato effettivamente attuato e ciò che ha funzionato meglio? Oppure abbiamo bisogno di trovare modi nuovi e creativi per migliorare operativo di cooperazione transfrontaliera? Potrebbe dell´Ue agenzie come Europol e Eurojust svolgere un ruolo più attivo in questo campo, per sostenere lo scambio di informazioni e la cooperazione giudiziaria? C´è qualcosa che l´Ue può fare di meglio per sostenere il lavoro delle reti come gli esperti europei armi da fuoco, e vi è la necessità di Cepol per aiutare le forze dell´ordine a lavorare in questo settore mantenere la formazione e le competenze necessarie? Vi è la necessità di prestare maggiore attenzione alle armi da fuoco sequestrate e confiscate quando le autorità incaricate dell´applicazione della legge indagare e perseguire i crimini di altri , e di smantellare i gruppi criminali? Conclusioni La sfida che l´Ue deve affrontare nel trattare con il traffico illecito di armi da fuoco è notevole, ma le conseguenze di non aver agito sono ancora maggiori. Abbiamo bisogno di una più forte politica dell´Ue in questo settore, e un impegno di attori a tutti i livelli - internazionale, nazionale, regionale e locale. Mi auguro che le vostre discussioni oggi produrrà idee nuove e creative per come forma ad una più forte politica dell´Ue in questo settore. La Commissione intende presentare una comunicazione sulle armi da fuoco l´anno prossimo. Le conclusioni di questa conferenza sarà, ne sono certo, essere inserite molto utile in quel contesto e non vediamo l´ora di lavorare con molti di voi nei prossimi mesi.  
   
   
I GIOVANI SPIEGHERANNO COSA SIGNIFICA PER LORO LA PACE IN UN CONCORSO PER IL PREMIO NOBEL PER LA PACE  
 
Bruxelles, 20 novembre 2012 - Per festeggiare il conferimento del premio Nobel per la pace di quest´anno all´Unione europea, è stato lanciato un concorso, rivolto ai giovani tra gli 8 e i 24 anni. Il premio per i quattro vincitori sarà un invito alla cerimonia per il Premio Nobel per la pace 2012 a Oslo. Il concorso si basa sulla domanda "Pace, Europa, futuro: Cosa significa per te pace in Europa?". I ragazzi dagli 8 ai 12 anni possono dare una risposta attraverso un disegno, mentre i giovani dai 13 ai 24 anni possono affidare i loro pensieri a un breve testo (massimo 120 caratteri), in una delle 23 lingue ufficiali dell´Ue. I quattro vincitori saranno invitati dai presidenti del Consiglio europeo, della Commissione europea e del Parlamento europeo, a far parte della delegazione ufficiale dell´Ue che andrà a Oslo, Norvegia, per ricevere il Premio Nobel per la pace di quest´anno. Il concorso è organizzato in collaborazione con il Forum europeo dei giovani. In occasione del lancio del concorso, il presidente Van Rompuy, il presidente Barroso e il presidente Schulz hanno detto: "Il Premio Nobel per la pace non è solo un riconoscimento dei risultati raggiunti in passato dall´Unione europea, è anche uno sguardo verso il futuro. Il nostro compito è ispirare sempre la prossima generazione di europei. È per questo che vogliamo che i giovani europei, che stanno ereditando un continente di pace e che saranno responsabili del futuro dell´Europa, vengano con noi a Oslo." Peter Matjašic, Presidente del Forum europeo dei giovani ha continuato dicendo: "Il Premio Nobel per la pace è un´opportunità di ricordare l´importanza dell´impegno della società civile e dei cittadini dell´Ue, specialmente i giovani, nel portare la pace nel continente. I giovani attivi sono stati le forze che hanno tenuto insieme un´Europa che stava crescendo e una gioventù europea forte è fondamentale per continuare ad andare avanti verso un´Europa di pace e unità. L´ue ha ricevuto il Premio Nobel per la pace di quest´anno dopo che le è stato riconosciuto di aver trasformato la maggior parte dell´Europa da un continente in guerra a un continente di pace. Quella che è cominciata come un´unione essenzialmente economica si è evoluta in un´organizzazione che dura da sessant´anni e copre settori politici che vanno dagli aiuti allo sviluppo all´ambiente e la ricerca. Il concorso sarà aperto fino alla mezzanotte del 25 novembre, ora centrale europea (Cet). Il Forum europeo dei giovani preselezionerà i 16 lavori migliori per ogni gruppo di età (8 - 12 anni, 13 - 17 anni e 18 - 24). Una giuria selezionerà quindi tre dei vincitori finali (uno per gruppo di età) che vinceranno un viaggio a Oslo. I 16 lavori pre-selezionati della categoria 18 - 24 anni saranno anche pubblicati su Facebook, dove potranno essere votati dal pubblico. Il candidato che riceverà il maggior numero di voti sarà invitato a Oslo. I nomi dei vincitori saranno annunciati nel corso della settimana del 3 dicembre. I vincitori parteciperanno alla cerimonia ufficiale il 10 dicembre e al concerto per il Premio Nobel per la pace dell´11 dicembre. Per maggiori informazioni, visitare: Love the Future: http://www.Peaceuropefuture.eu    
   
   
UNO STUDIO ESAMINA GLI AVVISI PER LA PREVENZIONE DEI CONFLITTI  
 
Bruxelles, 20 novembre 2012 - Il professor Christoph Meyer del King´s College di Londra nel Regno Unito ha presentato la sua ricerca sulle conseguenze degli avvisi riguardo i conflitti intranazionali violenti sulle decisioni politiche, in occasione della recente Settimana per il disarmo delle Nazioni Unite, un evento annuale che ha inizio nell´anniversario della fondazione delle Nazioni Unite. Il professor Meyer ha ricevuto una sovvenzioni di avviamento del Consiglio europeo del valore di 754.000 euro per la sua ricerca, che è stata presentata sulle riviste Media, War & Conflict e International Studies Review. I risultati del professor Meyer sono frutto del progetto Foresight ("Do forecasts matter? early warnings and the prevention of armed conflicts"). Il professor Meyer e il suo team hanno studiato le condizioni alle quali gli avvisi mediati da politici di alto profilo e dai media hanno avuto un ruolo chiave nella prevenzione di conflitti violenti in diversi paesi e regioni, come Estonia, ex Repubblica iugoslava di Macedonia, Georgia, Kosovo, Sudan/darfur, Ruanda e Turchia/iraq del nord negli ultimi 20 anni circa. Hanno esaminato come gli avvisi influenzano le organizzazioni internazionali come l´Ue e l´Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) e alcuni paesi come Germania, Regno Unito e Stati Uniti. I risultati del beneficiario del contributo del Cer sottolineano l´impatto degli avvisi per la prevenzione di conflitti armati. A parte il contesto, la credibilità della fonte e le relazioni interpersonali tra chi fa le previsioni e i responsabili delle decisioni sono anch´essi fattori importanti. Il professor Meyer ha spiegato che attualmente non disponiamo di informazioni sufficienti per prevedere i conflitti, a causa della divergenza tra gli approcci qualitativi e quantitativi nelle previsioni dei conflitti. Un´altra difficoltà è la mancanza di incentivi ad agire prima che si verifichi una crisi. "Le organizzazioni internazionali, i politici e i media devono concentrarsi sugli ´eroi della prevenzione´," ha detto il professor Meyer. "Questo comporta un cambiamento di mentalità e il riconoscimento alle persone che si assumono rischi legati agli avvertimenti e sono preparati ad agire sulla base di essi." Così facendo si potrebbero introdurre nuovi metodi, aiutare le istituzioni regionali, nazionali e internazionali a coltivare e usare ciò che sanno all´interno dei loro gruppi. Questo avrebbe come risultato una propagazione dall´alto al basso e dal basso verso l´alto di importanti informazioni sulla previsione dei conflitti. Commentando il sostegno dell´Ue, il professor Meyer ha detto: "Il mio contributo Cer è stata un´eccezionale opportunità, quasi un nirvana scientifico, che mi ha permesso di dedicare più tempo alla ricerca e di mettere insieme un team internazionale per realizzare il progetto. I contributi Cer sono prestigiosi - quindi esso mi ha certamente aiutato a ottenere la promozione a professore a marzo di quest´anno." Per quanto riguarda il progetto Foresight, sia la comunità dell´intelligence che i governi saranno interessati a questo lavoro, che li aiuterà ad assicurare che il loro lavoro sia notato e visto come rilevante. Lo scorso febbraio, il professor Meyer ha ricevuto un contributo "Prova di concetto" del Cer per sviluppare ulteriormente un´applicazione web basata sulle previsioni chiamata "Impact Tracer", che potrebbe essere usata per tracciare un gran numero di testi nel tempo a seconda di esigenze specifiche. Per maggiori informazioni, visitare: King´s College London http://www.Kcl.ac.uk/index.aspx  Media, War & Conflict http://mwc.Sagepub.com/  International Studies Review http://ca.Wiley.com/wileycda/wileytitle/productcd-misr.html    
   
   
QATAR - INVESTIMENTI PER UN MILIARDO IN SARDEGNA; CAPPELLACCI, SUBITO AVVIO INCONTRO TECNICI  
 
Doha (Qatar), 20 Novembre 2012 "Avvieremo subito incontro tecnici sull´accordo per un piano di investimenti per circa 1 miliardo di euro". Così il presidente Ugo Cappellacci ha sintetizzato l´esito degli incontri svolti a Doha con l’emiro del Qatar, il primo ministro ed il presidente del Consiglio Mario Monti. "Abbiamo trovato un incontro delle rispettive volontà - ha aggiunto il presidente - su interventi che siano calibrati sulle esigenze del territorio e che siano altresì rispettosi dell´ambiente, del paesaggio e dell´identità della nostra isola. Abbiamo richiesto identica attenzione riguardo ai profili occupazionali ed al coinvolgimento delle imprese sarde. Già a partire dalla prossima settimana - ha spiegato Cappellacci - intendiamo entrare nella fase operativa, attraverso incontri tecnici finalizzati a definire la cornice degli interventi, per poi entrate nel merito delle singole opportunità di investimento e comporre un piano strategico complessivo". "Gli investimenti della Qatar Holding - ha evidenziato il Governatore - possono rappresentare un nuovo e forte impulso a quella filiera turismo-agroalimentare-cultura, idonea a conquistare i mercati e a generare nuova impresa e nuova occupazione, nel rispetto dell’ambiente e della qualità della vita. Confidiamo - ha concluso il presidente - di poter estendere il dialogo aperto con le autorità del Qatar anche a quel fronte dei trasporti che rappresenta un elemento essenziale dello sviluppo, indispensabile per il successo delle azioni intraprese o da intraprendere in tutti gli altri settori".  
   
   
LEGGE STABILITÀ, I PARLAMENTARI PIEMONTESI CHIEDERANNO CORRETTIVI “I TAGLI ALLE PROVINCE DEVONO ESSERE DIMEZZATI”  
 
Torino, 20 novembre 2012 - Una partecipata assemblea di parlamentari piemontesi di tutti gli schieramenti politici (quindici gli onorevoli presenti in rappresentanza di Pd, Pdl, Lega nord, Idv, Udc e gruppo misto) ha assunto l’impegno di sostenere alla Camera e al Senato le richieste che l’Unione delle Province italiane avanza da tempo per modificare la legge sulla stabilità. Lo hanno confermato oggi intervenendo a palazzo Cisterna ad un incontro con il presidente dell’Upi Antonio Saitta, il presidente delle Province piemontesi Massimo Nobili e il coordinatore dei Consigli provinciali del Piemonte Sergio Bisacca. “Occorre il dimezzamento dei tagli imposti dal Governo alle Province almeno sui bilanci del 2013 - ha detto Saitta - altrimenti le realtà locali più virtuose saranno penalizzate duramente: la spending review non tiene conto degli sforzi già compiuti per razionalizzare le spese legate al personale e per liquidare i pagamenti alle imprese fornitrici, porterà al dissesto il sistema delle Province impedendo di sostenere le spese necessarie a garantire i servizi e soprattutto la sicurezza di strade e scuole”. I parlamentari piemontesi hanno convenuto sulla necessità di presentare emendamenti sia per dimezzare il taglio di un miliardo e duecento milioni di euro, sia per ripristinare l’elezione diretta degli amministratori provinciali portandola alla scadenza naturale del 2014 e per non far cadere anticipatamente le Giunte provinciali. “C’è molto lavoro da fare - aggiunge Saitta - sulle competenze delle Province accorpate e delle dieci future Città metropolitane; conforta sapere che i parlamentari piemontesi si sono dichiarati pronti a far sentire alla Camera e al Senato la loro voce, al di là degli schieramenti politici”.  
   
