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GIOVEDI
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Notiziario Marketpress di
Giovedì 13 Dicembre 2007 |
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STUDIO UE: LA COMBUSTIONE DI BIOMASSA È UN´IMPORTANTE FONTE DI INQUINAMENTO IN INVERNO |
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Secondo una nuova ricerca nell´ambito del progetto Carbosol («Present and retrospective state of organic versus inorganic aerosol over Europe: implications for climate»), finanziato dall´Ue, oltre la metà dell´inquinamento da carbonio prodotto nei mesi invernali in Europa proviene dalla combustione di biomassa. In un articolo sul «Journal of Geophysical Research», i partner del progetto rivelano che l´inquinamento da carbonio nei mesi invernali deriva per il 50-70% da fonti quali i focolari nelle abitazioni e negli edifici e la combustione di rifiuti agricoli e di giardinaggio. Attualmente, le misure per la riduzione dell´inquinamento tendono a concentrarsi sui combustibili fossili. Tuttavia, da questi nuovi risultati emerge che l´inquinamento si potrebbe ridurre in misura significativa se si prendessero in considerazione anche queste altre fonti di emissioni, con una combinazione di sviluppi tecnologici e restrizioni di legge. Ad esempio, molti paesi vietano già la pratica della combustione di rifiuti agricoli e di giardinaggio. Con la riduzione dell´inquinamento dalla combustione di biomassa si otterrebbero anche dei vantaggi per la salute; studi epidemiologici hanno dimostrato infatti che gli effetti sulla salute delle emissioni derivanti dalla combustione di biomassa sono analoghi a quelli delle emissioni da combustibili fossili, e comprendono difficoltà respiratorie e cancro al polmone. L´obiettivo del progetto Carbosol era quello di calcolare il contributo fornito all´inquinamento atmosferico in Europa da fonti diverse di aerosol di carbonio. Sono stati prelevati campioni da una serie di siti distribuiti in tutto il continente europeo e gli scienziati hanno utilizzato traccianti chimici per determinare la fonte dell´inquinamento. Nella combustione della cellulosa si produce il levoglucosano, che quindi ha consentito agli scienziati di individuare le emissioni derivanti dalla combustione di biomassa. Un altro indicatore della combustione di biomassa è l´isotopo radioattivo carbonio 14, che decade con una relativa rapidità e non si riscontra nelle emissioni da combustibili fossili. I recenti risultati confermano studi precedenti più localizzati. Ad esempio, da uno studio del 2004 era emerso che almeno il 40% dell´inquinamento da carbonio nel centro di Zurigo, in Svizzera, era dovuto alla combustione di biomassa. Il progetto Carbosol si è svolto dal 2001 al 2005 e ha ricevuto un finanziamento di 1 299 965 Eur a titolo dell´area tematica «Energia, ambiente e sviluppo sostenibile» del Quinto programma quadro. Per maggiori informazioni, consultare: Cnrs: http://www. Cnrs. Fr/ Carbosol: http://www. Vein. Hu/carbosol/ . |
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AGRICOLTURA, INSEDIATO COMITATO SORVEGLIANZA PSR FORMIGONI:ATTUATA PROGRAMMAZIONE UNITARIA FONDI UNIONE EUROPEA BECCALOSSI: ORA REALIZZARE PROCEDURE OPERATIVE SEMPLIFICANDO |
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Rendere operativo il Programma di Sviluppo Rurale 2007-2103 (Psr) della Lombardia dopo l´approvazione della Commissione Europea. E´ questo il compito principale che spetta al Comitato di Sorveglianza del Psr insediato oggi in Regione Lombardia dal presidente, Roberto Formigoni e dalla vicepresidente e assessore all´Agricoltura, Viviana Beccalossi. Per il periodo 2007 - 2013 il Governo regionale ha scelto di attuare una programmazione unitaria dei Fondi strutturali, per quanto riguarda sviluppo rurale, competitività, occupazione, cooperazione Italia - Svizzera, mettendo insieme azioni diverse, ma complementari per il raggiungimento di obiettivi concreti. Per legare tra loro la Programmazione del Feasr, dell´Fse, del Fasr, del Programma Italia - Svizzera, è stato necessario "creare" una solida struttura di coordinamento trasversale, a livello tecnico e politico. "Perché - ha spiegato Formigoni - abbiamo ritenuto che sia questa l´unica strada per ottimizzare le risorse, attuare una governance forte e organica, coinvolgendo tutti i soggetti in campo, e per porsi obiettivi più ambiziosi. E in questo senso Regione Lombardia si pone come interlocutore della Commissione Europea". "Regione Lombardia - ha ricordato la vicepresidente - ha mantenuto fede ai propri impegni nei confronti di tutto il suo mondo rurale ottenendo la disponibilità di una dotazione finanziaria di 900 milioni di euro. Da qui in avanti il nostro lavoro è finalizzato a realizzare le procedure operative, e in particolare i bandi per la presentazione delle domande, che dovranno essere le più efficaci e semplici possibile". Il nuovo Psr prevede ben 52 milioni in più rispetto al riparto del 2000 e oggi la Lombardia pesa per il 4,98% sull´ammontare complessivo dei fondi destinati allo Sviluppo Rurale nazionale, contro il 4,26% della programmazione 2000/2006. I fondi serviranno anzitutto per favorire, attraverso investimenti aziendali e infrastrutturali, la competitività del sistema agro-alimentare lombardo, per migliorare l´ambiente e lo spazio rurale e per promuovere il miglioramento della qualità della vita nelle aree rurali e la diversificazione delle produzioni agricole. Da sottolineare inoltre che tra le 15 Regioni dell´area del centro-nord la Lombardia è, insieme all´Emilia Romagna, quella che si è vista assegnare più fondi per lo Sviluppo Rurale. "Un giusto riconoscimento - ha sottolineato Viviana Beccalossi - per una regione che recita un ruolo fondamentale e di assoluta protagonista nel panorama agricolo nazionale con il 14% della produzione nazionale, oltre 70. 000 strutture produttive, più di 200. 000 lavoratori e primati nazionali nei settori del lattiero-caseario, dei cereali, del riso e della carne". "Ora dobbiamo proseguire il nostro cammino - ha detto Viviana Beccalossi - puntando su un sistema agricolo e rurale evoluto, economicamente forte, ecologicamente responsabile, e al centro del territorio. E per essere evoluto deve garantire un approccio integrato. Per restare economicamente forte deve strutturarsi bene e diversificare la propria attività. Per essere ecologicamente responsabile deve adattare le sue tecniche e garantire ai consumatori prodotti sani e sicuri, diversificati e di qualità. Infine, per essere al centro del territorio deve restare il cuore pulsante delle aree rurali". Ragionando in termini più generali Viviana Beccalossi ha quindi evidenziato la necessità di "garantire ai consumatori qualità nelle produzioni, trasparenza nell´informazione, responsabilità nella gestione dell´ambiente". Viviana Beccalossi ha infine ricordato che tra gli elementi di novità del Psr 2007-2013 va evidenziata proprio la costituzione del Comitato di Sorveglianza, attraverso il quale il partenariato, istituzionale ed economico-sociale, partecipa all´applicazione del Programma. Il nuovo Psr prevede poi nuove misure finalizzate alla differenziazione dell´economia rurale verso settori non agricoli (creazione di microimprese), all´incentivazione di attività turistiche, alla diversificazione dell´azienda agricola (agriturismo, fonti energetiche sostenibili ecc. ) o alla "valorizzazione economica delle foreste". Non solo sono previste nuove tipologie di azioni ma anche nuovi strumenti procedurali che enfatizzano gli aspetti progettuali delle iniziative, e che rivestono una importanza ancora maggiore per le opportunità che potranno sviluppare, se saranno efficacemente applicati. . |
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BERGER A ROMA: DAL GOVERNO SOSTEGNO ALLA LINEA RESTRITTIVA SUGLI OGM |
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Alto Adige - Riguardo alle questioni legate agli organismi geneticamente modificati (ogm), il Governo sostiene la linea restrittiva delle Regioni: questa l´assicurazione che il ministro per le Politiche agricole Paolo De Castro ha dato il 12 dicembre a Roma all´assessore provinciale Hans Berger. "Sono molto soddisfatto, siamo riusciti a convincere il ministro della bontà delle nostre ragioni", commenta Berger. L´assessore Berger ha presentato, quale coordinatore delle Regioni in materia, le direttive elaborate per regolamentare la coesistenza di colture tradizionali con ogm. Berger ha convinto le Regioni a sposare una linea molto restrittiva, "che pone precisi e significativi ostacoli alla coltivazione di ogm". La posizione e´ stata illustrata oggi al ministro De Castro, trovando l´appoggio del Governo. "Il ministro mi ha assicurato che porterà le direttive alla discussione del Governo e che se ne farà sostenitore", riferisce Berger. Successivamente il Governo presenterà le nuove linee guida alla Conferenza Stato-regioni, dove la loro approvazione dovrebbe essre solo una formalità, stante il fatto che già sostegono il piano elaborato sotto la regia della Provincia di Bolzano. Il prossimo passo, spiega Berger, sarà la presentazione del pacchetto di misure a Bruxelles, per l´approvazione in sede Ue. Superata anche questa scadenza, toccherà alle Regioni applicare le direttive sulla coesistenza tra colture tradizionali e ogm tenendo presente le rispettive caratteristiche. L´ok di Bruxelles non è comunque scontato: "Sappiamo che una linea troppo restrittiva non corrisponde alle aspettative europee - conferma Berger - ma il tempo gioca a nostro favore, considerando che lo scetticismo del cittadino verso gli ogm cresce e quindi anche la pressione sull´Ue a non andare verso una liberalizzazione eccessiva. " . |
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IN VIGORE IL DECRETO LEGISLATIVO 193, NUOVE REGOLE PER LA SICUREZZA ALIMENTARE APPROVATO LO SCORSO 6 NOVEMBRE IL DECRETO CHE ATTUA LA DIRETTIVA 2004/41/CE E LE NUOVE SANZIONI |
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Milano - La sala delle Colonne di Palazzo Giureconsulti lo scorso 30 novembre ha ospitato il convegno “La tutela della salute come valore di impresa”. Il coordinatore scientifico dell’incontro professor Maurizio Podico, biologo, docente presso l’Università degli studi di Parma e componente del Comitato Scientifico Tifq, interpellato sulla recente approvazione del decreto legislativo 193 che attua la direttiva 2004/41/Ce sottolinea: “Spero che in breve tempo il legislatore emetta circolari chiarificatrici, in modo da conoscere con certezza come dovrà comportarsi colui che fino al 6 novembre deteneva l’autorizzazione sanitaria e ora si trova a fronteggiare il nuovo istituto della Dia, la Dichiarazione di Inizio Attività, senza aver modificato la propria impresa alimentare. Ritengo, inoltre, che il decreto legislativo 193 sancisca la fine del regime transitorio del vecchio “Command and Control” che fissava rigidi e specifici requisiti operativi indiscutibili e obbligatori. Con la nuova norma si intravede da una parte una maggior elasticità abbinata ad una maggior responsabilità nella gestione, consapevole e qualificata, da parte degli imprenditori”. Uno dei punti salienti del decreto legislativo 193 risiede nell’abrogazione dell’istituto dell’autorizzazione sanitaria. In passato, chiunque avesse voluto aprire una attività legata al settore agro-alimentare era tenuto a ottenere la conformità della struttura tramite il consenso favorevole della Asl. Ovvero, avrebbe dovuto richiedere una “lettura critica” di ambienti e tecnologie per poi ottenere una “attestazione” che confermava inequivocabilmente la conformità ai dettati d’igiene. Con il nuovo decreto questa prassi è decaduta in quanto formalizza l’abolizione dell’art. 2 della legge 283 del 1962. Dal 6 novembre infatti il legislatore richiede agli operatori del settore di emettere una “Dichiarazione di Inizio Attività”, Dia, dove si affermi che la struttura, gli ambienti e le tecnologie siano a norma. In questo modo, i controlli da parte delle autorità preposte non sono più obbligatori, anche se idealmente potrebbero esserci in qualunque momento. Quindi, appare evidente la volontà del legislatore di incrementare pesantemente la responsabilità dell’imprenditore. Lo scenario giurisprudenziale in cui il decreto legislativo 193 si inserisce è quello occupato in precedenza dal regolamento della Comunità Europea numero 852 del 2004. A questo regolamento il legislatore italiano ha aggiunto alcune linee guida applicative introducendo il concetto della Dichiarazione di Inizio Attività. In secondo luogo il decreto 193 va operativamente a sanzionare coloro che non effettuano le Dia o coloro che, non dovendo, non provvedono ad aggiornarla. La legge 852 e il decreto legislativo 193 sono disposizioni normative la cui modalità di applicazione necessiterà, nella parte di reale applicazione, di tempi lunghi per il loro completo recepimento. Riccardo Giambelli, direttore del Tifq (l’Istituto per la qualità igienica delle tecnologie alimentari) ente promosso da Assofoodtec, durante l’assise ha parlato della “Attestazione igienica delle attrezzature dei materiali come un importante supporto per le imprese alimentari”. Un intervento, quello di Giambelli, che ha preso il via sull’onda lunga della recente approvazione del decreto legislativo 193 del 6 novembre 2007, che attua la direttiva 2004/41/Ce relativa ai controlli in materia di sicurezza alimentare e applicazione dei regolamenti comunitari nel medesimo settore. Il decreto legislativo 193 elimina le norme, o parti di esse, ancora esistenti relative a direttive europee già abrogate da precedenti regolamenti o decreti e fissa l’immediata erogazione di sanzioni amministrative (sino a 9000 euro per ogni non conformità) agli operatori di aziende agro-alimentari la cui condotta non risulta essere conforme ai principi di igiene. Durante