Pubblicità | ARCHIVIO | FRASI IMPORTANTI | PICCOLO VOCABOLARIO
 







MARKETPRESS
  Notiziario
  Archivio
  Archivio Storico
  Visite a Marketpress
  Frasi importanti
  Piccolo vocabolario
  Programmi sul web




 


MERCOLEDI

PAGINA 1 PAGINA 2 PAGINA 3 PAGINA 4 PAGINA 5 PAGINA 6 WEB E BEAUTY FLASH ALIMENTAZIONE
Notiziario Marketpress di Mercoledì 08 Giugno 2011
Politica
PARLAMENTO EUROPEO: APERTURA DELLA SESSIONE E VISITA DEL PRESIDENTE DEL TAGIKISTAN  
 
Strasburgo,8 giugno 2011 - Aprendo la sessione plenaria del 6 giugno, il Presidente del Parlamento europeo, Jerzy Buzek, ha dato il benvenuto al Presidente del Tagikistan, Rahmon, in visita ufficiale. Ha quindi ricordato che il 4 giugno è stato il 22° anniversario delle prime elezioni parzialmente libere in Polonia, ma anche del massacro di piazza Tiananmen in Cina. Infine, Buzek ha aperto un dibattito per commemorare le deportazioni effettuate dalle autorità sovietiche dai Paesi baltici nel 1941. L´aula è stata informata delle discussioni tenutesi tra il Presidente Rahmon e ilPresidente Buzek in merito alle relazioni bilaterali e alla necessità di attuare riforme in Tagikistan. Per quanto riguarda i due grandi eventi del 4 giugno 1989, Buzek ha ricordato che le autorità della Repubblica popolare cinese avevano "brutalmente represso i manifestanti in piazza Tiananmen". Lo stesso giorno in Polonia si erano tenute le prime elezioni generali parzialmente libere dell´Europa centrale e orientale. Alle urne, la vittoria era stata schiacciante per i candidati dell´opposizione democratica. 70° anniversario delle deportazioni di massa dai Paesi baltici - Un breve dibattito, con gli interventi dei portavoce dei gruppi politici del Pe, si è svolto in Aula, in occasione del 70 ° anniversario delle deportazioni di massa da parte delle autorità sovietiche dagli Stati baltici, che erano stati occupati dal 1940. Aprendo il dibattito, il Presidente Buzek ha ricordato che le deportazioni erano destinate "a privare l´Estonia, la Lettonia e la Lituania delle loro élite politiche e sociali". Era nostro dovere oggi, ha sottolineato, "conservare la memoria" di queste centinaia di migliaia di vittime del terrore sovietico nei Paesi baltici. Tuttavia, ha aggiunto il Presidente, la sofferenza dei popoli di Lettonia, Lituania e Estonia aveva fornito loro, cinquant´anni dopo, la determinazione e la forza di spingere per l´indipendenza e tornare a una Europa unita.  
   
   
TENER FEDE AGLI IMPEGNI SU CRESCITA E OCCUPAZIONE: LA COMMISSIONE EUROPEA PRESENTA LE RACCOMANDAZIONI SPECIFICHE PER PAESE 2011  
 
Bruxelles, 8 giugno 2011 – La Commissione europea ha adottato 27 serie di raccomandazioni specifiche per paese (oltre a un documento sull’area dell’euro nel suo complesso) per aiutare gli Stati membri a formulare le loro politiche economiche e sociali in modo da tener fede agli impegni assunti su crescita, occupazione e finanze pubbliche. All’inizio dell’anno in corso gli Stati membri e la Commissione hanno fissato 10 priorità principali per far fronte all’attuale crisi, ponendo allo stesso tempo le basi di un’economia più sostenibile. Dato che la situazione varia da un paese all’altro, la Commissione ha raccomandato oggi misure mirate per ogni Stato membro. Ciò dovrebbe aiutare i singoli Stati a concentrarsi nei prossimi 12-18 mesi sulle leve strategiche, stimolando in tal modo l’economia Ue nel suo complesso. “L’economia Ue si trova ad un punto critico. La ripresa, che sta guadagnando terreno, resta diseguale sul continente e permangono molte incertezze” ha dichiarato il presidente José Manuel Barroso. “In marzo gli Stati membri si sono accordati su un importante pacchetto di impegni per i prossimi 12-18 mesi. Ora devono garantirne la messa in pratica mirata a livello nazionale. Con le raccomandazioni specifiche per paese formulate oggi, che sono mirate e misurabili, la Commissione presenta agli Stati membri la propria valutazione dei rispettivi piani nazionali. Sappiamo che per realizzare gli obiettivi che ci siamo prefissi collettivamente occorre a volte operare scelte difficili. Ma questi sforzi, se compiuti con serietà e da tutti, consentiranno all’Europa di superare la crisi e di salvaguardare la prosperità futura”. Queste serie di raccomandazioni rientrano nel cosiddetto “semestre europeo”, nell’ambito del quale, per la prima volta quest’anno, gli Stati membri e la Commissione hanno proceduto al coordinamento delle politiche economiche e di bilancio. Una volta decise le priorità a livello Ue, gli Stati membri hanno presentato i loro programmi nazionali, che la Commissione ha ora pienamente valutato mediante le predette raccomandazioni, mirate, misurabili e formulate su misura. Nel complesso gli Stati membri hanno cercato di riflettere le priorità decise a livello Ue nei loro programmi e le ipotesi macroeconomiche su cui questi si basano sono sostanzialmente realistiche. Tuttavia, i programmi nazionali mancano spesso di ambizione e di specificità. Molti Stati membri devono compiere maggiori e più ambiziosi sforzi di risanamento del bilancio, senza rinunciare allo stesso tempo a misure favorevoli alla crescita (relative a ricerca e innovazione, contesto imprenditoriale, concorrenza nel settore dei servizi). Per quanto riguarda il mercato del lavoro, sono necessari maggiori sforzi per aumentare la partecipazione della forza lavoro, per lottare contro la disoccupazione strutturale, per ridurre la disoccupazione giovanile e gli abbandoni scolastici e per fare in modo che le retribuzioni riflettano la produttività. Contesto - L’adozione di raccomandazioni specifiche per paese segna la penultima fase del periodo di sei mesi di intenso coordinamento delle politiche economiche tra l’Ue e gli Stati membri noto con il nome di “semestre europeo”. Il semestre europeo inizia in gennaio, quando la Commissione presenta la sua analisi annuale della crescita, che fissa le priorità di politica economica dell’Ue per l’anno successivo. Le priorità vengono approvate dai capi di Stato e di governo in occasione del Consiglio europeo di marzo. In aprile-maggio gli Stati membri presentano i programmi di stabilità o di convergenza (relativi alle finanze pubbliche) e i programmi nazionali di riforma (sulle riforme strutturali e sulle misure per promuovere la crescita), a cui la Commissione risponde con le raccomandazioni specifiche per paese. Nel quadro di questo processo la Commissione ha valutato gli impegni assunti dai 23 Stati membri partecipanti al “patto Euro Plus”, impegni inclusi nelle sue raccomandazioni. Le raccomandazioni sono concepite in modo da essere attuate dagli Stati membri entro un periodo di tempo di 12-18 mesi. Esse invitano a realizzare al più presto le misure che consentiranno di compiere progressi verso il conseguimento degli obiettivi contenuti nella strategia economica a lungo termine dell’Ue,europa 2020, che fissa obiettivi ambiziosi per tutta l’Ue da realizzare entro la fine del decennio in corso nei settori dell’occupazione, dell’innovazione, dell’istruzione, dell’energia e dell’inclusione sociale. Le raccomandazioni offrono un contributo dell’Ue alla formazione delle politiche nazionali. Spetta agli Stati membri definire la politica economica ed elaborare i bilanci nazionali. Tuttavia, si riconosce oggi da più parti la nostra reciproca interdipendenza, nell’Ue in generale e nell’area dell’euro in particolare. È per questo che gli Stati membri hanno sottoscritto un pacchetto comune di priorità economiche per l’Ue, che essi si sono impegnati ad attuare a livello nazionale. Le raccomandazioni saranno approvate dai capi di Stato e di governo, dando espressione alla governance economica collettiva dell’Ue nonché al fatto che l’Ue è uno spazio economico unico e non la semplice somma di 27 economie separate. Attuando il semestre europeo l’Ue riconosce la sua interdipendenza economica e formula orientamenti collettivi per ogni Stato membro sulle sue future politiche di bilancio, economiche e sociali. Ogni serie di raccomandazioni si basa su un’approfondita analisi della situazione economica in ciascuno Stato membro, illustrata nei documenti di lavoro dei servizi della Commissione, altresì pubblicati oggi. Le ipotesi macroeconomiche sono state valutate in rapporto alle previsioni economiche di primavera dei servizi della Commissione. Le misure nazionali elencate nei programmi sono state esaminate al fine di stabilire se consentono di dare una risposta adeguata alle particolari sfide da affrontare. Prossime tappe Le raccomandazioni saranno discusse e approvate dal Consiglio europeo il 23 e 24 giugno, previa discussione in seno ai Consigli Ecofin e Epsco. La Commissione e gli Stati membri ne sorveglieranno l’attuazione nel corso del prossimo anno nel quadro di un processo rigoroso e continuo di valutazione tra pari. La Commissione valuterà i progressi realizzati a livello dell’Ue nella sua prossima analisi annuale della crescita nel gennaio 2012 e, per ciascuno Stato membro, nella prossima serie di raccomandazioni specifiche per paese che pubblicherà nel giugno 2012.  
   
   
LA COMMISSIONE EUROPEA PROPONE UN PACCHETTO DI MISURE ANTICORRUZIONE  
 
Bruxelles 8 giugno 2011 - La corruzione è un grave problema, i cui costi per l´economia dell´Ue sono stimati in 120 miliardi di euro l´anno, ovvero l´1% del Pil dell´Ue e poco meno del bilancio annuale dell´Unione europea. Il contrasto a tale reato richiede un forte impegno a tutti i livelli. Come primo intervento di un pacchetto di misure anticorruzione la Commissione europea ha istituito la relazione anticorruzione dell´Unione europea, un nuovo meccanismo per monitorare e valutare gli interventi messi in atto dagli Stati membri in questo settore. La corruzione è un grave problema, i cui costi per l´economia dell´Ue sono stimati in 120 miliardi di euro l´anno, ovvero l´1% del Pil dell´Ue e poco meno del bilancio annuale dell´Unione europea. Il contrasto a tale reato richiede un forte impegno a tutti i livelli. Come primo intervento di un pacchetto di misure anticorruzione la Commissione europea ha istituito la relazione anticorruzione dell´Unione europea, un nuovo meccanismo per monitorare e valutare gli interventi messi in atto dagli Stati membri in questo settore. Indipendentemente dalla sua natura e portata, la corruzione danneggia tutti gli Stati membri e l´Ue nel suo insieme, diminuendo i livelli di investimento, ostacolando il corretto funzionamento del mercato interno e intaccando le finanze pubbliche. Che assuma la forma di corruzione politica, di attività di corruzione commesse da e con l´aiuto di gruppi della criminalità organizzata, di corruzione tra privati o della cosiddetta piccola corruzione, l´abuso di potere per il profitto personale non è accettabile e può avere pesanti ripercussioni. Cecilia Malmström, Commissaria per gli Affari interni, ha dichiarato: «La lotta alla corruzione deve essere una priorità. Sul piano internazionale ed europeo esistono quadri giuridici sufficientemente sofisticati, ma a livello degli Stati membri dell´Ue l´attuazione è alquanto disomogenea. A mio avviso, i politici e le istanze decisionali non sono sufficientemente determinati a combattere questo reato. (…). Sconfiggere la corruzione è una lotta continua e le misure che presentiamo oggi non sono che una parte di una risposta più ampia alle sfide che la corruzione lancia alle nostre società.» Le misure anticorruzione - Il pacchetto anticorruzione adottato ieri consiste in: una comunicazione sulla lotta alla corruzione nell´Ue, che delinea gli obiettivi della relazione anticorruzione dell´Unione europea e gli aspetti pratici del suo funzionamento. Nella comunicazione la Commissione illustra come l´Ue dovrebbe riservare maggiore spazio alle questioni legate alla corruzione in tutte le sue politiche interne ed esterne pertinenti; una decisione della Commissione che istituisce il meccanismo di relazione anticorruzione dell´Unione europea; il nuovo meccanismo di valutazione identificherà le tendenze e le carenze che devono essere affrontate dagli Stati membri, oltre a incoraggiare l´apprendimento tra pari e lo scambio delle migliori pratiche. A partire dal 2013, la Commissione pubblicherà tale relazione con cadenza biennale, basandosi sui contributi di numerose fonti, tra cui i meccanismi di monitoraggio esistenti (del Consiglio d´Europa, dell´Ocse e delle Nazioni Unite), il parere di esperti indipendenti, delle parti interessate e della società civile; una relazione sull´attuazione della decisione quadro 2003/568/Jha del Consiglio relativa alla lotta contro la corruzione nel settore privato; una relazione sulle modalità di partecipazione dell´Unione europea in seno al Gruppo di Stati del Consiglio d´Europa contro la corruzione (Greco), per creare sinergie tra i due meccanismi. Prossime tappe- Il pacchetto di misure adottato rientra nel più ampio programma inteso a proteggere l´economia legale europea, in linea con quanto stabilito nella strategia di sicurezza interna dell´Ue in azione, presentata dalla Commissione nel novembre 2010 (Ip/10/1535). La Commissione darà seguito alla proposta odierna presentando nel corso dell´anno una modernizzazione delle norme dell´Ue concernenti la confisca dei proventi di attività illecite, una strategia per migliorare le indagini sui reati finanziari negli Stati membri entro il 2012, e un piano d´azione sulle modalità di perfezionamento della raccolta di dati statistici sulla criminalità. La Commissione lavorerà altresì in stretto contatto con agenzie dell´Ue quali Europol, Eurojust e Cepol, nonché con l´Olaf, al fine di intensificare la cooperazione giudiziaria e di polizia e di migliorare la formazione delle autorità di contrasto al crimine; si adopererà per modernizzare la normativa dell´Ue in materia di appalti pubblici, norme contabili e modalità di audit delle imprese dell´Unione; adotterà nel 2011 una strategia per combattere le frodi a danno degli interessi finanziari dell´Ue. In parallelo, la Commissione accorderà maggiore rilievo alle questioni anticorruzione all’interno del processo di allargamento dell’Ue e, insieme all’Alto Rappresentante, nel quadro della politica di vicinato, ricorrendo maggiormente alla condizionalità nelle politiche in materia di cooperazione e sviluppo.  
   