   
PROVINCE E CENTRI PER L’IMPIEGO, TOSCANA INCONTRA GLI ASSESSORI PROVINCIALI  
 
Firenze, 20 novembre 2012 – L’assessore alle attività produttive lavoro e formazione Gianfranco Simoncini ha incontrat ieri gli assessori provinciali al lavoro e formazione per fare il punto sulle prospettive dei servizi per l’impiego alla luce del decreto del governo di riordino delle Province. L’assessore si è detto preoccupato “per la mancanza di un punto fermo, visto che ad oggi è tuttora in discussione in Parlamento il decreto legge, che sulla questione del lavoro si intreccia con la delega prevista nella legge Fornero, che scade a Gennaio ma della quale, ad oggi, non si conoscono i contenuti. È poi aperto il problema delle risorse, senza le quali nessuna riforma dei servizi per il lavoro, la cui gestione è competenza delle Province, è possibile”. L’assessore ha informato gli assessori provinciali che la giunta ha avviato su questo una riflessione, a cominciare da una prima fotografia dello stato dell’arte, in modo da essere pronti a definire una proposta articolata quando ci sarà un punto fermo nella normativa. “Pensiamo che le funzioni nei settori del lavoro e della formazione – ha ricordato Simoncini – debbano restare intimamente legate fra loro. Per quanto riguarda la gestione delle funzioni, deciderà il Consiglio regionale. Personalmente ritengo che esse debbano, in futuro, attribuite alla Regione, continuando a garantire, ovviamente, la territorialità dei servizi. Positivo, se non altro in questo caso di incertezza, è il fatto che vi sia tutto il 2013 per gestire la fase di passaggio delle competenze”. L’assessore ha ricordato anche la forte preoccupazione della Regione per le conseguenze che, già da gennaio, potranno prodursi sulla gestione delle numerose crisi aziendali che vengono seguite di norma dalle Province, una funzione che rischia di venir meno con le nuove Province allargate, indebolendo la capacità di risposta ai problemi creati dalla crisi sull’occupazione e sul sistema produttivo.  
   
   
MICROCREDITO: INVITO AI SINDACI DELLA CAMPANIA AD APRIRE SPORTELLI INFORMATIVI  
 
Napoli, 20 novembre 2012 - L´assessore regionale alle Autonomie locali Pasquale Sommese ha scritto una lettera ai sindaci della Campania invitandoli a sostenere il bando per l’accesso al microcredito, i cui termini per la presentazione delle domande si sono aperti ieri. "Vi rivolgo un pressante invito – scrive l’assessore Sommese - affinchè, attraverso questa opportunità, vi rendiate protagonisti autentici di una iniziativa che riuscirà a finanziare progetti per 4 mila aziende, dando un contributo non secondario al rilancio delle imprese, a partire da quelle del Terzo Settore, nella nostra regione." E´ prevista la possibilità di stipulare appositi protocolli di collaborazione tra Sviluppo Campania e gli Enti locali per l’apertura di Sportelli informativi sul territorio, utili ad accompagnare i soggetti con difficoltà di accesso al credito e in condizioni di svantaggio. A tutt’oggi, solo 30 Comuni, e le Province di Salerno ed Avellino, hanno siglato l’intesa. I progetti per l’avvio di nuove attività imprenditoriali e la realizzazione di nuovi investimenti nell’ambito di iniziative già esistenti godranno, una volta ammessi al finanziamento, di una somma che va da 5 mila a 25 mila euro. Lo stanziamento complessivo disponibile è pari a 65 milioni di euro. "Bisogna far presto - sottolinea Sommese - e sono certo che tanti sindaci nelle prossime ore si attiveranno per non perdere una occasione così importante per aiutare le imprese in difficoltà."  
   
   
FONDI UE: FVG, ACCELERARE TEMPI PER OBIETTIVI POR-FESR 2014-2020  
 
 Trieste, 20 novembre 2012 - "È necessario trovare 3 o 4 punti di accordo con il territorio che rappresentino i temi per lo sviluppo e la crescita della nostra regione. Questi capisaldi ci serviranno nella costruzione dei bandi con i quali accedere ai fondi Por Fesr per il periodo 2014-2020. Su questa partita non dobbiamo farci trovare impreparati ed é per questo che incontri simili a quelli di oggi dovranno essere programmati nell´arco di breve tempo con tutti i portatori di interesse per redigere insieme un piano condiviso". Lo ha sottolineato il 16 novembre a Udine l´assessore regionale alle Politiche comunitarie Elio De Anna nel corso di un incontro svoltosi nella sede della Camera di commercio riguardante le modalità e gli strumenti di accesso al credito. "Bisogna muoversi - ha detto De Anna - con una certa velocità nell´individuazione di ciò che il territorio ritiene fondamentale per la crescita del Friuli Venezia Giulia poiché i tempi per la costruzione dei bandi sono molto stretti. Una volta che avremmo individuato le priorità, queste andranno approvate dalla Giunta e armonizzate con quelle delle altre Regioni. A sua volta il documento andrà recepito dal Governo nazionale che lo dovrà negoziare con l´Europa per il riconoscimento dei fondi. Pertanto non possiamo farci trovare impreparati: il rischio è quello di perdere tempo prezioso, con conseguente difficoltà poi nel ricevere i contributi e rendicontare la spesa". De Anna ha poi voluto chiarire che per il Por-fest 2007-2013 la Regione - a differenza di quanto è stato affermato anche di recente - ha raggiunto tutti gli obiettivi che l´Europa ha posto nei confronti del Friuli Venezia Giulia, se non addirittura superati. "Siamo tra le prime cinque Regioni in Italia - ha detto l´assessore - per capacità di spesa di ciò che la Ue ha assegnato al nostro territorio. Questa non è una valutazione compiuta dai nostri uffici ma una certificazione del quotidiano ´Il Sole 24ore´ che ci pone in quella posizione rispetto ad altre 16 Regioni mentre ci classifichiamo al terzo posto con riferimento agli impegni assunti". "Prima di esprimere giudizi - ha aggiunto l´assessore - è necessario avere numeri esatti alla mano. Al 31 maggio, per il Por-fesr l´´asticella´ era stata posta a 80,7 milioni di euro, obiettivo che è stato pienamente raggiunto, mentre per la fine del mese di ottobre è fissato a quota 103 milioni, già abbondantemente superato poiché la spesa attuale è di 113 milioni di euro. L´ultimo step è quello del 31 dicembre, dove il target è fissato a 116,7 milioni di euro. Tenendo conto che ora sono stati utilizzati 110 milioni, la copertura dell´obiettivo è del 94,5 per cento. Però dalle nostre proiezioni, entro la fine dell´anno supereremo i 120 milioni, andando quindi ben oltre al tetto che l´Europa ci aveva posto. Non possono essere nascoste alcune criticità del programma che molto dipendono dalle difficoltà che numerose imprese beneficiari dei fondi stanno incontrando sui mercati".  
   
   
PICCOLI COMUNI: PROSEGUE IN ABRUZZO L’ ITER DI RIORDINO TERRITORIALE LE SCADENZE LEGATE AL PROCESSO DI ASSOCIAZIONISMO  
 
Pescara, 20 novembre 2012 - Attraverso il programma di riordino territoriale, la Regione mira a rafforzare la capacità amministrativa dei piccoli Comuni in termini finanziari, organizzativi e gestionali per la realizzazione di una gestione più efficace ed efficiente delle funzioni/servizi comunali attraverso il supporto alla costituzione di forme di associazionismo comunale. "L´obiettivo specifico del processo di accompagnamento - ha sottolineato il 16 novembre- l´assesore agli Enti Locali, Carlo Masci - è quello di rafforzare la governance locale per razionalizzare e ridurre i costi di gestione, aumentare la produttività e la soddisfazione dell´utenza attraverso l´individuazione di criteri utili per la costituzione delle forme associative, primariamente delle Unioni di Comuni, e la realizzazione di modelli organizzativo-gestionali per l´esercizio delle funzioni fondamentali in ciascuna delle aree geografiche ottimali che saranno definite dalla Regione Abruzzo con propria legge". A tal fine, Masci, ricorda come "con il supporto di Formez Pa, si sono succeduti nei mesi da luglio a settembre 2012 seminari itineranti sui quattro capoluoghi di provincia, durante i quali sono stati spiegati, da tecnici specializzati, gli aspetti base del processo di associazionismo". Nell´ambito di tale programma, mercoledì scorso, in Regione, a Pescara, è stata organizzata la seconda giornata-laboratorio rivolta a sindaci e segretari comunali. Per l´occasione, sono stati illustrati ed approfonditi gli aspetti organizzativi e funzionali delle Unioni di Comuni, la fattibilità politica-tecnico-organizzativa di tale percorso per i Comuni demograficamente coinvolti. L´appuntamento ha rigurdato i Comuni della provincia di Pescara: quelli obbligati sono 34, da Corvara, comune più piccolo (288 abitanti) a Scafa (3900 abitanti), comune più grande. Tutti i Comuni sono stati più volte sollecitati non solo a partecipare ai seminari tecnici con comunicazioni istituzionali, attività di recall e di assistenza in back-office. Sono stati inoltre coinvolti anche Comuni con popolazione superiore a 5.000 abitanti ma comunque interessati al processo associativo. Infatti, sono due le date chiave di questo percorso: la scadenza del 1 gennaio 2013 per l´associazione obbligatoria di tre funzioni fondamentali e quella del 1 gennaio 2014 per l´associazione di tutte le sei le funzioni fondamentali. Per quanto concerne la classe di ampiezza demografica dei comuni coinvolti nel riordino territoriale, si considerano tutti i comuni con popolazione fino ai 5.000 abitanti e con popolazione fino ai 3.000 abitanti se appartenuti o appartenenti a Comunità Montane. Invece, entro sei mesi della data di entrata in vigore del D.l. 95/2012, i Comuni interessati, con deliberazione del consiglio comunale, dovranno avanzare alla Regione una proposta di aggregazione per l´istituzione della rispettiva Unione. Entro il 31 dicembre 2013, la Regione deve provvedere a sancire l´istituzione delle Unioni del territorio. Rimane confermata, dal 2013, l´estensione del Patto di stabilità ai Comuni con popolazione compresa tra 1.000 e 5.000 abitanti. I Comuni che, invece, opteranno per l´Unione di cui all´ex art. 16 del D.l. 138/2011, saranno assoggettati al Patto a decorrere dal 2014.  
   