l’incontro, il direttore del Tifq ha parlato dei settori di interesse del suo ente: le tecnologie alimentari delle attrezzature e dei processi, le tecnologie usate per il confezionamento e l’imballaggio dei cibi e gli impianti usati per la conduzione dell’acqua destinata al consumo alimentare. In merito a questo parametro i materiali e gli oggetti che trasportano gli alimenti o i liquidi non devono in alcun modo trasferire agli stessi sostanze che potrebbero costituire un pericolo per la salute umana, oltre a non modificarne la composizione chimico-fisica e a rispettarne le caratteristiche organolettiche. Nel suo intervento, Giambelli ha ricordato inoltre il concetto di igienicità, inteso come un nuovo strumento per le imprese. Uno strumento in grado di assicurare che gli alimenti e l’acqua destinata al consumo umano siano stati processati all’interno di impianti e da apparecchiature conformi e igienicamente idonee. Cioè detengano requisiti peculiari come la rintracciabilità, la conformità normativa e la qualificazione igienico-sanitaria dei materiali e dei componenti utilizzati in contatto con i cibi. Giambelli ha quindi sostenuto l’importanza della creazione di un “sistema di qualità igienica”, recepito come elemento qualificante per l’intera filiera agro-alimentare e presupposto che tuteli la competitività di questo settore in Italia e all’estero. Per conseguire gli obiettivi preposti, Tifq opera attraverso la verifica della applicazione normativa e attraverso strumenti propri quali “Linee guida” o “Manuali di buona prassi igienica” e “Regolamenti settoriali”. Vengono anche stilate specifiche check list di controllo, prima di rilasciare l’omologazione di conformità normativa e il rilascio formale del Marchio di conformità Igienica Tifq per le tecnologie alimentari dei processi, per le attrezzature e le tecnologie dell’acqua potabile. Il Tifq ha colto questa importante occasione divulgativa per presentare la proposta che possa maggiormente tutelare la competitività di prodotti conformi alle normative e tutelare le aziende che hanno ottenuto una verifica di parte terza. Il Tifq propone quindi la costituzione di un albo dedicato alle imprese verificate da una terza parte. Albo che comprenda le aziende detentrici della totale conformità ai requisiti posti dalle normative, oltre a dare garanzia del mantenimento nel tempo della conformità e della attestazione. . |
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ITALIA-CROAZIA: RIPRENDERE IL DIALOGO SU ZONA DI PROTEZIONE FEDERCOOPESCA-CONFCOOPERATIVE SOLLECITA IMPEGNO GOVERNO PER SCONGIURARE DIVISIONE IN DUE DELL’ADRIATICO. |
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Roma - “Le elezioni in Croazia – afferma Massimo Coccia presidente Federcoopesca-confcooperative previste per il prossimo novembre sembrano aver allontanato ancora di più un confronto sulla creazione di una zona di protezione ittico-ambientale in alto Adriatico. Al momento, infatti, non ci risultata che ci siano in atto trattative con il governo di Zagabria. Rispetto al luglio scorso, quando le preoccupazioni erano rivolte ad una fase di stallo che stavano attraversando i negoziati, ora siamo passati al silenzio più assoluto. ” Un silenzio che, secondo la Federcoopesca-confcooperative, è ancora più preoccupante se si pensa che tra l’insediamento del nuovo Parlamento croato e il 1 gennaio 2008, data in cui i croati ritengono conclusa la moratoria dell’Unione europea per la costituzione di una zona di protezione, ci sarà davvero poco spazio per riprendere il dialogo e avviare un nuovo confronto. Lo spettro della divisione in due dell’Adriatico che era stata evitata nel 2004 ,sembra più vicina. “Ora più che mai –conclude Coccia- c’è bisogno che l’Italia si faccia maggiormente carico delle preoccupazioni dei pescatori e riprenda nelle sedi più opportune le fila del discorso. Attendere ancora potrebbe pregiudicare definitivamente qualsiasi forma di dialogo e decretare inevitabilmente per i pescatori italiani la chiusura di molte attività”. . |
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FORLÌ CESENA: L’AGRICOLTURA NELLA PROVINCIA: TUTTI I DATI 2006 |
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La Camera di Commercio di Forlì-cesena continua nell’aggiornamento dei dati sulle dinamiche socio-economiche della provincia, contenuti nei Quaderni di Statistica: viene ora pubblicato il volume dedicato all’Agricoltura, con le informazioni relative al 2006. Diversi sono i titoli delle raccolte elaborate sin dagli Anni ’60 dall’Ufficio Studi e Statistica dell’ente camerale, quali “Popolazione”, “Istruzione e lavoro”, “Attività Terziarie”, “Agricoltura”, “Attività Economiche”, “Attività manifatturiere e costruzioni” e “Commercio estero”, tutti gratuitamente a disposizione degli utenti, anche attraverso Internet, vere e proprie “miniere” di dati, utili strumenti per chi deve compiere ricerche sul territorio, o per chi, dovendo affrontare decisioni, necessita di strumenti che agevolino le scelte. Mettendo a confronto negli anni questi, che possono considerarsi a ragione la base di rapporti tematici sui più rilevanti aspetti della realtà provinciale, si rilevano i mutamenti, anche considerevoli, che hanno portato alla odierna struttura sociale, oltre che economica, del territorio. È il caso appunto del “Quaderno Agricoltura” che monitora dati climatici, colture, mezzi di produzione – dalle macchine, ai fertilizzanti, ai mangimi – ed anche tutto ciò che riguarda l’allevamento del bestiame, dal numero degli animali, alla produzione del latte, dalla consistenza avicunicola, alla macellazione. Interessante pure il rilevamento del numero delle imprese agricole iscritte al Registro Imprese, ripartite per Comune (e per altre aggregazioni territoriali) e suddivise secondo criteri diversi. Una parte importante è quella relativa alla Produzione Lorda Vendibile che nel 2006, rispetto al 2005, mostra un aumento dell’1,2%, con i valori delle coltivazioni erbacee in calo, ma con quelli delle coltivazioni legnose e delle produzioni zootecniche in notevole aumento (rispettivamente +34,7% e + 5,9%) . Considerando però il dato depurato dagli effetti inflattivi, cioè a valori costanti, nel periodo dal 1996 al 2006, si nota come il valore reale della produzione agricola in provincia sia diminuito di ben il 19,7%. Fra i tre comparti quello maggiormente penalizzato appare quello delle coltivazioni erbacee, sul quale pesa in maniera preponderante la quasi totale scomparsa della barbabietola da zucchero. Il volume è consultabile sul sito, e scaricabile per intero, all’indirizzo www. Fo. Camcom. It/studiestatistica/prodotti. Le copie cartacee di “Agricoltura 2006”, come pure quelle di “Popolazione 2006” e “Attività Terziarie 2006”, si possono ritirare all’U. O. Statistica e Studi. . |
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SCIOPERO TRASPORTI: QUARANTA MILIONI DI EURO DI PRODOTTI ITTICI IN FUMO |
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Tra le tre e le quattromila tonnellate di prodotto ittico sono bloccate sulle strade italiane per lo sciopero degli autotrasportatori. Un blocco che rischia di mandare in fumo quaranta milioni di euro. “Proprio nel momento migliore dell’anno - afferma Massimo Coccia, presidente Federcoopesca-confcooperative - per le imprese di pesca, quando gli acquisti di prodotti ittici aumentano in vista delle festività natalizie, il settore rischia di dover registrare un altro duro colpo a causa dello sciopero dei trasportatori. I prodotti ittici sono, infatti, in assoluto tra i prodotti agroalimentari più deperibili e la tempestività nelle consegne è un fattore fondamentale”. Tra i primi mestieri di pesca che hanno bloccato la loro attività –a causa della difficoltà di collocare il prodotto sul mercato- ci sono quelli legati ai molluschi e al pesce azzurro. “La pesca –prosegue Coccia- rischia di pagare lo scotto del caro gasolio due volte: per gli elevati costi di gestione di chi lavora in mare e per le difficoltà che ci sono nel consegnare il prodotto. Gli elevati costi del carburante –alla base della protesta degli autotrasportatori- sono un problema oggettivo. Comprendiamo, quindi, le ragioni della protesta, ma non è possibile bloccare una intera filiera che si avvale per il trasporto, in molti casi, di mezzi di piccole dimensioni di proprietà delle imprese stesse e non fa ricorso, quindi, ad aziende esterne di trasporto. Confidavamo nelle festività e nell’aumento delle richieste di prodotto per un minimo di ristoro al comparto, ma questo sciopero rischia di aggravare ulteriormente una situazione già critica di un settore, che non ci dimentichiamo, è in stato di agitazione”. Ma il problema della collocazione del prodotto sui mercati, non è l’unico problema per la pesca. “Se entro ventiquattro ore –conclude Coccia- i trasporti non riprenderanno con regolarità il settore rischia di bloccarsi per l’esaurimento delle scorte di carburante. I pescherecci- che in media fanno due rifornimenti a settimana- non hanno, infatti, una vasta gamma di distributori tra cui poter scegliere. Se un deposito ha finito le scorte è impensabile spostarsi in un´altra zona”. . |
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CUNEO: PUBBLICAZIONE PREZZI DI FINE ANNATA AGRARIA |
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I prezzi di san Martino, pubblicati in questi giorni dalla Camera di commercio, segnano il passaggio tra la vecchia e la nuova annata agraria e supportano sensazioni, ipotesi e commenti, prospettando dati concreti, sintesi di un anno di oscillazioni mercatali. Dietro uno schema operativo che si è mantenuto inalterato o quasi nel tempo, c’è il lavoro di quattro commissioni di zona, operanti a Cuneo, Alba-bra, Savigliano-saluzzo-fossano e Mondovì-ceva e della consulta agricoltura e foreste, attivata in ambito camerale. Quest’ultima, oltre ad approvare le quotazioni proposte zonalmente, scaturite dai confronti di mercato, determina anche la valutazione delle derrate che sono in azienda, nonché le medie rilevate in sala contrattazioni per grano, mais, carne, latte e fieno. Ovvia la differenza tra i primi ed i secondi, decurtati delle spese connesse alla preparazione, al confezionamento ed al trasporto ai mercati. Dal 2002 ad oggi, per far fronte alle esigenze del settore, il listino prezzi di san Martino è stato ampliato con l’inserimento di ulteriori voci, al fine di consentire una valutazione più documentata dell’annata agraria, rapportata non solo all’andamento dei prezzi, ma anche ai costi di produzione ed alla correlazione tra quotazioni all’ingrosso ed al dettaglio. In particolare, sono riportate le medie della frutta, delle farine di frumento, degli avicunicoli, delle uova, dei suini, del gasolio agricolo e delle uve. In particolare, per il mercuriale attualmente in via di diffusione (è disponibile presso l’ufficio prezzi della Camera di commercio e sul sito Internet all’indirizzo www. Cn. Camcom. It/prezzi_sanmartino) i prezzi medi tra quelli rilevati in sala contrattazioni sono: 0,200 euro a chilo per il grano, 0,177 per la meliga, 2,815 per la carne, 0,319 per il latte e 0,086 per il fieno. Il valore delle derrate in azienda è indicato, invece, in 0,160 euro a chilo per il grano, 0,142 per la meliga, 2,252 per la carne, 0,271 per il latte e 0,060 per il fieno. . |
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AGRICOLTURA, VALENTINI: "GARANTIAMO IL TRASPORTO DEL LATTE FRESCO" |
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Attivata un’unità di crisi per garantire il trasporto del latte fresco. E’ quanto ha stabilito Daniela Valentini, assessore all’Agricoltura alla conclusione di un incontro svoltosi il 12 dicembre presso la Regione con i rappresentanti di Cia, Coldiretti, Confagricoltura, Prefettura, Protezione Civile e Centrale del Latte. E’ stato attivato anche un numero verde della Protezione Civile (803555) al quale è possibile telefonare per usufruire del servizio di trasporto del latte. ´´Le mucche continuano a produrre, i refrigeratori che conservano il latte fresco sono pieni e i punti di distribuzione sono irraggiungibili – ha detto l’assessore Valentina - è una vera emergenza per i nostri produttori. Per questo abbiamo costituito una unità di crisi nella sala operativa della Protezione Civile coordinata dal direttore Maurizio Pucci, e abbiamo attivato, a partire dalle ore 13, il numero verde 803555´´. ´´Un centinaio di pick up della protezione civile - ha aggiunto l´assessore - consentiranno l´approvvigionamento e la distribuzione del prodotto. Mentre per le maggiori criticità sarà possibile l´integrazione con i mezzi della questura e degli altri organi di Stato. La situazione - ha osservato l´assessore - è molto seria ma non grave. La stretta collaborazione che esiste tra la Regione e la Protezione Civile ha consentito in tempi brevissimi di costituire un gruppo di lavoro in grado di affrontare le maggiori criticità”. . |
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MEZZOCORONA LA CHIUSURA DEL CONVENGO INTERNAZIONALE DEDICATO AI TERRITORI STRATEGIE PER LA PROMOZIONE DEI PRODOTTI LOCALI |