   
IL MANDATO DI ARRESTO EUROPEO SOTTO ACCUSA  
 
Strasburgo, 8 giugno 2011 - Dimostrazione di fiducia reciproca e arma vitale nella lotta al terrorismo e al crimine organizzato, il "mandato di arresto europeo" è stato di recente chiamato in causa per l´uso a volte indiscriminato dell´estradizione tra Stati membri, anche per reati minori. Eurodeputati di tutti gli schieramenti hanno sollevato la questione e ne discuteranno in Aula mercoledì. Introdotto nel 2004, anche in reazione all´11 settembre, il mandato d´arresto europeo (Mae) è una procedura di estradizione accelerata tra gli Stati membri, pensata per colpire sospetti terroristi e chi è accusato di crimini gravi. Tuttavia la definizione di "reato grave" si è dimostrata molto aperta alle interpretazioni e soggetta alle diverse tradizioni giuridiche dei paesi europei. E il mandato rischia di essere vittima del suo successo. Un uso in continuo aumento... Il Mae permette alle autorità degli Stati membri di chiedere l´arresto e l´estradizione delle persone sospette in tutta l´Ue, indipendentemente dal loro paese di origine, per una gamma di reati molto ampia, e anche se il crimine non è contemplato nella legislatura del paese di cittadinanza o dello Stato in cui il sospetto si trova al momento dell´arresto. Secondo gli ultimi dati disponibili, più di 70 000 mandati di arresto europeo sono stati emessi tra il 2004 e il 2010 e più di 12 000 sono stati eseguiti con successo. La nuova procedura ha inoltre accorciato la durata media delle richieste di estradizione da un anno ad appena un paio di settimane. Nel 2009 è stata la Polonia a guidare la classifica con 4 844 mandati emessi, seguita dalla Germania con 2 433, la Romania con 1 900, la Francia con 1 240, l´Ungheria con 1 038 e i Paesi Bassi con 530. Crescenti preoccupazioni... Il fondatore di Wikileaks, Julian Assange è probabilmente la più illustre vittima del mandato di arresto europeo, che è stato utilizzato con successo per fermare anche sospetti terroristi, rapinatori e trafficanti di droga. Tuttavia molti altri casi hanno dimostrato il potenziale di abuso del sistema, come le situazioni in cui i mandati vengono legalmente respinti, ma i sospetti sono comunque arrestati una volta varcata la frontiera o, come riportato dal Consiglio, i mandati d´arresto emessi per il furto di due pneumatici, un maialino, una bicicletta o il "possesso di 0,45 grammi di cannabis". Episodi che possono far sorridere, ma per Parlamento e Consiglio minano la credibilità del sistema.E domande difficili - Nell´interrogazione orale al Consiglio e alla Commissione, i deputati di tutti i gruppi politici hanno esaminato la questione, parlando di "uso sproporzionato" del mandato di arresto europeo nei reati minori e sollevando diverse questioni. Quella della tutela dei diritti degli imputati durante i processi all´estero e di un´ adeguata rappresentanza legale sia nel paese di origine che in quello d´arresto; delle condizioni carcerarie di diversi Stati membri, e della gestione dei casi in cui il Mae è legalmente rifiutato, ma lo Stato di emissione persiste nel tentativo di arrestare il sospetto. Rappresentanti del Consiglio e della Commissione risponderanno alle domande in un dibattito, l´8 giugno.  
   
   
EUROPA E L’INSOSTENIBILE PESANTEZZA DEL DEBITO PUBBLICO LO SCENARIO, TALVOLTA INQUIETANTE, DESCRITTO DALL’ECONOMISTA JüRGEN VON HAGEN  
 
Trento, 8 giugno 2011- La crisi ha portato a revisioni delle regole della politica fiscale nel contesto dell´euro-zona. Le misure però rischiano di intervenire troppo tardi e di non essere sufficienti. Ciò di cui abbiamo bisogno è una cornice comune all´interno della quale affrontare i rischi di ripudio del debito sovrano nell´area dell´Euro. L’economista Jürgen von Hagen indica, il 3 giugno, le misure: politiche fiscali solide e basate su interessi comuni. Jürgen von Hagen è il classico docente tutto d’un pezzo, cresciuto nel rigore dei dettami della scuola economica tedesca. Oggi è docente di Economia presso l’Università di Bonn e direttore dell’Institut für Internationale Wirtschaftspolitik, oltre che editore della “European Economic Review”, ma sopratutto è stato consulente economico del Fondo Monetario Internazionale (Fmi), della Banca Mondiale, della Commissione europea e della Banca Centrale Europea (Bce), e di molti governi in Europa e oltre. La sua lettura del debito pubblico che grava sull’Europa e sulle prossime generazioni del nostro continente, è una lezione che partendo dall’economia politica, abbraccia i principi del coordinamento politico nelle economie aperte, per arrivare all’integrazione economica europea, senza dimenticare la finanza internazionale e pubblica, e la temuta teoria politica e monetaria. L’economista tedesco indica due principi - politiche fiscali solide e basate su interessi comuni - su cui concentrare gli orientamenti di massima anche per le politiche di risanamento e sui quali i Governi hanno incominciato a trovare le prime intese. “Fino ad oggi - spiega il docente - gli Stati europei cercano delle intesi comuni, anche se in Europa non c’è ancora obbligo di applicazione dei principi”. L’euro gruppo non ha capacità sanzionatorie, né ha capacità di farsi ascoltare da parte dei singoli Governi. L’idea di sostenibilità delle finanze pubbliche, ovvero finanze solide, è strettamente legato al concetto di vincolo di bilancio, con cui si impone ad ogni Stato il limite di spese riferito alle risorse disponibili. “La tendenza attuale - dice von Hagen - vede invece i governi interessati a pagarsi i debiti nel lungo termine di pagarsi”. L’unione ha interesse di limitare il debito pubblico, così come il limite di bilancio deve valere per l’Unione ma non per i singoli stati. “Sulla base di questa osservazione - ha continuato von Hagen - uno Stato indebitato e in difficoltà può essere salvato se gli altri stati decidono di intervenire in suo soccorso. Certo è che maggiore è il rischio per gli stati grandi perché nessun stato piccolo potrebbe intervenire in suo soccorso ed assumersi l’onere del risanamento”. In altre parole, l´Italia non può essere salvata dal debito pubblico, cosa invece che potrà succedere per Grecia e Portogallo. Le politiche fiscali non dovrebbero essere limitate nel breve termine mentre l’obiettivo è la stabilità del lungo periodo ed è in questa prospettiva che vanno insediate le misure di salvataggio di qualsiasi stato. A partire dagli anni ’90, il debito pubblico è andato aumentando negli stati maggiori, con un’inversione verso la metà degli anni 90, quando il debito è aumentato negli stati più piccoli. L’arrivo della crisi ha toccato gli stati grandi e questo significa che i ministri dei grandi paesi non hanno interesse a rientrare nei parametri comunitari.  
   
   
MARONI: SULL´IMMIGRAZIONE MANCA L´EUROPA PER IL MINISTRO LA LEGISLAZIONE ITALIANA È ADEGUATA E MIGLIORE RISPETTO AGLI ALTRI PAESI UE  
 
Trento, 8 giugno 2011 - Il ministro dell´interno Roberto Maroni, il 3 giugno, ha affrontato al teatro Sociale di Trento, dialogando con Giovanni Peri, docente all´Università di California e alla Bocconi, il tema di chi deve governare le politiche dell´immigrazione. Ad introdurre l´incontro il giornalista Dario Di Vico. Secondo Maroni "in Italia non esiste una carenza legislativa in questa materia; la legislazione vigente mette in campo tutti gli strumenti necessari sia per contrastare l´immigrazione clandestina sia per gestire i flussi regolari. Ciò che manca, invece, è una politica concertata a livello europeo." Il dibattito è stato aperto dal professor Peri, che ha portato il punto di vista degli economisti. "L´economia sostiene che la mobilità delle persone porta dei vantaggi all´economia nel suo complesso. Ma nel mondo solo il 3% delle persone lavora in un paese diverso da quello in cui è nato, mentre il commercio estero dei paesi è in media il 20% del Pil. La mobilità delle persone è quindi più limitata rispetto a quella delle merci. Tuttavia l´immigrazione è crescita: in Italia è passata dall´1 al 7% in circa 15 anni. Ciò che determina le migrazioni sono essenzialmente tre fattori: il divario economico fra paesi ricchi (Ocse) e resto del mondo; la spinta demografica nei paesi in cui si origina l´emigrazione; la presenza di una domanda di lavoro, di servizi che non viene soddisfatta, nei paesi di accoglienza (il caso esemplare è quello delle badanti)." Gli immigrati "rubano" il lavoro ai nativi o invece sono di aiuto alle economie che li ricevono? Gran parte degli studi dimostra che la maggioranza degli immigrati non tolgono lavoro agli autoctoni, ma coprono servizi altrimenti disertati dagli autoctoni e aiutano a tenere basso il costo di tali servizi. Un dato interessante semmai è che la mobilità - in termini di propensione ad emigrare - è più alta in chi ha un titolo di studio elevato piuttosto che in chi ha un titolo basso. La capacità dei paesi riceventi di "attrarre" cervelli in futuro farà quindi la differenza. Sul piano fiscale, infine, sembra che gli immigrati sono più contributori netti che riceventi; ciò soprattutto perché i migranti sono in gran parte giovani. In definitiva, quindi, le migrazioni sarebbero in realtà una opportunità per i paesi ricchi. Per quanto riguarda i paesi poveri il dibattito è aperto: da un lato ci sono le rimesse, che rappresentano ormai una voce importante di molte economie, dall´altra il "costo" determinato dalla fuga dei giovani in possesso di qualifiche più elevate (mitigato dal fatto che ormai una quota di migrazioni è determinata da migranti "tornanti", che dopo qualche anno rientrano in patria). L´italia infine, sembra fare difetto di una politica attiva dell´immigrazione. Si procede per sanatorie, manca una politica di selezione degli immigrati e mancano canali preferenziali per attrarre i "cervelli". Maroni è partito da qui per proporre innanzitutto la distinzione fra immigrazione regolare e irregolare, e all´interno di questa seconda categoria fra migranti economici e richiedenti asilo (sulla base delle regole europee). "Non sempre è facile distinguere in base al paese di provenienza: ad esempio, non tutti coloro che arrivano dalla Libia sono effettivamente dei richiedenti asilo. Non c´è nemmeno un modello unico a cui rifarsi: tutti i modelli funzionano per un certo periodo, poi - lo si è visto in Germania - devono essere rivisti. In quanto a Usa e Canada, hanno una differenza fondamentale rispetto all´Italia: il controllo dei propri confini, mentre in Europa i confini fra i paesi membri sono caduti. A fronte di ciò, non esiste un modello europeo unico sia di contrasto all´immigrazione irregolare sia di accoglienza dei migranti. Qualche cosa si sta facendo, nel senso di trasferire al Parlamento europeo la possibilità di emanare direttive e regolamenti; ma abbiamo ancora un 95% di legislazione nazionale e un 5% di legislazione europea. In Italia, la prima normativa è stata la legge Martelli, all´inizio degli anni ´90. Poi la legislazione si è via via evoluta. Gli obiettivi fondamentali: contrastare l´immigrazione clandestina e creare flussi di immigrazione regolare. Oggi il fenomeno più rilevante non è tanto l´arrivo dei migranti clandestini via mare, ma l´arrivo regolare di migranti - via terra - che poi diventano irregolari (perché si fermano dopo lo scadere del permesso di soggiorno). Per questi clandestini non ci sono che due alternative: o i rimpatri o le regolarizzazioni (sanatorie). La Bossi-fini ha adottato un principio molto criticato ma poi in realtà adottato anche da altri paesi, come la Spagna: legare l´immigrazione al possesso di un contratto di lavoro. Mi sembra un principio assolutamente corretto, fatta salva la difficoltà di applicarlo correttamente e in tutti i paesi. Sul piano normativo, quindi, il sistema legislativo italiano, per quanto suscettibile di aggiornamenti periodici, è soddisfacente. Sul piano dei diritti, parimenti, in Italia gli immigrati godono di diritti maggiori che in altri paesi europei. Ad esempio nel mondo del lavoro l´immigrato assunto regolarmente gode dello stesso trattamento dei lavoratori italiani: in altri paesi invece si applicano criteri e trattamenti - anche salariali - diversi." Dov´è allora che le cose non funzionano? Secondo Maroni "nel raccordo fra i 27 stati europei. Così l´emergenza umanitaria che abbiamo vissuto da gennaio, quando è scoppiata la ´rivoluzione dei gelsomini´ ha visto l´Europa drammaticamente assente." Il professor Peri ha rilanciato proponendo di migliorare i canali di reclutamento di manodopera regolare, anche con l´aiuto delle associazioni imprenditoriali e di quelle create dagli immigrati. Maroni a sua volta ha spiegato che la legislazione attuale, nello stabilire le "quote" di immigrati regolari da accogliere nel Paese, già prevede di fatto la consultazione delle categorie datoriali. Non solo, la legge prevede che il datore di lavoro debba prima dimostrare che per quel determinato impiego non esistono lavoratori autoctoni disoccupati da assumere. Ciò ovviamente per prevenire l´esplodere di conflitti fra disoccupati italiani e lavoratori stranieri. Tuttavia questa norma di fatto non viene applicata. "Un problema ulteriore - ha detto Maroni - è dato dal fatto che a volte i datori di lavoro preferiscono assumere un giovane immigrato che un lavoratore italiano ultracinquantenne, per questioni legate al costo del lavoro." Riguardo alle politiche attive per "attrarre cervelli" dai paesi in via di sviluppo e in particolare del Nordafrica, Maroni ha detto che non sembra corretto sottrarre risorse preziose a quelle realtà, ma semmai favorire il loro progressivo sviluppo, accompagnato ovviamente da una crescita dei processi di democratizzazione. Peri ha obiettato che una quota di persone se ne andrà comunque dai paesi di origine; studi recenti dimostrerebbero inoltre come dopo alcuni anni i migranti spesso ritornino in patria riportando a casa un bagaglio prezioso di competenze e creando network transnazionali. "Dipende dai momenti storici - ha replicato a sua volta Maroni -; un conto è l´India, un conto i tunisini che in questi mesi sono sbarcati sulle nostre coste. Dubito che i 24 mila tunisini arrivati in Italia pensino a ritornare in patria nel prossimo futuro. E la cosa strana è che adesso, dopo la rivoluzione del Gelsomini, dovrebbero aprirsi prospettive nuove e più incoraggianti. E´ prioritario dunque che l´Europa sviluppi un piano di aiuti comune per il Nordafrica, che lavori per una integrazione delle economie fra un lato e l´altro del Mediterraneo, che incoraggi la crescita della democrazia. E´ una sfida che non sono certo l´Europa abbia compreso. Se l’Europa non si muove, però, o manda giù solo le bombe, o a ottobre ci troveremo di fronte ad una situazione dieci volte peggiorata rispetto a quella attuale." Ci sono però due terreni secondo il ministro su cui l´Europa si sta muovendo, anche se con lentezza: la creazione di un sistema comune di asilo, che superi i 27 sistemi normativi attuali (ma ci sono resistenze di alcuni stati membri), e i rapporti con gli stati terzi (l´Italia ha sottoscritto una trentina di accordi bilaterali con paesi africani in materie che vanno dalla sicurezza all´immigrazione clandestina, e altrettanto fanno altri paesi europei). "E´ L´europa che deve fare gli accordi - ha concluso - e non i singoli stati."  
   