   
QUERO E VAS SI FONDONO IN UN SOLO COMUNE. COSI’ SI FA L’INTERESSE DEI CITTADINI  
 
Venezia, 20 novembre 2012 - Due nomi, un solo comune, quello di Quero Vas: nella sua ultima seduta la Giunta regionale del Veneto, su proposta dell’assessore Roberto Ciambetti, il 16 novembre ha infatti dato il via libera al disegno di legge per la fusione dei due enti locali della Provincia di Belluno. “Sono state le due amministrazioni comunali del Feltrino – spiega Ciambetti – a chiedere alla Giunta regionale di promuovere questo disegno di legge: un esempio di responsabilità e lungimiranza che sarà seguito da altri, come naturale punto d’arrivo delle positive esperienze di associazione delle funzioni maturate nel corso degli ultimi anni. D’altro canto è stata proprio la Regione del Veneto con l’approvazione della legge n. 18 del 2012, che prevede di realizzare un piano complessivo di riordino territoriale, a incentivare e sostenere l’associazionismo e la fusione di Comuni”. I due Comuni hanno avviato il processo di fusione non prima di aver informato e consultato le forze associative, economiche e sociali presenti nel loro territorio, organizzando lo scorso marzo una seduta informale congiunta dei due consigli comunali aperta agli interventi e al contributo dei cittadini. “Questa soluzione – sottolinea l’assessore regionale – è quindi la logica conseguenza dell’integrazione di due comunità che già vivono in proficua armonia”. Quero, che ha una popolazione di circa 2.300 abitanti e Vas, che di residenti ne ha poco più di 800, da oltre un decennio hanno dato vita all’Unione dei Comuni del Basso Feltrino – Sette Ville, costituendo di fatto un’aggregazione che ha portato innegabili vantaggi sul piano gestionale, organizzativo e di razionalizzazione delle risorse economiche, attuando insieme funzioni amministrative generali e di polizia locale, in materia di istruzione, cultura, ambiente e territorio, viabilità e trasporti, oltre che nel campo turistico, sociale e dello sviluppo economico. “Questo percorso di fusione – conclude Ciambetti – rappresenta la soluzione ottimale per risolvere le problematiche, soprattutto economiche, dei piccoli Comuni. Voglio ricordare che sia la normativa regionale di riordino territoriale, sia quella statale, come ad esempio le disposizioni relative alla cosiddetta spending review, premiano questo genere di processi aggregativi, attraverso finanziamenti aggiuntivi e trasferimenti più consistenti. La Regione del Veneto ha stanziato per il 2012 oltre 3 milioni di euro per incentivare l’esercizio associato di funzioni e servizi e la fusione dei Comuni”. Il disegno di legge sarà ora trasmesso alla Conferenza permanente Regione-autonomie locali per il parere e sarà poi il Consiglio regionale ad approvarlo definitivamente.  
   
   
TASSE: PRESIDENTE SVIMEZ PRENDE A MODELLO L´ABRUZZO NEL 2013 REGIONE MEGLIO DI MEDIA PAESE E DEL MEZZOGIORNO  
 
Pescara, 20 novembre 2012 - Il presidente della Regione, Gianni Chiodi, dopo il via libera del Tavolo di monitoraggio interministeriale alla riduzione della tassazione in termini di addizionale Irpef e di Irap, aveva ipotizzato che l´Abruzzo potesse diventare un modello su scala nazionale ed europeo. E dal presidente di Svimez, l´associazione per lo sviluppo dell´industria nel Mezzogiorno, Adriano Gianolla, è arrivata la prima conferma. "Studiare la strategia di questa Regione può essere utile come indicazione di metodo oltre che quantitativa" ha detto, ieri, all´Ansa, Gianolla. Già secondo uno studio Svimez dello scorso giugno, relativo ad una simulazione per stimare gli effetti delle manovre sul prodotto delle varie regioni sia per il 2012 che per il 2013, l´Abruzzo, all´interno della proiezione 2012 estremamente pesante per l´Italia con poco più del -2%, e in particolare per il sud, con il -3,5% sul Pil del mezzogiorno, appariva, tra le regioni del sud, quella in grado di reggere meglio la pesantezza della manovra recessiva con -2% . Sempre in base alla simulazione, per il 2013 risultava, inoltre, l´unica regione del mezzogiorno in positivo (0,5%, lo 0,4% in Italia) e con una capacità di ripresa legata alle previsioni della capacità di esportazione, terza dopo Lombardia e Veneto. "Guardando ai due anni meno drammatici del 2012, cioé il biennio 2010-2011 - ha spiegato all´Ansa Giannola - questa solidità risulta confermata da un tasso medio di sviluppo del prodotto di 1,8% contro lo 0,1% del mezzogiorno e lo 0,4% dell´Italia". "E´ una Regione che dimostra quindi una sua vivacità e dinamicità rilevante confermate anche come prodotto pro capite che cresce dell´1,5% contro lo 0% del mezzogiorno e lo 0% italiano nel biennio 2010-2011. Secondo Gianolla, se queste proiezioni venissero arricchite dalle stime sugli effetti prodotti dalla decisione del presidente Chiodi di abbassare la tassazione, emergerebbe un ulteriore elemento di crescita e di ottimismo.  
   
   
STATUS DI ‘ZONA A BUROCRAZIA ZERO’: SOSTEGNO ALLE INIZIATIVE PER IL CANAVESE  
 
Torino, 20 novembre 2012 - E’ stato dedicato alle strategie per il rilancio del Canavese l’incontro che il presidente della Regione, Roberto Cota, ha avuto il 16 novembre a Torino con una delegazione di parlamentari (sen. Andrea Fluttero, on. Renato Cambursano e on. Walter Togni), consiglieri regionali (Gianna Pentenero, Gianfranco Novero e Roberto Tentoni), rappresentanti di categoria (Fabrizio Gea e Paolo Billia, vicepresidente e direttore di Confindustria Canavese) e amministratori locali (Giuseppe Pezzetto, sindaco di Cuorgnè). “La delegazione - ha osservato Cota - mi ha prospettato due interventi che come Regione possiamo mettere in campo per il rilancio di un territorio che sta patendo in modo particolare gli effetti della crisi: la richiesta al Governo del riconoscimento del Canavese come area a crisi complessa e dello status di ‘Zona a burocrazia zero’. Io ho dato naturalmente la mia disponibilità ad approfondire e sostenere queste richieste. Aggiungo che il Governo regionale è impegnato in un’azione puntuale per la ripresa della competitività del nostro territorio, che si basa su misure di carattere fiscale e di attrazione per le aziende che intendono insediarsi entro i confini piemontesi. E su queste politiche ho manifestato loro una volontà di collaborazione col Governo, per poter destinare risorse governative, da abbinare a quelle regionali, per l’aumento delle potenzialità delle nostre misure”. La delegazione canavesana ha sottolineato la propria volontà di portare avanti un progetto concreto per il rilancio del territorio, al di là delle appartenenze politiche, nell’interesse dei cittadini.  
   
   
BILANCIO SOCIALE 2011 TOSCANA: “MOMENTO DI TRASPARENZA ED OCCASIONE DI CONFRONTO”  
 
Firenze, 20 novembre 2012 – La Regione ha presentato il 16 novembre al “Dire e Fare” di Firenze, rassegna della pubblica amministrazione innovativa, il proprio bilancio sociale 2011, che quest’anno si è dotato anche di una versione e-book scaricabile gratuitamente dal sito dell’agenzia di informazione “Toscana Notizie” ( http://toscana-notizie.It/?page_id=72329&preview=true ) e consultabile sul computer o su un qualsiasi e-reader. “Il bilancio sociale – ha spiegato l’assessore regionale al bilancio Riccardo Nencini – non è ancora uno strumento obbligatorio ma è sempre di più necessario, specie in fasi come queste di riduzione della spesa pubblica, per far sì che il rapporto tra la pubblica amministrazione e i cittadini avvenga all’insegna della trasparenza. Come le amministrazioni pubbliche hanno speso i soldi a disposizione? Quanti e quali risultati hanno ottenuto? A queste domande il bilancio sociale risponde in modo chiaramente diverso dal tradizione rendiconto finanziario, spesso poco comprensibile ai non specialisti”. La dotazione di chiarezza e di trasparenza del bilancio sociale della Regione Toscana è stata di fatto testata subito, stamani, dall’assessore regionale che lo ha illustrato praticamente in anteprima a una platea di oltre duecento studenti delle scuole medie superiori. “Il bilancio sociale – ha spiegato – aiuta i cittadini anche a verificare se il candidato che hanno scelto e votato mantiene nei fatti le promesse o i progetti presentati in campagna elettorale. Evidenzia infatti quali sono state le scelte fatte in tutti gli ambiti e le priorità cui si è deciso di concentrare gli sforzi: e questo, in una fase di riduzione delle risorse è ancora più importante, perché la situazione finanziaria obbliga a concentrare i fondi e a chiarire bene perciò le priorità che si è inteso sostenere”. Nel colloquio con gli studenti l’assessore ha quindi evidenziato le principali voci del bilancio sociale, spiegando come si suddivide la dotazione complessiva (di poco superiore ai 10 miliardi di euro), quali sono i vincoli che esistono per il suo utilizzo, e in che modo si rapporti agli altri documenti realizzati dalla Regione, come il monitoraggio strategico, il rendiconto finanziario, il bilancio o il documento di programmazione economica e finanziaria (Dpef). “Lo sforzo di raccontare bene le priorità scelte, le risorse impegnate, le difficoltà affrontate e i risultati raggiunti apre un terreno di riflessione comune con i cittadini, può essere un’opportunità per raccogliere idee e quindi, alla fine, aiuta pure a governare meglio. Il bilancio sociale diventa infatti un’occasione di partecipazione” ha detto Nencini che, a proposito di partecipazione ha anche invitato gli studenti a impegnarsi per trovare un termine migliore per definire questo strumento: “la definizione “sociale”, entrata nell’uso comune, non è adeguata perché sembra limitare la portata di questo strumento a un solo ambito, il “sociale” mentre questo bilancio abbraccia tutti i settori. Sarei ben felice, perciò, di ricevere un suggerimento da voi. Se arriva un’idea buona la utilizzeremo sin dal prossimo anno”. Per questa edizione del bilancio sociale, che racconta appunto le scelte fatte e le risorse spese dalla Regione Toscana nel 2011, esiste una versione analitica di poco meno di duecento pagine ed una più sintetica di una quarantina, che settore per settore, con 23 esempi e temi scelti, prove a spiegare come concretamente la Regione abbia cercato di dare una risposta a tre grandi obiettivi strategici che anche l’anno scorso, anno difficile per la crisi non ancora alle spalle, sono stati la crescita, l’equità e l’efficienza. Come? Aiutando le aziende in difficoltà, facendo buon uso dei fondi europei, accelerando le opere pubbliche ferme per la troppa burocrazia o sostenendo il welfare inteso nella sua accezione più larga, dalla sanità alla scuola ai trasporti. Il tutto con sobrietà, contenendo le spese di funzionamento della macchina regionale, e con rigore, recuperando importanti risorse dalla lotta all’evasione fiscale. Tutte e due le versioni del bilancio sociale 2011, oltre all”e-book, sono scaricabili on line dal sito della Regione all’indirizzo www.Regione.toscana.it/bilanciosociale .  
   
   
GAL SVILUPPO VULTURE ALTO BRADANO, PUBBLICATI 13 BANDI  
 
Potenza, 20 novembre 2012 -Il Gal Sviluppo Vulture Alto Bradano, nelle more dell’attuazione del Piano di sviluppo locale “Storia, saperi e sapori di un territorio”, programma Asse 4 Leader Psr Regione Basilicata 2007-2013, ha pubblicato lo scorso 23 ottobre tredici bandi con scadenza 27 novembre 2012. I bandi - spiega il presidente del Gal Francesco Perillo -sono rivolti ad operatori pubblici e privati e riguardano interventi sia di carattere immateriale che materiale, quali: attività di formazione e informazione; sensibilizzazione ai temi dell’ambiente; valorizzazione delle produzioni tipiche; investimenti per la diversificazione dell’attività agricola; servizi innovativi rivolte alle popolazioni rurali; implementazione di marchi per la tutele e la valorizzazione dei prodotti tipici; sviluppo di Itinerari turistici tematici. Per sensibilizzare gli operatori dell’area Vulture Alto Bradano, il Gal Sviluppo Vulture ha organizzato per domani alle ore 17,00, presso la sala del Trono del castello del Balzo di Venosa, un incontro in cui saranno esplicitate le caratteristiche dei bandi e fornite informazioni tecniche sugli stessi bandi.  
   