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Trento - A Mezzocorona gli esperti di diversi paesi si confrontati per due giorni sulle “Strategie e linee guida per la promozione e lo sviluppo dei prodotti territoriali”. Il convegno, organizzato il 6 dicembre dal “Networking for territorial products” in collaborazione con la Provincia autonoma di Trento, ha come obiettivo l´individuazione di linee comuni di azione, sulla base dei risultati emersi nel corso dei due precedenti seminari. “Il Trentino – ha sottolineato l’assessore provinciale all’agricoltura commercio e turismo Tiziano Mellarini – ha da tempo scelto di integrare l’offerta turistica con una promozione dei valori espressi dal territorio. Il dato che alcuni giorni fa una delle associazioni provinciali di albergatori abbia affermato che questa è la via da perseguire mi fa piacere e conferma che il Trentino, soprattutto nell’ultima legislatura, ha fatto la scelta giusta, anticipando i tempi”. Sulla stessa linea anche l’assessore all’artigianato Franco Panizza, secondo il quale “è tempo che anche gli artigiani entrino nel sistema che promuove i prodotti locali. L’artigianato per tradizione esprime i valori della nostra terra e quindi deve essere un attore importante di questa partita strategica”. Dopo i seminari realizzati a Gorizia ed Aosta sul tema dei “Prodotti territoriali” in collaborazione con i progetti Alpinet Gheep, Crafts, Neprovalter, Regiomarket e Via Claudia Augusta co-finanziati all´interno del Programma Interreg Iiib - Spazio Alpino, l´attività di rete per lo sviluppo e la promozione dei prodotti territoriali, prosegue ora con l´organizzazione dell´evento conclusivo presso la sala conferenze delle Cantine Rotari di Mezzocorona (Trento). Nel corso dei precedenti incontri sono state presentate le esperienze maturate sul tema del “prodotto territoriale” all´interno dei progetti sopra citati e sono stati approfonditi gli aspetti sociali e relazionali, analizzate le forme organizzative e le strategie di mercato, nonchè le relazioni e gli impatti delle produzioni territoriali con il paesaggio. Hanno arricchito il dibattito i contributi pervenuti da operatori ed esperti dei vari settori coinvolti e dai rappresentanti dei governi regionali e delle istituzioni del territorio alpino. L´incontro in programma aveva come obiettivo l´individuazione di “Strategie e linee guida per la promozione e lo sviluppo dei prodotti territoriali” anche sulla base dei risultati emersi nel corso dei due precedenti seminari. I contributi raccolti hanno consentito di delineare nuove iniziative di cooperazione transnazionale che prevedono azioni volte a favorire una maggiore integrazione fra i settori dell´agricoltura, del turismo e dell´artigianato, aspetto ritenuto strategico per uno sviluppo equilibrato e sostenibile dello Spazio Alpino. “Il Trentino – ha esordito l’assessore provinciale all’agricoltura commercio e turismo Tiziano Mellarini - ha fatto passi in avanti nel progetto che vuole collegati tra loro i diversi settori economici provinciale, anche grazie alla scelta di riunire in un unico assessorato tra importanti competenze quali l’agricoltura, il commercio e il turismo. Da parte del turista assistiamo ad una domanda sempre più esigente, anche se non sono mancate le critiche”. Mellarini ha poi fatto riferimento al convegno dell’associazione albergatori degli scorsi giorni in cui si sono dibattute le iniziative da avviare a favore dei prodotti trentini e che devono vedere coinvolti più settori economici: “E’ necessario valorizzare i prodotti del nostro territorio – ha ribadito Mellarini - Noi lo diciamo da tempo con la certezza di un territorio in grado di offrire prodotti salubri genuini e certificati”. Secondo Mellarini, in futuro sarà necessario intensificare questo sforzo così da permettere a prodotti di nicchia e qualità di valorizzare territori che un tempo non avevano visto del turismo un opportunità di crescita: ad esempio, la valle di Non e il Banale. “Ora – ha continuato – stiamo raccogliendo i primi frutti e registriamo un fermento positivo. Per capitalizzare delle scelte fatte negli scorsi anni è necessario individuare un percorso, fortemente atteso dai turisti, in grado di coniugare tra sport, ambiente, prodotti e cultura, integrando così i vari settori. E’ questa la risposta che il Trentino deve dare per continuare a reggere le sfide di un mercato sempre più globalizzato. La nostra forza sta nella territorialità e nell’unità di obiettivi e azioni, oltre a due elementi strategici, ovvero l’innovazione e la ricerca”. Nel suo intervento, l’assessore provinciale all’artigianato Franco Panizza ha ricordato le iniziative avviate nel settore artigianale trentino a favore del territorio e della promozione dei prodotti trentini: “Gli artigiani ci sono perché le professioni artigianali nascono dal territorio e rappresentano l’anima del territorio. È un mondo che ha radici profonde e antiche e che ben si coniuga con un progetto che fa del territorio l’elemento centrale”. Anche Panizza ha accennato al “cambio di rotta” degli albergatori, oggi convinti nel sostegno alla promozione dei prodotti locali ad integrazione dell’offerta turistica. “Serve a poco – ha continuato Panizza - parlare di marketing territoriale se coloro che operano sul territorio non trovano un’unità di azione. E’ per questo che da tempo sostengo la necessità di far crescere anche dentro il mondo degli artigiani la cultura dell’ospitalità. Il progetto start ne è un esempio perché rappresenta un modo per mettere in rete anche gli artigiani”. Il programma si è articolato su due giornate nel corso delle quali sono state presentate alcune pubblicazioni elaborate all´interno del progetto Alpinet Gheep riguardanti il mondo della pastorizia. Il clou nel convegno è previsto per la giornata di oggi, quando i congressisti hanno affrontato il tema delle “Strategie e linee guida per la promozione e lo sviluppo dei prodotti territoriali”. Nella tavola rotonda del pomeriggio, che si è tenuta sempre a Mezzocorona, autorità istituzionali locali e nazionali hanno approfondito le problematiche incontrate nei diversi territori. . |
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LOTTA ALLE ZANZARE REGIONE PIEMONTE E PROVINCE FIRMANO L´ACCORDO DI PROGRAMMA |
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La Regione Piemonte e le Province di Asti, Alessandria, Biella, Novara, Vercelli e Verbano-cusio-ossola hanno sottoscritto questa mattina, a Casale Monferrato, un accordo di programma finalizzato al coordinamento e alla attuazione di un piano pluriennale di lotta integrata alle zanzare, che riguarda i trattamenti in area risicola e quelli in aree urbane ed extraurbane. L’accordo definisce le strutture di indirizzo, coordinamento, attuazione e controllo dei programmi di intervento sul territorio regionale; stabilisce gli obblighi dei soggetti coinvolti; determina le modalità di coinvolgimento degli operatori agricoli nel tavolo tecnico; ripartisce infine l’impegno finanziario previsto tra i soggetti firmatari. “Per la prima volta in Piemonte - ha detto la presidente Bresso - la Regione e le Province hanno messo a punto un sistema che consente di operare in modo unitario e coordinato e di poter fare programmazione per contrastare il fenomeno. L’azione sinergica con cui è stato affrontato il problema e l’utilizzo delle conoscenze tecnico-scientifiche e delle competenze di esperti in materia a livello internazionale ci hanno consentito di ottenere già nel 2007, anno di sperimentazione, ottimi risultati, a cui puntiamo anche per il prossimo biennio”. “Tra gli elementi di forza del lavoro svolto quest´anno - ha sottolineato l´assessore regionale all´Agricoltura Mino Taricco - vi è sicuramente il coinvolgimento diretto degli agricoltori e delle loro organizzazioni, che hanno risposto con tempestività e grande impegno nel dare il loro contributo alla lotta alle zanzare in risaia. E´ una peculiarità di questa esperienza, che ora andrà rafforzata e valorizzata”. Soggetto incaricato dell’attuazione degli interventi è l’Ipla, l’Istituto per le Piante da Legno e l’ambiente, che ha anche il compito di coordinare il Tavolo Tecnico, composto dai responsabili tecnico scientifici indicati dalle Province, da un rappresentante dell´Università degli Studi di Torino, dai funzionari dell’Ipla competenti per materia, dai rappresentanti dei risicoltori e delle organizzazioni della filiera risicola. Un Comitato Tecnico Scientifico Regionale (Cts), recentemente costituito e di cui fanno parte esperti qualificati, ha il compito di individuare le nuove sperimentazioni e le tecniche di lotta. Presenti alla firma dell’accordo anche Lido Riba e Mario Palenzona, rispettivamente presidente e direttore dell’Ipla: “Gli interventi - hanno spiegato - sono andati ad agire anche sulle pratiche colturali, sui metodi di irrigazione e sull’uso delle risorse idriche, operando quindi sul fronte della "prevenzione", oltre che della "cura". La possibilità di coordinare in modo unitario forze e competenze diverse e di coinvolgere i risicoltori ha permesso di sviluppare un patrimonio di conoscenze tecniche e scientifiche che fa ragionevolmente sperare di produrre nel 2008 un incremento dei positivi risultati già conseguiti”. L’accordo prevede un finanziamento annuo da parte della Regione di 7 milioni di euro, cui vanno aggiunti 500 mila euro circa messi a disposizione dalle Province: nel 2007, 6 milioni di euro sono stati destinati agli interventi nelle aree risicole, dove gli interventi sono stati gestiti attraverso un unico progetto su scala regionale, e 1 milione e mezzo alle aree urbane ed extraurbane, per le quali la lotta contro le zanzare si è invece basata sui progetti presentati da parte di enti locali singoli o associati (complessivamente 18 progetti e 227 Comuni coinvolti). I trattamenti effettuati in territorio urbano ed extraurbano sono stati finanziati per il 50% dalla Regione Piemonte e per l´altra metà dagli enti aderenti ai progetti. . |
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IL PARADOSSO DEL MIELE: TUTTI LO APPREZZANO, E’ DI “TENDENZA” MA I CONSUMI NON AUMENTANO |
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Il paradosso del miele in Italia? Se oggi, nel nostro Paese, sembrano “spopolare” sul mercato tutti quei prodotti ed alimenti considerati naturali, leggeri ed eco-compatibili, il miele - che per caratteristiche nutrizionali e produttive può definirsi come un prodotto salutare, leggero e non impattante sull’ecosistema – non riesce ancora a conquistare un suo “posto al sole” tra gli alimenti preferiti dagli italiani. Del resto, se da un parte il consumo procapite rimane bloccato sui 400 grammi annui – il 35% in meno rispetto alla media europea, che si attesta intorno ai 600 grammi procapite – dall’altra negli ultimi decenni si registra un incremento esponenziale nel consumo di miele “nascosto”: quello presente in moltissimi prodotti come corn-flakes, yogurt, brioche, barrette di cereali, dolci tipici, cornetti integrali, biscotti, caramelle e integratori alimentari. In Italia, insomma, se di miele se ne consuma ancora troppo poco, dall’altra parte, sono invece accolti positivamente sul mercato tutti quei prodotti a “base d miele” che vengono percepiti dal consumatore con un plus di naturalità, bontà e salubrità proprio perché realizzati con il “nettare degli dei”. Anche nel tradizionale settore farmaceutico, ma soprattutto nel campo della cosmesi, l’utilizzo del miele sembra oggi rappresentare una formula vincente: moltissime infatti le creme, i bagnoschiuma, gli shampoo, i solari realizzati con questo prodotto e presenti, con successo, sul mercato. Questa tendenza è fotografata da un dato che parla da sé: l’Aiipa stima che se 30 anni fa il consumo di miele come ingrediente di prodotti proposti dall’industria alimentare, farmaceutica e cosmetica ammontava a circa il 15% del totale, oggi arriviamo alla cifra record di circa il 40%. Con un trend in ulteriore crescita, per i prossimi quattro/cinque anni, che fa prevedere di raggiungere la soglia del 50% del consumo totale di miele. Il boom del “miele nascosto”, oggi garantisce il 40% dei consumi… Attualmente, dunque, delle 20. 000 tonnellate di miele consumate in media ogni anno in Italia, circa 8000 tonnellate (il 40%) diventano ingrediente di alcuni prodotti alimentari, all’insegna della leggerezza e della naturalità, o cosmetici. Mentre il restante 60% (pari a circa 12. 000 tonnellate) viene utilizzato “in modo diretto” dai nostri connazionali: la metà (pari a circa 6000 tonnellate) come ingrediente da utilizzare in cucina, soprattutto per la preparazione di dolci tradizionali, mentre il restante 50% (sempre per un peso in volume di circa 6000 tonnellate) viene consumato “tal quale”, in occasione della prima colazione o in abbinamento ai formaggi o ad altri alimenti. Il consumo del miele, negli ultimi anni, si è dimostrato, comunque, piuttosto stabile, attestandosi sulle 18-20 mila tonnellate annue per un giro d’affari di oltre 64 milioni di euro. La produzione nazionale (circa 8. 000-10. 