   
FORMIGONI: CATTURA MLADIC PASSO AVANTI PER SERBI INCONTRO TRA IL PRESIDENTE E IL MINISTRO DELL´ECONOMIA CIRIC  
 
 Milano, 8 giugno 2011- "La cattura di Ratko Mladic rappresenta per la Serbia un passo fondamentale verso l´Europa, che sgombera il campo da ogni ostacolo al dialogo e alla collaborazione". Con queste parole il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni ha salutato il ministro dell´Economia e dello Sviluppo regionale della Serbia, Nebojsa Ciric. L´incontro è avvenuto ieri a Palazzo Lombardia: al centro del colloquio i progetti di collaborazione tra la Lombardia e la Serbia. Pochi giorni fa, lo scorso 26 maggio, il generale serbo è stato arrestato dopo 16 anni di latitanza ed è stato estradato a L´aia per essere processato presso il tribunale penale internazionale per l´ex Jugoslavia. "Ci auguriamo - ha detto il ministro serbo - che la cattura di Mladic possa accelerare l´ingresso della Serbia nell´Unione europea. Crediamo nei valori dell´Europa e nelle relazioni con i suoi Paesi". Tra i rapporti bilaterali economici, al primo posto c´è per la Serbia quello con l´Italia e, in particolare, con i settori tessile, metalmeccanico ed energetico della Lombardia: la nostra regione è infatti la prima in Italia nell´interscambio con la Serbia, rappresentando da sola oltre un quarto dell´intero interscambio nazionale. "La collaborazione tra le università - ha sottolineato Formigoni - è quella che guarda al futuro. Il partenariato internazionale sarà sempre di più basato sull´intelligenza e sullo scambio di competenze". Sotto questo aspetto il ministro Ciric ha proposto al presidente di "concretizzare la collaborazione tra gli istituti universitari della Lombardia e della Serbia, con scambi di studenti e programmi congiunti per fare qualcosa che possa aiutare sia lo Stato che il settore privato": centrale, secondo il ministro, il rapporto con la Bocconi e il Politecnico di Milano. In quest´ottica dal 26 al 28 giugno è in programma a Belgrado una missione promossa da Regione Lombardia, che vedrà la partecipazione di università ed enti di ricerca lombardi, che si confronteranno sui temi della biotecnologia.  
   
   
REDDITO AUTONOMIA: MEGLIO ALTRE MISURE ESTENDERE STRUMENTO DELLA DOTE ANCHE AL WELFARE  
 
Milano,  8 giugno 2011- "Sinceramente non credo che il reddito di autonomia sia lo strumento più idoneo nell´attuale contesto economico e nella realtà". Lo ha ribadito l´assessore regionale alla Famiglia, Conciliazione, Integrazione e Solidarietà sociale Giulio Boscagli, intervenendo ieri al convegno ´Reddito di autonomia´, promosso dalla Caritas e dall´Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Al dibattito, dedicato al tema della lotta alla povertà, hanno partecipato, tra gli altri, il presidente della Caritas italiana monsignor Giuseppe Merisi e il direttore della Caritas Ambrosiana don Roberto Davanzo. "Abbiamo bisogno - ha spiegato Boscagli - di strumenti che facciano della valorizzazione dell´attivazione responsabile dei cittadini e della società civile il loro tratto distintivo. E´ questo il fulcro centrale su cui ragionare: strumenti che favoriscano la relazionalità, la coltivazione delle reti sociali più che il semplice stanziamento di sussidi". "Faccio queste considerazioni - ha spiegato Boscagli - anche partendo dalla consapevolezza che oggi non ci sono abbastanza risorse di provenienza pubblica per rispondere alle esigenze di welfare, e quindi emerge, più che mai, la necessità di coinvolgere altri attori nel finanziamento e nell´erogazione di questi servizi essenziali. Ma capite bene che il reddito minimo non è uno strumento su cui si possano far convogliare risorse ´aggiuntive´ rispetto a quelle pubbliche". L´assessore Boscagli ha ribadito invece la "bontà" dell´idea di fondo che muove la proposta della Caritas cioè: "la necessità di arrivare a forme di sostegno in qualche modo universali, che non dipendano dalla precedente posizione lavorativa della persona, dal tipo di azienda coinvolta o dal settore di appartenenza, ma che si strutturino in base alle condizioni personali e familiari del soggetto. In questo senso, secondo Boscagli, lo strumento della Dote, che Regione Lombardia ha già sperimentato nel settore dell´istruzione, della formazione e del lavoro, dovrebbe essere esteso anche al welfare". L´assessore Boscagli ha inoltre criticato "l´eccesso di sudditanza psicologica" che alcuni dimostrano rispetto al sistema anglosassone, "non paragonabile con il nostro per note ragioni storiche, che hanno portato la nostra regione, già nell´anno mille, a dotarsi di ospedali e associazioni che, nei secoli, sono diventate il cardine del Terzo settore". L´assessore Boscagli ha ricordato come sia "forviante paragonare la Lombardia alle Regioni a statuto autonomo, che ricevono dallo Stato maggiori entrate rispetto alla Lombardia". "Va da sé - ha detto in conclusione Boscagli - che è necessario agire sulla leva fiscale, mediante deduzioni o detrazioni sia a favore dei singoli sia a favore delle aziende e del Terzo settore. L´attuazione del federalismo fiscale resta perciò un passaggio decisivo di questo percorso avviato. Un primo passo in questa direzione è il progetto di legge n.66, che introduce per la prima volta nel nostro Paese il ´fattore Famiglia´, sia per definire le soglie di accesso ai servizi che per quantificarne la compartecipazione a carico della famiglia. Con questo istituto Regione Lombardia si candida a rideterminare le modalità di valutazione della situazione familiare".  
   
   
RAPPORTO BANKITALIA, L’EMILIA ROMAGNA SI IMPEGNA PER RILANCIARE IL SISTEMA ED ACCELERARE LA CRESCITA SOSTENIBILE ED INCLUSIVA  
 
Bologna, 8 giugno 2011 - « È la fotografia di un Paese in difficoltà. Per quanto riguarda l´Emilia Romagna ci impegnano a rafforzare ulteriormente le azioni per rilanciare il sistema ed accelerare la crescita sostenibile ed inclusiva. La disoccupazione, specialmente giovanile, la difficoltà ad entrare nel mondo del lavoro, il calo della ricchezza delle famiglie sono elementi preoccupanti». Lo ha detto l’assessore regionale alle Attività produttive Gian Carlo Muzzarelli a margine del convegno nell’Aula Magna della Facoltà di Economia dell’Università di Bologna, nel quale Bankitalia ha presentato il rapporto sull’economia dell’Emilia-romagna. «La Regione – ha aggiunto Muzzarelli - continua ad agire concretamente, per dare un contributo alla ripresa. Gli ultimi bandi con i quali abbiamo stanziato 15 milioni di euro per le imprese, mettendo come criterio preferenziale quelle che assumono lavoratori a tempo indeterminato e quelle guidate da imprenditori giovani, va in questo senso. A fronte di una fragile ed incerta ripresa occorre mantenere saldo l’asse dell’innovazione, della ricerca ed dell’internazionalizzazione, assicurando una finanza a servizio di imprese e famiglie per stimolare investimenti e lavoro nonché accellerare la ripresa con una nuova crescita sostenibile».  
   
   
MAREMMA L’ANDALUSIA TOSCANA? A GROSSETO CONFRONTO TRA LE DUE REGIONI  
 
Firenze, 8 giugno 2011 - L’andalusia è sicuramente una grande regione a vocazione turistica, ed ha raggiunto un meritato successo grazie al pieno utilizzo di tutte le proprie potenzialità. La Maremma, e con essa la Toscana, hanno la stessa capacità di sviluppare strade innovative per la valorizzazione del loro prodotto turistico? In una parola, la Maremma può diventare l’Andalusia toscana, anzi italiana? E’ la provocazione che è stata lanciata ieri a Grosseto in un convegno dedicato a questo tema, organizzato dalla locale Camera di commercio, cui ha portato il proprio contributo anche l’assessore regionale al turismo Cristina Scaletti. Erano presenti Giovanni Lamioni, presidente della Camera di Commercio di Grosseto, Leonardo Marras, presidente della Provincia di Grosseto, Maria Dolores Gala Moreno, responsabile del Dipartimento Commercio Interno e Turismo del Consiglio Superiore delle Camere di Commercio dell’Andalusia, Gerardo Jmenez Boixo, responsabile Area Internazionale e Turismo della Federazione Andalusa di Società Laborales. “Dobbiamo dare atto del grande lavoro fatto in Maremma per far emergere le proprie eccellenze e le proprie peculiarità. Il legame con i prodotti tipici, con l’enologia di qualità, con la purezza dell’ambiente, con il rispetto delle tradizione si sono dimostrati elementi vincenti – ha sottolineato l’assessore regionale nel suo intervento -. Le iniziative dell’amministrazione pubblica e la positiva sinergia con la Camera di commercio e il sistema delle imprese hanno portato ad una indubbia valorizzazione del patrim0onio locale, e permesso di far emergere molte testimonianze storiche e monumentali, oltre che ambientali. Basti pensare ai numerosi siti archeologici di rilevanza internazionale che hanno fornito un contributo determinante nella conoscenza delle popolazioni etrusche. Non è un caso che la Regione Toscana abbia affidato a questo territorio, ponendola in capo alla Provincia, la gestione del progetto interregionale dedicato proprio agli Etruschi di cui siamo capofila e di cui fanno parte Umbria e Lazio. Per questo, se pure contenti e pronti ad ogni confronto costruttivo, possiamo fare a meno di modelli precostituiti”. La Maremma non è solo la riscoperta di produzioni enogastronomiche, favorita anche da importanti investimenti nelle produzioni agricole, ma anche una offerta di paesaggio che rappresenta oggi come ieri un luogo di ricreazione e ristoro dello spirito. Questi elementi non solo vanno difesi gelosamente ma vanno anche potenziati ed esaltati, ha aggiunto l’assessore. In questa direzione, il connubio Maremma/toscana non può che potenziarsi a vicenda, non eludersi l’un l’altro. “Offrire al turista e al viaggiatore la possibilità di scoprire le mille Toscane esistenti e la potenza delle nostre diversità che si riuniscono in valori condivisi (quali l’orgoglio di appartenere ad una unica terra, la voglia di imitarsi ma anche di superarsi, l’accoglienza, il desiderio di trasmettere la nostra storia) è una grande sfida, il miglior modo per portare il locale nel globale, per far comprendere che la nostra storia è un presente di successo e di modernità”. In questa direzione una proposta giovane, la Maremma, e una affermata, la Toscana, possono aiutarsi a vicenda. La Maremma è la scoperta , è la Toscana nascosta che offre nuove esperienze di vita e di viaggio. “Sono i temi su cui la Regione sta lavorando da anni – ha aggiunto Scaletti -, la campagna “Voglio Vivere Così” è stata il contenitore di stimoli per attirare il viaggiatore, non solo il turista. Fare della vacanza una esperienza interiore è il messaggio che abbiamo cercato di trasmettere. E riteniamo che questa scelta abbia contribuito a mantenere un numero di presenze sul territorio regionale elevato, primi in Italia a tornare ai numeri pre-crisi mondiale. Nello stesso tempo, abbiamo puntato sull’innovazione e sull’utilizzo dei più moderni strumenti della promozione turistica on-line. In questa direzione, anche Grosseto ha svolto nell’ultimo anno un’azione di rilievo, legata ai social media in coordinamento con la campagna regionale”. In questo contesto, è la conclusione dell’assessore, non adagiarsi, rimanere curiosi del confronto con altre esperienze di successo, come appunto l’Andalusia, rappresenta uno stimolo per continuare sulla strada intrapresa nella ricerca del miglioramento.  
   