   
LAVORO/FORMAZIONE: INCONTRO REGIONE-SINDACATI SUL BILANCIO REGIONALE DEL FVG  
 
Trieste, 20 novembre 2012 - "E´ stata un´occasione importante, non solo per garantire ai rappresentanti sindacali che le risorse sul comparto del lavoro nella prossima finanziaria regionale non subiranno alcun taglio, ma anche per illustrare un nuovo strumento che andrà a sostenere un determinato target di disoccupati: quello degli ultracinquantenni, con particolare riferimento a coloro i quali non hanno ancora maturato l´anzianità di legge per il pensionamento". Così l´assessore regionale al Lavoro Angela Brandi ha commentato l´incontro avuto con le segreterie regionali di Cgil, Cisl, Uil e Ugl ieri pomeriggio a Trieste. In particolare l´assessore ha illustrato i capitoli di bilancio dedicato al Lavoro e alla Formazione, comunicando che nonostante la crisi e i tagli alla finanza pubblica, la Regione intende mantenere l´impegno su un comparto dove sono allocati complessivamente 42 milioni di Euro. "Continueremo anche il prossimo anno - ha detto l´assessore Brandi - ad attuare gli interventi a difesa del reddito dei lavoratori, come ad esempio i lavori socialmente utili e i contratti di solidarietà. E sempre in tema di sostegno al reddito, entro il mese di dicembre sottoscriveremo a Roma l´accordo per il 2013 sugli ammortizzatori in deroga; nel frattempo, come è noto, abbiamo già garantito le risorse per terminare l´anno e dare continuità d´intervento all´inizio del prossimo". Al termine dell´incontro i rappresentanti sindacali, ai quali già oggi sono stati forniti diversi chiarimenti, hanno richiesto altri prospetti, più dettagliati, per esaminare e approfondire le parti dello strumento di programmazione finanziaria regionale che riguardano l´occupazione e la formazione.  
   
   
TOSCANA: CASSA INTEGRAZIONE IN DEROGA, DAL MINISTERO 30 MILIONI PER COPRIRE IL 2012  
 
Firenze, 20 novembre 2012 – L’assessore alle attività produttive, lavoro e formazione Gianfranco Simoncini ha firmato il 16 novembre a Roma un accordo fra ministero del lavoro e Regione Toscana per la copertura della cassa integrazione in deroga fino alla fine del 2012: alla Toscana saranno assegnati 30 milioni di euro. “Stiamo lavorando – ha aggiunto l’assessore che è anche coordinatore della commissione lavoro della Conferenza delle Regioni – per consentire alla Conferenza delle Regioni una decisione in tempi rapidi su un’ipotesi di accordo sulla cassa integrazione in deroga per l’anno 2013 che ne confermi la gestione da parte delle Regioni e che parta, intanto, dalle risorse disponibili. Stiamo agendo con senso di responsabilità istituzionale per cercare di dare quelle risposte che tanti lavoratori e tante imprese attendono con comprensibile ansia. Cercheremo naturalmente di collaborare con il Ministero perché prosegua il dialogo con il Governo e con il Parlamento per reperire le indispensabili risorse aggiuntive”. L’assessore nel corso dell’incontro al ministero, aveva fatto presente la preoccupazione delle Regioni per le difficoltà legate alla sottostima delle risorse per la cassa integrazione in deroga che, ad oggi, non superano per il 2013 gli 800 milioni, di cui 650 destinati direttamente alle Regioni e 150 gestiti a livello centrale, mentre sono stati erogati nel 2011 1,7 miliardi e per il 2012 si stimano oltre 2 miliardi. “Si tratta di preoccupazioni avvertite e condivise – ha detto – anche dal ministro del Lavoro Elsa Fornero”. In Toscana le ore autorizzate di cassa integrazione in deroga sono passate da 21.352.544 del 2010 a 20.859.986 del 2011. Per l’anno in corso, le ore autorizzate sino ad oggi sono circa 20.715.764 e se consideriamo l’andamento degli ultimi tre mesi, caratterizzati da un numero di richieste pervenute che spesso equivalgono al raddoppio di quelle registrate per gli stessi mesi dell’anno precedente, si stima di chiudere l’anno con un erogato complessivo di 130 milioni di euro.  
   
   
LECCE INCONTRO SU AMMORTIZZATORI SOCIALI: "FARE PROGETTI"  
 
Bari, 20 novembre 2012 - “Esiste un problema di vera e propria emergenza che riguarda gli ammortizzatori sociali. Ci attendiamo che il ministero del Lavoro possa concedere le somme necessarie per i lavoratori salentini senza cassa integrazione da mesi”. Così la vicepresidente della Regione Puglia e assessore allo Sviluppo economico Loredana Capone è intervenuta al tavolo convocato il 16 novembre alla Prefettura di Lecce con tutte le forze sociali ed economiche e i rappresentati delle istituzioni territoriali. “La Regione Puglia è pronta a fare la sua parte – ha detto la vicepresidente – e l’assessore Elena Gentile, proprio questa mattina, si è recata a Roma per discutere di questo argomento con gli uffici ministeriali. L’incontro diretto con il ministero è stato fissato per il prossimo 22 novembre”. “Nel frattempo è importante che il tavolo di oggi si pronunci all’unisono. Il sostegno all’azione che la Regione Puglia sta compiendo sarà utile a conseguire il miglior risultato possibile. D’altra parte, però, è altrettanto indispensabile costruire con le imprese e con le istituzioni una programmazione che guardi anche alla nuova strategia Europa 2020”. “A questo proposito – ha sottolineato Loredana Capone – è fondamentale mettere in campo progetti di breve e di medio periodo che portino a un rilancio di alcuni settori ancora competitivi e, al contempo, a una riconversione di quelli che oggi non manifestano reali e concrete prospettive di investimento. È necessario lavorare sulla reindustrializzazione, anche tecnologica, di alcune aree come quelle di Casarano e Tricase che più di altre presentano migliaia di lavoratori in esubero. Dobbiamo sollecitare con maggiore veemenza il governo a dare attuazione alle delibere Cipe già approvate e che prevedono oltre un miliardo di investimenti, nonché, all’ultima delibera del 3 agosto 2012 che impegna su nostra istanza 600 milioni di euro dei fondi Fas per incentivi alle imprese. Ovviamente, il territorio non può farsi trovare impreparato”. “A questo scopo – ha concluso la vicepresidente – intendo convocare per il 26 novembre un nuovo incontro di questo stesso tavolo con l’obiettivo di lavorare a una programmazione che porti ad una vera specializzazione territoriale. Questo ci chiede l’Europa, e questo è indispensabile fare per offrire speranza e realizzare progetti concreti”.  
   
   
VENETO: INTESA SU PIANO INTEGRATO PER L’OCCUPAZIONE GIOVANILE  
 
Vicenza, 20 novembre 2012 - Nonostante il Veneto sia fra le regioni più dinamiche, sta soffrendo la crisi. I disoccupati sono arrivati a 160 mila, ma è difficile dare risposte se non si rimette in moto l’economia. Per questo occorre ragionare guardando al futuro. Lo ha detto l’assessore regionale all’istruzione, formazione e lavoro Elena Donazzan intervenendo ieri presso l´Istituto Tecnico “A. Rossi” a Vicenza per presentare e sottoscrivere un protocollo d’intesa con l’Ufficio Scolastico Regionale e Confindustria Veneto per la realizzazione del "Piano Integrato per l´Occupazione Giovanile", che la Regione del Veneto ha varato per migliorare le opportunità di crescita formativa e occupazionale dei giovani, ottimizzando il rapporto scuola-lavoro anche attraverso la promozione dell´istruzione tecnica. Per l’Ufficio Scolastico ha firmato Francesca Sabella, per Confindustria Veneto il vicepresidente Giulio Pedrollo che è anche presidente dei Giovani Industriali. Il piano previsto da questo protocollo – ha spiegato l’assessore Donazzan- rientra fra gli strumenti individuati dalle misure anticrisi della Regione in vigore dal 2009 e ulteriormente rafforzate nel 2011 dal documento contenente le linee guida per la valorizzazione del capitale umano e le politiche per l’occupazione e l’occupabilità (approvato con la delibera n. 1675 del 18/10/2011). I giovani, inoltre, sono uno degli obiettivi prioritari indicati dalla nuova programmazione europea. “Sulla base di impegni congiuntamente assunti, i “firmatari – ha evidenziato l’assessore - si riconoscono parte di uno stesso percorso”. Il piano prevede azioni di orientamento per studenti della Scuola Secondaria di Primo Grado; di accompagnamento all’inserimento lavorativo degli studenti della Scuola Secondaria di Secondo Grado, attraverso il Patto Prima Occupazione che prevede percorsi strutturati finalizzati ad un inserimento stabile e coerente con il percorso di istruzione/formazione del soggetto; di “placement” scolastico; di verifica dell’efficacia dei risultati di apprendimento scolastico. Il Patto di Prima Occupazione che sarà sperimentato nell’ambito del piano dovrà prevedere la realizzazione di un’esperienza di lavoro finalizzata alla qualificazione professionale e a garantire un adeguato e stabile inserimento in azienda dei soggetti (neo-diplomati, neo-qualificati e neo-laureati, soggetti in mobilità), rispondendo nel contempo anche ai reali fabbisogni del sistema produttivo, e un contratto di apprendistato professionalizzante da stipulare al termine del percorso formativo. La firma di questa intesa – ha detto la dott.Ssa Sabella – sancisce un rapporto di collaborazione consolidato nel tempo tra Ufficio Scolastico e Regione, mentre il vicepresidente di Confindustria Pedrollo ha detto che per venire fuori dalla crisi c’è bisogno di giovani preparati che siano in grado di aiutare le imprese venete ad innovare e a continuare ad esportare i propri prodotti di qualità all’estero.  
   