000 tonnellate annue) copre appena il 50% di queste esigenze. La differenza, non essendo autosufficienti, viene garantita ricorrendo all’ importazione da alcuni Paesi stranieri. Al centro delle nuove tendenze: le bustine dolcificanti, le colazioni in hotel; A dispetto degli ancora troppo bassi livelli di consumo, il miele negli ultimi mesi sta però cominciando a diventare anche un alimento “di tendenza” tanto che molti locali propongono anche una Carta dei mieli (cfr. Scheda allegata) con segnalate le caratteristiche nutrizionali ed organolettiche, oltre agli abbinamenti in cucina e gli aspetti benefici sulla salute. Corn-flakes, barrette ai cereali, yogurt o il sempre più trendy cornetto integrale – immancabile nelle vetrine dei bar più attenti alle mode e agli umori dei consumatori - sono ormai divenuti dei veri e propri must delle nostre colazioni all’insegna del miele, a casa e fuori casa. Insieme alle nuove cialde di puro miele parzialmente disidratato provenienti dagli Usa e alle bustine monodose di miele che sempre più spesso fanno capolino sui banconi di hotel, bar, ristoranti e pasticcerie, accanto alle tradizionali bustine di zucchero (raffinato o di canna) e dolcificante. Si tratta, in pratica, di comode confezioni colorate prodotte con nettari diversi, adatte per dolcificare – con meno calorie – ogni tipo di bevanda: dal caffè al tè, dal cappuccino alle tisane. Il miele infatti, rispetto allo zucchero, contiene circa il 22% in meno di calorie. In proposito, i tipi di nettari più adatti alla dolcificazione di bevande sono quelli di acacia, arancio, millefiori: il primo è ideale per tutti i tipi di caffè, di bevande calde e per le spremute; il secondo è perfetto per tè e tisane mentre quello di millefiori è il migliore dolcificante per il latte caldo. “Mai come in questo ultimo periodo – spiega Robert Gramm, Presidente del Gruppo Miele Aiipa – il miele ha riscosso il favore da parte della floridissima industria alimentare e cosmetica - mentre si sta affermando anche come alimento di tendenza presso alberghi e bar: sono ormai la maggioranza infatti le strutture alberghiere che propongono il miele nelle loro colazioni continentali ed anche alcuni ristoranti cominciano a presentare abbinamenti ad hoc con vari tipi di formaggi: non a caso circa il 15% dei consumi totali di miele utilizzano come canale privilegiato il circuito Horeca: quindi bar, alberghi e ristoranti. Unico neo: nonostante questi successi, i livelli di consumi non crescono. E’ davvero un fenomeno inspiegabile. Come associazione ci auguriamo che parlando di più del prodotto, facendolo conoscere meglio, riusciremo a far aumentare anche il numero dei suoi estimatori”. L’80% delle vendite nel canale Gdo, vincente la confezione da 500 grammi Per quanto riguarda i canali di vendita del miele, è interessante notare – fonte Ac Nielsen - che è la Gdo (iper e supermercati) a fare la “parte da leone”, con l’81,5% delle vendite. Mentre il restante 18,5% del miele viene distribuito tramite la vendita al dettaglio. I consumatori sembrano poi apprezzare in particolar modo le confezioni cosiddette “risparmio”, ovvero quelle da 500 grammi (che coprono da sole circa il 60% delle vendite, con oltre 5. 400 tons di prodotto) e quelle da 1 kg, che corrispondono al 16,3% delle vendite (per 1. 400 tons. ). Seguono poi i vasetti da 400 grammi (11,4%, per 1000 tons) e la confezione più piccola da 250 grammi, con un 6,8% del mercato e un volume di 625 tons. Il miele? un alimento ottimo per l’inverno ma da scoprire per tutte le stagioni L´aiipa che rappresenta le aziende che commercializzano circa il 50% del miele consumato nel nostro Paese - proprio per favorire una maggiore conoscenza di questo straordinario alimento da parte degli italiani - ha avviato una campagna di comunicazione per fare cultura di prodotto sulle proprietà e i benefici del miele. Ancora oggi, infatti, il vero problema del miele in Italia è determinato dal fatto che questo alimento viene vissuto in modo “troppo stagionale”: gli italiani, in effetti, tendono a consumarlo soprattutto nei mesi invernali, tra novembre e marzo, con un picco nel mese di gennaio. Questo avviene poiché, a differenza del resto d’Europa, da noi il miele rimane confinato in un “ambito curativo”: prodotto salutare, insomma, da usare nei mesi più freddi dell’anno, magari per far fronte ad un brutto mal di gola o ad una tosse persistente, senza ricorrere ai farmaci tradizionali. All’estero, in paesi come la Germania (1 kg e ½ procapite), Inghilterra (800 gr. ) o la Francia (600 gr. ), il consumo di miele rappresenta invece una consolidata tradizione alimentare, sia per la prima colazione ma anche, come alternativa in cucina, abbinato ad altri cibi (formaggi, carne, pane, ecc. ). Storicamente questa differenza con il resto d’Europa si spiega con il fatto che in Italia l’arrivo nel ‘500 della canna da zucchero dalle Americhe “oscurò” pian piano l’uso del miele, considerato meno pregiato – soprattutto dai nobili e nelle raffinate cucine delle corti rinascimentali – rispetto al “bianchissimo zucchero”. In pratica, mentre in altri paesi il nettare d’oro continuò ad essere consumato regolarmente, da noi lo zucchero divenne un vero e proprio status symbol, prodotto che attestava con la sua presenza, la ricchezza e la raffinatezza delle tavole nobiliari, elemento distintivo di una cucina, quella italiana del Rinascimento, che iniziava ad emergere come una tra le più raffinate d’Europa. Miele o zucchero: la “dolce” alternativa a misura di ambiente Dimenticato per oltre due secoli, scontando la “concorrenza di un astro nascente come lo zucchero, oggi il miele sta vivendo una stagione di rivincita all’insegna delle sue virtù nutrizionali. : è facilmente digeribile, ha un potere dolcificante di gran lunga superiore a quello dello zucchero, si conserva facilmente (e a lungo). Basterebbero queste tre caratteristiche a fare del “nettare degli dei” un vero e proprio leader in cucina, un alimento che dovrebbe entrare di diritto nella nostra dieta quotidiana. Volendo fare un paragone poi con il suo “alter ego”, lo zucchero, ci accorgeremo che il miele può segnare molti punti a suo favore. Prima di tutto è meno calorico: 300 Kcal per 100 gr. Contro le 392 dello zucchero tradizionale e le 362 dello zucchero di canna, e inoltre un potere dolcificante doppio rispetto allo zucchero raffinato. Rispetto allo zucchero vanta poi alcune sostanze particolarmente utili all’organismo come il fruttosio, il glucosio, l’acqua, i sali minerali oltre ad alcuni antibiotici naturali. Ma c’è di più: il miele è forse l’unico alimento prodotto con un costo ambientale pari a zero, ottenuto cioè partendo da una fonte rinnovabile (le api) a spese di una risorsa altrettanto rinnovabile (il nettare). L’attività umana non entra in nessun modo nel processo produttivo ma si limita alla conclusiva raccolta del prodotto finito: si potrebbe dire che il “nettare dei” è un prodotto che la natura ci offre “gratuitamente”, senza che intervengano modifiche all’ambiente o consumi di energia, e il lavoro dell’uomo si limita alla sua raccolta e successivo imbottigliamento (cfr. Comunicato api). Lo stesso non può dirsi dello zucchero dove la lavorazione umana – con conseguente impatto energetico e ambientale - svolge un ruolo preponderante.
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A.B. TECH EXPO: IL PROSSIMO APPUNTAMENTO E’ AD OTTOBRE 2010 |
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Milano - Dopo i positivi risultati della sua prima edizione, A. B. Tech Expo si ripropone al mercato annunciando una nuova collocazione temporale. La seconda edizione della manifestazione dedicata a prodotti e tecnologie per l’Arte Bianca, infatti, si terrà nel polo espositivo di fieramilano a Rho dal 23 al 27 ottobre 2010. Una scelta fatta da promotori e organizzatori per rispondere alle numerose richieste emerse dal confronto diretto con espositori e visitatori: lo spostamento nel periodo autunnale, infatti, non solo soddisfa maggiormente le esigenze del mondo della panificazione e della pasticceria, ma, soprattutto, permette di inserirsi all’interno del calendario fieristico internazionale in modo più adeguato per i costruttori italiani. “La prima edizione di A. B. Tech Expo è stata per noi motivo di grande soddisfazione” – ha dichiarato Claudio Gaibazzi, Presidente Comitato Direttivo di A. B. Tech Expo e A. B. Tech Pizza Expo. “Anche se abbiamo avuto solo poco più di otto mesi per preparare e promuovere l’evento, le risposte sono state importanti: 200 espositori, 30. 000 metri quadrati complessivi e oltre 30. 000 presenze di operatori professionali, di cui il 10% circa provenienti da 91 paesi esteri. Spinti da questi lusinghieri risultati, stiamo lavorando alla definizione strategica del prossimo appuntamento, che si svolgerà con cadenza triennale e che siamo certi confermerà l’apprezzamento da parte di tutti gli operatori del settore”. A. B. Tech Expo e A. B. Tech Pizza Expo sono promossi dal Consorzio Sipan, formato da oltre 70 aziende produttrici di macchine e attrezzature per panifici, pasticcerie e pizzerie; dalla Federazione Italiana Panificatori, Panificatori-pasticcieri ed Affini (Fippa), associazione di riferimento del settore e da F&m Fiere e Mostre, azienda specializzata da oltre venti anni nella gestione di eventi business to business, che si occupa anche della organizzazione delle fiere. . |
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PANETTONE E PANDORO TRADITI ALL’ESTERO: “NECESSARIO COMBATTERE IL FENOMENO DELLE IMITAZIONI E PROMUOVERE QUESTI DUE SIMBOLI DEL NATALE ALL’ITALIANA” |
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Spagna, Francia e Germania. Ma anche Regno Unito, Romania e Portogallo. Più lontano Argentina, Brasile, Usa e Australia. Ogni anno circa 9 milioni tra panettoni e pandori italiani (pari all’8% della produzione complessiva di dolci lievitati da ricorrenza natalizia) prendono la strada dell’estero. Ma una fetta non trascurabile dei prodotti venduti all’estero, pur utilizzando le denominazioni riservate “panettone” e “pandoro”, non rispetta la normativa (Decreto 22 luglio 2005) sui lievitati di ricorrenza natalizia che all’interno dei confini nazionali impone una serie di vincoli (sull’utilizzo di materie prime come uova fresche e burro, ad esempio) pensati a tutela dei consumatori ma anche con l’obiettivo di rispettare (e tramandare) le ricette originali di questi dolci natalizi. Questo fattore di “concorrenza” sleale nei confronti delle aziende che agiscono nel rispetto della normativa, si aggiunge a un’altra forma di concorrenza generata proprio dal successo, all’estero, di questi prodotti: sono sempre più frequenti, infatti, iniziative di produzione locale, oppure di prodotti a marchio del distributore locale forniti da aziende italiane, che quasi sempre “dimenticano” di rispettare la ricetta tradizionale protetta. Basti pensare, ad esempio, che per i motivi suddetti, 7 su 10 panettoni e pandori venduti negli Usa non rispettano il disciplinare produttivo. “Crediamo sia necessario individuare - denuncia Alberto Bauli, Vice Presidente Aidi - strumenti di tutela a sostegno dell’esportazione di panettone e pandoro, due prodotti simbolo della tradizione gastronomica italiana. Le aziende produttrici italiane associate all’A. I. D. I. , che rappresentano circa il 85% della produzione nazionale, hanno sottoscritto l’impegno a produrre anche per il mercato estero con le stesse caratteristiche di qualità dei prodotti destinati al mercato nazionale. Il problema che vogliamo denunciare è che alcuni produttori italiani esportano panettoni e pandori non rispondenti al disciplinare di produzione recando un danno d’immagine a questo prodotto e attuando una “concorrenza sleale” verso i produttori associati. ” Infatti mentre in Italia il 27 gennaio 2006 è entrato in vigore il Decreto sui prodotti dolciari da forno che conferisce una precisa carta d’identità a panettone e pandoro (definendone nome, composizione, regole di etichettatura e processi tecnologici), nessun vincolo posto dal decreto è applicabile a chi produce all’estero o a chi produce, in Italia, per il mercato estero. Ed è proprio per questo motivo che fuori dei confini italiani è possibile trovare panettoni e pandori non conformi alla ricetta originale senza tuttavia violare la legge. La concorrenza sleale nasce anche dal prezzo, molto basso, che può permettersi di praticare chi non rispetta il disciplinare produttivo, molto rigoroso in termini di ingredienti obbligatori e di metodi di lavorazione per rispettare la ricetta originale. Anche In Sud America Si Produce Panettone! Dal Nord al Sud America, dall’Europa all’Oceania, sono molti i Paesi dove è diffuso il fenomeno delle “imitazioni” del panettone italiano. “E non stiamo parlando – precisa Alberto Bauli, Vice Presidente di Aidi - di fenomeni isolati o rivolti verso mercati di nicchia. Basti pensare che 7 panettoni o pandori su 10 esportati negli Stati Uniti non rispettano la normativa di produzione. Quindi, 7 americani su 10 che acquistano un panettone venduto “come italiano” si ritrovano nel piatto un "falso". ” Ma non basta. Nel paese a stelle e strisce cominciano a diffondersi marche che “suonano” italiane ma italiane non sono: degli oltre 30 milioni di pezzi prodotti in Sud America buona parte finisce sulla tavola degli statunitensi . Un vero e proprio boom che ha portato a parlare di questa specialità dolciaria – sembra un paradosso ma non lo è – come di un dolce tipico brasiliano… Un mercato in espansione, quello sudamericano che sembra ora puntare anche verso l’Europa iniziando dal Portogallo. Il Paradosso: In Argentina Frontiera Chiusa Per Il Pandoro Italiano In Argentina, invece, registriamo un caso “limite” – che ha dell’assurdo – che riguarda il pandoro. Esiste infatti in commercio un dolce chiamato “pandoro” (ma che con il pandoro non ha nulla a che vedere), brevettato e registrato come marchio da un produttore locale, che impedisce ai produttori italiani di esportare il classico dolce veronese in Argentina con il suo vecchio, “vero” e caro nome. Un rischio simile, per fortuna poi scongiurato, si é verificato anche in Colombia, questa volta rispetto al panettone. Un’azienda ha infatti registrato il marchio panettone ma poi non ha proceduto al suo utilizzo nei tre anni successivi alla registrazione, perdendo di fatto il diritto a commercializzare in via esclusiva il prodotto con questo nome. In Europa il paese a più alto tasso di imitazione rimane invece la Spagna, dove alcuni produttori di torrone, per ampliare la propria offerta natalizia, hanno iniziato da qualche anno a vendere a marchio proprio panettoni fabbricati in Italia, o a produrli in proprio. In Francia il fenomeno è diffuso da molto tempo e sono oramai molto diffusi panettoni a marchio privato - fatti in Italia - venduti a prezzi molto bassi. I Paesi Baluardo Dei Veri Panettoni E Pandori Made In Italy Per fortuna esistono però numerosi paesi, nel mondo, baluardo dei veri panettoni e pandori prodotti da aziende italiane e nel rispetto delle norme previste dal Decreto sulla denominazione riservata. È il caso del Regno Unito, un mercato che in passato commercializzava un "pane con l´uva" (sliced panettone), mentre oggi, anche grazie all’azione di sensibilizzazione dei produttori aderenti ad Aidi, sceglie di acquistare il “vero” panettone italiano. Anche i paesi dell’Est sono un mercato promettente per l’export di panettoni: in Romania, ad esempio, si sta diffondendo una vera e propria passione per questi prodotti. Tra i paesi extra Ue l’Australia rappresenta il mercato più affidabile: la nutrita comunità italiana ama infatti festeggiare il Natale all’insegna della migliore tradizione gastronomica made in Italy. Panettone, Pandoro E Torte Natalizie: 117 Milioni Di Pezzi Nel 2006 Nel 2006 la produzione industriale di panettone, pandoro e torte natalizie ha toccato – dati Aidi - le 108. 100 tonnellate, per un valore di 579 milioni di euro. Oltre l’80% della produzione è stata veicolata al consumo attraverso i punti vendita della Gdo; mentre circa l’8% (pari a 8000 tonnellate) è stata destinata all’export. Entrando più nello specifico, lo scorso anno sono state prodotte 46. 400 tonnellate di panettone tradizionale e 16. 400 tonnellate di panettone ‘speciale’, di cui 10. 600 ‘senza canditi’. La produzione di pandoro tradizionale è stata pari a 33. 500 tonnellate, mentre quella di pandoro ‘speciale’ ha raggiunto le 4. 000 tonnellate. Infine le torte natalizie si sono attestate sulle 7. 800 tonnellate. Durante le feste natalizie dello scorso anno sono state consumate 100. 600 tonnellate di dolci lievitati da ricorrenza, pari a circa 117 milioni di pezzi, con una prevalenza di panettone tradizionale (41,3%) seguito con il 32,1% dal pandoro tradizionale. Panettone e pandoro nelle versioni “speciali” hanno rappresentato il 19,4%, mentre le torte natalizie il 7,2%. Nel 2006 le famiglie acquirenti – dati Ac Nielsen - sono state circa 17,6 milioni; ogni famiglia ha acquistato in media 3,5 kg. Di lievitati di ricorrenza natalizia. Circa il 10% di dolci natalizi acquistati era in abbinamento ad un altro prodotto dolciario (spumante, torrone, ecc). Le vendite hanno prevalso nel Nord-ovest (29,5%) e nel Sud (25,7%); a seguire il Centro (24,5%) ed il Nord-est (20,3%). Nel Natale 2006, la spesa toccata dagli investimenti pubblicitari delle aziende del settore ha sfiorato i 50 milioni di euro. . |