   
10 MILIONI E 300 MILA EURO PER IL BACINO DI CALDOGNO DAI FONDI FESR COMUNITARI PER SALVARE VICENZA E PADOVA DALL’ALLUVIONE.  
 
Venezia, 8 giugno 2011 - “Dieci milioni e 300 mila euro stanziati con i fondi Por Fesr (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale) per coprire la spesa di realizzazione del bacino di laminazione a Caldogno, capace, se non di impedire, certamente di limitare al massimo fenomeni alluvionali a Vicenza come nel padovano: questa è la proposta operativa forse più pregnante, sicuramente la più impegnativa, uscita dal Tavolo di partenariato Por Fesr riunitosi oggi a Venezia”. E’ stato Roberto Ciambetti, assessore regionale ai Programmi Operativi Regionali del Fondo Europeo di Sviluppo, a presentare una serie di proposte di modifica agli interventi già programmati, che dovranno ora essere recepite dalla giunta regionale. Tra varie modifiche, molte delle quali di carattere tecnico, la più significativa è la concentrazione di fondi per il bacino di Caldogno. “In altri casi – ha spiegato Ciambetti – abbiamo cercato di adeguare i finanziamenti dei Fondi Fesr alle esigenze dei comuni i quali non avrebbero potuto realizzare molte opere perché vincolati dal cosiddetto Patto di stabilità. Adeguando il finanziamento comunitario, invece, possiamo dare il via libera ad una serie di interventi che altrimenti sarebbero rimasti al palo”. Nel corso dell’incontro con tutti i protagonisti del tavolo di concertazione è emerso un dato:“la necessità di rivedere le linee di intervento – ha detto Silvia Chiarini in rappresentanza degli Industriali veneti – che erano state individuate prima della grande crisi di questi anni e che dunque oggi non rispondono più alle esigenze reali dell’economia e della società”. Questa tesi è stata ripresa con forza anche da parte delle organizzazioni sindacali. “Concordo con questa lettura – ha detto Ciambetti – perché dobbiamo davvero ricalibrare gli interventi rispetto agli scenari attuali: non a caso io stesso ho caldeggiato la concentrazione di fondi per il bacino di Caldogno, per risolvere una situazione che forse qualche anno fa non era stata tenuta in debita considerazione”  
   
   
REFERENDUM DEL 12-13 GIUGNO: I SERVIZI DEL COMUNE DI MILANO PER I CITTADINI ELETTORI  
 
Milano, 8 giugno 2011 - Domenica 12 e lunedì 13 giugno i milanesi sono chiamati alle urne per esprimersi su 4 referendum popolari nazionali abrogativi e su 5 referendum cittadini consultivi di indirizzo su temi di carattere ambientale. Il testo dei quesiti è disponibile sul sito internet del Comune www.Comune.milano.it/  alla voce “Referendum 12-13 giugno 2011”, insieme ad altre informazioni utili relative a quando si vota, come si vota, chi vota, documenti per votare, servizio ai disabili, italiani all’estero, banca dati elettorale, componenti di seggio. Per permettere a tutti i cittadini di esercitare il diritto di voto, il Comune ha predisposto una serie di servizi che consentono agli elettori di ritirare/ottenere la tessera elettorale e prorogare/ottenere la carta di identità. È stato inoltre predisposto un servizio gratuito per l’accompagnamento ai seggi delle persone disabili residenti a Milano. 1. Affluenze e risultati Sul Portale Del Comune - A partire da domenica 12 giugno, il portale del Comune pubblicherà i dati relativi all’affluenza alle urne e allo spoglio delle schede. I dati sull’affluenza saranno aggiornati alle ore 12.00, 19.00 e 22.00 di domenica 12 giugno e alle ore 15.00 di lunedì 13 giugno. Successivamente saranno pubblicati i dati relativi allo spoglio delle schede. Per seguire in diretta i risultati dei referendum sarà inoltre disponibile un’Applicazione Mobile all’indirizzo http://referendum.Comune.milano.it/app.html   Le operazioni di scrutinio avranno inizio nella stessa giornata di lunedì 13 giugno. Si partirà dai quattro referendum nazionali e successivamente, senza interruzione, si procederà con i referendum cittadini. 2. Quando E Dove Si Vota - I seggi saranno aperti domenica 12 giugno dalle 8 alle 22 e lunedì 13 giugno dalle 7 alle 15 . Per sapere in quale seggio recarsi a votare, gli elettori possono rivolgersi - con la tessera elettorale alla mano - all’Infoline 02.02.02 o consultare il sito internet del Comune all’indirizzo: http://referendum.Comune.milano.it/dove-voto.html  Per esprimere il proprio voto, i cittadini dovranno presentarsi al seggio con un documento di identità valido e la tessera elettorale. 3. Come Ritirare/ottenere Una Nuova Tessera Elettorale - I cittadini che non hanno ancora provveduto a ritirare la tessera elettorale o l’hanno smarrita, possono rivolgersi al salone anagrafico di via Larga 12, all’Ufficio Elettorale di via Messina 52 e presso le delegazioni anagrafiche decentrate. Coloro che intendono ritirare le tessere elettorali di altre persone (anche non parenti) devono presentare copia dei documenti di identità degli interessati (passaporto, carta di identità o patente). 4. Come prorogare/Ottenere La Carta Di Identità - Sabato 11 e domenica 12 giugno tutte le sedi dell’Anagrafe, quella centrale di via Larga e le delegazioni decentrate, saranno aperte al pubblico per richiedere la carta di identità o prorogare la scadenza di quella in possesso. 5. Orari Di Apertura Degli Sportelli - Orari di apertura dell’Anagrafe di via Larga 12 e dell’Ufficio Elettorale di via Messina 52: fino a venerdì 10 giugno dalle 8.30 alle 19.00 (dopo le 15.30 gli sportelli saranno aperti esclusivamente per il rilascio delle carte di identità e delle tessere elettorali dei residenti) sabato 11 giugno dalle 8.30 alle 20.00; domenica 12 giugno dalle 8.00 alle 22.00; lunedì 13 giugno dalle 7.00 alle 15.00. Orari di apertura delle delegazioni anagrafiche decentrate: fino a venerdì 10 giugno dalle 8.30 alle 13.00 e dalle 14.30 alle 15.30; sabato 11 e domenica 12 giugno dalle 8.30 alle 12.30 e dalle 14.00 alle 17.00; lunedì 13 giugno dalle 8.30 alle 12.30 e dalle 14.00 alle 15.00. Nelle giornate di sabato, domenica e lunedì gli sportelli della sede di via Larga e delle delegazioni decentrate saranno aperti solo per le carte di identità e le tessere elettorali. 6. Servizi Per I Disabili - Il Comune ha organizzato un servizio per il trasporto al seggio e il riaccompagnamento al domicilio delle persone disabili residenti a Milano, in taxi o minibus attrezzati. Può essere richiesto direttamente all´Ufficio Autopubbliche del Comune telefonando ai numeri 02.88465290/2/4, o per fax al numero 02.88465293, o per e-mail a: Mta.autopubbliche@comune.milano.it  La richiesta va inoltrata domenica 12 giugno dalle 8.00 alle 21.00 e lunedì 13 dalle 8.00 alle 14.00. Il servizio è a disposizione dei disabili muniti di idonea certificazione dell’autorità sanitaria competente, attestante lo stato di inabilità. Per chiarimenti e informazioni si può telefonare all’Ufficio Autopubbliche fino a venerdì 10 giugno, dalle 8.00 alle 12.30 e dalle 13.30 alle 16.00 ai numeri 0288465290/2, inviare un fax allo 02.88465293, o una e-mail a Mta.autopubbliche@comune.milano.it    
   
   
PISAPIA: “MILANO CITTÀ DEL DIALOGO”  
 
 Milano, 8 giugno 2011 - “Milano è una città accogliente e ospitale e non può in alcun modo diventare la sede in cui si riproduce uno scontro che da troppo tempo non trova una soluzione positiva e pacifica. Milano è gemellata con Tel Aviv e con Betlemme e deve continuare a essere un punto di incontro fra culture, popoli e civiltà. Anche per queste ragioni la nostra città ospiterà Expo 2015 e continuerà a lanciare messaggi di pace e di dialogo. Milano ospiterà, come previsto, la manifestazione Unexpected Israel e proporrà nei prossimi mesi un’iniziativa perché venga conosciuta la realtà attuale della Palestina. Siamo stati protagonisti in queste settimane dell’avvio di una stagione di cambiamento e di stimolo per nuove opportunità di rilancio della nostra città e della nostra visione pacifica e cooperativa delle relazioni internazionali”  
   
   
ECONOMIA TRENTINA: E´ IL TEMPO DI FARE "GIARDINAGGIO ECONOMICO"  
 
 Trento, 8 giugno 2011- La crisi ha imposto un cambio di passo anche in Trentino: si parla di radicali accelerazioni che richiedono coraggio di innovare. L’azione stimolatrice pubblica locale si confronta con un nuovo modello di sviluppo economico e con i suoi tempi veloci. Si è parlato il 4 giugno nella "Tenda aperta" dell’economia trentina in piazza Duomo, a Trento, della scelta di selettività degli aiuti pubblici alle imprese, che premia non solo la qualità di impresa e di lavoro, ma anche la predisposizione all’innovazione e all’apertura all’esterno. Dobbiamo fare "economic gardening" - ha affermato Paolo Spagni, dirigente generale di dipartimento Industria, artigianato e miniere della Provincia autonoma di Trento, usando questa metafora per illustrare il nuovo indirizzo della politica economica provinciale. “Giardinaggio economico significa curare il terreno produttivo come in un parco si curano con lo stesso amore alberi, fiori, fino all’ultimo filo d’erba, ma anche potare le piante avvizzite, e in particolare dare il concime (vale a dire gli aiuti pubblici) solo alle piante che possono crescere evitando di alimentare i parassiti". Dare lavoro qualificato alle imprese (sono 300 aiutate ogni anno con un fondo di 140 milioni di euro) - ha proseguito Spagni - è più importante che dare loro denaro. "La fase tre della manovra anticrisi in Trentino si concentra sulla domanda pubblica intesa come incentivo alle imprese, soprattutto per lo sviluppo di potenziali come i settori dell’energia e dell’Ict. Quest’anno la società Informatica trentina è passata da 13 milioni dell’anno scorso ai a 23 milioni di euro riversati sulle imprese locali dell’Ict. La politica di bilancio ha premiato i trasferimenti alle imprese anche grazie a procedure a sportello, non a bando". Trentino Sviluppo è l’esempio di una società pubblica che controlla le risorse per dare aiuti finanziari e immobiliari alle imprese. La società pubblica mobilita a favore delle imprese 500 milioni di euro in tre anni". E per il direttore generale Stefano Robol la società deve essere considerata attuatore e non l’interprete delle politiche pubbliche del Trentino. “Non siamo un centro di decisione, attuiamo linee di indirizzo politico, come quelle relative ai nuovi parchi scientifici tecnologi, perché l’incrocio tra ricerca e impresa è sempre più strategico. Cerchiamo di sviluppare le vocazioni naturali, piuttosto che improvvisarci in nuove. Come il polo della meccatronica di Rovereto”. Per Pierangelo Baldo, responsabile della Confindustria di Trento, gli incentivi di tipo tradizionale sono stati fondamentali per superare i primi tre anni della crisi. “Detto questo possiamo parlare di indirizzo futuro: come Confindustria accogliamo i nuovi indirizzi che vengono dal governo provinciale come la spinta verso l´innovazione e l´ internazionalizzazione delle imprese. Per noi il problema in Trentino è quello della crescita, come nel resto d’Italia. Dobbiamo cambiare passo per essere competitivi almeno in Europa, ben venga la ricerca che dia un impulso alla ripresa”. Dall’osservatorio della Cisl, Michele Bezzi ha affermato che il primo obiettivo è per un supporto pubblico diverso e nuovo per sostenere i giovani, che anche se formati, non trovano lavoro. “Bisognerebbe trovare un nuovo sistema per collegare il mondo della formazione e il mondo dell’impresa. Per noi la formazione deve essere continua”.  
   