   
FVG, STATISTICA: PRESENTATA 42.MA EDIZIONE "REGIONE IN CIFRE"  
 
Trieste, 20 novembre 2012 - L´assessore regionale alle Finanze e Programmazione, Sandra Savino, ha presentato il 16 novembre alla stampa la 42.Ma edizione di "Regione in cifre", annuario statistico di 360 pagine edito dal 1970 dal servizio Statistica dell´ Amministrazione del Friuli Venezia Giulia. Pubblicato quest´anno in 3.300 copie, l´annuario è sempre più utilizzato, ai fini conoscitivi e di lavoro, da specialisti interessati al dato statistico come base per l´attività di programmazione. Arricchito da un´indagine Customer satisfaction e da un cd che lo riproduce integralmente, "Regione in cifre" sarà ora inviato ad aziende, scuole, istituti universitari ed enti e diventerà per un anno la fotografia del territorio regionale nelle sue peculiarità. "E´ un testo richiesto ed utilizzato perché i dati che contiene, relativi a tutto il 2011, sono utili all´intera collettività - ha detto l´assessore - e servono a dare risposte adeguate alle categorie, agli imprenditori, alle istituzioni". "L´annuario - ha continuato - evidenzia che questa è una regione ben condotta e che nel tempo la nostra specialità ha dato i suoi frutti, ma conferma anche come, attraverso l´autonomia, durante la crisi questa regione abbia avuto un percorso meno accidentato rispetto ad altre realtà regionali italiane". "Inderogabile ai fini di un utilizzo responsabile delle risorse dei nostri cittadini, la specialità del Friuli Venezia Giulia viene vissuta in modo negativo - ha ricordato Savino - sia dalle Regioni a statuto ordinario che dallo Stato, perché il Governo nazionale pensa erroneamente di poter porre rimedio alle criticità accentrando le funzioni". Completamente "fatto in casa" (il progetto grafico è dell´Ufficio Stampa), "anno dopo anno questo strumento è stato arricchito da nuovi elementi - ha osservato l´assessore - accogliendo i suggerimenti degli utenti e le richieste rivolte al servizio Statistica". Sottolineando l´importanza del lavoro svolto dall´ufficio, "anche ai fini delle analisi necessarie ad aggiustare le linee politiche di indirizzo dei documenti finanziari in sede di bilancio ed assestamento", l´assessore ha quindi illustrato alcuni dati messi in evidenza da "Regione in cifre", che tra l´altro contiene i dati definitivi del sesto censimento dell´agricoltura. "Alcuni numeri sono in positiva controtendenza con quelli nazionali" ha indicato Savino, citando ad esempio la crescita dell´export (+7,6 per cento) e dell´import (+9,4 per cento), il calo della disoccupazione (5,2 per cento nel 2011 rispetto a 5,7 nel 2010), l´aumento degli arrivi di turisti (+4,5 per cento), il calo dei delitti denunciati (-4,1 per cento), l´alto livello di speranza di vita (79 anni per gli uomini e 84,5 anni per le donne), la forte differenza tra il dato regionale e quello nazionale relativo alle famiglie in condizione di povertà (5,4 contro l´11,1 per cento) ed il fatto che il 66,6 per cento delle famiglie del Friuli Venezia Giulia nel 2011 era soddisfatto delle proprie condizioni economiche. Altri dati interessanti riguardano le assunzioni (nel 2011 ne sono state fatte 171.474, di cui quasi 51 mila a tempo indeterminato), il volontariato (in questo settore il Friuli Venezia Giulia è secondo in Italia), le infrastrutture (nel 2011 il patrimonio di edilizia residenziale pubblica a disposizione delle Ater ammontava a 29.066 alloggi, di cui 2.389 sfitti - 2.126 non locabili - e nello stesso anno sono state iniziate 498 opere pubbliche per 286,5 milioni di euro e sono state terminate 431 opere). I dati relativi al censimento della popolazione al 31.12.2011 sono attesi per dicembre, ma rispetto al 2010 c´è stato un leggero aumento (nel 2011 i residenti erano 1.230.234, con un aumento dello 0,3 per cento) e dai confronti internazionali risulta che il tasso di disoccupazione del Friuli Venezia Giulia (5,2) è inferiore a quello della Croazia (13,4 per cento), della Slovenia (8,2 per cento) e segue a ruota quello della Carinzia (3,5 per cento), del Veneto (5 per cento), e delle Province autonome di Trento (4,5 per cento) e di Bolzano (3,3 per cento).  
   
   
PRESENTATO RAPPORTO 2011 SU STATO SICUREZZA E CRIMINALITÀ NEL LAZIO  
 
Roma, 20 novembre 2012 - L’assessore agli Enti locali e Sicurezza, Ambiente e Sviluppo Sostenibile, Politiche dei Rifiuti della Regione Lazio, Giuseppe Cangemi e il presidente dell’Osservatorio per la Sicurezza e Legalità, Rosario Vitarelli, hanno presentato il 16 novembre l’edizione 2011 del “Rapporto sullo stato della sicurezza e sull’andamento della criminalità nel Lazio”, realizzato dall’Osservatorio regionale sulla Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio. Il dossier, che analizza i dati consolidati del 2011 mettendoli a confronto con quelli del quinquennio precedente (2006-2010), fornisce un’attenta fotografia dello stato della sicurezza e della criminalità nei 378 comuni del Lazio. I dati sono elaborati sulla base delle denunce pervenute alle autorità competenti. Complessivamente, nel 2011 si registra un omogeneo incremento dei fatti criminosi nelle 5 province del Lazio rispetto all’anno precedente (da 284.511 mila del 2010 si è passati 311.837 casi nel 2011) ma un decremento rispetto al biennio 2006-2007 (nel 2006 erano oltre 319mila mentre nel 2007 oltre 330mila). Si conferma un maggiore indice di delittuosità o tasso di criminalità (rapporto tra le denunce di reato e la media annuale dei residenti nel periodo in esame) nei comuni lungo la fascia litoranea della Regione compreso il Comune di Roma, mentre la Provincia con il più basso indice rimane quella di Rieti. Continua a destare preoccupazione l’espansione finanziaria della criminalità organizzata soprattutto nella Capitale ed in Provincia di Latina. Degli oltre 311mila reati commessi nel 2011 nell’intero territorio regionale, l’82% si è registrato nella sola provincia di Roma, (nel 2006 in provincia di Roma si concentrava l’84% dei reati complessivi) mentre il restante 18% si è concentrato nelle altre province. E’ da segnalare l’8,27% registrato nella Provincia di Latina, che ha visto un aumento di circa 2 punti percentuali rispetto al 2006. Complessivamente i reati che hanno subito un maggiore incremento sono le rapine, con un aumento medio su tutto il territorio regionale del 20% (nei 3 anni precedenti il reato era invece in calo) e il traffico e lo spaccio di stupefacenti, aumentati di circa il 25%. Cresciute anche le denunce per furto (+10%) e le denunce per i reati contro la persona. L’andamento del valore assoluto e dell’indice di delittuosità dei delitti, dopo una flessione rilevata negli ultimi 2 anni (2009-2010) rispetto al periodo precedente, nel 2011 si è allineato alla media del triennio 2006-2008, che era più alta. Il Rapporto è consultabile e scaricabile in formato pdf sul sito internet della Regione Lazio, www.Regione.lazio.it/osservatoriosicurezza    
   
   
CONVEGNO INTEGRAZIONE: MARINI “CITTADINO ITALIANO CHI NASCE NEL NOSTRO PAESE”  
 
Perugia, 20 novembre 2012 – “E’ incomprensibile ed inaccettabile non ritenere ‘cittadino italiano’ chi nasce nel nostro Paese da genitori che oltretutto qui hanno scelto di vivere. Per questo ritengo che vada assolutamente modificata la legge sulla cittadinanza”. E’ quanto affermato dalla presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, nel corso del suo intervento di saluto al convegno di ieri alla Sala dei Notari di Palazzo dei Priori, a Perugia sul tema "L´europa dell´integrazione: modelli a confronto". “Penso soprattutto ai giovani, i tanti nati in Italia, ai quali viene negata la cittadinanza. Dico ciò in quanto l’Umbria, la nostra regione, è terra in cui con fatica e responsabilità abbiamo costruito un progetto che va oltre la semplice convivenza, che punta alla integrazione completa di quanti per varie ragioni dall’Europa e da Paese extraeuropei, sono venuti a vivere nel nostro Paese”. La presidente ha quindi ricordato che oltre 100 mila dei 900 mila abitanti dell’Umbria sono stranieri, 66 mila dei quali di provenienza extraeuropea. Dall’ultimo rapporto dell’Istat l’Umbra risulta essere la terza regione in Italia per il suo indice di integrazione, mentre è la prima delle regioni nel rapporto tra studenti stranieri nati in Umbria e studenti italiani. “Questi dati – ha proseguito Marini - ci dicono che questa terra, con fatica ma anche con un impegno di tutti i livelli istituzionali, ha cercato – anche in momenti difficilissimi – di resistere e non rinunciare all’affermazione concreta di valori sociali, fondamentali per una vera cultura dell’accoglienza e dell’integrazione”. Ricordando inoltre la responsabilità della Regione Umbria quale capofila del progetto di cooperazione internazionale del sistema delle regioni italiane con i territori palestinesi, la presidente ha voluto rivolgere un appello affinché “cessi al più presto la tragica strage di bambini e di bambine a Gaza e si faccia anche a livello internazionale ogni sforzo affinché ci sia un cessate il fuoco ed un ritorno di un dialogo costruttivo tra israeliani e palestinesi”. Infine la presidente ha ricordato la “positiva esperienza del nostro progetto di accoglienza dei profughi dei Paesi del nord Africa, gestito in Umbria dalle istituzioni locali, Caritas e altre associazioni di volontariato laico”, ed ha rivolto un forte appello al Governo, nella persona del Ministro Riccardi, “affinché questi profughi ora non vengano abbandonati al loro destino, ma li si aiuti – ha concluso la presidente - in un percorso di integrazione per renderli soggetti autonomi”.  
   
   
PARI OPPORTUNITá: RUOLO DI VIGILANZA E DI PROMOZIONE  
 
 Udine, 20 novembre 2012 - "Quello della consigliera di Parità è un ruolo fondamentale sia per la vigilanza contro le discriminazioni di genere sia per la promozione delle pari opportunità"; e ancora: "rispetto agli effetti della crisi sulle prospettive occupazionali maschili e femminili, l´impegno della Regione si è orientato secondo due linee d´intervento: da un lato con misure di protezione del reddito di chi è stato sospeso dal lavoro o lo ha perso; dall´altro con interventi che hanno cercato di ridare slancio al mercato del lavoro attraverso le politiche attive. Non sono però mancati progetti specificamente rivolti alla componente femminile". Lo ha sostenuto l´assessore regionale al Lavoro e Pari opportunità, Angela Brandi, intervenendo il 16 novembre a Udine al convegno "I nuovi percorsi del lavoro femminile. Oltre la riforma del mercato del lavoro", organizzato dalla consigliera di Parità del Friuli Venezia Giulia. L´assessore ha fornito alcuni dati sui tassi di occupazione e disoccupazione, sull´utilizzo della cassa integrazione, sull´impegno straordinario di risorse regionali e del Fondo sociale europeo per far fronte all´emergenza lavoro incentivando e sostenendo l´assunzione o la stabilizzazione di lavoratori difficili da occupare (68 milioni di euro dal 2009 al 2012); attivando i lavori socialmente utili e quelli di pubblica utilità (50 milioni 2009-2012); favorendo gli ammortizzatori in deroga (56 milioni di trasferimenti nazionali e 45 milioni di impegni Fse); sostenendo la formazione dei lavoratori disoccupati (15,5 milioni nel quadriennio); promuovendo contratti di solidarietà difensivi (5 milioni); rafforzando i servizi per il lavoro (oltre 8 milioni di euro). "Dal punto di vista di genere - ha poi affermato la Brandi - la Regione è intervenuta su problematiche specifiche, tra cui la principale risulta essere la conciliazione dei tempi di vita e lavoro. Si è poi data continuità a progettualità complesse quali ´Professionisti/e in famiglia´ volto a far emergere e qualificare il lavoro di cura prestato a domicilio attraverso il programma ´Si.con.te´". Attenzione inoltre , da parte della Regione, al "Progetto Imprenderò" (notevole il riscontro da parte delle donne), alla realizzazione di azioni positive da parte degli enti locali (ammessi a finanziamento 11 progetti) e al programma Joblab. Infine l´assessore Brandi ha focalizzato l´attenzione sulla Riforma del Lavoro o "Riforma Fornero": "gli unici aspetti positivi - ha detto - riguardano proprio quelli di genere, quali i congedi di ´paternità´ (bisogna infatti insistere sul concetto di ´genitorialità´ e non solo di ´maternità´ come ha fatto la Regione dando attuazione alla Lr 13/2004), le sanzioni contro le dimissioni in bianco delle donne. Per il resto io credo che questa riforma sia deludente e penalizzante sia per le imprese che per i lavoratori. Non credo riuscirà a rendere più dinamico il mercato del lavoro specie per giovani e donne. Non basta fare riferimento al lavoro: bisogna far ripartire l´economia e assumere decisioni importanti sull´accesso al credito per le imprese, sull´abbattimento del costo del lavoro, sulla sburocratizzazione, sulla creazione di quelle infrastrutture che possano agevolare le assunzioni".  
   