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RISTOP PRESENTA DECANTO SAN ZENONE:
FINALMENTE IN AUTOSTRADA
UN’ALTERNATIVA ALLA RISTORAZIONE SELF SERVICE E AL FAST FOOD
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DeCanto, nato nel 2002 all’interno dell’Aeroporto Marco Polo di Venezia come punto distintivo di enogastronomia, dal 29 ottobre arriva in autostrada, nell’area di servizio Ristop di S. Zenone Ovest, con la nuova formula Gastronomia, una vasta proposta gastronomica di prodotti lodigiani e le migliori specialità regionali. Ubicata subito dopo la barriera di Milano Sud, all’inizio della Autostrada A1, la nuova formula si pone come una “meta del gusto” agevolmente raggiungibile da tutti coloro che vivono nella grande metropoli, ma soprattutto rappresenta una alternativa di qualità per tutti coloro che viaggiano per lavoro o turismo lungo l’Autosole. Accanto alla “Bottega dei Sapori”, con una vasta scelta di specialità alimentari del Consorzio prodotti tipici Lodigiani e con le migliori leccornie gastronomiche italiane, deCanto offre infatti un’area dove pranzare o cenare con i piatti preparati a vista dal Gastronomo utilizzando selezionate materie prime locali. Ecco perché non è più necessario uscire dall’autostrada per godersi i sapori del territorio. Un Carpaccio di Pesce Spada del Mediterraneo marinato al Balseto Laudense ed erbe aromatiche, tra cui predomina l’anice stellato, condito con olio extravergine al limone; oppure un tagliere di formaggi e salumi del territorio (dalla Raspadüra del Tipico Lodigiano al pluripremiato Taleggio Dop con 35 giorni di stagionatura, dal Salame Cotto lodigiano al Dolce Lardo Venato di Lodi e al Salame di Varzi); la tipica “micheta” lodigiana, farcita con la Salsa Balsanese ed i salumi più gustosi, realizzati ancora come una volta nelle numerose cascine disseminate nella Bassa; e, per finire in dolcezza la famosa Tortionata di Lodi: questi sono solo alcuni esempi delle specialità che si possono gustare da deCanto, accompagnate anche da un ottimo calice di vino. Come una piacevole Croatina Ix Ottobre Olmo Antico servita fredda, ideale per esaltare i sapori e profumi dei salumi, o una fra le altre dieci/quindici etichette alla mescita e oltre sessanta in vendita che il Gastronomo sarà felice di proporre; tuttavia, non in modo sconsiderato: “Bevi meglio, bevi sicuro” è infatti la raccomandazione affissa in negozio, insieme all’indicazione del tasso alcolemico ottimale per poter continuare il viaggio. Perché poco, ma tutti i giorni, il vino fa bene e migliora la qualità della vita. Dunque, è un peccato rinunciarvi! Così come è un peccato non concedersi una pausa dal viaggio piacevole e rilassante. L’ambientazione è stata appositamente studiata per creare un piacevole momento di relax: pavimento in rovere, un grande bancone centrale con prodotti e preparazione a vista e tavolini in legno immersi nei profumi delle tante specialità in vendita. . |
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L’EXTRAVERGINE 2008 ALL’OTTAVA EDIZIONE CONTINUA A RINNOVARSI E DÀ SPAZIO A 7 NUOVI PAESI OLIVICOLI, AMPLIANDO IL PANORAMA EUROPEO (MONTENEGRO, MALTA, CIPRO), ASIATICO (IRAN, CINA) E DELLE AMERICHE (MESSICO, PERÙ) E PORTANDO A 34 IL NUMERO DEI PAESI PRESENTI DI CUI DUE APPROFONDITI A LIVELLO REGIONALE: L’ITALIA E LA SPAGNA, I DUE COLOSSI DELLA PRODUZIONE MONDIALE
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Una questione di origine. È attualmente questo il nodo più spinoso del comparto olivicolo che ancora non trova risposta adeguata in ambito Comunitario: la normativa europea non prevede infatti l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza delle olive. Mai come in questo momento dunque ci sembra fondamentale per il lettore uno strumento aggiornato di informazione corretta e trasparente sulle produzioni mondiali di comprovata qualità. Si vuole così dar voce a un comparto troppo spesso dimenticato, evidenziando le potenzialità e promuovendo lo sviluppo di un prodotto unico come l’olio le cui virtù, organolettiche e salutistiche, si stanno affermando con sempre maggiore convinzione in tutto il mondo. Questo è L’extravergine 2008 che all’ottava edizione continua a rinnovarsi e dà spazio a 7 nuovi Paesi olivicoli, ampliando il panorama europeo (Montenegro, Malta, Cipro), asiatico (Iran, Cina) e delle Americhe (Messico, Perù) e portando a 34 il numero dei Paesi presenti di cui due approfonditi a livello regionale: l’Italia e la Spagna, i due colossi della produzione mondiale. Finalmente in libreria L’extravergine 2008 - Guida ai Migliori Oli del Mondo di Qualità Accertata, pubblicato da Cucina & Vini editrice e curato da Marco Oreggia, uno dei maggiori esperti del settore elaiotecnico mondiale, affiancato dai vice-curatori Cristina Tiliacos e Laura Marinelli. 483 schede descrivono il produttore con il suo olio migliore, selezionato a partire da oltre 3mila campioni valutati da un panel ufficiale di esperti assaggiatori; e altri 157 prodotti delle stesse aziende che si sono conquistati una segnalazione completano la rassegna per un totale di 640 oli presenti. Ma la Guida non è solo un catalogo di aziende di qualità: gli articoli tematici della prima parte, curati da esperti internazionali, offrono un’analisi completa della filiera olivicola, mentre cartografie aggiornate delle zone olivicole mondiali e delle Denominazioni di Origine Protette europee completano il Manuale. Quest’anno il curatore, oltre a indicare le 15 aziende “top” che hanno conquistato un premio “qualità” e ad attribuire un riconoscimento “speciale” a un protagonista del mondo dell’olio, inserisce due elementi di valutazione: il Valore Aziendale, che quantifica in termini numerici le caratteristiche e l’impegno dell’azienda nella filiera della qualità produttiva e la Tendenza Aziendale, che definisce con un simbolo la situazione della stessa nel momento attuale. . |
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UN RICCO MENÙ DI PIATTI RICERCATI NEL GUSTO E NELLA QUALITÀ, ATTRAVERSO SAPORI LEGGERI E GENUINI, ACCOMPAGNATI DAI MIGLIORI VINI DA OTTIMO RISTORANTE & GASTRONOMIA DI MILANO
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Ottimo Ristorante & Gastronomia, di Michele Ferrero, è un´oasi gourmand per veri buongustai. Uno spazio arioso e luminoso, con grandi vetrine che si affacciano sulla strada, nell´elegante zona Brera a Milano, e interni firmati da un raffinato design nelle chiare tonalità del beige. In occasione della Cena di San Silvestro ha preparato per la sua clientela un ricco menù di piatti ricercati nel gusto e nella qualità, attraverso sapori leggeri e genuini, accompagnati dai migliori vini. Il menù della serata offrirà: Ostriche di Belon di benvenuto, Degustazione di salumi di pesce (salmone selvaggio, musciame di tonno, carpaccio di spada), Le prelibatezza della norcineria italiana : il culatello stravecchio di Carretti e il prosciutto di cinta senese di Le Terre del Verde. Maltagliati con farina di castagne al ragù marinaro Risotto al barolo, Filetto di manzo al foie gras in crosta, Schiacciatina di patate al rosmarino, Bavarese all’arancia, Dopo il brindisi di mezzanotte: Panettone, Cotechino di Carretti con lenticchie di Castelluccio e purè di patate Il tutto innaffiato da: Chablis Fevre 2005, Champagne rosè Boutiller Bauchet, Ca’ Morei Valgella Superiori di Fay 2004, Outis Etna Rosso Vini Biondi 2004. · Brindisi di mezzanotte con Cà del Bosco Dosage Zero 2002 Moscato Vendemmia Tardiva La Fonda via San Marco 29 Milano Tel. 02/62694634 . |
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PADOVA CROCEVIA DELL’ECCELLENZA ENOGASTRONOMICA VENETA:
LA CARTA DELL’ECCELLENZA PADOVANA E I RISTORANTI DELLA TRADIZIONE |
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Sono 20 i Ristoranti della Tradizione Padovana, selezionati attraverso il progetto ‘Sapori & Saperi’ della Camera di Commercio e contraddistinti dal bollino di garanzia “Padova da Gustare”, la novità della Carta dell’Eccellenza Padovana - edizione 2007, vero e proprio vademecum dei prodotti agroalimentari padovani realizzato dal Progetto Strategico del Turismo Padovano-asse Turismo Enogastronomico . Dopo la prima edizione, lanciata nell’autunno dello scorso anno, che puntava alla differenziazione dell’offerta e all’eccellenza di alcuni prodotti del territorio padovano, l’edizione 2007 della Carta dell’Eccellenza si arricchisce quest’anno con l’elenco di 20 “Ristoranti della Tradizione”, selezionati attraverso il progetto Sapori & Saperi della Camera di Commercio e dell’Azienda Speciale Promopadova in collaborazione con Ascom, Appe, Confesercenti, Upa, Cna, Coldiretti, Cia, Confagricoltura. Con un percorso formativo che ha coinvolto i ristoratori, il progetto ha inteso creare una filiera virtuosa fra i produttori delle eccellenze della nostra tradizione enogastronomica e il mondo della trasformazione e della ristorazione, per portare sulla tavola prodotti padovani garantiti. I 20 ristoranti individuati e inseriti nella Carta dell’Eccellenza, riconoscibili grazie al bollino di garanzia “Padova da Gustare”, si sono impegnati a inserire nei propri menu piatti della tradizione padovana, elaborati almeno in parte con prodotti del territorio, secondo i requisiti di genuinità, qualità e rintracciabilità richiesti. Obiettivo della Carta dell’Eccellenza è quindi rendere percepibile al pubblico la duplice accezione dell’eccellenza enogastronomica padovana: da una parte il fatto di essere vero e proprio crocevia della produzione agroalimentare regionale, con una serie di prodotti noti come eccellenze altrui ed alcuni “nomi senza prodotto”, di produzione limitata e quasi di nicchia, come la famosa gallina padovana; dall’altra, il fatto di esprimere l’eccellenza nelle attività di trasformazione e ristorazione. Con un processo graduale, la Carta dell’Eccellenza andrà quindi a valorizzare l’eccellenza della ristorazione padovana nelle sue diverse declinazioni: dalla tipicità e dalla tradizione, novità dell’edizione 2007 del vademecum, all’innovazione, alla contaminazione o alla componente etnica per le edizioni future. Padova ha quindi un’identità molteplice anche dal punto di vista dell’enogastronomia, con mille sfaccettature diverse, in grado di trasformare anche il piatto più semplice in una proposta nuova e di qualità, mescolando antico e moderno, tradizione e innovazione: una contaminazione che oscilla tra la raffinatezza della cucina veneziana e quella più semplice legata ai prodotti della campagna veneta, ma sempre con materie prime di prim’ordine. Il Dizionario Enogastronomico Italiano Proprio alla Carta dell’Eccellenza e alla presentazione dell’offerta turistica del territorio padovano è dedicato lo speciale di 96 pagine di apertura dell’edizione personalizzata del Dizionario Enogastronomico Italiano curato da Paolo Massobrio, realizzata dalla Provincia di Padova e dall’Azienda Turismo Padova Terme Euganee. Tradotto in inglese, francese, tedesco e spagnolo, è uno strumento indispensabile per far conoscere ai clienti stranieri le parole della cucina tipica italiana, con 1600 nomi di piatti, prodotti della cucina tipica regionale italiana e di tutti i vini Doc e Docg italiani. . |
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UN FORMAGGIO DI ECCELLENZA PRODOTTO DA AGRICOLTURA BIOLOGICA E STAGIONATO 4 ANNI
PARMABIO VINCE IL PREMIO
PER IL MIGLIOR PARMIGIANO-REGGIANO BIOLOGICO
SI È CLASSIFICATO AL 1° POSTO NELLA CATEGORIA SPECIFICA. L’AZIENDA È STATA PREMIATA