   
VDA: AMMORTIZZATORI IN DEROGA 2011/2012: FIRMA DEL PRESIDENTE ROLLANDIN E DELLE PARTI SOCIALI PER IL NUOVO ACCORDO  
 
 Aosta, 8 giugno 2011 - Il Presidente della Regione Valle d’ Aosta Augusto Rollandin ha firmato nel pomeriggio di ieri il nuovo accordo per gli ammortizzatori sociali in deroga per il biennio 2011-2012. A siglare l’accordo sono stati Gianclaudio Vardanega (Inps di Aosta), Patrizia Napoli (Italia Lavoro), Edda Crosa (Confindustria Vda), Silvana Perucca (Adava), Emilio Cenghialta (Ascom), Cesare Grappein (Cna), Marino Vicentini (Associazione Artigiani Vda), Patrizia Marcigaglia (Confartigianato Vda), Ennio Maison (Fédération D. Coopératives), Domenico Falcomatà (Cgil), Riccardo Monzeglio (Cisl), Ramira Bizzotto (Uil), Guido Corniolo (Savt), Tommaso Auci (Ugl). Il nuovo testo dell’Accordo “Ammortizzatori In Deroga anni 2011/2012” si è reso necessario a seguito dell’Intesa Stato Regioni, siglata il 20 aprile scorso, per regolamentare il finanziamento degli ammortizzatori sociali per gli anni 2011-2012. La nuova intesa prevede che il 60 per cento della copertura della “cassa” sia a carico dello Stato, il 40 per cento in quota a Regioni (prima era il 30 per cento). Aumenta quindi la partecipazione delle Amministrazioni regionali pur rimanendo ferma la quota massima già definita nell´accordo per il 2009-2010. Immutato anche l´impegno del Governo a dare piena copertura agli ammortizzatori qualora le risorse definite non fossero sufficienti. «La Regione Valle d’Aosta – spiega il Presidente Rollandin - si fa pertanto carico, per altri due anni, dimostrando un doveroso senso di responsabilità, dato il difficile momento congiunturale, di una quota maggiore di cofinanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga. Accanto a questo impegno viene inoltre confermato con forza il progetto e l’investimento per le politiche attive, cioè per la formazione e le iniziative di accompagnamento o reinserimento al lavoro, interamente di competenza della Regione». Nel corso dei primi mesi del 2011 gli interventi di ammortizzatori sociali in deroga sono proseguiti, ma la firma dell’Intesa ha indotto la Regione e le parti sociali valdostane a stipulare questo nuovo Accordo che ha validità 2011/2012, apportando modifiche e integrazioni ai provvedimenti inerenti le misure anticrisi. In particolare, con il nuovo documento si è concordato sulla necessità di confermare per il biennio 2011 – 2012 i criteri, le procedure per l´accesso ed i destinatari dei trattamenti relativi alla Cassa Integrazione Guadagni in Deroga, modificando, invece, le procedure per accedere all’indennità di Mobilità in Deroga, ampliandone il novero dei beneficiari. Le novità riguardano: in generale: 2011/2012 - i trattamenti di Cig e Mobilità in deroga sono autorizzati fino al 31/12/2011 (pur in presenza di un Accordo con validità biennale); l’obbligatorietà, prima del ricorso agli ammortizzatori in deroga, dell’utilizzo di tutti gli strumenti di sostegno al reddito previsti dalla normativa vigente; il dettaglio, nel caso di crisi aziendale, delle tipologie di eventi che hanno portato alla richiesta del sostegno della “cassa”. L’indennità di mobilità in deroga contempla: lavoratori licenziati nel periodo 2011/2012; l’istanza per ottenere l’indennità di mobilità viene attivata dal lavoratore (e non più dall’Azienda), presso il Centro per l’Impiego territorialmente competente; possono beneficiarne anche i lavoratori con contratti di solidarietà difensivi (che prevedono una riduzione dell’orario al fine di evitare una riduzione del personale) e i lavoratori con contratti di lavoro intermittente (o a chiamata); rientrano nei beneficiari della misura anche i lavoratori subordinati ammessi al trattamento di mobilità ex lege 223/91, o di disoccupazione ordinaria che abbiano esaurito il predetto trattamento nel corso del 2011/2012 e che maturino il requisito pensionistico nei dodici mesi successivi; l’indennità di mobilità in deroga è erogata per un periodo non superiore ai 6 mesi. Per la cassa integrazioni guadagni in deroga: possono beneficiarne anche i lavoratori con contratti di solidarietà difensivi. Https://a1584.gastonecrm.it/uploads/file/05maggio/amm_der_vda_2011_2012_finale_.doc    
   
   
PRESENTATI I DATI RELATIVI AL SOMMERSO IN CALABRIA E LE ATTIVITÀ DELLA COMMISSIONE REGIONALE PER L’EMERSIONE DAL LAVORO NON REGOLARE  
 
Catanzaro, 8 giugno 2011 - L’assessore regionale al Lavoro Francescantonio Sillitani ha presentato ieri i dati relativi al lavoro sommerso in Calabria nel 2010 e, più in generale, le attività della Commissione regionale per l’emersione dal lavoro non regolare. All’incontro hanno preso parte il presidente della Commissione Benedetto Di Iacovo ed i componenti in rappresentanza di sindacati, Inps, Inail, Agenzie delle Entrate, Unioncamere, Ispettorato del Lavoro, Coldiretti e Cna. “Nel 2010 – ha spiegato l’Assessore Stillitani – i lavoratori irregolari in Calabria si sono attestati sulle 142 mila unità, contro i 149 mila del 2009. Uno scarto positivo di 7 mila unità che pongono, secondo l’Istat, la Calabria in controtendenza positiva rispetto ai dati nazionali. Un dato impressionate – ha detto ancora Stillitani - è che su 8.500 imprese ispezionate, nel 2010, si sono riscontrate irregolarità in circa la metà di queste, vale a dire in 4.800 aziende, con una presenza di lavoratori in nero pari a 3.491. La Commissione sta lavorando in maniera incisiva per sconfiggere questa piaga attraverso diverse direttrici. Una è rivolta a far crescere la cultura della legalità: la commissione, infatti, ha realizzato nel 2010 un progetto speciale di comunicazione denominato “la legalità cresce sui banchi di scuola”, che ha coinvolto venticinque istituti professionali con l’obiettivo di far conoscere il mercato del lavoro e le sue regole. Un progetto scelto anche dal Ministero delle Politiche Sociali, quale esperimento capofila per le Regioni Lombardia, Lazio, Molise, Campania e Basilicata. Sul piano legislativo, da segnalare la proposta di legge “Lavori regolari in Calabria”, in cui si prevede la creazione di una rete di Agenti di sviluppo del lavoro e dell’economia regionale, duecento laureati come “agenti di sviluppo del lavoro e dell’economia regolare" che avranno il compito di informare le aziende sulle opportunità legate all’abbandono di questa annosa pratica dell’assunzione in nero e controllarle su eventuali irregolarità nel lavoro, inserendoli nel mondo del lavoro mediante appositi incentivi. In sostanza, queste figure professionali, resteranno a carico del progetto per i primi dodici mesi e ,successivamente, potranno essere immessi nel mondo del lavoro con idonei incentivi nel caso volessero intraprendere una propria attività, o attraverso contributi alle aziende o agli studi professionali che volessero assumerli”. Tra le altre iniziative prodotte dalla Commissione nel corso del 2010, l’Assessore Stillitani ha voluto sottolineare i protocolli d’intesa con la Prefettura di Reggio Calabria per la qualificazione del lavoro degli immigrati nella provincia di Reggio Calabria, quelli tra la Commissione Emersione e la Stazione Unica degli Appalti per i fenomeni connessi con il ciclo dei contratti pubblici e con la Fondazione Calabria Etica per diffondere prassi migliorative per l’affidamento di servizi e forniture. Il presidente della Commissione Emersione Benedetto Di Iacovo ha voluto invece sottolineare come “nel Iv trimestre 2010 la disoccupazione in Calabria sia scesa rispetto al primo trimestre dal 12, 4 % all’11,6 % e come, nello stesso periodo, la ripresa occupazionale sia salita anche se lievemente di uno 0,8 punti percentuali. In totale – ha concluso Di Iacovo – si è avuto in Calabria un aumento dell’occupazione pari a 15 mila unità e un calo di circa 4 mila disoccupati. E se si guardano i trend di disoccupazione negli ultimi dieci anni si nota un corso positivo con un tasso di disoccupazione quasi dimezzato”.  
   
   
PUGLIA, PIANO LAVORO: ECCO IL NUOVO BANDO  
 
Bari, 8 giugno 2011 - Una “Dote” da 20milioni di euro per assumere disoccupati e inoccupati. Ecco il nuovo Bando del Piano per il Lavoro. Gli assessori: “E’ questa la nostra idea di buona occupazione: tempo indeterminato per i lavoratori, personale eccellente per le imprese”. Venti milioni di euro per assumere chi ha perso il lavoro e chi non ne ha mai avuto uno. Si chiama “Dote occupazionale” ed è il nuovo bando del “Piano straordinario per il Lavoro in Puglia”, il settimo in ordine di uscita, grazie al quale 1.000 persone, oggi fuori dal mercato, potranno essere assunte a tempo indeterminato. Questi mille destinatari devono essere disoccupati da almeno 6 mesi, inoccupati, donne, immigrati e disabili (anche in questi casi disoccupati e inoccupati). Per tutti vale la condizione della residenza in Puglia, della cittadinanza italiana e comunitaria e del soggiorno regolare se si tratta di stranieri. L’aiuto è uno dei più potenti incentivi all’assunzione. In pratica il datore di lavoro che assume grazie a questo avviso, riceverà per un anno dalla Regione Puglia un contributo minimo pari al 30% degli stipendi lordi da elargire ai lavoratori se si tratta di disoccupati, inoccupati e immigrati senza lavoro. Se poi l’azienda intende assumere nuove unità che oltre ad essere disoccupate o inoccupate siano donne, l’incentivo sale al 40%. Se la scelta cade invece sull’assunzione di disabili, il contributo regionale cresce fino al 75%. Si apre così un nuovo capitolo nella lotta alla disoccupazione che in Puglia ha registrato nel 2010 un tasso del 13,5% salendo al 16,3% per le donne e al 34,6% per i giovani. Di fronte a questi dati, il governo regionale ha messo in campo una reazione energica attraverso il Piano per il Lavoro, un programma da 340milioni di euro che funziona con il coinvolgimento di tutte le forze e le risorse del territorio. Fino ad oggi i Bandi attivati sono 7 e raggiungono un ammontare di risorse pubbliche di oltre 82milioni di euro. Anche la “Dote occupazionale” come i precedenti incentivi è stato approntato infatti con l’ausilio dei sindacati regionali e delle associazioni di categoria, che fanno parte (insieme con gli assessori al Lavoro, alla Formazione, allo Sviluppo economico, alle Politiche giovanili e al Turismo), della Cabina di regia del Piano straordinario per il lavoro. Ma non è tutto, l’intervento di ieri si lega anche ad altri bandi regionali, facendo lievitare ulteriormente il budget se i candidati ai posti di lavoro (disoccupati, inoccupati e donne) abbiano completato percorsi come Ritorno al Futuro e Borse di Ricerca, o abbiano partecipato a corsi di formazione regionali e nazionali oppure a dottorati finanziati dalla Regione Puglia. In questi ultimi casi la dote cresce di un altro 20% per disoccupati e inoccupati e di un ulteriore 10% per le donne, fino ad un massimo per tutte e tre le categorie del 50%. L’impresa così può ricevere dalla Regione per un anno un aiuto massimo di 20mila euro per ogni inoccupato, disoccupato o donna che dovesse assumere, di 30mila euro se si tratta di disabili (anche questi disoccupati o inoccupati) e di 12mila euro (in generale) per gli immigrati senza lavoro. In caso di soggetti molto svantaggiati come disoccupati da più di 24 mesi e persone che non hanno mai lavorato, l’incentivo potrà essere prorogato a due anni. Per gli immigrati il bando prevede un’ulteriore distinzione. Infatti se il datore di lavoro intende assumere un rifugiato o un richiedente asilo viene riconosciuto dalla Regione un aiuto pari al 30% degli stipendi lordi; se l’immigrato è una donna l’incentivo sale al 40%; se poi si tratta di immigrati residenti disoccupati da più di 6 mesi, anche per loro valgono tutte le premialità per i percorsi formativi già descritte per le altre categorie. L’incentivo è rilevante sia sotto il profilo dell’occupazione stabile, sia per generare nuova occupazione. Il datore di lavoro si impegna infatti ad assumere il lavoratore a tempo indeterminato applicando il contratto e non può licenziarlo senza una giusta motivazione per almeno 36 mesi, pena la perdita del contributo. L’azienda inoltre riceve l’incentivo solo se assume nuove unità lavorative oltre quelle già in organico e a condizione che non licenzi e non abbia licenziato altro personale. Potranno accedere all’incentivo le imprese di qualsiasi dimensione, le cooperative, i consorzi di piccole e medie imprese, le organizzazioni no profit, purché abbiano sede legale o produttiva nella Regione Puglia e non si trovino nelle condizioni di esclusione previste dal bando. L’avviso, che uscirà a breve sul Bollettino ufficiale della Regione Puglia e sul portale www.Sistema.puglia.it/  è finanziato per il 50% dal Fondo Sociale Europeo 2007-2013, per il 40% dal Fondo di Rotazione e per il 10% dal bilancio regionale. I tempi - La “Dote occupazionale” sarà attivata a partire dalle ore 12,00 del 20 giugno 2011, ma non c’è una data di chiusura perché l’avviso è a sportello, quindi attivo fino all’esaurimento delle risorse. Per accedere i datori di lavoro dovranno inoltrare le domande on line attraverso il portale www.Sistema.puglia.it., aprendo la sezione “Dote occupazionale” e seguendo le linee guida per l’utilizzo della procedura telematica. Sullo stesso portale (oltre che sul Bollettino), una volta terminate le valutazioni sulle candidature da parte del Servizio Politiche per il Lavoro della Regione Puglia, sarà pubblicato l’elenco delle imprese che potranno assumere nuovo personale grazie all’incentivo. Gli aspetti innovativi - Anche in questo caso, come per i bandi precedenti, l’avviso è informatizzato e semplificato e prevede una rete di diffusione in grado di garantire una copertura capillare dei servizi informativi su tutto il territorio pugliese: la Regione Puglia (con la sua organizzazione amministrativa, tecnica e di Urp), i suoi portali istituzionali e i social network, ma anche gli Enti locali (con i loro uffici di relazioni con il pubblico), le strutture del terzo settore, i laboratori urbani, le scuole secondarie superiori, le università, i sindacati e ancora, i patronati, i caf, i confidi e le associazioni di categoria. Una macchina tecnologicamente e territorialmente articolata, dunque, che si serve anche di strumenti innovativi come la posta elettronica certificata e i kit multimediali necessari per accedere ai bandi. Nell’ambito di questo corredo informativo, per i bandi più significativi è prevista anche una videolettera dell’assessore competente che illustra le caratteristiche principali dell’intervento. Gli assessori - “Con la “Dote occupazionale” – ha detto l’assessore al Welfare Elena Gentile che ha presentato il bando – non stiamo dando solo un’opportunità a chi non è mai riuscito ad inserirsi nel mercato del lavoro o a chi ne è escluso da tempo, stiamo offrendo buona occupazione a mille persone, non un contratto a termine o un co.Co.co., ma con un contratto a tempo indeterminato e con ottime garanzie di stabilità. Certo è una goccia nel mare della precarietà, ma da questa ci piace ripartire per offrire l’esempio di un’opportunità reale, che potrebbe significare la svolta in mille destini”. “Questa occasione – ha sottolineato la vicepresidente della Regione Puglia e assessore allo Sviluppo economico Loredana Capone – non è solo destinata ai lavoratori ma anche alle imprese che potranno dotarsi di nuove risorse ricche di energia mentale e fisica. Noi le sfidiamo ancora una volta a credere che lo sviluppo vero passa per l’innovazione e per la ricerca, ma cammina soprattutto sulle gambe dei lavoratori”. Per l’assessore alle Politiche giovanili Nicola Fratoianni “con questo bando stiamo sostenendo un bacino di utenza composta da moltissimi giovani per i quali le opportunità di ingresso nel mercato del lavoro oggi sono scarse, ma allo stesso tempo stiamo offrendo un lavoro a persone che noi stessi abbiamo formato, secondo un criterio di azione che fonde in un unico disegno strategico più servizi della stessa Regione. È questo lo spirito del Piano per il Lavoro”. L’assessore al Mediterraneo Silvia Godelli ha voluto sottolineare l’aspetto inclusivo del bando: “Questo avviso – ha detto – garantisce le pari opportunità nel senso comunitario del termine perché incide su tutti i soggetti potenzialmente discriminati anche per l’origine etnica oltre che per la disabilità, il genere e la condizione di disagio”. Per l’assessore alla Formazione Alba Sasso “Stiamo dotando le imprese di personale con una formazione eccellente garantita attraverso il meccanismo delle premialità. Così gli imprenditori potranno assumere lavoratori che hanno seguito corsi regionali e nazionali, che si sono aggiudicati borse di ricerca e dottorati finanziati dalla Regione Puglia, che hanno partecipato al bando “Ritorno al futuro” e adesso finalmente possono tornare a casa con un lavoro”.  
   