   
MILANO: GIORNATA DIRITTI DELL’INFANZIA MARCIA UNICEF  
 
Milano, 20 novembre 2012 - Oggi la vicesindaco e assessore all’Educazione e Istruzione, Maria Grazia Guida, e l’assessore alle Politiche sociali e Cultura della salute, Pierfrancesco Majorino, interverranno all’iniziativa Unicef “Io come tu – Mai nemici per la pelle”, in occasione della Giornata dei Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza. In particolare, alle 10.30, saranno presenti nella Sala Verdi del Conservatorio per accogliere l’arrivo della marcia organizzata da Unicef cui parteciperanno circa mille bambini e ragazzi. Il corteo, alla sua tredicesima edizione, partirà alle 9.30 dai Giardini Montanelli, si avvierà verso le vie del centro passando dal Duomo e si concluderà al Conservatorio.  
   
   
SARDEGNA: VIOLENZA SULLE DONNE, PRESENTATA SETTIMANA DI SENSIBILIZZAZIONE  
 
Cagliari, 20 Novembre 2012. La violenza sulle donne è violenza di genere con considerevoli conseguenze psichiche, psicosociali e sul piano della salute, con ricadute sul sistema sanitario e sul mercato del lavoro e rappresenta una piaga sociale che conta numeri preoccupanti sia su scala nazionale che regionale. Ē questo l’allarme lanciato durante la conferenza stampa di presentazione della "Settimana di sensibilizzazione e informazione sulla violenza di genere e minori” alla quale hanno preso parte l’assessore regionale della Sanitá, Simona De Francisci e i rappresentanti delle associazioni ´Progetto Donna Ceteris´ e ´Lions Sardegna´. Durante la conferenza è emersa la stretta collaborazione tra le istituzioni, a tutti i livelli, per combattere questo fenomeno, istituzioni che stanno lavorando in sinergia per offrire un’offerta concreta di sostegno e di servizi di accoglienza al fine di indurre molte donne a emergere dal sommerso, e combattere la spirale di violenza che nella gran parte dei casi avviene ad opera degli stessi partner, di persone conosciute, in luoghi familiari e non. L’assessore Della Sanita´ De Francisci nel portare i saluti del presidente della Regione, Ugo Cappellacci, ha voluto sottolineare il grande impegno dell’Esecutivo nella lotta a questo fenomeno non solo tramite il sostegno alle associazioni e ai centri antiviolenza, ma anche con un’azione che ha potuto mettere in campo ingenti risorse finanziarie, sei milioni dal 2009 a oggi. Nei confronti di questa violenza la sanità e il sociale possono e devono mettere in campo tutte le strategie possibili per aiutare l’emersione del fenomeno e al contempo il suo contenimento, ha aggiunto nel suo intervento l’assessore De Francisci. Il ruolo della Regione è in perfetta linea di continuità con le azioni di lotta al grave fenomeno della violenza di genere e, in particolare, quello sulle donne e sui minori – ha ricordato l’esponente dell’Esecutivo - a partire dalla legge 8 che detta "Norme per l’istituzione di centri antiviolenza e case di accoglienza per donne vittime di violenza". La Giunta Cappellacci ha messo in campo in questi anni, una strategia concreta volta a proseguire questo percorso che nel 2011 ha visto la firma di un protocollo d’Intesa, siglato con l’Associazione donna Ceteris e i Centri antiviolenza Regionali, per azioni di rete integrate sul territorio nazionale e che coinvolge anche le Asl, le procure, i tribunali, le forze dell’ordine per una rete di sostegno e supporto alle donne che ha permesso di creare un sistema di protezione intorno alle vittime, ha ricordato l’assessore De Francisci. Alcuni Dati. In Sardegna, negli ultimi tre anni, il numero complessivo di donne che si sono rivolte ai servizi antiviolenza è di 2.089 mentre il numero complessivo dei minori che hanno accompagnato le madri si attesta a 451. Dall’analisi dei dati risulta che il numero delle donne ospitate presso le Case di accoglienza è di 199 mentre quello dei minori ospitati con le madri è 196, mentre i soli centri antiviolenza hanno accolto 1890 vittime. La Settimana Sulla Violenza Di Genere E Minori che si svolgerà dal 19 al 26 novembre vedrà coinvolti anche quest’anno tutti i centri della Regione per rilanciare le azioni che riguardano progetti finalizzati ad accrescere il numero, l’offerta e l’efficacia dei servizi rivolti alle vittime di violenza di genere e stalking e ai lori figli minori, nonché l’aumento del loro livello di copertura del territorio. Slogan della manifestazione quest’anno sarà ´Dall´abuso ai minori alla violenza sulle donne combattiamo il silenzio´, e prevede gazebo informativi, serate di musica, seminari informativi e in particolare verrà trasmesso sui monitor degli autobus un video di sensibilizzazione. La settimana per la sensibilizzazione e l’informazione culminerà il 25 novembre quando verrà celebrata la giornata internazionale contro la violenza sulle donne, data stabilita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 17 dicembre 1999. Scopo della campagna è l’eliminazione di tutte le forme di violenza sulle donne attraverso: il riconoscimento a livello internazionale, regionale e locale della violenza di genere come violazione dei diritti umani; il rafforzamento delle attività a livello locale; la creazione di spazi di discussione per l’adozione di strategie condivise ed efficaci in materia; dimostrazioni di solidarietà con le vittime di queste violenze e la sensibilizzazione affinché vengano adottati provvedimenti concreti per l’eliminazione di questo tipo di violenze.  
   
   
RAPPORTO MINORI FUORI FAMIGLIA IN PUGLIA: PRESENTATI I DATI 2011  
 
Bari, 20 novembre 2012 - Sono 3.081 in tutta la Puglia i minori che vivono fuori famiglia, allontanati dal proprio nucleo d’origine a causa di situazioni di grave marginalità sociale, assenza di figure genitoriali, episodi di abusi e maltrattamenti: è questo il primo dato che emerge dal Iv Rapporto sui Minori fuori famiglia in Puglia (dati al 31.12.2011) curato dall’Osservatorio regionale per le Politiche sociali presso tutti i Comuni pugliesi e presentato stamani dall’assessore regionale al Welfare Elena Gentile. “Da anni ormai – ha detto in apertura l’assessore Gentile – crediamo che il modo migliore per rendere omaggio alle celebrazioni per la Giornata internazionale dei diritti dei bambini e delle bambine, sia di fornire strumenti di lavoro aggiornati agli operatori di settore e, perché no, anche alle famiglie pugliesi. Un’occasione utile alla riflessione comune, per fare il punto sulle politiche messe in atto, su quelle in cantiere e per ricevere utili indicazioni sugli orientamenti futuri. Per questo oggi vi presentiamo i principali dati in nostro possesso, che consentono alla Regione Puglia di anticipare di molti mesi la pubblicazione nazionale degli stessi dati per tutte le Regioni, curata dall’Istituto degli Innocenti di Firenze”. Degli oltre tremila bambini che vivono al di fuori del contesto familiare in Puglia, ben il 23% è rappresentato da minori stranieri, complessivamente 717 (+ 69% circa rispetto al 2007), a fronte di un calo generale del 4%, analizzato nel quinquennio tra il 2007 e il 2011, della popolazione complessiva dei minori fuori famiglia. Circa il 40% dei minori fuori famiglia viene preso in carico mediante affido familiare (-10% rispetto alla rilevazione del 2007 per i minori in generale, e addirittura -34% dei minori stranieri): nonostante la diffusione in molti ambiti territoriali di elenchi di famiglie affidatarie, preparate per accogliere altri minori oltre i propri figli, prevale ancora da parte dei Tribunali per i Minorenni la prassi di affidare alle comunità educative i minori. In totale i percorsi di affido familiare in Puglia riguardano 1.239 minori, avvengono ancora prevalentemente all’interno della famiglia (71,1%), pur facendo registrare una riduzione rispetto al 2009 di quasi il 3%, il che è molto importante, perché lascia più spazio agli affidamenti eterofamiliari. Si tratta, inoltre, di affidi familiari soprattutto di carattere giudiziale, senza il consenso (74,1%) e per periodi prolungati (66,7%). Sono solo 95 i Comuni in Puglia che hanno servizi dedicati alla gestione professionale dell’affido familiare, per sostenere i percorsi di crescita dei bambini e delle bambine in casi di disagio e difficoltà (il 36,8%), e per sostenere le famiglie affidatarie, anche se ad esempio il sostegno economico per le famiglie affidatarie è molto disomogeneo sul territorio regionale con contributi che vanno da un minimo di 30 euro mensili (Foggia) ad un massimo di 360 euro al mese (Bari). È poi in costante aumento la presenza in Puglia di minori stranieri non accompagnati: sono stati 579 nel 2011, pari all’80% di tutti i minori stranieri fuori famiglia, e sono più che raddoppiati (+ 112%) rispetto al 2007, cioè il fenomeno è esploso in soli 5 anni, anche per effetto delle diverse emergenze periodiche connesse in particolare al Nordafrica, che proprio nel 2011 ha avuto il suo apice. Aumentano di poco le prese in carico in comunità socio educative residenziali per i minori in generale (+1%), mentre cresce, in maniera proporzionale alle presenze, del 107% la presa in carico residenziale per i minori stranieri. E’ importante, ancora, evidenziare che solo il 4% dei minori pugliesi accolti in comunità trova sistemazione in una struttura fuori Regione, e si tratta prevalentemente di minori dell’area foggiana e dell’Alto Tavoliere, mentre le strutture pugliesi accolgono per oltre il 27% minori provenienti da fuori Regione: questo sta ad indicare un forte rafforzamento nell’ultimo quinquennio della rete di offerta di strutture residenziali per minori che ha consentito non solo di assicurare ai minori fuori famiglia pugliesi di non essere allontanati troppo dalle rispettive famiglie di origine, ma anche di riuscire ad attrarre minori fuori famiglia provenienti da altre Regioni del Mezzogiorno con una rete più debole (Campania, Basilicata, Molise, Calabria). Alla conferenza stampa hanno partecipato le dirigenti regionali Francesca Zampano e Annamaria Candela, oltre all’assessore al Welfare del Comune di Bari, Ludovico Abbaticchio. “I comuni sono in sofferenza – ha spiegato Abbaticchio – quelli come Bari che devono affrontare, per la presenza del tribunale dei minori, di campi di accoglienza e per la generale attrattività del capoluogo – devono fare debiti. Solo quest’anno a Bari abbiamo 1,6 milioni di euro fuori bilancio, con un budget complessivo di 3,5 milioni per l’accoglienza dei minori. Sottolineo poi che il 90% dei minori accolti sono maschietti: la tragedia è che le ragazze diventano vittime della tratta ancor prima di sbarcare”. “Gli sforzi compiuti negli ultimi anni – ha aggiunto la Gentile – nella direzione degli investimenti economici e di politiche di settore mirate alla prima infanzia e ai minori in condizioni di disagio premiano la Puglia che, non a caso è tra quelle Regioni che acquisisce nel 2012 dal Cipe la premialità del Fondo Sviluppo e Coesione per oltre 6 milioni di euro per il conseguimento degli obiettivi di servizio intermedi per la prima infanzia (posti nido e numero di Comuni serviti). In totale dal 2009 ad oggi abbiamo investito in Puglia 136,8 milioni di euro per la realizzazione di strutture dedicate alla prima infanzia, di cui 99,5 milioni di euro (72,7%) rappresentati dal contributo finanziario regionale (fondi Fesr). E abbiamo realizzato in totale 258 strutture per la prima infanzia, di cui 170 asili nido: si tratta del più grossa piano di infrastrutturazione che la Puglia abbia mai potuto vedere per quantità ma anche per capillarità, essendo riusciti a raggiungere grandi e piccoli comuni, dal Gargano al basso Salento. Questi sono i fatti: numeri e dati per calibrare le politiche in favore dei bambini e delle bambine pugliesi, cemento e mattoni per farle camminare sui binari del futuro”.  
   