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Durante Il Bontà, salone enogastronomico che si è tenuto a Cremona Prodotto da agricoltura biologica sulle montagne dell’alta Val Ceno (Parma), in un contesto ambientale completamente naturale, nel pieno rispetto del disciplinare dell’agricoltura biologica adottato lungo l’intero processo produttivo (dal fieno al formaggio) e sottoposto ad una stagionatura di oltre 4 anni. Queste caratteristiche fanno del Parmigiano-reggiano da agricoltura biologica prodotto da Parmabio di Brugnoli e Carpanini, azienda agricola casearia di Vischeto Bardi (Parma), socia storica di Pro. B. E. R. (Associazione dei Produttori Biologici e Biodinamici dell’Emilia-romagna), un formaggio di assoluta eccellenza qualitativa e nutrizionale. La conferma viene anche dal premio come miglior Parmigiano-reggiano vinto da questo prodotto nell’ambito della seconda edizione del premio Cheese of the Year, il Campionato mondiale dei formaggi di qualità, ospitato all’interno de Il Bontà, il Salone delle eccellenze enogastronomiche artigianali, svoltosi recentemente a Cremona Fiere. Una giuria internazionale composta da 38 esperti Onaf (Organizzazione nazionale Assaggiatori di Formaggio) di diversi paesi ha valutato le oltre 60 forme di formaggio in gara e decretato il successo del Parmigiano-reggiano prodotto da Parmabio che già nel 2006 si era aggiudicata il premio principale divenendo campione mondiale di formaggi. Il grande successo di questo prodotto premia l’altissima ed assoluta qualità di un formaggio tipico, certificato dal Consorzio del Parmigiano-reggiano per quanto riguarda gli standard produttivi e controllato da Icea (Istituto per la Certificazione Etica ed Ambientale) in tutte le fasi di produzione per verificare il rispetto del regolamento di agricoltura biologica. Parmabio – attiva nella vendita diretta ai consumatori e nella distribuzione del formaggio stagionato da 1 a 5 anni in diverse soluzioni di confezionamento, sottovuoto e/o in atmosfera modificata, in barrette e in scaglie – produce 8 forme di Parmigiano-reggiano al giorno e sviluppa un fatturato annuo di 1,2 milioni di euro, con una quota di export pari al 50% realizzata in vari paesi europei ed extraeuropei. . |
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ROSSOPOMODORO - GRUPPO SEBETO
IL MEGLIO DELLA TRADIZIONE GASTRONOMICA PARTENOPEA PER IL PALATO E LA SALUTE
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Rossopomodoro è il marchio italiano leader della ristorazione commerciale con servizio al tavolo, con oltre 70 locali in Italia, Inghilterra, Argentina, Islanda e Danimarca A breve si pensa ad aperture nel Sud-est asiatico e negli Usa. Napoletano di nascita (il primo locale a marchio Rossopomodoro è stato aperto nel 1997nel capoluogo partenopeo, in corso Vittorio Emanuele). Oggi questo marchio rappresenta una realtà internazionale. Con le insegne Pizza Contorni & Maccheroni (nato nel 1988) e Anema & Cozze (2000), fa parte di Sebeto Italia srl, gruppo partecipato dalla holding Vesevo s. Pa (in tutto 70 locali), che dalla seconda metà del 2008 sarà quotata alla nuova struttura che controlla la Borsa di Milano e di Londra. Vesevo spa stima di chiudere il 2007 con un fatturato di gruppo compreso tra i 55-60 milioni di euro. Il complesso delle attività di Sebeto Italia srl si sviluppa fra locali a gestione diretta, in franchising e affitto d’azienda. Alla testa della società, sono Franco Manna, Pippo Montella e Roberto Imperatrice, ideatori dei brand. Nell´azionariato di Vesevo è presente, inoltre, il fondo di private equity Quadrivio, con una partecipazione del 47% circa. Missione di Rossopomodoro è riconvertire il classico modello di pizzeria napoletana. L’organico comprende un migliaio di persone, la clientela supera le 4. 000. 000 di unità, in pratica il 5% degli italiani entra almeno una volta all’anno in un ristorante del gruppo Sebeto. Nell’ottobre 2007, Rossopomodoro ha brevettato Fornodoro, il forno a legna a due bocche più grande del mondo: 1000 pizze in un’ora, 350 cm di altezza, 400 cm di diametro. Attivo a Milano, Torino e Roma, da novembre è anche a Teramo. In un’ottica di responsabilità sociale, Vesevo è impegnata da quattro anni nella raccolta di fondi per i progetti umanitari Amref, in Africa, attraverso la produzione di un ricettario che viene distribuito nei ristoranti con offerta libera. Rossopomodoro intende esportare, insomma, in tutto il mondo la filosofia della qualità intesa come ‘il meglio, per il palato e la salute, della tradizione gastronomica partenopea’. Leva del successo di Rossopomodoro sono quindi le materie prime, selezionatissime, e in molti casi anche prodotte in esclusiva per questa insegna, con l’intento di tutelare prodotti rari e a rischio di estinzione. Frutta e verdura sono rigorosamente di stagione. Anche il forno è tradizionale, con 340 mattoni. Da quest’anno ci sono, inoltre, due novità. Accanto ai piatti storici e alla pizza preparata come da manuale partenopeo, Rossopomodoro propone 10 nuovi piatti realizzati con prodotti genuini certificati Altro valore aggiunto di Rossopomodoro è la gestione dell’approvigionamento degli ingredienti, che assicura su tutte le tavole Rossopomodoro del mondo, la mozzarella verace, la pasta a lievitazione naturale (fatta a mano con una ricetta segreta), il pomodoro di Sarno, l’olio extravergine di Sorrento, la farina, il caffè e perfino l’acqua della fonte campana Cannavante, trasportata a Londra in fusti appositamente per la pizza e il caffè, altrimenti i due simboli della nostra terra là non potrebbero avere il sapore ‘nostrano’. Ricerca e Sviluppo e Ingegnerizzazione delle ricette garantiscono internazionalmente il massimo livello di preparazione, mentre un originale sistema informatico è a sostegno dei processi operativi, di controllo e di reporting per la qualità del servizio e il controllo gestionale e finanziario. Organizzazione, logistica e information technology permettono insomma di fruire del meglio del passato secondo le esigenze più evolute del presente. La formazione continua delle persone è garantita dalla Scuola di Formazione Interna,che certifica l’omogeneità dei livelli di servizio attraverso lo sviluppo delle conoscenze e delle capacità. Www. Sebeto. Com www. Rossopomodoro. Com www. Animaecozze. Com . |
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S.PELLEGRINO E ACQUA PANNA PROTAGONISTE ALLA PRESENTAZIONE DELLA GUIDA JEUNES RESTAURATEURS D’EUROPE 2008. UN IMPEGNO COMUNE NEL DIFFONDERE I VALORI DEL TALENTO E DELLA PASSIONE NELL’ALTA CUCINA .
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Il talento italiano nell’alta cucina d´autore, incarnato nei suoi più giovani e innovativi esponenti, è il protagonista assoluto della serata di presentazione alla stampa della Guida 2008 dei Jeunes Restaurateurs d’Europe in programma domani 12 dicembre alle ore 18. 30 presso la sede Sanpellegrino di Milano, in via Lodovico il Moro 35. La scelta della sede milanese Sanpellegrino per la presentazione ufficiale della Guida 2008 e il supporto fornito da S. Pellegrino e Acqua Panna alla realizzazione del volume confermano la consolidata partnership tra le acque per eccellenza dell’alta ristorazione e il gruppo di giovani chef di successo. L´associazione, nata in Francia nel 1974 e divenuta europea nel 1992, riunisce chef di età compresa tra i 24 e i 45 anni e ha l´obiettivo di promuovere l´amicizia e la collaborazione fra professionisti della buona tavola, nonché il rispetto per la tradizione culinaria del proprio Paese intesa come risorsa da interpretare e diffondere. I soci italiani dei Jeunes Restaurateurs d’Europe sono oltre 80 e comprendono, tra gli altri, chef del calibro di Marco Bistarelli, Presidente Jre Italia che interverrà alla serata, Andrea Canton, Moreno Cedroni, Gennaro Esposito, Ernesto Iaccarino, Emanuele Scarello, Ciccio Sultano e Mauro Uliassi. Tra le novità dell’edizione 2008 della Guida figurano lo spazio dedicato agli chef della “giovane” sezione slovena dei Jeunes Restaurateurs d’Europe, rappresentata all’evento milanese dal presidente Tomaz Kavcic e dallo chef Jure Tomic, e l´ingresso di cinque nuovi talenti emergenti della cucina d´autore. Si tratta degli chef Ivano Mestriner, 33 anni, del ristorante Dal Vero di Badoere di Morgano (Tv), Heinrich Schneider, 35 anni, dell’Auener Hof di Val Sarentino (Bz), Aurora Mazzucchelli, 34 anni, del Ristorante Marconi di Sasso Marconi (Bo), Adriano Baldassarre, 30 anni, del ristorante Il Tordo Matto di Zagarolo (Roma) e di Matteo Vigotti, 37 anni, del Ristorante Nov-ece-nto di Meina (No). Proprio alla cura dei cinque nuovi affiliati italiani e dello sloveno Jure Tomic sarà affidato il ricco buffet che seguirà il momento ufficiale della presentazione. Ancora una volta, S. Pellegrino e Acqua Panna testimoniano con il loro sostegno l´importanza di promuovere e valorizzare la cultura gastronomica italiana d´eccellenza: un patrimonio inestimabile di cui i due marchi si fanno portatori nei migliori ristoranti del mondo. . |
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AL CAMPUS DI LUCCA IL “G8” DEI CUOCHI DELLA TOSCANA
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Il 5 e il 6 dicembre summit a porte chiuse di otto cuochi della Toscana per decidere i piatti del 2008. Salubrità, stagionalità e tecniche di lavorazione sono le regole d’oro del mestiere. “Lo chef deve essere più professionista, che artista” dice Amelio Fantoni, ristoratore viareggino e leader dell’iniziativa. “L’offerta culinaria è ormai strategica anche per il turismo”, commenta Paola Pardini, direttrice della Fondazione Campus di Lucca. - Come in una sorta di Grande Fratello culinario, otto cuochi della Toscana si chiuderanno il 5 e il 6 dicembre al Campus universitario di Lucca (Via del Seminario I/790 – Monte San Quirico), in un summit a porte chiuse per decidere i piatti del 2008. Ad essere “nominate” questa volta saranno le regole della cucina insalubre, le mode che ci costringono ad usare i prodotti oltre la loro stagionalità, una concezione del mestiere che porta gli chef ad essere più artisti che professionisti ed anche orata e branzino, “pesci ricchi” che hanno monopolizzato il mercato ittico. Alla fine del summit gli otto cuochi serviranno una cena che sarà il frutto della discussione, preparata nella mensa dell’Università, in una piccola cucina essenziale. Come per dire che per fare bene tra i fornelli non servono grandi attrezzature. Una cucina globale perchè i suoi comandamenti vanno bene in tutto il mondo, locale perchè per essere preparata ogni territorio usa le sue tipicità. “Proporre un’alimentazione sana significa conoscere la materia prima e la sua stagionalità. La nostra proposta è alla portata di tutti, gli chef non lavorano solo per principi e re ma hanno successo se riescono a coinvolgere le persone normali” - racconta Amelio Fantoni, patron del ristorante viareggino Buonumore e leader dell’iniziativa“ - assecondare le caratteristiche dei prodotti, non alterarle per andare incontro ad una banalizzazione del gusto, saper utilizzare le tecniche della nostra professione: sono questi i passaggi fondamentali per una cucina sana e naturalmente gustosa”. I cuochi terranno anche una lezione riservata agli studenti dei corsi di studio universitari in turismo del Campus di Lucca. “Il nostro corso di laurea- commenta Paola Pardini, direttrice della Fondazione Campus- si propone di formare i nostri studenti in un settore strategico per l’economia del Paese come il turismo. Da questo punto di vista l’enogastronomia e la ristorazione sono ormai fattori determinanti nella scelta dei luoghi di vacanza, ne consegue che i mestieri legati alla cucina oggi hanno anche questa nuova funzione”. Ma se nel corso degli anni è aumentata l’attenzione alla qualità dei prodotti e il livello complessivo della ristorazione, non si può dire altrettanto per i grandi numeri della cucina “pubblica”. “E’ una vera incongruenza, gli ospedali e le mense scolastiche svolgono una funzione fondamentale, di educazione, di prevenzione e di cura – spiega Fantoni- Nelle scuole e negli ospedali dovrebbe essere preparata la migliore cucina possibile, perchè la guarigione viene mangiando”. E proprio nei mesi scorsi in Piemonte, grazie ad un’intesa tra il ministero della sanità e Slow Food, è partita una sperimentazione in alcuni nosocomi per esportare anche in corsia la salubrità, la convivialità e il piacere di un buon pasto. Un’iniziativa che i cuochi del G8 proporranno di estendere anche ad altre Regioni. Intanto per la cena che detterà i piatti in voga nel 2008, il pesce la farà da padrone. “In questi anni siamo riusciti a rompere la dittatura del branzino - dice Maurizio Marsili, chef del Ristorante Squisitia di Pisa- e a far conoscere i pesci cosiddetti poveri. E’ una battaglia che ha aumentato l’offerta di pesce sulle nostre tavole e fatto diminuire i prezzi”. Da Lucca parte insomma un appuntamento che si propone ogni anno di mettere a confronto cuochi e cucine di diverse regioni d’Italia in nome della salubrità e della tipicità dei prodotti. Appuntamenti aperti alla stampa: Lezione riservata agli studenti: giovedì 6 dicembre, ore 15. 30 c/o Fondazione Campus Studi del Mediterraneo di Lucca (Via del Seminario I/790 – Monte San Quirico) Il pret à porter della cucina 2008: giovedì 6 dicembre, ore 20 c/o caffetteria della Fondazione Campus Studi del Mediterraneo di Lucca (Via del Seminario I/790 – Monte San Quirico) I Cuochi del G8 Amelio Fantoni, “Buonumore”, Viareggio (Lu); Maurizio Marsili, “Squisitia”, Pisa; Giuseppe Mancino, Principe di Piemonte” Viareggio (Lu); Jonathan Rossi, “Il Meglio di Jo”, Viareggio (Lu); Giuseppe Da Prato, “Accasatua”, Lucca; Michele Mancini, “L’arco di cibo”, Massa; Debora Corsi, “La Perla”, San Vincenzo (Li); Massimo Ratti, “San Ranieri”, Pisa; Franco Manfredi e Massimo Bresciani, “Twiga”, Marina di Pietrasanta (Lu); Andrea Reni, “Oca Bianca”, Viareggio (Lu) Sponsor Olio - Confagricoltura, Lucca Pesce - Cooperativa Mare Nostrum, Viareggio (Lu) Carne - Antica Norcineria di Rolando Bellandi, San Romano in Garfagnana (Lu) Vino - Marchesi de’ Frescobaldi e Castello di Meleto . |
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UN AROMA’ DI PIACERE PER HAUSBRANDT: IL NUOVO MIX CALDO A BASE DI CAFFÈ, CREMA DI LATTE, CIOCCOLATO E SCIROPPO AROMATIZZANTE.