   
UMBRIA: SISTEMA REGIONALE DEI SERVIZI PER IL LAVORO: GIOVEDÌ 9 GIUGNO CONCERTAZIONE TAVOLO ALLEANZA SVILUPPO  
 
Perugia, 8 giugno 2011 - La riforma del mercato del lavoro ha inciso profondamente sull’assetto organizzativo dei servizi pubblici e privati per l’impiego, così come delineato dalle riforme amministrative e costituzionali degli ultimi anni, ampliando notevolmente la platea dei soggetti abilitati ad erogare tali servizi. La Giunta regionale, su proposta dell’Assessore allo sviluppo economico, Gianluca Rossi, ha predisposto un disegno di legge su “Sistema regionale dei servizi per il lavoro: autorizzazione e accreditamento delle Agenzie per il lavoro” che sarà portato giovedì 9 giugno alle ore 11,30, al tavolo tematico dell’Alleanza per lo sviluppo dell’Umbria 2015, investimenti sul capitale umano, nella sede regionale di via Mario Angeloni, per la concertazione con tutti i soggetti interessati.  
   
   
AMMORTIZZATORI SOCIALI, INTESA A ROMA. PRIMA TRANCHE DI 60 MILIONI ALLA CAMPANIA  
 
 Napoli, 8 giugno 2011 - E´ stato siglato a Roma dal ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Maurizio Sacconi e dall´assessore al Lavoro della Regione Campania Severino Nappi, l´accordo per l´anno 2011 sugli ammortizzatori sociali in deroga in favore dei lavoratori in cassa integrazione e in mobilità della Campania. L´accordo, preceduto da un´intesa regionale con tutte le parti sociali, che ha stabilito innovative linee guida di gestione del sostegno al reddito, integrandole anche con forme di riqualificazione e ricollocazione dei lavoratori, stabilisce l´erogazione in favore della Campania di una prima tranche di 60 milioni di euro da parte dello Stato.complessivamente si è previsto il trasferimento di almeno 120 milioni di euro. "Con questa intesa - ha dichiarato l´assessore Nappi - prosegue la proficua collaborazione della Regione Campania, guidata dal presidente Caldoro, con il ministero del Lavoro che sta già portando significativi risultati sul piano delle politiche attive del lavoro. Le somme messe a disposizione dal Governo nazionale verranno integrate con fondi regionali per accompagnare il sostegno a coloro che hanno perso il lavoro con strumenti, quali incentivi all´assunzione e alla riqualificazione professionale, utili a favorire il reingresso nel sistema produttivo. Nello specifico, l´importo stanziato dal Governo verrà integrato dalla Regione Campania con un altro 40% di fondi per politiche passive, cui si affiancherà un ulteriore 40% per politiche attive rivolte ai lavoratori. Queste misure serviranno a potenziare ulteriormente - ha aggiunto l´assessore - gli effetti di, il piano di azione per il lavoro varato dalla Giunta Caldoro nei primi mesi del 2011, che anche sul versante della crisi dell´impresa ha già conseguito significativi risultati. Ad oggi, per la prima volta in Campania, circa 2000 cassintegrati e lavoratori in mobilità torneranno al lavoro, riducendo di circa l´8% i numeri dei cassintegrati in deroga rispetto al 2010. L´obiettivo - ha concluso Nappi - è quello di chiudere il 2011 con il segno "meno" per quanto riguarda il numero dei cassintegrati della Campania".  
   
   
VDA: IL CONSIGLIO DELLE POLITICHE DEL LAVORO APPROVA L’OFFERTA FORMATIVA POST OBBLIGO ISTRUZIONE  
 
 Aosta, 8 giugno 2011 - Nel pomeriggio di martedì 7 giugno, il Presidente della Regione Valle d’Aosta, Augusto Rollandin, ha presieduto la riunione del Consiglio delle Politiche del Lavoro, convocato a Palazzo regionale. Punto all’ordine del giorno di maggiore interesse è stata la proposta dell’offerta formativa, post obbligo istruzione, approvata dall’Assemblea e nei prossimi giorni all’esame della Giunta regionale. I destinatari del documento sono i giovani valdostani, compresi nella fascia di età 16-20 anni, che hanno abbandonato la scuola, avendo assolto l’obbligo di istruzione, ma senza aver ottenuto alcun titolo di studio superiore o di qualifica professionale. Hanno quindi frequentato, per almeno 10 anni, percorsi scolastici e hanno compiuto il sedicesimo anno di età. La loro esperienza scolastica pregressa può essere variegata: bocciature senza aver acquisito la licenza media; bocciature con acquisizione della licenza media; uno o più anni di frequenza della scuola superiore con bocciature e/o promozioni. Ne deriva un rapporto non del tutto positivo con il sistema scuola. Al fine dell’approvazione da parte della Giunta regionale dovranno essere definiti e approvati i profili professionali di riferimento. Il Consiglio delle Politiche del Lavoro ha quindi proposto di considerare i profili di: carrozziere - impiantista elettrico -impiantista termoidraulico - addetto alla cucina - addetto alla sala/bar - acconciatore - estetista. Questi dovranno essere ora inglobati – in termini di attività e competenze – nel repertorio regionale degli standard professionali per il rilascio delle qualifiche. Dopo questo inserimento, verrà richiesto agli enti di formazione, attraverso un bando a “regia regionale”, di presentare un progetto con obiettivi, contenuti, metodologie didattiche e modalità di verifica per le diverse competenze afferenti il profilo, sulla base delle indicazioni e dei vincoli stabiliti dal bando. Ringraziando i presenti per l’importante apporto, il Presidente della Regione Augusto Rollandin ha affermato che «la Regione intende supportare l’avvio e la realizzazione dei nuovi percorsi formativi post obbligo istruzione attraverso delle azioni divulgative e promozionali per la raccolta delle pre-iscrizioni e delle attività orientative svolte e coordinate dal Centro orientamento finalizzate a supportare i giovani nella scelta del percorso professionale, tutte previste nel periodo da giugno a ottobre, nonché iniziative di accompagnamento ed assistenza tecnica agli enti di formazione così come azioni di monitoraggio, con la collaborazione delle parti sociali».  
   
   
PARMA: INVESTIRE SULLE PERSONE, COSTRUIRE IL FUTURO OPPORTUNITÀ PER 14MILA PERSONE. NEL PROGRAMMA TRIENNALE DELLA FORMAZIONE E POLITICHE DEL LAVORO. OLTRE 25 MILIONI DI EURO L’INVESTIMENTO.  
 
 Parma, 8 giugno 2011 – Un intervento corposo per migliorare il futuro di circa 14mila persone: giovani precari e a rischio di dispersione scolastica, adulti over 45anni che hanno perso il lavoro, ma anche persone che la crisi ha messo ancora più in difficoltà. Un intervento complesso, con un investimento di 25 milioni di euro, per recuperare tutti i posti di lavoro andati distrutti con la crisi e per sostenere la capacità competitiva e di innovazione delle imprese, E’ il programma triennale per il lavoro e lo sviluppo della Provincia che domani sarà all’esame del Consiglio provinciale e i cui contenuti sono stati anticipati oggi dal presidnete Vincenzo Bernazzoli e dall’assessore alla Formazione e Politiche del lavoro Manuela Amnoretti. Accanto ad azioni consolidate e delle quali è stata provata l’efficacia troviamo interventi per la creazione di reti di imprese, servizi specializzati per gli adulti, formazione per i giovani precari per facilitarne la stabilizzazione, un progetto sulle nuove professioni di cui Parma avrà bisogno nei prossimi anni e inizierà anche una sperimentazione per avvicinare alcuni servizi dei Centri Impiego ai cittadini, decentrandoli nei comuni. “ Con questo programma compiamo un salto di qualità perché dentro la crisi, che non si risolverà a breve, ci stiamo giocando il futuro – ha spiegato Bernazzoli - Vogliamo creare un orizzonte positivo per il territorio fatto di nuove prospettive e spazi per lo sviluppo e il lavoro. Lo facciamo con interventi che si svilupperanno nei prossimi tre anni che hanno come punto centrale la qualità: dell’occupazione, delle risorse umane, delle imprese. Un disegno che parte dalla coesione sociale che ha permesso a Parma di diventare quello è oggi e che vogliamo sia la base per il futuro”. Una direzione indicata dalle tre priorità trasversali che sono equilibrio territoriale dell’offerta della formazione e servizi per il lavoro, con attenzione particolare all’area montana; valore e potenzialità della componente femminile nel mercato del lavoro; la piena integrazione della popolazione immigrata. “Quando si fanno piani come questo e di così ampia portata bisogna condividerli e portarli avanti insieme – ha detto Amoretti - per questo il Programma 2011-13 è stato costruito insieme a tanti soggetti: organizzazioni sindacali e associazioni di impresa, Consigliere di Parità, associazioni dei disabili, Comuni, scuole, enti di formazione professionale. Il programma triennale della formazione e politiche del lavoro - La strategia della Provincia per i prossimi tre anni, illustrata dall’assessore Manuela Amoretti, guarda prima di tutto ai giovani. Il cui tasso di disoccupazione giovanile nel Parmense è del 17%. Per il loro futuro col programma vengono consolidate con un investimento nel triennio di 13,6 milioni di euro, le azioni di prevenzione e contrasto alla dispersione scolastica e formativa. “Un territorio che ha l’ambizione di costruire un proprio sviluppo non può permettersi di perdere nessun giovane” ha detto Amoretti riferendosi ai 900 ragazzi che ogni anno sono a rischio. Si va dalla formazione per chi abbandona la scuola superiore, con corsi in partenza già a ottobre, alla qualificazione professionale verso i profili più richiesti dal sistema aziendale con la formazione superiore ( avvio a fine anno). Poi i tirocini formativi più efficaci e di qualità e un nuovo progetto per valorizzare le prassi aziendali attente alla stabilità del lavoro, anche dei giovani. “Per gli adulti in particolare over 45 i numeri sono più bassi ma ciò che conta è la qualità sociale del problema. Per queste persone mettiamo a disposizione più strumenti a seconda della situazione di partenza” ha commentato Amoretti. Per le persone espulse dal lavoro a causa della crisi (tra i 2006 iscritti alle liste di mobilità nel 2010, uno su due ha più di 40 anni) arriva la riqualificazione professionale finalizzata ai fabbisogni professionali del sistema produttivo e strumenti a loro riservati come il servizio di outplacement. I bandi usciranno a luglio e l’avvio dei corsi è previsto per fine anno. Per gli occupati si punterà alla qualificazione delle competenze finalizzata alla gestione dei processi di innovazione e internazionalizzazione. Formazione anche per imprenditori e neo imprenditori, e per rafforzare i lavoratori con contratto flessibile in modo da aumentarne le possibilità di inserimento stabile. Per le persone in situazione di svantaggio ci saranno pacchetti di intervento integrati con la programmazione locale di politiche di inclusione sociale ( ad es. Piani di Zona distrettuali) E’ sempre la formazione a cui si aggiunge la consulenza mirata la leva che supporterà le imprese verso l’innovazione tecnologica, organizzativa e l’internazionalizzazione, la creazione di reti di imprese. A questo si aggiungono azioni per rafforzare la cultura imprenditoriale, anche a sostegno della nascita di imprese a alto tasso di innovazione, e supporti per il reperimento e investimento di personale qualificato. La maggior parte di queste azioni si avvierà a fine anno. Ai tavoli istituzionali di intervento just in time, che si sono rivelati ottimi strumenti di gestione delle crisi aziendali locali, si affianca la riqualificazione professionale dei lavoratori in rientro, a supporto della strategia di rilancio, con corsi disponibili da settembre. Infine i Centri per l’Impiego “nerbo robusto del nostro modo di offrire lavoro in provincia: su cui puntiamo per intercettare al meglio la domanda di lavoro delle imprese” ha detto Amoretti. Per i servizi per il lavoro l’idea è quella di renderli più vicini e efficaci, con il monitoraggio dei nuovi insediamenti produttivi e commerciali, potenziando i tirocini formativi in azienda anche con indennità a carico dei Cpi ( disponibili da settembre), organizzando giornate di incontro fra lavoratori e aziende come il riuscito Parma Job Day, la cui seconda edizione è prevista a novembre 2011. Saranno inoltre specializzati da ottobre i servizi di ricollocazione per le fasce a minore occupabilità (ad es. Per le persone over 45) Sempre in autunno sarà avviato il decentramento, nell’ambito dei servizi informativi dei Comuni, di servizi di prima accoglienza, informazione specialistica sulla ricerca di lavoro, bacheche su offerte occupazionali,supporto alla redazione dei curricula, documentazione amministrativa. Sul collocamento mirato l’obiettivo è completare e superare gli obiettivi della legge 68. In particolare si punta alla promozione di collocamento mirato di persone disabili, anche oltre gli obblighi di legge, facendo leva su campagne per la promozione della responsabilità sociale delle imprese presenti sul contesto locale , sulla valorizzazione del ruolo della cooperazione sociale, su un sistema di incentivazione rafforzato per imprese con obbligo già assolto . Gli strumenti per attuare il Programma - Le politiche individuate saranno attuate sia attraverso strumenti “ordinari” ovvero i Piani formativi provinciali,i Cpi e il Sild, ma anche con strumenti straordinari (Pacchetti anticrisi) , e patti di collaborazione con soggetti terzi (è in corso la definizione di accordi con Assolavoro, Fondi interprofessionali ) e così via Il quadro delle risorse - In totale oltre 25 milioni di euro di cui 15 mln per i giovani, circa 3 per la riqualificazione di chi ha perso il lavoro, 7 per le persone rientranti nelle fasce deboli. Il programma è frutto del contributo di : Commissione di Concertazione. Conferenza provinciale di coordinamento . Commissione consigliare Lavoro, Formazione professionale e Scuola.  
   