   
MINORI, ACCORDO REGIONE TOSCANA-TRIBUNALE FIRENZE PER MIGLIORARE STRUMENTI TUTELA E SISTEMA INFORMATIVO  
 
Firenze, 20 novembre 2012 – Regione e Tribunale per i minorenni di Firenze rinnovano la collaborazione con un duplice obiettivo: migliorare la tutela dei diritti di minori e adolescenti e sviluppare il sistema informativo regionale, preziosa fonte di informazione per la progettazione e l’adozione degli interventi in materia. L’assessore al welfare Salvatore Allocca e la presidente del Tribunale Laura Laera hanno firmato ieri mattina un accordo di collaborazione che ha durata triennale. Alla firma sono intervenuti anche il Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza, Maria Grazia Sestini, e il presidente dell’Istituto degli Innocenti, Alessandra Maggi. É stata anche l’occasione per analizzare i primi dati relativi alle adozioni (nazionali e internazionali) in Toscana (vedi scheda). “La firma – ha spiegato l’assessore Allocca – casca alla vigilia di una data importante. Domani infatti, 20 novembre, è la giornata dedicata alla celebrazione della firma della Convenzione sui diritti del Fanciullo, approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989. In un momento difficile per le politiche di welfare, caratterizzato dalla drastica riduzione delle risorse del fondo nazionale per le politiche sociali che dal 2009 ad oggi è stato pressochè azzerato, la collaborazione con l’autorità giudiziaria si rivela particolarmente efficace per proseguire nello sforzo congiunto di mantenere gli standard dei servizi sociali e socio sanitari. É soltanto grazie a questo impegno delle istituzioni, ognuna con i propri ruoli e funzioni, che si potranno costruire quei percorsi di tutela di bambini ed adolescenti indispensabili per garantirne i diritti”. “Il Tribunale per i minorenni di Firenze – ha detto la presidente Laura Laera – esprime la sua piena disponibilità a collaborare con tutte le,Istituzioni per la tutela e promozione dei diritti dell’infanzia. Il protocollo con la Regione si inserisce in questa prospettiva. L’esigenza di monitoraggio e raccolta dei dati relativi a minori collocati al di fuori della famiglia di origine, attuato con il contributo tecnico scientifico dell’Istituto degli innocenti e degli uffici giudiziari, è imprescindibile anche al fine di individuare percorsi idonei di tutela sia preventivi sia successivi alla separazione dalla propria famiglia. Il Tribunale si propone di dedicare particolare attenzione, nel suo ruolo di terzietà, alla scelta degli strumenti giuridici idonei ad ogni singolo minore nel giusto bilanciamento tra il diritto di crescere nella propria famiglia e il diritto di crescere in una famiglia, evitando soluzioni che siano solo emergenziali ma che mirino ad una progettualità attenta e completa della vita di ogni minore”. Con l’accordo Tribunale e Regione si impegnano, grazie anche all’apporto tecnico e scientifico dell’Istituto degli Innocenti, ad attivare percorsi condivisi per supportare adeguatamente i servizi sociali dei comuni e delle aziende sanitarie che si occupano di tutela minorile oltre che dei quattro centri per l’adozione di Firenze, Prato, Siena e Pisa che svolgono il prezioso lavoro di preparare le coppie toscane al percorso adottivo. I procedimenti per l’allontanamento temporaneo di bambini e ragazzi dalle famiglie che non sono in grado di garantirne una crescita adeguata, così come quelli destinati ad assicurare il diritto ad una nuova famiglia, presentano elevati livelli di delicatezza e complessità tali da richiedere uno sforzo di coordinamento e l’individuazione di indicazioni metodologiche chiare, in modo che gli operatori siano concretamente supportati nel loro impegno quotidiano. Riguardo allo sviluppo del sistema informativo, vale la pena ricordare che la consolidata collaborazione tra Tribunale e Regione risale al 2000 ed ha consentito di conoscere meglio la condizione dei minori sottoposti a procedimenti sia di carattere civile (affidamenti ed adozioni) che penale. La conferma di questa collaborazione, negli ultimi anni, ha consentito in particolare di potenziare il sistema di monitoraggio sulle adozioni toscane, con l’approfondimento degli elementi qualitativi del fenomeno. Grazie al lavoro svolto dal centro regionale di documentazione su infanzia e adolescenza gestito, come previsto dalla legge regionale 31 del 2000, dall’Istituto degli Innocenti, si è costituito un polo di conoscenza specifica che, utilizzando la ricchezza delle informazioni contenute negli archivi del tribunale fiorentino, restituisce la fotografia aggiornata dei profili delle coppie aspiranti all’adozione, di quelle che hanno concluso il percorso adottivo e delle caratteristiche dei minori adottati. A completamento del quadro sui minori adottati e sulle famiglie, si è indagata negli ultimi anni la fase che precede la sentenza di adozione nazionale, attraverso l’utilizzo di indicatori creati sulla base dei dati estratti dai fascicoli per l’accertamento dello stato di abbandono.  
   
   
ADOZIONI IN TOSCANA 2011, IN CRESCITA NONOSTANTE DIMINUZIONE DOMANDE  
 
Firenze, 20 novembre 2012 – Tornano a crescere le adozioni internazionali in Toscana nel 2011 rispetto all’anno precedente. Si conferma invece il trend negativo della disponibilità all’adozione da parte delle coppie, con le domande in diminuzione sia per la nazionale che per l’ internazionale, fatte al Tribunale per i minorenni di Firenze. Cresce il tempo medio di attesa per le coppie, dalla presentazione della domanda all’adozione. Il rapporto definitivo sulle adozioni 2011, curato dal Centro regionale di documentazione su infanzia e adolescenza gestito dall’Istituto degli Innocenti, è ancora in fase di elaborazione ma ci sono già alcuni dati a disposizione. Nel 2011 il Tribunale per i minorenni di Firenze ha ricevuto il più basso numero di domande di adozione (nazionale e internazionale) dal 1999 (anno di avvio del sistema informativo regionale): 578 di cui 357 hanno presentato domanda sia per l’adozione nazionale che internazionale, 185 per la sola nazionale (di cui tuttavia la maggioranza -144 – provenienti da altra regione) e 36 per la sola internazionale. Rispetto al 2010 la diminuzione raggiunge il 13% (664), mentre rispetto al 2006, anno dove si tocca la punta massima dal 1999 (883), è stata del 34%. La contrazione del numero delle domande di adozione riguarda sia quella congiunta nazionale/internazionale che quella solo nazionale. Nel primo caso, dalle 574 coppie del 2004 si è passati a 357 (-38%). Nel secondo, dal valore massimo del 2006 (349) si è passati a 185 (quasi la metà). Nel 2011 si è registrato il numero più basso di sentenze di adozione nazionale dell’ultimo decennio: 22 bambini (-48 rispetto al 2003, valore massimo, e -12 rispetto al 2010). Se le domande di adozione internazionale sono diminuite, non altrettanto è accaduto per le adozioni internazionali che, dopo il lieve calo registrato nel 2010, sono tornate a crescere del 10% (da 353 a 388). L’età media dei richiedenti è invece cresciuta tra il 1999 e il 2011, sia per le donne che per gli uomini: per le prime ha raggiunto la soglia dei 40 anni, per i secondi è rimasta appena al di sotto dei 42. Rispetto al 1999 le coppie che hanno presentato domanda di adozione sono, in media, di tre anni più grandi. Quelle che hanno fatto domanda di adozione nazionale hanno mediamente un’età più alta (42,1 anni per gli uomini e 40,3 anni per le donne). Nello stesso periodo l’età media all’adozione degli uomini è passata da 41,2 a 44,4 anni, per le donne da 39 a 43,1 con un incremento dell’età media ancora più alto di quanto fatto registrare dalle coppie aspiranti adottive. Anche quella dei bambini è aumentata, rispetto al 2010, di circa un anno: da 5,3 anni a 6,1. Aumenta il tempo medio trascorso dalla data della domanda a quella di adozione, sia per le nazionali che per le internazionali. Nel primo caso da 2,9 anni del 2003 (primo anno con dati a disposizione) si è passati a 3,8, nel secondo dai 2,9 sempre del 2003 si è passati a 4,4. Rispetto alla provenienza di bambini e ragazzi ancora la Federazione Russa al primo posto. Infine due confronti, uno nazionale e uno provinciale. In base ai dati della Commissione per le adozioni internazionali, nel periodo 2000-2011 i minori stranieri adottati in Italia sono stati 36.117, 4.022 solo nell’ultimo anno. In valore assoluto la Lombardia è in testa: 7.357, un quinto del totale. La Toscana, con 3.191 adozioni, incide per il 9%. Se confrontiamo il dato con la popolazione media residente minorile nel periodo 2000-2011 la Toscana ha il secondo tasso medio annuo più alto tra le Regioni (51 bambini adottati su 100mila 0-17enni residenti), dietro alla Liguria e abbondantemente sopra la media nazionale che si ferma a 30. A livello provinciale Firenze è prima tra le 110 province italiane, con 58 coppie richiedenti autorizzazione all’ingresso ogni 100mila coppie di 30-59 anni. Anche le altre province toscane, ad eccezione di Massa Carrara (23), hanno tassi molto al di sopra della media nazionale (27).  
   
   
ASILI NIDO: IN UMBRIA IL SISTEMA INTEGRATO PUBBLICO-PRIVATO FUNZIONA, DA REGIONE 4 MILIONI  
 
Perugia, 20 novembre 2012 – “In Umbria il panorama dei servizi per l’infanzia è basato su un sistema integrato pubblico-privato, regolato da una legge regionale del 2005 e pertanto, un’indagine basata solo sui servizi comunali riporta, anche se con obiettività scientifica, una visione parziale della realtà regionale”. E’ quanto afferma la vicepresidente della Regione Umbria, Carla Casciari, a commento dello studio di Cittadinanzattiva secondo il quale in Umbria molti bimbi non riescono ad accedere ai servizi a loro dedicati. “Nella nostra regione – afferma la vicepresidente Casciari - rispetto alle politiche per l’infanzia si ragiona ormai in un’ottica di sistema integrato, quindi non solo nidi comunali, ma anche servizi privati e privati convenzionati che garantiscono alle famiglie umbre una qualità al pari dei nidi pubblici con un’offerta decisamente ampliata e che risponde anche ai nuovi bisogni attraverso gli spazi gioco, le sezioni primavera, i nidi familiari e tutti i servizi integrativi al nido che svolgono funzioni educative altrettanto importanti dei tradizionali asili nido”. Servizi pubblici e privati sono sottoposti alle stesse regole autorizzative e di funzionamento e garantiscono la stessa qualità di servizio, anche attraverso la figura del Coordinatore di rete. “In Umbria, partendo da questo presupposto, - evidenzia Casciari – anche i numeri sono ben diversi. Oggi abbiamo 8.206 posti bambino nei servizi dedicati alla fascia di età 3-36 mesi, ad essi si aggiungono 1.306 bambini che si iscrivono anticipatamente alla scuola dell’infanzia e 2790 bambini che - compiendo i 3 anni entro il 31 dicembre - vengono normalmente iscritti alla scuola dell’infanzia pur avendo fra i 32 e i 35 mesi di età. Pertanto, i bambini fino a 3 anni che trovano posto complessivamente nel sistema educativo sono 12.302 rispetto ad una popolazione della medesima fascia pari a 24.150 unità al 1.1.2011 (dato ufficiale Istat più aggiornato). Ciò significa che più del 50 per cento dei bambini umbri può trovare posto in un servizio educativo”. Relativamente alle lista d’attesa Casciari evidenzia che “la ricerca di cittadinanza attiva prende in considerazione questo dato ormai trascurato anche nei documenti ufficiali dell’Europa che tra gli obiettivi di Lisbona prende in considerazione la percentuale di copertura, ovvero i numeri di posti disponibili per i bambini”. “E, in questo caso l’Umbria - ha aggiunto - è da prima del 2010 che vanta una copertura di oltre il 33 per cento previsto come obiettivo europeo e anche l’Istat in una recente indagine sui nidi comunali riferita all’anno educativo 2011-2012 osserva che nelle regioni del Centro si è registrato un aumento considerevole dell’offerta, dovuto prevalentemente al Lazio all’Umbria dove la crescita a partire dal 2008 è stata favorita dal potenziamento dei contributi erogati dai comuni per l’abbattimento delle rette, consentendo alla regione di conseguire uno dei più alti indicatori di presa in carico (22,3 per cento)”. Gli sforzi dei Comuni in questi anni sono stati molti, sia per aprire nuovi servizi che per mantenerli e come amministrazione regionale abbiamo cercato di non far mancare loro il sostegno mantenendo inalterato nel tempo l’impegno finanziario e quest’anno aumentandolo da 3 milioni a 4 milioni di euro. Se guardiamo sempre al lato della spesa dei Comuni, i nidi assorbono circa il 18 per cento delle risorse dedicate al welfare locale (rilevazione Istat) e si è inoltre consapevoli che negli anni più recenti, inoltre, le misure adottate per favorire gli investimenti e l’espansione dell’offerta in questo settore sono controbilanciati dalle ridotte capacità di spesa dei Comuni, fortemente condizionate dai vincoli stabiliti dal Patto di Stabilità Interno, dalla crisi economica e dalle riduzioni dei trasferimenti statali destinati a finanziare le politiche sociali. Relativamente ai finanziamenti erogati dalla Regione Umbria ai Comuni la vicepresidente Casciari ha ricordato che “gli sforzi dei Comuni in questi anni sono stati molti, sia per aprire nuovi servizi che per mantenerli”. “Inoltre, per il quarto anno consecutivo, la Regione Umbria ha voluto sostenere le famiglie con il Bando per l’abbattimento delle rette a cui hanno partecipato oltre 2000 nuclei con bambini al nido e la cui erogazione è in corso in proprio questi giorni”. In conclusione la vicepresidente Casciari ricorda che “la Regione Umbria ha avviato il percorso per l’accreditamento delle strutture per l’infanzia che contribuirà a disegnare nuovi orizzonti di governance nei rapporti all’interno del sistema integrato dei servizi per i cittadini più piccoli”.  
   