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In linea con i nuovi trend di mercato, che ampliano l’utilizzo del caffè espresso anche come ingrediente base per preparare ottimi cocktail, Hausbrandt propone Aromà, il nuovo mix caldo a base di caffè, crema di latte, cioccolato e sciroppo aromatizzante. Il suo segreto è l´equilibrio tra sensazioni diverse e contrastanti. Aroma delicato, con percezioni dolci e fruttate. Corpo di buona intensità, gusto di gradevole acidità, lascia un retrogusto cioccolatoso. Aromà da spazio alla fantasia del barman: si prepara mixando al caffè Academia, il top della gamma, dall’aroma inconfondibile con caratteristiche speziate e fruttate, gli sciroppi Da Vinci Gourmet - importati direttamente dall’Inghilterra - estremamente delicati e dal sapore naturale, non coprono l’aroma del caffè ma ne esaltano il gusto degli aromi speziati conferiti dall’arabica africana, e il Choko Là, bevanda a base di cacao e cioccolato dal sapore ricco e vellutato, posta sul fondo del mix. E per finire una densa crema di latte e una spolverata di caffè ricoprono il tutto, regalando al cocktail un aspetto di raffinata sensualità. Aromà si fa in tre per soddisfare le esigenze di tutti i suoi clienti: è infatti possibile richiederlo nei gusti: menta e cioccolato per una clientela giovane, vivace e briosa; mirtillo e cioccolato, la novità assoluta di questa stagione tutta da provare; nocciola e cioccolato il gusto classico per la clientela più fedele e raffinata. La semplicità degli ingredienti e il modo armonioso ed equilibrato di preparalo, donano un’immagine di qualità e leggerezza, differenziando il prodotto da tutti gli altri. Aromà: il cocktail caldo che assicura nei momenti di pausa, un assoluto piacere, soprattutto durante le fredde giornate invernali. . |
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SCOPRI I SEGRETI DEL LIMONCELLO VISITANDO UNA PICCOLA AZIENDA DI PRODUZIONE NELLA COSTIERA AMALFITANA |
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Bucce gialle, profumi intensi e agrumati, mare cristallino sullo sfondo. E’ in questa policromia di colori che nasce uno dei liquori più famosi e conosciuti al mondo: il limoncello, ottenuto da una ricetta semplice, digestivo la cui paternità è contesa da sorrentini, amalfitani e capresi. Apprezzato in tutto il mondo, questo liquore dal colore del sole vanta innumerevoli tentativi di imitazione, benché la ricetta ufficiale sia gelosamente custodita dalle case produttrici. Per imparare a prepararlo correttamente, Bcd Travel propone un pacchetto weekend alla scoperta di questo digestivo unico, con la possibilità di partecipare ad una lezione dedicata alla produzione del limoncello presso una piccola azienda a conduzione famigliare sita sulle verdi colline della Costiera Amalfitana, a 220 metri sul mare. Il pacchetto prevede, oltre alla visita della città di Ravello, la visita all’azienda del Sig. Giuseppe, in prossimità di Sorrento, dove si potranno ammirare le piante di limone dalle quali si produce questo tipico liquore napoletano, partecipando in seguito alla preparazione del limoncello con degustazione del prodotto finito, un corso di preparazione della vera pizza napoletana, tenuto dalla Sig. Ra Laura, custode della tradizione gastronomica partenopea. Www. Bcdtravel. It . |
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BUGATTI ITALY FESTEGGIA IL SECONDO ANNIVERSARIO DI PRODUZIONE DELLA CELEBRE MACCHINA DEL CAFFÈ DIVA CON GOLD: 24 KARATI IN LIMITED EDITION |
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Bugatti Italy festeggia il secondo anniversario di produzione della celebre macchina del caffè Diva, icona dello stile Bugatti e portabandiera del tradizionale rito tutto italiano del caffè conosciuto e apprezzato in tutto il mondo, con Diva Gold, una serie limitata di esemplari in oro 24 Karati, realizzati solo su richiesta, numerati e con base autografata Bugatti. Sintesi perfetta tra innovazione tecnologica, design e luxury, il primo esemplare di Diva Gold è stato venduto durante la Millionaire Fair di Mosca il 22 novembre durante la serata di Gala di apertura della Fiera mentre un secondo esemplare è stato ordinato dai celebri Grandi Magazzini Stockmann di Helsinki. Diva nella versione Gold conserva tutte le innovative caratteristiche progettuali e funzionali del prodotto originale: il design a cono scaturito dalla creatività di Andreas Seegatz e il sistema salvagoccia, brevettato da Bugatti, che permette l´arresto completo della fuoriuscita del caffè. Una preziosa laccatura trasparente ne esalta la perfetta lucentezza, la protegge da macchie e ne permette la perfetta pulizia. Disponibile solo su richiesta. Www. Casabugatti. It Bugatti Italy, brand di posateria e articoli d’arredamento conosciuto e apprezzato a livello internazionale e presente in oltre 50 Paesi in tutto il mondo, è da 85 anni vicino ai propri consumatori con un’oggettistica varia, sempre innovativa e dagli utilizzi interessanti al passo con i tempi. Con la collaborazione di architetti e designer affermati, Bugatti Italy ha rivoluzionato il modo di concepire la tavola e la cucina, trasformandola in un vero piacere estetico oltre che pratico, grazie ad una produzione che si basa sul binomio inscindibile di funzionalità e praticità associate a gusto e modernità. . |
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I VINI DEL ROSSIGLIONE FRANCESE : UNA TERRA BENEDETTA DAGLI DEI
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Il Rossiglione corrisponde alla parte orientale del dipartimento dei Pirenei Orientali (prefettura: Perpignan). Presenta la forma di un anfiteatro affacciato ad est sul Mar Mediterraneo e protetto da tre massicci montuosi: le Corbières a nord, i Pirenei con il Mont Canigou a ovest, le Albères a sud. La pianura è bagnata da tre fiumi: l’Agly, la Têt e il Tech. Il Rossiglione gode di un clima mediterraneo particolarmente clemente. Con più di 2. 500 ore di soleggiamento l’anno, il dipartimento dei Pirenei Orientali vanta infatti il clima più asciutto e soleggiato di tutta la Francia. La stagione secca e la stagione delle piogge si alternano con regolarità ma la pluviometria è modesta. I venti, in particolare la tramontana, soffiano frequentemente, contribuendo alla salubrità dell’aria. In questa terra benedetta dagli dei la vite vanta una tradizione millenaria. Le prime tracce di coltivazione della vite e di commercio del vino risalgono all’antichità greca. I vini del Rossiglione sono conosciuti sin dal Medioevo ma, paradossalmente, lo sviluppo effettivo del vigneto avviene tra il 1741 e il 1882, anni nei quali è parzialmente devastato dalla fillossera. Dopo mille traversie, inenarrabili fatiche, sanguinose rivolte e contestazioni nerborute, la qualità si sostituisce gradualmente alla quantità. Questa politica coraggiosa è ricompensata dall’ottenimento delle Doc Rivesaltes, Banyuls e Maury nel 1936, Muscat de Rivesaltes nel 1956, Banyuls Grand Cru nel 1962, Collioure nel 1971, Côtes du Roussillon e Côtes du Roussillon Villages nel 1977. Questi riconoscimenti non frenano i viticoltori nel proseguire i loro sforzi alla ricerca dell’“eccellenza”. Stagione dopo stagione il vino migliora. Per tutto il primo millennio, i generosi vini del Rossiglione erano ottenuti mediante appassimento , sovramaturazione o aggiunta di miele. Ma, verso il 1300, Arnau de Vilanova, famoso medico e scienziato illuminato del Regno di Maiorca, scopre il connubio miracoloso «del liquore d’uva e della sua acquavite». Nasce così il vino liquoroso, antenato del Vino Dolce Naturale. Il principio si diffonde rapidamente; la fama dei vini travalica le frontiere del regno. L’espansione Frenetica Del Vigneto Tra il 1820, data di costituzione del catasto, e il 1880, la superficie coltivata a vigna passa da 38. 000 a quasi 80. 000 ettari nonostante la comparsa dell’oidio nel 1850, rapidamente debellato con irrorazioni di zolfo. A partire dal 1882, tardi rispetto al resto della Francia e quindi meno brutalmente, ma in maniera altrettanto devastante, la fillossera distrugge parzialmente i vigneti. Si diffondono allora le nuove viti trapiantate su piante americane e il vigneto rinasce timidamente. L’arrivo della ferrovia sviluppa una forte domanda di vini «sani e leggeri», destinati ad essere tagliati con altri provenienti dal Nordafrica. Vanno ad alimentare le grandi città, allora in piena espansione, dove si sviluppano popolazioni grandi consumatrici di quelli che saranno successivamente denominati «vini da tavola». Ulteriormente accelerata dai progressi della meccanizzazione, una frenesia di reimpianto senza precedenti percorre rapidamente tutta la regione (nel 1906, appena vent’anni dopo, saranno raggiunti i 65. 000 ettari!), privilegiando però vitigni di qualità modesta che danno raccolte molto abbondanti di vini leggeri e senza sapore. L’era Dei Riconoscimenti Per i vini rossi, bianchi e rosati il 1930 segna l’origine dei primi tentativi di classificazione, con la costituzione dell’associazione professionale dei vignaioli del Haut-roussillon. L’inao (l’istituto nazionale delle denominazioni di origine), fondato nel 1936, stabilisce progressivamente il regime dei Vdqs (vini delimitati di qualità superiore) e dei vini Doc. I Vini dolci naturali sono i primi, a partire dal 1936, a beneficiare del regime delle Denominazioni di Origine Controllata. Le aree di denominazione Banyuls e Maury vengono classificate e protette nel 1936 e da allora sono rimaste pressoché immutate. Nel medesimo anno viene creata la denominazione Rivesaltes. Nel 1956, la creazione della denominazione Muscat de Rivesaltes fa chiarezza tra le varie denominazioni dei moscati (Banyuls, Maury, Côtes d’Agly). Negli anni ‘50 viene avviata una politica di ricerca della qualità e di raggruppamento che porta, il 3 ottobre 1972, alla creazione della A. O. V. D. Q. S. Côtes du Roussillon. La produzione dei tre ormai ex V. D. Q. S. , che oscillava tra 600. 000 e 800. 000 ettolitri, scenderà a circa 250. 000 ettolitri di Côtes du Roussillon. Nel 1977, i Côtes du Roussillon e i Côtes du Roussillon Villages vengono nobilitati con l’attribuzione della Denominazione di Origine Controllata. Da allora, i vini si sono continuamente migliorati consolidando gli standard di qualità. Quadro Generale Della Regione Vitivinicola I Pirenei Orientali si collocano al nono posto tra i dipartimenti francesi produttori di vino, con il 2% della produzione nazionale in termini di volume. Producono l’80% dei Vini dolci naturali francesi. Il Rossiglione produce vini secchi tranquilli e Vini dolci naturali. Con 13 vini Doc, prodotti a partire da 15 vitigni diversi, i vini del Rossiglione esprimono una grande ricchezza e sono caratterizzati ciascuno da un proprio tratto qualificante. Per i vini secchi, i Doc sono: Collioure (bianco, rosato, rosso) Côtes du Roussillon (bianco, rosato, rosso) al quale si aggiunge, unicamente in rosso, il Côtes du Roussillon les Aspres Côtes du Roussillon Villages (rosso) a quale si aggiungono 4 produzioni specifiche identificate con il nome del comune • Côtes du Roussillon Villages Caramany • Côtes du Roussillon Villages Latour de France • Côtes du Roussillon Villages Lesquerde • Côtes du Roussillon Villages Tautavel Per i Vini dolci naturali, i Doc sono: Rivesaltes (ambrato, rosso, mattonato, hors d’âge) Maury (rosso e mattonato, soprattutto) Banyuls (bianco, rosato, ambrato, rosso, mattonato) Banyuls Grand Cru (mattonato) Muscat de Rivesaltes (bianco) Il Clima Ideale Il ritmo climatologico del Rossiglione è contraddistinto da due stagioni principali: la stagione secca in estate, la stagione delle piogge, in autunno e ad inizio primavera. In questo clima mediterraneo, la pluviometria non supera in media i 19 mm a luglio, mentre raggiunge 85 mm ad ottobre. La maggior parte del vigneto riceve quindi in un anno 500 - 600 mm di pioggia. E in meno di 100 giorni! Concentrati principalmente ad ottobre e novembre. In questa stagione, una frazione notevole si abbatte sotto forma di violenti temporali. Queste piogge autunnali permettono di ricostituire gran parte delle riserve idriche del terreno. La vite, radicata in profondità, ne trarrà vantaggio per l’intera estate. Il soleggiamento (più di 2. 531 ore, media dal 1946 al 1994) favorisce lo sviluppo della vite. Le temperature medie oscillano tra gli 8 gradi di gennaio e i 23,9 gradi di luglio. Le temperature medie minime e massime possono raggiungere, negli stessi periodi, 4 gradi e 28,9 gradi. L’inverno è quindi mite e l’estate calda, con una media annua delle temperature nella regione viticola del Rossiglione di 15 gradi circa. Numerosi venti spazzano il rilievo e accelerano l’evaporazione dell’acqua nel terreno, proteggendo la vegetazione e le bacche dalle malattie fitosanitarie. 15 Vitigni Per Vini Di Razza I Vini dolci naturali Doc sono elaborati a partire unicamente da uvaggi «nobili»: Grenache, Macabeu, Malvasia del Rossiglione, Moscati. I Vini secchi Doc utilizzano vitigni Grenache, Carignan Noir, Syrah, Mourvèdre, Cinsault, Lladoner Pelut, Macabeu, Malvasia del Rossiglione, Roussanne, Marsanne e Vermentino. Export1@vins-du-roussillon. Com www. Vinsduroussillon. Com Sopexa. Italia@sopexa. Com . |