   
LA BIG SOCIETY: UNA CHIMERA, ALMENO PER IL MOMENTO  
 
Trento, 8 giugno 2011 - Sebbene nel complesso l´idea di Big Society lanciata da Cameron nel 2009 (devoluzione delle responsabilità, apertura dei servizi pubblici alle associazioni no profit, promozione del volontariato) sia auspicabile, non si vede come il volontariato (che nel Regno Unito corrisponde al 4 per cento del Pil, mentre in Italia è l´1 per cento) possa riuscire da solo a colmare le necessità sociali che si apriranno con i prossimi drastici tagli alla spesa pubblica. È questo il dubbio con il quale, il 4 giugno, ci lascia Sarah Smith, professore di economia presso l´università di Bristol nonché ricercatrice ed esperta del terzo settore, a conclusione della sua relazione dal titolo "A cosa serve la Big Society?". L´introduzione di Stefano Feltri, giornalista del "Fatto Quotidiano", ha messo in luce quanto il difficile rapporto tra welfare state e tagli alla spesa pubblica sia attuale anche in Italia: la prossima manovra di austerity di circa 40 miliardi andrà infatti ad impattare profondamente sulle finanze dello Stato, rendendo indispensabile trovare altre fonti di finanziamento per uscire dalla crisi fiscale. Le premesse della Big Society, quindi, (incoraggiare l´affidamento locale delle responsabilità, aprire i servizi pubblici alle associazioni no profit, promuovere il volontariato) sarebbero auspicabili anche da noi e ricordano in parte quelle forme di sussidiarietà cattolica che in fondo abbiamo già conosciuto nel passato. La professoressa Smith ha iniziato riportando le parole di Cameron, il quale affermava nel 2009 che “una società forte risolverà i nostri problemi più efficacemente di un governo forte. Vogliamo che lo stato sia uno strumento per aiutare la società”. Questa presa di posizione ha posto il governo conservatore di Cameron sotto accusa anche per la profonda rottura con il pensiero di una “madre fondatrice” dello stesso partito, Margaret Thatcher, la quale nel lontano 1987 affermava “...A troppe persone è stato fatto credere che se hanno un problema è dovere del governo occuparsene. In questo modo scaricano il problema sulla società. E voi sapete che la società non esiste”. L´idea di Cameron e dei sostenitori della cosiddetta Big society sarebbe quella di incentivare il terzo settore, aprendo inoltre ad organizzazioni no profit la gestione dei servizi pubblici. A supporto di quest´idea, la professoressa Smith ha portato numerosi studi che mostrano le peculiarità di tale modello economico: si è visto così come le organizzazioni no profit possano infatti offrire più qualità all´utente rispetto al pubblico ed al privato, benché a volte i costi complessivi aumentino, forse per la mancanza del fattore “profitto” nell´equazione dell´azienda; inoltre, il settore no profit risulterebbe destinatario più credibile delle donazioni pubbliche, per la fiducia accordatagli dalla gente; infine, i lavoratori del terzo settore dimostrerebbero un impegno maggiore verso “gli altri” rispetto ai lavoratori di aziende private, anche se non maggiore dei dipendenti pubblici. Altri nodi difficili da sciogliere sono il conciliare offerta di volontariato e localizzazione della domanda, nonché vita lavorativa a tempo pieno e dedizione alla collettività. In aggiunta a ciò, le proposte di reinvestimento ed aiuto concrete al terzo settore da parte dello Stato rimangono per il momento risibili, se paragonate ai futuri tagli che si aggireranno attorno ai cinque miliardi di sterline. Conclude così Sarah Smith: “A tutti piacciono la mamma e la torta di mele, ma al momento la poca chiarezza teorica ed empirica del concetto di Big Society porta a ritenerla più uno slogan che una proposta realizzabile per uscire dalla crisi fiscale del debito senza distruggere il welfare state”.  
   
   
CALABRIA: APPROVATE LE DISPOSIZIONI ATTUATIVE PER LA GESTIONE DEL FONDO IVA  
 
Catanzaro, 8 giugno 2011 - L’assessore regionale all’Agricoltura Michele Trematerra ha commentato l’approvazione delle disposizioni attuative per la gestione del Fondo Iva. "Sono orgoglioso di poter annunciare – ha detto Trematerra - quanto anticipato in conferenza stampa meno di un mese fa: con l’approvazione delle “Disposizioni attuative per la gestione del Fondo Iva” si è concluso il percorso amministrativo per la costituzione del cosiddetto Fondo Iva. In questo modo, la Regione Calabria, con risorse proprie derivanti dalla rimodulazione finanziaria del rispettivo Programma di Sviluppo Rurale (Psr), potrà sostenere concretamente gli enti pubblici. Questi ultimi potranno beneficiare, pertanto, di una manovra dal volume finanziario pari a quasi 40 milioni di euro. L’intera struttura del dipartimento Agricoltura, Foreste e Forestazione ha lavorato sodo e l’operato è sotto gli occhi di tutti. Non posso nascondere la mia soddisfazione: abbiamo compiuto un altro importante passo che, ne sono certo, contribuirà alla crescita reale del nostro territorio. Questa operazione, è bene precisarlo, non ha determinato di fatto ulteriore spesa per il bilancio regionale: la dotazione finanziaria del fondo, infatti, si è generata come differenza tra la rimodulazione del nuovo Piano finanziario del Psr e le risorse originariamente assegnate. Manca ora solo l’ultimo atto: tutti i soggetti beneficiari riceveranno una lettera a firma della direzione generale del dipartimento agricoltura, foreste e forestazione in cui verrà loro notificato il riconoscimento della quota Iva”.  
   
   
VDA: RIUNITO IL TAVOTO TECNICO PER L’EMERGENZA NORD AFRICA 2011  
 
 Aosta, 8 giugno 2011 - Si è riunito nella giornata di martedì 7 giugno, nella sede della Protezione civile a Saint-christophe, il tavolo tecnico richiesto dal Comitato di Coordinamento regionale per l’Emergenza Nord Africa 2011 per mettere a punto le modalità di assistenza più idonee per i migranti e i profughi ospitati in Valle d’Aosta. Nel corso della riunione del Comitato di Coordinamento del 20 maggio scorso si era infatti deciso di istituire un tavolo allargato agli operatori del “terzo settore”, il volontariato, per definire un’azione a largo raggio che consentisse un supporto efficace di assistenza sociale per tutti coloro che rientrano, in base alle disposizioni nazionali, nel Piano per la gestione dell’accoglienza dei migranti. Nella riunione odierna, quindi, accanto ai rappresentanti della Protezione civile e dell’Assessorato regionale della sanità, salute e politiche sociali, erano presenti i responsabili della Caritas e della Cooperativa La Sorgente. Nel corso dell’incontro sono state analizzate le procedure di accoglienza applicate attualmente ed è stato affrontato il problema della conseguente assistenza ai migranti sul territorio regionale. In particolare, è stato previsto un coinvolgimento dei servizi sociali dell’Assessorato della sanità, che prenderanno contatto con i soggetti per una valutazione individuale delle singole situazioni. Tra le azioni ipotizzate per favorire l’integrazione degli ospiti stranieri, è poi stata presa in considerazione la proposta di organizzare dei corsi di italiano che possano fornire le necessarie nozioni di base. Ad oggi, sono presenti in Valle d’Aosta 3 migranti e 19 profughi.  
   
   
A PESARO LA IV CONFERENZA REGIONALE SULL´IMMIGRAZIONE ´UN´UTILE OCCASIONE PER AVVIARE UNA RIFLESSIONE SUI PROCESSI CULTURALI E SOCIALI CHE CARATTERIZZANO IL FENOMENO MIGRATORIO´.  
 
Ancona, 8 giugno 2011 - Cittadinanza e seconde generazioni come investimento per il futuro e piena scolarita` come strumenti di solidarieta` e diritto. Sono questi i temi che saranno dibattuti alla Iv Conferenza regionale sull´immigrazione ´Mille volti, un cittadino´, che si svolgera` al Parco Miralfiore di Pesaro, domenica 12 giugno. Organizzata dalla Regione Marche, in collaborazione con la Consulta regionale dell´Immigrazione, nell´ambito della Festa dei Popoli di Pesaro, la manifestazione rientra tra le iniziative regionali 2011 a supporto delle Politiche sociali e offre l´opportunita` di accrescere l´interesse verso le questioni relative al fenomeno dell´immigrazione, di promuovere quelle azioni concrete volte alla rimozione degli ostacoli per una effettiva integrazione, costituendo inoltre un mezzo di sensibilizzazione per una societa` che nella solidarieta` e nella capacita` di garantire migliori standard di vita deve trovare la sua principale vocazione. ´Credo ´ dichiara l´assessore regionale Luca Marconi - che la Conferenza possa rappresentare un´utile occasione per avviare una riflessione sui processi culturali e sociali che caratterizzano il fenomeno migratorio oltre che sulle notevoli implicazioni sociali e culturali. Molto infatti e` legato alla capacita` di gestire un fenomeno che negli anni e` anche mutato, teso sempre piu` a diventare di tipo familiare e quindi con la necessita` di non essere piu` letto solo in termini economici e di inserimento lavorativo ma, al contrario, come un fenomeno complesso caratterizzato da aspettative legate ad esempio alla volonta` di stabilizzazione e radicamento nel territorio in cui si vive´. L´appuntamento di quest´anno cade in un momento di particolare delicatezza a causa delle conseguenze della crisi economica e del flusso di rifugiati provenienti dalle rivolte del Nord Africa, che vengono ospitati anche nelle Marche. Nel territorio regionale, in rapporto alla popolazione, sono presenti circa l´8,3% di migranti; il 12% tra gli alunni; rappresentano inoltre circa l´1% di nuove cittadinanze; il 9,7% di valore aggiunto derivante dall´attivita` degli occupati (il terzo in Italia); il 7,3% delle imprese individuali. ´Il modello Marche ´ continua Marconi - ha funzionato fino a pochi anni fa ma ora vanno affrontate le conseguenze delle crisi economiche e di convivenza. Si e` percio` scelta la formula agile e facilmente fruibile che incoraggi la discussione ed il raffronto fra esperienze inserite all´interno di una festa gia` consolidata, dove le relazioni dei membri della Consulta convivano a distanza di poche decine di metri con i Giochi per Bambini, la Biblioteca Vivente ed i Sapori del Mondo´. La Consulta si e` adoperata perche` dalle associazioni degli immigrati e dalle istituzioni del territorio nascessero le premesse di una riflessione complessiva sul fenomeno immigrazione, non solo in relazione alle diverse e molteplici problematiche che lo stesso rappresenta ma anche in fase propositiva, come stimolo verso una migliore stagione dei diritti e dei doveri dell´immigrato, quale nuovo cittadino italiano. ´Si deve ormai pensare ´ sostiene Marconi - a una societa` integrata che trovi nella condivisione di alcuni principi e doveri e nel rispetto dei reciproci diritti, le basi di una comunita` piu` solidale. In questo senso va letto il progetto che l´assessorato intende promuovere riguardo a una Scuola di cittadinanza, con l´auspicio di coinvolgere sempre piu` immigrati nella vita pubblica, sviluppando una cultura fondata sulla Carta Costituzionale, fonte primaria del diritto, in cui si associa il principio della liberta` del cittadino con quello del dovere dello stesso di impegnarsi per la promozione e lo sviluppo della comunita` in cui vive´. I lavori cominceranno alle 16.30 dopo i saluti del presidente della Regione, Gian Mario Spacca, del sindaco di Pesaro, Luca Ceriscioli, e del presidente della Provincia di Pesaro-urbino, Matteo Ricci. Coordineranno il vicesindaco di Pesaro, Giuseppina Catalano e la presidente della Consulta, Liz Chumbipuma. Previsto il racconto di esperienze provenienti dai territori, a testimoniare lo stato dell´integrazione costruito dall´associazionismo migrante e dal terzo settore, che si articola nel campo dell´informazione e dei servizi. Le conclusioni saranno affidate all´assessore regionale all´Immigrazione Marconi. Al termine, verra` celebrato un nuovo rito, quello del giuramento degli immigrati che prenderanno ufficialmente la cittadinanza italiana. ´Un gesto ´ sottolinea Marconi - che costituisce una promessa per tutti i residenti nelle Marche´.  
   