   
EMILIA ROMAGNA: NASCE IL COORDINAMENTO REGIONALE INFANZIA E ADOLESCENZA  
 
 Bologna, 20 novembre 2012 – “Siamo impegnati nel confronto sistematico con gli enti locali e con il terzo settore affinché in ogni tavolo di monitoraggio, in ogni passaggio decisionale, il preminente interesse del bambino venga posto al centro dell’azione di tutte le istituzioni, di tutte le agenzie educative, in una parola di tutta la comunità”. L’assessore regionale alle Politiche sociali Teresa Marzocchi, alla vigilia della giornata mondiale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, ricorda l’alto valore della Convenzione Onu e l’impegno della Regione a fare “ogni sforzo concreto affinché dalla proclamazione dei diritti dei bambini si passi a misure efficaci per rendere tali diritti effettivi ed esigibili”. Dal novembre dello scorso anno ad oggi, sottolinea, “abbiamo compiuto passi significativi: prima la nomina del Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza, a seguire l’approvazione della direttiva in materia di affidamento e accoglienza in comunità, la revisione della normativa sui servizi educativi per la prima infanzia e l’approvazione delle relative linee guida per la valutazione della qualità. E’ stato un anno di lavoro intenso: affinare gli strumenti normativi e di regolazione è stato importante, ma nel contempo abbiamo operato in prima linea a supportare i Comuni sull’emergenza terremoto, dando assoluta priorità alla ricostruzione delle scuole”. L’ultimo atto in ordine di tempo riguarda il varo da parte della Giunta regionale, lo scorso 13 novembre, del “Coordinamento regionale infanzia e adolescenza”, del quale saranno chiamati a far parte il Garante, i vertici delle amministrazioni locali, i dirigenti dei settori educativi, della sanità e della formazione regionale, i rappresentanti del terzo settore e delle associazioni di tutela dei diritti dei cittadini minori di età con, in qualità di invitati permanenti, i rappresentanti della magistratura minorile e delle articolazioni regionali dei ministeri dell’Istruzione e della Giustizia. “In un contesto sociale caratterizzato da una fase di ripresa della povertà - continua Marzocchi - non possiamo nasconderci che i bambini e le bambine sono i più esposti, dunque occorre uno sguardo approfondito alle problematiche che riguardano l’infanzia e l’adolescenza; il Coordinamento regionale servirà a dare sistematicità a tale sguardo, ricercando la piena integrazione delle politiche che impattano sulle condizioni dei cittadini in crescita. Far partire il Coordinamento potrebbe anche consentirci, il prossimo anno, di progettare un momento di riflessione alta: gli ‘stati generali’ per l’infanzia e l’adolescenza”.  
   
   
INFRASTRUTTURE SOCIALI: PUGLIA FIRMA DISCIPLINARI CON COMUNI PER STRUTTURE  
 
Bari, 20 novembre 2012 - Sono stati sottoscritti il 16 novembre presso l’assessorato regionale al Welfare, 8 disciplinari di attuazione di piani di investimento per la realizzazione di nuove infrastrutture sociali con altrettanti Ambiti territoriali, cioè aggregazioni di Comuni associati per la gestione dei servizi alle persone, e precisamente: Andria, Bari, Conversano, Francavilla Fontana, Mesagne, Ginosa, Mola di Bari e Triggiano. Alla sottoscrizione hanno presenziato tutti i Sindaci dei Comuni interessati per la realizzazione degli interventi, i rispettivi funzionari responsabili delle opere che saranno realizzate, e la dirigente Anna Maria Candela, in rappresentanza dell’assessorato. Saranno quindi avviate già a partire dalle prossime settimane le procedure per appaltare i lavori di realizzazione di 16 nuove infrastrutture sociali, tra cui strutture residenziali e servizi a ciclo diurno e asili nido, per un costo complessivo di oltre 11.700.000 euro, di cui quasi 11 milioni di euro sono assicurati dal contributo pubblico regionale a valere sulle risorse dell’Asse Iii – Linea 3.2 – del Po Fesr 2007-2013. "Con la sottoscrizione di questi nuovi disciplinari - ha commentato soddisfatta l´assessore al Welfare Elena Gentile - per la realizzazione di nuove strutture in Puglia rivolte a minori, disabili, anziani, persone non autosufficienti, stiamo contribuendo alla creazione di un welfare pugliese innovativo e all´avanguardia che può finalmente rispondere alle esigenze di tutti i cittadini e le cittadine pugliesi. Abbiamo cominciato nel 2008 e mattone su mattone - ha concluso l´assessore Gentile – dopo oltre 4 anni di attività possiamo dire che è pienamente operativo il percorso di costruzione del il welfare del futuro, nonostante la crisi, nonostante i tagli, perché crediamo che il welfare sia un reale fattore di sviluppo e di benessere per la nostra Regione". Peraltro questo nuovi progetti ammessi a finanziamento, distribuiti su 8 ambiti territoriali e su 12 Comuni pugliesi, tra cui Bari e Andria, sono la dimostrazione sia della capacità dei territori di selezionare bene gli interventi prioritari, di progettare in modo puntuale gli interventi e di renderli cantierabili in tempi brevi, sia della capacità della struttura regionale di utilizzare in modo pieno ed efficiente le risorse che l’Ue ha reso disponibili per la nostra Regione. I progetti, infatti, sono tutti di livello esecutivo, con validazione e avvenuta acquisizione di tutti i necessari pareri, il che significa che i Comuni saranno in grado di andare in gara già entro poche settimane, così da cominciare a produrre spesa entro il primo semestre 2013. Nello specifico per l’ambito di Andria gli interventi riguarderanno la ristrutturazione di un asilo nido comunale e quella della Casa famiglia con servizi formativi alle autonomie per l´inserimento socio-lavorativo di persone con disabilità, per un contributo regionale complessivo di 3.000.000 di euro. Nella città di Bari l’intervento riguarderà la realizzazione di un nuovo centro sociale per minori nel quartiere San Girolamo (566.188 euro); nell’ambito territoriale di Conversano è prevista la ristrutturazione di un centro diurno a Monopoli. Grazie al finanziamento regionale di 952.500 euro verrà ristrutturata anche Casa Mea, struttura residenziale e centro diurno per minori di Ceglie Messapica, comune appartenente all’ambito di Francavilla Fontana. A Mesagne i lavori riguarderanno la ristrutturazione ed adeguamento funzionale per la realizzazione di una Comunità Socio Riabilitativa da allocare nella sede ex Omni di San Pietro Vernotico (totale contributo regionale 440.000 euro). Per quanto riguarda l’ambito di Ginosa verranno stanziati 710.000 euro per la realizzazione della Casa della salute - 2° lotto - Piastra polifunzionali di servizi per il welfare d´accesso e comunitario a ciclo diurno. Uno dei due investimenti economicamente più importanti stanziati dall’assessorato regionale al Welfare riguarda l’ambito territoriale di Mola di Bari, infatti grazie al contributo di quasi 3 milioni di euro verranno ristrutturate diverse infrastrutture sociali, tra le quali un asilo nido, un centro diurno integrato per il supporto cognitivo e comportamentale ai soggetti affetti da demenza, una casa famiglia ecc.; i fondi serviranno anche per la realizzazione di un nuovo centro polivalente per minori. Infine per l’ambito di Triggiano verranno realizzati un Centro Aperto Polivalente per Diversamente Abili e un Centro Sociale Polivalente per Anziani oltre che sarà ristrutturato lo sportello informativo polifunzionale, per un contributo totale pari ad 1.900.000 euro. Con questi progetti l’Assessorato al Welfare completa il reimpiego dei fondi della Linea 3.2 che erano stati recuperati da revoche e rinunce di altri Comuni inizialmente assegnatari di fondi che non sono stati in grado di impegnare nei tempi richiesti. D’ora in avanti le risorse per l’infrastrutturazione sociale e sociosanitaria territoriale verranno dal Fondo Sviluppo e Coesione (ex Fas) e dal Piano di Azione e Coesione per i servizi di cura.  
   
   
DIRITTI DEI BAMBINI. VENDOLA: "DIFENDERE L´INFANZIA È UN PRINCIPIO DI CIVILTÀ"  
 
Bari, 20 novembre 2012 - Una dichiarazione del Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, in occasione della Giornata internazionale dei diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (martedì 20 novembre). “La Giornata Internazionale dei Diritti dell’Infanzia ripropone all’attenzione di tutti noi il valore universale di quanto sancito nella Carta delle Nazioni Unite sulla inviolabilità dei minori e sul loro diritto ad una piena tutela nell’intero percorso di crescita fisica, psicologica e morale. I diritti dei bambini e delle bambine vanno difesi in ogni parte del mondo, laddove i ragazzi e le ragazze vivono e lavorano in condizioni inumane, spesso anche ridotti in schiavitù perché sfruttati nel loro stato di bisogno. In troppi luoghi del mappamondo viene rubata la speranza dell’istruzione e di una crescita sana e libera, viene negata l’essenza stessa dell’infanzia, con i suoi sogni e la sua felicità. Difendere l’infanzia è un principio di civiltà che va perseguito con determinazione grazie anche all’apporto di politiche mirate che, in questi anni, abbiamo messo in cantiere e che possono offrire alle nuove generazioni la possibilità di crescere in condizioni di sicurezza e di serenità. Ma in questo momento il nostro pensiero va ai bambini di Gaza, vittime inconsapevoli di una guerra troppo lunga e troppo priva di senso, di un conflitto che non hanno voluto e neanche scelto, prigionieri di una vita a tempo”.