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L’ESCLUSIVO WHITE GOLD JEROBOAM DOM PÉRIGNON AL TOWN HOUSE GALLERIA:
UN GIOIELLO TRA I GIOIELLI
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La cornice della maestosa Galleria V. Emanuele Ii, il rinnovato Salotto di Milano, accoglie tutti gli ospiti della Città con le note del pianoforte di “Romanticamente… a Milano”, ogni pomeriggio. Queste stesse sette note ci accompagnano verso le Sette Stelle ed il suo ascensore panoramico, nel cortile interno di questo palazzo del 1865. L’11 dicembre ha segnato il ritorno del Lusso tra i Lussi, dei Gioielli tra i Gioielli. Con un Royal High Tea, la Famiglia Rosso ha presentato il primo Gioiello, creato con sette anni di anticipo, in esclusiva, come Ospite d’Onore, nella serata stessa. Le Orchidee Vanda by Anco hanno rivestito di luce e colori tutto lo spazio, come preziosi gioielli in una Casa di Lusso. Town House Galleria quindi si è presentato decorato, per questi festeggiamenti, con Gioielli che la Natura ci regala solo ogni Sette Anni, Gioielli che la Natura crea e ne dona la Vita per solo un mese, Gioielli che non si indossano, ma che decorano ed impreziosiscono. E come le comete, sarà possibile assistere a tale visione solo tra altri sette anni, tempo che serve ad ogni Gioiello per ricrearsi nei colori scelti, come un dipinto, con incroci particolari. A tali Gioielli Vanda by Anco sono stati affiancati altri Gioielli: l’hotel stesso, le creazioni di Bruno Fael con vetri speciali,le decorazioni preziose di rubini e diamanti di Dario Mambretti e l’esclusivo White Gold Jeroboam Dom Pérignon. . |
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UN’ESCLUSIVA GUIDA COCKTAIL CON I MARTINI BIANCO E ROSSO |
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Martini presenta un nuovo special pack: 1. 300. 000 bottiglie di Martini Bianco e Rosso in arrivo sugli scaffali con una Guida Cocktail “appesa al collo”. Gli affezionati di Martini troveranno nella Guida nuove variazioni sul tema da provare, per gustare un cocktail dissetante in compagnia di amici e tante chiacchiere, in casa o nei locali più alla moda. Chi invece non fosse ancora un appassionato di Martini, avrà modo di scoprire che è un prodotto versatile, leggero e fresco, ideale liscio o mixato, facile da preparare anche per chi non è un barman di professione. Da oggi, grazie alla Guida Cocktail Martini, preparare un Pink Mojito o un Martini Bianco e Tonica sarà un vero scherzo. L’iniziativa vuole promuovere l’educazione al consumo responsabile proponendo nuove modalità di preparazione di cocktail semplici e leggeri a base di Martini Bianco, Rosso, Rosato, Dry, che si mixano perfettamente con ingredienti insospettabili: acqua tonica, tè verde, spumante ecc. Pink Mojito 2/3 di Martini Rosato, 1/3 di acqua gassata, una foglia di menta e una fetta di lime: per una versione inedita del famosissimo mojito. Martini Bianco E Tonica Martini Bianco, acqua tonica, tanto ghiaccio e una fetta di limone: ecco pronto un cocktail fresco, dissetante e imprevedibile. . |
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BENEVENTO: PROROGA PER PRESENTARE LA DICHIARAZIONE DI RACCOLTA UVE |
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La Camera di Commercio di Benevento comunica che nel corso del Comitato di gestione vino, svoltosi a Bruxelles il giorno 6 dicembre 2007, è stato presentato dalla Commissione dell´Unione Europea un progetto di regolamento che proroga il termine ultimo per la presentazione delle dichiarazioni di raccolta uve e produzione vino al 31 gennaio 2008. Il progetto di regolamento ha avuto parere favorevole unanime e sarà pubblicato al più presto sulla Gazzetta Ufficiale dell´Unione Europea ed è applicabile a decorrere dal 10 dicembre 2007. “Si tratta di una scelta politica comunitaria saggia – ha detto il presidente dell’Ente camerale sannita, Gennaro Masiello – sancita anche dall’approvazione unanime del regolamento, che impatta positivamente i problemi del settore, semplificando e snellendo tutte le incombenze burocratiche delle imprese vitivinicole. Mai come in questo momento le determinazioni della Commissione dell’Unione Europea hanno avuto tanta incidenza in un delicato e fondamentale comparto del tessuto economico locale”. . |
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CANTINA TOLLO:
UN SUCCESSO CHE RAPPRESENTA UNA REGIONE
L’AZIENDA ABRUZZESE CANTINA DELL’ANNO PER GAMBERO ROSSO
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E’ di questi giorni il riconoscimento di Cantina Tollo a Cantina dell’anno ne L’almanacco del Bere Bene 2008 Gambero Rosso. E’ la prima volta che la nota guida, certamente tra le più seguite a livello internazionale, premia una Cantina Cooperativa ed è anche la prima volta che il riconoscimento viene assegnato ad un’azienda abruzzese. Un risultato importante per Cantina Tollo, cui l’ultimo numero di Gambero Rosso riserva un ruolo da protagonista. Si tratta però solo dell’ultima soddisfazione di un anno da ricordare. Il Challenge International Du Vin di Bordeaux, forse la più prestigiosa rassegna internazionale del vino al mondo, ha assegnato a Hedòs Montepulciano d´Abruzzo Cerasuolo la Medaglia d´oro tra i vini rosati della selezione internazionale ma anche il Premio del Club della Stampa 2007 ( Le Prix Club De La Presse 2007) a Hedòs 2006 , vino italiano per la prima volta premiato dai francesi. A questi due importanti riconoscimenti si aggiungono le molte medaglie d’oro, d’argento e di bronzo vinte nelle competizioni nazionali e internazionali dai vini di punta Cantina Tollo. Si tratta del coronamento di un percorso che premia il controllo della filiera che caratterizza la cantina. I 3. 500 ettari degli oltre 1000 soci vengono infatti seguiti costantemente dallo staff di agronomi ed enologi, dal vigneto alla bottiglia, per garantire la qualità certificata. La capacità di mantenere una qualità costante ed elevata con un corretto rapporto qualità prezzo sono gli elementi che hanno consentito a Cantina Tollo di farsi conoscersi e appressare dai consumatori. “Il riconoscimento di Cantina dell’anno 2008 da parte dell’Almanacco del Bere Bene del Gambero Rosso è una crescita che fa bene a tutta l’enologia regionale. “Afferma il Direttore Generale di Cantina Tollo Giancarlo Di Ruscio “Cantina Tollo ha sempre avuto un ruolo di guida per il territorio abruzzese. Festeggiamo quest’anno il 45° anniversario di una storia fatta di scelte coraggiose. Ci auguriamo che questo importante risultato sia di stimolo per tutte le aziende abruzzesi a lavorare sempre meglio. Solo così potremo fare crescere tutti insieme l’immagine dell’ enologia abruzzese in Italia e all’Estero”. Gli importanti risultati non sono tuttavia per Cantina Tollo un punto di arrivo ma un ulteriore stimolo al miglioramento: “Essere stati eletti Cantina dell’Anno non è solo motivo di orgoglio" continua Di Ruscio " ma anche uno stimolo ulteriore a perseguire gli obiettivi che ci siamo posti: migliorare sempre la qualità per rappresentare al meglio, sia sui mercati nazionali che esteri, la nostra regione. E per proseguire il percorso di crescita riteniamo essenziale un coinvolgimento dei soci in prima persona. Per questo il 15 dicembre presenteremo una nuova iniziativa ideata per premiare il loro impegno". Il 15 dicembre si terrà infatti il Cantina Tollo Day, evento ideato per festeggiare questi importante risultati con i soci: oltre 1. 000 volti che rendono grande l’azienda. . |
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DE CASTRO: D´ORA IN POI IL CANNONAU SARÀ SOLO SARDO |
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D´ora in poi il Cannonau sarà solo sardo. L’ 11 dicembre il ministro per le Politiche agricole, Paolo De Castro, ha firmato un decreto ad articolo unico con cui stabilisce che "l´utilizzo del vitigno “Cannonau", nonché del sinonimo “Cannonao", è riservato all´esclusiva designazione e presentazione dei vini Doc e Docg della Regione Sardegna". Un risultato importante che premia le richieste avanzate a suo tempo dall´Assessorato regionale dell´Agricoltura per ottenere la difesa del nome di uno dei vini simbolo della nostra Isola. Ora anche il Cannonau è compreso nell´elenco dei vitigni autoctoni stilato nel decreto del 6 marzo 1995. Estremamente soddisfatto del provvedimento ministeriale l´assessore Francesco Foddis: "È un premio alla politica sulla qualità che questa Giunta ha perseguito sin dall´inizio del suo mandato. Voglio anche ringraziare i rappresentanti locali del “Comitato nazionale per la tutela e la valorizzazione delle denominazioni di origine e Igt dei vini", che hanno contribuito a raggiungere questo risultato. Nel concetto di qualità risiede la specificità delle nostre produzioni, il legame con il territorio e quindi l´identità di un popolo. Solo con produzioni di elevato valore qualitativo è possibile distinguersi ed essere competitivi nel mercato. Il nome Cannonau, da adesso in poi, avrà un legame indissolubile con i vini protetti a livello comunitario e si accompagnerà esclusivamente alle etichette Doc e Docg della Sardegna, rendendo vani i tentativi di chi potrebbe utilizzarlo per vini che di sardo non hanno nulla". Il Cannonau è il vino rosso che forse più d´ogni altro richiama immediatamente alla memoria la Sardegna, le sue antiche tradizioni e la sua proverbiale ospitalità. La coltivazione del vitigno e la relativa zona Doc è diffusa in tutta l´Isola, ma trova il suo ambiente d´elezione nelle zone più interne. La Doc si articola nelle tre sottozone: Jerzu, Oliena e Capo Ferrato. Il Cannonau rappresenta il 30 per cento della superficie dedicata alla vite in Sardegna sarda e occupa una superficie complessiva di circa 7. 500 ettari, concentrati per oltre il 70 per cento nelle province di Nuoro Ogliastra. Il vino si caratterizza per una finezza tipica e particolare di gusto e profumo, variabile da zona a zona. Dal colore rosso intenso, si presenta con una buona struttura e con sensazioni gusto olfattive che ricordano, nelle diverse espressioni, fiori o frutti rossi, freschi, che virano verso note più mature di confettura e calde sfumature speziate nella tipologia riserva o liquoroso. . |
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