   
“IMPARO L’ITALIANO CON IL COMUNE DI PARADISO”  
 
Paradiso, (Svizzera) 8 giugno 2011 - "Imparo l´Italiano con il Comune" è l’accattivante titolo dei corsi d’italiano gratuiti per adulti promossi dal Comune di Paradiso con l’obiettivo di favorire l’integrazione a livello sociale di domiciliati stranieri. I corsi quest’anno si sono conclusi lunedì 6 giugno, con una rappresentazione teatrale preparata dai partecipanti (lo strumento didattico utilizzato quest´anno) alla presenza del delegato cantonale per l´integrazione degli stranieri e la lotta contro il razzismo Signor Mismirigo, oltre alla consueta cerimonia della consegna degli attestati da parte delle autorità municipali, con un simpatico aperitivo. Questa interessante esperienza, nata nel 2005 con il primo “progetto pilota” per principianti, è stata riproposta anche quest’anno articolata su due corsi, principianti e intermedi, da ottobre 2010 a giugno 2011, sotto la guida esperta e attenta della docente Ma. Donatella Faldarini coadiuvata dall’animatrice Nadia Gentilini, e ha visto la partecipazione fattiva di ben 29 iscritti, uomini e donne adulti, di tante provenienze diverse: Portogallo, Spagna, Libano, Svizzera Tedesca, Inghilterra, Togo, Mongolia, Etiopia, Brasile, Kossovo, Albania, Algeria, Serbia, Mozambico, Thailandia, Kazakistan, Eritrea, Olanda. Il sindaco di Paradiso, Avv. Ettore Vismara, ha dichiarato “I corsi sono un momento di grande soddisfazione per chi li ha felicemente superati, ma anche per noi, Amministratori e organizzatori. Sono lieto che anche quest’anno abbiano partecipato in tanti a questo nostro progetto educativo, nella convinzione che gli stranieri residenti siano un bene prezioso per la nostra comunità, nella sua variegata complessità e articolazione. La lingua italiana, la nostra lingua di tutti i giorni, è qualcosa di fondamentale per il singolo e per la famiglia, al fine di meglio integrare le nostre conoscenze, le nostre culture e i valori di base comuni.”. Il Municipio di Paradiso si è fatto promotore di questo importante progetto di utilissimi corsi, 15 fino ad oggi, rivolti a cittadini domiciliati che hanno poche conoscenze della lingua italiana o che intendono migliorarle.  
   
   
IMMIGRAZIONE: ANCORA EMERGENZA. IN CARICO ALLA LIGURIA UN NUMERO DI IMMIGRATI MAGGIORE DI QUELLO PREVISTO  
 
Genova, 8 giugno 2011 - “Nonostante la chiusura del centro di accoglienza di Ventimiglia decisa dalla Regione a seguito anche delle preoccupazioni espresse dal territorio continuiamo ad avere grosse difficoltà per il numero superiore di persone in carico alla nostra regione che ci sono state assegnate dal dipartimento nazionale della Protezione civile”. Lo ha detto l’assessore regionale alle politiche sociali e coordinatrice del piano profughi, Lorena Rambaudi, di fronte ai 30 immigrati in più che dovevano essere ridistribuiti tra le varie regioni e che invece resteranno in Liguria. Ammontano infatti a 146 gli immigrati tunisini che fino a ieri occupavano il centro di Ventimiglia e che in parte sono già stati trasferiti. “Di questi - spiega l’assessore Rambaudi - 40 saranno dislocati in Piemonte, 20 in Veneto, 10 in Umbria e i restanti 76 in centri di accoglienza della Liguria, invece dei 47 previsti dal piano di accoglienza. Abbiamo però grosse difficoltà perché i numeri assegnati alla nostra regione sono improvvisamente aumentati e ancora una volta la Liguria si fa carico di risolvere il problema”. E in attesa di individuare le strutture di accoglienza definitive i 76 immigrati tunisini provenienti dal centro di Ventimiglia saranno dislocati, sia a Genova, sia in una struttura alberghiera sul Lago di Osiglia in Val Bormida.  
   
   
L’INTEGRAZIONE PER LA TUTELA DEI MINORI  
 
Parma, 8 giugno 2011 - L´integrazione per la tutela dei minori: un percorso tra diritti dichiarati e prassi operative. Questo il titolo del convegno che si terrà giovedì prossimo, 9 giugno, a partire dalle 9 nella sala Du Tillot della Camera di Commercio di Parma. Obiettivo dell’incontro è quello di individuare percorsi metodologici e culturali che permettano al nostro territorio di consolidare e sperimentare nuove modalità d’intervento nella tutela dei minori: modalità che abbiano come minimo comune denominatore un’efficace integrazione a 360 gradi, sia a livello politico-istituzionale che tecnico-operativo. In particolare, la giornata è rivolta agli operatori dei Servizi socio-sanitari del territorio, ai rappresentanti della scuola e delle Forze dell´Ordine. L´iniziativa è organizzata dalla Provincia e dal Cismai (Coordinamento italiano dei Servizi contro il maltrattamento infantile), con il patrocinio dei Comuni capodistretto del territorio (Parma, Borgo Val di Taro, Fidenza e Langhirano) e dell´Azienda Usl, e grazie al contributo della Magistratura Ordinaria e Minorile. Il convegno, moderato dall’assessore provinciale alle Politiche sociali Marcella Saccani, si aprirà alle 9 con i saluti del presidente della Provincia Vincenzo Bernazzoli, dell’assessore al Welfare del Comune di Parma Lorenzo Lasagna e delle autorità presenti. A seguire, il dirigente del Servizio Politiche sociali della Provincia Gabriele Annoni e Emanuela Sani, dirigente medico Npi dell’azienda Usl di Parma e rappresentante del gruppo tecnico provinciale tutela minori, presenteranno la giornata e gli aspetti quali – quantitativi del fenomeno. “L’integrazione tra gli aspetti giudiziari per la tutela dei minori” sarà invece l’argomento affrontato da Ugo Pastore, Procuratore Capo presso il Tribunale per i Minorenni di Bologna e da Lucia Russo, Sostituto Procuratore presso il Tribunale Ordinario di Parma; mentre Gloria Soavi, vicepresidente del Cismai, approfondirà il tema “La tutela della salute dei minori: la cura nei percorsi di integrazione”. La mattinata terminerà con l’intervento di Franca Olivetti Manoukian dello studio Aps Milano, su “Integrazione e progettualità per intervenire nella tutela minori: orientamenti, indicazioni metodologiche e criticità da affrontare. Il pomeriggio si aprirà, intorno alle 14.30, con tre workshop, moderati dagli operatori del gruppo tecnico provinciale tutela minori: “Le condizioni per un progetto integrato in ambito socio-sanitario”, “Integrazione tra magistratura ordinaria, minorile, servizi sociali e aziende sanitarie”, “L´integrazione tra i diversi nodi della rete territoriale per la tutela minori”.Al termine dei workshop, Franca Olivetti Manoukian aprirà un confronto sulle riflessioni emerse.  
   
   
PIU’ DONNE, PIU’ PIL “DIETRO AD OGNI CRESCITA ECONOMICA C’È L’EMANCIPAZIONE FEMMINILE"  
 
Trento, 8 giugno 2011 - “In un’epoca globalizzata come la nostra la formula magica della crescita e del benessere passa da due elementi fondamentali: la donna e la scuola”. Ha le idee ben chiare Federico Rampini, firma prestigiosa de "La Repubblica", autore di numerosi libri, inviato nei cinque continenti per farci capire meglio come gira il mondo. “Il mondo gira se anche la donna contribuisce a spingerlo” ha detto, il 4 giugno, Rampini. “Lo hanno capito ad esempio in Brasile dove non solo hanno un incredibile boom economico ma sono riusciti anche nel miracolo di diminuire la forbice tra ricchi e poveri. Come hanno fatto? Si sono inventati un sistema che è allo studio in tutto il mondo e che è stato lodato anche dall’ultraliberale rivista inglese The Economist che si chiama ‘Bolsa familia’. In pratica lo Stato dà degli assegni economici alle famiglie povere al preciso scopo di far proseguire gli studi ai loro figli. Dov’è la novità? Il programma ha un punto fermo: i soldi devono essere consegnati solo alle madri”. Il risultato sono venti milioni di poveri in meno. Invitato per “Confronti” dal Tavolo per l´Occupazione e l´Occupabilità promosso e coordinato dall´Assessorato alle Politiche sociali e Pari Opportunità del Comune di Trento, Federico Rampini aveva il compito di affrontare il tema “Il fattore donna dell´economia che verrà - nuove regole, nuove responsabilità”. E lo ha fatto a modo suo e cioè portando tutta una serie di esempi concreti della condizione della donna raccolti nei suoi anni da inviato speciale. “Se probabilmente nel nostro Trentino la condizione della donna è tra le migliori in Italia per professionalità e welfare, cosa possiamo fare per progredire ancora? Quali esempi ci può portare da altre realtà, da altre culture, da altri paesi anche lontani?” L’invito di una delle promotrici non poteva essere più esplicito. “In Italia c’è un problema oggettivo: la donna continua ad avere meno potere e meno gratificazioni professionali pur in presenza di una preparazione scolastica pari o superiore a quella degli uomini. Ne ha parlato anche il governatore della Banca d’ Italia Draghi nella sua ultima relazione. Da altre parti non è così, io ho l’esempio della California dove le donne hanno già effettuato il sorpasso nel mondo del lavoro: da una maggiore istruzione sono passate a lavori più importanti e stipendi più alti”. Eppure studi economici – citati da Rampini – dicono che se le donne potessero sviluppare il loro potenziale il nostro Paese avrebbe un punto in più di Pil. Con i suoi esempi Rampini ha spaziato tra le culture e le nazioni come quando ha citato Barack Obama nel suo ultimo discorso a Westminster: “La storia dimostra che le nazioni sono più prospere e più pacifiche quando le donne hanno più potere”. E ancora sul presidente americano: “Sapete cosa ha detto Obama ai nuovi protagonisti delle primavere arabe che stanno rivoluzionando i Paesi del Nord Africa? Vi giudicheremo (con conseguenti aiuti economici e militari) in base al ruolo che saprete dare alle donne nelle vostre nuove forme di governo”. Dagli Usa, Rampini passa all’Estremo Oriente, da dove viene un esempio molto significativo: “Sapete chi è l’uomo più ricco del supercolosso cinese? E’ una donna. Si chiama Zhang Yin ed ha fatto fortuna riciclando la carta, attività tra l’altro molto ecologica. Ma al di là di questo, chiamiamolo, macroesempio, vi garantisco che dalle mie conoscenza personali le donne hanno in Cina una parità straordinaria. E più la donna peggiore la sua condizione, penso alle zone rurali ovviamente, più la crescita economica è bassa. Mi sembra questa una correlazione chiara e diretta!” Infine Rampini si sofferma sull’altro punto cruciale per lo sviluppo: l’istruzione. “Sapete perché la Finlandia è l’unico Stato occidentale che nelle classifiche sul rendimento scolastico riesce a star dietro a India e Cina? Perché ha gli insegnanti più pagati e rispettati del mondo. E la stragrande maggioranza di questi sono donne”. Le domande finali hanno riportato Rampini entro i confini nazionali. Cosa possiamo fare qui in Italia per migliorare la condizione della donna? E’ stato questo – seppur coniugata in forme diverse – il leitmotiv degli interventi del pubblico. Risposta: “In Italia c’è un problema culturale e me ne accorgo in modo fortissimo quando sto via per qualche mese. Ed è l’immagine stereotipata della donna soprattutto nella televisione e nelle pubblicità. Vedo cose qui in Italia che all’estero sarebbero bollate come pornografia. La priorità per noi italiani è cambiare questa immagine pubblica distorta del ruolo della donna nella società. Il resto poi verrà”, ha concluso il giornalista.  
   
   
VDA: UN CONFRONTO SU DONNE, LAVORO E POLITICA  
 
Aosta, 8 giugno 2011 - Su iniziativa della Consigliera regionale di parità, è in programma per venerdì 10 giugno, alle ore 10.30, alla Biblioteca regionale, la presentazione del libro I luoghi della partecipazione di Francesca Vitali, psicologa del lavoro e docente a contratto di Psicologia del lavoro e di Psicopatologia delle organizzazioni all’Università di Genova. Ad introdurre il volume sarà la stessa Consigliera di parità, Nadia Savoini. Alla presentazione, coordinata da Pier Giovanni Bresciani, docente delle Università di Genova, Bologna e Trento, interverranno alcune donne che, a vario titolo, contribuiscono al dibattito e al confronto sul mondo del lavoro in Valle d’Aosta: Ornella Badery, coordinatore del Dipartimento personale e amministrazione della Regione nonché assessore del Comune di Pont-saint-martin, Antonella Barillà, esperta in pari opportunità e politiche di genere, Ramira Bizzotto, segretario generale della Uil Valle d’Aosta, e Anna Castiglion, presidente del Comitato pari opportunità dell’Azienda Usl Valle d’Aosta.